02/2012 – N. 4
www.digitalic.it
Tecnologie e protagonisti dell’ICT
Flock bY lvet Painting Ve e Carta IceLit goffrata ns By Cordeno ITalians. Vittorio Zunino: per crescere, l’imprenditore deve conoscere, capire e aiutare i clienti
Creative Park. Ciò che è bello funziona meglio. Il design non riguarda solo l’aspetto degli oggetti
The Marketing Side. Il web 2.0 è un’onda anomala che colpisce il mondo del marketing
Make IT Dynamic
Come il tuo business. Hai un‘azienda di piccole o medie dimensioni che vuole sfruttare le sfide della globalizzazione migliorando l‘efficienza? Sai che l‘IT può fare la differenza, ma l‘IT può sembrare molto complicata. Concentrati sul business, non preoccuparti dell‘IT. Le offerte EASY solution di Fujitsu sono proprio quello che cerchi. Facili da acquistare, integrare e gestire: sono quindi l‘ideale per aziende come la tua. Il nuovo server PRIMERGY con Windows Server 2008 R2 si ripaga grazie ai risparmi su consumi e manutenzione. Windows Server 2008 R2, inoltre, espande le tecnologie esistenti e apporta nuove funzionalità per consentire ai professionisti IT di aumentare l’affidabilità e l’efficienza dell’infrastruttura server.
Vieni a trovarci insieme ai tuoi clienti a SMAU Business: Bari 15, 16 febbraio roma 21, 22 marzo PadoVa 18, 19 aprile Bologna 6, 7 giugno
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Tutto sembra possibile e molte cose lo sono davvero, grazie alla tecnologia. Pare non esistano confini. Internet ha aperto orizzonti illimitati alle idee e agli affari, ma anche alla conoscenza. Un altro mondo dentro al mondo, se possibile ancora più ampio e più accessibile. Internet sovverte le regole del tempo e dello spazio: ogni minuto vengono caricate 24 ore di video online; viaggiare (quasi) alla velocità della luce è possibile, attraverso la Rete. Ma un grande potere come questo necessita di grande controllo. Per essere liberi (davvero e tutti), occorrono regole e strumenti. La sicurezza non va vista solo come uno steccato di protezione, una muraglia cinese digitale; bisogna osservarla da un’altra prospettiva. È in realtà uno strumento di libertà: permette alle persone, alle aziende di realizzare ciò che desiderano senza preoccuparsi, senza esporsi a rischi, cercando nuove strade, condividendo il proprio lavoro, aggregando individui e progetti. La sicurezza, insomma, libera le idee. E di idee bisogna averne molte, diffonderle e seguirle, perché la vita e gli affari sono una creazione continua, un’interminabile catena di invenzioni. Nell’economia attuale si ha successo solo se si realizza
T
qualcosa che noi stessi compreremmo. Non è più il tempo di valutare la propria attività unicamente in termini di tornaconto economico. Se si desidera progredire, occorre innanzitutto valutare i vantaggi che il prodotto, il progetto, porta a chi dovrebbe accettarlo. È quello che, nel nostro piccolo, facciamo ogni mese: realizziamo la pubblicazione che vorremmo leggere, sfogliare, toccare.
“LA SICUREZZA LIBERA LE IDEE. E DI IDEE BISOGNA AVERNE MOLTE, DIFFONDERLE E SEGUIRLE, PERCHÉ LA VITA E GLI AFFARI SONO UNA CREAZIONE CONTINUA” Certo, bisogna essere un po’ temerari per fare una rivista come Digitalic. Per crearla ci mettiamo fantasia, sudore, unghie, denti e un pezzo di cuore, ogni volta. Ma i matti come noi devono essere tanti, visto che piace, dato che arrivano in redazione complimenti e proposte da parte dei lettori: per un editore non c’è soddisfazione migliore. Come direbbe Jeremy Rifkin, puntiamo sul capitale sociale. E quello che abbiamo, lo mettiamo a disposizione di tutti in queste pagine.
EDITORIALE
LIBERI|DI…
Francesco Marino Direttore Responsabile Digitalic francesco@digitalic.it
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SOMMARIO
AVVIO
TECNOLOGIA
Alto Rango
Creative Park
6
54 Occhio al design
Il futuro è mobile…
Geografia
8
White Paper
10, 14, 18
WEB SOCIAL CLUB
MERCATO
The Marketing Side
70 Margherita Hack, la fine del mondo ed i surfisti dell’onda anomala
Hacker Sacher
22 La sicurezza è di tutti Security
24 Siamo sicuri?
2social
74 Se il brand sei tu
34 In principio era il virus…
Net Intervista
50 Fatevi sotto! Attualità
41, 46, 48, 52
Responsabile di Produzione: Raffaella Navarra produzione@mmedia.info
58, 64, 65, 66
News
44 Conoscere, fidarsi e crescere insieme
Caporedattore: Marco Lorusso marco@digitalic.it
Attualità
20 Su la testa!
ITalians
Direttore Responsabile: Francesco Marino francesco@digitalic.it
68 Il cloud è green, ma non salverà il mondo
Trend
40 Il software si fa social
In fase di certificazione secondo il Regolamento CSST
Punto G
16 I social network sono meglio delle banche
Eventi
Tiratura n. 15.000 copie
60 Tutto in uno, uno per tutto
Bloguru
38 Metteteci il cuore, tutto il resto è noia
56 Accessori a chi? Fab4
12 Prima toccare, poi guardare
Smau Wow
Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011
Digitalk
La mappa della censura
Numeri Primi
Anno 1 ‚ numero 4‚ febbraio 2012 www.digitalic.it
Attualità
72
Hanno collaborato: Amir Baldissera, Barbara Bonaventura, Francesco D’Ambrosio, Alessio Ferri, Girl in the Cloud, Pierantonio Macola, Alessio L. R. Pennasilico, Riccardo Pirana, Andrea Rangone, Matteo Ranzi, Fabio Rizzotto, Daniela Schicchi, Barbara Silbe, Antonella Tagliabue, Elena Veronesi. Progetto grafico e impaginazione: Davide Spagnuolo/BluLapis s.n.c. Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Una copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80 Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - Estero euro 66,00
SHUTDOWN
http://www.digitalic.it/wp/abbonati
Retrò
76 Microcomputer in salsa inglese Girly Tech
78 Utilit-App pensate per le donne Photo
80 L’universo di Internet
Stampa: RDS WEBPRINTING s.r.l. via Belvedere, 42 - 20043 Arcore (MB) Cellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20861 Brugherio Mi
MMEDIA s.r.l. via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB) tel. 039.2301393, fax 039.2326449
Mad4It
82 Cocchi di mamma…
Acantho 29 Alias 11, 49 Autodesk 35-36-37 Brevi 53 Check Point Software III cop, Digiguide Drupa 77 Emc 42-43 Evolution 27 Fortinet 15 Fujitsu Technology Solutions II cop Gasperini 67 Gruppo Cordenons 5
Hp Ibm Idc iStockPhoto Magirus Italia Painting Velvet Panda Software Salvix Sidin Smau Symantec
39 7 59 63 19 IV cop 21 51 47 73 31
Informativa ex D.Lgs 196/3 (tutela della privacy) MMedia s.r.l., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. 24, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarle la rivista in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’ art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il legale rappresentate di MMedia s.r.l., presso MMedia s.r.l., nella sede operativa di via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’editore. L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio operativo, Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). I Suoi dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale. Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività giornalistica”. La società MMedia s.r.l., editore della rivista Digitalic rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali . Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso la sede operativa delle segreterie redazionali (fax 039.2326449).
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ALTO RANGO
IL|FUTURO|È|MOBILE… Fra tre anni il numero globale di smartphone supererà quello dei computer; fra due, il numero di persone che si collegheranno a Internet col telefonino sarà superiore a quello di chi lo farà tramite pc. In molti Paesi (tra cui l’Italia) sono in via di sviluppo le reti di quarta generazione (Lte) che porteranno sul cellulare una banda di circa 100 Mbps (pari all’attuale fibra ottica), mentre fino a oggi sono state sviluppate oltre un milione di mobile applications, che hanno generato oltre 30 miliardi di download. Benvenuti nell’era della mobile economy, dove informazioni, contenuti, acquisti, pubblicità, servizi passano sulla rete cellulare e sui telefonini di nuova generazione. In questo scenario, l’Italia può giocare un ruolo importante. A differenza di quanto è accaduto nel mondo Internet tradizionale, “pc-centrico”, siamo all’avanguardia a livello mondiale da un punto di vista sia infrastrutturale sia socioculturale. Basti pensare che abbiamo circa 25 milioni di utenti smartphone (pari al 43% del totale utenti di cellulari, percentuale superiore a quella degli Stati Uniti, del 39%); la diffusione della banda larga mobile supera il 42% della popolazione, contro il 38% dell’Europa occidentale; ci sono circa 15 milioni di utenti Internet
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Andrea Rangone Responsabile Osservatori ICT & Management Politecnico di Milano
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mobili, pari al 55% dell’utenza Internet italiana (in molti altri Paesi europei lo stesso rapporto è di poco superiore al 30%). Gli italiani, poi, hanno sempre dimostrato di apprezzare e impiegare le molteplici funzioni del cellulare, usandolo non solo per chiamate e Sms, ma anche per fruire di informazioni, giocare, socializzare. Non solo: in Italia esistono società specializzate in servizi e contenuti per utenti mobili,
“MOBILE INTERNET E MOBILE ECONOMY: UN’OPPORTUNITÀ TUTTA ITALIANA” che hanno conquistato una leadership anche internazionale. Tutto ciò testimonia che per noi la mobile economy può essere una grande opportunità, consentendo da un lato di recuperare il ritardo accumulato nella digital economy tradizionale – basata sul “vecchio” pc – dall’altro di contribuire al rilancio economico del nostro Paese in un periodo non certo entusiasmante. Come School of Management del Politecnico di Milano giochiamo un ruolo attivo in questa direzione, ad esempio promuovendo, insieme a Smau, i Mobile App Awards e i Mobile App Camps, rispettivamente contest di premiazione delle migliori applicazioni sviluppate in Italia e momenti di incontro e confronto tra gli sviluppatori italiani sulle tematiche più innovative.
GEOGRAFIA
La|mappa della|censura Internet per molti è una delle massime espressioni della democrazia, per altri uno strumento da cui provengono minacce e pericoli, anche per la società. Di sicuro su Internet esiste la censura e non solo nei Paesi totalitari. In tutto il mondo occidentale Internet subisce qualche forma di restrizione: dagli Stati Uniti all’Italia. La mappa di queste pagine illustra il grado di pervasività della repressione operata su Internet. La classifica è il risultato combinato di diverse analisi effettuate da molte organizzazioni come la OpenNet Initiative, Reporters Without Borders, Freedom House e l’ufficio del Dipartimento di Stato US per i diritti umani, la democrazia e il lavoro. Esistono al mondo varie nazioni che lasciano Internet completamente libera, ma non sono, forse, quelle che molti immaginano. La censura è completamente assente in Mongolia e in Madagascar, ad esempio. Ovviamente esistono anche ragioni di sicurezza per filtrare alcuni contenuti presenti nella Rete. Probabilmente è impossibile pensare che nazioni in lotta con il terrorismo non intervengano nel World Wide Web, ma certo sorprende che il grado di libertà digitale sia più alto in Centr’Africa che in Europa.
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Ostacoli al libero flusso di informazioni online (fonte: Reporters Without Borders)
Che cosa viene censurato online? I contenuti più censurati includono normalmente la pornografia, i social network, Wikipedia, Wikileaks, i blog politici, religiosi e il video streaming (fonte: OpenNet Initiative). Organizzazioni Governative internazionali
Università
2%
NGO internazionali
2%
0,01%
Governi
Forum
3%
5%
Gruppi militari
Media Governativi
Gruppi religiosi
NGO Regionali
1%
2%
2%
2%
Media indipendenti
NGO locali
6%
Sindacati
5%
Aziende private
6%
Partiti politici
9%
19%
Individui
Blog
9%
20%
Sconosciuto Nessuna Censura Censura Parziale Sotto Sorveglianza Censura totale
PerchĂŠ Internet viene censurata?
Come viene censurata Internet?
Le nazioni qui elencate sono quelle che meglio rappresentano le tre principali motivazioni per la censura di Internet.
I governi hanno sviluppato un sistema articolato per controllare il cyberspazio.
Censura per mantenere i valori sociali tradizionali
Censura per mantenere la stabilitĂ politica
Governo
Leggi e regolamenti o controllo diretto
ISP
Leggi e regolamenti o controllo informale
Hosting provider
Blocco degli accessi e controllo dei dati
Utente
Blocco del servizio
Censura per mantenere la sicurezza nazionale
Richiesta dati all’utente e richiesta rimozione dei contenuti
Siti Web
Rimozione dei contenuti e blocco del servizio
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NEWS Magirus|Data|Center Hands|On
Fujitsu|e|il|valore|sul|territorio Partirà da Bari (15 febbraio) per poi proseguire in altre quattro città italiane – Roma (21 marzo), Padova (18 aprile), Bologna (6 giugno) e infine Milano, in ottobre – il Fujitsu Channel Roadshow 2012, il tour organizzato da Fujitsu, quest’anno in
collaborazione con Smau Business, per dare la possibilità ai rivenditori di canale di toccare con mano la tecnologia e testare la gamma di prodotti e soluzioni sempre più innovativa e performante. I rivenditori di canale e i partner Fujitsu potranno approfondire le tecnologie Fujitsu e Intel per il Business IT, conoscere le novità commerciali e i programmi per lo sviluppo del canale indiretto, partecipare alla tavola rotonda – in collaborazione con Digitalic – sui temi delle potenzialità e delle capacità del mercato “locale” di implementare soluzioni IT innovative.
Arcipelago.net,|il|cloud|di|Computer|Gross Il valore è da sempre il suo tratto distintivo, è una spinta costante verso il nuovo, in particolare per quanto riguarda i modelli di business. Non a caso, da tempo Computer Gross fa tremendamente sul serio sul cloud computing: un cloud computing “made in Italy” che punta a fare la fortuna degli operatori di canale. Va letto in questo senso lo strategico lancio del programma Arcipelago. net. Un’iniziativa ambiziosa che permetterà a tutti i cloud partner di utilizzare il data center “made
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in Italy” di Computer Gross (realizzato con un importante investimento presso la sede di Empoli) e di offrire soluzioni taylor-made che meglio rispondono alle esigenze dei loro clienti nell’indispensabile processo di innovazione e modernizzazione. Attraverso questo programma l’offerta di Computer Gross si arricchisce di nuovi servizi che saranno accompagnati da una consulenza specialistica in ambito cloud garantita da un team dedicato, competente e specializzato.
Magirus, distributore leader di soluzioni IT, presenta la prima edizione del Magirus Data Center Hands On, un evento in collaborazione con Digitalic che si caratterizza per un format dinamico e per tre importanti momenti in un unico percorso formativo. Ogni vendor simulerà il funzionamento reale della propria tecnologia, evidenziandone le caratteristiche e le performance all’interno di un data center, con un’attenzione particolare all’innovazione che migliora l’efficienza delle aziende in questa particolare congiuntura socio-economica. Un appuntamento da non perdere per tutti i dealer e gli utenti finali che vogliono andare oltre le parole. Appuntamento a Milano, il 13 marzo, ore 8.30, presso MilanoStudio, via Tortona 15.
WHITE PAPER 12
PRIMA TOCCARE, POI GUARDARE Daniela Schicchi “Schicchina, tu farai la giornalista”. Così ha avuto inizio tutto, credo. 26 anni, appena laureata in una materia che non c’entrava nulla con il giornalismo, con un direttore fantastico al quale devo molto (Sergio Meda) e una totale inesperienza. Da lì sono passati 12 anni. Ho bazzicato tra testate di sport e fitness, gossip, digital printing, beauty, salute, sanità e un’agenzia di comunicazione per arrivare – infine – al Grande Salto. Quello nella Rete e nella consulenza della libera professione. Un percorso fatto di incontri, apprendimento, curiosità, risate e parecchie arrabbiature. Ho scoperto che le parole possono essere fantastiche. Ho toccato con mano la bellezza di supporti unici e portenti della tecnologia in grado di realizzare “quasi” tutto. Ho imparato che per comunicare bisogna andare al passo con i tempi e che, per stare al passo con i tempi, bisogna rimettersi in gioco tutti i giorni.
Abbiamo preso il via e non vogliamo fermarci, anche perché chi sta correndo con noi l’avventura più entusiasmante per un magazine, ce lo impedisce riempiendoci di entusiasmo e riscontri in aumento. Ed eccoci, dunque, alla quarta uscita di Digitalic tra amici nuovi e “vecchi”. Questa copertina dovete toccarla e toccarla e toccarla ancora. Non riuscirete a trattenervi, questo è l’effetto che fa sempre il flock (quella peluria morbida sulla stampa) realizzato da Painting Velvet, tanto più se
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LA FLOCCATURA È UNA TECNICA CHE CONSENTE DI APPLICARE MICROSCOPICHE FIBRE TESSILI DI VARIA NATURA – DAL RAYON AL POLIESTERE, FINO AL COTONE E AL NYLON – PER RICOPRIRE UNA SUPERFICIE E RENDERLA MORBIDA AL TATTO.
è arricchita da un supporto particolare come la carta che Gruppo Cordenons ha scelto insieme a noi per questa cover.
Morbida, morbidissima, anzi di più! Se il lenticolare era un chiodo fisso del nostro direttore, il flock lo era del nostro caporedattore. E così, con la preziosa collaborazione di Painting Velvet, siamo riusciti ad accontentare il nostro Marco, anche se tremo al pensiero di nuove idee che a entrambi sorgono ogni qual volta vedono e toccano i prodigi di carta, stampa e
nobilitazione. Ma ormai, non ci spaventa (quasi) più nulla. La floccatura (o vellutazione) è una tecnica che consente di applicare microscopiche fibre tessili, che possono essere di varia natura, per ricoprire una superficie e renderla morbida al tatto. Sul supporto da floccare viene steso del collante e, successivamente, depositate le fibre scelte che si orientano (sul supporto) grazie alla forza elettrostatica impressa all’interno di una specifica cabina. Poi il collante viene fatto asciugare, per poi concludere la lavorazione con la spazzolatura che andrà a eliminare le fibre in
PAINTING VELVET Grazie all’esperienza acquisita negli anni nel campo della floccatura parziale, Painting Velvet si presenta al mercato offrendo un servizio esclusivo e personalizzato. Azienda genovese specializzata nella realizzazione di floccature parziali a registro su carta, cartoncino, PVC, polipropilene e diversi altri supporti, utilizza per le sue creazioni flock di diverse denarature, lunghezze e lucentezze. Materie prime pregiate e cura di processi di lavorazione nel det-
taglio fanno di Painting Velvet un partner di sicura affidabilità. Caratteristiche che non potevano che portare l’azienda a una crescita importante con l’acquisizione di clienti di rilievo che ne hanno fatto un leader nel settore. www.paintingvelvet.com
esubero. Questo per raccontarvi, in breve, quanto ha fatto Painting Velvet, azienda che ha maturato una lunga esperienza nel campo della floccatura a registro e che ha tessuto, letteralmente, la nostra tela per questa nuova copertina. Vi ricordo, inoltre, che le fibre utilizzabili per la floccatura possono essere di diverso tipo: dal rayon viscosa al rayon macinato, passando dal poliestere fino al cotone e al nylon.
E come d’incanto la carta si trasforma Sono volutamente partita dalla nobilitazione della cover, per raccontarvi ora su cosa è stata applicata la floccatura parziale. Sì, perché sotto la tela del nostro ragno trovate un’altra carta di Gruppo Cordenons (Ndr, Stardream, Digitalic numero 3). Questa volta la cartiera ha scelto Icelite da 300 grammi in una particolare goffratura Gin che la rende, al tatto e alla vista, molto simile al
GRUPPO CORDENONS Gruppo Cordenons è un’azienda italiana produttrice di carte che offre al mercato internazionale oltre 2.500 prodotti specializzati. Accanto alle più avanzate tecnologie, l’azienda mantiene intatta la vocazione a creare carte preziose, che evocano l’eleganza e il fascino delle carte fatte a mano. Gruppo Cordenons ha sviluppato un portafoglio prodotti molto ampio che include carte classiche marcate, vergate e goffrate, carte più moderne metallizzate e iridescenti e carte innovative con effetti particolari che richiamano le sensazioni tattili e visive della plastica o dei tessuti alla moda. www.gruppocordenons.com
RISORSE
legno. Questa carta è realizzata con fibre di pura cellulosa vergine ECF (Elementary Chlorine Free) proveniente da foreste gestite in maniera responsabile, oltre a essere certificata FSC, di conseguenza rispecchia pienamente la filosofia aziendale che Gruppo Cordenons sceglie di seguire nella produzione delle sue carte. Elevato livello di bianco, superficie naturale con finitura liscia, buona opacità, buona “mano”, buona tenacità e collatura superficiale sono le caratteristiche principali che la rendono perfetta per ogni applicazione, comprese quelle artistiche. Ecco perché Icelite è stata scelta anche da Mirografie (mirografie.com) per realizzare la monografia cartacea del celebre maestro catalano Joan Miró in occasione della mostra che dal 20 gennaio al 5 febbraio scorso si è tenuta a Milano – nel prestigioso Hospitale dei pellegrini SS. Pietro e Paolo – e che presentava per la prima volta 70 opere grafiche appartenenti a un’importante collezione privata.
www.pixartprinting.it L’incontro che si è recentemente svolto a Pré-Saint-Didier è stato promosso dal Gruppo Giovani Imprenditori Grafici e Cartotecnici di Assografici. Nell’ occasione si è scelto di presentare quattro casi di successo legati al mondo delle graphic arts. Inevitabile, la presenza di un amico: Matteo Rigamonti, presidente e fondatore di Pixartprinting, un’azienda pionieristica che nel 2000 ha incentrato tutto il proprio business sull’e-commerce, dando vita al web to print puro. I segreti per essere vincenti? «Porsi obiettivi ambiziosi, apparentemente quasi irrealizzabili, è il modo per stimolarsi a usare tutte le risorse disponibili, l’intelletto e la creatività per dar vita a idee uniche e vincenti», ha affermato il presidente di Pixartprinting.
www.ricoh.it Si è conclusa la seconda edizione del Premio Ricoh per giovani artisti contemporanei, organizzato da Ricoh Italia e Art Relation con il patrocinio dell’assessorato alle politiche giovanili della provincia di Milano e del comune di Vimodrone. Vincitore assoluto: Michela Benedan (Senza Titolo); per la sezione pittura-disegno-grafica: Kaio Shirato (“Profumo della Terra”); per la sezione scultura-installazione: Dario Bitto (“N.E.S.O”, Nord-Est-Sud-Ovest); per la sezione fotografia-video, digital art: Roberta Guarnera (“The colour experience part III”). Queste opere si aggiungono alla collezione d’arte Ricoh, le altre sono state battute a un’asta il cui ricavato è in parte assegnato ai giovani artisti e in parte devoluto a un progetto di solidarietà per la formazione dei giovani, realizzato dalla Onlus Comunità Nuova di Don Gino Rigoldi.
