09/2012 – N. 10
www.digitalic.it
Digitalk. Nelle reti di nuova generazione che permettono di superare i limiti del tempo e dello spazio.
Tecnologie e protagonisti dell’ICT
2Social. La forza del brand. Ecco cosa succede al nostro cervello quando guardiamo un marchio.
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Vieni all’IPcameraDay e scopri come e cosa rispondere ai tuoi clienti Esprinet in collaborazione con Axis, Buffalo, Digicom, D-Link, Mirasys, Netgear, Sony, Zyxel ti aspetta nella sua prestigiosa Area Videosorvegliata
dove? Appuntamento giovedi 4 ottobre 2012
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Grazie alla rivoluzione digitale, security e networking stanno convergendo al centro del protocollo IP dando vita a nuovi e strategici scenari soprattutto nel mondo della videosorveglianza. Un mercato in grande crescita nonostante la crisi. Un mercato che oggi offre ai rivenditori importanti opportunità di business ad alto margine. La convergenza su IP accresce infatti l’influenza degli operatori in grado di gestire la rete e porta le aziende ad avere la necessita di un grande supporto da parte dei vendor, nonché il supporto di un canale fatto di diversi consulenti tecnologici. Consulenti che siano in grado di cogliere al volo l’opportunità, ampliando i confini del mercato sorveglianza a quello delle applicazioni marketing e dell’intelligent video.
Un’occasione unica, una chiamata alla quale il canale non può non rispondere. Per questo, in occasione dell’IPcameraDay, Esprinet ha deciso di convocare il meglio del mondo della videosorveglianza e di metterlo a disposizione dei partecipanti in una intensa giornata di formazione e informazione ospitata da una cornice esclusiva. Un evento imperdibile interamente dedicato alle migliori realtà del canale ICT.
Nel corso della giornata si parlerà dei più interessanti trend del mercato videosorveglianza, dei mercati verticali di riferimento (retail, sorveglianza cittadina, banking, trasporti, residenziale, fotovoltaico) sui quali i reseller devono scommettere, di convergenza tecnologica dall’analogico all’IP, di applicazioni di intelligent video (lettura targhe, people counting, heat mapping), di normativa privacy e di novità di prodotto (demo live). Un quadro completo, unico e strategico sul quale il canale deve puntare per proporre ai clienti soluzioni integrate (camera, software, rete, registrazione, ecc.) e non singoli prodotti. Un quadro ad alto tasso di valore aggiunto e di marginalità.
“In un servizio o in un prodotto la Qualità non è ciò che ci mettete dentro, ma ciò che il cliente ne ricava” – Peter Drucker –
ECCO L’AGENDA DELLA GIORNATA Ore 9.30 Accredito Ospiti e Welcome Coffee • Ore 10.00 Apertura lavori Interventi a cura di Axis, D-Link, Sony e di un esperto in materia di Privacy con approfondimento sui trend del mercato della videosorveglianza, i mercati verticali di riferimento, la convergenza tecnologica dall’analogico all’IP, le applicazioni di intelligent video e la normativa sulla privacy. • Ore 13.00 Lunch a buffet • Ore 14.30 Visita area espositiva con demo-live • Ore 17.00 Aperitivo con degustazione di vini Al termine degli incontri gli ospiti riceveranno un gift esclusivo
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EDITORIALE
«Alle donne dico di non sentirsi mai inferiori e di procedere come ho sempre fatto io: combattive, piene di fiducia in se stesse e rispettose di colleghi o avversari, ma intransigenti di fronte a qualunque sottostima del loro lavoro». Probabilmente non ci sono parole migliori di quelle pronunciate da Margherita Hack (nell’intervista esclusiva che ci ha concesso) per aprire questo numero di Digitalic dedicato alle donne. Parole che forse solo una donna poteva pronunciare, perché nel difendere la causa femminile, potendo quindi essere di parte, faziosa, addirittura rancorosa (e nessuno avrebbe avuto da ridire), ha invece scelto frasi che sono applicabili a chiunque: uomo o donna che sia, giovane o anziano, di successo oppure no. Forse è questo che la società (soprattutto quella del lavoro) dovrebbe imparare: pensare in modo diverso. Anzi uguale, uguale per tutti. Perché ci sono ancora molti “soffitti di cristallo”: limiti invisibili (ma invalicabili) alla crescita professionale delle donne, anche in un settore come quello dell’innovazione che, più di altri, dovrebbe essere all’avanguardia pure in questo ambito. L’Italia per fortuna è molto più avanti di qualunque altro Stato
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Francesco Marino Direttore Responsabile Digitalic francesco@digitalic.it
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europeo. Nella rubrica Geografia potete leggere i dati relativi alla percentuale di donne che occupano ruoli manageriali di spicco nelle varie nazioni del mondo. Scoprirete che il nostro Paese guida l’Europa con il 36% di donne nelle posizioni aziendali che contano e stacca nettamente la Germania di Angela Merkel, che è ultima in Europa con appena il 13% delle alte cariche affidate a donne.
“LA SOCIETÀ DOVREBBE IMPARARE A PENSARE IN MODO DIVERSO. ANZI UGUALE, UGUALE PER TUTTI” In questo numero potete leggere le vicende di donne davvero brillanti che si sono fatte strada nei campi della tecnologia, della comunicazione e nel design guadagnando il rispetto del mondo. Quattro italiane (solo quattro) sono anche nella classifica delle 100 donne europee più importanti per l’innovazione e la tecnologia. Scoprite le loro storie e quello che stanno facendo. Ma questo è anche un numero ironico, con l’intervista all’amata e odiata signora Millicent, ovvero Barbie. Abbiamo scelto il rosa e i brillantini in copertina, due stereotipi classici per il mondo femminile. Li abbiamo reinterpretati per presentare un numero dedicato alle donne che è invece non convenzionale, perché le signore (molto più di tanti uomini) sanno essere autoironiche.
16 ottobre | Centro Congressi Milanofiori, Milano emcforum.it
L’evento che rivoluzionerà il futuro dell’IT.
SOMMARIO
Anno 1 ‚ numero 10‚ settembre 2012 www.digitalic.it
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Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011 Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica per il periodo 1/10/2011-31/12/2011
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TECNOLOGIA
Photo La prima donna nello spazio
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Blog Guru Fotografare è condividere
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White Paper Fiocco rosa per Digitalic
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Trend 20 Il futuro delle tecnologie emergenti
MERCATO Dati 25 Dimmi dove sei… e ti dirò chi sei! Digitalk Donne brillanti
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Digitalk Valore e security: una scommessa sicura?
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Creative Park Creatività, sostantivo femminile
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Italians L’eccezione di Bruna
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Digitalk Quale canale per il BYOD?
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Coffee Break L’informatica che cambia
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Smau Wow Smart City, il cantiere dove nascono le innovazioni
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Alias 11 - 57 Arjowiggins II cop - 5 Aten 24 Charme & Relax 77 - 79 Computergross - J.Soft - Symantec 22/23 Computergross - J.Soft - Trend Micro 31 Corel inserto 37/38 Dell 9 - 53 EDSlan - Brocade 75 Emc 7 Esprinet inserto 3/4 - 49 Evolution 15 Fortinet 17
Software «Mi presento, sono il nuovo Office!»
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Retrò La scheda che ha cambiato il mondo
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Networking Rete cammina con me
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Punto G Uno sviluppo alternativo: “l’abbondanza frugale”
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Viscom Viscom Italia 2012, a ciascuno il suo premio
82
WEB SOCIAL CLUB 2Social La forza del brand
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Girly Tech Forse non tutti sanno che…
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Psycho Killer Le aziende temono il rosa
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Geografia 100 Le donne alla guida delle aziende
F-Secure 67 Hitachi Data Systems 41 - inserto in IV cop iStockphoto 97 Luxoro 21 Marabu Italia 43 Moglia IV cop Sidin 44/45 Smau 71 - 85 - 91 - 93 Snt Technologies 59 Tech Data inserto in IV cop Viscom - Reed Exhibitions Italia 99 V-Valley - Emc 73 V-Valley - Sophos 33/34/35
Direttore Responsabile: Francesco Marino - francesco@digitalic.it Caporedattore: Marco Lorusso - marco@digitalic.it Responsabile di Produzione: Raffaella Navarra - produzione@mmedia.info Hanno collaborato: Amir Baldissera, Barbara Bonaventura, Alessio Ferri, Sara Fevola, Girl in the Cloud, Pierantonio Macola, Elena Moriondo, Emanuela Pasino, Francesca Pilone, Valerio Rosano, Daniela Schicchi, Barbara Silbe, Antonella Tagliabue, Leonardo Veneziani, Elena Veronesi. Progetto grafico e impaginazione: Davide Spagnuolo/BluLapis s.n.c. Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Una copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80 Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - Estero euro 66,00 http://www.digitalic.it/wp/abbonati Stampa: RDS WEBPRINTING s.r.l. via Belvedere, 42 - 20043 Arcore (MB) Cellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20861 Brugherio Mi
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Mad4It Fuori i secondi…
Periodicità: 11 numeri Tiratura media:15.250 copie Diffusione media:14.450 copie Certificato CSST n. 2011/2247 del 27/02/2012 Società di Revisione: REFIMI
MMEDIA s.r.l. via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB) tel. 039.2301393 - fax 039.2326449
102 Informativa ex D.Lgs 196/3 (tutela della privacy) MMedia s.r.l., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. 24, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarle la rivista in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’ art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il legale rappresentate di MMedia s.r.l., presso MMedia s.r.l., nella sede operativa di via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’editore. L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio operativo, Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). I Suoi dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale. Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività giornalistica”. La società MMedia s.r.l., editore della rivista Digitalic rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali . Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso la sede operativa delle segreterie redazionali (fax 039.2326449).
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Samantha Cristoforetti sarà la prima donna italiana a volare nello spazio. Per lei, una carriera sbalorditiva come pilota dell’aeronautica militare italiana e, prima ancora, un curriculum di studi di altissimo livello. Nata a Milano nel 1977, ha conseguito due lauree, una in Germania (ingegneria meccanica) e una in Italia (ingegneria aerospaziale), ma ha studiato anche in Francia presso l’Ecole Nationale Supérieure de l’Aéronautique et de l’Espace e in Russia alla Mendeleev University of Chemical Technologies di Mosca. Pilota e scienziata, è appassionata di tecnologia. Da tempo condivide il suo lungo percorso di addestramento su Twitter, con l’account @AstroSamantha. Il capitano Samantha Cristoforetti partirà per una missione sulla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, della durata di sei mesi. Il suo lancio è previsto a novembre del 2014 e sarà il settimo astronauta italiano a raggiungere lo spazio, a vent’anni dal primo, Franco Malerba. A lei, che rappresenta l’eccellenza italiana nel mondo, vanno tutti i nostri complimenti e il nostro incoraggiamento.
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BLOGURU CAPIRE, SENTIRE, FOTOGRAFARE E CONDIVIDERE. QUESTO E’ IL CREDO DI MONICA SILVA, FOTOGRAFA DI FAMA INTERNAZIONALE CHE AMA INTERNET. “I SOCIAL NETWORK SONO STATI PER ME IMPORTANTISSIMI – RACCONTA – E PENSO CHE IN FONDO UN POSTO COME FACEBOOK SIA PIU’ VERO DI ALTRI”.
Un momento della visita di Monica Silva alla redazione di Digitalic
Barbara Silbe
Fotografare è
condividere Un ciclone in redazione, un turbine di creatività: Monica Silva ha travolto con la sua energia la sede di Digitalic. Lei, affermata fotografa ritrattista di origini brasiliane che vive in Europa dal 1986 (prima a Londra e poi tra Bologna, Roma e Milano), arriva in una calda giornata d’estate e come un tornado multicolore trasforma gli uffici in luoghi della creatività. L’occasione è quella di un’intervista per raccontarci del suo lavoro e di come
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sia stato importante per lei il ruolo giocato dai social network e dalla visibilità online. Prima blogger attivissima su Splinder, poi più di recente Twitter, Facebook, Instagram e il suo elegantissimo sito: questi luoghi virtuali hanno di certo contribuito a renderla il personaggio noto che è oggi. «I social network sono stati per me importantissimi – ci racconta sorridente – e penso che in fondo un posto come Facebook sia più vero di altri. Coloro che si sentono superiori – chi bazzica l’ambiente della moda
o delle gallerie d’arte ad esempio – tendono a snobbare questi mezzi. Io invece sono cresciuta molto proprio grazie ai contatti in Rete, frequentandoli e capendo come interagire con chi mi seguiva. Ho imparato nel tempo a leggere le persone attraverso il loro modo di comunicare con me, intuendo le loro intenzioni anche valutando le singole virgole di una frase inviatami. Un esercizio di lettura che mi ha permesso di selezionare chi deve fare davvero parte della mia vita. Sul Web si incontra anche molto esibizionismo, dannosissimo, ma le cose importanti sono le connessioni e l’energia positiva che si creano tra individui».
“FOTOGRAFA PER PASSIONE E POI PER MESTIERE. NATURALE BRASILIANA, ITALIANA NEL CUORE. FOTOGRAFO SOLO SE SONO INSPIRATA! SARÁ UN VEZZO O UNA NECESSITA’?” WWW.MONICASILVA.IT
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BLOGURU A sinistra: Tokyo Temple, foto by Monica Silva
In basso: autoritratto di Monica Silva al Tokyo Metropolitan Photography Museum
È così anche nelle sue foto? «Penso che prima della tecnica venga il cuore – afferma Monica Silva –. Io faccio foto semplici, in fase di postproduzione mi preoccupo soltanto di sistemare i livelli, i colori e la saturazione, ma non so creare mondi che non esistono. Io mi sento cacciatrice della bellezza delle persone; a volte scopro anche i punti oscuri, ma non mi piace creare l’immagine dopo». Un approccio molto femminile, il suo, sentimentale perfino. «Vede, il mondo della fotografia è molto maschile e un po’ maschilista. Il mio modo di starci dentro nonostante tutto è quello di toccare i lati più fragili dei miei soggetti e regalare emozioni. Questa è la cosa più bella, che finisce per gratificare anche me». Quindi un tipo di fotografia più comprensibile? «Sicuramente sì. Io non ho mai la pretesa di fare
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foto d’arte. Mi piace di più arrivare alla gente. Noi non siamo nessuno se non abbiamo un pubblico che ci segue. Per questo serve anche la Rete, nessun altro mezzo può dare un riscontro così ampio e immediato. Mi piace dire che lì dentro, come nelle immagini, “ti si sente il cuore sentire”». Professionista dal 2001,
anno in cui inizia le sue collaborazioni editoriali con importanti riviste come Max, Vanity Fair, Io Donna, Style, e realizza ritratti ai più noti artisti del panorama musicale italiano, quando le chiediamo di approfondire qualche aspetto del suo percorso, Monica Silva prosegue dicendo: «Io non sono appassionata di
tecnica. All’inizio della mia carriera mi rifiutavo perfino di vedere libri fotografici e mostre di altri autori per paura di lasciarmi influenzare troppo. Il mio approccio è sempre di curiosità. Ho iniziato a lavorare come modella in Brasile e in patria ero piuttosto famosa. Ma non amavo quel mondo, era fatto da persone spietate e poco umane e non l’avevo scelto io. Venni a Londra pensando di dedicarmi per tre mesi allo studio dell’inglese. Mi sono ritrovata a 18 anni a fare la cameriera e scrivevo lettere ai miei amici a casa raccontando che facevo molta fatica e che i soldi erano pochi. Sono rimasta in quella città un anno e mezzo e un giorno ho speso tutti i miei risparmi per comprarmi la mia prima macchina fotografica. Ricordo ancora che passai davanti a una vetrina, vidi una Olympus OM10 corredata da un 50
BLOGURU Sao Paulo - Palazzo Martinelli. L’uomo che guarda il vuoto è l’installazione dell’artista britannico Gormley. Foto by Monica Silva
e un 135 mm, un flash e dei filtri. Entrai senza darmi spiegazioni, un gesto impulsivo che mi cambiò la vita». «Erano ancora i tempi dell’analogico, delle pellicole – spiega Monica Silva – e io non dormivo la notte aspettando il risultato. Poi venni a Napoli a trovare un’amica che mi aveva invitata e rimasi per sempre in Italia. Oggi sono sponsorizzata da Nikon e Hasselblad, ma non disdegno certo di scattare con una piccola mirrorless o con l’iPhone, perfetti per non essere notati tra la gente e fermare il momento».
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Monica ha lavorato anche nel cinema. Per quasi 8 anni ha collaborato in qualità di aiuto regista con autori come Robert Richardson, Federico Brugia, Daniele Lucchetti, Renzo Martinelli, Zack Snvder, per produzioni italiane e internazionali… «Quelle esperienze mi hanno dato moltissimo, ancora oggi prediligo il taglio cinematografico e in sequenza sia delle fotografie che dei video che realizzo». Di recente quali servizi ha confezionato? «Sono da poco rientrata dal Brasile, dove non andavo da tantissimo tempo, e poi dal Giappone.
Due mondi che sono stati per me estremamente e diversamente stimolanti: un luogo del cuore il primo e un Paese incredibile il secondo». L’ultima domanda verte sulla sua ormai famosa ricerca sulla psicologia del ritratto. Di fronte a questa sollecitazione, Monica Silva si illumina: «Ogni volta che faccio un lavoro, io finisco stanchissima – conclude – perché cerco di capire chi ho davanti in poco tempo, cerco l’io dentro il soggetto valutando i suoi gesti, le sue espressioni. Le difficoltà non sono solo tecniche, ma psicologiche
appunto. Torno a spiegare il mio approccio emozionale. È lo stesso quando realizzo un autoritratto: è un percorso che mi permette di conoscere me stessa attraverso la fotografia, di creare una corazza che nessuno potrà scalfire. Affrontare i nostri fantasmi ci rende più forti. Io mi fotografo anche e soprattutto nei momenti brutti e mi riguardo dopo, per vedere come stavo». Prende poi a sfogliare cataloghi di grafica e design insieme a noi, per cercare altri stimoli visivi e per capire come nascono le nostre copertine… chissà cosa si inventerà!
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FIOCCO ROSA PER DIGITALIC Daniela Schicchi “Schicchina, tu farai la giornalista”. Così ha avuto inizio tutto, credo. 26 anni, appena laureata in una materia che non c’entrava nulla con il giornalismo, con un direttore fantastico al quale devo molto (Sergio Meda) e una totale inesperienza. Da lì sono passati 12 anni. Ho bazzicato tra testate di sport e fitness, gossip, digital printing, beauty, salute, sanità e un’agenzia di comunicazione per arrivare – infine – al Grande Salto. Quello nella Rete e nella consulenza della libera professione. Un percorso fatto di incontri, apprendimento, curiosità, risate e parecchie arrabbiature. Ho scoperto che le parole possono essere fantastiche. Ho toccato con mano la bellezza di supporti unici e portenti della tecnologia in grado di realizzare “quasi” tutto. Ho imparato che per comunicare bisogna andare al passo con i tempi e che, per stare al passo con i tempi, bisogna rimettersi in gioco tutti i giorni.
Siamo pronti a ripartire con un bel carico di energia e per dedicare al mondo femminile questa cover. Tutto scintilla, dalla testata realizzata con vernice Marabu addizionata al 15% con glitter, ai diamanti a cascata, frutto del lavoro congiunto di Luxoro (lamina e cliché) e Moglia (nobilitazione), fino al colore di questa carta firmata Arjowiggins Creative Papers. Come non sentirmi parte
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di questo cosmo tutto dal fiocco rosa? Un po’ di parte lo sono, inutile negarlo.
Diamanti, i migliori amici di Digitalic! Una pioggia di brillanti: questo è il simbolo di una cover tutta al femminile. Luxoro ha fornito il bianco stampato a caldo. Opaco, coprente e con un’ottima definizione. La stampa di questo colore è stata realizzata in piano grazie ai cliché forniti da h+m. Le stelline che cadono copiose e splendide sulla copertina sono state stampate a caldo, con
ARJOWIGGINS CREATIVE PAPERS Arjowiggins Creative Papers opera in 82 Paesi con 1.300 collaboratori. Le sue carte creative, commercializzate in tutto il mondo, consentono di ottenere performance eccellenti in termini di resa di stampa e non solo. Ogni linea di prodotto è disponibile in un’ampia varietà di finiture e per infinite applicazioni. Tutte le carte Arjowiggins Creative Papers sono certificate FSC da giugno 2008. L’azienda è costantemente impegnata nell’ampliamento della propria offerta di carte riciclate e collabora con clienti e fornitori, continuando a innovare l’offerta e il modo di operare. www.arjowigginscreativepapers.com
un rilievo in contemporanea, per andare a formare i diamanti che diventano, così, realistici e scintillanti. La brillantezza è frutto di una lamina olografica a puntini piccoli che è possibile trovare nel listino Luxoro e che si chiama – tecnicamente – SB Dots.
Cosmo Pink innovation Rosa, il colore delle donne. Pop’Set Cosmo Pink, la carta che trovate nella cover di Digitalic numero 10, è uno dei colori di questa gamma di supporti firmati Arjowiggins Creative Papers. 31 sfumature, con gli 8 nuovi Rich Colours. Pop’Set è interamente prodotta con fibre riciclate premium al 30%. Realizzata in 9 grammature dagli 80 fino ai
MARABU ITALIA
Luxoro ha scelto la via della qualità e delle tecnologie più innovative nel settore delle foglie per stampare a caldo. È partner del gruppo Kurz, leader sul mercato internazionale. I prodotti sono divisi per settore: industria grafica, decorazione della plastica, industria del legno e del mobile, settore moda, nastri per trasferimento termico, codifica, protezione del marchio, card, biglietteria e macchine per la stampa a caldo. www.luxoro.it
Con oltre 150 anni di attività, il gruppo Marabu sviluppa e produce inchiostri di alta qualità per applicazioni grafiche e industriali. L’azienda, con sede centrale in Germania, è presente in tutto il mondo con filiali e partners di distribuzione. Nata nell’autunno del 2008, la filiale italiana del gruppo – Marabu Italia – ha sede a Locate Triulzi (Milano) e opera su tutto il territorio nazionale, offrendo un portfolio
400 grammi, è luminosamente vivace, delicatamente chiara, classicamente elegante, ma anche perfettamente bianca o profondamente nera. La gamma Pop’Set è ideale per la realizzazione di shopper, rivestimenti, packaging, brochure, cataloghi, stampati pubblicitari e promozionali, nonché comunicazioni aziendali.
Digitalic, stella brillante La testata l’abbiamo immaginata scintillante e l’immaginazione ha trovato realizzazione grazie agli inchiostri serigrafici di Marabu. Per questo numero è stata usata una vernice serigrafica UV per effetti a rilievo ad elevato spessore, alta brillantezza e massima flessibilità. Questa vernice si distende perfettamente sul
di innumerevoli prodotti e soluzioni per la stampa serigrafica, tampografica e digitale, grazie alle esclusive rappresentanze estere garantite. www.marabu-italia.it
MOGLIA In cinquant’anni di storia ed esperienza, Moglia ha vissuto una progressiva espansione produttiva e una costante evoluzione tecnologica, che hanno dato vita a stampati di altissima qualità. La naturale predisposizione alla consulenza e al dialogo ha portato alla nascita di un laboratorio di prototipazione e sperimentazione. La produzione passa dagli stampati più classici al packaging e all’editoria, tutti arricchiti da lavorazioni e mate-
supporto senza formare bolle e presenta un’ottima capacità di adesione su carta e cartoncino che sono, di norma, assorbenti. Un tocco magico è stato dato grazie all’aggiunta (alla vernice) di un glitter argento metallizzato.
La stampa dai mille segreti Veniamo alle tecniche di stampa impiegate da Moglia per realizzare questa cover. Le strisce verticali, i crediti e i dettagli sono stati stampati in offset a un colore (cyan). La difficoltà è stata riuscire a trovare la giusta percentuale di colore su un supporto dai toni già accesi. Per quanto riguarda testata e strilli, il foil
riali che parlano al pubblico il linguaggio immediato ed emotivo della multisensorialità, fino ad arrivare ai promozionali, al product design e agli allestimenti. www.moglia.it
bianco opaco è stato stampato a caldo per consentire la perfetta adesione alla carta e una copertura ottimale. Lo scavo al centro della scritta ha ospitato la stampa serigrafica spessorata con il glitter Marabu per un effetto “rossetto pasticciato”, per concludere con i brillantini ottagonali, a sbalzo, stampati anch’essi a caldo. Moglia ha anche arricchito la seconda e terza di copertina con stampa offset cyan e nero, mentre per la quarta l’offset ha realizzato la M di Moglia e lo sfondo argento, il tutto completato con un bianco a caldo e una serigrafia nera ad alto spessore per l’impronta della mano.
RISORSE
LUXORO
www.ricoh.it EcoPrint Live 2012 (Berlino, 26 e 27 settembre), vedrà tra i protagonisti le tecnologie e i servizi di Ricoh Europe che consentono agli stampatori corporate e commercial di ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività. Ricoh si soffermerà ad esempio sul Carbon Balanced Printing Programme, sistema per calcolare le emissioni di CO2 connesse a ogni lavoro di stampa, in modo da ridurle quanto possibile. Le emissioni restanti vengono compensate con crediti di carbonio legati a progetti a energia pulita in cui Ricoh ha investito. La sostenibilità è garantita anche dalla certificazione INGEDE (International Association of the Deinking Industry) che Ricoh ha ottenuto per il portfolio delle soluzioni di stampa digitale a colori a foglio singolo.
www.durst.it La tecnologia di stampa digitale, ormai, può soddisfare anche le esigenze degli stampatori offset. Un esempio è la nuova Durst Rho 1000 nella versione da bobina a foglio (roll-to-sheet), che offre una soluzione industriale ideale per gli stampatori tradizionali che cercano nuove tecnologie per ampliare il proprio business. L’ammiraglia della multinazionale altoatesina raggiunge i 500 mq all’ora, con un minore controllo da parte dell’operatore grazie alla possibilità di caricare bobine di carta di grandi dimensioni, senza interrompere il ciclo di stampa e ottenere stampe su fogli tagliati nella giusta dimensione in pronta consegna.
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TREND
Capire dove la tecnologia sia diretta non è semplicemente tirare a indovinare
Osservando le tendenze emergenti e le ricerche in corso, si possono fare previsioni attendibili e trarre conclusioni su come si evolverà il grande mondo dell’innovazione e su quali tecnologie diventeranno le più diffuse nei prossimi anni. “Envisioning Technology” nasce per facilitare queste analisi, facendo un passo indietro per osservare in modo più ampio il contesto. Riflettendo su ciò che si intravvede all’orizzonte, si possono prendere decisioni migliori su ciò che occorre creare oggi.
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IMPORTANZA RELATIVA La dimensione della sfera indica l’importanza prevista di una tecnologia
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IMPATTO SUGLI UTENTI Il cerchio intorno alla sfera indica un impatto sugli utenti maggiore della novità tecnologica in sé
GRUPPI DI TECNOLOGIE Il bordo frastagliato indica un gruppo di tecnologie distinte, riunite sotto un unico nome
www.teamwork-eu.it
LE LUCI DELLA CITTÀ
Nuove e brillanti idee prendono forma sotto la luce delle foglie Kurz. Con Metropolis, il nuovo progetto presentato in occasione di Luxe Pack 2011 e realizzato in collaborazione con Hinderer + Mühlich, Kurz arricchisce le collezioni “Presentation Box” dedicate ai designer. La resa dei dettagli è estremamente nitida e precisa su foglie trasparenti, lucide, olografiche e perlacee: così un packaging nobilitato può diventare una metropoli alle prime luci dell’alba. Embossing, lamine per la decorazione a caldo e a freddo, effetti metallizzati lucidi e opachi, le possibilità di nobilitazione offerte da Luxoro sono infinite e creative, proprio come le idee.
DISTRIBUTORI ESCLUSIVI PER L’ITALIA DELLE FOGLIE KURZ PER LA STAMPA A CALDO E A FREDDO Luxoro è a Impatto Zero®. Le emissioni di CO2 generate sono state compensate contribuendo alla creazione e tutela di foreste in crescita.
Luxoro utilizza energia rinnovabile a Impatto Zero®.
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SICUREZZA DI VALORE
NON C’È PIÙ TEMPO PER REAGIRE…
Non c’è più spazio e, soprattutto, tempo per strategie di sicurezza basate sulla reazione e sullo studio a posteriori di malware e crimeware. Le minacce ai sistemi informativi sono sempre più innovative e precise. Symantec risponde a una simile sfida mettendo nelle mani del proprio canale indiretto le sue più nuove ed efficaci tecnologie di sicurezza: Symantec Endpoint Protection 12.1. Un’occasione unica per sviluppare progetti ad alto margine grazie soprattutto allo strategico supporto di un distributore a valore come J.Soft, Business Unit di Computer Gross Italia Arrivare prima, arrivare preparati, arrivare con i giusti strumenti e le giuste contromisure… arrivare sicuri alla sfida con malware e crimeware sempre più intelligenti e sempre più efficaci nel penetrare chirurgicamente nelle reti e negli endpoint attraverso i quali i manager archiviano, producono e con-
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dividono informazioni critiche. Non conta la dimensione né tantomeno la latitudine; le aziende di tutto il mondo sono oggi attese al varco da una scommessa spesso cruciale per il presente e il futuro del proprio business. Proteggere le informazioni e metterle strategicamente a disposizione dei propri dipendenti esattamente quando serve, dove serve e nel migliore stato di salute possibile è una scommessa che si può pensare di vincere solo e soltanto lasciandosi alle spalle un approccio e una strategia di tipo reattivo. Subire un attacco per poi studiare le contromisure e le reazioni necessarie oggi è un lusso che davvero poche aziende e manager possono permettersi… questioni di tempo e di competizione globale. Lo sa bene Symantec che da sempre su questo fronte si muove in maniera molto importante e che da sempre, attraverso il vitale supporto di un canale indiretto capace di penetrare in maniera profonda sul territorio, si presenta alle aziende italiane come un partner di fiducia nella gestione di problematiche e tematiche che spesso, per questioni di tempo e risorse, le imprese di casa nostra non hanno il tempo e la forza di affrontare.
