07/2012 – N. 9
www.digitalic.it
Tecnologie e protagonisti dell’ICT
Carta Conqueror Print Excellence Bamboo by
Arjowiggins Creative Papers Stampa by
Grafic he dell’Artiere Fustella laser by
Ciemmeci Light Mark F lock by
Cover
Vernice serigrafica by
Marabu I talia
Creative Park. Carta canta e non solo: ecco tutti gli straordinari poteri della stampa
DigiTalk. Storage & Backup, la difficile sfida nella gestione di un tesoro: i dati
GirlyTech. Vivere alla Green può essere faticoso, ma la tecnologia semplifica il compito
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Il problema è che non gli piaci abbastanza è un film giovanilistico a stelle e strisce, con il pregio di avere un titolo molto azzeccato: si può dire lo stesso per il green. Il problema è che non piace abbastanza, perché in pochi lo comprendono davvero. Per molti è un belletto, un vezzo, una sfumatura, non un elemento essenziale dell’economia del futuro. E invece non c’è nulla di più profondo, radicale potremmo dire. Essere green, infatti, significa andare alla radici della propria attività sia essa aziendale o personale, alle fondamenta dei modelli di business e delle proprie convinzioni. In questo numero affrontiamo l’eco-compatibilità sotto molteplici aspetti. Antonella Tagliabue (Ceo di Un-Guru) va alle origini del green spiegando che cosa rende davvero verde un’azienda, un modello di business, un successo. Le firme più prestigiose di Digitalic si sono poi confrontate a distanza, ciascun autore dedicando la propria rubrica alla tematica ecologica. Abbiamo quindi una raccolta “in verde” delle sezioni più conosciute della rivista: da Creative Park a Girly Tech, da Management a The Marketing Side. Trovate tutto in questo numero, avvolto da una copertina fatta di bambù. La carta è di per sé una delle risorse più rinnovabili della Terra, ma per questo mese ne abbiamo usata una fatta con cellulosa di bambù, ancora più eco-compatibile (se possibile) visti i tempi rapidissimi di rigenerazione di questa pianta.
Francesco Marino Direttore Responsabile Digitalic francesco@digitalic.it
EDITORIALE
Si dice molto e si capisce poco del green. Tutti sono verdi, almeno a parole; tutti apprezzano le aziende eco-compatibili, tutti chiedono prodotti a basso impatto ambientale, a parole. Ma essere green non è per niente facile. Dalle aziende e dai prodotti “verdi” si pretende tutto: devono essere all’avanguardia, performanti, attenti al design e far risparmiare le imprese e le famiglie. Succede solo in questo caso: nessuno infatti (neanche lontanamente) pretende che sia economico un prodotto a elevate prestazioni o che sia all’avanguardia un dispositivo poco costoso. Ma al green non si fanno sconti: deve avere tutto e al meglio.
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Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011 Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica per il periodo 1/10/2011-31/12/2011
16 Periodicità: 11 numeri Tiratura media:15.250 copie Diffusione media:14.450 copie Certificato CSST n. 2011/2247 del 27/02/2012 Società di Revisione: REFIMI Direttore Responsabile: Francesco Marino - francesco@digitalic.it Caporedattore: Marco Lorusso - marco@digitalic.it Responsabile di Produzione: Raffaella Navarra - produzione@mmedia.info Hanno collaborato: Tommaso Agosta, Francesco D’ Ambrosio, Alessio Ferri, Sara Fevola, Girl in the Cloud, Pierantonio Macola, Emanuela Pasino, Riccardo Pirana, Matteo Ranzi, Gianluca Salviotti, Daniela Schicchi, Barbara Silbe, Antonella Tagliabue, Elena Veronesi. Progetto grafico e impaginazione: Davide Spagnuolo/BluLapis s.n.c. Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Una copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80 Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - Estero euro 66,00 http://www.digitalic.it/wp/abbonati Stampa: RDS WEBPRINTING s.r.l. via Belvedere, 42 - 20043 Arcore (MB) Cellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20861 Brugherio Mi
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AVVIO
TECNOLOGIA
Photo
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Realtà aumentata
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Geografia
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Digitalk
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Un’isola eco-tecnologica Un mondo di CO2
«Ve la do io la fantascienza…» Storie di storage
Trend
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Fab4
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White Paper
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Indagini digitali
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Tendenze
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Viscom
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Punto G
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Attaccatevi al treno… del cloud La natura di Digitalic L’estate è mobile
Investire in innovazione? Sì, ma la fiducia è ingessata…
WEB SOCIAL CLUB 20
Management
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Sistemi ERP: la sfida della green accountability
Il Viscom che non conoscete
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Digitalk
Alle origini del green
I misteri celati negli hard disk
Un’estate in verde: dai viaggi agli afrodisiaci
MERCATO Indici
L’abito non fa lo storage
The Marketing Side
Alberi, fiordalisi o risparmio?
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SHUTDOWN
Creative Park
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Girly Tech
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Smau Wow
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Mad4It
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Carta canta. E non solo Come il giorno nasce dalla notte oscura
Alias Arjowiggins Brevi Charme & Relax Ciemmeci Light Mark Cover Emc Fairtrade Fortinet F-Secure Grafiche dell’Artiere Idc
Che fatica essere green! Le parole sono importanti
11 II cop - III cop 35 53 - 55 25 4 7 83 13 27 IV cop 77
SOMMARIO
Anno 1 ‚ numero 9‚ luglio/agosto 2012 www.digitalic.it
iStockphoto 67 It - sa 33 Marabu Italia 23 Nexin Technologies 43 Nuova Effea 31 Smau 37 - 41 - 47 - 57 Snt Technologies 17 Viscom - Reed Exhibitions Italia 79
Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività giornalistica”. La società MMedia s.r.l., editore della rivista Digitalic rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali . Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso la sede operativa delle segreterie redazionali (fax 039.2326449).
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PHOTO Può ospitare 50.000 persone, è autosufficiente, ecologica e semovente. Il progetto avveniristico della city anfibia è un’idea di un giovane architetto belga, Vincent Callebaut, e risponde alle previsioni di innalzamento del livello dei mari con conseguente perdita di ampie porzioni dei territori emersi, fagocitati dalle acque. Ad ogni grado di aumento della temperatura media della Terra, corrisponde infatti l’innalzamento di un metro del livello dei mari. Per nazioni come l’Olanda, l’Egitto, il Bangladesh, il Vietnam o le Bahamas un aumento del livello dell’acqua significherebbe la perdita di quasi tutto il territorio abitato. Callebaut ha concepito una ecopolis chiamata Lilypad, che risponde alle esigenze abitative del futuro e anche ai problemi di sovraffollamento delle città a ridosso del mare, come il Principato di Monaco. La forma è ispirata alle Lilypad dell’Amazzonia, ovvero alle ninfee galleggianti, la cui forma è stata ingigantita di 250 volte. Al centro vive una laguna, circondata da tre montagne dove cresce un bosco di piante sospese. La struttura – in fibre di poliestere e titanio che assorbe l’inquinamento attraverso un processo di catalizzazione – produce più energia di quanto ne consumi grazie al fotovoltaico, al vento e alle maree. Inoltre l’acqua dolce viene prodotta attraverso sistemi di purificazione biologici. Lilypad, poi, ricicla le proprie emissioni di CO2 [pedice] e rilascia nell’ambiente ossigeno: diventa quasi un elemento vivente del panorama acquatico. Infine, è in grado di spostarsi anche per rispondere ai flussi migratori o ai cambiamenti climatici per essere sempre in simbiosi con l’ambiente circostante. Sul sito http://vincent.callebaut. org potete scoprire altri dettagli di questa idea avveniristica.
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16 ottobre | Centro Congressi Milanofiori, Milano emcforum.it
L’evento che rivoluzionerà il futuro dell’IT.
GEOGRAFIA
Canada
Trent’anni di CO2 in una mappa. Questa infografica raffigura le emissioni di anidride carbonica dal 1980 al 2010. Per ogni nazione vengono indicate le quantità assolute di CO2 (in milioni di tonnellate) e le quantità emesse pro capite; infine un ultimo interessante dato è quello che riguarda il rapporto tra CO2 generata e Prodotto interno lordo. Ogni istogramma, per ciascun coefficiente, è diviso in tre segmenti che rappresentano i tre decenni: anni Ottanta, Novanta, Duemila. Per quanto riguarda l’Italia è interessante notare come – dal punto di vista assoluto – le emissioni non siano esagerate, ma se le si guarda in rapporto al Pil risultano altissime, proiettando l’Italia al secondo posto al mondo (dietro alla Francia). Si potrebbe dire che il sistema attraverso il quale viene prodotta la ricchezza in Italia è inefficiente e genera molta più CO2 rispetto ad altri Paesi. I grafici pubblicati si basano sui dati del “U.S. Energy Information Administration” elaborati da Blue&Green Tomorrow.
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TREND
Sta passando, a grande velocità, carico di buone opportunità di risparmio e – soprattutto – di sviluppo di business e marginalità per il canale indiretto. Sta passando il treno del cloud e per un Paese come l’Italia si presenta come una chiamata da non mancare assolutamente: i dati in questo senso sono molto chiari. Con una spesa italiana in IT che nel 2011 si è fermata a 17,67 miliardi di euro (in contrazione del 4,1% rispetto al 2010), il cloud – spiega l’Osservatorio Cloud & Ict as a Service dalla School of Management del Politecnico di Milano – potrebbe costituire una opportunità per far ripartire la macchina dell’innovazione. Ma il mercato del cloud computing per il 2012 sarà solo del 2,5% (ovvero 443 milioni di euro), ripartito per il 54% in private cloud (240 milioni di euro) e per il 46% in public cloud (203 milioni di euro). Ancora poco dunque per invertire il trend discendente. Tuttavia il tasso di crescita (attorno al 25% anno su anno) e i
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Chiusa la fase del marketing e degli annunci roboanti, il cloud ora presenta il conto di un balzo in avanti che manager, aziende e operatori di canale devono fare per coglierne a pieno vantaggi e benefici. Una sfida cruciale tutta da vivere e capire partendo dai dati dell’Osservatorio Cloud & Ict as a Service dalla School of Management del Politecnico di Milano
benefici conseguiti (attorno al 15% in termini di riduzione del Tco) lasciano ben sperare. Il cloud può comportare un risparmio cumulato entro il 2015 di circa 450 milioni di euro; risparmio che potrebbe raggiungere un miliardo di euro se si adottassero le migliori pratiche. Da una ricerca condotta sempre dall’Osservatorio Cloud & Ict as a Service dalla School of Management del Politecnico di Milano su oltre 130 Cio di grandi imprese italiane e 660 responsabili IT di Pmi, emerge come le tecnologie cloud siano ancora prevalentemente appannaggio delle grandi aziende, che lo adottano nel 67% dei casi, si dichiarano interessate nel 25% e non lo utilizzano o non hanno alcun interesse a introdurlo nell’8%. Tra le aziende sotto i 250 addetti, invece, solo il 22% dichiara di avere avviato progetti in tal senso, il 2% intende introdurli e il 76% non ne fa utilizzo. In entrambi i casi è il modello private a prevalere sul public (rispettivamente 48% contro 41% e 17% contro 5%). Per il public la prima voce di spesa è relativa
all’acquisto di servizi di IaaS (Infrastructure as a Service) per 120 milioni di euro, mentre i servizi applicativi SaaS (Software as a Service) valgono 65 milioni, sebbene presentino i tassi di crescita più interessanti. Ancora di nicchia i servizi PaaS (Platform as a Service) con spese associate pari a 10 milioni. Oltre il 95% della spesa è – a oggi – sostenuta da imprese con oltre 250 addetti. Nonostante le potenzialità e, pur a fronte di un crescente interesse, le piccole e medie imprese generano un mercato public ancora poco significativo e quantificabile intorno agli 8 milioni di euro. Le principali barriere che ne frenano l’adozione risultano la difficoltà di integrazione con l’infrastruttura già presente in azienda (40%) e l’immaturità dell’offerta e dei servizi (35%), seguite dai problemi legati alla compliance normativa (31%), dalla difficoltà nel quantificare costi e benefici derivanti dal ricorso alla modalità di erogazione as a Service (31%) e dalla criticità nell’implementare efficaci processi di controllo e misurazione per presidiare i livelli di servizio interni e del fornitore (25%).
MOBILE CONNECT Applicazione per l’accesso remoto sicuro (SSL-VPN) per Apple iPad, iPhone e iPod touch alle risorse di rete aziendali.
WEB APPLICATION FIREWALL APPLICATION VISIBILITY & CONTROL Potenti strumenti di gestione per il controllo granulare delle applicazioni e degli utenti per incrementare la produttività aziendale.
NETFLOW REPORTING Reporting e visualizzazione del flusso di traffico di applicazioni multi-vendor per misurare le prestazioni e correggerne eventuali problemi, aumentandone la produttività.
WAN ACCELERATION & OPTIMIZATION Soluzioni per la riduzione della latenza delle applicazioni e la conservazione della larghezza di banda; consentono un sensibile aumento delle prestazioni WAN e una migliore esperienza utente per le aziende multi-homed.
Protezione totale contro i più insidiosi attacchi informatici (SQL-Injection, XSS, CSRF) degli applicativi Web esposti su Internet.
END POINT CONTROL Le potenti funzioni di interrogazione degli end point (NAC), offrono un controllo flessibile e granulare per tutti i dispositivi che accedono alla rete.
DEDUPLICAZIONE DEI DATI Ottimizzazione dell’efficienza dello storage grazie alla gestione di più dati in minor spazio disco e aumento dell’efficienza della larghezza di banda con conseguente riduzione del traffico di dati in rete.
SSL-VPN | E-CLASS | CONTINUOUS DATA PROTECTION | E-MAIL SECURITY | UNIVERSAL MNGMT APPLIANCE | FIREWALL UTM
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NEWS
Molto dinamica negli ultimi mesi e non sono, Corel – protagonista nel mondo della creatività e dell’editing anche video – sembra intenzionata a proseguire la sua strategia di espansione. L’azienda ha ufficializzato l’acquisizione da Avid di due prodotti di ampia diffusione, quali Pinnacle Studio e Avid Studio, potendo così annoverare all’interno della propria linea software due delle applicazioni più utilizzate a livello mon-
diale. Pinnacle Studio e Avid Studio si affiancheranno a Corel VideoStudio, componendo di fatto un trittico di programmi in grado di soddisfare le esigenze più diverse. Al momento non sono note le cifre dell’affare, del quale Corel si è detta entusiasta, soprattutto per la possibilità di offrire ai propri utenti un ampio ventaglio di soluzioni, sia in ambito desktop sia mobile, con l’iPad in primo piano in tal senso.
Nessun prodotto standardizzato e la capacità di costruire soluzioni su misura. IFI Consulting è una realtà interessante e dinamica del canale indiretto italiano. Una realtà che, in questa prima parte dell’anno, sta attirando su di sé le attenzioni dei grandi nomi del mercato proprio per il suo personalissimo ed efficace modello di business. Un successo culminato con una presenza di forte impatto alla recente tappa di Bologna del Roadshow di Smau Business. Lo ha capito da tempo, per esempio, CA Technologies che proprio con la modenese IFI Consulting ha uno storico rapporto di partnership e che proprio a IFI affida il meglio della propria offerta. «IFI Consulting – racconta Jesusleny Gomes, brand manager di IFI Consulting – è contraddistinta da una forte connotazione sistemica. Guida le imprese clienti partendo dalle Jesusleny Gomes, infrastrutture e dagli strumenti brand manager di IFI Consulting di cui sono dotate per sviluppare progetti innovativi ed efficaci». Interessante in particolare Noc Network Operation Center, una piattaforma di monitoraggio che effettua il controllo di applicazioni e sistemi in outsourcing. Inoltre, offre il presidio continuativo dei sistemi, attivando in automatico il Servizio di Supporto Tecnico in caso di gravi alert.
Non sono più solo rumors, ma notizie ufficiali e confermate: Avnet, colosso americano della distribuzione IT, che da qualche mese ha tra l’altro rinunciato a una presenza diretta in Italia, è interessata ad acquistare il gruppo tedesco Magirus, nome storico della distribuzione a valore che invece nel nostro Paese ha una forte presenza. Magirus, ha spiegato in un’intervista Graeme Watt – president di Avnet Technology Solutions Emea –, rap-
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presenta un’eccellente espansione delle operazioni di Avnet, sia per la qualità e la complementarietà dei prodotti sia per la diffusione nei mercati di Germania e Francia. Secondo fonti americane l’operazione, il cui prezzo sarebbe ancora da definire, si concluderà in ottobre. Infine, proprio in questi ultimi giorni, è arrivata anche la conferma ufficiale da casa Avnet che, con un comunicato, annuncia il raggiungimento dell’accordo.
WHITE PAPER 14
LA NATURA DI DIGITALIC Daniela Schicchi “Schicchina, tu farai la giornalista”. Così ha avuto inizio tutto, credo. 26 anni, appena laureata in una materia che non c’entrava nulla con il giornalismo, con un direttore fantastico al quale devo molto (Sergio Meda) e una totale inesperienza. Da lì sono passati 12 anni. Ho bazzicato tra testate di sport e fitness, gossip, digital printing, beauty, salute, sanità e un’agenzia di comunicazione per arrivare – infine – al Grande Salto. Quello nella Rete e nella consulenza della libera professione. Un percorso fatto di incontri, apprendimento, curiosità, risate e parecchie arrabbiature. Ho scoperto che le parole possono essere fantastiche. Ho toccato con mano la bellezza di supporti unici e portenti della tecnologia in grado di realizzare “quasi” tutto. Ho imparato che per comunicare bisogna andare al passo con i tempi e che, per stare al passo con i tempi, bisogna rimettersi in gioco tutti i giorni.
La bella stagione si riflette sulla cover che inneggia alla natura. L’effetto sabbia della testata, la morbidezza del bambù, la brillantezza dei colori su un fondo naturale che rispecchia la carta green, vi accompagneranno nella lettura di questo numero 9, per ritrovarci dopo le vacanze pieni di energia per altre avventure tipografiche e creative!
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Bambù, più naturale di così… Un altro supporto firmato Arjowiggins Creative Papers per questa cover realizzata con Conqueror Bamboo. Una carta che coniuga innovazione tecnologica e rispetto per l’ambiente, prodotta con pasta di bambù, pianta a crescita rapida proveniente da colture sostenibili. Le tinte della gamma riflettono l’accortezza con cui vengono realizzate: con pigmenti naturali e senza sbiancante ottico per il
GRAFICHE DELL’ARTIERE Fondata nel 1977, Grafiche dell’Artiere è una realtà unica nel panorama delle aziende grafiche italiane, grazie alla continua ricerca di qualità e di nuove soluzioni di stampa, cartotecnica e legatoria. Tra i premi ottenuti, il “Trophée de la Passion Idéal Arjowiggins” nel 1992, il “5th International Ideal Premier Trophy” nel 1999, il premio nazionale “La Vedovella 2004” per la qualità di stampa, il “Top Applications Award” di Fedrigoni e il primo premio per la migliore stampa dall’associazione internazionale “CMYK” (2008). Grafiche dell’Artiere nel 1998 ha ottenuto la certificazione ISO 9002 e, nel 2001, ISO 9001:2000; poi nel 2010 si aggiunge, tra le altre, la certificazione FSC. www.graficartiere.com
Natural White. In questo caso abbiamo scelto Conqueror Bamboo da 400 grammi a cui è applicata la nuova tecnologia Print Excellence che riduce i tempi di asciugatura ed esalta definizione delle immagini e brillantezza dei colori.
Fustella laser, massima precisione L’immagine del bambù è stata realizzata con una fustella laser opera di Ciemmeci Light Mark. La pulizia dei dettagli che si ottiene con questo
ARJOWIGGINS CREATIVE PAPERS Arjowiggins Creative Papers opera in 82 Paesi con 1.300 collaboratori. Le sue carte creative, commercializzate in tutto il mondo, consentono di ottenere performance eccellenti in termini di resa di stampa e non solo. Ogni linea di prodotto è disponibile in un’ampia varietà di finiture e per infinite applicazioni. Tutte le carte Arjowiggins Creative Papers sono certificate FSC da giugno 2008. L’azienda è costantemente impegnata nell’ampliamento della propria offerta di carte riciclate e collabora con clienti e fornitori, continuando a innovare l’offerta e il modo di operare. www.arjowigginscreativepapers.com
Nata nel 2006, nel suo stabilimento di Bologna, questa azienda è parte del gruppo composto da Ciemmeci, Ciemmeci Fashion e Lady Piega, e si occupa di lavorazioni sia mediante laser Co2, sia con laser al Neodimio Yag. L’alto grado di automazione e attrezzature dotate di piani a controllo numerico interamente computerizzato sono i suoi punti di forza. I programmi delle
lavorazioni sono curati da esperti di computer grafica (Cad), mentre tecnici altamente specializzati si occupano delle lavorazioni per la realizzazione dei prototipi. www.ciemmeci.it
MARABU ITALIA Con oltre 150 anni di attività, il gruppo Marabu sviluppa e produce inchiostri di alta qualità per applicazioni grafiche e industriali. L’azienda, con sede centrale in Germania, è presente in tutto il mondo con filiali e partners di distribuzione. Nata nell’autunno del 2008, la filiale italiana del gruppo – Marabu Italia – ha sede a Locate Triulzi (Milano) e opera su tutto il territorio nazionale, offrendo un portfolio
sistema è più accurata rispetto a quella raggiungibile con la taglierina. Con quest’ultima il materiale si “sposta” per fare spazio al taglio, mentre con il laser va incontro a una vaporizzazione che garantisce dettagli perfetti. Il disegno elaborato al computer viene seguito dal raggio laser che, grazie al supporto di due specchi che deviano il percorso della luce, rende possibile riprodurre la sagoma del file alla perfezione.
L’artiere del printing Se cercate il termine “artiere” sul dizionario (treccani.it) vi sarà data la seguente definizione: chi esercita un’arte. Definizione perfetta per la brillante stampa in quadricromia realizzata da Grafiche dell’Artiere. La
di innumerevoli prodotti e soluzioni per la stampa serigrafica, tampografica e digitale, grazie alle esclusive rappresentanze estere garantite. www.marabu-italia.it
nitidezza delle tinte è ancor più importante quando i colori di partenza non sono sgargianti, come nel caso delle tinte naturali scelte da Digitalic. L’effetto finale di un progetto come il nostro parte da una base. Ecco perché il primo passaggio, la quadricromia, si trasforma in un asso nella manica. Grafiche dell’Artiere ha anche curato il coordinamento del progetto.
Digitalic da toccare L’effetto “touch” tipo sabbia è frutto della lavorazione serigrafica di Cover e degli inchiostri firmati Marabu. Per la scritta Digitalic è stata usata una vernice trasparente UV con effetto strutturato a grana grossa. La qualità di questo ink e la resa finale sono state possibili grazie
COVER SRL L’azienda emiliana conta 26 dipendenti e uno staff sempre alla ricerca di nuove possibilità applicative nell’ambito della nobilitazione della carta. Floccatura, plastificazione, verniciatura offset, stampa a caldo e serigrafia sono il core business dell’azienda. L’esigenza di trovare nuove sinergie, mirate al miglioramento della produzione, ha spinto Cover a far parte di un gruppo specializzato nella ricerca di nuovi materiali. Le tecnologie all’avanguardia e i rapporti di partnership con altre imprese rendono possibile evadere grandi e piccole commesse con tempistiche e prezzi competitivi. www.coversrl.eu
all’aggiunta di microsfere di vetro alla vernice. In base alla percentuale aggiunta di questo “ingrediente” e al diametro delle stesse, si potranno ottenere effetti più o meno ruvidi.
RISORSE
CIEMMECI LIGHT MARK
www.durst.it Durante la regata “Thames River Pageant”, in occasione del giubileo di diamante della regina Elisabetta, l’attenzione è stata catturata dall’imponente banner commemorativo dei reali d’Inghilterra. Con i suoi 100x37 metri è la più grande immagine della famiglia reale mai prodotta. A realizzarla, Service Graphics che per la stampa ha utilizzato la tecnologia Durst Rho 500R. Quarantadue le sezioni successivamente assemblate in sette parti, utilizzando una saldatrice ad alta frequenza. Le dimensioni e il peso di ogni sezione del banner hanno reso la sfida di Service Graphics ancora più avvincente, visto che l’opera è stata issata al dodicesimo piano dell’edificio scelto per ospitarla.
