Digitalic n.1 Ottobre

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10/2011 – N. 1

10/2011 – N. 1

www.digitalic.it

Tecnologie e protagonisti dell’ICT

STAMPA BY RDS WebPrinting NOBILITAZIONI Cliché speciali a cura di Gasperini - Tomlinson Stampa a caldo a cura di Tipografia Litografia Economica

Tablet Invaders Le tavolette alla conquista delle aziende La mappa del Cloud. Le nuvole che portano il sereno nel cielo dell’IT. Dati e offerte.

Speciale Smau. Tutto quello che potrete scoprire nella più grande fiera dell’Innovazione.

ITalians. Intervista a Giambattista Brevi, una vita dedicata alla distribuzione.



EDITORIALE

CON OGNI MEZZO

Vogliamo dire con tutti gli strumenti possibili che la tecnologia è il progresso, l’unico futuro possibile, l’unica strada percorribile per cambiare la vita delle persone e delle aziende. Non è qualcosa che riguarda la tecnica, non attiene semplicemente al mondo delle cose; la tecnologia è innovazione, offre nuove possibilità, entra in ogni attività dell’economia; rappresenta per l’Italia una delle strade più concrete per tornare a crescere e in maniera duratura, sfruttando al meglio le risorse di questo Paese. Immaginate cosa potrebbe essere il turismo se ogni albergo, ogni sito archeologico, ogni museo fosse digitalizzato. Un’immensa conoscenza a disposizione del mondo e un’attrattiva unica per un Paese che sembra flagellato non solo dalla crisi economica, ma anche dalla accidia, dal “tanto qualcuno metterà a posto le cose”. Chi produce, distribuisce, personalizza la tecnologia non solo contribuiscono in maniera significativa al Pil italiano, ma con ogni prodotto venduto migliorano l’efficienza di un’azienda, di una famiglia, di una persona. Ad ogni

V

singolo contratto contribuisco all’innovazione, chi può dire altrettanto del proprio lavoro? Digitalic è la rivista di questo mondo, nata con l’obiettivo di far capire nel profondo la centralità delle tecnologie digitali e degli operatori che le producono, le distribuiscono, le personalizzano. Digitalic racconta questo mondo con passione e con tutti i mezzi messi a disposizione per la comunicazione: la rivista

LA TECNOLOGIA È IL PROGRESSO, L’UNICO FUTURO POSSIBILE di carta e per Tablet, il sito Web www.digitalic.it, la pagina Facebook www.facebook.com/DigitalicMag, con Twitter @DigitalicMag, con il gruppo dedicato su LinkedIn http://is.gd/tIZmbu, con un canale su You Tube www.youtube.com/ user/DigitalicTV, con un feed di notizie disponibile per tutti http://feeds.feedburner. com/digitalic/Tusq. Un progetto ambizioso, in ogni senso. Grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno creduto da subito. Stay hungry, Stay foolish.

Francesco Marino Direttore Responsabile Digitalic francesco@digitalic.it

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SOMMARIO

AVVIO

TECNOLOGIA

Photò

Tablet

6

54 La rivoluzione dal basso

Il secondo tablet più venduto al mondo

Fab4

Geografia

8

Anno 1 ‚ numero 1 ‚ ottobre 2011 www.digitalic.it

Tiratura n. 15.000 copie

60 L’invasione degli ultra tablet

La mappa

News

In fase di certificazione secondo il Regolamento CSST

Punto G

10, 14

64 Una legge di Moore anche per le rinnovabili

White Paper

12 Una passione chiamata stampa

News

Bloguru

Do It Yourself

MERCATO

Hanno collaborato: Amir Baldissera, Barbara Bonaventura, Francesco D’Ambrosio, Alessio Ferri, Girl in the Cloud, Lega Nerd, Pierantonio Macola, Matteo Ranzi, Carlo Rubbiani, Marco Sampietro, Daniela Schicchi, Antonella Tagliabue, Dario Tortora.

68 Un tocco di magia per stupire i clienti

WEB SOCIAL CLUB

Cloud

20 Aggiungi un posto ai partner sotto il cielo del cloud

2Social

In&Out

28 Si fa presto a dire cloud

72 Trend Micro SafeSync, il cloud al sicuro

Smau Wow

The Marketing Side

70 Il Web delle cose Iniziative

36 Il gran Premio dell’ICT: correre e guardare avanti

74 Tutto il resto è noia PopApp

76 600 sì per raggiungere il Roi

38 Smau 2011, innovazione à la carte ITalians

44 La lunga storia del signor Brevi

SHUTDOWN

Trend

78 Cloud and the city

Girly Tech

46 Mercato rosso

Lega Nerd

Management

48 Il coraggio di rinunciare

80 Che fine ha fatto Pranav Mistry?

News

Mad4It

Progetto grafico e impaginazione: Davide Spagnuolo/BluLapis s.n.c. Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info Ufficio Produzione: produzione@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Una copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80 Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - euro 66,00 Conto corrente postale n. 1001097821 http://www.digitalic.it/wp/abbonati Stampa: RDS WEBPRINTING s.r.l. via Belvedere, 42 - 20043 Arcore (MB) Cellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20047 Brugherio Mi

MMEDIA s.r.l. via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB) tel. 039.2301393, fax 039.2326449

82 Giù le mani dai Puffi

50

Achab Brevi Canon Check Point Software Computerlinks Emc Evolution Fujitsu Technology Solutions Gasperini HP iStockphoto

Direttore Responsabile: Francesco Marino francesco@digitalic.it Caporedattore: Marco Lorusso marco@digitalic.it

66

16 Il dolce sapore del Web

Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011

37 39 15 41, 42, 43 27 23 7 5 III cop 31, 32, 33 57

Magirus Italia Nuova Effea Panda Security RDS Webprinting Smau Tech Data Tipografia Litografia Economica Trend Micro Viscom Italia VPP Wildix

35 67 11 47 59, inserto inserto II cop IV cop 73 51 53

Informativa ex D.Lgs 196/3 (tutela della privacy) MMedia s.r.l., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. 24, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarle la rivista in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’ art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il legale rappresentate di MMedia s.r.l., presso MMedia s.r.l., nella sede operativa di via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’editore. L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio operativo, Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). I Suoi dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale. Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività giornalistica”. La società MMedia s.r.l., editore della rivista Digitalic rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali . Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso la sede operativa delle segreterie redazionali (fax 039.2326449).

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15/09/11 11.47


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Il secondo Tablet più venduto al mondo Il TouchPad HP, per ironia della sorte, è diventato il secondo tablet più venduto di sempre. Un successo arrivato appena HP ha annunciato la sua dismissione. Abbandonato WebOs, HP ha anche dichiarato che non avrebbe più prodotto il TouchPad. In America le catene che avevano il tablet in casa lo hanno messo in vendita a 99 dollari. È stato un delirio di vendite, code davanti ai punti vendita, accampamenti notturni, una vera “Apple Experience” per HP. Certo i 99 dollari dell’offerta, contro i 499 del prezzo pieno, sono stati davvero allettanti. Quello che dimostra la breve, ma fulminante, storia del TouchPad, è che un concorrente dell’iPad può esistere. Se migliaia di utenti hanno speso dei soldi (anche se con sconti formidabili) per un tablet, che dichiaratamente non avrà sviluppo in futuro, a maggior ragione, per un tablet con il futuro assicurato è quantomeno pensabile l’idea di scalare i vertici del mercato.

I

6



GEOGRAFIA

Canada 11.72m 54% 43% 26%

la mappa

USA 114.55m 51% 51% 20%

diffuso e tocca ogni aspetto Questa Mappa della nostra esperienza in mostra la internet, questo dettaglio dimensione comportamentale è dell’universo attivo dei social essenziale per un’efficace implementazione delle network in ciascuna nazione pianificazioni di marketing sui e segmenta gli utenti in tre i social network. tipologie di comportamento: Questi dati rivelano che gli Messagers (utilizzatori di utenti nel mondo utilizzano sistemi di messaggistica), in modo molto diverso le Groupers (partecipanti o proprie reti, con maggior creatori di gruppi) and focus sulla messaggistica Content Sharers (utenti che (e meno sulla condivisione condividono contenuti). I dati dei contenuti) nei mercati più comportamentali si basano maturi (come USA e UK); su domande molo dettagliate maggior2011 focus sul contenuto fatte agli utenti riguardo al Global Map of Social Networking e i gruppi nelle Nazioni modo in cui utilizzano i social in via di sviluppo come Dato che oggi il About the network. Map Indonesia e Cina. socialsizenetworking è così This shows the universe of active

Q

12.80m 52% 63% 37%

Brazil 33.49m 54% 51% 34%

Global Social Network Penetration 80%

70%

70%

content sharers joiners and creators of groups

Behaviour Types: active social networkers (millions)

60%

50%

40%

Global Social Network Penetration

40%

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active social networkers (millions)

% Active Online Users

this detail is essential for the effective planning and implementation of marketing activity across social networks. This data reveals that users across the world are very different in how they utilise their network, with more focus on messaging and less on content sharing in established markets like the US and UK but more focus on content and groups in fast growing markets like Indonesia and China.

Behaviour Types:

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About the Map

% Active Online Users

Global Map of Social Networking 2011

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social networkers for each market and then segments users into three behaviour types: Messagers, Groupers and Content Sharers. This behavioural data is based on a number of detailed questions we conduct into the way that consumers use social networks. Because social networking is now so big and touches every aspect of our internet experience, this detail is essential for the effective implementation Thisplanning shows the and universe size of active of marketing social social networkersactivity for each across market and reveals that users thennetworks. segments This usersdata into three behaviour across the world are very different in types: Messagers, Groupers and Contenthow they utilise their network, withismore focus Sharers. This behavioural data based messaging and less on content on aonnumber of detailed questions we sharing in established markets like conduct into the way that consumers use the US and UK but more focus on content social networks. Because social and groups in fast networking is now so growing big and markets touches like Indonesia and China. every aspect of our internet experience,

Mexico


Russia

The Netherlands

26.06m

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56%

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62%

42%

46%

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Poland

UK

Japan

19.27m

12.03m

44%

48%

16%

40%

46%

16%

28%

26%

13.66m

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China

Germany

155.29m

18.81m

47%

47%

53%

38%

South Korea

34%

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10.93m 23%

Italy 12.66m

33%

15.92m

38%

11%

57%

49%

45%

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France

Hong Kong 2.56m

28%

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Philippines

56%

Spain 47% 45%

60%

35.08m

73%

50%

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36%

14.43m

33%

India

10.10m

Malaysia

49%

Indonesia

11.50m

18.93m

54%

57%

63%

66%

41%

52%

Singapore 1.96m

Australia

48%

7.05m

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32%

48% 27%

in italia

L’Italia con i suoi 12,6 Milioni di utenti attivi. si posiziona nella fascia bassa della classifica di penetrazione dei social network, ma in buona compagnia con altre nazioni europee Un po’ più indietro rispetto al Inghilterra e Olanda, ma davanti a Francia, Spagna e Germania. Dal punto di vista comportamentale L’italia si trova a metà strada tra il bal Map of Social Networking 2011 comportamento delle nazioni emergenti e di quelle anglosassoni. Siamo un popolo che ama, più diGlobal ogni Social Network Penetration t the Map ws the universe size of active altra cosa, condividere contenuti (foto, video ecc.) etworkers for each market and ments users into three behaviour lo fa il 49% degli utenti di scial network, un dato essagers, Groupers and Content This behavioural data is based simile a quello del Brasile (51%) o dell’Australia mber of detailed questions we nto the way that consumers use networks. Because social (50%). ng is now so big and touches pect of our internet experience, GliTypes: italiani utilizzano poco i sistemi di messaggistica Behaviour il is essential for the effective and implementation of “social” (38%), meno di quasi tutte le nazioni, solo active social networkers (millions) g activity across social . This data reveals that users i Giapponesi fanno segnare un minor utilizzo (16%). e world are very different in how e their network, with more focus Nella media l’attività di crazione e partecipazione a saging and less on content content sharers n established markets like the Gruppi (36%), un dato identico a quello spagnolo e UK but more focus on content ps in fast growing markets like joiners and creators of groups simile a quello degli utenti Messicani (37%). a and China.

Italy 12.66m 38% 49% 36%

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70%

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The most detailed study on the consumer adoption of the internet ever compiled:

30%

PC /// Mobile /// Tablets /// TV sets /// Gaming 100K+ surveys a year /// 3 waves a year /// 36 markets

20%

Find out more /// www.globalwebindex.net/ mail /// globalwebindex@trendstream.net

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% Active Online Users

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NEWS

Sidin, un Summit per ricaricarsi Bisogna ricaricarsi per scattare. L’autunno è la stagione calda per l’IT e occorre arrivare preparati. Sidin, il distributore a valore con sede a Torino, ha riunito i suoi brand nel tradizionale Sidin Summer Summit. Una giornata di incontri, di confronti, di discussioni per conoscere le novità e l’andamento di mercato, ma anche una giornata di relax, per ripartire. Quest’anno per creare il giusto spirito di squadra, Sidin ha scelto di riunire tutti intorno ai tavoli, da calcetto. Il calcio balilla è uno degli sport più italiani che ci sia e indubbiamente unisce. Un’idea originale, come molte delle iniziative Sidin che cerca sempre una strada tutta sua, nel business come nel divertimento.

Adolfo Dell’Erba sale in Dell e allarga la responsabilità di canale a Spagna e Svizzera Il cammino che lo ha portato a costruire, in soli tre anni, un canale indiretto di valore e di successo in un territorio difficile come l’Italia non ha evidentemente lasciato indifferenti i manager della multinazionale americana. Adolfo Dell’Erba è stato infatti nominato nuovo channel director di Dell per l’Italia ma anche per Spagna e Svizzera.Sotto la guida di Dell’Erba, giunto in azienda nel 2008, il canale di Dell (che fino a tre anni fa aveva sempre venduto direttamente ai propri clienti) ha messo a segno una crescita vorticosa reclutando una solida squadra di rivenditori e stringendo accordi con alcuni tra i più importanti distributori a valore del territorio: Datamatic, Icos e Sidin. Ora il manager porta la sua esperienza anche in nuove strategiche aree geografiche come la Svizzera e soprattutto la Spagna.

Federica Pellegrini gareggia per Nilox Non poteva scegliere testimonial migliore Nilox: Federica Pellegrini, che ha collaborato con il brand di Esprinet alla realizzazione di Swim Sonic, il lettore Mp3 che si può utilizzare in piscina (magari allenandosi a fare un record, personale o mondiale) o al mare. La Pellegrini, poco prima di trasferirsi a Shangai e vincere pressoché qualunque medaglia disponibile ai campionati mondiali di nuoto, ha presentato il prodotto Nilox, al quale ha dato il suo nome, la sua firma e anche il suo gusto (avendo scelto anche i colori da produrre). Esprinet non poteva essere più brava e fortunata nella scelta del testimonial che dovrà aiutare Nilox a decollare. L’Mp3 Swim Sonic è infatti solo uno, il primo, dei prodotti di grande richiamo che verranno lanciati da Nilox.

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PMC SMAU

26-09-2011

18:13

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WHITE PAPER 12

UNA PASSIONE CHIAMATA STAMPA Daniela Schicchi “Schicchina, tu farai la giornalista”. Così ha avuto inizio tutto, credo. 26 anni, appena laureata in una materia che non c’entrava nulla con il giornalismo, con un direttore fantastico al quale devo molto (Sergio Meda) e una totale inesperienza. Da lì sono passati 12 anni. Ho bazzicato tra testate di sport e fitness, gossip, digital printing, beauty, salute, sanità e un’agenzia di comunicazione per arrivare – infine – al Grande Salto. Quello nella Rete e nella consulenza della libera professione. Un percorso fatto di incontri, apprendimento, curiosità, risate e parecchie arrabbiature. Ho scoperto che le parole possono essere fantastiche. Ho toccato con mano la bellezza di supporti unici e portenti della tecnologia in grado di realizzare “quasi” tutto. Ho imparato che per comunicare bisogna andare al passo con i tempi e che, per stare al passo con i tempi, bisogna rimettersi in gioco tutti i giorni.

Sono esperti di lavorazioni particolari. Si buttano in nuove avventure, sperimentano e amano mostrare le infinite possibilità messe a disposizione di chi desidera trasmettere un messaggio che lasci un segno. Ve li presentiamo, con orgoglio, in queste pagine e sono rispettivamente Carlo Gasperini per la microincisione dei piccoli tablet, Tipografia Litografia Economica per la stampa a caldo e RDS WebPrinting che per la nostra cover ci ha fornito uno splendido colore pantone 286 C. E a noi, non resta che ringraziarli per l’emozionante lavoro fatto.

S

Dettagli che fanno la differenza Per ottenere un buon risultato nell’ambito della stampa, come un po’ in tutti i settori, servono ottimi strumenti tecnici, ma anche operatori capaci. Gasperini, azienda di grande esperienza, è in grado di offrire competenza, dedizione ed esperienza. I risultati sono cliché di altissima qualità (magnesio, rame, ottone, alluminio, bakelite,

acetato) realizzati con tempi rapidi e totalmente personalizzati sulla base delle esigenze dei clienti che si rivolgono a questi professionisti. Dai rilievi più semplici, a quelli più artistici, Gasperini sa sempre come seguire il lavoro nel migliore dei modi, oltre a poter fornire un’anteprima 2D e 3D computerizzata, in grado di offrire una prima interpretazione delle richieste avanzate dal committente. Immaginate, poi, di rendere il vostro prodotto visivamente unico e non falsificabile. Immaginate che tutto questo sia personalizzabile e certificabile come “solo vostro”. Immaginate, infine, di non dover dar fondo al vostro portafoglio. Ecco, tutta la vostra fantasia può essere trasformata in realtà grazie alla microincisione

olografica che permetterà ai vostri stampati di distinguersi dalla massa, oltre a poter garantire originalità e inimitabilità. Un valore aggiunto che annulla ogni logica di competizione sul prezzo. C’è ancora un aspetto che va aggiunto per disegnare un quadro parziale dell’attività di Gasperini e riguarda il termorilievo. Totalmente ecologico – grazie all’impatto zero e all’assoluta innocuità dei consumabili, economico, rapido e di sicuro effetto. Può essere sviluppato a livello industriale fino al formato 70x100 con gli impianti Sunraise e utilizzato (oltre che con le tradizionali polveri termografiche trasparenti) con una vasta gamma di polveri colorate perlescenti, il cui cromatismo varia a seconda dell’inchiostro

LA PRIMA COPERTINA DI DIGITALIC DOVEVA ESSERE STUPEFACENTE, IN GRADO DI ATTIRARE LA VOSTRA ATTENZIONE PRIMA ANCORA DI LEGGERNE I CONTENUTI. ABBIAMO TROVATO DEI PARTNER D’ECCEZIONE CHE SI SONO BUTTATI NELLA NOSTRA NUOVA AVVENTURA METTENDOCI… LA FACCIA (LORO) E MOSTRANDOVI LA NOSTRA!


Con il partner strategico Tomlinson, siamo il vostro referente unico per ogni tipologia di nobilitazione e anticontraffazione. Sottoponeteci le vostre idee, e sapremo fornirvi con competenza e passione tutti gli strumenti di cui avete bisogno: cliché di alta qualità, tecnologie, macchine e prodotti. Non aspettate: siamo in grado di creare “on demand” in pochi giorni microincisioni olografiche e rilievi multilivello, con simulazioni 3D.

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Dal 1969 siamo tra i migliori fornitori italiani di stampa a caldo e rilievo a secco. Ciò grazie alle competenze tecniche di uno staff professionale e dinamico e alle più avanzate tecnologie di settore che ci permettono di recepire le vostre richieste, trasformandole in un risultato di qualità. I nostri servizi di progettazione grafica e comunicazione visiva sono pensati per vestire con eleganza e originalità le vostre idee: dalla progettazione di un marchio alla realizzazione di una campagna pubblicitaria. Sempre e comunque con una grande idea al centro.

offset utilizzato come base per la stampa. Tra l’altro, tale caratteristica, può essere sfruttata come utile deterrente anticontraffattivo.

Il segreto del “caldo” che non sbaglia un colpo Sulla barca di Digitalic è salito un altro partner d’eccezione, Tipografia Litografia Economica che si è occupata della stampa a caldo. Una tecnica che ha indiscutibili vantaggi che

possono essere riassunti in “visibilità” e “attenzione”. Quella della stampa a caldo, infatti, è una nobilitazione che ha come scopo quello di arricchire uno stampato, cercando di far capire al destinatario quanta cura e attenzione c’è a monte di ciò che si sta trasmettendo con un progetto o un’immagine. Questa tecnica di stampa consente di poter lavorare praticamente su ogni tipo di supporto. Tipografia Litografia Economica ha

sperimentato questa tecnica su barrette di legno, piuttosto che su pelli trattate o seta. I test su supporti nuovi, di norma, vengono effettuati quasi settimanalmente e spesso sono sufficienti piccoli accorgimenti per ottenere ottimi risultati. I “film” per la stampa a caldo migliorano di continuo, come è inevitabile che sia di fronte all’esigenza crescente di poter usare il caldo su una varietà di materiali in continuo aumento.

www.arjowigginscreativepapers.com. Se siete ancora convinti che la carta vada bene solo per scrivere, dovrete ricredervi: date un’occhiata al sito. La famosa cartiera francese, con una divisione anche in Italia (Milano) ama dedicarsi al mondo del design e ama sperimentare. Diversi i concorsi che vengono lanciati a tutta la community dei creativi. Borse, abiti, pannelli d’arredo… sbirciate la gallery del sito e sognate di toccare con mano ciò che vedete.

Luxe Pack, lusso e creatività Torna l’atteso appuntamento con la fiera ospitata al Grimaldi Forum di Monaco (19-20-21 ottobre) che racchiude l’essenza di quanto vi abbiamo raccontato brevemente in queste due pagine. Packaging, shoppers, carte, materiali. Tutto da guardare e assolutamente da toccare. Un giro nella splendida location riservata alla fiera è da non perdere.

Visual Communication, si avvicina Da sempre è una meta immancabile per gli amanti e gli addetti ai lavori della visual communication. E quest’anno torna puntuale (3-4-5 novembre) nei consueti padiglioni della fiera di Rho (Milano) con tante novità che iniziano dalla nuova gestione “post-era-Hunt”. Occhi puntati e tante novità, dunque, per una comunicazione vincente.

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NEWS

Ingram Micro Emea, un’alleanza per portare i dealer sulle nuvole Ingram Micro Emea si è unita ad alcune delle maggiori aziende IT e ha dato vita alla Channel Transformation Alliance. Tra i membri fondatori della Channel Transformation Alliance ci sono Ingram Micro, HP, Microsoft, CA Technologies, Symantec, Apc, Kingston, Snia Europe e Solution Provider Community International. «I reseller – spiegano dalla società - continueranno ad essere i “Cio Virtuali” e saranno contemporaneamente i “Ceo virtuali” o i “proprietari dell’esperienza cloud” dei propri clienti. Il canale dei rivenditori resta il consulente di fiducia presso le imprese locali clienti. La Channel Transformation Alliance offre un mix tra il vendor IT, il distributore, le associazioni di imprese e i gruppi di training per il canale» www. channeltransformation.com.