Un’occasione preziosa e… sicura Proprio in questo senso va interpretata l’ormai collaudata partnership che unisce Symantec ad un distributore ad alto valore aggiunto come J.Soft, Business Unit di Computer Gross Italia. Una partnership dalla quale scaturisce ora una preziosa opportunità di business per i rivenditori italiani grazie alla disponibilità di un insieme di tecnologie come Symantec Endpoint Protection 12.1. Si tratta infatti di soluzioni che offrono gli strumenti di rilevazione più aggiornati per combattere minacce in rapido mutamento. Le tecnologie avanzate e proattive di Insight e SONAR aiutano Symantec Endpoint Protection 12.1 a rilevare, bloccare e rimuovere più minacce rispetto al passato. Symantec Endpoint Protection è infatti la soluzione antivirus per gli endpoint più veloce ed efficace sul mercato per sistemi virtuali e fisici (Endpoint Protection offre infatti compatibilità con gli ambienti virtuali tra cui VMware, Citrix e Microsoft). Endpoint Protection offre una difesa avanzata contro tutti i tipi di attacchi e integra perfettamente gli strumenti indispensabili per la sicurezza antivirus in un unico agente ad alte prestazioni con un’unica console di gestione. Il tutto senza rallentare le prestazioni. Immediati ed evidenti i vantaggi che una simile soluzione è in grado di garantire alle aziende. Symantec Endpoint Protection 12.1 blocca infatti malware quali virus, worm, Trojan Horse, spyware, adware, bot, minacce zero-day e rootkit; impedisce violazioni
SYMANTEC INSIGHT Symantec Insight è l’unico sistema al mondo che rileva l’età, la diffusione e la valutazione di sicurezza di quasi ogni file di programma che circola in Internet. Avendo a disposizione le informazioni sui file che sono nuovi o modificati, Insight sfrutta contro i criminali informatici il loro vantaggio più importante, ovvero la capacità di generare milioni di minacce univoche, e tiene traccia di quasi tutti i programmi in Internet. Insight utilizza età, frequenza e origine dei file insieme ad altri parametri di sicurezza per scoprire le minacce che altri prodotti non rilevano. Avvalendosi dei risultati generati da oltre 175 milioni di sistemi in più di 200 Paesi, Insight utilizza il contesto dei file per identificare le minacce in fase evolutiva.
UN SONAR DI VALORE Symantec Online Network for Advanced Response (SONAR) offre protezione in tempo reale dalle minacce e rileva attivamente i rischi per la sicurezza del computer. Esaminando i programmi in esecuzione, SONAR identifica i pericoli emergenti in base al comportamento delle applicazioni, consentendo di individuare le minacce nuove e ancora sconosciute.
del sistema di sicurezza riducendo così il carico amministrativo; offre protezione antivirus efficace per ambienti fisici e virtuali e riduce il costo totale di proprietà della sicurezza degli endpoint. «Abbiamo riposto un grande impegno per migliorare ulteriormente la sicurezza senza eguali e le prestazioni straordinarie che hanno reso famoso Symantec Endpoint Protection – spiegano da Symantec –. Sviluppato per gli ambienti virtuali, offre prestazioni notevolmente migliorate e un nuovo sistema di protezione all’avanguardia: Symantec Insight. Symantec Endpoint Protection 12.1 comprende centinaia di nuove funzionalità per garantire migliori livelli di sicurezza, prestazioni e gestione».
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MERCATO Distribuzione geografica per regione degli operatori del canale IT fatturato > 500.000 euro/anno
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Sono tanti, sono distribuiti nelle più disparate aree geografiche del variegato tessuto economico italiano, sono i migliori operatori del canale indiretto italiano. In esclusiva per Digitalic, in collaborazione con l’Osservatorio Trade del Politecnico di Milano, un variopinto identikit dei più importanti operatori di canale, distributori, rivenditori, system integrator e software house. «Innanzitutto – racconta Andrea Gaschi, ingegnere informatico e ricercatore presso gli Osservatori Ict & Management della School of Management del Politecnico di Milano – nel tracciare un profilo di massima della distribuzione geografica dei più importanti operatori di canale in Italia, la scelta preventiva è stata quella di concentrarci sulle aziende con un fatturato di almeno 500.000 euro». Il primo dato di massima parla di un totale di 8.768 realtà di business di questo tipo, distribuite – come prevedibile – per la maggior parte tra Lombardia (30%), Emilia Romagna (10% circa), Lazio (11%), Veneto (10,4%) e Piemonte (poco meno del 9%). Più staccate le altre regioni, con eccezione della Toscana (6%). Nel sud Italia le percentuali sono molto basse, anche se spicca il dato della Puglia, che vede la presenza di oltre 200 operatori di canale (distributori, software house, system integrator, ecc.) con un giro di affari uguale o superiore ai 500.000 euro, pari al 2,3% del totale. Secondo fondamentale step della ricerca è quello che riguarda l’area di specializzazione e l’area geografica in cui questi operatori di trovano a fare business. Le macro-aree scelte dal Politecnico sono le più classiche e affidabili: distributore, rivenditore di
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Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia-Romagna Friuli Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino-Alto Adige Umbria Valle d’Aosta Veneto Totale complessivo
91 16 79 382 913 200 1027 203 2637 190 13 774 203 73 159 548 220 116 16 908 8768
Percentuale
Totale
1-3%
1,0% 0,2% 0,9% 4,4% 10,4% 2,3% 11,7% 2,3% 30,1% 2,2% 0,1% 8,8% 2,3% 0,8% 1,8% 6,3% 2,5% 1,3% 0,2% 10,4%
hardware, software house/ system integrator e ibridi (figura quest’ultima piuttosto tipica del nostro complesso e spesso inestricabile tessuto industriale). I risultati ci parlano di un totale di 16 distributori puri, 852 operatori ibridi, 2.992 rivenditori di hardware e 4.909 software house/ system integrator. Per quanto concerne i distributori con un fatturato superiore ai 500.000 euro, la stragrande maggioranza (il 62%) sono in Lombardia, il resto si divide tra Veneto, Toscana (entrambe al 12,5%) ed Emilia Romagna (di poco oltre il 6%). Passando invece agli ibridi – quelle realtà cioè in cui
3-5% 5-10% 10-20% 20-30%
Fonte: Osservatori Politecnico di Milano
più formule di business coesistono, dal rivenditore al distributore, ecc. – del totale di 852 aziende sopra i 500.000 euro di fatturato, oltre il 32% sono sempre in Lombardia, ma questa volta si distinguono il Lazio, con oltre il 12% di questi operatori, e il Piemonte, di poco sotto il 10%. Molto più frammentata poi la realtà geografica dei rivenditori di hardware e delle software house/system integrator. Nel primo caso, la percentuale lombarda – pur alta, intorno al 29% – è in calo rispetto alle altre categorie. Seguono il Veneto e il Lazio con l’11% e si fa notare, in questo caso, il sud Italia con la Campania che ospita oltre il 5% di rivenditori hardware italiani sopra i 500.000 euro; di poco sotto la Toscana a quota 6,3%. In tema di software house/system integrator poi sale di molto la percentuale piemontese che sfiora il 10%, la Lombardia ritorna al 30%, la Campania sfiora il 4%, mentre Sicilia e Puglia gravitano intorno al 2%: non molto, ma si tratta comunque di un dato significativo.
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QUATTRO ITALIANE TRA LE 100 DONNE PIU’ IMPORTANTI PER LA TECNOLOGIA
Francesco Marino
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Cento donne, diciannove nazioni, tutta l’Europa analizzata. “Girls in Tech” ha stilato l’elenco (non è una classifica) delle cento donne più importanti nel mondo high-tech: GIT Euro 2012. Sono state visionate migliaia di segnalazioni e in queste pagine trovate la lista. Non c’è un ordine particolare; noi le abbiamo messe in ordine alfabetico e segnalato le quattro italiane presenti nella lista: Sofia Barattieri (Motilo), Marina Tognetti (Myngle), Barbara Labate (Risparmio
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Super) e Diana Saraceni (360 Capital Partner). Negli USA le donne hanno una ruolo fondamentale nella scena tecnologica, in Europa le cose sono diverse, anche perché il mercato è molto frammentato. “Girls in Tech” ha proprio lo scopo di favorire l’affermazione delle donne nel settore Ict e segnalare le eccellenze femminili. Tra i giudici che hanno realizzato questo elenco ci sono: Max Niederhofer (Accel Partners), Alex Farcet (Startupbootcamp), Patrick De Zeeuw (Startupbootcamp), Audrey Soussan (Ventech), Christian Thaler-Wolski (Wellington Partners), Paul Papadimitriou (Constellation Research), Marco Magnocavalo (Principia), Martin Kelly (IBM), Carl Sibersky (Poprigo), Cristobal Alonso (Bite Group), Oana Calugar (Neogen), Thibaud Elzière (Fotolia) e Ciara Byrne (VentureBeat).
Ceo e fondatore di Motilo (www.motilo.com), un sito interattivo e sociale per lo shopping. Probabilmente l’esperienza più vicina a quella di fare shopping con le amiche. Si possono infatti creare look anche insieme a persone che sono molto distanti. Dopo aver studiato a Roma e aver provato la carriera accademica, Sofia si è trasferita a Londra per lavorare nel mondo della finanza ed è lì che ha avuto l’idea di creare Motilo con la sua migliore amica.
Soprannominata la regina dell’e-learning, è la fondatrice di Myngle (www.myngle.com), una piattaforma di e-learning online per l’apprendimento delle lingue. Ha creato un nuovo modo – interattivo e creativo – per imparare, trasportando l’insegnamento dalle aule al Web. Myngle rende disponibili vere lezioni in tempo reale a tutti gli studenti del mondo. Il sistema prevede che gli studenti paghino le lezioni a Myngle che a sua volta retribuisce gli insegnanti.
Si è laureata a Messina e si è specializzata alla Columbia University di New York. Come insegnate ha avuto Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001. È la fondatrice di www.risparmiosuper.it, il sito che permette di comparare i prezzi di migliaia di prodotti venduti in supermercati, ipermercati e discount di tutto il territorio nazionale in una logica social, che prevede un’interazione continua con l’utente e perfino il suo coinvolgimento diretto nel monitoraggio dei prezzi.
Lei è quella che le start-up le finanzia. Diana Saraceni è tra i fondatori di 360° Capital Partners (www.360capitalpartners.com) che a partire dal 2007 investe in aziende dai contenuti innovativi su tutto il territorio europeo e, in modo particolare, in Italia e Francia. Il fondo attualmente in gestione ha una dimensione superiore ai cento milioni di euro. Tra i vari progetti lanciati finora ricordiamo Yoox, Venere.com e Mutuionline.it.
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Annamaria Testa è una delle menti più brillanti che il nostro Paese possa vantare. La sua creatività intelligente, garbata ed elegante ci accompagna dagli anni Settanta sugli schermi televisivi e sulle pagine di riviste e quotidiani. Suoi molti celebri slogan rimasti nella storia del nostro Paese, come il
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“Passaparola” di Perlana e il “Liscia, gassata o Ferrarelle” della nota acqua minerale. E dalla sua mente sono nati anche tanti brillanti libri che raccontano e spiegano che cosa sia la creatività, come nasce e perché sia tanto importante per tutti noi. Soprattutto in un momento di incertezza come quello attuale. Lo spiega lei stessa in un’intervista a Interni: «La creatività permea la vita di ciascuno, come individuo e come appartenente a un sistema sociale. Alcuni Paesi valorizzano la creatività, altri la ignorano. In certe epoche storiche, in certi luoghi, qualsiasi
CARATTERIZZATA DA CURRICULUM SPETTACOLARE, MARISSA MAYER A SOLI 37 ANNI È STATA NOMINATA CEO DI YAHOO!. DOPO ESSERE STATA LA PRIMA DONNA INGEGNERE DI GOOGLE, AVER OCCUPATO UN RUOLO DI PRIMISSIMO PIANO IN BIG G, IDEANDO PRODOTTI COME GOOGLE MAPS, LA MANAGER PASSA AL CAPEZZALE DEL COLOSSO CALIFORNIANO
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UNA DELLE DEFINIZIONI PIU’ BELLE DI PROCESSO CREATIVO LA OFFRE LEI: «SE IO HO UNA MELA, LEI HA UNA MELA E CE LE SCAMBIAMO, IO E LEI ABBIAMO SEMPRE UNA MELA. SE IO HO UN’IDEA, LEI HA UN’IDEA E CE LE SCAMBIAMO, ABBIAMO DUE IDEE»
Nulla sembra fermare né lei né Yahoo! che le ha affidato il ruolo di punta, pur sapendo della sua gravidanza in corso. Marissa Mayer partorirà ad ottobre un maschietto e ha già fatto sapere che non rinuncerà ad un breve periodo di maternità. La Mayer ha sottolineato, inoltre, che «nessuno ha mosso obiezioni e ha manifestato perplessità in Yahoo!» riguardo la notizia della sua “dolce attesa”, comunicata nel mese di giugno. Molte aziende nostrane, probabilmente, non avrebbero accolto allo stesso modo la notizia. Il compito che aspetta Marissa non è certo semplice: pur avendo un brand forte e 700 milioni di utenti, Yahoo! naviga in cattive acque e
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novità è stata ostacolata o cancellata. Ma nei momenti di crisi ci si accorge che la capacità di trovare idee nuove e utili è decisiva». Quest’anno Annamaria Testa è entrata nella Hall of Fame dell’Art Directors Club Italiano, la seconda donna ammessa dopo Fernanda Pivano. Viene quasi da chiedersi se la creatività sia più maschile che femminile; a rispondere ci pensa lei con una frecciatina che non guasta: «Ci sono stati momenti di cecità nei confronti delle donne. Ma credo che le cose stiano cambiando anche nel nostro Paese. Stiamo vivendo una presa di ruolo da parte delle donne, sostenute anche dalla forza dei numeri: oggi il 60% dei laureati è donna. Quindi penso che persino all’interno dell’Adci la componente femminile è destinata a crescere e questo farà bene anche agli uomini». —Elena Veronesi
ha cambiato cinque amministratori delegati in cinque anni. La scelta della Mayer è un chiaro segno di svolta: una donna giovanissima che proviene dalla società Web più affermata al mondo. Il compito è duro, ma le donne sempre più spesso vengono scelte nelle società Ict per le imprese più difficili. Tre Ceo di società multinazionali di grande prestigio sono ora donne: oltre a Yahoo!, alla guida di IBM c’è Virginia “Ginni” Rometty, mentre al timone di HP troviamo Meg Whitman. Le imprese high-tech, che molti ritengono pioniere dei nuovi assetti, potrebbero insegnare a diverse altre aziende che una donna al vertice fa bene ai conti.
Nome
Cognome
Irina Zoe Georgina Colette Moran Sofia Catherine Rebecca Juliette Lydia Rachel Simone Constanze Eileen Helena Robin Julana Alisa Judith Chelsea Sophie Elaine Sherry Sonali Verena Sylvia Tracy Marie Jess Mel Charlotta Amelie Sabine Liz Natasha Crsitina Monika Nathalie Angele Irena Mai-Li Orit Claudia Jennifer Claire Raquel Stephanie Bindi Christine Baiba
Anghel Adamovicz Atwell Ballou Bar Barattieri Barba Barr Bellavita Benko Bremer Brummelhuis Buchheim Burbidge Chari Chase Chondrasch Chumachenko Clegg Cooper Cornish Coughlan Coutu De Rycker Delius Diaz-Montenegro Doree Ekeland Erickson Exon Falvin Faure Fillias Fleming Friis-Saxberg Galan Garbaciauskaite Gaveau Giuliano Goldenberg Hammargren Hashay Helming Hicks Houry Iglesias Kaiser Karia Karman Kaskina
Azienda South East European private Xylogic Apple Ballou VentureGeeks Motilo Cashstore.fr LivingSocial tipsandtrip.com Corporate Finance Partners Twitter Astia/TheNextWomen i-Potentials Passion Capital TSN ICAP Zipcar/BuzzCar Fashionism Game Insight Classhouse Uber Notonthehighstreet Atlantic Bridge Entrepreneur and investor Accel Partners Goodbeans/Panfu Leelo Llustre Elaia Partners Berlin Geekettes BHH Labs TAT Imprenditrice Chasson Finance Venture Lab Gignal BitCarrier Delfi Shopcade serial entrepreneur Highland Capital Partners MuteWatch Brayola DaWanda Forbes Ventech Totfan Wooga Microsoft Stratix CERT/SigmaNet
Nome
Cognome
Amit Jamillah Martina Barbara Martha Avid Celine Ingrid Ela Angela Ann Paula Elena Nathalie Agata Sarah Sandra Demet Anya Erin Sara Jude Belinda Kathryn Veerle Jessica Clare Deborah Lubomira Gali Lara Helen Diana Joanna Julie Ola Kristin Reshma Olivia Anne Linda Wendy Tine Marina Viktorija Sol Elizabeth Kresse Caitlin Tiina
Knaani Knowles Kolesnik Labate Lane Larizadeh Lazorthes Lunden Madej Maguire Marisa Marttila Masolova Massenet Mazur McVittie Mesonero Mutlu Navidski Noordeloos Ohlsson Ower Parmar Parsons Pieters Powell Reddington Rippol Rochet Ross Rouyes Ryan Saraceni Shields Sinnamon Sitarska Skogen Sohoni Solon Sophie Summers Tan Thygesen Tognetti Trimbel Tzvi Varley Wesling Winner Zilliacus
Azienda ooVoo The Next Web Oktogo Risparmiosuper Fox Lastminute Boticca Leetchi TechCrunch Applicake/FutureSimple/Credictive Mint Digital, Music Tech Meetup Freese Pure Equity Startup guru Pixonic Net-a-porter Applicake/FutureSimple Dressipi Uniccos Trendyol European Technology & Expansion Fund NBC Universal DinnerHu Playmob LadyGeek Decoded Duoh! Badoo iShed Startup Weekend Valtech Razoss Dealissime Creganna Tactx Medical 360 Capital Partners Facebook Enterprise Telenor MyGuidie Lund Seedcamp Aufeminin.com Wired Pastel Moonfruit Skype White Everplaces Myngle Quantas Capital Genieo TechHub Elvis& Kresse Amen Gajarti Studios
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Introvabile, infaticabile, inarrestabile. È questa l’impressione che si ha quando si cerca di rubare a Margherita Hack qualche minuto per un’intervista. La più simpatica e stimata scienziata italiana, classe 1922, antifascista sempre in prima fila per i diritti delle donne, oltre che accademico dei Lincei e astrofisica di fama mondiale nota per le sue ricerche nel campo della spettroscopia stellare e della radioastronomia, dovrebbe essere in pensione già dalla fine degli anni Novanta, ma tra inviti pubblici, conferenze, impegni sociali e politici, per farla stare ferma un solo giorno servirebbe un miracolo. E lei, laica e razionale, ai miracoli non crede, tranne a quelli compiuti dalla scienza. Dopo vari tentativi andati a vuoto, scopriamo che la dottoressa Hack risponde al cellulare la mattina presto. Cordiale e disponibile, è subito pronta a fare quattro chiacchiere mentre sale in auto per qualche destinazione. Ed è meglio non perdere l’occasione prima che sfugga di nuovo… Ce lo spiega subito: non ama discorsi e domande preparate. Lei si è fatta strada in un ambiente così maschile e per questo dà utili consigli per le donne di oggi: «Vede – afferma la scienziata – bisognerebbe vivere con la consapevolezza di ciò che si è. La mia educazione familiare mi ha permesso di essere libera da qualunque complesso o stereotipo, mentre spesso alle donne si chiede di agire e pensare come se si dovesse sempre lasciare spazio a qualche figura maschile, che sia il padre, il fratello, il marito o un capufficio. Alle donne dico di non sentirsi mai inferiori e di procedere come ho sempre fatto io: devono essere combattive,
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«NON SENTITEVI INFERIORI MAI, SIATE COMBATTIVE E PIENE DI FIDUCIA», AFFERMA MARGHERITA HACK CHE, IN QUESTA INTERVISTA ESCLUSIVA, SPRONA LE NUOVE GENERAZIONI E CI CONFIDA COME «LA TECNOLOGIA E’ FONDAMENTALE, PER TUTTO» piene di fiducia in se stesse e rispettose di colleghi o avversari, ma intransigenti di fronte a qualunque sottostima del loro lavoro». Quando le chiediamo se ha voglia di parlare un po’ di tecnologia esordisce dicendoci che secondo lei è fondamentale per tutto. «Quando ho cominciato la mia carriera – confessa Margherita Hack – usavo strumenti che oggi sono obsoleti. La tecnologia è ed è stata fondamentale per il progresso; il potenziamento tecnologico in ogni campo ha prodotto notevoli passi avanti». «A me – continua la scienziata – i computer hanno permesso di guardare
Barbara Silbe
lontano e sono ancora fondamentali per quello che faccio». Quando le chiediamo se non le sembra che oggi se ne faccia un uso eccessivo, Margherita Hack cambia tono di voce ed esprime le sue preoccupazioni: «I ragazzi sono esagerati, stanno troppe ore davanti ai pc collegati a Internet. Sul Web si trova di tutto, ma spesso le informazioni sono superficiali e si tende a fare poche ricerche, a usare il deleterio metodo del copia e incolla. In un passato non così lontano, gli studenti dovevano perdere molto più tempo per pensare e ragionare, per cercare notizie sulle enciclopedie e sfogliandole capitavano su altre cose altrettanto interessanti e stimolavano così maggiormente la loro mente». Il consiglio della scienziata è, dunque, il seguente: «Bisogna non abusare della tecnologia e continuare a fare affidamento sulla propria testa e a farsi catturare dai molti stimoli che il mondo che ci circonda può offrire».
Digitalic per Trend Micro
WORRY-FREE BUSINESS SECURITY
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sa o altrove. Grazie alla console Web le Pmi non dovranno più mantenere un server o preoccuparsi di chi deve gestirlo, così come non dovranno preoccuparsi di aggiornamenti o perdite di dati. Tutto questo viene infatti gestito automaticamente. I servizi Worry-Free Business Security sfruttano la tecnologia Smart Protection Network che, attraverso la correlazione di eventi, rileva le minacce più recenti non appena si diffondono, per garantire la protezione dell’attività in qualsiasi momento. Un’occasione molto importante per i partner di Trend Micro e JSoft: essi, infatti, possono utilizzare la console Web di Worry-Free Business Security Services per presentarsi alle Pmi in qualità di provider di sicurezza che, attraverso Trend Micro WorryFree Remote Manager, sono in grado di gestire in remoto Worry-Free Business Security Services, liberando così completamente le imprese dalla necessità di dedicare tempo e risorse alla sicurezza IT.
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Salve sig.ra Millicent, mi permette di chiamarla Barbie? Si certo, io sono Barbie per tutti.
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Barbie ha più di 60 anni e in tutto questo tempo sono state vendute più di un miliardo di bambole con la sua immagine. Come ci si sente nei panni di un mito? Da un lato ne sono orgogliosa. Ma non creda che sia stato sempre facile e che non sappia che il mito di Barbie non è più quello di una volta. La sua in effetti è una storia emblematica. È stata un’icona per generazioni di bambine. A un certo punto però lei è diventata un simbolo di tutti i mali della società: l’ossessione del corpo e dell’immagine, un certo modello di vita felice e vincente che non esiste nella realtà. Perciò le hanno allargato i fianchi e l’hanno resa meno perfetta, meno bella, più “politically correct”. L’accusano anche di inquinare e di essere contro la causa ambientale. Come se lo spiega? Francamente non sono in
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(FINTA) INTERVISTA SEMI-SERIA CON BARBARA MILLICENT ROBERTS, MEGLIO CONOSCIUTA COME BARBIE
Antonella Tagliabue
grado di trovare un motivo. Sono stata la prima bambola con le sembianze di un adulto e uno dei primi casi di successo commerciale legati alla tv, agli spot. C’è stato un insieme di cose che ha contribuito a fare di me un simbolo, per cui è stato necessario inventarmi una vita, una famiglia, un passato, una biografia. Ma non l’ho chiesto io. Se si sono attribuiti a me tanti significati forse dipende anche dal fatto che c’era una mancanza, un vuoto. Ma questo vuoto non l’ho creato io. Mi sono ritrovata all’interno di un meccanismo. È vero che io ne ho beneficiato, che l’ho persino sfruttato per vendere più bambole, ma il problema della crisi di modelli e valori non l’ho creato io. Però la si accusa di aver contribuito alla creazione di uno stereotipo di donna da cui è difficile liberarsi. Come vede le donne di oggi? Le ripeto che non me la sento di prendermi delle colpe non mie, che sono più grandi di me. Però non vedo dei grossi miglioramenti nella condizione delle donne di oggi, anzi. Le
vedo affannarsi per essere delle persone perfette come mogli, madri, donne che lavorano e fanno carriera e sono triste per loro. Nemmeno io ce la facevo, infatti, c’era una Barbie per ogni cosa: Barbie mamma e Barbie chirurgo… eravamo un intero esercito! E che consiglio darebbe alle donne di oggi? Di educare i loro figli nella consapevolezza che uomini e donne hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Credo che il problema della diversità si risolverà solo quando avremo allevato una generazione di persone che non hanno più bisogno di preoccuparsene. Non è molto incoraggiante, ma la ringrazio per la franchezza. Tra le tante Barbie c’era persino una Barbie candidato presidenziale, ma mai una Barbie pensionata. Lei non invecchia mai? È vero, non invecchio mai. Però ho fatto il mio tempo, non creda che non me ne renda conto. Qualche volta penso che non mi dispiacerebbe cominciare ad avere qualche ruga…
Digitalic per V-Valley
NUOVE FILIERE, NUOVI CANALI A VALORE PER I DEALER
V-VALLEY-SOPHOS, INSIEME PER UN DATA CENTER PIÙ SICURO E UN CANALE DI VALORE
DALL’ACCORDO TRA IL DISTRIBUTORE A VALORE E IL COLOSSO DELLA SECURITY NASCE UNA NUOVA STRATEGICA OPPORTUNITÀ DI BUSINESS PER TUTTI GLI OPERATORI DI CANALE Un’evoluzione naturale, l’incrocio di due strade che da tempo erano destinate a incontrarsi. V-Valley e Sophos hanno deciso di unire le loro forze nel nome di un percorso ad altissimo valore aggiunto che metterà nelle mani dei rivenditori, che puntano a cavalcare le onde del nuovo data center e del Bring your own device, i più innovativi e decisivi strumenti di business. Viaggio al centro di uno dei più interessanti canali a valore destinato ora ad aprire nuovi scenari di mercato.
A TU PER TU CON LUCA CASINI, DIRETTORE COMMERCIALE DI V-VALLEY
«PIÙ COMPLETI, PIÙ SICURI CON SOPHOS» Un passo decisivo in direzione di un’offerta sempre più articolata e strategica per i rivenditori. Un’offerta che permetta loro di presentarsi alle imprese come consulenti di fiducia, capaci di guidare le aziende nell’affrontare le nuove sfide della security legata al data center e alla mobility. L’accordo con Sophos rappresenta una nuova, decisiva tappa nel cammino di evoluzione e crescita di V-Valley Gli obiettivi e il quadro di insieme erano chiari fin dall’inizio. Fin da quell’affollato e attesissimo 25 gennaio 2011, data di nascita V-Valley. Una nuova e autonoma entità all’interno del Gruppo Esprinet, che fosse capace di raccogliere intorno a sé il meglio che il mercato IT era in grado di esprimere e di metterlo a disposizione degli operatori di canale con l’aggiunta decisiva di un concretissimo valore aggiunto fatto di supporto, servizi, assistenza, competenze… Un percorso ambizioso che puntava alla costruzione di un nuovo canale a
«CLOUD? NIENTE PAURA, IL CANALE SARÀ DECISIVO» Parlare di sicurezza oggi è quasi impossibile senza chiamare in causa uno dei più dirompenti fenomeni tecnologici in atto: il cloud. Un fenomeno importante che, in alcune sue declinazioni, per molti operatori di canale risulta una minaccia. «Con il suo trasformare i prodotti in servizi, il cloud – se visto nell’ottica del business tradizionale – risulta sicuramente una minaccia molto forte, ma in realtà quello che noi oggi vendiamo sono prodotti che vanno messi insieme per costruire delle soluzioni – spiega Casini –. Non dimentichiamoci che non tutto può essere virtualizzato e portato sulla nuvola e che il mercato italiano è fatto soprattutto di personalizzazione. Non ho mai visto un sistema informativo uguale a un altro. Dunque il canale avrà sicuramente spazio, uno spazio di integrazione a valore che va colmato con competenze e in maniera puntuale».
valore per i data center aziendali. Una sfida che i grandi nomi del mondo Ict hanno accettato e che ora, a distanza di circa un anno e mezzo, sta conoscendo un nuovo, strategico momento di svolta grazie all’accordo di distribuzione con un brand di primo piano nel mondo della security come Sophos. «La scelta di Sophos ci riempie di orgoglio e di responsabilità – spiega Luca Casini, direttore commerciale di V-Valley – . Il loro ingresso nella nostra squadra di partner-vendor rappresenta infatti una naturale e necessaria evoluzione della nostra strategia. Costruire un canale di valore al servizio del nuovo data center aziendale e della consumerizzazione vuol dire oggi essere in grado di presentarsi alle aziende come consulente di fiducia su tematiche come il networking, lo storage, la videosorveglianza, la virtualizzazione e, soprattutto, la sicurezza. I dati e le informazioni aziendali sono un asset fondamentale di ogni azienda. Garantirne l’integrità e la sicurezza è un mestiere sempre più difficile in virtù dell’avvento del data center, che centralizza ulteriormente i sistemi informativi, e al trend di consumerizzazione dell’IT, che favorisce l’accesso ai dati da qualsiasi device in qualsiasi parte del mondo. Servono quindi grandi competenze e soluzioni all’avanguardia ovvero al top della gamma, come quelle fornite da Sophos». «Il nostro impegno e il nostro ruolo sarà ora quello di essere un efficace facilitatore nel dialogo tra vendor e rivenditore – prosegue Casini –. Per farlo cercheremo sempre più di metterci al servizio di Sophos e veicolare i loro messaggi secondo
Luca Casini, direttore commerciale di V-Valley
modalità e linguaggi compatibili con quelli dei reseller. Non solo, l’idea è quella di aiutare Sophos nel formare e sviluppare nuovi partner sul territorio capaci di essere capillari ed efficaci nella vendita, il tutto attraverso i nostri ormai famosi servizi di prevendita, commerciale, tecnica e affiancamento nella vendita. La loro idea e strategia di Complete Security rappresenta una ghiotta opportunità di business per il canale. Oggi più che mai le aziende sono alla ricerca di semplificazione, ottimizzazione delle risorse e l’idea di avere un interlocutore unico per la gestione di tutti gli aspetti della security, dall’antivirus fino alla protezione della rete e la gestione del malware, è davvero molto importante. Per i rivenditori che intendono accettare la sfida, le competenze saranno fondamentali perché a fronte di un simile scenario oggi tutto ruota intorno alla conoscenza dei processi di business dei propri clienti e alla comprensione del loro modo di utilizzare i sistemi informativi. Solo da qui nascono veri e solidi rapporti di fidelizzazione».