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NEWS
SQUADRA|CHE|VINCE, NON|SI|CAMBIA Per chi ci segue dal primo numero, il nome Gasperini non è più una novità. Ai distratti o ai ritardatari, invece, ricordiamo che la cover del primo e del terzo numero di Digitalic sono state possibili grazie alla collaborazione di molti importanti e affidabili partner, fra cui proprio Gasperini, che ha realizzato la magia della microincisione. Quando designer e grafici si rivolgono al team di Giampaolo Gasperini per “missioni impossibili”, tutto va nella direzione di stimolare e non stroncare la fantasia per le eventuali difficoltà realizzative. Il punto di forza di questa bella realtà produttiva risiede nell’offerta di molteplici tecnologie nobilitative quali stampa a caldo, rilievo 3D multilivello o artistico, termografia (che coniuga elevata produttività e innovative rese cromatiche), calcografia (che costituisce il vero rilievo tradizionale a intaglio) e sistemi olografici di microincisione, anche per finalità anticontraffattive (Digitalic 3, ndr). Ogni rilievo viene personalizzato sulla base dell’immagine, del tipo/ spessore/grammatura della
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Quando designer e grafici si rivolgono al team di Giampaolo Gasperini per “missioni impossibili”, tutto va nella direzione di stimolare la fantasia Daniela Schicchi
carta e delle specifiche indicazioni che ciascun cliente fornisce a Gasperini. Ma l’attività di questa azienda non si esaurisce nella realizzazione di preziosi cliché, bensì anche nello studio e nella fornitura di soluzioni on-demand, per rendere il prodotto finale ad alto valore aggiunto. Proprio in questo nodo cruciale della fase consulenziale e produttiva gioca un ruolo strategico la sinergia con Tomlinson, che fra il 2000 e il 2010 è diventato market leader europeo per le incisioni Cnc su ottone. Tomlinson è in grado di garantire una capacità produttiva di altissima qualità di cliché in ottone, rame e magnesio. Il tutto corredato di programmi super-tecnologici di simulazione di rilievo 3D. I suoi punti di forza sono l’eccezionale servizio di controllo qualità in produzione (ciò elimina quasi del tutto i fermi macchina dei clienti), le 6 macchine tedesche Cnc che lavorano l’ottone 24 ore su 24 e le macchine a ciclo completo per la lavorazione dei cliché in rame, caratteristiche che – messe insieme – ne fanno il più forte e competitivo produttore di cliché in magnesio in Europa. Se avete voglia di saperne di più, ricordiamo che dal 3 al 16 maggio a Düsseldorf si svolgerà la Drupa, dove Gasperini sarà presente con un prezioso spazio espositivo per presentare molte novità, con un posto di rilievo dedicato alla microincisione olografica.
BLOGURU COSA C’È NEL SUO FUTURO? PIU’ TEMPO PER ME E LA MIA FAMIGLIA E PER PROGETTI CHE RIESCANO A OCCUPARMI SENZA GENERARE ENERGIE NEGATIVE. VORREI RIUSCIRE A CREARE SCUOLE DEDICATE ALLA FORMAZIONE NEL DIGITALE PER TALENTI CHE NON POSSONO PERMETTERSI UN’EDUCAZIONE ADEGUATA, PER APRIRE CARRIERE PROFESSIONALI IN LINEA COL LORO POTENZIALE. CREDO NELLA MERITOCRAZIA, NEL TALENTO, E SONO UN OTTIMISTA.
i social network
sono meglio delle
Barbara Silbe
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banche
Tu vai a intervistarlo nella sede milanese di 77Agency, in pieno centro a Milano, e lui ti accoglie amichevole come se fosse a casa, mentre cammina tra mobili high-tech, pareti e porte colorate, simulatori di Formula 1, opere d’arte di cui è diventato mecenate. Ha solo 36 anni, Marco Corsaro, eppure fattura 25 milioni di euro l’anno occupandosi di marketing digitale per i più illustri clienti internazionali e facendo cose che noi umani capiamo solo per metà.
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Ci racconti qualcosa di sé, per cominciare. Segno zodiacale Toro. La maestra alle elementari disse a mia mamma che avevo il complesso del leader. Ho studiato economia a Torino (con grandi professori come Beltratti, Monturucchio, Siniscalco, Deaglio, Fornero, Ricossa) e per un periodo ho vissuto (dire studiato è esagerato) nel campus americano della Montana State University di Bozeman, per la CNN “The last best place”: un posto fantastico per fare sport e vedere un’America che non si conosce. Amo sciare, praticare gli sport acquatici e il calcetto, ma soprattutto amo trascorrere il tempo con Lucio, il mio bimbo di 18 mesi “prodotto con perizia” con la splendida mamma Sara. Cosa voleva fare da grande? Sognavo di fare il trader di borsa. Ho parzialmente coronato il desiderio scrivendo la prima tesi italiana
sul trading online e successivamente avendo la fortuna di essere scelto dalla prima banca di investimento italiana per contribuire alla creazione di una Internet bank di successo. Come e quando è iniziata la sua avventura? L’agenzia venne creata a Londra nel novembre del 2003 da un gruppo di 4 soci (amici) non ancora trentenni e protagonisti, in quegli anni, delle origini della Internet economy nel Regno Unito. Venivamo da esperienze in banche d’investimento, avevamo creato e diretto uno dei più importanti broker online britannici (quell’IMIWeb che oggi ha cambiato il nome in Iweb) e avevamo lavorato alla quotazione in borsa di uno dei maggiori portali finanziari della Gran Bretagna, Interactive Investor, successivamente ristrutturato e ceduto ad AMP. E oggi cosa fate esattamente? Ci occupiamo di aiutare le aziende a investire il denaro nel mondo social e in modo che ci sia un impiego utile. Occuparsi di marketing digitale significa soprattutto cercare di trasformare in soluzioni le innumerevoli opportunità che la rivoluzione digitale continua a creare. Tanto per chiarire, ci sta parlando dei social network come Facebook e Twitter? Sì. Facebook, Twitter, Google e tutto il mondo mobile. 77Agency veicola pubblicità, costruisce applicativi e siti Seo-friendly. In parole semplici significa veicolare il messaggio di chi si affida a
noi, ai frequentatori di Internet. Sa che tutte le grandi aziende oggi hanno destinato un budget per questo tipo di attività, ma spesso non sanno come utilizzarlo? Noi diamo consigli e sviluppiamo software per facilitarli. Lei utilizza mezzi come Facebook per trasportare le informazioni che vuole promuovere. Come affronta l’annoso problema della privacy online e dell’utilizzo dei dati personali? Con il massimo rispetto per le regole. Solo rispettando gli utenti e le normative possiamo creare un sistema ad hoc in cui lavorare ed essere apprezzati e non temuti. Fingiamo che anche Digitalic decida di affidarsi a 77Agency… Trovereste un interlocutore avanzato che si occupa di business di servizi, un’agenzia di pubblicità che pianifica e gestisce il vostro budget e vi fa espandere utilizzando nuovi canali. Un tempo lo si faceva attraverso tv, radio, i cartelloni appesi in giro o le riviste. Oggi si fa con i motori di ricerca, i social, e si hanno maggiori risultati.
Ci racconti un aspetto meno noto di 77Agency, quello del mecenatismo artistico e della beneficenza. Da anni 77Agency dedica l’evento di Natale a iniziative sociali. Nel 2009 con il progetto “New Media Revolution” i nostri designer hanno realizzato dodici quadri per raccontare la rivoluzione digitale: dalla prima campagna via Web di Obama al primo concerto su YouTube degli U2, dalla morte di Hina in diretta via Twitter, alla campagna degli abbracci Free Hugs nata in Rete. Queste opere sono state battute a un’asta il cui ricavato è andato a sostegno della Fondazione Gaetano Bertini Malgarini e della Territorio Onlus. Nel 2010 abbiamo prodotto il video “Social is how we live” per Global Giving sostenendo le loro attività per Haiti. Nel Natale 2011 abbiamo sostenuto i progetti della Fondazione Francesca Rava.
Si possono citare imprese e clienti veri con cui lavorate? Ci è difficile per ragioni di privacy. Posso dire che Facebook ha scelto un nostro cliente, Vionnet (il brand di moda di Matteo Marzotto), come primo case study di azienda che fa un impiego innovativo del social e ne ha prodotto un case study pubblico.
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NEWS Massimiliano Guerini, Italy sales manager di Buffalo Technology
IL|NAS|BUSSA|ALLA|PORTA|DI|CASA In senso assoluto, cinque anni non sono certo un periodo eccessivamente lungo. Nel mondo dell’informatica, però, è un lasso di tempo sufficiente per vederne passare diverse, soprattutto quando si ha a che fare con l’ultimo tormentato lustro dell’universo Ict e con un ambito, come lo storage, soggetto a
continui cambiamenti. «Siamo presenti in Italia ormai da cinque anni e da fine 2009 mi occupo personalmente della filiale locale – afferma Massimiliano Guerini, Italy sales manager di Buffalo Technology –. Dopo aver messo a punto gli accordi con i distributori, soprattutto in ambito b2b, ma sen-
za trascurare il mercato retail, il nostro obbiettivo principale è concentrare l’attenzione sul mondo Nas». Gli apparati di memorizzazione in grado di collocarsi e operare in modo autonomo all’interno di una Lan sono considerati infatti una delle migliori prospettive per le vendite nei prossimi an-
MYDLINK,|LA|VIDEOSORVEGLIANZA CON|IL|CLOUD|INTORNO La nuova sicurezza di D-Link è “do-ityourself” per la casa e l’ufficio. Tutto si basa sulla nuova piattaforma di videosorveglianza che ha portato anche il cloud in casa degli utenti meno esperti. Mydlink, infatti rende accessibili a livello centrale, da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, senza alcuna configurazione complessa, tutti i dispositivi Mydlink e non, videocamere e videoregistratori. Proprio nelle scorse settimane D-Link ha annunciato due novità nella gamma Mydlink: la videocamera Mydlink Day&Night Wireless N Dcs-942L, dotata di infrarossi incorporati e una risoluzione di 30 frame al secondo, e il Mydlink Network Video Recorder Dnr-322L, uno strumento di registrazione che può essere aggiunto al network per catturare e registrare filmati in alta qualità realizzati dalle videocamere D-Link installate.
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ni. «Nel 2010 abbiamo raddoppiato il fatturato 2009 – prosegue Guerini – e nello scorso anno abbiamo registrato un’ulteriore crescita del 30%». La rete Buffalo può contare su un totale di sette partner, quattro dei quali in ambito aziendale e pronti ad affrontare un’ulteriore, importante sfida. La nuova idea di Nas, fruibile anche fuori delle sale server, passa dalla configurazione via Web eseguibile in pochi passaggi e la possibilità di accedere da remoto tramite un indirizzo e-mail e una password. «Con una soluzione di questo tipo è possibile eseguire backup oltre la semplice operazione di copia – conclude Guerini –. Anche in ambienti domestici si ragiona ormai seguendo la metodologia incrementale e, a tale scopo, stiamo ridisegnando il nostro sito Web».
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trend
Su|la|testa! Nessuno al giorno d’oggi può esimersi dal porsi degli interrogativi sul tema della sicurezza. Il 2012 è un anno in cui la security caratterizzerà in maniera totale molti dei più importanti fenomeni di business in tutto il mondo. Dopo l’epoca del mainframe e quella delle piattaforme distribuite, oggi stiamo entrando nell’era della terza piattaforma, ovvero l’era dei big data, del social, del cloud e del mobile. Un’era in cui lo stato di salute di un’informazione è quanto di più strategico e vitale possa esistere per aziende di ogni forma e dimensione e a ogni latitudine. Non a caso, un mese fa abbiamo chiuso una survey molto estesa, che ha coinvolto oltre 1.100 aziende con più di 50 addetti: un report dedicato proprio al cloud e al suo livello di utilizzo e diffusione nelle aziende. I risultati sono molto interessanti ma in particolare si nota come, al momento di elencare i motivi e gli ostacoli che rallentano la diffusione del cloud e dei nuovi modelli di fruizione dell’IT nelle aziende, la sicurezza viene
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posta sempre al primo posto. Si teme che i propri dati vengano portati oltre confine (un elemento anche psicologicamente assai temuto) e ci sono molte difficoltà nella gestione contrattualistica, quando
occorre discutere dei contratti e della cessazione dei servizi di gestione dei dati… Non è però soltanto il cloud a portare al centro del palcoscenico la sicurezza; le aziende infatti sono alle
La security rappresenta la più interessante e complessa delle sfide per gli operatori di canale. Vincerà chi avrà la forza di alzare la testa e guardare oltre i semplici cicli di rimpiazzo e anche oltre la risposta immediata che un singolo prodotto può offrire. Tra cloud e virtualizzazione le aziende si aspettano soluzioni articolate e di valore Fabio Rizzotto
Fabio Rizzotto, research director IT Idc Italia
prese con la gestione di ambienti virtualizzati sempre più articolati e complessi. Una gestione, anche a livello di protezione, che oggi prevede soluzioni per lo più architettate e studiate per difendere ambienti IT fisici e non virtuali. Non solo: all’interno delle piccole e medie imprese esiste un tema di stringente attualità come quello della proliferazione impressionante di dispositivi mobili di ogni forma e dimensione. Ecco dunque che torna ad essere centrale il problema della gestione efficace degli end point. Tutti fattori, insomma, che vanno a comporre uno scenario in cui il rivenditore orientato a puntare sul semplice replacement del parco installato, sui rinnovi delle licenze o su prodotti di security che rispondono alla singola problematica, ha e avrà sempre meno spazio e ragion d’essere. Ora più che mai è fondamentale per il trade alzare la testa e puntare lo sguardo oltre le risposte immediate, in direzione di approcci organici e consulenziali. Oggi il vero rivenditore IT deve essere in grado di capire perché un’azienda opera determinate scelte e di guidarla verso la soluzione più adatta: questo è il valore aggiunto. Il 2012 sarà un anno di grande difficoltà per il mercato in generale, ma la sicurezza continuerà a crescere, perché è sempre più al centro del nuovo data center e dei più delicati processi aziendali. Un treno assolutamente da non perdere per il canale.
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LA SICUREZZA È DI TUTTI Alessio L.R. Pennasilico Security Evangelist di Alba ST, noto nell’hacker underground come -=mayhem=-, è internazionalmente riconosciuto come esperto di sicurezza delle informazioni. Entusiasta cittadino di Internet, si dedica ad accrescere l’altrui percezione delle problematiche legate a sicurezza, privacy e utilizzo della tecnologia, oltre che a prevenire o respingere attacchi informatici conosciuti o non convenzionali. Da anni partecipa come relatore ai più blasonati eventi di security italiani e internazionali: ha infatti tenuto seminari in tutta Europa e oltreoceano. Collabora inoltre con varie università e partecipa a diversi progetti di ricerca. Alessio fa parte del direttivo dell’Associazione italiana professionisti sicurezza informatica, oltre che di Italian Linux Society, Osservatorio privacy sicurezza informatica, Metro Olografix e CLUSIT.
Qualsiasi quotidiano tu legga, troverai sempre almeno una notizia che parla di sicurezza informatica. Perché? I computer sono meno sicuri di una volta? I criminali sono più tecnologici rispetto a qualche tempo fa? Ricordo perfettamente un mattino di dieci anni fa (diverse ere informatiche fa, quindi). Correva il 2001 quando nella mailing list di
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Sikurezza.org si discuteva una notizia esplosiva: il gruppo di cracker “Fluffy Bunny” aveva “bucato” SecurityFocus, il portale rinomato a livello mondiale dedicato alla sicurezza informatica curato da AlephOne, vero guru dell’argomento. Quel mattino crollò un mito: il sito inviolabile per antonomasia, il server oggetto di tutti i
DIECI ANNI FA UN “GRANDE INCIDENTE INFORMATICO” VENIVA DISCUSSO DA UN CENTINAIO DI ESPERTI CHE SI CONOSCEVANO TRA LORO, MENTRE OGGI UN “MEDIO INCIDENTE” FINISCE IN PRIMA PAGINA SUI QUOTIDIANI, E’ UN FATTO CHE MERITA LA NOSTRA RIFLESSIONE PERCHE’ ACCADE CIÒ?
che si conoscevano tra loro, mentre oggi un “medio incidente” finisce in prima pagina sui quotidiani, è un fatto che merita la nostra riflessione. Perché accade ciò? Sono mesi che sentiamo discutere di WikiLeaks, di Anonymous, di Sony, delle università italiane e così via. Perché queste notizie vengono messe in evidenza da media generalisti per il grande pubblico? Non so se immaginate i giornali come organizzazioni animate da un elevato senso dell’etica, che ritengono quelle informazioni importanti e perciò danno loro risalto, oppure come malvagie organizzazioni capitaliste che pubblicano tali notizie solo perché attireranno molti lettori, permettendo così di vendere la pubblicità a un prezzo più alto. In entrambi i casi emerge un dato: quelle informazioni riguardano tutti e tantissime persone, anche non esperte di tecnologia, si interessano al problema. La tecnologia è sicuramente più pervasiva, l’utilizzo da parte di tutti di un maggior numero di strumenti e risorse informatiche è un dato acquisito. Quel che spaventa, forse, è che il
numero di informazioni che ci riguardano è incalcolabile e la leggerezza con cui troppo spesso esse vengono gestite è inaccettabile. Che il numero degli attacchi sia in aumento è poi sotto gli occhi di tutti. Che i criminali autentici – quelli che riciclano denaro sporco e sono coinvolti in altri reati “classici/analogici” – siano sempre più consci di quanto possano fruttare le truffe digitali è altrettanto certo.
Cosa fare dunque? Ai non addetti ai lavori non resta che cercare di comprendere il fenomeno, per provare a gestire la propria identità on-line nel modo più sicuro possibile, scegliendo con cura a chi affidare i propri dati e condividendo questi ultimi con parsimonia. Chi invece gestisce i dati altrui deve capire che la sicurezza informatica è un problema serio, da affrontare in modo sistematico e continuo. La sicurezza dei dati degli altri, infatti, deve diventare una priorità. Perché quando bucano un sito, oggi, la vittima non è chi è stato bucato, ma chi gli ha affidato i propri dati.
RISORSE
più esotici attacchi delle più disparate crew di cracker di tutto il mondo era stato violato. Solo dopo lo sgomento iniziale si fece l’analisi dell’intrusione, scoprendo la verità; il sito non era stato davvero bucato: era stato violato il servizio di advertising a cui SecurityFocus si appoggiava, permettendo di far apparire l’icona della nota crew al posto dei banner pubblicitari previsti. Questo significava che la home page appariva modificata rispetto alle intenzioni dell’autore, ma senza che il server di AlephOne fosse stato in alcun modo intaccato. Potremmo riempire intere pagine della rivista per studiare questo caso, analizzare come Internet sia un unico e grande ecosistema in cui ogni elemento influisce su tutti gli altri. Potremmo riempire altrettante pagine discutendo dei rapporti di fiducia, della forza di una catena – pari a quella dell’anello più debole – e così via. Ma non è questo quel che ci interessa approfondire. Accorgersi che dieci anni fa un “grande incidente informatico” veniva discusso da un centinaio di esperti
AlephOne All’anagrafe Elias Levy, è conosciuto per un famosissimo articolo scritto nel 1996 per il numero 49 della rivista hacker Phrack, “Smashing the stack for fun and profit”: un testo considerato ancor oggi un classico che chiunque si avvicini al mondo della sicurezza informatica deve leggere almeno una volta. http://www.phrack.org/issues. html?issue=49&id=14#article
http://sikurezza.org/ È una comunità virtuale che per passione e/o lavoro si interessa ai temi della (in)sicurezza informatica e alla loro diffusione. Si tratta di un progetto non commerciale, portato avanti da volontari, che conta migliaia di iscritti.
Fluffy Bunny È un gruppo di vandali di Internet, una “crew” di inizio millennio che ha messo a segno molti colpi a effetto, facendo apparire il proprio coniglio rosa con tre gambe – di cui quella centrale particolarmente prominente – su un enorme numero di siti Web più o meno famosi. Interessante ricordare come nel 2001 su di loro mise una taglia di 10.000 dollari persino Kim “Kimble” Dotcom, il Ceo di Megavideo (arrestato di recente).
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CLOUD, VIRTUALIZZAZIONE, MOBILITY, SOCIAL NETWORK… AZIENDE E MANAGER CI CREDONO SEMPRE DI PIU’ MA, DATI CRITICI ALLA MANO, LA DOMANDA SORGE SEMPRE PIU’ SPONTANEA… SIAMO SICURI? VIAGGIO ALLA RICERCA DI CHI, SUL CANALE, NON PUO’ NON SAPER RISPONDERE
Alessio Ferri
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A pensarci bene, è un po’ come accade con la patente a punti. La minaccia è subdola, fantasma… Non la senti fino a quando una distrazione o un errore non ti scaraventano faccia a faccia con la paletta del vigile o la macchina fotografica dell’autovelox. E allora cominciano i guai e scopri improvvisamente varie intensità di dolore, fino a quello più sordo di non avere la macchina e di non essere indipendente… La sicurezza per il mondo IT è da sempre la vera e unica spina nel fianco per tutti, nessuno escluso. Per gli utenti, ammaliati dalla semplicità con la quale pc, software, connessioni a Internet e social network ti proiettano in mondi virtuali sempre più affascinanti,
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e dei dati critici, di forme e dimensioni più svariate, la sicurezza è il centro di gravità permanente intorno al quale ruotano, più o meno consapevolmente, i destini e il business di milioni e milioni di aziende e individui nel mondo. Nessuna esagerazione o iperbole: le cose stanno esattamente così e mai come oggi è bene chiedersi “Siamo sicuri?”. Una domanda buona per tutti, ma anche una risposta che chi vive e opera sulla filiera a valore aggiunto non può più eludere o affrontare superficialmente.
esordisce Andrea Orsucci, direttore tecnico di Avangate, brand manager di Avg –. Sono numerosi i casi di ethical hacking, ovvero di analisi dei sistemi di protezione e relativi attacchi portati da persone oneste, il cui scopo è quello di evidenziare falle nei sistemi per incrementarne la sicurezza». «In questo contesto si può
FABRIZIO BANFI RSA
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CRISTIANO CAFFERATA SONICWALL inebrianti e ovviamente capaci di smontare ogni inibizione nel fornire dati e profili personali… onde poi farti “risvegliare in un incubo” fatto di conti correnti svuotati e carte di credito clonate… Per gli operatori del canale indiretto, dai dealer ai distributori fino ad arrivare ai vendor, alle prese con minacce formidabili, opportunità di business potenzialmente ad altissimo valore aggiunto e la frustrazione delle difficoltà nel dimostrare che un investimento in sicurezza non è un costo o una tassa da pagare a posteriori, con qualche lacrima e dopo l’ennesimo incidente di percorso… E allora? Allora, da una parte e dall’altra, per ragioni diverse ma egualmente urgenti, di tempo da perdere ne è rimasto proprio poco. Nell’era del cloud computing
dire che non tutti gli hacker vengono per nuocere – aggiunge Gaetano Gargiulo, responsabile di BalaBit –. A volte succede infatti che l’hacker degeneri in cracker, ossia colui che si introduce nei sistemi allo scopo di compiere atti vandalici o furti; i cracker sono spesso organizzati in gruppi circondati da un alone
Non tutti gli hacker… Per prima cosa, quando si parla di sicurezza IT, è fondamentale conoscere con chi o con che cosa si ha a che fare. «È necessario premettere che il termine hacker non ha un significato esclusivamente negativo –
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GAETANO GARGIULO BALABIT LUCA SAMBUCCI ESET
conseguenza, le ricerche di nuove vie da percorrere. «Si nota una crescita di operazioni miste indirizzate ai vari dispositivi mobili, iPhone e Android, oltre che alle piattaforme Mac e Linux – sottolinea Maurizio Taglioretti, regional director Southern Europe di Gfi Software –, con lo scopo di coinvolgere tutti i device in maniera distribuita e mettere in pericolo i dati in essi presenti».
FABRIZIO TESTA G DATA
country manager Italia, Grecia, Malta e Cipro di Blue Coat –. Tutto ciò che vogliono questi hacker sono soldi, quindi dati. Questi sono preziosi nelle compagnie d’oggi (clienti, brevetti, tabelle strategiche ecc.) e rappresentano un costo gravoso nel caso di perdita». Una minaccia sostenuta dalla prospettiva di facili e massicci guadagni. «Ogni dato personale ha il proprio prezzo sul mercato nero – conferma Luca Sambucci, operations manager di Future Time, partner italiano di Eset –. Ottenere per esempio diecimila numeri di carta di credito attraverso un malware che ha infettato altrettanti pc potrebbe consentire di guadagnare cinquemila o diecimila dollari». Quando entrano in gioco i guadagni, inevitabilmente aumentano il numero dei pretendenti, nel caso specifico gli attacchi e di
GIUSEPPE COPPOLA KASPERSKY
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di segretezza e pertanto in simili casi un “hacker etico” può essere davvero molto utile». A rendere terribilmente seria una situazione in origine solo preoccupante è l’evoluzione della specie: «Il cybercrime è diventato ormai una vera professione, praticamente un modello di business – precisa Paolo Caloisi, channel director di Fortinet –, e la tipologia sta cambiando dall’immagine classica, quella dell’individuo che non esce mai dalla propria camera, alla figura più tipica del delinquente organizzato, molto simile a quella del trafficante di droga». Dove fino a pochi anni fa il pericolo si poteva circoscrivere all’infrastruttura IT, oggi è la tranquilla esistenza delle persone a essere messa a repentaglio. «Quello che abbiamo imparato dagli anni passati è che geek e hacker solitari non sono più una realtà – riprende Davide Carlesi,
«Nonostante la recessione globale, la maggiore sicurezza e il maggiore impegno internazionale in termini di repressione, gli hacker negli ultimi dieci anni hanno prosperato, con crescite a doppia cifra, anno dopo anno – puntualizza Cristiano Voschion, regional channel director Southern Europe di McAfee –. Infine, gli hacker hanno già preso nota dell’interesse e della richiesta per il cloud computing. È lì che si concentreranno adesso e ciò non dovrebbe sorprenderci, dato che sempre più informazioni e applicazioni migrano nel cloud». A rendere ulteriormente complesso il quadro di una situazione già intricata, l’affermarsi di motivazioni al di fuori della finalità economica. «Negli ultimi anni abbiamo assistito ad attacchi da parte di gruppi di hacktivist, che prendono di mira siti Web e reti di computer per finalità politiche, piuttosto che per semplice guadagno economico – afferma Fabio Panada, security technical professional leader di Ibm –. Questi gruppi hanno avuto successo nell’usare tecniche d’attacco a scaffale ben note, come Sql Injection, una delle più comunemente osservate oggi su Internet».