Tra sabbia e flock Come detto poco fa, Cover ha eseguito la serigrafia ruvida effetto sabbia per la testata. La pianta di bambù è realizzata con una floccatura smeraldo per far emergere l’effetto melange. Determinante, in questo caso, è la lavorazione che consente di mantenere il flock allineato e in verticale, creando un effetto piacevole al tatto e di grande impatto visivo. Il tutto è stato completato da un’incisione laser sulle piante.
www.minimegaprint.com Il web to print torna a far parlare di sé con Minimegaprint, azienda romana lanciata da poco sul mercato. La vera novità è rappresentata dal fatto che è il primo servizio di stampa online che propone anche nobilitazioni serigrafiche a un costo accessibile. Dal piccolo al grande formato, ecco spiegato il nome di questa giovane realtà che affonda le sue radici, però, nella storica attività di DB Ingegneria dell’Immagine che ha fatto delle arti grafiche il suo core business per oltre 40 anni. Rivedere in chiave moderna i metodi tradizionali della serigrafia grazie alle nuove tecnologie del printing, questa la scommessa di Minimegaprint.
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TENDENZE
Galaxy S III
BB Curve 9320
Eluga
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Samsung Galaxy S III, la sfida è lanciata Era il più atteso. Annunciato come il più fiero contendente di sua maestà iPhone… Grandi aspettative dunque che non sono però state deluse. Il Samsung Galaxy S III è arrivato con un display enorme: 4,8’’, un design super sottile (appena 8,6 mm di spessore), un processore quadcore e un’intelligenza speciale… Oltre alla dotazione tecnica, il Galaxy S III aggiunge infatti diverse funzioni intelligenti; su tutte, la tua voce. Con il Galaxy S III ci si può parlare: riconosce la voce e agisce di conseguenza. Si può alzare o abbassare il volume, rispondere a una chiamata o rifiutarla. Lo Standby Intelligente poi ne individua sempre la presenza tramite la fotocamera frontale; S Voice ascolta e risponde alle parole dell’utente, offrendo potenti funzioni per il comando del dispositivo; la Chiamata Diretta ne capta i movimenti consentendo di chiamare la persona a cui si sta mandando un messaggio, semplicemente portando lo smartphone all’orecchio.
Un classico per Rim: BlackBerry Curve 9320 Il suo nome appartiene ormai alla storia e ai casi di più grande successo sul mercato. La linea Curve di BlackBerry è ormai una compagna fedele per milioni di manager e non solo. Una linea che ora viene rilanciata pensando a un pubblico sempre più vasto, attraverso l’interessante BlackBerry Curve 9320 con funzioni e integrazioni con i social sempre più spinte. «Gli smartphone della serie Blackberry Curve hanno riscosso un successo fenomenale in Italia e siamo entusiasti di estendere il portfolio dei device dotati di BlackBerry 7 nel nostro Paese con il nuovo BlackBerry Curve 9320 – ha dichiarato Alberto Acito, managing director di Research In Motion Italy –. Il nuovo BlackBerry Curve sarà particolarmente apprezzato dagli utenti che hanno l’intenzione di comprare il loro primo smartphone e dai possessori di altri modelli Curve che sono alla ricerca di un dispositivo più avanzato in termini di prestazioni e funzionalità».
Eluga, la risposta di Panasonic Per nulla intimorita dagli intenti ambiziosi di Samsung & Co., proprio in questa caldissima estate 2012, Panasonic ha fortemente voluto lanciare ufficialmente la sua sfida al mondo degli smartphone. Il colosso tecnologico ha infatti rotto da tempo gli indugi, decidendo di giocare la sua carta più importante: l’interessante Eluga, disponibile in Europa e in Italia dal 1 giugno. «Eluga è un telefono decisamente originale che combina potenza, funzionalità ed eleganza, offrendo alle persone il massimo valore in un unico prodotto: è tecnologicamente all’avanguardia, può condividere contenuti multimediali come immagini e filmati con tv e device collegati in Rete; è resistente all’acqua fino a un metro di profondità, ha un design di classe, sottile e leggerissimo, e possiede il display con il più alto rapporto schermo/ telefono di tutto il mercato. È nato per chi ama le nuove tecnologie, per chi ha bisogno di soluzioni affidabili in tutte le attività quotidiane, ma non vuole rinunciare allo stile; per chi cerca un prodotto davvero personale in cui riconoscersi», ha affermato Claudio Lamperti, amministratore delegato di Panasonic Italia.
UN’ESTATE “ULTRA” CON SNT E FUJITSU Prima puntata con il listino multimediale che ogni mese andrà in onda su SNTTV Online: una Web tv dedicata ai rivenditori e all’aggiornamento in tempo reale sulle più interessanti novità e strategie firmate Fujitsu Technology Solutions, del quale Snt è principale distributore in Italia. Ad aprire le danze il completo e strategico rinnovamento dell’intera gamma Lifebook. Spiccano in particolare le prestazioni e il valore aggiunto dei nuovissimi ultrabook lanciati in collaborazione con Intel
Lorenzo De Pietri, direttore marketing di SNT Technologies
Massimo Federici, channel development manager di Fujitsu Technology Solution
I notebook sono ancora in grado di dare spettacolo, sorprendere e – soprattutto – regalare interessanti spunti di business al canale indiretto. Provare per credere la nuova e stupefacente linea Lifebook di Fujitsu, protagonista all’interno del nuovo listino firmato Snt Technologies. Un listino che diventa multimediale grazie alla prima attesa puntata di un esclusivo notiziario che, d’ora in poi, andrà in onda ogni mese sulla piattaforma di SNTTV Online. Basati sulla terza generazione di processori Intel Core, i notebook Lifebook garantiscono funzioni avanzate di usabilità e flessibilità, con particolare attenzione agli aspetti di connettività e sicurezza, fondamentali in uno scenario professionale sempre più mobile. «La gamma 2012 dei notebook Lifebook – spiega Massimo Federici, channel development manager di Fujitsu Technology Solution – riunisce modelli sottili, leggeri e dal design accattivante. Con questa nuova linea di notebook business, Fujitsu diventa il punto di riferimento per ogni esigenza di mobile computing professionale: dai modelli ultra-portatili con schermo da 12,1” ai sistemi innovativi da 17,3” pensati per sostituire i desktop. Inoltre, l’estate 2012 vedrà debuttare i nuovi modelli Lifebook N532, AH552/ SL e UH552, i versatili Lifebook UH572 e S792 e l’ultrabook top-di-gamma Lifebook U772». Quest’ultimo, in particolare, è il primo ultrabook progettato per un target business, dotato di tecnologia Intel vPro, in grado di spingere al massimo la sicurezza del sistema e la sua gestibilità. «Con funzionalità integrate come il lettore di impronte digitali o la possibilità di montare dischi Ssd Fde (Full Disk Encription) – interviene Lorenzo De Pietri, direttore marketing di Snt Technologies – il nuovo Lifebook
U772 è indicato per i professionisti. Per i rivenditori in cerca di valore aggiunto vanno segnalate alcune specifiche tecniche che rendono unico questo ultrabook. Molto utile si presenta la disponibilità opzionale sul modello U772 del Port replicato, una soluzione che collega in un clic tutti i cavi sulla scrivania. Sempre per i professionisti in movimento, interessante è la possibilità di proporre l’acquisto del proiettore portatile, collegabile nella MultiBay, leggero e sempre utile per presentazioni e dimostrazioni sul campo». Nel rinnovare tutta la linea Lifebook, Fujitsu ha poi confermato la sua storica attenzione ai consumi energetici da coniugare con un deciso aumento delle performance. «L’utilizzo di soluzioni ad alta efficienza energetica come alimentatori Zero Watt per i notebook – continua Federici – garantisce un un taglio drastico ai costi energetici in azienda; inoltre l’ECOButton permette di “spegnere” tutto ciò che non serve allungando così la durata della batteria. Su gran parte dei modelli Lifebook è poi prevista la possibilità di usufruire di un alimentatore intercambiabile». Non solo notebook o ultrabook; Fujitsu ha da tempo messo a punto anche una efficace offerta di soluzioni tablet. Interessanti, in particolare, lo Stylistic M532 Android Media Tablet, un tablet di nuova generazione progettato per l’utenza business che è possibile proporre con una dotazione software preinstallata (pacchetto sino a 90 euro) per connettere il tablet in ambienti professionali. Stylistic Q550 è invece lo slate pc leggero da 25,7 cm (10,1”). Il sistema operativo Windows 7 preinstallato garantisce una maggiore facilità di gestione e la batteria sostituibile lo rende una soluzione molto flessibile. Collegandovi al QR code avrete accesso diretto alla nuova ed esclusiva puntata di SNTV Online. Una trasmissione unica che, ogni mese, racconta e fa toccare con mano le più interessati e strategiche novità del listino di Snt Technologies.
SNT TECHNOLOGIES Via Carlo Marx, 131 41012 Carpi (MO) Tel. 059 6227511 Fax 059 6227522 marketing@snt.it www.snt.it
Vogliamo dire, con tutti gli strumenti possibili, che la tecnologia e il design sono il progresso. Rappresentano l’unico futuro possibile, l’unica strada per cambiare la vita delle persone e delle aziende.
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MERCATO Si chiama Ifiit ed è l’indice di fiducia sugli investimenti in innovazione tecnologica che mensilmente tasta il polso alle aziende italiane. Si tratta di uno strumento di indagine ideato e sviluppato da Paolo Gila insieme a un gruppo di esperti. A giugno (rilevazioni maggio 2012) si registra una leggera flessione. L’indice scende a 33,50 punti dai 33,90 del mese precedente. Un dato che non sorprende vista la situazione di stallo complessiva – aggravata anche dai terremoti in Emilia-Romagna – che ha avuto l’effetto di bloccare alcune produzioni strategiche nei settori elettromedicale, metalmeccanico e del packaging. Le aziende più propense a investire per
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migliorare gli aspetti produttivi e organizzativi sono quelle fortemente orientate all’esportazione e all’internazionalizzazione. In particolare le filiere delle metalmeccanica, dell’energia e della sicurezza. In media, rispetto all’indice Ifiit, si collocano l’industria dei trasporti e delle telecomunicazioni. Stabilità anche nei comparti bancarioassicurativo, della chimica e della gomma. Al di sotto della media la propensione agli investimenti nei settori del commercio, dell’edilizia, delle microimprese e degli studi professionali. In tema di “digital divide”, il sentiment resta sui livelli già conosciuti: due terzi delle imprese considerano il nostro Paese più arretrato rispetto alla situazione delle altre principali realtà più industrializzate ed
Incentivi e supporto, Cisco scommette sul canale - Cisco punta sulle aziende di piccole e medie dimensioni e rafforza il supporto al canale con il programma Partner Plus. I partner che aderiranno avranno a disposizione supporto tecnico e di marketing, customer intelligence per ottimizzare le capacità di vendita, ma soprattutto investimenti e sostegno anche sotto forma di incentivi incrementali.
economicamente evolute. Per quanto riguarda le aree geografiche, la propensione a investire in innovazione tecnologica resta su posizioni elevate in Lombardia e Nord-Ovest. Da rivedere la posizione in Emilia-Romagna. Stabile, ma con una tendenza al ribasso, nel Nord-Est e in gran parte del Centro. Maggiori difficoltà in alcune aree nel Meridione. – Emanuela Pasino
Alias rilancia anche sull’hardware - È di questi giorni l’annuncio della nuova partnership con E4 Computer Engineering. I rivenditori, i system integrator e i service provider che fanno riferimento ad Alias potranno da oggi proporre ai propri clienti anche le workstation e i server firmati da una delle realtà italiane più rinomate nell’ambito delle soluzioni hi-end e dei sistemi per il supercalcolo.
Magirus aumenta le competenze VMware - Magirus inaugura il nuovo “Virtualization Solution Competencies” di VMware. Un programma dedicato ai propri rivenditori mirato a far acquisire maggiori capacità e conoscenze in area virtualizzazione, accrescendo la credibilità dei partner.
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Che cosa significa (davvero) essere un’azienda verde COME SI DIVENTA UN’IMPRESA VERDE? LA QUESTIONE E’ IMPEGNATIVA. NON ESISTE UNA RISPOSTA UNIVOCA E NEMMENO UNA RICETTA MAGICA. MA LA DOMANDA E’ DAVVERO QUELLA GIUSTA?
Antonella Tagliabue
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Il quesito in sé è buono, ma nasconde un tranello. Da almeno due secoli ormai si discute su come si diventa un’impresa di successo. Si analizzano le buone prassi e si scrivono manuali su di esse. E, soprattutto, si preparano elenchi con le pillole di saggezza che, in genere, si concentrano più su cosa non si deve fare e sugli errori da non commettere per evitare di fallire. Tuttavia la formula del successo sicuro, in realtà, nessuno la conosce. In ogni caso, tale formula ha a che fare con le idee, con le persone che decidono di portarle avanti, con la determinazione con la quale credono nei loro obiettivi e con la capacità di creare, fare, trasformare. Oppure, più semplicemente, di vedere qualcosa che altri non avevano visto.
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Verde e di successo Per ciò la domanda giusta da porsi, quando ci si chiede come diventare un’impresa verde, è: come si diventa un’impresa di successo e verde contemporaneamente? In questo caso il termine successo coincide per comodità con profit, con la capacità di creare ricchezza. Perché se si vuole essere verdi, ma il profitto non è importante, allora si può scegliere di essere una cosa diversa da un’impresa: un’organizzazione con caratteristiche peculiari e con altrettante possibilità di successo. Ognuna a modo suo. Stabilito quindi che quando ci si chiede come essere un’impresa verde si dà per scontato – e non si dovrebbe – il fatto di essere profittevoli, c’è da considerare che, se si parla di imprese IT, una ulteriore premessa è doverosa. Ci sono delle linee di riferimento per i marchi che vogliono essere sostenibili che valgono sempre, indipendentemente dal settore in cui si opera. Per quelli tecnologici però bisogna considerare un fattore fortemente distintivo, che ha a che fare con la missione ultima che comunemente si associa a chi opera nel campo dell’innovazione. È alla tecnologia infatti che viene assegnato il compito di giocare un ruolo chiave per colmare il gap tra sostenibilità e insostenibilità, tra Paesi sviluppati e non, tra scarsità e disponibilità delle risorse.
I compiti della tecnologia C’è chi professa un forte ottimismo sul futuro, basandosi ad esempio sulle teorie del Nobel per l’economia Robert Solow, che dimostrò come il capitale intellettuale e tecnologico sia molto più produttivo del capitale “tradizionale”. In questo contesto l’innovazione può sopperire ai limiti imposti dalla disponibilità delle risorse e consentirci di continuare a crescere. Anche senza arrivare a sostituire la fede con la tecnologia è innegabile che alla tecnologia si assegni il compito di migliorare la qualità della vita e di aiutarci a pensare a un futuro migliore e quindi più sostenibile. Il Millennium Ecosystem Assessment – probabilmente il più imponente sforzo scientifico mai fatto per misurare lo stato di salute del pianeta, un progetto dell’Onu che ha coinvolto 180 governi, numerose grandi imprese e oltre 1.200 esperti e scienziati di tutto il mondo, ha definito quattro possibili scenari di sviluppo per la Terra entro il 2050, a seconda del mutare di alcune caratteristiche, prima tra tutte la popolazione mondiale. Si tratta di scenari plausibili, ma ciò che li accomuna è la premessa che ognuno di essi è da ritenersi valido allo stato attuale della tecnologia, mentre tutto potrebbe cambiare alla luce di importanti innovazioni, ad esempio nel campo delle energie. Ma anche senza essere futuristici, alla tecnologia vengono già oggi assegnati compiti importanti:
quello di aiutarci a minimizzare gli impatti negativi – in termini ambientali – collegati al nostro modo di produrre e consumare beni e servizi e quello di innescare processi virtuosi. È in questo ambito che assume forza la proposta di chi sostiene la deduplicazione dei dati e una corretta gestione delle informazioni, per cui virtualizzazione o cloud computing assumono un senso compiuto anche in termini di sostenibilità. Oltre a rendere possibile la sostenibilità, la tecnologia gioca anche un ruolo di tipo culturale e pedagogico. Facilita e potenzia la diffusione di una coscienza verde, grazie alla crescente disponibilità di informazioni e connessioni, che hanno reso l’ecocompatibilità un tema globale e spesso una priorità nelle dinamiche di sviluppo. E poi occorrerebbe anche riflettere sulla capacità di plasmare il futuro, associandolo alle tecnologie grin (con la i): genetica, robotica, informatica, nanotecnologie. Tutte queste considerazioni portano verso una prima conclusione: le aziende IT del futuro non possono che essere verdi, perché è nella loro natura e perché è quello che ci si aspetta da loro.
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DIGITALK Ci deve essere un buon motivo per scegliere il green, oltre al fatto di essere verdi in sé, ed è necessario per ogni impresa avere una chiara comprensione di quale sia questo motivo. E ci deve essere una buona ragione anche in termini di business.
Iniziate da chi siete
Essere, non solo volere A questo punto per essere verdi non è sufficiente dire di volerlo essere. Esistono dei punti di riferimento autorevoli a cui ispirarsi. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha recentemente pubblicato le “Nuove Linee Guida” – indirizzate alle aziende multinazionali per un business responsabile – che rappresentano un modello a cui ci si può ispirare. Inoltre si tratta di raccomandazioni pensate per essere valide in un’ottica globale, sufficientemente generiche per essere facilmente comprensibili e, si spera, applicabili. Esistono numerosi altri tentativi di fornire degli strumenti simili, alcuni relativi a specifici settori, altri a specifici temi, come ad esempio la rendicontazione e
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il bilancio sociale. La stessa Ocse ha a fine 2011 sviluppato un Sustainable Manifacturing Toolkit, pensato per le imprese piccole e medie, che prevede un percorso in sette step riconducibili a tre macro-aree: prepara, misura, migliora. Al di là dei modelli, però, la vera svolta da compiere per diventare un’impresa verde è essere verdi, ed esserlo davvero. La sostenibilità deve diventare un asset strategico, parte integrante del modo di essere e di agire di un’impresa. Non esiste un modello unico per tutti e soprattutto un modello valido per tutti. La prima domanda da porsi è: perché voglio essere verde? Cosa significa per la mia azienda, per il mercato in cui opero, per i miei clienti e più in generale per i miei stakeholder essere verdi? Cosa significa essere verdi rispetto ai prodotti o servizi che propongo?
La svolta ambientale deve essere pienamente accettata dai vertici dell’azienda, perché la buona volontà da sola non basta. Chi governa le grandi imprese può trovare ispirazione nelle parole del guru del marketing Philip Kotler che afferma:«I leader aziendali devono avere il coraggio di porsi domande difficili e ancora più coraggio nell’accettare risposte spiacevoli». Esistono tante sfumature di verde e ognuno deve essere verde a modo suo, in maniera coerente. La sostenibilità è un percorso, non un abito che si indossa per cambiare look. Ed è anche una questione di misura: piccoli passi, nella giusta direzione, e grandi risultati. Iniziate da chi siete e da quello che già sapete. Il percorso è lungo e impegnativo. Un recente studio dell’Harvard Business School dimostra che le imprese “ad alta sostenibilità”, che hanno progressivamente integrato policy ambientali a partire dagli anni Novanta, sono nel lungo periodo più profittevoli, anche in Borsa. Esiste una curva progressiva di apprendimento di come un’impresa diventa verde. Essere green non è facile. Ma la regola d’oro è “walk the talk” (“sii coerente, agisci
in base a ciò che dici”), scelta che impone di essere responsabili sempre: quando si produce e quando si comunica e, ovviamente, quando si fanno i bilanci. Regola che vale ancor di più se ci si fa promotori di iniziative per diffondere il verbo verde presso i propri clienti, come nel caso di certificazione e marchi per il Green IT, come Energy Star, che misura l’efficienza energetica dei dispositivi elettronici. Sono numerosi gli esempi in questa direzione di cui le aziende IT si fanno promotrici. Oltre all’Energy Star c’è Epeat, un marchio che valuta le caratteristiche ambientali di computer, monitor e altri device sulla base di 51 criteri che riguardano l’intero ciclo di vita del prodotto. Ci sono marchi di qualità ecologica nazionali, come il Blue Angel tedesco o l’EcoLogo canadese, o iniziative aziendali che applicano criteri – e a volte marchi – ecologici a data center o soluzioni di gestione virtuose dei dati. Essere verdi sembra essere il destino delle imprese tecnologiche. Nell’ultimo “Piano quinquennale cinese” si parla della “società armoniosa”, in cui gli squilibri sociali e ambientali vengono gestiti. L’IT è chiamato a giocare un ruolo da protagonista. La giornalista di moda inglese Tasmin Blanchard ha recentemente pubblicato un libro sulla moda etica intitolato Green is the new black. Il verde quindi si porterà con tutto, ottimo in ogni situazione. Senza dimenticare che il verde rimane anche, come tutti sanno, il colore dei soldi.
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ATTUALITA’
Siamo in aria di Olimpiadi. La prima immagine che ci balza alla mente è la maratona: 42 Km di corsa in cui resistenza, tenacia e tattica si combinano insieme ai cromosomi dell’atleta per un equilibrio perfetto. Le ultime centinaia di metri. La pista rossa, il traguardo ben visibile. È il momento di correre. Come mai fatto prima. Chissà se Sap ha pensato a questo quando ha scelto il claim “Run, like never before” per il suo attesissimo Sap Forum 2012. Un congiuntivo esortativo, come la voce del preparatore atletico nelle orecchie… Il mister è Sap; l’atleta, le aziende che vogliono vincere la competition su un mercato molto complesso, che pretende velocità e agilità in real time per ottenere un business vincente. «Per qualsiasi tipo di attività, il fattore tempo è fondamentale. La vera sfida è quella di saper afferrare il presente, momento per momento e agire di conseguenza», ha affermato Agostino Santoni, amministratore delegato di Sap Italia. E se il real time è ciò che permette di ottenere la medaglia d’oro, Sap mette a disposizione dei propri clienti e potenziali tali tre strategie/strumenti per ottenere il risultato: Sap Hana/Tecnologie InMemory, cloud computing e mobile App.
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Le strategie, le soluzioni, gli obiettivi del colosso tedesco nell’anno del suo 40° compleanno e a poche settimane dal grande successo di pubblico raccolto nell’attesissimo Sap Forum di Milano Sara Fevola
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«L’In-Memory e Sap Hana – continua Santoni – offrono una velocità nell’elaborazione del dato (transazionale o analitico) tale da permettere al manager di avere una visione puntuale e soprattutto in tempo reale, per cogliere il presente del business e agire in tempo utile alle richieste e alle criticità». E per real time, Sap parla di una velocità di accesso ed elaborazione delle informazioni un milione di volte superiore a prima! Questo permette, eccome, di sbloccare il valore del business dei Big Data. Un paradigma che sembra essere percepito in Italia dove ben dieci realtà industriali (tra le quali Cir Food e Luxottica) utilizzano Sap Hana per migliorare il proprio business e raggiungere nuovi traguardi. Insomma, gestire grandi quantità di dati restando snelli deve essere una priorità per le aziende di oggi. Anche Steve Lucas, executive vice president & GM, database and technology di Sap, lo ha sottolineato: «La nostra vision prevede di
condensare le enormi infrastrutture Erp in un singolo chip, per dare vita ad aziende veloci e vincenti. Avremo accesso nei prossimi anni a quasi 8 ZB di dati a livello globale. Gestirli deve essere una risorsa e non un ostacolo». Ecco perché nella strategia proposta da Sap un posto di rilievo lo occupano anche il cloud e le mobile App, per creare un’azienda senza fili. A tal proposito, sotto la nuvola di Sap, gravitano circa 17 milioni di utenti: un numero consistente che spinge l’azienda a investire in un team work di 5.000 persone dedite allo sviluppo di soluzioni cloud. L’offerta di Sap, da questo punto di vista, si declina in due strade connesse. La prima prevede lo sviluppo di applicazioni cloud Sap in quattro aree strategiche: HR, Finance, Clienti e Fornitori integrate nell’offerta Sap più classica. Dall’altra prevede l’integrazione di soluzioni cloud di proprietà di aziende acquisite, come ad esempio SuccessFactor. Sap ha adottato internamente la suite cloud SuccessFactor per semplificare i processi di HR e di gestione quotidiana delle strategie aziendali. Last but not least, il segmento mobile App. Chiave di volta per Sap è stata l’acquisizione di Sybase che ha catapultato il colosso nel mondo delle App. La sua piattaforma mobile (Sybase Unwired Platform, SAP Afaria e Sybase 365) permette lo sviluppo di App per il mercato B2B, B2C e B2E disponibili per i maggiori sistemi operativi mobile. Insomma, Sap ci tiene alla medaglia d’oro. Run, allora… Like never before!