UNA SICUREZZA COMPLETA E INTEGRATA
PIÙ CAPILLARI SUL TERRITORIO, PIÙ VICINI ALLE IMPRESE Un passo molto importante, una scelta che aiuterà l’azienda a consolidare la sua posizione sul mercato, ma soprattutto a entrare strategicamente in contatto con tutte le imprese italiane grazie alla capillarità e alla rapidità di esecuzione di un distributore come V-Valley. Sophos è nel pieno di una profonda evoluzione della sua strategia di canale e questo nuovo accordo ne rappresenta il segnale più concreto e decisivo Un nuovo programma di canale, una più stretta e strategica integrazione con il mondo Astaro (società acquisita lo scorso anno e che ha completato al meglio l’offerta Sophos anche in ambito di protezione delle reti) e la voglia di presentarsi al mercato come interlocutore a 360° per tutto il mondo della security. Sophos è nel mezzo di una fondamentale fase di evoluzione che ha proprio nel canale indiretto il suo motore principale. La società infatti ha da poco alzato il sipario su un nuovo partner program e su una soluzione molto innovativa come Utm 9, che integra nel gateway la protezione dell’endpoint. In un simile contesto, l’accordo di distribuzione con V-Valley rappresenta un elemento chiave per dare un impulso decisivo a una strategia commerciale e tecnologica che, mai come quest’anno, punta dritto verso un ampliamen-
Marco D’Elia, country manager di Sophos Italia
to del target di aziende raggiunte sul territorio. «La partnership con V-Valley costituisce un passo molto importante verso il consolidamento della nostra posizione sul mercato italiano – commenta Marco D’Elia, country manager di Sophos Italia –. Sophos si pone come azienda leader nell’ambito della Complete Security, con un portafoglio di soluzioni integrate di sicurezza delle informazioni e della rete. Ciò è inoltre avvalorato dal prestigioso riconoscimento ottenuto da Gartner, che ci posiziona nei suoi Quadranti Magici come Leader in ambito della protezione degli Endpoint, Data Protection (sistemi di cifratura), Utm e Mobile. Proponiamo infatti un approccio olistico alla sicurezza, offrendo ai nostri clienti gli strumenti necessari per supportare al meglio i responsabili IT per proteggere in maniera integrata e con un’unica console di management tutte le aree che impattano la sicurezza delle informazioni aziendali: dai server, agli endpoint, al mobile, ai gateway di posta e Web, alla rete. La partnership con V-Valley nasce dalla consapevolezza del posizionamento strategico di tale realtà, delle sue competenze e della sua conoscenza del mercato italiano. In V-Valley troviamo un canale necessario per entrate in contatto in modo capillare con aziende capaci di riconoscere il valore aggiunto della nostra offerta. Lavorare con V-Valley ci consentirà inoltre di rafforzare la nostra presenza sul segmento enterprise,
UN PROGRAMMA TUTTO NUOVO PER IL CANALE Il nuovo Sophos Partner Program integra gli aspetti migliori dei precedenti programmi di Sophos con le migliori componenti di quelli di Astaro. Tutti i partner avranno la possibilità di offrire l’intera gamma di prodotti Sophos, incluso il recente rilascio Utm 9. Questo software perfeziona ulteriormente la suite complete security, offrendo un prodotto dal valore unico per le aziende. Sophos ha creato programmi di formazione che forniscono training dettagliati sia tecnici che diretti alla vendita, includendo tre nuove certificazioni pensate per aiutare i partner a sviluppare e perfezionare le loro competenze. Moduli di training aggiuntivi sono disponibili on-demand sul portale dedicato, riprogettato e ottimizzato per dare ai partner un maggiore controllo sul loro percorso di training e sviluppo. Questi moduli forniranno ai partner uno strumento aggiuntivo e un maggiore contatto con il ciclo di vendita. Il nuovo portale offrirà inoltre la possibilità di registrare le proprie opportunità e trattative. incrementando sensibilmente la penetrazione anche sul mercato delle Pmi. Sarà inoltre un canale strategico per veicolare la nostra offerta dedicata ai partner che intendono proporsi come Security Service Provider sfruttando la nostra tecnologia».
Contatti V-VALLEY Via G. Saragat, 4 20834 Nova Milanese (MB) Tel. +39 02 40.496.1 Fax +39 02 40.496.800
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ATTUALITA’
Il colosso di Redmond è pronto e carico per un autunno mai così caldo da molti anni a questa parte. In arrivo il nuovo sistema operativo (lanciato in versione Rtm lo scorso 1° agosto e al debutto il 26 ottobre), un attesissimo Tablet e tante opportunità di business per il canale che punta verso le nuvole… Marco Lorusso
Un nuovo e attesissimo sistema operativo, un nuovo e curioso Tablet “Surface” interamente griffato Microsoft (software e… hardware), ma soprattutto nuovi servizi e strumenti di business per i partner che vogliono cogliere il meglio delle opportunità che il cloud è in grado di offrire. Serve altro per capire che quello che sta per iniziare sarà un autunno dai risvolti epocali per il colosso di Redmond? Decisamente no. Ma andiamo con ordine. Il grosso delle attese è ovviamente concentrato su Windows 8, un sistema operativo che dovrà offrire a Microsoft una solida base su cui costruire il futuro e soprattutto una valida strategia in ambito mobile. La volata è lanciata da tempo e anche la data del debutto ufficiale è stata stabilita: il
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26 ottobre 2012 Windows 8 sarà finalmente in vendita. Un debutto che, a onor del vero, per i partner di Microsoft è già avvenuto lo scorso 1° agosto con il rilascio, un po’ a sorpresa, della versione Rtm, messa a disposizione dei partner Oem che avranno dunque il tempo di attrezzare le nuove macchine per il 26 ottobre. Il 15 agosto è stata poi la volta del download in versione finale per gli sviluppatori iscritti a Msdn, mentre dal 1° settembre i clienti Volume License senza Software Assurance possono acquistare presso la rete dei Volume License Reseller il nuovo sistema operativo. Una tabella di marcia serrata che i manager della multinazionale americana stanno seguendo con grandissima attenzione. Del resto lo stesso timoniere Steve Ballmer, intervenuto nel corso della tradizionale conferenza dedicata ai partner Microsoft di tutto il mondo (Worldwide Partner Conference) – svoltasi in Canada lo scorso mese di luglio –, sostiene: «Questo sarà l’anno con i maggiori lanci di prodotti e servizi nella storia della nostra azienda e offrirà ai nostri partner enormi possibilità per incrementare il loro business. Con Windows 8, Windows Phone 8, Windows Server 2012 e Windows Azure – e Office 365 – non c’è mai stato un momento migliore per essere partner di Microsoft. Per noi, le opportunità di fare cose eccezionali per i nostri comuni clienti non sono mai state Il ruggito di Steve Ballmer, che si prepara ad affrontare una seconda parte dell’anno mai così decisiva per il destino di Microsoft
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così ampie». Nel corso del medesimo evento, poi, Kurt DelBene, presidente della divisione Office di Microsoft, ha annunciato che un miliardo di persone utilizza attualmente Office. «Office 365 Open è un nuovo modo per i partner di vendere Office 365 – ha inoltre spiegato il manager –. Questo stabilisce un modello di rivendita tradizionale che consente ai partner di realizzare maggiori guadagni, consegnare pacchetti di servizi con una singola fattura e mantenere il controllo sulla relazione con il cliente. Gli aggiornamenti di Office 365 Advisory Program permettono ai reseller più attivi di incrementare i loro proventi con Office 365. Partendo da oggi, i partner che venderanno oltre 150 postazioni potranno essere candidati per guadagnare di più». Cloud e canale, dunque, come chiave di volta per la seconda parte del 2012 di Microsoft. Interessante a questo proposito anche il recente annuncio fatto da Satya Nadella, presidente di Server and Tools Business: il manager ha infatti introdotto una Community Technology Preview (Ctp) delle nuove tecnologie che permettono ai provider di servizi di hosting di utilizzare i propri data center Windows Server per fornire funzionalità compatibili con i servizi eseguiti su Windows Azure. Nadella ha inoltre presentato un nuovo programma che offre ai partner linee guida, corsi di formazione e strumenti software per agevolare la transizione dei clienti dall’infrastruttura virtuale di VMware alla cloud Microsoft.
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ATTUALITA’ Dario Regazzoni, direttore tecnico di NetApp
Agli albori dell’era dei Big Data investire in un sistema di archiviazione diventa sempre più una priorità. L’importante, per chi parte da zero o non ha grandi budget, è trovare la configurazione giusta e tutelare gli investimenti. «Una caratteristica delle nostre offerte e della nuova soluzione entry level Fas2220 – afferma Dario Regazzoni, direttore tecnico di NetApp – è utilizzare lo stesso sistema operativo per tutta la famiglia di
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Una gestione dei dati intelligente, immortale, infinita. Anche se evoca atmosfere da Highlander, stiamo parlando di Agile Data Infrastructure, la risposta di NetApp all’organizzazione e gestione di dati complessi. Questo nuovo concetto di storage sorpassa le infrastrutture unificate e vira, invece, verso un sistema più snello ottenuto mettendo in cluster più sistemi tra loro. Agile Data Infrastructure è lo storage intelligente perché dà all’organizzazione la garanzia di risposte immediate, perfettamente in linea con la tendenza che vede il business in continuo cambiamento e costante movimento. Può uno storage essere immortale? Eb-
bene sì, se è inteso come “nondisrupting”. Ovvero se il lavoro di storage non è mai interrotto, per nessun tipo di intervento, nemmeno nel caso della manutenzione o nella sostituzione dei singoli componenti dell’infrastruttura stessa, consentendo così ad ambienti business critical di essere sempre funzionanti. Per infinito, invece, NetApp si riferisce al concetto di scalabilità. Agile Data Infrastructure è un sistema scalabile sia in verticale, con volumi fino a 20 PB, sia in orizzontale, perché basato sull’ultima versione della piattaforma Data Ontap. Possibilità questa che offre uno scenario di storage davvero infinito.
Una gestione efficace dei dati: un problema che anche le organizzazioni più piccole non possono più evitare. Oltre allo spazio fisico, infatti, mettere al sicuro, recuperare ed elaborare informazioni sono questioni sempre meno legate alle quantità Alessio Ferri
prodotti, a prescindere dalla dimensione». La società – cresciuta intorno al principio di sistemi storage completi e indipendenti, ma al tempo stesso di facile integrazione in un’infra-
Non trovate che sia rassicurante sapere che un’azienda è in grado di definire la propria vision e il proprio business attraverso poche regole, chiare e semplici? È quello che ha fatto NetApp, colosso nel settore del data storage, che ha recentemente dichiarato che il proprio futuro della gestione dei dati si basa su tre aggettivi: intelligente, immortale, infinito Sara Fevola
struttura IT – intende ora avvicinare anche organizzazioni da una decina di utenti alle opportunità dello storage finora appannaggio delle grandi aziende. «Quello che fa la differenza tra
i diversi modelli sono capacità e potenza di calcolo – spiega Regazzoni –. Questioni come virtualizzazione, compressione, deduplica sono ormai funzioni utili anche alle fasce più basse del mercato». Da qui l’idea di proporre un modello in scala ridotta delle proprie appliance. Una soluzione di dimensione 2U, con consumi ridotti, ma la capacità di scalare fino a un massimo di 70 TB, con la possibilità di sposare in pieno anche le tecnologie più recenti come le unità Ssd. «Trattandosi di uno storage virtualizzato, è l’intelligenza che gestisce l’hardware. L’utente non deve quindi avere conoscenze particolari, configurare dischi o importare i Raid. La macchina arriva pronta, sulla base dei volumi logici desiderati. L’utente si limita a un’interfaccia via browser preoccupandosi solo dei concetti base, come per esempio, snapshot o punti di ripristino: insomma, non più di un paio di clic».
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ATTUALITA’ A tu per tu con Paolo Degl’Innocenti. Collegandosi a questo QR code le strategie, gli obiettivi e le novità di Ibm in esclusiva dalla viva voce di uno dei suoi migliori uomini in Italia
Smarter Analytics, ovvero il nuovo paradigma che unisce e integra le potenzialità di tutte le tecnologie di gestione e analisi dell’informazione; un potente strumento che permette di accelerare il processo di trasformazione aziendale e aiutare a raggiungere significativi risultati di business. Un paradigma sul quale ora punta e scommette pesante un colosso come Ibm e, come di consueto, lo fa con una strategia molto precisa, con le sue persone migliori e con soluzioni di grande impatto. «Entro il 2015 la Business Analytics fatturerà circa 16 miliardi di dollari – spiega Paolo Degl’Innocenti, vice president software group Ibm Italia –. La Business Analytics è uno strumento che unisce e integra le potenzialità di tutte le tecnologie di gestione e analisi dell’informazione e che si indirizza ai responsabili delle funzioni di business, ai
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Sul nostro pianeta ogni giorno vengono generati 2,5 quintilioni di byte di informazioni e il 90% di questi dati risale agli ultimi due anni. Ibm è da tempo focalizzata sul tema della gestione e della analisi di questo mare magnum di informazioni. I dettagli, gli obiettivi e le aspettative di Big Blue dalla viva voce di uno dei suoi uomini di punta, Paolo Degl’Innocenti, vice president software group Ibm Italia Marco Lorusso
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Cio e responsabili IT e ai manager delle aziende di tutti i settori. Nel mondo – continua Degl’Innocenti – si perdono oltre 100 miliardi di dollari di business a causa di stock sbagliati in giacenza del retailer; questo vuol dire che una ottimizzazione della supply chain e la capacità predittiva sui comportamenti dei consumatori potrebbero davvero dare vantaggi enormi. Stesso ordine di grandezza riguarda la sanità e la piaga delle frodi». «L’interesse per gli analitici da parte di Ibm – conclude Degl’Innocenti – non nasce oggi e nemmeno ieri, arriva da un lungo cammino di
studio e di acquisizioni pensate per cogliere il massimo dai dati e dalle informazioni critiche. Abbiamo fatto evolvere il portafoglio, vedi ancora le recenti acquisizioni. Acquisizioni e sviluppi fatti e pensati per proporre non una risposta puntuale e singola a una sola esigenza, ma una visione integrata di strumenti che consentano di risolvere le esigenze base di gestione del dato fino all’analisi più complessa come quella predittiva. In una simile integrazione di moduli si esalta ovviamente anche la capacità integrativa e di aggiungere decisivo valore aggiunto del canale indiretto che da sempre riveste un ruolo chiave per Ibm».
Augmented reality, QR code, video e sistemi digitali innovativi sono tra le novità prese in esame da Lof Media Publishing, Ibm e TcPos nell’indagine realizzata con lo scopo di valutare come cambierà il punto vendita nei prossimi cinque anni. L’intento è stato quello di scoprire i trend tecnologici che indirizzeranno le nuove linee guida per il retail. Cinque i focus individuati che, secondo i promotori della ricerca, spingeranno il business del punto vendita: l’Extended shop, gli Invisible payments, il Dynamic warehouse, le Interactive sales e il Proximity engagement. Tra questi, entro il 2017, quello che si svilupperà maggiormente sarà il Dynamic warehouse con una crescita del 42%, seguito dall’Interactive sales (+30%) e dall’Ivisible payment (+26%). La diffusione capillare dei POS evoluti – come i prodotti delle categorie sure POS 700 di Ibm – così come delle carte fedeltà è indubbio, mentre ancora sporadico è l’impiego del Digital signage, dei sistemi di analisi del flusso della clientela e di vending machine. Tutti strumenti che, se correttamente impiegati e sfruttati, consentirebbero alle aziende di avere un panorama molto dettagliato e variegato relativo ai clienti che varcano la soglia di un retail. Affinché, però, tutto questo accada è necessario che «realtà e digitale possano essere visti come le due facce di una stessa medaglia dalle aziende – ha affermato Paola Dodaro, Ibm Rss channel manager –. La tecnologia e il digitale, infatti, sono gli strumenti che consentiranno, a chi li sceglierà e utilizzerà, di fare un salto qualitativo e di reggere anche ai tempi di crisi». –Daniela Schicchi
Digitalic per Hitachi
UNA EVOLUZIONE EPOCALE
VINCERE LA SFIDA DEI BIG DATA, ECCO LA STRADA
Reagire e muoversi nella maniera più funzionale dinnanzi alla clamorosa sfida dei Big Data. Una marea di informazioni che viaggiano a grandi velocità su reti diverse. Una quantità di dati che sono anche un patrimonio di inestimabile valore per il presente e il futuro del business delle aziende. I consigli e le indicazioni da seguire in un esclusivo intervento di Hitachi Data Systems Italia Una recente ricerca realizzata da Idc, su incarico di Hitachi Data Systems, mostra alcune delle principali preoccupazioni dei Cio (Chief information officer) al momento di formulare un’idonea strategia di IT in risposta alle attuali condizioni di mercato. La principale preoccupazione, espressa dal 56% dei professionisti senior in ambito tecnologico di primari gruppi aziendali europei, è l’allineamento dei costi di IT ai budget aziendali, seguito dal rapido incremento dei dati, citato dal 41%. Questi risultati spiccano su valori relativamente bassi riservati a circostanze come la mancanza di spazio nei data center, menzionata solamente nel 24% dei casi, o l’impatto ambientale della strategia di IT, con il 18%. Molti Cio si sentono fortemente motivati a ridurre il peso finanziario del loro dipartimento sull’intera organizzazione, a concorrere al raggiungimento degli obiettivi strategici e a fare da volano per l’innovazione delle attività aziendali, e ritengono che tali finalità debbano essere perseguite mantenendo contemporaneamente sotto controllo i volumi di dati, in continua crescita.
Ma esiste una strategia migliore? Le esperienze di alcuni coraggiosi innovatori aziendali dicono di sì… Innanzitutto, il riconoscimento del valore dei dati è importante, poiché può essere usato per creare efficienze operative, stimolare il successo commerciale e migliorare i processi e il servizio clienti. È possibile fare uso dei dati per promuovere le attività di brand advocacy con il passaparola, stimolare l’innovazione aziendale e generare idee di R&S che costituiranno la base per la crescita della società. È noto come organizzazioni di tutti i settori verticali nel mondo siano sommerse dai cosiddetti “Big Data”: sono però le aziende che riescono a sfruttarne il potenziale ad avere in media una maggiore produttività e redditività, rispetto alle società che considerano i dati come una responsabilità e un obbligo in gran parte indesiderato. Quanto è distante il momento in cui i Big Data verranno utilizzati per fini proattivi, per plasmare le visioni e i vantaggi aziendali? C’è ancora molta strada da fare: dalla ricerca Idc emerge che solo il 10% dei professionisti senior in ambito IT ha già dato inizio a tale processo, mentre il 20% ha intenzione di avviarlo nei 24 mesi successivi e il 10% nega nettamente che vi sia una necessità di questo tipo. La grande maggioranza, quasi il 60%,
semplicemente non ha programmi in questo senso: forse sono in attesa di vedere in quale direzione porterà l’esempio dei primi precursori, o forse stanno semplicemente esitando. Che cosa li sta trattenendo? Idc ha evidenziato che numerosi Cio sono preoccupati per i costi dell’implementazione dei Big Data, incontrano difficoltà nel destinare risorse a questa attività e non riescono a elencare in modo efficace gli esatti benefici aziendali. Competere con i dati L’implementazione dei Big Data può iniziare su piccola scala, ricercando nell’azienda possibili casi in grado di dare un ritorno immediato, come per esempio nell’ambito dell’ottimizzazione dei processi esistenti, che dovrebbe fornire un Roi piuttosto netto. La fase successiva consiste nell’ampliare la rete e analizzare obiettivamente il valore che ha per l’azienda ogni dato e identificare così nuove opportunità rese possibili dall’implementazione dei Big Data stessi. Una volta che sarà stato stabilito un valore identificabile per i dati, i dirigenti aziendali dovrebbero essere motivati a rivalutare tutti i dati dell’organizzazione; al termine di questo processo inizieranno a considerare lo storage e la gestione dei dati come un’attività essenziale per l’azienda.
Contatti HITACHI DATA SYSTEMS ITALIA Via T. Gulli, 39 20147 Milano Tel. +39 02 403092.1 www.hds.com/it hds.italy@hds.com
ATTUALITA’
Il mercato, il business e la tecnologia sono cambiati, ma l’energia che ha scatenato la scintilla di Epson 70 anni fa è tuttora viva. Un’energia che oggi alimenta un’azienda che si appresta a vivere da protagonista nuove onde di business, come il mondo del cloud, delle App e ancora il settore della stampa di qualità e tessile. Un’energia che traspare nelle parole di una donna di successo come Daniela Guerci. La manager incarna infatti lo spirito di Epson, che lo scorso mese di maggio ha spento le sue prime 70 candeline: un traguardo notevole per un mercato come quello Ict in cui le rivoluzioni sono all’ordine del giorno. Daniela Guerci non solo è il direttore generale di Epson Italia, ma ne è anche la memoria storica, avendo iniziato nel 1980 presso il distributore Segi con mansioni nell’ambito finance.
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«La storia di Epson ha inizio nel 1942, quando viene fondata l’azienda manifatturiera di componenti orologieri Daiwa Kogyo – spiega la Guerci –. Nel 1961 nasce la Shinshu Seiki Co. per fornire parti di orologi di precisione alla Suwa Seikosha Co. (ora Seiko Instruments), in occasione delle Olimpiadi di Tokyo del 1964. Nel 1968 poi Epson realizza la stampante digitale EP-101, la più piccola al mondo. Ma è solo nel 1975 che viene coniato il nome “Epson”, che significa “figlio di EP”». L’anno di svolta è però il 1993, con il debutto mondiale della tecnologia Micro Piezo e della stampante inkjet Epson Stylus 800, una getto d’inchiostro monocromatica capace di una qualità sino ad allora tipica solo delle stampanti laser. Tale risultato è stato possibile grazie alla nuova tecnologia inkjet creata da Epson, chiamata Micro Piezo e sviluppata dal team guidato dal giovane ingegnere Minoru Usui, oggi presidente di Seiko Epson Co. «Il nostro è stato un cammino di valore – spiega la manager – perché costellato di cambiamenti e di voglia di guardare avanti. Oggi si parla molto di ufficio senza carta e di rivoluzione digitale… pensare però alla scomparsa della carta è impossibile, così come è evidente, in ambito domestico, che la stampa sia sempre più un fenomeno crescente. Comuni, banche e istituzioni demandano sempre più proprio al cittadino la stampa e la gestione dei documenti.
In esclusiva la storia, i traguardi, gli obiettivi del colosso dell’imaging nelle parole di Daniela Guerci, diventata direttore generale della filiale italiana dopo una carriera lunga e di successo, che l’ha vista entrare in azienda nel 1980 presso l’allora distributore Segi
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Per quanto riguarda il presente e il futuro siamo impegnati nel portare la tecnologia Micro Piezo, già leader nella fotografia professionale, negli uffici, nelle case e anche nella stampa industriale». Un obiettivo ambizioso che Epson punta a raggiungere con il supporto dei partner di canale, dei distributori e dei concessionari, «che – afferma la Guerci – ci garantiscono una penetrazione profonda sul territorio e che da sempre hanno con i nostri clienti un approccio consulenziale ad alto valore. I prodotti firmati Epson devono essere conosciuti e spiegati al meglio per esprimere tutte le loro potenzialità». Valore e mondo consumer, ma anche esplorazione e affermazione in nuovi mercati di prospettiva come quello della stampa industriale, della cartellonistica e del tessile, dove una soluzione come Monna Lisa – tutta sviluppata in Italia – ha stabilito un nuovo punto di riferimento per il settore ed è stata già acquistata dalle principali case di moda. Ecco il presente e il futuro di Epson che, a 70 anni “suonati”, non è mai stata così giovane e innovativa. Daniela Guerci, direttore generale di Epson Italia
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Digitalic per Sidin
CRESCERE CON VALORE
SIDIN, IL BUSINESS COL SORRISO
L’anno di Sidin sta andando bene. Il distributore a valore sperimenta infatti una crescita o comunque una stabilità dei marchi distribuiti. «La nostra crescita – ha spiegato Vittorio Zunino, presidente e fondatore di Sidin – sarà significativa alla fine dell’anno e sarà raggiunta anche attraverso l’ampliamento del portafoglio prodotti. La nostra offerta si sta allargando. Certo il periodo è complesso e una delle maggiori criticità è l’aspetto finanziario: le banche fanno ancora fatica a finanziare il business e il canale informatico è molto sottocapitalizzato». La ricetta per continuare a crescere insieme ai rivenditori è, tuttavia, la fiducia. «Il compito del distributore – ha continuato Zunino – è quello di essere vicino ai propri rivenditori,
conoscerli, capirli e supportarli nel business». Lo spirito di Sidin è diverso dagli altri: si è di fronte non solo a un distributore, ma a una vera e propria comunità, come dimostrato dal “Sidin Summit Estate”. Si tratta di un appuntamento unico in cui si fondono business e divertimento. Molto spesso si sottolinea quanto sia importante la relazione personale soprattutto nei segmenti ad alto valore, ma se non si è stati almeno una volta al Sidin Summit non si capisce, dav-
Usa questo QR code con il tuo smartphone per vedere i video e la galleria fotografica dell’evento Sidin Summit
vero, che cosa vuol dire avere rapporti personali stretti tra distributor e vendor. L’evento, che si è svolto nel centro sportivo Ronchi Verdi di Torino, celebra l’inizio dell’estate e carica tutti per la stagione calda dell’IT, ovvero l’autunno. Non solo si stringono le mani, ma si gettano le basi per nuove idee che dovranno lanciare la volata agli ultimi mesi dell’anno. Al Summit hanno partecipato tutti i principali vendor di Sidin, i quali hanno discusso del ruolo del distributore.
Vittorio Zunino, presidente e fondatore di Sidin
«Sidin è stato il nostro primo distributore – ha spiegato Joe Sarno, country manager di Fortinet – e oggi è ancora il nostro master distributor e ha una grande forza sul mercato». Per Emanuale Baldi, channel sales director di Fujitsu «Sidin è un partner fondamentale per aiutare i nostri rivenditori nello sviluppo di progetti a valore». In un periodo complicato per gli investimenti aziendali viene apprezzata la vitalità di Sidin. «Per noi – ha sottolineato Adolfo Dell’Erba, channel director sud Europa di Dell – Sidin è un partner estremamente attivo che ci fa venir voglia di sviluppare nuovi progetti e di raccogliere nuove sfide». Il legame con il canale e il territorio è fondamentale. «Per noi Sidin è stato ed è fondamentale per raggiungere i numerosi partner di canale in tutta Italia – ha affermato Ennio Pesenti, country manager di Allot Italia –. Questa partnership ci sta dando grande soddisfazione». Tradizione e innovazione, dunque. «Sidin è il nostro distributore storico ed è una storia di successo – ha ag-
giunto Fabrizio Croce, area director sud Europa di WatchGuard –. Abbiamo sperimentato tassi di crescita molto interessanti e c’è anche un grande rispetto del business reciproco». Dopo gli incontri di business al Sidin Summit sono iniziati gli incontri sportivi, con giochi e gare di gruppo. Un appassionante team building che cementa le relazioni e la sana competizione. Alla sera, un grande spettacolo ha caratterizzato l’evento: una violinista e una pianista al tramonto hanno suonato musica classica. Poi un’artista si è esibita danzando all’interno di una “bolla d’aria” e infine due sirene (due atlete) hanno nuotato in modo acrobatico in una semisfera piena d’acqua. Distributore e vendor insieme, per business e per svago.