Sono quindi molteplici i rischi ai quali è esposta un’infrastruttura IT, a prescindere dalla dimensione e dall’attività svolta. Appare di conseguenza naturale cercare di individuare, per quanto possibile, i potenziali punti deboli, con particolare attenzione alle Pmi, solitamente meno in grado di contare su risorse specializzate interne e quindi
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maggiormente dipendenti dai partner dei fornitori. «Le piccole e medie aziende italiane hanno ancora una percezione troppo superficiale della sicurezza – spiega Fabio Panada –. L’antivirus è il componente principale della strategia difensiva messa in atto e, insieme al firewall, rappresenta spesso una delle poche misure adottate. Raramente vengono utilizzate tecnologie proattive e la sicurezza viene considerata
fondamentale, solo dopo aver subìto gravi danni a causa di un attacco». «In questo ambito la protezione, purtroppo, non è così solida e si diventa un facile bersaglio per i criminali informatici – aggiunge Domenico Fusco, direttore vendite di Panda Security –. Notiamo una mancanza di cultura sulla sicurezza IT, sulla protezione dei dati e sulle procedure da seguire, anche a causa della mancanza di una precisa regolamentazione interna». «Le minacce sono tante, ma l’anello debole, il più delle volte, è il dipendente – spiega Rodolfo Falcone, country manager di Check Point Software Italia –. Ogni discorso sulla sicurezza parte dunque, soprattutto per le Pmi, dalla gestione del client, per poi estendersi a una visione più ampia e integrata». Più che per se stesse, le Pmi rappresentano un pericolo per la Rete in generale.
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Piccola azienda, grande pericolo
MAURIZIO TAGLIORETTI GFI SOFTWARE
Alcuni di questi gruppi sono riusciti a conquistare gli onori della cronaca. «Ci sono gli hacker come quelli del gruppo Anonymous – aggiunge Michele Caldara, channel business di F-secure –, che sotto la bandiera di “Cambiare il mondo e renderlo più giusto” attaccano tutto ciò che a loro parere è causa di ingiustizie, siano esse istituzioni, governi, banche, aziende private o altro».
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«Non comprendono che possono essere utilizzate come ponte per attaccare un terzo oppure essere infettate e collaborare in modo inconsapevole ad atti terroristici informatici, e quindi diventarne corresponsabili – avverte Fabrizio Croce, area director Emea di WatchGuard Technologies –. La legge obbliga a dotarsi di sistemi di protezione informatica allo stato dell’arte, chi non lo fa è passibile di procedimento penale in caso di eventi di intrusione all’interno della propria rete per carpire dati sensibili, ma anche di terzi se violati a causa della propria negligenza». «È complicato violare il sito di una grande azienda protetta – ribadisce Cristiano Cafferata, country manager di Italia e Grecia di Sonicwall –, mentre risulta probabilmente più facile violare la stessa azienda passando attraverso una consociata in vpn».
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attraverso le pagine Web – spiega Christian Cantoro, channel sales manager di Avast –. Bisognerebbe provare a calcolare i costi da affrontare se un sito aziendale o quello di una banca non fossero accessibili per colpa di un attacco da virus». Anche le nuove tecnologie non sfuggono alla regola. «Solitamente le applicazioni di cloud computing sono sicure, tuttavia non bisogna dimenticare che pure il software più sicuro potrebbe essere attaccato con successo – precisa Philipp Wolf, director protection labs di Avira –. Basti per esempio pensare al recente Sony Hack, nel quale milioni di dati personali dei clienti sono stati rubati da un’irruzione nei sistemi cloud di Playstation».
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semplice, produttivo e sicuro aggredire tante piccole imprese piuttosto che una multinazionale». I sistemi per appurare questa situazione sono alla portata di tutti. «Una corretta analisi correlata dei log del traffico rivelerebbe molteplici tentativi di intrusione su base settimanale – riflette Paolo Ballanti, partner & alliance manager di Stonesoft –.
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Se non per se stessi, una buona politica della sicurezza dovrebbe essere intrapresa almeno per difendere la propria immagine di fronte ai rispettivi interlocutori. «Alcuni tipi di attacchi mirati alle aziende sono poco probabili nei confronti di piccole realtà – nota Roberto Puma, general manager di Emsi Security –, ma non bisogna dimenticare che spesso ci troviamo di fronte ad azioni che hanno come obiettivo gli utenti in generale. In tal caso, chiunque diventa potenzialmente a rischio». Commette quindi un errore chi ritiene di essere una preda poco appetibile e quindi meno esposta ad attacchi. «Il livello di protezione inferiore di cui sono dotate le Pmi le rende più “accessibili” di una multinazionale agli attacchi informatici – puntualizza Rendall Narciso, amministratore unico di Avangate, rappresentante Bitdefender per il mercato italiano –. Data la rapidità e la vastità degli attacchi, per un cybercriminale è più
Alcuni di questi sono scanning a largo raggio e dunque non specificamente rivolti a quell’azienda, che però diventa immediatamente obiettivo per un’intrusione nel momento in cui questa operazione riveli una falla. Non dimentichiamo che non sempre la dimensione dell’azienda è correlata al valore che produce o all’importanza delle informazioni che possiede». D’altra parte, i canali di diffusione per un attacco sono sempre più numerosi e variegati. «Le vulnerabilità sono moltissime, a partire dal sistema operativo, fino alle memory stick o ai computer portatili esterni infetti che si collegano alla rete aziendale, anche se la stragrande maggioranza delle infezioni avviene
Digitalic per Symantec
IL SUCCESSO DEL PARTNER ENGAGE 2012 DI ROMA
IL FUTURO DELLA SECURITY PASSA DAL CANALE
La grande attenzione di Symantec alla formazione e al supporto dei partner incontra ampi favori, soprattutto in Italia, e i risultati non tardano ad arrivare
Bernardo Palandrani, commercial e channel manager di Symantec Italia
Il canale è da sempre un elemento chiave nella strategia di Symantec. Un fondamentale punto di contatto con il mercato che, proprio in Italia, conosce da tempo importanti eccellenze in termini di competenze e business. Non a caso, perciò, Roma è stata scelta per ospitare l’attesa edizione 2012 dell’evento europeo Partner Engage, che ha visto convergere sulla capitale italiana oltre 350 rivenditori del colosso della sicurezza. «Oltre la metà della nostra forza vendite è dedicata al supporto del canale – ha spiegato Bernardo Palandrani, commercial e channel manager di Symantec Italia, nel corso dell’evento –; d’altra parte, più dell’80% del nostro fatturato è riconducibile ai partner». Facile quindi intuire la grande attenzione che l’azienda pone nel coltivare un ecosistema di realtà con grandi capacità sia nella vendita e nell’assistenza sia nella disponibilità a seguire un percorso di crescita congiunto. «Per il mercato italiano abbiamo messo a punto un part-
ner program mirato a creare valore – precisa Palandrani –. Offriamo una serie di specializzazioni presentate ai partner come una sorta di investimento e li coinvolgiamo in prima persona in tutte le fasi di un contratto, così da condividere competenze e opportunità». Meglio di ogni altra considerazione sono ancora le cifre a esprimere un giudizio sulla bontà della strategia adottata da Symantec. «A un anno dal lancio del programma, in Italia abbiamo raggiunto 53 specializzazioni e 13 master – sottolinea Palandrani –, su un totale, in area Emea, di 130 specializzazioni e 35 master». Rispetto alla prima, la seconda rappresenta il livello massimo di qualifica, tale da acquisire non solo com-
petenze in un ambito desiderato, ma essere in grado di seguire le fasi di delivery e consulenza dei progetti. Una buona parte di questi dealer qualificati non ha dunque voluto mancare all’appuntamento di Roma; favoriti dalla scelta della capitale come sede per l’evento di quest’anno, la pattuglia italiana presente al Partner Engage 2012 ricopriva una fetta consistente degli oltre 350 partner intervenuti, pronti a condividere impressioni ed esperienze, ma soprattutto a cogliere e mettere in pratica i messaggi e gli aggiornamenti lanciati dai responsabili internazionali Symantec. «La strategia segue i tre binari chiave rappresentati da cloud computing, virtualizzazione e mobility – conclude Bernardo Palandrani –. Per ciascuno di essi abbiamo una serie di programmi specifici mirati al trasferimento del nostro know how e grazie ai quali abbiamo formato una squadra veramente competitiva».
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precisa del sistema IT dell’azienda e al tempo stesso capace di individuare la soluzione più adatta. «La security purtroppo viene ancora vista più come una voce di spesa che come un investimento – sottolinea Maurizio Martinozzi, sales manager engineering di Trend Micro –. In questo contesto, il canale può però incrementare ulteriormente la sensibilità sui diversi temi relativi alla security e, se adeguatamente preparato, può contribuire non tanto a promuovere l’installazione del singolo prodotto, quanto a suggerire progetti coerenti e articolati». Limitarsi a elencare e descrivere i prodotti rappresentati, ormai, non è più sufficiente. Il partner è chiamato a diventare un
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consulente sempre più in grado di tracciare un’analisi della realtà della singola azienda e formulare una strategia che possa mettere al riparo da cattive sorprese. «Bisogna passare dalla sicurezza del no alla sicurezza del know – dichiara Elio Molteni, senior technology specialist di Ca Technologies –. La prima è focalizzata sulle misure antimalware, mentre la seconda sul ciclo delle identità e degli accessi: chi deve accedere e a che cosa». La sicurezza, in sostanza, diventa sempre meno una questione da affrontare a scatola chiusa e in questo scenario il partner diventa cruciale per riuscire a differenziarsi. «Vendere
security è la missione dei dealer più qualificati e maggiormente attenti ai mutamenti del mercato e delle relative esigenze – rileva Fabrizio Testa, country manager di G Data –. Con la virtualizzazione degli ambienti, i Var avranno inoltre l’opportunità del tutto nuova di inserirsi con la propria infrastruttura nella razionalizzazione dell’architettura IT del cliente». «Non tutte le informazioni che dobbiamo proteggere
sono uguali e non tutte le soluzioni per proteggerle sono uguali – ribadisce Massimiliano Bossi, smb sales manager di Symantec –. Oggi si può capire quali sono le informazioni più importanti ed è possibile proteggerle adeguatamente. Per riuscire a soddisfare la richiesta del mercato, i partner devono avere una visione completa delle minacce esistenti e delle priorità di investimento da parte dei propri clienti». La realtà e la diffusione delle informazioni, alla fine dei conti, giocano comunque un ruolo a favore del canale. «La security è una delle priorità sia per le aziende sia per la pubblica amministrazione, chiamate a difendersi da minacce sempre nuove, provenienti anche dai social network – puntualizza Valerio Rosano, sales & marketing manager di ZyXEL –. Siamo convinti che anche per il 2012 avremo davanti nuove sfide in questo ambito e siamo altrettanto sicuri che sarà un anno decisamente interessante». «La cosa essenziale – riprende però
IL|VIRUS|È|ACQUA|PASSATA… La goliardata è ormai roba vecchia… Oggi, si sa, gli studenti hanno lasciato il posto a organizzazioni criminali a caccia di dati da rivendere. Ma come è cominciato tutto? E soprattutto, è ancora corretto parlare di virus? «La definizione di virus nasce nel lontano 1949, quando per la prima volta un software era stato forgiato per riprodursi autonomamente – ricorda Cristiano Cafferata, country manager Italia e Grecia di Sonicwall –. Il virus informatico nacque invece nel 1982 su una versione Dos di Ap-
ple». Un aneddoto poco noto, capace di sfatare un mito: quello della Mela inattaccata e inattaccabile… Ma poco importa, perché in quel periodo l’unico obbiettivo era la semplice goliardia o la dimostrazione di abilità tecnica. «In passato gran parte dei virus era creata al fine di causare malfunzionamenti o blocchi da parte del computer infettato – spiega Fabrizio Croce, area director Emea WatchGuard Technologies –, mentre oggi sono sempre di più le infezioni gene-
Rodolfo Falcone di Check Point Software – è che i partner si dimentichino un approccio poco preciso e specializzato. Non è detto che una soluzione vada bene per tutti, anzi… Un vero Var deve saper ascoltare e capire le esigenze specifiche di un’azienda e disegnare una strategia di sicurezza ad hoc». A prescindere dalla strategia adottata e dal livello di tutela desiderato da un’azienda, fondamentale punto di partenza per un’architettura affidabile è la consapevolezza di non potersi comunque chiamare fuori. «Ormai la vera domanda non è se, ma quando la propria azienda verrà attaccata» conclude Fabrizio Banfi, Italy and Spain distribution manager di Rsa.
A buon intenditor… Uno dei problemi maggiori legati alle soluzioni per la sicurezza IT è quello di riuscire a dimostrare la necessità e la validità di un prodotto. Se infatti tutto va per il meglio, vale a dire se un sistema difensivo fa il proprio dovere, non succede rate con i cosiddetti botnet, malware studiati per colpire in modo silente migliaia se non milioni di computer». Sebbene tuttora in uso, il termine virus è un retaggio del passato. «È maggiormente corretto parlare di malware, la cui caratteristica più attuale è il cosiddetto spyware – precisa Elio Molteni, senior technology specialist di Ca Technologies –. Si insinua ma non distrugge, ruba dati ma non si fa notare». Diversi anche gli obbiettivi finali: «Circa il 90% è pensato per fare soldi, rubando informazioni sensibili alle vittime – aggiunge Giuseppe Coppola, head of corporate di Kaspersky Lab –.
assolutamente niente. D’altra parte, una volta verificatosi il danno, può essere troppo tardi per correre ai ripari. Per venire incontro a chi, come gli operatori di canale, si trova nella scomoda posizione di invogliare investimenti difficilmente quantificabili sotto il profilo di ricavi, può tornare utile ricordare alcune brutte esperienze. «Solo nel corso del 2011 abbiamo assistito ad attacchi clamorosi, come quello ad HBGary e quello, ancor più famoso, a Sony Playstation – racconta Giuseppe Coppola, head of corporate di Kaspersky Lab –. HBGary è un’importante società internazionale di sicurezza, colpita utilizzando le tecniche di social engineering. L’attacco ha portato alle dimissioni del Ceo rendendo di pubblico dominio i progetti in corso con l’esercito americano». Sarebbe inoltre un errore pensare che tali pericoli riguardino solo aziende straniere. «Tra i casi più eclatanti, qualche anno fa un attacco ai clienti di Poste Tutti i dati per i cybercriminali hanno un valore, ma ci sono anche altri metodi per truffare le vittime, spacciandosi per falsi antivirus o utilizzando i propri device per inviare spam». I più scaltri tra i malintenzionati guardano già oltre. «Gli Advanced Persistent Threat cambiano il paradigma della sicurezza informatica, spostando l’attenzione degli hacker dalla tecnologia alle persone – rileva Fabrizio Banfi, distribution manager di Rsa –. Non si tratta più di rispondere alle nuove minacce rinforzando gli strumenti attualmente in uso, ma diventa indispensabile affrontarle con un nuovo approccio».
Italiane, condotto grazie all’invio simultaneo di milioni di e-mail che utilizzavano come esca la promessa di elargire 550 euro di bonus a chi avrebbe seguito le istruzioni contenute nella mail stessa», ricorda Fabrizio Testa, country manager di G Data. Un classico esempio di phishing, una delle tecniche più sfruttate di recente. A poco può servire sapere di non essere gli unici a cadere in tali tranelli. «Ricordo un caso di sicurezza violata sbalorditivo per la semplicità, relativo al furto dei codici pin dei bancomat Barclays – aggiunge Maurizio Taglioretti, regional director Southern Europe di Gfi Software –. Per evitarlo, sarebbe bastata una protezione basilare, cioè un firewall tra il bancomat stesso e la banca». Così come poco può consolare una certa “democrazia” negli attacchi. «Abbiamo affiancato l’Fbi e la polizia estone nello smantellamento della più grande rete di botnet mai scoperta, che aveva fatto quattro milioni di vittime in «Sono stati osservati l’evoluzione e il successo del ransomware sui pc, un’infezione che tiene in ostaggio un dispositivo finché non viene pagato un riscatto», aggiunge Paolo Caloisi, channel director di Fortinet. In uno scenario quasi inquietante, dalle nostre parti non c’è molto da stare tranquilli. «L’Italia è al terzo posto tra i Paesi Emea per attività illecite e al settimo fra quelli più colpiti a livello globale – conclude Massimiliano Bossi, smb sales manager di Symantec –. Un dato interessante rivela che il 29% degli attacchi ad aziende italiane proviene dall’Italia stessa».
cento Paesi – rivela Maurizio Martinozzi, sales manager engineering di Trend Micro –. La truffa, che ha reso ai malviventi circa 14 milioni di dollari, è stata fermata grazie a un raid contro due data center a New York e Chicago e l’arresto di diverse persone in Estonia». Difficile inoltre dimenticare un tipo di attacco capace di segnare una svolta storica. «Stuxnet è un worm scoperto nel giugno del 2010, diffusosi attraverso la rete e l’utilizzo di chiavette Usb – sottolinea Fabio Panada, security technical professional leader di Ibm –. Ottenne grande attenzione a luglio, quando se ne scoprì il vero scopo: attaccare sistemi di controllo industriale». Anche le tecnologie più recenti, infine, hanno già attirato attenzioni. «L’hacking della certification authority olandese Diginotar ha permesso al conduttore dell’attacco di generare falsi certificati digitali a nome di soggetti leader come Twitter, Facebook, Google, Microsoft, Mozilla, Skype», conclude Paolo Ballanti, partner & alliance manager di Stonesoft.
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NUMERI PRIMI
IN|PRINCIPIO|ERA|IL|VIRUS… Lehigh University, Pennsylvania, una mattina di metà novembre del 1983. Pochi minuti prima dell’inizio di un seminario, Fred Cohen, studente modello, alza la mano per parlare ai presenti di una sua strana invenzione, «un programma che può “infettare” altri programmi, modificandoli per includere una versione di se stesso…». La portata dell’intuizione viene immediatamente captata dal suo academic adviser, Len Adleman, che, per primo, attribuisce a questo software il nome di “virus”. A onor del vero, Cohen non fu il primo a scrivere programmi del genere; per esempio, nel 1982 il quindicenne Rich Skrenta scrisse un malware per Apple II, Elk Cloner, che gettò scompiglio per la prima volta nel mondo degli informatici e impiegò circa sei anni per invadere tutti gli Stati Uniti via floppy disk. Non solo: nel 1972 David Gerrold scrisse un romanzo di fantascienza, La macchina di D.I.O. (When H.A.R.L.I.E. was One), in cui fra l’altro era descritto un programma per computer chiamato Virus. Tuttavia a Cohen va attribuito il merito di avere portato alla pubblica attenzione un software che funzionava perfettamente, che poteva essere virale e impiegabile per sferrare attacchi mirati. Il suo programma vide la luce una settimana prima della presentazione, dopo otto ore di intenso lavoro. Una volta ottenuti i permessi, Cohen condusse cinque esperimenti di contagio. Tutti i sistemi di sicurezza del network oggetto del test furono bypassati in meno di un’ora. In un caso bastarono cinque minuti. Spaventato dal risultato, l’allora amministratore del sistema decise che non sarebbe mai stato più permesso nessun altro esperimento di sicurezza informatica. Ovviamente non fu così. A distanza di pochi anni, nel 1986, dall’altra parte del globo, due fratelli pakistani proprietari di un negozio di computer scrissero un programma virale da diffondere per punire chi copiava illegalmente il loro software: il suo nome era Brain, si diffuse in tutto il mondo e fu il primo esempio di virus che infettava il settore di avvio. L’alba di una clamorosa invasione, poi esplosa con l’avvento del Web…
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Fred Cohen, ai tempi della sua clamorosa dimostrazione
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Tutto, come spesso accade, è cominciato in un’aula di un ateneo americano. Uno studente e il suo software stupiscono i presenti con un programma che può “infettare” altri applicativi… Il resto è storia e cronaca di un’ascesa costante verso gli odierni attacchi organizzati – spesso letali – alle reti aziendali di tutto il mondo
Digitalic per Autodesk
NUOVE OPPORTUNITÀ DI VENDITA
UNA NUOVA ERA PER IL CANALE DI AUTODESK
VIAGGIO NELL’AUTODESK PARTNER ADVANTAGE, L’INNOVATIVO FRAMEWORK DI CANALE CHE DEBUTTA IN QUESTI GIORNI SUL MERCATO Nuove e più estese possibilità di vendita e un riconoscimento sempre più preciso delle competenze e del valore che i partner sono in grado di esprimere. Il 2012 di Autodesk si presenta come un anno decisivo per gli operatori di cana-
le. La multinazionale del software, infatti, proprio dal 1° febbraio alza il sipario su un framework di canale innovativo e punta forte su reseller e distributori, per cambiare passo e rendere ancora più efficace il proprio go to market.
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UN MODELLO PIÙ SEMPLICE ED EFFICACE
IL VANTAGGIO DI SCEGLIERE AUTODESK Da oggi essere partner di Autodesk è ancora più vantaggioso e importante. La società infatti, con il nuovo programma Partner Advantage, punta sull’ampliamento delle possibilità di rivendita per tutti i reseller e su importanti premi in base agli investimenti e alle specializzazioni raggiunte
Emanuel Arnaboldi, regional manager Var sales per Italia, Spagna e Portogallo di Autodesk
L’attesa è finita: dopo il lancio dello scorso 15 novembre è arrivato il momento del debutto ufficiale per il nuovo framework di canale firmato Autodesk. Il 1° febbraio diventa operativo il Partner Advantage, nuovo programma che la multinazionale del software ha pensato, realizzato e messo a disposizione di tutti i suoi reseller sulla base di un attento lavoro di analisi e ascolto. Fra le moltissime novità, due sono in particolare i centri di gravità permanente intorno ai quali ruota l’intera filosofia del progetto. Primo, tutti i partner registrati potranno rivendere le varie famiglie di prodotto
Autodesk. Secondo, viene dato il via a un sistema che premierà gli investimenti fatti dai partner per specializzarsi. «Il progetto è centrale per tutti noi – dice Emanuel Arnaboldi, regional manager Var Sales di Autodesk per Italia, Spagna e Portogallo –. L’idea di concedere a tutti i partner registrati l’opportunità di rivendere le nostre soluzioni risponde a una richiesta specifica del mercato. In questo modo infatti i nostri rivenditori da oggi avranno la possibilità di rispondere meglio alle esigenze di clienti che non chiedono più solo soluzioni dedicate a uno specifico settore (architettonico, ma-
nifatturiero o entertainment), ma soluzioni integrate che permettano loro di coprire più ambiti. Un approccio maggiormente organico e strutturato che apre ai reseller importanti opportunità di integrazione e sviluppo di margini. Proprio in questo senso va letto anche lo sforzo che Autodesk intende compiere per certificare e premiare con precisione il loro valore». All’interno del nuovo programma è stato infatti avviato un modello di incentivi che prevede, per esempio, la registrazione delle trattative e dunque una tutela maggiore per i dealer. «Il partner potrà registrare le trattative su cui ha fatto attività di pre-sales – aggiunge Arnaboldi –, ottenendo uno sconto ulteriore all’acquisto. Sono inoltre previsti rebate che aumenteranno in base alle specializzazioni e ai livelli di partnership: bronze, silver, gold e platinum».
