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/10/2013_ n. 22 Carta Curious TouchSOFT by ARJOWIGGINS CREATIVE PAPERS Fustella laser by CIEMMECI LIGHTMARK Stampa UV by VISUAL PROJECT Inchiostri UV by HUBER GROUP Carta inserto by STORA ENSO
Foto o riginale by A lbert Watson
Serigrafia by COVER Vernici serigrafiche by MARABU ITALIA
GEOGRAFIA
Le innovazioni italiane che sfidano il mondo
Fare impresa nel mondo: la classifica delle nazioni
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Eccellenza certificata. Questo inserto è stato stampato su carta patinata classica LumiArt. La famiglia dei prodotti Lumi è sviluppata per realizzazioni che richiedono unâ&#x20AC;&#x2122;altissima qualitĂ nella stampa di testi e nella riproduzione delle immagini. 1HO VHWWRUH GHOOH DUWL JUDĆ&#x201E;FKH /XPL Ă&#x2026; VLQRQLPR GL HFFHOOHQ]D LQ WXWWH OH OLQJXH , SURGRWWL /XPL VL IUHJLDQR GHOOp(FRODEHO (8 t LO SLĂ&#x2013; LPSRUWDQWH ULFRQRVFLPHQWR DPELHQWDOH LQ (XURSD /H FDUWH /XPL VRQR FHUWLĆ&#x201E;FDWH secondo i criteri di gestione forestale sostenibile della Forest Stewardship Council (FSCÂŽ) e del programma per il mutuo riconoscimento GL VFKHPL GL FHUWLĆ&#x201E;FD]LRQH IRUHVWDOH 3()&TM). I prodotti di Lumi stanno ripensando il business in termini di sostenibilitĂ e di qualitĂ . Codice di licenza del marchio FSCÂŽ: FSCÂŽ C015932 Fonte Immagine
LUMI PHOTOGRAPHIC ART AWARDS Artista: Wawi Navarroza Dalla serie â&#x20AC;&#x153;Dominionâ&#x20AC;?
EDITORIALE
SIATE PONTEFICI FRANCESCO MARINO
Direttore responsabile di Digitalic M@framarin francesco@digitalic.it
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C
ostruire ponti, questo significa “pontefice”: unire, tracciare una strada dove prima c’era una divisione, un solco (così spiega il ruolo degli innovatori Carlo Alberto Carnevale Maffè di SDA Bocconi). Gli innovatori devono unire mondi che sono separati, liberando in questo modo idee, energie e quindi valore. In fondo è quello che ha fatto Steve Jobs unendo l’arte alla tecnologia: ha messo in comunicazione due universi che sembravano non dovessero avere nulla in comune. Ciò gli ha permesso di avere un successo globale inimmaginabile… ha costruito un ponte, fatto di prodotti, che ha unito cultura, design, estetica e bit. Non mancano certo i solchi nel nostro mondo. Internet, i social network e i prodotti consumer come gli smartphone fanno segnare crescite da capogiro, mentre a fianco, sull’altra sponda del fiume, c’è il mondo IT che si contrae, che perde entusiasmo, che si sente periferico.
Sono così vicine queste due valli, eppure hanno un aspetto (apparentemente) molto diverso. Basterebbe poco per metterle in comunicazione e liberare
Per fortuna non siamo soli, l’Italia è piena di “FIGLI DI
STEVE JOBS” che creano
APP DIROMPENTI così come dispositivi INCREDIBILI, dai braccialetti interattivi ai robot e agli smartwatch.
tutte le energie inespresse, la solidità dell’IT più tradizionale e il tumulto del consumer. Unire tecnologie complesse (e spesso considerate noiose) come la Business Intelligence
al mare tempestoso dei social: chi riuscirà a trovare i mattoni giusti per realizzare questo ponte avrà un futuro radioso. Digitalic da sempre lavora a questa idea: portare il design nel mondo della tecnologia professionale, unire la bellezza alla razionalità dei numeri, l’economia alle idee rivoluzionarie. Per fortuna non siamo soli, l’Italia è piena di “figli di Steve Jobs” che creano App dirompenti così come dispositivi incredibili, dai braccialetti interattivi ai robot e agli smartwatch. Non è un paese per innovatori, racconta nella sua intervista Silvia Vianello, ma è pieno di innovatori. Bisognerebbe essere capaci di “zoomare all’indietro” i pensieri, vedere il quadro generale, capire che la tecnica è fondamentale ma non è nulla senza una visione. Guardare oltre, comprendere che, facendo sempre le stesse cose, non cambierà mai nulla, seguire la strada meno battuta. Bisogna essere cacciatori di mondi che non dialogano fra loro e metterli in comunicazione. Fate l’inaspettato, siate pontefici.
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sommario ANNO 3‚ NUMERO 22‚ OTTOBRE 2013 WWW.DIGITALIC.IT
EDITORIALE 05 Siate pontefici GEOGRAFIA 08 Non è un paese per imprese GURU 10 Siamo un paese di innovatori ma non per innovatori
BACKUP 46 La fiducia è la base del backup THE MARKETING 48 SIDE Sprovveduto liberaci dalle linee guida TECNOLOGIA
PHOTO 14 La mia casa è l’Italia TREND 16 I numeri dei Big Data WHITE PAPER 18 Semplice e complessa
DOSSIER 24 DISTRIBUTORI /1 Le nuove strade della distribuzione DOSSIER 28 DISTRIBUTORI /2 Il crocevia della tecnologia DISTRIBUZIONE 38 Brevi festeggia i 30 con una crescita del 14%
GIRLY TECH 82 Resistiamo a tutto, tranne che allo shopping (online)
INNOVAZIONE 54 Italians do IT better
SICUREZZA 86 La tecnologia: facile da usare, difficile da proteggere MOBILE 88 Un sms per il business RETE 90 L’internet delle cose cambierà le aziende
MULTIMEDIA 62 STORY Adobe, nuovi strumenti di comunicazione digitale e le opportunità per la distribuzione
STAMPA 92 Nuovi flussi di stampa
STORIA 68
SICUREZZA 94
& TECNOLOGIA La tecnologia fa cultura
PUNTO G 70 Italians do it green
La protezione del mondo digitale
DATA CENTER 96 Eaton Ups, la protezione dell’energia
ANALISI 40 Visualizzare l’evoluzione dei dati
FASHIONIT 72 Il Made in Italy si affida alla tecnologia
IMAGING 42 Tutti i colori di Epson
SMART COMPUTING 74 Tutte le novità di IBM
#FF 98 Il futuro del design tecnologico in un etilometro
STORAGE 44 Lo storage ad alte prestazioni
NETWORKING 76 Più social media e cloud nelle Pmi
RETRÒ 100 Perottina, il primo computer da tavolo
INSERZIONISTI 4 Words by Sanmarco Informatica Achab - Avira Agile Telecom / Digitel Alias Arjowiggins Creative Paper Avnet Avnet - Emc BNP Paribas Leasing Solutions Brevi Ciemmeci Light Mark Computer Gross Computer Gross - J. Soft - Adobe
17 73 7 9-29 II-IIIcop 33 60-61 45 75 50 36-37 31
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SICUREZZA 84 Un Hacker sfida Check Point
DI STEVE JOBS /2 Le App Made in Italy alla conquista del mondo
06 |
WEB SOCIAL
SIAMO FIGLI 52 DI STEVE JOBS /1 Siate affamati, siate folli
SIAMO FIGLI 58
MERCATO
CREATIVE PARK 78 Sonnecchiare è innovativo
Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011
Panda Security Sidin Smau Snom Technology Snt Technologies StoraEnso Systematika - VMware - Trend Micro Visual Project Xenesys Zucchetti ZyXEL
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Hanno collaborato: Luca Bastia, Fabio Bossi, Cecilia Cantadore, Girl in the Cloud, Giuseppe Goglio, Elena Moriondo, Matteo Ranzi, Valerio Rosano, Daniela Schicchi, Antonella Tagliabue, Elena Veronesi Progetto grafico e impaginazione: Design: Studio Kmzero www.kmzero.com Creative direction: Debora Manetti Art Direction: Francesco Canovaro e Cosimo Lorenzo Pancini Progetto grafico e impaginazione: Martina Toccafondi Editor: Edoardo Molinelli Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Una copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80 Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - Estero euro 66,00 http://www.digitalic.it/wp/abbonati Stampa: Italgrafica srl Via Verbano, 146 - 28100 Novara No Cellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20861 Brugherio Mi Legatoria: C&G Srl Via Enzo Ferrari 12 20010 Arluno (MI) Distribuzione: ME.PE. Logistica Milano
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GEOGRAFIA
NON È UN PAESE PER IMPRESE di FRANCESCO MARINO
Nazione / 2013 / 2012
SINGAPORE HONG KONG NEW ZEALAND UNITED STATES DENMARK
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NORWAY UK KOREA REP GEORGIA AUSTRALIA FINLAND MALAYSIA SWEDEN ICELAND IRELAND TAIWAN, CHINA CANADA THAILAND MAURITIUS GERMANY ESTONIA SAUDI ARABIA MACEDONIA JAPAN LATVIA
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ARAB EMIRATES LITHUANIA SWITZERLAND AUSTRIA PORTUGAL NETHERLANDS ARMENIA BELGIUM FRANCE SLOVENIA CYPRUS CHILE ISRAEL SOUTH AFRICA QATAR PUERTO RICO (US) BAHRAIN PERU SPAIN COLOMBIA SLOVAK REPUBLIC OMAN MEXICO KAZAKHSTAN TUNISIA MONTENEGRO RWANDA
iamo dietro Tonga, più in basso di Trinitad e Tobago e il Ruanda ci sovrasta di ben 20 posti. La classifica è l’annuale “Doing business”, ovvero la studio redatto dalla “World Bank” che misura la possibilità di fare impresa in 185 nazioni nel mondo. L’Italia si piazza 73esima, surclassata da economie che considereremmo ben al di sotto della nostra. Non è così, se si guarda alle opportunità che un’impresa trova nel nostro Paese. Il podio è composto da Singapore, in prima posizione, Hong Kong e Nuova Zelanda, al 4° posto ci sono gli Stati Uniti e quindi, a seguire, Danimarca, Norvegia, Regno Unito, Corea del Sud, Georgia e Australia. Per trovare l’Italia bisogna andare in fondo, al posto numero 73,
26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52
29 26 27 28 30 34 50 31 32 35 37 33 36 41 40 38 39 43 42 44 46 47 53 56 45 57 48
ST. LUCIA HUNGARY POLAND LUXEMBOURG SAMOA BELARUS BOTSWANA FIJI PANAMA TONGA ANTIGUA AND BARBUDA GHANA CZECH REPUBLIC BLGARIA AZERBAIJAN DOMINICA TRINIDAD AND TOBAGO KYRGYZ REPUBLIC
TURKEY ROMANIA ITALY SEYCHELLES ST. VINCENT AND THE GRENADINES
53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70
71 72 73 74 75
51 49 74 52 55 60 58 54 62 61 59 63 67 64 66 65 70 69
68 72 75 76 73
e va detto che siamo migliorati: nel 2012, infatti, eravamo al numero 75. La classifica misura la facilità di aprire un’impresa, la semplicità della burocrazia (sotto vari aspetti), la tutela dei crediti, la possibilità di ottenere finanziamenti e la tutela dalle possibili insolvenze. A pesare sulla posizione dell’Italia c’è soprattutto l’indice “facilità nel pagare le tasse”, per il quale il nostro Paese si piazza 131° su 185 nazioni… ma riusciamo a fare di peggio. La categoria “enforcing contract”, cioè la capacità di far rispettare i contratti anche per vie legali, ci vede infatti al 160° posto, invariato nell’ultimo anno. In cosa siamo eccellenti? Nei fallimenti, ovvero nella normativa e nella tutela delle imprese coinvolte nel fallimento di altre, che ci fa guadagnare la pozione 31.
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GURU FIGLI DI
JOBS
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SIAMO UN PAESE DI INNOVATORI, MA NON PER INNOVATORI di FRANCESCO MARINO
Dalle cattedre dell’università al salotto della TV, Silvia Vianello unisce in modo innovativo (e non potrebbe essere altrimenti) due mondi considerati molto lontani.
SILVIA VIANELLO è docente di marketing presso SDA Bocconi, fondatrice di Reinventami, conduttrice televisiva del programma Smart Valley su La3. M@ssilvia13
N
elle aule dell’Università Bocconi così come sugli schermi di La3, Silvia Vianello porta la voglia di cambiare, di innovare grazie alla tecnologia e comunica le idee per ridare una speranza all’economia e al talento degli italiani. Questa passione e la curiosità di scoprire cose nuove ce l’ha da sempre. “Quand’ero piccola – racconta – non stavo mai ferma e desideravo scoprire in continuazione qualcosa di nuovo. Perché la felicità per me non poteva essere sta-
zionarietà, ma era nomade, costantemente in cerca di nuovi mondi e cose da scoprire. Adesso è esattamente la stessa cosa di allora. Mi piace diversificare le mie attività, passando dall’essere docente in Bocconi all’essere giornalista che conduce un programma tv (#smartvalley) sulle storie di chi vuole cambiare il futuro con le idee. Ogni giorno per me è un arricchimento personale continuo, perché ascoltando chi mi contatta mi rendo conto di quanto desiderio di cambiare le cose ci sia davvero nel nostro Paese. Poi ho un altro segreto. Una lista nascosta solo
per me in cui ci sono scritte tutte le cose che voglio fare nella vita. Il trucco è tutto lì. Nello scriverle e incominciare a farle. Senza aspettare.” UNIVERSITÀ E TV: IN CHE MODO QUESTI DUE MONDI POSSONO AIUTARE L’INNOVAZIONE IN ITALIA?
In moltissimi modi, in realtà. Perché è proprio partendo dalle informazioni che arrivano nelle case degli Italiani e all’interno delle aule, che possiamo spingere il Paese in determinate direzioni. L’innovazione passa anche dalla cultura, dalla curiosità di scoprire e sperimentare qualcosa di nuovo, ma anche dal saper ascoltare un professore o ciò che viene raccontato in un
programma TV come Smart Valley (http://www.la3tv.it/ programmi/smart-valley). Maggiore è la diffusione di certi modi di pensare e più è elevata la possibilità di emergere come paese a livello mondiale. CON LE TRASMISSIONI CHE CONDUCI SEI IN UNA POSIZIONE PRIVILEGIATA PER OSSERVARE L’EVOLUZIONE DELL’INNOVAZIONE DIGITALE IN ITALIA. COME VA IL PAESE?
Ho incontrato negli ultimi anni un numero impressionante di startup, ma quello che ho notato è che poche si sono realmente trasformate in vere e proprie imprese nel corso del tempo, in quanto il nostro Paese non facilita certe dinamiche. Prendiamo ad esempio i numeri riportati in questo articolo: “L’Europa ha investito nel 2012 €36.5 miliardi in capitale di rischio (-19% rispetto all’anno prima) finanziando circa 5.000 aziende. E salta subito all’occhio il ritardo italiano in questo campo, considerando che investiamo meno di un terzo rispetto alla media europea (0,07% del PIL rispetto al 2,6%). Ma colpisce ancora di più che la percentuale per il solo settore del venture capital è dello 0,004% del PIL in Italia contro lo 0,02% medio in Europa. Dopo di noi solo Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Grecia e Ucraina. C’è un macroscopico gap da colmare: è la cruda realtà dei numeri.” (fonte: Chefuturo). Questo per dire che, per fare in modo che effettivamente le startup possano rappresentare una modalità per far ripartire l’economia, aumentare il PIL, creare posti di lavoro e così via, è necessario che vengano studiate delle iniziative in grado di supportarle efficacemente. Gli italiani per cultura sono abituati ad arrangiarsi in un modo o nell’altro, ma ora non basta più. Bisogna identificare un piano di sviluppo del Paese che tenga in considerazione
delle manovre in grado di facilitare il successo delle startup, ma anche ricordarsi il salvataggio di molte PMI che stanno chiudendo a seguito della crisi che persiste nel nostro Paese a differenza delle altre nazioni del G7. SIAMO COMPETITIVI, IN TERMINI DI TALENTO, CAPACITÀ E REALIZZAZIONE PRATICA RISPETTO AL RESTO DEL MONDO? SIAMO UN PAESE PER INNOVATORI O NO?
Siamo un Paese DI innovatori, ma ad oggi non siamo ancora un Paese PER innovatori. Abbiamo ancora molta strada da fare per poter essere terreno fertile per la nascita di una vera “disruptive innovation” o “the next big thing” qui in Italia. I nostri innovatori, infatti, si distinguono eccome appena vanno all’estero. Quando abitavo a Houston ho conosciuto molti italiani che lavorano alla NASA e altrettanti nel miglior centro medico mondiale che ha sede lì. Queste non sono casualità. Sono persone dotate di grande talento che ci mettono un impegno senza paragoni. E l’Italia è piena di persone così. C’È QUALCOSA DI COMUNE NELLE PERSONE, NELLE IDEE E NEI PROGETTI CHE TI VENGONO SOTTOPOSTI? O ALMENO SI POSSONO INDIVIDUARE DEI TREND IN ATTO?
C’è una tendenza in atto molto forte. Anni fa si pensava che il digital fosse in grado di spostare i fatturati dall’offline all’online. In realtà l’online, in termini di vendita e fatturati, pesa ancora molto poco rispetto a quelle che erano le previsioni di qualche anno fa. Per questo motivo, se si vuole davvero competere nei mercati attuali, è necessario trovare delle modalità di innovazione in store che partano dal digital e dal mobile per aumentare il traffico nei negozi e rendere unica la shopping experience
È PARTENDO DALLE INFORMAZIONI CHE ARRIVANO NELLE CASE DEGLI ITALIANI E ALL’INTERNO DELLE AULE CHE POSSIAMO SPINGERE IL PAESE NELLA DIREZIONE DELL’INNOVAZIONE.
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SIAMO UN PAESE “DI” INNOVATORI, MA AD OGGI NON SIAMO ANCORA UN PAESE “PER” INNOVATORI. ABBIAMO MOLTA STRADA DA FARE PER POTER ESSERE TERRENO FERTILE PER LA NASCITA DI UNA VERA “DISRUPTIVE INNOVATION”
tramite la fidelizzazione dei clienti. La tecnologia continua a evolversi rapidamente mutando il modus operandi e i business model delle aziende. Ad esempio, nel mondo retail può supportare le attività di vendita e di pianificazione delle strategie di marketing. Sono diverse le opportunità che la tecnologia ci offre per migliorare l’esperienza d’acquisto, sia all’interno dei negozi (anche chiamata shopping experience), sia online, creando fatturato per le aziende che offrono questi servizi e delineando un profilo sempre più chiaro degli store del futuro e delle potenzialità di vendita multicanale. Le aziende sono sempre più consapevoli che è importante non tenere più separate le attività online e quelle offline, che vanno invece unite in un continuum con iniziative di marketing integrato in grado di aiutarle a supportare le vendite nelle modalità preferite dai loro clienti attuali e potenziali. Le opportunità sono molto vaste se si considerano i cambiamenti in atto, come il passaggio della comunicazione cartacea da passiva ad attiva, l’evoluzione dei dispositivi mobile, le possibili declinazioni online e offline di tecnologie diverse in un particolare settore, e così via. L’idea di fondo è semplice: la tecnologia ci aiuta a servire il cliente e ad interagire con lui, se, come e quando preferisce. QUALI SONO STATE LE PERSONE PIÙ IMPORTANTI NELLA TUA CARRIERA?
Ci sono state diverse persone in ambito lavorativo che mi hanno cambiato la vita. All’inizio sicuramente due professori americani durante i miei anni di permanenza negli USA: Dholakia mi ha insegnato come ragionare per fare carrier,a ad esempio dedicando almeno un’ora al giorno al pensiero strategico senza farsi assorbire dall’ope-
ratività, mentre D’Aveni a suo tempo mi ha spronato a farmi conoscere in Italia tramite Tv e media per amplificare il messaggio d’innovazione e valorizzare le competenze non solo in ambito accademico. Poi c’è il Direttore dell’area marketing della SDA Bocconi, Fabio Ancarani, che mi ha fatto da advisor praticamente su tutto: come insegnare, come stare davanti alla telecamera per i corsi in distance learning, come creare empatia, come funzionano i mercati italiani, come pubblicare libri e tanto altro ancora. Un collega dell’area marketing, Davide Reina, è stato fondamentale per come mi ha indirizzato nella consulenza strategica aziendale. Ed infine Riccardo Luna, un esempio per tutti coloro che credono davvero che anche in Italia possiamo cambiare tutto. SE DOVESSI DARE UN CONSIGLIO ALLE RAGAZZE E AI RAGAZZI CHE VOGLIONO TROVARE NEL MONDO DIGITALE LA LORO STRADA, COSA CONSIGLIERESTI?
Di abbandonare l’approccio da libro universitario. Il digital è passione, è cambiamento, è aggiornamento continuo, una velocità a cui la carta stampata non può star dietro. E paradossalmente quasi nemmeno gli e-book. Per questo consiglio di crearsi una lista di siti interessanti che aggiornano in modo imparziale sulle novità del momento e leggersi ogni giorno quello che accade. Contestualmente è fondamentale trovare i key opinion leader che si occupano di digitale in Italia e seguirli su Twitter, perché sono una fonte inesauribile di informazioni e novità (vi aspetto: @ssilvia13). QUAL È IL TUO DISPOSITIVO TECNOLOGICO PREFERITO?
Ne ho moltissimi, ma se devo proprio dire quello irrinunciabile sicuramente è l’iPhone.
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La sfida: Non puoi gestire se non sai che esiste. Avete una visibilità permanente al 100% su tutte le risorse hardware e software che avete bisogno di gestire? Con i clienti distribuiti, un numero sempre più crescente di postazioni esterne e di home workers, diventa veramente difficile mantenere sotto controllo tutte le risorse IT.
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LA MIA CASA È L’ITALIA IL ROBOT ICUB DELL’ IIT
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Si chiama iCub ed è un robot bambino. Si tratta di un progetto europeo a cui contribuiscono ricercatori di tutto il mondo, ma la sua casa è in Italia, a Genova. L’iCub è un’idea di Giorgio Metta, Giulio Sandini e David Vernon che ha trovato casa all’IIT (Istituto italiano di tecnologia), dove è stato dunque sviluppato il primo Robot open source. Il progetto nasce nel 2004 e viene finanziato tramite fondi europei. L’obiettivo è creare una macchina con capacità cognitive in grado di relazionarsi con l’uomo in maniera naturale, ascoltando, vedendo e toccando, e capace di farlo in modo autonomo. Nel 2007 il robot bambino ha trovato il suo ambiente ideale all’IIT di Genova, che ha creato un laboratorio per il suo sviluppo (l’iCub Facility) attraverso il quale ha offerto la possibilità di fare ricerca robotica a ingegneri di tutto il mondo. Oggi gli studi su iCub si stanno concentrando sulla progettazione di un involucro completo, una pelle funzionale in grado di dare al robot il senso del tatto. Un’altra caratteristica che i ricercatori stanno cercando di implementare è la consapevolezza della forza applicata agli oggetti e alle persone, per migliorare la sua interazione con gli umani. Oggi iCub è adottato da 20 laboratori in tutto il mondo come robot per lo sviluppo della ricerca cognitiva sulle macchine. Per sapere tutto del progetto o per scaricare il software che lo fa funzionare e gli schemi dei componenti si può visitare il sito www.icub.org.
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TREND
IL FATTURATO DEI BIG DATA Dati in milioni di dollari Fonte Wikibon
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I NUMERI DEI BIG DATA
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DELL ORACLE EMC ACCENTURE
di FRANCESCO MARINO
Ecco chi sono i protagonisti del segmento: la classifica dei brand in base al fatturato generato in questo settore
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V Vale 18 miliardi di dollari il mercato dei Big Data, in crescita esponenziale visto che le previsioni della società Wikibon affermano che arriverà a 50 miliardi in 5 anni. Una vera e propria esplosione per un segmento che promette di dare nuovi strumenti per la comprensione delle informazioni che tutti noi generiamo nella nostra vita digitale. Ma chi ci sta guadagnando? Grazie ai dati Wikibon si può disegnare la classifica del mercato, che vede davvero molte aziende presenti. L’aspetto interessante è che, per la maggior parte dei protagonisti, i Big Data rappresentano un piccolo mercato, ovvero una quota molto contenuta (a volte risibile) dell’intero giro d’affari generato. Anche i nomi più affermati ricavano da questo settore l’1%, o anche meno, del proprio fatturato. Ci sono poi aziende piccole per le quali invece è l’unica ragione di vita, l’unica riga nel prospetto entrate. Insomma, un mercato ancora da formare, che deve crescere (crescerà molto) e stabilizzarsi. A livello generale, l’interno settore è costituito per il 44% da servizi, per il 37% da hardware e per il 19% da software.
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425 415 336 194
PWC DELOITTE
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“Schicchina, tu farai la giornalista”. Così ha avuto inizio tutto, credo. 26 anni, appena laureata in una materia che non c’entrava nulla con il giornalismo, con un direttore fantastico al quale devo molto (Sergio Meda) e una totale inesperienza. Da lì sono passati 12 anni. Ho bazzicato tra testate di sport e fitness, gossip, digital printing, beauty, salute, sanità e un’agenzia di comunicazione per arrivare – infine – al Grande Salto. Quello nella Rete e nella consulenza della libera professione. Un percorso fatto di incontri, apprendimento, curiosità, risate e parecchie arrabbiature. Ho scoperto che le parole possono essere fantastiche. Ho toccato con mano la bellezza di supporti unici e portenti della tecnologia in grado di realizzare “quasi” tutto. Ho imparato che per comunicare bisogna andare al passo con i tempi e che, per stare al passo con i tempi, bisogna rimettersi in gioco tutti i giorni.
e complessa
U
n numero dedicato, nel soggetto, a un uomo che ha saputo cambiare il mondo della tecnologia avvicinandovi tutti. Smanettoni, tecnici e neofiti. Un’edizione che ha voluto tentare di coniugare concetti come semplicità (nel colore), tecnologia (nell’immagine), professionalità e abilità (di tutti i partner delle arti grafiche che vi hanno preso parte). Un mese che è arricchito da un inserto che dà sfoggio di sé anch’esso, con classicità e abilità tecnica. I colori sono gli intramontabili bianco e nero, le lavorazioni quasi di cesello ne fanno un piccolo e presuntuoso gioiello editoriale del quale siamo, ancora una volta, orgogliosi. Ecco il riepilogo di chi ha fatto cosa, in modo che possiate leggere e seguire toccando con mano cover e inserto. Per la prima di copertina trovate ancora la carta firmata Arjowiggins Creative Papers, la stampa offset UV di Visual Project, la fustella laser di Ciemmeci Light Mark e gli
inchiostri offset UV di Hubergroup. Per quanto riguarda l’inserto potete scoprire la carta firmata Stora Enso, ancora una volta Visual Project per la stampa offset UV, la vernice spessorata di Marabu Italia e la serigrafia di Cover. E ora… buon divertimento. CARTA: BIANCO INTRAMONTABILE
Questo numero meritava un colore unico, immacolato e perfetto e così, detto fatto. Ecco che Arjowiggins Creative Papers si presenta con una carta della gamma Curious Collection che trasforma il bianco in candore puro. Si tratta di Curious Touch Soft da 300 grammi, qui nel colore Milk. Una sensazione unica quella che offre al tatto. Morbida, setosa, accattivante. La sua superficie liscissima offre un’esperienza sensoriale splendida, in grado di esaltare qualunque soggetto e progetto per il quale venga scelta. Un altro successo di quella che resta la gamma più amata e conosciuta dai creativi di tutto il mondo. Curious Collection,
punta di diamante del gruppo cartario francese, non smette infatti di crescere e arricchirsi in continuazione, proprio per la sua ecletticità indiscussa. PUNTI DI VISTA
Il gioco di parole serve per raccontarvi l’incredibile lavoro fatto da Ciemmeci Light Mark. L’azienda, specializzata nella realizzazione di fustelle laser, ha provveduto infatti a realizzare le micro fustelle che vedete concretizzarsi nei forellini di dimensioni e distanze varie, che messi tutti insieme sono in grado di offrire all’occhio dell’osservatore l’immagine di Steve Jobs, ancor più perfetta se osservata da una certa distanza. Non credete che sia tutto veloce e facile. Pensate che ogni foglio macchina viene introdotto singolarmente nel laser che effettua le fustelle. Se vi state domandando quanto tempo Ciemmeci Light Mark abbia impiegato a concludere il lavoro… sappiate che più o meno tutta la lavorazione ha richiesto circa tre settimane, per un risultato stupefacente. Il laser, al contrario delle fustelle meccaniche tradizio-
nali, è in grado di garantire la precisione che vedete, senza sbavature e senza residui.