Kaspersky Lab aggiunge un pizzico di cloud alla ricetta E’ ibrido il presente e il futuro della strategia del colosso della sicurezza. L’azienda ha alzato il sipario sulle versioni 2012 dei prodotti Antivirus e Internet Security, dedicati agli utenti privati. Il ricorso al cloud computing garantisce che le nuove minacce possano essere identificate e affrontate in modo molto più rapido, grazie a un database enorme e aggiornato in tempo reale. La tecnologia installata sul Pc protegge l’utente in assenza di connessione Internet. In concomitanza con il lancio delle nuove soluzioni per utenti privati la multinazionale russa ha anche annunciato la nomina di Cristiano Longo come capo dello sviluppo del canale Retail. Il manager avrà il compito di migliorare la market share sui canali Gdo, Gds e computer shop indipendenti.

Fujitsu lancia i sistemi di storage Eternus CS800 S3 Fujitsu ha presentato il nuovo sistema Eternus CS800 che mette a disposizione a costi accessibili le funzionalità di deduplicazione dei dati per aiutare le imprese a gestire al meglio gli ingenti volumi di informazioni in crescita al loro interno. Nella scelta tra le varie tecnologie di backup, fino a oggi le aziende si sono trovate a dover optare tra soluzioni su disco, veloci ma costose, e su nastro, più lente ma più economiche. Ora Fujitsu elimina le necessità di compromessi

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introducendo la terza generazione delle appliance Eternus CS800. I nuovi sistemi utilizzano infatti la tecnologia della deduplicazione per ridurre il volume dei dati destinati al backup, rendendo sostanzialmente più economiche le copie di sicurezza eseguite su disco.


Digitalic per Canon

PROMOZIONI PER I PARTNER

CANON I-SENSYS: TECNOLOGIA E SERVIZI PER CONQUISTARE LE PMI

La Canon i-SENSYS LBP7680Cx. Una laser per le Pmi realizzata su una nuova architettura che ha molte delle funzioni avanzate della piattaforma Canon imageRUNNER ADVANCE. Questo modello inoltre, è dotato della piattaforma MEAP, e può essere facilmente integrato alla soluzione uniFLOW. Ciò consente alle aziende, anche piccole, di gestire l’intero parco dei dispositivi, dalla stampante da scrivania al multifunzione dipartimentale, in maniera proattiva e mantenendo un controllo completo dei documenti prodotti e dei relativi costi di stampa.

Conquistare le Pmi italiane con tecnologie d’avanguardia, design e condizioni economiche irripetibili. È questo il piano di Canon per la campagna di autunno che è focalizzata sulla gamma “i-Sensys”, dedicata proprio alle piccole e medie imprese. Essere un rivenditore “Canon Registered Partner” conviene, ma ancora di più ad ottobre novembre e dicembre. Canon è pronta infatti a dare al proprio canale certificato strumenti efficaci per raggiungere importanti obiettivi. Studiando il mercato delle piccole e medie imprese Canon ha creato un’iniziativa di grande impatto: “i-Sensys ti aiuta a risparmiare”. Solo per i “Canon Registered Partner” (nei mesi da ottobre

a dicembre 2011) è disponibile una campagna dedicata alle stampanti laser della linea. Si tratta di 18 modelli che comprendono stampanti laser bianco e nero e colore, fax laser bianco e nero e multifunzioni laser b/n e colore. La linea risponde perfettamente alle esigenze delle Pmi italiane per velocità di stampa, per design, per la compattezza delle printer e per le nuove tecnologie di cui sono dotate come i-send, che permette l’invio e ricezione fax con risparmio della stampa, gestione cartelle. I partner che aderiranno a questa iniziativa avranno condizioni di acquisto vantaggiose, che permettono quindi di incentivare anche gli acquisti per i clienti finali. Ogni partner può poi arricchire la campagna offrendo le proprie competenze uniche ai clienti come installazione, noleggio, finanziamenti, gestione dei servizi on site,

consulenza sulle esigenze di stampa, presenza, comunicazione, organizzazione. I servizi messi a disposizione da Canon, oltre alla qualità della linea i-Sensys, rendono l’iniziativa di grande rilievo. Oltre ai vantaggi economici nell’acquisto dei prodotti, Canon ha preparato un piano di comunicazione a supporto del sell-out. Il piano prevede brochure cartacee per la promozione ed anche una serie di materiali digitali, personalizzabili dal partner, per veicolare il messaggio ai propri clienti finali, sfruttando tutti i supporti disponibili. Alla campagna è dedicato anche un minisito che indicherà i partner aderenti all’iniziativa nella sezione “dove acquistare”. Per stimolare la domanda, Canon lancerà anche campagne di sensibilizzazione via mail e di comunicazioni attraverso banner sui siti utilizzati dalle Pmi.

Contatti CANON ITALIA S.P.A. Via Milano, 8 20097 S. Donato Milanese (MI) Tel. 0282 481 Fax 0282 484 600 www.canon.it


BLoguru

il dolce sapore del Web Š STEFANO MAZZALI

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© SILVIA LUPPI

Nome: Chiara Cognome: Maci Età: 27 Difetto: testardaggine Pregio: genuinità L’ultimo libro letto: Gli spiriti non dimenticano – V.Zucconi Film preferito: Closer Cantante preferito: Ornella Vanoni Cosa non sopporti: la maleducazione

Gli appassionati di cucina adorano le sue ricette, il pubblico televisivo l’ha scoperta con “Cuochi e Fiamme” su La7. Ma anche chi non si appunta sul taccuino i grammi di anice stellato o di cerfoglio che servono per una ricetta, ne apprezza le qualità di narratrice. Dal suo blog (www.sorelleinpentola.com), dalle sue ricette, si sente il sapore di quello che pensa. Chiara Maci è una reporter inviata ai confini tra il cibo e l’anima. Internet le ha cambiato la vita, a Digitalic racconta come e dà i suoi consigli per gli aspiranti blogger di successo:“Siate onesti”.

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Cosa sognavi di diventare da ragazzina? Fin dall’adolescenza il sogno è sempre stato quello di diventare giornalista. Volevo diventare inviata. Divoravo i libri di Oriana Fallaci e ne rimanevo affascinata. Scrivevo tutti i giorni, sempre, e leggevo libri di grandi giornalisti. Poi la scelta di non iscrivermi a Scienze della Comunicazione (convinta che giurisprudenza potesse darmi basi più solide) e i successivi studi in legge, seguiti dal master in comunicazione, mi hanno spinto al marketing aziendale. Ma alla fine, sono tornata sui miei passi. L’unica cosa che mi rendeva felice e che tuttora riesce ad appagarmi era la scrittura.

E sei riuscita a realizzare questo sogno? In un certo senso, sì. E sono riuscita a perfezionarlo su me stessa e sulle mie esigenze. Oggi scrivo, quotidianamente. E lo faccio per molto più di una testata. Lo faccio per il mio blog e questo mi permette di aprirmi senza limiti e soprattutto senza influenze esterne. In più scrivo di cucina, mio grande amore. Non potrei desiderare di meglio. Quando hai deciso di fondare il tuo Blog? Quali sono i motivi che ti hanno portato a farlo? Il blog è nato nel marzo 2010, mentre ero a Treviso da mia sorella. Io stavo programmando il mio futuro

“tacco a spiLLo, capeLLi Lisci, Bionda naturaLe e finta rossa. feLpa con cappuccio e caLzini coLorati, occhi verdi e LenzuoLa deLL’ikea. doppio cuscino, asma BronchiaLe, Borsa eXtraLarge. orecchini di perLe, tuBino nero, rossetto rosso. maXi magLioni, Jeans e aLL star Bianche sLavate. musica itaLiana, storie vere da Leggere e da scrivere, meridionaLe. mancina, sagittario, ascendente sagittario. timida, simpatica, Buffa. patente B, camBio manuaLe, frangia imperfetta. vino Bianco, fermo, Letto duro e prosciutto crudo. candeLe profumate, ma zero champagne e romanticismi. poche paroLe e troppi pensieri, caffè amaro, Latte freddo. furBa, sensuaLe, emotiva. rimmeL nero, BLush rosa, uBriaca. mi chiamano macY. e inizia a piacermi.” (chiara maci)

(essendomi allora da poco licenziata dall’azienda) e, insieme, abbiamo pensato di creare un blog unicamente per noi due. Per tenerci unite e “vicine”, nonostante la distanza obbligata (io vivo a Bologna e lei a Treviso). In fondo, cucinavamo entrambe tutti i giorni...abbiamo pensato, perché non farlo “pubblicamente”? Quali erano gli obiettivi che avevi quando hai creato “Sorelle in Pentola”? Assolutamente mai mi sarei immaginata una tale crescita. Guardavo i blog delle “storiche” e ne ammiravo le capacità, ma il nostro blog sarebbe nato solo ed esclusivamente per tenerci in contatto tra di noi. I primi mesi, infatti, riuscivamo ad avere poche decine di visite al giorno, ma eravamo soddisfatte così.

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BLOGURU

Adesso quali obiettivi hai con il blog? Adesso è cambiato tutto. Il blog è diventato lo strumento attraverso cui lavoro con le aziende e faccio consulenze di comunicazione food. Ho obiettivi molto alti, ma non c’è da sorprendersi. Ho sempre ragionato in modo molto ottimistico e soprattutto ho sempre scelto di dedicarmi totalmente al mio lavoro, senza pause e senza distrazioni. Voglio che il blog cresca e io con lui. E, in questo, i miei precedenti studi di marketing e il mio lavoro in azienda, hanno creato basi perfette. Su quale piattaforma lo hai creato? Su blogger. In realtà sono andata sul sicuro perché da 5 anni ho un altro blog privato su quella piattaforma e ho pensato di rimanere fedele, essendomi sempre trovata benissimo. Ad oggi, poi, ci sono talmente tante funzionalità, da essere un perfetto sostituto di un sito web. Solo più economico e facile da utilizzare. Hai dovuto superare dei problemi tecnici o è andato tutto liscio? Tutto facilissimo e nessun problema. Io ero abbastanza pratica di internet e del mondo dei blog, ma

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Quale è secondo te un piatto perfetto per un tecnologo? La tua Geek-ricetta? La mia geek ricetta? Mi vengono in mente i cioccolatini (adoro farne sempre con ripieni diversi!), magari a forma di pc, di cellulare o di strumenti tecnologici. Sicuramente si deve curare la presentazione e il dettaglio, più dell’ingrediente! conosco persone che si sono avvicinate per la prima volta ad un computer e in pochi passi sono riuscite ad imparare semplicemente. Come lo hai pubblicizzato? Non ho mai fatto pubblicità vera e propria, ma ho linkato il blog sui maggiori social network italiani, come facebook, linkedin, twitter. In questo modo sono riuscita ad avere una visibilità sempre crescente. Quando hai capito che il tuo blog aveva avuto successo? Quando ho iniziato a ricevere centinaia di mail di lettori, ma soprattutto quando le persone hanno iniziato a chiedermi consigli non solo culinari, ma anche di vita quotidiana. Ci sono ragazzini di 12-13 anni che mi scrivono quotidianamente, signore di mezz’età affezionate lettrici e coetenei che vogliono cambiare vita e scelgono di confidarsi con me. Quali consigli daresti a chi vuole aprire un suo blog? Da un punto di vista tecnico, è facilissimo. Basta scegliere la piattaforma con cui aprirlo e seguire le “istruzioni”. Da un punto di vista contenutistico, invece, consiglio tanta costanza

e soprattutto massima onestà e veridicità. Un blog può essere un ottimo strumento per consigliare alle persone luoghi, ristoranti e ingredienti, ma fondamentale è l’essere presente sempre. Per rispondere ad un dubbio o semplicemente per spiegare una ricetta a coloro che si avvicinano alla cucina per la prima volta. Da Internet alla Tv. Come è avvenuto? Chi ti ha contattato? Cosa ricordi di quei momenti? Cosa hai pensato? E’ successo tutto in modo casuale. Una mail per partecipare come concorrente ad un programma in prova condotto da Alessandro Borghese, un provino a Roma accompagnata dalla mia migliore amica, una telefonata giorni dopo e una proposta di entrare in giuria, in qualità di blogger. Cosa ricordo? Agitazione. La prima volta davanti ad una telecamera volevo scappare. Mi ripetevo “questo non è il mio mondo”. Poi la voglia di imparare, la sfida con la telecamera e il superamento di una timidezza che ho scoperto strada facendo. Quando hai pensato “ce l’ho fatta” o come dicono a Roma “Ho svoltato”?

A dire la verità non l’ho ancora pensato. Sono una di quelle persone mai soddisfatte e perennemente in cerca di miglioramento. La cosa buffa è che per gli altri, io ho “svoltato”. La televisione soprattutto, in Italia, viene vista come punto d’arrivo. Per me è assolutamente l’inizio. Io voglio scrivere. E, sono sincera, penso di avercela fatta, nel mio piccolo, ogni qualvolta le persone mi scrivono per avere consigli o semplicemente per farmi complimenti. In fondo, si fidano di me. E questo è bellissimo. Internet ti ha cambiato la vita allora? Internet non solo mi ha cambiato la vita. Ogni giorno è uno strumento indispensabile per portare avanti il mio sogno. Senza internet, tutto ciò sarebbe impossibile.


Quali sono le persone che hanno giocato un ruolo importante nella tua carriera? Partendo dalle origini i miei genitori. Entrambi enogastronomi, mia madre ex consigliera nazionale dell’AIS e ottima cuoca, mio padre attento e critico amante del cibo e del vino in ogni sua forma. Una vita trascorsa quindi tra ristoranti e cantine che non poteva non portarmi fin qui. In più i miei ex capi in azienda, che mi hanno insegnato il rigore, la disciplina, ma soprattutto l’impegno costante e continuo fino al raggiungimento dell’obiettivo. Mi hanno insegnato ad autogestirmi, cosa indispensabile nel mio attuale lavoro. Quali sono state le scelte, le decisioni più importanti che hai preso nella tua carriera? La prima è stata la scelta di licenziarmi per ricominciare da zero. Lo dico con facilità ma è stato un momento critico e difficile. Lasciare qualcosa di certo e stimolante, per la voglia di inseguire un sogno ancora vago e incerto. La seconda quella di trasformare una passione in

lavoro, iniziando a crearmi credibilità tra la gente e successivamente verso le aziende che oggi sono il mio punto di riferimento. Di cosa vai più orgogliosa di quello che hai fatto? Sono orgogliosa di aver fatto una scelta. Una scelta che ha ovviamente comportato una perdita, ma che mi ha permesso di fermarmi e capire quale fosse la mia strada. E sono fiera delle rinunce, delle notti sveglia a scrivere, delle mancate serate con gli amici e di tutti quei sacrifici che, nel momento in cui ami follemente qualcosa, diventano stimoli. Ricordi qualche episodio curioso dei primi tempi? La cosa più curiosa sono sempre i vicini e gli amici che leggono lo status su Fb in cui comunico a tutti che sto cucinando…e si presentano in fila fuori casa per mangiare! Ma anche le prime volte in trasmissione, dove le figure ridicole erano all’ordine del giorno o i primi post sul blog, pubblicati per errore mentre erano ancora in bozza, ma non più modificabili perché avevamo già ricevuto commenti! Un locale adatto agli appassionati di tecnologia? Beh un locale in cui sia possibile l’accesso a Internet tramite un wifi gratuito (cosa che in Italia dovremmo avere maggiormente) e in cui le persone possano usare postazioni con Pc, ma anche in cui possano assaggiare ricette innovative e, perché no, tecnologiche almeno nell’aspetto!

Oggi sotto la tua immagine c’è scritto “Blogger” nel futuro cosa sogni che ci sia scritto? Scrittrice? Critica Gastronomica? Bella domanda. Vorrei ci fosse ancora scritto Blogger. Perché un blogger può essere scrittore, critico, cuoco alle prime armi, giornalista. E può essere libero. Cosa da non sottovalutare. Non è l’etichetta che ti caratterizza. E’ la capacità nel sapersi creare un lavoro e saperlo portare avanti in un momento in cui tutti si lamentano di non avere opportunità. è il sapersi reinventare qualcosa, sfruttando gli studi fatti e continuando a studiare, quotidianamente.

© STEFANO MAZZALI

Quale è il tuo social network preferito e perché? Sicuramente Facebook, perché è quello più utile per ottimizzare i tempi di visibilità. In pochi istanti raggiungi migliaia di persone attraverso una fotografia, uno status o un semplice link.

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CLOUD

a cura della redazione

AGGIUNGI UN POSTO AI PARTNER SOTTO IL CIELO DEL CLOUD A PRIMA VISTA SEMBRA UN MODELLO PERFETTO PER LA “DISINTERMEDIAZIONE”, PONENDO DI FATTO FORNITORE E CLIENTE FINALE IN CONTATTO DIRETTO. MA È PROPRIO COSÌ? AL DI LÀ DEI ROBOANTI ANNUNCI E DEGLI SLOGAN DI MERCATO ESISTE UN RUOLO CONCRETAMENTE DI VALORE PER GLI OPERATORI DI CANALE NELLE NUVOLE DEL CLOUD? UNA DOMANDA DA UN MILIONE DI DOLLARI CHE DIGITALIC HA PERÒ DECISO DI SOTTOPORRE AI PRINCIPALI PROTAGONISTI DEL MONDO ICT

Come tutte le rivoluzioni annunciate, nel momento in cui si prospetta concretamente all’orizzonte anche il cloud computing non può fare a meno di suscitare reazioni diverse. Oltre alla tradizionale divisione tra entusiasti e indifferenti, in questo caso si aggiunge un altro aspetto particolarmente a cuore a una parte del mondo professionale.

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MICHELE FERRARA EMC

FABRIZIO SALTALIPPI IBM

LUCA COLLACCIANI AKAMAI

GIACOMO MOSCA IOMEGA

DARYOUSH GOLJAHANI GOOGLE

GIANPAOLO STICOTTI CA

«Il cloud costituisce un mercato in piena crescita sia per le aziende di grandi dimensioni sia per le Pmi afferma Giacomo Mosca, b2b manager di Iomega -. In particolare, per le Pmi la tendenza corrente alla virtualizzazione fa sì che le spazio occupato dalle macchine virtuali e le relative esigenze di proteggerle, facciano proporzionalmente aumentare la capacità di storage richiesto, razionalizzando le risorse economiche. In tale contesto, la disponibilità di un’offerta completa si traduce nella possibilità da parte dei partner di poter contare su dispositivi che funzionino in modo continuo, fornendo accesso costante ai dati business critical». Come tutte le svolte, la sfida è di quelle delicate, e poter contare su una squadra

MATTEO UVA VMMARE

Basi solide dove lo spazio non manca

EMANUELE GHIRINGHELLI SAP ITALIA

Rete e gli aspetti legati alla sicurezza. Il numero elevato di protagonisti in gioco e le molteplici sfaccettature, confermano un mercato con potenzialità tali da rendere difficile sintetizzarlo in poche pagine, ma una rapida carrellata degli aspetti principali può aiutare aziende e relativi partner a comprendere le necessità.

SANTE ROSELLI DELL

L’idea di vedere trasferirti nella nuvola una serie di servizi oggi erogati attraverso organizzazioni e strategie consolidate nel corso degli anni, ha messo in allarme gli intermediari per antonomasia del mondo IT, quel canale capace nel corso degli ultimi decenni di offrire agli utenti finali l’indispensabile supporto nella scelta della soluzione più adatta alle proprie esigenze e garantire un supporto all’altezza di ogni possibile situazione. Ad alimentare i sospetti, il fatto che una delle prime aziende a puntare sulle potenzialità dell’offerta cloud sia proprio uno dei simboli mondiali di vendita diretta, vale a dire Amazon. La realtà della maggior parte delle organizzazioni però, non è in grado di poter contare sulle proprie forze. Al contrario, la particolare frammentazione del mondo produttivo italiano combinata alla necessità di trovare una soluzione su misura capace di rivelarsi compatibile con i bilanci attuali, mantiene il ruolo del canale fondamentale, a patto però di adeguarsi ai cambiamenti in atto. Il contesto del cloud computing può essere suddiviso in tre comparti principali: l’infrastruttura di base, l’accesso ai servizi di

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MARCO PARISI TELECOM

ROBERTO BENEDETTI EXTREME NETWORKS

MARCO GONELLA BT

PAOLO TOSI JUNIPER NETWORKS

ERIC MOYAL CISCO

CLOUD

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aiuta a fare la differenza. «Nel corso del tempo i partner sono diventati veri e propri fornitori di soluzioni - sottolinea Matteo Uva, channel manager Italia & Grecia di Vmware -. Inoltre, con il cloud computing, il panorama dei distributori si è aperto a nuovi attori come per esempio i service provider specializzati che configurano i data center in base alle specifiche esigenze. In particolare, offriamo modelli di cloud che non sono lock-in, ma possono essere personalizzati sulle esigenze di ogni singolo cliente». Con un nuovo modello, si presenta la necessità di aiutare il cliente a comprendere tutti gli aspetti. Un compito dove è difficile trovare qualcosa di meglio di qualcuno che già da anni è a contatto con i diretti interessati. «La nostra cloud favorisce la nascita di nuovi servizi e nuove opportunità per i partner aggiunge Gianpaolo Sticotti, channel sales manager di CA Technologies -. Anche quelli che non posseggono propri data center o non hanno potuto offrire servizi di tipo cloud ai propri clienti, potranno ora utilizzare i nostri prodotti e tecnologie per offrire servizi di protezione dei dati basati su

cloud di terze parti». Nell’ambito di offerte standardizzate per l’esigenza di proporle su scala mondiale, le capacità di personalizzazione del canale diventano cruciali. «Il valore si costruisce con l’integrazione delle competenze al servizio delle soluzioni end to end per i clienti - afferma Fabrizio Saltalippi, manager of business partners sales di Ibm -. I nostri asset e i nostri servizi cloud sono a disposizione dei business partner per creare valore aggiunto ed integrare soluzioni complesse che altrimenti non potremmo rendere disponibili nel mercato». «Il valore del cloud risiede nella rapidità dei tempi di attivazione e nella fruizione delle soluzioni di business in una modalità e logica innovative – aggiunge Emanuele Ghiringhelli, channel manager di Sap -. Per i partner questo amplia il mercato raggiungibile in termini di nomi, servizi e soluzioni ai quali contribuiamo con l’ampiezza dell’offerta e supporto e garanzia, accompagnati da un conseguente sviluppo commerciale». A fugare ogni dubbio sulla sopravvivenza del canale anche in era cloud

computing, tre esempi emblematici. «Per noi il 2011 è un anno importante per l’ampliamento del canale - spiega Luca Collacciani, sales manager di Akamai -. Dopo dodici anni di vendita diretta, abbiamo deciso di aprire alle terze parti con un programma globale, che verrà gradualmente implementato in tutti i mercati nei quali operiamo». «L’avvento del cloud non porta alla disintermediazione - spiega Michele Ferrara, head of indirect sales di Emc Italia - a patto però che il partner sappia cogliere un’occasione epocale. Il cloud infatti permette al canale più preparato di proporsi al cliente secondo svariate modalità: cloud builder, service provider e anche come parte di un possibile consorzio di terze parti che potrebbero decidere di collaborare per dare vita a gruppi di valore sul territorio. La nostra offerta è da tempo cloud ready e vede proprio nel canale una componente essenziale. Certo occorre superare le vuote dichiarazioni di marketing, oggi il cloud viene infatti trattato come il Bio qualche tempo fa. Tutto sembrava Bio, tutti ne parlavano, pochi sapevano realmente farlo e tradurlo concretamente


Digitalic per Emc

UNA CONCRETA OPPORTUNITÀ DI BUSINESS PER IL CANALE

EMC, IL NUOVO VOLTO DEL CLOUD CHE RIDISEGNA L’IT

Marco Fanizzi, country manager di Emc Italia

«Una grande prospettiva, in cui occorre passare dai sogni alla sostanza, superando l’attuale stato di confusione». Ha da poco varcato la “soglia” della sua nuova carica di country manager di Emc Italia, ma Marco Fanizzi ha già le idee chiare sulla rotta da seguire per dare definitiva concretezza ad una interessante prospettiva tecnologica e di business come il cloud. Il manager si è seduto in cabina di regia di Emc Italia con il preciso compito di guidare la crescita dell’azienda che gioca un ruolo di primo piano nella gestione delle infrastrutture informative, puntando proprio su Big data e cloud computing. Uno scenario che, ha detto lo stesso Fanizzi, «sta raccoglien-

do consensi ma anche necessità di soluzioni concrete e di una forte visione sorretta da tecnologie, servizi e nuovi modelli di business per passare dal sogno alla realtà. Emc - ha aggiunto Fanizzi - ha aperto la strada a questi scenari già da diversi anni, ponendo l’informazione al centro, con soluzioni che permettessero l’unificazione di archivi accessibili in ogni momento e in ogni ambiente, sicuri e protetti». «Oggi questa visione si sostanzia con la più ampia piattaforma tecnologica di storage in rete, con il più diffuso software per la gestione degli archivi, dal desktop al mondo enterprise, con la più completa visione di Information Lifecycle Management (Ilm) per la gestione dinamica dell’informazione, con le tecnologie di virtualizzazione dello storage e, con la consociata VMware, di server e desktop, fino allo storage as a Service. Questa visione si sostanzia anche con un ecosistema di partnership di alto livello per costruire la nuova filiera di un’informazione dinamica e senza barriere».