Contatti SIDIN SPA Via Umbria, 27/A 10099 S. Mauro Torinese (TO) Tel. +39 011.27476 Fax +39 011.2747647 www.sidin.it
DIGITALK Tutti ne parlano, tutti la vogliono, o meglio, tutti, o quasi, ci si buttano, o stanno pensando di farlo, perché attratti dalla possibilità di sviluppare business e progetti ad alto margine. Ma non tutti, alla fine, possono pensare di farcela… La security è più che mai l’oasi di valore all’interno della quale molti operatori di mercato stanno cercando riparo. Nel bene (lungimiranza e voglia di innovazione e competitività) o nel male (pesanti danni subiti a causa di attacchi informatici con conseguente perdita di dati sensibili), le aziende italiane hanno ormai digerito la stringente necessità di mettere al sicuro le proprie informazioni, soprattutto in tempi di incontrollabile proliferazione di device e reti… Una consapevolezza sulla quale il mondo IT è chiamato a costruire ora importanti opportunità di business e, soprattutto, un’efficace rete di consulenti
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Marco Lorusso
VIAGGIO AL CENTRO DI UNA DELLE PIU’ INTERESSANTI FILIERE DELLA SECURITY. VENDOR (CHECK POINT ITALIA), DISTRIBUTORE (COMPUTERLINKS) E RIVENDITORE (WELLCOMM ENGINEERING) RACCONTANO, IN ESCLUSIVA PER DIGITALIC, COME E PERCHE’ LA SICUREZZA E’ UN MERCATO PER MOLTI MA NON PER TUTTI E PERCHE’, OGGI, E’ POSSIBILE SVILUPPARE PROGETTI AD ALTO VALORE ANCHE IN UN QUADRO ECONOMICO GENERALE MOLTO COMPLESSO ad alto valore aggiunto, in grado di catturare e rendere profittevole il bisogno di supporto e di interfacce di fiducia sul territorio evidenziato dalle aziende italiane. Una scommessa molto allettante, specie in momenti di grandi complessità economiche, ma, allo stesso tempo, a elevato tasso di difficoltà e aperta dunque solo e soltanto a chi avrà la forza di presentarsi ai nastri di partenza con la dotazione tecnica e commerciale adeguata. Lo sa bene una società come Check Point che, in Italia, per farsi trovare pronta a un simile appuntamento, nel corso degli ultimi due anni ha affrontato una rivoluzione profonda, rapida, efficace, come solo la sicurezza sa spesso essere. Una rivoluzione che ha portato alla filiale
italiana un nuovo management (a partire dal country manager, Rodolfo Falcone), nuove soluzioni per la protezione ma soprattutto una nuova, ambiziosa strategia di canale. Proprio i partner e il valore che sono in grado di esprimere sul territorio sono il motore del nuovo corso di Check Point, che sta regalando alla società importanti risultati in termini di crescita e di soddisfazione di clienti e rivenditori. Un nuovo corso che Digitalic ha voluto conoscere e analizzare da vicino, confrontando gli elementi chiave di una delle più interessanti e innovative filiere attualmente all’opera in un mercato strategico come quello della sicurezza: vendor (manco a dirlo Check Point), uno dei suoi distributori a valore (Computerlinks) e rivenditore (Wellcomm Engineering). «Al tempo del cloud computing e della mobilità estrema – rileva Elena Ferrari, channel sales manager di
Tramite questo QR code, potrete vedere il reportage dell’esclusiva tavola rotonda che Digitalic ha organizzato in collaborazione con Check Point Italia, Computerlinks e Wellcomm Engineering
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non ci sono dubbi o timori di sovrapposizioni. I ruoli sono molto chiari e soprattutto la fiducia e la voglia di fare business sono molto forti».
La voce del dealer: «Sui clienti finali il supporto è fondamentale»
Elena Ferrari, channel sales manager di Check Point Italia
Michele Puccio, sales director di Computerlinks Italia
Nino Marsanasco, managing director di Wellcomm Engineering
Check Point Italia –, proteggere un’infrastruttura Ict può e deve essere un’attività a 360 gradi, fatta di soluzioni complete e non di singoli prodotti. Il firewall e la gestione dell’endpoint diventano parte integrante di uno sguardo a tutto tondo che partner di valore devono essere in grado di offrire ai loro clienti: consulenti di fiducia capaci di gestire e sviluppare progetti complessi. Non a caso, nell’ambito della sua fase di evoluzione nel 2011, la nostra società è partita dalla riorganizzazione della struttura di canale, da un allargamento della squadra di reseller a valore e soprattutto da una loro più attenta selezione. Il tutto adattando il tipo di certificazione e registrazione di un partner in rapporto alle qualità e alle capacità che era in grado di esprimere. Aumentare la qualità vuol dire erogare corsi di formazione e aggiornamento e, in particolare, aumentare la nostra capacità di affiancare i rivenditori anche nell’approccio al cliente finale. Quest’ultimo poi è per noi uno dei principali obiettivi presenti e futuri. L’idea è infatti quella di muoverci in team anche
con i distributori, supportando i partner dal punto di vista tecnico e commerciale. La squadra è fondamentale, perché ci aiuta a creare una filiera di valore che ci permette di essere molto efficaci sul territorio. Concretamente questo si traduce nel fatto che ogni dieci partner certificati noi mettiamo a disposizione un nostro account manager dedicato che è capace di lavorare con loro. Check Point vuole lavorare insieme al suo canale e presentare al cliente una squadra compatta, in cui ogni elemento ha un ruolo specifico e complementare a quello degli altri».
proprio del valore aggiunto ha fatto la sua stella polare e che nel nuovo corso di Check Point si sta, non a caso, trovando perfettamente a suo agio. «Il mercato e gli scenari che la security si trova ad affrontare sono enormemente complessi – sottolinea Michele Puccio, sales director di Computerlinks Italia –. Per quanto riguarda il canale, poi, la complessità aumenta se si pensa che ci sono tantissime novità tecnologiche ma anche tanta aggressività commerciale. In un simile panorama, il contribuito che può dare il vero distributore a valore è strategico. Non si parla di semplici prodotti consegnati o distribuiti, ma di capacità di fare formazione, di trasmettere competenze, di affiancare i partner e soprattutto di saper cogliere e indicare loro le migliori strade di business. In questo senso per noi la partnership con Check Point, che dura ormai da dieci anni, è oggi ancora più forte proprio grazie al rinnovamento che sta conoscendo e alla grande attenzione che sta prestando nella creazione di un team compatto con noi e i rivenditori. In questo scenario
Il distributore, un ruolo in evoluzione Consulenza, valore, supporto, flessibilità. Concetti molto concreti che raccontano dell’evoluzione profonda che la natura stessa del distributore sta conoscendo. Non più semplice box mover o piattaforma logistica ma strategico punto di raccordo territoriale, tecnico, finanziario e commerciale tra vendor e dealer. Un ruolo nuovo che da sempre è però nella mente e nelle braccia di una società come Computerlinks, che
Altro che disintermediazione o timori di derive “dirette” da parte dei vendor. Per una realtà come Wellcomm Engineering, fondata nel 1994 e specializzata nell’ambito della progettazione, realizzazione e integrazione di sistemi di telecomunicazione e per il trattamento delle informazioni, il nuovo corso di Check Point e la sua voglia di affiancare il canale fino “a casa” del cliente finale è una grandissima opportunità. «Abbiamo un rapporto molto buono con Check Point – spiega Nino Marsanasco, managing director di Wellcomm Engineering – maturato soprattutto nell’ultimo periodo. Il supporto che ci stanno offrendo anche nell’approccio con il cliente finale e nelle campagne congiunte per la generazione di lead è importante per noi. Abbiamo una conoscenza tecnica decisamente forte, ma con il supporto di un vendor e di un distributore possiamo pensare di sviluppare il business raggiungendo nuovi clienti. In questo senso anche Computerlinks ha per noi un ruolo chiave nel garantirci sia grande flessibilità sia conoscenza con erogazione puntuale dei corsi. Sui clienti finali, poi, grazie a Computerlinks possiamo disporre dei migliori apparati per effettuare test e demo».
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ATTUALITA’ WD Red è la nuova linea di dischi Sata, progettata specificatamente per i sistemi Nas da uno a cinque bay per ambienti small and home office e Prosumer adatti fino a 25 utenti
Ancora novità in casa Western Digital che, il 10 luglio, ha lanciato i suoi ultimi hark disk WD Red. Si tratta di una nuova linea di dischi Sata, progettata specificatamente per i sistemi Nas da uno a cinque bay per ambienti small and home office e Pro-sumer adatti fino a 25 utenti. Con Red l’azienda ha modificato il suo approccio al mercato, spingendo l’acceleratore sul concetto di analisi della singola esigenza e scelta del dispositivo migliore. La linea è caratterizzata dalla tecnologia NASware, in grado di migliorare l’affidabilità e le performance di sistema, riducendo il downtime e semplificandone l’integrazione nei sistemi aziendali. I dischi sono già disponibili e Western Digital ha scelto Ingram Micro come partner per la fase iniziale di lancio. Ben presto, però, ne seguiranno altri per garantire una perfetta
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copertura distributiva su tutto il territorio. Proprio per riconfermare la forte collaborazione con il canale, Western Digital ha rinnovato il programma online per i suoi partner, myWD. Questo è destinato a system integrator, solution provider e reseller e si arricchisce di un sistema di riconoscimento basato sui punti, di maggiori strumenti di comunicazione e marketing, oltre a nuovi vantaggi e promozioni extra per chi decide di entrare a farne parte. «Il programma è stato ridisegnato per offrire maggiori plus ai nostri partner, estendendo e rafforzando la nostra relazione con loro – ha dichiarato Davide Vento, business manager Italy di WD –. Questa iniziativa ci permetterà di collaborare più strettamente con i nostri clienti e di aiutarli a trovare sempre le soluzioni WD adatte al loro business. Sarà rivolto ai partner, sia nuovi che già esistenti, dell’area Europe, Middle East, Africa e India, con un sistema personalizzato basato sui livelli di acquisto». myWD ha come filosofia di fondo quella di fidelizzare i partner su lunghi periodi di tempo: maggiore fedeltà significa raggiungere livelli più elevati e, quindi, vantaggi maggiori. Il sistema a punti consente ai partecipanti di guadagnarne sulla base dell’acquisto di prodotti e soluzioni WD presso distributori autorizzati; questi punti potranno poi essere utilizzati per ottenere rimborsi in denaro. I
Una nuova linea di dischi Sata ma, soprattutto, il nuovo programma myWD. Un’ambiziosa iniziativa rivolta ai partner – sia nuovi sia già esistenti – dell’area Europe, Middle East, Africa e India, con un sistema di riconoscimento personalizzato basato sui livelli di acquisto Daniela Schicchi ed Emanuela Pasino
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reseller avranno la possibilità di tenere traccia di tutte le operazioni di acquisto, presenti e passate. Inoltre il programma offre delle promozioni esclusive, eventi e premi per i partecipanti. Al di là dei punti fedeltà e dei premi, myWD vuole essere anche uno strumento a supporto del lavoro quotidiano del canale: la newsletter elettronica di WD offrirà news e informazioni esclusive che favoriranno il business dei partner. È previsto poi ampio accesso a materiali di marketing e assistenza da parte di WD, come la possibilità di ordinare documentazione di prodotto e di ottenere informazioni sui drive Western Digital attraverso la WD University. Infine, grazie all’accesso a programmi demo specifici e personalizzati per ciascun Paese, sarà possibile accedere a promozioni sulle unità in valutazione presso il negozio online di WD, il WDStore.
Davide Vento, business manager Italy di WD
Digitalic per Esprinet
AREA VIDEOSORVEGLIATA
SIAMO SICURI?
Vieni all’IPcameraDay e scopri come e cosa rispondere ai tuoi clienti: Esprinet, Axis, D-Link, Sony… ti aspettano nella loro Area Videosorvegliata Grazie alla rivoluzione digitale, security e networking stanno convergendo al centro del protocollo IP dando vita a nuovi e strategici scenari soprattutto nel mondo della videosorveglianza. Un mercato in grande crescita, nonostante la crisi. Un mercato che oggi offre ai rivenditori importanti opportunità di business ad alto margine e dove da un lato si rende necessaria l’integrazione delle tecnologie e delle professionalità degli addetti ai lavori e dall’altro si ampliano i confini del mercato verso le nuove frontiere marketing supportate dall’intelligent video. Con l’evento “IPcameraDay”, che avrà luogo il 4 ottobre 2012 presso Villa Gallarati Scotti (Oreno di Vimercate - MB), Esprinet invita ad approfondire le opportunità insite nel processo di convergenza, fornendo una chiave di lettura su un mercato in continua evoluzione. Una giornata fianco a fianco con il meglio del mondo della videosorveglianza; un’intensa giornata di formazione e informazione ospitata da una cornice esclusiva.
I vantaggi dell’affermazione IP La crescente spinta verso l’IP nel mondo della videosorveglianza è determinata da una serie di vantaggi, tra cui la qualità visiva notevolmente elevata (Megapixel e HDtv), l’ottimizzazione dei processi di storage e gestione della banda e la riduzione dei costi di installazione grazie alla tecnologia Poe e Hi-Poe. La migrazione verso un sistema IP-based tutela inoltre gli investimenti pregressi, consentendo un processo graduale di integrazione delle videocamere digitali in un sistema analogico
TVCC pre-esistente, garantendone anche la futura scalabilità. Per gli operatori IT si prospetta inoltre la possibilità di sfruttare le più moderne tecnologie in ambito “cloud” e “virtualizzazione” per offrire ai propri clienti soluzioni customizzate e arricchite da servizi a valore aggiunto, offerti a corredo della fornitura.
Convergenza tecnologica e non solo Accanto a quella tecnologica è inoltre in atto, presso gli utenti finali, un processo di “convergenza organizzativa” che porta sempre più nelle mani di un unico soggetto decisore tutti gli investimenti che orbitano intorno alla rete. Questa collaborazione sta spingendo sempre più verso la sovrapposizione della figura del responsabile di sistema con quello della sicurezza, rendendo più visibile e prioritario il tema della videosorveglianza all’interno delle strategie di investimento delle aziende.
I settori coinvolti Oltre alla sicurezza residenziale, i settori maggiormente colpiti dalla “febbre digitale” sono quelli della sorveglianza cittadina, dei trasporti
(sia a bordo mezzo che nelle strutture d’attesa), del retail, della logistica e quello bancario. L’ambito delle cosiddette “applicazioni critiche”, come ad esempio il controllo dei parchi fotovoltaici, va poi a completare l’ampio ventaglio di opportunità che si aprono ai dealer.
Non solo sicurezza… Un discorso a parte merita poi tutta l’area dell’intelligent video, che sposta e amplia il focus dell’investimento dal semplice concetto di sicurezza a quello più variegato della sfera della applicazioni marketing. People counting, heat mapping, lettura targhe, gestione code sono solo alcune delle applicazioni in grado di trasformare la telecamera IP da puro strumento per la sicurezza fisica a fonte di informazione e quindi di ottimizzazione dei costi e degli investimenti. Al fine di cogliere le opportunità legate alle nuove aree di business e non farsi trovare impreparati di fronte alle esigenze che scaturiscono dalla convergenza su IP, eventi di formazione tecnico-commerciale come “IPcameraDay” rappresentano la giusta risposta che Esprinet può offrire al canale.
Non perdere tempo, registrati all’evento più sicuro dell’anno e scopri come costruire una vera infrastruttura di videosorveglianza su IP ad alto valore aggiunto. Ecco il link alla pagina di registrazione all’evento: http://it.esprinet.com/public/ipcameraday/register.asp
CREATIVE PARK 50
CREATIVITÀ, SOSTANTIVO FEMMINILE Elena Veronesi Laureata in comunicazione d’impresa, è consulente di comunicazione visiva e direttore creativo della Creative Park Srl. Lavora nel settore comunicativo da oltre 10 anni e nella sua carriera ha collaborato con numerose agenzie pubblicitarie in tutta Italia. Da alcuni anni, al ruolo di consulente aziendale ha affiancato quello di formatrice, tenendo corsi sul marketing e la comunicazione visiva presso enti e aziende. È relatrice Smau, dove tiene workshop dedicati al Web design e alla comunicazione efficace e cura un blog nel quale parla di creatività, design e visual communication: www.elenaveronesi. com.
Sembra una storia come tante: è il 1870 e una giovane donna lascia la Germania per emigrare in America, a New York. I tempi sono duri, non è facile sbarcare il lunario. Tutto diventa più complicato quando il marito muore e lascia la donna da sola a badare a se stessa. Ma Mathilde C. Weil non si abbatte e avvia una piccola attività: acquista spazi pubblicitari sulle riviste per amici che vogliono promuovere i loro business. E con coraggio e determinazione, nel 1880, apre la sua agenzia di comunicazione, la M.C. Weil Agency. La sua capacità di capire in anticipo che cosa le donne vogliono leggere sulle riviste specializzate la porta in fretta a salire i gradini del successo. Muore nel 1903 lasciando una fortuna, sarà ricordata da tutti come la prima donna della pubblicità. Il mondo della comunicazione viene ancora oggi vissuto come un settore prevalentemente maschile. Film e serie televisive – come Mad Men – hanno aperto le porte degli uffici creativi raccontandoci le storie di uomini ben vestiti e pettinati,
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sempre intenti ad accendere l’ennesima sigaretta e distratti dalle curve disegnate di qualche ammiccante segretaria. Il ruolo della creatività femminile non è quasi mai stato valorizzato a dovere. Eppure le donne rappresentano una componente importante di questo campo e lo
testimoniano le tante creative che negli ultimi decenni (e non solo) hanno firmato campagne degne di nota.
La creatività è femmina Helen Lansdowne è già una copywriter affermata quando, nel 1907, viene assunta da Stanley Resor della J. Walter Thompson. L’anno seguente
promozionale del sapone per il viso Woodbury, nella quale una seducente donna si lascia voluttuosamente accarezzare sotto un headline che recita “Una pelle che amerai toccare”, dove il verbo lascia aperte le porte a una doppia e maliziosa interpretazione. Ed è sempre lei a servirsi di un castissimo nudo di donna in un tabellare per lo stesso brand. Donne creative e coraggiose, quindi, che non si sono lasciate limitare nel loro lavoro da giudizi su chi portava i pantaloni e chi meno. Com’è accaduto per Phyllis Robinson che venne assunta come copy chief dal geniale Bill Bernback. L’agenzia DDB, grazie al talento dei tre fondatori, divenne presto uno dei punti di riferimento nel campo creativo per tutto il settore pubblicitario. La Robinson contribuì all’ideazione di campagne memorabili come la serie dedicata al celebre modello “Beetle” della Volkswagen.
Un successo non sempre alla portata Accanto a poche donne celebrate e di successo ce ne sono molte altre che devono combattere quotidianamente per vedere riconosciuta la propria creatività. La storia è piena di casi che hanno segnato un solco dal quale ci sono voluti secoli per uscirne. Annamaria Testa, nel suo libro La trama lucente (Rizzoli), dedica un intero capitolo alle donne della creatività, narrando le vicende di tante menti femminili che hanno dovuto combattere per veder riconosciuto il proprio diritto alla conoscenza e al
successo. E non sempre ci sono riuscite. Colpisce in particolare il racconto di Jerrie Cobb, pilota di aerei e candidata astronauta all’interno del progetto di test pensato da Lovelace e Flickinger per verificare la possibilità che le donne pilota potessero diventare astronaute. Il vantaggio era evidente: le donne soffrivano meno di attacchi di cuore rispetto agli uomini e risultavano più leggere, con un conseguente risparmio di carburante per il trasporto. Scrive Annamaria Testa nel suo libro: «Le donne che superarono i test furono tredici sulle diciannove convocate (il 68%), gli uomini furono diciotto su trentadue (il 56%). Il dottor Donald Kilgore, che condusse i test tra il 1959 ed il 1961, dichiarò: “Quando le mettevi a confronto con gli uomini erano ugualmente brave o addirittura migliori”». Jerrie Cobb risultò tra le quattro con i migliori risultati, ma questo non bastò a garantirle un posto come astronauta. Gli anni Sessanta non erano ancora maturi per un cambiamento sociale così importante. Come disse Glenn, uno dei sette astronauti arruolati: «Sono gli uomini che combattono, sono gli uomini che guidano gli aerei». E questo decretò la fine di un sogno. La Cobb continuò la sua carriera da aviatrice e nel 1980 ricevette una candidatura al Nobel per la pace. Ma non raggiunse mai lo spazio. La prima americana a diventare membro dell’equipaggio in una missione del Challenger è stata Sally Ride nel 1983.
RISORSE
aprono insieme la sede di Cincinnati, nel 1917 si sposano e nel 1924 guidano l’intera agenzia. Già nei primi decenni del Novecento i coniugi Resor avevano compreso la posizione d’influenza che le donne ricoprivano all’interno del processo d’acquisto. Conclusero che quella fetta di mercato andava promossa e incentivata. Da questa intuizione nacque il Women’s Editorial Department, un gruppo creativo composto esclusivamente da donne che in pochi anni divenne il fautore di oltre metà del fatturato della JWT. La Lansdowne è stata la prima creativa ad aver introdotto la sensualità nella pubblicità. È sua infatti l’idea per la campagna
http://ow.ly/bSHBn Annamaria Testa, La trama lucente. Che cos’è la creatività, perché ci appartiene, come funziona, Rizzoli. Un bellissimo libro dedicato a coloro che hanno fatto della creatività una ragione di vita e a quanti pensano che usare bene il cervello sia una dote da coltivare.
http://ow.ly/bSHIK Donne nella storia, il portale di Wikipedia dedicato alle grandi donne che hanno contribuito a rendere migliore il nostro mondo.
http://ow.ly/bSHSM Scienza a due voci, un interessante sito che raccoglie le biografie delle scienziate italiane, per dare alle donne il giusto posto che hanno occupato nella cultura scientifica dell’Italia moderna e contemporanea.
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ATTUALITA’ Il valore del canale, la strategia commerciale e tecnologica, le novità e gli obiettivi di Micro Focus direttamente dalla viva voce di Pierdomenico Iannarelli, in occasione di una esclusiva video intervista con Digitalic
Sono i numeri a raccontare il successo crescente di Micro Focus, che con un margine di profitto del 40%, in tempo di crisi, resta un’azienda leader nell’ambito della fornitura di soluzioni enterprise application modernization, testing e management. «Questi risultati sono la diretta conseguenza di due fattori determinanti: il primo è rappresentato dalla continua fedeltà dei nostri clienti, che ci confermano la soddisfazione nei confronti dei nostri prodotti con una redemption del 90% di rinnovi, il secondo è costituito dalla continua capacità di adeguamento dei nostri sistemi all’evoluzione della tecnologia a livello mondiale», ha affermato Pierdomenico Iannarelli, country manager, Micro Focus Italia e Igme regional manager, Micro Focus. Di questo profitto il 65% deriva ancora da Visual Cobol che resta una delle soluzioni più diffuse a livello mondiale, grazie anche al fatto che si può integrare perfettamente con le tecnologie già adottate nelle aziende permettendo di non “buttare” quanto già investito
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per adeguarsi alle nuove esigenze. Il numero di aziende di piccole e medie dimensioni che hanno già scelto e continuano a scegliere il mondo Cobol oggi ammonta a 165.000 unità e annovera realtà come Zucchetti e Avio Group che ne testimoniano la grande efficienza ed estrema produttività. Questi numeri dimostrano, inoltre, due fattori fondamentali per Micro Focus: il primo è che i sistemi offerti sono totalmente affidabili, il secondo che Cobol è in grado di dare sempre la risposta giusta a ciascun cliente. Insomma se fino a qualche anno fa Micro Focus si presentava come vendor di hardware, oggi si dimostra un partner affidabile per acquisire soluzioni complete adattabili alle singole realtà aziendali. Da questo quadro generale risulta indubbia l’importanza dei partner di canale – vera e preziosa risorsa per Micro Focus – e alleati che rendono possibile una distribuzione capillare di tutte le tecnologie dell’azienda. «Micro Focus oggi può rappresentare un vero
alleato nel processo di trasformazione dell’azienda verso una Software Factory in grado di garantire un ciclo di vita del software efficace ed efficiente, sempre più al servizio del business», ha dichiarato Giuseppe Gigante, regional marketing manager Italia&Gme di Micro Focus. L’azienda, infatti, riconferma la propria vocazione di facilitatore per i clienti che desiderino modernizzare e migrare le proprie applicazioni, per non perdere l’opportunità delle potenzialità di sviluppo in ambito cloud, mobile, tablet e Apps. Con la sua gamma di prodotti di testing Caliber e Silk Family (in particolare quelli per il mondo Mobile), Micro Focus è, dunque, in grado di generare un reale vantaggio competitivo, evitando i costi che deriverebbero da eventuali errori IT nell’implementazione di ambienti cloud o mobile.
Pierdomenico Iannarelli, country manager, Micro Focus Italia e Igme regional manager, Micro Focus
Un’azienda sana, innovativa e con la voglia di cambiare passo, grazie allo strategico apporto dei partner di canale. Viaggio nel mondo di Micro Focus e dei suoi record nell’ambito delle applicazioni. A tu per tu con Pierdomenico Iannarelli, guida della società in Italia e non solo, che afferma: «Le applicazioni sono il cuore di tutto; se si potesse installare un virus sulle nostre applicazioni, si tornerebbe all’età della pietra!» Daniela Schicchi
Digitalic per Dell
STRUMENTI DI BUSINESS
UNA NUOVA COMUNICAZIONE AL SERVIZIO DEI PARTNER. DELL GUIDA IL CANALE Campagne, eventi, corsi di formazione e strumenti di valore. Sempre al fianco dei partner, sempre presente e in continua evoluzione. Per gli operatori di canale che aderiscono al programma PartnerDirect, Dell ha studiato una strategia di supporto marketing completa ed innovativa. Una strategia che si concretizza in uno strumento pratico ed efficace come [compact], una guida marketing che la multinazionale rinnova e presenta ogni trimestre offrendo sempre nuovi spunti di business al proprio canale
Veronica Repetto, channel marketing manager Italy di Dell
Comunicare con i clienti, trasmettere loro in maniera efficace i messaggi più importanti, mettersi in contatto con il territorio, alimentare relazioni a valore attraverso le giuste competenze e il linguaggio più corretto. Queste le finalità della guida a supporto dei propri partner, che Dell integra nell’ambito dell’innovativo programma di canale Dell PartnerDirect. Una guida pratica, innovativa, aggiornata Proprio per raccogliere in un unico e pratico strumento di consultazione tutte le iniziative di marketing che Dell mette a disposizione dei partner e dei loro clienti, l’azienda ha studiato e lanciato [compact], una guida marketing per il canale con le informazioni relative alle campagne disponibili, gli eventi, il programma di formazione e gli strumenti a supporto del business. «A partire dall’inizio dell’anno fiscale – afferma Veronica Repetto, Channel Marketing Manager Italy di Dell – ogni trimestre rinnoviamo costantemente le iniziative marketing (lead generation, campagne, training, webcast, eventi, ecc.), dandone puntualmente evidenza ai partner attraverso una nuova edizione di [compact]. Il ventaglio di iniziative è ampio e
si adegua a un portafoglio Dell in continua evoluzione. Nel corso del secondo trimestre, per esempio, ci siamo focalizzati su attività che permettessero di trarre i massimi benefici dal lancio dei nuovi server PowerEdge 12G e dall’acquisizione di Force 10 in ambito networking… Ora ovviamente il focus si sta allargando anche alle nuove e importanti possibilità che offre l’arrivo di un brand come SonicWall in ambito security e di Wyse nel campo dei thin client. In generale, comunque, questa guida a disposizione dei dealer aderenti a PartnerDirect rappresenta il segno evidente della volontà di Dell di essere costantemente a fianco del proprio canale con investimenti e risorse studiate per sviluppare insieme ai rivenditori - nuove opportunità di business a valore».
Unified Storage e le certificazioni cloud In occasione del terzo trimestre, quello che va da agosto a ottobre 2012, l’ultima edizione di [compact] lancia un programma dedicato a Unified Storage offrendo ai Partner, ai team tecnici e di vendita, la formazione e le risorse necessarie per aiutare i clienti a espandere l’infrastruttura dello storage Dell. Per la protezione dei dati, nella linea di prodotti server e storage, c’è poi da registrare il programma per la generazione di domanda in ambito AppAssure - società recentemente acquisita da Dell - che offre un innovativo software di backup, replica e ripristino. Le novità e gli strumenti di business presentati nella nuova guida per i partner di canale Dell ovviamente non sono tutti qui: si parla anche di programmi ad hoc in ambito server PowerEdge 12G, Workstation Dell Precision, software, hardware e servizi di mobility e ancora virtualizzazione dei desktop e la certificazione per i servizi e le soluzioni cloud. Scopri tutti i dettagli su queste e tante altre opportunità e strumenti di comunicazione che Dell ha studiato appositamente per te, collegati al pratico QR presente in questa pagina o al sito www.dell. com/partnerdirect: aderisci al programma Dell PartnerDirect e potrai accedere all’ultima edizione della guida [compact].
Contatti DELL ITALIA SPA viale Piero e Alberto Pirelli 6 20126 Milano Tel. 02 577821 www.dell.it
IT ALIANS
«Certo che ci sentiamo! Anzi, passo io dalla vostra redazione domani, prima di un appuntamento in zona, e ci facciamo una chiacchierata di persona…». Non che avessimo poca fiducia, ma insomma, sulle prime, nonostante i rapporti e la conoscenza di lunga data, temevamo che Bruna Bottesi – una delle più conosciute e affermate manager italiane del “maschissimo” mondo IT – fresca fresca di nomina a country manager di NetApp Italia, avesse proprio poco tempo per Digitalic e per la nostra rubrica ITalians. Uno spazio che, in occasione di questo numero tutto, o quasi, al femminile, non potevamo non dedicare a una delle donne del momento. La manager che,
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dopo una lunga carriera tra le file di HP, una volta raggiunta la vetta con la nomina a Vice President & General Manager della nuovissima divisione Printing & Personal System (pc + stampanti per capirci) ha deciso di mescolare le carte in tavola accettando una nuova sfida alla guida di
una realtà più circostanziata. Una realtà però in decisa e promettente ascesa grazie al suo posizionamento al centro di mercati nevralgici come i big data, lo storage, il cloud computing… Una decisione presa con il cuore e con la testa, con coraggio e istinto. Qualità che non difettano
«DA SEMPRE NOI DONNE SIAMO CHIAMATE A DOVER DIMOSTRARE QUALCOSA IN PIÙ SUL LAVORO RISPETTO AGLI UOMINI, COME SE PARTISSIMO DA -10»
certo in questa volenterosa manager dagli occhi cerulei, nata 46 anni fa in Trentino, in una Valle tra Madonna di Campiglio e Riva del Garda, capace di accettare il nostro invito nel giro di poche ore e di presentarsi puntuale come un orologio svizzero alla porta dei nostri uffici con il sorriso e la disponibilità di sempre. Istinto e passione certo, ma anche cura minuziosa per i particolari impressa ovunque a chiare lettere… a partire da un abbigliamento curatissimo in ogni dettaglio cromatico.