ARJOWIGGINS CREATIVE PAPERS
HUBERGROUP
VISUAL PROJECT
Arjowiggins Creative Papers, produttore e leader nel settore delle carte creative, commercializza brand ben noti quali Conqueror, Opale, Inuit, Curious Collection, Keaykolour, Rives e Pop’Set. I prodotti sono certificati FSC con un’offerta di carte 100% riciclate premium, senza dimenticare che la gamma Conqueror è classificata Carbon Neutral in molti Paesi. L’attenzione per la creatività è supportata da “The Blank Sheet Project”, piattaforma che aggrega la comunità creativa e la invita a lasciare un segno nel mondo in modo responsabile dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
Hubergroup è uno dei maggiori produttori europei di inchiostri, vernici e ausiliari per la stampa. L’azienda comprende 40 consociate e oltre 150 organizzazioni commerciali. Con più di 250 anni di esperienza nel settore degli ink, il gruppo è in grado di produrre consumabili per la stampa di imballaggio e di quotidiani e per la stampa commerciale. Huber Italia è uno dei principali attori nel mercato italiano in tutti i settori della stampa. Grazie al completo portafoglio prodotti e all’eccellente assistenza tecnica, è in grado di supportare la propria clientela per qualsiasi esigenza.
L’industria grafica e cartotecnica Visual Project è un’importante realtà cooperativa con molti anni di storia alle sue spalle. Visual Project è specializzata nella stampa offset e UV (fin dal 1997) su ogni tipo di supporto, dalla carta alla plastica, fino ai materiali speciali. Questa tecnologia di stampa è da sempre uno strumento importantissimo nelle mani di chi realizza progetti per i propri clienti, grazie alla resa e alla qualità finale di un prodotto che sa raccontare perfettamente un’idea e un brand. Tra le lavorazioni d’effetto che offre, spiccano le verniciature: lucide, opache e drip-off.
www.arjowigginscreativepapers.com
www.hubergroup.it
OFFSET E UV, ALLEATI DA SEMPRE
Copertina e inserto che ammirate su questo numero di Digitalic sono stati realizzati grazie alla tecnologia della stampa offset UV firmata Visual Project. La motivazione è semplice e nasce dagli indiscussi vantaggi che questa tecnica è in grado di garantire in molte occasioni. Caratteristiche necessarie quando si stampano supporti e colori che rischiano di non essere sottoposti a una corretta asciugatura. Tra tutti i vantaggi che la tecnologia offset UV ha, quelli che erano fondamentali per questo numero di Digitalic, sono stati senza ombra di dubbio l’asciugatura immediata, la brillantezza dei colori – dovuta al fatto che inchiostri e vernici non sono soggetti a fenomeni di assorbimento – e, infine, la resistenza a graffi, sfregamenti e usura. GLI INK PER LA COVER...
Complici della perfetta riuscita della stampa della copertina sono, ancora una volta, gli inchiostri. Quelli della cover, come dicevamo, sono firmati Hubergroup e sono ink UV perfetti per la stampa della quale vi abbiamo parlato poco fa, quella offset. Come di consueto, la qualità elevata dei prodotti usati dimostra che la resa finale è frutto di cooperazione, valutazione dei partner giusti, scelta, prove e studio dei consumabili che, di volta
CIEMMECI LIGHTMARK Ciemmeci Light Mark opera nel settore Moda offrendo servizi di decorazione, personalizzazione, taglio e marcatura su materiali di vario tipo, grazie alla tecnologia laser. Nata nel 2000, è parte del gruppo composto da Ciemmeci, Ciemmeci Fashion e Lady Piega e realizza le proprie lavorazioni sia con laser CO2, sia con laser al Neodimio Yag.
L’alto grado di automazione e le attrezzature dotate di piani a controllo numerico interamente computerizzato costituiscono i suoi punti di forza. I programmi delle lavorazioni sono curati da esperti di computer grafica (Cad), mentre tecnici altamente specializzati si occupano delle lavorazioni. www.ciemmeci.it
www.visual-project.it
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COVER
MARABU ITALIA
L’azienda emiliana conta 26 dipendenti e uno staff sempre alla ricerca di nuove possibilità applicative nell’ambito della nobilitazione della carta. Floccatura, plastificazione, verniciatura offset, stampa a caldo e serigrafia sono il core business dell’azienda. L’esigenza di trovare nuove sinergie, mirate al miglioramento della produzione, ha spinto Cover a far parte di un gruppo specializzato nella ricerca di nuovi materiali. Le tecnologie all’avanguardia e i rapporti di partnership con altre imprese rendono possibile evadere grandi e piccole commesse con tempistiche e prezzi competitivi.
Con oltre 150 anni di attività, il gruppo Marabu sviluppa e produce inchiostri di alta qualità per applicazioni grafiche e industriali. L’azienda, che ha la sua sede centrale in Germania, è presente – però - in tutto il mondo con filiali e partners di distribuzione. Nata nell’autunno del 2008, la filiale italiana del gruppo – Marabu Italia – ha sede a Locate Triulzi (Milano) e opera su tutto il territorio nazionale per offrire un portfolio di innumerevoli prodotti e soluzioni per la stampa serigrafica, tampografica e digitale, grazie alle esclusive rappresentanze estere garantite.
in volta, vengono utilizzati per realizzare un progetto. Non è possibile tralasciare alcun dettaglio quando si affronta un progetto, sia esso di poche copie o a larga diffusione. Per quanto ci riguarda… ci sembra splendido. QUELLI PER L’INSERTO
La semplicità del nero e l’incisività di parole – quelle di Steve Jobs – che non necessitano di troppi fronzoli, ma di un effetto visivo incisivo e forte, ci sono sembrate la strada migliore da seguire per realizzare l’inserto nero che vedete nella vostra copia di Digitalic. Ed ecco, dunque, che sul nero è stata stampata la frase del papà della “mela morsicata”, che prende vita grazie al fatto che il testo viene letteralmente “bucato” sul fondo nero reso ancor più prezioso dalle vernici firmate Marabu. Si tratta di una vernice lucida e spessorata in grado di donare quell’effetto tipico di rilievo e profondità che altrimenti non sarebbe mai possibile con vernici e inchiostri tradizionali. Appoggiate il dito e vi renderete conto dell’effetto finale, tutto tattile. LUCE E VOLUME BLACK EFFECT
www.coversrl.eu
www.marabu-italia.it
La vernice spessorata della quale vi abbiamo parlato è stata usata anche sulla prima di copertina per rendere lucida e materica la testata Digitalic, ma anche per creare un contrasto con la morbidezza della carta grazie ai semicerchi lucidi. Questo effetto abbelli-
STORA ENSO Stora Enso è una società innovativa che ha l’obiettivo di reinventare l’uso della carta, dei biomateriali e dei prodotti per il packaging. Il principio che la anima è quello di riprogettare il vecchio e sviluppare il nuovo per offrire ai clienti soluzioni innovative basate su materie prime rinnovabili.
Il gruppo ha circa 28.000 dipendenti in più di 35 paesi del mondo, ed è una società quotata alla borsa di Helsinki e di Stoccolma. I clienti principali sono le case editrici, tipografie e i distributori di carta, ma anche società che si occupano di imballaggio e packaging di lusso. www.storaenso.com
sce anche l’inserto. In questo caso la vernice è stata utilizzata in un modo un po’ insolito rispetto alla maggior parte dei progetti che è possibile vedere in giro. Di norma, infatti, sono le lettere, le scritte e i piccoli particolari ad essere verniciati per acquisire spessore. In questo caso, invece, Cover ha fatto l’opposto. Ha steso sull’intera superficie dell’inserto lo strato omogeneo di vernice spessorata e poi ha scavato la superficie con le lettere dell’aforisma di Steve Jobs. Fondamentale, in questo caso, è che la vernice venga stesa in modo uniforme e nel giusto quantitativo e che non venga “scalfita” la superficie, oppure che le copie siano ben pulite da residui di lavorazioni precedenti come la polvere in eccesso, che rischierebbero di rovinare la piacevolezza dell’effetto lucido e uniforme, tanto alla vista quanto al tatto. ILLUMINATA AD ARTE
Per l’inserto è stata utilizzata la carta LumiArt di Stora Enso, una superpatinata senza legno nata per dare il massimo nella stampa delle fotografie, alle quali offre una profondità assoluta del nero. Questa sua incredibile qualità è stata scelta per l’inserto, che doveva essere nero e luminoso, brillante e lucido, in forte contrasto con la carta bianca e softouch della copertina. La grammatura scelta è 250gr/mq per sostenere l’importante serigrafia. Il risultato è la famosa frase di Steve Jobs lucida, su un fondo ancora più lucido e materico.
MERCATO
ANCHE I RICCHI CALANO di FRANCESCO MARINO
La penetrazione dei cellulari in Europa ha raggiunto l’incredibile cifra del 125%, che suggerisce che le persone possiedono più di un contratto telefonico o di una Sim a testa, mentre nel resto del mondo si misura un 89%. Nonostante questa diffusione, il fatturato del settore è previsto in calo del 2% tra il 2012 e il 2017. In percentuale può sembrare poco, ma in termini assoluti si tratta di una cifra molto rilevante (170 miliardi di euro è il fatturato delle Tlc in Europa) e, soprattutto, di un’inversione di tendenza per un settore da sempre in crescita. Questi dati emergono dall’ultimo rapporto del GSMA (l’associazione degli operatori mobili) per l’Europa e ritraggono un settore che oggi si trova ad un bivio. Lo sviluppo, così come si è svolto fino ad oggi, sta per finire e bisogna immaginare nuove strade e un nuovo ruolo per il telefonino. Non si può pensare di aumentare il numero di linee o il numero degli utenti, occorre invece differenziare il business. Gli utenti mobile in Europa sono
403 milioni e diventeranno 417 nel 2017 e, se si guarda il numero delle persone che possiedono almeno un contratto telefonico, la penetrazione è del 79%. Ciò che stupisce è la quantità di dati che gli utenti consumano attraverso i dispositivi mobili, quantificabile in 181.397 TB al mese (in crescita del 54% rispetto all’anno precedente) che diventeranno più di un milione di TB nel 2017. Il telefonino sarà così il principale strumento di accesso al web e ai servizi che la rete mette a disposizione. Il traffico voce non presenta questa continua evoluzione, senza contare che il maggior fatturato derivato dalla mole dei dati non compensa quello perso su voce e Sms. Al calo dei fatturati hanno contribuito senza dubbio i tagli alle tariffe roaming, che hanno fatto risparmiare agli utenti 15 miliardi di euro. Tra le nuove aree di sviluppo spicca l’utilizzo dei dispositivi mobili per il riconoscimento dell’identità e, quindi, per l’autenticazione remota e sicura delle persone.
Dato che il telefonino è diventato il principale strumento per utilizzare, comprare o controllare vari tipi di servizi, l’autenticazione sicura può aprire nuove possibilità, sia per gli operatori che per gli integratori. Dalle offerte personalizzate alla gestione delle banche, usare il telefonino come carta di identità potrebbe rivitalizzare il settore e l’economia europea. “L’industria mobile può ancora svolgere un ruolo importante nella ripresa economica. Il nuovo pacchetto Ue per il mercato unico dovrebbe pertanto concentrarsi sulla messa in atto di politiche che incoraggino gli investimenti nella connettività a banda larga mobile, abilitino l’innovazione e rafforzino la fiducia dei consumatori” ha dichiarato Anne Bouverot, direttore generale di GSMA. Nel prossimo futuro si vedrà una maggiore competizione e forse anche una concertazione del mercato: gli operatori europei, infatti, hanno dimensioni più piccole dei competitor americani, che possono sfruttare meglio le economie di scala ancora possibili nelle Tlc.
DOSSIER DISTRIBUTORI
LE NUOVE STRADE DELLA DISTRIBUZIONE di FRANCESCO MARINO
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Il mercato è piatto, ma dietro questa immobilità si nasconde una rivoluzione: cambiano i prodotti più venduti, nuove categorie si affacciano e altre quasi spariscono dal portafoglio dei distributori che si differenziano sempre di più
A
lla fine il risultato è invariato: i fatturati dei distributori IT in Italia un po’ salgono e un po’ scendono, in questo 2013 che nasconde però grandi trasformazioni. Osservando i dati di Context si nota subito come l’andamento del giro d’affari sia altalenante; il risultato finale dà sostanzialmente un -0,2%, ma racconta ben poco. Di fronte al crollo del mercato più sostanzioso per i distributori, quello dei notebook, che scende anno su anno del 16%, ce ne sono altri in crescita esponenziale, come il settore delle telecomunicazioni. Il dato più evidente è l’esplosione degli smarphone (+71,2%), che peraltro è possibile notare ogni giorno, ma vi sono
anche tecnologie espressamente dedicate alle imprese e di alto livello che fanno registrare crescite importanti nel settore Tlc, come ad esempio la video conferenza (+88,5%). Tali dati possono essere letti come un aumento della voglia di comunicare sia delle persone (smarphone) che delle aziende (videoconferenza, telepresenza, ecc.), nonché come una differenziazione molto forte nel mercato che i distributori devono affrontare. I prodotti a più elevata crescita del 2013 sono gli accessori per gli smartphone (estremamente consumer), ma crescono in modo deciso anche i software per il data management e il project management (profondamente business e di alto livello). Sembra dunque che il mercato si stia polarizzando:
I PRIMI 10
Fonte: Context
+77%
SEGMENTI DI PRODOTTO PER LA DISTRIBUZIONE
+3.4% NOTEBOOK
-4.5%
CONSUMABILI
+1.8% SOFTWARE
DESKTOP
-2.7%
-4.9%
TLC
STAMPANTI
HARD DISK
-1.4% -9.5%
26 |
CRESCITA PER I DISTRIBUTORI IN ITALIA. % CRESCITE IN VALORE ANNO SU ANNO (GEN-LUG 2013)
MONITOR
SERVIZI
COMPONENTI
-4.4%
-6%
LE TLC CRESCONO DEL 77% IN 7 MESI NELLA DISTRIBUZIONE % CRESCITA ANNO SU ANNO IN VALORE SEGMENT TLC 2.400%
Smarphone Accessori Smarphone Cellulari Videoconferenza Telefoni fissi Accessori per telefonini Accessori cellulari
2.200% 2.000% 1.800% 1.600% 1.400%
8.5% -6.2% -7.8% 3.9% -0.3% -1%
1.200%
3.5%
GEN13 FEB13 MAR13 APR13 MAG13 GIU13 LUG13
1.000% 800% 600% 400% 200% 0% -200%
da una parte i prodotti molto consumer, quasi gadget, dall’altra le soluzioni iper-professionali. Soffrono invece i mercati dei prodotti di mezzo, come i notebook. Questa polarizzazione ovviamente condiziona il lavoro del distributore, che in passato
spesso offriva l’intera gamma dei servizi e dei prodotti IT; oggi questo è sempre meno vero, e quando ci si sposta sulla vendita delle soluzioni prosperano i distributori a valore, tanto che i grandi nomi hanno creato divisioni o vere e proprie aziende per seguirla.
GEN
FEB
MAR
Esaminando le 10 categorie di prodotto più vendute dai distributori italiani (gennaioluglio 2013), si nota che nel loro complesso sono cresciute dello 0,3%. Calma piatta? Assolutamente no. Le stampanti registrarono un calo del 9,5%, ma i consumabili crescono del 3,4%;
APR
MAG
GIU
LUG
i monitor segnano -6%, le Tlc + 77%, i servizi + 1,8%. Dentro quello “zero” di crescita si cela una rivoluzione nei segmenti. Nel suo complesso, il mercato della distribuzione in Italia ha generato da gennaio a luglio 2013 un fatturato di 2,593 miliardi di euro.
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DOSSIER DISTRIBUTORI
IL CROCEVIA DELLA TECNOLOGIA di GIUSEPPE GOGLIO
T 28 |
utti siamo rapiti dagli annunci di nuove tecnologie. Renderle disponibili per gli utenti e per le aziende in ogni parte d’Italia non è però scontato, in quanto anche per il più semplice degli oggetti IT sono necessari una serie di passaggi, un’organizzazione precisa e infiniti servizi che lo accompagnino. Perché tutta questa catena funzioni al meglio, è importante che l’apparato distributivo si mantenga efficiente; un compito non facile quando un settore come l’IT si trova ad affrontare un brusco cambiamento di scenario e un’innovazione tecnologica pronta a stravolgere regole consolidate da anni. LUNGA VITA AL DISTRIBUTORE I distributori hanno fiducia nel futuro, soprattutto perché il loro ruolo sul mercato si compone di una serie di attività difficilmente sostituibili. “Siamo l’anello di congiunzione tra la proposta, il modo di operare dei produttori e le necessità tecnologiche e di servizio dei rivenditori – esordisce Valerio Rosano, Marketing & Sales Manager di Sidin. – Il vendor, da solo, non riuscirebbe a gestire il tutto né potrebbe offrire servizi così completi e variegati”. “Il distributore è sempre stato fondamentale e lo sarà ancora di più – approva Giuseppe Mastandrea, broadline
I distributori rimangono lo snodo essenziale per far arrivare la tecnologia e l’innovazione alle imprese. Ma sta cambiando il loro ruolo e diventano sempre più agili: devono seguire un’evoluzione radicale della tecnologia che passa anche per il cloud marketing director e marketing communication manager di Tech Data – perché in realtà le strutture dei vendor sono sempre più in una fase di riduzione dei costi e di focalizzazione degli investimenti sulla cura dei margini”. Da ciò scaturisce la necessità di gestire le relazioni con i partner, la logistica, gli aspetti finanziari e altro ancora, come solo la distribuzione è in grado di garantire. “Dobbiamo occuparci anche di marketing ed eseguire una fondamentale opera di preselezione dei prodotti – prosegue Mastandrea. – Inoltre, in Italia il mercato è caratterizzato dalle Pmi e di conseguenza anche il numero di rivenditori necessari per servirle deve essere più elevato”. Oggi la prospettiva è quella di evolversi in centro nevralgico per garantire al cliente finale disponibilità e benefici dei prodotti, secondo le promesse dei fornitori. “Il distributore riveste il ruolo cruciale di anello di congiunzione fra offerta e domanda dei rivenditori – riprende Giambattista Brevi, presidente di Brevi, – un ruolo che si fonda innanzitutto sulla capacità di gestire una logistica efficiente, in grado di rispondere alle richieste della clientela in maniera puntuale”.
Forse anni fa era sufficiente garantire un punto di appoggio per la scelta e l’approvvigionamento dei prodotti, mentre oggi è necessario anche saper aggiungere del proprio. “Il ruolo del distributore è sempre più fondamentale, ma allo stesso tempo è altrettanto importante la capacità di evolvere rapidamente in base alle necessità dei produttore e del canale – precisa Gianluca Guasti, marketing manager di Computer Gross. – Negli anni si è passati da un tipo di distribuzione tradizionale, alla quale erano richieste principalmente la disponibilità dei prodotti, la logistica e le operations, ad una nuova strategia di distribuzione di soluzioni”. Spinto all’estremo, il ragionamento arriva quasi a ribaltare la convinzione di chi vede calare il peso dei distributori. “All’inizio degli anni ‘90, con le prime cicliche crisi economiche e finanziarie, marchi importanti, pur presenti direttamente in Italia, preferirono affidare al canale i prodotti, lasciando al distributore la gestione del rischio finanziario e le incombenze di logistica – ricorda Loris Stucchi, value enterprise manager di Datamatic. – Successivamente, l’ampliamento del portafoglio prodotti , il forte incremento dei
fatturati e l’ottimizzazione dei processi hanno fatto sì che la figura distributiva diventasse il vero punto di riferimento nella gestione e sviluppo del business dei reseller”. È il mercato stesso a rendere indispensabile una figura capace di conciliare esigenze diverse. L’importante è sapersi adattare e ritagliarsi il proprio ruolo. “Ci sono almeno due tipi di distributori: quelli di nicchia e i generalisti – spiega Andrea Veca, amministratore di Achab. – Il compito fondamentale dei primi è il lavoro di sintesi, perché l’offerta del mercato è sterminata. È il distributore che deve ricoprire questo ruolo, mettendo poi le proprie conclusioni a vantaggio della comunità dei clienti. Per quanto riguarda quelli ad ampio portfolio, il vendor è più presente e si occupa in prima persona della diffusione della proposizione di valore. In questo caso l’attività si concentra sugli aspetti organizzativi e logistici”. “È impensabile che un produttore possa attuare la vendita diretta – sottolinea Rodolfo Casieri, direttore commerciale di EDSlan. – Il distributore si fa carico di tutte le problematiche commerciali e finanziarie dovute alla vendita, come per esempio le procedure di importazione e sdoganamento, la disponibilità a immagazzinare la merce e renderla disponibile immediatamente e la capacità di promuovere il
proprio marchio con l’organizzazione marketing del distributore, e l’elenco potrebbe proseguire ancora a lungo”. Analizzando il contesto attuale di mercato, gli spunti per rendersi indispensabili non mancano. “Abbiamo la possibilità di essere in costante aggiornamento sull’andamento del mercato e sulle novità di prodotto, rappresentando di fatto dei pionieri del mondo tecnologico – rilancia Federico Marini, amministratore delegato di Computerlinks. – Inoltre, la possibilità di combinare al meglio soluzioni di più produttori in un medesimo progetto rende i rivenditori ancora più competitivi sul mercato”. “Siamo in presenza di un mercato caratterizzato da un numero
elevato di prodotti, con cicli di vita anche brevissimi, contenuti tecnologici complessi e innovativi e categorie merceologiche molto differenziate – ribadisce Giorgio Ascoli, presidente di Executive. – Il mercato di sbocco presenta altrettante sfaccettature e particolarità, poiché gli stessi oggetti sono utilizzati con funzioni diverse da utenti professionali, consumatori o anche dall’industria. L’approccio non può quindi essere omnicomprensivo. È necessario scegliere di focalizzarsi su segmenti specifici, trasversali rispetto ai brand e ben definiti nelle dimensioni di destinazione e tipologia di prodotto”. La capacità di individuare i prodotti più idonei alle esigenze del mercato si afferma come elemen-
LORIS STUCCHI Datamatic
FEDERICO MARINI Computerlinks
FRANCO PURICELLI Systematika
VALERIO ROSANO Sidin
GIORGIO ASCOLI Executive
GIAMBATTISTA BREVI Brevi
ANNALISA ACQUAVIVA Ingram Micro
to distintivo. Perché dia i risultati attesi, non può però limitarsi a una semplice opera di selezione. “Le soluzioni tecnologiche implementabili sono quasi infinite – puntualizza Piera Loche, managing director di Zycko – ed è fondamentale il lavoro che porta sul canale solo le tecnologie più avanzate, dopo un attento lavoro di ricerca e di test. Inoltre, bisogna essere capaci di proporre la migliore soluzione, con uno studio specifico delle necessità e delle esigenze dell’azienda cliente”. La padronanza delle tecnologie è quindi un requisito fondamentale. Negli ultimi anni, un altro aspetto è diventato però altrettanto importante. “Il mercato attuale richiede sempre più efficienza, precisione, ottimizzazione delle risorse e particolare attenzione alla gestione del credito – sottolinea Enzo Riccio, responsabile IT e marketing di Triangolo. – Mai come in questi anni marketing e
amministrazione devono tenersi per mano e viaggiare in sintonia per offrire una soluzione a 360° al dealer”. “Assume oggi importanza strategica il fattore finanziario, sempre più determinante in un contesto di mercato particolarmente complesso – approva Veca, – perché oggi è il distributore a farsi carico della gestione del credito, in un delicato equilibrio fra la volontà di sostenere il canale e i rischi che ne possono derivare”. SPICCARE NEL MUCCHIO Se tante sono le ragioni per le quali il ruolo del distributore resta indispensabile, altrettanti devono essere i punti di forza. Un ruolo reso più difficile dall’estrema varietà di requisiti. “Da noi vige la formula delle Tre P, ovvero: pronti, presenti, preparati – afferma Riccio. – Il nostro obiettivo è istruire il dealer ad affrontare il mercato a 360°, fornendo gli
GIUSEPPE MASTANDREA Tech Data
LORENZO DE PIETRI Snt
ANDREA VECA Achab
RODOLFO CASIERI EDSLan
ENZO RICCIO Il Triangolo
“Cerchiamo di non ricoprire solo un ruolo logistico, ma condividiamo con i partner la nostra esperienza tecnica e consulenziale – aggiunge Loche. – Analisi delle necessità, configurazione e installazione, riparazione e supporto, training e co-marketing sono solo alcuni dei servizi professionali che mettiamo a disposizione e che completano il portfolio prodotti”. Anche nel caso di una standardizzazione nell’offerta si rivela vincente l’abilità di coltivare rapporti personalizzati. “La specializzazione è fondamentale per garantire ai partner una sponda solida, di qualità e credibile, ma anche e soprattutto un buon livello di “intimacy” – puntualizza Franco Puricelli, sales manager & business development di Systematika. – Conoscerli a fondo, capire gli ambiti nei quali lavorano e si muovono, comprendere le
criticità che affrontano e come poter essere concretamente di supporto sono tutte attività che garantiscono prossimità e che nel tempo, se bene amministrate, possono dare buoni risultati con continuità”. “Il punto chiave è costruire un rapporto con i clienti che vada oltre la singola fornitura, per diventare una relazione duratura che copra tutte le fasi del ‘ciclo di esperienza dell’acquirente’ – approva Veca – e anzi parta ancora prima, con l’aiuto a individuare la soluzione giusta per risolvere l’esigenza del cliente finale. In sintesi, bisogna cercare di rendere la vita del rivenditore più semplice”. SPIRITO DI INIZIATIVA Di fronte a obiettivi spesso comuni, una buona leva per fare la differenza è l’individuazione di soluzioni personalizzate.
strumenti formativi necessari alla vendita e utili a perfezionare l’offerta e a cogliere al meglio qualsiasi opportunità”. “Quando un partner percepisce competenza e disponibilità e usufruisce a pieno dei servizi di pre-prevendita e post-vendita, vuol dire che il capofila della catena del valore è un distributore con competenze di alto profilo e non semplicemente un “box-mover” – riprende Lorenzo De Pietri, direzione marketing di SNT. – Le attività che danno valore a un distributore sono la capacità di gestire configurazioni complesse in sinergia con il partner e di sviluppare operazioni di marketing mirate e verticali in stretta collaborazione con i propri Var, per coinvolgere i loro mercati strategici e supportare il dealer nella realizzazione e installazione della soluzione
MICHELE PAPA Itway
(hardware e software) anche presso l’utente finale”. Prima di tutto, però, è indispensabile garantire un elemento chiave. “Il distributore deve essere un partner di fiducia per il cliente e il fornitore – evidenzia Ascoli. – Affidabilità vuol dire competenza, continuità, coerenza e ascolto. Per noi, questo vuol dire specializzazione e focalizzazione. Abbiamo scelto di concentrarci su prodotti di consumo e accessori con l’applicazione di tecniche di category management specifiche, che guidano la gestione degli assortimenti e dei riordini automatici”. La sfida, tra le più impegnative, è saper conciliare gli elementi fondamentali per un distributore con quelli in cui cercare la propria particolarità. “A fare davvero la differenza sono le attività sulle quali ci concentriamo da sempre, cioè la creazione di un portafoglio coerente di marchi nell’ottica di creare una soluzione da proporre al canale – riprende Michele Papa, country operation manager di Itway Vad. – Proprio pensando a una soluzione che risolva un problema a un cliente, associamo ai prodotti tutti i servizi necessari al partner: competenza tecnica, servizi professionali, formazione, apparati e macchine demo”. Una di queste attività cresce di importanza di fronte a scenari più complessi. “I servizi che fanno davvero la differenza sono quelli cosiddetti a ‘valore aggiunto’ – prosegue Rosano – e per noi ciò significa soprattutto formazione a tutto campo, intesa sia come divulgazione, sia come approfondimento tecnico”.