Partner di valore Una nuova e importante dimensione in cui si declina il Cloud Computing di EMC è proprio il supporto a una crescente federazione di provider, attivi nel realizzare infrastrutture as-aService. Su questi servizi, vari ISV hanno già messo a disposizione funzionalità di backup, archiviazione e content delivery sul Cloud; l’esempio più recente è Telecom Italia, che per il proprio servizio Nuvola Italiana ha scelto la piattaforma Atmos di Emc. Un porto sicuro non una semplice etichetta «Tutto questo - ha detto ancora Fanizzi -, è la condizione per fare del Cloud Computing qualcosa che va al di là della fortunata etichetta di marketing e divenire il porto sicuro verso il quale possono far rotta le aziende che, con la trasformazione dell’IT, vogliono fare leva fino in fondo sul valore dell’informazione e farne un asset strategico per la loro trasformazione, soprattutto in momenti altamente critici e competitivi come quelli attuali».

Contatti EMC ITALIA Via Spadolini, 5. Edificio A 20141 Milano www.italy.emc.com

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CLOUD

ALLA GUIDA DEL CAMBIAMENTO

sul mercato. Anche per il cloud è così, è una grande occasione di business a valore per molti, ma non per tutti». Strategia condivisa anche da chi finora ha fatto dell’approccio diretto al cliente un fattore distintivo: «I dealer garantiscono una presenza sul territorio e una prossimità sui singoli clienti finali che risulta difficilmente praticabile per un colosso come noi - ammette Sante Roselli, solutions manager di Dell -. Anche nell’era del Cloud, restano fondamentali per recepire requisiti e processi di business degli end user e per tradurre il nostro portfolio di offerta in una vera e propria soluzione sartoriale». In pratica, tutto questo può tradursi in diversi aspetti di offerta, ma uno in particolare, riassume tutte le potenzialità del cloud computing. «Tra i punti di

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forza della nostra offerta cloud, la prima che mi viene in mente è sicuramente la connotazione Web al 100 per cento - sottolinea Daryoush Goljahani, Channel Manager di Google -. Questo significa che le Google Apps esistono e sono fruibili con un browser senza necessità di software client. Grazie alla nostra tecnologia, è possibile beneficiare di una totale integrazione tra i sistemi, di cui il cliente usufruisce in modalità on premise, con i servizi offerti on the cloud».

Una Rete senza smagliature Cloud computing, abbinato alla virtualizzazione, significa essenzialmente passare da un’architettura rigida a una estremamente flessibile, a patto però di riorganizzare datacenter e processi. Una prospettiva perfettamente in linea con le direttive

Guardando al passato nel mondo IT, non è facile trovare un’altra innovazione tanto rivoluzionaria dal punto di vista infrastrutturale e organizzativo come il cloud computing. Capace inoltre, al tempo stesso di affermarsi, in combinazione con la virtualizzazione, nel giro di un tempo relativamente breve. «Il cloud è un percorso che oggi più dell’80 per cento delle grandi aziende a livello globale ha già intrapreso o sta per intraprendere - afferma Sauro Romani, direttore vendite Oracle Fusion Middleware di Oracle -. Più del 40 per cento di chi ha iniziato questo percorso dichiara di volersi dotare di un sistema informativo più flessibile. Per il nostro mercato è una grossa opportunità - riprende Romani -. In questa fase vediamo un grande interesse da parte delle grandi aziende nei confronti del cloud privato. L’erogazione via cloud pubblico, per contro, potrà rappresentare un vero e proprio momento di svolta tecnologica per le Pmi per fruire di soluzioni avanzate e performanti senza dover necessariamente capitalizzare». Un mercato ancora per buona parte da sfruttare, dove lo spazio al momento non manca. «Un ruolo cruciale lo avranno le terze parti, aziende che possono veramente fare la differenza in un contesto di grande cambiamento – conclude Romani -. Se sapranno adeguare le competenze e guidare i clienti, per loro può essere un grande volano di crescita».

impresse dal mercato e anche con le esigenze di bilancio. Perché tutto questo possa essere tradotto in realtà, è necessaria un’infrastruttura di trasporto impeccabile e anche in questo il canale non sta a guardare. «Le infrastrutture tradizionali possono essere ingombranti, poco flessibili e costose, mentre tecnologia e innovazione sono una via per migliorare le prestazioni, fornire vantaggi competitivi e assicurare maggiore agilità commerciale - afferma Marco Gonella, responsabile marketing del canale Var di BT Italia -. È nell’ambito di questo scenario che per i dealer abbiamo sviluppato un portfolio servizi ‘on demand compute’ progettati per lasciare loro l’organizzazione e la commercializzazione di un’offerta cloud completa e senza l’onere di investimenti infrastrutturali». Trattandosi di tecnologia giovane, che ancora non

ha espresso tutto il proprio potenziale sul mercato, la strada migliore per uscire dai confini ristretti dell’utilizzo sperimentale è quella che passa dall’intermediazione di terze parti. «Il ruolo del canale è duplice: da un lato ha l’opportunità di sfruttare la relazione di fiducia con il cliente finale per essere il garante della soluzione cloud - sottolinea Marco Fabio Parisi, responsabile business marketing IT Services di Telecom Italia. -. Dall’altro, fugare alcune delle preoccupazioni della Pmi, per esempio sulla sicurezza o sulla riservatezza dei dati. La prossimità al cliente e le capacità professionali di assistenza costituiscono un valore determinante e un fattore di successo irrinunciabili». Per cogliere le nuove opportunità però, anche il canale è chiamato a compiere un passo avanti, aggiustando la propria rotta e acquisendo nuove competenze. «Le certificazioni e le specializzazioni rappresentano la base su cui costruire la relazione con gli operatori di canale - spiega Eric Moyal, direttore canali di vendita indiretta di Cisco -. Quello che oggi proponiamo si basa non solo su un approccio tecnologico, ma anche di mercato, cercando di promuovere competenza e differenziazione, supportando anche il ritorno dell’investimento con specifici programmi che riguardano la marginalità, l’ingaggio sui progetti e la compartecipazione alle spese di marketing». Il primo passo, è una formazione specifica per


CRISTIANO LONGO KASPERSKY

CRISTIANO CAFFERATA SONICWALL

MICHELE CALDARA FSECURE

BERNARDO PALANDRANI SYMANTECH

DENIS CASSINERIO TREND MICRO

FABIO BUCCIGROSSI SOPHOS

Come capita spesso di fronte a novità dalle grandi prospettive, gli aspetti meno pratici rischiano di finire in disparte. Con il cloud computing questo è inizialmente accaduto per le tematiche legate alla sicurezza e se la questione è stata affrontata per tempo, il merito è delle aziende del settore. Anche in questo caso, senza un valido apporto, istruire i clienti finali sui rischi del caso

DOMENICO FUSCO PANDA SECURITY

Il canale della sicurezza

sarebbe risultato difficile. «La possibilità di garantire la sicurezza in modalità SaaS, uno dei principali modelli del cloud computing, semplifica l’implementazione e la gestione, attività che tipicamente richiederebbero abilità particolari e tempo afferma Cristiano Voschion, regional channel director South Europe di McAfee -. La sicurezza SaaS è particolarmente indicata per le Pmi italiane che non dispongono di risorse interne specializzate e i vantaggi principali sono sintetizzati in un bassissimo investimento iniziale, niente hardware; si può così aumentare la produttività e ottenere un rapido ritorno dell’investimento». Questo cambiamento di scenario richiede al canale un impegno fuori dall’ordinario per adeguarsi alle nuove esigenze del mercato. «Sino all’anno scorso si parlava di deperimetralizzazione, dove gli utenti mobili prendevano il sopravvento sugli utenti localizzati in sede - spiega Cristiano Cafferata, country manager di SonicWall -. Adesso si inizia ad andare verso utenti mobili e dati disponibili ovunque. Forse troppo, come hanno già dimostrato in molti e i fornitori di servizi non sono pronti, quindi i nostri partner cercano di mettere in sicurezza tali attività». Anche in ambito di sicurezza dunque, il supporto del canale resta indispensabile, a condizione di agire per tempo e di essere in grado di specializzarsi. «Da tempo - spiega Denis Cassinerio, Senior manager volume

CRISTIANO VOSCHION MCAFEE

guidare il cliente finale in una delicata fase di transizione. «Ci proponiamo come guide in un percorso di riferimento per il passaggio dalla rete fisica a quella virtuale fino a una rete cloud indipendente dalla location - sottolinea Roberto Benedetti, systems engineer director Southern Europe di Extreme Networks -. L’approccio si basa su una rete virtualizzata in grado di fornire ampia visibilità a livello delle porte virtuali, tracciando e gestendo le virtual machine in maniera dinamica e implementando le policy necessarie alla gestione all’interno della rete». Per nuove prospettive quindi, è indispensabile contare su nuove conoscenze: «Richiediamo sempre competenza sia nel campo pratico dell’hardware e del software sia su tutta l’infrastruttura di rete ribadisce Paolo Tosi, Channel Manager, Juniper Networks -. Solo con queste conoscenze, un dealer può trovare nuove opportunità di business nel settore delle Pmi, delle grandi aziende e delle aziende distribuite».

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CLOUD

UN POSTO PER IL PRINTING SULLE NUVOLE DEL VALORE

channel sales di Trend Micro – accompagnamo i nostri rivenditori sulla strada della specializzazione. Solo così (soprattutto per il rapporto con le medie e grandi aziende) e la capacità di diventare veri advisor, consulenti di fiducia, (in particolare per la fascia delle Pmi), sarà possibile cogliere l’onda di un cambiamento che è da tempo nell’aria ma anche nei fatti di un IT che si fa servizio. Proprio a ribadire la centralità dei partner in questo contesto avremo nei prossimi mesi importanti novità a livello di programmi di supporto. Il primo step verso il cloud e la virtualizzazione per le aziende è l’approccio ibrido che vede un mix virtuoso tra esternalizzazione di alcuni servizi e consolidamento interno di altri. Ed è a questo punto che il partner può e deve essere un

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elemento chiave di supporto e sviluppo del business e dei progetti». «Essere tagliati fuori è uno dei timori che hanno anche i nostri partner - sottolinea Bernardo Palandrani, commercial & channel manager di Symantec -. In realtà quella del cloud è una grande opportunità perché è una delle tecnologie emergenti, la crescita è evidente e la sicurezza è uno dei temi fondamentali. I partner però, oggi dovranno rivedere il proprio approccio nei confronti dei clienti». L’obiettivo è supportare il cliente nella fase di riorganizzazione delle applicazioni, distinguendo tra quelle critiche dalle altre. Con l’affermarsi della consumerizzazione e la proliferazione dei dispositivi infatti, nasce l’esigenza di esternalizzare alcune applicazioni (per esempio

In una situazione di mercato caratterizzata da una connettività pervasiva, dove tutto e tutti sono sempre connessi e dove il nuovo motto delle aziende è “everybody on sulla Rete”, non è pensabile che le tecnologie di stampa rimangano fuori dal cerchio. HP l’anno scorso ha colto questa opportunità lanciando la piattaforma ePrint, e i numeri che sono stati annunciati di recente confermano che questa è stata la scelta giusta. «I partner spiega Bruna Bottesi, Vice President & General Manager Imaging & Printing Group HP Italiana - hanno un ruolo importante per far conoscere ai clienti quello che è il significativo cambiamento che HP permette di realizzare con le nuove soluzioni e prodotti. HP mette a loro disposizione il supporto di sempre, accompagnato da training attraverso cui i partner vengono formati e conoscono le offerte. Inoltre, la piattoforma HP InCommand legata al servizio QuickPage e basata sul cloud, consente ai partner di ampliare la propria offerta di soluzioni di stampa e gestione delle immagini, passando da vendite puramente transazionali (hardware e materiali di consumo) a soluzioni a contratto a più alto valore (servizi basati su contratti e soluzioni)».

l’email) e il partner deve essere pronto ad accogliere questo. «Cloud per i nostri partner significa anche la possibilità di poter gestire servizi di antivirus e antispam delle postazioni client da remoto - aggiunge Fabio Buccigrossi, channel director di Sophos -. Nel caso del mercato italiano questo aspetto è ancora più rilevante poiché il cloud si adatta soprattutto a realtà di piccole e medie dimensioni». A destare preoccupazioni a lungo termine, la prospettiva di vedere svanire nella nuvola le proprie competenze e prerogative. «Per quanto riguarda l’offerta online, è chiaro che potrebbe andare in concorrenza con quello che viene svolto dal dealer - precisa Cristiano Longo, Head of Retail di Kaspersky Lab -, però direi comunque che il valore aggiunto del partner e il rapporto che questi crea con il proprio cliente è ben diverso da quello dato dalla vendita

online. Quindi in qualche modo il dealer stesso può creare programmi rivolti ai clienti, in modo da ovviare al rischio di perderlo perché si mostra costantemente aggiornato». Anche quando l’acquisto arriva dal Web, è l’assistenza l’arma vincente per i partner. «Si può offrire una console su web all’utente finale, lasciando l’autonomia di gestire tutta la parte dell’installazione al responsabile IT dell’azienda finale - ribadisce Domenico Fusco, direttore vendite di Panda Security -. Dalla web console io come azienda vedo tutti i computer attivati, le relative attività e problemi e anche gestire le licenze. È un servizio immediato svolto tramite web console. In questo caso il ruolo del partner è determinante perché è quello che gestisce, controlla e vede il servizio». I vantaggi per le aziende di beni e servizi risiedono soprattutto in un’offerta più snella in quanto spesso priva di strumenti fisici. Per quanto riguarda però la messa in opera e la successiva manutenzione, l’intenzione sembra restare in definitiva quella di delegare. «È possibile creare valore nella consulenza e nella personalizzazione dell’offerta attraverso servizi aggiuntivi e soluzioni proprie del partner o di altri vendor, a completamento delle esigenze dei clienti - conclude Michele Caldara, Sales Manager Channel Business di F-Secure -. Noi tendiamo a offrire una piattaforma unica per tutti i nostri servizi, facilitando la gestione al Partner».


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COMPUTERLINKS, IL SUPPORTO TECNICO AFFIDABILE, COMPETENTE E TEMPESTIVO

Il trend è positivo anche nel 2011 per COMPUTERLINKS, filiale italiana del distributore mondiale specializzato in e-Security ed e-Business, grazie anche a nuove partnership siglate con importanti vendor. Così il distributore ha arricchito il portfolio con soluzioni innovative, per offrire ulteriore valore aggiunto ai propri reseller e consolidare ancora di più il business in Italia. Un ruolo chiave nella strategia di COMPUTERLINKS viene svolto anche dai Professional Services, un’offerta di servizi professionali che comprende assistenza e supporto tecnico a differenti livelli, garantiti da uno staff

competente e dalla consolidata esperienza, per fornire un livello elevato di formazione e specializzazione del team interno e dei partner. Tra i numerosi segmenti di mercato coperti dai Professional Services, ci sono: • Hardware Replacement, un servizio che permette la sostituzione dei prodotti in caso di guasto, in tempi prestabiliti in tutti i continenti. Il supporto multilingue è attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno. • Supporto Tecnico, il servizio di assistenza per risolvere le problematiche del cliente con tempi di risposta definiti. • Managed Services che permettono al cliente di gestire in outsourcing alcuni servizi specifici appoggiandosi ai centri di calcolo COMPUTERLINKS.

I Professional Services sono caratterizzati da SLA (Service level agreement) garantiti, copertura estesa 24x7 e disponibilità in tutto il mondo e sono il naturale complemento alle garanzie e ai servizi offerti dai produttori. Contraddistinti da modularità e flessibilità, si adattano a ogni necessità dei partner, anche di coloro che, pur avendo una propria struttura di supporto, hanno l’esigenza di ottimizzarne le risorse e di un ulteriore livello di formazione e assistenza a complemento del loro portfolio. I servizi garantiti da COMPUTERLINKS hanno l’obiettivo di fornire ai partner nuove opportunità di business sul mercato, non soltanto dal punto di vista della vendita, ma anche del supporto tecnico che anticipa e segue le fasi commerciali.

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IN&OUT

Dario Tortora

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Pure al netto di tutto il clamore mediatico degli ultimi tempi, non si può fare a meno di notare come il cloud computing stia modificando in maniera significativa il panorama dei servizi IT. Eppure il concetto in sé non è affatto nuovo, visto che si tratta del naturale sviluppo dei servizi di hosting che accompagnano il mondo dell’informatica da quando esiste il Web, evoluti in funzione delle mutate esigenze della clientela

P

e delle nuove possibilità offerte da tecnologie progressivamente convergenti verso standard comuni. Agli occhi delle aziende, trasferire dei servizi su cloud appare come una panacea che consente di liberarsi di ingombranti dotazioni hardware e di costose risorse per la manutenzione. Il mercato pullula di offerte per tutte le tasche e in grado di rispondere praticamente a ogni tipo di esigenza, ma prima di farsi incantare dalle sirene e correre a esternalizzare le risorse

fondamentali è bene effettuare un’approfondita valutazione dei pro e contro per essere consapevoli che, a fronte degli ovvi vantaggi, si corrono anche dei rischi. L’errore più comune è infatti quello di credere che, non essendo più a proprio carico, certe risorse siano di conseguenza sempre a disposizione semplicemente perché “qualcun altro ci sta pensando”; niente di più falso: come tutte le tecnologie informatiche, anche quelle che gestiscono i servizi sulla nuvola sono fallaci e tendono a incepparsi. Con l’aggravante


TUTTO ALL’ESTERNO O TUTTO ALL’INTERNO? COSA CONVIENE PORTARE SULLE NUVOLE? COME? COSA CONSIGLIARE ALLE AZIENDE? VIAGGIO AL CENTRO DELLA NUVOLA, IN CERCA DEI PRO E DEI CONTRO CHE I DEALER DEVONO ASSOLUTAMENTE TENER PRESENTE AL MOMENTO DI AFFRONTARE IL FATIDICO PASSAGGIO IN ESTERNO DI PARTI, PIÙ O MENO AMPIE, DELL’INFRASTRUTTURA IT DEI LORO CLIENTI… che, non essendo più una competenza a portata di mano, in caso di guasto non è possibile intervenire in prima persona ma tocca armarsi di pazienza e attendere che tutto torni a funzionare a dovere.

Il costo del downtime Lo sanno bene i numerosi clienti di Aruba, che ad aprile di quest’anno hanno visto vaporizzarsi i servizi del provider toscano a causa di un incendio nella zona Ups della server farm di Arezzo che ha causato l’immediato spegnimento d’emergenza di tutta la struttura. Le sale dati si sono salvate ma l’interruzione del servizio

è durata quasi 16 ore, un lasso di tempo durante il quale gran parte della galassia Web italiana è rimasta paralizzata e impotente. Non che all’estero siano più bravi. Sempre ad aprile di quest’anno il data center degli Amazon Web Services in Virginia, sul quale si stava operando un aggiornamento programmato, si è inceppato portando con sé innumerevoli aziende della costa orientale degli Stati Uniti che si appoggiano ai servizi cloud del colosso di Seattle. Per quattro

giorni realtà come Reddit, HootSuite, Foursquare e Quora sono semplicemente sparite, oppure sono riuscite ad arginare il problema mettendo in campo delle risorse aggiuntive che non erano state previste. Qualcun altro, al contrario, quasi non si è accorto del downtime, come nel caso di Netflix. Semplice fortuna? Niente affatto, si è trattato di aver progettato l’infrastruttura cloud prevedendo scenari come quello occorso ad aprile, distribuendo i dati su più servizi indipendenti e dislocati in diverse regioni

geografiche. «Certo la ridondanza ha un costo ricordano i portavoce di Netflix - ma è sicuramente inferiore rispetto ai mancanti introiti derivanti dal fatto di non essere operativi». Di esempi se ne potrebbero fare ancora parecchi, tirando in ballo anche nomi importanti come Google e Microsoft, ma il minimo comun denominatore è sempre lo stesso: i servizi su cloud sono fallaci tanto quanto quelli proprietari ed è necessario progettare la

cloud

Si fa presto a dire

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IN&OUT rete anticipando ogni tipo di scenario, anche il più catastrofico. Nel caso dei servizi cloud Amazon EC2, James Cohen, Systems Architect ed esperto Lamp per Digital Window, ha stilato un utile promemoria in tre punti: «Conviene utilizzare indirizzi IP elastici in modo da poter avviare rapidamente altre istanze dello stesso servizio presso un data center diverso rispetto a quello che sta manifestando dei problemi, attivare il load balancing elastico così da frazionare i propri servizi dinamicamente e in maniera invisibile per gli utenti (soprattutto in caso di caduta di una parte dell’infrastruttura), attivare un time to live (Ttl) dei Dns molto basso, così da poter indirizzare il traffico su un nuovo server in tempi rapidi». Si tratta di misure preventive che, da sole, non possono certo mettere al

riparo dalle ipotesi peggiori, ma sono un ottimo spunto di riflessione soprattutto per introdurre un concetto fondamentale, ossia la necessità di utilizzare servizi di diversi fornitori e di non farsi mai mancare sia la ridondanza delle strutture, sia un programma di backup e istantanee dei dati.