ATTUALITA’
Le nuvole, i partner, il mondo Smb. VMware chiama a raccolta aziende e partner per lanciare la sua strategica svolta in direzione del valore aggiunto, dei margini e del salto di qualità nell’utilizzo degli ambiti virtuali Sara Fevola
Le nuvole volano basse, ma non per questo celano i cammini di sviluppo delle aziende; semmai indicano loro la direzione da intraprendere per mettere in campo strategie di business vincenti. E la nuova via da percorrere guarda in alto, al cloud computing, un percorso dal quale non si può tornare indietro e che sta aprendo grandi opportunità alle aziende, ma anche ai partner di canale, chiamati ora a una grande sfida soprattutto in ambito Smb. Questi i temi chiave dell’ultimo VMware Forum 2012, l’incontro organizzato dal colosso di Palo Alto rivolto a clienti, partner ed esperti. Il meeting, pianificato a livello mondiale, ha toccato anche Milano e Roma, raccogliendo il sold out in entrambi i casi. Sintomo che il mercato è maturo e realmente interessato a migrare in alto. Lo dimostra anche la partecipazione di massa al VMware Partner Exchange (Pex) on tour, una giornata di approfondimento strategico su novità, soluzioni e programmi commerciali pensata da VMware per i propri partner. «Da quest’anno – racconta Matteo Uva, channel manager VMware – abbiamo introdotto Advanced Plus, un nuovo programma che migliora ulteriormente i margini di vendita dei nostri partner di canale attraverso la prevendita. Oggi il partner che registra sul sito VMware un’opportunità di
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Matteo Uva, channel manager VMware
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business si vede riconosciuto un 10% di sconto. Con Advanced Plus, riceve un ulteriore 10% se la business opportunity riguarda un nuovo cliente – spiega Uva –. Abbiamo inoltre introdotto Solution Reward, un programma per la formazione dei nostri partner su più di una competenza. Possedere più certificazioni delle nostre soluzioni li mette nella condizione di muoversi più agilmente sul mercato e di conseguenza aumentare la revenue. Nello specifico, per poter vendere le nostre soluzioni, un partner deve certificarsi ottenendo una sorta di bollino verde che qualifica le sue competenze su una delle nostre soluzioni. Un partner Enterprise, ad esempio, ha l’obbligo di ottenere la certificazione VMware Infrastructure (che riguarda il know how su VSphere). Oltre a questa, abbiamo altre certificazioni: Business Continuity, End User computing, Vbca (Virtualizing business critical application), Infrastructure as a Service (in ambito cloud) e a breve Infrastructure Management. Fino alla fine dello scorso anno, chi sceglieva di certificarsi anche su una di queste a scelta (sempre oltre a VMware Infrastructure) e vendeva le soluzioni oggetto di tali certificazioni, otteneva uno sconto del 10%. La novità di quest’anno prevede che il partner Enterprise per rimanere in questa categoria debba necessariamente aggiungere un’altra certificazione alla basilare VMware Infrastructure. Così facendo VMware gli riconosce un 10% di sconto. Se ne aggiunge un’altra, gli diamo un ulteriore 10%». Come hanno reagito i partner? «Dal 1 ottobre di quest’anno verificheremo i requisiti dei partner. Diamo tempo un anno – e quindi fino al 1 ottobre 2013 – per mettersi in regola sia con le certificazioni aggiuntive sia con il fatturato, che deve aumentare anch’esso. Finora un partner Enterprise doveva generare revenue per 10.000 dollari; con i nuovi parametri si sale a 20.000. Lo stesso tipo di cambiamento riguarda anche i partner Premier: devono possedere almeno tre certificazioni e portare il fatturato a un milione di dollari. Chi non riesce ad essere allineato a tali requisiti scenderà di categoria (da Premier a Enterprise e da Enterprise a Professional). L’impegno è importante, ma le opportunità che si stanno aprendo lo sono altrettanto e i vantaggi che mettiamo sul piatto non lasciano dubbi».
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SISTEMI ERP: LA SFIDA DELLA GREEN ACCOUNTABILITY Gianluca Salviotti È Docente della Unit Sistemi Informativi della SDA Bocconi School of Management
I sistemi Erp – e tutto l’ecosistema software che ruota attorno a queste applicazioni – riescono a essere sempre attuali per le imprese che li hanno adottati, sebbene ogni 4-5 anni (in media) li si diano per spacciati (vedi Digitalic n. 3). La versatilità delle soluzioni “enterprise” è garantita dai continui sforzi di sviluppo e miglioramento da parte dei software vendor, che non tralasciano di lavorare con le principali realtà clienti al fine di includere processi, prassi e funzionalità il più possibile allineati alle richieste attuali e future delle aziende. Una delle sfide più interessanti che si stanno profilando per chi produce e per chi utilizza tali sistemi riguarda l’esigenza di costruire modelli relativi alla cosiddetta green accountability. In molti contesti, la necessità di sistemi di rendicontazione in grado di trasferire informazioni accurate e affidabili in merito alle emissioni di gas serra sembra ormai procedere alla pari con l’esigenza di possedere un sistema
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di reporting di bilancio adeguato alle normative di trasparenza finanziaria e alle esigenze degli investitori (vedi tabella). Come riporta un documento del Carbon Disclosure Project: «Ci saranno certamente vincitori e vinti nella transizione verso un’economia a basse emissioni e gli investitori dovranno preoccuparsi per quelle aziende che non saranno in grado di fornire
informazioni adeguate». Qual è dunque la risposta delle applicazioni enterprise alla sfida della green accountability? Gli ambiti su cui è richiesto di concentrare il controllo, il reporting e il successivo sforzo di riduzione delle emissioni di gas serra sono fondamentalmente tre. 1. Le emissioni dirette Per capire dove intervenire al fine di ridurre le proprie emissioni, un’azienda deve
Unione Europea Gran Bretagna Australia
Riferimenti normativi/standard richiesti Global Warming Solutions Act Reporting of Greenhouse Gases Rule European Union Emissions Trading System CRC Energy Efficiency Scheme The National Greenhouse and Energy Reporting Act
individuare qual è il livello attuale delle stesse e a quali fattori, direttamente controllati, le emissioni sono imputabili. Esistono già diversi moduli Erp che possono supportare l’azienda nell’ottenere simili informazioni, soprattutto a livello di impianti e processi produttivi (enterprise level), ma anche a livello di singoli prodotti (product level). Per esempio, grazie ai moduli di pianificazione e controllo della produzione, integrati con i sistemi di controllo di fabbrica (Mes), è possibile ottenere dati attendibili di emissione. A livello di prodotto, molte informazioni
anno 2006 2009 2005 2009 2007
possono essere inserite nei moduli di anagrafica (product ledger), mentre sono previste alcune funzionalità avanzate per i futuri software di Product Lifecycle Management (Plm). 2. Le emissioni indirette tramite consumo di energia elettrica - Questo ambito è probabilmente il più semplice da governare, in quanto una buona politica di gestione dei consumi di energia può consentire considerevoli riduzioni. Per tenere sotto controllo le emissioni indirette da consumo energetico, così come per rendicontare in
merito alle stesse, esistono da diverso tempo moduli dedicati, come Sap Energy Management o Oracle Smart Utilities Grid. Queste soluzioni possono supportare anche il controllo delle emissioni dirette. 3. Altre emissioni indirette - Questo ambito è sicuramente il più complesso, in quanto include il controllo e il reporting in merito a risorse, prodotti e servizi che non sono governati direttamente dall’azienda. Si tratta dell’area in cui imprese e software vendor dovranno compiere i maggiori sforzi: occorre infatti creare un ambiente collaborativo di scambio d’informazioni che coinvolga tutti gli attori della filiera produttiva e distributiva. Nell’area del Supply Chain Management – quella più impattata a questo livello – i modelli e i template su cui lavorare provengono dalle prassi di tracciabilità già utilizzate in molti settori. Si tratterà probabilmente di operare adattamenti utili allo scopo. Il vero pregio dei sistemi software che supporteranno la rendicontazione verde risiederà poi nella capacità di integrare le informazioni provenienti dagli ambiti e dai moduli citati, in modo da orientare le azioni di tutta l’azienda al governo delle emissioni. In questo senso è molto interessante lo sforzo di Oracle nel creare un’unica suite integrata di Environmental Accounting and Reporting, o quello congiunto di Sap e Danone, che hanno unito le forze per misurare l’impronta ecologica di 35 mila prodotti.
RISORSE
Tabella 1. Area Stati Uniti
http://tinyurl.com/deloitteERP Un documento di Deloitte, The end of the “Death of Erp”, Tech Trends 2011. Si tratta di un approfondimento sulla cosiddetta “morte dell’Erp” in cui prima di tutto viene messo in discussione la stessa sigla “Erp”, non più adatta a rappresentare le funzioni del software, che sarebbe meglio chiamare “Enterprise Applications”.
http://www.ghgprotocol.org/standards Questo sito permette di conoscere e analizzare gli standard emanati da Greenhouse Gas Protocol.
http://tinyurl.com/6npb7mc Un esempio interessante di come una multinazionale utilizzi un ERP per migliorare il proprio carbon footprint.
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ATTUALITA’
In un castello dell’XI secolo, tra bottiglie e calici di prezioso vino invecchiato, si è inserita perfettamente l’innovation portata da un’azienda leader nel settore Erp (e non solo) come Microsoft. Un case study davvero fuori dagli schemi quello promosso da Giovanni Stifano, direttore Partner e Dynamics di Microsoft Italia; un caso che si inserisce alla perfezione nella più generale strategia del colosso IT. «Vogliamo essere una realtà internazionale con grande impatto sulle realtà territoriali», ha esordito Stifano. Detto fatto: realtà territoriale sia. Frescobaldi è un gruppo di aziende costituito da sette tenute vitivinicole in Toscana e una nel territorio friulano. Ciascuna di queste realtà produttive è pensata come un’azienda a sé, ma l’IT viene gestito centralmente da un team di cinque professionisti che fornisce servizi a oltre 200 persone, spaziando dalla produzione ai processi amministrativi, dalla gestione dei clienti alla logistica e magazzino. Negli ultimi anni il gruppo è cresciuto in modo significativo, all’insegna di tradizione, esperienza e innovazione e ha pertanto deciso di puntare sull’affidabilità di un partner
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Location fuori dal tempo, accoglienza splendida, evento perfetto. Stiamo parlando dell’incontro svoltosi in questi giorni sulle splendide colline toscane e che è riuscito a coniugare perfettamente il più difficile dei sodalizi: quello tra innovazione e tradizione Daniela Schicchi
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globale come Microsoft, in grado di garantire supporto anche nell’attuale fase di espansione internazionale. Proprio in virtù della crescente mole di dati e della costante richiesta di personalizzazione, il precedente sistema gestionale basato su As400 si è rivelato inadeguato per complessità, costi di gestione e manutenzione, difficoltà d’integrazione tra le diverse aziende del gruppo e incapacità di elaborare dati in tempo reale. Un anno intero di valutazione, analisi, studio e condivisione tra Frescobaldi e Microsoft
Giovanni Stifano, direttore Partner e Dynamics di Microsoft Italia
ha portato alla scelta quasi “obbligata” di Microsoft Dynamics Nav. Ma non è tutto. Le soluzioni Erp che Dynamics prevede, infatti, hanno il grande vantaggio di poter essere modulate, adattate e implementate in base alla realtà nella quale il gestionale si trova a essere impiegato. Da qui la preziosa collaborazione di un partner di successo di Microsoft, Replica Sistemi, che forte di anni di esperienza nel settore wine è stato in grado di pensare a un riadattamento di Nav per il mondo vitivinicolo. Ed ecco, dunque, Nav Wine. «Siamo una delle prime aziende del settore vitivinicolo che ha scelto di investire in tecnologia per favorire il business. In un’azienda come la nostra, l’IT è alla base di processi strategici, sia per la produzione di vino di alta qualità nel rispetto della tipicità dei territori di origine, sia per il necessario supporto alla corretta distribuzione a livello mondiale – ha dichiarato Leonardo Frescobaldi, presidente di Marchesi de’ Frescobaldi, appartenente alla 29° generazione –. Il valore delle esportazioni dei nostri prodotti vale quasi il 70% del nostro business. Uno dei principali obiettivi da perseguire nei prossimi anni è aumentare ulteriormente questo dato potenziando i nostri mercati storici e quelli emergenti. Con Microsoft, siamo certi di poterlo fare con efficacia e semplicità». Tutta la struttura di Dynamics Nav Wine è già in fase di attivazione e sarà ready to go per il 1° gennaio 2013.
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ATTUALITA’
Un’occasione, ghiotta, come quella della pubblicazione dell’atteso Channel Index 2012, l’annuale sondaggio di CA Technologies che misura il trend degli investimenti del settore IT raccogliendo i pareri dei partner di canale a livello Emea di CA Technologies. Un’occasione, unica, per toccare con mano la stato di salute del canale che guarda alle nuvole del cloud computing (focus principale dell’indagine 2012) e, soprattutto, per capire come un colosso del calibro di CA Technologies intende muoversi per supportare al meglio il suo canale in questa fase di decisiva transizione. Ma andiamo con ordine. I risultati parlano chiaro: per il quarto anno consecutivo continua ad aumentare la spesa per il cloud computing, secondo quanto emerge dal Channel Index 2012; oltre la metà (57%) dei partner italiani prevede per quest’anno un aumento della spesa per il cloud rispetto al 52% del 2011 e al 45% del 2010. In Italia i partner riferiscono che il 62% dei clienti sta utilizzando attualmente una qualche forma di servizio cloud e un altro 22% andrà ad aggiungersi entro la fine dell’anno. I risultati dell’indagine indicano chiaramente che le organizzazioni puntano sul cloud computing per realizzare una maggiore scalabilità e agilità operativa. «La maggiore spesa per il cloud prevista quest’anno dal Channel Index indica che il modello cloud costituisce una risposta valida alle pressioni crescenti cui sono sottoposte le aziende di oggi. Le organizzazioni IT si trovano infatti nella situazione di dover erogare in
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C’era grande attesa per gli ormai tradizionali dati del Channel Index firmato CA Technologies. Un rapporto molto importante sullo stato di salute del canale indiretto, quest’anno focalizzato sul tema del cloud computing e sulle sue opportunità. Le riflessioni di Gianpaolo Sticotti – channel sales director delle divisioni Nimsoft e Data Management di CA Technologies – sulle nuove strategie in arrivo
Collegandovi a questo QR code potrete ascoltare e vedere in esclusiva il commento del Channel Index dalla viva voce di Gianpaolo Sticotti, channel sales director delle divisioni Nimsoft e Data Management di CA Technologies
maniera rapida ed economica applicazioni e servizi nuovi a un numero crescente di utenti interni ed esterni», ha dichiarato Marco Comastri, president per Europe, Middle East & Africa di CA Technologies. Interpellati su quali siano i principali vantaggi del cloud per i clienti, il 59% dei partner italiani di CA Technologies ha parlato di scalabilità: le aziende che utilizzano il cloud usufruiscono di maggiore flessibilità per potenziare o contrattualizzare i servizi informatici richiesti. Un altro 49% ha sottolineato l’importanza di una maggiore agilità, evidenziando ancora una volta la criticità associata all’erogazione di servizi nuovi in tempi brevi. Per quanto riguarda più nello specifico CA Technologies, interessante è l’istituzione di una nuova divisione Nimsoft e Data Management della quale è responsabile Gianpaolo Sticotti. Interessanti sono in particolare gli scenari che proprio una nuova tecnologia come Nimsoft (società recentemente acquisita da CA Technologies) apre ai partner. Nimsoft infatti permette di disporre di uno strategico servizio di monitoraggio dell’infrastruttura IT e service desk a tutti i livelli. Un servizio che gli stessi partner possono erogare in ottica SaaS ai propri clienti sviluppando con loro un rapporto di consulenza e gestione ad alto valore. Su questo tema e su tutte le possibili declinazioni delle tecnologie CA Technologies in ottica cloud sono in arrivo attività e iniziative specificatamente pensate per il canale. «Nimsoft – spiega Sticotti – rappresenta un’occasione molto importante per il canale. Si tratta di una tecnologia che, in periodi di razionalizzazione e grande attenzione ai costi, permette di controllare in tempo reale le prestazioni di ogni componente dell’infrastruttura IT».
ATTUALITA’
L’obiettivo, spiegano dalla società, è quello di offrire una collaborazione diretta e costante, per generare profitti aggiuntivi per i propri partner permettendo loro di crescere in nuovi mercati. Con questo programma, D-Link offre training di approfondimento certificati su tutti i prodotti, campagne marketing dedicate e personalizzabili, sistemi di lead management per permettere ai partner di usufruire delle risorse di D-Link nelle campagne vendite, insieme a un programma di incentivi che metterà a disposizione oltre 30.000 premi e fondi marketing. «Il canale è la linfa vitale di D-Link – racconta Alessandro Taramelli, sales & marketing manager di D-Link –. La nostra crescita come business solution provider è strettamente legata ai risultati dei nostri rivenditori». Il programma “Value in Partnership +”, accessibile e gestibile attraverso il nuovo portale D-Link dedicato ai partner, garantisce l’accesso a tre aree principali con lo scopo di aiutare i rivenditori
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a fornire un miglior servizio ai loro clienti e ad aumentare la loro quota di mercato: un centro marketing, un programma di certificazione e un sistema di premi e incentivi, specificamente progettati per generare crescita e rafforzare la partnership tra D-Link e i propri dealer. Il centro marketing permette ai rivenditori di creare e distribuire campagne di direct marketing completamente brandizzate attraverso il portale online. Se necessario, i rivenditori D-Link possono anche usufruire del sistema di lead management e “Deal Registration” che permette ai rivenditori di fare affidamento su un vasto supporto a livello europeo per chiudere importanti contratti. Il programma di certificazione dei partner di D-Link, oltre a formare commerciali
e tecnici in merito alle principali tecnologie D-Link (switch e wireless), permette ai rivenditori di acquisire competenze in nuove tecnologie (storage e videosorveglianza) al fine di aprire nuovi canali di profitto. I rivenditori di soluzioni di networking possono ottenere, per esempio, la Tutto sul nuovo e atteso programma di canale “Value in Partnership +” lanciato di recente da D-Link. In esclusiva per Digitalic, collegandosi a questo QR code, un video-confronto a tutto campo con Alessandro Taramelli, sales & marketing manager di D-Link
Di nuovo al centro delle strategie, di nuovo nel cuore di D-Link. Il canale indiretto torna di strettissima attualità per il colosso del networking che, proprio in questi giorni, ha alzato il sipario sul programma “Value in Partnership +” rivolto a tutti i propri rivenditori in Europa Marco Lorusso
certificazione sulla gamma di Videosorveglianza IP di D-Link e vendere in questo modo un portfolio prodotti molto più ampio. Per supportare le vendite all’interno di queste aree di prodotto, D-Link ha lanciato un sistema di premi e incentivi pensato per gratificare i rivenditori più efficienti. Il programma “Value in Partnership +” si compone di tre livelli di membership: Registered, Silver e Gold. Tutti i membri hanno accesso alle risorse marketing e sales di D-Link così come al completo sistema di training e certificazione, ma i membri Gold e Silver possono anche beneficiare di incentivi (quali sconti e rimborsi) e della possibilità di ricevere business lead da D-Link.
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ATTUALITA’
Relazioni, valore, rapporti di fiducia e voglia di ampliarsi, arrivando in nuovi e strategici territori. Il 2012 di Tecnocael Service continua a confermarsi come un anno di grande evoluzione. Una voglia di crescita espressa sin da subito attraverso la strategica presenza per la prima volta a Smau Bari, lo scorso mese di febbraio, tappa iniziale dell’atteso roadshow di Smau Business. Una presenza rivelatasi un grande successo e che ha convinto i vertici della società a bissare la formula anche in occasione del recente appuntamento con Smau Bologna. «Smau Bari 2012 e ora Bologna – spiega Alvise Sinigaglia, business development manager di Tecnocael – hanno rappresentato per la
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nostra azienda la vetrina perfetta per ritornare nel circuito fieristico dopo oltre dieci anni di assenza. Sia a Bari sia a Bologna, altro territorio per noi molto importante, ci siamo focalizzati su aree innovative, come la videosorveglianza su IP anche wireless con un brand innovativo quale Brickcom e sulle Unified Communication con un marchio come Mitel. Non solo, grande attenzione c’è stata anche per le tematiche
del data center e dei sistemi di areazione con un brand del calibro di Rittal e sul tema della connettività e del bilanciamento delle connessioni attraverso un marchio quale Peplink. Scelte che ci hanno ripagato visto che i rivenditori presenti sono stati numerosi e molto ben profilati». Ma il momento magico di Tecnocael non si ferma alla pur importante esperienza itinerante di Smau. La società vicentina ha infatti avuto l’onore della ribalta nel corso della recente Emea partner conference di WatchGuard, svoltasi a Lisbona. Un evento di prestigio durante il quale Tecnocael Service è stata premiata come il migliore distributore italiano nel 2011. «Siamo molto orgogliosi – prosegue Sinigaglia – perché si tratta della certificazione del buon lavoro svolto e del rapporto di valore che ci unisce a un
Momento magico per il Vad vicentino che, dopo aver ritirato il premio come miglior distributore italiano di prodotti WatchGuard alla recente Emea partner conference di Lisbona, saluta gli ottimi risultati raccolti dalla partecipazione alla tappa di Bologna di Smau Business e dalla recente edizione 2012 della Tecno’s Cup in Marocco Marco Lorusso
brand strategico come WatchGuard». Premi dunque, eventi ma anche momenti di relazione e di consolidamento della squadra di canale. Tecnocael Service, sempre nel mezzo di questo denso periodo, ha anche accompagnato i suoi migliori partner in Marocco, dove si è svolta l’attesa edizione 2012 della ormai tradizionale Tecno’s Cup. Sette le jeep attrezzate che hanno permesso ai partecipanti di addentrarsi nell’entroterra marocchino attraverso un itinerario complessivo di 900 Km, da Marrakech verso la città di Boumalne Dades e ritorno. Infine, sono stati ben 2.610 sopra il livello del mare i metri di altitudine raggiunti dalla carovana nei pressi delle gole del Todra, tra le rosse rocce ferrose e la rigogliosa vegetazione locale. Ventotto i fortunati membri del gruppo che ha intrapreso l’audace percorso della Tecno’s Cup 2012, sponsorizzato da 3M, ACTi, Allied Telesis, Avocent, Brand-Rex, Mitel, Netgear, Nexsan, Panasonic, Riello Ups, Rittal, Ruckus Wireless, Transition Networks, Ucopia Communications e WatchGuard. «Anche quest’anno – commenta Cristina Sinigaglia, responsabile marketing di Tecnocael – la Tecno’s Cup si è dimostrata un’insostituibile occasione per condividere esperienze autentiche e irripetibili insieme ai nostri partner e sponsor. Questa terra da sogno ha visto nascere nuove amicizie e consolidare rapporti che daranno luogo a proficue collaborazioni e opportunità di business».
CREATIVE PARK 38
CARTA CANTA. E NON SOLO Elena Veronesi Laureata in comunicazione d’impresa, è consulente di comunicazione visiva e direttore creativo della Creative Park Srl. Lavora nel settore comunicativo da oltre 10 anni e nella sua carriera ha collaborato con numerose agenzie pubblicitarie in tutta Italia. Da alcuni anni, al ruolo di consulente aziendale ha affiancato quello di formatrice, tenendo corsi sul marketing e la comunicazione visiva presso enti e aziende. È relatrice Smau, dove tiene workshop dedicati al Web design e alla comunicazione efficace e cura un blog nel quale parla di creatività, design e visual communication: www.elenaveronesi. com.
In un mondo di tablet, laptop, smartphone e mille altri device, c’è un materiale che rimane costante nelle nostre vite, onnipresente eppure spesso trascurato: la carta.