PIERA LOCHE Zycko
DIGITALIC PER AVNET
TRAINING
Avnet: la formazione per diventare veri consulenti Il distributore è diventato Global Training Provider IBM e aggiunge così un tassello importante al suo portafoglio formativo già molto ricco
p
contatti
AVNET TECHNOLOGY SOLUTIONS www.ts.avnet.com/it/ Via Gozzano 14 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel.: +39 02 618 604 1 Fax: +39 02 618 604 5
er essere davvero un distributore a valore aggiunto, uno degli elementi essenziali che bisogna saper veicolare è la formazione: un aspetto in grado di differenziare davvero l’offerta, non solo per la capacità di offrire prodotti, ma anche per la possibilità di far capire ai rivenditori come queste soluzioni funzionano, a chi vanno proposte e come devono essere progettate. “La formazione ha per noi un ruolo molto importante – spiega Cristina Campominosi, Sales Manager Professional Service di Avnet TS Italy – perché i nostri training rientrano nella struttura Professional Services con cui Avnet affianca i suoi clienti in tutte le fasi del progetto, dalla formazione alla consulenza, dalla progettazione all’implementazione presso il cliente, per finire con il supporto telefonico postvendita per tutte le soluzioni”. Recentemente Avnet ha ampliato la sua offerta di formazione, quali sono i nuovi servizi? A luglio abbiamo annunciato che siamo divenuti Global Training Provider IBM. Siamo ora in grado di offrire a partner e clienti finali programmi di training approfonditi per consolidare cono-
scenze e competenze sull’intero portafoglio di soluzioni IBM, che comprende un ampio catalogo in linea con le ultime novità in materia di prodotti hardware e software. Questo va ad aggiungersi alla nostra offerta formativa, composta da VMware – siamo Training Center Autorizzato (VATC) – Cisco, Emc e Red Hat. Perché IBM ha scelto Avnet come centro di formazione mondiale? IBM ha scelto Avnet perché abbiamo una comprovata capacità di offrire formazione e servizi a valore aggiunto in tutto il mondo. Siamo in grado di sviluppare e ottimizzare le competenze tecniche e le conoscenze dei clienti IBM circa le più avanzate soluzioni per mobile, cloud, analytics e social business, aiutandoli a rispondere al meglio alle sfide competitive dei clienti finali. Il nostro è un programma di formazione tra i più completi attualmente presenti sul mercato. Quando partiranno i corsi in Italia e verso quali tematiche saranno orientati? Come saranno organizzati? I primi corsi IBM partiranno ad ottobre e comprenderanno l’intero portafoglio dei brand, tra i quali Cognos, Ecm, Networking, pSeries, Rational, Tivoli, Unica,
CRISTINA CAMPOMINOSI, Sales Manager Professional Service di Avnet TS Italy
Websphere, xSeries e Security Systems, tanto per citarne alcuni; saranno orientati alle diverse aree di competenza hardware e software come cloud computing, business process management, application development, serviceoriented architecture, business analytics, eccetera. I corsi si terranno presso i nostri training center di Cinisello Balsamo e di Roma, ma successivamente potranno essere effettuati anche in modalità on-site (presso il rivenditore o la sede del cliente) e Live Online, come tutta la nostra offerta formativa. Ci tengo a precisare che Avnet è stato il primo centro di formazione in Italia a proporre training di certificazione in modalità Live Online. Seguire un percorso formativo quali vantaggi dà ad un Var? Avnet non limita la sua offerta alla sola proposta di prodotti, ma, in virtù della complessità dei progetti, si impegna ad offrire soluzioni più complete e adatte alle diverse richieste del rivenditore. Ecco che il training di alto livello diventa basilare: la continua evoluzione tecnologica dei prodotti e il conseguente aumento della complessità delle soluzioni fanno sì che il rivenditore debba essere in grado di proporsi come consulente. Avnet, attraverso la formazione, trasferisce ai partner le competenze tecnologiche necessarie per costruire un’offerta personalizzata in ogni suo dettaglio.
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“Come d’abitudine, abbiamo proposto tantissimi progetti – afferma Mastandrea – tra i quali spicca Electronic software distribution, un sistema completamente online per rendere la transazione più veloce, vendendo la licenza senza il box del pacchetto. Siamo gli unici a proporlo in Italia. Inoltre, c’è il programma di fidelizzazione TD Bonus Plus”. “L’organizzazione eventi è da sempre molto attiva e motivo di vanto per la nostra azienda – aggiunge Annalisa Acquaviva, vendor management director di Ingram Micro. – Un esempio fra tutti è Showcase, l’appuntamento annuale tra produttori, partner e operatori del mercato IT, che rinnova la sua formula ogni anno e che quest’anno è ispirato al tema del cambiamento: ‘Inspired by Change’. Aspettiamo oltre 70 vendor e la presenza di più di 1.500 visitatori”. Proprio il cambiamento indotto dalle nuove tecnologie è uno dei temi che tocca più da vicino i distributori. Primo tra tutti il cloud computing, per molti un vero e proprio spauracchio, mentre per altri rappresenta una nuova opportunità. “Il progetto di cui andiamo più orgogliosi è iNebula – afferma Papa. – Siamo in grado di portare al canale una serie di servizi pensati e realizzati in base alle richieste del mercato locale, con i data center tutti in Italia. Risponde perfettamente alle esigenze della piccola e della media azienda nazionale”. La prospettiva può risultare così allettante da indurre ad effettuare importanti investimenti. “Arcipelago.net è il progetto con il quale abbiamo colto la sfida del Cloud Computing – sottolinea Guasti, – un’opportunità che non potevamo non raccogliere. Abbiamo perciò realizzato un data center proprietario presso la sede centrale di Empoli e abbiamo fatto forti investimenti sia in infrastrutture che in tecnologie, realizzando una vera e propria piattaforma operativa”. In questo contesto si rivela produttivo, se usato con criterio, uno strumento di contatto altrove abusato. “Abbiamo sperimentato insieme
ad alcuni nostri fornitori delle sofisticate campagne di telemarketing – rivela Giancarlo Milite, amministratore delegato di Alias – che ci hanno permesso di sviluppare esperienza nell’utilizzo di questo strumento, che permette il contatto diretto con centinaia di rivenditori ogni mese a costi decisamente interessanti”. Al fianco di queste nuove iniziative, resta comunque importante continuare a far crescere l’offerta più consolidata.
È IL MERCATO STESSO A RENDERE INDISPENSABILE UNA FIGURA CAPACE DI CONCILIARE ESIGENZE DIVERSE. L’IMPORTANTE È SAPERSI ADATTARE E RITAGLIARSI IL PROPRIO RUOLO. “Credo che vantare la prima rete italiana per numero di cash&carry e copertura territoriale rappresenti il principale motivo di soddisfazione – riprende Brevi, – un primato raggiunto tra l’altro proprio nell’anno del nostro trentesimo compleanno, altro traguardo che ritengo significativo. È un modello di business impegnativo e complesso da gestire, ma credo che sia il migliore per rispondere alle esigenze del rivenditore di oggi”. Sempre più spazio, infine, è lasciato alla formazione. “Ci stiamo concentrando sulla Computerlinks University, in calendario per il 10 ottobre presso Villa Quaranta a Verona – aggiunge Mariani. – Come ogni anno raccogliamo un ottimo riscontro in termini di partecipazione, sia dei vendor che dei reseller”.
ALL’ORIZZONTE NON SOLO CLOUD Tra le maggiori preoccupazioni dei distributori spicca la prospettiva del cloud computing. “Potrebbe cambiare le regole e scombinare molti degli schemi attuali, anche se si tratta ancora di uno scenario fluido e con evoluzioni prevedibili fino a un certo punto – riflette Puricelli. – Nel nostro Paese, ad esempio, esiste un problema infrastrutturale non banale, e il ruolo ed il posizionamento delle Telco, dei produttori stessi di tecnologia, è di difficile lettura. La nostra scommessa è sul cosiddetto cloud-journey, ovvero la fase preparatoria alla transizione verso l’ITaaS (IT as a service), che oggi esiste ma è ancora da completare, sia per le aziende, sia per gli operatori di settore”. “La minaccia non deve essere considerata tale, deve invece essere vista come una possibilità di trasformare la mera proposta di hardware in vendita strategica di servizi, utili ai partner per instaurare rapporti ancora più simbiotici con gli end user – conferma De Pietri. – Non vi sono svolte epocali, bensì una continua attenzione e correzione della rotta e della cartografia da seguire”. Più in generale, l’evoluzione invita a prendere in considerazione anche altri aspetti altrettanto cruciali. “Ci sono due trend che influenzano e influenzeranno le attività dei distributori – interviene Stucchi. – Il primo è la diminuzione in termini di unità e valore dell’hardware a seguito dell’avanzare di nuove tecnologie, tra cui proprio il cloud computing, mentre il secondo riguarda la mobility e la diminuzione dei margini di contribuzione, in particolare dell’hardware”. Altre opportunità si prospettano inoltre proprio dalla capacità di selezionare e combinare l’offerta secondo le esigenze dei clienti finali. “Da tempo abbiamo deciso di investire nell’area ‘a valore’, ritenuta strategica – spiega Acquaviva. – La divisione ha al suo interno competenze integrate come storage, server, networking e backup, ed è in grado di affiancare System Integrator e Var in fase di studio tecnico e di definizione commerciale”.
Integrare e aggregare mondi diversi
Il ruolo del distributore a valore è da sempre quello di identificare e portare le migliori soluzioni IT sul mercato, per consentire ai rivenditori di essere pronti a comprendere e valutare le nuove opportunità che questo offre. “La capacità di integrare diverse tecnologie fino a ieri appartenenti a mercati distinti è il fattore principale che distingue Avnet – spiega Andrea Massari country manager di Avnet TS. – La nostra è un’offerta aggregata: ci concentriamo sulle tecnologie innovative, che vengono affiancate alle principali soluzioni di storage, virtualizzazione, networking e sicurezza al fine di fornire alla soluzione quei differenziatori che la rendono migliore di altre. Per un distributore a valore come Avnet, inoltre, è molto importante anche il livello dei servizi, spesso inteso come una pronta risposta al cliente, adeguata e veloce sia dal punto di vista tecnico che da quello economico”. Secondo Massari, il trend più interessante del momento è il cloud computing. “Se ne parla davvero molto e, anche se l’approccio delle aziende è in questo momento abbastanza lento, prevediamo nel breve termine delle importanti accelerazioni anche in Italia”.
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TECNOLOGIA & BUSINESS
COMPUTER GROSS E IBM: LA TECNOLOGIA DIVENTA VALORE di FRANCESCO MARINO
Quello che stiamo osservando è uno SPOSTAMENTO delle decisioni di acquisto. Se prima erano i Cio a decidere gli investimenti e a gestire i budget ora entrano in gioco nuove figure manageriali. Non si tratta, oggi, di proporre solo infrastrutture, ma vere e proprie SOLUZIONI DI BUSINESS
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Il canale è il centro di ogni strategia, lo snodo dove l’innovazione incontra le aziende. Il produttore e il distributore lavorano insieme per migliorare la capacità dei Business partner di portare vera innovazione attraverso le soluzioni complete
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uello tra IBM e Computer Gross è un connubio che da sempre caratterizza il mercato italiano ed è fondato su due elementi, la tecnologia e il canale. “IBM è un Vendor di riferimento per il mercato ICT - ha detto Francesca Moriani, Value Business Manager di Computer Gross - in grado di offrire al canale un portafoglio realmente completo, formato da hardware, software, servizi, cloud e strumenti finanziari. Computer Gross veicola ai Business Partner l’offerta e ha investito in competenze e persone per condividere con il
canale tutti i vantaggi di questa strategia completa, affiancando IBM in ogni attività. Per esempio, per il software Computer Gross ha costituito, in tandem con IBM, un team di 16 persone in grado di supportare i rivenditori in ogni fase del processo di vendita. Come distributore abbiamo deciso di fare anche di più, creando un’agenzia di marketing, Idea Point, che segue i rivenditori e crea per loro eventi, iniziative e tutta una serie di attività per la generazione di nuove opportunità di business: un altro modo per portare ai rivenditori i vantaggi dei grandi investimenti fatti nei servizi, anche formativi, da Computer Gross”. Proprio la formazione è uno degli aspetti fondamentali
nella strategia IBM. “Stanno cambiando i comportamenti e le richieste dei clienti – ha spiegato Giovanni Calvio, Manager of Business partner IBM – e ogni modifica dell’attività degli utenti deve avere un riflesso immediato in quella dei Business Partner. Ciò che stiamo osservando è uno spostamento delle decisioni di acquisto dal Cio e dal Ceo, ai quali tradizionalmente era affidato il budget tecnologico, a figure come i responsabili marketing, finanziari e del personale, che portano un nuovo approccio alla tecnologia. Non si tratta di proporre solo infrastrutture, ma vere e proprie soluzioni di business in grado di integrare tutte le componenti dell’offerta IBM: hardware, software, servizi e cloud. I nuovi decisori, infatti, guardano all’IT per risolvere le loro esigenze in fatto di big data, mobility, business intelligence e smarter analitycs. I partner di canale devono
Da sinistra: FRANCESCA MORIANI Value Business manager di computer Gross GIOVANNI CALVIO Manager of Business partner IBM PAOLO SANGALLI Director System & Technology Group di IBM BIAGIO DE MARCHIS, Vice President Enterprise and mid-market IBM
dunque evolvere e portare le loro competenze ai massimi livelli, perché devono dialogare su un piano differente con i clienti”. Proprio il distributore, in questa evoluzione, gioca un ruolo fondamentale. “Quello che IBM chiede a un partner come Computer Gross è di riversare sui rivenditori le proprie competenze, di formarli affinché possano rivolgersi al mercato parlando di soluzioni e non solo di infrastrutture, perché le modalità con cui l’innovazione si diffonde nelle aziende stanno cambiando”. Questo nuovo approccio alla tecnologia è guidato dalle persone. “Le persone sono il primo investimento, quello fondamentale su cui puntano IBM e la divisione STG – ha sottolineato Paolo Sangalli, Director System & Technology Group di IBM, – perché sono loro che diffondono la conoscenza, tecnica ma anche di business.
Computer Gross non solo veicola ai Business partner LA TECNOLOGIA IBM, ma ha investito in COMPETENZE E PERSONE per condividere con il canale tutti i vantaggi di quest’offerta Su questa idea si basa la nuova modalità di vendita ideata da IBM che verrà lanciata nel 2014: il co-selling. Significa che le persone di IBM, insieme al distributore Computer Gross, affiancheranno i partner di canale nella vendita: insieme andremo dai clienti, anche di fascia alta, a testimonianza di quanto IBM creda nei Business Partner. Il co-selling non solo allarga a nuovi clienti l’ambito di attività del canale, ma introduce un nuovo modo di fare formazione e di diffondere la conoscenza tra i vari soggetti, IBM, Computer Gross, il rivenditore e il cliente finale.
L’education diventa l’attività fondante dell’azione sul mercato. Stiamo facendo insieme dei corsi, i “Curriculum Stg”, che contano già più di 200 partecipanti, cifra che vogliamo raddoppiare”. Il settore a più alto valore, quello del mondo enterprise, è l’ambito in cui la modalità di co-selling darà i maggiori benefici. “Operare in questo mercato – ha spiegato Biagio De Marchis, Vice President Enterprise and mid-market IBM – permetterà a IBM ed a Computer Gross di offrire, in modalità co-selling, il massimo delle competenze
e soluzioni in grado di rispondere alle esigenze di business delle imprese in ambiti di innovazione fondamentali quali cloud, collaboration, mobility e social. Attraverso Computer Gross ci aspettiamo che siano gli stessi partner a chiedere gli strumenti necessari per essere competitivi e per portare maggiore competitività ai propri clienti. Noi siamo pronti: abbiamo messo a punto una strategia in cui il canale è al centro di ogni innovazione e in cui IBM, insieme a Computer Gross, è in grado di formarli, affiancarli, supportarli e portare vera innovazione al Paese”. L’attività di Computer Gross in Italia ha trovato recentemente anche un importante riconoscimento durante il Global Technology Distribution Council: il distributore è stato infatti premiato per le attività e per i risultati nel settore SMB. La competitività italiana, nel mondo tecnologico, si è fatta valere a livello mondiale.
DISTRIBUZIONE
BREVI FESTEGGIA I 30 CON UNA CRESCITA DEL 14% di FRANCESCO MARINO
Il distributore fa registrare risultati perfettamente in linea con i programmi. Una crescita che avviene in modo organico in vari segmenti e che ha la sua forza nei cash&carry: 30 come gli anni di attività che festeggia quest’anno
B
revi conferma le attese: in un contesto di mercato molto complicato, infatti, il distributore è in linea con i risultati pianificati. “In questo momento il fatturato cresce del 14% rispetto a quello dell’anno scorso – commenta
+14% DA
134 MILIONI A
154 MILIONI DI FATTURATO
Giambattista Brevi, presidente e fondatore dell’azienda, – proiettandoci verso la soglia dei 150 milioni di euro entro fine anno (contro i 134 del 2012)”. Oggi Brevi festeggia i suoi 30 anni di attività con 30 cash&carry presenti in maniera capillare in tutto il Nord e Centro Italia, prima rete a livello nazionale per numero di punti vendita. “Credo che uno dei dati più incoraggianti sia la numerica clienti, che registra un tasso di crescita vicino al 30% – prosegue Brevi. – Oggi comprano da Brevi circa 1.000 rivenditori al giorno, 7.000 al mese: dati che prospettano una chiusura dell’anno con 15 mila operatori serviti. Il nostro fatturato è sempre più il concorso di tante vendite “polverizzate”, un aspetto che ci aiuta a gestire meglio i rischi sul credito; non a caso, la nostra percentuale di insoluti è giudicata fra le migliori della categoria”. Il modello cash&carry realizza una perfetta sinergia fra l’ecommerce del sito brevi.it e i punti vendita locali, dove il cliente può ritirare o integrare l’ordine fatto via web. Dal punto di vista dell’andamento dei vari segmenti merceologici, Brevi registra “un calo dei notebook, solo in parte compensato dalla crescita dei tablet, che al momento rimangono prodotti di nicchia nel B2B. Tengono bene i pc
desktop, che per noi rappresentano il 10% del business, con una menzione speciale per i nostri PC “Winblu”. La componentistica, ancorché non sviluppi più i volumi di un tempo, rimane uno dei nostri punti di forza e su alcune categorie merceologiche, secondo i dati Context, siamo primi in Italia per market share. In crescita il software, sia Microsoft che antivirus, mentre ottime soddisfazioni ci stanno arrivando dai prodotti per il networking”. Quello degli smartphone, invece, è un business ancora in embrione ma che sta crescendo rapidamente grazie al marchio Prestigio. Introdotto recentemente, il brand di luxury tech ha registrato da subito un buon successo: “Il dato interessante – ha sottolineato Brevi – è rappresentato dai numeri di vendita raggiunti rapidamente, e dal fatto che i rivenditori che hanno acquistato questi telefonini tornino a farlo con frequenza”. Per il futuro le previsioni sono positive: “L’esperienza ci insegna che i nuovi cash&carry aperti sviluppano il proprio fatturato nel corso del tempo, fino ad arrivare a regime. Con le nuove aperture del 2013, dunque, ci aspettiamo una crescita anche nel 2014”. Il numero dei cash&carry non è però destinato a salire, perché “preferiamo affinare l’attività di quelli già presenti nella nostra rete – ha dichiarato Brevi, – visto che il territorio in cui siamo attivi è servito in maniera ormai capillare”.
ANALISI
VISUALIZZARE L’EVOLUZIONE DEI DATI di LUCA BASTIA
L’analisi dei dati diventa più efficace quando si unisce agli strumenti di visualizzazione avanzata. SAS ha creato tool in grado di unire potenza, facilità e grande rapidità nel restituire i risultati
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LA RAPIDITÀ DI ESECUZIONE ABBATTE I TEMPI DEL
90%
a versione è la 9.4, la piattaforma è SAS Business Analytics, l’obiettivo è fornire un’analisi visuale di grandi moli di dati in poco tempo. Il fatto che sia rapida e visuale cambia radicalmente l’approccio, non è soltanto una questione di prestazioni e di estetica. Vedere i dati consente di fare collegamenti, analogie, intersezioni che non si potevano neppure immaginare osservando le informazioni in maniera tradizionale. La rapidità di esecuzione, invece, abbatte i tempi anche del 90% e permette di interrogare i dati perfino per
L’analisi dei dati RAPIDA E VISUALE cambia radicalmente l’approccio alla BUSINESS ANALYTICS, non è soltanto una questione di prestazioni e di estetica.
operazioni che in passato richiedevano diverse ore di analisi e che non venivano quindi eseguite, perché sarebbero state inutili dopo tutto quel tempo; basti pensare, per esempio, all’ottimizzazione di una campagna marketing online, che può dare risultati straordinari se si conclude rapidamente e se permette di modificare i parametri dell’attività. La piattaforma SAS oggi è disponibile anche su cloud, pubblico o privato. Chi necessita di un accesso rapido ai dati, o vuole ridurre i costi di gestione, può scegliere di fruire delle soluzioni su SAS cloud o su cloud pubblico. Chi, invece, vuole avere la massima garanzia sul controllo dei dati,
può optare per un’installazione presso la propria sede. L’ultima versione della piattaforma Business Analytics consente un accesso ancora più immediato alla potenza dei nuovi High-Performance Analytics. Una delle prime soluzioni a beneficiare dell’integrazione su cloud e delle nuove funzionalità della piattaforma è SAS Visual Analytics. In particolare, alla componente di forecasting si aggiunge la possibilità di fare analisi prescrittive alle già esistenti funzioni descrittive e predittive, una miglioria che porta aziende e organizzazioni a passare rapidamente a un livello superiore nella gestione dei dati. La combinazione di analisi e visualizzazione consente agli utenti aziendali di esplorare facilmente i dati. Ciò significa che i dipendenti non devono avere una preparazione specifica in analisi, ma è sufficiente la propria competenza, ad esempio nel marketing o nelle operazioni di finanza, per porre domande specifiche e utili al proprio business, per capire le tendenze o per individuare dove un processo non ha funzionato correttamente. La soluzione SAS Visual Analytics unisce Business Intelligence e Business Analytics in un unico sistema e permette di analizzare facilmente in maniera grafica grandi quantità di dati. Un vantaggio per manager e decisori, che, attraverso una visualizzazione semplice e immediata, possono comprendere al meglio eventi e trend e prendere decisioni accurate.
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Disponibilità e specifiche tecniche sono soggetti a modifiche. Foto del prodotto puramente indicativa.
IMAGING
TUTTI I COLORI DI EPSON di LUCA BASTIA
Secondo il nuovo standard internazionale Colour Light Output, il videoproiettore realizzato con la tecnologia 3LCD ottiene i migliori risultati di luminosità e resa del colore
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Il COLOUR LIGHT OUTPUT è la nuova misura della luminosità dei videoproiettori che analizza il livello di INTENSITÀ DEI COLORI e non solo della luce bianca. Il test utilizza TRE GRIGLIE PER RILEVARE 9 MISURAZIONI DELLA LUCE per ogni colore, rosso, verde e blu. Il valore che si ottiene è il CLO, espresso in lumen.
F
ino a ieri la luminosità dei proiettori era misurata solamente in termini di luce bianca, secondo lo standard White Light Output, tuttavia adesso è il Color Light Output, il nuovo standard internazionale che misura la luminosità dei colori di un videoproiettore digitale, ed esprime il vero valore di questi strumenti, utilizzati per lo più con immagini a colori. Secondo una ricerca indipendente realizzata da TFCinfo, infatti, l’86% di tutti i contenuti proiettati è a colori. È evidente che la qualità delle immagini è il fattore più
rilevante nella scelta di un videoproiettore digitale (lo ritiene l’89% degli intervistati), e addirittura il 99% è d’accordo sul fatto che la luminosità dei colori è un aspetto importante per la qualità delle immagini di un proiettore. La tecnologia Epson 3LCD garantisce gli stessi valori in lumen per la luminosità sia del bianco che dei colori, ed offre immagini con tonalità sino a tre volte più luminose rispetto alla tecnologia concorrente. Il Colour Light Output è un valore misurato in base a una metodologia standard industriale definita da un organismo indipendente, la Society for Information Display (SID).
Il test utilizza tre griglie per rilevare 9 misurazioni della luce per rosso, verde e blu. Tali misure vengono sommate, calcolate in media e moltiplicate per l’area dello schermo. Il valore che si ottiene è il CLO, espresso in lumen. Quando il Colour Light Output di un videoproiettore digitale è uguale al White Light Output significa che i colori sono molto luminosi, brillanti e precisi, mentre se è più basso avremo colori spenti. Nei videoproiettori DLP a 1 chip (quelli tradizionali) la luce della lampada passa attraverso i segmenti rosso, verde, blu e bianco di una ruota colore rotante. In questo modo si creano impulsi di luce colorata che vengono riflessi da minuscoli specchi per creare l’immagine proiettata. Il cervello di chi visualizza combina queste immagini sequenziali di luce rossa, verde e blu con l’impulso di luce bianca per percepire il colore. Il sistema 3LCD di Epson, invece, prevede l’utilizzo di specchi dicroici per separare la luce bianca della lampada del videoproiettore in flussi di luce rossa, verde e blu. Ognuno dei tre raggi di luce passa attraverso il proprio pannello LCD monocromatico per creare le componenti dell’immagine, che vengono quindi ricombinate attraverso un prisma dicroico prima della proiezione, per formare un’unica figura a colori completa. Il risultato è un’immagine stabile, senza il rischio di suddivisione dei colori. In media, i videoproiettori 3LCD sono del 25% più efficienti dal punto di vista energetico rispetto ai videoproiettori DLP a 1 chip e consentono pertanto di ridurre sia i costi, sia l’impatto sull’ambiente.