Prendere il volo in sicurezza Appurati i rischi del cloud – in fin dei conti non molto diversi da quelli tipici dell’informatica – l’adozione di un approccio IaaS (Infrastructure as a Service) rimane un’opzione attraente per le aziende costantemente in cerca di idee per la riduzione dei costi. Perché il processo di migrazione sulla nuvola avvenga nel migliore dei modi, però, oltre alle analisi di tipo qualitativo

appena illustrate (verifica dei rischi, previsione di strategie di copertura in caso di guasti) è necessario effettuare anche delle analisi quantitative, con lo scopo di valutare quali applicazioni trasferire e che tipo di servizi sarà conseguentemente necessario adottare. L’ambiente cloud offre infatti soluzioni economiche, semplici, efficienti ma soprattutto scalabili a seconda delle esigenze: sapere in anticipo la portata di quanto sarà necessario è quindi un esercizio essenziale per non trovarsi poi a dover correggere continuamente il tiro in corsa, uno scenario potenzialmente foriero di problemi. Le domande da porsi sono essenzialmente tre: che servizi o parte di essi

conviene migrare sulla nuvola? In che sequenza e con quale priorità? Quale fornitore IaaS conviene scegliere, valutando un adeguato bilanciamento fra servizi e sicurezza? Superata questa fase di decisioni prese a tavolino, tipicamente inizia la migrazione vera e propria, che comporta un lungo periodo di test per verificare gli assunti di partenza e il corretto comportamento di tutti i componenti sia nell’interazione quotidiana, sia sotto stress, simulando anche scenari problematici. Si tratta di un momento di transizione in cui vengono allestite numerose versioni di prova dell’infrastruttura, operazioni onerose economicamente e anche in termini di tempo investito. Mamoon Yunus, ingegnere del Mit e Ceo di Crosscheck Networks, propone un approccio alternativo basato sulla simulazione:

I timori dei CIO sul Cloud

competenze 7

uptime 13

ROI 26

passaggio 32

integrazione 43

normative 53

immaturità 56

30

performance 58

privacy 169

fonte: GARTNER


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IL CLOUD, I SERVIZI DI STAMPA, IL TRADE

STAMPARE SULLE NUVOLE BY HP

GUIDA PRATICA AD UNA NUOVA FRONTIERA DEL BUSINESS… Stampare nel momento stesso in cui se ne ha la necessità, da qualsiasi luogo e attraverso qualsiasi dispositivo, svincolandosi completamente dalla dipendenza dal computer. Si scrive cloud e si legge come una vera rivoluzione tecnologica che sta cambiando i connotati anche del mondo del printing. Proprio Internet, cloud computing e remotizzazione dei processi sono infatti le parole d’ordine che HP adotta per con-

solidare il posizionamento sulla frontiera della stampa in rete. In una situazione di mercato caratterizzata da una connettività pervasiva, dove tutto e tutti sono sempre connessi e dove il nuovo motto di HP è “everybody on sulla Rete”, non è pensabile che le tecnologie di stampa rimangano fuori dal cerchio. Una rivoluzione che HP sta affrontando con lo strategico supporto della propria comunità di partner.

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IL VALORE DEL MOBILE PRINTING

UNA SCELTA VINCENTE

Bruna Bottesi, Vice President & General Manager Imaging & Printing Group HP Italiana

«HP l’anno scorso ha colto la grande opportunità del cloud applicato al printing, e i numeri confermano che questa è stata la scelta giusta. Il tasso di adozione da parte dei clienti delle tecnologie di stampa dell’azienda abilitate al cloud e connesse al Web ha raggiunto delle cifre davvero importanti, con più di 10 milioni di stampanti vendute finora». Bruna Bottesi, Vice President & General Manager Imaging & Printing Group HP Italiana guarda oggi al mercato con una certezza in più, quella di aver guidato la strategica divisione della multinazionale americana su una strada ricca di opportunità e prospettive. «Le aziende oggi vogliono stampare ovunque, con qual-

siasi device, in ogni momento. HP lo permette grazie alla tecnologia HP ePrint, che consente di mandare una mail alla stampante con l’allegato da stampare, da qualsiasi device mobile e in qualunque momento. HP ePrint - continua Bruna Bottesi - rappresenta la piattaforma ideale per il Mobile Printing. Entro il 2015 la quota di mobile workers raggiungerà complessivamente l’85 per cento e vogliamo essere i primi ad offrire strumenti e soluzioni innovative che vadano incontro alle esigenze di stampa in mobilità». «HP permette ai clienti business di gestire e accedere in modo più efficace ai contenuti digitali in qualsiasi momento e convertire le informazioni da

cartacee a digitali con un solo tocco - spiega Bruna Bottesi -. Incorporando le innovazioni più importanti di HP come HP ePrint e le HP business Apps all’interno del nostro rinnovato portfolio Smb ed enterprise, riusciamo a venire incontro alle esigenze dei nostri clienti. Inoltre, il nostro approccio da la possibilità di pensare al cloud come un elemento chiave delle strategie di document management. Pensando alle aziende bisogna tenere presente un elemento fondamentale per il successo dell’ePrint e del mobile Printing: la sicurezza. La soluzione HP ePrint Enterprise, ad esempio, è specifica per il collegamento via wireless al sistema informativo centrale di tutti i dispositivi utilizzati dai dipendenti, e in diversi modi sparsi nella Rete, dentro i confini del firewall aziendale, con applicazioni dedicate per le piattaforme di Rim, Apple e Android.

IL VALORE DEL CLOUD AL SERVIZIO DEI PARTNER

CON OXP È PIÙ FACILE SVILUPPARE E INTEGRARE SOLUZIONI

Per gli operatori di canale è già stata lanciata la piattoforma HP InCommand legata al servizio QuickPage. InCommand, basata sul cloud, consente ai partner di ampliare la propria offerta di soluzioni di stampa e gestione delle immagini, passando da vendite puramente transazionali (hardware e materiali di consumo) a soluzioni a contratto a più alto valore (servizi basati su contratti e soluzioni). Tramite InCommand, i partner di canale Imaging and Printing HP potranno configurare e monitorare i contratti e i servizi per i propri clienti. E presto seguiranno altre funzionalità relative ad integrazione, funzioni di back-office (fatturazione e riconciliazione), finanziamenti e logistica (per i materiali di consumo), che verranno gestite in modo centralizzato e ottimizzato tramite il cloud. Inoltre, un’interfaccia Web consentirà ai partner di tenere traccia in tempo reale dell’utilizzo, dei costi e dei profitti per ciascuna delle proprie offerte a contratto.

La piattafiorma Oxp consente ai Partner di HP di sviluppare e integrare soluzioni di imaging e stampa personalizzate, che aiutano i clienti a ridurre i costi, mitigare i rischi, conservare le risorse e ottenere risultati di business in modo più rapido. OXP rappresenta un investimento strategico continuo di HP volto a trasformare i suoi eccellenti prodotti di imaging e il suo software gestionale in piattaforme controllabili e personalizzabili da partner di sviluppo

tramite protocolli Web standard. OXP ha consentito infatti ai partner di ridurre in modo significativo i loro costi di sviluppo e di migliorare il time-to-market garantendo il funzionamento delle loro soluzioni in tutti i dispositivi multifunzione, di invio digitale e di scansione di rete HP.

HP OXP

(Open eXtensibility Platform)

OXP OXP Soluzioni di terze parti

Soluzioni di terze parti

I dispositivi di oggi pronti per le tecnologie di domani


CON LE SOLUZIONI E LA PIATTAFORMA HP

INNOVAZIONE, RIDUZIONE DEI COSTI, FACILITÀ DI GESTIONE Posto che le soluzioni di imaging e printing possono avere un effetto concreto per il miglioramento dei processi di business, resta però il problema dei costi di implementazione e gestione che l’azienda spesso si trova a dover sostenere. La tecnologia del cloud viene in aiuto dei responsabili dei sistemi informativi e delle loro esigenze di budget, grazie alla possibilità di usufruire di una piattaforma innovativa, che comprime i costi e semplifica le operazioni di gestione. Open Extensibility Platform, infatti, è una sorta di agente sintetizzatore di tutti i multifunzione presenti in un’organizzazione, che raccoglie le informazioni e le opzioni di funzionamento relative ai dispositivi collegati e le visualizza su un’unica interfaccia, a sua volta riferita a un server che può essere fisico e locale o, appunto, su richiesta del cliente, risiedere sulla nuvola. Per la prima volta poi, l’offerta HP ePrint Wireless Direct consente alle Pmi di connettersi direttamente alle stampanti HP supportate, senza che siano necessarie connessioni di rete o Internet. L’applicazione HP ePrint per gli smartphone BlackBerry (si tratta di un’App – differente dalla soluzione HP ePrint enterprise) consente agli utenti BlackBerry di usare una sola applicazione per stampare tramite tre soluzioni cloud: stampanti con funzionalità HP ePrint, stampanti HP Enterprise e stampanti di postazioni di stampa pubbliche HP. L’applicazione sarà disponibile dal 31 ottobre 2011. La soluzione per la stampa da dispositivi mobili ePrint Enterprise versione 1.6 ora consente agli utenti di dispositivi mobili di trarre vantaggio dalle funzionalità di memorizzazione dei processi di stampa e rilascio tramite PIN disponibili in oltre 50 dispositivi HP LaserJet. In questo modo, gli utenti possono inviare i documenti alle stampanti HP supportate dal proprio dispositivo mobile e rilasciare la stampa nel vassoio di uscita solo quando si trovano accanto alla stampante.

Dall’alto in basso, le ultime nate della famiglia LaserJet di HP, dotate di tecnologia ePrint: la LaserJet 500 Color M551 e la LaserJet 600 M603

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A sinistra, Mamoon Yunus, ingegnere del Mit e Ceo di Crosscheck Networks; a destra, Vittorio Bertocci, Senior Architect Evangelist per i servizi cloud di Microsoft

«Con un adeguato software di simulazione è possibile profilare e misurare l’impatto di una migrazione su piattaforme di cloud computing utilizzando modelli in grado di calcolare i fattori di rischio e i benefici per l’azienda. Le informazioni raccolte consentono di prendere decisioni più ponderate, svelando situazioni altrimenti difficilmente individuabili. Si può anche giungere alla conclusione che, in alcuni casi, non conviene affatto migrare sulla nuvola».

con l’apparato esistente, spesso composto da attrezzature obsolete. I Cio devono essere in grado di dimostrare ai Ceo e agli altri dirigenti come viene garantita la sicurezza dei dati sensibili, interfacciando sistemi legacy che spesso sono stati creati adottando delle personalizzazioni spinte e poco documentate.

Un sondaggio svolto da Gartner fra i Cio di diverse aziende relativamente ai timori nei confronti dell’adozione di infrastrutture cloud svela che la prima preoccupazione riguarda la sicurezza e la privacy delle informazioni, superando di gran lunga fattori altrettanto importanti come la maturità delle tecnologie e la compatibilità

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NUVOLE IN RETE

La sicurezza dei dati

Come se non bastasse, le aziende di molti Paesi devono soddisfare requisiti legislativi di sovranità dei dati che limitano fortemente le opzioni di gestione delle informazioni. I Cio devono quindi chiedersi quali infrastrutture cloud possono essere compatibili con tali sistemi e quali accorgimenti è necessario adottare per renderli conformi. Vittorio Bertocci, Senior Architect Evangelist per i servizi cloud di

www.datacenterknowledge.com Data Center Knowledge è uno dei siti di riferimento per l’industria delle infrastrutture di rete, con un occhio di riguardo agli ultimi trend del settore, dal cloud computing alla virtualizzazione dei server. Particolarmente ricca la sezione di white paper, consultabile previa registrazione gratuita. www.ebizq.net Altro sito che segue da vicino lo sviluppo dei modelli di business process management per le aziende, con un occhio di riguardo alle ultime novità in campo IT. Le informazioni vengono offerte

Microsoft, ci ricorda però che: «Il cloud computing sta semplicemente enfatizzando un trend che è comunque in atto, ovvero la crescente necessità per le aziende di operare in ambiti multipiattaforma e globalizzati. Per affrontare questo scenario la sicurezza dei dati è ovviamente importante, ma lo è altrettanto la capacità di superare i recinti tecnologici e l’obsolescenza degli apparati esistenti, anche in un ottica di crescita modulare. Le sfide che pone la migrazione al cloud sono le stesse: rinunciare al controllo capillare di ogni singolo dettaglio della propria infrastruttura IT consente di risparmiare le risorse altrimenti necessarie per la manutenzione e di concentrarsi invece sul core business. Chi si è già attrezzato in tal senso gode di un notevole vantaggio competitivo, mentre chi rimane ancorato a soluzioni personalizzate e chiuse rischia di rimanere al palo».

sfruttando ogni tipo di media, inclusi interessanti podcast, webcast, webinar e white paper. Particolarmente affollato, e quindi interessante, il forum, con vivaci discussioni sui diversi approcci da adottare in campo enterprise. www.cloudwf.com Il Cloud Computing World Forum è l’evento di riferimento europeo per tutti coloro che hanno in qualche modo a che fare con la nuvola. Si parla di più di 3.000 presenze per un calendario di conferenze che abbraccia tutti gli argomenti del settore. La prossima edizione si terrà a Londra il 12-13 giugno 2012.


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Il business dell’informatica è come una Porsche da corsa: basta un piccolo errore per andare fuori strada e ritirarsi da una gara che rimane una delle più affascinanti alle quali si possa partecipare. Bisogna correre, ma guardando avanti e non è semplice, ma è necessario. Essere veloci non basta più: il progetto, l’idea alla base del business è fondamentale, bisogna decidere da che parte stare su quale settore puntare, su quale marchio, su quali prodotti, su quali clienti, su quali eventi. Il mercato entra nei 90 giorni fondamentali, gli ultimi tre mesi dell’anno che da soli valgono il 50% del fatturato, bisogna essere in grado di fare tutto, fatturare e progettare, incassare e selezionare; d’altronde il multitasking è uno dei cavalli di battaglia dell’IT. Anche la memoria è una caratteristica fondamentale dei prodotti e dovrebbe esserlo anche di questo business. Non bisogna dimenticare. Per non essere tra quelli che vanno fuori strada, acquisiti

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o spariti dal settore, a volte basta ricordare cosa hanno fatto le aziende concorrenti o amiche e non commettere gli stessi errori, non affrontare allo stesso modo le curve pericolose che questo business presenta, di continuo. Giocare un ruolo importante Uno dei modi più semplici per ricordare è parlare, ritrovarsi, confrontarsi, condividere le opinioni, lasciando in cantina lo spirito iper-competitivo che spesso caratterizza questo mercato. Le fiere oltre che un momento per scambiarsi biglietti da visita, vedere che fine ha fatto il collega o il concorrente, dovrebbero essere sfruttate per questo. Sono uno dei pochi momenti in cui l’ICT si ritrova e può confrontarsi, è un’occasione de non perdere. Smau gioca un ruolo fondamentale, è il principale aggregatore del settore, delle idee e delle opportunità. Anche quest’anno i migliori brand dell’IT sono presenti con novità straordinarie come il Cloud e i Tablet

per il business, ma sono presenti anche i partner di canale: i rivenditori, i Var i system integrator, la vera linfa dell’ICT, quelli che sanno trasformare una serie di hardware e software in una soluzione. Smau è il luogo dove si possono incontrare tutti. È la pista dove si può correre insieme, gareggiando certo, ma con correttezza. Qualche anno fa proprio Francesco Marino, il direttore di Digitalic, ha scritto un editoriale “il pallone è mio e ci gioco io”, per raccontare quanto fosse importante per il settore non essere gelosi delle proprie risorse, condividerle è l’unico modo per “giocare” per fare business, Smau anche quest’anno è il campo in cui i migliori dell’ICT giocano e si mettono in mostra, perché sanno che chi tiene per sé il pallone non si diverte e non fa business.

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à la carte C’è la strada della formazione, quella della Pubblica Amministrazione e ancora la strada dell’innovazione tecnologica, delle Start UP, dei premi dell’Innovazione e delle città intelligenti… Dai primi di ottobre imprenditori e manager hanno avuto la possibilità di avere un’anteprima di tutte le novità e i contenuti presenti in fiera attraverso il sito www.smau.it organizzando con anticipo la propria agenda di workshop, appuntamenti con i fornitori e consulenze one to one con i più autorevoli docenti, analisti e consulenti. Un mutevole caleidoscopio fatto di colori e forme diverse che, negli affollati padiglioni di Fieramilanocity, tra il 19 e il 21 ottobre, andrà a comporre l’insieme di un evento senza precedenti.

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Un evento frutto di un lungo processo di evoluzione che dal 2008 ad oggi lo ha portato a mettere a segno una crescita media del 30 per cento, accogliendo più di 65.000 visitatori professionali e 600 espositori tra le tappe del roadshow e l’edizione milanese. «Oggi Smau è una piattaforma aperta che riunisce tutti i protagonisti di questa industria. - spiega Pierantonio Macola, amministratore delegato di Smau e timoniere di questo grande processo di evoluzione

dell’evento espositivo milanese -. Una vetrina ideale per valorizzare le strategie e l’offerta dei primattori dell’Ict che prediligono questo palcoscenico per parlare al mondo delle imprese italiane rispetto all’organizzazione di tour ed eventi individuali».

Il mercato ha risposto presente Una formula che ha convinto il mercato. All’appuntamento milanese non mancheranno infatti le più grandi multinazionali del settore

come Cisco, Google, Ibm, Intel, Microsoft, Olivetti, Oracle, Sap, Telecom Italia, Zucchetti. All’interno dei cosiddetti “village” queste grandi firme del mercato hanno scelto di essere affiancate da quelli che sono i più preziosi anelli di congiunzione con un mercato complesso come quello italiano: società di servizi informatici, distributori e rivenditori di tecnologia che rappresentano infatti dei soggetti strategici in grado di supportare i manager e gli imprenditori del mercato locale con veri e propri abiti su misura.

La forma del’innovazione Non solo area espositiva, non solo tecnologia, non solo prodotti. Con un calendario di oltre 300 appuntamenti, in soli tre giorni il pubblico in visita a Smau potrà trovare la migliore offerta di contenuti indipendenti a cura delle più prestigiose business school italiane come School of Management del Politecnico di Milano e Sda Bocconi School of Management e società di consulenza come

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Smau Wow L’evento nell’evento

Gartner. I momenti formativi e informativi in programma saranno erogati in forma di brevi assaggi, non più di 50 minuti, per andare incontro alle esigenze di imprenditori e manager italiani che solitamente hanno poco tempo da dedicare alla formazione e non sono ancora pienamente consapevoli dei benefici che le tecnologie possono apportare alla propria azienda. Tra gli eventi in calendario, accanto ai numerosi workshop ed incontri che si susseguiranno nell’arena Marketing Trend e nell’arena Retail, sono in programma 4 laboratori realizzati dalla School of Management del Politecnico di Milano dedicati al cloud computing, alla fatturazione elettronica, alle Unified Communication e alla progettazione e 2 appuntamenti esclusivi realizzati da Sda Bocconi School of Management che affronteranno temi di massima rilevanza come la Business Intelligence e la gestione dei processi IT e il Project Management.

Il canale sotto la lente Come da tradizione ormai, il padiglione 3 dell’area espositiva sarà interamente dedicato agli

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operatori del canale Ict, che rappresentano il 50 per cento del pubblico atteso. Nell’ambito di una simile offerta, attesa e seguita come sempre sarà la terza edizione dell’Osservatorio Smau Trade realizzato in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano. L’Osservatorio offrirà quest’anno un approfondimento sui cambiamenti in atto conseguenti allo sviluppo del cloud computing, uno dei temi portanti dell’intera manifestazione insieme alle opportunità generate dalla diffusione dei tablet in ambito aziendale.

L’introduzione di servizi di Comunicazione e Collaborazione integrati e usufruibili attraverso diversi device, è uno dei trend che più interessa e attrae gli investimenti delle aziende e Pubbliche Amministrazioni italiane. Ecco perché la 48ma edizione di Smau Milano dedicherà particolare attenzione a queste tematiche in Expo Comm, un evento nell’evento focalizzato sulle soluzioni di unified communication & collaboration dedicato in particolare alle grandi imprese, che approda all’interno del salone milanese grazie alla collaborazione con il partner internazionale E.J. Krause.

Le Regioni protagoniste Smau 2011 presenterà un’area dedicata e momenti formativi e informativi in cui saranno riuniti gli Assessorati alle Attività Produttive, all’Innovazione e alla Ricerca delle principali amministrazioni regionali italiane: tra le altre, Regione

Lombardia, Regione Liguria, Regione Emilia Romagna, Regione Puglia, Regione Toscana, Regione Lazio, Regione Campania e la Provincia autonoma di Trento, illustreranno ai visitatori le iniziative - bandi, infrastrutture e finanziamenti - messe in atto a supporto delle imprese, della valorizzazione della ricerca scientifica e della crescita delle start up. Inoltre, grazie ad un accordo pluriennale con Anci, Smau sarà anche l’occasione per valorizzare le progettualità evolute in materia di Smart City, tema di grande rilevanza nel prossimo quinquennio, attraverso momenti volti a sviluppare sinergie tra amministrazioni pubbliche e imprese, senza trascurare la formazione di alto livello di tutti gli attori coinvolti. Accanto ad una selezione di Regioni Italiane, l’area dei Percorsi dell’Innovazione ospiterà oltre 100 giovani imprese italiane che mostreranno i propri progetti e prototipi alla ricerca di possibili finanziatori tra il pubblico in Fiera.


Digitalic per Check Point

UNA SICUREZZA DI VALORE INSIEME AL CANALE

LA NUOVA DIMENSIONE DI CHECK POINT SOFTWARE

VIAGGIO AL CENTRO DI UNA DELLE PIÙ DINAMICHE REALTÀ DEL MONDO DELLA SECURITY AZIENDALE Un nuovo management, una nuova ambiziosa strategia di canale, nuove soluzioni per la protezione e il miglioramento delle prestazioni delle infrastrutture IT. La filiale italiana di Check Point Software Technologies è nel pieno di una svolta epocale che la porterà a rilanciare il suo ruolo da protagonista nell’ambito della security aziendale ad alto valore aggiunto. Una svolta che vede, ora più che mai, i partner come chiave di volta.

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LA CABINA DI REGIA

INSIEME AI PARTNER VERSO UNA SECURITY DI VALORE

Rodolfo Falcone, nuovo country manager di Check Point Software Italia

Oltre 15 anni di esperienza nel settore della sicurezza informatica e una grande passione per le sfide. Investito ufficialmente della carica di Country Manager per il nostro Paese nei primissimi giorni di settembre, Rodolfo Falcone è il volto nuovo della filiale italiana di Check Point Software. A lui la responsabilità di guidare la società in una delle fasi più importanti della sua storia. «Si tratta di una sfida che ho raccolto con entusiasmo, e di un ottimo momento per entrare in Check Point - afferma Falcone -. Il mondo della sicurezza sta evolvendo in maniera veloce ed esplosiva, e l’approccio innovativo che l’azienda propone sta portando i suoi frutti. Sono convinto che le soddisfazioni non mancheranno: le opportunità in Italia sono nu-

UNA SECURITY IN 3 DIMENSIONI Si scrive “3D Security” e si legge come gestione virtuosa di tre aspetti diversi della security: policy, people, enforcement. Una strategia chiave per il presente e il futuro di Check Point Software. «Policy - spiega Rodolfo Falcone - significa determinare poche regole precise per l’accesso alla rete in azienda, non è detto che tutti debbano andare ovunque e sempre…». E’ ovvio poi che serve una attenzione estrema ai frequenti danni e problemi causati, anche involontariamente, dai comportamenti dei dipendenti passando poi per l’enforcement delle policy di sicurezza. Nell’ambito di una simile strategia la società ha annunciato la disponibilità di R75.20, nuova versione della sua suite di sicurezza basata su Software Blade Architecture. R75.20 offre infatti ai clienti un

merose ed il mio compito sarà quello di sfruttarle al meglio, rilanciando Check Point sul mercato, con un occhio al presente e l’altro al medio e lungo periodo». « Nei primi mesi dell’anno è arrivata la nomina di Joaquin Reixa, come nuovo responsabile di Check Point Southern Europe. Il mio incarico - spiega ancora Falcone - rappresenta il culmine di questa ambiziosa strategia di rilancio commerciale e tecnologico sul mercato italiano». «Check Point – continua Falcone – ha messo in campo il meglio della sua strategia e della sua offerta tecnologica, per riaffermare il suo ruolo di protagonista nel mercato della security aziendale. A livello tecnologico il focus principale viene posto sulla soluzioni di

approccio globale alla sicurezza grazie alla nuova suite Software Blade per lo URL Filtering, al sistema di SSL Inspection che consente alle aziende di controllare il traffico SSL crittografato attraverso tutte le software blade e alle funzionalità della soluzione Check Point Data Loss Prevention, che permette ai clienti di proteggersi contro data leak interni.

sicurezza di punta dell’azienda tra cui le software blade Check Point Endpoint Security, Data Loss Prevention e Application Control. Il vero cuore pulsante della nostra proposta è però la 3D security intesa come mix virtuoso tra policy, people ed enforcement. Un mix alla cui base c’è la necessità di un approccio basato sui progetti e sulle soluzioni e non sul singolo prodotto». Stabilità e organizzazione «Nel corso della prima parte dell’anno - continua Falcone la società ha poi puntato a fornire crescente stabilità e una adeguata organizzazione commerciale, che fossero capace di sviluppare le numerose innovazioni introdotte sul mercato. Un’organizzazione che, data anche la peculiarità del territorio italiano e la natura delle nostre soluzioni, vede proprio nei partner di canale la chiave di volta. Ad oggi abbiamo una struttura di 6 persone che si occupano esclusivamente di canale e che vedono le loro competenze suddivise per area geografica e per tipologia di partner. Per quanto riguarda poi i grandi clienti, ai quali si rivolge la nostra forza di vendite diretta, anche in questo caso stiamo per raddoppiare le forze in campo».