SOFTWARE SEMPRE AGGIORNATO CON IL CONTRATTO SUBSCRIPTION Attraverso i suoi rivenditori Autodesk mette a disposizione dei clienti l’innovativo Autodesk Subscription. Acquistando un contratto Autodesk Subscription contemporaneamente al software Autodesk è infatti possibile aggiornare
automaticamente il software alle ultime versioni disponibili, scaricare in anteprima i singoli updates, add-on, suggerimenti e migliorie apportate nel tempo ai prodotti, usufruire di corsi di formazione e aggiornamento online, richiedere
supporto tecnico via Web, ottenere diritti esclusivi per l’utilizzo delle licenze Autodesk. Non solo: i clienti Subscription possono avere accesso esclusivo ai nuovi servizi cloud based. Autodesk Cloud offre un’ampia gamma di funzionalità, prodotti e servizi Web based che permettono ai clienti di estendere le capacità dei propri desktop. Autodesk Subscription fornisce 3 GB di memoria online per ciascuna licenza software con Subscription, per accedere ai documenti di progettazione e ingegneria ovunque e in qualsiasi momento.
PARTNER STRATEGICI
UN RAPPORTO DI VALORE CON LA DISTRIBUZIONE Nel cuore del canale indiretto di Autodesk, un ruolo di primissimo piano viene svolto dai distributori: Esprinet sulla parte retail, Pico in ambito education e, soprattutto, Tech Data che, attraverso la divisione Datech, mette a disposizione dei partner di Autodesk oltre 20 persone dedicate e focalizzate Non esiste, forse, al mondo un mercato in cui la figura dei distributori sia così cruciale e strategica come in Italia. Un mercato in cui, da sempre, è vitale il ruolo di chi funge da anello di congiunzione tra le potenti leve commerciali e tecnologiche dei vendor e la miriade di rivenditori, software house, integratori, computer shop, Var ecc. che operano e sviluppano business in ogni angolo della Penisola. «La squadra di distributori su cui puntiamo aggiunge un valore decisivo al go to market di Autodesk – spiega Emanuel Arnaboldi –. Nel dettaglio, Esprinet ha un focus sui nostri prodotti dedicati al mondo retail come AutoCad LT. Pico è invece un distributore che ci offre un importante supporto in ambito education grazie a uno storico focus. Infine c’è quello che per noi è il Vad a tutti gli effetti, il distributore che aggiunge un valore decisivo a tutto il nostro portafoglio. Tech Data è infatti una società che commercializza l’intera offerta Autodesk, da LT alle soluzioni verticali. Un’attività molto complessa che viene sostenuta attraverso una vera e propria divisione dedicata come Datech, all’interno della quale operano circa 20 persone focalizzate esclusivamente sul business Autodesk».
LE NUOVE SUITE, UNA RISPOSTA INTEGRATA «Sempre più clienti – spiega Arnaboldi – si trovano davanti a sfide complesse, che richiedono software efficaci e soluzioni molto avanzate per realizzare progetti articolati e convincenti. In quest’ottica, da qualche mese Autodesk ha lanciato delle suite che pacchettizzano in maniera efficace più prodotti della nostra offerta. Questi ultimi, integrati fra loro, presentano un’interfaccia di installazione univoca che permette di seguire il workflow del progetto al meglio, dalle prime fasi sino alla finalizzazione». In particolare, la gamma comprende interessanti pacchettizzazioni come la Autodesk Design Suite 2012, la Product Design Suite 2012 e, ancora, la Autodesk Building Design Suite 2012, la Autodesk Infrastructure Design Suite 2012 e la Autodesk Entertainment Creation Suite, che aggiunge funzionalità di Autodesk 3ds Max o di Autodesk Maya.
Datech è composta da account manager commerciali, tecnici specializzati ed esperti di marketing in grado di fornire un elevato livello di servizio a partner e clienti. Datech organizza e progetta training per lo sviluppo delle competenze tecniche, marketing e commerciali, eventi e attività ad hoc di demand generation sugli end users in tutto il territorio italiano. «Tornando al nuovo framework di canale – spiega Arnaboldi – anche per i nostri distributori sono in arrivo importanti opportunità. Il fatto che ora possano lavorare con tutti i rivenditori (che hanno totale libertà di vendita delle nostre tecnologie) implica la facoltà di avviare nuove collaborazioni a tutto tondo, sviluppando interessanti sinergie per attivarsi in maniera più completa e organica verso il cliente finale».
Contatti AUTODESK ITALIA Strada 4, Pal. A5 - Milanofiori 20090 Assago (Mi) Tel. 02 575511 Fax 02 57510105 www.autodesk.it
SMAU WOW
C’è un’Italia caparbia, generosa, che non si arrende. Anzi, da quest’anno difficile saprà trarre grandi soddisfazioni. L’Italia offre molti spunti per innovare, ci sono centinaia di settori, migliaia di aziende che non aspettano altro. E qualcosa si muove rapidamente, anche nei servizi più avanzati come il cloud. Si tratta di una nuova modalità di accedere alla tecnologia senza acquistare nulla. Il sogno dell’informatica come la corrente elettrica: basta attaccare una spina e si hanno a disposizione capacità elaborativa, storage, connettività. Anche se è nato per le grandi aziende, in realtà è l’ideale per la piccola e media impresa italiana ed è perfetto per le start-up. Pensate a quanti vantaggi: nessun costo esorbitante per avere un’infrastruttura informatica all’avanguardia, solo un canone da pagare, la possibilità di avere sempre a disposizione le
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ultime tecnologie con un’affidabilità e una sicurezza impensabili per una piccola realtà. Certo, l’Italia è diversa dagli Usa; alcuni operatori illuminati lo hanno capito e stanno facendo investimenti significativi per creare servizi cloud su misura per le aziende italiane, che sono particolari in tutto. Sorgono nuovi data center, nuove linee dedicate, nuove opportunità. Il vero ostacolo è come far arrivare queste innovazioni epocali all’interno di aziende che producono piastrelle, abiti, bulloni, ma anche servizi. La partita, come sempre, si gioca all’ultimo miglio, all’ultima frazione. Solo il canale indiretto può arrivare a queste imprese, solo i rivenditori possiedono i contatti, la passione e la competenza per convincere gli imprenditori che il cloud va bene per loro, che non ci sono rischi (di certo non più che tenere i dati in azienda, anzi). Il cloud non solo non è una minaccia, ma può anche diventare il più prezioso
alleato per il canale indiretto. Ne siamo convinti al punto che nelle tappe di Smau Business RoadShow è stato creato Smau Trade, un’area e un insieme di seminari dedicati alle terze parti dell’IT in cui verranno approfonditi i temi più interessanti per il business, tra cui il “cloud all’italiana”. Ci vuole passione per diffondere queste innovazioni lungo lo Stivale, ma è la parte migliore del nostro settore: innovare vuol dire avere cuore, metterci forza e determinazione, perché innovare vuol dire cambiare e in meglio. Se volete vedere alcuni di questi temerari dell’IT all’opera, venite a Smau Business Roadshow, a Bari, Roma, Padova e Bologna.
Pierantonio Macola
Digitalic per HP
VIAGGIO NEL PROGRAMMA HP PARTNERONE
UN MONDO DI NOVITÀ E VANTAGGI PER IL CANALE NETWORKING DI HP Reti, canale e, soprattutto, importanti opportunità di business a valore per le terze parti. HP ha annunciato alcuni cambiamenti ai programmi HP PartnerONE e HP ExpertONE che permetteranno ai partner nel settore networking di aumentare la competitività sul mercato e le opportunità di ricavi Massimo Palermo, networking country manager, Hewlett-Packard Italiana
La straordinaria diffusione di servizi cloud, mobile technology e virtualizzazione ha di fatto reso “utente della rete” ogni utilizzatore di uno smartphone o laptop, permettendogli di essere sempre connesso sia nella vita privata sia in quella lavorativa. Di conseguenza – a mio avviso – diventa fondamentale per le aziende ridurre la complessità, migliorando l’efficienza, la flessibilità e la sicurezza delle proprie soluzioni di networking. L’aumento della richiesta di infrastrutture agili, in grado di soddisfare le necessità di business, richiede tecnologie sempre più innovative e un approccio più business centric alla progettazione di rete. Per questo, ritengo che sia giunto il momento di valutare adeguatamente gli investimenti tecnologici in ambito networking, considerando il ruolo della rete quale abilitatore dell’accelerazione dei
processi di business che molte realtà aziendali perseguono. Il nostro portafoglio networking risponde a tali esigenze con prodotti, servizi e soluzioni destinati ad ambienti cablati e wireless per la realizzazione di reti basate su standard aperti, in linea con i requisiti di sicurezza, prestazioni e affidabilità attuali e future. Le nostre soluzioni di rete end-to-end sono adatte a tutte le tipologie di aziende, dalle piccole e medie imprese a realtà branch office, dai campus LAN ai Data Center di livello Enterprise. In questo contesto, il canale assume un ruolo davvero fondamentale per lo sviluppo del business di HP. Grazie al supporto di un’ampia e capillare rete di Partner, siamo in grado di assicurare ai nostri clienti le giuste competenze e il miglior supporto sul territorio, per progettare e implementare soluzioni complete e specifiche per le loro realtà. Per questo ne promuoviamo il valore attraverso il programma HP PartnerONE che, con tre nuove certificazioni (Registered, Professional ed Advan-
ced), permette ai partner di networking di incrementare significativamente il potenziale di margine attraverso sconti, strumenti per l’accelerazione della crescita e rimborsi. HP PartnerONE è stato pensato per consentire ai partner di far leva sull’architettura HP FlexNetwork al fine di rafforzare relazioni di consulenza di lungo periodo con i clienti e creare nuove opportunità di ricavo. Siamo convinti dell’importanza dell’aggiornamento costante dei nostri partner su tutti i nuovi prodotti, integrando queste informazioni con un approccio diverso e competenze “convergenti” a livello di settore. Il nuovo programma di certificazione HP ExpertONE è stato creato allo scopo di offrire la formazione e l’istruzione necessarie per trasformare gli ambienti proprietari dei loro clienti in reti aperte e agili basate sul modello HP Converged Infrastructure, aiutandoli ad ottimizzare i vantaggi e ottenere il massimo ritorno sugli investimenti IT. —a cura di Massimo Palermo
Contatti HP ITALIA Via G. di Vittorio, 9 20063 Cernusco sul Naviglio (MI) Tel. 02 9212.1 Fax 02 9210.4473 www.hp.com/it
EVENTI
Il|software|si|fa|social Tutto il software in due giorni: Ibm Software Network 2012 è stato un evento di quelli che non si verificano spesso, sia per la partecipazione dei partner (700) sia per l’intensità delle due mezze giornate. Al nuovo centro congressi di Fiera Milano – il MiCo – Ibm ha riunito i propri rivenditori (ma anche i distributori come Computer Gross e Tech Data) per raccontare le strategie della divisione software, le nuove opportunità nate dalle acquisizioni e soprattutto per spiegare che cosa i clienti stanno chiedendo e cosa chiederanno in futuro al software. «È stata una grande occasione per poter consolidare la partnership con il nostro canale e fare networking, condividendo le esperienze migliori del mondo
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Ibm Software Network ha riunito 700 partner in due giorni di formazione e di networking. Un’esperienza anche sociale che ha portato a condividere strategie ed esperienze Francesco Marino
Ibm Software – racconta Alessandro La Volpe, manager of channel software di IBM –. Un mondo in cui il canale rappresenta un elemento strategico; un elemento che ci ha regalato una crescita a doppia cifra nel 2011, anche sulla parte dei system integrator, a testimonianza del fatto che è davvero possibile implementare modelli di partnership di soddisfazione anche per chi opera nel mondo delle soluzioni più complesse. In particolare, la Business Analitycs ha offerto
importanti performance e rappresenta un’area sulla quale scommetteremo molto nei prossimi mesi insieme ai nostri partner». Tra i temi più interessanti è emerso il social business, ovvero le nuove possibilità offerte alle aziende dal mondo dei social media; opportunità che riguardano non solo la vendita, ma anche l’efficienza delle imprese che, attraverso le piattaforme sociali, sono in grado di raggiungere risultati inimmaginabili con altre forme di comunicazione. «La stessa Ibm – ha precisato Paolo Degl’Innocenti, vice president software di Ibm Italia – è un esempio di quanto il mondo dei social possa essere uno strumento straordinario per le imprese migliorando la comunicazione con i clienti, ma anche con i dipendenti e i fornitori, distribuendo capillarmente informazioni e stimoli». Con le soluzioni Ibm
è possibile trarre beneficio dai vantaggi dei social media, avendo anche una gestione centrale ed una capacità di analisi profonda dei dati e dei contenuti distribuiti. «Mi preme comunque sottolineare – ha proseguito Degl’Innocenti – che questo non è un evento “software” ma si tratta di un appuntamento chiave voluto con forza da tutta Ibm. Il software è per noi un ambito sempre più cruciale e la storia delle acquisizioni e della crescita che abbiamo collezionato dal 2000 a oggi è lì a testimoniarlo». Gli ospiti dell’evento Ibm sono poi potuti passare dal networking virtuale a quello reale, ritrovandosi in modo informale durante la serata in un vero e proprio party, animato da un raffinato spettacolo di trampolieri e dall’energia di Paolo Belli e della sua Big Band.
Giambattista Brevi, presidente e fondatore dell’omonimo distributore
Il distributore Brevi individua nuovi segmenti per la tecnologia e punta sulla salvaguardia del margine Francesco Marino
Nuovi|sbocchi per|la|tecnologia La nota positiva è il B2B. Nel 2011 di Brevi sono aumentati il numero dei rivenditori serviti e il fatturato di questa categoria. «La numerica dei dealer serviti dai nostri cash&carry è aumentata del 5%», ha dichiarato Giambattista Brevi, presidente e fondatore del distributore. Questo non
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vuol dire che l’anno non sia stato complesso. «I portatili hanno fatto registrare una flessione significativa – ha sottolineato Brevi – il calo si è attestato intorno al 20% e le altre categorie di prodotto non hanno potuto compensare questa perdita». Il distributore nel 2011 si è concentrato sulla marginalità e quindi sulla gestione del credito.
«Siamo stati molto più accorti sulle linee di fido e sui tempi di pagamento, proprio per salvaguardare il margine. Il costo del denaro sale, infatti, rapidamente e le previsioni non sono buone per il 2012. Si prevede che possa toccare il 5%, che è poi la tendenza misurata nel finale del 2011». Brevi ha ottenuto buoni risulta-
ti sui desktop con oltre 20.000 pezzi venduti, mentre i tablet non rappresentano ancora un mercato significativo: dei più richiesti se ne vendono solo poche unità. «Sono andati bene gli accessori – ha rimarcato Giambattista Brevi – che garantiscono, anche dal punto di vista economico, dei buoni risultati. Il marchio Atlantis, per esempio è andato bene». Sempre alla scoperta di nuovi mercati, Brevi ha individuato nel segmento del “promozionale” – ovvero nelle raccolte a punti della Gdo – un ottimo sbocco per i prodotti IT.
Microsoft|punta|al|timone|della|nuova|“Enterprise”! Il 2012 sarà l’anno della riscossa sugli Erp per Microsoft. Le scintille il mercato se le aspettava ed è stato accontentato. Microsoft – da sempre follower nell’ambito Erp – questa volta è scesa in campo a muso duro e ora, nel nuovo anno, promette di conquistare una fetta di mercato davvero importante anche se non è autorizzata ad ammettere ufficialmente “quale” percentuale di market share intenderà acquisire, diventando un vero e proprio player. «La nuova release di Dynamics – spiega Giovanni Stifano, direttore Partner e Dynamics Microsoft Italia – porta Microsoft a fare il suo ingresso nelle grandi organizzazioni a
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Dopo il lancio della nuova release di Dynamics, la multinazionale software vuole ora vivere un 2012 da protagonista nel difficile mondo degli Erp Daniela Schicchi
livello enterprise, allargando il target delle medie aziende alle quali era destinata la versione precedente. Potente, agile e semplice». Queste tre parole sintetizzano gli aggiornamenti 2012 di Dynamics che parlano di un successo raccontato attraverso la viva voce di Daniele Ferrari, CEO di Dellas, case history di successo per il passaggio a Dynamics AX 2012. L’azienda, produttrice e distributrice di utensili diamantati, vi-
sta la necessità di allargare il business impiantando nuove filiali anche all’estero ha avuto la necessità di modificare il proprio sistema Erp. Il tutto con un grande timore iniziale, come ha ammesso lo stesso Ferrari. Timore presto superato grazie a partner di provata esperienza, come MHT, che ha guidato Dellas nel veloce, agile e semplice passaggio al nuovo sistema Erp. E come si suole dire… siamo solo all’inizio.
Giovanni Stifano, direttore Partner e Dynamics Microsoft Italia
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IT ALIANS
Vittorio Zunino è un imprenditore di quelli rocciosi. Ha costruito mattone su mattone (o bit su bit) un distributore come Sidin: una realtà che anche in un 2011 davvero difficile ha registrato una crescita del 15%. Zunino è sabaudo, come la sua azienda che ha sede a Torino; non si apre con tutti, ma sa instaurare rapporti profondi e duraturi. Una caratteristica riflessa dalla Sidin, che ha scelto di distribuire pochi brand, con cui intesse una relazione intensa fatta non solo di numeri e fatturati, ma anche di idee, progetti, soluzioni da realizzare insieme e da proporre al mercato.
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Che cosa vuol dire fare il distributore IT in Italia? «La cosa più difficile è gestire l’aspetto finanziario. Ci si trova di fronte ad aziende sottocapitalizzate e prive di circolante. Il settore PA è l’unico che continua a investire; i tempi di pagamento tuttavia sono in genere molto lunghi e i rivenditori non riuscirebbero a sostenere questo business. Pertanto è sempre più necessario un distributore come Sidin, in grado di supportarli anche finanziariamente e di sostenerli quindi nella crescita. Rimane poi immutata la difficoltà di riuscire a far comprendere le novità tecnologiche».
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CONOSCERE, FIDARSI|E CRESCERE INSIEME Vittorio Zunino, fondatore e presidente di Sidin
Gli aspetti finanziari sono quindi determinanti? «Oggi lo sono ancora di più: i rivenditori sono sottocapitalizzati e con bilanci mediocri, quindi occorre conoscerli, fidarsi e aiutarli, perché a un’analisi contabile non supererebbero mai alcuna soglia di affidabilità».
«Certamente l’approccio propositivo sul mercato, il valore aggiunto che deriva dalla nostra capacità di scoprire nuove tecnologie e poi di proporle ai rivenditori. Rispetto alle realtà internazionali inoltre ci distinguiamo per la flessibilità, anche finanziaria».
Qual è il principale fattore che distingue la Sidin rispetto agli altri distributori?
Ma in che cosa consiste il “valore aggiunto”? Quando si può dire di possedere tale requisito?
«Un distributore può vantare il valore aggiunto quando puoi chiamarlo a supporto di visite e quando puoi sottoporgli progetti complessi e lui è in grado di rispondere con una lista di prodotti anche di marchi diversi; oppure quando, a fronte di una nuova tecnologia, è in grado di spiegarne le potenzialità e le applicazioni ai propri clienti». Sidin ha chiuso il 2011 con una crescita del 15%
traduce in fatturato e in possibilità di ampliare la base di clientela su cui fare cross selling». Sidin ha 17 anni: se tornasse indietro, rifarebbe questa esperienza? «La rifarei assolutamente uguale, con la caratteristica che contraddistingue Sidin, vale a dire rappresentare un brand per ogni area merceologica. D’altra parte i risultati economici dell’azienda migliorano di anno in anno, quindi sono molto soddisfatto». Il cloud è un nuovo mercato o solo una nuova parola? «È vero che ci sono aspetti tecnologici nuovi, è sicuramente un elemento degno di interesse, che attira i rivenditori i quali possono proporre qualcosa di innovativo ai propri clienti. Bisogna però considerare che l’Italia forse è ancora legata al possesso del server. Sapere dove sono i dati e, anzi, averli fisicamente in casa è ancora importante per gli imprenditori».
mentre il mercato cala: com’è stato possibile? «Noi siamo ancora piccoli e con enormi spazi di crescita, sia in termini numerici (serviamo qualche migliaio di clienti) sia in termini di dimensioni. La crescita è dovuta al mantenimento dei fatturati e dei margini sui nostri brand storici. In aggiunta a ciò, abbiamo stipulato un accordo importante con Dell, che ci ha portato nuovo fatturato e
che ci apre nuove prospettive per il futuro. Dell sta passando da un modello diretto a uno indiretto e noi siamo tra i protagonisti di questa operazione. Abbiamo le capacità organizzative, logistiche, finanziarie per gestire questo passaggio e in più possediamo il know how tecnologico per essere focalizzati sull’offerta enterprise di Dell, caratteristica che pochi possono vantare. Ciò si
Se avesse un milione di euro da investire, come lo impiegherebbe? «Le uniche aree in cui si prevede una crescita sono la sicurezza e lo storage. Tutti i dati disponibili in rete devono essere archiviati, quindi i mestieri come service provider e outsourcing possono fornire delle prospettive». Che cosa significa affrontare questo mercato da Torino?
«Torino è una città idonea per i costi di infrastruttura: dalla logistica allo staff, che nel caso di Sidin è molto preparato. Il limite è che a Torino non esistono altri distributori e quindi il personale formato nell’area commerciale e marketing non si trova facilmente, manca una scuola. Per il resto non abbiamo grandi rapporti con la città e questo è strano, se si pensa che qui esiste il consorzio Torino Wireless e noi operiamo proprio in quell’area; ma il wireless in questo caso viene inteso in modo diverso, maggiormente legato alla telefonia». Che cosa la fa particolarmente arrabbiare in questo periodo? «Direi le difficoltà tipicamente italiane che si trovano ad affrontare le imprese. Gli ostacoli maggiori dovrebbero essere quelli frapposti dal mercato, mentre in Italia la situazione è ribaltata, la prima difficoltà è l’assenza di politiche industriali a livello centrale: le aziende devono affrontare norme che non sono d’aiuto, anzi, talvolta rappresentano un impedimento allo sviluppo. Poi ci sono le difficoltà nel rapporto con le banche, che non supportano adeguatamente il business. Io penso che un imprenditore dovrebbe preoccuparsi principalmente del mercato, sapendo che tutte le altre entità circostanti sono dalla sua parte e lo aiutano a concretizzare una crescita economica fondamentale per il Paese».
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ATTUALITA’
Wildix|alza|la|“voce” Giocarsela, a tutto campo, anche in un settore difficile come le Unified Communication, anche quando sul campo ci sono colossi multinazionali con “due spalle così”. Wildix sta vincendo la sua piccola grande sfida grazie a due ingredienti fondamentali: una squadra di partner di valore e la capacità di sviluppare un’eccellenza tecnologica made in Italy (R&D in Ucraina), che offre alle aziende costi contenuti e immediatezza d’uso. Un mix di valore che ha conosciuto, nelle scorse settimane a Treviso, interessanti e strategiche novità. La società di Trento infatti, in occasione della IVª Convention annuale, ha chiamato a raccolta oltre 200 tra clienti e partner per fare il punto della situazione e
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Collegandovi a questo link avrete la possibilità di “vedere” il reportage completo sulla Convention Wildix e i dettagli sulle iniziative di canale e tecnologiche dalla voce dei protagonisti
Oltre 200 tra partner e clienti presenti alla IVª edizione della Convention annuale che la società ha organizzato a Treviso. Si punta su nuove modalità di coinvolgimento del canale e su nuove tecnologie di comunicazione su IP Marco Lorusso
alzare il sipario su una serie di novità di grande impatto sia a livello tecnologico che strategico. Su tutti un nuovo approccio al mondo delle grandi aziende e gli sconti certi fino al 24% sugli impegni d’acquisto sottoscritti con il vendor. Una formula nuova che sarà offerta ai circa 48 partner del livello Gold. «Abbiamo certificato qualcosa come 174 rivenditori/ installatori in tre anni – spiega Stefano Osler, Ceo della società – offrendo loro una visione nuova del mondo delle comunicazioni su IP, fatta di
interfacce semplici e immediate che sfruttano al meglio l’html5, un mondo che ha permesso loro (per lo più provenienti dal settore degli installatori Tlc) di allargare in maniera decisa il proprio focus e le proprie competenze anche in ambito IT». In tema di prodotti, l’azienda ha schierato primizie hardware e software quali il nuovo telefono VoIP WP600, il cordless W-AIR, il media gateway GSM, lo strumento di analisi CDRview e la soluzione di videoconferenza “Zero Distance”.