STORAGE
LO STORAGE AD ALTE PRESTAZIONI, CHE COSTA ANCHE DI MENO di
LUCA BASTIA
EMC ha annunciato una serie di nuovi prodotti basati su soluzioni innovative che hanno lo scopo di migliorare le performance, ma anche quello di abassare i costi fino al 68%
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P Oggi le aziende richiedono alle infrastrutture dei loro DATA CENTER maggiori prestazioni, il MASSIMO dell’EFFICIENZA e COSTI MINORI. Grazie alle tecnologie più recenti si possono centrare tutti questi obiettivi con i SISTEMI STORAGE.
restazioni migliori e minori costi: sono queste le richieste vere, in fatto di tecnologia, che arrivano dalle aziende. Emc ha presentato una gamma di nuovi prodotti proprio per rispondere a queste richieste. “La gamma VNX consente un rapporto prezzo/prestazioni comparabile a un terzo del costo delle soluzioni precedenti”, ha detto David Goulden, presidente e Coo di Emc. “Oggi le aziende richiedono alle infrastrutture dei loro data center maggiori prestazioni e il massimo dell’efficienza – ha proseguito Goulden -. E noi, basandoci su tecnologie all’avanguardia come Intel multicore, la virtualizzazione e le memorie flash, siamo in grado di offrire prodotti e soluzioni che permettono ai dipartimenti IT di garantire livelli di performance ed efficienza mai raggiunti, ma soprattutto di
assicurare la flessibilità necessaria per essere competitivi sul mercato. I nuovi prodotti offrono agli informatici l’agilità di cui necessitano per guidare il processo di IT Transformation”. Su questa piattaforma, come ha aggiunto Rich Napolitano, presidente dell’Unified storage division, Emc punta moltissimo per proseguire la sua crescita nel mercato, perché con VNX “Emc reinventa il midrange”. VNX, che ha un rapporto costo/Iops e costo/Gb basso, è un sistema capace, nella versione più grande, di gestire 6.600 macchine virtuali e di far viaggiare i dati a 30 Gb al secondo. La gamma VNX prevede i modelli 5200 (600 virtual machine), 5400, 5600, 5800, 7600 (2.900 virtual machine) e 8000 (6.600 virtual machine). Nelle diverse configurazioni entrano anche i dischi flash, a metà con quelli fissi poiché il loro costo industriale sta progressivamente diminuendo.
Un modello, il VNX-F, prevede esclusivamente gli Ssd. Tra i numerosi prodotti spiccano altre novità come Vspex, che permette di gestire una quantità doppia di macchine virtuali allo stesso prezzo, o ViPR, una software-defined storage platform che consente di gestire sia l’infrastruttura storage, sia i servizi dati resi disponibili dall’infrastruttura stessa. Inoltre Emc ha presentato il “Progetto Nilo”, una “elastic cloud storage platform” che mira ad offrire le caratteristiche di controllo, sicurezza e flessibilità tipiche del cloud privato con i costi e la semplicità d’uso generalmente associati al cloud pubblico. Infatti sull’Emc Store si sceglie lo storage per oggetti, file e blocchi; per performance e capacità; per replica, backup e ibernazione; per numero di volumi e tempo di durata. Si sceglie quindi la capacità aggiuntiva e alla fine si ottiene il prezzo, gestendo il tutto tramite una maschera online.
DIGITALIC PER BNP
LA BANCA DELLE IDEE
BNP Paribas Leasing Solutions porta l’innovazione nelle reti d’impresa Grazie all’intesa con il vendor Sistemi, BNP Paribas Leasing Solutions è in grado di finanziare importanti progetti tecnologici che migliorano la competitività delle imprese, come nel caso di Wcs, operante nel manifatturiero, servita dal partner SCP.
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er fare vera innovazione occorrono diversi elementi, come la tecnologia, la formazione, la conoscenza del business e l’attenzione alla sostenibilità dell’investimento. Questi risultati si possono ottenere attraverso il lavoro di un team specializzato, e BNP Paribas Leasing Solutions ha creato una divisione dedicata proprio all’offerta di servizi e soluzioni per finanziare l’innovazione attraverso lo strumento della Locazione Operativa. “La nostra società – ha spiegato Sara Carettoni, key account Manager di BNP Paribas Leasing Solutions, Divisione Technology Solutions – è in grado di supportare l’intero progetto tecnologico di un’azienda, dall’hardware al software fino ai servizi a corredo. Siamo in grado di farlo perché, sulla base di una consolidata expertise nel settore, selezioniamo con cura i vendor con i quali lavoriamo, mentre con i produttori di tecnologia instauriamo un rapporto di reciproca conoscenza e fiducia. Inoltre, nostri specialisti presenti sul territorio facilitano il contatto
tra il vendor e il partner con il cliente, raggiungendolo direttamente nella sua sede operativa per creare un’offerta completa e specifica sulle singole esigenze”. BNP Paribas Leasing Solutions lavora già da qualche anno con Sistemi, società attiva nella produzione di software. “Insieme – ha spiegato Alessandro Avezza, responsabile sviluppo rete di Sistemi – abbiamo sviluppato soluzioni concrete che permettono a imprese e liberi professionisti di dotarsi del software, dei servizi e dell’eventuale hardware pagando un canone mensile o trimestrale. Tutto ciò non solo ha un diverso impatto finanziario rispetto all’acquisto, ma si traduce in un costo prevedibile e deducibile”. Un caso di successo, nel quale BNP Paribas Leasing Solutions e Sistemi hanno operato, insieme al partner SCP, in modo sinergico ed efficace, è rappresentato dall’attività svolta per una rete d’impresa. “Il progetto – ha spiegato Tiziano Costa, responsabile commerciale di SCP – aveva come capofila Wcs, che rappresenta 4 aziende distinte
attive in maniera integrata nel settore degli stampi. L’ esigenza era di far interagire tali realtà aziendali per ottimizzare il flusso delle commesse e migliorare il controllo di gestione. Grazie all’utilizzo del software Sistemi, siamo riusciti a fornire una risposta adeguata alle esigenze di Wcs e, attraverso lo strumento della locazione operativa, l’azienda è stata in grado di affrontare questo significativo investimento. BNP Paribas Leasing Solutions ha analizzato tutti gli aspetti del caso Wcs e finanziato il progetto, credendo in questa start-up che ha solo due anni di vita”. “Siamo una società – ha continuato Sara Carettoni di BNP Paribas Leasing Solutions – che, oltre alle soluzioni finanziarie innovative, riesce ad offrire un vero e proprio servizio di consulenza, coinvolgendo sia i produttori che i partner e capendo a fondo l’idea alla base del progetto e le aziende coinvolte, con l’obiettivo di raggiungere un risultato condiviso”. “Attraverso il noleggio operativo – ha concluso Alessando Avezza di Sistemi – non solo si ottiene con maggiore facilità l’utilizzo del software, ma si instaurano anche dei rapporti duraturi, stabili e proficui per tutti i soggetti coinvolti, riuscendo a portare l’innovazione ad un numero sempre maggiore di aziende”.
BACKUP
LA FIDUCIA È LA BASE DEL BACKUP di FRANCESCO MARINO
Da 25 anni Retrospect offre soluzioni per l’archiviazione e il ripristino dei dati, studiate per garantire un restore istantaneo e senza interventi tecnici da parte degli utenti. Il suo successo si basa non solo sulla tecnologia, ma anche sulle relazioni create in queste anni
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Quella che offriamo si potrebbe chiamare una IPHONE LIKE EXPERIECE ovvero IL RIPRISTINO TOTALE DI TUTTE LE INFORMAZIONI E LE IMPOSTAZIONI che restituiscono al cliente una macchina perfettamente funzionante senza che debba fare alcun intervento tecnico
utto si basa sulla fiducia. “Abbiamo costruito in questi anni delle soluzioni e delle relazioni basate sulla fiducia. Retrospect è un prodotto per il back e il restore estremamente affidabile, solido, che garantisce il backup completo dei dati e il ripristino in modo istantaneo – racconta Jean-Christian Dumas, director, Emea & India sales – ma Retrospect è anche un’azienda che favorisce in ogni modo possibile la vendita da parte dei rivenditori e del canale. Con un prezzo che è un terzo rispetto a quello dei principali concorrenti e una politica che da sempre ci vede proporre solo la soluzione tecnologica, non facciamo servizi, vogliamo che sia il partner che propone il nostro portafoglio prodotti, a vendere i propri servizi”. Tutto ciò si traduce in un’ampia marginalità per i dealer e nella possibilità di gestire il cliente in tutti gli aspetti, corredando le soluzioni Retrospect con i propri servizi ed ampliando i confini della vendita e il margine collegato ad ogni transazione.
“La fiducia che diamo e che riceviamo dai rivenditori – continua Dumas – si basa anche sulle modalità che abbiamo scelto per la certificazione a cui sono legati il supporto e le ricompense, un riconoscimento tangibile per chi forma il proprio personale sulle nostre tecnologie”. Grazie anche all’aiuto del distributore a valore Alias, Retrospect fornisce non solo un supporto alla vendita, ma anche materiali marketing , video tutorial, assistenza post vendita e la possibilità di parlare con il direttore tecnologico della società una volta al mese, per sottoporre dubbi e idee. Un’altra attività fondamentale è la generazione della domanda per creare nuove occasioni di business per i partner. “Siamo da 25 anni sul mercato – sottolinea Dumas – e, dopo essere partiti dal mondo Mac, oggi il nostro fatturato è generato per il 60% dalle piattaforme Windows e per il 40% da quelle Mac. Chi sceglie Retrospect può farlo in totale libertà, perché proteggiamo i dati in modo completo sia negli ambienti Microsoft che
in quelli Apple. Il nostro obiettivo, infatti, è dare al cliente la migliore esperienza di restore possibile, indipendentemente dal sistema operativo usato. Perché la vera sfida per una soluzione di backup è il restore. Noi abbiamo progettato la nostra tecnologia affichè l’utente, anche nel momento di un eventuale restore, non debba compiere alcuna operazione IT. Quella che offriamo si potrebbe chiamare una “iPhone like experiece”, ovvero il ripristino totale di tutte le informazioni e le impostazioni che restituiscono al cliente una macchina perfettamente funzionante senza che debba fare alcun intervento tecnico”. In un periodo di crisi diventa ancora più importante proteggere i dati, perché sono frutto della creatività e dei preziosi investimenti che le aziende sono riuscite a fare, soprattutto per quanto riguarda le realtà minori. “Retrospect è in grado di proteggere anche le aziende piccole e piccolissime – precisa Dumas. – Partiamo da soluzioni per un singolo computer e arriviamo a quelle per server da 300 postazioni. Oggi garantiamo anche il backup degli ambienti VMware, grazie ad una partnership tecnologica profonda che integra la nostra tecnologia nelle piattaforme virtualizzate che si stanno sempre più diffondendo anche in Italia”.
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THE MARKETING SIDE
MATTEO RANZI
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Negli anni ‘80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ‘90 Università, snow-board e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi.Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ‘80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al suo lato foolish e hungry. Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella sua avventura. Ogni giorno le sue riflessioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketers.
sprovveduto, liberaci dalle linee guida
O
re 11.30 di una umida mattina di agosto. Mi accoglie una manager che segue la comunicazione di un noto brand Ict. Accendo il notebook e inizio la presentazione. Dopo circa quindici minuti mi interrompe. Trova eccellenti le attività marketing che le propongo e vorrebbe realizzarle da settembre. Ma c’è un problema. “Devo attenermi a delle assurde line guida aziendali. Guarda qui…”. Colta da un misto tra frustrazione e rabbia, mi mostra l’impostazione delle ultime newsletter spedite. “I risultati dell’invio di queste obbrobriose newsletter sono imbarazzanti. Ma se sgarri ti riprendono. Come fanno a non capire che comunicando così si rovinano da soli?”. La conforto: non è sola. Il famigerato file delle linee guida è un problema comune al 90% dei suoi concorrenti. Bella consolazione… LE LINEE GUIDA
Con “Linee guida” si intende una raccolta di regole matematiche, solitamente scritte
in inglese, che ti garantiscono un’unica certezza: applicale ed otterrai comunicazioni che non convincono nessuno. Regole che si concentrano solo su aspetti tecnico-grafici di cui ai clienti non interessa nulla. Regole che vanno nella direzione opposta rispetto ai principi elementari di comunicazione efficace. A tratti sono talmente esasperate da ricordare le famose “supercazzole” di “Amici miei”. Ma come sono nate? NARRA LA LEGGENDA
È un geometra raccomandato, entrato in azienda su pressione del presidente; un inetto che rischia di far danni ovunque. Il direttore del personale cerca una via d’uscita: lo presenta ai responsabili come il genio del marketing e gli assegna un progetto speciale dal titolo generico, giusto per non creare aspettative. “Tanto di marketing nessuno capisce nulla, quindi se fa danni non se ne accorgeranno…”. È un attimo, il geometrico occhio cade sulla copertina di uno dei libri di scuola che tiene sulla scrivania per darsi un tono. Ci sono disegnate delle linee rette.
In quel preciso istante iniziano tutti i guai di generazioni di marketing e marcomm manager. Preso da illuminazione diabolica, afferra carta e penna e parte il titolo: “marketing communication guide lines”. Poi si avventura furibondo nella stesura. Inizia dal principio cardine di tutte le linee guida: il codice esatto del pantone di logo, testi e forme geometriche da inserire in e-mail e brochure. Passa successivamente alla distanza precisa in millimetri tra logotipo e slogan. Il libidinoso continua a generare regole matematico-geometriche che nemmeno lui capisce del tutto. Acquista sei immagini asettiche e fredde di uomini e donne in abbigliamento business e trasferisce tutto in un file. La settimana seguente indice un meeting con la direzione. Gli astanti sgranano gli occhi seguendo sullo schermo la presentazione. Non capiscono nulla. Quindi o è veramente un genio, oppure è pazzo. Dato che è raccomandato dal presidente, presente quel giorno in aula, propendono per l’applauso fragoroso. Ormai è deciso: con editto presidenziale l’applica-
RISORSE 1 RACCOLTA DI SUPERCAZZOLE http://tinyurl.com/ p7tred5 A tratti le linee guida sono talmente esasperate da ricordare le “Supercazzole” di “Amici miei”. Sono incomprensibili per chi le ascolta ma non altrettanto divertenti per chi le racconta. Pensare alle scene di “Amici miei” aiuta: se quello che diciamo sembra una “supercazzola” allora meglio cambiare strada
2
zione delle “marketing communication guide lines” diventa immediata ed obbligatoria per tutte le filiali. Chi sgarra, finisce sul libro nero. Da lì in poi il virus si espande per il mondo. Forse è una leggenda metropolitana, ma la realtà non credo sia molto distante. LE SOLUZIONI ALL’ITALIANA
Gli occhi della manager sconsolata si accendono di una luce di rivalsa. Mi guarda con fare confidenziale e abbassa la voce, quasi ci fossero delle microspie nell’aula. “Matteo, sai come facciamo ogni tanto per comunicare come si deve?”. Lo immagino: ne ho viste di tutti i colori e quindi sgrano le soluzioni come se recitassi un rosario. Le tre più classiche sono: 1) Ti affidi ad un’agenzia che
gestisce le tue comunicazioni attraverso un business partner. A quel punto stai acquistando un servizio di terzi e devi rispettare ufficialmente le loro regole (che solitamente non esistono e quindi le detti tu). In questo modo hai la giustificazione per la casa madre e ti muovi in piena libertà. 2) Predichi bene e razzoli come vuoi: mandi una versione ufficiale ai controllori della corporate e procedi con una versione differente. 3) Utilizzi dei canali non ufficiali e non direttamente riconducibili all’azienda. Quindi il target riceve due comunicazioni parallele: una efficace non ufficiale e una inutile ma compliant con le regole aziendali. A mali estremi, rimedi all’italiana di alcuni dirigenti rivoluzionari che, per fare il loro lavoro,
devono ricorrere a queste e altre soluzioni creative. La maggior parte però rimane giustamente ligia alle regole. Un comportamento assolutamente comprensibile e politically correct. Forse è per questo che non sono molte le comunicazioni nell’Ict che emergono e convincono veramente. CHE ARRIVI UNO CHE NON LO SA
“Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la realizza”, così sostiene Einstein. Speriamo che lo Spartaco del Marketing arrivi presto e ci liberi finalmente dalle linee del geometra. Anche Steve Jobs una volta ha detto: “Fregatene di essere corretto, punta al successo”.
SPARTACUS, IL FILM http://tinyurl.com/ p7tred5 Speriamo che lo Spartaco del Marketing arrivi presto e ci liberi finalmente dalle linee guida del geometra. Ci vuole coraggio, forza e costanza per spezzare le catene delle linee guida che, viste tutte insieme, ricordano le sbarre di una prigione per la creatività. Insomma ci vorrebbe il Kirk Douglas del 1960 e quei 190 minuti di rivoluzione con la regia di Kubrik, per altro.
3 IL GEOMETRA PER ECCELLENZA http://tinyurl.com/ ofutneh Chissà come il geometra per eccellenza del cinema italiano avrebbe creato le prime linee guida del Marketing & Communication… I film di Fantozzi sono pieni di grottesche rappresentazione dei principi guida delle aziende e anche del marketing: dalle feste aziendali, alla sponsorizzazione delle gare ciclistiche.
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TECNOLOGIA
IL NUOVO TOCCO DI APPLE di FRANCESCO MARINO
È passata un po’ in sordina, ma una delle più importanti novità del nuovo iPhone 5S è il Touch ID. L’iPhone fa un balzo in avanti in termini di sicurezza con l’introduzione di questa tecnologia: per sbloccare in maniera più facile il cellulare ora basta un tocco, grazie al tasto “home” che legge le impronte digitali e lascia accedere solo il legittimo proprietario. Il Touch ID, nella pratica, è un rilevatore delle impronte digitali, un sistema biometrico in cui il “silver ring” attorno al tasto Home dell’iPhone contiene il sistema di riconoscimento. Touch ID utilizza un cristallo di zaffiro tagliato al laser insieme ad un sensore capacitivo per scattare una foto ad alta risoluzione dell’impronta digitale dell’utente; quindi la analizza, in modo tale da fornire letture accurate dell’immagine da ogni angolazione, riconosce il tocco del dito e si attiva solo quando necessario, per risparmiare la batteria. Tutte le informazioni sono crittografate e archiviate
in maniera sicura nel Secure Enclave all’interno del chip A7 dell’iPhone 5S. Questi dati non vengono mai archiviati sui server, né viene fatto un backup su iCloud. La grande novità, più che nella possibilità di sbloccare il telefonino in modo sicuro senza dover ricordare password e codici, risiede nella trasformazione dello smartphone in uno strumento di identificazione certa dell’utente, con tutto ciò che ne consegue, come la facoltà di comprare sul web (Apple stessa ha già annunciato la possibilità di effettuare acquisti su iTunes, App Store e iBookstore). Ma bisogna guardare molto più in là. Il rapporto 2013 del GSMA (l’associazione degli operatori di telefonia mobile) evidenzia, tra le nuove aree di sviluppo del settore, proprio l’utilizzo dei dispositivi mobili per il riconoscimento dell’identità e quindi per l’autenticazione remota e sicura delle persone. Dato che il telefonino è diventato il principale strumento per utilizzare,
comprare o controllare vari tipi di servizi, l’autenticazione sicura può aprire nuove possibilità, sia per gli operatori che per gli integratori. Dalle offerte personalizzate alla gestione delle banche, usare lo smartphone come carta d’dentità potrebbe rivitalizzare il settore e l’economia europea. Il mondo dei telefonini, nonostante i numeri da capogiro che ancora fa segnare, registra (per la prima volta dopo anni) un calo e livelli di saturazione altissima, almeno in America e in Europa. Nel Vecchio continente la penetrazione è del 125%, ovvero le persone possiedono più di un contratto telefonico o una Sim a testa, mentre nel resto del mondo il livello raggiunge l’89%. Nonostante questa diffusione, il fatturato del mobile è previsto in calo del 2% tra il 2012 e il 2017. Per questi motivi il nuovo tocco aggiunto da Apple al telefonino può diventare una funzione fondamentale per tutto il settore delle Tlc.
SIAMO FIGLI DI STEVE JOBS
SIATE AFFAMATI
SIATE FOLLI di FRANCESCO MARINO
Steve Jobs ha lasciato un segno in questo mondo, non solo nella tecnologia e nel design. La sua figura rappresenta quella dell’innovatore perfetto, del visionario, dell’imprenditore, del genio.
È
successo due anni fa: a soli 56 anni Steve Jobs ci ha lasciato. Una delle figure simbolo della nostra era digitale, l’inventore dell’iPhone, dell’iPod, dell’iPad e di innumerevoli altri dispositivi che hanno cambiato la nostra vita. Abbiamo dedicato la copertina di questo numero a lui con sobrietà ed eleganza (speriamo). Nella sua carriera Jobs non ha mai parlato di sé; le sue interviste e i suoi interventi sono sempre stati focalizzati sulla tecnologia, sui prodotti. Un’icona, un genio, un uomo d’affari, ma soprattutto una persona che vedeva
il futuro più chiaramente degli altri. Ci ha lasciato molto, non solo in termini di prodotti, ma anche di insegnamenti. Tutti ricordiamo i suoi grandi successi, ma dovremmo guardare di più a come è riuscito a risollevarsi dalle difficoltà. Non è partito avvantaggiato: nato da madre svizzera (Joanne Carole Schieble) e da padre siriano (Abdulfattah “John” Jandali, uno studente che sarebbe diventato più tardi professore di scienze politiche), Steve non fu cresciuto dai suoi genitori naturali, ma fu adottato appena nato da Paul (meccanico) e Clara Jobs (contabile). Nel 1972 si diplomò all’istituto Homestead di Cupertino e si iscrisse
LE FRASI MEMORABILI
“NON PUOI SEMPLICEMENTE CHIEDERE AI CONSUMATORI COSA VOGLIONO E POI PROVARE A DARGLIELO. NON APPENA L’AVRAI COSTRUITO, LORO VORRANNO QUALCOSA DI NUOVO”.
“ACCENDI IL CERVELLO. LE NUOVE IDEE NASCONO GUARDANDO LE COSE, PARLANDO ALLA GENTE, SPERIMENTANDO, FACENDO DOMANDE E ANDANDO FUORI DALL’UFFICIO!”.
“You can’t just ask customers what they want and then try to give that to them. By the time you get it built, they’ll want something new”.
“Kick-start your brain. New ideas come from watching something, talk to people, experimenting, asking questions and getting out of the office!”
“IL DESIGN NON È COME SEMBRA O COME APPARE. IL DESIGN È COME FUNZIONA”.
“IL SOGNO DEI VOSTRI CLIENTI È UNA VITA MIGLIORE E PIÙ FELICE. NON MUOVERE PRODOTTI, ARRICCHISCI LE LORO VITE”.
“Design is not just what it looks like and feels like. Design IS how it works.”
“Your customers dream of a happier and better life. Don’t move products. Enrich lives”.
FIGLI DI
JOBS
all’università (il Reed College di Portland), ma abbandonò gli studi dopo appena sei mesi: voleva lavorare e sappiamo quel che ha realizzato. E cosa ci ha insegnato? Molte cose. Forse il suo insegnamento più grande, e più sentito, riguarda il legame tra l’arte e la scienza: secondo Jobs le vere innovazioni, destinate a durare nel tempo, sono quelle in grado di unire questi due mondi all’apparenza distanti. Una caratteristica che, tra l’altro, ha sempre contraddistinto Apple. Il team che ha ideato il primo Mac non a caso era composto da persone che avevano una formazione umanistica,
fatta di antropologia, arte, storia e poesia. Jobs era convinto che sono l’arte e la cultura a dare un’anima, e non solo una forma, ai prodotti. Certo non è facile, soprattutto nel mondo high-tech, coniugare questi due aspetti, ma alla fine la differenza tra Apple e gli altri è tutta qui. In fondo che cos’è l’iPad e che cos’ha di tanto diverso dagli altri tablet? Ha un soffio in più, un’anima che altri prodotti non possiedono. Per riuscire in questa magia, non bisogna aver paura di tentare e di fallire; sbagliare fa parte del processo, altro grande insegnamento che Jobs non solo ha declamato, ma è anche riuscito ad applicare in ogni momento.
LA STORIA DI UNA FRASE
“Non perdete tempo a vivere la vita di qualcun altro. Siate affamati, siate folli”. “Don’t waste time living someone else’s life. Stay hungry. Stay Foolish”. La frase “Stay hungry, stay foolish” non è di Jobs, è di una rivista: The Whole Earth Catalog. In particolare è l’ultima pagina dell’ultimo numero di questa pubblicazione, che cercava di essere un catalogo mondiale di tutte le novità, in particolare per quanto riguardava i libri. Una rivista molto più che innovativa, a cominciare dal formato 28x36. Le pubblicazioni terminarono nel 2003 (era nata nel 1968). Jobs la definì il Progenitore di Google.
INNOVAZIONE FIGLI DI
JOBS
I
ITALIANS DO IT
BETTER di FRANCESCO MARINO
Sono tutte made in Italy le idee che trovate in queste pagine. Pensate dal talento tricolore e portate al successo anche in ambito internazionale. Dal software ai social network, dagli smartwatch alle automobili, la forza di innovare non ci manca.
Moda e cibo, su questo nessuno nel mondo ha dubbi, sono due settori nei quali gli italiani eccellono; ma anche nelle idee, nella tecnologia e nel design sappiamo essere altrettanto capaci. Il nostro non sarà un paese adatto agli innovatori, ma paradossalmente ne è pieno, in ogni settore e più che mai in quello delle nuove tecnologie. Talvolta i migliori risultati arrivano dalle menti italiane trasferite all’estero, però non sempre è così.
C’è chi, contro ogni aspettativa, produce ancora in Italia: affrontando difficoltà incredibili e scontrandosi con la burocrazia e con un’infrastruttura digitale inesistente, arriva comunque a proporre vere innovazioni. Qui trovate una piccola selezione di risultati brillanti, realizzata con il prezioso aiuto dei nostri contributors di prestigio. Potete commentare o proporre altre innovazioni made in Italy usando l’hashtag #DBetter.