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Pensiamo a quante volte, in una giornata, ci passa per le mani. Proviamo a fare un elenco: il tovagliolino al bar, il foglio di giornale, il foglietto giallo adesivo, le pagine dell’agenda, lo scontrino della libreria, la lista della spesa, il biglietto del cinema…. E si
potrebbe continuare! Mille situazioni nelle quali la carta è una fedele alleata. Tuttavia spesso ce ne dimentichiamo, soprattutto quando dovremmo utilizzarla come strumento di branding. Perché scegliere il supporto per un biglietto da vista, una brochure aziendale oppure un flyer non è così semplice come si pensa.
La carta ai tempi del Web Uno studio condotto dall’agenzia Millward Brown ha evidenziato come, nel marketing, la carta sia un supporto dal forte impatto emotivo. I media fisici lasciano una traccia profonda nel ricordo: il materiale stampato genera una maggior attività nell’area del cervello associata con l’integrazione delle informazioni spaziali e visive (lobi parietali destro e sinistro). Da ciò si deduce che i supporti fisici sono percepiti dal cervello come più “reali” e quindi vengono ricordati meglio, perché connessi con la memoria spaziale. Lo stesso accade quando la carta e i suoi derivati diventano confezioni e
packaging. Come affermano Lawrence Williams e Joshua Ackerman, «in aggiunta alle strategie più comuni del marketing sensoriale che si concentrano su vista, udito e olfatto, le ricerche stanno evidenziando un ritorno al dimenticato senso del tatto. Tendiamo a pensare a consumatori che utilizzano il tatto in primo luogo perché costretti, al fine di esaminare le confezioni e depositarle nei carrelli della spesa. Tuttavia, il tatto può anche creare collegamenti simbolici tra persone e prodotti, e tra acquirenti e venditori». Questo vale ancor più per la comunicazione di branding. A differenza della versione in digitale, una brochure stampata offre numerose informazioni di carattere tattile: la texture della carta, la sua finitura, il pregio della rilegatura. Tutti indizi che comunicano in modo tangibile con il cervello, stimolando delle reazioni emotive di piacere. Forse proprio per questa componente emozionale la carta ha trovato un proprio spazio anche all’interno del web design. Sono molti i siti online che si presentano come un collage di supporti materici: dal foglio bianco al cartone a onde, dal post-it alla carta stropicciata, sono tante le alternative che
diventano espedienti grafici per supportare una barra di navigazione, un header o la pagina dei contatti. L’obiettivo finale è quello di dare un senso di concretezza e realtà a un mezzo visivo per molti versi piatto e bidimensionale. Un supporto che si reinventa L’avvento delle nuove tecnologie non ha determinato la scomparsa della carta. Al contrario, ha spinto i creativi a guardarla con occhi nuovi e reinventarla. La Avis, una delle maggiori realtà nell’ambito dell’autonoleggio, ha pensato alla carta per il lancio di un servizio innovativo nell’area di Amburgo. Il progetto pilota (prenotazione online dell’auto e consegna a domicilio del veicolo) è stato promosso attraverso un mailing indirizzato a 200 clienti fidelizzati. La busta e il foglio di carta al suo interno si presentavano come una stilizzazione delle classiche icone della posta elettronica, e ogni comunicazione era scritta e firmata a mano come fosse una lettera personale. Come sottolinea il brand, il mailing ha subito attirato l’attenzione dei destinatari, che si sono ritrovati tra le mani una lettera dal design insolito. Il tasso di conversione dell’iniziativa è stato consistente: il 20% ha
risposto positivamente alla promozione, prenotando online il nuovo servizio offerto.
Quando il design inizia sulla carta Per quanto numerose siano le App dedicate ai progettisti, il foglio di carta rimane ancora il più fedele alleato della creatività. Bianca o a quadretti, piegata in quattro o raccolta in un’elegante rilegatura, la carta permette di fissare le idee in velocità e senza bisogno di batteria o connessione. Negli anni, il settore creativo è stato accompagnato da uno sviluppo costante nei supporti artistici e il marketing di questi prodotti si è evoluto di conseguenza. Moleskine, ad esempio, è solo uno dei tanti brand che hanno saputo intercettare il mood del design ed è rimasto al passo con i tempi, per nulla vittima dell’avvento dei dispositivi touch. La sua ampia gamma di prodotti offre tante alternative fra le quali sbizzarrirsi, a seconda delle inclinazioni e dei desideri di ogni creativo. I quadernini neri sono diventati a tal punto onnipresenti da aver creato un settore artistico a sé stante, la “Moleskine Art”. Basta davvero poco: un quadernino, una matita e la vostra fantasia. I progetti, raccolti online in moltissime gallery, sono brillanti esempi di come la carta rimanga ancora lo strumento ideale per fissare un’idea veloce, per imprimere un pensiero profondo o semplicemente per concedersi un attimo di puro relax scarabocchiando in libertà.
RISORSE
UNA BROCHURE STAMPATA OFFRE NUMEROSE INFORMAZIONI DI CARATTERE TATTILE: LA TEXTURE DELLA CARTA, LA SUA FINITURA, IL PREGIO DELLA RILEGATURA. TUTTI INDIZI CHE COMUNICANO IN MODO TANGIBILE CON IL CERVELLO, STIMOLANDO DELLE REAZIONI EMOTIVE DI PIACERE.
http://tinyurl.com/37qhacd Quando la carta si fa tridimensionale: una bella gallery di opere affascinanti realizzate con la carta.
http://tinyurl.com/ddxsjx “My Moleskine Artworks” è la sezione del sito dedicata agli artisti del celebre taccuino. Grandi opere d’arte che non si lasciano limitare dalle dimensioni.
http://tinyurl.com/d9xarqy L’originale campagna di Avis: un direct marketing che coniuga online e offline.
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ATTUALITA’ Massimiliano Ferrini, country manager di Citrix per l’Italia
Citrix sta vivendo una trasformazione strategica e la tappa milanese del Citrix World è stata fondamentale per fare il punto con Massi-
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miliano Ferrini, country manager per l’Italia. L’impressione è che ci sia tanta carne al fuoco, obiettivi chiari e determinazione nel raggiungerli. A partire dalla riorganizzazione della filiale ita-
Un roadshow attraverso l’Italia; un processo di riorganizzazione aziendale; nuove strategie e obiettivi per il 2012; un evento negli Stati Uniti per rilasciare importanti novità… Così Citrix si prepara ad affrontare una fase decisiva per il mercato della virtualizzazione Sara Fevola
Essere rapidi, efficaci, semplici, risolvere i problemi e, ancora, crescere del 30% nei prossimi due anni, portando il canale dal 33% del business al 50%. La tecnologia per la tecnologia non è certo il fine ultimo delle strategie di Dell: lo conferma Filippo Ligresti, country manager della filiale nostrana del colosso americano, tracciando le linee guida per il futuro sviluppo della società. «Sono cinque i trend su cui intendiamo focalizzarci – dice Ligresti –. Mercati emergen-
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ti, nuovi modelli di servizio (come il cloud), consumerizzazione dell’IT, esplosione dei dati, soluzioni sempre più complesse. Bisogna essere rapidi, puntando su una infrastruttura agile, flessibile e standard. Nostro obiettivo è la media azienda
liana, necessaria secondo Ferrini per una presenza più capillare in mercati come la Pa, il settore finanziario e quello Telco, e che in 18 mesi ha portato il team a 30 dipendenti. L’evoluzione ha coinvolto anche l’approccio al mercato, oggi basato su due livelli di canale: distributori e reseller; mentre per i clienti più importanti l’account è diretto. «Quest’anno – spiega Ferrini – Citrix imprime una forte spinta verso i servizi di cloud, di virtualizzazione, mobilità, Vdiin-a-box per la piccola impresa.
(dai 300 ai 10.000 dipendenti), con un focus sull’area enterprise (software, server e servizi), ma anche sulla parte enduser. Obiettivi che raggiungeremo anche grazie a una grande solidità finanziaria che ci permette di contare sulle migliori risorse per articolare la nostra strategia». La direzione dunque è quella del valore, delle soluzioni complesse, delle acquisizio-
Sono cambiate le strategie e le soluzioni di Dell. Da tempo il mercato ha imparato ad apprezzare il nuovo volto dell’azienda, fatto di hardware ma anche di software, di acquisizioni, di obiettivi ambiziosi e di un canale indiretto sempre più decisivo Marco Lorusso
Novità, queste, presentate durante il Synergy 2012, l’evento dedicato all’incontro tra mobile e cloud svoltosi lo scorso maggio a San Francisco. La nuvola è protagonista con Path to the Cloud, servizio studiato per creare nuovi sistemi e trasformare i desktop e le App Windows in veri servizi cloud e che trova naturale evoluzione nel progetto Avalon. Questo ha lo scopo di trasformare applicazioni o desktop Windows in un servizio nella nuvola offerto su qualsiasi rete e dispositivo». Il plus? Integrare i benefici di cloud pubblici e privati in un’ottica open source, seguendo l’impronta di Amazon Web Services. Tra gli altri annunci ricordiamo CloudPlatform, il primo sistema di orchestrazione cloud supportato a livello commerciale e basato su CloudStack Apache. Altre novità sono le nuove funzionalità di XenDesktop, Vdi-in-a-box & AppDNA, che puntano alla riduzione dei costi e che proiettano Citrix in prima linea alla conquista del mercato delle Pmi.
ni strategiche (le ultime in ordine di tempo: AppAssure, SonicWall, Clerity, Wyse Technology) e del coinvolgimento progressivo del canale indiretto per ottenere una crescente penetrazione sul territorio. Una direzione che sta cambiando i connotati della società anche in Italia. «In due anni abbiamo assunto 100 persone – continua Ligresti –. In totale oggi contiamo circa 320 dipendenti, di cui 200 in Italia e 120 a Montpellier per gestire il supporto. Non solo, è anche nata la nuova divisone software, che ha visto l’arrivo di John Swainson come presidente del software group. Un business sul quale puntiamo in maniera decisa».
ATTUALITA’
Inutile e quasi stucchevole forse continuare a ripetere che il mercato Ict sta attraversando un momento di notevole complessità, fra trend di grande attualità e prospettiva (cloud, mobility e Big Data su tutti) e difficoltà, soprattutto finanziarie, degli operatori sul campo. Utile, curioso e interessante, invece, osservare come i grandi nomi del mercato si stanno muovendo proprio per affrontare una simile fase e come, di conseguenza, stanno cambiando pelle e Dna (ammesso che sia necessario e utile farlo, ovviamente). In tal senso non mancano le news e nessuno si sta certo risparmiando. Recentemente, infatti, Avnet ha acquistato Magirus, Corel ha fatto lo stesso con Pinnacle Studio, mentre Microsoft ha annunciato un tablet tutto suo (hardware e
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Bruna Bottesi, nuovo country manager di NetApp Italia
software), ecc. Il canale sta, insomma, rapidamente cambiando forma e dimensioni e mai, come in queste settimane, si ha la sensazione che tali evoluzioni incideranno in maniera profonda sugli equilibri presenti e futuri… Equilibri che, di conseguenza, stanno cambiando, eccome, anche nel nostro Paese. Significativa in questo senso la parabola di un colosso del calibro di HP. La società infatti – dopo la turbolenta estate 2011 – si ripresenta quest’anno alla stagione più calda con un nuovo Ceo mondiale (Meg Whitman), un nuovo amministratore delegato italiano (Stefano Venturi), ma anche – e in parte clamorosamente – con due storici manager in meno. Curiosa infatti la coincidenza che ha portato Bruna
I cambi di poltrona sono di prammatica nel mondo Ict. Nell’estate 2012, oltre ai “tradizionali” movimenti si registrano importanti turnover ai vertici delle filiali italiane di alcuni colossi del mercato. Cambi strategici che, talora, hanno come fattore comune l’azienda di provenienza dei nuovi nominati, come HP che, proprio in questi mesi, sta cambiando pelle Marco Lorusso
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Bottesi e Mirko Poggi a salutare la filiale italiana della multinazionale di Palo Alto per approdare rispettivamente in NetApp e in Lenovo proprio negli stessi giorni. Una certa sorpresa ha destato, in particolar modo, la decisione di Bruna Bottesi. La manager, infatti, dopo l’annuncio dell’unione tra divisione Ipg (stampanti) e divisione Psg (computer), era stata infatti appena designata proprio come vice president & general manager della nuovissima Printing & Personal System di Hewlett-Packard Italia. La manager ha però deciso di imboccare la strada del cambiamento, approdando in NetApp in qualità di timoniere della filiale italiana, prendendo il posto di Antonia Figini, altra manager di provenienza HP. Bruna Bottesi avrà ora la responsabilità di accelerare lo sviluppo della filiale nostrana e rafforzare la leadership di NetApp nel mercato storage, considerando che la crescita dell’azienda, negli ultimi anni, è sempre stata a due cifre, con tassi superiori alla media del mercato. Meno clamoroso, ma ugualmente strategico, l’approdo di Mirko Poggi (che in HP è stato recentemente responsabile per l’Italia del business consumer) in Lenovo. Dopo la nomina europea di Filippo Praticò – manco a dirlo, altro nome storico di HP –, il colosso IT cinese ha annunciato l’arrivo di Mirko Poggi in qualità di country general manager di Lenovo Italy, il tutto nel segno di una profonda evoluzione sotto la regia di Gianfranco Lanci, responsabile dell’intera regione Emea. Poggi avrà in carico tutte le attività di Lenovo in Italia e sarà anche il capo dell’organizzazione che segue il canale nel nostro Paese. Sarà ora interessante vedere come HP intende “rispondere” e con chi sostituirà i due manager. Interessante soprattutto per capire lungo quali coordinate intende svilupparsi nel prossimo futuro la società di Palo Alto.
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Parola d’ordine “soluzioni integrate”. In occasione del recente Sip Symposium il produttore VoIP teutonico ha fornito ai propri partner numerosi strumenti per proporre al meglio le sue soluzioni attraverso diverse demo live. L’obiettivo era presentare praticamente come impiegare al meglio le soluzioni di paging, i telefoni e i centralini snom sia con sistemi SIP, sia con piattaforme proprietarie per le Unified Communications quali ad esempio Microsoft Lync. snom guarda con soddisfazione al successo dell’incontro annuale con il canale, cui l’azienda tributa indubbiamente il ruolo di protagonista. Tre in particolare i system integrator premiati da snom per i complessi progetti realizzati nel corso del 2011:
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la Dexit di Trento, la Innext Solution di Milano e la new entry Base di Fornacette (Pisa). «Disporre di una rete di partner commerciali affidabili in qualunque continente ove il VoIP abbia preso piede è un nostro obiettivo e a oggi lo abbiamo raggiunto con successo; tutto questo ci rende molto ottimisti per il futuro. Non a caso, il primo trimestre del 2012 in Italia è stato il migliore in assoluto dall’inizio delle attività nel 2008; un risultato che non avremmo mai conseguito senza i nostri partner», ci confida il dottor Michael Knieling,
Tanta voglia di fare business insieme: questo è quanto abbiamo riscontrato in occasione del recente Sip Symposium tenuto da snom technology a Milano. Un evento ad alto valore aggiunto, in occasione del quale il pioniere del VoIP ha fornito numerosi spunti commerciali e informazioni strategiche agli oltre 80 operatori di canale presenti in sala Riccardo Pirana
Coo di snom technology AG. Sono molte le ragioni per diventare partner certificato snom, prima tra tutte la garanzia di interoperabilità dei terminali IP snom con pressoché tutte le piattaforme Sip aperte presenti sul mercato e con Microsoft Lync, assicurando la massima integrazione dei telefoni e dei sistemi di paging di snom con qualsiasi tipo di soluzione. «Oltre alla ormai nota solidità dei nostri sistemi VoIP, dai telefoni ai centralini, i partner certificati si avvalgono dei nostri servizi di assistenza diretta, attraverso cui li aiutiamo a risolvere rapidamente eventuali problemi, con l’intento di ottimizzare tempi e costi di manutenzione presso la propria clientela e di favorirne il posizionamento come partner di fiducia». In Italia snom dispone di un programma di canale che prevede due livelli di certificazione: il primo (Sce - snom certified engineer) è rivolto a chi desidera perfezionare le proprie competenze tecniche sulle soluzioni snom attraverso un training di due giorni “handson”. Con tale certificazione il partner ha diritto di accesso al supporto tecnico diretto e a un listino prezzi dedicato, oltre a fregiarsi della qualifica di snom Premium Var. Il secondo livello (Sct - snom certified technician) è una certificazione di base con esame online, rivolta ai partner alle prime esperienze con le soluzioni snom e che intendono approfondire le proprie competenze commerciali, oltre a godere dei vantaggi di un listino dedicato. «Crediamo molto nel training; poter far leva sul proprio know how facilita i partner nella generazione di business con i nostri prodotti. Per questo organizziamo corsi su tutto il territorio nazionale e abbiamo previsto a breve corsi sull’integrazione dei nostri telefoni con Microsoft Lync». I telefoni IP di snom sono infatti certificati per Microsoft Lync (come lo snom 300, lo snom 370 e lo snom 821) o sviluppati ad hoc per questa piattaforma (come l’UC600). La presenza di Microsoft quale relatore durante il Sip Symposium di snom testimonia una partnership tecnologica in piena evoluzione. «Stiamo lavorando con Microsoft per implementare una soluzione completa e altamente integrata – conclude Knieling – e intendiamo aiutare i nostri partner e i partner Microsoft a proporre con successo questo nuovo modo di comunicare in azienda». Per ulteriori info: www.snomchannel.it.
Nomi storici del mercato IT, fianco a fianco con realtà innovative e destinate a lasciare il segno. Tutti insieme per una giornata di confronto aperto sulle più interessanti dinamiche del mercato Ict. Inevitabile quest’anno il focus sulla “consumerizzazione” e sulle dinamiche strategicotecnologiche che determina. Atteso come sempre, non ha tradito le aspettative il briefing
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Una giornata di confronto e ascolto, in cui alcuni storici brand del mercato IT insieme a nuove e dinamiche realtà hanno accettato di discutere su come affrontare il fenomeno del momento: il Bring your own device. Anche il canale è stato al centro del recente briefing IT organizzato da Grandangolo Communications a Milano Marco Lorusso
IT organizzato da Grandangolo Communications a Milano. Tra i partecipanti, aziende come Brocade, che sviluppa soluzioni di networking ad alte prestazioni; Riverbed, che offre sistemi di Wan optimization; Wildix, che produce soluzioni hardware e software dedicate alla comunicazione unificata; Zycko, distributore a valore aggiunto; LifeSize Communications, attiva nel settore della collaborazione video in alta definizione; Meru Networks, che sviluppa soluzioni di rete wireless di nuova generazione. «Il fenomeno del Byod aumenta la disponibilità delle applicazioni in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, oltre a contribuire a ridurre le spese per gli acquisti di dispositivi IT, anche se può creare problemi per i dipartimenti IT – ha esordito Paolo Lossa, regional manager di Brocade Italy –. Per quanto ci riguarda, con le nostre soluzioni di switching siamo in grado di offrire funzionalità di classe enterprise anche alle reti campus, a costi competitivi, come abbiamo per esempio fatto in alcune importanti catene della grande distribuzione organizzata, che
Paolo Lossa, regional manager di Brocade Italy
Albert Zammar, regional sales manager di Riverbed Technology Italy
possono così disporre di una rete meno onerosa da gestire e in grado di offrire più servizi ai visitatori dei punti vendita». Sono comunque due, secondo Riverbed Technology, i punti principali da considerare per adeguare le infrastrutture IT aziendali al nuovo scenario del Byod. «In primo luogo, le nuove applicazioni chiedono alle reti di aumentare l’intelligenza al fine di poter definire meccanismi specifici di prioritizzazione e sicurezza – ha spiegato Albert Zammar, regional sales manager di Riverbed Technology Italy –. Venendo al secondo punto, l’esplosione dei nuovi device personali pone rischi di sovraccarico sulla rete aziendale e gli stessi data center si trovano a dover gestire tutti i carichi della rete. È quindi necessario che quest’ultimi possano contare su soluzioni applicative in grado di assicurare il servizio a tutti i device». Byod e Unified Communications è poi il binomio vincente secondo Wildix, azienda italiana con una ricca proposta di prodotti e soluzioni di comunicazione unificata su IP. «Nel 2012 il numero delle installazioni utenti supererà le 20.000
Piera Loche, managing director di Zycko Italy
unità, rispetto agli 8.500 del 2009», ha spiegato Stefano Osler, amministratore delegato di Wildix Italy. Anche Wildix prevede strumenti che si svincolano sempre più dalla dipendenza dai dispositivi e favoriscono quindi l’adozione di una filosofia Byod. Interessante infine il parere di un distributore a valore come Zycko. «Anche dal nostro punto di vista riscontriamo come all’interno di ogni azienda sia facile che ciascun dipendente possa usufruire di vari dispositivi, dal comune laptop, agli smartphone sempre “online” e ai tablet che prendono sempre più piede nelle sale riunioni. A questi, inoltre, si aggiungono anche i dispositivi personali – ha poi sottolineato Piera Loche, managing director di Zycko Italy –. Per Zycko la sfida più bella e impegnativa è proprio quella di farsi trovare pronti e aggiornati con le migliori soluzioni sul mercato. Per quanto riguarda l’ambito Byod, ad esempio, nella proposta verso i reseller emergono due vendor innovativi come LifeSize Communications e Meru Networks», ha concluso Piera Loche.
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ATTUALITA’ Una semplice e pratica infografica realizzata da Intel per delineare il vero e autentico Dna di un ultrabook
Insieme a quella dei tablet, è una delle arene più calde del mercato IT 2012. Sono potenti, belli da vedere, hanno mediamente un prezzo più alto dei tradizionali pc. Gli ultrabook stanno tentando i consumatori ma anche il canale indiretto, sempre alla ricerca di nuove nicchie a valore soprattutto in un segmento complesso come quello dei computer. Sono tanti i grandi nomi del mercato Ict che, sulla scorta di un così clamoroso successo, stanno offrendo ad aziende e utenti finali la propria interpretazione di questo particolare segmento. Su tutti, nelle ultime settimane, ad attirare l’attenzione degli operatori è Fujitsu che, in collaborazione con Intel, ha alzato il sipario sulla rinnovata famiglia Lifebook, in cui spicca lo “stilosissimo” modello Lifebook U772, pensato per l’utenza professionale. «Si tratta – racconta in esclusiva per Digitalic Fabrizio Falcetti, business program manager di Fujitsu Technology Solutions – del primo ultrabook, già disponibile sul mercato, progettato ad hoc per un
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Svolta “ultra” anche per Fujitsu: grazie al cuore Intel, alza il sipario sul primo ultrabook progettato per l’utenza professionale. Tutto sull’ambiziosa sfida dei nuovissimi Lifebook. Un mercato strategico soprattutto per il canale indiretto Marco Lorusso e Francesco Marino
target business, dotato di processore Intel Core di terza generazione con tecnologia Intel vPro, in grado di esaltare la sicurezza del sistema e la sua gestibilità. Inoltre, con funzionalità integrate come il lettore di impronte digitali o la possibilità di montare dischi Ssd Fde (Full Disk Encription), l’U772 permette un elevato livello di sicurezza, essenziale per i professionisti». «Ultrabook è un trade mark di Intel che definisce una categoria specifica di prodotti pensati per la mobilità – dice Carmine Stragapede, regional business manager di Intel – e che, per poter essere definiti tali, devono avere requisiti precisi a livello di prestazione (sia computazionale sia grafica), di form factor e di capacità di risposta. Ciò vuol dire passare da una modalità “Hibernate” a una “On” in soli 7 secondi: una caratteristica nuova e fondamentale affinché una soluzione sia veramente “ultra”. Questo è un giorno molto importante perché il nuovo Lifebook firmato Fujitsu rilancia un segmento già in grande crescita proponendo, per la prima volta, una soluzione mirata per il business. Un’evoluzione molto ambiziosa per questo mercato». Insieme al top di gamma U772 Fujitsu ha rinnovato l’intera famiglia Lifebook, con modelli particolarmente sottili, leggeri e dal design accattivante. L’obiettivo è diventare il punto di riferimento per qualsiasi esigenza di mobile computing professionale: dai modelli ultraportatili con schermo da 12,1 pollici ai sistemi innovativi da 17,3 pollici pensati per sostituire i desktop.