Convenevoli e uso del “Lei” banditi dal tavolo a tempo di record, il faccia a faccia con Bruna Bottesi inizia, al solito, come se ci si fosse lasciati solo poche ore prima. «Sono in un momento di grande energia e carico di aspettative – esordisce la manager –. Ho appena lasciato l’azienda di sempre, che mi ha visto crescere, fare progressi importanti e sono alle soglie di una avventura nuova, avvincente e ricca di ottime premesse. Dopo tanti anni nella stessa realtà, chiaramente, è stato difficile lasciare i colleghi e i collaboratori di una vita, ma ho anche avuto modo di constatare con piacere la stima e l’affetto che nel tempo sono riuscita a costruire…». Certo, fin qui la cronaca di questi giorni, dalla quale non potevamo non partire ma, la promessa, è stata fin da subito quella di andare con ordine e di cominciare diligentemente dall’inizio e dalle origini del “fenomeno” Bottesi, «di fenomenale c’è proprio poco – tiene però subito a precisare la manager – sono una professionista…». Obiezione accolta, ma almeno questa storia definiamola una interessantissima eccezione, in un mercato da sempre poco permeabile nei confronti del gentil sesso. «Sembra una frase fatta – spiega allora Bruna Bottesi – ma nella mia carriera non ho pianificato con precisione un percorso professionale specifico: quello che è poi successo lo devo a molto lavoro, alla passione, alla voglia di sperimentare e all’energia che metto in tutte
le sfide che affronto… e anche a un po’ di fortuna!». Elementi chiave questi, soprattutto nella storia di una donna nata, insieme ad altri cinque fratelli, in una piccolissima valle del Trentino… «Sono sempre stata molto indipendente ed autonoma e così non poteva che essere visto che sono cresciuta in una famiglia molto numerosa in cui occorreva darsi da fare. Mi è capitato spesso di anticipare i tempi e bruciare le tappe sulla scia di una voglia di evadere da un ambiente a cui devo molto, ma che percepivo come troppo ristretto…». Prima dei fatidici 18 anni Bruna Bottesi sa già guidare la macchina con una certa disinvoltura e, una volta completati gli studi in un istituto per il Turismo («l’idea di partenza era quella di aprire magari una agenzia di viaggi e di avviare un’impresa tutta mia»), Bruna decide che è il momento di fare un’esperienza più lunga all’estero e così, per qualche mese, si trasferisce a Londra dove studia e lavora per mantenersi. «Ero giovanissima e inesperta – spiega – ma quella fu una esperienza decisiva per me e per il mio futuro. Il fatto di sapere le lingue con sicurezza nei primi anni Ottanta rappresentava un notevole vantaggio…». Poi, come sempre, arriva il momento del rientro… «Il rientro in Trentino fu davvero traumatico. Il passaggio da una grande città multietnica e con tante opportunità di studio e di lavoro a un paesino nelle Alpi con poche possibilità di sviluppo personale e
professionale mi hanno fatto prendere la decisione di trasferirmi a Milano. Era il 1986 e trovai una sistemazione a Monza; per potermi mantenere e iscrivere all’Università, mi misi subito alla ricerca di un impiego. Proprio la mia dimestichezza con le lingue straniere mi fece approdare nel mondo informatico, ma a ciò contribuì anche la mia passione per un ambito in grandissimo fermento in cui idee, progetti e prodotti incredibili arrivavano a ciclo continuo dalla Silicon Valley». Già, gli anni Ottanta, Milano e l’informatica da bere… Quali i primi impieghi? «Gli impieghi furono diversi, tra i primi approdai in un distributore come Algol Logitech. Importava brand di grande rilievo come 3Com e Logitech. Poi sono passata ad un distributore più grande, il numero uno a quell’epoca per il mercato italiano, Celdis, con un ruolo più ampio di gestione della categoria dei prodotti HP. Un brand al quale mi appassionai sin da subito e, non a caso, nel 1991 arrivò la fatidica chiamata per coprire il ruolo di product manager in ambito printing e volume proprio in HP». Dunque l’ingresso in una multinazionale IT… che tipo di accoglienza venne riservata alla giovanissima Bruna Bottesi? «Nessuno evidenziò pregiudizi nei miei confronti in quanto donna. La divisione microinformatica di HP era un gruppo molto piccolo allora ed era agli inizi ed ho quindi potuto esercitare a pieno
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IT ALIANS una delle mie caratteristiche peculiari, l’autonomia. Certo la determinazione rappresentò anche un grande aiuto. Ero giovane ma non avevo alcuna intenzione di cadere nella trappola dei soliti luoghi comuni… Fin dal mio ingresso nel mondo del lavoro ho cercato di fare in modo che l’attenzione nei miei confronti fosse suscitata da quello che ero, da quello che facevo e non da come apparivo».
donne, soprattutto se vogliono avere più di un figlio, sono quasi costrette a una scelta. Io ho scelto, insieme a mio marito, di fare la mamma ma anche di perseguire la strada professionale. Sono stata fortunata nel trovarmi in un’azienda che ha imparato ad apprezzare le mie qualità e, soprattutto, che mi ha permesso di andare in maternità senza troppi problemi, anzi…».
Un nobile proposito che però alle volte si scontra con una realtà difficile… «Questo è vero perché fuggire da certi stereotipi spesso è proprio complicato ma io, nel mio piccolo, cercavo di dedicare tutto il mio tempo allo studio, alla preparazione e alla volontà di riuscire con le mie forze. Nulla di facile certo ma tutte caratteristiche che da allora in avanti mi hanno permesso di avere rispetto come persona e come professionista. Nella mia storia all’interno di HP non mi è quasi mai capitato di chiedere di fare un lavoro o essere promossa: le proposte sono sempre arrivate spontaneamente e mi hanno sempre trovata pronta a coglierle».
Un periodo magico allora… «Decisamente! Ebbi una bellissima bambina (come non potrebbe esserlo per una mamma?) e nel bel mezzo del mio periodo di maternità, mentre pianificavo un viaggio in America, arrivò la chiamata da HP, che mi chiedeva di rientrare al più presto non per fare il mio lavoro di professional, ma per fare un salto di qualità, diventando manager. Una cosa davvero incredibile visti i tempi… Una scelta importante, ma che riuscii ad affrontare bene grazie alla persona che avevo al mio fianco».
Inevitabile a questo punto la domanda sulla maternità: ci si sposa, capita di avere una figlia… come si concilia il tutto con un lavoro che non dà tregua e soprattutto come cambiano gli equilibri in una famiglia? «Penso che la famiglia sia molto importante e che l’equilibrio che questa porta in termini emotivi giochi un ruolo fondamentale anche sul lavoro. Certo che spesso le
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Già, che mestiere è quello del marito di una donna in carriera e di grande personalità? «Intanto devi avere vicino qualcuno che non si senta sminuito perché la sua compagna ha successo professionale; io sono stata fortunata nel trovare una persona intelligente e colta, che non si è mai messa in competizione su nulla e mi ha sempre supportato (ma anche sopportato per 24 anni con assenze per lavoro, orari impossibili, viaggi…), fino a decidere di prendere prima un periodo di maternità al
mio posto e poi il part-time proprio per gestire al meglio nostra figlia. Scelta non facile sia per lui come uomo che per me come mamma che ho dovuto rinunciare a momenti importanti con la mia bambina…». E poi c’è stato da gestire il rientro in azienda come “capo”… «È decisamente complicato diventare capo di persone che per anni sono state al tuo livello. Fu una fase difficile, ma dalla quale ho imparato moltissimo come manager. Fu naturale e necessario cambiare alcune persone nel team per poter costruire un gruppo volto a guardare al futuro e che accettasse il cambiamento come strumento di crescita». Fin qui dunque tutto bene, o quasi, ma quali sono state le sfide più grandi da affrontare in quanto donna di vertice? «Arrivai in HP per occuparmi del business stampanti a volume; nel tempo però sentivo la necessità di completarmi e fare un salto di qualità, così quando arrivò la possibilità di cambiare settore, decisi di accettare la sfida di un mondo come quello dei servizi. Un mondo nettamente al maschile in cui le donne venivano spesso confinate in ruoli non proprio di primissimo piano. Il massimo era arrivare al marketing e alle risorse
umane e infatti fui collocata lì. E io decisi di accettare una posizione non di rilievo pur di affacciarmi su un nuovo mondo, quello del valore, quello dei servizi. Questa decisione di fare un passo indietro per poi fare un balzo in avanti è anche stata una delle scelte coraggiose che pochi al tempo hanno compreso perché se fossi rimasta in ambito volume avrei fatto carriera più rapidamente avendo già acquisito molti skill ed essendo conosciuta come leader. Non fu facilissimo perché significava ripartire in termini di conoscenze di portafoglio, in termini di relazioni e di network interno ed esterno. Anche qui ho iniziato con la costruzione del team, poi ho allargato la mia responsabilità verso la divisione enterprise fino
Digitalic per Alias
NUOVE OPPORTUNITÀ PER IL CANALE
UNA STRADA DI VALORE ANCHE PER L’HARDWARE
È in partenza il nuovo roadshow di Alias “Soluzioni per business continuity e ambienti virtuali”. Non fatevi scappare l’occasione di toccare con mano le soluzioni di E4 Computer Engineering e di conoscere tutte le più interessanti novità di Tandberg Data, F-Secure, Eaton ed Acronis. Per le iscrizioni ai Roadshow è possibile fare riferimento al sito www.alias.it sezione Eventi.
Grazie al recente accordo di distribuzione con E4 Computer Engineering, Alias conferma il suo ruolo di distributore ad alto valore aggiunto mettendo a disposizione dei suoi rivenditori una nuova e strategica opportunità di business ad alto margine anche in un ambito complesso come quello dei sistemi hardware
il cliente nella scelta del sistema, offre la possibilità di effettuare test in remoto o in loco, permettendo così un acquisto ponderato e senza imprevisti. A partire dal mese di settembre inoltre sarà online il sito di E4 Computer Engineering in una veste grafica completamente rinnovata.
Il dinamismo, la specializzazione e l’abilità di muoversi al momento giusto sono da tempo alcuni dei suoi tratti distintivi e non potrebbe essere altrimenti visto che Alias, fin dalla sua nascita oltre 20 anni fa, ha fatto del valore la chiave di volta del suo modo di interpretare il ruolo di distributore. Negli ultimi mesi, poi, questa spinta in avanti e questa voglia di offrire nuove strategiche strade e business ai propri rivenditori ha subìto un’accelerazione molto importante e tutta da seguire. Dopo il significativo accordo di distribuzione con F-Secure – in chiave security – proprio in questi ultimi mesi è arrivato anche l’annuncio della nuova partnership con E4 Computer Engineering. In virtù di una simile intesa i rivenditori, i system integrator e i service provider che fanno riferimento ad Alias potranno proporre alla propria clientela anche le workstation e i server firmati da una delle realtà italiane più rinomate a livello europeo nell’ambito delle soluzioni hi-end e dei sistemi per il supercalcolo, soluzioni ad elevate performance particolarmente apprezzate in ambito industriale, accademico e della ricerca scientifica.
Il ruolo di Alias Grazie anche alla capacità di supportare i propri partner di canale attraverso l’organizzazione di eventi, la specifica formazione e l’erogazione di servizi di marketing ad hoc, Alias non solo è in grado di proporre in modo adeguato e competente alla propria clientela la tecnologia di E4 Computer Engineering, ma ha la possibilità di costruire la propria proposta partendo da un’infrastruttura centrale da arricchire con soluzioni già presenti all’interno della propria offerta. Nella prima metà di ottobre, Alias proporrà anche un Roadshow in 3 tappe (Milano, Padova e Roma) dal titolo “Soluzioni per business continuity e ambienti virtuali” grazie al quale i rivenditori avranno non solo l’opportunità di conoscere da vicino le soluzioni di E4 Computer Engineering, ma potranno anche scoprire tutte le novità in casa Tandberg Data, F-Secure, Eaton ed Acronis.
Una realtà di valore E4 Computer Engineering è un’azienda che nasce con l’obiettivo di fornire servizi di
Quality System Integration ed è proprio in questo ambito che è diventata, grazie a una consolidata esperienza e qualità, un apprezzato fornitore di tecnologie, riconosciuto da enti rinomati e di elevato prestigio come il Cern di Ginevra. E4 Computer Engineering progetta e realizza sistemi osservando i requisiti specifici indicati dal cliente e curando il processo in ogni dettaglio, garantendo così soluzioni su misura per qualsiasi occorrenza: dal web server al data center completo. L’approccio “super partes” permette di offrire soluzioni completamente personalizzate e di altissimo livello qualitativo, che tengono conto delle reali esigenze del cliente, senza favorire una tecnologia rispetto a un’altra. Ciò che E4 Computer Engineering propone è lo stato dell’arte dell’informatica al miglior rapporto prezzo/prestazioni possibile e, per agevolare ulteriormente
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IT ALIANS esperienza in HP e che, dopo una simile soddisfazione, era il momento di cambiare e di buttarmi in una nuova avventura».
a che, poi, fui chiamata a gestire la business unit della parte server e storage per quattro anni e arrivò la chiamata per ricoprire il ruolo di BU manager dei servizi: una svolta epocale, senza esagerare… Fui infatti la prima donna in Italia a gestire la divisione servizi tecnologici!». E siamo al primo, decisivo, salto di qualità… «Sì, vero. Nel 2007 circa, per la prima volta, mi trovai a pianificare con attenzione una mia svolta lavorativa. Si era aperta l’opportunità di diventare Vice President della divisione Ipg, Imaging and Printing Group dunque le stampanti, il mio primo amore… Era un ruolo che mi piaceva moltissimo come mi piaceva l’idea di aggiungere pezzi importanti al mio bagaglio di esperienze. Proattivamente decisi dunque di propormi, andò bene e nel 2009 ottenni la posizione: un’altra bellissima esperienza».
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Poi, nel giro di poco, in HP tutto è cambiato! «Nel 2011 si è aperta una fase di grandissima evoluzione per la società, culminata, nei primi mesi del 2012, con la decisione di unire le storiche divisioni Ipg e Psg (le divisioni stampanti e pc, per capirci - ndr) in un’unica grande realtà». Quella divisione Printing & Personal System che in Italia, proprio Bruna Bottesi è stata chiamata a guidare… «Una soddisfazione enorme per me e per tutte le persone del mio team. Un traguardo davvero importante considerando che parliamo di buona parte del fatturato di una delle più grandi aziende IT del mondo. Una chiamata che mi ha riempito di orgoglio». E allora? «E allora (sospira e sorride in maniera piena e spiazzante…) succede che ho deciso di cambiare io le carte in tavola perché ho capito che ero arrivata al culmine della mia
Sì, ma in molti saranno stati colti di sorpresa da una simile decisione a così poco tempo dalla nomina a capo della divisione Pps… «Chi mi conosce e conosce la mia storia non può essere sorpreso: ho sempre scelto con la testa ma anche con tanto cuore e istinto. Quella di NetApp è una sfida che mi ha colpito sin da subito ed è arrivata proprio nel momento giusto, nel momento in cui avevo più voglia di mettere a frutto concretamente tutto quello che ho imparato in questi anni, per costruire passo passo una realtà di grande presente ma anche con grandissime prospettive. Avevo voglia di farlo e così mi sono lasciata guidare dal cuore. Non mi sono mai interessate le logiche del passo avanti o del passo indietro, della carica e dei ragionamenti da professionista della carriera. Ciò che conta per me è imparare, sentire l’adrenalina delle nuove sfide e arricchire il mio bagaglio di esperienze… certo la decisione è stata durissima proprio perché in concomitanza con una recente nomina, ma ora sono soddisfatta e completamente immersa nella nuova sfida e sto studiando, come mai prima d’ora…». Sfide, decisioni clamorose, coraggio, successi… c’è qualcosa in più o un nuovo traguardo che come donna Bruna Bottesi vorrebbe
raggiungere per sé e per le proprie colleghe? «Beh sì, c’è una cosa che negli ultimi tempi sta attirando e molto la mia attenzione: si tratta delle “quote” rosa all’interno dei consigli di amministrazione. Ho già letto numerosi articoli e scritto anche a qualche giornale, mi piacerebbe si facesse qualche passo in avanti. Siamo ancora poco rappresentate nei Cda e spesso, quando ci siamo, si tratta di donne con una certa storia e una certa famiglia. Io non arrivo da una famiglia benestante e non ho mai avuto appoggi “politici”: sono partita anni fa dal Trentino contando sulle mie forze, sullo studio e sul mio entusiasmo. Come me penso ci siano altre donne che magari hanno avuto meno fortuna nel loro cammino, ma che però meriterebbero di avere qualche opportunità in più. Mi informerò sicuramente su questo punto, poiché un maggiore apporto femminile in cabina di regia non guasterebbe: portiamo apertura mentale e una diversità di pensiero che può sicuramente far bene in un ambito oggi molto maschile». Sempre decisamente avanti Bruna Bottesi. Mentre stiamo chiudendo la redazione di questo articolo, giunge notizia che è entrata in vigore la legge sulle quote di genere nei consigli di amministrazione delle società presenti in Borsa e a partecipazione pubblica: più presenza femminile nei posti che contano. Le due promotrici di questa iniziativa legislativa sono Lella Golfo, deputata del Pdl, e la collega del Pd Alessia Mosca… Un buon inizio!
A CIASCUNO IL SUO SERVER, A CIASCUNO IL SUO VALORE Piccole nelle dimensioni, grandissime nelle esigenze tecnologiche e nella necessità di supporto a 360°. La nuova attesa puntata della SNTV Online è dedicata questo mese alle Pmi e alla complessità dei loro sistemi informativi. Una complessità che SNT e Fujitsu puntano a risolvere grazie a un’offerta server mai così completa e capace di adattarsi alle specifiche esigenze di ciascuna azienda. Idee e spunti preziosi di business per i partner alla ricerca di valore e margini
Lorenzo De Pietri, direttore marketing di SNT Technologies
Massimo Federici, channel development manager di Fujitsu Technology Solutions
Inconfondibile, il marchio di fabbrica delle imprese italiane è quello che racconta di realtà di dimensioni spesso ridotte ma, mai come oggi, chiamate ad affrontare sfide e competizioni globali. Piccole, spesso piccolissime aziende dunque, ma animate da esigenze tecnologiche pari – se non superiori – rispetto alle grandi imprese. Necessità che devono però fare i conti con disponibilità economiche ridotte e con l’obbligo di concentrarsi sul core business. Per loro l’IT può fare la differenza, ma può essere molto complesso e costoso. Una sfida importante per il canale indiretto. Una sfida che un distributore a valore come SNT Technologies e Fujitsu Technology Solutions hanno accettato e stanno affrontando mettendo a disposizione dei propri partner un listino server innovativo, ampio e capace di adattarsi alle specifiche esigenze di ogni cliente. La nuova attesa puntata di SNTV Online è dedicata proprio alla gamma Primergy di Fujitsu e alla sua capacità di adattarsi alle specifiche necessità delle Pmi. «La famiglia Primergy è in grado di rispondere alle esigenze delle piccole e medie imprese e rappresenta una importante opportunità per i nostri partner – racconta Massimo Federici, channel development manager di Fujitsu Technology Solution –. Se, per esempio, il rivenditore viene contattato per mettere ordine nel parco informatico di una Pmi, una prima risposta è Primergy tx100, un vero server al prezzo di un pc. Una eccellente opzione per imprese alla ricerca del loro primo server che sia però in grado di gestire al massimo applicazioni office, di stampa e Web grazie alla tecnologia Intel Xeon e fino a 32 Gb di Ram». Tipiche delle Pmi sono anche esigenze di salvaguardia dello spazio e di una ridotta rumorosità. «Anche in questo caso la risposta – aggiunge Federici – è già presente nel nostro listino: si tratta del
Primergy tx120, una soluzione che garantisce ottime prestazioni ma anche piccole dimensioni. È infatti grande come un raccoglitore e ha una rumorosità ridotta al minimo». «Le richieste che giungono ai nostri partner possono essere le più varie in tema di tecnologia server – racconta poi Lorenzo De Pietri, direttore marketing di SNT Technologies –. Ci sono aziende che, con l’aumentare della complessità dei dati e delle applicazioni da gestire, hanno spesso la necessità di migrare in una nuova infrastruttura server rack». «In questo caso – risponde Federici – il rivenditore può puntare su Primergy tx300, un server tower senza compromessi che offre i massimi livelli di prestazioni ed espandibilità con i suoi numerosi slot e processori. Caratteristiche chiave per una infrastruttura IT sempre più complessa che si muove verso cloud, virtualizzazione e capacità di calcolo più elevate». Esigenze sempre più complesse dunque e la necessità di coniugare il tutto con soluzioni di basso impatto a livello di costi, consumi, spazio… Questa la realtà all’interno della quale si devono muovere i rivenditori oggi. «Una realtà – spiega ancora De Pietri – alla quale SNT si adatta fornendo ai partner le migliori soluzioni Fujitsu. Emblematico in questo senso anche il Primergy bx400, un vero e proprio piccolo data center con server blade e sistemi storage tutti integrati in una enclosure fisica molto compatta e perfetta dunque per aziende che cercano il massimo della produttività, ma anche il massimo del risparmio. Tutti i rivenditori che decideranno di cogliere queste importanti opportunità hanno poi la certezza di poter contare, grazie a SNT, sul massimo del supporto, dalla fase progettuale all’assemblaggio dei componenti fino all’installazione presso i clienti». Non perdete tempo dunque, collegatevi al QR code e scoprite tutti i dettagli del listino SNT Technologies grazie alla nuova ed esclusiva puntata di SNTV Online. Una trasmissione unica dedicata ai migliori operatori di canale.
SNT TECHNOLOGIES Via Carlo Marx, 131 41012 Carpi (MO) Tel. 059 6227511 Fax 059 6227522 marketing@snt.it www.snt.it
DIGITALK Rodolfo Casieri, direttore commerciale di EDSlan
Detto che la “consumerizzazione” è un fenomeno inarrestabile e detto che tutti i principali vendor del mondo Ict stanno spostando buona parte del loro focus proprio in questa direzione, ora “la patata bollente” passa nelle mani di chi questo fenomeno lo deve gestire, rendere realmente vantaggioso e soprattutto sicuro… Una sfida decisiva, tutta da vivere e il cui esito finale dipende, ancora una volta, dal ruolo che saprà giocare il canale indiretto. Di tutto questo e di molte altre cose ancora hanno parlato EDSlan, storico distributore a valore, e alcuni vendor di primissimo piano nel mondo della sicurezza e delle reti come Kaspersky Lab, WatchGuard e Aruba Networks. Il tutto nel corso di una esclusiva tavola rotonda ospitata negli uffici di Digitalic. Un momento unico di confronto diretto, trasparente, un momento per dirsi come si intende interpretare questo strano mercato e soprattutto per fornire preziosi consigli agli operatori di canale alle prese con dispositivi di ogni forma e dimensione che chiedono di entrare in azienda e soprattutto chiedono di poter funzionare sempre e comunque al meglio. «Molte aziende si stanno strutturando per riuscire a stare al passo con questa evoluzione epocale, ma molti imprenditori, magari con poche risorse e poco tempo da dedicare all’innovazione, spesso temono i costi che una rivoluzione
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Marco Lorusso
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LA DOMANDA, COME SI SUOL DIRE, NASCE SPONTANEA… LA RISPOSTA UN PO’ MENO MA NON PER QUESTO VA EVITATA E SOPRATTUTTO NON CERCATA. NON A CASO, DIGITALIC HA DECISO DI CHIAMARE A RACCOLTA QUATTRO ELEMENTI DI RILIEVO DELLA FILIERA INDIRETTA AD ALTO VALORE AGGIUNTO COME EDSLAN, KASPERSKY LAB, WATCHGUARD E ARUBA NETWORKS. TUTTI INSIEME, TUTTI INTORNO A UN TAVOLO PER CONFRONTARSI E CAPIRE COME I DEALER POSSONO E DEVONO CAVALCARE AL MEGLIO LA NUOVA ONDA DELLA MOBILITY, SEMPRE E COMUNQUE… troppo profonda degli assetti tecnologici può comportare – spiega Rodolfo Casieri, direttore commerciale di EDSlan –. Come distributore a valore, il nostro compito è supportare il canale nello sviluppare infrastrutture IT al passo con i tempi e anche nel trasferire alle aziende i giusti messaggi. Credo che in questo momento sia fondamentale, insieme ai vendor, fornire al canale le giuste competenze. Serve formazione di valore che permetta al dealer di presentarsi come un consulente di fiducia». «Cambia la fisionomia dell’infrastruttura di rete, cambiano le modalità di gestione – concorda Ivan De Tomasi, country manager Italia di WatchGuard –. Per questo, soprattutto in un mercato come quello italiano, il canale deve essere in grado di integrare tutte queste nuove tecnologie al meglio. C’è più lavoro per tutta la filiera, ma bisogna saperlo sostenere con le giuste competenze».
Collegandovi a questo QR code avrete accesso diretto al video reportage esclusivo realizzato nel corso dell’intesa tavola rotonda ospitata da Digitalic
«Le aziende aprono con fatica le proprie reti agli accessi mobili – spiega Paolo Maron, responsabile canale B2B di Kaspersky Lab Italia –. Questa è una difficoltà, ma anche una grande opportunità per un canale davvero a valore che saprà trasmettere il vantaggio di essere sempre connessi, ma anche di proteggere in maniera efficace tutti gli end point, di qualunque forma e tipologia essi siano». «Il consiglio – conclude Massimo Delpero, country manager di Aruba Networks Italia – è quello di non avere un approccio olistico verso il cliente finale, meglio un approccio per piccoli passi, acquisendo le competenze necessarie “un po’ alla volta”, cominciando con la creazione di reti separate rispetto a quella principale che permettono l’accesso agli ospiti o agli utenti mobile. Poi, con il tempo, passerei alle problematiche di nuova gestione e strutturazione delle reti cablate e Vpn».
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L’INFORMATICA CHE CAMBIA
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Francesca Pilone @FPilone
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Oggi innovare non significa più semplicemente ideare un nuovo prodotto, immetterlo sul mercato e focalizzarsi sulla comunicazione e il lancio della novità. Innovare significa saper leggere la realtà alla luce di esigenze in continuo cambiamento, di tempi sempre più rapidi e di richieste d’interazione sempre più complesse. Innovare significa saper adattare un’idea creativa a un processo di business, per generare efficienza e nuovo profitto, realizzare nuovo valore ed essere in grado di seguire l’evoluzione del mercato. Il mondo che ci circonda evolve rapidamente e l’innovazione consente di seguirne il percorso di crescita, con un circolo virtuoso che stimola la differenziazione e la competizione. Solo le aziende che sanno trasformare e reinterpretare il modello di business, per indirizzare il proprio target di clienti e prospect, sapranno sopravvivere e avere successo. Basti pensare al percorso di cambiamento intrapreso da realtà delle telecomunicazioni o del mondo finanziario e l’evoluzione verso nuovi modelli e livelli di servizio, che hanno portato alla nascita di inediti service provider e di realtà aziendali sempre più flessibili e attente alle richieste degli stakeholder. Inoltre, l’aumento del volume delle informazioni gestite da privati e aziende rende ancora più strategica la gestione intelligente dei dati, la raccolta e l’analisi accurata, con l’obiettivo di trasformarli in nuovo valore per il business (e parliamo proprio dei Big Data, dopo la virtualizzazione, il cloud e la sicurezza del cloud che hanno animato le discussioni tecnologiche degli ultimi anni). L’IT gioca un ruolo fondamentale in questo percorso evolutivo. E chi ne fa parte deve saper interpretare correttamente questo cambiamento. L’impegno e l’attenzione verso la trasformazione dell’IT riguardano anche la nascita di nuovi ruoli e modi di interpretare il lavoro, di nuove competenze e capacità, ma anche di un nuovo accreditamento dell’IT manager nel percorso decisionale in azienda, che diventa un importante nucleo di influenza o decision maker (e non più semplicemente un centro di costo), con un forte impatto nelle decisioni aziendali e di business.