IL ROBOT DI ARDUINO di Francesco Marino È una delle novità più attese: dopo il grande successo dei componenti, infatti, arriva il Robot di Arduino, completo in tutte le sue parti. Può essere utilizzato così com’è oppure modificato, sviluppato e migliorato, come tutte le piattaforme Arduino. È il primo Arduino su ruote e ha due processori, uno per ogni scheda madre: una controlla i motori, mentre l’altra governa tutti i sensori e prende le “decisioni” operative. Entrambe le schede sono programmabili con il software Arduino IDE. Tutto è open-source: il software, l’hardware, la documentazione. Se il risultato sarà anche solo una frazione di quello ottenuto da Arduino, il mondo della robotica farà un balzo in avanti, perché le idee potranno fiorire e un’intera comunità mondiale potrà collaborare liberamente sulla prima piattaforma robotica open-source.
dello sviluppo sostenibile, riguardano la capacità di rendere tutti noi degli amici migliori dell’ambiente. La mia segnalazione va dunque a quelle app e a quelle innovazioni che ci rendono più verdi ed etici. L’ultima in ordine di arrivo è Sixth Continent, social network e App per scoprire il livello di sostenibilità dei prodotti che compriamo al supermercato. Green Drops permette invece di calcolare l’impronta ecologica del nostro stile di vita, e IoRiciclo insegna la corretta raccolta differenziata dei rifiuti. Piccole innovazioni per piccoli gesti e nuove abitudini, in grado di fare una grande differenza.
UN LUOGO PER RICORDARE di Elena Veronesi
ACQUA AD ALTA TECNOLOGIA di Elena Moriondo
SIXTH CONTINENT, PER SCOPRIRE LA SOSTENIBILITÀ DEI PRODOTTI di Antonella Tagliabue L’innovazione italiana che mi ha più colpito in questo periodo è quella che definirei diffusa. Si tratta della capacità di realizzare prodotti semplici e utili che, dato il mio interesse per i temi
progetto open source, regolato da licenza Creative Commons: non può essere sfruttato per fini commerciali e chiunque può riprodurlo liberamente citando il suo ideatore. www.gabrielediamanti.com
Per trovare acqua potabile a noi basta aprire un rubinetto, ma non in tutto il mondo si tratta di un bene così scontato. L’Eliodomestico raccoglie acqua da distillare (salmastra) in un contenitore ermetico superiore e quindi, tramite un processo di distillazione, filtra alla fine della giornata circa 5 litri di acqua potabile. Ideato dal designer italiano Gabriele Diamanti, Eliodomestico ha il vantaggio di essere costruito con materiali reperibili (terracotta e lamiera) e tecnologie semplici e di essere molto più efficace dei comuni distillatori. Ma sopratutto si tratta di un
Per alcuni è un sapore a risvegliare dei ricordi sopiti, come la madeleine di Proust. Per altri un luogo, che richiama alla memoria esperienze passate. Per me è un profumo, quello che ho classificato come “profumo di Finlandia”, un aroma fresco e fruttato che mi ricorda le persone che mi circondavano durante la mia permanenza nel paese scandinavo. Riguardando le foto di molti anni fa, mi soffermo sul mio viso felice e mi chiedo che cosa pensassi all’epoca, quali sensazioni provassi davanti alle bellissime distese di laghi o al bianco candido della cattedrale di Helsinki. Pensieri e idee che ora sarebbe più facile ricordare grazie a “Mind The Place”, un social network geolocalizzato che mette in connessione i pensieri degli utenti con i luoghi, una piattaforma che permette a tutti di lasciare un messaggio al proprio passaggio. Il progetto ha vinto il premio TR35 Italia del Technology Review Magazine, che premia i migliori innovatori under 35 del mondo.
FIAT 500 INNOVARE IL PASSATO Di Mattero Ranzi FIAT è stata per anni sinonimo di auto pratica ma non certo alla moda. Dal 2007 la nuova 500 ha ribaltato questo paradigma, rendendo desiderabile una vettura FIAT in modo trasversale, anche per i palati più fini. Alla gamma classica si è poi aggiunta la 500 Abarth, diventata oggi quello che la Lancia Y turbo i.e. era per gli Yuppies degli ’80. Un’idea che si incarna in un prodotto e rende desiderabile un brand a lungo snobbato. Credo che questa sia innovazione, almeno dal punto di vista marketing.
IL NOSTRO PAESE NON SARÀ ADATTO AGLI INNOVATORI, MA NE È PIENO, IN OGNI SETTORE E PIÙ CHE MAI IN QUELLO DELLE NUOVE TECNOLOGIE.
LO SMARTWATCH SONO IO Forse non tutti sanno che il primo smartwatch ad arrivare sul mercato è stato un prodotto tutto italiano. Si tratta di i’m Watch, realizzato dalla società i’m Smart. Ben prima del Samsung, ancora prima del Peeble, i’m Watch offriva già la smart-tecnologia da polso. Questo orologio intelligente è l’unione tra l’innovativa ingegneria italiana e lo stile made in Italy, con materiali ricercati e un
I
design di alto livello. L’idea non si ferma al polso ma coinvolge tutti gli aspetti dello smartwatch, che ha anche un suo market per le App dedicate. La cosa interessante è che non è italiana solo l’idea, ma anche la costruzione; si tratta dunque di un made in Italy totale, che ha portato il nostro Paese al centro di un mercato in grande fermento come quello dello smartwatch. www.imsmart.com/it
C’È CHI, CONTRO OGNI ASPETTATIVA, PRODUCE ANCORA IN ITALIA: AFFRONTANDO DIFFICOLTÀ INCREDIBILI E SCONTRANDOSI CON LA BUROCRAZIA E CON UN’INFRASTRUTTURA DIGITALE INESISTENTE, ARRIVA COMUNQUE A PROPORRE VERE INNOVAZIONI.
IL BRACCIALE SOCIAL X-Lovers è un bracciale che ha dentro un social network. In realtà, dentro ha un chip che può essere letto e soprattutto scritto tramite un telefonino (a patto che sia dotato di tecnologia Nfc). Il progetto unisce l’internet delle cose a quello delle persone, ed è in poche parole il primo social network con partecipazione di oggetti “intelligenti”. X-Lovers si basa sull’interazione di tre tecnologie, Rfid (Nfc), Mobile e Cloud Computing. I dati che si inseriscono nel bracciale possono essere letti da
tutti gli altri dispositivi dotati di tecnologia Nfc; in tal modo ci si possono scambiare informazioni o appuntamenti semplicemente passando il braccio sopra i telefonini degli amici. Le aziende possono acquistare una App personalizzata, perché X-Lover non è solo un prodotto in sé, ma rappresenta anche una dimostrazione di quello che può fare l’Internet delle cose e di come possono aprirsi nuovi spazi grazie all’integrazione tra Rfid, Nfc e cloud. Lo produce Irig. hwww.irigworld.com
FIGLI DI
JOBS
DIGITALIC PER SIDIN
DISTRIBUZIONE
Sidin. Sulla strada del valore con progetti innovativi
contatti
SIDIN
www.sidin.it Via Umbria 27/A 10099 - San Mauro Torinese (TO) Tel.: +39 011 27476 email: marketing@ sidin.it
s
idin da anni ha scelto una sua strada nel mondo della distribuzione IT, concentrandosi su alcuni brand e offrendo un set completo di servizi, che vanno dalla formazione all’assistenza in fase di progettazione per i rivenditori. “Per noi – ha spiegato Valerio Rosano, marketing manager di Sidin – sono attività indispensabili il supporto tecnico, quello finanziario e anche la formazione. I servizi che fanno davvero la differenza sono quelli cosiddetti a valore aggiunto, che per Sidin significa soprattutto formazione a tutto campo, intesa sia come divulgazione, sia come approfondimento tecnico. Professionalità e risultati si costruiscono, innanzitutto, con la conoscenza e l’aggiornamento costante su tecnologie e prodotti. Per questo organizziamo webinar, seminari, eventi e corsi di certificazione.
Nell’ ultimo anno abbiamo contato oltre 250 giornate formative, che hanno registrato notevole interesse e partecipazione”. L’evoluzione di Sidin continua anche attraverso idee innovative. “Sicuramente i progetti Go Hub e Business Kit sono le nuove attività più interessanti. Il primo offre una serie di strumenti, come piano strategico, rete di contatti e risorse economiche, ai vendor che vogliono sviluppare il proprio business sul mercato italiano, nonché avvalersi del nostro supporto per organizzare attività mirate sul target e coinvolgere il canale con una serie di azioni volte a rafforzare la brand awareness. Il Business Kit, invece, è stato pensato per generare lead attraverso un accordo tra distributore, vendor e canale. In particolare, Sidin, in collaborazione con il produttore organizza e promuove webcast e virtual conference room dedicati all’utente finale, in modo
da raccogliere nuovi contatti per il VAR, ottenere visibilità sull’end user per il vendor e, in generale, consolidare i rapporti con gli attori coinvolti. Attraverso i progetti Go Hub e Business Kit stiamo già modificando il nostro orientamento verso la collaborazione con i brand e il canale sull’utente finale. I due ‘servizi’ coinvolgono sempre la formazione, che diventa una leva ancor più importante per aumentare la visibilità sia del vendor che del distributore. In questo periodo di transizione, il cambiamento è necessario per creare nuove opportunità e la collaborazione con tutti i player si sta dimostrando un’arma vincente. Inoltre, non possiamo sottovalutare l’impatto di alcuni fenomeni come l’e-business e il social media marketing, i quali contribuiscono giorno per giorno a modificare i modelli di business cui siamo abituati”.
SIAMO FIGLI DI STEVE JOBS FIGLI DI
JOBS
I LE APP MADE IN ITALY ALLA CONQUISTA
DEL MONDO di FABIO BOSSI E VALERIO ROSANO
Le app sono una straordinaria opportunità per il talento italiano. Si possono sviluppare con piccoli investimenti, hanno a disposizione da subito un mercato mondiale e tante aziende stanno scegliendo questo strumento per offrire servizi. I giovani talentuosi, così come le affermate software house, possono far nascere la app-economy tricolore “Toglietemi tutto, ma non il mio Smartphone”: così potremmo riassumere le abitudini degli italiani, che sembrano poter rinunciare a qualsiasi cosa tranne che al proprio smartphone. Un dato molto interessante riguarda il numero di app installate sugli smartphone degli italiani. Il 31% ne ha installate meno di cinque, il 34% ne ha scaricate tra 6 e 20, mentre il 35% supera le 21 app. A fare la differenza anche il tipo di smartphone: gli utenti Apple sono quelli più attivi, con una media di 52 applicazioni rispetto alle 30 scaricate dagli utenti Android. L’App Store ha da poco tagliato il traguardo dei cinquanta miliardi di applicazioni scaricate. Ma quanto vale il nuovo business formato smartphone? Secondo i dati in possesso degli Osservatori Ict del Politecnico
di Milano, il comparto delle applicazioni made in Italy sarebbe in fermento. Nel 2012 gli italiani hanno scaricato 800mila app contro le 500mila del 2011, mentre in tutto nel Belpaese ne sarebbero state sviluppate 750 (+25% in confronto al 2011), di cui una su due con contenuti pay: in pratica, da noi ne nascono più di due al giorno. Intanto, il 60% delle imprese afferma di averne già lanciata una sul mercato e il 30% starebbe prendendo seriamente in considerazione l’idea di farlo. E gli utenti sembrano apprezzare, considerato che il 75% afferma di avere sul proprio dispositivo mobile almeno un’applicazione made in Italy, nonostante le app tricolori presenti nella Top 50 delle più redditizie siano appena il 10%. Ecco alcune di quelle che, secondo noi, sono le migliori.
ATOOMA
YEEP
SAFETY QR CODE
SQUISY
Per automatizzare molte operazioni sul proprio smartphone Android, Atooma è la soluzione ideale. Per esempio, si può impostare l’attivazione dell’interfaccia Wi-Fi solo in un certo luogo, oppure attivare una modalità in presenza di un certo dispositivo Bluetooth. Per sistemi Android http://www.atooma.com
Grazie a Yeep essere sempre aggiornati su mostre, concerti, inaugurazioni e molto altro è facilissimo. Si possono inserire gli eventi a cui si intende partecipare e segnalarli tramite Facebook o Twitter. La copertura è limitata a Milano e dintorni. Per iPhone, iPad, iPod touch e sistemi Android http://www.yeep.it/
Un adesivo potrebbe essere utilissimo ai motociclisti, grazie al servizio di Safety Wr Code: il codice posto sul casco permette infatti, in caso di incidente, di riprodurre un messaggio audio. Il personale di soccorso deve solo leggerlo con una delle numerose app compatibili. Per iPhone, iPad, iPod touch e sistemi Android www.safetyqrcode.com
Anche la cena al ristorante è last minute con Squisy. Si tratta di un’app che propone ogni giorno una serie di offerte a menù fisso e prezzo scontato. Per ora il servizio è attivo solo a Perugia e in parte dell’Umbria. Per iPhone e sistemi Android http://www.squisy.it/
BEMYEYE
AROUNDME
FATTURA 24
MUSIXMATCH
Dedicato alle aziende che hanno la necessità di controllare e verificare le attività dei punti vendita, BeMyEye utilizza e remunera gli utenti, ai quali vengono delegati i controlli sui negozi. Una mappa mostra le attività richieste nella zona. Per iPhone, iPad e iPod touch http://www.bemyeye.com/it
Siete in un luogo sconosciuto e avete bisogno di una farmacia, dovete trovare un posteggio o cercate un ufficio postale? AroundMe potrebbe risolvere i vostri problemi. Questa app mostra infatti ogni tipo di attività nei pressi del luogo in cui vi trovate. Per iPhone, iPad, iPod touch e sistemi Android http://www.aroundmeapp.com
Fattura 24 è un servizio di fatturazione su cloud accessibile ora anche da tablet e smartphone. Sui dispositivi mobili sono disponibili tutte le funzioni dell’app, e i documenti possono essere stampati, salvati in formato Pdf e spediti via email. Per iPhone, iPad e sistemi Android http://www.fattura24.com/
Non a caso si è aggiudicata il titolo di migliore app italiana nei Macchianera Italian Awards 2013. Musixmatch è in grado di riconoscere i brani musicali, come fa anche Shazam, ma va anche oltre: una volta riconosciuta una canzone, infatti, ne carica automaticamente il testo e lo mostra a schermo. Per iPhone, iPad, iPod touch e sistemi Android http://musixmatch.com
IDOC FRESCOBALDI
CALCOLONE VENEZIA - LA VIA DEGLI AMBASCIATORI
Un lettore di libri, riviste, manuali e documenti in formato Pdf, creato per iPad e disponibile gratuitamente. Oltre a poter sincronizzare i propri file tramite iTunes, permette anche di accedere ad alcuni titoli dedicati alla storia e, soprattutto, ai vini del Marchese de’ Frescobaldi. Per iPad http://tinyurl.com/nfzw8l3
Quest’app è una guida turistica che non usa mappe, ma assiste l’utente con riferimenti fotografici e lo accompagna con audio guide che raccontano la storia e le leggende dei posti visitati. Per iPhone, iPad e iPod touch http://tinyurl.com/orp588n
Quest’app offre un’interminabile serie di utili servizi, per esempio visualizzare le prime pagine dei quotidiani o il televideo, ascoltare radio, essere aggiornati sui risultati sportivi o sulle notizie finanziarie, trovare la farmacia più vicina e molto altro. Tutto dal proprio iPhone. Per iPhone, iPad e iPod touch http://tinyurl.com/or7fmm3
IL 60% DELLE IMPRESE AFFERMA DI AVERNE GIÀ LANCIATA UNA SUL MERCATO.
Milano 13 novembre 2013 ore 9.30 - 18.00
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MULTIMEDIA STORY
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ADOBE,
NUOVI STRUMENTI DI COMUNICAZIONE DIGITALE E LE OPPORTUNITÀ PER LA DISTRIBUZIONE di LUCA BASTIA
La nuova strategia di vendita, che si basa sulla distribuzione delle tecnologie e dei servizi Adobe tramite abbonamento, crea nuove opportunità per il canale e per gli utenti. È attiva da pochi mesi, ma la risposta del mercato italiano è già positiva
P
iù di trent’anni di storia contraddistinti da una continua evoluzione: questa è Adobe. Nata sullo sviluppo di Postcript, è passata dal desktop publishing e dal mondo della grafica all’esperienza digitale e al rilascio del PDF, diventato ben presto uno standard, fino all’acquisizione di Macromedia per integrare l’universo del Web e anche i concetti che portano al mondo del mobile. In questa lunga storia, la
missione dell’azienda è rimasta sempre la stessa: offrire strumenti innovativi con i quali i vari utenti di Adobe possano esprimere le loro idee e la loro creatività (in una parola, comunicare) attraverso i mezzi digitali. “Oggi – dice Marco Guazzetti, Distribution Sales Manager South West di Adobe Systems – all’interno di Adobe ci sono due macro aree: la creazione del contenuto e la gestione e misurazione del contenuto stesso (digital media e digital
Da sinistra: MARIANNA SALA Territory Manager Italy di Adobe, ANDREA MELIS Senior Channel Account Manager di Adobe, ANDREA VIEL Distributor Sales Specialist Southwest Region di Adobe, GABRIELE GALLI Digital Media Marketing Manager Italy di Adobe, MARCO GUAZZETTI Distribution Sales Manager Southwest di Adobe. Foto by QGPHOTO www.qgphoto.com
marketing). Adobe è conosciuta sul mercato per i software creativi come Photoshop e Illustrator, per le tecnologie di impaginazione attraverso InDesign o per la realizzazione di siti con Dreamweaver o Flash, ma ha in più un’altra anima, quella per la gestione di tutti i contenuti realizzati; l’utente ha la possibilità di utilizzare sistemi di content management e di analizzare lo svolgimento e i risultati delle campagne di comunicazione
con sistemi di Analytics, potendone misurare i ritorni e mettendole in relazione con le vendite mediante sistemi che si integrano al proprio CRM. Tutto realizzato da Adobe”. Con l’avvento dei social media il modo di comunicare è cambiato totalmente e gli strumenti che Adobe sta mettendo a disposizione degli utenti rispondono a queste nuove esigenze. “Il mondo social è immediato e si basa su una comunicazione istantanee, bisogna quindi
avere un’adeguata capacità di reazione e capire tempestivamente ciò che succede”, aggiunge Guazzetti. IL NUOVO APPROCCIO AL MERCATO
Adobe approccia il mercato attraverso due business unit, Digital Media e Digital Marketing. In queste pagine ci siamo fatti raccontare come opera la prima delle due divisioni, quella che si occupa di creazione del contenuto. “Il nostro compito – spiega il
manager di Adobe – è quello di far comprendere alle imprese il valore della creazione del contenuto e il suo futuro”. Ma non basta che le aziende lo capiscano, è necessario che si dotino delle applicazioni necessarie a creare i contenuti in modo efficace. Per stimolare il mercato, dallo scorso anno Adobe ha mutato la sua strategia di vendita imboccando la strada della subscription del servizio. Vediamo in pratica cosa significa.
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IL PRODOTTO CREATIVE CLOUD SI INSTALLA SULLA POSTAZIONE DI LAVORO COSÌ COME SI FACEVA PRECEDENTEMENTE, PERÒ CAMBIA IL MODELLO DI LICENSING, CHE ORA DIVENTA UN SERVIZIO (COME SE FOSSE UN CONTRATTO TELEFONICO) DI CUI SI PAGA L’UTILIZZO.
“Il prodotto, Creative Cloud, si installa sulla postazione di lavoro così come si faceva precedentemente – spiega Marco Guazzetti – però cambia il modello di licensing, che ora diventa un servizio (come se fosse un contratto telefonico) di cui si paga l’utilizzo. Abbiamo anche introdotto dei servizi cloud che necessitano di una connessione, ma il 90% delle attività che si fanno quotidianamente si realizzano offline”. Creative Cloud offre tutti gli strumenti e i servizi necessari per i professionisti della creatività, rendendo il loro lavoro più efficiente e collaborativo. È un polo per la realizzazione, la condivisione e la diffusione di opere creative e contiene i software Photoshop CC,
Illustrator CC, inDesign CC, Dreamweaver CC, After Effects CC, Adobe Premiere Pro CC e Adobe Muse CC; mette inoltre a disposizione degli utenti, strumenti e servizi che consentono a designer e sviluppatori web di creare app e contenuti ottimizzati per dispositivi mobili utilizzando HTML, CSS e JavaScript, come Edge Animate CC, Edge Inspect CC, Edge Web Fonts e PhoneGap Build. “Questa nuova formula soddisfa la necessità delle aziende che desiderano tecnologie all’avanguardia e costantemente aggiornate, strumenti di collaborazione basati su servizi cloud, un prezzo di ingresso più basso, un budget chiaro e semplificazione della gestione delle
licenze”, aggiunge Guazzetti. “La nuova formula – prosegue – prevede gli strumenti applicativi, servizi in cloud e l’accesso a una community, ma l’aspetto importante è che ci siamo staccati dal concetto di aggiornamento e di upgrade: non esisterà più una versione nuova, ma ogni novità di prodotto testata dagli ingegneri sarà subito a disposizione degli utenti; l’aggiornamento è dunque costante. Nella nuova offerta c’è tutta la tecnologia Adobe disponibile per quanto riguarda la creazione del contenuto, e in più, attraverso il cloud, vengono forniti nuovi strumenti di collaborazione, come la possibilità di disporre di uno storage di 100 GB sul quale diversi utenti possono
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collaborare accedendovi da qualsiasi device. Non solo, grazie al cloud si può accedere a risorse di formazione”. Con la formula dell’abbonamento l’utente finale è in grado di cogliere nuove opportunità, qualora si presentino, senza dover acquisire nuovo software specifico, potendo offrire anche lavori di publishing web o altro, se richiesti dal proprio cliente, con soli 600 euro all’anno. La licenza di Creative Cloud viene controllata una volta al mese attraverso gli accessi di ogni utente al server di Adobe (è sufficiente che il proprio dispositivo sia collegato al PC almeno una volta al mese perché la licenza sia convalidata); se questo non avviene, l’abbonamento viene momen-
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Adobe Systems Italia www.adobe.com/it Centro Direzionale Colleoni Viale Colleoni, 5 Pal. Taurus A3 20041 Agrate Brianza (MB)
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taneamente sospeso. “Abbiamo cambiato drasticamente il nostro modello di buisness, facendo notevoli investimenti, e il mercato ci sta dando ragione”, sottolinea il manager. I VANTAGGI PER IL CANALE
Questo cambiamento di strategia è stato una sfida per dimostrare che il canale aveva un valore in questo “gioco”, sottolineano in Adobe. Attualmente l’azienda ha tre tipologie di offerta: per l’individuo, che può acquisire il prodotto online dallo store di Adobe; l’SMB fino al limite dell’enterprise, in cui entra in gioco il canale; per le grandi
aziende, che in molti casi necessitano di contratti specifici. “Per quest’area abbiamo un gruppo di account diretti che operano sul cliente, ma che per il 90% passano comunque attraverso il canale per gli aspetti di fatturazione.” Sul versante SMB, rivenditori e distributori, secondo Adobe, devono giocare un ruolo chiave. “Abbiamo parlato con il canale presentando la nuova strategia di offerta e le nuove opportunità, che si riassumono in pochi e chiari concetti: un’offerta semplificata, un unico ‘prodotto’ suddiviso solo in commercial ed education e maggiore marginalità, poiché
offriamo una percentuale più alta sulle vendite e il rivenditore ha costi minori grazie alla semplificazione”. Il cliente dal canale può acquistare l’abbonamento completo o il singolo prodotto, o sia uno che l’altro (per le diverse figure aziendali). “Inoltre – scende più nel dettaglio Guazzetti – con il programma di canale abbiamo introdotto il concetto di ‘deal-registration’, che premia chi apre la trattativa e non chi la chiude, stimolando così la ricerca di nuovi clienti. Da 5 a 19 postazioni fruttano al rivenditore un 20% extra sul prezzo utente finale, mentre se si superano le 20 postazioni l’extra diventa del 30%, tutto
on top alla marginalità stabilita”. In questo nuovo modello di business il canale è fondamentale per la strategia di Adobe, che ha tra i suoi obiettivi quello di rafforzare la relazione tra utenti e reseller. “Sappiamo che un rapporto proficuo con i rivenditori facilita il rinnovo continuo degli abbonamenti da parte degli utenti. Questo, nel nostro nuovo approccio alle vendite, è di un’importanza cruciale: si passa infatti da una transizione una tantum dal valore di 2mila euro a una modalità di pagamento di 50 euro al mese tramite sottoscrizione annuale (il pagamento copre in anticipo tutta l’annualità).
Per semplificare il lavoro dei rivenditori abbiamo creato una consolle ad hoc di facile utilizzo, che consente di agevolare il controllo e la gestione delle licenze di ogni utente. Tre mesi prima della scadenza annuale di ogni abbonamento, inoltre (quando ciascun abbonato riceve una comunicazione a segnalazione del termine della licenza ), Adobe segnala l’informazione in contemporanea anche al rivenditore, che potrà quindi elaborare una previsione di fatturato accurata”. NUOVE OPPORTUNITÀ
Per il rivenditore si aprono nuove opportunità di trovar clienti, perché Adobe uscirà con nuove offerte, semplificazioni di utilizzo e soluzioni particolari rivolte a mercati verticali, attività che consentono di fare business incrementale rispetto alla situazione attuale. “Oggi abbiamo una chiara definizione del ruolo del canale e, in questo momento, le nostre performance in Europa, ma anche in Italia, sono ottime. Questa è la controprova che un canale attivo, ingaggiato e positivo può fare la differenza. Con la nuova strategia siamo partiti a dicembre dello scorso anno e, dopo un “rodaggio” di due/tre mesi, i risultati sono tangibili: Creative Cloud ha raggiunto più di 1 milione di utenti paganti e l’adozione di questa nuova formula è in crescita. In Europa (per l’Italia non abbiamo dati definitivi, ma dovrebbero anche essere migliori), su due licenze vendute una è cloud, dunque siamo intorno al 50%. Sui risultati totali non posso scendere nei dettagli per policy aziendale, ma si può rilevare che l’Italia ha avuto un’adozione più rapida rispetto ad altri paesi. Certo – precisa Guazzetti - non tutti gli attori del canale hanno
sposato la nuova strategia, così come non tutti gli utenti hanno compreso subito i vantaggi della nuova modalità di offerta; per illustrarla al meglio abbiamo dovuto organizzare degli eventi ad hoc, ma i risultati, come accennato, sono sicuramente positivi”. LA STRUTTURA DEL CANALE
Il canale oggi è diviso in quattro diverse categorie: ci sono i Partner Registrati, i Certificati, i Gold e i Platinum. Nella nuova logica i benefici partono dai Partner Certificati in su, e riguardano l’extramarginalità attravreso il deal registration, la possibilità di avere i prodotti come Nfr (not-for-resale), la possibilità di vendere Creative Cloud, il CLP (Cumulative Licensing Program) e tutto il licensing di fascia alta. Per quanto riguarda i partner Gold, questi devono fatturare almeno 300mila dollari all’anno, e i Platinum almeno un milione. Questi ultimi possono acquisire alcuni prodotti direttamente da Adobe senza l’intermediazione del distributore, ottenendo una maggiore marginalità. “La certificazione è molto semplice – precisa Guazzetti. – I corsi sono gratuiti e i benefici immediati. Probabilmente l’anno prossimo vareremo un nuovo programma di canale ridefinendo i livelli di fatturato richiesti per le diverse tipologie di rivenditori. Attualmente – conclude – siamo alla ricerca di nuovi rivenditori certificati per il cloud. Ad oggi abbiamo circa 6-700 elementi all’interno del programma, dei quali 250 Certificati, 4 Gold e 3 Platinum. Abbiamo bisogno di qualità, di rivenditori che sappiano parlare con gli utenti, essere dei consulenti e comprendere i reali bisogni del cliente”.