In esclusiva la prova su strada degli ultimi nati di casa Fujitsu: due modelli della famiglia Lifebook, presentati in anteprima nel corso della tappa bolognese del roadshow di Smau Business In questa esclusiva videointervista, Carmine Stragapede di Intel racconta a Digitalic quali sono le caratteristiche base che un notebook deve necessariamente avere per essere definito “ultra”
SMAU WOW
Quello che sorprende di più, in un periodo di difficoltà come questo, è la grande partecipazione delle aziende alle novità. C’è una voglia di scoprire, di conoscere, di imparare che non ha precedenti. Albert Einstein ha detto: «Non pretendiamo che le cose cambino, se facciamo sempre la stessa cosa. La crisi è la migliore benedizione che può arrivare a persone e Paesi, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dalle difficoltà nello stesso modo che il giorno nasce dalla
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notte oscura. È dalla crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i propri insuccessi e disagi, inibisce il proprio talento e ha più rispetto dei problemi che delle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza». Quello che abbiamo misurato, città per città, con il Roadshow Smau è questa grande voglia di conoscere nuove strade per essere più competitivi non solo da parte degli IT manager, ma anche da parte degli imprenditori che sempre di più frequentano le tappe locali di Smau. Chi oggi compete sul mercato ha bisogno dell’innovazione come dell’aria; andare sul mercato con tecnologie superate è come per un chirurgo operare con un bisturi spuntato: non si può ottenere un buon risultato. Noi ci stiamo muovendo verso Smau Milano, il grande evento in cui le dinamiche osservate nel Roadshow saranno ancora più evidenti. La crisi, anche
nell’offerta degli eventi, ha portato grandi cambiamenti. Smau Milano sarà un concentrato di strumenti a disposizione degli imprenditori, dei manager, dei rivenditori. Tre giorni ricchi di momenti di formazione, ma non di teoria: verranno affrontati temi che sono emersi dal confronto con 160 associazioni di imprenditori. Tutti quelli che cercano nuove risposte potranno trovare una amplissima offerta di approfondimenti, ma anche la possibilità di concretizzare subito le nuove competenze, in incontri commerciali per portare istantaneamente l’innovazione in azienda. Non c’è tempo da perdere! Organizzate le vostre agende e fate un salto a Smau Milano dal 17 al 19 ottobre: troverete certamente un raggio di luce per il vostro business.
Pierantonio Macola
TECNOLOGIA Collegandovi a questo QR code avrete l’esclusiva opportunità di entrare nel mondo di Adam Mecnwal, programmatore polacco di Lodz che ha inventato ARnav, un’applicazione sviluppata per Android che ha come obiettivo ultimo quello di rivoluzionare il mondo dei navigatori per pedoni
Lui ci prova in ogni modo, in un inglese maccheronico – quasi in stile italiano – gesticolando e muovendosi alla velocità della sua mente frenetica. Il concetto in realtà è molto semplice, in perfetta linea con il diktat informatico delle App che differenzia in maniera netta la genialità dalla noia digitale: «Dimenticate le mappe piatte di Google Maps, che vi mandano in confusione mentre cercate di capire la direzione da prendere. Dimenticate anche i suoi fastidiosi pallini. Vi basterà soltanto guardare lo schermo del vostro cellulare o del vostro tablet: sfruttandone la camera incorporata, vedrete proiettate tutte le informazioni che vi servono». ARnav è implementato sui
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dati di OpenStreetMap, una versione Open Source di Google Maps basata sul crowdsearching e per questo ribattezzata la “Wikipedia della mappe”. Il motivo è semplice: «Google Map ha delle licenze molto restrittive e costose. Io per sviluppare la mia App non ho speso nulla, se non il mio tempo – spiega Adam Mecnwal, correggendosi però subito dopo –; ho tuttavia dovuto chiedere alla mia famiglia di prestarmi dei soldi per comprarmi un tablet. È stato fondamentale per la fase di test e per le dimostrazioni successive». Come gli sia venuta in mente l’idea, poi, è già di per sé tutto un programma: «Stavo facendo un giro in bicicletta in mezzo alla campagna, in Polonia, quando ho pensato che sarebbe stato bello avere uno di quei dispositivi
Il Led tv più grande del mondo Sharp getta il suo nuovo incredibile guanto di sfida al mondo dei tv con un modello impressionante per dimensioni e caratteristiche. Con i suoi 90 pollici, l’Aquos LC-90LE745U supera i 2 metri di larghezza (circa 203 cm per la precisione) e 1,20 metri di altezza (119 cm). Il prezzo? “Solo” 11.000 dollari…
elettronici integrati, con schermi trasparenti per guidarti e informarti; come si vede in Minority Report o Terminator… così ho iniziato a sviluppare l’App in attesa che qualcosa del genere uscisse sul mercato». Facile quindi intuire quanto Adam stia sperando che il “Glass Project” lanciato di recente da Google proceda in fretta. Almeno la metà di quanto non stia facendo lui. «In passato cose di questo tipo erano solo fantascienza. Ma ora quella fantascienza sta diventando realtà. Davvero. Ho già un’App che può fare cose simili: devo lavorarci su e migliorarla, ma c’è già qualcosa di concreto. Provare per credere». Quello dei tablet e dei cellulari è dunque solo un passo intermedio obbligato. «Il mio obiettivo finale è di poter
IBM regina dei super computer Nella gara di velocità vince Sequoia con 16,32 petaflops (un petaflops equivale a un quadrilione di operazioni a virgola mobile al secondo). Si tratta di un sistema Blue Gene/Q a 96 rack dedicato al programma Advanced Simulation and Computing (ASC) per la gestione della riserva di armi nucleari statunitense.
presto integrare il nostro software e le nostre risorse con i dispositivi del futuro». ARnav non è la prima App sul mercato con ambizioni di questo tipo. «I miei competitors per ora sono Layar, Wikitude e Metaio. Ma come si fa a scaricare un’applicazione che mente?» afferma Adam giocando con il suo inglese imperfetto, dove Layar ricorda in qualche modo il suono di “liar”, appunto “bugiardo” in lingua inglese. «Wikitude forse è la più “pericolosa”, ma non è molto intuitiva. ARnav permetterà a pedoni e turisti di orientarsi in qualunque luogo con tre soli comandi». – Tommaso Agosta
Componenti di valore da Ingram Micro Grazie all’accordo fra Ingram Micro Italia e StarTech.com, azienda leader in componenti per computer, anche i rivenditori italiani potranno offrire ai propri clienti l’intera gamma di prodotti StarTech.com., come ad esempio switch KVM per desktop e montaggi a rack, switch KVM IP, console KVM montate a rack, server rack/armadi e altro ancora.
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Alessio Ferri
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TUTTO CAMBIA, TUTTO SCORRE A VELOCITA’ SIDERALI, MUTANO GLI SCENARI, LE ARCHITETTURE E LE MODALITA’ D’USO DELLA TECNOLOGIA… IN MEZZO A QUESTO MARE BELLO E TUMULTUOSO, L’UNICA STORIA CON UNO SVILUPPO “QUASI” CERTO E’ PROPRIO QUELLA DELLO STORAGE E DELLA PROTEZIONE DELLE INFORMAZIONI. UNA STORIA CHE RUOTA INTORNO ALL’UNICO PUNTO FERMO PER IL MERCATO IT, E NON SOLO, DI OGGI: LA NECESSITA’ DI GESTIRE, E BENE, UNA QUANTITA’ DI DATI IN COSTANTE CRESCITA
ALBERT ZAMM AR RIVERBED
DENIS NALON FUJITSU
La storia è abbastanza nota. Da una parte c’è l’affermarsi ormai inarrestabile del cloud computing, con tanto di spostamento del baricentro dei dati dal proprio data center alla nuvola. Dall’altro, l’avvento dei Big Data, altro fenomeno travolgente che porta con sé la necessità di rivedere le politiche di storage e scovare i necessari investimenti per adeguare le infrastrutture. In mezzo, gli utenti chiamati ancora una volta a districarsi tra innovazione, promesse e la dura legge dei bilanci per mantenere la propria competitività. In un periodo tanto travagliato, trovare la giusta combinazione tra tutti questi ingredienti non è un compito facile e diventa quindi interessante capire come si stanno muovendo non solo i diretti interessati,
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ma anche chi è preposto a garantire loro strumenti e supporto. Una storia in un certo senso semplice, di cristallina comprensione, una storia di storage. Si proprio così, perché si può scegliere o meno di sbarcare sulle nuvole, ma non si può certo scegliere di eludere il sentiero dell’archiviazione e gestione delle informazioni critiche. Una strada, un cammino, una storia che “deve” essere percorsa e raccontata e dal cui esito finale dipende una bella fetta del business e della salute stessa di un’azienda, di ogni forma e dimensione e a ogni latitudine.
Fate spazio… A dominare la scena del panorama IT in questo momento è il cloud computing. Una delle leve sulle quali l’offerta cerca di convincere i potenziali clienti
CRISTIAN MELONI COMM VAULT
DARIO PARDI HITACHI
NANGELI DONATO ANTOA CTER
ELENA CH ORACLEIESA
a sposare questa nuova linea è la possibilità di smaterializzare in qualche modo gli archivi dei data center e affidare lo storage con tutte le problematiche annesse a un gestore di servizi. Come spesso capita in circostanze del genere, il quadro promesso non è completamente aderente alla realtà e le buone ragioni per doversi ancora preoccupare dell’aspetto fisico della memorizzazione di massa non mancano. «Spesso si manifesta una non corretta gestione dei dati e del loro ciclo di vita – esordisce Vincenzo Costantino, senior solutions marketing manager virtualization Emea di Symantec –. In particolare, vengono continuamente accumulati, duplicati, replicati e mai cancellati e questo porta alla necessità di dispositivi ad hoc per ospitarli. I costi di storage nel cloud e dei servizi in cloud
normalmente sono troppo alti per poter essere l’unico media di memorizzazione delle informazioni». Cambiando le caratteristiche dei dati, è opportuno pensare anche alla necessità di adeguare i relativi supporti. «Il cloud è un punto di arrivo che passa anche per l’ottimizzazione dei carichi di lavoro e noi non possiamo imporre una tecnologia al cliente, perché è importante capire tutta la serie di passaggi da percorrere – spiega Giovanni Calvio, manager of storage platform di Ibm –. Va quindi rivista l’infrastruttura tradizionale al fine di renderla più flessibile. Con la virtualizzazione si punta alla riduzione dei costi; con standardizzazione e soluzioni software mirate ai servizi si aumenta invece l’agilità dei sistemi». In particolare, il primo passaggio per allinearsi all’evoluzione dello storage
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DIGITALK inteso come politica di gestione dei dati, richiede di abbandonare un vecchio principio. «Non parliamo solamente di quantità: i dati prodotti sono estremamente vari nella propria natura, strutturata o meno, e rivestono un ruolo fondamentale nelle decisioni di business – afferma Marco Rocco, regional sales director backup and recovery systems di Emc –. Solo una combinazione adeguata di hardware e software, inserite in un contesto di gestione e interazione, può consentire di sfruttarne appieno il potenziale». Se è vero che aumentano le possibilità di scelta sul dove e come memorizzare i propri dati, è altrettanto importante prendere atto di quanto stia aumentando la quantità di informazioni da gestire. «Gli scantinati con immensi archivi di faldoni cartacei – spiega Luca Marazzi,
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FABIO ANDREI BROCADE
GIANLU
CA COL DELL OMBO
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country manager branded products di Western Digital – sono ora diventati strumenti informatici intelligenti, che permettono di far consultare i dati velocemente e nello stesso istante a più utenti e di proteggere tutti i file e le informazioni rilevanti». Più che per il trasferimento dei dati, comunque, il cloud computing al momento viene considerato un buon candidato per affrontare le problematiche più recenti. «Oggi, sia le imprese sia gli utenti finali, generano molti più dati rispetto a qualche anno fa; dati soprattutto di natura non strutturata, i quali stanno superando quelli di natura strutturata – sottolinea Donato Antonangeli, regional sales director di Ctera –. Allo stesso tempo, gli smartphone e la disponibilità di connessioni a Internet in tutto il mondo hanno creato
FLORENCE SHIH THECUS
GIOVANNI CALVIO IBM
l’aspettativa che tutto debba essere accessibile immediatamente, facile da condividere, e sicuro. L’era dei sistemi complessi e degli storage proprietari sta arrivando al termine». Non sono però solo virtualizzazione e Big Data a spingere verso l’incremento nella richiesta di hardware. Un contributo importante arriva da un altro fattore, sempre più decisivo anche per effetto della digitalizzazione esasperata. «Consolidamento e virtualizzazione producono effetti sulla densità dei dati – evidenzia Denis Nalon, business programs manager di Fujitsu Technology Solutions –. Questo crea la concentrazione in un numero minore di sistemi fisici, rendendo l’eventuale guasto un danno potenziale più esteso». L’importanza dei dati richiede quindi una maggiore
GIACOMO MOSCA IOMEGA
PIN LARA DEL VEEAM
attenzione alle strategie di conservazione e copia, dove si parte dalla soluzione più semplice di moltiplicare backup e dispositivi per arrivare a vere e proprie strategie articolate. «Al fine di garantire una disponibilità elevata è necessario un sistema che funzioni in modo continuo, fornendo accesso costante ai dati critici e alle risorse di rete dell’azienda – dichiara Giacomo Mosca, country manager di Iomega –. Sono necessari più server ridondanti, configurati in modo tale che uno secondario assuma il controllo completo in caso di errore o guasto del server primario, con il minimo impatto sulle normali attività aziendali e in grado di garantire business in continuità». Non è probabilmente un caso se, negli ultimi anni, l’impegno anche nel campo storage delle società nate nell’ambito
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LUCA MARAZZI WESTERN DIGITAL
MARCO ROCCO EMC
MAURIZIO MARTINOZZI TREND MICRO
DARIO REGAZZONI NET APP
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MARCO FRIGERIO DATACORE
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GUERIN ILIANO MASSIMBUFFALO
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di sicurezza è cresciuto in maniera considerevole. «Il ricorso al cloud sta portando alla tendenza di valutare in modo congiunto soluzioni di storage e tecnologie di sicurezza – puntualizza Maurizio Martinozzi, sales manager engineering di Trend Micro –. La selezione dello storage non può più prescindere da una valutazione del livello di protezione offerto alle informazioni. Gli IT manager stanno maturando una consapevolezza maggiore nei confronti della necessità di
proteggere i dati aziendali in quanto tali, ovunque essi si trovino: dal cloud all’infrastruttura virtuale, passando dal traffico su dispositivi mobili». Tutto questo non deve far dimenticare il naturale invecchiamento dell’hardware. «La necessità di storage è essenzialmente mossa da due fattori: la crescita dei dati gestiti e ritenuti, e l’obsolescenza del parco macchine preesistente – ricorda Mauro Papini, country manager di Acronis –. Nel primo caso, l’approccio è incrementale, nel secondo sostitutivo e negli ultimi due anni il mercato in questo specifico settore è cresciuto per l’evidenziarsi di entrambi i fattori in uno stesso periodo. Le nuove tecnologie sono molto più potenti e flessibili e appaiono in grado di gestire la richiesta di spazio che si delinea, ma non appare semplice gestire quelle in uso da anni in una stessa infrastruttura».
Facce diverse di uno stesso problema Dunque storage è sempre meno sinonimo di spazio. Grazie proprio al cloud computing e al più recente fenomeno dei Big Data, il sistema di archiviazione e gestione dei dati acquista importanza all’interno dell’architettura IT e delle strategie aziendali. Anche se questi due aspetti presentano diversi punti in comune, pensare di trattarli congiuntamente rischia di rivelarsi un errore. «Entrambi i fenomeni condividono una domanda crescente di infrastruttura storage – ammette Fabio Andreini,
regional SE manager di Brocade –. Mentre per il cloud le caratteristiche fondamentali dello storage sono il provisioning dinamico, l’allocazione di capacità virtuale, il tiering delle informazioni e gli strumenti per una tariffazione basata sull’utilizzo della risorsa, le caratteristiche principali per i Big Data sono l’elevata capacità di memorizzazione su meccaniche non necessariamente prestazionali e la possibilità di memorizzare miliardi di file, anche molto piccoli». In particolare, per quanto riguarda le nuvole, una conseguenza immediata nella crescita delle esigenze di spazio è proprio frutto della attuale semplicità di creare e condividere informazioni. «Ci sarà sempre più richiesta di maggior spazio, poiché avremo sempre più file da memorizzare: foto, musica, video e documenti – afferma Massimiliano Guerini, sales manager di Buffalo Technology –. Si vorrà accedere a questi contenuti ovunque e in qualunque momento, senza dover per forza portare con sé i dischi. Il cloud sicuramente rende questo possibile grazie anche al proprio private cloud, a cui accedere da remoto con la tranquillità di sapere che i propri file sono immagazzinati in uno storage nel proprio ufficio e non in un posto sconosciuto». Più che alla flessibilità in accesso ai dati, soprattutto in ambito professionale, l’interesse verso lo storage remoto per gestire grandi quantità di dati risulta maggiormente orientato verso un’altra direzione.
DIGITALK «L’intersezione di questi due fenomeni pone sfide tanto a chi deve garantire il backup, con evidenti necessità di flessibilità e di attinenza al business, quanto a chi si occupa di tematiche di disaster recovery e quindi di replica dei dati stessi – riflette Lara Del Pin, channel manager di Veeam Software –. La soluzione ideale deve quindi garantire da un lato di interfacciarsi al meglio con le tecnologie cloud, dall’altro dare una risposta concreta alla continua crescita dei dati, dimostrandosi dunque capace di contenere le finestre di backup e adattandosi per le tematiche di replica a una infrastruttura di connettività che in Italia non è certo all’avanguardia rispetto al resto del mondo». Attualmente, sposare il cloud computing non è certamente difficile, e anche questo rischia di rivelarsi un problema. «Portare
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l’infrastruttura storage dentro il cloud può sembrare complicato, ma già oggi la virtualizzazione dello storage è una realtà – afferma Marco Frigerio regional manager di DataCore –. La capacità di utilizzare indifferentemente hardware eterogeneo permette di preservare gli investimenti fatti, e fornisce un percorso verso il cloud in maniera semplice, non distruttiva dell’infrastruttura e dei dati esistenti, ed economica». «Il backup su cloud è una soluzione allettante per qualsiasi tipo di utente, però bisogna considerare due elementi molto importanti – replica Florence Shih, general manager di Thecus Technologies –. In primo luogo, il costo può essere spaventoso, fino a 400 dollari l’anno per 6 Tb. Inoltre, è solo una delle possibilità. Una soluzione di Nas locale è molto
importante mentre ognuno crea dati condivisi o vi apporta cambiamenti». «Le aziende però dovrebbero evitare di farsi irretire dalla campagna pubblicitaria di questi ultimi anni – conferma Simon Anderson, product marketing manager - tape products di Tandberg Data –. Le soluzioni tradizionali per la protezione dei dati offrono significativi incrementi di performance e un basso costo rispetto alle soluzioni di storage cloud, il cui costo annuale aumenterà, mentre capacità e larghezza di banda sono altre due importanti variabili che condizionano molto la qualità del servizio». Ancora una volta, facile ipotizzare come la soluzione ideale possa individuarsi a metà strada. «È sufficiente allargare l’orizzonte del backup a una reale strategia di gestione dei dati, che metta in correlazione e comunicazione storage
PAOLO SALIN KROLL ONTRACK
A PAOLO VOTT HP
ROBERTO DI DI EGO NETGEAR
SIMON ANDERSON TANDBERG DATA
primario, secondario e nastri per poter trasformare il backup da classico salvagente a sorgente di business – ribadisce Cristian Meloni, presales & ps manager di CommVault –. Una corretta gestione dei dati porta infatti a non vedere più il backup come una semplice assicurazione, ma a sfruttarlo per risparmiare tempo e denaro».
Copiare non basta Di fronte ai tanti vantaggi, o presunti tali, di uno storage non più delimitato dai confini aziendali, sorge però anche il problema della sicurezza, la ragione principale per la quale i Cio hanno sempre cercato di guadagnare tempo. Tuttavia, anche in questo ambito, iniziano a nascere soluzioni dedicate. «Le informazioni vanno considerate e gestite per quello che sono nella realtà – riflette Gianluca Colombo,
PIETRO RIVA VERIZON
STANTINO VINCENZO CO TEC AN M SY
DIGITALK storage sales specialist di Dell –. Alcune sono critiche, altre con validità temporale limitata oppure devono essere conservate per anni, altre ancora devono essere prontamente disponibili. La difficoltà risiede nel mettere le informazioni al servizio dell’azienda, perché se logicamente è facile collegare un dato a un processo, spesso i limiti tecnologici ne frenano l’integrazione». Ragionare in termini di sicurezza pensando solo al
QUANTO SONO IMPORTANTI I DATI E’ UN PRINCIPIO ORMAI CONSOLIDATO. QUANTO SIA IMPORTANTE UNA VALIDA STRATEGIA A SUPPORTO APPARE INVECE UN MESSAGGIO PIU’ DIFFICILE DA RECEPIRE. NEL PIENO DI UN’IMPORTANTE FASE DI EVOLUZIONE, CON UN’OFFERTA PARTICOLARMENTE RICCA E VARIEGATA, PER IL CANALE NON DOVREBBE ESSERE DIFFICILE TROVARE ASCOLTO E CONCRETIZZARE UN CERTO INTERESSE. IN UN’ECONOMIA DOMINATA DALLE PMI, L’IMPATTO CON LA REALTA’ E’ PERÒ ABBASTANZA DIVERSO
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concetto di copia, ormai è diventato ampiamente insufficiente. Mettere al sicuro dei dati difficili da recuperare rischia infatti di produrre le stesse conseguenze di una perdita. «Penso a soluzioni di storage che effettuino backup disk-todisk, integrate con un sistema per il disaster recovery – ragiona Roberto Di Diego, responsabile marketing di Netgear –. Le aziende oggi si configurano come un network composto
A parole, dunque, lo storage e il backup sembrano essere le chiavi di volta per il mercato e le aziende di oggi, a ogni latitudine… ma poi c’è lo scontro con la realtà e la classica doccia fredda soprattutto per un canale di operatori chiamati a una sfida complicatissima: spiegare all’universo delle Pmi che fare backup e pensare allo storage di dati critici non è esattamente una attività trascurabile oggi. «In Italia pochissimi eseguono il backup e ancora meno lo eseguono correttamente – lamenta Luca Marazzi –. L’importanza fondamentale dei dati archiviati a volte si scopre solo una volta che si sono persi. Il vero segreto è spiegare quanto semplicemente e facilmente la tecnologia può risolvere i bisogni di archiviazione, catalogazione e sicurezza». L’ostacolo è spesso culturale e qui il partner deve riuscire a scovare anche le motivazioni giuste per aiutare a comprendere l’esistenza del problema prima ancora che risolverlo. «Sono assai poche le Pmi pronte ad affrontare una procedura di disaster recovery – ribadisce Gianluca Colombo
da sedi remote e filiali dislocate. Le soluzioni di storage devono permettere la condivisione dei contenuti tra i dispositivi installati nelle varie sedi e la replica dei dati tra gli stessi anche in modalità remota». «La salvaguardia dei dati critici non può non passare da robuste procedure di backup o da ridondanza geografica, dalla presenza di una o più copie dei dati in luoghi sicuri – conferma Paolo Salin, country director
–. Se da una parte esiste ancora la convinzione che la protezione dei dati sia un fatto accessorio, anche se purtroppo gli ultimi avvenimenti in Emilia hanno dimostrato quanto l’avere i dati disponibili sia importante per una rapida ripartenza, dall’altra chi ha affrontato il progetto si è spesso scontrato con costi troppo alti». «Non si ha la dimensione immediata di quanto possa costare il disastro, sia esso legato al malfunzionamento di una o più piattaforme applicative sia alla perdita totale dell’infrastruttura – conferma Fabio Andreini –. Il canale gioca un ruolo fondamentale in quanto è in stretto contatto con le Pmi: i vendor difficilmente hanno le potenzialità per realizzare una copertura capillare del mercato e solo con i partner possono veicolare i prodotti di questa fascia di clienti, generando volumi di business non trascurabili». Non tutte le colpe però sono da addebitare a utenti poco sensibili. «Spesso le tecnologie a disposizione delle Pmi – puntualizza Lara Del Pin – sono state pensate per architetture e
di Kroll Ontrack –. È importante però che le attività di backup siano supportate da politiche che ne definiscano frequenza e periodici test di ripristino. Molte aziende, infatti, si ritrovano a dover fare i conti con dati inaccessibili o per sempre perduti proprio a causa di un backup non eseguito correttamente». Rispetto ai sistemi centralizzati, inoltre, si pone un problema del tutto nuovo, destinato ad aggravarsi con
tasche ben più grandi delle loro e malamente adattate e ridotte sia come licensing/ dimensionamento sia come pricing/funzionalità». In pratica, anche se il lavoro da fare è ancora molto, l’importante è che la situazione sia in movimento. «Almeno il 50% dichiara di avere una strategia, anche se è difficile valutare quanto sia vero, perché spesso ci si limita al backup e non si è certi di poter ripristinare e nelle imprese più piccole il numero si riduce – riprende Giovanni Calvio –. Spesso chi crede di aver implementato soluzioni di disaster recovery, poi si rende conto che nel momento del bisogno ha dei problemi. Sicuramente, c’è ampio spazio di crescita per tutti e un canale preparato e costantemente formato si rivela un’arma vincente». «I dati non strutturati nel 2014, secondo le previsioni Idc, saranno l’80%, mentre il 20% saranno quelli strutturati – ha spiegato
la diffusione della consumerizzazione. «Ci sono dati, dispositivi e sistemi che le aziende non sanno di avere – precisa Pietro Riva, sales manager Southern Europe, security solutions di Verizon –. Quelli che si trovano su server under the desk o sui computer portatili dei dipendenti sono un buon esempio di fonti sconosciute di dati. In realtà, i dipartimenti IT non possono crescere alla stessa velocità dei volumi dei Big Data;
Dario Pardi, vice presidente Emea Growth and Sales Transformation e anche presidente di Hds Italia, in una recente intervista – e questo significa che le aziende avranno necessità di operatori che sappiano fornire loro consulenza in questo ambito. Un’occasione che certo non può essere trascurata o peggio evitata». Soprattutto in prospettiva, comunque, non sempre la questione solleva grandi preoccupazioni, anzi. «La sensibilità al disaster recovery è alta, con soluzioni man mano più economiche e semplici che allargano il numero di aziende che possono implementarle – conclude Paolo Votta, product marketing manager HP –. Il fatto che se ne continui a parlare è però indice di un problema ancora aperto in molte realtà. Qui, il canale può operare anche come fornitore di servizio, offrendo a quei clienti che
limitarsi a diventare più grandi è sempre meno la strategia adeguata».