BREAK Negli ultimi 10 anni il mondo dell’informatica si è evoluto rapidamente e l’interazione tra l’uomo e la macchina ha dato vita a reti, architetture, sistemi di comunicazione e servizi sempre più complessi. Per questo oggi è fondamentale conoscere le strutture informatiche che fanno parte della nostra quotidianità, oltre a tutti i mutamenti sociali che questa evoluzione ha portato con sé. Ad esempio, ve li ricordate i “nerd”? Così eravamo definiti “noi dell’IT” non più di 10 anni fa: tecnologici, secchioni e un po’ sfigati. Bene: oggi, tra i molti problemi che ci rovinano il sonno, troviamo indubbiamente domande fondamentali come “è vero che Sean Connery è più bello da vecchio?” E l’immancabile questione “che differenza c’è tra nerd e geek?”. Sono due parole per definire gli appassionati di nuove tecnologie, videogiochi, Internet, smartphone… Una non bastava? Proviamo a fare chiarezza. Partiamo dai nerd. Sono persone affascinate dalla conoscenza, soprattutto nell’ambito dell’informatica, della scienza e della matematica, tendenzialmente solitarie e probabilmente un po’ sociopatiche. E allora i geek? Sarebbero la versione “potabile” dei nerd? In un certo senso: i geek sono più sensibili alle mode tecnologiche e ai nuovi media, qualche volta hacker e comunque parecchio più socievoli. Sono perennemente informati su tutto, frequentano siti Web autorevoli e impiegano gran parte del loro tempo a fiutare le ultime frontiere tecnologiche, culturali e virali che la Rete mette a disposizione. È così che un geek può anche diventare famoso, un vero e proprio opinion leader in salsa hi-tech. Non vi siete riconosciuti in questa definizione? Beh, devo dirvelo: io sì. Nerd e geek, in realtà, oggi non hanno più un valore negativo: la conoscenza è qualcosa che deve affascinarci. Sempre e comunque. Siamo uomini e donne dell’IT, ci facciamo domande sempre più sofisticate e cerchiamo risposte. Ecco perché termini come nerd e geek sono perfettamente integrati nel lessico diffuso, sono oggetto di blog, fumetti, libri e serie tv. Ma non solo: possono essere la generazione che addirittura porterà l’Europa fuori dalla crisi. L’IT è uno strumento formidabile per uscire dalle difficoltà degli ultimi anni: sono state e devono continuare ad essere proprio le tecnologie digitali a dare quella spinta in più al Paese. E l’esercito che darà questa spinta è quello dei nerd, o dei geek se preferite, cioè quelle persone che all’interno delle aziende portano le grandi novità. Novità, ma in che settore? Il cloud computing, il mobile, l’E-Gov e l’Open Data e infine i social media. Insomma, siamo oltre La rivincita dei nerds. Siamo geek. E meno male.
Valerio Rosano @ValerioRosano
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SMAU WOW
Che cosa hanno in comune l’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Lombardia e Smau? Molto. A cominciare da un patrimonio di inestimabile valore rappresentato da oltre 20.000 imprese Ict che da sole producono un fatturato di oltre 60 miliardi di euro e che oggi – attraverso le iniziative messe a punto proprio dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Lombardia e Smau – si trovano di fronte a una grande opportunità: quella di collaborare alla realizzazione di uno dei più grandi “cantieri” in Italia, quello delle Smart City. Ne è convinto Andrea Gibelli, vicepresidente e assessore all’Industria, Artigianato, Edilizia e Cooperazione della Regione Lombardia, che anche in eventi pubblici mette sempre in luce come ci sia una fortissima presenza di imprese del settore Ict in Lombardia. Ad esse si uniscono prestigiosi istituti di formazione e ricerca e i
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principali attori finanziari, rendendo la Lombardia il luogo italiano di riferimento dove si concepiscono, sviluppano e sperimentano soluzioni digitali innovative. Partendo da questi presupposti, lo stesso Andrea Gibelli ha voluto stringere una stretta sinergia con Smau Milano: partita tre anni fa, essa culminerà dal 17 al 19 ottobre con la partecipazione della Regione Lombardia all’evento dedicato alle tecnologie digitali per il business, proprio per sfruttare al meglio le occasioni di confronto esistenti, per coinvolgere il mondo imprenditoriale (dalle grandi alle micro imprese) e per realizzare e testare nuovi prodotti e servizi. In particolare sull’impegno della Regione in ambito Smart City Andrea Gibelli ha affermato: «Il format dell’iniziativa Smart City della prossima edizione milanese di Smau si coniuga perfettamente con la mia idea di WikiRegione. Per questo l’ente Regione Lombardia parteciperà all’iniziativa Smart City
realizzata da Smau attraverso un ciclo di incontri per far emergere, condividere e mettere a fattore comune la conoscenza con un processo che parte dal basso (bottom up). L’iniziativa privata è infatti indispensabile per portare innovazione, creatività e, al contempo, velocità nella selezione degli ambiti più promettenti». Per Smau la partecipazione della Regione Lombardia al progetto Smart City è una grande opportunità per consolidare i rapporti con le imprese Ict del territorio, fornendo nuove occasioni di business in un mercato in rapida evoluzione e che vede nei progetti legati alle Smart City un’opportunità per trovare nuova linfa vitale. Insomma partecipate a Smau: c’è ancora tanto da scoprire.
Pierantonio Macola
TECNOLOGIA Il momento era solenne e – non a caso – Steve Ballmer in persona ha voluto presentare la customer preview del nuovo Microsoft Office, la suite storicamente chiave per il colosso di Redmond che oggi punta a non perdere terreno rispetto alle applicazioni sempre più mobile e sempre più nella nuvola dei competitor. Office 2013 (noto anche come Office 15) è stato completamente ripensato per Windows 8, ma gira anche su Windows 7. Sarà possibile acquistare la licenza una volta per tutte per un solo dispositivo oppure optare per gli abbonamenti mensili di Office 365, che includono la possibilità di scaricare il programma desktop su diversi apparecchi, fino a un
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massimo di cinque. Ma entriamo subito nel dettaglio. Office 2013 funziona con il touch (supporta anche “pinch&zoom”) e permette di usare una penna-touch per editare i documenti. OneNote e Lync (per le videoconferenze) sono invece le nuove applicazioni in stile Windows 8 per Office. Progettate per i tablet, puntano a semplificare l’uso di questi device. Per quanto riguarda la vocazione cloud, Microsoft presenta diverse nuove applicazioni e funzionalità. Si parte da SkyDrive sul quale vengono salvati, per impostazione predefinita, i documenti in modo che i contenuti siano sempre accessibili da tablet, pc e telefono. A ogni connessione viene eseguita la sincronizzazione che li rende disponibili anche offline. Dopo
Riparazioni di iPhone, iPad e iPod– Cdc, distributore italiano di informatica, sceglie Apple per incrementare competitività e fidelizzazione nel settore consumer. D’ora in poi tutti i possessori di iPod, iPhone e iPad, potranno usufruire dei punti vendita Computer Discount, Essedi e Amico per far riparare i propri dispositivi.
aver effettuato l’accesso a Office, le impostazioni personalizzate (inclusi i file aperti più di recente), i template e persino il dizionario vengono trasferiti, praticamente, su tutti i dispositivi utilizzati. Acquistando un abbonamento (basato sul cloud) è possibile accedere a Office anche quando si è lontani dal proprio pc. L’abbonamento comprende, tra l’altro, la disponibilità di Skype, con 60 minuti di traffico telefonico via VoIP al mese. Non potevano mancare applicazioni di tipo social, come Yammer che offre alle aziende un social network privato e sicuro. Le offerte e i piani relativi ai prezzi verranno annunciati in autunno, ma Ballmer ha già illustrato i tre nuovi servizi di abbonamento per Office 365: Office 365 Home Premium,
Novità per il canale cine-foto– Fpd (Fujifilm Professional Dealer) è l’ultima iniziativa firmata Fujifilm Italia dedicata al canale cine-foto, con l’intento di creare una rete di punti vendita caratterizzata da esperti del settore. Far parte del programma Fpd significherà accedere ad anteprime sulle novità e restare aggiornati sulle tecnologie tramite i corsi Fujifilm Academy, gestiti dagli specialisti di prodotto Fujifilm Italia.
Office 365 Small Business Premium e Office 365 ProPlus. Ideale per famiglie e consumatori, Office 365 Home Premium include 20 GB di spazio di archiviazione aggiuntivo su SkyDrive e 60 minuti Skype al mese per chiamate in tutto il mondo. Creato per le piccole aziende, Office 365 Small Business Premium include invece e-mail, calendari condivisi, strumenti per siti Web e servizi di conferenza Web ad alta definizione di livello aziendale. Infine, Office 365 ProPlus si dimostra perfetto per le imprese che richiedono funzionalità aziendali avanzate e la flessibilità necessaria per la distribuzione e la gestione nel cloud. – Emanuela Pasino
Il bello del tutto in uno…– Se state cercando un modem router all-in-one, TPLink potrebbe offrire una soluzione che fa al caso vostro. Il Wireless N ADSL2+ Modem Router TD-W8961ND combina diverse funzioni in un unico prodotto: Modem Dsl ad alta velocità, Nat router a 4-Porte 10/100Mbps e Access Point wireless N fino a 300 mbps.
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RETRO’
Una tesi di laurea. L’invenzione che ha cambiato il modo di comunicare, che ha reso possibile collegare tra loro i computer è nata da una tesi di laurea, quella di Robert Metcalfe. I suoi studi risalgono al 1973. Forse anche perché nata nel periodo dell’università, e in luogo suggestivo come le Hawaii, l’invenzione aveva un nome
U
molto divertente: ALOHAnet. La società per la quale Metcalfe lavorava e che ha investito sulla tecnologia Ethernet per portarla sul mercato è conosciuta da tutti, ma per altri prodotti: si tratta, infatti, della Xerox. Tra il 1973 e il 1974 un gruppo formato da Robert Metcalfe, David Boggs, Chuck Thacker e Butler Lampson ha sviluppato l’idea iniziale delle tesi.
La prima scheda Ethernet del mondo si chiamava X-Wire e aveva una velocità di circa 3 Mbps (esattamente 2,94 Mbps), ma non fu commercializzata. Il sistema, però, venne usato per connettere diverse Workstation Xerox Alto (per l’elaborazione dei testi) all’interno della Casa Bianca, durante la presidenza Carter. Nel 1979 Metcalfe decise di lasciare Xerox per fondare 3Com, che diventò una delle grandi società del panorama
tecnologico. Un altro grande successo di Metcalfe fu quello di convincere Xerox, Intel e la Digital Equipment Corporation (DEC) a promuovere insieme a 3Com la nuova tecnologia. Nella guerra degli standard dovette infatti combattere con Token Ring and Token Bus. Alla fine del 1980, però, non c’era già partita: il mondo aveva scelto l’Ethernet. All’indirizzo http://timeline. ethernethistory.com si può leggere la storia (interattiva) dell’Ethernet.
Bob Metcalfe negli uffici Xerox nel 1973
Nella foto, la prima scheda Ethernet mai realizzata: utilizzava un cavo coassiale e non superava i 3 Mbps
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David Boggs con la scheda ethernet integrata nelle workstation Alto installate alla Casa Bianca sotto la presidenza Carter
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NETWORKING
Alessio Ferri
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IL SUPERAMENTO DEI CONFINI AZIENDALI, IL CLOUD COMPUTING, LA CONSUMERIZZAZIONE E LA MOBILITA’ IMPONGONO AL DATA CENTER E ALLA RETE AZIENDALE UNA RIVOLUZIONE NON PIU’ RIMANDABILE. IL NETWORKING COSI’ COME CI ERAVAMO ABITUATI A PENSARLO HA CAMBIATO CONNOTATI, DIMENSIONI, COORDINATE… BREVE MA INTENSO VIAGGIO AL CENTRO DI UNA DELLE PIU’ PROFONDE E DECISIVE RIVOLUZIONI IN ATTO NEL MERCATO ICT. GLI STRUMENTI, GLI OPERATORI IN CAMPO E LE OPPORTUNITA’ PER IL CANALE.
Dimenticate i confini aziendali, dimenticate i limiti di spazio o di tempo, dimenticate le reti così come le avete sempre pensate, costruite, consigliate… Al tempo del Byod (Bring Your Own Device), del cloud e della competizione globale i dati e le informazioni di ogni forma e dimensione devono viaggiare ogni giorno, ora e secondo a velocità siderali e lungo coordinate spesso imprevedibili. Le reti, come un liquido, sono chiamate a cambiare forma, struttura, densità in base alle situazioni, alle condizioni, agli strumenti all’interno dei quali devono funzionare e “spingere” con energia informazioni critiche. Server, Nas, San, desktop, notebook, tablet, smartphone… il contenitore cambia continuamente nome e forma, il contenuto invece non può e non deve assolutamente essere intaccato nelle sue componenti vitali. Una
D
sfida epocale per manager e responsabili dei sistemi informativi che si trovano a gestire un perimetro aziendale i cui confini si sono sgretolati, improvvisamente, lasciando il passo a un panorama più esteso, variegato e molto esigente. Oltre ai tradizionali confronti con il business aziendale e i compromessi con la divisione finanziaria, infatti, la giornata dei Cio deve fare i conti con le pressanti richieste degli utenti, sempre meno disposti ad accettare limitazioni in fatto di strumenti da utilizzare e orari di accesso alla Lan. Di fronte a un simile scenario, a questo punto le domande nascono spontanee e si moltiplicano… A chi affidarsi? Quali brand? E come sceglierli? Ma, soprattutto, quali partner mettere al proprio fianco? Domande complicate che tuttavia celano – ma non troppo – una imperdibile occasione di business per tutti gli operatori di canale
che avranno la forza e la competenza per farsi trovare pronti. Vediamo come e perché.
La rivoluzione è servita Data center che cambiano forma, cloud computing, consumerizzazione… Insomma una combinazione micidiale, di fronte alla quale è fondamentale innanzitutto mantenere il controllo e individuare da subito la giusta direzione. «La convergenza tra infrastrutture IT e Tlc comporta non solo la necessità di riprogettare le reti, ma di ripensare il modo stesso in cui vengono progettate – esordisce Marco Gonella, business developer manager di BT –. Il passaggio delle applicazioni al cloud, la crescita di quelle ad alto impatto sulla rete e i maggiori requisiti di accessibilità fanno sì che si manifesti la necessità di un nuovo parametro di valutazione della rete:
l’intelligenza». Dove prima in pratica c’erano dei semplici cavi e sistemi di smistamento, oggi, è indispensabile collocare apparati capaci di intervenire sui dati, riconoscendoli, classificandoli e trattandoli secondo le esigenze. «Le sfide attuali stanno modificando i criteri di progettazione delle nuove reti che oggi devono essere in grado di gestire, secondo le specifiche priorità, le varie tipologie di traffico – afferma Stefano Nocentini, responsabile marketing top clients and public sector di Telecom Italia –. Bisogna riconoscere con precisione il servizio richiesto dall’utente finale, sia tramite un accesso fisso sia mobile, e rispetto a questo servizio garantire, in modo flessibile e in tempo reale, le funzionalità di quality of service e i livelli di servizio professionali end to end». Concetti quali priorità, flessibilità, compatibilità sono ormai all’ordine del giorno e non più prerogativa
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di pochi, con in più la necessità di estendere il raggio d’azione e governare l’irrefrenabile voglia di Byod. «Gli utenti dimostrano più attenzione e cura dei propri apparati scelti liberamente, sempre meno legati ai servizi di telefonia tradizionale e sempre più custodi della loro vita sociale e di intrattenimento privato – sottolinea Andrea Lasagna, responsabile Network Engineering di Fastweb –. L’economia di scala che deriva dai servizi di virtualizzazione e dal cloud permette invece di mantenere un maggiore controllo, impossibile nei vecchi data center eterogenei e frammentati». «Per reggere il passo di tali sfide, le aziende devono diventare più agili e flessibili e supportare una forza lavoro mobile – aggiunge Fabrizio Garrone, solutions manager di Dell –. Queste richieste provengono dall’infrastruttura centrale, dalle sedi remote e dai dispositivi aziendali o personali. Non erano previste nella progettazione originaria ed esigono un nuovo approccio».
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La rete cambia quindi non solo per utilizzo, quanto soprattutto per concezione, e qui l’errore più grande potrebbe essere quello di dare per scontato che possa essere sufficiente un semplice aggiornamento. «La vera sfida di questo modello non sta solo nel connettere in rete i dispositivi di proprietà degli utenti, ma soprattutto in ciò che accade una volta avvenuta la connessione – puntualizza Paolo Delgrosso, architecture leader borderless network di Cisco –. È molto importante definire una strategia globale di rete, policy unificate e una gestione semplificata». «Un’azienda – racconta Valerio Rosano, sales & marketing manager di Zyxel – non può permettersi di rischiare rallentamenti o scarse performance; il lavoro si porta avanti sempre più spesso in mobilità e un fenomeno come il Byod, in continuo aumento, porta con sé il fatto che le aziende, ma anche altri settori come l’hospitality o gli enti pubblici
e le scuole, abbiano bisogno di aumentare le prestazioni della propria rete wireless».
Parlare la stessa lingua Per un problema che presenta molteplici aspetti, è difficile pensare di trovare una soluzione unica. «Anche se oggi non esiste una tecnologia a scaffale in grado di indirizzare tutte le complessità, diverse funzionalità possono essere di aiuto – interviene Marcello Montanaro, integrated communications services offering manager di Ibm –. Le soluzioni di Network Access Control sono di supporto nella definizione di regole e policy; le Vpn assicurano uno strato ulteriore di protezione, aggiuntivo rispetto alle credenziali standard, quando un utente cerca di accedere alla rete corporate da un cellulare o da Wi-Fi. Inoltre, sono disponibili tecnologie di cifratura a protezione dei dati in trasmissione». Discorso simile sull’altro fronte, quello del data center.
«Dopo server e storage, la rete deve a sua volta essere virtualizzata e consolidata, per guadagnare in flessibilità e scalabilità – prosegue Montanaro –. Nell’accezione cloud, deve garantire isolamento dal workload, essere partizionabile in contesti indipendenti, utilizzare servizi di rete virtualizzati per scalare in maniera più efficiente». Aprire la propria infrastruttura e agevolare una comunicazione più estesa significa però anche la necessità di parlare una stessa lingua. Fattore spesso sottovalutato, ma tutt’altro che secondario. «Il mondo delle reti e quello dei dati spesso sono ancora separati, con responsabilità e risorse distinte, anche perché nella maggior parte dei casi usano protocolli differenti, il primo Ethernet e il secondo Fiber Channel – precisa Elena Bonvicino, channel territory
NETWORKING representative di Brocade –. Nel caso specifico del Byod, è necessario implementare una rete always on, affidabile ed efficiente». «La nostra visione in ambito networking si fonda sull’apertura agli standard – conferma Marco Marzi Marchesi, system engineer networking solutions di Avaya –; una sfida che rimane comunque complessa perché prevede che molti dispositivi, sistemi, applicazioni e formati diversi comunichino in modo ottimale e integrato tra loro, al fine di migliorare la qualità del lavoro e della collaborazione». In situazioni del genere, fondamentale è individuare le giuste priorità. «Per vincere la sfida del Byod in primo luogo è opportuno dotarsi di switch che consentano di visualizzare in tempo reale l’identità dell’utente collegato alla rete, sia in modalità cablata sia wireless, e di associare dinamicamente a ognuno i profili di rete più adatti – afferma Roberto Benedetti, systems engineer director Southern Europe di Extreme Networks –. Sul fronte dei nuovi data center,
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è opportuno affrontare in primo luogo il tema della convergenza fra dati e storage, con l’obiettivo di ottimizzare l’infrastruttura a livello complessivo. La seconda sfida è invece legata alla virtualizzazione. I server virtuali, infatti, vantano switch virtuali di rete che possono limitare le performance: introducono infatti un nuovo layer e non consentono di gestire la connettività delle macchine virtuali e di risolvere eventuali criticità». Alla fine, il risultato della trasformazione deve essere un’architettura più flessibile, in linea con un nuovo concetto di lavoro. «Quando si deve abilitare una forza lavoro mobile, il punto debole è l’effettiva inadeguatezza di molte infrastrutture esistenti – precisa Massimo Peselli, country leader di Verizon –. Serve un accesso sicuro e costante agli strumenti di collaborazione e ai sistemi di backend per
essere produttivi, e a questo punto entra in gioco il cloud computing».
Serve spazio per la banda larga Quanto a confidenza con le tecnologie della mobility, gli italiani non sono secondi a nessuno. Nel pieno rispetto di un Paese dove le contraddizioni sono all’ordine del giorno, le infrastrutture però non sempre si rivelano all’altezza. Da qui, emerge un altro tratto tipicamente nostrano: la capacità di adattarsi in attesa di una soluzione definitiva per una banda larga capillare. «Per far fronte alla scarsità di fibra ottica è necessario sfruttare al massimo le infrastrutture esistenti, in rame – afferma Alberto Monterosso, marketing manager di Colt Technology Services –. Ciò è possibile grazie, per esempio, alla tecnologia Efm (Ethernet in the first mile) che, se sfruttata con competenza, consente di raggiungere prestazioni e livelli di affidabilità che si avvicinano a quelli delle reti in fibra ottica». Se dal punto di vista del marketing la carenza viene spesso ignorata, per chi segue la situazione sul campo
è difficile non vedere le difficoltà effettive. «Rispetto a Paesi come la Svezia, dove avere 80 Mbps di banda è ormai quasi un diritto umano, in Italia è ancora sporadica la presenza di reti di nuova generazione – sottolinea Chris Heyn, territory channel manager Italy di Kemp Technology –. Alle aziende non rimane quindi che affrontare i costi, a mio avviso ingenti, di upgrade dell’allacciamento Internet in fibra ottica che eroga fino a 100 Mbit, oppure ottimizzare l’uso della banda disponibile attraverso adeguati load balancer». «Stante la situazione di arretratezza dell’Italia nell’offerta di banda larga – aggiunge Alberto Dossena, territory sales manager di Blue Coat Systems –, la nostra soluzione passa per l’ottimizzazione del trasferimento dei contenuti, finalizzata da una lato all’ottimizzazione del trasporto dei dati e dall’altro
Digitalic per V-Valley
COMPETERE PER VINCERE
V-VALLEY ED EMC, IN TESTA NELLA SFIDA SUI BIG DATA
Luca Casini, direttore commerciale di V-Valley
Philippe Fossé, Vice President EMEA Channel di EMC
Con questo collegati al video dell’evento
È la gestione dei Big Data la nuova sfida per le aziende. E non bisogna pensare che sia una questione solo per grandi multinazionali, per organizzazioni gigantesche. Anche le piccole e medie aziende producono quantità impressionanti di dati per spazio occupato e soprattutto per valore. Pensiamo alle e-mail. Quanti MB di dati raccoglie al mese un solo account di posta? Bastano 10 dipendenti per accumulare centinaia di GB all’anno di posta, sempre che l’azienda non lavori nel campo della progettazione, del video o della grafica perché allora basterebbe una settimana. Ma non bisogna lasciarsi confondere. Anche una semplice azienda e meno complessa – dotata di un gestionale – diventa oggi una fonte di Big Data: le fatture, i documenti, le bolle di trasporto diventano file immagine e devono essere archiviati con cura. Per supportare i rivenditori nella sfida della gestione dei Big Data V-Valley e EMC offrono una serie completa di soluzioni e di servizi. «I dati rilasciati da IDC – come ha dichiarato lo stesso Philippe Fossé, vice president Emea Channel in occasione del Global Partner Summit dell’EMC World – parlando di un tasso di crescita del mercato dei Big Data pari al 40% annuo, non fan-
no che confermare quanto EMC ormai sostiene da tempo. Si tratta di un incremento impetuoso e continuo che mette di fronte a scenari completamente nuovi i partner, chiamati ora ad affrontare sfide inedite ma al tempo stesso cruciali per il loro stesso business».
«V-Valley e EMC – ha spiegato Luca Casini, direttore commerciale di VValley – sono un team a elevate prestazioni per la corsa nel mondo dei Big Data. Le soluzioni EMC unite alle competenze di V-Valley offrono di certo al canale un mezzo efficiente per gareggiare in questo mercato altamente competitivo». EMC e V-Valley, in occasione dell’evento svoltosi all’autodromo di Franciacorta (Brescia), hanno saputo dare dimostrazione sul campo di queste idee, unendo momenti di business in aula alla competizione in pista. I rivenditori hanno avuto la possibilità di meglio comprendere le tecnologie EMC oltre ai servizi a valore aggiunto erogati da V-Valley: ingredienti che li hanno portati poi a gareggiare in team da competizione sui go-kart. Hanno vinto tutti, vendor, distributore ma soprattutto i rivenditori, costruendo quelle nuove alleanze di business utili a conoscersi meglio, rinsaldando quei rapporti umani che sono fondamentali anche nel business più complesso.
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al miglioramento sul lato utente». Sarebbe però un errore imputare tutte le difficoltà attualmente rilevabili nella capacità di trasmissione alla carenza di fibra ottica. «Molte aziende applicano ancora un approccio tradizionale, in cui viene acquisita più banda di quella che mediamente serve, per poi realizzare di non riuscire a utilizzarla al meglio per i propri bisogni – puntualizza Montanaro –. L’ottimizzazione della rete e delle applicazioni è un approccio che può portare miglioramenti in quattro scenari chiave: refresh della Wan, consolidamento dei server e dei data center, off-loading connection e risoluzione di basse performance applicative, migliorando il collegamento tra data center e sedi distaccate». Per chi non è disposto a restare passivo di fronte a tali difficoltà, le vie praticabili da subito sono più di una.
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«La parola d’ordine è diversificare – avverte Joe Sarno, regional sales vice president di Fortinet –, considerare la banda larga come fosse del denaro da depositare in banca. Non lo si affiderebbe a una sola, soprattutto in questo periodo. Gli attuali apparecchi e anche i dispositivi di sicurezza aiutano anche a ottimizzare gli usi che se ne possono fare». «Le soluzioni passano attraverso l’estensione della rete wireless – rilancia Massimo Palermo, networking country manager di Hewlett-Packard –. Access point con il supporto 802.11n garantiscono una copertura estensiva con performance elevatissime. Attraverso poi l’adozione di controller è possibile costruire infrastrutture wireless con intelligenza distribuita e prestazioni dedicate per far fronte alle mancanze derivanti da una banda larga adeguata». In pratica, prima di preoccuparsi di quanto sia larga o meno la banda presente, può tornare utile
cercare di sfruttare meglio quanto già disponibile. «È necessario sviluppare una strategia di ottimizzazione della Wan e implementare tecnologie di accelerazione di differenti dimensioni e fattori di forma, per ottenere maggiori prestazioni lungo l’intera infrastruttura – riassume Albert Zammar, regional sales manager di Riverbed Technology –. La Wan optimization consente infatti ai dipendenti, anche non presenti nella stessa filiale, di collaborare in tempo reale, fornendo un accesso di tipo Lan a dati e applicazioni per tutta l’azienda».
La sicurezza non fa sconti Con un cambiamento a livello di infrastruttura, servizi erogati e abitudini di portata pari a quelli introdotti dalle evoluzioni del Byod e del cloud computing, non è del tutto trascurabile il rischio di mettere in secondo piano un aspetto cruciale. «Una Lan richiede un’infrastruttura di ultima
generazione che possa garantire una sicurezza integrata, supporto di applicazioni real time e una riduzione delle complessità – avvisa Marco Pasculli, regional director Central Mediterranean countries di Alcatel-Lucent Enterprise –. È quindi fondamentale dotarsi di una rete intelligente in grado di monitorare e riconoscere la natura del traffico generato da ogni utente, dare priorità ai dati critici aziendali e gestirli con il livello qualitativo necessario per supportare i processi di comunicazione». Più che tecnologico, lo scoglio maggiore rischia di essere di natura totalmente diversa. «Il primo passo è considerare che quello che era inteso una volta come rete locale deve ormai essere concepito come rete globale – dichiara Fabrizio Croce, area director Semea di WatchGuard –. Dobbiamo innanzitutto identificare da quali fonti una minaccia potrebbe penetrare all’interno della rete, anche attraverso e-mail, Web, utenti mobili con i propri dispositivi, chiavette infette e software su supporto mobile. Massima attenzione quindi andrà posta alla sicurezza perimetrale, ma senza
Digitalic per Brocade
CAMPUS LAN: NON SOLO PARTNER IT PER BROCADE
BROCADE E EDSLAN PROMETTONO UNA RETE DI CAMPUS FACILE E SENZA SFORZI Il vendor e il distributore puntano a proporre la tecnologia Brocade HyperEdge, che semplifica e automatizza il ciclo di vita delle Campus Lan, anche a rivenditori che operano nella mobility, nel VoIP e nella videosorveglianza IP Brocade ha introdotto innovazioni senza precedenti nel mercato delle Campus Lan con la vision “The Effortless Network”, basata sulla nuova tecnologia Brocade HyperEdge, progettata per offrire nuovi livelli di automazione e di semplificazione del ciclo di vita delle Campus Lan, con significativi vantaggi in termini di risparmi sui costi e protezione degli investimenti. Il ruolo di un distributore come EDSlan, legato a Brocade da una forte partnership, è quello di selezionare le migliori soluzioni presenti sul mercato e di offrire supporto e formazione per garantire a rivenditori e system integrator una gestione efficace dei prodotti, in grado di far crescere il loro business. In quest’ottica, la soluzione Brocade consente a EDSlan di proporre un sistema semplice ed efficace per le Campus Lan, anche a quei partner con un profilo non focalizzato nella parte IT o di networking, ma operanti nella mobilità, nel VoIP e nella videosorveglianza IP, ampliando così il target di canale. La tecnologia HyperEdge promette di migliorare una vasta gamma delle attuali applicazioni basate sulle Campus Lan, come le Unified Communications (UC) e la sicurezza, pur aprendo la strada ad applicazioni emergenti quali la mobilità enterprise “Bring your own device” (Byod), i video avanzati e le infrastrutture di desktop virtuali (Vdi - Virtual desktop infrastructure). HyperEdge avrà ampia applica-
bilità anche negli ambienti chiave enterprise, nell’ambito dell’istruzione e della sanità, che si basano sulle Campus Lan per abilitare le attività di business. I nuovi switch Brocade Icx 6430 e Icx 6450 dispongono di capacità complete di stacking, di una ricca serie di funzionalità Layer 2 e Layer 3, oltre alla facoltà di supportare caratteristiche avanzate come Energy efficient ethernet (Eee) e la crittografia MACSec per la protezione dati a livello di link. Disponibili in modelli a 24 e 48 porte 1GbE, con porte opzionali uplink/ stacking 1/10GbE, gli switch Icx 6430 e 6450 possono impilare fino
a 384 porte, esprimendo densità e funzionalità senza precedenti per gli stack entry level; si aggiungono allo switch Brocade Icx 6610 e sono progettati per reti di classe enterprise ma a prezzi molto vantaggiosi. Gli switch Brocade Icx 6430 e 6450 sono coperti dalla Brocade Assurance Limited Lifetime Warranty; inoltre usufruiscono di un sistema di assistenza che prevede la sostituzione nel corso del giorno lavorativo seguente, la riparazione dei difetti software e gli aggiornamenti di manutenzione. Per abilitare i propri reseller nello sviluppo della tecnologia propria delle Campus Lan, Brocade ha disegnato un percorso di certifica dedicato a questa famiglia di prodotti: si tratta del “Brocade Accredited Campus Networking Specialist”, che è il certificato che viene rilasciato a chi supera l’esame Web based.