I 5 MITI DEL CLOUD DA SFATARE
1 Non voglio passare le mie applicazioni in un browser web! Quando le persone sentono la parola “cloud”, immaginano immediatamente applicazioni in esecuzione in un browser web. Questo può essere il caso di altre offerte cloud, ma non accade invece con Creative Cloud. Gli utenti di Creative Cloud, infatti, scaricano e installano le loro applicazioni come i clienti Adobe hanno sempre fatto. Photoshop, Illustrator e InDesign funzionano dal disco rigido, non dal cloud.
2 Non voglio dover essere connesso a Internet solo per usare Photoshop. Nonostante la possibilità di scaricare le applicazioni e installarle sul disco rigido, a volte qualcuno pensa ancora di aver bisogno di essere collegato al web per poter eseguire effettivamente le applicazioni Creative Cloud. Questo non è vero. È necessario essere online solo durante l’installazione e l’inserimento della licenza del software. Se si dispone di un abbonamento annuale, verrà chiesto di connettersi al web per convalidare il software in licenza ogni 30 giorni. Tuttavia, è comunque possibile utilizzare i prodotti per 99 giorni anche rimanendo offline.
4 Non posso condividere file con i miei clienti o colleghi a meno che non siano membri del Creative Cloud. Con l’iscrizione al Creative Cloud si ottengono 100GB di cloud storage. È possibile utilizzare questa memoria per sincronizzare i file tra i dispositivi e accedervi attraverso le Touch Apps come Photoshop
Touch e Adobe Ideas. Se si posizionano i file nella cartella Creative Cloud sul disco rigido, questi non solo saranno disponibili in modalità offline, ma saranno anche accessibili tramite creative. adobe.com con la possibilità di condividerli ad altri. Una volta deciso di condividere un file, basta inviare una mail o un link e i destinatari saranno in grado di visualizzarlo nel proprio browser, anche se non hanno mai sentito parlare di Creative Cloud o delle applicazioni Adobe utilizzate per crearli. Chiaramente non dovranno creare un account né registrarsi.
3 Se decido di lasciare Creative Cloud non sarò in grado di accedere ai file che ho creato. Quando si utilizzano le varie applicazioni creative di Adobe, i file generati sono dell’utente. Adobe non si assume alcuna proprietà o diritto d’autore su tali file. Se si decide di non essere più membri Creative Cloud, non si avrà più accesso alle applicazioni, ma se si dispone di precedenti versioni CS App si potranno aprire i file, se salvati in formati compatibili con le applicazioni disponibili.
5 Se dispongo di Creative Cloud sono sempre costretto a utilizzare le versioni più recenti del software. Con Adobe Creative Cloud si avrà sempre accesso alle ultime applicazioni di Adobe Creative, ma senza essere costretti ad eseguire gli aggiornamenti. Questo aspetto è fondamentale per i flussi di lavoro che implicano cooperazione con clienti o fornitori che potrebbero non disporre delle ultime versioni del software.
STORIA&TECNOLOGIA FIGLI DI
JOBS
LA TECNOLOGIA
FA CULTURA di CECILIA CANTADORE
Digitale e archeologia a un primo sguardo possono sembrare due concetti contrastanti, ma una mostra in scena a Padova comprova quanto l’unione di questi due mondi sia efficace 68 |
La storia rivive, grazie alla tecnologia, in una MOSTRA CHE UNISCE LE TRADIZIONI DEL PASSATO AGLI STRUMENTI DEL FUTURO,
per rendere vivida un’epoca passata, la vita di un poplo che ha innovato nell’antichità
L
a storia dei veneti antichi rivive, grazie alla tecnologia, in una mostra che unisce le tradizioni del passato agli strumenti del futuro, per rendere vivida un’epoca passata. “Venetkens. Viaggio nella terra dei Veneti antichi” (al Palazzo della Regione di Padova, aperta al pubblico fino al 17 novembre) ha l’obiettivo di ripercorrere le tappe più significative dei mille anni di storia di questo popolo. Quasi duemila reperti – alcuni mai esposti prima – ricostruiscono la cultura, la quotidianità e i costumi dei Venetkens e si inseriscono in un allestimento di grande impatto emotivo grazie a suoni, luci, colori e non solo: touch screen, postazioni multimediali, video e interfacce digitali sono veri e propri protagonisti. A essere unico in questa mostra, infatti, non è solo l’alto valore scientifico dei reperti. Approfondendo la storia della civiltà venetica si capisce fin da
subito come non esista alcuna opposizione tra antico e moderno, proprio perché i Venetkens hanno fatto dell’innovazione e della ricerca tecnica dei valori fondamentali. Da questo principio è nata l’idea di creare un allestimento innovativo, un percorso multimediale e interattivo arricchito dalle più aggiornate tecnologie disponibili. Ciò ha portato a cercare un modo attuale di proporre la storia per avvicinare bambini, ragazzi e ‘non addetti ai lavori’ a un mondo affascinante, ma ancora poco conosciuto. In questa mostra i visitatori hanno la possibilità di interagire con varie interfacce e immergersi nei suoni e nei colori di questo grande popolo, approfondendo tutti gli aspetti della vita quotidiana dei paleoveneti, dalle attività produttive ai riti sacrali e funerari. La sensazione di assistere a un rito funebre o il rumore degli zoccoli dei cavalli che si avvicinano, proiettano all’istante in un mondo passato, ma che
diventa incredibilmente attuale grazie alle illimitate risorse della tecnologia. “Stupire, emozionare, coinvolgere: sono questi gli elementi ai quali ci siamo ispirati per dare al pubblico la sensazione autentica di percorrere un viaggio e tornare indietro nel tempo di tremila anni. Divertire senza tralasciare l’aspetto didattico è stato un altro degli obiettivi che ci siamo prefissi nella realizzazione di questo progetto, e vedere bambini e ragazzi fare a gara per scrivere il proprio nome sullo schermo touch screen e stamparne la traduzione in venetico è stata la conferma di aver raggiunto un nuovo importante traguardo. La possibilità d’interagire attraverso i vari dispositivi tecnologici tiene alto il livello di coinvolgimento dei visitatori e offre alle scuole un’importante occasione per avvicinare bambini e ragazzi al mondo della scienza archeologica” ha raccontato Claudio Capovilla, Presidente del Gruppo Icat (www.gruppoicat.com (www.gruppoicat.com www.gruppoicat.com), ), agenzia organizzatrice dell’evento e ideatrice degli allestimenti tecnologici.
DIGITALIC PER SYSTEMATIKA
SICUREZZA & VIRTUALIZZAZIONE
Systematika unisce la forza di VMware alla sicurezza di Trend Micro L’accordo siglato tra il vendor di Sicurezza IT e lo storico distributore di VMware mira a portare sul mercato un’offerta integrata di virtualizzazione e sicurezza.
s
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SYSTEMATIKA
Via Padre Luigi Sampietro, 110 21047 Saronno (VA) Tel.: +39 02 96410282 Fax: +39 02 96703 113 email: info@systematika.it
ystematika Distribution è una delle più importanti realtà operative nella distribuzione di soluzioni per il mercato professionale dell’Information Technology. Systematika, parte del Gruppo Comparex, pone l’accento sulla distribuzione “ad alto valore tecnologico”, proponendo al mercato, oltre a tecnologie innovative e affidabili, anche una serie di servizi di formazione, un supporto pre-sales, laboratori, iniziative marketing e consulenze dedicate ai propri clienti. Partner storico di Vmware, Systematika ha recentemente stretto un accordo con Trend Micro, proponendo al mercato soluzioni congiunte. “L’integrazione tra i due marchi – come ha spiegato Franco Puricelli, Sales Manager & Business Development di Systematika – è a livello di tecnologia e per un segmento in particolare, ovvero quello che riguarda i componenti vShield, vCloud Network and Security (VMware) e Deep Security (Trend Micro). Systematika, quindi, cercherà di identificare e seguire le opportunità legate alla sicurezza in
ambienti virtualizzati (sia desktop che server) e nel cloud, proponendo le due tecnologie e supportando i propri partner in tutto ciò che riguarda formazione, laboratori e POC”. “Grazie alla stretta collaborazione con VMware – ha aggiunto Denis Cassinerio, Senior Channel Sales Manager di Trend Micro Italia, – Trend Micro ha saputo giocare d’anticipo rispetto a una concorrenza che, in molti casi, ha esitato nel valutare correttamente l’impatto delle nuove metafore architetturali dell’informatica sulle tradizionali tecniche di protezione. Trend Micro è, infatti, tra i precursori nel mondo della sicurezza degli ambienti cloud e virtuali, grazie alla propria piattaforma Deep Security, agentless per VMware e punto di riferimento sul mercato quale soluzione integrata. In questo modo, Trend Micro offre al canale che si occupa dell’infrastruttura VMware una piattaforma unica, la cui diffusione è in forte crescita e che garantisce la protezione completa per server fisici, virtuali e in-the-cloud”. “Grazie a Systematika – ha proseguito Cassinerio – la nostra tecno-
FRANCO PURICELLI Sales Manager & Business Development di Systematika
MATTEO UVA
Channel Manager di VMware Italia
DENIS CASSINERIO Senior Channel Sales Manager di Trend Micro Italia
logia di sicurezza può oggi essere promossa in Italia da un’azienda riconosciuta sul mercato come distributore a valore, con una grande esperienza e conoscenza nell’ambito della virtualizzazione e delle dinamiche del mercato IT locale”. “Nella vision di VMware – spiega infine Matteo Uva, Channel Manager di VMware Italia – i pilastri sono ‘Software Defined Data Center’, cioè la virtualizzazione applicata come tecnologia non solo al servizio infrastrutturale, ma a tutti i servizi IT - storage, networking e appunto sicurezza; un secondo punto nodale è la realizzazione del cloud computing ibrido, mettendo in comunicazione i data center già virtualizzati con i fornitori esterni di servizi cloud, cioè macchine virtuali che possano spostarsi con coerenza, senza necessità di riconfigurazione, da data center interni a provider esterni di cloud”. Perché Trend Micro per la componente sicurezza? “Le due aziende, che condividono a livello strategico la visione del cloud, da diversi anni stanno sviluppando i rispettivi prodotti in sinergia – conclude Matteo Uva.– Una visione che vede la security non più applicata con apparati hardware dedicati, ma integrata direttamente nello strato di virtualizzazione”.
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ANTONELLA TAGLIABUE
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Amministratore delegato della società di consulenza strategica di Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”.
PUNTO G
italians do it green I talians do it better. Quando si tratta di Green Economy gli italiani potrebbero fare bene, anzi meglio. Lo confermano alcuni tra gli studi più recenti, di fonti diverse (sia nazionali che internazionali), che si focalizzano sulla capacità di creare tanti e nuovi posti di lavoro grazie a una svolta sostenibile. Le buone notizie giungono da diversi fronti. Innanzitutto ci sono i nuovi dati ILO (l’Organizzazione Mondiale del Lavoro) che confermano come “il passaggio verso un’economia più verde potrebbe generare tra i 15 e i 60 milioni di nuovi posti di lavoro nel mondo nei prossimi vent’anni (...)”, una tesi che l’Organizzazione sostiene da tempo e che si preoccupa di confermare con nuovi dati a cadenza annuale. C’è poi uno studio di due ricercatori italiani, Federico Pontoni e Niccolò Cusumano, che provano a ipotizzare cosa potrebbero significare in termini pratici per il nostro paese le possibilità offerte dalla Green Economy.
LAVORO VERDE
Il loro studio analizza la situazione attuale e si pone come termine il 2020 e gli obiettivi europei in fatto di riduzione delle emissioni e miglior rendimento delle fonti energetiche. Provare a raggiungere questi risultati potrebbe portare alla creazione di 1.397.000 nuovi posti di lavoro, tra occupazione diretta e indiretta. Secondo i due studiosi, per ogni milione di euro di fatturato generato da attività verdi si produce ricchezza per 2,7 milioni di euro all’interno dell’economia nazionale. A conferma dell’importanza del risultato c’è il paragone con le attività turistiche, che hanno un rapporto di moltiplicazione pari soltanto a uno. I risultati potranno essere tanto più positivi quanto maggiori saranno gli investimenti, anche in termini di PIL. Come fare? Le risposte sono già note. Servono nuovi strumenti di credito per le imprese, investimenti in ricerca e tecnologia, riduzione della burocrazia. Inoltre occorrerebbe obbligare le pubbliche amministrazioni a rispettare le leggi relative all’u-
tilizzo di materiali riciclati e i Comuni a realizzare la raccolta differenziata al 65%, insomma promuovere e premiare i comportamenti virtuosi. Bisognerebbe rivedere alcune nostre cattive abitudini, come quella dello smaltimento in discarica. Anche dal lato sindacale si confermano le buone prospettive indicate dallo studio. La UIL Lazio ha incrociato i dati sull’economia sostenibile con quelli dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) sulla disoccupazione, rilevando che nelle regioni dove è più alto l’indice di Green Economy c’è meno disoccupazione, a dimostrazione che la sostenibilità è fonte di ricchezza e lavoro. Il Trentino Alto Adige rappresenta il miglior esempio. Secondo un indice di green economy, determinato da ventuno parametri riguardanti energia, agricoltura, turismo, rifiuti, mobilità, il Trentino è infatti la regione italiana che ha più investito negli ultimi anni nell’economia sostenibile e quella con il minor tasso di disoccupazione (5,1%). Molto positivi anche i risultati
raggiunti da Emilia Romagna e Val d’Aosta, mentre Sicilia, Campania, Lazio, Calabria e Puglia occupano le ultime posizioni, sia per investimenti verdi che per occupazione. Attualmente l’1,5% della forza lavoro totale in Italia - più di 340.000 persone - svolge un’attività verde in senso stretto, ma sono più di 1,2 milioni i posti di lavoro che già ruotano attorno al mondo dell’economia sostenibile.
RISORSE 1
L’ITALIA, UN PAESE RIVOLUZIONARIO
Sono numerosi gli economisti che hanno recentemente indicato l’Italia come una piattaforma di lancio di una nuova rivoluzione industriale. Tra questi Jeremy Rifkin, che si è basato sulla convinzione che, per conformazione geografica, “straordinarie menti”, capacità di essere flessibili e necessità di proteggere un paese tra i più belli al mondo,in Italia vi sarà un futuro di crescita verde imperniato su lavori sostenibili. Rifkin, autore de “La terza rivoluzione industriale”, intervenuto a un recente convegno al Politecnico di Milano ha dichiarato: “L’Italia ha una grande opportunità con le nuove tecnologie rinnovabili. Dobbiamo essere consapevoli che ci ricorderanno per la nostra eredità ambientale. I nostri pronipoti capiranno che siamo stati qui solo per l’impronta di carbonio che avremo lasciato”. L’amore per il Belpaese potrebbe portare a eccedere in ottimismo, così come un diffuso e genuino spirito nazionale che tende all’auto-denigrazione ci induce a essere pessimisti sulle nostre prospettive future. Forse dovremmo trasformare un’affermazione (Italians do it better) in un imperativo categorico: Italians, do it better (and green)!
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UN MILIONE DI VOCI Per un anno, oltre un milione di persone ha discusso sul tema “Il mondo che vogliamo”. Sono state coinvolte 88 nazioni attraverso sondaggi ma anche veri e propri dialoghi. L’obiettivo della ricerca realizzata dalle Nazioni Unite è quello di capire come le persone immaginano il futuro sostenibile. È nato così un report straordinario, che raccoglie le aspirazioni per un mondo migliore. Il documento è scaricabile qui http://www. worldwewant2015.org. Si può consultare anche la mappa interattiva delle risposte: http://map. worldwewant2015.org/
MENO PIL ALLUNGA LA VITA Disponibile on-line, il Rapporto Coop 2013 contiene dati interessanti relativi ai consumi degli italiani e allo stile di vita in tempi di crisi. E conferma che il PIL potrebbe non essere la misura corretta di tutte le cose. Il Rapporto mostra un ulteriore calo nel 2013 della spesa degli italiani e dei consumi, anche alimentari. Una diminuzione destinata a perdurare anche nel 2014, quando si ridurrà ancora il reddito reale disponibile dell’1,4%. Le buone notizie giungono dal fronte longevità: siamo il paese europeo in cui la vita si è allungata maggiormente. Consumiamo e sprechiamo meno, ma viviamo in media 10 anni in più, rispetto al 1975.
FUOCO AMICO Si chiama Baker Cookstove ed è un fornello ad alta efficienza energetica per cuocere all’aperto. È dedicato ai paesi più poveri e consente di diminuire il consumo di legna, quindi di limitare i danni della deforestazione. Cuoce più velocemente, riduce le emissioni di gas serra e consente di mantenere tecniche di cottura tradizionali. Lo ha progettato lo studio Stoccolama Claesson Koivisto Rune. È realizzato in alluminio riciclato e sarà prodotto in Kenya, anche grazie agli oltre 8.000 dollari raccolti tramite crowdfounding.
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FASHIONIT FIGLI DI
JOBS
IL MADE IN ITALY SI AFFIDA ALLA TECNOLOGIA di CECILIA CANTADORE
Con le nuove tecnologie si combatte l’anticontraffazione, si protegge il valore del Made in Italy ma si gioca anche con gli aspetti più caratteristici e comici dell’italianità
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a garanzia del Made in Italy è senza dubbio un valore aggiunto per ogni prodotto, nel settore dei beni di lusso come in quello del tessile e dell’abbigliamento, nell’alimentare come nel manifatturiero. All’interno di tale panorama la tecnologia si inserisce innanzitutto mettendosi al servizio di questo plus italiano, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Nel recente passato sono state sviluppate soluzioni per proteggere e valorizzare il Made in Italy combattendo la contraffazione con l’Rfid e i Qr Code, a vantaggio di aziende e consumatori oltre che dell’intero
sistema economico del Paese. L’anticontraffazione ora diventa digitale grazie ad Albo (www.alboitaly.it (www.alboitaly.it www.alboitaly.it), ), un vero e proprio sigillo elettronico di garanzia che, codificato in un Qr Code, può essere letto da tutti gli smartphone dotati di fotocamera. Se poi il dispositivo mobile è abilitato Nfc (Near field communication) il controllo è ancora più avanzato, perché ad essere letti sono gli N-tag, ovvero le etichette Rfid di ultima generazione. Grazie a questo modello di smart tagging si crea un unico sistema di certificazione riconosciuto a livello mondiale, in grado di fornire in tempo reale (tramite un’App) informazioni dettagliate su un certo marchio, prodotto o negozio.
Ogni oggetto è visibile da qualsiasi utente che effettui una ricerca tramite l’App; il sistema di navigazione integrato lo guida poi dritto fino al negozio dove il prodotto è in vendita. Il consumatore può anche verificare la genuinità dei prodotti in fase d’acquisto, dalle norme del processo produttivo fino al rispetto delle leggi sul lavoro minorile; il tutto attraverso l’uso di una tecnologia che, quasi sicuramente, conosce già bene. In poche parole, Albo è in grado di dare il via a un processo di validazione il cui risultato è una vera e propria garanzia Made in Italy, una carta d’identità multimediale a portata di smartphone. SIAMO SERI, O QUASI Oltre che per le “cose serie”, la tecnologia è anche usata per ironizzare sugli aspetti più caratteristici del nostro paese. Gli italiani sono famosi nel mondo anche per il loro ricco e colorito uso della gestualità, vero e proprio linguaggio non verbale. Italian Gestures ( (www.italiangesture.com ), inizialmente nata come App per iPhone, è una raccolta di tutti i gesti utile sia per gli italiani, che vi si possono riconoscere e possono scoprirne le origini, sia per gli stranieri, che finalmente hanno a disposizione un dizionario bilingue (l’App è in italiano e in inglese) indispensabile per comprendere tutte le sfumature di significato dei numerosi “modi di muovere le mani”. Dopo il successo dell’App, Italian Gestures ha creato una linea di magliette e ora anche una serie di cover per iPhone. Dal saluto all’interrogazione, dalle dita incrociate fino agli sfottò: le cover sono decorate con i principali gesti italiani rappresentati come fumetti.
DIGITALIC PER ACHAB
SICUREZZA
Lucky Red si affida ad Avira per la sicurezza
Scansiona il QR Code per vedere il video
Il patrimonio digitale dei film è protetto da Avira, implementato da Sensible Data, partner del distributore Achab
a contatti
ACHAB www.achab.it Piazza Luigi di Savoia, 2 20124 Milano Tel. +39 02 54108204 Fax +39 02 5461894
chab distribuisce applicativi software che permettono alle Pmi italiane di costruire infrastrutture ICT flessibili, efficaci ed economicamente convenienti. Questo si legge sul sito della società che, per realizzare il suo progetto, si affida ad aziende specializzate come Sensible Data, forte della presenza di specialisti che provengono dalle più varie esperienze professionali nell’ambito dell’information & Communication Technology, con competenze che spaziano dalla progettazione, realizzazione e gestione di applicazioni al Network e Systems Management e alla consulenza in materia di sicurezza. Abbiamo incontrato Francesco Burragato, Amministratore di Sensible Data, e Riccardo Filangeri, Direttore Amministrativo e Finanziario di Lucky Red, che nell’azienda si occupa anche degli aspetti tecnologici e informatici, per farci raccontare perché Lucky Red, società che si occupa di produzione e distribuzione cinematografica e nel settore raggiunge il 6% di share, si è affidata all’anti-
virus Avira installato da Sensible Data. QUANTO È IMPORTANTE PER LA VOSTRA AZIENDA LA SICUREZZA INFORMATICA?
Riccardo Filangeri: È importantissima e lo diventerà sempre più in futuro perché il cinema sta passando dalla pellicola al digitale, per cui il film ormai viaggia su file digitali. Noi, via mail o scaricando, riceviamo film, trailer e tracce audio e quindi abbiamo sempre più la necessità di rendere sicuri i nostri server per evitare problemi di pirateria e danni al nostro hardware causati da virus o altre minacce informatiche, in modo da non perdere i nostri prodotti, che sono asset del nostro core business. PER PROTEGGERVI DA VIRUS E MALWARE AVETE SCELTO IL PRODOTTO AVIRA. PERCHÉ QUESTA SCELTA E PERCHÉ VI SIETE APPOGGIATI A SENSIBLE DATA?
Riccardo Filangeri: Sensible Data è da anni il nostro consulente, con un collaudato rapporto di partnership. Non volevamo ricorrere ai soliti prodotti diffusi sul mercato e Sensible Data ci ha consigliato Avira, perché accurato nell’identificare le minacce e privo di impat-
to sui sistemi. E siamo più che soddisfatti della scelta, poiché ad oggi non abbiamo mai avuto problemi di blocco hardware o software causati da attacchi malware. Siamo partiti sette anni fa con Avira e da due anni siamo passati a una soluzione più completa, sempre Avira, in grado di coprire anche i nostri server. DAL VOSTRO PUNTO DI VISTA DI FORNITORE DI SERVIZI E SOLUZIONI IT, QUALI SONO STATE LE PECULIARITÀ DI LUCKY RED?
Francesco Burragato: Lucky Red è sinonimo di qualità, che è ciò che si aspettano da noi. Proponedo Avira sapevamo di essere in sintonia con loro filosofia. CONSIGLIERESTE AVIRA A UN VOSTRO CONCORRENTE?
Riccardo Filangeri: Perché aiutare la concorrenza? Comunque sì, e daremmo un ottimo consiglio. E VOI DI SENSIBLE DATA CONSIGLIERESTE AVIRA A UN VOSTRO CONCORRENTE?
Francesco Burragato: Mi faccia una domanda di riserva... Non mi piace dire bugie, ma non mi si può chiedere di aiutare i miei concorrenti.
SMART COMPUTING
TUTTE LE NOVITÀ DI IBM di LUCA BASTIA
Big Blue annuncia una serie di release: l’innovazione riguarda i sistemi operativi, il System z, il Flex System e altro ancora. Nasce anche una nuova modalità di andare sul mercato, il “co-selling”
Nasce un nuovo modo di proporre la tecnologia: IBM lancia il co-selling. I tecnici di 74 |
BIG BLUE
affiancheranno quelli dei partner nella vendita dei loro prodotti.
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cquisizioni, lanci di nuove soluzioni: IBM sta attraversando un periodo di grandi novità. “Abbiamo una serie di release su base trimestrale in ottica Smarter Computing che è impressionante e che sta al passo con il mercato in evoluzione – afferma Paolo Sangalli, neo vice president System and Technology Group di IBM (STG) – così come le acquisizioni nel mondo dei servizi e
del software, ad esempio le tre più recenti: la società israeliana CSL, che si occupa della virtualizzazione, la Platform Computing, operazione del 2012 in area mainframe, e poi nel mondo dello storage la Texas Memory Systems, che ci ha permesso di mettere sul mercato le memorie flash, i dischi allo stato solido. A livello di piattaforme, estremamente importante nel mercato italiano, la release del PureFlex p260 consente dei risparmi fino all’80% delle spese e quindi va ad interessare quella fascia di mercato della Pmi che, come IBM Italia, abbiamo sempre cercato di coprire al meglio. A luglio abbiamo annunciato l’open source per il Power, linea che rimpiazza l’AS400 e che ha raggiunto i 25 anni sul mercato, tutti di successo”. Ma le novità riguardano anche l’approccio al mercato: “Alla fine di agosto, l’STG a livello mondiale ha annunciato un programma di co-selling per il canale. D’ora in avanti, a parte per pochi clienti del settore pubblico, andremo dai clienti con personale tecnico, sia dei business partner che di IBM. L’obiettivo è allargare il mercato insieme a loro, presentandoci presso i clienti con persone estremamente preparate”.
“In area mainframe ci focalizziamo su due ambiti, l’enterprise e la Pmi, e ogni anno facciamo delle release – aggiunge Andrea Negro, system z platform Leader di IBM Italia – che quest’anno sono indirizzate alla piccola e media impresa, il cosiddetto midrange”. Le novità riguardano, come accade ormai da diverso tempo, sia l’hardware che il software. Tra i prodotti troviamo, tra gli altri, il modello Bc12, capace di scalare da 50 a 5.000 Mips, un sistema che parte da un costo di 75mila dollari che, coinvolgendo IBM Global Financing, si può avere con un canone di locazione di 1.965 dollari al mese; e NetXtScale System, una nuova piattaforma di calcolo flessibile che fornisce tre volte il numero di core rispetto agli attuali server rack da un’unità e che, sottolinea Negro, “risulta ideale per i carichi di lavoro in più rapida crescita come i social media, la business analytics, il tecnical computing e il cloud”. Ma non è tutto: tra le novità ci sono infatti i Flex Systems con nuovi strumenti di virtualizzazione, networking e gestione, che consentono alle imprese di consolidare le infrastrutture IT e ridurre i costi di esercizio. I sistemi operativi sono stati tutti rinnovati, dallo zOS, con attenzione particolare all’ottimizzazione degli Analytics, allo zLinux, migliorato per quanto riguarda la virtualizzazione e la facilità d’uso.