È ora di risparmiare A rendere ulteriormente complesso lo scenario, l’immancabile necessità di fare i conti con i bilanci. Se in passato la velocità di agire o di crescere aveva la precedenza anche sui budget, oggi termini quali efficienza e risparmio energetico sono sempre più delle priorità. «Circa il 40%
non hanno centri informatici distribuiti, il luogo sicuro su cui far convergere l’off-site elettronico dei dati per il disaster recovery». «Tra i diversi modelli di soluzioni di storage, sono capacità e potenza di calcolo a fare la differenza – spiega Dario Regazzoni, direttore tecnico di NetApp –. Ormai, questioni come virtualizzazione, compressione, deduplica sono funzioni utili e attuali anche per le fasce più basse del mercato. Perché simili concetti vengano percepiti strategicamente da un settore complesso come le Pmi, è però decisivo il ruolo di quello che di fatto è il nostro braccio armato: il canale. Al canale spetta più di ogni altro conoscere il prodotto, le tipologie e le configurazioni a misura del cliente; al canale spetta il compito, supportato dal nostro impegno e dai nostri investimenti, di farsi consulente a valore per le Pmi».
dell’energia consumata dal data center è destinato alle risorse storage – sottolinea Elena Chiesa, presales director server & storage systems di Oracle –. Sono dunque una necessità soluzioni che garantiscano elevate prestazioni, ma siano anche efficienti dal punto di vista dei costi e semplici da utilizzare. Sul fronte della semplicità di implementazione e gestione può essere risolutivo ricorrere a un unico sistema integrato di gestione, dal software applicativo fino ai vari livelli di storage». Anche in questo campo, le novità non mancano. Il problema è trovare il giusto compromesso tra l’investimento necessario e i potenziali risparmi. «I dischi a stato solido, per esempio, assicurano efficienza energetica nell’elaborazione ad alte prestazioni, sia per il risparmio energetico sia perché permettono di raggiungere le prestazioni desiderate con un minor numero di unità rispetto ai dischi tradizionali – spiega Albert Zammar, regional sales manager di Riverbed Technology –. Inoltre, oggi ci sono sistemi con alimentatori a basso consumo e strumenti di misura integrati che permettono di monitorare e misurare i consumi energetici delle singole piattaforme di storage.Infine, sistemi di raffreddamento adattivo permettono di risparmiare energia riducendo la velocità delle ventole e dei moduli di raffreddamento delle piattaforme in funzione della temperatura esterna».
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FAB4
L’abito non fa Francesco D’Ambrosio
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lo storage
IOMEGA STORCENTER PX4-300D SERVER CLASS
SEAGATE BLACKARMOR NAS 440
È il “piccolo” della nuova gamma StorCenter di Iomega: la famiglia comprende anche il modello px6-300d con ben sei bay (alloggiamenti per gli hard disk) per una capacità di storage che arriva a ben 18 Terabyte e si estende fino al modello px12-350r in formato rack che, come si intuisce dal nome, offre la bellezza di dodici bay, per un totale di 36 Terabyte (un dispositivo questo, da sala server, non certo da piazzare su una scrivania). Lo StorCenter px4-300d è comunque “piccolo” per modo di dire: le dimensioni sono compatte, ma ha una capacità di storage decisamente elevata e garantisce funzioni da Nas di classe aziendale. Offre quattro alloggiamenti interni per hard disk che possono essere indifferentemente segue da 3,5 o 2,5 pollici e – volendo e potendo
In configurazione completa esce dalla scatola con quattro hard disk Seagate Barracuda già installati nei rispettivi quattro bay “hot swap”, quindi sostituibili a caldo senza spegnere la macchina, come ogni Nas che si rispetti deve permettere. Così allestito lo spazio di storage arriva a 12 TB: niente male per un server che si rivolge alle piccole aziende o a realtà professionali di medie dimensioni con un massimo di una cinquantina di utenti; l’unità è comunque disponibile anche senza dischi (ad un prezzo che, Iva esclusa, supera di pochissimo i 300 euro), oppure in tagli da 4, 6, 8 e 12 TB. Gli hard disk possono essere configurati in Raid 0, 1, 5, 10 e anche in modalità Jbod, ennesimo acronimo anglosassone che sta per “Just a bunch of disk” segue (letteralmente: solo un mazzo di dischi), dove
Sono talmente belli, accattivanti e spesso compatti che, a un primo e superficiale sguardo, potrebbero essere quasi “confusi” con dei normalissimi hard disk esterni… Tuttavia di normale le soluzioni Nas di ultima generazione hanno proprio ben poco e nascondono, anzi, importanti prestazioni di livello enterprise e interessanti interazioni con il cloud. Design e prestazioni, dunque: un connubio perfetto per il mondo Smb al quale però va spiegata – in termini molto chiari – la differenza di prezzo rispetto a una normale soluzione di archiviazione esterna. Questo delicato
compito (ma anche ghiotta opportunità) è demandato al canale indiretto, che deve necessariamente essere pronto e attento sull’argomento. Si tratta infatti di un’occasione molto importante per rilanciare rapporti consolidati o costruire nuove relazioni a valore con i clienti. Un’occasione che, per essere colta, necessita – come detto poco sopra – di una competenza davvero concreta ed un’esperienza derivante dal lavoro sul campo. Il prezzo, infatti, inteso come unico strumento di spiegazione delle differenze tra prodotti somiglianti (ma in realtà solo in superficie), mai come in questo caso
rischia di generare un po’ di confusione e, da una parte, di rendere più difficile la vita ai rivenditori a valore e, dall’altra, di convincere imprese e utenti all’acquisto della soluzione più economica, che però è sicuramente meno efficace dal punto di vista dell’impatto sui processi aziendali e sulla produttività. Un impatto che – più o meno consapevolmente – cercano soprattutto le piccole e medie imprese italiane alle prese con stringenti esigenze di gestione delle informazioni e Big Data di classe “enterprise” da coniugare con risorse, strumenti e competenze molto più contenuti.
NETGEAR READYNAS PRO 6
LACIE 5BIG OFFICE+
È un Nas in formato “da scrivania”, ovvero non rack, che in questa tipologia di dispositivi offre il massimo della capacità di storage: 18 TB se si occupano tutti e sei gli alloggiamenti disponibili con gli hard disk più capienti (da 3 TB). I “fratelli” di taglia minore si chiamano ReadyNas Pro 2 e ReadyNas Pro 4, rispettivamente da due e quattro dischi per un massimo di 6 e 12 TB. Il ReadyNas Pro 6 viene proposto in due versioni che hanno un prezzo sensibilmente diverso: con dischi di livello “desktop”, ovvero con caratteristiche analoghe a quelli che vengono montati nei normali computer, e con hard disk “enterprise” ad alte prestazioni e costruiti per resistere a un utilizzo intensivo ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, tipico dei server e segue degli ambienti di virtualizzazione. Il prezzo riportato
Come da tradizione LaCie, il primo elemento che balza all’occhio di questo Nas è il design: solido, estremamente pulito e lineare… caratteristica che lo rende perfetto, questo sì, per essere tenuto sulla scrivania. Per non compromettere il design, i cinque alloggiamenti per hard disk Sata da 3,5 pollici sono posti sul retro: una scelta progettuale che rende i dischi immediatamente accessibili senza dover aprire alcuno sportello. Oltre al modello con cinque hard disk (marca ovviamente Seagate, modello Barracuda Green) per un totale 10 TB, l’unità è proposta anche con un singolo disco da 2 TB che occupa un solo bay “hot swap” lasciando gli altri quattro disponibili per successive espansioni. In questa configurazione “base” il 5Big Office+ ha un prezzo di segue listino di circa 620 euro, sempre Iva esclusa.
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FAB4 IOMEGA STORCENTER PX4-300D SERVER CLASS permetterselo – anche unità Ssd per applicazioni ad altissime prestazioni. L’unità è disponibile sia vuota, senza dischi, sia in configurazione da 2, 4, 8 e 12 TB; tutti gli hard disk forniti da Iomega sono Server Class, quindi costruiti per un uso intensivo in ambito server. Il sistema operativo targato Emc è aperto ad applicazioni che espandono ulteriormente le possibilità di configurazione oppure che possono essere sviluppate ad hoc per esigenze specifiche. Tra le tante, tantissime funzioni, non manca il supporto alla tecnologia Iomega Personal Cloud che permette di creare localmente il proprio server “tra le nuvole”. Capacità Drive Livelli Raid Interfaccia Lan Protocolli di rete Processore RAM Sistema operativo Client Connessioni Dimensioni Peso Prezzo
fino a 12 TB 4 x 3,5” hot swap Sata II Server Class 0, 1, 10, 5, and 5+1 Hot Spare), Jbod 2 x RJ45 10/100/1000 Mbps Gigabit Ethernet Cifs, Smb, Windows Rally, Nfs, Afp, Bonjour, Ftp, Sftp, Tftp, Http, Https, WebDav, Dfs, Snmp, iScsi Intel Atom Dual Core a 1.8 GHz 2 GB Emc LifeLine (Linux) Windows, Mac OS X, Linux 1 x Usb 3.0 e 2 x Usb 2.0 17,6 x 25,7 x 22,2 cm 6,56 Kg 2.849 euro
NETGEAR READYNAS PRO 6 in tabella si riferisce a questa seconda versione, top di gamma nel catalogo ReadyNas, mentre il modello con dischi “normali”, più adatto ad un utilizzo di pura archiviazione e backup dei dati, ha un prezzo di listino che scende a 4.165 euro. Si tratta, in entrambi i casi, di soluzioni economicamente impegnative, ma che offrono un sistema compatto e allo stesso tempo assolutamente completo e sicuro per soddisfare tutte le esigenze di aziende di piccole e medie dimensioni. Include il software di backup Client Cdp per Windows e Mac e certificato VMware, Nfs e iScsi, Ready e Windows 2008 Server R2. Capacità Drive Livelli Raid Interfaccia Lan Protocolli di rete Processore RAM Sistema operativo Client Connessioni Dimensioni Peso Prezzo
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fino a 18 TB 6 x 3,5” Sata II Server Class 0, 1, 5, 6, 10 2 x RJ45 10/100/1000 Mbps Gigabit Ethernet Cifs, Smb, Afp, Nfs, Http, Https, Ftp, Sftp, IPv6, WebDav, iScsi Intel Pentium Dual Core a 2.66 GHz 1 GB Netgear Raidiator Windows, Mac OS X, Linux 1 x Usb 3.0 e 2 x Usb 2.0 17 x 25 x 28,5 cm 7,3 Kg 5.933 euro
SEAGATE BLACKARMOR NAS 440 ogni disco è accessibile in maniera puntuale e indipendente; opzione utile quando si usa il Nas non come unità di storage, ma come serbatoio per i file in lavorazione, ad esempio nella postproduzione audio e video. Il prezzo decisamente abbordabile e la configurazione Plugand-Play lo rendono un dispositivo che può trovare un suo spazio anche in ambiti home-office e perfino in contesti tipicamente casalinghi per la condivisione dei file in famiglia e per lo streaming di musica e video: permette di fare il backup automatico di tutti i pc in rete (anche Mac tramite Time Machine) ed è compatibile Dlna, UPnP e iTunes. Capacità Drive Livelli Raid Interfaccia Lan Protocolli di rete Processore RAM Sistema operativo Client Connessioni Dimensioni Peso Prezzo
fino a 12 TB 4 x 3,5” Sata II 0, 1, 10, 5, Jbod 2 x RJ45 10/100/1000 Mbps Gigabit Ethernet Cifs, Rally, Nfs, Bonjour, Http, Https, Ftp, iScsi Marvell Kirkwood 88F6281 a 1.2 GHz 256 MB n.d. Windows, Mac OS X, Linux 4 x Usb 2.0 25,2 x 16 x 20 cm 6,90 Kg 910 euro
LACIE 5BIG OFFICE+ Rispetto alle altre soluzioni di storage di rete del marchio francese, in particolare al 5Big Network 2 che presenta lo stesso chassis, la novità dell’Office+ è il sistema operativo su cui si basa: Windows Storage Server 2008 R2 Essentials al posto di Nas OS, una piattaforma con caratteristiche interessanti ma meno “standard” e meno facili da integrare rispetto a quelle di Microsoft. Il LaCie 5Big Office+ ha come target di riferimento le piccole aziende e gli studi professionali e si propone come una soluzione agile e senza grandi necessità di manutenzione da parte di personale specializzato, per la condivisione dei file e il backup centralizzato fino a un massimo di 25 postazioni, pc o Mac. Capacità Drive Livelli Raid Interfaccia Lan Protocolli di rete Processore RAM Sistema operativo Client Connessioni Dimensioni Peso Prezzo
fino a 10 TB 5 x 3,5” Sata II 0, 1, 5, 5+spare 2 x RJ45 10/100/1000 Mbps Gigabit Ethernet Smb, Nfs, Ftp, Dhcp Client, IPv4, IPv6 Intel Atom Dual Core a 1.6 GHz 2 GB Windows Storage Server 2008 R2 Essentials Windows, Mac OS X, Linux 3 x Usb 2.0, 1 x eSata 17,3 x 22 x 19,6 7,6 Kg 1.238 euro
DIGITALIC È UNA RIVISTA CERTIFICATA DA CSST. UNA GARANZIA PER TUTTI I NOSTRI PARTNER.
INDAGINI DIGITALI Il gruppo Kroll opera nel mondo dell’intelligence e dell’investigazione fornendo informazioni strategiche contro frodi, corruzione, irregolarità contabili e problemi d’altra natura che le società devono affrontare per proteggere i propri affari o gli stessi dipendenti. Tanto per intenderci, loro sono quelli che hanno contribuito al ritrovamento del tesoro di Saddam Hussein. «Non tutto, in realtà – ci racconta Marianna Vintiadis, country manager per l’Italia e la Grecia di questa società di intelligence privata –. Si trattò di un’indagine off-shore che fu fatta seguendo le tracce dei soldi e dei conti lasciati in giro. Vede, noi siamo più efficaci delle forze dell’ordine perché non dobbiamo rispettare la territorialità e la burocrazia che ne consegue. Abbiamo gente ovunque, in ogni nazione e città importante, quindi lo stesso Congresso americano ci diede l’incarico per questa indagine». Altro caso famoso fu quello di Roberto Calvi, il banchiere del Banco Ambrosiano trovato morto sotto il ponte dei Frati Neri di Londra nel 1982. «Il coroner disse che si trattò di suicidio – spiega Marianna Vintiadis – noi
Barbara Silbe
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ESISTONO DATI ACCESSIBILI A TUTTI, MA CHE SOLO POCHI SANNO TROVARE. SONO LE TRACCE CHE OGNUNO DI NOI LASCIA IN RETE O SUL COMPUTER. INFORMAZIONI CHE A NESSUNO VIENE IN MENTE DI SCOVARE FINCHÉ L’INTERESSATO NON DIVENTA OGGETTO DI INDAGINI FISCALI O MAGARI GIUDIZIARIE, E ALLORA SERVONO DEGLI ESPERTI.
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invece abbiamo dimostrato che questa conclusione era impossibile: andammo a valutare proprio le modalità dell’impiccagione, dalle quali era evidente che quel punto del ponte era irraggiungibile sia dall’alto che dal basso. Quando il corpo fu ritrovato, su quel ponte stavano facendo dei lavori, c’erano impalcature che non consentivano di arrampicarsi e alcuni tubi erano dipinti di giallo. Abbiamo rintracciato l’impresa e capito che quella vernice lasciava delle tracce che sulle scarpe di Calvi non c’erano». Fondata negli anni Settanta a New York, dove ancora ha la sede centrale, all’estero Kroll è considerata una normale azienda che aiuta a risolvere i problemi delle imprese. Ed è tenuta a rispettare le leggi. Multinazionale da un miliardo di dollari, Kroll opera in tre campi: una divisione (assente in Italia) si occupa dello screening dei curricula dei nuovi assunti attraverso indagini condotte con il consenso dei candidati per rispondere alle normative di alcuni Paesi, come ad esempio le leggi anti-terrorismo; una seconda divisione, Kroll Ontrack, è formata da esperti di informatica che si concentrano sul recupero dati; infine la divisione più piccola e famosa si focalizza sulle investigazioni, anche su incarico dei governi. Veniamo ai rischi che può correre un’azienda di questo tipo. «I pericoli principali – racconta Marianna Vintiadis – sono dati dal fatto che le esigenze commerciali a volte non ci consentono di
indagare sul cliente che ci contatta. Prima di accettare un caso ci prendiamo del tempo per fare delle valutazioni, perché è una grande responsabilità. A volte è molto chiaro se un cliente sta mentendo e magari vuole affidarci un incarico per coprire un affare; ho sempre riserve sulle indagini finalizzate alla ricerca di persone fisiche. A volte, dietro la maschera, c’è magari il rischio che ci siano di mezzo cosche mafiose. Insomma, il vero rischio è il cliente stesso e l’uso che fa delle nostre preziose informazioni». Infine, cerchiamo di capire qualcosa in più sulle tecniche e sui mezzi usati da Kroll. «Svolgiamo due tipi di attività fondamentali: innanzitutto recuperiamo dati da dischi volutamente o casualmente danneggiati e da computer per uso forense – afferma Marianna Vintiadis –. A tale scopo servono, tassativamente, una tecnologia e un software riconosciuto dai tribunali di tutto il mondo; dobbiamo infatti rispettare uno standard usato da tutti per presentare indagini valevoli internazionalmente a livello giuridico e accessibili anche alla controparte. Inoltre dobbiamo essere in grado di lavorare sia sulla piattaforma Windows che su quella Mac, vista la diffusione di entrambe. Poi ci concentriamo sulla ricerca dei dati, per la
La clean room: la “sala operatoria” dove vengono esaminati gli hard disk
quale ci avvaliamo di diversi programmi, a seconda della situazione». «Kroll – spiega ancora Marianna Vintiadis – ha una clean room, un vero e proprio laboratorio sterile, sul modello delle sale operatorie o di ricerca degli ospedali, che possiede strumenti commerciali per il recupero dei dati. Siamo eccellenti nei casi disperati, come le ricerche su computer bruciati o “casualmente” andati distrutti perché caduti – ovviamente da soli! – dal settantesimo piano di un grattacielo. Ironia a parte, possediamo strumenti non comuni, sviluppati direttamente dai nostri tecnici, e così il nostro lavoro diventa un mix da un lato di apparecchi riconosciuti e accessibili, dall’altro di tecnologie avanzatissime e molto potenti che soltanto noi abbiamo. A volte usiamo macchinari che per potenza somigliano a quelli applicati per il gaming online… E
per cercare capitali e fare indagini offshore giochiamo anche noi, facendo vere cacce al tesoro!». «Il recupero dei dati è però una cosa molto tecnica – continua Marianna Vintiadis –. Quindi un’altra delle nostre peculiarità va cercata nel tipo di collaboratori che scegliamo di coinvolgere. Oltre a formare dipendenti altamente specializzati, per Kroll lavorano economisti, giornalisti, magistrati, esperti di scienze politiche e qualche ex spia. Tutti fanno da consulenti e intervengono a seconda della fase sulla quale si sta operando». «Abbiamo perfino lavorato contro la Cia – conclude Marianna Vintiadis –. Le cito il caso di un imprenditore sudanese a cui hanno bombardato una fabbrica con la convinzione che nascondesse materiale esplosivo per Al Qaida, mentre lui produceva realmente fertilizzante. Era uno “a posto”: ci ha contattato e ha vinto la sua causa».
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VISCOM
Il Viscom che non conoscete Viscom Italia si avvicina al prossimo appuntamento con una conferenza stampa ufficiale tenutasi poche settimane fa a Milano. L’incontro è stato l’occasione per presentare in modo dettagliato l’evento dedicato alla visual communication che si svolgerà dal 4 al 6 ottobre. Molte le novità, ma iniziamo dalle prime tre: Viscom Boutique, Green Traill e il Viscom Makers Campus by Roland Experience Day.
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Viscom Boutique, il retail cresce Una vetrina di nuove soluzioni per la comunicazione visiva. Uno spazio che deve comunicare e valorizzare per emozionare e offrire un coinvolgimento multisensoriale. Perché, come afferma Paola Sarco: «lo spazio del retail, non è più solo un luogo dove si concludono affari, ma è uno spazio multidisciplinare dove possono arrivare stimoli importantissimi». Una sorta di temporary shop dove sarà possibile esplorare le potenzialità dei nuovi supporti e delle tecnologie al servizio della comunicazione visiva. I
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L’OBIETTIVO E’ CHIARO E DICHIARATO: «VOGLIAMO UNA FIERA PER RIMANERE CONNESSI 365 GIORNI L’ANNO», SPIEGA PAOLA SARCO, EXHIBITION MANAGER DI VISCOM ITALIA. TUTTO SULL’ATTESISSIMO EVENTO DEDICATO ALLA VISUAL COMMUNICATION CHE SI TERRA’ A MILANO DAL 4 AL 6 OTTOBRE punti vendita rappresentano, infatti, uno dei luoghi dove l’acquisto si effettua proprio sulla scia di un’emotività suscitata dallo spazio nel quale ci si trova, prima ancora che dagli articoli esposti. Ecco perché le aziende devo cogliere i giusti spunti per migliorare al massimo l’esperienza d’acquisto di ciascun cliente. Viscom Boutique sarà indispensabile per stampatori, serigrafi, insegnisti, direttori commerciali, retailers,
marketing manager, shop designer, architetti e agenzie di comunicazione che potranno scoprire il sottile confine tra comunicazione e distribuzione.