Stefano Osler, amministratore delegatodi Wildix
«Molte e decisive sono le novità commerciali che lanciamo quest’anno – racconta Cristiano Bellumat, direttore commerciale di Wildix –. Si parte con sconti fino al 24% sugli impegni di acquisto che i partner gold (circa 48 a oggi su un totale di 130) sottoscriveranno con noi e che saranno raggiunti. Inoltre, sulla pubblica amministrazione e sulle grandi imprese svilupperemo un approccio diretto che prevede un coinvolgimento strategico, sotto la regia di Wildix, dei partner che dimostreranno maggiori competenze e abilità nel gestire progetti ad alto valore». Tra le novità a sostegno dei partner c’è poi il Wildix Ecosystem Program Partner: destinata al segmento Top, l’iniziativa prevede caratteristiche esclusive come un supporto tecnico dedicato pre e post vendita e la presenza di un team commerciale Wildix in affiancamento alle strutture del partner. Interessante anche la Wildix Academy, un percorso formativo di cinque giornate che prevede il coinvolgimento di quattro figure professionali selezionate nell’organico del partner.
Digitalic per Sidin
SERVIZI DI VALORE
LE SOLUZIONI VINCENTI DI SIDIN RAGGIUNGONO IL +15%
Valerio Rosano, direttore marketing di Sidin
Un incremento del 15% è un risultato notevole per qualsiasi azienda in qualsiasi periodo. Si chiama crescita a due cifre ed è il punto di arrivo di molte società. Il risultato è ancora più importante se si considera che è stato raggiunto da un distributore IT, settore che sta attraversando grandi trasformazioni e che nell’anno 2011 ha visto flettere tutta l’economia italiana. Solamente i più determinati, i più creativi, i più coraggiosi
sono riusciti a crescere. «Il risultato positivo è stato raggiunto grazie a una visione strategica in continua evoluzione – ha sottolineato Valerio Rosano, responsabile marketing di Sidin – nonostante la crisi economica e di sistema che si è abbattuta sull’intera Europa. Sidin, da sempre, pone i brand distribuiti e le esigenze del canale al centro delle proprie attività; alcuni marchi in particolare hanno reso possibile l’applicazione di politiche commerciali che si basano sul valore aggiunto dato da Sidin al canale: Fortinet, Zyxel, Fujitsu e Dell sono solo alcuni degli attori protagonisti del 2011». Una delle strategie vincenti applicate da Sidin è stata quella di proporre soluzioni in grado di ridurre i costi di gestione delle aziende. «I temi che catturano l’attenzione dei responsabili IT sono quelli più legati all’efficienza dell’infrastruttura per ottimizzare le risorse e generare saving per l’impresa» ha
aggiunto Rosano. Insomma Sidin, da vero distributore a valore, ha costruito con i propri rivenditori soluzioni di virtualizzazione, cloud computing e storage che rendono da subito più efficienti le aziende. In questo modo l’investimento IT viene istantaneamente percepito come un risparmio (sulle spese in atto) e non come un aumento dei costi. «Attraverso le competenze interne e la continua formazione – ha proseguito Rosano – siamo in grado di creare soluzioni adatte al business di ciascuno dei nostri partner, li accompagnamo nella fase di ideazione e di implementazione e infine li affianchiamo nel supporto». Uno degli esempi di questo approccio è la partnership con Dell, che ha portato anche alla nascita di un sito dedicato (www.sidin4dell.it); seminari di formazione tecnica, vantaggi commerciali e finanziari e un laboratorio “virtuale” sono solo alcuni degli strumenti messi a disposizione dei clienti.
ATTUALITA’ Paolo Filpa, nominato nelle scorse settimane Services Division manager Esprinet Italia
Esprinet|e la|scommessa|dei|servizi I servizi come leva strategica di valore e marginalità, come chiave di volta per supportare il canale indiretto: Esprinet punta sul valore e nomina Paolo Filpa responsabile della Professional Services Area Marco Lorusso
Essere sempre presenti al fianco del cliente finale, con competenze specifiche, strutture ad hoc e servizi affidabili, il tutto senza mai appesantire la propria struttura. Una sfida complessa, spesso proibitiva, che ogni reseller alle prese con il mercato Ict di questi tempi, si trova più o meno ad affrontare prima o poi. Una criticità alla quale vendor, ma soprattutto i distributori più for-
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Basta|con|la|paura! «Sono oltre 20 anni che opero sul canale indiretto internazionale e sono oltre 20 anni che sento dire che prima o poi i vendor opereranno direttamente con i clienti finali, “disintermediando” di fatto il canale e rendendo inutile il nostro lavoro…». Stuart Fenton di mestiere fa il presidente di Insight Enterprises, multinazionale attiva nella fornitura di licenze software e di servizi collegati a livello globale che, nelle scorse settimane, ha annunciato l’acquisito di Inmac, rivenditore di soluzioni hardware B2B con base a Francofor-
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te e filiali in Germania e Olanda. Un manager di canale di altissimo profilo dunque. «È normale che qualche rivenditore più piccolo tema il cloud – continua – è normale che ciò accada magari in Italia dove il tessuto economico è molto frammentato. Quello che mi sento di dire però è che il cloud non distruggerà il canale. Se ci faremo trovare pronti questa è e sarà una opportunità per fornire nuovi servizi a clienti finali e a service provider che usano, a loro volta, le nuvole per fare business. Soprattutto in Italia le aziende avranno necessità di supporto locale nello sviluppare infrastrutture
ti, stanno cercando di porre rimedio. La versione di Esprinet si manifesta in questa prima parte del 2012 con una nuova unità organizzativa Professional Services Area che, in sinergia con le aree commerciali IT Volume, IT Value, Supplies & Stationery e Government & Telco, svilupperà il business dei servizi legati al mondo professionale: tecnici di post vendita, consulenza, manutenzione, body rental e staging e di
Ict sul cloud. Il ruolo del canale non sarà in discussione a patto che sappiamo farci trovare pronti nell’aggregare tecnologie hardware e software, servizi e flessibilità. Proprio in questa direzione – continua Fenton – va letta la nostra operazione Inmac. L’acquisizione ci consente infatti di arricchire il nostro team di specialisti ed esperti, estendendo la base installata dei clienti, ampliando le vendite di soluzioni hardware e servizi lifecycle». Un’operazione assai importante che avrà significativi risvolti anche nel nostro Paese dove, scommettendo molto in questi mesi e in quelli a venire, Insight sta raccogliendo importanti risultati. Stuart Fenton, presidente di Insight Enterprises
outsourcing di infrastrutture informatiche anche in modalità cloud. Una struttura che fornirà dunque supporto sia alla parte a volume di Esprinet, sia al business a valore sviluppato da V-Valley. Per guidare la divisione il colosso di Nova Milanese ha chiamato a raccolta Paolo Filpa, nominato nelle scorse settimane Services Division manager Esprinet Italia. Paolo Filpa, riferendo direttamente a Marco Bardelli (country manager Esprinet Italia), sarà a capo della nuova unità organizzativa e metterà a frutto la sua decennale esperienza manageriale nel settore informatico (Ibm, Ingram Micro, Avnet…). «L’obiettivo – commenta Paolo Filpa – è quello di ampliare e potenziare la gamma dei servizi offerti e consentire a un crescente numero di rivenditori di accedere a nuove opportunità di business, mantenendo le proprie organizzazioni snelle, flessibili e a basso costo».
In esclusiva, Stuart Fenton – presidente di Insight Emea – parla dell’acquisizione di Inmac, del mercato italiano e delle opportunità del cloud per i dealer…
Digitalic per Alias
ALIAS E PANASONIC, PARTNER DI VALORE
UN SISTEMA IN ALTA DEFINIZIONE A BANDA RIDOTTA
Specializzarsi e comunicare con il futuro. Per farlo, da sempre, un distributore a valore come Alias punta molto sulla partnership con Panasonic. Il vendor occupa infatti, un ruolo di primo piano nella squadra di cui dispone il distributore, nato a Udine oltre 20 anni fa con la missione di puntare sul valore aggiunto per i dealer e sulle competenze come elemento differenziante sul mercato. Oggi, grazie alla disponibilità del nuovo sistema Visual Communications HD (HDVC) di Panasonic, i partner di Alias possono compiere un nuovo passo avanti nei sistemi di videoconferenza in alta definizione. Il tutto attraverso l’unicità di un sistema in alta definizione a banda ridotta. Si tratta infatti di una soluzione che offre conversazioni fluide, con una qualità video ad alta risoluzione in grado di dare l’impressione che tutti i partecipanti si trovino nella stessa stanza, anche se in realtà sono dislocati in sedi remote. Con i sistemi di videoconferenza tradizionali è spesso difficile visualizzare l’espressione dei
volti dei partecipanti e, talvolta, la connessione risulta poco stabile: per questo motivo, in numerose occasioni è necessario tenere le riunioni di persona, affrontando faticosi e dispendiosi spostamenti. Il sistema Visual Communications HD risolve questi problemi e si presta a essere utilizzato nei più disparati settori di mercato: manifatturiero, medico, education, congressuale/fieristico e aziendale in generale. Grazie a UniPhier System LSI, la piattaforma tecnologica Panasonic, è possibile visualizzare gesti ed espressioni in immagini nitide Full HD per un’eccellente esperienza di comunicazione visiva. È possibile inoltre ottenere conversazioni bidirezionali naturali gra-
zie all’esclusiva funzione Echo Canceller, che riduce l’eco e il rumore. L’audio stereo Wideband permette di ottenere suoni nitidi e precisi, mentre il microfono ambientale digitale con funzione di riconoscimento della direzione indica agli ascoltatori la provenienza della voce e la posizione dell’oratore. Il sistema Visual Communications HD è dotato della tecnologia Panasonic per assicurare la stabilità della connessione: una funzione di controllo della frequenza offre stime accurate sulla congestione di rete e verifica la quantità di trasferimento dei dati, impedendo la sospensione delle immagini e l’interruzione dell’audio. La filiale Alias di Roma, la sede Panasonic Italia di Milano e la sede Alias di Udine dispongono di una postazione demo del sistema di videocomunicazione Panasonic, per permettere a tutti i dealer e ai propri clienti (previo appuntamento con il proprio commerciale Alias di riferimento) di verificare di persona la qualità dell’innovativa soluzione. Per maggiori informazioni, www.alias.it.
Contatti ALIAS - SEDE OPERATIVA Via Postumia, 21 33100 Udine Tel. 0432 287777 Fax 0432 508305 www.alias.it
NET INTERVISTA
FATEVI|SOTTO! Mister Cook, quanto le è pesato essere scelto per raccogliere l’ingombrante eredità di un genio come Steve Jobs? Non ci sono parole adatte a esprimere la nostra tristezza per la morte di Steve né la gratitudine che proviamo per aver avuto l’opportunità di lavorare con lui… Apple non cambierà. Steve ha costruito una vera e propria cultura che è diversa da ogni altra azienda al mondo e noi tutti abbiamo intenzione di rimanere fedeli ad essa, è nel nostro Dna. Abbiamo intenzione di continuare a realizzare i migliori prodotti al mondo che possano far felici i nostri clienti e rendere orgogliosi i nostri dipendenti.
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I maligni dicono che tutto il vostro successo si basa ancora sulle intuizioni di Jobs e che, ben presto, i vostri competitor vi raggiungeranno, a partire dal mercato dei tablet… Sono convinto che i migliori anni per Apple debbano ancora arrivare e tutti noi continueremo a fare della società il luogo magico che è oggi». Per quanto riguarda poi i tablet, «nessuno può competere con l’iPad. In termini di ecosistema competitivo l’iPad è una categoria a se stante e non penso proprio che gli utenti che desiderano un iPad possano valutare altri dispositivi. L’anno scorso doveva essere secondo molti l’anno dei tablet, è stato invece l’anno dell’iPad, e sono due anni di fila che è così. Eppure c’è chi giura che Android per voi è un formidabile competitor… Android per Apple non è un concorrente, i 315 milioni di dispositivi iOs venduti pongono
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la Mela ben lontano da qualsiasi altra azienda. Non è una gara a due, non c’è nessun paragone con gli altri. E inoltre noi non ci facciamo caso, ci importa solo di essere quelli che stanno davanti a tutti. [Come dare torto a Cook… I dati economici sono impressionanti: 46 miliardi di dollari di fatturato con 13 miliardi di profitti, ndr] Il recente servizio del New York Times sulle condizioni di lavoro di alcuni dei partner Apple negli stabilimenti cinesi e sul vostro disinteresse ha destato molto clamore. Lei come commenta simili accuse? Come società e come individui siamo definiti dai nostri valori. Purtroppo oggi alcune persone stanno mettendo in dubbio i valori di Apple e vorrei affrontare questo con voi direttamente. Ci prendiamo cura di ogni lavoratore nella supply chain a livello mondiale. Ogni incidente è profondamente preoccupante e ogni problema relativo alle condizioni di lavoro è motivo di preoccupazione. Qualsiasi insinuazione sul nostro disinteresse è palesemente falsa e offensiva…. Accuse come questa sono contrarie ai nostri valori… Continueremo a scavare più a fondo e senza dubbio troveremo altri problemi. Quello che non faremo e che non abbiamo mai fatto è restare immobili o chiudere un occhio davanti ai problemi della nostra supply chain.
Eterno secondo, anonimo, poco carismatico… Tim Cook, nel giro di qualche mese, non solo si è caricato sulle spalle la più pesante delle eredità ma, dati alla mano, sta dimostrando sul campo che il posto di Steve Jobs non gli è stato affidato per caso… Intervista assolutamente non autorizzata con il manager che ha raccolto il testimone tristemente lasciato cadere, lo scorso 6 ottobre, dal genio della Mela morsicata. Un collage “Digitalico” delle più interessanti dichiarazioni fin qui rilasciate dal manager
Digitalic per Salvix
SERVIZI AVANZATI
SALVIX, IL CLOUD MADE IN ITALY
Il cloud apre infinite possibilità e non c’è bisogno di andare lontano per trovare soluzioni all’avanguardia. Salvix, un’azienda italiana al 100%, propone questo servizio già da quattro anni e con caratteristiche uniche. «Con la visione di portare l’innovazione del cloud nella piccola e media impresa italiana, Salvix – afferma Salvatore Giannetto, presidente dell’omonima azienda – ha creato i servizi ReeVoCloud. Il nostro cloud computing ReeVo non offre solo la virtualizzazione dei server, ma una soluzione completa di virtualizzazione e remotizzazione: dei desktop, dei server, degli applicativi, fino alla completa sala dati e senza la necessità di complesse architetture e conoscenze per il loro utilizzo. Tutto è infatti gestito da un team di esperti a disposizione del cliente e con enormi vantaggi, innanzitutto in termini di costi diretti: non occorre acquistare apparecchiature (server, desktop, storage, backup, firewall, licenze) e altro ancora. Il beneficio per le start-up, per esempio, è impareggiabile: possono dotarsi della tecnologia più moderna senza doverla acquisire e pagando solo un canone in modalità pay-per-use; grazie ad un semplice collegamento a banda larga e ai ReeVoThin Client, il cliente è in grado di utilizzare dei desktop
virtuali come normali computer, senza doversi preoccupare di tutta la gestione dei software, dei client, dei server, del backup e delle licenze. Inoltre ReeVoCloud Desktop è sempre disponibile e accessibile ovunque, è funzionale, personalizzabile, efficiente, green e completo per la micro azienda come per quella medio-grande e con la massima flessibilità di crescita. Insomma, gli utenti impiegano dinamicamente le risorse IT di cui hanno bisogno per il proprio business, pagando in base al loro reale utilizzo. Ma uno dei risparmi più importanti è l’affidabilità del sistema: si evitano infiniti problemi derivanti dal blocco dei desktop e dall’uso scorretto delle risorse informatiche». Uno dei timori più diffusi rispetto all’adozione dei servizi cloud riguarda la connettività. «In realtà la banda larga si sta ormai diffondendo su tutto il territorio italiano anche grazie ad altre tecnologie (HDSL, Fibra Ottica, WiMAX, H3G) e dove questa è presente sono ormai anni che è estremamente affidabile – continua Giannetto – viceversa basta dotarsi di una seconda connessione (magari a consumo, limitando i costi) per avere un efficace backup. Bisogna anche sfatare un altro mito: non occorrono grandi ampiezze di banda per utilizzare il cloud, perché tutte le elaborazioni avvengo-
no nel nostro data center e quello che viaggia in Rete è solo la visualizzazione; è semplice e veloce come navigare in Internet». Altro dubbio diffuso è la sicurezza. «Si è convinti che avere in casa gli apparati (server e desktop) garantisca maggior sicurezza, ma è una falsa convinzione – sottolinea Giannetto –. Noi investiamo centinaia di migliaia di euro in sistemi di sicurezza, fisica e informatica, e nei sistemi di backup (www.reevo.it/CloudCenter.html) per garantire la corretta protezione dei dati e il rispetto della normativa sulla privacy. Non c’è dubbio che i dati di un’azienda siano più al sicuro all’interno di un data center all’avanguardia come il nostro, in grado di supportare, ad esempio, i requisiti di sicurezza e affidabilità previsti dalla certificazione SAS70 (condizione di sicurezza dei dati necessaria per chi lavora con multinazionali americane quotate in Borsa). E non dimentichiamoci che il nostro data center è in Italia, nel rispetto delle normative del Garante della Privacy… lo si può vedere e toccare». Salvix si pone verso il mercato in sinergia con il system integrator e mette a disposizione il suo cloud italiano per tutti i rivenditori, che possono rispondere alle esigenze dei loro clienti, allargando la propria offerta con servizi avanzati e assistenza di alto livello.
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ATTUALITA’ Andrea Veca, amministratore delegato di Achab
ACHAB:|L’indiretta è|un|po’|più|social L’avvicinamento di vendor, distributori e rivenditori ai social media non è una moda, ma un cambiamento di paradigma che modifica le logiche del rapporto tra azienda e cliente. Matteo Ranzi e Marco Lorusso
Avere un corporale blog, una pagina Facebook, un account Twitter tanto per esserci può essere controproducente. «Non l’ha prescritto il medico – spiega Andrea Veca, Ceo Achab –. Bisogna saper gestire la propria presenza nei social, che hanno “regole di funzionamento” differenti rispetto agli strumenti classici, in relazione alle esigenze e ai comportamen-
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ti in Rete del proprio target». Non è solo una questione di strumenti; è una questione di approccio e di “anima social” che devono legare l’azienda al mercato in modo nuovo. Achab è un distributore a valore che si sta muovendo da tempo in questa direzione e tramite i social ha deciso di affrontare le problematiche tecniche, commerciali e gestionali dei dealer in generale, quindi al di là dei pro-
Nvidia|è|a|caccia|di|partner La capacità di visualizzare video, immagini o dati in alta definizione è ormai una caratteristica chiave per i device di ogni forma e dimensione. Al centro, nel cuore di questa rivoluzione, c’è il motore di Nvidia, tra i protagonisti del mondo delle Gpu, che – non a caso – proprio in questi mesi sta intraprendendo un’ambiziosa strada su due livelli: innova-
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zione tecnologica e specializzazione nel go to market. Dal punto di vista tecnologico, lo scorso mese di novembre ha presentato l’atteso processore Nvidia Tegra 3, che offre livelli prestazionali da pc, una maggiore autonomia della batteria ed esperienze mobile nettamente migliorate per tablet e telefonini. Riguardo la strategia commerciale, la multinazionale ha varato una serie di investimen-
Cercare nuovi partner – anche locali – capaci di supportare al meglio i clienti nei mercati verticali, dalla biochimica all’industria. Il colosso delle schede grafiche è a caccia di terze parti con specializzazioni di qualità
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dotti e servizi forniti. «Non si tratta di una sostituzione dei canali tradizionali – spiegano dalla società tramite sito, newsletter, eventi –bensì di un’integrazione attraverso tre nuovi strumenti di comunicazione: il blog aziendale (AchaBlog), il Chatter dei rivenditori e i social network (Facebook, Linkedin e YouTube)». AchaBlog nasce dalla volontà di aprire un canale di comunicazione diretta non solo con i propri rivenditori, ma con chiunque si occupi di informatica per le Pmi realtà imprenditoriali italiane. «Siamo convinti – aggiunge Andrea Veca – che chi fornisce servizi informatici alle piccolemedie imprese in Italia sia un eroe, perché affronta ogni giorno problemi tecnici, commerciali e gestionali nell’intento di aiutare a informatizzare il Paese. Per questo motivo abbiamo deciso di dedicare un blog agli eroi dell’IT».
Marco Piattelli, nuovo channel sales manager Sud Europa di Nvidia
ti soprattutto a livello di risorse umane. Va letta in questo senso la nomina di Marco Piattelli a channel sales manager Sud Europa per i prodotti della divisione Professional Solution Group. «I nostri partner – ha commentato Piattelli – dai system integrator locali agli Oem hanno la necessità di essere sostenuti nella loro attività di fornitura e integrazione di hardware e soft ware. Abbiamo messo a punto programmi come Qpp, (Quadro preferred partner) o il Tpp (Tesla preferred partner) che offrono supporto anche negli ambiti più verticali e con i clienti più esigenti. Vogliamo costruire cultura e specializzazioni che ri-
spondano al meglio a clienti che non vogliono più una semplice scheda con dei chip a bordo, ma cercano una svolta nel loro modo di lavorare. Per il 2012 abbiamo l’obiettivo di estendere la nostra rete di partner a realtà che siano in grado di esprimere valore, prossimità ed eccellenza tecnologica».
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CREATIVE PARK 54
OCCHIO AL DESIGN Elena Veronesi Laureata in comunicazione d’impresa, è consulente di comunicazione visiva e direttore creativo della Creative Park Srl. Lavora nel settore comunicativo da oltre 10 anni e nella sua carriera ha collaborato con numerose agenzie pubblicitarie in tutta Italia. Da alcuni anni, al ruolo di consulente aziendale ha affiancato quello di formatrice, tenendo corsi sul marketing e la comunicazione visiva presso enti e aziende. È relatrice Smau, dove tiene workshop dedicati al Web design e alla comunicazione efficace e cura un blog nel quale parla di creatività, design e visual communication: www.elenaveronesi. com.
Il mio primo telefonino risale al 1999. Lo conservo ancora: un Nokia 6110, compatto e solidissimo. Lo adoravo per la forma, la praticità di utilizzo e quell’aria molto professionale che mi faceva sentire un po’ business woman pur essendo ancora una studentessa. C’era solo
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una cosa che il mio 6110 non aveva e che invidiavo da matti a tutti coloro che possedevano il “fratello minore”, il 5110: le cover intercambiabili colorate. Fino ad allora i telefoni portatili erano caratterizzati da un solo colore, il nero, declinato in varie sfumature, dal grigio topo a quello antracite. Il 5110 portò una ventata di freschezza, con il suo arcobaleno di cover colorate che venivano scambiate fra i giovani come figurine.
Nokia aveva capito un aspetto fondamentale del marketing di un prodotto: anche l’occhio vuole la sua parte.