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PIÙ SOCIAL MEDIA E CLOUD NELLE PMI di LUCA BASTIA
Anche nelle piccole imprese cresce l’interesse per l’integrazione delle funzionalità social nella comunicazione, così come per le soluzioni in cloud. Le grandi aziende invece portano le applicazioni nella nuvola
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tiamo assistendo a un’evoluzione nelle esigenze delle imprese sotto molti aspetti: “Oggi – ha detto Marco Pasculli, regional director central mediterranean countries di Alcatel-Lucent Enterprise - anche una piccola e media azienda può dotare i computer e le applicazioni telefoniche o anche i client di posta elettronica di una barra che permette una completa integrazione con i social media, assecondando le esigenze di quelle realtà che con essi iniziano a fare business. In
quest’area siamo rimasti piuttosto sorpresi dal numero delle richieste, molto più elevate del previsto”. Nell’ambito della comunicazione, Alcatel Lucent ha spostato sempre più attenzione verso la connettività IP e verso le applicazioni; recentemente ha aperto queste tecnologie ai social media con specifiche soluzioni. In contemporanea aumentano anche le esigenze derivanti dal fenomeno Byod (bring you own device), e sono sempre più numerose le aziende che stanno valutando come muoversi in quest’ambito: “Almeno nel 50% degli incontri con i clienti
IL CLOUD
sta cambiando la mentalità delle IMPRESE, che oggi si aspettano di poter avere tutti i SERVIZI, anche quelli telefonici, in questa modalità.
– ha detto Pasculli – vediamo un reale interesse, anche se al momento solo una minima parte sta facendo qualcosa di concreto. Nel networking, comunque, nonostante la crisi, – aggiunge – c’è una crescita costante del nostro business, in maniera particolare per il wifi”. DOMANDA E OFFERTA SI EVOLVONO
“È in atto una consumerizzazione spinta – ha sottolineato Pasculli – noi abbiamo sempre venduto centrali telefoniche di ogni dimensione su cui collegare applicazioni. E questo di fatto è ciò che continuiamo a fare, però oggi stiamo assistendo ad uno spostamento radicale: le aziende cercano applicazioni per una maggiore produttività e per un migliore servizio al cliente, si parla meno di connettività e più di efficienza, inoltre si sta affermando un enorme cambiamento, il cloud. Lo sviluppo più grande che abbiamo fatto nell’ultimo periodo è stato portare le funzionalità delle nostre centrali su server virtualizzati, in modo da garantire alle imprese di servizi, o a quelle che hanno un proprio data center, le stesse funzioni centralizzate utilizzabili in modo diverso. Inoltre abbiamo creato un nuovo modello commerciale, che dà la possibilità ai nostri clienti di pagare per il tempo in cui utilizzano le nostre applicazioni e per il numero degli utenti attivi”. Il fenomeno ha già preso piede nelle piccole società, che trovano molto naturale e anche conveniente esternalizzare tutti i servizi di comunicazione. “Lo chiamiamo ‘l’effetto cloud’. Nelle grandi e grandissime imprese prevediamo invece un sempre maggiore utilizzo in cloud di applicazioni più che di telefonia standard”.
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Xenesys: il negozio del futuro è già una realtà Il solution e service provider italiano, integrando applicativi propri e di mercato, propone una suite di soluzioni e servizi allo stato dell’arte per la gestione del fashion retail
interattivi, che contribuiscono ad arricchire l’esperienza d’acquisto di tutti i clienti.
a scelta di un fornitore IT non dipende unicamente dalla sua offerta di applicazioni, infrastrutture e servizi: oggi le aziende scelgono il proprio partner tecnologico soprattutto in funzione della sua specializzazione per industry e della sua capacità di portare valore al business grazie a esperienza e visione di insieme. Da anni Xenesys affianca le più importanti aziende del fashion retail, proponendo loro soluzioni mirate a soddisfare esigenze di flessibilità ed efficienza e permettendo loro di sfruttare la leva IT per operare con successo in un mercato in rapido movimento e ipercompetitivo. Per chiarire al meglio la propria offerta nel fashion retail, Xenesys sottolinea sette problematiche fondamentali di un manager del settore risolte dalla sua proposta.
5 - Big Data Management e Social Analytics È possibile integrare i dati di tutti i punti vendita in una dashboard già ottimizzata sulle esigenze del fashion retail, con le variabili chiave (quantità, valore, zona, punto vendita) in evidenza. La soluzione attinge dati da qualsiasi ERP, fonte di dati o tool BI già in uso, proponendo un pannello di controllo desktop/mobile personalizzabile. Da qui deriva la possibilità di prendere decisioni di marketing non più su base intuitiva, ma con tutta l’informazione proveniente dall’interno dell’azienda e dal web network, interagendo direttamente con la reportistica online e offline da mobile.
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XENESYS www.xenesys.it viale Europa, 15 53100 Siena (41° 53’ 24’’ N, 12° 29’ 32’’) Tel. +39 0577 1915751 Fax +39 0577 1959333 marketing@xenesys.it
1 – Retail management software Si possono gestire tutti i negozi di una catena con un’unica soluzione, anche mobile, senza abbandonare mai il cliente, grazie ad un software di retail management che si integra con il front e back office di qualsiasi soluzione presente in azienda. Il software consente di effettuare operazioni di CRM Marketing attraverso l’invio di promozioni
via email e SMS QR couponing, si occupa poi del front office garantendo la gestione dell’intero processo (vendita assistita, verifica giacenze) e permette di gestire tutte le funzionalità da tablet e smartphone. 2 - Service desk e retail support end-to-end I tecnici di Xenesys risolvono tutti i problemi legati ad applicativi, hardware e processi retail in 5 lingue, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, dall’Italia alle sedi e ai negozi di tutto il mondo. 3 – La suite mobile Mobis Una suite mobile proprietaria per la gestione dei processi e della comunicazione in aziende che hanno personale in mobilità. Questa soluzione consente di accompagnare il cliente in negozio e di accoglierlo come una celebrità, grazie a un catalogo digitale e alla disponibilità a magazzino, video, foto, press clipping. Non solo, gli agenti in mobilità possono consultare il listino sempre aggiornato e inserire gli ordini direttamente da mobile. 4 – Immersive retail È possibile rendere stupefacente la shopping experience nello store grazie alla tecnologia RFID, al digital signage, ai totem e ai camerini
6 - Digital Asset Management La soluzione consente di gestire in sicurezza il brand e di distribuire in maniera ottimizzata video, foto e testi in tutti i canali di comunicazione: sito web, e-commerce, negozi, app, digital signage, cataloghi, ma anche intranet ed e-learning. 7 - Integrated social branding Con l’aiuto degli esperti Xenesys è possibile costruire una strategia multichannel,gestendo il brand dall’immagine di prodotto ai singoli retail sui social media.
CREATIVE PARK FIGLI DI
JOBS
ELENA VERONESI
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Docente del corso di Informatica per l’economia presso l’Università Luigi Bocconi e socia fondatrice dell’Associazione Donne e Tecnologie è autore del libro Informatica per l’economia, con Dario Boschetti, Alberto Clerici, Maurizio De Pra, Alessandro Rezzani, Gianluca Salviotti e Marco Sampietro, edito da Tools Egea. Il volume fornisce un’introduzione ai temi più rilevanti dell’Information and Communication Technology, attraverso una panoramica ad ampio spettro che inizia dai sistemi informativi aziendali per arrivare agli strumenti di presentazione, passando per il Web 2.0, i database, il software collaborativo e i fogli elettronici.
sonnecchiare è innovativo
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er attirare finanziatori verso la sua nuova invenzione - la lampadina Edison invitò i potenziali investitori a un banchetto a sue spese presso un ristorante di lusso. Escogitò di incontrarli all’ingresso del locale e li condusse al buio per una scala e poi all’interno di una sala da ballo. Al momento opportuno, girò un interruttore e la stanza si illuminò magicamente grazie alle sue lampadine. Gli investitori, storditi da tanta luce improvvisa, fecero a gara per offrire il loro denaro. Thomas Alva Edison nacque in Ohio l’11 febbraio 1847. Nella sua carriera di inventore, durata più di sessant’anni, mise
a punto il numero record di 1.093 brevetti registrati a suo nome. Qual era il suo segreto? Odiava dormire. SONNO GENERATORE
Edison considerava il sonno una perdita di tempo, “a heritage from our cave days” come lo definiva lui stesso (Maas, 1997). Si dice dormisse dalle tre alle quattro ore per notte.
Il resto del tempo lo dedicava ad un’intensa attività intellettuale, grazie alla quale videro la luce centinaia e centinaia di grandi scoperte tecnologiche. Ma è proprio vero che dormisse così poco? Guardando le foto della sua vasta proprietà si scoprono brandine e lettini disseminati un po’ ovunque, dal laboratorio alla biblioteca, passando per altri locali nei quali
THOMAS EDISON È LA TESTIMONIANZA DI COME IL TALENTO CREATIVO SIA QUALCHE COSA CHE PUÒ ESSERE COLTIVATO, E NON SOLO IL RISULTATO DI UNA PERFETTA COMBINAZIONE DI GENI.
Edison era solito soggiornare. Pur denigrando il sonno, si concedeva numerosi pisolini che gli permettevano di riprendersi dall’intenso lavoro intellettuale. I suoi collaboratori dicevano che dopo ogni sonnellino si risvegliava rinvigorito e pieno di nuove energie da dedicare ai suoi progetti. Vi sono addirittura immagini che lo ritraggono mentre sonnecchia sull’erba, in giardino. ALLA RICERCA DELLE IDEE
Thomas Edison è la testimonianza di come il talento creativo sia qualche cosa che può essere coltivato, e non solo il risultato di una perfetta combinazione di geni. La sua vita ruotava attorno alla passione per la scoperta, e dalle sue abitudini quotidiane si può imparare molto in termini di prassi progettuale. TANTE IDEE PER UN’IDEA
Edison era convinto che per scoprire una nuova idea fosse necessario generarne tante. Oltre alla quantità considerava anche la qualità: si era imposto la quota di un’invenzione minore ogni 10 giorni e una maggiore ogni sei mesi.
su teorie consolidate. Affrontava ogni progetto senza porsi limitazioni, con la giusta ingenuità di chi vuole capire a fondo. TUTTE LE IDEE SONO BUONE
Un tentativo fallito non era per Edison un disonore. Al contrario, diventava un momento di riflessione per raccogliere e documentare uno dei tanti modi nei quali un procedimento non aveva funzionato. Celebre è la sua risposta alla domanda su come si sentisse dopo tanti insuccessi nel progettare la lampadina: “Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecentonovantanove modi su come non va fatta una lampadina”. ANNOTARE TUTTO, SEMPRE
Alla sua morte, Edison lasciò 3.500 quaderni di appunti ora conservati nel museo a lui dedicato in New Jersey. Annotava con cura e dedizione idee e considerazioni in fogli che rileggeva periodicamente. Alla luce delle nuove invenzioni rivedeva i passati
EDISON ERA CONVINTO CHE PER SCOPRIRE UNA NUOVA IDEA FOSSE NECESSARIO GENERARNE TANTE.
ABBATTERE LE BARRIERE
Non potendo vantare una formazione alla pari di molti suoi colleghi, Edison fece di questo un punto di forza. Diversamente dagli altri non si faceva bloccare da idee preconcette, quelle che in genere si formano in coloro che hanno alle spalle anni e anni di studi
RISORSE
appunti e li integrava. Seguire un procedimento costante, non lasciarsi condizionare dai preconcetti, tenere traccia dei propri ragionamenti e non scartare nulla a priori sono piccole abitudini che possiamo applicare ogni giorno nella ricerca dell’innovazione.
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La serigrafia grafica con Marabu infinite possibilità
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10 VOLTE MENO COSTOSA, 10 VOLTE PIÙ EFFICIENTE: ECCO L’NTERNET PER TUTTI di FRANCESCO MARINO
Oggi Internet è inaccessibile a due terzi della popolazione mondiale. Come sarebbe il mondo se tutti potessero connettersi? Portare Internet agli altri 5 miliardi di persone. Con questo obiettivo è nata Internet.org: una partnership globale di leader del settore tecnologico, organizzazioni no profit, comunità locali ed esperti che collaborano per rendere Internet accessibile ai due terzi della popolazione mondiale che non possono accedervi. Condividendo strumenti, risorse e procedure operative, i partner di Internet.org esploreranno possibili soluzioni in tre aree principali: accessibilità, efficienza e modelli di business. Tra i membri ci sono i grandi nomi del Web come Facebook, Qualcomm, Ericsson e altri ancora. Il costo della distribuzione di
Internet è ancora troppo elevato per poter raggiungere il “resto del mondo” quei 5 miliardi di persone che vivono al di fuori del mondo ipersviluppato. Secondo il primo documento pubblicato da Internet.org (un rapporto di 70 pagine) oggi il costo è 100 volte più alto di quello che dovrebbe essere per raggiungere l’obiettivo che l’associazione si è prefissata. Per fare in modo che si possa ridurre di 100 volte il costo della diffusione dei dati, il consorzio ha studiato una strategia doppia: migliorare di 10 volte l’efficienza delle applicazioni che girano sulla rete e ridurre di 10 volte i costi: 10x10=100. Facebook si è messa già all’opera con la tecnologia HipHop per PHP e la HipHop virtual machine, che permette ai suoi server di ospitare il 500 per cento di traffico in più rispetto a prima. Facebook sta anche facendo
ricerca su tecnologie di compressione delle immagini come WebP - attualmente in uso sulla sua applicazione per Android – con l’obiettivo di sostituire gli standard PNG e JPEG, una soluzione che porterebbe ad una riduzione del 20% del traffico di rete. Questa sfida verrà combattuta nei prossimi 10 anni, ma non sarà semplice vista l’evoluzione a cui andiamo incontro. Secondo Qualcomm infatti il traffico di dati è destinato a duplicare ogni anno nei prossimi 10 anni rendendo ancora più difficile il compito che si è posta Internet.org. Saranno necessari interventi radicali, la diffusione di nuove tipologie di connessione e molte idee brillanti. Il rapporto integrale di Internet. org è scaricabile qui http://internet.org/ efficiencypaper
GIRLY TECH
resistiamo a tutto, tranne che allo shopping (online)
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GIRL IN THE CLOUD
Cammino sempre sollevata da terra - sia per i tacchi sia perché ho la testa fra le nuvole - e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.
e donne possono resistere a tutto, tranne che allo shopping. Soprattutto se online. Parafrasando Oscar Wilde, si tratta di una incontrovertibile verità. Ho visto donne rinunciare a possedere una carta di credito per timore di prosciugare il proprio conto corrente con acquisti smodati negli outlet online. Ho visto donne attendere un pacco ordinato sul web con la stessa emozione di una bambina che apre le finestrelle del calendario dell’Avvento. Ho visto donne iscriversi compulsivamente a tutti i gruppi di acquisto esistenti su Internet, e altrettanto velocemente cancellare le proprie registrazioni il giorno dopo aver ricevuto l’estratto conto. Per il genere che proviene da Venere, lo shopping online è un’emozione tanto grande quanto grande è il rischio di lasciarsi prendere la mano. Dagli articoli per la casa alle borse, dai weekend alle terme ai ristoranti, le offerte su Internet tentano le donne come un vassoio di pasticcini.
IL FU BOLLETTINO POSTALE
La grande prova da superare, che a volte può anche costituire l’unico freno, rimane il metodo di pagamento. Una volta esisteva il rassicurante pagamento in contrassegno, grazie al quale, dopo aver ricevuto ed esaminato la merce, si andava in posta per pagare il bollettino allegato. Era la modalità con cui si pagavano gli ordini di Postalmarket, gli acquisti per corrispondenza più in voga negli anni 80 e 90, oppure i libri del Club degli Editori, quelli che si sceglievano con i francobolli da incollare sulle cartoline e che arrivavano comodamente a casa in edizioni rilegate in brossura. SOLDI VIRTUALI
Ma con la diffusione di Internet il mondo è cambiato, le transazioni sono più veloci e semplici e i metodi di pagamento sono virati verso l’utilizzo di carte di credito, carte prepagate o sistemi di pagamento sicuro come Paypal. Le donne – non tutte s’intende – di natura più conservatrici e diffidenti, guardano con un po’ di sospetto l’atto della trasfor-
mazione della cartamoneta in pacchetti di impalpabili Byte e si accostano con circospezione alle “nuove” modalità di pagamento. PAGAMENTI FACILI E SICURI
La carta di credito rappresenta una delle forme più pratiche e diffuse per il pagamento online. Avvalendosi di diversi circuiti diffusi a livello mondiale, le banche fanno credito ai propri correntisti (in modo direttamente proporzionale ai propri depositi e alla propria affidabilità) per poi presentare il conto a fine mese. Visti i rischi in fatto di sicurezza (truffe, clonazioni, ecc.), per gli acquisti online ci si può rivolgere a una carta ricaricabile, sulla quale viene caricato un importo limitato che può
essere esattamente lo stretto indispensabile per le proprie spese su Internet, senza mettere a rischio l’intero patrimonio. COME FACILITARE LO SHOPPING
Ma c’è un altro scoglio da superare: inserire i propri dati per ogni acquisto può rappresentare un processo macchinoso (soprattutto per il gentilsesso, sempre impegnato a districarsi in mille attività differenti) che può disincentivare. Così, diversi negozi online rendono possibile registrare nel proprio account anche i dati della carta di credito, concedendo alle utenti una sensazione altrettanto piacevole di quella che si prova infilando la mano nella borsa e trovando il portafoglio al primo colpo.
Uno dei primi e più rodati pagamenti veloci lo ha consentito iTunes, grazie al quale le app, i libri, le canzoni e i film possono essere comprati con tre sole azioni: un click per la selezione, un click per il download e l’inserimento della propria password. Ma questa modalità di acquisto facilitato, qualora le shopaholic ne abbiano bisogno per abbandonarsi ai piaceri delle spese, è sempre più diffusa nei diversi shop sul web.
RISORSE 1
PAGARE CON L’EMAIL
Una sensazione simile a quella di un portafoglio sempre pronto è propria anche dei sistemi di pagamento come Paypal, il fortunato spin off di Ebay. Questo account, a cui viene collegata una carta di credito o che viene ricaricato con un bonifico, rappresenta un’altra modalità sicura e veloce per lo shopping online. I dati della propria carta di credito sono infatti protetti, mentre gli acquisti si effettuano semplicemente digitando email e password.
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PAGARE CON IL TELEFONO
L’ultima frontiera dei pagamenti elettronici è quella mobile. Per rendere ancora più ubiqua e onnipresente la possibilità di effettuare acquisti, infatti, si può passare per il proprio smartphone, e non solo comprare tramite le app legate ai propri negozi preferiti, ma anche sfruttare il proprio device come mezzo di pagamento, attraverso la Sim card, la lettura di Qr code o come mobile Pos. Le transazioni possono avvenire sfruttando il proprio conto telefonico e collegando i dati della propria carta di credito a specifiche applicazioni o, per accettare pagamenti, collegando un lettore di carte di credito tipo Pos al proprio smartphone o tablet. Una vera sfida per quelle donne che non riescono a rinunciare allo shopping e che ora possono sbizzarrirsi anche via mobile.
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BEMOOV Un’applicazione che consente di acquistare biglietti per mezzi pubblici, parcheggio e taxi. Ma anche per concerti e piste da sci. Bemoov consente di utilizzare il proprio telefono per fare acquisti via sms o App, anche tramite la lettura di un Qrcode. Il progetto, attivo in alcune città del nord Italia, riunisce 40 operatori commerciali mettendo in rete la filiera del pagamento. TINYURL.COM/ OF3L5RP
PAYLEVEN Un Pos che si collega al proprio smartphone o tablet per accettare pagamenti ovunque. È una soluzione studiata per piccoli e medi esercenti, dagli idraulici ai tassisti, da una start up italiana, peyleven. it. Questa soluzione consente di risparmiare la sottoscrizione del Pos, dovendo solo riconoscere a Payleven una piccola percentuale sulle transazioni effettuate. Una testimonianza video TINYURL.COM/ QABTFSY
DOVE SPENDERE SOLDI I siti che offrono vendite online sono innumerevoli. Per l’abbigliamento non possiamo non citare Yoox, ma anche gli outlet online Amazon Buyvip, Vente-privée (il capostipite), Privalia, Saldi Privati e Showroom privé. Sebbene in questi siti si trovino molte offerte anche per la casa, ci sono diversi negozi specializzati in arredamento e design: tra i più ricchi possiamo citare Dalani e Lovethesign.
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SICUREZZA
UN HACKER SFIDA CHECK POINT di FRANCESCO MARINO
Oggi gli attacchi informatici colpiscono tutte le aziende, con tecniche sempre più raffinate. In un seminario la società focalizzata sulla sicurezza e Digitalic mostrano quali sono i nuovi sistemi utilizzati e le contromisure da adottare
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70%
DEGLI ATTACCHI ARRIVA DALL’ESTERNO
CAAS CYBERCRIME AS A SERVICE Organizzazioni criminali internazionali pronte ad offrire servizi informatici illegali per rubare progetti, database, bloccare siti web o semplicemente sottrarre soldi.
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a sicurezza è informazione. Per difendersi bisogna innanzitutto conoscere e capire quali sono le nuove tecniche utilizzate dai cybercriminali e a cosa quest’ultimi sono davvero interessati. Per questo motivo, Check Point ha organizzato insieme a Digitalic un seminario innovativo a Roma e Milano, con l’obiettivo di spiegare ad aziende e rivenditori a cosa mirano oggi i malviventi digitali. Per prima cosa bisogna capire il panorama, variegato e in gran parte poco conosciuto. Ci sono gli “hacktivists”, ovvero gruppi che usano i sistemi informatici per colpire obiettivi sociali o politici, talvolta ingaggiati addirittura da consumatori che, sentendosi traditi da una determinata azienda, richiedono via Internet il loro intervento “punitivo”. Ci sono poi gli “script kids”, a volte davvero ragazzini senza particolari competenze, che utilizzano i software e le suite sviluppate da altri Hacker per colpire siti e aziende, senza grosso impegno ma con grande
efficacia (viste anche le deboli protezioni messe in campo). Nel panorama del Cybercrime, tuttavia, non ci sono solo gli attivisti o i ragazzini, ma si è ormai diffuso il “CaaS”: il Cybercrime as a Service. Ovvero organizzazioni criminali internazionali pronte ad offrire servizi informatici illegali per rubare progetti, database, bloccare siti web o semplicemente sottrarre soldi. Esistono veri e propri listini online per le varie “attività”, e pagando 6 dollari all’ora si può avere un Black Hat (un hacker cattivo) a disposizione. Quindi in realtà nessuno è al sicuro, perché con queste “modiche cifre” chiunque può assoldare un cybercriminale e anche le medie e le piccole aziende, ad esempio, possono essere colpite da concorrenti senza scrupoli. I dati di http://datalossdb.org/ parlano chiaro: il 70% degli attacchi arriva dall’esterno, e sono quelli portati dagli hacker (meglio sarebbe dire cracker o black hat), il 12% proviene dall’interno (accidentalmente) il 9% sempre dall’interno, ma con codice maligno, il 5%
semplicemente dall’interno e il 4% da fonte ignota. Ma quante aziende in Italia hanno subito attacchi? I dati del rapporto OAI 2012 dicono che nei primi tre mesi dell’anno il 6,8% delle imprese aveva subito già più di 10 attacchi, il 30,7% meno di 10 e il 62,5% nessuno. Si tratta comunque di numeri enormi. Check Point ha deciso di mettersi alla prova con il seminario “Un Hacker sfida Check Point”, per mostrare le tecniche segrete con cui gli hacker attaccano le aziende, sia le grandi che le piccole e medie imprese italiane. Alessio L.R. Pennasilico, meglio conosciuto nell’ambiente hacker come -=mayhem=-, ha svelato i metodi di attacco utilizzati oggi dai nuovi cybercriminali. La tecnologia Check Point ha mostrato invece come ci si può difendere. Un confronto avvincente cha ha fatto capire davvero come vengono attaccate le aziende e come è possibile difendersi realmente. “Tutte le aziende sono in pericolo – ha spiegato Elena Ferrari, channel manager di Check Point. – Non importa la grandezza dell’impresa, perché le nuove minacce non puntano ad azioni eclatanti ma semplicemente al lucro, e per questo hanno bisogno di colpire senza farsi notare”.
DIGITALIC PER BANCOMAIL
INTERNET
Bancomail, l’email marketing B2B: una leva evergreen Per rispondere alle esigenze del mercato, le strategie delle aziende devono puntare sul giusto mix tra i nuovi media digitali e i tradizionali strumenti di marketing. Gabriele Ferretti, digital marketing specialist di Neosoft, illustra l’importanza di questo strumento innovativo
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NEOSOFT SRL BANCOMAIL Via Giuseppe Casaregis 30/13 16129 Genova Tel. 010 8681372 www.bancomail.it
on è una sorpresa che le nuove leve del web marketing annoverino i social media tra gli strumenti fondamentali per veicolare il proprio business sulla Rete e farsi conoscere. I canali social, tuttavia, non possiedono (ad oggi) lo stesso appeal di alcuni media che hanno fatto la fortuna di molte aziende che si sono affacciate al mercato digitale”. Esordisce così Gabriele Ferretti, Web Marketing Specialist di Neosoft (nella foto), quando parla di digital marketing e, nello specifico, dell’impatto che l’email marketing produce sulle scelte strategiche attuate dalle aziende sul web. In quest’ottica l’email marketing risulta essere un evergreen: “Dal 2009 a oggi i retailer online hanno quadruplicato i propri clienti grazie alla posta elettronica. La percentuale di acquisizione dei clienti provenienti dall’email marketing si attesta sul 7% del totale, seconda solamente a quella generata dai motori di ricerca”.Se la posta elettronica si conferma
in termini di acquisizione clienti, il suo ruolo non viene smentito nemmeno in termini di ROI per le aziende: “Uno studio di settore, condotto nel 2012 da Direct Marketing Association (DMA), ci conferma che per ogni dollaro speso in email marketing il ritorno sull’investimento è stato di 40 dollari, quasi il doppio del search engine marketing (22 dollari) e il quadruplo delle strategie mobile (10.5 dollari) - continua Ferretti -. Questa indagine avvalora quindi il ruolo dell’Email Marketing quale Top Revenue Generator, ancora impiegato dall’89% delle aziende oggetto di ricerca”. Si tratta di un dato che dimostra quanto l’evoluzione delle strategie di digital marketing non possa prescindere da questo strumento. “In primo luogo emerge chiaramente come i marketers non reputino più l’email marketing un puro e semplice Lead Generator, ma tendano piuttosto ad utilizzarlo in modi più sofisticati”. È quindi facile intuire le motivazioni per cui l’email marketing continui a mantenere il suo appeal nei confronti delle aziende per le proprie campagne
B2B: “Le ricerche svolte da Neosoft confermano la necessità per le aziende di implementare azioni di email marketing; la newsletter si dimostra allora uno strumento sempre importante per le aziende che vogliono avvicinare vecchi e nuovi clienti. Per questo motivo è necessario possedere un database profilato di elenchi a cui indirizzare le proprie campagne B2B. Neosoft da oltre dieci anni si occupa di email marketing B2B grazie alla sua business unit: Bancomail”. Ferretti ci spiega come Neosoft opera in questo ambito: “Bancomail offre il database B2B per l’email marketing più grande in Europa, con oltre 530mila aziende italiane e 2.300.000 aziende straniere, tutte ricercabili attraverso molteplici criteri incrociabili. Inoltre, garantisce contrattualmente circa l’esattezza e l’aggiornamento dei dati e la correttezza del loro trattamento in scrupolosa ottemperanza alle norme vigenti sulla Privacy, monitorando costantemente le variazioni a livello nazionale e comunitario attraverso un apposito ufficio legale dedicato”.