Green communication, a Impatto Zero Che la green economy stia diventando una scelta obbligata per quasi tutte le aziende (indipendentemente dalle dimensioni) è un dato di fatto. Ecco perché anche Viscom Italia ha scelto di ampliare la propria mission diventando un evento a Impatto Zero grazie a LifeGate. Come? Semplice. Verranno compensate le emissioni di CO2 generate dai consumi energetici, dalla produzione di rifiuti e dall’utilizzo di carta dell’evento, partecipando alla creazione e alla tutela di oltre 81.000 metri quadrati di foreste in crescita in Bolivia. È stata scelta questa zona proprio per la ricchezza incredibile di biodiversità da preservare che essa presenta. Così, attraverso il percorso Green Trail, verranno portate in primo piano le aziende che hanno prodotti, soluzioni e tecnologie certificate volte al rispetto dell’ambiente.
Viscom Makers Campus by Roland Experience Day Tra i focus principali di Viscom Italia c’è, da sempre, un’attenzione forte verso i nuovi trend. Ecco perché quest’anno la Fiera vuole promuovere coloro che, attraverso la Rete e le tecnologie open source e la collaborazione delle persone, sono impegnati a generare nuovi modelli di business. Questa è la filosofia che nasce dietro a Viscom Makers Campus by Roland Experience Day, vero e proprio laboratorio creativo in cui i metodi produttivi verranno rivisitati alla luce della cultura digitale. Il tutto con l’intento di alimentare le applicazioni Vic (Visual interactive communication) che insieme alle applicazioni e ai materiali saranno in grado di produrre oggetti personalizzati che risponderanno sempre meglio alle richieste dei consumatori. REED EXHIBITIONS ITALIA SRL Via Marostica, 1 20146 Milano Tel. 02 435170.1 Fax 02 43517065 viscomitalia@reedexpo.it www.viscomitalia.it
ATTUALITA’ Massimiliano Tedeschi, Amministratore delegato Lexmark Italia
Servizi modulati sulle esigenze dei clienti e un insieme di persone, processi e tecnologia pronti ad offire la consulenza più appropriata per ogni azienda: questa la linea di Lexmark Daniela Schicchi
In un periodo caratterizzato da discorsi volti a parlare solo della sparizione della carta stampata, la conferenza di HP sul micro-publishing ha decisamente destato interesse. Cornice dell’evento il quadriennale appuntamento con Drupa Düsseldorf, la fiera che raduna il mondo del printing e della visual communication. La tecnologia Indigo firmata HP, come hanno dimostrato i relatori della tavola rotonda, consente di diventare editori a costi contenuti con molteplici vantaggi. Su tutti la chance, che può essere data ai giovani, di farsi notare comin-
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Lexmark ha presentato i due modelli che fanno parte della nuova offerta OfficeEdge: la Pro5500 e la Pro4000. Entrambe le periferiche hanno maggiore velocità di stampa rispetto a un multifunzione laser a colori di pari fascia di prezzo – fino a 21 pagine al minuto (ppm) in b/n e 14 a colori – oltre a un tempo di prima copia più breve rispetto a tut-
ti i dispositivi laser della stessa categoria: vantaggio non indifferente, che permette agli utenti di limitare la fase di attesa per il completamento di un processo di stampa. La OfficeEdge Pro5500, inoltre, si caratterizza per essere equipaggiata con un alimentatore di documenti automatico (Automatic Document Feeder) con pass singolo, fronte-retro e una capacità massima di 50 fogli che, grazie
alla scansione simultanea di entrambi i lati del documento, assicura all’utente un risparmio di tempo rilevante. Inutile dire che la qualità di stampa è estremamente elevata, con un nero ben marcato e una forte resistenza all’acqua e alle macchie resa possibile grazie alla nuova formula dell’inchiostro basata su pigmenti Vizix Pro, utilizzata sia per le cartucce standard sia per quelle della serie OfficeEdge ad alta resa d’inchiostro. Vizix Pro produce un colore di output con qualità di testo così nitida da poter essere paragonata a quella di una stampante laser, con il vantaggio (però) del colore brillante tipico di una periferica a getto d’inchiostro. L’intera nuova gamma è compatibile con Lexmark Printing Mobile, l’applicazione per smartphone con sistemi operativi Android e Apple iOS che offre agli utenti la possibilità di stampare in mobilità.
ciando a pubblicare senza attendere i lunghi e spesso inutili iter dei grandi editori. Secondo aspetto da sottolineare è l’abbattimento dei costi per la messa in produzione di volumi con tirature comprese fra le 50 e le 300 copie. Due elementi tutt’al-
tro che trascurabili. E se i dubbi in merito alla qualità potrebbero attanagliare molti, è bene sapere che questo tipo di tecnologia è particolarmente sfruttata proprio per libri d’arte ed edizioni limitate. Testimonial, fra tanti, del successo di diventare editore di se stesso è stato Thomas Hoepker: il noto fotografo tedesco ha infatti ammesso che, dopo molti anni di “dipendenza” dai publisher, ha potuto scegliere di
mettersi in proprio e finalmente pubblicare i libri che desiderava vendendoli direttamente o appoggiandosi ad alcuni siti specializzati, ma con costi sostenibili. «Ho dovuto cercare nuovi modi per rendere il mio lavoro interessante dopo 60 anni di attività. Oggi non ci sono più soldi per viaggiare e così, se vuoi fare il fotografo, devi produrre da solo il tuo libro!», ha affermato lo stesso Hoepker.
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«Forse non tutti sanno che solo il 6% dei giovani è interessato agli e-book, che il 38% dei libri pubblicati ha una tiratura tra le 100 e le 500 copie e che, nel 2011, negli Stati Uniti 700 librerie hanno chiuso» - Philippe Serenon, moderatore HP Daniela Schicchi
«Leggero, facile da portare, con una user experience indimenticabile. Questo è il nostro nuovo notebook», pensieri e parole di Sergio Ceresa, direttore commerciale Samsung Italia. Dopo i successi del suo Galaxy, il colosso tecnologico lancia sul mercato il nuovo notebook. Frutto di oltre 30.000 ore di studio, è il 21% più sottile e il 28% più piccolo
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La stampa continua a rappresentare un mercato molto importante per Samsung. Ultima conferma in questo senso arriva con il lancio della nuova line-up per stampe a colori formato A3 e A4, pensata per i mercati B2B e Soho e che comprendono ben 11 modelli. Samsung MultiXpress Clx-9201NA, Clx-9521NA, Clx9301NA sono macchine multifunzione A3 compatte, dal design ergonomico e curato; per il segmento personal e small office sono quattro le soluzioni di riferimento: Clp-360, CLX3300, Clp-415 e Clx 4195 (per la stampa in A4). Sempre
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del suo predecessore. Creato per utenti che pretendono massima qualità e design avveniristico, è disponibile nei formati da 13” e 15” e – grazie alla tecnologia MaxScreen, che consente di ridurre al minimo lo spessore della cornice – lo spazio visivo disponibile sullo schermo viene ampliato di oltre 2,5 cm. «In Samsung serie 9 siamo riusciti a mantenere lo spirito origi-
su questo formato di stampa, ma per il mercato delle grandi aziende, Samsung ha lanciato i nuovi motori multifunzione Clp-680, Clx-6260 e Clx8640/8650, dalla velocità significativa di 48 ppm. Molte le funzionalità che ne fanno macchine di nuova generazione. A livello produttivo, ad esempio, le multifunzione A3 montano una main board all-in-
nale del suo predecessore, eliminando ciò che non era necessario. Un vero e proprio gioiello del mobile computing che incarna pura bellezza, performance e funzionalità», ha dichiarato Carlo Barlocco, VP Divisioni IT & Telecom Samsung Electronics Italia. Tra i plus più importanti di questo nuovo compagno di viaggio e di lavoro ci sono sicuramente: lo spessore di 12,9 mm nel 13” e di 14,9 mm nel 15”, il peso che varia da 1,16 kg e 1,65 kg, un processore Intel Core i5 di seconda generazione, 8 GB di memoria e
Sale la febbre degli ultrabook e puntuale, arriva anche la proposta in merito del colosso coreano. Una soluzione interessante per prestazioni e design Daniela Schicchi
one con una Cpu Dual Core da 1 GHz. Che tradotto in termini di efficienza significa maggiore velocità (circa 1,5 volte in più rispetto a una Cpu tradizionale) nella stampa, copia e scansione di alti volumi di documenti. Samsung ha impresso valore aggiunto anche nella qualità della stampa grazie all’ReCP (Rendering engine for Clean Page), una tecnologia esclusiva in grado di agire sul colour trapping, sulla retinatura, sulla messa a fuoco dei bordi di immagini e font per garantire una
Non solo smartphone e portatili: Samsung punta dritto anche al mondo della stampa e rilancia il suo focus con una serie impressionante di nuove stampanti multifunzione Sara Fevola
un SSD da 128 GB. Per essere subito pronto all’uso, inoltre, si avvia in soli 9,8 secondi e si ripristina addirittura in meno di 2. A tutto ciò si aggiunge uno schermo HD+, più brillante del 180% grazie alla tecnologia SuperBright Plus e la tastiera retroilluminata che consente di regolare automaticamente i livelli di luminosità necessari adattandosi alle condizioni di luce, massimizzando l’esperienza visiva anche in ambienti poco illuminati.
stampa sia a colori che in bianco e nero davvero eccezionale (1.200 x 1.200 dpi). La grande qualità delle immagini è frutto anche dell’utilizzo di un toner a polimeri che, grazie a una composizione più uniforme, garantisce immagini brillanti e colori pieni. Le nuove multifunzione di Samsung sono dotate anche di un sistema di finishing integrato che permette la pinzatura dei documenti una volta terminata la fascicolazione. Altro plus da non trascurare, in un’era in cui si parla tanto di mobile document management e di cloud computing, è la possibilità di stampare da qualsiasi tipo di device (smartphone, tablet, ecc.) grazie a un’applicazione dedicata: Easy Mobile Print.
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PUNTO G 70
UN’ESTATE IN VERDE: DAI VIAGGI AGLI AFRODISIACI Antonella Tagliabue Amministratore delegato della società di consulenza strategica di direzione Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione’. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”
Probabilmente quella del 2012 sarà un’estate al verde. La crisi inciderà sulle scelte in tema vacanziero: viaggi più economici, più brevi e meglio se in periodi di bassa stagione. Il business delle vacanze verdi, invece, potrebbe continuare a crescere. Viaggi nella natura, soggiorno in agriturismo – una scelta sempre più apprezzata anche dagli stranieri – e spostamenti a basse emissioni: a piedi, in bici o a cavallo. Il trend che caratterizza la “Green Summer” 2012 è quello dello svago formativo per i ragazzi. Le offerte sono moltissime: coltivare melanzane – rigorosamente biologiche – nei terreni confiscati alla mafia, crociere in barca a vela per studiare i cetacei, oppure
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trekking sul Gran Sasso. Quest’anno i genitori che devono decidere di investire per le vacanze dei figli, sfaccendati per tre mesi, sembrano preferire l’opzione educativa. Il viaggio studio in Inghilterra non è più così “in”, di sicuro non come quello eco-compatibile, dove la natura non fa più solo da scenario ma diventa protagonista. Attenzione però a fare la scelta giusta: bisogna preparare i ragazzi e fare in modo che non coltivino aspettative sbagliate rispetto alle esperienze che si troveranno ad affrontare. Poi occorre individuare il pacchetto giusto, a seconda della fascia d’età. Gli esperti ritengono che mischiare bambini troppo piccoli con adolescenti avviati verso la maggiore età sia controproducente: si finisce per litigare o, peggio ancora, non si impara nulla.
PENSARE CHE PER SALVAGUARDARE L’AMBIENTE SIA SUFFICIENTE COMPENSARE LE EMISSIONI È COME RITENERE CHE UN’AFFERMAZIONE INTELLIGENTE POSSA BILANCIARE LE CONSEGUENZE DI UNA STUPIDITA’, O CHE UNA CAREZZA PAREGGI IL CONTO DOPO AVER DATO UN PUGNO.
Sotto il cappello del turismo responsabile e sostenibile, anche per adulti, si può trovare di tutto. C’è il viaggio costruito attorno all’idea di non danneggiare l’ambiente, o almeno di farlo il meno possibile, e di non distruggere la natura e la cultura dei luoghi che si visitano. Ci sono le vacanze solidali, pensate per lavorare a favore di associazioni no-profit, in genere in località lontane e al di fuori dei circuiti turistici tradizionali. E c’è anche chi propone vacanze tradizionali con l’optional della compensazione delle emissioni di CO2, in genere attraverso progetti di riforestazione. In questo caso il livello di responsabilità e di coinvolgimento è al di sotto della soglia minima, oltre al fatto che la compensazione in sé è una scelta che ha dei limiti. Può andare bene come strumento per sensibilizzare i viaggiatori sull’idea stessa di impatto o di impronta ecologica, ma non risolve i problemi. Pensare che per salvaguardare l’ambiente sia sufficiente compensare le emissioni è come ritenere che un’affermazione
intelligente possa bilanciare le conseguenze di una stupidità, che una cosa vera aggiusti i danni provocati da una menzogna o che una carezza pareggi il conto dopo aver dato un pugno. Del resto non è nemmeno plausibile sostenere che non si dovrebbero scegliere mete lontane, a causa degli impatti ambientali collegati agli spostamenti in aereo, decisamente maggiori rispetto a quelli effettuati con gli altri mezzi di
locomozione. Il buon senso rimane un elemento fondamentale anche per qualsiasi impegno ecologico. Una volta arrivati al mare o in montagna, non bisogna scordarsi i solari. Anche in questo caso il paradosso è in agguato. Dato che abbiamo inquinato e provocato il buco nell’ozono, dobbiamo proteggerci dalle radiazioni dannose. Per fortuna possiamo comprare cosmetici solari prodotti e
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distribuiti all’interno dei circuiti del commercio equo e solidale, che rispettano l’ambiente, le persone, gli animali e la natura. Chi sceglie di rimanere a casa non può pensare di essere assolto dalle incombenze verdi. Bisognerebbe limitare o addirittura azzerare l’uso del condizionatore. Se avete intenzione di darvi al barbecue selvaggio con gli amici, fareste bene a scegliere cibi biologici e a chilometro zero. Sarebbe opportuno che il barbecue fosse alimentato a gas piuttosto che a carbonella; ancora meglio sarebbe dotarsi di un pannello solare per farlo funzionare. Per le scampagnate fuori porta è d’obbligo usare piatti e stoviglie riutilizzabili, o per lo meno biodegradabili. Anche i repellenti per le zanzare si possono produrre in casa con sostanze naturali. Persino il sesso può essere ecologically correct, dato che in estate se ne fa di più. Non mancano le proposte. Si può brindare con champagne ecologico e scegliere un afrodisiaco naturale: ginseng, peperoncino, zafferano o zenzero, da alcuni definito “il Viagra orientale”. Il materasso dovrebbe essere in lattice naturale e l’intimo realizzato in soia e in bambù. Anche per i sex toys bisognerebbe preferire materiali quali legno o caucciù. Preservare le risorse naturali può essere un buon motivo per fare la doccia insieme. E, ovviamente, ricordatevi di spegnere le luci. È il Pianeta che ve lo chiede!
AirPod: arriva l’auto ad aria compressa Non abbiamo ancora fatto in tempo ad abituarci alle piccole city car elettriche che dobbiamo prepararci a un’altra sorpresa: l’auto ad aria compressa. La nuova AirPod, prodotta da MDI ed equipaggiata con un motore di 7 kW – pari a circa 10 Cv – dovrebbe costare 7.000 euro e potrebbe percorrere 100 chilometri con una spesa di 1 euro. Molti sono scettici sulle infrastrutture di supporto, sull’effettiva autonomia e sui sistemi di sicurezza del veicolo. A questo punto però non resta che aspettare. L’AirPod, che verrà venduta direttamente dal produttore, sarà su strada entro la metà del 2013.
Green Oncology In Italia si fanno 40 milioni di Tac all’anno. Troppe, secondo i primari del Cipomo (Collegio italiano dei primari oncologi medici ospedalieri), che hanno condensato il loro impegno per la sostenibilità in un Manifesto. L’obiettivo è limitare Tac e Pet inutili, e lottare contro lo spreco di farmaci per ridurre le emissioni e i danni all’ambiente. Un uso attento delle risorse che ben si concilia con i tagli alla Sanità. Dove possibile, inoltre, bisogna privilegiare l’uso di terapie orali, l’estensione delle cure a domicilio e la telemedicina, evitando che il paziente – o il medico – si sposti in auto e inquini. E per le emergenze è in arrivo l’ambulatorio verde, a basso impatto ambientale.
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ATTUALITA’ Il colosso IT punta forte anche su un segmento strategico come quello dei gamers grazie a una nuova e interessante offerta di notebook senza compromessi a livello di prestazioni
Partiamo dal notebook Serie X. Essenziale e curato, ha una tastiera monocorpo retroassemblata e una zona touch più ampia. In termini di velocità, va segnalato il restart-on in soli 2 secondi, grazie alla tecnologia proprietaria Super Hybrid Engine II. Prestazioni top ma a un prezzo conveniente? Asus propone la rinnovata Serie K (K55, K75 e K95), dedicata all’intrattenimento e all’uso professionale. Si annuncia con una grande attenzione ai detta-
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gli, sia nelle finiture esterne (come l’elegante chassis, in alluminio spazzolato) sia nella dotazione hardware. A tal proposito questa serie è dotata di processori Intel Core di terza generazione (incluso il modello Core i7); di una Gpu NVIDIA GeForce serie 600, ideale per prestazioni di gioco avanzate; delle tecnologie proprietarie Super Hybrid Engine II, IceCool, SuperBatt e, per la prima volta, del sistema audio Asus SonicMaster Lite. I nuovi portatili della Serie N puntano al massimo coinvolgimento
La nuova release del noto sistema Plm è arrivata per aiutare le aziende a realizzare prodotti sempre più complessi e per incrementare la produttività ottimizzando le attività su scala globale. Introduce una nuova soluzione integrata per l’in-
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L’aggiornamento di Teamcenter punta su ingegneria dei sistemi, gestione dei contenuti, del ciclo di vita dei servizi e degli utenti in base alle fasi del processo Daniela Schicchi
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A tu per tu con gli ultimi nati di casa Asus. Le caratteristiche, il design, i punti di forza di una serie di soluzioni sulle quali il colosso dei pc scommette per rilanciare il suo ruolo sul mercato Sara Fevola
gegneria dei sistemi e aumenta l’integrazione dell’intera architettura, in modo che le aziende possano prendere decisioni più efficaci avendo una migliore visibilità delle conseguenze che derivano da tali decisioni. «Per affrontare la sfida della crescente complessità dei prodotti, i nostri clienti hanno bisogno di un sistema Plm più intelligente che fornisca le informazioni giuste alla persona giusta nel momento giusto», sottoli-
dell’utente grazie al sistema audio SonicMaster Premium, studiato in collaborazione con Bang & Olufsen ICEpower. Gli ampi schermi contribuiscono a catturare lo sguardo con una risoluzione fino a 1080 pixel full HD e angoli di visualizzazione da 150° orizzontale e 120° verticale. Infine, l’attesa Serie G, giunta alla quinta generazione e contraddistinta da un design che ricorda quello degli aerei stealth. Si tratta di notebook dedicati ai game players (Rog). Asus Rog G75VW ha una memoria grafica di 3 GB e supporto per due hard drive in modalità Raid 0/1, oltre alle nuovissime Gpu NVIDIA GeForce Gtx 670M. La stabilità del sistema è garantita anche da due ventole posteriori che raffreddano il notebook. E per gli amanti del gioco in modalità 3D, la nuova serie G monta NVIDIA 3D LightBoost e occhiali attivi.
nea Eric Sterling, senior vice president, general manager, Lifecycle Collaboration Software, Siemens Plm Software. A differenza delle tradizionali soluzioni per ingegneria dei sistemi che utilizzano strumenti separati per la modellazione dei sistemi, la documentazione delle interfacce e la documentazione dei requisiti, Teamcenter propone un approccio allo sviluppo del prodotto che è guidato dai sistemi e gestito dall’interno dell’ambiente stesso. In questo modo si ha una vista comune del sistema, favorendo l’eliminazione di costosi problemi di integrazione in fase avanzata dovuti alla mancanza di correlazione fra i requisiti e l’implementazione fisica. A questo si aggiunge l’integrazione della gestione dei contenuti, per creare la documentazione di prodotto insieme al processo di progettazione. In tal modo si garantisce che le modifiche vengano comunicate non appena definite e abbiano un impatto più efficiente sulla documentazione.
Per database e archivi sempre più grossi ed eterogenei – frutto spesso di anni di gestioni superficiali, o anche solo ereditati da una serie di acquisizioni e consolidamenti eseguiti nel più breve tempo possibile – mettere ordine è ormai una priorità. «Per un’azienda, i clienti sono una risorsa importante, ma i relativi dati lo sono ancora di più – afferma Alberto Boggetti, sales director Italy di Uniserv –. Se affidabili e ben gestiti, permettono la segmentazione, aiutano il marketing e le offerte su misura. Altrimenti, si finisce per sbagliare target e mandare proposte non interessanti». La strategia proposta per mettere ordine nei propri archivi si basa su tre cardini: integrazione, repository e qualità. «Nel primo caso, sfruttiamo soluzioni sviluppate da noi – sottolinea Boggetti – per estrarre i dati, trasformarli mediante regole e metadati, per restituirli infine al sistema». Particolare attenzione meri-
Per le mansioni di tutti i giorni, un software di produttività individuale generico è più che sufficiente. Addentrandosi però nei meccanismi di ciascuna organizzazione, la capacità di un’applicazione di adattarsi al contesto esistente – e non il contrario – fa la differenza, sia per lo sviluppatore sia per la produttività dell’utente
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Contare sulla semplice potenza di calcolo per ottenere un’elaborazione dei dati nei tempi desiderati è una sfida con sempre maggior rischio di sconfitta. L’avvento dei Big Data è infatti sempre più una realtà e farsi cogliere impreparati può costare un prezzo elevato Alessio Ferri
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Alberto Boggetti, sales director Italy di Uniserv
ta il passaggio finale, quello dal quale scaturisce il reale valore del dato. «Parliamo di miglioramento, completezza, accuratezza, unicità e validità nel tempo – spiega Boggetti –. Le informazioni devono essere complete, precise e corrette, oltre che univoche. Spesso, invece, si incontrano problemi a causa di record che si assomigliano, perché sono duplicati o compilati male». Al crescere dei volumi di informazione e delle sorgenti, se trascurato, il problema rischia di diventare ingestibile. Nella migliore delle ipotesi a rimetterci sono solo le prestazioni; altrimenti, l’affidabilità stessa dei propri archivi. «Siamo in grado di gestire processi di migrazione dei dati e sincronizzazione, con una soluzione totalmente trasversale, capace di contare su oltre 240 connettori a qualsiasi tipo di sorgente e relativo standard».
Adattarsi ai singoli contesti aziendali, parlare la lingua dei clienti, generare valore. In questa direzione si muove ormai da tempo Disc, dove una valida divisione applicativa si è consolidata al fianco dell’offerta di sicurezza, business continuity e disaster recovery, prendendo la tecnologia solo come uno dei diversi punti strategici. «Ci siamo accorti che riuscire a parlare la stessa lingua dei clienti e trasferire le competenze è fondamentale – spiega Maurizio Riccardi, direttore della divisione applicativa –. Il nostro cliente vuole essere tenuto informato quando si parla di modifiche ai sistemi IT, una fase molto invasiva dove in genere accetta sì di fare un atto di fede nei nostri confronti, ma al tempo stesso ha bisogno delle rassicurazioni del caso». Potendo contare sul valore aggiunto di proporsi come unico interlocutore per coprire ogni problematica sia sistemistica sia applicativa, la società bergamasca ha costruito intorno alla piattaforma Erp Dynamics di Microsoft un catalogo di applicazioni verticalizzate particolarmente variegato. «Il nostro approccio è sviluppare prodotti grazie a partnership mirate – sottolinea Riccardi –. I nostri pacchetti nascono sempre da un’esigenza specifica di un cliente con il quale condividere l’investimento iniziale e quindi proporlo al mercato in partnership». Seguendo questa filosofia sono cresciuti, per esempio, prodotti verticali e diversificati come per il settore oil&gas grazie a Siad, per la gestione dei fondi pensione da un progetto con Gruppo Ubi e per le assemblee societarie insieme a Banca Lombarda. «Attualmente, il modulo più richiesto è per il settore chimico e farmaceutico; l’applicazione Nav/Chemplus, apprezzata per la flessibilità e la possibilità di avviare un progetto in non più di sei mesi, è funzionale anche per aziende intorno ai 250 dipendenti».