Contatti BROCADE COMMUNICATIONS ITALY Via Melchiorre Gioia, 168 20125 Milano (MI) Tel. 02 67741911 www.brocade.com
Contatti EDSLAN SPA Via Damiano Chiesa, 20 20871 Vimercate (MB) Tel. +39 039 699981 Fax + 39 039 6999841 info@edslan.com www.edslan.com
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dimenticare la protezione dell’endpoint: connessioni remote devono avvenire solo in regime di totale sicurezza con Vpn e forte autenticazione. In ambienti molto sensibili anche alla eventuale perdita di dati sarebbero consigliati profili hardware a disabilitazione delle porte Usb e dei lettori Dvd». Se in una struttura dai confini ben definiti la sicurezza era una priorità, facile intuire quanto diventi cruciale in un contesto di massima apertura. «Le reti non sono in genere abbastanza protette e una sensazione di falsa sicurezza è fornita da alcuni errori classici, come il non ritenersi un obiettivo o contare su un firewall attivo – sottolinea Cristiano Cafferata, country manager di SonicWall-Dell –. Avere una buona policy in atto, istruire i propri dipendenti su come utilizzare i sistemi, fare almeno due volte l’anno una verifica della sicurezza, costituiscono un buon inizio». Da questo punto in poi deve partire uno studio mirato alla ricerca della soluzione più adatta alla
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singola organizzazione, senza limitarsi al proprio raggio di competenza. «Il più efficace approccio di difesa è la protezione multi-thread o multilivello, basata su un’architettura di scansione dei flussi che garantisca la massima sicurezza senza incidere sulle prestazioni e velocità di connessioni – propone Andrea Rossi, system engineer di Netgear –. Questa tecnologia è inserita nelle soluzioni unified threat management, dispositivi che integrano firewall Vpn, deterrenti anti-malware e anti-spam, antivirus e antispyware, sistemi di intrusion prevention con filtraggio dei contenuti Web e di posta elettronica». «Nella sicurezza informatica nulla deve essere lasciato al caso e un approccio corretto parte dalla protezione dei contenuti all’interno dell’enterprise, salvaguardando i dati sensibili da ospiti o personale non autorizzato – aggiunge Sergio Gianotti, head of sales enterprise business unit di Huawei –.
La sicurezza e il controllo del dispositivo è un altro aspetto fondamentale e deve essere realizzato attraverso strumenti semplici e facilmente gestibili in modo da adattarsi alla pluralità dei sistemi che accederanno alla rete aziendale». Pur senza abbassare la guardia nel proprio territorio IT, diventa altrettanto importante tenere sotto controllo anche cosa avviene al di fuori. «La protezione delle reti oggi non può essere affidata solo alla robustezza e all’affidabilità degli apparati che smistano il traffico – sottolinea Nocentini –. La sicurezza si deve avvalere anche di strumenti di monitoraggio e prevenzione sia per i rischi presenti nei dati trasportati, sia per le anomalie legate all’andamento del traffico». «Per far fronte a tutte le esigenze di sicurezza – spiega Valerio Rosano – sempre in evoluzione, occorrono soluzioni in grado di far fronte a tutte le minacce e gestire i diversi livelli di permessi da attribuire agli utenti». Un panorama
particolarmente esteso, dove le minacce possono arrivare da più parti. «Sono principalmente due gli errori che vanno assolutamente evitati – avvisa Andrea Lasagna –. Il primo è affidarsi completamente a soluzioni troppo specifiche, alle volte figlie di mode del momento, mentre il secondo è dimenticare che la sicurezza non è un approdo ma è una direzione. Molto spesso solo una conoscenza approfondita dei flussi applicativi può permettere di trovare le protezioni adeguate». «La violazione della sicurezza non deve essere vista solo come un problema esterno – ribadisce Montanaro –. Infatti gli utenti interni possono essere a loro insaputa pericolosi, in quanto portatori all’interno della rete di software dormienti che risiedono sui loro sistemi, ma attivabili remotamente tramite BotNet».
NETWORKING Rete cammina con i partner… Di fronte a una situazione intricata, qualsiasi supporto è ben accetto, purché naturalmente risulti utile alla causa e sia competente. Non serve molto per intuire come questo possa tradursi sì in un’opportunità per il canale, ma al tempo stesso anche in una nuova incombenza, con l’esigenza di investire in formazione ed essere pronti a propria volta a rivedere usi consolidati. «Le esigenze relative al network sono diventate più che mai pervasive e importanti – spiega Massimo Palermo –. A livello consumer, tecnologie come il wireless e in generale la mobility con la tematica del Byod, offrono tantissime opportunità, così come in ambito enterprise le nuove tecnologie orientate al cloud richiedono ai partner nuove specializzazioni. Le opportunità sono molte per
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i rivenditori desiderosi di mettersi in gioco». Per capire quanto sia diventato importante il canale, basta pensare a un repentino cambiamento di rotta avvenuto qualche anno fa. «È stato possibile vendere pc anche senza i partner, ma è impensabile proporre soluzioni di networking e di data center senza l’ausilio dei reseller a valore aggiunto – ammette Fabrizio Garrone –. I business partner infatti garantiscono una presenza capillare sul territorio e una prossimità sui singoli clienti finali, difficilmente praticabile per una realtà come la nostra». Con il crescere delle variabili in gioco, aumenta anche il numero di possibili combinazioni. «Fondamentale è la componente dei servizi erogati tramite un canale qualificato per progettare, installare e mantenere una sicurezza aziendale ad alte prestazioni – sottolinea Paolo Delgrosso –. Per prima cosa, il canale deve essere in grado di compiere un’analisi sulla sicurezza di un sistema
informativo e investigare quali siano gli elementi da attivare o regolare per migliorare il livello di sicurezza della rete». Anche la specializzazione rischia di non pagare come in passato, almeno fino a quando rimane limitata a pochi ambiti. «Poiché una modifica della dislocazione geografica dei server genera la necessità di rivedere le soluzioni di networking in essere – conclude Alberto Monterosso –, i partner che hanno competenze di informatica oltre che di telecomunicazioni possono facilmente anticipare i concorrenti nell’individuare opportunità». «Chi oggi intende servire il nuovo mondo del networking deve studiare programmi di canale a più ampio respiro – spiega Alessandro Taramelli, sales & marketing manager di D-Link –. Oltre a formare commerciali e tecnici in merito alle principali tecnologie switch e wireless, per esempio, bisogna permettere ai rivenditori di acquisire competenze in
nuove tecnologie (storage e videosorveglianza) al fine di aprire nuovi canali di profitto». Orizzonti più ampi dunque e nuovi territori di caccia sui quali bisogna affacciarsi sulla base di relazioni molto integrate con il canale. «Bisogna creare un rapporto diretto con i system integrator e reseller a cui offrire un rapporto preferenziale basato su un piano di lavoro condiviso – afferma Primo Bonacina, direttore sales e marketing di Black Box Italia –. Oltre alle certificazioni, oggi è necessario che il dealer faccia una precisa scelta di campo, identificando pochi brand come marchi di rilievo all’interno della propria offerta e muovendosi con essi attraverso piani di lavoro con precisi obiettivi di business e azioni di sviluppo e supporto su specifici mercati e clienti».
PUNTO G 80
UNO SVILUPPO ALTERNATIVO: “L’ABBONDANZA FRUGALE” Antonella Tagliabue Amministratore delegato della società di consulenza strategica di direzione Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione’. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”
Il rientro dalle vacanze è il momento dei buoni propositi. È per questo che può essere l’occasione propizia per affrontare quello che per molti è un tabù: il tema della decrescita. L’ideale sarebbe abbandonare i preconcetti. Evitare di oscillare tra un ingenuo ottimismo – un po’ credulone – e il fondamentalismo di chi ritiene che “meno” sia meglio e più bello, sempre e comunque. In ogni caso il compito è arduo. Un po’ perché la decrescita non è ancora un modello, una teoria o un credo pronto per l’uso. E in parte perché si tratta di un’idea che è nata “contro” qualcosa: contro il modello economico cosiddetto prevalente, contro la finanza speculativa additata come responsabile della crisi. Contro uno sviluppo che, come lo abbiamo conosciuto fino a ora, è ritenuto pericoloso, dannoso, insostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. In poche parole contro un modello di crescita che, in buona sostanza, fino a oggi è stata crescita del Pil (Prodotto interno lordo), un
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indicatore divenuto un simbolo sacro, un totem di fronte al quale avremmo potuto adottare un po’ di sano distacco e scetticismo, piuttosto che sceglierlo come principio unico e vero, misura di tutte le cose sulla Terra. Da tempo impazza il dibattito su cosa possa o debba sostituire il Pil. Per il momento basterebbe un atteggiamento di laica
consapevolezza per non attribuirgli significati che non può avere. Una briciola di realismo sufficiente per rendersi conto che se, ad esempio, aumenta la produzione di rifiuti, il Pil registra una crescita positiva. Attualmente la decrescita è una proposta alternativa. Il termine decrescita si è rivelato una scelta infelice che spinge molti a dirsi
Latouche, sostiene che si tratti innanzitutto di uno slogan, per indicare la necessità e l’urgenza di un cambio di paradigma. Il sospetto è che molti di coloro che parlano di Latouche non abbiano letto i suoi libri, o per lo meno non interamente. In ogni caso lo stesso autore ha sentito il bisogno di calibrare meglio i termini, tanto che il suo ultimo lavoro si intitola Per un’abbondanza frugale, una formula molto più bon ton che si spera non spaventi nessuno. L’abbondanza frugale sarebbe «un orizzonte di senso per una fuoriuscita dalla società dei consumi, ma anche un obiettivo politico a breve termine da opporre alle pseudoterapie neoliberali o keynesiane nella situazione attuale di depressione repressiva».
LA DECRESCITA NON E’ ANCORA UN MODELLO, UNA TEORIA O UN CREDO PRONTO PER L’USO. IN PARTE PERCHE’ SI TRATTA DI UN’IDEA CHE E’ NATA “CONTRO” QUALCOSA: CONTRO IL MODELLO ECONOMICO COSIDDETTO PREVALENTE, CONTRO LA FINANZA SPECULATIVA ADDITATA COME RESPONSABILE DELLA CRISI.
Non è detto che Latouche abbia ragione. Ma a chi continua a essere spaventato bisognerebbe ricordare che di fatto siamo in piena decrescita o, anche peggio, siamo in una fase di recessione, di crisi profonda. E non lo abbiamo scelto. Una svolta appare lontana. E in ogni caso ci stiamo accontentando di rimedi che forse consentiranno al nostro Pil di crescere di qualche misero decimo di punto percentuale, in ogni caso insufficiente a riportarci ai “tempi d’oro del Pil”: per raggiungere i livelli precedenti al 2008 potrebbero volerci decenni. Probabilmente Latouche sbaglia quando ricorda che se tutti consumassimo come gli abitanti del Burkina Faso potremmo crescere fino ad arrivare a 23 miliardi di persone, perché l’esempio non funziona, anzi. Però degli attuali 7 miliardi di abitanti della Terra un miliardo è ipernutrito e a rischio di obesità (con tutti gli annessi: cancro, diabete, problemi di cuore e costi sanitari collegati) e un miliardo soffre la fame. E nel 2050 un pianeta che non diventerà più grande e forse nemmeno più fertile dovrà nutrire 9 miliardi di essere umani. Tutti affamati. Forse allora è arrivato il momento di fare una riflessione sulla decrescita, se non altro sul fatto che occorre abbandonare vecchie illusioni e fare scelte diverse. La domanda non è (ancora) se essere sia meglio che avere. Ma se avere, o meglio, consumare, per dimostrare di essere sia la scelta giusta.
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contrari, anche se non si sa bene a cosa. Forse perché ci fa sentire più poveri, o meno potenti, o perché ci dà la sensazione di dover regredire, di abbandonare qualcosa che riteniamo di aver conquistato e ci spetta di dovere. Secondo Wikipedia la decrescita prevede “la riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica dei consumi, con l’obiettivo di stabilire una nuova relazione di equilibrio ecologico fra l’uomo e la natura, nonché di equità fra gli esseri umani stessi”. A qualcuno tutto ciò provoca un terrorizzato rifiuto, a qualcun altro la visione di un modello di convivenza stile comune hippy anni Settanta. Potrebbero sbagliarsi gli uni e gli altri. Il principale e più noto teorico della decrescita, Serge
Bancomat riciclato Uno sportello bancomat eco-compatibile, costruito con bottiglie di plastica riciclata con un tetto giardino dotato di modulo fotovoltaico e un sistema di recupero delle acque; luci led per la sera e un camino solare che garantisce illuminazione naturale di giorno. L’idea è della brasiliana Equipamentos Edra. Il modello base può essere accessoriato con optional ecologici: cestini di fibre naturali e diffusori di profumi naturali. La produzione su larga scala dovrebbe iniziare presto, se le banche accetteranno di pagare un prezzo superiore del 20-30% rispetto agli sportelli tradizionali.
Best Global Green Brands Toyota si aggiudica per il secondo anno consecutivo il primo posto nella classifica Best Global Green Brands, realizzata dall’inglese Interbrand e che valuta i 50 marchi più ecologici al mondo. Medaglia d’argento per Johnson & Johnson e terzo posto per Honda. Nell’edizione 2011, invece, il secondo e il terzo posto erano, rispettivamente, di 3M – che quest’anno scende al dodicesimo posto – e Siemens (che ora si piazza all’ottavo). Nessun marchio italiano è presente nella classifica dominata dal settore automotive con ben otto marchi. Oltre a Toyota e Honda ottengono un piazzamento Wolkswagen (4°), Bmw (10°), Ford (15°), MercedesBenz (16°), Hyundai (17°) e Nissan (21°). Nissan, H&M e Ubs sono le new entry dell’edizione 2012.
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VISCOM
Viscom Italia 2012, a ciascuno il suo premio Abbiamo parlato di Viscom Boutique, di Impatto Zero e della politica green e di Viscom Maker Campus by Roland Experience Day. Terminiamo il tour ad alto valore tra gli eventi che ci attendono con due momenti a cavallo tra storia e novità: parliamo di D.I.V.A. e Bulino d’Oro all’interno di Viscom Award.
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Viscom Awards, largo ai giovani creativi La ricerca e la scoperta di talenti punterà a far emergere tendenze e progetti
innovativi nei nuovi linguaggi della comunicazione visiva attraverso due concorsi. Il primo è il DIVA (Display Italia Viscom Award) che, promosso in collaborazione con Display Italia, si propone di premiare le migliori soluzioni espositive per punto vendita, packaging, vending, shop fitting e digital signage frutto delle idee e dell’impegno congiunto di creativi, industria della marca e professionisti del retail. Partecipando al concorso ci sarà l’opportunità di dare visibilità e di promuovere le abilità professionali davanti al vasto pubblico di Viscom Italia: dai
Paola Sarco, exhibition manager viscom Italia
PROSEGUE A GRANDI PASSI IL CAMMINO DI AVVICINAMENTO AL PROSSIMO VISCOM ITALIA (4-6 OTTOBRE FIERA MILANO RHO). TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE, SONO MOLTI GLI APPUNTAMENTI CHE SI SVOLGERANNO NEI PADIGLIONI DELLA FIERA, LUOGO DI INCONTRO PERFETTO PER TUTTI GLI ADDETTI AI LAVORI DEL MONDO DELLE GRAPHIC ARTS E DELLA COMUNICAZIONE 82
trade marketing manager alle agenzie pubblicitarie e di comunicazione, fino agli studi grafici. Il contest è aperto ai produttori di display, materiali espositivi di prodotti e arredi per il retail e ai committenti delle agenzie specializzate nel settore.
Incisione, quel segno che resta Secondo appuntamento e premio è il Bulino d’Oro, il concorso organizzato da Viscom Italia con Graph Creative come media partner. Questo appuntamento si è via via rivelato, per i vincitori, non solo un riconoscimento prestigioso, ma anche una concreta occasione per mettere in luce creatività e competenza tecnica. Ma non è tutto. Infatti il Bulino d’Oro è un appuntamento biennale per scoprire quanto c’è di più nuovo nel settore dell’incisoria. Nuove applicazioni, nuovi mercati di sbocco e spunti per aprire nuove possibilità di business. Quattro le sezioni in gara così suddivise: incisione industriale (tutti i prodotti che non vengono venduti direttamente dal cliente finale ma sono realizzati e poi ceduti a terzi per essere ulteriormente lavorati), incisione artistica
(opere caratterizzate dall’aspetto estetico, in 3D o 2D), incisione laser (dove almeno un lavoro di taglio e/o marcatura è fatto con CO2 e/o Nd-YAG) e i giovani per aziende operanti nell’incisoria da meno di cinque anni o realizzate da istituti tecnici e/o scuole d’arte. In attesa di aprire i battenti ufficiali nei padiglioni di Rho, il punto di riferimento costante e in continuo aggiornamento per la Viscom Community rimane il sito dell’evento www. viscomitalia.it e la nostra fanpage di Viscom Italia, dove informarsi sugli ultimi trend, le novità in esposizione e gli aspetti tecnici delle numerose tecnologie che saranno protagoniste durante le tre giornate di fiera. La community è in perenne movimento e ha raggiunto più di 1.000 fan nella nostra pagina di Facebook, diventando un vero e proprio luogo di incontro e condivisione pre e post evento. REED EXHIBITIONS ITALIA SRL Via Marostica, 1 20146 Milano Tel. 02 435170.1 Fax 02 43517065 viscomitalia@reedexpo.it www.viscomitalia.it
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ATTUALITA’ Matt Price, general manager Emea di Zendesk
Anche in situazioni di mercato euforiche, tenersi stretti i clienti dovrebbe essere una priorità. A maggior ragione, quando la capacità di spesa diminuisce senza la prospettiva di invertire la tendenza, un sistema di Crm deve dare il meglio. Ma mettere a punto una soluzione richiede anche investimenti, e c’è il rischio di entrare in un circolo vizioso Alessio Ferri
A mettere tutti d’accordo e a far tornare i conti ci pensa, di nuovo, il cloud computing. Nel giro di cinque anni, infatti, la danese Zendesk ha saputo convincere con le proprie soluzioni duecentomila clienti a livello mondiale, di cui un centinaio in Italia, per un servizio garantito a un totale di 70 milioni di consumatori in oltre 140 nazioni. «Ciò che proponiamo è una soluzione pronta da utilizzare, in grado di assicurare la comunicazione con il cliente attraverso tutti i canali, come Web, chat, e-mail, Twitter, senza naturalmente dimenticare il telefono – spiega Matt Price, general manager Emea dell’azienda –. Il cuore della nostra offerta è la tecnologia cloud, grazie alla quale si possono mettere in opera applicazioni semplici, da usare all’istante, senza bisogno di formazione». Tra i ventimila clienti seguiti su
Il tempo è preziosissimo per Amd alle prese con la necessità di rilanciare la propria posizione di protagonista nel mondo dei processori e non solo… Per questo la multinazionale IT ha alzato il sipario su una serie di novità di grande impatto. La prima riguarda l’aggiornamento delle Apu (Accelerated process unit) Brazos 2 E-Series, disponibili per notebook e desktop realizzati da produttori Oem di livello globale come Acer, Asus, HP, Lenovo, Samsung, Sony e Toshiba. Le nuove unità di elaborazione accelerata alzano la potenza delle Gpu a livelli superiori, per un’esperienza visiva inimmaginabile, oltre ad avere bassissimi consumi: ben tre ore di autonomia in più (36%) rispetto alla versione precedente. Se siete dei gamers accaniti, siamo sicuri che apprez-
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zerete la visione più che realistica, i colori ancora più vividi e la definizione dei dettagli di ogni schermata di gioco. La piattaforma Apu E-Series di Amd, infatti, offre una grafica Amd Radeon HD 7000 Series con supporto alle direct X e a DirectCompute, oltre alla tecnologia Steady Video per la stabilizzazione delle immagini. La velocità di trasferimento 10 volte superiore (5 Gbps) con gli hard disk e i dispositivi di storage esterni e la possibilità di supportare proiezioni 3D completano questa prima tranche di novità griffate Amd. Infatti il solleone ha fatto luce, quest’estate, anche sulla seconda generazione di Apu A-Series dedica-
scala mondiale, spiccano le italiane Eni e Groupon e proprio il consenso crescente riscontrato anche nel nostro Paese ha spinto a compiere un ulteriore passo. «Fino a oggi il nostro software presentava il limite di essere solo in inglese – ammette Price –. Nelle grandi aziende non è necessariamente un problema, ma quando ci rivolgiamo alle Pmi, il supporto nella lingua locale diventa importante». È infatti il gran numero di organizzazioni difficilmente in grado di approntare una infrastruttura propria di Crm ad attirare le attenzioni di Zendesk, anche se questo vuol dire scommettere con un certo anticipo sulle potenzialità locali del cloud. «Tanti ci riferiscono che in Italia il cloud è molto popolare, altri invece meno – sottolinea Price –. Crediamo comunque molto nelle potenzialità del nostro software, perché lo riteniamo a misura del vostro mercato. Inoltre, si è rivelato molto utile anche per il supporto interno o per l’assistenza remota».
te a notebook ultrathin e mainstream, desktop tradizionali e all-in-one, oltre agli home theater pc e ai dispositivi embedded. Nome in codice: Trinity. No, tranquilli, non si tratta dell’ennesima vision su mondi possibili. Trinity è la realtà ideale per chi fa del proprio portatile un hub per l’entertainment. Perché scegliere un pc portatile segnato dall’adesivo argentato Vision Technology? Per il prezzo, più che competitivo, per il rapporto performance per Watt raddoppiato, per un incremento della Cpu fino al 29% grazie alla tecnologia Amd Turbo Core di terza generazione. Pieno di novità per il colosso dei processori che non ha tempo da perdere e si getta nella volata di fine anno, forte di una serie di importanti annunci, soprattutto in ambito entertainment Sara Fevola
ATTUALITA’ su tessuti e pellami per la moda. È in grado di realizzare lavorazioni di precisione su manufatti di grandi dimensioni, oltre a seguire interventi di marcatura o di personalizzazione sugli oggetti per usi pubblicitari. Anche la pulizia dei prodotti, eseguita tramite lavaggio con idrocarburi, segue procedure tecnologicamente avanzate e sicure.
Ciemmeci Fashion
Quattro aziende che collaborano in piena sinergia allo scopo di fornire qualità, innovazione e cura dei particolari. Alla guida del gruppo Ciemmeci c’è un selezionato staff dirigenziale affiancato da esperti nei più diversi settori merceologici e da giovani creativi – sempre attenti alle tendenze dell’arte e del design – che hanno fornito idee e soluzioni nuove e stimolanti, in vista della messa a punto di campionari che si sono sempre distinti per originalità e qualità, trovando ampio apprezzamento presso i clienti. I marchi sono Ciemmeci, Ciemmeci Fashion, Ciemmeci Light Mark e Lady Piega, i quali dispongono di personale altamente specializzato in ogni settore, in grado non solo di seguire con attenzione la progettazione e il design dei prodotti, le tendenze della moda e la ricerca di nuovi materiali, ma anche di monitorare le strutture industriali con l’obiettivo di migliorare e individuare inediti e innovativi processi di lavorazione.
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Ciemmeci, con i suoi vent’anni di esperienza, è uno dei gruppi leader nel settore delle lavorazioni al laser applicabili a una vasta gamma di materiali che vanno dal vetro al legno, fino alla carta e alla pelle
L’azienda, nata nel 2004, riveste un ruolo di rilievo nel gruppo e ha l’obiettivo di integrare l’offerta di semilavorati della Ciemmeci nel settore della produzione dell’abbigliamento in pelle e pellicceria. Grazie a un nutrito gruppo di specialisti questa realtà è in grado, a partire dai figurini del cliente, di sviluppare i relativi cartamodelli, di predisporre un’adeguata ricerca dei materiali e di creare i prototipi e i campionari, oltre a realizzare l’intera produzione su richiesta del cliente.
Ciemmeci Light Mark La terza realtà del gruppo ha sede a Bologna e si occupa dal 2006 di lavorazioni mediante laser CO2 e laser al Neodimio Yag. Tra le peculiarità che caratterizzano la sua attività c’è l’alto grado di automazione. Basti pensare che tutte le sue attrezzature sono dotate di piani a controllo numerico interamente computerizzato e i programmi delle lavorazioni sono curati da esperti di computer grafica (Cad), oltre che da tecnici altamente specializzati, che si occupano delle lavorazioni per la realizzazione dei prototipi.
Lady Piega
Ciemmeci Nasce nel 1993 e si è da sempre dedicata alle lavorazioni industriali con laser CO2 su prodotti in vetro e su vetri in lastra, oltre che su cristalli, carta, legno, cuoio, pelli e tessuti di vario genere. In particolare essa si è dedicata a sviluppare tecniche tra le più sofisticate ed esclusive nelle lavorazioni
L’ultimo tassello del gruppo si concentra sul ricamo di capi di abbigliamento, come calzature, tessuti e accessori. Anche in questa azienda tutta la parte grafica di realizzazione dei campionari e di messa a punto delle lavorazioni è realizzata internamente. Oltre al reparto ricamo è presente un’unità di plissettatura a macchina o a cartone che può essere eseguita sia su tessuti che su pellami. Di particolare importanza è il reparto che si occupa della borchiatura e della applicazione di strass in modo automatico o semiautomatico. Maggiori informazioni su www.ciemmeci.it.
Per vedere e ascoltare dalla viva voce di Dario Vemagi la storia completa della partnership tra Nanosoft e Dell-Intel, collegati al video esclusivo attraverso questo pratico QR code
Un rapporto nato in maniera anomala e, ora, in piena e poderosa fase di sviluppo. È quasi sorpreso Dario Vemagi, solution designer di Nanosoft, nel raccontare e dunque toccare con mano e certificare il successo della recentissima partnership con Dell e di quella storica con Intel. La sua è un’azienda presente in maniera importante sul territorio bresciano e lombardo da oltre 14 anni, in qualità di partner tecnologico professionale soprattutto di aziende
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medio-grandi del mondo manifatturiero. «Siamo sempre stati focalizzati sul mondo dell’hardware, dei server, della virtualizzazione – racconta Vemagi – e per questo abbiamo, storicamente, un ottimo rapporto con un’azienda come Intel, che è leader in questo settore. Per quanto riguarda Dell, personalmente ho sempre avuto la percezione di una realtà puramente di prodotto. Per questo, nei mesi scorsi, nel momento cruciale di spiccare il volo verso il cloud e, da rivenditore di hardware, diventare fornitore di servizi, trovandoci nella situazione Dario Vemagi, solution designer di Nanosoft, gruppo be.UP
inedita di acquistare prodotti IT non da rivendere ma da utilizzare per costruire il nostro data center, abbiamo pensato di rivolgerci proprio a loro». Una scelta questa che si rivela, nel giro di pochissimo tempo, un successo decisivo per la storia di Nanosoft. «Fin da subito ci siamo trovati benissimo con Dell, abbiamo scoperto una realtà fatta di persone e carica di energia. Proprio nei mesi scorsi poi è arrivato il lancio della nuova famiglia di server Dell-Intel 12G e per noi è stata una vera svolta. Da una parte Intel ha alzato il sipario sulle sue nuove soluzioni Xeon che ora ci permettono di contare su macchine più affidabili, potenti, green e consolidate: requisiti per noi fondamentali nel momento in cui, attraverso queste macchine, andiamo a fornire servizi
cloud che entrano in contatto con gli asset strategici dei nostri clienti. Dall’altra Dell ha ingegnerizzato il tutto in maniera eccellente, completandolo con un ottimo servizio post-vendita e con un’utile piattaforma di tool management». La scelta di Dell convince dunque Nanosoft e, nel giro di poco, oltre a essere riferimento per la fornitura di hardware per il proprio data center, diviene anche brand da proporre ai propri clienti finali. «Un passaggio inevitabile e in qualche modo epocale per noi – conferma Vemagi –. Siamo rimasti molto colpiti dalla loro energia e dalla presenza delle loro persone. La loro costante road map di acquisizioni strategiche inoltre ci permette di presentarci ai clienti finali con un brand sempre più completo e di valore, non focalizzato sul semplice prodotto. Questo ci ha dato una spinta ulteriore, soprattutto considerando il connubio perfetto tra Dell e Intel. Un connubio che, sommato alle nostre competenze, ci permette di affrontare questo mercato così complesso e questa difficile evoluzione verso il cloud con un’energia e una fiducia che altri brand e vendor non hanno».