Ciò che è bello funziona meglio Le qualità estetiche di un prodotto hanno a che fare poco con la decorazione e molto con il suo funzionamento. Citando Steve Jobs “Il design non è solo l’aspetto, l’apparenza. Il design è il modo in cui una cosa funziona”. Il 5110 funzionava bene non soltanto per le caratteristiche tecniche e la praticità, ma anche per il vestito colorato che lo rendeva una gioia per gli occhi. Ciò che appare bello, non soltanto è più desiderabile, ma risulta anche più semplice da utilizzare. Lo hanno dimostrato i due ricercatori Kurosu e Kashimura che nel 1995 hanno testato il funzionamento di due postazioni bancomat in Giappone e Israele. I due modelli, uguali in funzioni, numero dei tasti e utilizzo, divergevano soltanto a livello di interfaccia grafica: più curata ed esteticamente attraente in un caso, meno nell’altro. In entrambi i test, i
ricercatori hanno osservato come gli utenti incontrassero meno difficoltà utilizzando il dispositivo visivamente più curato rispetto al secondo più sciatto. Le persone dedicano maggior tempo ai prodotti che ritengono belli e si dimostrano più tolleranti quando capita un piccolo malfunzionamento. Come a dire che a qualcosa di bello si può perdonare tutto. Questo comportamento, apparentemente irrazionale, risponde in realtà ad uno schema molto solido: l’attractiveness bias. Gli esseri umani sono naturalmente attratti da ciò che ritengono bello, e ai prodotti che posseggono questa caratteristica vengono imputati ulteriori aspetti positivi come la facilità di utilizzo e la praticità.
Design diventa funzionalità e si trasforma in emozione Investire nel design, nel modo in cui prodotti e servizi comunicano visivamente con i potenziali clienti è prima di tutto una scelta strategica. Forma e contenuto sono complementari: devono nascere insieme. Che si tratti del case di un nuovo device o dell’interfaccia per un’applicazione Web, la forma deve facilitare la funzione e assecondare l’intuitivo comportamento
dell’utente. Perché come afferma Donald Norman “Quando hai qualche problema con gli oggetti – fosse per capire se tirare o spingere una porta o le stravaganze dei moderni computer e dell’industria dell’elettronica – non è colpa tua. Non rimproverare te stesso: rimprovera il progettista.” L’aspetto estetico di un prodotto ha inoltre una forte componente emotiva: quando un design è ben progettato è in grado di emozionare chi lo guarda, di suscitare un feedback positivo a vantaggio della prima impressione. Avere fra le mani un bel prodotto rende orgogliosi e felici; se questo ci permette anche di personalizzarlo, la soddisfazione sarà ancor più grande. È questo che ha reso veramente unico il modello 5110 della Nokia: non solo il fatto d’essere colorato, ma anche la possibilità di trasformarlo in qualche cosa di nuovo ogni volta che si voleva. Il “vestito” del telefonino rispecchiava la personalità del suo possessore.
Il design come leva strategica Parlare di aspetto estetico diventa problematico quando ci si trova davanti alla richiesta di “numeri”. Quantificare i risultati ottenuti dal design per molti
è un gioco d’immaginazione, e i valori che vengono raccolti nei report tendono ad apparire meno credibili se confrontati con quelli di azioni di marketing più facilmente misurabili. In realtà le cose non sono così effimere come sembra: basta soltanto identificare i giusti punti di osservazione. Il design può cambiare le sorti di brand in discesa, rilanciare prodotti dimenticati e aprire le porte a nuovi segmenti di mercato. È ciò che ha fatto British Airways, quando ha deciso di investire nel settore dei voli internazionali a lungo raggio puntando sul design. Per rendere la propria offerta più attraente rispetto alla concorrenza, la compagnia aerea ha giocato la carta del comfort, dotando i velivoli di sedili completamente reclinabili che consentono di dormire in una posizione comoda e rilassante. Il risultato è stato un netto incremento delle vendite nel segmento a lungo raggio, valore imputabile all’ottima scelta di design. Packaging creativi, allestimenti fieristici emozionali, flagship stores innovativi, siti Web dal forte potere di engagement: sono solo alcuni dei tanti settori nei quali la comunicazione visiva e il design trovano lo spazio per diventare una leva strategica al servizio dell’innovazione. Essere competitivi nell’attuale contesto di mercato implica la capacità di guardare oltre alle solite forme. Considerare il design, e il modo in cui prodotti e servizi comunicano, è il primo passo per costruire una nuova filosofia strategica.
RISORSE
GLI ESSERI UMANI SONO NATURALMENTE ATTRATTI DA CIO’ CHE RITENGONO BELLO, E AI PRODOTTI CHE POSSEGGONO QUESTA CARATTERISTICA VENGONO IMPUTATI ULTERIORI ASPETTI POSITIVI COME LA FACILITA’ DI UTILIZZO E LA PRATICITA’.
http://tinyurl.com/6vg8qct Ma è proprio vero che il design rende felici? Nel suo TED speech “3 Ways Good Design Makes You Happy” Donald Norman illustra questa teoria.
http://tinyurl.com/7xurs7l Il “Design Thinking”: che cos’è e come si può applicare al tuo business. L’interessante podcast di Roger Martin, autore di “The Design of Business: Why Design Thinking is the Next Competitive Advantage”.
http://tinyurl.com/2cgah5k Pensare come un designer, concretizzare come un marketer: ecco le 4 fasi del “Design Thinking”, illustrate da Warren Berger, autore di “GLIMMER: How design can transform, business, your life, and maybe even the world”.
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DIGITALK Definirli semplicemente accessori equivale quasi a fare loro un torto che proprio non meritano. Oggi infatti c’è tutto un mondo fatto di prodigi tecnologici e creatività estrema che ruota intorno ai computer di qualsiasi forma essi siano e, soprattutto, intorno alla marea montante di dispositivi mobili che sta cambiando le coordinate del mercato Ict. Mai come di questi tempi, utenti finali e operatori del trade sono accomunati dalla ricerca spasmodica – alimentata da motivi ben diversi – della differenziazione, della personalizzazione, del design e dello status. Valore dunque, e di quello purissimo, che, soprattutto in un mercato complicato come quello dell’hardware, può offrire una ventata di ossigeno a reseller con il fiato sempre più corto a causa di prezzi e margini in discesa libera. Come sempre però si tratta di una ghiotta opportunità di business a portata di molti, ma non di tutti.
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accessori
a chi?
GUAI A CONSIDERARLI COME UN QUALCOSA DI SUPERFLUO O, PEGGIO, NON NECESSARIO. OGGI PIU’ CHE MAI GLI ACCESSORI SONO UN ELEMENTO CHIAVE PER UTENTI FINALI E OPERATORI DEL TRADE, ENTRAMBI – PER MOTIVI DIVERSI – ALLA RICERCA SPASMODICA DELLA DIFFERENZIAZIONE, DELLA PERSONALIZZAZIONE, DEL DESIGN E DELLO STATUS. VIAGGIO AL CENTRO DI UN MERCATO AD ALTISSIMO VALORE AGGIUNTO, ALLE PRESE ORA CON LA RIVOLUZIONE DEL MOBILE…
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Quali le previsioni di vendita degli accessori per tablet nel 2012? Esordisce Graziano Martin: «Un’esplosione di profondità di gamma, soprattutto nella scelta di tessuti e materiali che vestono ad hoc ogni nuovo singolo device». «Difficile dirlo – prosegue Massimo Pirola, Targus –. Infatti il mercato è ancora ad uno stato embrionale, ovvero oggi non si parla di “fenomeno tablet”, ma di fenomeno “iPad”. Nel 2011 è stata registrata una vendita di tablet pari a 60.000.000 di pezzi, mentre nel 2012 si prevede di passare a quota 100.000.000. Si tratta inoltre di un mercato nuovo e non di sostituzione e quindi le vendite attese sono altissime anche sugli accessori». Ma dei notebook e pc che ne sarà? Patrice Henry è ottimista su questo tema: «Non credo che gli accessori per notebook e pc diventeranno prodotti di nicchia; ci sarà un’evoluzione anche in questo segmento, saranno
Gli accessori per tablet garantiranno maggiori margini per i rivenditori? «Il mantenimento di una certa marginalità dipende dagli stessi player del mercato – spiega Pirola –. L’industria degli accessori lascia buoni margini per tutti, ma la tendenza è quella di abbassare i prezzi per rincorrere le vendite. Speriamo non accada anche per questa categoria». E speriamo proprio di no! Se in un nuovo e frizzante segmento di mercato l’ecosistema IT riuscirà comunque a bruciare marginalità da subito, significa che ormai la catena del valore del nostro settore ha superato un punto di non ritorno… Di situazione positiva parla Logitech: «La diffusione dei tablet, nel medio termine, permetterà maggiori margini ai rivenditori. È una questione fisiologica che si verifica ogni volta che viene lanciata una nuova tecnologia o un prodotto innovativo.
graziano martin techair
presentati nuovi modelli, più moderni, tecnologicamente più avanzati ma che avranno comunque bisogno di dispositivi che ne completino la configurazione. Oggi il focus è sui tablet, ma non trascuriamo – e tanto meno riteniamo secondaria – l’area desktop e notebook, dove Gartner ha previsto un trend positivo fino al 2015». Pirola è di opinione simile: «Subiranno un rallentamento ma non diventeranno prodotti di nicchia, perché il tablet non può ancora sostituire il notebook. Diversa è la situazione per i netbook che andranno a scomparire».
massimo pirola targus
Quali sono le tendenze? Tutte le risposte sono di soddisfazione, in alcuni casi quasi di entusiasmo. Patrice Henry, country manager per l’Italia di Logitech, afferma che: «I tablet hanno avuto un impatto positivo sul mercato degli accessori che può contare adesso su un segmento in più… Puntiamo molto su prodotti dotati di tecnologia e design innovativi, funzionalità semplici e dimensioni compatte. Elementi chiave per il mondo dei tablet». Massimo Pirola, director per l’Italia di Targus, parla di cambio generazionale anche nel rapporto tra esigenze degli utenti e prodotti. «Nel 2011 grazie all’avvento del tablet, abbiamo assistito ad un vero e proprio cambio generazionale che ha portato a modificare le esigenze degli utenti relativamente agli accessori per utilizzare e proteggere il proprio device. In termini di case, per il netbook la domanda si sta azzerando proprio a causa dell’avvento dei tablet». «Se parliamo di mouse, tastiere e accessori simili – prosegue Pirola – abbiamo assistito a una contrazione del mercato. Invece se
parliamo di tablet, subito si nota che la domanda di accessori è aumentata e non si tratta solo di custodie». Ma gli aspetti positivi per vendor e rivenditori non finiscono qui. Infatti «cambia l’attach rate – continua Pirola – molti operatori confermano 1:2… una svolta importante!». «L’avvento dei tablet – ha aggiunto Graziano Martin, director di Tech air per l’Italia – ci ha stimolato moltissimo e ci ha portato a sviluppare e ricercare nuove linee di prodotto».
patrice henry lacie
L’onda del mobile sta infatti colpendo in maniera profonda anche e soprattutto il mondo degli accessori. Per capire le nuove coordinate e per offrire agli operatori di canale uno spaccato sulle più interessanti opportunità in arrivo abbiamo chiesto a tre protagonisti del settore come Logitech, Targus e Tech air cosa sta accadendo e cosa accadrà agli accessori.
Il mercato assorbe questi cambiamenti, l’offerta si amplia e i prezzi tendono a scendere, determinando una riduzione dei margini». Tech air si concentra sul valore dei materiali: «… Va da sé che una custodia di materiale pregiato permette una filiera di marginalità diversa da quella attuale». Termina qui il confronto con Logitech, Targus e Tech air, che ci ha permesso di rendere più nitido lo spettacolo esplosivo che sta per animare il mondo degli accessori mobile. Uno spettacolo positivo che si merita tutto, tutto, tutto il canale IT!
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ATTUALITA’ Sergio Esposito, country leader Oracle Server and Storage Systems, Oracle Italia
Una|rivoluzione per|i|data|centre Molte aziende si sono fatte trovare impreparate di fronte alla marea montante di dati da gestire. L’indagine Oracle Next Generation Data Centre Index offre ora uno spaccato sulle capacità di reazione delle aziende attraverso l’utilizzo avanzato dei data centre Riccardo Pirana
Meglio tardi che mai… «Nonostante si stia parlando di quest’esplosione di dati ormai da anni, molte aziende, soprattutto nel nostro Paese, si sono fatte trovare impreparate di fronte a tale fenomeno – ammette Sergio Esposito, country leader Oracle Server and Storage Systems, Oracle Italia –. Per far fronte al feno-
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Il|cloud che|convince|tutti Al di là degli slogan pubblicitari e di quanto dice il marketing, c’è un dato abbastanza netto cui è difficile controbattere: Google è senza dubbio una delle prime realtà che ha scommesso pesantemente sul cloud e, dopo lo scetticismo iniziale, con la consacrazione delle nuvole sui grandi palcoscenici Ict e non solo, ora i casi di successo e i risultati cominciano ad essere importanti. «In questo contesto e tra le molte opzioni presenti sul mercato – spiega Luca Giuratrabocchetta, country manager di Google Enterprise Italia – la proposta 100% Web della divisione
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Enterprise di Google ha convinto molte organizzazioni grazie a costi ridottissimi, disponibilità ininterrotta del servizio del 99,9% garantita da contratto, costo di 40 euro per utente l’anno». A oggi le realtà che hanno già fatto la loro scelta per il mondo del cloud firmato Google sono brand di rilievo come Yamamay, Sirti, l’Istituto Auxologico e il comune di Cesena:
meno è necessario che le aziende siano in grado di acquisire, organizzare, analizzare e agire in questo nuovo contesto, mettendo al primo posto una “rivoluzione” dei data centre». Qualcosa in realtà si muove, visto che le aziende – spinte dalla necessità e da una accresciuta sensibilità del top management a questo tema – stanno incrementando l’utilizzo di servizi cloud e data centre in outsourcing e stanno pianificando la realizzazione di proprie infrastrutture dati per il lungo termine. Interessanti sono in questo senso alcuni risultati della seconda indagine Oracle Next Generation Data Centre Index (che ha chiamato in causa 949 manager di grandi aziende in dieci Paesi dell’area Emea), soprattutto se confrontati con i dati espressi da quella svolta l’anno precedente. Per esempio, la percentuale di imprese dotate di data centre interni è scesa dal 60% al 44%, segno inequivocabile del trend verso la virtualizzazione. Le aziende che ricorrono all’outsourcing per i propri data centre sono poi aumentate dal 40% al 56%. Solo l’8% degli intervistati (rispetto al 17% della ricerca precedente) ha affermato di non ritenere necessaria una nuova struttura per data centre nel futuro immediato.
diversi settori merceologi con altrettante diverse esigenze, vuoi per la natura del business aziendale, vuoi per le dimensioni. Interessante in particolare è il caso Yamamay, società del gruppo Pianoforte Holding, cui fanno capo anche i brand Carpisa e Jacket, per circa 1.200 negozi in totale. «Si parla infatti della sperimentazione dell’integrazione di Google Sites (il servizio per la creazione di siti e Intranet di Google Apps) – spiega il manager – e di Google Maps versione Business con processi aziendali residenti su piatta-
Se è vero che il 2011 è stato l’anno della “nuvola” è anche vero che in Google di cloud si parla da anni. Luca Giuratrabocchetta commenta i risultati e i casi di successo raccolti dalla proposta 100% Web Daniela Schicchi
forme tradizionali al fine di creare soluzioni che consentiranno, ad esempio, di seguire in tempo reale l’andamento delle vendite presso i negozi o di gestire il ciclo di vita delle collezioni».
Luca Giuratrabocchetta, country manager di Google Enterprise Italia
Cloud Symposium 2012 28 marzo 2012 Hotel Melià – Milano
Le stime di IDC prevedono che nel 2015 la spesa in servizi Cloud in modalità “public” raggiungerà in Italia i 900 milioni di Euro. Questo rappresenta solo un aspetto della grande trasformazione in atto. Le organizzazioni stanno infatti portando avanti innovazione e rinnovamento nei propri Datacenter, spingendo infrastrutture e soluzioni IT anche nella direzione di modelli “private” Cloud, generando di fatto una transizione che porta con sè interdipendenze con gli altri modelli Cloud-based e i tradizionali Servizi di Outsourcing. Al tempo stesso, i servizi cloud saranno inoltre sempre più interconnessi con altre tecnologie chiave, come i dispositivi mobile, le reti wireless, i social network e i sistemi di analisi dati. È questa la grande portata del cambiamento, che vede il Cloud insieme ad altri fenomeni traghettare l’industria ICT verso la cosiddetta “Terza Piattaforma”. La nuova edizione di IDC Cloud Symposium propone una visione completa sulle strategie e i modelli per scegliere e gestire le infrastrutture e le applicazioni cloud. Attraverso i dati della recente Survey di IDC Italia sul Cloud e con il contributo dei player del mercato ICT, la conferenza si pone l’obiettivo di confrontarsi su:
• Quali sono gli ultimi trend evolutivi indotti dal Cloud a livello infrastruttura, software, servizi • Quali sono le strategie di migrazione verso il cloud e come affrontare le difficoltà nel percorso • Quali modelli di governance le aziende stanno utilizzando per gestire progetti cloud • Quali logiche si stanno affermando relativamente allo sviluppo di applicazioni mobili e della relativa fruizione in modalità Cloud
Per maggiori informazioni e per l’iscrizione: Doriana Garofalo Senior Conference Manager, IDC Italia
Platinum Sponsors
02 28457315; dgarofalo@idc.com http://www.idcitalia.com/eventi/cloud2012
Gold Sponsors
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Francesco D’Ambrosio
Tutto in uno, uno per tutto
Apple iMAc 27” Il concetto di all-in-one non è solo un’invenzione di Steve Jobs: è il Dna di Apple. Il primo computer tutto in uno è stato il Macintosh 128k, introdotto nel gennaio dell’84. Da allora il concetto si è espresso in tanti modelli, fino all’iMac Aluminium con schermo Lcd che Apple propone ormai da qualche anno: il primo in questa “veste” è del 2007, la versione con display da 27” è arrivata nel 2009. Proprio l’ampia dimensione dello schermo, con risoluzione da 2.560 x 1.440 segue pixel, ha favorito la penetrazione dell’iMac in ambito
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ASuS eT2700 È un modello nuovissimo, talmente nuovo che al momento di andare in stampa non erano ancora stati resi noti i prezzi delle diverse configurazioni previste per il mercato italiano. Nella tabella abbiamo pertanto riportato le caratteristiche di più alto livello e il prezzo base: attenzione a non farsi illusioni, la configurazione top costerà ovviamente di più. Con questo all-in-one Asus dimostra di volersi confrontare direttamente con Apple: le dimensioni dello schermo segue sono le stesse, 27 pollici (anche se la risoluzione è
Il netbook è morto, i notebook vendono meno (ma vendono) e anche i classici computer desktop pare non stiano troppo bene. E non da ora: la contrazione del mercato dei sistemi desktop – non è certo una novità – è iniziata ben prima dell’avvento dei tablet e degli smartphone. L’utenza, anche quella professionale, in questi anni si è progressivamente orientata sui dispositivi portatili man mano che il gap tra desktop e laptop si è assottigliato fin quasi addirittura a svanire. “Non stare troppo bene” non vuol dire però “essere moribondo”. Il computer da scrivania – azzardiamo anche noi per una volta una visione/previsione – sembra anzi destinato a tornare in auge
proprio grazie alla diffusione dei tablet e degli smartphone: questi soddisfano più e meglio di un laptop le esigenze di mobilità. Per tutto il resto, per tutte le altre attività digitali “indoor” (ufficio o casa non fa differenza), non c’è nulla di meglio di un bel computer da scrivania, e soprattutto non c’è nulla di più ergonomico nel senso più ampio del termine. Ciò che probabilmente cambierà – e che in realtà sta già cambiando – è l’aspetto esteriore del desktop: il classico tower verrà sempre più soppiantato (eccetto in ambiti professionali molto specifici) dal cosiddetto all-in-one, il computer “tutto in uno” che offre le medesime caratteristiche di compattezza dei
portatili unite all’usabilità di un vero desktop. Le aziende produttrici sembrano averlo capito e infatti i modelli all-in-one sul mercato sono sempre più numerosi: tutti i brand più importanti ne hanno almeno uno in catalogo (in queste pagine abbiamo scelto i più interessanti, al fine di fornire una panoramica dell’offerta attuale). Il mercato di riferimento pare essere quello consumer ma presto, prevediamo, lo diventerà anche quello professionale. D’altra parte, se è Apple a far scuola… L’iMac ha scalzato il Mac Pro dalle scrivanie di molti professionisti, in primis grafici, architetti e fotografi, ma sta facendo altrettanto anche negli uffici e nelle aziende.
Sony VAio Vpcl22Z1e
Hp oMni27
Sony è stato uno dei primi brand a sposare l’idea di computer all-in-one, molto dopo Apple ma comunque in anticipo rispetto agli altri marchi. Da anni non mancano nel suo vasto catalogo modelli di desktop con questo form factor che si distinguono per il design elegante e ricercato e per l’adozione di alcune soluzioni tecniche all’avanguardia: il primo all-in-one con un lettore Blu-ray è stato difatti un Sony. Non stupisce dunque che il modello al top dell’attuale gamma all-insegue one di Vaio offra due delle tecnologie più in voga, lo
Anche HP dimostra di credere nei modelli all-in-one e forse per prima ha intravisto la vocazione “pro” di questi computer: la sua gamma business include più modelli “tutto in uno” e tra questi spicca il top di gamma TouchSmart Elite 7320 (con display touch da 21,5 pollici). La novità, vista al Ces di Las Vegas e in arrivo da noi a marzo, è però l’Omni27, un all-inone con display da 27” che ammicca all’utente consumer: lettore Blu-ray, subwoofer dedicato e sintonizzatore tv segue sono chiaramente optional per utilizzi casalinghi.
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FAB4 Apple iMac 27” professionale: Apple non fornisce dati disaggregati sulle vendite, ma è facile immaginare come la fetta più grossa del mercato del modello da 27 pollici, sia proprio quella dei professionisti (vendite che tra l’altro, nei risultati finanziari del primo trimestre dell’anno fiscale 2012, hanno fatto registrare per i computer un bel +26% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Per esigenze ancora più “spinte” c’è l’opzione BTO (sul sito Apple o presso gli Apple Premium Reseller) con chip Intel Core i7 quad-core a 3,4 GHz: in questa configurazione il prezzo sale a 2.117 euro.
Produttore Sistema operativo Processore RAM Grafica Display Hard disk Unità ottica Connessioni Wireless Webcam Video in/out Audio Prezzo al pubblico
Apple OS X Lion Intel Core i5-2400S a 3,1 GHz 4 GB Amd Radeon Hd 6970M, memoria 1 GB 27 pollici con risoluzione 2.560 x 1.440 pixel 1 TB (7200 rpm) Superdrive 8x (lettore-masterizzatore cd-dvd) 4x Usb 2.0, 1x FireWire 800, 2x Thunderbolt, Gigabit Ethernet, slot memory card Wi-Fi 802.11n, Bluetooth 2.1 + Edr FaceTime Hd (1.280 x 720 pixel) Thunderbolt, Mini DisplayPort (Dvi, Vga con adattatore) speaker stereo, in/out mini-jack 1.915 euro
Sony Vaio VPCL22Z1E schermo touch e la visualizzazione 3D: un po’ tablet e smartphone e un po’ tv, insomma. Già da queste due caratteristiche si capisce come il target di riferimento di Sony sia l’utenza domestica; un’ulteriore conferma in tal senso è rappresentata dalla dotazione del sistema operativo Windows in versione Home Premium. Le caratteristiche generali non hanno però nulla da invidiare a un computer professionale e anche lo schermo da 24 pollici risulta più che sufficiente per gran parte degli utilizzi da ufficio. Il prezzo è poi sicuramente più da mercato business che non da settore consumer.
Produttore Sistema operativo Processore RAM Grafica Display Hard disk Unità ottica Connessioni Wireless Webcam Video in/out Audio Prezzo al pubblico
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Sony Windows 7 Home Premium Intel Core i5-2400S a 3,1 GHz 8 GB NVIDIA GeForce GT 540M, memoria 1 GB 3D touch 24 pollici con risoluzione 1.920 x 1.080 pixel 1 TB (7200 rpm) Blu-ray Combo dvd SuperMulti 2x Usb 2.0, 2x Usb 3.0, 1x i.Link 4 pin, Gigabit Ethernet, slot memory card Wi-Fi 802.11n, Bluetooth 3.0 + hs Exmor Hd (1.280 x 720 pixel) Hdmi, Composito speaker stereo surround 3D S-Force, in/out minijack, slot memory stick 1.814 euro
Asus ET2700 nettamente minore: 1920 x 1080 pixel, in pratica quella di un display full hd) e anche il design, pulito e minimalista, richiama quello dei computer della “mela morsicata”. Alcune caratteristiche paiono espressamente dedicate a un’utenza consumer, come il tv tuner integrato e il subwoofer esterno dedicato. In configurazione top (con Intel Core i7, 8 Gb di RAM e scheda video da 2 GB) può tranquillamente diventare una macchina da lavoro, con un design perfetto per stare sulla scrivania di un professionista.