FOCUS SUI LIVELLI DI CERTIFICAZIONE

IL NUOVO VOLTO DEL CANALE Parlare di valore della security e di approccio basato sulle soluzioni in Italia vuol dire chiamare direttamente in causa il canale indiretto. Un canale che può infatti contare su un rapporto diretto e personale con i clienti finali, un canale però che deve mettere in campo una concreta capacità di sviluppare e integrare con soluzioni e servizi ad hoc la tecnologia che una società come Check Point è in grado di veicolare sul mercato. Non a caso, nell’ambito della sua fase di evoluzione la società ha infatti varato un ambizioso piano di allargamento della squadra di reseller a valore e soprattutto una loro più attenta selezione. Con questo preciso compito, la scorsa estate Elena Ferrari è stata nominata Channel Sales Manager di Check Point Italia. In questo ruolo, ha ora il compito di coordinare le attività commerciali dedicate ai distributori (Computergross, Computerlinks e Itway) ed ai rivenditori dell’azienda. Forte di una notevole esperienza nelle attività di canale, in particolare nel mondo della sicurezza IT, Elena Ferrari ha immediataente avviato una serrata fase di colloquio individuale con i partner e di revisione dei livelli di certificazione attualmente esistenti. «Abbiamo incontrato ogni partner - ha spiegato Elena Ferrari -, studiando business plan condivisi al fine di trovare assieme un valore aggiunto. Le certificazioni saranno chiuse, i partner si potranno certificare solo dopo un colloquio. I partner che attualmente lavorano con la società saranno mantenuti ma prevediamo di reclutarne anche di nuovi che si dimostreranno proattivi spiega ancora la manager -. L’obiettivo attuale è quello di non stravolgere troppe cose, vedi i corsi di certificazione online e presso i distributori, oppure il livello di fondi a diposizione dei partner. Vogliamo insomma sistemare e consolidare l’esistente anche perché l’attuale programma di canale è valido ma va consolidato e affinato per sfruttare al meglio le opportunità di mercato e per rispondere alle necessità dei clienti finali che richiedono un approccio sempre più consulenziale»

Elena Ferrari, Channel Sales Manager di Check Point Italia

Contatti CHECK POINT SOFTWARE TECHNOLOGIES (ITALY) Tel. +39 02 6659981 www.checkpoint.com


IT ALIANS

Emozioni brucianti, successi e clamorosi flop che si alternano alla velocità della luce. Prodotti che spesso invecchiano prima ancora di arrivare sullo scaffale del rivenditore di turno… Il tutto unito ad una fittissima rete di relazioni personali, sartoriali, con aziende di ogni forma e dimensione sparse su un territorio difficile, eterogeneo, unico. Astenersi perditempo, la distribuzione Ict in Italia è un business per molti ma, assolutamente, non per tutti. Questione di Dna e di passione. Ci sono le filiali nostrane di grandi multinazionali, ci sono piccole e piccolissime realtà territoriali e ci sono aziende orgogliosamente made in Italy, che negli anni

E

hanno sviluppato un proprio, personalissimo, modo di interpretare questo business e ne hanno fatto un marchio di fabbrica. Tra queste, un posto in prima fila spetta a Brevi, distributore che, con i suoi oltre 25 anni di vita, rappresenta una delle aziende Ict più longeve di casa nostra. Partito nel 1983 come piccolo concessionario Olivetti di registratori di cassa, oggi Giambattista Brevi è alla guida di una società multiforme che, nel corso del 2010 ha sviluppato un fatturato di circa 170 milioni di euro, con performance di rilievo nei segmenti dei notebook, della componentistica per Pc, dei sistemi desktop, dello storage, dei monitor e delle periferiche, del software di base e del networking. Il tutto grazie ad una struttura

LA LUNGA STORIA DEL SIGNOR BREVI 44


commerciale eterogenea che vede però nella distribuzione di prossimità e nella rete di 20 Cash & Carry il cuore pulsante, al quale si affiancano poi la parte direzionale che si rivolge ai key-customer e il canale retail. Numeri a parte, per capire veramente di che pasta è fatto il Dna di una simile azienda, è assolutamente vitale incontrare di persona il signor Giambattista. Bergamasco doc, il signor Brevi conosce a memoria i numeri e le dinamiche anche dei più remoti vicoli del canale indiretto italiano. Li conosce così bene che, ogni intervista con lui, si rivela inevitabilmente un’occasione unica per fare il punto su tutto il mercato, ma proprio tutto… Signor Brevi che cos’è che rende così diverso il canale IT italiano rispetto agli altri Paesi europei? Beh sicuramente la numerica elevatissima, a cui fa da contrapposizione una certa debolezza di molte di queste realtà, perché tante di queste aziende non possiedono un’organizzazione vera e propria a livello di gestione e di processi. Il territorio italiano è fatto da molti Comuni, con una loro logica in termini di presidio. A fronte di un territorio così eterogeneo il numero di rivenditori non può che essere elevato, anche in una fase difficile come questa per i budget IT. Non a caso, la numerica dei nostri clienti è sempre in crescita e nei primi sei mesi del 2011 si parla di un +7 per cento rispetto allo scorso anno.

Che cos’è un distributore e quale è il suo ruolo nella filiera IT? Oggi è soprattutto un magazzino di prossimità e un finanziatore del business del proprio cliente. Clienti che spesso, data la struttura ridotta ai minimi termini, risultano inadatti per dialogare con il sistema bancario che infatti li tiene ai margini. Non a caso il Cash & Carry è un modello di approccio al business che all’estero quasi non esiste. Qui invece è un fondamentale elemento di contatto e di attenzione al cliente. Un cliente che in Italia necessita di una certa flessibilità nei pagamenti. Basti pensare che se nel 2007, a livello di ritorno sui pagamenti, la percentuale di insoluto era del 5 per cento, a distanza di due anni il livello è raddoppiato. Il 2010 si era chiuso con una percentuale “pre crisi” ma ora siamo tornati al 7,5 per cento e il sistema bancario, insieme alle assicurazioni, sta tornando ad irrigidirsi… Che cos’è il mercato a valore nell’IT? Perché quest’anno tutti ne parlano? A partire dallo scorso mese di novembre circa,

il mondo retail ha subito una fortissima fase di rallentamento, la pedonabilità delle grandi catene della Gds è in costante discesa e le famiglie evidenziano una propensione all’acquisto sempre più limitata. Inevitabile dunque che vendor e distributori ora si rivolgano con maggiore attenzione a canali e mercati che possono offrire migliori garanzie a livello di margini e semplicità di gestione. Il retail è infatti un canale che chiede moltissimo a vendor e distributori nel momento in cui rallenta o si ferma. Oggi il rischio è che le assicurazioni si allontanino dal mercato retail, che per anni ha avuto invece una grossa facilità di finanziamento. Un trend che potrebbe favorire il canale B2B, più semplice da gestire e già abituato a vendere progetti e soluzioni ad alta marginalità. Che cosa pensa del trend tablet? A mio avviso ci si attendeva di più, si pensava potessero sostituire i notebook e invece, al momento li hanno solo rallentati, senza però garantire un livello di marginalità paragonabile. Io penso che sia giunto

il momento di smetterla di spingere prodotti non esattamente in linea con le esigenze del mercato. Serve un canale più sano che sia in grado di proporre la soluzione giusta al momento giusto, e che sappia promuovere quelle che sono le vere aree a valore, penso alla videosorveglianza, alla convergenza su IP… Se tornasse indietro di 25 anni ripeterebbe la sua scelta di fondare un distributore IT? La risposta non può essere negativa, siamo orgogliosamente sul mercato, anche a distanza di così tanto tempo. Certo l’entusiasmo non è quello degli esordi, oggi abbiamo tutti un approccio molto più prudente, più problematico. Un prodotto in casa spesso viene vissuto più come un problema e non come un’opportunità. Oggi insomma si gioca molto in difesa e si pensa un po’ meno a fare gol. Le possibilità di fare business però non mancano, come abbiamo detto siamo di fronte ad una fase in cui il canale B2B ha l’opportunità di tornare più appetibile per tutti. Sarà importante farsi trovare pronti.

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trend networking

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computers

consumables

printers

Tasso di crescita H1 2011/H1 2010 dei Top Industry sector in Revenue

-4,1%

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In flessione le vendite di tutti i principali prodotti tecnologici

-12,9% -13,1%

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Quota di mercato (settore Pc) dei tablet %

3,7 2,9 % %

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Quota di mercato trimestrale per Industry sector in Revenue

5,1 % 4,8 %

È tutto in rosso. I tassi di crescita dell’IT sono tutti negativi, non si salva alcun settore. I dati Context evidenziano che la maggiore sofferenza è quella dei Pc, che fanno registrare nei primi sei mesi del 2011 un calo del 12,9% in fatturato; peggio fa solo lo storage, con una flessione del 13,1%. Ma la contrazione dei Pc è quella che davvero pesa sul mercato, dato che i computer rappresentano (a giugno 2011) il 33,3% del mercato e lo storage solo il 4,6%. L’unico segno più è quello che caratterizza i tablet, all’interno dell’ampia categoria dei Pc, ma certo non basta a cambiare le cose. Le tavolette crescono rapidamente. Hanno raggiunto nel secondo trimestre dell’anno il 7,2% del fatturato dell’intero settore Pc (erano al 3,4% appena nel trimestre antecedente). La caduta del fatturato non è mitigata dalla tenuta dei prezzi, sempre in discesa. Il prezzo medio di un tablet nel secondo trimestre del 2010 era 521 euro, in un anno è sceso a 441 euro. I notebook sono passati dai 397 medi (Q2 2010) euro ai 350 euro del Q2 2011.

Tasso di crescita trimestrale Q2 - Settori IT Il tasso di crescita (decrescita) dei principali settori dell’IT nel trimestre aprile-giugno, confrontati con il precedente trimestre

7,2%

3,4%

3,7%

3,4%

-13,3%

-6,3%

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displays storage fonte: CONTEXT

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CARTE VALORI


MANAGEMENT 48

IL CORAGGIO DI RINUNCIARE Marco Sampietro SDA Bocconi Professor della Unit Sistemi Informativi della SDA Bocconi School of Management. Responsabile del corso Project Management nei Sistemi Informativi. Faculty Member all’MBA ed al Global Executive MBA. Professore a contratto presso l’Università Bocconi per i corsi Informatica per l’Economia, IT Management e Project Management. Cofondatore di The Base - Project Management Consultancy.

Le recenti comunicazioni di HP inerenti l’interruzione della produzione del TouchPad Tablet computer, degli smartphone basati sul sistema operativo WebOs e della probabile vendita del ramo Pc nell’arco di 12/18 mesi portano ad alcune riflessioni importanti che sono allineate agli attuali trend del management dell’Ict. Una prima riflessione è la seguente: fortunatamente nei tavoli decisionali si parla sempre più di profittabilità e meno di ricavi. Questo è un cambiamento importante nella mentalità di molti manager che ha un impatto rilevante nelle modalità di conduzione del business. Le

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In un grafico Neoformix ecco cosa ha detto il popolo di Twitter all’annuncio HP su WebOs. Sono le parole associate ai Twits su WebOS

aziende, infatti, chiudono, sopravvivono o prosperano in funzione dei profitti e non dei ricavi. La decisione di HP, così come quella a suo tempo effettuata da Ibm con la vendita a Lenovo, va proprio in questa direzione. Più nello specifico, le analisi di HP mostrano come il livello dei profitti del ramo Pc stia scendendo costantemente e come, a meno di cambiamenti radicali del modo di pensare, produrre e vendere i Pc, questa situazione è destinata a peggiorare. Meglio quindi vendere quando ancora ci sono dei margini piuttosto che aspettare che il ramo Pc vada in perdita. Ragionamento sicuramente razionale ma è da sottolineare come sia molto più difficile dire basta, soprattutto

NEI TAVOLI DECISIONALI SI PARLA SEMPRE PIÙ DI PROFITTABILITÀ E MENO DI RICAVI quando la situazione non è ancora drammatica piuttosto che lasciarla correre, sperando che le cose migliorino da sole oppure rimandando la decisione quando questa è ormai imperativa. Dal punto di vista manageriale sostenere il cambiamento quando le cose vanno ancora relativamente bene è difficile, poiché le resistenze saranno più elevate, mentre quando la situazione è drammatica il cambiamento è più facile da vendere.

Cambiare da sani Citando la frase di un amministratore delegato di un’azienda Ict italiana «le aziende devono cambiare quando sono ancora sane, poiché in questo modo si possono permettere il lusso di sbagliare. La stessa cosa non è possibile quando l’azienda è in crisi». In altre parole, il set di scelte possibili in una situazione ancora positiva è molto


All’annuncio HP le notizie e i commenti sono rimbalzati in tutto il mondo: ecco un quadro d’insieme delle principali news apparse online

La gestione a livello di portafoglio sta diventando un tema caldo in molte funzioni IT per due ragioni: La prima è che in molte aziende l’IT è definibile come “collo di bottiglia permanente”. Con ciò non si vuole dire che l’IT abbia delle colpe che altre funzioni aziendali non hanno bensì che la richiesta di interventi supera costantemente la disponibilità di risorse. Per esempio, in una multinazionale americana è stato calcolato che la quantità di lavoro necessaria per implementare quanto richiesto dagli utenti richiedeva il 350 per cento in più di risorse umane; La seconda è che l’IT molto spesso fallisce nel generare valore per l’azienda e questo a causa del così detto disallineamento con la strategia aziendale. Naturalmente questo aspetto è legato in parte al primo in quanto, in condizione di permanente scarsità di risorse e senza un meccanismo formalizzato

di filtro che prenda in considerazione il tema dell’allineamento strategico, le iniziative svolte sarebbero solo casualmente realmente utili all’azienda. Come suggerito nel titolo dell’articolo, per migliorare le perfomance sia di aziende Ict sia di funzioni Ict è importante imparare a rinunciare. La rinuncia può avvenire sue due fronti: - selezionare le iniziative che possono realmente contribuire al successo aziendale; - bloccare le iniziative già in essere quando queste non sono più in grado di aggiungere valore. Queste tematiche sono oggi più rilevanti rispetto al passato in quanto la perenne scarsità di risorse obbliga ad ottenere il massimo da quanto a disposizione. Paradossalmente però sono anche più difficili da applicare in quanto la componente irrazionale presente in ognuno di noi, spinge nel voler cercare di fare tutto, senza discriminazioni, per uscire da questi momenti difficili del mercato.

RISORSE

superiore rispetto a quelle disponibili in momenti difficili, nel primo caso si può agire, nel secondo è più probabile subire. Casi e scelte di questo genere, naturalmente più in piccolo, sono applicabili a qualsiasi azienda o funzione Ict. Quante volte, infatti, si mantengono in essere applicativi con costi di manutenzione molto elevati e soprattutto crescenti e si continua a rinviarne la loro sostituzione? L’Amministratore delegato di HP, Apotheker, ha poi spiegato che l’idea di abbandonare la parte Pc deriva anche da un disallineamento con l’attuale strategia aziendale, ora maggiormente orientata ai servizi ed al software, ed in questa logica, la parte Pc determinerebbe un portafoglio sbilanciato. Ecco allora la seconda riflessione: ragionare in termini di portafoglio è ben diverso rispetto all’ottimizzazione delle singole iniziative, infatti, anche singole iniziative ben condotte possono non generare grande valore.

http://www.dawn.com/2011/08/19/hp-toexit-pc-hardware-market.html Su HP si è scritto molto e si scriverà ancora di più, visti anche gli ultimi sviluppi. Il nuovo Ceo, dopo gli annunci, sembra stia attraversando un momento di turbolenza. L’andamento del titolo non ha mostrato segnali positivi. Per capire meglio la questione, un buon articolo è questo di Dawn.com, che analizza con attenzione l’annuncio di HP e le prospettive che si aprono.

Roenuck, K. IT Portfolio Management:Highimpact Strategies - What You Need to Know: Definitions, Adoptions, Impact, Benefits, Maturity, Vendors. Emereo Pty, 2011. 644 pagine per capire l’IT management. Un libro che spiega come l’IT portfolio management possa dare una struttura coerente agli sforzi, spesso informali del passato, per garantire misurazioni efficaci ed obiettivi chiari nell’utilizzo della tecnologia in azienda.

http://cisr.mit.edu/research/ research-overview/classic-topics/ it-portfolio-management/ Che l’IT portfolio management sia una materia di grande importanza lo dimostra anche l’interesse del MIT, che ha creato un Centro di ricerca dedicato al tema: “The MIT Center for Information Systems Research” (CISR) il quale realizza ricerche sul management e l’utilizzo delle risorse IT nelle organizzazioni complesse.

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NEWS

Achab accelera sul Back up Distribuiamo software e serenità recita l’emblematico slogan che campeggia da tempo in tutte le comunicazioni di Achab. Dalle parole ai fatti, tremendamente concreti, che parlano, proprio in questi giorni, di un importante annuncio. La società ha infatti varato l’avvio della commercializzazione di App Assure Replay. «Si tratta - spiega Todd Frederick, cofondatore ed executive vice president

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App Assure Replay offre il backup continuo e il disaster recovery di server Windows, VMware e Hyper-V Marco Lorusso

sales & marketing di AppAssure - di un software facile e veloce per il backup continuo e il disaster recovery di server Windows, VMware e Hyper-V. Una soluzione

Magirus sceglie F5 Migliorare la velocità e la sicurezza dell’infrastruttura e delle applicazioni con soluzioni scalabili per infrastrutture IT più agili e robuste. Soluzioni che, mai come di questi tempi, si propongono di offrire un’importante opportunità per i rivenditori che puntano ad arricchire di strategico valore la propia offerta. Proprio in questo senso va infatti letto il recente annuncio dell’accordo (valido in Italia, Spagna e Portogallo) che unirà il canale di Magirus all’offerta tecnologica F5 Networks, società protagonista nel settore dell’Application Delivery Networking

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completa e integrata che permette il ripristino in pochi minuti in seguito a qualunque tipo di danno con la sicurezza del backup e recovery anche off-site in caso di evento disastroso. La perdita di dati è infatti un problema che si verifica di frequente. Guasti, errori, virus, furti, manomissioni possono seriamente compromettere la continuità operativa di un’azienda. Per questo motivo una buona strategia di backup e disaster recovery è fondamentale per proteggere la propria attività da questo

(Adn). Le soluzioni F5, immediatamente disponibili ai rivenditori Magirus, si integrano nella rete fornendo avanzate funzionalità che consentono di migliorare la velocità, la sicurezza, e l’affidabilità dell’infrastruttura e delle applicazioni oltre a semplificarne notevolmente

Il distributore a valore allarga l’offerta del suo canale e sigla un accordo strategico M.L.

genere di inconvenienti e assicurare il recupero dei dati in seguito a qualsiasi evento disastroso». Nello specifico, la soluzione esegue il backup continuo e ripristino alla velocità di 8 GB al minuto: dodici volte più veloce delle soluzioni tradizionali. L’impatto sull’attività degli utenti dovuto al downtime è minimo, grazie alla possibilità di eseguire facilmente il failover verso macchine di standby fisiche e virtuali con un solo click. Per i partner di Achab dunque, una nuova importante opportunità per arricchire di valore la propria offerta di soluzioni tecnologiche.

la gestione.
 «La partnership con F5 Networks ci consente di inserire nel nostro portfolio soluzioni che si coniugano perfettamente con la nostra attuale offerta - spiega Hugo Fernandez, vice president sales di Magirus, Responsabile per la Regione Sud che comprende Italia, Spagna e Portogallo -. Esse permetteranno ai nostri partner commerciali di soddisfare le esigenze dei clienti per quanto riguarda la disponibilità, le prestazioni e la sicurezza in rete delle Applicazioni e dell’intero Data Center Virtualizzato».



NEWS Néstor Cano, presidente di Tech Data Europe

Tech Data, con Man and Machine nel segno di Autodesk Tech Data ha infatti annunciato di aver concluso un accordo per l’acquisizione di alcune risorse attinenti all’attività di distribuzione a valore aggiunto di Man and Machine, uno dei principali Vad nel settore del software di progettazione in Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Svizzera, Benelux, Polonia e Romania. Ai sensi dell’accordo, entrambe le parti prevedono

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Nel segno del software di progettazione, di Autodesk e, soprattutto, del valore. Continua il cammino di rafforzamento del distributore Ict in ambiti di mercato capaci di sprigionare business a valore Marco Lorusso

che l’acquisizione sia portata a termine entro la fine di ottobre, se alcune condizioni saranno soddisfatte e previa approvazione della fusione da parte della Commissione Europea. A seguito dell’acquisizione, Man and Machine ha intenzione di trasformare la propria attività in quella di rivenditore a valore aggiunto (Var), sfruttando le competenze e il know-how maturati nel settore. «Questo accordo è

Ibm, un miliardo di dollari per le Pmi Stimolare l’innovazione e guidare la crescita economica, rendendo più accessibile il credito alle piccole e medie imprese, con approvazioni rapide in meno di 60 secondi, tramite la Ibm Global Financing. Ecco l’obiettivo di Ibm. Attualmente uno dei principali limiti che ostacolano il successo delle Pmi infatti è proprio la mancanza di fondi per investimenti. «L’annuncio - spiegano dalla società - è una risposta concreta all’urgente necessità di capitale e si propone

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Big Blue renderà disponibile un finanziamento da un miliardo di dollari per aiutare le PMI a sfruttare soluzioni avanzate di business analytics e cloud computing M.L.

un’ulteriore dimostrazione della strategia adottata da Tech Data: sviluppare le divisioni specialistiche, operando acquisizioni mirate, in modo da poter continuare ad aumentare i profitti per i nostri azionisti potenziando al tempo stesso i servizi e il supporto offerti ai nostri clienti», ha commentato Néstor Cano, presidente di Tech Data Europe.

di dare le basi e le risorse giuste per sostenere le Pmi in questo momento economico, eliminando molte delle barriere rappresentate dai costi dell’investimento che ostacolano la crescita della loro attività. Ibm Global Financing offre soluzioni di leasing e finanziamenti semplici e flessibili, che includono anche offerte di finanziamento a 12 mesi a tasso zero, per consentire di acquisire immediatamente la tecnologia e i servizi necessari per avviare la trasformazione del business, con una più efficace gestione del proprio flusso di cassa. Queste soluzioni finanziarie saranno rese disponibili alle imprese tramite i Business Partner Ibm, che possono beneficiare di tool per la gestione online delle offerte finanziarie, generare proposte di prezzi e ottenere rapide approvazioni alle richieste di credito.