A tu per tu con Dario Vemagi, solution designer di Nanosoft. Uno storico operatore di canale del territorio lombardo che – proprio negli ultimi mesi – sta cambiando pelle: da rivenditore di hardware, la società bresciana sta infatti diventando fornitore di servizi cloud. Un’evoluzione profonda che l’ha avvicinata progressivamente a Dell e Intel sulla scia di esperienze di successo e di relazioni sempre più strette e di valore
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LA FORZA DEL BRAND Barbara Bonaventura Si laurea con lode a Padova e, dopo un periodo di ricerca per l’Università di Venezia, inizia a dedicarsi professionalmente al marketing strategico tradizionale e digitale. Dal 2004 è alla Direzione Marketing di Mentis, società di consulenza italiana dedicata all’innovazione aziendale. Dal 2005 è vicepresidente di AICEL - Associazione Italiana Commercio Elettronico. Amir Baldissera Insegna Gestione d’Impresa all’Università di Padova. Laureato in Scienze Cognitive con uno dei primi lavori italiani sulla Vita Artificiale. Dal 2004 è Direttore Operativo di Mentis e si occupa di progetti di innovazione strategica e marketing. Membro del consiglio direttivo dei Giovani Imprenditori di Padova, segue i rapporti con l’università e le startup.
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Qualche mese fa ci è capitato di vedere un filmato di come una bambina di 5 anni reagiva alla vista di una trentina di loghi famosi, da McDonald’s a GE. I commenti che ne seguirono furono sostanzialmente buffi e divertenti, ma ci hanno anche fatto capire qualcosa in più sul modo in cui un bambino può “interpretare” dei marchi,
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magari costati svariati milioni di dollari di attività di marketing. La cosa a nostro avviso impressionante, però, è il fatto che molti brand vengano già chiaramente riconosciuti da un bambino di quell’età. Non solo i marchi legati a servizi cui un infante può essere più sensibile (per esempio Disney, McDonald’s, Coca-Cola), ma anche brand chiaramente “adulti”, di servizi all’apparenza poco
comprensibili per un bambino (per esempio BP, General Electric, Starbucks). Cosa ci importa? Direte voi. Significa solo che una bambina a 5 anni sa distinguere le forme. Non solo. Significa anche che quei loghi e i corrispettivi brand già a quell’età stanno cominciando a far presa nel suo cervello e quando sarà adulta saranno impressi in maniera indelebile nella sua mente.
Ma adesso lasciamo stare un attimo la bambina e spostiamoci nei laboratori del Baylor College of Medicine a Houston (Texas), dove nel 2004 un gruppo di scienziati ha fatto un esperimento molto divertente. Il loro obiettivo era quello di indagare quanto la predisposizione verso un brand potesse influenzare la percezione sensoriale delle persone. A tale scopo i ricercatori hanno utilizzato la tecnica della Rmi (Risonanza magnetica funzionale) che consiste nell’eseguire una risonanza magnetica al cervello di un soggetto mentre è impegnato in un compito cognitivo, dopo avergli somministrato una sostanza tracciante (solitamente del glucosio). Visto che il cervello, quando elabora informazioni, brucia molti zuccheri, attraverso la risonanza magnetica è possibile andare e vedere dove vengono consumate le maggiori quantità di energia, quindi capire quali sono le aree cerebrali coinvolte nell’esecuzione dei diversi compiti. I ricercatori del Baylor hanno quindi messo nel tubo della risonanza magnetica una serie di soggetti e, mentre registravano la loro attività cerebrale, hanno fatto bere loro due bibite: Coca-Cola e Pepsi. Negli Stati Uniti – si sa – c’è una vera e propria guerra tra i due marchi e, seppur da un punto di vista chimico le due bibite siano praticamente uguali, ogni americano ha una marcata preferenza verso una delle due. Nella prima versione
dell’esperimento i soggetti dovevano bere prima una bibita, poi l’altra, ed esprimere un giudizio di preferenza, senza però sapere quale delle due marche stavano bevendo. Nella seconda versione, invece, venivano avvisati sul fatto che una fosse Cocacola e l’altra una Pepsi.
Un albero di Natale nella testa I risultati furono a dir poco strabilianti. Nel primo caso, quando i soggetti non sapevano cosa stavano bevendo, i giudizi furono sostanzialmente divisi equamente tra le due bibite: metà ne preferiva una, metà l’altra. E le aree cerebrali che risultavano attivate erano quelle deputate alla percezione tattile e gustativa (come era logico aspettarsi). Nel secondo esperimento, però, quando i soggetti sapevano cosa bevevano, le preferenze furono marcatamente a favore della Coca-Cola. Ma il risultato più impressionante venne dalla risonanza magnetica: quando i soggetti bevevano Pepsi si attivavano le sole aree del gusto, come nel caso precedente, ma quando bevevano Coca-Cola delle altre aree cerebrali, completamente separate, si accendevano come lampadine. Aree proprie del sistema limbico e del midbrain. Zone che non hanno niente a che fare con percezioni sensoriali e gusto, ma che sono, invece, legate alle emozioni. I ricercatori avevano scoperto dove, nel nostro cervello, archiviamo i brand.
Cosa significa tutto questo? Significa che quando assaggiamo, usiamo, compriamo, qualcosa di associato ad un marchio forte, le nostre sensazioni e i nostri pensieri non giudicano il prodotto solo per ciò che davvero è, ma anche per l’emozione associata a quello specifico brand. E tutto questo a un livello così profondo quanto i nostri stessi neuroni. Torniamo, quindi, al filmato della bambina che riconosceva i loghi. In quest’ottica la sua performance assume tutto un altro valore. Già da così piccola il suo cervello si stava abituando a reagire in maniera diversa agli stimoli provenienti da quei brand. Quando sarà adulta, dopo altri 10-15 anni di esposizione pubblicitaria, le sarà semplicemente impossibile essere obiettiva nel giudizio di quelle marche. Il suo sistema limbico sarà così sollecitato dalla vista di quei loghi e dal pensiero di quei brand che il valore reale del prodotto ne verrà distorto. Le emozioni e i ricordi positivi legati a un marchio ci faranno percepire i suoi prodotti migliori di quanto non siano davvero. Il brand quindi non è solo un logo, non è solo uno sfoggio di gradevole creatività, ma deve venir pensato e costruito come l’unione di tanti elementi atti a sostenere la strategia aziendale cui l’utente legherà tutte quelle componenti irrazionali ed emozionali che costituiscono la storia e la forza di un marchio.
RISORSE
Fotografando i pensieri
www.youtube.com/watch?v=o2e3T9NS8WM Brand Recognition by a child. Come i bambini vedono i marchi: un interessante approfondimento video.
http://tinyurl.com/bqn5zpl Neural Correlates of Behavioral Preference for Culturally Familiar Drinks Neuron, Vol. 44, 379–387, October 14, 2004.
Neuromarketing. Attività cerebrale e comportamenti d’acquisto Lindstrom Martin, 2009, Apogeo, p. 256. Un libro immancabile per chi vuole davvero capire le nuove frontiere del marketing.
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ATTUALITA’ Massimiliano Bossi, Symantec smb sales manager per l’Italia
«Davanti alla consumerizzazione dei device ci vogliono piattaforme in grado di gestire il Byod in modo semplice. E il cloud aiuta a offrire un servizio completo ovunque ci si trovi (non serve un know how tecnologico elevato per gestirlo) e, per questo, rende la tecnologia adatta a molti clienti medio-piccoli». Pensieri e parole di Massimiliano Bossi, Symantec smb sales manager per l’Italia. Pensieri e parole che passano in maniera decisa dal ruolo strategico del canale indiretto per il colosso della security. «Senza i nostri partner – spiega Bossi – questo nuovo progetto non avrebbe mai potuto avere succes-
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Tenuto conto che la mobilità è parte integrante della vita quotidiana, il nuovo servizio cloud offerto da DLink diventa uno strumento prezioso per poter avere a disposizione sempre e ovunque tutti i propri contenuti multimediali. Per avere un’idea del fenomeno, basti pensare che il numero di connessioni mobili nel mondo sta salendo a ritmi impressionanti e si stima che entro il 2015 gli accessi a Internet in mobilità saranno circa 9 miliardi, rispetto ai 6,6 miliardi di oggi (fonte “Gsma Asia Pacific
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so». Nel dettaglio, i primi due distributori attivati nel semestre di lancio della nuova offerta (Ingram Micro e Tech Data) hanno avuto ottimi Un occhio di riguardo per le Pmi da parte del vendor di security system che ha presentato le sue offerte per protezione e backup dei sistemi aziendali “on the cloud”: Backup Exec.cloud e Endpoint Protection.cloud Daniela Schicchi
Mobile Observatory Report”, novembre 2011). Se oggi un settimo della popolazione mondiale utilizza uno smartphone, nel 2015 si prevede che il numero raggiungerà i 2,5 miliardi. L’accessibilità al cloud D-Link è possibile attraverso il portale mydlink Cloud Services, ma anche
riscontri e ora Symantec si appresta ad allargare la rosa dei partner di canale che venderanno Endpoint e Backup Exec, con Computer Gross ed Esprinet. Tutti i partner dell’offerta “on the cloud” potranno, a loro volta, trasformarsi in provider di servizi attraverso l’erogazione di private cloud. Inoltre, per quanto riguarda Endpoint Protection, va segnalato che questo prodotto rappresenta un agente unico sia come sistema di backup sia come antivirus, con una novità importante rappresentata dalla semplicità di gestione, attuabile attraverso un’agile console Web, da parte dei partner, che saranno in grado di garantire assistenza 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il tutto tenendo conto di un investimento di partenza piuttosto contenuto, rapportato alle Pmi: si parla – infatti – di una cifra che può variare dai 23 euro circa a utente/anno, fino a un massimo di circa 40 euro.
tramite un’App gratuita realizzata da D-Link. Insieme all’offerta mobility si arricchisce anche il portfolio di prodotti con cloud router, cloud storage e nuovi modelli di videocamere (vedi foto). Queste ultime, attraverso l’accesso alla piattaforma gratuita mydlink, consentono di vedere lo streaming live delle immagini da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, senza bisogno di complesse configurazioni, oltre alla possibilità di pianificare gli orari di registrazione delle videocamere. Coming soon, invece, sono i Cloud Router Gigabit, che portano le funzionalità cloud direttamente al cuore del network domestico, e le soluzioni Cloud Storage ShareCenter, per accedere a file ovunque vi troviate.
Le soluzioni di networking di D-Link si arricchiscono con mydlink Cloud Services, una piattaforma cloud che consente di gestire i prodotti mydlink e condividerne i contenuti in modo veloce e user friendly Daniela Schicchi
ATTUALITA’
Adattarsi alle mutevoli forme e dimensioni degli operatori di canale nostrani, proporre loro una ricetta virtuosamente integrata anche con le strategiche opportunità offerte dalle soluzioni firmate Astaro. Sophos punta dritto sul canale indiretto e, come promesso da tempo, lo fa oggi alzando il sipario su un programma dal quale la multinazionale della security si aspetta moltissimo. Il suo nuovo Partner Program offre infatti programmi hands-on più numerosi, oltre a nuove modalità di partnership, certificazioni e incentivi che puntano a garantire il successo dei rivenditori. «Il Sophos Partner Program – spiega Marco D’Elia, country manager Sophos Italia – integra gli aspetti migliori dei precedenti programmi di Sophos con le migliori componenti di quelli di Astaro. Tutti i partner
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avranno la possibilità di offrire l’intera gamma di prodotti Sophos, incluso il recente rilascio Utm 9, che integra nel gateway la protezione dell’endpoint. Questo programma perfeziona ulteriormente la suite complete security, offrendo un prodotto dal valore unico per le aziende». Nel dettaglio, Sophos ha creato programmi di formazione che forniscono training dettagliati sia tecnici che diretti alla vendita, includendo tre nuove certificazioni pensate per aiutare i partner a sviluppare e perfezionare le loro competenze. Moduli di training aggiuntivi sono disponibili on-demand sul portale dedicato, riprogettato e ottimizzato per dare ai partner un maggiore controllo sul loro percorso di training e sviluppo. Questi moduli forniranno ai dealer un controllo aggiuntivo e un maggiore contatto con il ciclo di vendita. Il nuovo portale offrirà inoltre la possibilità di registrare le proprie opportunità e trattative, fornendo inoltre l’accesso alle informazioni sui rapporti con i clienti. A differenza dei tradizionali programmi, il Sophos Partner Program è stato sviluppato per adattarsi a diversi modelli di business con modalità di partnership specifiche sia per i reseller provider che per il solution partner. I rivenditori possono scegliere l’opzione che meglio si adatta ai loro obiettivi di business e alle loro esigenze, beneficiando così di servizi aggiuntivi: questo è l’obiettivo strategico per
Integrato, completo, ambizioso. È pronto l’attesissimo programma di canale che Sophos ha pensato e studiato per i suoi partner. Marco D’Elia, country manager Sophos Italia, ne spiega vantaggi e obiettivi in esclusiva per Digitalic Marco Lorusso
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Sophos per il prossimo anno. «Siamo molto orgogliosi delle innovazioni apportate al nostro Partner Program che rafforza il concetto di “commitment” che ricerchiamo nel nostro canale – afferma ancora Marco D’Elia, country manager Sophos Italia –. Sophos è da sempre impegnata a sviluppare una proposta competitiva e attenta alle esigenze del canale. Anche in questa occasione daremo la possibilità ai nostri partner di scegliere il tipo di impegno che desiderano intraprendere nei nostri confronti, premiando sia coloro che investono su di noi in termini di competenze (solution provider), sia le aziende che si concentreranno sui volumi di vendita (reseller). Il nuovo programma prevede inoltre la presenza di selezionati distributori internazionali. Abbiamo infatti stretto partnership strategiche con Computerlinks, Esprinet, Exclusive Networks e ora anche con V-Valley, partner in grado di fornire servizi di competence center, formazione e certificazione delle nostre soluzioni, oltre ad assicurare una presenza più capillare sul territorio». In esclusiva per Digitalic, collegandovi al link qui sotto potrete ascoltare tutte le più interessanti novità del nuovo programma di canale firmato Sophos dalla viva voce di Marco D’Elia, timoniere della filiale italiana
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FORSE NON TUTTI SANNO CHE… Girl in the Cloud Cammino sempre sollevata da terra – sia per i tacchi sia perché ho la testa fra le nuvole – e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.
Marissa Mayer, che da vicepresident di Google è diventata Ceo di Yahoo, conquista titoli su home page e articoli di approfondimento da diverse settimane: la sua è una scalata professionale che prosegue oltre il soffitto di cristallo, quel confine trasparente ma invalicabile per cui le donne faticano a raggiungere i posti di comando… e tutto ciò succede durante la gravidanza. Ma non sempre le storie che hanno come protagoniste donne e tecnologia riescono a ispirare cronisti e opinionisti. Ci sono molte donne che lavorano quotidianamente in campo tecnologico, le cui vicende sono sommerse nelle pagine più profonde del Web o nei trafiletti dei giornali impolverati. Doniamo loro un attimo di celebrità e scopriamo quello che forse non tutti sanno…
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Forse non tutti sanno che sarà una donna a prendere in mano le redini di Nokia in Italia. In un periodo così complesso per l’azienda finlandese, che segna continue perdite a doppia cifra nelle vendite, Paola Cavallero ne è stata nominata general manager per l’Italia a partire dal prossimo mese. Moglie, mamma e manager, Paola fa la pendolare tutti i giorni da Lodi a Milano, conciliando la famiglia con la tecnologia. Il suo curriculum, in costante ascesa, dimostra che le riesce molto bene.
Forse non tutti sanno che Mozilla, la fondazione famosa per aver dato vita al browser open source Firefox, è guidata da una donna: Mitchell Baker. Vera e propria paladina del modello open source, collaborativo e libero, Mitchell è a capo di Mozilla sin dalla sua fondazione, nel 2003. È lei che riunisce e motiva tutti gli sviluppatori che collaborano volontariamente al progetto. «Mozilla non è un’organizzazione con fini commerciali. Piuttosto il suo obiettivo è il bene comune che sta al centro del progetto Mozilla, cioè mantenere Internet libero e disponibile per tutti», spiega la Baker. Curiosità: i suoi capelli rossi, tagliati corti da un lato e lasciati lunghi dall’altro, ricordano il logo della fondazione.
RISORSE Forse non tutti sanno che per programmare l’ENIAC, il primo computer elettronico della storia, è stata chiamata nel 1945 una squadra di donne. Le sei giovani matematiche Betty Snyder Holberton, Jean Jennings Bartik, Kathleen McNulty Mauchly Antonelli, Marlyn Wescoff Meltzer, Ruth Lichterman Teitelbaum e Frances Bilas Spence furono assunte dall’esercito per calcolare le rotte balistiche con il supporto della nuova macchina, che occupava un’intera stanza. Il loro lavoro avrebbe dovuto inizialmente consistere nell’inserire cavi e spegnere interruttori, impiego che inizialmente era stato valutato come un semplice lavoro d’ufficio: ma proprio grazie al lavoro delle “Eniac girls” furono stabilite le prime routine e ideate le prime applicazioni software che hanno reso la programmazione più semplice e accessibile per le generazioni future.
Forse non tutti sanno chi era Anita Borg. Lontana dalle grandi cronache, questa informatica americana ha avuto il merito di avvicinare il sesso
femmminile alla “scienza dei computer”, creando occasioni di contatto dove le donne ingegnere potessero confrontarsi su temi tecnici. A lei si deve la creazione di “Systers”, una mailing list dedicata alle sole tecniche informatiche, dove si discute con le proprie pari di questioni strettamente professionali. Creata nel 1987, ora la mailing list ha 3.000 iscritte in 54 Paesi. Altre idee di Anita Borg sono la “Grace Hopper celebration of woman in computing”, l’occasione di incontro
più grande al mondo per le donne informatiche (si svolgerà il prossimo mese a Baltimora) e l’Istituto per le donne e la tecnologia (ABI), un’organizzazione no profit il cui obiettivo è aumentare l’influenza delle donne nella progettazione della tecnologia e il numero di donne impiegate in questo settore. Scomparsa prematuramente per un tumore al cervello, alla memoria di Anita Borg è dedicata anche una borsa di studio di Google per giovani donne.
http://www.youtube.com/ watch?v=PskKiYIQoxs «Stiamo costruendo giganti fabbriche di dati»: Mitchell Baker fa un’interessante riflessione sul volume dei dati rilasciati durante la navigazione e le possibilità che le aziende li riutilizzino per fini commerciali. Su Youtube l’intervento al “Web 2.0 summit 2011”.
http://tinyurl.com/50502020 Anita Borg suggerisce il mantra “fifty fifty by twenty twenty” per raggiungere l’obiettivo di aumentare la partecipazione delle donne nella creazione di tecnologia.
http://eniacprogrammers.org/ Kathy Kleiman, quando era una giovane programmatrice, si appassionò alla storia delle “Eniac girl” e pensò di realizzarne un documentario: Refrigerator Ladies: The Untold Story of the ENIAC Programmers. Il sito è ancora aperto per raccogliere donazioni.
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ATTUALITA’ Cosa l’ha spinta a questa svolta? «Ad attirarmi è stata la mia curiosità verso le novità e la mia voglia di rimettermi in discussione, start from scratch, come direbbero gli amici americani. Il cambiamento è stato un salto quantico: da un’azienda dove mi trovavo bene mi sono catapultata in una big company americana, con un team tutto da costruire».
«A parità di interessi, credo ci sia parità di abilità in un uomo e una donna», sostiene Paola, una tra le donne più influenti del digital advertising in Italia. Formazione classica, Paola voleva diventare archeologa, ma per pragmatismo ha deciso di iscriversi a Giurisprudenza e di entrare in Publitalia. Lì è rimasta 18 anni, lavorando su mezzi come Internet e il digitale terrestre, fino ad approdare in Big G nel 2007, per contribuire a costruire l’offerta pubblicitaria del grande brand.
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«No, non mi stupisce che il primo algoritmo lo abbia scritto una donna». Così afferma Paola Marazzini, Agency Head Google Italy, con la sua intonazione sicura. Perché, secondo lei, a fare la differenza nella vita professionale non è il genere, ma l’interesse e la vocazione Elena Moriondo
Paola Marazzini, Agency Head Google Italy
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Qual è l’atteggiamento nei confronti delle donne in Google? «In Google non esiste uomo o donna, ma esiste la meritocrazia. Così non è difficile trovare donne anche ai posti di comando – come Marissa Mayer che da semplice ingegnere ha raggiunto la vice-presidenza – o dietro ai grandi progetti. Ad esempio, alla creazione di Google + hanno partecipato 22 donne tra ingegneri e Web designer». Torniamo a lei. Com’è il suo orientamento verso la tecnologia? «Per me si tratta di una costante, sia nel lavoro, sia nella vita quotidiana. Solo per fare un esempio, la settimana scorsa ero via per lavoro e avevo con me il mio pc portatile, il lettore di e-book, lo smartphone e il tablet: ero fully equipped». Qual è secondo lei l’oggetto tecnologico più rappresentativo dell’ultimo periodo? «Senza dubbio lo smartphone. È l’oggetto personale per eccellenza, che si porta sempre con sé, è uno strumento di ricerca di informazioni e un supporto per realizzare e condividere foto e video. Ma è anche uno shopping companion, cioè un aiuto per ogni decisione d’acquisto. Credo costituisca una nuova grande opportunità per gli utenti e anche per gli investitori».
PSYCHO KILLER
LE AZIENDE TEMONO IL ROSA Parlare di donne in situazione di leadership non è cosa da poco, vuol dire accettare di aprire la porta a un argomento “scomodo”. Prima infatti di parlare entusiasticamente della leadership femminile si è costretti a passare attraverso il riconoscimento del fatto che per le donne gli spazi continuano a essere esigui con ampia discriminazione, al di là delle loro capacità e di alcune nomine vistose.
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In quanto alla leadership femminile, in poco spazio sarebbe difficile poter dare senso alle esperienze raccolte in questi anni, soprattutto perché merita diverse pagine. Da quasi dieci anni con altri colleghi, all’interno della nostra associazione professionale (Forum Internazionale dell’Innovazione Sociale) lavoriamo a un progetto di nome Flam (Femminilità leadership autorevolezza mascolinità): si tratta di un seminario di quattro giorni che si svolge in Francia e con altre edizioni in Sudamerica e Svezia. Nacque dal pensiero e dalla creatività di una collega, Jacqueline Ternier-McConnico. Non fu facile trovare il giusto equilibrio: il primo rischio era quello di annegare nel femminismo ed esplorare la leadership femminile in questo modo aveva un gusto di “déjà vu”. In secondo luogo si rischiava di cadere nello stereotipo, nella tentazione del “modello giusto” e, attraverso un lavoro che vorrebbe aprire delle porte, scoprirsi normativi e censori. Certo molti di noi – e soprattutto le donne – avevano in uggia un certo modello femminile al potere, quello che scimmiotta gli uomini nelle tenute come nelle modalità, ma non era la definizione del modello la strada giusta. Intanto il seminario si decise di farlo condurre da due “ispiratori”, una donna e un uomo (Jacqueline appunto e David Gutmann), fuori da schemi gerarchici preconcetti. Nella nostra
esperienza la connessione del femminile col maschile, quindi di questi due con la leadership e l’autorevolezza, hanno permesso di aprire la porta all’innovazione. Nessuno di questi elementi è scindibile. Per questo nelle istituzioni il femminile fa paura: diventa necessario, per integrarlo, che ognuno lavori ed esplori a partire dalla propria femminilità e mascolinità e che scopra quanto c’è in sé dell’uno e dell’altro, cosa farne e, infine, come e quando l’uno viene fuori e l’altro aspetto resta dietro e viceversa. Questo diventa scomodo, non solo perché scomodo come discorso politico (scoprirsi ed esplorarsi è l’opposto del sentimento generale oggi presente nelle aziende, di finta accettazione indifferente di tutto purché non si scompagini nulla), ma perché psichicamente andare a cercare l’altra parte è assai complesso per ognuno di noi. A questo punto solo un passo è fatto. L’altro è quello di contenere il lavoro sempre in un ambito istituzionale organizzativo (per questo si parla di leadership e di autorevolezza), lavorando sempre il ruolo che si prende – uomini o donne – nelle istituzioni. Detto così sembra un concetto teorico, ma l’innovazione o meno che una donna leader porta all’interno delle istituzioni è proprio racchiusa in questo: come conciliare il suo femminile col suo maschile, come farli lavorare attorno a sé, prendendo in conto non la dimensione del potere ma quella della leadership. Le donne al vertice aprono la strada ad altri modi di essere in azienda quando prendono l’autorevolezza di ricordarsi che sono donne e che lavorano nella loro dimensione, senza modelli, con la loro differenza e originalità: da lì altre differenze possono emergere per ritrovarsi poi in workshop o in consigli d’amministrazione dove non ci siano solo ventinove cravatte, ventinove completi, cinquantotto scarpe inglesi e un tailleur grigio con giacca e una sciarpa a modo di cravatta a fare da alibi… – Leonardo Veneziani* * Amministratore delegato di Avutann e docente del programma Leading Consultation, Leonardo Veneziani è membro del board del Forum Internazionale dell’Innovazione Sociale, associazione professionale che raccoglie attorno a sé in Francia i consulenti che – a partire dalle ricerche di Wilfred Bion e dagli studi sul lavoro sistemico sulle organizzazioni – studiano la dimensione della “Trasformazione Istituzionale” nelle aziende e nelle istituzioni.
GEOGRAFIA
La metà degli abitanti del pianeta è di sesso femminile, ma solo il 21% dei ruoli significativi nelle aziende (a livello globale) viene assegnato a una donna. Il numero è in leggero aumento dopo il calo subìto nel recente passato e il 2012 è considerato un anno positivo per l’affermazione del genere femminile nell’economia e nella politica. Il cancelliere tedesco Angela Merkel è emersa come la figura di spicco della politica europea e per la prima volta nella storia una donna, Christine Lagarde, siede al posto di comando del Fondo Monetario Internazionale. Le donne, poi, sono a capo del governo in Argentina, Australia, Brasile e Thailandia. I dati sono tratti dall’IBR (International Business Report) di Grant Thornton. Quello che emerge è che sì le donne occupano un ruolo guida in azienda nel 21% dei casi, ma solo il 10% delle aziende hanno un Ceo di sesso femminile. L’Italia si piazza in una posizione altissima: sesta al mondo, superando ampiamente la media europea. Nel nostro Paese, infatti, il 36% dei ruoli da
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North America
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senior manager sono occupati da donne, mentre il dato medio in Europa si abbassa al 24%. L’Italia supera in questa classifica i Paesi scandinavi e le nazioni più % ricche del mondo come Usa, Latin America Germania, Francia e Inghilterra. Al primo posto vi è la Russia con il 46%; all’ultimo il Giappone (con il 5%) e a sorpresa, in penultima posizione, troviamo la Germania (con il 13%). Assegnare un ruolo guida a una donna conviene: un recente studio dimostra che le imprese che lo hanno fatto hanno superato i propri concorrenti con un ritorno sugli investimenti più alto del 66%, per vendite superiori del 42%.
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Polonia Malesia Nuova Zelanda Sud Africa Finlandia Armenia Taiwan Vietnam
India
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Australia
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46 39 39 39 38 36 33 31
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Russia Botswana Thailandia Filippine Georgia Italia Hong Kong Turchia
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PerĂş Brasile Cina (mainland) Canada Australia Spagna Francia Singapore
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Svezia Svizzera Cile Irlanda Grecia Belgio Regno Unito Argentina
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Messico Olanda USA Emirati Arabi Danimarca India Germania Giappone
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Fonte: Grant Thornton IBR 2012
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MAD4IT
All’interno del quadrilatero che ospita gli incontri di pugilato il momento più sacro e carico di tensione è quello in cui l’arbitro pronuncia la fatidica frase «Fuori i secondi»… Da quell’istante in avanti, quel piccolo grande spazio è territorio di conquista a uso e consumo dei due contendenti. Per loro non ci sono maschere presso cui nascondere intenzioni o propositi, le responsabilità vanno prese tutte in una volta e se si ha qualcosa da dare, la si mette sul tavolo, o sul tappeto (che è meglio…), altrimenti si è destinati a perdere. Il pugilato è fatto così. A differenza di altri sport, non c’è talento, colpo a effetto o via di fuga che ti possa salvare: se non hai fatto i compiti, se non ti sei allenato al massimo, anche se sei il numero uno sei destinato a perdere, è matematico. Una realtà implacabile, ma anche tremendamente onesta e sincera. Una realtà che ora calza a pennello con questo atteso e, allo stesso tempo, temuto mese di settembre. Per diverso tempo abbiamo fatto i conti con un mercato complesso, fluttuante. Abbiamo letto articoli, atteso interventi del governo e qualche parola buona dall’Europa. Qualcuno ha avuto la forza di rilanciare e investire, altri hanno preso tempo, rinviato decisioni, progetti… Ora però l’autunno ci si presenta davanti, puntuale, e ci ricorda che è arrivato il momento di confrontarci con la parte dell’anno in cui i conti “devono” tornare, i budget bussano alla porta e lo spazio per “i secondi” (intesi in tutti i significati possibili…) è davvero ridotto al minimo. Previsioni è difficilissimo farne ma una cosa è certa: sul tappeto del “campionato dell’Ict” c’è la possibilità di raccogliere strumenti, opportunità e innovazioni che mai forse, prima d’ora, si sono palesati dinanzi ai nostri occhi, tutti insieme, tutti con la stessa voglia di affermarsi. Windows 8, iPhone5, Mini iPad, i vari Samsung Galaxy e ancora novità importanti sono attese da Google, Marco Lorusso Ibm, Dell, HP, Sap, Rim, per non parlare di Caporedattore Digitalic appuntamenti da non perdere, come l’Emc marco@digitalic.it Forum del 16 ottobre ma soprattutto lo Smau Milano, dal 17 al 19 ottobre… Serve altro? Tutto è più difficile ma tutto sta cambiando nelle aziende, nelle case… E ora che l’arbitro sta per gridare la sua fatidica frase, sarebbe un peccato farci trovare impreparati con l’incontro più importante e decisivo. «Fuori i secondi».
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Vogliamo dire, con tutti gli strumenti possibili, che la tecnologia e il design sono il progresso. Rappresentano l’unico futuro possibile, l’unica strada per cambiare la vita delle persone e delle aziende.
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