Produttore Sistema operativo Processore RAM Grafica Display Hard disk Unità ottica Connessioni Wireless Webcam Video in/out Audio Prezzo al pubblico
Asus Windows 7 Home Premium fino a Intel Core i7-2600S a 3,4 GHz fino a 8 GB NVIDIA GeForce GT 540M, memoria fino a 2 GB 27 pollici con risoluzione 1.920 x 1.080 pixel fino a 2 TB (5400 rpm) Blu-ray Combo dvd SuperMulti 2x Usb 2.0, 2x Usb 3.0, 1x Combo eSata/Usb 2.0, Gigabit Ethernet, slot memory card Wi-Fi 802.11n 2MP (1.600 x 1.200 pixel) Hdmi, Vga, tv tuner digitale opzionale speaker stereo, in/out minijack, out subwoofer a partire da 1.299 euro
HP Omni27 Il display non è però touch come nelle serie business e ciò pare una contraddizione, anche se motivata dal fatto che un’interfaccia touch verticale di tali dimensioni difficilmente avrebbe potuto risultare ergonomica. L’Omni27 è un all-in-one Windows in grado di competere con l’iMac, anche in ambito professionale; peccato per la scheda video integrata, poco adatta per grafica, fotografia, prestampa. Le caratteristiche riportate nella scheda si riferiscono al modello presentato al Ces e anche il prezzo, al momento solo in dollari, va considerato una soglia di partenza.
Produttore Sistema operativo Processore RAM Grafica Display Hard disk Unità ottica Connessioni Wireless Webcam Video in/out Audio Prezzo al pubblico
Hewlett-Packard Windows 7 Home Premium Intel Core i5-2400S a 3,40 GHz 4 GB Intel Hd 2000 integrata 27 pollici con risoluzione 1.920 x 1.080 pixel fino a 2 TB (5400 rpm) Blu-ray Combo dvd SuperMulti 4x Usb 2.0, 2x Usb 3.0, Gigabit Ethernet, slot card reader Wi-Fi 802.11n 2MP (1.600 x 1.200 pixel) Hdmi, TV Tuner digitale opzionale speaker stereo, in/out minijack, out subwoofer a partire da 1.199 dollari
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ATTUALITA’
Costruire|tra|le|nuvole, un|nuovo|orizzonte Dopo le parole, il marketing e gli annunci, ora sul cloud si fa sul serio… Cisco ci mette la faccia alzando il sipario su un sistema che fornisce alle organizzazioni una suite di strumenti software essenziali per creare, gestire e connettere cloud pubblici, privati e ibridi con maggiore agilità, migliori economie, sicurezza ampliata e un’esperienza dinamica
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Luigi Cattaneo, regional sales manager South Europe di Cisco Consumer Products
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Cisco fa sul serio riguardo al cloud e la recentissima presentazione di CloudVerse ne è la più limpida testimonianza Riccardo Pirana
garantita. CloudVerse è espressamente pensata per le aziende di ogni dimensione che hanno esigenze di creare, gestire e collegare ambienti cloud pubblici, privati e ibridi che eroghino servizi verticali
La|rete|di|Cisco passa|dal|canale
e soddisfino la crescente domanda di traffico da parte dei dispositivi mobile. «In realtà – osserva Massimo Fasoli, head of data center & virtualization sales di Cisco Italia – sarebbe più opportuno
Per il colosso delle reti le novità non finiscono qui. Cisco ha infatti lanciato in Italia il programma Linksys Partner Rewards a cui possono aderire computer shop, rivenditori e altri partner di canale Linksys. «Il programma risponde a un’esigenza che sentivamo sempre più forte nella Home Networking Business Unit di Cisco – ammette Luigi Cattaneo, regional sales manager South Europe di Cisco Consumer Products – quella di poter parlare e mantenere i contatti con un mercato molto frammentato, raggiungere migliaia di rivenditori per poter parlare, scambiare informazioni e magari ricevere un messaggio preciso e diretto». Il programma è articolato in tre livelli di certificazione (da una fino a tre stelle), «il primo, quello che noi vogliamo sia il più utilizzato dai rivenditori – precisa Cattaneo – prevede la certificazione Partner Linksys e offre un contatto diretto con noi per poter avere tutto il materiale marketing direttamente dal nostro sito (extranet) e accedere alla formazione online, quindi l’accesso a e-learning e certificati, alla library marketing e al supporto tecnico Linksys. I due livelli successivi di certificazione hanno sostanzialmente due differenze in termini di premio sul fatturato e si basano su obbiettivi, con dei bonus erogati trimestralmente».
parlare di un mondo fatto di molteplici nuvole perché “il cloud” è un modello attraverso il quale fruire di determinati prodotti tecnologici, informazioni o altri contenuti e come tale si presta a delle verticalizzazioni, al fatto che alcuni cloud abbiano una modalità di proporsi nei confronti dell’utenza con un profilo particolare, per esempio la sanità, o con un altro tema specifico». Grazie all’integrazione di elementi fondamentali come Unified Data Center con Cloud Intelligent Network per abilitare Cloud Applications and Services, il sistema Cisco punta a fornire un’esperienza di classe business all’interno dei cloud, tra i cloud e oltre i cloud verso l’utente, superando l’ostacolo tecnologico costituito dai silos e permettendo così una gestione integrata ed efficiente delle risorse.
La nuova iStock e-card App è accessibile tramite qualunque pagina di iStockphoto aperta su Facebook o all’indirizzo apps.facebook.com/ istockecard/. In pochi istanti l’utente è in grado di creare un biglietto che potrà essere pubblicato sulla bacheca di un amico o spedito attraverso un messaggio Facebook. Sono più di 50 le immagini, le illustrazioni e i video gratuiti fra cui poter scegliere. L’e-card App rende semplice personalizzare un augurio elettronico per qualsiasi occasione. «Uno degli aspetti più utili di Facebook è di certo la possibilità di restare in contatto con molte persone simultaneamente – ha osservato Rebecca Rockafellar, general manager di iStockphoto –. Se siete uno degli oltre 800 milioni di iscritti a questo social network, avrete da festeggiare praticamente ogni giorno una particolare ricorrenza di qualche amico o conoscente. La nuova iStock e-card App permette di celebrare l’evento con qualcosa di più incisivo che non un semplice commento o messaggio sulla bacheca personale». L’e-card App è già disponibile, mentre le versioni internazionali dell’app per Facebook sono state realizzate in tedesco, italiano, francese, giapponese, brasiliano, portoghese e inglese. L’applicazione è gratuita e accessibile a chiunque possieda un profilo Facebook.
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Anche|gli|auguri diventano|social Siamo nel mese degli innamorati e iStockphoto ha deciso di festeggiare annunciando una nuova App che consente di creare, in maniera rapida e gratuita, divertenti e-card da utilizzare su Facebook Daniela Schicchi
Salone|del|Mobile|2012, Canon|risponde|presente Dal 1961 è un appuntamento fisso per la città di Milano. Parliamo del Salone del Mobile, uno dei più importanti eventi dedicati al design a livello mondiale. Canon ha partecipato per la prima volta nel 2008 e i suoi designer giapponesi, noti per un’ardita creatività e una sensibilità ricca di sfumature, daranno vita – per la quinta edizione – a nuove forme di espressione visiva. Quest’anno l’installazione di Canon si intitolerà: “Neoreal in the Forest”. Sfruttando le capacità delle tecnologie di digital imaging, lo spazio espositivo tra-
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smetterà i misteri e la vitalità della foresta e il contrasto tra la quiete e il movimento. Spring è il nome della prima opera, che consisterà in una struttura (lunghezza: 6 m; profondità: 8 m; altezza: 2 m) composta da migliaia di corde da pianoforte. Su questa struttura saranno proiettate immagini “mistiche”, che rappresenteranno la forza vitale della foresta. Fall in Pop è la seconda opera, creata con un tessuto plissettato piegato in più strati, sulla quale sarà proiettata una cascata di colori che creerà un’atmosfera vibrante nella quale i visitatori potranno sentire il battito della foresta.
L’atteso evento milanese rappresenta un’occasione unica per Canon e per l’innovazione di cui sono capaci le sue tecnologie di digital imaging. I designer giapponesi sono già all’opera
Neoreal: da martedì 17 a domenica 22 aprile, dalle 10 alle 21, presso Superstudio Più ART POINT, via Tortona 27, Milano. Ingresso gratuito.
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ATTUALITA’ Un|viaggio creativo
Pixartprinting, innovazione|che|detta|legge Dal 1994 a oggi ha segnato i tempi nel printing con scelte azzardate e azzeccate. Matteo Rigamonti presenta la nuova era della sua “creatura” Daniela Schicchi
Web to print: come tu stesso ammetti, si tratta di un sistema piuttosto standardizzato eppure di successo. Questo significa che i clienti hanno bisogno di essere guidati nella scelta? «Direi che avere troppa scelta, molte volte genera confusione nei clienti, invece che risolverne i problemi. Le regole del marketing dicono che va dato il prodotto al livello massimo di apprezzamento; oltre è denaro sprecato». A ottobre l’annuncio della pagina Facebook. Come sta andando l’esperienza social? «Sono partito molto scettico e mi sono fatto convincere dai ragazzi della nostra IT. Avevano ragione loro! Oggi viaggiamo verso gli 8.000 iscritti, ben oltre le aspettative. Per questo esiste già la versione francese della pagina FB e sono in arrivo quelle in spagnolo e in
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tedesco». Ci dobbiamo aspettare altre novità legate al Web? Magari un’App di Pixart? «Certo che ve ne dovete aspettare. Tra il Ced e il marketing nella nostra azienda ci sono quasi 20 persone che si occupano di sviluppare queste attività. La storia, finora, ci dice che chi si aspetta novità da noi solitamente non rimane deluso». Il 18 gennaio hai annunciato l’acquisizione del 75% di Pixart da parte di Alcedo SGR, una mossa da manager futuribile. Hai venduto subito la maggioranza senza attendere i primi sei mesi di “nuova gestione”. Continui a non amare le mezze misure? «Quando ero un ragazzetto sognavo di costruire un’azienda che fatturasse 50 miliardi (di vecchie lire) e di ritirarmi a 40 anni dopo averla venduta. Ripensandoci, è incredibile come sia andato vicino ai miei sogni. Si trattava, per me, di una cosa
Matteo Rigamonti, fondatore e amministratore unico di Pixart
programmata molto tempo fa e in tanti anni non ho trovato motivo di cambiare idea. Alcedo ha una storia e uno stile che si accompagnano benissimo con la mia filosofia e garantisce un futuro all’azienda. Quanto alla “creatura”, quando ero bambino mio padre ha regalato la mia prima bicicletta, senza dirmelo prima, a un bambino che nemmeno mi stava simpatico e che la distrusse in tre giorni; soffrii così tanto che ho evitato di affezionarmi troppo alle cose e ho continuato a pensare che tutto, compresa la vita stessa, sia solo in prestito».
La stampa digitale e il digital signage si mettono in viaggio. Anche quest’anno, infatti, Viscom raggiunge altre città oltre a Milano. Sono già 15 anni che la fiera va a casa degli utenti e delle imprese con una formula che unisce area espositiva e convegni. L’obiettivo è quello di portare non solo i produttori, ma anche vere e proprie soluzioni applicative. Mostrare dal vivo come una stampa digitale possa essere usata per ristrutturare un albergo, o come i pannelli del digital signage siano in grado di migliorare le vendite di un negozio, il tutto con una precisa ambizione: puntare sì su dimostrazioni live, ma soprattutto essere capaci di ispirare nuove idee. L’appuntamento è a Roma il 20 e 21 aprile e a Trieste il 19 e 20 maggio 2012.
PUNTO G 68
IL CLOUD È GREEN, MA NON SALVERÀ IL MONDO Antonella Tagliabue Amministratore delegato della società di consulenza strategica di direzione Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione’. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”
Il cloud computing va di moda. È così trendy che se ne può parlare anche male o con ironia. Qualcuno ha già iniziato a usare il termine “cloudwashing”, un neologismo che richiama il greenwashing, la tendenza ad appropriarsi di virtù ambientaliste per migliorare l’immagine. C’è chi ritiene che il cloud computing sia la faccia verde dell’Information technology. Il 2011 è stato l’anno in cui il cloud – e anche la virtualizzazione – sono definitivamente decollati. E non si tratta di un fenomeno passeggero. La società di ricerche Marketsandmarkets prevede che a livello globale il giro d’affari del cloud computing triplicherà, passando dagli attuali 37,8 miliardi di dollari a oltre 121 miliardi di dollari
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nel 2015. Cosa significherà tutto ciò per l’ambiente? Secondo uno studio di Carbon Disclosure Project le società inglesi a maggiore capitalizzazione hanno intenzione di accelerare l’adozione del cloud computing passando dal 10% al 70% della loro struttura It entro il 2020. In questo modo potrebbero risparmiare 1,2 miliardi di sterline in consumi energetici e ridurre le emissioni di CO2 di 9,2 milioni di tonnellate ogni anno fino al 2020, una quantità pari alle emissioni di oltre 4 milioni di automobili. Secondo molti fornitori, in realtà il cloud è verde per definizione, è per sua natura efficiente dal punto di vista energetico. Dovrebbe garantire economie di scala importanti, forti riduzioni dei costi e un aumento dell’efficienza. In questo momento il cloud computing sembra essere una soluzione
PROVARE CHE IL BUSINESS AMICO DELL’AMBIENTE SIA PROFITTEVOLE NON E’ FACILE. ANCHE SE FINO A OGGI LA DIMOSTRAZIONE LA SI E’ CERCATA NELL’OTTICA DEL PROFITTO E NON DELL’ECOLOGIA. E’ COME CERCARE DI INCASTRARE TRA DI LORO DUE OGGETTI DI FORME DIVERSE.
davvero conveniente, ma forse non si sa ancora bene dove si generino i risparmi. La tanto proclamata efficienza è ancora da provare e non può basarsi sul fatto che i costi energetici vengono esternalizzati, dalle aziende ai loro provider cloud, e quindi i consumi diminuiscono. Il vantaggio del cloud computing è che permette la standardizzazione di
è l’aumento del fatturato, il miglioramento dell’efficienza e la riduzione dei costi. Il cloud computing è un’ottima cosa, non lo possono negare neanche coloro che fanno notare come in realtà non sia una realtà così nuova. Ma questo è il suo momento. Non sarà grazie al cloud computing che si salverà il pianeta, ma probabilmente è sbagliato chiederglielo. Il problema è che a forza di aggiungere argomenti verdi per favorire la vendita di tecnologia, e non solo, si rischia di creare confusione. La vera sfida per tutti, e per la cosiddetta green economy in particolare, è quella dell’onestà. Provare che il business amico dell’ambiente sia profittevole non è facile. Anche se fino a oggi la dimostrazione la si è cercata nell’ottica del profitto, e non
dell’ecologia. È come cercare di incastrare tra di loro due oggetti di forme diverse. Sappiamo che dobbiamo ridurre le emissioni e ci mettiamo a calcolare quanto si possa risparmiare in bolletta. E così cerchiamo di diminuire la CO2 prodotta a un costo inferiore, ma se il taglio delle emissioni necessario per risolvere i cambiamenti climatici non è profittevole, allora non si fa. Considerando i prezzi correnti dell’energia, ridurre le emissioni non conviene. Il cloud computing risponde alle esigenze di un mondo che produce, gestisce, virtualizza, copia e conserva una mole impressionante di informazioni e dati, destinata ad aumentare in modo esponenziale. Non è un caso che in questi ultimi mesi, a partire dalla seconda metà del 2011, i venture capital in tutto il mondo – dall’Australia agli Stati Uniti – hanno finanziato quasi esclusivamente progetti o start-up innovative che avevano a che fare con un algoritmo. Tutti sono alla ricerca dell’algoritmo magico che permette di prevedere il tempo o gli incassi di un nuovo film, o di indovinare cosa vogliamo comprare e a che prezzo. Sono tanti i moderni alchimisti alla ricerca dell’algoritmo perfetto che trasforma tutto in oro. L’ecologia allora dovrebbe essere qualcosa che ha a che fare innanzitutto con il pensiero e con l’idea che abbiamo del mondo in cui vogliamo vivere, e non della sua proiezione “social” o da quello che risulta dalle nostre ricerche su Google.
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molti servizi e applicazioni, che sono così molto più facilmente disponibili e utilizzabili. Ciò comporta un aumento dell’utilizzo di risorse It e quindi dei consumi. È un circolo sia virtuoso che vizioso. Certamente tutto il settore It ha fatto grandi passi negli ultimi anni in termini di efficienza, ma questo significa che facciamo molto di più con una singola unità di energia di quanto abbiamo fatto finora. Oramai la sostenibilità e il cosiddetto Green It non sono più argomenti riservati ai fondamentalisti verdi. Per molte società sono un elemento chiave di una strategia di lungo periodo. Molti marchi sono consapevoli della loro responsabilità in termini ambientali ma – oggi più che mai in tempi di crisi – quello che conta veramente
Una vita migliore Per iniziativa dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo, su www. oecdbetterlifeindex.og è disponibile Your Better Life Index, un’applicazione che permette di stabilire il proprio spread della felicità. Ci sono 11 temi ai quali assegnare un punteggio (da 1 a 5) in termini di importanza. Il risultato sarà una mappa della qualità della vita, basata sulle personali priorità e al proprio Paese.
Green blogging Il prossimo 5 giugno si celebrerà il World Environment Day (WED). Per l’occasione l’Unep (il Programma Ambientale delle Nazioni Unite), in collaborazione con Treehugger (che si occupa di notizie verdi) ha lanciato la Blogging Competition for WED, dedicato ai blogger di tutto il mondo e con in palio un viaggio di tre giorni in Brasile per assistere alle celebrazioni della Giornata mondiale dell’ambiente.
Kyoto delle mie brame Alla Cop17 di Durban si è deciso che la seconda fase del Protocollo di Kyoto sarà definita entro il 2015 e resa esecutiva dal 2020. In partenza anche un Fondo Verde da 100 miliardi di dollari per aiutare i Paesi poveri. Intanto però il Canada annuncia il suo ritiro dal piano di difesa del clima; nel Paese le emissioni di gas a effetto serra sono cresciute del 17% tra il 1990 e il 2009 a causa dell’aumento dell’estrazione di petrolio, dato che il Canada detiene il terzo giacimento più grande del mondo, dopo Arabia Saudita e Venezuela.
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MARGHERITA HACK, LA FINE DEL MONDO ED I SURFISTI DELL’ONDA ANOMALA Matteo Ranzi Negli anni ’80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande un’agenzia propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ’90 Università, snow-board e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi. Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di Marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ’80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il famoso discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al suo lato foolish e hungry. Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella nuova avventura. Ogni giorno le sue riflessioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketeers.
Ad inizio gennaio 2012, durante una trasmissione di Massimo Giletti, si parla della fine del mondo. Margherita Hack, tra gli ospiti in studio, focalizza l’attenzione degli astanti e dei telespettatori sull’asteroide Apophis. Già lo aveva fatto nel 2010 al teatro Pavone di Perugia. Mentre l’astrofisica conduce il discorso con la sua classica flemma, il volto di Giletti diventa sempre meno rassicurante e il pubblico a casa si ridesta di colpo dall’abbiocco domenicale. Tutta colpa dell’asteroide Apophis, che con i suoi circa 350 metri di diametro è diretto a 20 chilometri al secondo verso la Terra. Il suo “atterraggio” è previsto per il 2036 e sarà decisamente violento, sia come collisione, sia per le
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conseguenze nefaste nel dopo impatto. Si lo so, stai contando quanti anni mancano e facendo i debiti gesti scaramantici. È normale, lo sto facendo anch’io! Ma puoi stare tranquillo, la Hack ha rassicurato che già si sta provvedendo a trovare una soluzione. Anche se però non si sa ancora esattamente quale. Le alternative sono: 1) bombardare Apophis con delle testate nucleari e sbriciolarlo. Però poi ci sarebbe la noia delle scorie radioattive che impatterebbero sulla Terra con conseguenze immaginabili da chiunque. 2) mandare vicino all’asteroide una grossa navicella spaziale che ne modifichi la traiettoria per via delle forza di gravità. Io preferirei non essere a bordo di quella navicella.
IL WEB 2.0 DI INIZIO SECOLO, LA CUI MANIFESTAZIONE PIÙ IMPATTANTE E’ STATA QUELLA DEI BLOG, HA DATO VITA AD UN’ONDA ANOMALA CHE SI E’ ANDATA SEMPRE PIU’ INGROSSANDO E ARRICCHENDO DI ENERGIA. I SOCIAL SONO SOLO UNA DELLE COMPONENTI PIU’ NOTE DI QUELL’ONDA, CHE CONTINUA A RAFFORZARSI E A CAMBIARE FORMA.
3) mandare la navicella sull’asteroide direttamente, così con i suoi potentissimi motori potrebbero deviare la traiettoria. Una soluzione che mi ricorda i cartoni animati degli anni Ottanta, quelli alla Daitarn 3. Ma se non si riuscisse??? La Hack indica, con pacatezza, che si andrebbe incontro ad una nuova Era glaciale. Quindi ci salveremo solo se verrà messo in atto un piano efficace e non dicendo che non esiste alcun rischio, mentre abbassiamo lo sguardo dal cielo verso i nostri piedi. Un situazione – molto meno drammatica, ma simile – la ritroviamo anche nel marketing. E non dobbiamo attendere il 2036. Ogni azienda ed ogni professionista hanno oggi infatti un Apophis personale che si trova a pochi chilometri sopra la loro testa. È un “asteroide” selettivo, non colpisce tutti ma solo chi non si tutela. Il tempo per salvarsi è limitato ed i metodi efficaci per farlo sono noti. Tanti li stanno seguendo con successo. Di cosa sto parlando? Dell’impatto del nuovo che avanza in termini di logiche
RISORSE
http://www.youtube.com/ watch?v=l8id6DCbdnM
http://tinyurl.com/7s3qenv Perugia 2 febbraio 2010, Margherita Hack parla di Apophis, asteroide di 350 metri che nel 2036 colpirà la terra. Numerosi scienziati sono al lavoro per trovare una soluzione che eviti una catastrofe enorme.
del rapporto tra azienda e clienti, di modalità di interazione con il proprio target e di strumenti e tecnologie del nuovo marketing. Il Web 2.0 di inizio secolo, la cui manifestazione più impattante è stata quella dei blog, ha dato vita ad un’onda anomala che si è andata sempre più ingrossando e arricchendo di energia. I social sono solo una delle componenti più note di quell’onda, che continua a rafforzarsi e a cambiare forma. Negli ultimi tre anni a quell’onda se n’è affiancata un’altra, quella del mobile. Grazie alle App, e non solo, le due onde si sono unite. Oggi sono talmente vicine che è possibile surfarle passando in scioltezza da una all’altra. Surfarle, sì. È esattamente questo che
deve fare il marketing delle aziende. Dotarsi degli strumenti necessari e cavalcare l’onda. Quelli che rimangono sulla battigia, per fortuna sempre meno, hanno atteggiamenti diversi ma egualmente sbagliati. C’è chi parlando con il vicino sogghigna dicendo: “Facebook, Twitter, le App… sono tutte delle scempiaggini. È solo una moda passeggera”. C’è chi con aria da saggio sostiene invece: “Sto osservando il fenomeno da fuori e poi vedremo…”, rischiando la paralisys by analysis. C’è infine l’atteggiamento, a mio parere, più aberrante di tutti: “Back to the basic”. Come dire: tutto sta cambiando e allora io, che sono un furbone, rimango fermo. Mentre sono lì sulla battigia a commentare non capiscono che non hanno
scelta. Il paradigma del marketing è radicalmente mutato e le loro aziende stanno per essere colpite dall’Apophis selettivo. Se non ti sei ancora attrezzato per cavalcare l’onda, fallo ora. Incomincia dai social media e dal mobile. Le risorse a cui attingere sono numerosissime. Consulenti, letture di approfondimento, esempi concreti in Rete, nei vari App store, ecc. Crea il tuo percorso di avvicinamento, come persona e come azienda, a questi nuovi ambiti e seguilo con costanza ed impegno. L’alternativa è la frase conclusiva di un vecchio libro di Marcello D’Orta del 1990, e riproposto al cinema da Paolo Villaggio: “Io speriamo che me la cavo”. Ma potrebbe non succedere…
L’onda anomala – Etas Uno dei primi testi a parlare dell’onda anomala nel marketing. Dal 2008, anno in cui è stato scritto questo libro, ad oggi lo scenario del marketing si è ulteriormente modificato, ma i principi di base del cambiamento epocale, l’onda anomala, sono ancora validi.