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tABLET Byod, ovvero Bring Your Own Device (portati, in ufficio e in azienda, il tuo device). La vera rivoluzione dei tablet è questa. E si tratta di una rivoluzione che per le aziende è prima di tutto di tipo culturale e solo dopo di natura tecnologica

Francesco D’Ambrosio

Nuovo gadget tecnologico o strumento di produttività anche in ambito business e professionale? Questo il dilemma che continua ad attanagliare Cio (Chief Information Officer) e manager IT nelle aziende. E anche tra i professionisti dei più svariati settori – architetti, avvocati, medici, docenti… – la domanda se il tablet, quell’oggetto comprato inizialmente per seguire il trend tecnologico (e diciamolo pure, perché va di moda) possa realmente trasformarsi in un efficace strumento di lavoro, continua ad essere viva. La risposta è però nei fatti: i tablet hanno già

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fatto il proprio ingresso nelle aziende e sempre più spesso si vedono tra le mani dei professionisti e dei responsabili aziendali. Secondo una recente ricerca di Dimensional Research, nel mondo il 22 per cento delle aziende utilizza dispositivi tablet e oltre il 50 per cento ha in programma di farlo in un futuro quanto mai prossimo: in Europa la percentuale di penetrazione è più bassa, fermandosi a un “misero” 13 per cento con un 35 per cento di aziende che dichiara di non avere ancora alcun programma a riguardo (chi ne ha avviato l’adozione può dunque considerarsi all’avanguardia). Già da questi dati si

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Una rivoluzione dal basso Il ritardo europeo dà lo spunto per mettere in luce un aspetto interessante di quella che oramai può essere definita come una vera e propria “rivoluzione tablet”. L’avvento dei nuovi dispositivi

E n o i uz

l o v i rDAL La

capiscono almeno un paio di cose. I tablet in azienda, almeno a livello globale, ci sono e il loro spazio è destinato a crescere anche più in fretta di quanto si potesse immaginare solo un anno fa: quindi sì, i tablet possono, anzi devono essere considerati a tutti gli effetti strumenti di lavoro.

o s s a b


acronimo per definire il fenomeno: Byod, ovvero Bring Your Own Device (portati, in ufficio e in azienda, il tuo device). La vera rivoluzione dei tablet è questa. E si tratta di una rivoluzione che per le aziende è prima di tutto di tipo culturale e solo dopo di natura tecnologica.

Piace ai capi

sovverte un modello di penetrazione della tecnologia che si è consolidato in quasi mezzo secolo. Dalla nascita del computer, così come per molti versi anche da prima per ciò che riguarda la tecnologia in generale, il percorso di diffusione e penetrazione degli strumenti digitali ha seguito una

direzione a senso unico: dal mondo delle aziende al mondo consumer. Anche con i personal computer questa direzione non ha mutato verso: la diffusione del Pc è comunque partita dall’ufficio per arrivare poi, con un lento procedere nelle case degli

utenti. Stessa cosa e in maniera decisamente più esplosiva è accaduta poi con i telefoni cellulari (e più di recente con gli smartphone) che sono nati come strumenti business, al punto addirittura da connotarne lo “status” dell’utente, per poi diventare dispositivi consumer per eccellenza. I tablet stanno seguendo una strada diametralmente opposta. Gli “early adopters” sono gli utenti consumer, e proprio loro stanno dimostrando di essere il motore propulsore nella penetrazione dei tablet anche all’interno del mondo business e professionale; oltreoceano, al solito, hanno già coniato un nuovo

Il paradosso è che a “spingere” i tablet nelle aziende sono proprio i vertici delle stesse. Sempre l’indagine di Dimensional Research rivela che più della metà del campione analizzato ha indicato nella direzione generale il pubblico più affezionato ai tablet: presidenti, direttori generali, direttori finanziari sono le principali figure che già utilizzano un tablet, seguiti dai direttori dei sistemi informativi e dai direttori commerciali. Nel 30 per cento delle aziende i tablet sono anche nelle mani di altre figure di livello inferiore nella scala gerarchica, mentre solo l’1 per cento delle realtà analizzate da Dimensional Research ha esteso l’utilizzo a tutti i collaboratori e dipendenti. Interessante poi anche l’ambito di utilizzo: nel 47 per cento dei casi i tablet sono strumenti di supporto alla Sales Force Automation, seguono il Service Desk, la gestione spese e gli uffici acquisti con percentuali nettamente inferiori. La ricerca rivela infine che la piattaforma di gran lunga preferita dalle aziende, sempre a livello globale, è quella di Apple: l’83 per cento del campione ha

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tABLET dichiarato di utilizzare iPad e di preferirlo a tutti gli altri tablet anche e soprattutto per l’enorme disponibilità di applicazioni, app nel gergo degli smartphone e quindi dei tablet. A lunga distanza si attestano gli altri principali attori: Android al 34 per cento (da solo il Motorola Xoom ha il 13 per cento), BlackBerry PlayBook al 19 per cento e i tablet basati su Windows al 14 per cento (come lo Slate di HP).

Questo o quello? Il mercato dei tablet è dunque caratterizzato da un notevole fermento e al momento risulta difficile, se non impossibile, capire quali saranno le soluzioni capaci di affermarsi davvero e quelle capaci soddisfare pienamente le esigenze del mondo business. Per le aziende e i professionisti, e soprattutto per chi ha il compito di indirizzare queste realtà

APP

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Nel mare magnum delle app non è certo facile capire quali sono le applicazioni giuste per l’utente business o per il professionista, quelle che davvero possono trasformare il tablet in uno strumento di lavoro. Ecco una rapida carrellata di app utili, in alcuni casi indispensabili, in altri magari solo interessanti per comprendere la varietà di applicazioni business disponibili per le tre principali piattaforme mobile.

Quickoffice ​​Pro HD È l’app “tuttofare” per gestire, creare e modificare qualsiasi documento della suite Office: quindi file di Word, Excel, PowerPoint. Permette di stampare i documenti e creare pdf e anche di condividerli in remoto sfruttando servizi quali Google Docs, Dropbox, Huddle, Slideshare, MobileMe, Box.net, SugarSync. Ha un’interfaccia semplice, ordinata, intuitiva con strumenti ben studiati per i display touch. Disponibile per: iPad (€ 15,99) e Android (€ 14,64)

FileApp Pro Il “coltellino svizzero” delle app di gestione dei documenti su iPad (c’è anche la versione per iPhone e iPod touch). Permette di leggere, spostare, copiare, inviare via email praticamente qualsiasi documento: Office, iWork (Pages, Numbers, Keynote), PDF, immagini (Jpeg, Png, Gif, Tiff ecc.), audio (MP3, Aac, Aiff, Wav ecc.), video (H.264 e Mpeg-4), pagine Html e perfino file Zip compressi. Limitate ma utili le funzioni di creazione di documenti di testo. Disponibile per: iPad (€ 3,99)

o i r e s l u s

• Sistema operativo È la scelta determinante, quella che impone di abbracciare una piattaforma piuttosto che un’altra. • Display Più è grande maggiori sono le dimensioni del tablet: nella scelta occorre valutare se prediligere la mobilità oppure la superficie di lavoro (nei tablet il video è infatti anche il principale dispositivo di input).

Evernote App perfetta per organizzare appunti, note, liste di cose da fare. Oltre ai documenti di testo permette di gestire anche foto e immagini e registrare e organizzare note e promemoria vocali. Tutti i documenti possono contenere informazioni di geolocalizzazione (per tenere traccia del luogo dove sono stati creati) ed avere associati dei tag che rendono la ricerca rapida ed efficace. Disponibile gratis per: iPad, Android e BlackBerry

Documents To Go Premium Come la precedente, è un app per leggere, creare e modificare qualsiasi documento creato con la suite di Microsoft: Word, Excel e PowerPoint. Visualizza documenti anche in diversi altri formati - Pdf, i file della suite iWork per Mac e altri – ma qui non non è possibile modificarli. Anche da questa app si possono condividere i file con Dropbox, Google Doc, iDisk e SugarSync. Disponibile per: iPad (€ 15,99), Android (€ 14,64) e BlackBerry (€ 10,80)

per fare

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– Cio, manager IT ma soprattutto distributori, rivenditori e società di consulenza IT – è un problema che rende la scelta ancora più difficile. La ricetta giusta al momento non ce l’ha nessuno ma, nella valutazione del dispositivo più appropriato da inserire in un contesto aziendale e professionale, le caratteristiche di base passano sicuramente per queste voci.

Dropbox L’app che non può e non deve mancare su nessun tablet (e sul computer): dà accesso all’omonimo e ottimo servizio cloud. Sulla “nuvola” di Dropbox si possono caricare, scaricare e condividere file, documenti, immagini e averli sempre disponibili e sincronizzati su tutti i propri device (l’applicazione è disponibile anche per Mac, Windows e Linux). L’hosting fino a 2 GB è gratuito (si può arrivare a 10 GB invitando altri utenti), mentre i tagli da 50 e 100 GB sono a pagamento. Su privacy e sicurezza non mettiamo la mano sul fuoco: sulla semplicità di utilizzo e l’integrazione con i diversi device, anche due! Disponibile gratis per: iPad, Android e BlackBerry


Scopri le immagini di oltre 100.000 artisti da tutto il mondo su www.iStockphoto.it Le tue creativitĂ meritano la giusta ispirazione. Cercala su iStockphoto tra milioni di immagini, video e file audio di qualitĂ e alla portata di tutti. iStockphoto.it


tABLEt • Interfaccia Più è coerente con altri dispositivi che l’utente già utilizza, più è facile gestirne l’adozione (chi usa già un iPhone o anche un Mac si troverà immediatamente a proprio agio con un iPad; idem per gli utenti BlackBerry con il PlayBook). • Connettività Tutti i tablet consentono l’accesso di rete tramite Wi-Fi: non tutti supportano

anche la connessione tramite rete cellulare. Anche questo è un fattore determinante nella scelta del modello. • Sicurezza È l’aspetto più importante e più complesso nella scelta di qualsiasi dispositivo venga introdotto in un contesto aziendale (ma il discorso può valere anche per l’uso privato/professionale). Ed è un problema che

non si risolve imponendo delle limitazioni di utilizzo (che rischiano di snaturare la natura stessa dello strumento senza offrire reali garanzie). Gli obiettivi devono essere almeno due: classificare i dati sensibili che risiedono nei device distinguendoli tra dati aziendali e personali e stimolare la consapevolezza dell’utente sulla sensibilità dei dati residenti nel proprio dispositivo mobile.

Ultimate To-Do List Una delle app più apprezzate nell’Android Market Store (recentemente adattata anche alla versione per tablet) per una gestione completa di impegni e scadenze – ricorrenti e non – con la possibilità di creare utenze multiple. Offre la sincronizzazione con i servizi Google Task e Toodledo.com e consente una complessa organizzazione dei task in cartelle, per obiettivi, tramite tag. Disponibile per: Android (€ 3,99)

WebEx Chi utilizza WebEx, il noto servizio di videoconferenza professionale targato Cisco, può contare su questa app che trasforma il tablet in un potente strumento di comunicazione e di lavoro a distanza. Rispetto a un normale software di videoconferenza (alla Skype per intenderci), WebEx offre strumenti e funzioni chiaramente dedicati ad un’utenza business: direttamente dal tablet è possibile ad esempio pianificare e avviare riunioni, invitare altri utenti ad unirsi ad una videoconferenza, portare di volta in volta in primo piano il video di chi sta parlando, scambiare documenti tra i vari partecipanti di un meeting. Disponibile gratis per: iPad, Android, BlackBerry

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MicroStrategy Mobile Un altro esempio di app che fa da alter ego su tablet ad una piattaforma indubbiamente professionale come quella di MicroStrategy (Business Intelligence). Dall’app è possibile consultare i dati in tabelle multitouch, grafici, mappe, documenti e dashboard dinamiche. Disponibile gratis per: iPad, Android, BlackBerry

LogMeIn Un tablet non è un computer, ma con un tablet è possibile controllare in remoto (via Wi-Fi o 3G) tutte le funzioni di un computer visualizzandone il desktop direttamente sullo schermo touch. Tra le diverse soluzioni che permettono questa “magia” LogMeIn è una delle più evolute. Il software per Mac e Windows necessario per il controllo in remoto dall’app è gratuito e può essere installato su un numero illimitato di computer: Disponibile per: iPad (€ 23,99), Android (€ 21,70)

• App Il tablet è il mezzo, lo strumento vero sono le applicazioni. Nella scelta di un tablet l’offerta software è determinante, ma non va valutata solo la disponibilità: per un’azienda è fondamentale considerare anche la possibilità di creare soluzioni programmate ad hoc e la disponibilità di risorse in questo senso.

Salesforce Mobile Un ottimo esempio di app sviluppata per un servizio ultra professionale come Salesforce, noto soprattutto per il suo Crm (Customer Relationship Management). Con questa app l’utente può accedere, in qualsiasi momento e con la libertà che solo un tablet può offrire, a tutte le informazioni del database e tenere sempre sott’occhio la dashboard con grafici e tabelle. Disponibile gratis per: iPad e BlackBerry



FAB4 iPad 2 L’idea di tablet non l’ha certo inventata Apple, se ne parla da oltre un decennio. Così come l’interfaccia touch, sensibile al tocco, anche se l’iPhone è stato il primo prodotto a dimostrane le vere potenzialità. A mettere le due cose insieme, e a realizzare un prodotto realmente capace di rivoluzionare il mercato, è stata però l’azienda di Steve Jobs. Questo ormai è inconfutabile. I numeri parlano chiaro: i risultati finanziari di Apple nel terzo trimestre dell’anno fiscale 2011 conclusosi lo scorso 25 giugno dicono che Apple ha venduto 9,25 milioni di iPad durante il trimestre, dato che rappresenta una crescita in unità del 183 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (l’iPad 2 è stato presentato il 2 marzo 2011, a circa 14 mesi dal primo modello). Nonostante il grande fermento nel mercato dei tablet e i tanti competitor segue

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l invasione Francesco D’Ambrosio

BlackBerry PlayBook L’obiettivo da parte del marchio che ha inventato “il telefonino per la posta elettronica” è stato chiaro fin dall’inizio: realizzare e mettere nelle mani dei propri utenti un tablet espressamente dedicato a che è già nel “mondo” BlackBerry. Un target che in larga parte continua ad appartenere a quello che è il mondo del business. Per quanto chiaro però, tale obiettivo non sembra essere stato del tutto centrato. Almeno fino ad oggi, almeno con il modello di tablet BlackBerry attualmente in distribuzione sul mercato. Quello che doveva essere l’elemento distintivo della “tavoletta” proposta dalla canadese Research In Motion (Rim in breve), ovvero la forte integrazione con la gamma di smartphone BlackBerry, si è rivelato in realtà più un limite che un vantaggio. L’idea di fondo di un simile progetto appare corretta: uno smartphone è nelle tasche di tutti, utenti professionisti e non, e un tablet è invece un accessorio tecnologico in più che potrà forse sostituire il notebook ma non certo il telefono. segue

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Galaxy TaB 10.1 È il concorrente più diretto dell’iPad 2. Talmente diretto e insidioso che, negli ultimi mesi, ha anche dato vita ad una serie di schermaglie legali, tutte da seguire, che le due società si stanno scambiando a suon di denunce e di brevetti più o meno violati. Come andranno a finire le battaglie legali tra quelli che al momento sembrano i due più importanti attori del mercato dei tablet al momento è impossibile prevederlo. Ciò che è certo è che Samsung sta dimostrando di credere con determinazione in questa nuova tipologia di prodotto, tanto che alla recente Ifa di Berlino, la fiera dell’elettronica di consumo che è ormai un appuntamento di portata internazionale, si è presentata con una gamma di tablet incredibilmente ampia e variegata, in grado di “presidiare” tutti i formati possibili: al primissimo modello da 7 pollici si affianca ora quello da 7,7 segue

ultratablet

degli

eee Pad Transformer Tf101 Il nome lo dice chiaramente. L’Eee Pad di Asus è un tablet in tutto e per tutto ma ha la particolarità di trasformarsi in un dispositivo con un form factor molto più “tradizionale” come quello di un netbook. Asus non è la prima né l’unica azienda a proporre un prodotto sì fatto: Acer ad esempio, ha nel prorpio catalogo l’Iconia Tab W500, ma in questo caso la somiglianza con un tradizionale notebook dipende prima ancora dal sistema operativo su cui si basa, Windows 7, che dalla tastiera. L’Asus Eee Pad Transformer TF101 è invece un tablet vero e proprio, basato come la maggior parte dei modelli attualmente sul mercato su Android Honeycomb (già aggiornato alla versione 3.2). Anche da un punto di vista hardware il dispositivo non si discosta dalla maggior parte dei competitor: il processore Tegra 2 prodotto da NVidia è il medesimo del Samsung Galaxy Tab 10.1, così come identiche sono le dimensioni del display multi-touch da 10,1 pollici. La vera differenza la fa la tastiera-dock che si segue

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FAB4 iPad 2 che stanno cercando di trovare il proprio spazio, Apple continua a dominare di gran lunga le vendite. Anche e sempre di più nel mondo business, storicamente abbastanza refrattario alle soluzioni proposte dal brand della “mela morsicata”. Quali le ragioni di questo successo? Molteplici, ma c’è n’è una fondamentale. Apple non progetta e realizza solo l’hardware dei propri dispositivi. E nemmeno più solo il software: il binomio che ha sempre caratterizzato le scelte industriali della casa di Cupertino. Apple ha costruito un ecosistema di servizi che partono dall’App Store (con 90.000 applicazioni solo per iPad e un programma per la distribuzione di app proprietarie dedicato alle aziende) e che includeranno presto, con il rilascio ormai imminente della nuova versione iOS 5 del sistema operativo, anche funzionalità cloud. Il tutto gestito direttamente da Apple, con un modello di business che è sempre stato criticato in passato, dando vita anche ad accesi dibattiti nei salotti buoni dell’Ict. Oggi però, dati alla mano, questo stesso modello si sta dimostrando quanto mai vincente. Non c’è dubbio alcuno sul fatto che la vera rivoluzione dei vari iPad, iPhone, iPod, e per molti versi anche dei computer Mac, sta tutta qui.

Produttore Sistema operativo Display CPU Storage Wireless Rete cellulare Sensori Camera Connessioni Durata batterie Dimensioni Peso Accessori Prezzo al pubblico

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Apple Inc. iOS 4 9,7 pollici con risoluzione 1024x768 pixel a 132 ppi (pixel per pollice); aspect ratio 4:3 Apple A5 dual-core a 1 GHz 16, 32, 64 Gb Wi-Fi (802.11a/b/g/n); Bluetooth 2.1 + EDR no modello solo Wi-Fi; Umts/Hsdpa/Hsupa e Gsm/Edge modello Wi-Fi + 3G Gps, giroscopio a 6 assi, accelerometro, magnetometro, sensore luce ambientale anteriore Vga (640x480 pixel), posteriore 5 Megapixel connettore dock-Usb a 30 pin fino a 10 ore 24,12 x 18,57 x 0,88 cm 601 g Adattatore dock-Hdmi, adattatore dock-Vga, Cavo AV component, Cavo AV composito, Camera Connection Kit (interfaccia Usb per fotocamera e lettore per schede SD), Apple iPad 2 Dock (base da scrivania), Smart Cover con agganci magnetici a partire da 479 euro (599 euro modello Wi-Fi + 3G)

BlackBerry PlayBook Il PlayBook nasce quindi come “estensione” del BlackBerry al quale si affida per attività assolutamente di base come scaricare la posta, gestire la rubrica indirizzi e l’agenda elettronica, collegarsi al servizio Bbm (BlackBerry Messenger) ecc. I vantaggi sono due: non serve una Sim dedicata per collegarsi alla rete cellulare (con relative ulteriori spese di gestione) e il flusso dei dati (posta elettronica e tutto il resto) viene trasferito con la sicurezza del sistema BlackBarry, in qualsiasi parte del mondo l’utente si trovi. Parlando invece di quelli che sono gli svantaggi, senza collegamento wireless a uno smartphone BlackBerry il PlayBook resta isolato e si può collegare al Web solo attraverso una rete Wi-Fi. Se e quando disponibile. A giudicare dalle vendite ancora un po’ “freddine”, questo limite, sommato alla disponibilità ancora contenuta di applicazioni sullo store online BlackBerry App World, sembra aver prevalso su alcune caratteristiche sicuramente interessanti: in primis l’ottimo design e la qualità costruttiva, e la perfetta integrazione con la tecnologia Flash di Adobe. A questo punto sarà molto interessante vedere e studiare le prossime mosse che Rim metterà in pratica per uscire da questa sorta di impasse. Gli ultimi rumors che si stanno diffondendo in rete parlano infatti del probabile arrivo di un modello con display più ampio e connessione alla rete cellulare integrata.

Produttore Sistema operativo Display CPU Storage Wireless Rete cellulare Sensori Camera Connessioni Durata batterie Dimensioni Peso Accessori Prezzo al pubblico

Research In Motion BlackBerry Tablet OS (QNX) 7 pollici con risoluzione 1024 x 600 pixel; aspect ratio 16:9 Texas Instruments Cortex-A9 dual-core a 1 GHz 16, 32, 64 GB Wi-Fi (802.11a/b/g/n); Bluetooth 2.1 + EDR no (e-mail, sincronizzazione calendari, rubrica, messenger tramite smartphone BlackBarry) GPS, giroscopio a 3 assi, accelerometro, magnetometro anteriore 3 Megapixel; posteriore 5 Megapixel micro USB, micro HDMI fino a 10 ore 19,4 x 13 x 1 cm 425 g BlackBerry Rapid Charging Pod (base da tavolo con ricarica rapida), BlackBerry Premium Charger (caricabatterie compatto da viaggio) a partire da 479,00 euro


Galaxy Tab 10.1 pollici (ritirato frettolosamente dallo stand della fiera, pare, sempre per problemi con Apple) mentre era già stato annunciato un modello da 8,9 pollici che si aggiunge al Galaxy Tab 10,1. E sempre all’Ifa ha presentato in anteprima il nuovo Galaxy Tab Note, un “ibrido” che si colloca a metà strada tra uno smartphone e un tablet, con display da 5,3 pollici e la particolarità di avere un pennino come accessorio integrato nella scocca per poter scrivere direttamente sullo schermo capacitivo (un dispositivo di input che mette in evidenza la vocazione espressamente business del prodotto). Per lanciare la sua scalata al vertice del mondo tablet ovviamente Samsung non sta lavorando solo sulla componente hardware dei sui dispositivi ma anche al software, in particolare all’interfaccia utente. Un elemento cruciale per questi dispositivi. Il sistema operativo dei suoi tablet è Android (versione Honeycomb) che, dopo Apple, può contare sul più grande store online di software per smartphone e tablet: l’Android Market. Sul sistema operativo di Google (così come su Windows Mobile e sul proprietario Bada), Samsung ha però costruito un’interfaccia grafica che rende i propri dispositivi alquanto diversi, e per certi versi unici, rispetto agli altri tablet Android presenti su mercato. Il futuro dei tablet è, insomma, in buona parte nelle mani di Samsung e non solo sul fronte hardware.