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ALBERI, FIORDALISI O RISPARMIO? Matteo Ranzi Negli anni ’80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande un’agenzia propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ’90 Università, snow-board e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi. Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di Marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ’80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il famoso discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al suo lato foolish e hungry. Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella nuova avventura. Ogni giorno le sue riflessioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketeers.
Il green è un valore indiscutibile, nobile e vitale. Utilizzarlo nelle comunicazioni commerciali incentiva la propensione all’acquisto? È tardo pomeriggio e sono in viaggio verso casa. Il traffico sulla strada statale 415 Paullese non è eccessivo, ma sufficiente per guardarsi intorno senza rischi. All’altezza di San Donato,
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prima del ponte che conduce a Peschiera Borromeo, noto un cartellone pubblicitario di un player del settore printing che mi riporta alla mente un’iniziativa simile, di alcuni anni fa, fatta da un altro marchio storico del settore IT. Per ogni stampante di un determinato modello acquistata, l’azienda avrebbe piantato alcuni alberi per rinfoltire una foresta brasiliana. Avevo realizzato anche un video al parco
Forlanini di Milano sotto alcuni alberi, per sottolineare quel concetto. Era l’epoca in cui il green era una novità nelle comunicazioni marketing e quindi tanti puntavano in quella direzione.Il green è un presupposto per la salute di tutti. Il rispetto dell’ambiente è un impegno imprescindibile per aziende e privati. Dal punto di vista istituzionale è quindi importante sottolineare che la propria impresa opera in una logica compatibile con
Gli acquisti vengono effettuati per soddisfare delle esigenze. Utilizzando la classificazione dei bisogni di Napoleon Hill, un acquisto risponde alle seguenti necessità primarie: sicurezza, importanza, appartenenza, varietà, crescita e contribuzione. Data la situazione contingente, il bisogno di sicurezza economica credo prevalga nettamente sugli altri. La sicurezza economica personale, della propria famiglia e della propria azienda sono ormai nel pensiero di tutti ogni minuto. La diminuzione dei consumi e della propensione all’acquisto, quindi, non si combatte efficacemente dal punto di vista comunicativo puntando i messaggi sul green. Che vengano piantati dieci alberi o un campo di fiordalisi non mi interessa tanto quanto la possibilità di risparmiare per non andare a gambe all’aria. Se poi mi dai la possibilità di mantenere il mio livello di vita risparmiando, allora riesco contemporaneamente a soddisfare i bisogni di sicurezza e importanza e quindi ti scelgo più volentieri. Per questo credo che il recente spot Mercedes sulla Classe C sia particolarmente efficace. Il target a cui si riferisce ha oggi tre problemi concreti: meno soldi, difficoltà ad avere sicurezze per il lungo periodo e impossibilità di mantenere il proprio status. La pubblicità di Mercedes inquadra esattamente questi pain e dà una risposta precisa a ognuno di essi, garantendo sicurezza e importanza. «Se hai pensato di dover fare dei passi indietro, torna a guardare avanti…». L’incipit
dello spot porta alla luce il pain principale del target: sono costretto a fare delle rinunce per affrontare il futuro e vorrei poterlo evitare. L’immagine del video che accompagna queste parole mostra due Mercedes Classe C che, durante un tramonto, vanno indietro, rendendo così visivo l’effetto della rinuncia. Segue una Classe C che, in una giornata di sole, procede velocemente in avanti, palesando la possibilità di evitare tale rinuncia. La seconda parte del messaggio mostra come Mercedes risolva il pain individuato, permettendo di mantenere il proprio status (importanza) e un presidio totale della spesa (sicurezza). «Grazie a 300 euro di contributo mensile Mercedes Benz e con un anticipo di 5.800 euro, puoi avere la gamma Classe C da 325 euro al mese con formula Drive Pass: assicurazione incendio e furto e manutenzione completa inclusi. E dopo due anni sei libero di restituirla». L’ultima parte rafforza la sicurezza, grazie al fatto di essere liberi di terminare il proprio impegno dopo soli due anni. Non entro nel merito della validità economica della formula proposta, ma sono convinto che se avessero parlato di alberi da piantare le potenzialità dello spot sarebbero state nettamente più basse, in quanto non collegate ai bisogni prioritari contingenti del target di riferimento. Insomma, oggi il green marketing forse non è più efficace come un tempo, ammesso che lo sia mai stato.
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l’ambiente. Relativamente all’efficacia del messaggio dal punto di vista commerciale, invece, il green mi ha sempre lasciato forti dubbi. «Mario, perché hai scelto questa stampante laser?», chiede Matteo all’amico che ha appena effettuato l’acquisto. «Matteo, l’ho scelta perché questo marchio pianta degli alberi sulla Paullese!!!». «Amore, bella la nuova stampante che hai messo nello studio. Perché hai comprato proprio quella?». Il marito, entusiasta, risponde: «Perché grazie al mio acquisto piantano degli alberi in una foresta a migliaia di chilometri da qui!!». Non so perché, ma immagino improbabili dialoghi di questo tipo. Difficile incontrare qualcuno che dichiari di non avere un animo green, ma nell’intimità delle proprie scelte i fattori determinanti sono altri.
http://it.wikipedia.org/wiki/Napoleon_Hill Scrittore statunitense tra i primi a parlare di successo personale. La sua classificazione dei bisogni è meno nota di quella di Maslow, ma altrettanto valida.
http://www.mbexperience.it/classe-c/ Il recente spot Mercedes sul modello Classe C risponde con un messaggio concreto ai bisogni attuali del target di riferimento per quella specifica auto.
http://en.wikipedia.org/wiki/ Green_marketing Una delle tante declinazioni del marketing nata alla fine degli anni Ottanta. La forzatura non sta nei valori indiscutibili del green, ma nel cercare di farli rientrare in una logica commerciale e di promozione dell’azienda.
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ATTUALITA’
Sebbene la tematica sia di scottante attualità, non sempre tra le imprese e gli utenti finali circolano idee chiare riguardo la nuvola e le potenzialità che essa può offrire allo sviluppo del business, oltre agli indiscussi vantaggi a livello di storage. A chiarire lo “stato dell’arte” del cloud computing e soprattutto sul ruolo fondamentale del mobile, ci ha pensato Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia di Impresa ed Economia Aziendale SDA Bocconi in apertura all’atteso appuntamento con l’Innovation Forum 2012 firmato Canon. Dal suo
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intervento si evince come il modello di business stia virando decisamente verso l’utilizzo spinto di device mobili (tablet, smartphone, ecc.), consultati mediamente tra le due e le cinque ore al giorno. Una crescita spaventosa, che indica una precisa direzione: la gestione documentale – e tutto quello che comporta – si sta spostando dall’interno dell’azienda verso la periferia. Le tecnologie mobili hanno
Poca filosofia, ma un approccio pratico, concreto e funzionale fatto di annunci, casi di successo… All’atteso primo appuntamento con l’Innovation Forum 2012 firmato Canon è andato in scena un interessante aggiornamento sull’evoluzione del nuovo paradigma tecnologico e sulle strategiche declinazioni scelte proprio dal colosso dell’imaging Sara Fevola
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quindi un ruolo centrale, perché mettono i decision maker nella posizione di avere l’azienda sempre con sé. Questo però presuppone un supporto di back end tramite cloud; non per rottamare i server, ma per creare degli hub, dei luoghi dove i processi di business, i documenti, le informazioni, posseggono uno standard comune di linguaggio e di operatività istituzionale condiviso da tutti coloro che ne hanno accesso. E certo Canon è in grado, oggi, di garantire una presenza affidabile e stabile sulla nuvola grazie alla nuova piattaforma Therefore Online (già disponibile in Italia). Una nuova versione, questa annunciata durante il Forum, che promette di incrementare l’efficienza nella gestione documentale di ogni tipo di dato (inclusi video, immagini e foto) e integrabile con tablet e dispositivi mobili. Pensato per dare anche alle Pmi una chance di ascendere alla nuvola, quello di Canon è un sistema disponibile 24/7, flessibile e scalabile nella gestione dei documenti, con livelli di Sla e business continuity sicuri. Altro, e non trascurabile, plus è che la nuvola di Canon è da essa interamente gestita, diminuendo i carichi di lavoro interni alle aziende. A conferma del fatto che non si sta parlando solo di teorie, Canon ha scelto di presentare alla folta platea casi di successo di note aziende come Tnt Global Express, fornitore tra i leader di mercato nella logistica e spedizioni world wide; British Telecom e Vodafone, vista la grande importanza che il segmento Telco può ricoprire (per Vodafone le vendite di smartphone nel 2011 hanno superato quelle dei pc), oltre a una testimonianza di INGDirect per il segmento finanziario. Interessante anello di congiunzione tra cloud e “vita reale” da ufficio è la piattaforma Canon uniFlow, il programma di mobile printing che mette in comunicazione dispositivi mobili di dipendenti o guest dando loro la possibilità di stampare qualsiasi tipo di documento memorizzato localmente o inviato da applicazioni cloud based. Niente male davvero!
ATTUALITA’ Marco Bavazzano, director security strategist, Southern Region di Symantec
Focus delle problematiche di sicurezza informatica è quello della promiscuità dei device, ovvero dei dispositivi personali utilizzati per scopi professionali, con relativo rischio di compromissione della sicurezza dei dati aziendali accessibili. Symantec, da sempre attenta all’aspetto della mobile security, ritorna sulla questione per sottolinearne alcuni elemen-
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Daniela Schicchi
Sara Fevola
Bring your own device… Per quanto affascinante ed entusiasmante, questa pratica pone tutti davanti a una grossa criticità: la sicurezza aziendale, intesa a tutto tondo. Virus, malware, botnet, phishing sono sempre in agguato, così come l’accesso a informazioni e dati riservati. Ma quanto è diffuso questo fenomeno? Fortinet, azienda tra i leader di mercato nel campo della sicurezza in-
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formatica, ha cercato di fare luce sul Byod attraverso una ricerca, condotta a livello mondiale in 15 Paesi tra cui l’Italia. Le risposte – raccolte su un campione di lavoratori con età compresa tra i 20 e i 29 anni – mettono in luce che il Byod è una pratica diffusa per il 74% degli intervistati, percentuale che sale all’87% nel nostro Paese. In cima alle applicazioni irrinunciabili, i Byod workers nostrani non possono fare a meno di chiamate vocali e sms. A livello della sicurezza aziendale, il 67% dichiara di non utilizzare il proprio personal device in contravvenzione alle policy aziendali. E anzi, l’84% si dichiara interessato all’utilizzo di applicazioni specifiche come client Ssl o cloud. Possibile che siano davvero così coscienziosi i Byod workers? Agire positivamente e rispettare le regole è la garanzia per poter continuare a utilizzare le proprie App perché – interessantissimo – per il 78% degli intervistati la sicurez-
za del proprio device è una questione personale. Si sta dunque virando dal Byod al Byoa (Bring your own applications)? Secondo Fortinet non è inverosimile. Ecco perché, alla fine della ricerca, Joe Sarno – regional sales vice president di Fortinet – ci ha spiegato che per garantire un adeguato livello di sicurezza della rete aziendale è necessario “splittare” gli accessi in base ad autorizzazioni create ad hoc per ogni gruppo di lavoro o per ogni singola utenza, anche analizzando tutte le App in uso sui diversi device. Alla domanda su come il mercato sta reagendo a questa proposition, Sarno ha ammesso la stagnazione dei progetti nella Pa e nel settore enterprise, mentre risultati positivi li ha fatti registrare il segmento delle Pmi.
Bisogna preservare la user experience, perché è il mondo consumer a guidare anche le scelte del mondo business. Symantec ne è convinta, e lavora a un’efficace strategia di sicurezza ad hoc
I risultati di una bella ricerca realizzata da Fortinet in 15 Paesi, Italia compresa, per analizzare più da vicino il fenomeno del Byod e tutte le conseguenze per il business
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ti. «Il trend del “Bring your own device” e un’adozione massiccia di dispositivi mobili che hanno spinto le aziende a cercare supporto per proteggere applicazioni native, dati e ambienti di questi dispositivi», ha dichiarato Chirantan “CJ” Desai, senior vice president, Endpoint and Mobility Group di Symantec. Con l’acquisizione di Nukona, Symantec offre ai Cio una gestione delle applicazioni mobili cross-pla-
tform per aiutare le aziende a gestire e proteggere le applicazioni corporate e i dati sensibili. Le funzionalità di Nukona sono disponibili sia per i modelli Saas che per quelli on-prem. Grazie alla capacità di proteggere e controllare le applicazioni iOS, Android e Html5, il problema vien affrontato senza limitare l’end user experience. «In buona sostanza, bisogna entrare nell’ottica di creare una sorta di “bolla” che contenga, protegga e preservi tutto ciò che è aziendale ed è raggiungibile dai device privati – ha affermato Marco Bavazzano, director security strategist, Southern Region di Symantec –. Le aziende devono prendere atto che la user experience generata da dispositivi privati porta giovamento anche nella dinamica professionale. Per cui la sola strada da seguire è istituire sistemi e policy in grado di preservare l’usabilità, garantendo la sicurezza».
GIRLY TECH
CHE FATICA ESSERE GREEN! Girl in the Cloud Cammino sempre sollevata da terra – sia per i tacchi sia perché ho la testa fra le nuvole – e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.
Prendere i mezzi pubblici invece dell’auto. Fare le scale a piedi invece di salire con l’ascensore. Differenziare la raccolta dei rifiuti in almeno quattro contenitori diversi. Essere green è faticoso, non prendiamoci in giro. Molto più facile arrivare all’appuntamento con il taxi o schiacciare un pulsante invece di far lavorare polpacci e glutei. Per non parlare di quanto rimpiangiamo il sacco nero dell’immondizia che raccoglieva ogni scarto, mettendolo al riparo dagli occhi e dalla coscienza.
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OTTIMIZZARE IL CONSUMO DI ENERGIA E’ UNA DELLE PRINCIPALI PREOCCUPAZIONI SE SI VUOLE ADOTTARE UNO STILE DI VITA SOSTENIBILE, CHE SIA L’UTILIZZO DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI O IL SUO IMPIEGO OCULATO NELLA VITA QUOTIDIANA.
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Se lo spirito ecologico alle volte complica la vita, esiste però qualche idea tecnologica che ci sostiene nella missione quotidiana dell’utilizzo consapevole delle risorse. Partendo dalla Rete, passando per gli elettrodomestici di casa fino ad arrivare a provare a ripensare i propri consumi, la tecnologia può essere un valido supporto per sentire meno la fatica di uno stile di vita sostenibile.
Aiutati dalla Rete Dove si getta il cartone unto della pizza? E il bicchiere di plastica usato? Per risolvere questi dubbi atroci, la Rete offre alcune alternative: i siti www.dovelobutto.org e www.dizionariodeirifiuti. it (ideato da un brillante diciottenne della provincia di Matera e corredato di una App per Android) aiutano a risolvere gli interrogativi più comuni che sorgono davanti ai contenitori dei rifiuti. Si tratta di progetti in via di sviluppo, che devono ancora integrarsi pienamente con i diversi regolamenti variabili da Comune a Comune ma che sono utili per stabilire le linee guida della raccolta differenziata.
Collegandosi a Internet dal proprio smartphone è possibile chiedere un supporto anche nell’organizzazione degli spostamenti con i mezzi pubblici: Atm Mobile per Milano e Probus per Roma (Android Market) individuano la fermata più vicina e forniscono informazioni sul tragitto più semplice e sui tempi di attesa.
Per un consumo oculato Ottimizzare il consumo di energia è una delle principali preoccupazioni se si vuole adottare uno stile di vita sostenibile, che sia l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili o il suo impiego oculato nella vita quotidiana. La tecnologia in questo caso può essere d’aiuto nel generare energia “pulita” dal sole, dal vento, dall’acqua o dalle biomasse. Ma tornare indietro a quando l’energia principale era quella prodotta dai muscoli dell’uomo o degli animali può essere utile per riflettere su un consumo più consapevole: è questo l’obiettivo del progetto “Bicigeneratori”, biciclette a cui è applicato un generatore che produce
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12 volt di corrente, con una tensione e un’intensità proporzionali alla forza della pedalata. L’energia creata è utile solo per accendere una lampadina, ma rende più comprensibile lo sforzo necessario per produrre energia in un’epoca in cui siamo abituati a schiacciare semplicemente degli interruttori.
Elettrodomestici intelligenti Esistono comunque delle tecnologie in grado di ottimizzare il consumo domestico di energia: si tratta ancora di pionierismo, ma è da qualche anno che si parla di elettrodomestici per smart grid. Sono macchine che sfruttano le “smart grid”, ossia delle reti di informazione che affiancano le reti di distribuzione dell’energia elettrica e le gestiscono in modo intelligente ed efficiente, integrando energia prodotta da diverse fonti. In sostanza ciò vuol dire che gli elettrodomestici entreranno in funzione quando il costo dell’energia è meno elevato o quando è disponibile energia da fonti alternative. O, ancora, che la lavastoviglie potrà scaldare l’acqua sfruttando il calore del forno, rendendo più semplice il compito di consumare energia in modo oculato.
L’arte del baratto Una delle cose che costa maggiore fatica è sicuramente cambiare il proprio stile di vita e di consumo, soprattutto se si tratta di adottare un comportamento più razionale e consapevole come quello
#Apiccolipassi È l’hashtag dell’omonimo concorso Henkel che vuole classificare Nelsen come detersivo green. Il concorso ha visto la partecipazione di alcuni blogger, a cui è stato assegnato un punteggio per ogni azione “sostenibile” in base alle indicazioni di un prezioso vademecum (online sul sito http://apiccolipassi. nelsen.it)
mirato a evitare lo spreco di risorse. Anche in questo caso la tecnologia offre un’idea divertente. Per incentivare il riutilizzo di oggetti usati, nasce in America Swap-omatic (www.swap-o-matic. com), la macchina del baratto, ossia una vending machine tramite la quale si possono scambiare oggetti in disuso. A questi ultimi non viene attribuito valore economico: bisogna essere disposti a inserire nella macchina alcuni oggetti per poterne prendere altrettanti. Al momento la macchina si trova in una pasticceria di Brooklyn.
Anche in Italia esiste un progetto simile: è http:// www.rifiutoconaffetto.it. Per stimolare lo stesso stile di vita sostenibile, inoltre, nel nostro Paese si può barattare tramite il sito www.reoose.com: sempre senza l’utilizzo del denaro, è possibile scambiare oggetti asincronicamente, ricorrendo a un meccanismo di crediti. Questi sono solo alcuni modi con cui la tecnologia può rendere più divertente e leggero il nostro impegno per l’ambiente. Un compito in cui uomini e donne, per una volta, fanno la stessa fatica.
A love story in milk Una triste storia d’amore fra due bottiglie di latte che vengono separate perché gettate in due differenti contenitori. Il video è promosso dell’associazione attivista inglese Friend of Earth e lo potete vedere collegandovi all’indirizzo http://vimeo.com/23627164
Per fashion victim green Se l’aria è molto inquinata, il vestito si stropiccia e cambia colore. Questa la caratteristica principale dell’EPA Dress – ideato da Stephanie Sandstrom – che reagisce all’inquinamento atmosferico grazie a particolari sensori. (http:// stephaniesandstrom.com/portfolio. pdf, p. 11)
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ATTUALITA’
Dopo le grandi manovre che hanno riguardato Facebook, peraltro in perdita sugli utili quest’anno, è caccia aperta per nuove e promettenti startup Web. È SecondMarket – marketplace online dedicato agli investimenti alternativi – a suggerire qualche nome in grado di solleticare investitori con ottime prospettive. Secondo i dati del primo trimestre 2012, Pinterest, Warby Parker e Stripe sono sul podio. Pinterest, affollata bacheca virtuale, con i suoi 10 milioni di visitatori unici al mese cresce a ritmi più veloci di qualunque altro sito. Warby Parker e Stripe puntano su settori ben definiti e modelli di business precisi: rispettivamente vendita di occhiali il primo, sistemi di pagamento per sviluppatori il secondo.
D
La Top 10 delle venture-backed La classifica delle dieci aziende Web più interessanti sostenute da venture cambia: al primo posto sale Twitter seguita da Dropbox e Foursquare. Queste ultime però potrebbero correre qualche rischio dedicandosi al commercio locale che non è così facile da monetizzare, come dimostrano
Facebook è acqua passata. Dopo la quotazione in Borsa, i grandi investitori sono alla ricerca della “Next Big Thing”. Ecco dieci società da tenere sotto controllo: tra queste c’è (probabilmente) l’astro nascente di domani Emanuela Pasino
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le perdite di Groupon e Yelp’s. Square, al quinto posto, registra invece un salto di tre posizioni in avanti, progressione mai avvenuta a questi ritmi nella classifica delle Top 10 di SecondMarket. Inoltre l’IPO di Yelp’s ha lasciato l’ultimo posto a Kayak.
Le più interessanti in futuro? Le “newbies” Un’altra classifica interessante è quella delle “newbies”, ovvero quelle aziende che hanno iniziato il trimestre con meno di 10 visite ma, alla fine del periodo di riferimento, hanno incassato consensi significativi. Al primo posto GoPro (produttrice di accessori per macchine fotografiche), seguita da Nest (produce termostati), Factual (piattaforma aperta per
sviluppatori), Beachmint (un sito di fashion social e-commerce) e Airtime (community che offre tecnologia video per comunicare in ottica social). Per quanto concerne gli interessi degli acquirenti, quindi, non sorprende che le aziende Web consumer e social media conquistino il primo posto assoluto in termini di possibili transazioni. Gli investitori hanno segnalato una “manifestazione di interesse” e si sono detti disposti ad acquistare ben 7,2 miliardi di dollari in azioni di aziende di questi settori. Un dato che, con l’uscita di Facebook da SecondMarket, potrebbe tuttavia cambiare in modo significativo. Seguono a grande distanza retailing e commercio, software e mercato del gaming. Rispettivamente registrano disponibilità all’acquisto per 513, 452 e 363 milioni di dollari.
printpack alger
MAD4IT
Si è parlato molto, e giustamente, in questi ultimi tempi del curioso debutto di Microsoft nella difficilissima arena dei tablet con Surface. Qualcuno si è detto particolarmente colpito, altri – i sempre irresistibili e immancabili patiti del “già visto” e del “nulla di che” a priori – si sono detti ovviamente più scettici. Difficile, davvero difficile fare previsioni e, soprattutto, difficile sapere come e se questa soluzione possa ambire a scalfire il predominio firmato iPad o comunque a mettersi nella scia della poderosa rincorsa di Android e i suoi fratelli… In attesa di saperne di più nel momento in cui avremo Surface tra le mani (il debutto è previsto in autunno), c’è però un aspetto, forse banale per qualcuno, che di tutta questa vicenda ha catturato la nostra attenzione fin da subito. Forse anche per colpa del nostro maniacale attaccamento alle parole, al loro significato e alla loro importanza… «Come per il mouse per Windows 1 – ha raccontato con il suo solito piglio il Ceo Steve Ballmer – volevamo regalare a Windows 8 il suo hardware su misura». Dichiarazioni di circostanza? Forse… ma fino a un certo punto. Microsoft “scrive” da sempre applicativi e sistemi operativi che poi devono essere in grado “calzare” e di alimentare il motore di macchine costruite dai più vari produttori: Dell, HP, Lenovo, Asus, Toshiba, Samsung, Acer ecc. Un compito e un ruolo fondamentali che ovviamente il colosso di Redmond porterà avanti a lungo. Resta il fatto che al momento di debuttare nel mondo dei tablet Microsoft ha scelto di fare da sé, «regalando a Windows 8 un hardware su misura». Una scelta forse figlia anche della voglia di esaltare e mostrare le massime potenzialità di un nuovo sistema operativo dal quale Ballmer and Co. si aspettano moltissimo… Hardware+software dunque, guarda caso, il mantra, la targa che da sempre è incisa a fuoco nel Dna di Apple; un cardine difeso con Marco Lorusso i denti in passato anche in momenti di grande Caporedattore Digitalic difficoltà e che ora invece è il cuore pulsante, marco@digitalic.it l’inconfondibile propulsore del fenomeno “Mela”. Un mantra che ora Microsoft fa un po’ suo. Anche per questo motivo diventa ora importante guardare con attenzione all’evoluzione di Surface: in caso di risultati importanti… qualche equilibrio è probabilmente destinato a cambiare.
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