Big Wednesday Un film del 1978 diretto da John Milius e dedicato al mondo del surf che ha lasciato un segno indelebile nella storia del cinema. La stessa passione di Matt Johnson, Jack Barlowe e Leroy Smith è quella che dovrebbero avere oggi i marketeer nel cavalcare l’onda del “nuovo marketing”.
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ATTUALITA’ Roberto Lei, country manager di Hybris in Italia
La|via|dell’e-commerce passa|attraverso|la|multicanalità Per quanto in costante crescita, l’ecommerce italiano vanta numeri ancora decisamente limitati rispetto ai Paesi limitrofi. Proprio per questo, però, le prospettive risultano attraenti per chi è alla ricerca di un modello in grado di coglierne gli aspetti strategici utili a determinare una svolta. «Il commercio elettronico non è certo una novità – afferma Roberto Lei, country manager di Hybris –. Ciò che lo può rivitalizzare è una necessità di offrire all’utente le modalità di acquisto
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A tu per tu con Roberto Lei, country manager di Hybris in Italia. Il punto della situazione sullo sviluppo dell’e-commerce e delle sue potenzialità più interessanti
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li ponga al sicuro da tutto, ma come la mettiamo con il mobile? Proprio per analizzare lo stato attuale di questo mercato, Symantec ha annunciato la pubblicazione di una nuova ricerca intitolata Motivations of Recent Android Malware. Il documento fornisce un’analisi approfondita degli schemi di monetizzazione attualmente in uso e che stanno alla base della crescente ondata di malware, volti a colpire le piattaforme di mobile computing di Android, e degli schemi che potrebbero presentarsi in futuro. Dalla ricerca emerge che la maggior parte degli sforzi per monetizzare i malware per dispositivi
mobili ha portato a un basso rapporto di guadagno-per-infezione, limitando il Return Of Investment degli aggressori. Tuttavia è probabile che questo rapporto possa svilupparsi in futuro, in modo proporzionale all’uso crescente che si farà degli smartphone per i pagamenti online. L’utilizzo di questi dispositivi – come dicevamo prima – è in forte crescita; basti pensare che nel 2010 le spedizioni sono aumentate del 55%. Da qui un’attenzione crescente per l’analisi dei sistemi di sicurezza che dovranno essere messi a punto allo scopo di proteggere anche tutte le transazioni che passeranno per il mobile.
Alessio Ferri
desiderate e questo per noi significa puntare sulla multicanalità». L’azienda mira quindi all’omogeneità nel trattamento delle informazioni, con un sistema in grado di prescindere dalla strada intrapresa dall’acquirente. «Abbiamo messo a punto una piattaforma capace
Occhio|agli|smartphone! Come sta cambiando il mondo degli attacchi informatici a fronte dell’evoluzione tecnologica e dell’immensa diffusione degli smartphone? Questa è la domanda che Symantec si è posta in occasione dell’iniziativa svoltasi nelle scorse settimane all’interno dell’ateneo milanese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sì, perché molti sono ancora convinti che “il Mac” sia inattaccabile, altri che la tutela derivante dall’acquisto di potenti antivirus
di sviluppare e-commerce B2B e B2C completa di product content management, warehouse management, sia da Web sia su apparati mobile – spiega Lei –. Si caratterizza per un approccio molto flessibile ed è totalmente sviluppata in un unico ambiente». Viene quindi a cadere la
necessità di gestire piattaforme diverse cresciute nel tempo in modo autonomo, in favore di un’integrazione a tutto campo, mettendo al centro le procedure di vendita, senza preclusioni sulle modalità. Un nuovo tipo di approccio nel quale è necessario coinvolgere l’intera struttura aziendale. «Oggi un cliente si informa sul Web, si confronta con gli amici, va in negozio per provare il prodotto – conclude Lei – e magari poi ordina da casa chiedendo che la consegna venga effettuata in un certo luogo».
Un evento esclusivo firmato Symantec ha cercato di fare il punto sugli schemi di monetizzazione attualmente in uso e che stanno alla base della crescente ondata di malware, volti a colpire le piattaforme di mobile computing di Android
Daniela Schicchi
2SOCIAL
SE IL BRAND SEI TU Barbara Bonaventura Si laurea con lode a Padova e, dopo un periodo di ricerca per l’Università di Venezia, inizia a dedicarsi professionalmente al marketing strategico tradizionale e digitale. Dal 2004 è alla Direzione Marketing di Mentis, società di consulenza italiana dedicata all’innovazione aziendale. Dal 2005 è vicepresidente di AICEL - Associazione Italiana Commercio Elettronico. Amir Baldissera Insegna Gestione d’Impresa all’Università di Padova. Laureato in Scienze Cognitive con uno dei primi lavori italiani sulla Vita Artificiale. Dal 2004 è Direttore Operativo di Mentis e si occupa di progetti di innovazione strategica e marketing. Membro del consiglio direttivo dei Giovani Imprenditori di Padova, segue i rapporti con l’università e le startup.
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nel suo Pensa e arricchisci La questione for European Policy Studies te stesso, scritto addirittura lavorativa sta – che hanno individuato nel 1937. Il concetto però è emergendo una forte polarizzazione diventato di dominio pubblico con forza nel nelle opportunità lavorative: solo sessant’anni dopo, nostro Paese: poco spazio di crescita grazie ad un illuminante sempre più spesso si parla per le figure intermedie, articolo di Tom Peters. di mobilità, cambiamento grandi chance per i profili Se vi state chiedendo perché frequente di occupazione e più bassi o per le figure mai dovreste perdere tempo flessibilità. iperspecializzate e quindi in una simile faccenda, dato Ovviamente, in un contesto riconosciute come abili nel che un posto di lavoro lo così dinamico risulta loro settore (http://is.gd/ avete già, forse è il caso di fondamentale presentarsi in XUoSvZ). far presente che il personal modo adeguato, valorizzando Il concetto di brand branding è un’attività che al meglio i propri punti personale non è recente, svolgiamo in qualunque distintivi e realizzando anzi: pare infatti che il primo momento, anche senza una proposta di valore ad elaborare una teoria caratterizzante. In altre simile sia stato Napoleon Hill rendercene conto. Ogni volta che interagiamo con parole, creare un proprio un collega, un fornitore o un brand personale. Leggiamo la seguente cliente, lasciamo un ricordo definizione, tratta da e un messaggio; quindi, Consciousness costruiamo la nostra Wikipedia: “Il personal identità e il nostro branding è l’arte di Constancy Creativity vendere se stessi brand. con modalità simili Un brand che, oltre a quanto avviene a influire sulle relazioni, verrà con altri prodotti Consistency Your condiviso e commerciali. personal Compelling Brand comunicato dai A differenza di nostri referenti ai altre discipline di miglioramento loro contatti. Infine, personale, il personal anche all’interno della stessa azienda branding suggerisce di Clarity Competence in cui operiamo, il concentrarsi oltre che nostro brand personale sul valore anche sulle Courage modalità di promozione”. sarà cruciale per l’assegnazione di progetti Ad aggiungere carne sul di valore o avanzamenti di fuoco, ci sono i recentissimi carriera. risultati ottenuti dai LE 8 C DEL La domanda che dobbiamo SELF BRANDING ricercatori del Ceps – Centre
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Chi sono io oggi? Come nel caso di un brand aziendale, anche per il brand personale il primo passo è considerare lo stato attuale della situazione: qual è il proprio brand oggi e quale quello dei concorrenti? Il modo più rapido per rispondere a tale domanda è fare una ricerca del proprio nome su Google. L’attività di “ego surfing” è nota, ma ora assume un significato diverso: se prima era solo un esercizio per appagare il nostro orgoglio, ora diventa una verifica del nostro valore. Infatti, noi siamo quello che dice Google. La mossa successiva consiste chiaramente nel cercare i nomi di coloro che riteniamo essere i nostri concorrenti – colleghi, professionisti riconosciuti nel settore, operatori di aziende competitors ecc. – e fare le dovute valutazioni. L’avvento del Web 2.0 ha inoltre aumentato il livello di complessità del gioco. Se, fino a poco tempo fa, potevamo esercitare un certo controllo sulle informazioni relative alla nostra persona, ora le fonti si moltiplicano e molti possono parlare di noi a nostra completa insaputa.
Chi voglio essere? Dopo aver capito chi siamo, dobbiamo chiederci se l’immagine attuale è la migliore che possiamo offrire o se ci stiamo presentando sottotono al mercato. Focalizziamoci sui nostri
punti di forza, sulle nostre competenze e, soprattutto, sui nostri elementi distintivi. I risultati visibili a tutti rispecchiano veramente il nostro valore? La risposta di solito è “no”, anche perché chi ha un’occupazione stabile, in genere trascura o abbandona lo sviluppo del proprio CV. Ma la situazione del mercato non permette né errori né leggerezze. Inoltre, come nel caso della elaborazione di un brand commerciale, dobbiamo anche compiere uno sforzo di creatività, per evidenziare in modo originale i nostri punti di forza ed emergere rispetto alla possibile concorrenza. La tentazione di essere particolarmente indulgenti verso noi stessi, attribuendoci meriti o competenze che non abbiamo, è ovvia. Attenzione! Questa è una lusinga che oggi va evitata con cura: le verifiche sono estremamente facili e lo smascheramento – soprattutto se la notizia viaggia su Internet – potrebbe rappresentare un danno gravissimo.
Al lavoro Una volta definita l’immagine del nostro brand personale, dobbiamo fare in modo che tutte le fonti da noi controllabili vadano nella direzione corretta. Anche in questo caso, Internet è il principale serbatoio di informazioni: cacciatori di teste, potenziali clienti o partner attingeranno alla Rete per capire chi siamo. Si parte quindi con una ricerca su uno dei tanti motori specializzati, come
www.123people.it, per individuare tutte le fonti che parlano di noi e verificare puntualmente che tutto sia in linea con i nostri obbiettivi. In linea teorica ci si dovrebbe concentrare soprattutto sui social network professionali, come Linkedin.com o Viadeo.com, che nascono con l’obiettivo specifico di raccogliere le esperienze e le informazioni curriculari per permettere un’interazione lavorativa migliore, sia per un’attività di business generica, sia in vista di una selezione del personale. Soprattutto in Italia, l’utilizzo strategico di queste fonti non è per niente sufficiente. È nel Dna dell’italiano il mescolare privato e ‘pubblico; quindi, anche social network che in teoria non dovrebbero aver nulla a che fare con le componenti professionali – come Facebook, Flickr e simili – debbono essere inseriti nel processo di miglioramento, per creare un brand personale adeguato. In molti non si sono mai posti il problema della gestione della privacy dei loro post privati su Facebook; dunque non è raro poter accedere senza filtri ad affermazioni o foto che contrastano con il proprio profilo professionale. La realizzazione di un brand personale adeguato è un processo lungo, che richiede un impegno continuo e costante. Come nel caso dei marchi aziendali, i risultati di tale lavoro, sebbene non immediati, sono di certo remunerativi. Nel prossimo numero di Digitalic approfondiremo il tema, fornendo un vademecum per strutturare in modo efficace il proprio brand personale.
RISORSE
porci è quindi la seguente: “Il nostro brand personale è un prodotto da boutique o da discount”?
http://is.gd/bVB0js L’inizio del personal branding in un approfondimento di Fast Company, una rivista innovativa che ha dedicato all’argomento anche una copertina.
http://www.google.it/alerts Ecco come scoprire cosa dicono di noi: basta impostare un avviso sul servizio Google Alert. Il tutto è gratuito.
www.linkedin.com www.viadeo.com Sono i social network professionali più diffusi, utilizzati da molti professionisti per rimanere in contatto, per diffondere il proprio curriculum e per aggiornare le proprie attività.
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RETRO’
MICROCOMPUTER IN|SALSA|INGLESE Nacque nel 1982, quando l’Italia vinse il Mundial, e per anni fu il concorrente in livrea scura del Commodore 64, tant’è che si formarono subito due
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fazioni, quella dello Spectrum, appunto, e quella del Commodore 64: una sorta di Mac contro pc ante litteram. Il Sinclair ZX Spectrum, un microcomputer prodotto
in Inghilterra dalla Sinclair Research di Clive Sinclair, era dotato di microprocessore Z80 (3,5 Mhz) con 16 KB di ROM (espandibili a 48 KB) e linguaggio Basic. Dal punto di vista estetico, oltre al case scuro lo Spectrum era caratterizzato da una
particolare tastiera in gomma. Il progetto fu poi acquisito da Amstrad nel 1985 e comparvero lo Spectrum +2 e +3, con floppy disk incorporato. Ma già nel 1987 iniziava il suo declino, con l’arrivo dei computer a 16 bit. In soli cinque anni di vita, tuttavia, lo Spectrum ha conquistato un posto di rilievo nella storia dei computer.
düsseldorf, germany
La piattaforma dell’utilizzatore: dip e drupa cube drupa innovation park (dip) e drupa cube rappresentano tutti i contenuti di digi:media come parte integrante di drupa 2012. La comunicazione unificata diventa il punto centrale. Tutto questo potrete viverlo live a drupa 2012, la fiera leader a livello mondiale nel settore della stampa!
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GIRLY TECH
UTILIT-APP PENSATE PER LE DONNE Girl in the Cloud Cammino sempre sollevata da terra – sia per i tacchi sia perché ho la testa fra le nuvole – e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.
Datemi una App e solleverò il mondo. Ai tempi di Archimede di Siracusa, le applicazioni non esistevano ancora e per questo il paragone può suonare azzardato. Ma, al pari di una leva che permette a una persona sola di spostare una nave, le App consentono di compiere azioni con una semplicità finora impensabile, diventando un supporto concreto e sempre più irrinunciabile per ogni tipo di attività quotidiana. Avreste mai pensato di poter condividere con qualcuno le esatte coordinate del luogo di un appuntamento prima di scaricare WhatsApp sul vostro smartphone? E una volta abituati a condividere in tempo reale
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AL PARI DI UNA LEVA CHE PERMETTE A UNA PERSONA SOLA DI SPOSTARE UNA NAVE, LE APP CONSENTONO DI COMPIERE AZIONI CON UNA SEMPLICITÀ FINORA IMPENSABILE, DIVENTANDO UN SUPPORTO SEMPRE PIÙ IRRINUNCIABILE PER OGNI TIPO DI ATTIVITÀ
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anche pensieri e fotografie, semplicemente sfruttando una connessione mobile, non è facile rinunciarvi. Se l’utilità delle App è riconosciuta in senso generale, queste possono essere particolarmente vantaggiose soprattutto per le donne che si destreggiano ogni giorno con grande abilità tra gli impegni lavorativi, quelli domestici e, magari, anche la famiglia. Non dimenticando di tenere anche un occhio sempre puntato sul
benessere e la forma fisica… perché – si sa – se al gentil sesso non è concesso trascurare nulla, figuriamoci se stesse! L’offerta tesa a soddisfare le esigenze del pubblico femminile è molto ampia: iniziamo quindi un viaggio tra le applicazioni che rendono più semplice la vita delle donne, cominciando da quelle dedicate a un pubblico adulto. Prima di partire è necessaria una premessa: molte delle applicazioni più interessanti
Utilit-App Dov’è la luce? C’è un bar qui vicino? Dove ho messo la macchina? Come faccio a risparmiare sulla spesa? Può sembrare strano, ma la risposta a tutte queste domande è racchiusa in una App. Per fare luce sfruttando il display o il flash dello smartphone esistono tantissime applicazioni, come iTorcia (gratis su App Store) o Torcia (gratis su Android Market). Per cercare banche, bar, benzinai, ospedali, hotel, parcheggi, farmacie e supermercati nelle vicinanze si può utilizzare invece AroundMe (gratis su App Store e Android Market), che sfrutta il Gps per trovare esercizi commerciali e servizi nei dintorni, mostrando anche la strada per raggiungerli. Due App molto utili durante l’appuntamento con la spesa possono essere anche Car Locator e ShopSavvy (entrambe gratis su App Store e Android Market). Con la prima si è certi di ritrovare subito l’auto: salvando le proprie coordinate, l’App è in grado di aiutare l’utente a recuperare la propria macchina tra migliaia di altre, evitando inutili attacchi di panico. ShopSavvy, invece, nonostante in Italia abbia un database ancora piuttosto esiguo, consente tramite codice a barre, Qr code, foto o nome di un prodotto di trovare offerte su Internet o nei negozi nei dintorni.
Per la casa Le faccende domestiche possono essere alleggerite da una App? In qualche caso è possibile: innanzitutto con AllMyThings - inventario domestico (3,99 euro su App Store), è possibile fare un inventario di tutti gli oggetti presenti in casa, associandoli a diverse stanze: così la ricerca può diventare molto più rapida e efficiente. Un’altra applicazione che semplifica la vita può essere Ricette al contrario (gratis su Android Market): un dispositivo che suggerisce come combinare gli ingredienti disponibili in dispensa. Per ricavare manicaretti fantasiosi e sempre nuovi. Le App possono venire in aiuto anche per la coltivazione del giardino (Garden Plan Pro a 7,99 euro su App Store) o per studiare la nuova disposizione dei mobili in un ambiente virtuale, prima di prenderli di peso uno per uno rischiando un’ernia al disco (Home Design, gratis e su App Store).
Una App al giorno toglie il medico di torno Con un semplice tap è possibile anche tenersi in forma e raccogliere alcuni consigli sulla propria salute. Per questo, ad esempio, c’è Noom, un vero e proprio programma personalizzato per ritrovare la forma (Android Market, versione gratis e Pro). L’applicazione, dopo aver impostato un obiettivo di remise en forme, permette di registrare le calorie assunte con i diversi pasti e quelle consumate durante l’attività fisica,
offrendo oltretutto consigli ad hoc per un workout personalizzato. Gli esercizi possono essere seguiti tramite podometro e Gps e ci si può pavoneggiare dei traguardi raggiunti condividendoli con tutta la rete degli amici di Facebook o di Twitter. Unico neo di questa “performantissima” App sono le pietanze disponibili nel suo database, tra le quali si fa fatica a trovare quelle della nostra dieta mediterranea. Per conteggiare le calorie dell’abbacchio con le patate si può invece utilizzare iFood (122 Kcal per 100 grammi, ndr), altra applicazione studiata per tenere sotto controllo il proprio regime alimentare, con un database di circa 2.000 piatti rigorosamente italiani. È disponibile su App Store in versione Lite (gratuita) e Pro (0,79 euro). Se il conteggio ossessivo delle calorie e i programmi incalzanti di perdita peso sono appannaggio tipicamente femminile, esistono altre applicazioni che possono essere di aiuto a tutta la famiglia nella consulenza su piccole sintomatologie e sedare le ansie dei mariti ipocondriaci. Un’App ricca di contenuto è WebMD (App Store e Android Market, gratis), una vera e propria enciclopedia medica online che, inserendo un sintomo, restituisce una serie di probabili patologie a esso collegate. L’applicazione, tutta in inglese, contiene anche informazioni sui medicinali e sul primo soccorso. Da non consultare senza dizionario alla mano.
RISORSE
hanno l’interfaccia in inglese. Quindi è il caso di rispolverare il vostro vocabolario o di scaricare subito l’App di Wordreference (gratis su App Store e Android market).
http://www.winkpass.com/iperiod.html Dopo aver scelto il periodo fertile con iPeriod e aver tenuto sotto controllo la gravidanza con iPregnancy (entrambe su App Store, versioni free e premium), una volta che il piccolo erede è venuto al mondo è ora di rivedere l’organizzazione della vita quotidiana della neomamma.
http://intuitionapp.com/ Intuition (App Store, gratis) è un assistente personale studiato per le mamme. Consente di annotare tutte le commissioni da fare organizzate per diverse categorie, programmare il calendario e segnare la lista della spesa, con anche la possibilità di condividere idee (e paure) con la community online.
http://is.gd/BIHB00 Cresciuto il bimbo, esistono molte App che stimolano memoria e fantasia: ad esempio Memory animali HD (App Store, gratis), il famoso gioco che prevede la ricerca di coppie di immagini uguali e che tiene il pargolo impegnato mentre si lava il pavimento. Per rispondere a tutte le domande nell’età dei perché può invece essere utile Wikipedia Mobile (App Store e Android Market, gratis), dove ogni interrogativo trova subito spiegazione.
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L’universo di|Internet Sembra la foto di una galassia lontana e invece è una mappa topografica di Internet, in cui ogni punto è un sito Web. È impressionante vedere quanto l’universo del Web assomigli all’universo astronomico. Le forme si ripetono, le strutture si assomigliano. Questa mappa non è la più recente (fotografa la grande Rete nel 2005), ma indubbiamente è la più bella rappresentazione di Internet, tanto che si è guadagnata un posto al MoMA di New York. L’autore è Barrett Lyon e la storia del suo progetto è reperibile su http://opte.org/. Barrett – nonostante l’idea geniale – non ha avuto una vita lavorativa facile e non ha ancora aggiornato la mappa, ma ci sta lavorando.
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Come leggere la mappa: 2 In blu i domini net, ca, us 2 In verde i domini com, org 2 In rosso i domini mil, gov, edu 2 In giallo i domini jp, cn, tw, au 2 In magenta i domini de, uk, it, pl, fr 2 In azzurro i domini br, kr, nl unknown 2 In bianco i domini sconosciuti
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COCCHI|DI|MAMMA…
In tempi di grandi difficoltà, a ogni latitudine e in ogni epoca storica c’è, da sempre, la tendenza a identificare un colpevole, un capro espiatorio da additare come innegabile ostacolo, freno, impedimento verso un imminente risanamento della situazione. È consolante e permette di evitare scomodi esami di coscienza. In Italia poi abbiamo fatto di tutto questo un’arte e, lasciando perdere ogni tipo di disquisizione politica, alle volte seguire la cronaca di simili tendenze diventa quasi esilarante. Fino a qualche mese fa il nocciolo della questione, il male conclamato erano le pensioni. Un bubbone incontrollabile sul quale le generazioni più avanti con l’età si sono adagiate a discapito dei più giovani. Oggi, invece, la “colpa” sembra essersi allargata in maniera inquietante alle generazioni più giovani: molli, poco motivate e in cerca di un lavoro sotto casa di “mammà”. I cocchi di mamma frenano tutti, insomma. Può darsi che, come spesso accade, nel tutto ci sia una parte sostanziosa di vero. Ciò che stupisce però è il perseverare di una certa tendenza distruttiva che sfocia anche nello sterile scontro generazionale, nonostante tutto… nonostante l’evidenza di un mondo intorno che cambia e continua a cambiare a ritmi vorticosi e sulla spinta di tecnologie mai così entusiasmanti, coinvolgenti, stupefacenti, stimolanti. Non serve molto per capirlo: basta farsi un giro oltre confine, a Londra, ancora meglio negli Stati Uniti ma anche in qualche Paese in via di sviluppo. Non si tratta di spocchiosa esterofilia ma di un dato di fatto. Per quanto banale possa sembrare, il nostro non è certo un Paese che può costruire le sue fortune sulla produzione o sulle materie prime. In Italia, da sempre, fanno la differenza le idee, le intuizioni, il talento. Se a tutto questo, manager e aziende di ogni Marco Lorusso tipo sapranno aggiungere ancora una buona Caporedattore Digitalic dose di stupore ed entusiasmo di fronte alle marco@digitalic.it infinite possibilità offerte da tecnologie come la videocomunicazione su IP, il cloud, i tablet, il digital signage, la situazione rimarrà comunque critica e di difficile soluzione, ma le armi per affrontarla sembreranno a tutti, improvvisamente più affilate, efficaci, letali. E ci sarà meno tempo per pensare a cocchi di mamma e palle al piede… che è meglio!
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la rivoluzione che parte dal canale
LA NUOVA DIMENSIONE DELLA SIcUrEzzA