Produttore Sistema operativo Display CPU Storage Wireless Rete cellulare Sensori Camera Connessioni Durata batterie Dimensioni Peso Accessori Prezzo al pubblico

Samsung Google Android 3.1 Honeycomb con interfaccia Samsung TouchWiz. 10,1 pollici con risoluzione 1280 x 800 pixel; aspect ratio 16:10 NVidia Tegra 2 dual-core a 1 GHz 16 e 32 GB Wi-Fi 802.11a/b/g/n, Bluetooth 2.1 + EDR HSPA+ e EDGE/GPRS GPS, giroscopio, accelerometro, magnetometro, sensore luce ambientale anteriore 2 Megapixel; posteriore 3 Megapixel connettore dock-USB a 30 pin fino a 9,7 ore 25,67 x 17,53 x 0,86 cm 565 g Adattatore HDMI, Kit connettori Galaxy Tab 10.1 (USB e schede SD), Desktop Dock (docking station da tavolo), Tastiera Bluetooh a partire da 599 euro

Eee Pad Transformer TF101 aggancia al tablet e si richiude a guscio come in un notebook: l’accessorio integra anche due porte Usb, una batteria aggiuntiva, un lettore di schede di memoria SD e soprattutto un touchpad che permette di interagire con il dispositivo attraverso il classico puntatore del mouse come si è soliti fare con il PC (nonostante il sistema operativo Android non sia nato propriamente per questo). Con tali caratteristiche, di fatto “conservatrici” ma allo stesso tempo se non innovative quantomeno singolari nel mondo dei tablet, si capisce come Asus punti a un’utenza di tipo business invece di inseguire il mercato consumer: per chi fa ampio uso della tastiera (per editare documenti, scrivere e-mail ecc.) o lavora su fogli di calcolo, l’utilizzo di un dispositivo di input fisico rimane impareggiabile rispetto a quello di una tastiera “proiettata” su un display touch. La vocazione business del dispositivo si evince anche dalla dotazione di serie del pacchetto software Polaris Office 3.0 che comprende una suite completa di programmi preinstallati nell’Eee Pad Transformer TF101 dedicati all’editing di documenti di testo (nel formato .doc), fogli di calcolo (.xls) e presentazioni (.ppt). Molto business è poi anche l’integrazione con il WebStorage che offre un anno di storage online illimitato (e gratuito) per archiviare documenti attraverso il servizio cloud di Asus.

Produttore Sistema operativo Display CPU Storage Wireless Rete cellulare Sensori Camera Connessioni Durata batterie Dimensioni Peso Accessori Prezzo al pubblico

Asus Android 3.2 Honeycomb 10,1 pollici con risoluzione 1280 x 800 pixel; aspect ratio 16:10 NVidia Tegra 2 dual-core a 1 GHz 16 e 32 GB, slot microSD Wi-Fi 802.11a/b/g/n, Bluetooth 2.1 + EDR no GPS, giroscopio, accelerometro, magnetometro, sensore luce ambientale anteriore1,2 Megapixel; posteriore 5 Megapixel connettore dock-USB (supporta il collegamento a unità di memoria USB, hard disk inclusi); mini HDMI fino a 9,5 ore 27,1 x 17,1 x 1,29 cm 680 g Tastiera QWERTY estesa con ampio touchpad multi-touch che trasforma il tablet in una sorta di notebook. Il modulo tastiera integra due porte USB standard, un lettore di card SD e una batteria che, con quella integrata nel tablet, porta l’autonomia di utilizzo a 16 ore 399 euro (499 euro la versione con tastiera)

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PUNTO G 64

UNA LEGGE DI MOORE ANCHE PER LE RINNOVABILI Antonella Tagliabue Amministratore delegato della società di consulenza strategica di direzione Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione’. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”

Green economy ma di segno rosso. Un altro effetto devastante della crisi è l’aver fatto passare in secondo piano le questioni ambientali, in una sorta di ritorno al passato, quando per occuparsi di ecologia occorreva un evento catastrofico o potenzialmente tale (vedi l’incidente alla centrale nucleare in Francia dei primi di settembre). Questo perché è ancora molto diffusa l’idea che lo sviluppo sostenibile sia un bene di lusso che ci si può permettere solo in tempi di crescita insostenibile. Ma le cose stanno davvero così? Come spesso accade si può trovare conforto nei

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È ANCORA MOLTO DIFFUSA L’IDEA CHE LO SVILUPPO SOSTENIBILE SIA UN BENE DI LUSSO CHE CI SI PUÒ PERMETTERE SOLO IN TEMPI DI CRESCITA INSOSTENIBILE

numeri. I più rassicuranti, anche in un’ottica di lungo periodo, sono quelli del Global Transition Scoreboard (GTS), che traccia gli investimenti verdi per misurare se una transizione verso un’economia green sia davvero possibile. Il sistema si basa sulla stima, confermata da numerosi studi e modelli, che prevede che investimenti per un trilione di dollari, a livello globale, ogni anno e fino al 2020, possono assicurarci un futuro verde. Questi soldi dovrebbero essere spesi in efficienza energetica, riduzione dei costi delle rinnovabili, uso sostenibile della terra e delle foreste, trasporti ed edilizia compatibile con l’ambiente. Così facendo potremmo garantirci un futuro “eco”, e offrire qualche certezza ai nostri figli riguardo alle risorse disponibili. Ad agosto 2011 il Gts aveva raggiunto la cifra di 2,4 trilioni di dollari investiti, a partire dal 2007. Non siamo ancora ai livelli ottimali ma il trend è positivo e, soprattutto, la crisi non sembra aver fermato gli investimenti. Il dato è interessante anche

perché il sistema considera i soli investimenti privati e non quelli dei governi, qualora ce ne fossero. La maggior parte dei soldi, più di 1,5 trilioni di dollari, è andata alle energie rinnovabili. Di questi tempi infatti le energie rinnovabili sembrano esaurire quasi


miglioramento incrementale come quello che ci ha portati nell’era digitale. In breve se ci sia una sorta di “Legge di Moore” applicabile alle rinnovabili. Per molti la “Legge di Moore” rappresenta una profezia, un mantra, come se il raddoppio delle prestazioni dei microprocessori a cadenza regolare si autorealizzasse per il solo fatto di averlo postulato. Di sicuro però la “Legge di Moore” ha dato al settore tecnologico un punto di riferimento condiviso, una misura che ha permesso di calcolare i benefici economici e finanziari collegati alla sua capacità di previsione. Ha agito come un importante

fattore per sostenere gli investimenti in innovazione. Per le energie però la situazione è diversa. Innanzitutto manca un interesse condiviso, mentre per il settore IT la “Legge di Moore” è stata una sorta di imperativo che le aziende si impegnavano ad adempiere, a loro vantaggio. Nei prossimi anni la domanda di energia crescerà vertiginosamente mentre diminuiranno le risorse di origine fossile. Le rinnovabili non sono ancora in grado di coprire la domanda. Senza considerare la sfida imposta dalla necessità di ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Anche la diminuzione dei costi per produrre energia non può essere paragonata a quella che la “Legge di Moore” ha garantito all’IT. I costi sono destinati a scendere ma è difficile stabilire se e quando scatterà una sorta di progressione automatica. Senza contare che ridurre le emissioni di gas ha un prezzo che attualmente viene pagato proprio dall’aumento dei costi dell’energia. In questo periodo di grande incertezza l’errore più grave, oltre a pensare che tutto ciò che è green sia un bene di lusso, è aspettare la profezia, la formula risolutiva, la bacchetta magica che tinga il mondo di verde. La green economy non è un qualcosa di cui si può parlare solo dopo che si è tirata la linea del conto economico, se avanza qualche spicciolo. Anche perché verde è il colore dei soldi.

RISORSE

completamente il dibattito sulla green economy. In parte è comprensibile, poiché è diffusa l’opinione che senza una vera rivoluzione in questo ambito non sia pensabile nessuna svolta ecologica. Recentemente la Chevron, in una campagna pubblica, ha dichiarato che le compagnie petrolifere dovrebbero imparare a pensare come le aziende hi-tech, che a partire dalla fine della seconda guerra mondiale hanno rivoluzionato l’economia globale e la vita di tutti i giorni, in maniera inimmaginabile prima. La domanda è se le aziende del settore dell’energia possano innescare un processo di innovazione e

C’era una svolta, di Martino Ferro, Edizioni Ambiente. Martino Ferro, scrittore e autore tv, riscrive le favole italiane, codificate da Calvino, in chiave contemporanea. Il narratore è Tonino Buttalammare, italiano recluso a San Quentin, che raccontando storie ritarda l’esecuzione capitale. Nucleare, acqua, ma anche mafia e crisi economica i temi trattati.

Fedeli contro Infedeli 1 a 7, CheatNeutral.com Accettare il sistema della compensazione di emissioni nocive equivale a rendere accettabile l’infedeltà coniugale, puntando sulla capacità di assorbimento del dolore causato dal tradimento da parte delle persone più portate alla monogamia. E’ l’idea che sta dietro al provocatorio sito web CheatNeutral.com (cheat significa traditore). Sono 66mila i traditori iscritti e solo 9mila le persone fedeli disposte a compensare le loro scappatelle.

Più lenticchie per tutti Ewg (un’organizzazione non profit) ha misurato l’impatto ambientale di venti diversi tipi di proteine, contenute nei cibi più comuni. Agnello e manzo sono le carni con la più alta impronta ecologica, al terzo posto si piazzano maiale e formaggio, a pari merito. Lenticchie, pomodori, fagioli e latte (non trasformato) contengono le proteine migliori per l’ambiente, oltre che per la salute. Il pollo è, tra le carni, quella più ecologica.

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NEWS

Un cubo, che risolve un rompicapo È piccola ma ha un motore da grande. Sta sulla scrivania come una stampante personale, ma serve bene i piccoli uffici. Insomma risolve il piccolo rompicapo di chi vuole avere una stampante molto compatta, ma che sia in grado di sostenere anche i carichi di lavoro di un ufficio. Si sente il “peso” della tecnologia nella Phaser

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La Phaser 6010 di Xerox è pensata per i piccoli uffici, ma occupa lo spazio di una stampate personale Francesco Marino

6010N, una stampante laser a colori di rete per i piccoli uffici di Xerox. Un cubo compatto che sin dal peso,

La Phaser 6010 di Xerox

dal design, dalla collocazione dei comandi, dallo schermo Lcd, dimostra di essere una stampante per uffici grandi, ma rimpicciolita. Anche le prestazioni sono interessanti 15 pagine al minuto per il bianco e nero e 12 pagine a colori. Si tratta poi di una stampante di rete (compatibile con Linux, Windows e Mac) dotata della tecnologia Led. A differenza delle stampanti laser in quelle Led c’è una

Non chiamatela compatta… Definirla “solo” una compatta equivarrebbe a farle un torto che davvero non merita. Canon fa tremendamente sul serio anche sulle “piccole”. La Legria HF M41 è una videocamera HD che si inserisce perfettamente nel solco di quelle soluzioni ibride pensate per l’utente consumer ma capaci di sprigionare prestazioni business.

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Corpo compatto e leggero ma cuore professionale per la videocamera Legria HF M41 di Canon. Una soluzione che offre un sensore Canon HD Cmos Pro e funzioni cinematografiche creative come Story Creator Marco Lorusso

Il sensore Full HD Cmos Pro da 2,4 MP è infatti progettato e realizzato da Canon per i professionisti. L’area di acquisizione della luce dei pixel è superiore del 160 per cento rispetto a un sensore Cmos tradizionale, per una gamma dinamica ancora più ampia e prestazioni superiori in condizioni di scarsa illuminazione. L’obiettivo video HD integra un diaframma a iride a 6 lamelle per rendere più morbide le sfumature dello sfondo

barra fissa di Led che si accendono e spengono caricando elettricamente il rullo di stampa. Nelle stampanti Laser è il fascio di luce contentato, orientato da un prisma che carica elettricamente il rullo di stampa, in corrispondenza dei punti in cui si dovrà depositare il toner. Al pubblico viene proposta a 135 euro. Un piccolo prodigio del calo di prezzi, anche del settore stampanti.

e uno zoom ottico 10x. La videocamera Legria HF M41 utilizza inoltre due sistemi di stabilizzazione delle immagini: lo stabilizzatore ottico d’immagine dinamico riduce le vibrazioni durante i movimenti e lo stabilizzatore d’immagine Powered garantisce la massima stabilità durante l’utilizzo del teleobiettivo. L’Lcd touch-screen ad alta risoluzione da 7,5 cm offre accesso in punta di dita alle funzioni di registrazione e riproduzione mentre le registrazioni video Full HD sono garantite dalla memoria interna da 32 Gb fino a 12 ore.


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DO IT YOURSELF 68

UN TOCCO DI MAGIA PER STUPIRE I CLIENTI Alessio Ferri Dopo alcuni anni di esperienza nel mondo della formazione, è approdato nel settore editoriale passando per la porta di servizio. Alle prime faticose pratiche di laboratorio su Pc inermi e relative recensioni, nel corso dei quindici anni successivi si sono succedute le più svariate esperienze da giornalista vero nel mondo della tecnologia. Dai componenti hardware più ordinari fino a quelli più curiosi, dal mercato consumer a quello aziendale, sia che si trattasse di mensili, settimanali, quindicinali o siti Web, alla fine tutto ha contribuito a costruire un bagaglio di esperienza in continuo aggiornamento, ma tale da rivelarsi sempre all’altezza della situazione.

Nell’era delle interfacce tattili, sono sempre di più i dispositivi muniti di touchscreen. Anche in assenza di una reale necessità, prima tra tutte quella legata al mondo della mobility, ma magari solo per adeguarsi alla tendenza del momento, l’interesse verso questo tipo di soluzioni cresce anche in ambito domestico. In questi casi però, l’offerta ancora limitata, combinata a una esigenza per buona parte da creare, rendono le attuali soluzioni in commercio onerose dal punto di vista economico. Tuttavia, alternative a buon mercato non mancano, soprattutto per chi è pronto a cimentarsi in una sorta di “fai da te”. Con un minima spesa, combinando tecnologia, bricolage e software gratuito, non serve esser ingegneri per raggiungere in pochi passi i primi effetti speciali capaci di stupire familiari, amici,

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colleghi, ma, soprattutto, per aprire la strada a nuove proposte da presentare a una clientela da lasciare a bocca aperta. Un Multitouch Mini è una sorta di tavoletta touch. Magari non esattamente portatile e impeccabile sotto il profilo estetico, ma pienamente utilizzabile in ambito domestico e per i primi approcci a questo mondo. L’aspetto più interessante è che per la realizzazione e l’utilizzo non è necessario niente di più di ciò che usualmente si trova in casa di un utente di Pc, fatto salvo per qualche materiale comunque certamente economico. Il Multitouch Mini in corso di realizzazione infatti, funziona con una generica luce ambientale (più è intensa, maggiore sarà il livello di precisione ottenuto) e vede come componente

POCHI EURO DI SPESA, UNA WEBCAM E UN PIZZICO DI BUONA VOLONTÀ PER OTTENERE UNO SCHERMO TOUCH IN GRADO DI STUPIRE E APRIRE LA VIA ALLE PIÙ SVARIATE APPLICAZIONI

principale una comunissima Webcam. Naturalmente, tanto più sono elevate la risoluzione e la luminosità della Webcam, tanto migliore sarà il risultato, ma anche i prodotti più economici permettono ugualmente di raggiungere lo scopo, scendendo a qualche compromesso con qualità e precisione. Il resto del materiale necessario è prima di tutto una scatola di cartone, con bordi abbastanza alti e non troppo grande (l’imballaggio delle risme di carta va benissimo), un pezzo di materiale trasparente (ideale è il plexiglass, ma vanno bene anche acrilico o vetro) della stessa dimensione della scatola, un foglio di carta, forbici, nastro adesivo, taglierino e naturalmente un Pc. In definitiva, nel caso


peggiore, una spesa in grado di rientrare, Webcam a parte, nell’ordine di una decina di euro.

Il primo passo Il primo passo è ritagliare eventualmente il plexiglass, o materiale equivalente, e il foglio di carta nella stessa dimensione della scatola. Per il primo, attenzione a non danneggiare irreparabilmente il supporto, mentre il foglio di carta deve essere abbastanza sottile da vedere la luce in trasparenza e al tempo stesso abbastanza resistente. Una comune carta da 80 g/m2 solitamente usata per la stampante va benissimo. Quindi, con il nastro adesivo si fissa il foglio di carta al supporto lungo tutto il perimetro. La scatola di cartone, al tempo stesso base e contenitore dell’apparato in costruzione, deve essere abbastanza alta. All’occorrenza, si possono sfruttare anche i lati per la chiusura, rialzandoli e fissandoli con nastro adesivo da pacchi, più robusto. A questo punto, è necessario

inserire la Webcam all’interno della scatola e provvedere a far passare il cavo Usb all’esterno per il collegamento a Pc. Basta praticare un piccolo foro vicino alla base con un paio di forbici, ricordando che meno luce passerà da questo foro migliore sarà il risultato. Meglio quindi procedere per gradi, con un foro piccolo e allargandolo progressivamente fino a quando lo spinotto, anche con qualche sforzo, non riesca a passare. Una volta posizionata la Webcam al centro della scatola, si fa scorrere il cavo attraverso il foro e la si fissa quindi saldamente sul fondo. In questa fase, non conta l’estetica, la Wecam non si vedrà, per cui meglio concentrasi sull’efficacia dell’ancoraggio senza andare tanto per il sottile.

La fase più delicata… È il momento di fissare la superficie sopra la scatola e chiudere il tutto, meglio se dopo aver controllato che

RISORSE

tutto sia a posto e la Webcam sia ben salda. Con del nastro adesivo, si fissa il perimetro del plexiglass sul quale è stata attaccata la carta alla scatola. Lasciando il foglio sul lato inferiore si corre meno il rischio di danneggiarlo. Se qualcuno si sente particolarmente creativo, si può anche pensare di utilizzare una cornice, ma per i primi esperimenti meglio concentrarsi sul corretto funzionamento del Multitouch. A questo punto, non resta che accendere il Pc e connettere la Webcam. Per il primo esperimento, utile soprattutto a capire se tutto funziona, si può scaricare il software gratuito Community Core Vision all’indirizzo http://sethsandler.com/ multitouch/communitycore-vision-guide/. Sulla stessa pagina si trovano anche eventuali consigli e supporto nel caso qualcosa non funzionasse per il meglio. Una volta avviato il programma, sulla parte sinistra dell’interfaccia, compare l’immagine ripresa dalla Webcam, mentre alla sua destra, il tracciamento eseguito dal programma. Per i meno esperti, l’installazione richiede di decomprimere il file scaricato in una cartella, all’interno della quale è necessario avviare manualmente il file Community Core Vision. Da qui in avanti, spazio alla fantasia e alla creatività, oppure solo alla capacità di frugare nella Rete per trovare consigli e applicazioni in grado di valorizzare al meglio il lavoro eseguito.

Spunti di business per i dealer http://reactivision.sourceforge.net/ http://www.sparkon.net. Fatto il primo passo, realizzare il Multitouch, il limite è solo la fantasia. Il campo di applicazione è variegato: si va dalla gestione di immagini in rigoroso stile iPhone, alla tastiera audio virtuale, passando per videogiochi, gestione documenti e altro ancora. Buona parte di queste applicazioni sono però a pagamento e qualche idea in più si può avere a partire dai due siti segnalati.

Poca spesa… tanta resa http://sethsandler.com/multitouch/mtbiggie/ Chi non è rimasto affascinato davanti alla Tv durante una rassegna stampa che sfoggia la presenza di un grande touchscreen? Si tratta di apparecchiature molto costose, ma per chi vuole combinare tecnologia e bricolage ai massimi livelli, proprio partendo da un Mini Multitouch il traguardo non è poi così lontano. Alla pagina indicata si può scoprire come.

Risorse per gli sviluppatori http://nuigroup.com o, in alternativa, http://nuicode.com/projects/forums o il sempre valido http://www.sourceforge.net/ Il Mini Multitouch, ma soprattutto le applicazioni in grado di ottenerne il meglio, sono il frutto dell’impegno di comunità di appassionati. Non è possibile chiedere più di tanto in termini di affidabilità al software. Per chi mastica di sviluppo, però, si aprono grandi spazi creativi.

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2SOCIAL

IL WEB DELLE COSE Barbara Bonaventura Laureata a Padova con una delle prime ricerche sulla CMC (computer mediated communication). Dopo un periodo da ricercatrice per l’Università di Venezia, inizia a dedicarsi professionalmente al marketing. Alle attività di consulenza affianca da sempre la formazione, ha al suo attivo decine di corsi sul marketing strategico tradizionale e digitale. Dal 2004 è direttore marketing di Mentis. www. mentis.it/ Amir Baldissera Laureato in Scienze Cognitive con uno dei primi lavori italiani sulla simulazione della vita artificiale, prosegue la sua formazione partecipando al progetto ‘RoboCup’, e poi al gruppo di ricerca sull’Ergonomia e l’Usabilità dei sistemi informatici presso l’Università di Padova. Dal 2000 si occupa attivamente di Project Management e dal 2004, affiancato da validi

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C’era una volta il sito Web. Quando Internet era fatta di pagine che venivano sfogliate come se ci si trovasse davanti ad un libro e i contenuti venivano pubblicati da esseri magici chiamati webmaster, gli unici in grado di oltrepassare la barriera e plasmare il panorama del mondo digitale. Poi, nel 2004, è arrivato il Web 2.0, i siti sono diventati delle piattaforme e il valore si è spostato dai contenuti che il loro creatore riusciva ad inserirvi, alla capacità di agevolare l’interazione tra gli utenti. La barriera tra mondo digitale e mondo fisico si era assottigliata, chiunque poteva allungare una mano e toccare l’universo dei dati.

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Ci osservano un mondo di sensori Oggi le cose sono cambiate ancora. Alla fine del millennio scorso l’idea di venir continuamente tracciati, seguiti e registrati risultava impensabilmente fastidiosa, un insulto alla propria libertà, ma provate ora ad entrare in un bar o a camminare lungo lo scompartimento di un treno. Sui tavolini e sui sedili vedrete appoggiati

iPhone, smartphone, tablet e portatili, ciascuno dei quali ha integrati decine di sensori ed è costantemente connesso ad una o più reti di comunicazione. La reale forza di questi strumenti non sta nella nuovissima app o nell’interfaccia strepitosa, ma in quell’insieme di sensori che, connessi tra loro e con le informazioni aggiuntive che possono venir raggiunte in rete, sono in grado di capire con buona approssimazione dove siamo e cosa stiamo facendo. Questa consapevolezza del contesto arricchisce notevolmente il valore informativo di ogni azione che l’utente esegue su internet. Attraverso le informazioni dei sensori, quella che prima era una semplice fotografia diventa, senza sforzo aggiuntivo da parte nostra, una “foto della Tour Eiffel presa dai Campi di Marte durante le manifestazioni del 14 Luglio.

AD OGGI LE APPLICAZIONI GEO-SOCIAL SONO ANCORA POCO PIÙ CHE SPERIMENTALI

Cieli sereni sopra Parigi”. Queste stesse informazioni avremmo potute caricarle noi, manualmente, ma questo avrebbe richiesto uno sforzo, quindi un limite: presto o tardi ci stancheremo di inserire tag e le nostre foto e i nostri post perderanno valore informativo. Quando il processo sarà automatico queste informazioni verranno mantenute e arricchiranno il contenuto.