SICUREZZA
LA TECNOLOGIA: FACILE DA USARE, DIFFICILE DA PROTEGGERE di FRANCESCO MARINO
Utilizzare uno smartphone, un pc o anche una Tv intelligente è diventato sempre più semplice. Molto più complicato è proteggere l’intero ambiente digitale in cui le persone operano e vivono. I nuovi prodotti di Panda Security hanno questo obiettivo
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Durante i primi SEI MESI DEL 2013 abbiamo assistito a un incremento DEL 17% DEI MALWARE. La tutela dei dispositivi digitali è sempre più complessa, e diventa essenziale offrire PROTEZIONI TOTALI che vanno dal pc al telefonino.
anda Security ora offre un sistema di sicurezza per ogni dispositivo digitale esistente, dal pc al telefono, ma anche per le Smart Tv. “Panda Global Protection è in grado di proteggere tutti i device digitali che oggi abbiamo nelle nostre case e nelle nostre tasche” ha detto Alessandro Peruzzo, amministratore unico di Panda Security, presentando la nuova linea di prodotti. Antonio Falzoni, product manager Panda, sottolinea: “Oggi è facile usare un dispositivo, almeno apparentemente. Di fronte ad un problema diventa molto complesso risolverlo, per quanto i nuovi software Panda per la protezione aiutino e accompagnino l’utente nell’utilizzo, anche nei momenti più delicati, quando sono vittime di malware”. La gamma delle soluzioni consumer è composta da tre pacchetti: il Panda Antivirus Pro 2014, per Windows, che protegge anche le memorie Usb, spesso veicoli di malware.
Funziona anche nella modalità “gioco” che ottimizza l’utilizzo della memoria, consentendo esperienze multimediali o di gaming senza calo delle prestazioni. Panda Internet Security 2014 offre in più anche la protezione della posta elettronica e un sistema di accesso remoto che consente di fare assistenza tecnica. Il prodotto di punta è Global Protection 2014, che protegge ogni dispositivo Mac, Windows e Android. Questa soluzione integra anche un sistema per l’archiviazione crittografata dei file o per la cancellazione sicura dei dati dall’hard disk. In caso di furto del pc i contenuti rimangono inaccessibili. Il sistema di sicurezza offre anche uno spazio cloud di 5 GB per l’archiviazione remota e sicura dei dati a cui l’utente tiene di più. “Esistono altre piattaforme che consentono di avere questi servizi – ha sottolineato Falzoni – ma Panda ha reso queste attività semplici e immediate da usare, adatte a qualunque tipo di utente e dunque anche ai meno esperti”.
Tra gli strumenti più interessanti c’è il “rescue kit”, un insieme di funzionalità che permette di ripristinare il pc anche nel caso in cui sia rimasto prigioniero di un “ransomware”, cioè un malware che si impossessa del computer e che può essere sbloccato pagando un vero e proprio riscatto ai cyber-criminali. Le soluzioni si basano sulla tecnologia dell’”Intelligenza Collettiva”, da ora estesa anche alle piattaforme mobili grazie alle funzionalità incluse in Panda Global Protection 2014. “Durante i primi sei mesi del 2013 abbiamo assistito a un incremento del 17% dei malware rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; la situazione quindi è sempre più pericolosa, con il livello di rischio in continuo aumento ogni mese – ha spiegato Luis Corrons, direttore tecnico dei laboratori di Panda Security –. Anche gli attacchi alle piattaforme mobili sono in crescita, seppur in numero ancora significativamente inferiore rispetto ai computer, e Android è diventato il sistema operativo “preferito” dai cyber criminali. Inoltre, ci sono sempre più Trojan e malware che sfruttano i dispositivi mobili per colpire i pc quando vi si connettono”.
NU
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MOBILE
UN SMS PER IL BUSINESS di LUCA BASTIA
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DEI MESSAGGI LETTi ENTRO
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L’Sms è tra i mezzi di comunicazione più efficaci:
IL 98%
dei messaggi viene letto entro
5 SECONDI
dalla ricezione e IL 32% di chi ne riceve risponde o interagisce.
Agile Telecom è tra i leader dell’Sms marketing che garantisce ritorni elevati. Semplicità di utilizzo, costi contenuti sono le peculiarità di questa modalità di comunicazione personalizzata
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gile Telecom è un operatore di telecomunicazioni specializzato in Sms su scala globale. La società fornisce soluzioni e servizi di messaggistica a operatori di telefonia mobile, ad aziende private (istituti di credito, Pmi, software house, agenzie pubblicitarie, compagnie aeree, ecc.). alla pubblica amministrazione (università, Comuni e Regioni, pubblica utilità, pubblica assistenza, ecc.) e a organizzazioni non-profit (Onlus, associazioni, organizzazioni non governative, cooperative sociali, ecc.). Fondata a Carpi (Modena) nel 1998, Agile Telecom si è evoluta nel tempo sino a diventare un operatore in grado di coprire tutti i paesi del mondo che utilizzano la rete Gsm. Prerogativa della società italiana è fornire gli strumenti per far crescere il business: più clienti, maggiori profitti, migliori investimenti. Inviare messaggi di testo professionali è una strategia di comunicazione efficace, veloce
e conveniente, poiché una campagna Sms sviluppa in media dal 15% al 40% di ritorno, con il più basso costo per contatto in assoluto. GESTIONE COMPLETA
In un contesto competitivo come quello che caratterizza l’attuale era tecnologica, una comunicazione mirata ed efficace è essenziale per raggiungere il proprio target e conseguire i successi auspicati. Grazie alla piattaforma web di proprietà “Agile Sms Manager” si possono effettuare invii massivi di messaggi a liste di destinatari direttamente da Internet, in modo semplice e immediato. Il servizio proposto prevede l’attivazione gratuita, nessun canone, copertura mondiale, mittente personalizzabile, rapporto di consegna e completa assistenza tecnica gratuita. Sempre più imprese si avvalgono degli sms professionali per veicolare le proprie comunicazioni: le aziende hanno infatti verificato che il messaggio sul telefono raggiunge direttamente i destinatari in tempi immediati e viene letto con attenzione.
I clienti possono inoltre automatizzare e integrare la funzionalità all’interno dei propri sistemi informatici tramite API di semplice implementazione o utilizzando i comuni protocolli HTTP e SMPP. Il servizio di ricezione, inoltre, consente di ricevere messaggi Sms sotto forma di e-mail o direttamente su una pagina web. Questo servizio è lo strumento ideale per chi vuole instaurare una comunicazione bidirezionale con i propri contatti/ clienti. I VANTAGGI
L’Sms è il mezzo di comunicazione più efficace, in quanto il 98% dei messaggi viene letto entro 5 secondi dalla ricezione e il 32% di chi ne riceve risponde o interagisce. È inoltre il mezzo di comunicazione più economico: ogni centesimo investito, infatti, va a segno. Senza dimenticare che si tratta di uno strumento estremamente semplice, reso ancor più accessibile dalle soluzioni (gratuite) di Agile Telecom (piattaforma web “Agile Sms Manager” & software “UltraSms”), che consentono di gestire senza difficoltà e in totale autonomia le campagne e le comunicazioni. Infine, è il mezzo che comporta in assoluto il più elevato ritorno.
DIGITALIC PER EPSON
DIGITAL SIGNAGE
Con i videoproiettori Epson le immagini a colori sono fino a tre volte più luminose Lo dicono anche gli operatori di settore: con i videoproiettori Epson elevata luminosità e precisione dei colori fanno la differenza. Ecco perché. che i colori sono molto luminosi, brillanti e precisi, mentre se è più basso avremo colori spenti, sbiaditi e immagini scure, dove scorgere i dettagli sarà più difficile e l’attenzione degli spettatori sarà destinata a diminuire nel corso della proiezione.
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EPSON ITALIA www.epson.it Via M. Viganò De Vizzi, 93/95 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel: +39 02.660321 Fax: +39 02.6123622
on tutti lo sanno, ma il valore di luminosità di un videoproiettore (quel numero espresso in lumen che tutti siamo abituati a considerare) indica solo la luminosità del bianco. Però l’86% di tutti i contenuti proiettati è a colori: se non sono brillanti, l’immagine ne risente nel suo complesso e diventa difficile da guardare, con il rischio che il pubblico distolga l’attenzione; oppure l’immagine può essere riprodotta con colori inesatti, sino al punto da non consentire di ricavare dalla proiezione le corrette informazioni. Come ad esempio racconta Marco Nanni, Radio Sata Service di Bologna, al quale è capitato di fornire consulenze in ambito creativo a registi che si occupano di riprendere quadri orientali, dove la fedeltà dei colori deve essere perfetta perché rappresentano la scelta creativa dell’artista e quindi è indispensabile che vengano prodotti a video in modo preciso.
LA TECNOLOGIA EPSON 3LCD OFFRE COLORI TRE VOLTE PIÙ LUMINOSI.
Ma anche nel mondo professionale, ad esempio in applicazioni di digital signage, il colore è fondamentale, perché se non è corretto il logo del brand rappresentato può non essere riconoscibile o magari risultare poco accurato, con il rischio di creare un’immagine negativa della società stessa. CHE COS’È IL COLOUR LIGHT OUTPUT?
Il Colour Light Output è un valore (espresso in lumen) misurato in base alla metodologia definita dalla Society for Information Display, un organismo indipendente, e indica la luminosità dei colori, che può essere uguale o diversa da quella del bianco, il cosiddetto White Light Output. Per avere la certezza di proiettare immagini di elevata qualità, prima dell’acquisto è opportuno verificare entrambi i valori, che i produttori dovrebbero specificare separatamente. Se il Colour Light Output è uguale al White Light Output significa
Garantendo gli stessi valori in lumen per la luminosità sia del bianco che dei colori, la tecnologia Epson 3LCD offre immagini con colori fino a tre volte più luminosi rispetto a quella DLP a 1 chip, e soprattutto molto più precisi. A spiegare quanto sia importante questo aspetto è Guido Zabai, Media Digital Business di Udine: “La fedeltà dei colori dei videoproiettori Epson, grazie all’elevato Colour Light Output, mi ha aiutato a risolvere un problema durante un convegno medico. Era stato allestito un collegamento live con la sala operatoria e le immagini venivano proiettate agli studenti riuniti in un’altra parte dell’ospedale; mentre in precedenza, usando videoproiettori di altre marche, avevo sempre avuto difficoltà a calibrare il colore del sangue arterioso e venoso, grazie ai videoproiettori Epson ho risolto brillantemente la situazione e ora il medico che organizza questi eventi mi chiede sempre e solo Epson.” Per ulteriori informazioni e case histories visita: www.epson.it/videoproiettori-dainstallazione
RETE
L’INTERNET DELLE COSE CAMBIERÀ LE AZIENDE di GIUSEPPE GOGLIO
Il mondo sarà sempre più interconnesso: non solo le persone, ma anche le macchine - dall’automobile ai distributori di bibite - parleranno con la rete e tra di loro. Questo nuovo continente da esplorare è al centro delle strategie Cisco e del suo Ceo, che il Web lo ha inventato
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S L’INTERNET DELLE COSE è il nuovo scenario che si prospetta: un mondo in cui ogni oggetto sarà in grado di trasmettere e ricevere dati e di comunicare attraverso la Rete con le persone o con altri oggetti.
in da quando ha fatto il proprio ingresso in Cisco, ormai ventitre anni fa, il Ceo John Chambers ha concentrato la propria attenzione alla riorganizzazione del canale. Sposando un modello indiretto, l’obiettivo è sempre stato quello di riuscire a trasmettere al mercato le potenzialità di componenti di networking considerati ai massimi livelli per prestazioni, tecnologia e affidabilità. Cisco oggi persegue con decisione la strada del cloud computing e si rivolge sempre di più alle piccole e medie imprese. Questi messaggi sono stati esposti in maniera decisa di fronte agli oltre duemila intervenuti a Boston per l’appuntamento più importante
del canale Cisco, il Partner Summit 2013, destinato a tracciare le linee strategiche per i prossimi anni. Raramente come in questa occasione la prospettiva è una svolta tanto importante quanto imprescindibile: rivoluzionare l’organizzazione del canale al fine di cogliere da subito le piene opportunità offerte dal cloud computing. “Il mercato si sta evolvendo a grande velocità e dobbiamo essere pronti a cogliere questo cambiamento – ha annunciato Chambers. – Per noi si tratta di una grande opportunità e anche di una sfida importante, perché dobbiamo essere pronti a seguire, assecondare e sfruttare le nuove dinamiche”. Lo scenario che si prospetta per i prossimi anni traccia un netto mutamento del baricentro dell’infrastruttura, in progressivo spostamento
dall’hardware di un data center alla rete e a tutto quanto vi ruota intorno. Un’opportunità da non mancare per un’azienda che sul networking ha costruito le proprie fortune. “Guardiamo già oltre, all’Internet delle cose o, meglio ancora, a Internet di qualsiasi cosa, dove ogni oggetto sarà in grado di trasmettere e ricevere dati – ha sottolineato il Ceo. – Un mercato dalle cifre enormi, con la tecnologia destinata a entrare in profondità nelle infrastrutture dei clienti”. Il tempo delle architetture complesse è ormai alle spalle: al cliente è indispensabile portare semplicità sotto forma di soluzioni elastiche ed efficienti, liberandolo da mansioni legate alla complessa gestione dei sistemi. Una linea non solo sposata in pieno, ma anche accolta con particolare piacere a livello locale, dove queste tematiche sono all’ordine del giorno da tempo. “Questa edizione del Partner Summit ha per noi un valore ancora maggiore rispetto agli anni precedenti – spiega Agostino Santoni, Amministratore Delegato di Cisco Italia. – Già nel corso dell’evento abbiamo trasmesso un messaggio chiave, che i nostri partner hanno recepito con chiarezza: abbracciamo questo scenario insieme e insieme trasferiamone ai clienti di tutto il mondo il valore”. “È bene che i partner adottino una prospettiva ibrida, che permetta di offrire sia soluzioni tradizionali, sia virtuali, sia un mix delle due – ha suggerito Santoni. – Per diventare leader è necessario offrire soluzioni e servizi professionali, imparando a dialogare con interlocutori diversi dal solito responsabile IT e comprendendo le esigenze di altre aree aziendali che possono essere centro d’acquisto”.
STAMPA
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NUOVI FLUSSI DI STAMPA di CECILIA CANTADORE
Canon presenta MPS Essential, la soluzione che permette di gestire in modo efficiente ed efficace l’infrastruttura di stampa aziendale delle piccole e medie imprese
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PS è l’acronimo di Managed print services, nome con cui Canon indica l’outsourcing dei flussi di stampa finalizzato a ridurre i costi per le aziende e ad ottimizzare i livelli di servizio e la sicurezza delle informazioni. Da oggi a questa sigla si aggiunge la lettera “E”, che sta per Essential. In altre parole, il servizio Mps Canon si amplia, rivolgendosi a un target allargato che va a coinvolgere anche le piccole e medie imprese. Tutte le realtà con un numero di dipendenti compre-
so all’incirca tra 50 e 250 hanno quindi a disposizione un nuovo strumento per ottimizzare il lavoro di stampa e scansione e ridurne i relativi costi. Tutto comincia con un audit Mps, un’analisi mediante la quale Canon cerca di comprendere a fondo le esigenze di ciascun cliente. La procedura di audit valuta il parco macchine esistente, il comportamento di stampa e le abitudini dei dipendenti, riuscendo a cogliere le inefficienze e a stabilire il costo totale di gestione (Tco) allo stato di partenza. Gli esperti consulenti di Canon utilizzano
poi i risultati dell’audit Mps al fine di progettare una soluzione costituita dal sapiente mix di tecnologia, software e servizi, in grado di soddisfare le diverse esigenze attuali e di accompagnare l’evolversi delle stesse nel tempo. Il team Canon sottopone quindi al cliente un progetto creato su misura, indicando chiaramente i risparmi garantiti. Il team pianifica l’implementazione del progetto e assicura una transizione graduale e positiva verso la nuova soluzione gestita, utilizzando una metodologia ormai collaudata fatta di corsi di formazione e comunicazioni mirate per supportare sia l’azienda, sia gli utenti finali. Il client service manager di Canon fa in modo che il parco macchine e i flussi di lavoro relativi alla produzione di documenti mantengano prestazioni ottimali a lungo termine. È attribuita la massima importanza al raggiungimento degli indicatori prestazionali chiave (Kpi) e degli Sla (Service level agreement) concordati. La soluzione MPS di Canon, inoltre, utilizza le informazioni sui servizi erogati e le prestazioni acquisite per garantire miglioramenti continui, supportando le esigenze aziendali in costante evoluzione. MPS Essential integra la piattaforma UniFlow, dedicata alla funzionalità del printing, che permette di personalizzare l’utilizzo degli output. Per stampe e scansioni l’utente si identifica utilizzando il badge aziendale. È possibile prevedere differenti tipologie di login, ottenere una reportistica precisa e controllare gli accessi. L’invio dei lavori alla stampa può essere effettuato da diversi dispositivi, mobili e non, previa identificazione: l’ufficio gestito dall’Mpse di Canon prevede quindi l’utilizzo di pc portatili, tablet e smartphone.
JosephRossi.com
Complici, come il giallo il verde. Rivali, come il rosso il blu. Complici, come il giallo e ile verde. Rivali, come il rosso e ile blu. Opposti, come il bianco il nero. I colori sono pelle delle cose. Opposti, come il bianco e ile nero. I colori sono la la pelle delle cose. Promessa tutto il resto. Promessa di di tutto il resto.
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SICUREZZA
LA PROTEZIONE DEL MONDO DIGITALE di FRANCESCO MARINO
25 anni dedicati alla sicurezza dei dati, delle persone, del loro mondo digitale, ma non solo. Trend Micro festeggia questo traguardo e rinnova il suo impegno per rendere il mondo un luogo più sicuro, anche negli angoli più poveri della Terra
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rend Micro nasce con l’idea di proteggere lo scambio di informazioni e rendere il mondo digitale un luogo migliore. “Ma migliorare il mondo è una missione più ampia in Trend Micro – ha detto Gastone Nencini, Country leader di Trend Micro in Italia. – Ci occupiamo infatti di varie missioni umanitarie a cui tutti i dipendenti possono partecipare e che sono sempre sostenute dall’azienda”.Trend Micro è nata con queste idee a Los Angeles, ma si tratta di un’azienda giapponese in cui la
La grande innovazione portata in tempi recenti da TREND MICRO è la SMART PROTECTION NETWORK NETWORK, che ha cambiato il centro nevralgico della tecnologia spostando la sicurezza dal dispositivo al CLOUD CLOUD, in modo che la protezione sia aggiornata più continuamente e più rapidamente possibile.
cultura aziendale è molto importante. Il Ceo è una donna, Eva Chen, che insieme alla sorella è stata una delle fondatrici dell’azienda 25 anni fa, quando i social network erano solo incontri faccia a faccia e Internet stava appena nascendo. Oggi l’azienda rinnova la sua missione di protezione, che si rivolge sempre più verso gli ambienti virtualizzati e il cloud. La grande innovazione portata in tempi recenti da Trend Micro è la Smart Protection Network, che ha cambiato il centro nevralgico della tecnologia spostando la sicurezza dal dispositivo al cloud, in modo che la protezione sia aggiornata continuamente e il più rapidamente possibile. “All’inizio del 2013 è stata presentata la Smart Protection Network 2.0 – ha sottolineato Nencini – che personalizza la protezione, così come ormai sono personalizzati tutti i tipi di attacchi. La Smart Protection Network
analizza 180mila minacce ogni 24 ore, raccoglie 15 TB di dati da analizzare e blocca 210 milioni di minacce ogni giorno”. Questo tipo di protezione è l’unica che può contrastare i nuovi attacchi, che oggi “sono personali, guidati da ragioni economiche che sempre più spesso coinvolgono le piattaforme mobile – ha detto Loic Guezo, Information Security Evangelist Director di Trend Micro. – In Europa il denaro sottratto dai cybercriminali raggiunge i 290 miliardi di dollari, più alto di quello rappresentato dal mercato della droga”. Il paragone è più che giustificato, perché sono lontani i tempi in cui gli attacchi informatici avevano ragioni “dimostrative”; oggi si punta semplicemente e crudelmente al denaro, in tutti i modi nei quali può essere sottratto. Cambia così anche il ruolo delle società che realizzano software per la sicurezza, chiamate a collaborare sempre più attivamente con le forze dell’ordine e con alti istituti. In questo contesto, diventa ancora più valida la missione con cui Trend Micro è nata: rendere il mondo digitale un posto migliore.
DATA CENTER
EATON UPS, LA PROTEZIONE DELL’ENERGIA a cura DELLA REDAZIONE
Lanciati cinque nuovi modelli di Ups per offrire una gamma davvero completa che possa rispondere alle esigenze di gestione dell’energia di tutte le aziende
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aton è una società per la gestione, la distribuzione e il controllo dell’energia e fornisce soluzioni ad alta efficienza per aiutare i clienti a gestire in maniera efficace energia elettrica, idraulica e meccanica. L’azienda ha lanciato recentemente cinque nuovi prodotti monofase e tre nuovi modelli trifase, sia modulari che centralizzati, oltre ad aver aggiornato il suo Ups top di gamma per grandi impianti, il Power Expert 9395. Il principio di base che ha guidato l’intera ingegnerizzazione è stato la necessità di colmare la lacuna fra efficienza energetica e scalabilità, tra affidabilità e facilità di manutenzione ed efficacia. Gli Ups Eaton garantiscono un alto rendimento in ingresso per un minore consumo e si avvalgono sia della tecnologia Abm Eaton, il sistema elettronico di ricarica batterie che garantisce una significativa estensione della durata delle
stesse rispetto ai metodi tradizionali, sia del sistema di parallelo Hot Sync Eaton per una perfetta ripartizione dei carichi, migliorando sensibilmente rendimento e qualità dell’energia prodotta. Le nuove unità 93PM Eaton, con potenza nominale da 30 a 200 kW, combinano un’efficienza energetica all’avanguardia con scalabilità e ridondanza verticale e orizzontale. Con questi nuovi Ups, i professionisti informatici e responsabili di data center possono specificare, scalare e adattare in modo semplice la loro architettura a futuri cambiamenti, nelle richieste di carico come nei nuovi requisiti di affidabilità. L’Ups 93E offre un’eccellente protezione dell’alimentazione per i carichi critici odierni e in ambienti gravosi, perché è tarato per un funzionamento continuativo a 40°C di temperatura ambientale. Questa caratteristica risulta fondamentale non solo nei settori di processo e nell’industria, ma anche nelle
Gli UPS EATON garantiscono un alto rendimento in ingresso e si avvalgono della tecnologia Abm, il sistema elettronico di ricarica batterie che garantisce una significativa ESTENSIONE DELLA DURATA delle stesse rispetto ai metodi tradizionali.
telecomunicazioni, nei data center o nella sanità. A differenza del 93PM è realizzato in un formato classico centralizzato, ma sempre con una grande attenzione per lo sfruttamento degli spazi nel modo più efficace possibile. Rappresenta dunque la migliore soluzione possibile per alimentare qualsiasi carico critico, grazie alle sue speciali caratteristiche: efficienza massima del 98,5%, ingombro ridotto del 60% rispetto ad altri UPS di pari potenza, manutenzione semplificata grazie all’accesso completamente frontale e stringhe di batterie configurabili per una massima flessibilità. In poche parole, riduce il costo complessivo di gestione (Tco) attraverso la combinazione di efficienza energetica, massima affidabilità e ingombro compatto. Tutti i nuovi Ups Eaton hanno in dotazione standard il software Intelligent Power Manager (Ipm) Eaton, versatile, facile da usare e pienamente compatibile con tutti i principali sistemi operativi e tutte le piattaforme di virtualizzazione più diffuse, inclusi VMware vCenter, Microsoft Systems Center e Citrix XENCenter.
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IL FUTURO DEL DESIGN TECNOLOGICO IN UN ETILOMETRO di FRANCESCO MARINO
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’è molto da imparare da un etilometro. In questo semplice tubo nero di ceramica ci sono le indicazioni per il design tecnologico del futuro. Si chiama Breath Alcool Monitor (BAM), lo produce Lapka (www.mylapka.com) e serve a misurare la quantità di alcool presente nel corpo attraverso l’analisi del respiro. Ma è molto di più. I dati vengono infatti analizzati e inviati ad un’App sul cellulare che visualizza i risultati. Non c’è un tasto per l’accensione, basta soffiare all’interno e un sensore di pressione attiva lo strumento; è possibile ricaricarlo una volta ogni due mesi e non serve nemmeno una cannuccia per
soffiare, in quanto è sufficiente stringere il pugno perché alcune parti meccaniche, in teoria necessarie, sono state sostituite da quelle del corpo umano che lo deve utilizzare, in modo che l’esperienza di utilizzo sia molto più “umana” e organica. Ha molte delle qualità che tutti vorrebbero da un oggetto tecnologico: si adatta perfettamente alla forma del corpo umano, si accende quando c’è bisogno, non ha parti in movimento o accessori da montare, è bello da vedere e si ricarica una volta ogni tanto. Un oggetto minimalista che non si fa notare. Anche la trasmissione dei dati allo smartphone avviene in modo particolare, non attraverso il Bluetooth ma grazie a dei suoni che l’App interpreta.
RETRÒ
PEROTTINA, IL PRIMO COMPUTER DA TAVOLO di FRANCESCO MARINO
Quando Ivrea era la Silicon Valley, due italiani, un ingegnere e un architetto, hanno creato il primo desktop al mondo
È
stato italiano il primo computer da tavolo mai esistito. Si chiamava Programma 101 o Perottina, dal nome dell’ingegnere Olivetti che lo inventò, Pier Giorgio Perotto. Anno di nascita il 1964; sì, nel 1964 esisteva già un pc ed era italiano. La forma venne studiata da Mario Bellini, che poi sarebbe diventato una star del design. All’epoca i computer li esportavamo e gli Stati Uniti ne comprarono 40.000 in un anno. La voglia di imitare questo prodigio costò molto cara a quella che oggi è una delle prime aziende al mondo nella produzione di computer: la Hewlett-Packard perse infatti una causa e fu costretta a pagare un salato risarcimento
per aver copiato il Programma 101. All’epoca costava ben 3.200 dollari, ma i clienti ne erano entusiasti; aveva già dei programmi, dei software diremmo oggi, per svolgere differenti complesse operazioni matematiche. La grande intuizione fu quella di creare un desktop, e dunque una macchina da scrivania e non a colonna. Il merito dell’intuizione fu di Perotto, Roberto Olivetti e Bellini. Proprio Mario Bellini ha raccontato di aver ricevuto una telefonata personale di Steve Jobs, quando ancora non era molto famoso, che gli chiedeva di andare in America a disegnare prodotti per Apple. Lui rifiutò, perchè aveva un contratto in esclusiva con Olivetti.
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