Dal social al local Questo proliferare di sensori sta influenzando anche il mondo dei social network e sta facendo emergere una nuova tendenza: il popolo di Internet, dopo essersi fatto infiammare dalla passione per la scoperta dei social globali, ora sta scoprendo la voglia di avere degli strumenti che agevolino le relazioni più prossime. E’ bello tenere rapporti con amici in tutto il mondo, ma la mia vita spesso ruota attorno ad ambienti più circoscritti: lavoro in un ufficio, studio in una biblioteca, vado in palestra e mi rilasso in un locale. Tutto all’interno di una città. Ed entro questi confini avvengono la maggior parte delle mie interazioni sociali. Forse è lì che è più


Internet degli oggetti La geo-localizzazione è solo la punta dell’iceberg di una trasformazione molto più profonda. Sempre di più oggi gli oggetti fisici proiettano “un’ombra”

nel panorama digitale: i libri hanno delle schede su Amazon, delle recensioni su Anobii e nei blog; musiche e canzoni possono venir ascoltate su iTunes, i loro video sono su Youtube e vari e-commerce ne permettono l’acquisto; anche ciascuno di noi proietta molteplici ombre: sui social network, nei documenti pubblici, nella traccia lasciata dalle email o dalle chat, dal percorso registrato su Google Maps e Latitude. Queste ombre di informazioni stanno diventando sempre più dense e ricche e i dispositivi mobili sono delle finestre in grado di farcele vedere e farci interagire con esse. Soundhound, riesce a riconoscere le musiche che sente e ne ripropone i testi, i video, le recensioni, le date dei concerti e la copertina dell’album. Wikitude, è un’applicazione turistica: tramite una wiki gli utenti possono inserire descrizioni relative ai monumenti della loro città, attraverso il mobile gli utenti sul posto vengono localizzati e, con la videocamera che riconoscerà i vari monumenti

RISORSE

utile avere degli strumenti che stimolino e assistano l’interazione. Lo spostamento dell’utilizzo dei social network dalle postazioni fisse agli strumenti mobili e la loro sempre crescente consapevolezza dell’ambiente permette proprio questa attenzione verso i rapporti in prossimità e stimola la nascita di piattaforme geo-social e localsocial. Questa crescente attenzione per la location e il contesto apre agli utenti business nuovi orizzonti di possibilità. Ad oggi le applicazioni geosocial sono ancora poco più che sperimentali o orientate all’entertainment, manca completamente un’offerta effettiva di servizi che utilizzino efficacemente sistemi di proximity. Nel prossimo futuro questa sarà una nicchia di sviluppo importante soprattutto per realtà B2C e per le PA.

inquadrati, possono osservare l’ambiente sul quale verranno sovrimpresse le informazioni prelevate dalla wiki. L’applicazione di Anobii riconosce il codice a barre dei libri e visualizza le informazioni sul testo e le sue recensioni. Tutti questi sono solo assaggi di quella che viene definita Internet delle cose, o Internet degli oggetti. Uno scenario in cui gli oggetti verranno riconosciuti dalla rete e dai suoi applicativi software e potranno comunicare, interagendo con gli utenti e tra loro. Fino a poco tempo fa Internet era un ambiente separato dal mondo reale, le informazioni contenute nel web avevano un legame assolutamente tenue con le realtà fisiche cui si riferivano. Oggi questo legame sta diventando sempre più stretto. La barriera tra mondo fisico e cyberspazio sta cadendo. Gli oggetti reali gettano ombre nel mondo digitale e i dati premono per penetrare e legarsi alle loro controparti solide. E noi, grazie alla strepitosa diffusione degli strumenti mobili e alla loro sempre maggior integrazione con il nostro agire quotidiano, saremo in grado di manipolare indifferentemente solidi e dati e trasferire oggetti ed informazioni da un contesto all’altro senza difficoltà. Questo cambierà in modo radicale il nostro modo di vivere e di rapportarci al mondo che ci circonda. L’uomo, per la prima volta, riuscirà ad interagire in maniera diretta con il mondo digitale.

http://www.soundhound.com/ SoundHound è un’applicazione per ricerca rapida e scoperta di musica che lascia stupiti. Sorprende il riconoscimento musicale: in un batter d’occhio riesce a dare un nome a una canzone riprodotta da una cassa in soli quattro secondi e funziona anche quando sei tu a cantare o riprodurre a bocca chiusa un motivo in voga.

http://www.wikitude.com/ Wikitude World Browser è uno dei primi browser di realtà aumentata. È stato distribuito per la prima volta nel 2008. Utilizzando la connessione internet e l’antenna GPS integrata Wikitude si collega ai diversi siti di informazione presenti sul Web (Wikipedia, Google, Youtube, Flickr, Qype, ecc) e fornisce live, all’interno dell’immagine inquadrata, i link per ottenere informazioni geolocalizzate.

http://www.anobii.com/ Un social network dedicato ai libri, ma anche un’applicazione. Anobii consente di condividere i titoli dei libri che si stanno leggendo e di visualizzare le librerie degli altri utenti, esegue anche in automatico un calcolo di compatibilità, espresso in percentuale. I libri vengono inseriti nella propria libreria attraverso il codice ISBN o il titolo del volume o semplicemente con una scansione del codice ISBN fatta con lo smartphone.

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INIZIATIVE

TREND MICRO SAFESYNC, IL CLOUD AL SICURO Il cloud così come dovrebbe essere: semplice e sicuro. Trend Micro ha creato SafeSync, una soluzione cloud che fa quello che le imprese si aspettano dal cloud, con in più la certezza di farlo nel modo più sicuro, grazie alla tecnologia Trend Micro. SafeSync crea un archivio centralizzato di dati nel cloud: file, documenti, presentazioni, foto, filmati, ma anche fatture, corrispondenza, database di clienti; li protegge con le migliori

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Una soluzione completa per l’archiviazione dei documenti nel cloud, con in più tutta la sicurezza Francesco Marino

tecnologie Trend Micro e automatizza ogni operazione di back-up e aggiornamento. Di fatto sostituisce, con una frazione del costo, tutti gli strumenti per il back-up (server e software). Ma fa molto di più. Trattandosi di una soluzione cloud,

viene automatizzata la sincronizzazione dei file, così in ogni momento si ha la certezza di avere accesso alla versione più aggiornata dei dati. I file sono accessibili da qualunque dispositivo. In un mondo che va verso le soluzioni ultra-portatili, dagli smartphone ai tablet, diventa essenziale aver accesso alle informazioni aziendali anche da questi dispositivi, perché spesso (nel momento in cui diventa importante accedere

Proprio per le qualità innovative di questa soluzione, Digitalic ha scelto Trend Micro SafeSyc per lanciare il proprio sito. Tutti gli utenti che si registreranno al sito e risponderanno alle domande all’indirizzo http://is.gd/5jG3EY riceveranno GRATIS una copia completa di Trend Micro SfaeSync, per provare subito i vantaggi di essere nel cloud in modo innovativo (fino ad esaurimento scorte – disponibili 200 codici di attivazione).

ai dati) si hanno a diposizione proprio questi strumenti, oppure un Pc pubblico. Ma non c’è alcun problema perché le informazioni archiviate con SafeSync sono anche accessibili da un qualunque browser. Per le aziende SafeSync rappresenta una protezione irrinunciabile in caso di furti, di incendi, o di altri eventi che possono distruggere Pc e server aziendali o comunque renderli indisponibili per ore o giorni. La funzione di sincronizzazione e l’estrema facilità di accesso ai dati, rende SafeSync anche una soluzione ideale per la collaborazione di gruppi di lavoro in azienda. La forza vendita che si trova sul territorio, può (per esempio) in ogni momento collegarsi e verificare la disponibilità di nuovi dati, e dal campo può suggerire variazioni o aggiornamenti. La sicurezza dei dati è garantita da data center Trend Micro, da tutti i sistemi di sicurezza elaborati dall’azienda in 20 anni di esperienza nel mondo della sicurezza, da connessioni Internet ridondanti e da due copie di ogni file che vengono salvate su due differenti server.


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MRKTNG SIDE THE 74

TUTTO IL RESTO È NOIA Matteo Ranzi Negli anni ’80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande un’agenzia propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ’90 Università, snow-board e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi. Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di Marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ’80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il famoso discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al suo lato foolish e hungry. Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella nuova avventura. Ogni giorno le sue riflessioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketeers.

Immagina di essere seduto davanti ad un fresco e verdissimo prato alpino. Davanti a te ci sono 100 mucche sparse che pascolano beate. Sono tutte bianche a chiazze nere. Le hai visualizzate? Bene, quale mucca hai notato di più? Nel 99% dei casi la risposta è: “nessuna in particolare, sono tutte uguali!” Ora davanti a te hai la stessa scena. Ci sono però 99 mucche bianche a chiazze nere e una sola, una, bianca a chiazze viola. Quale hai notato di più tra tutte? In questo caso la riposta è solitamente: “quella viola!!!” Questo piccolo esperimento, preso in prestito da “Purple Cow” di Seth Godin, illustra con chiarezza come, per colpire l’attenzione dei tuoi clienti sia necessario dare

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alle tue comunicazioni un aspetto differente. Bisogna dotarsi di coraggio e metodo e diventare mandriani di mucche viola. Ogni giorno ogni tuo cliente si sveglia. Da quel momento in poi si immerge in una giornata caratterizzata da migliaia di messaggi promozionali. Sono talmente numerosi che ormai non li vede più. Vede solo quelli che cerca attivamente, oppure mucche viola che, per il loro aspetto, colpiscono la sua attenzione e lasciano il segno. Quando hai letto l’ultima rivista cartacea? Bene, quante pubblicità ricordi tra le decine che hai incontrato nella lettura? Probabilmente molto poche.

Eppure quasi ogni azienda che ha pagato il suo spazio pubblicitario puntava a coinvolgerti. Quante e-mail promozionali hai ricevuto questa settimana? Quelle che ti hanno conquistato sono solo quelle che stavi aspettando attivamente, oppure delle mucche viola. È vero o no? Lo stesso capita ai tuoi clienti. Per creare mucche viola devi rivolgerti a grandi agenzie pubblicitarie o ad affermati creativi. Ovviamente devi disporre di un budget di migliaia di euro. Solo allora puoi sperare di avere una vera mucca viola. Niente di più falso. Ecco come, con 50 dollari

COME DISTINGUERSI TRA MIGLIAIA DI COMUNICAZIONI BIANCHE A CHIAZZE NERE


RISORSE di budget un’azienda ha aumentato il suo fatturato del 700% in breve tempo. È la fine del 2006 e George Wright è appena stato nominato direttore marketing di Blendtec, azienda dello Utah che produce frullatori robustissimi per gli esercizi commerciali. L’obiettivo è quello di far arrivare nelle cucine degli utenti finali questi prodotti. Sono però quasi sconosciuti al pubblico e hanno prezzi elevati. La concorrenza è alta e il budget marketing è quasi nullo. Quante possibilità ha George di far emergere i frullatori Blendtec se non con una mucca viola? Sceso nell’area dove si testano i prodotti, George nota dei trucioli di legno. Scopre che sono residui di tavolette di pino che vengono utilizzate per provare la resistenza dei frullatori. Ecco il lampo di genio balenare nella sua testa: girare dei brevi video per mostrare questa resistenza spettacolare dei prodotti Blendect. Una cosa che

nessun altro concorrente ha mai fatto. Esce, va al supermercato e compra: biglie di vetro, un pollo arrosto, un rastrello e altri prodotti da frullare. Gira dei video brevi e semplicissimi e li carica in Internet. In breve tempo i video vengono viralizzati dagli utenti in rete tramite YouTube e il successo della comunicazione è dilagante. Essendo gli stessi utenti dei video a divulgarli nel mondo, il costo di diffusione per Blendtec è zero. Inutile dire quale sia oggi l’azienda americana più nota nel settore dei frullatori e che l’incremento delle vendite, grazie a tutta la campagna video “Will it Blend?”, sia stato del 700%. Puoi vedere tu stesso subito un paio di esempi, uno con una mazza da golf ed uno con un iPad: questo è un esempio di mucca viola orientata al prodotto, ma ci sono vari esempi di purple cow legati al branding. Anche in Italia. La storia di A-Style, marchio del settore fashion noto dall’Europa al

Giappone, nasce con una mucca viola. Marco Bruns iniziò nel 1989 a tapezzare alcune città, tra cui Milano, Roma, Mosca, Miami con adesivi gialli raffiguranti una scena molto “curiosa”. Non esisteva ancora l’azienda, ma l’attenzione dei media per questa azione di guerrilla marketing era sempre più alta. Quando nel 1999 Bruns avviò ufficialmente A-Style, ormai il marchio era noto in tutto il mondo e questo ne favorì una veloce affermazione ed un enorme successo. Ecco come la comunicazione fatta di mucche viola a basso costo ha aperto la strada a due imperi economici. “Ve bene, è vero. Però io non abito nello Utah e non mi chiamo Marco Bruns….” Vero. Però hai la possibilità di ideare delle mucche viola per far emergere le tue comunicazioni rispetto a quelle dei tuoi concorrenti. Se lo farai il tuo pubblico ti noterà, altrimenti puoi puntare tutto sulla fortuna. Di certo quella aiuta, ma solo qualche volta…

http://www.sethgodin.com/sg/ “Purple Cow” di Seth Godin. Imperdibile lettura per chi si occupa di marketing, a questo indirizzo trovate tutto su Seth Godin e le altre sue pubblicazioni.

http://www.youtube.com/user/Blendtec “Will It Blend?” di Blentech, il canale YouTube dell’azienda che è rinata grazie ai video con cui si sono fatti notare.

http://oknotizie.virgilio.it/ go.php?us=1015051a8671f30 A-Style, la storia in breve di un marchio italiano che ha conquistato il mondo. http://www.a-styleworld.com/ilbrand.aspx# Lo stesso brand ripercorre sul suo sito i passaggi fondamentali.

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600 SÌ PER RAGGIUNGERE IL ROI Claudio Rubbiani È consulente strategico nello sviluppo di applicazioni mobile per le aziende. Nato a Modena nel 1969, ha sempre lavorato nel settore informatico, dove ha seguito lo sviluppo e l’analisi di sistemi informativi aziendali integrati con ERP e CRM. Le competenze tecniche su database, linguaggi di programmazione ed interfaccia utente, sono completate da una specifica conoscenza del settore mobile.Usa la propria creatività nella fase iniziale di concept, e la propria razionalità nella gestione del progetto e nel rispetto dei tempi e del budget stabilito.Lavora in www.NEXiDA.com con programmatori e professionisti che seguono la parte grafica, comunicazione e marketing relativa alle App; nel tempo libero si diverte con sci, snow board e kite surf.

L’Italia si butta sulle App. Le aziende si stanno affacciando al mondo delle applicazioni mobile. L’approccio è più o meno lo stesso per strutture grandi, medie e piccole; si inizia con curiosità, oppure con un po’ di scetticismo, si capisce quali funzionalità inserire nella propria App, quali vantaggi si porteranno agli utenti, per poi arrivare alle domande di rito: Quanto costa?… e soprattutto:

L’

Mi conviene sviluppare una App? Sono domande semplici, che possono avere risposte diverse a seconda che siano rivolte ai responsabili IT, marketing, comunicazione o post vendita.

Costi per creare la vostra App Una delle cose più importanti per il successo, è il “concept” iniziale, ovvero quella fase progettuale che definisce cosa farà la App. Il concept è spesso trascurato,

sia per mancanza di conoscenze specifiche, sia perché si pensa alla versione 1.0 della propria App come un test che sarà poi raffinato nelle versioni successive. I tentativi di trasformare i contenuti del proprio sito Web in una App portano spesso il risultato che gli utenti scaricano la App, la usino una volta e poi la cancellino. Il primo consiglio che è di investire sul concept per inserire funzionalità utili che si avvantaggiano delle tecnologie. Poi ci sono i costi di sviluppo, sia lato server (ad esempio i sistemi di back office e le integrazioni con ERP e CRM) che lato front end mobile (la App vera e propria).

RICORDATE CHE PER QUANTO LE APP SIANO LA TECNOLOGIA DEL MOMENTO, È VERAMENTE DIFFICILE CHE LA VOSTRA APP ABBIA UN SUCCESSO SENZA IL SUPPORTO DI UN BUON PIANO MARKETING DI LANCIO


Benefici indicativi Contatto con prospect qualificato Efficenza nel mantenere il contatto con il cliente Indagine di mercato reale Totale benefici Una grafica piacevole ed emozionale ha un ruolo fondamentale nell’esperienza dell’utente su mobile, quindi è giusto destinare un po’ di budget anche ai creativi. Ed infine, ricordate che per quanto le App siano la tecnologia del momento e gli store di Apple ed Android vi possono portare nuovi clienti, è veramente difficile che la vostra App abbia un successo incredibile senza il supporto di un buon piano marketing di lancio. Possono essere anche azioni mirate su social network del costo di poche migliaia di euro, ma sono comunque da prevedere.

Benefici Nel valutare i benefici derivanti da una App, occorre prendere in considerazione numerosi aspetti. La App vi aiuta ad entrare in contatto con potenziali clienti, (se volete un termine di paragone, vi basta pensare a quanto costi un contatto profilato con i tradizionali mezzi Web quali motori di ricerca e banner; secondo il settore nel quale operate, i prezzi variano da uno a diverse decine di euro per ogni contatto.

valore/ cliente € 10 € 20

num. clienti (break even) 600 100

€ € € € € €

La App vi aiuta a mantenere il contatto con il vostro cliente, i sistemi di notifica (messaggi brevi) sono molto apprezzati dagli utenti perché possono essere attivati e disattivati in modo autonomo e molto semplice, senza paura di spam derivanti dalle email e senza l’invasività degli sms, che essendo associati all’uso personale non sono apprezzati nelle comunicazioni aziendali. Potete usare la App per fornire un servizio, ad esempio la registrazione della garanzia, e raccogliere nel tempo tante informazioni sui vostri clienti che nessuna ricerca di mercato vi darà in modo così preciso. Pensate a tutti quei casi nei quali l’azienda vende i propri prodotti attraverso negozi o distributori ed ha a disposizione informazioni statistiche, ma la verità è che non conosce i propri clienti e non sa come contattarli in modo diretto. Questo è forse l’aspetto più difficile da quantificare ed è probabilmente il più importante.

Alcuni esempi numerici È vero che ci sono tante variabili da considerare (sia nella fase iniziale, sia nel

6.000 2.000 2.000 10.000

Esempio 2: budget 30.000 € € € 3.000 € 5.000 € 16.000 € 2.000 € 4.000 € 30.000 num. clienti (break even) 2.000 250

€ € € € € €

20.000 5.000 5.000 30.000

corso del tempo), non voglio convincervi a fare una App ma accendere il vostro interesse con qualche esempio numerico. Non riporto volutamente tutti i benefici secondari legati all’immagine della vostra azienda ed alla visibilità che inserire un semplice QR Code nei vostri prodotti potrebbe portare. Nell’esempio 1 della tabella pubblicata in questa pagina il Roi si raggiunge con il download della App da parte di 600 utenti, ed una migliore gestione di 100 clienti attivi. Nell’esempio 2 con 2.000 utenti e 250 clienti attivi.

Non siete ancora convinti? Le ricerche di mercato parlano chiaro, si prevede che entro il 2014 il 90% (fonte Gartner) delle aziende adotterà applicazioni mobile. Del quanto ne abbiamo già parlato in questo articolo, resta da scegliere come realizzare la vostra App, con chi e quando; potete decidere di iniziare oggi stesso ed avvantaggiarvi del momento di euforia degli “store”, oppure aspettare le mosse della concorrenza.

RISORSE

Esempio 1: budget 10.000 € € € 1.000 € 1.500 € 5.000 € 1.000 € 1.500 € 10.000

Costi indicativi Concept Sviluppo lato server Sviluppo App mobile Grafica Marketing virale Totale costi

http://is.gd/4iJNwD http://is.gd/lvTnE1 http://is.gd/f8vZhW http://is.gd/Cd0r93 Dati e previsioni sul business legato alle App arrivano dal prestigioso istituto Gartner. Gartner segnala i trend evolutivi e vede nel futuro molte App sviluppate dagli utenti stessi.

http://youtu.be/iGzYpFlEYb0 I numeri delle App: fatturati, utenti raccontati dal Politecnico di Milano, in un servizio del TGR. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano più di 10 milioni di italiani non riescono a fare a meno del telefono per accedere al web. Andrea Rangone, Responsabile Osservatori ICT del Politecnico di Milano, e Filippo Renga, Responsabile della Ricerca Mobile Internet, Content & Apps del Politecnico di Milano spiegano perché al TGR.

http://is.gd/7o2GvQ Interessante presenatzione di Fabrizio Caccavello, dell’International Webmaster Association, sullo sviluppo di applicazioni per smartphone e la sua evoluzione. I contenuti sono stati esposti a a Smau Roma.

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GIRLY TECH 78

CLOUD AND THE CITY Girl in the Cloud Cammino sempre sollevata da terra - sia per i tacchi sia perché ho la testa sulle nuvole - e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.

C’era una volta una pesante e polverosa scatola metallica, di un colore indefinito nelle sfumature del beige o del grigio, più recentemente anche ricoperta di una elegante plastica nera. Una scatola affascinante che conteneva piatti di alluminio o di vetro, avvolti da uno strato magnetico, che venivano letti grazie a testine simili a quelle dei vecchi giradischi. Proprio lì venivano registrati e conservati tutti i dati e i programmi. che costituivano, di fatto, l’insieme delle sue risorse. Quella strana scatola era il computer nel suo assemblaggio standard. Comodamente adagiato sulla scrivania, tra la trousse dei trucchi e il tupperware del pranzo. Ora per questa macchina non rimane che un posto nei musei di modernariato o, al peggio, nei mercatini delle pulci. I preziosissimi dati e gran parte dei programmi stanno infatti passando nel mondo immateriale di Internet, in quella che volgarmente viene chiamata “la nuvola” o, come piace ai veri tecnici, il “cloud

C’

computing”. Per rendere l’idea di questo nebuloso concetto, basti pensare a cosa vuol dire leggere la posta direttamente dal browser, senza scaricarla sul proprio computer: è anche più facile ritrovare il buono di Groupon per la ceretta, che magari si era dimenticato di stampare prima di uscire dall’ufficio. Così il cloud computing, grazie all’archiviazione di file in una non meglio definita “nuvola” e alla loro gestione in rete, rende possibile avere l’agenda sempre in ordine e aggiornata senza appesantire la

borsa con una Moleskine colma di Post IT, o ancora leggere un ebook scaricato, a casa sull’iPad o sul computer del lavoro, accedendo al proprio account del negozio di libri on line.

Ma a chi è venuta questa idea? Tutto iniziò quando il sito di ecommerce più famoso al mondo, Amazon, che si era dotato di macchine


e senza bisogno di un hard disk. Basato sul browser Chrome, questo sistema operativo ha la sua massima espressione montato sui Chromebook, computer portatili totalmente “cloud”, che funzionano tramite il browser e le applicazioni che vi si possono installare, le quali rispondono a innumerevoli scopi, dall’elaborazione dei testi ai ritocchi fotografici. A consacrare la bontà dell’idea è arrivato anche Steve Jobs, che nell’ultima delle sue famose presentazioni, lo scorso maggio, ha illustrato i prodigi

MA L’INFINITA SEMPLIFICAZIONE CHE LA NUVOLA PORTA CON SÉ, PER LA QUALE NOI CONSUMATRICI SIAMO TENUTE SOLO A RICORDARCI LA PASSWORD PER ACCEDERE A QUEI SERVIZI CHE FLUTTUANO “NONSISABENEDOVE”, SENZA DOVERCI PIÙ PREOCCUPARE DELL’INFRASTRUTTURA (VD. SCATOLA PESANTE E DA SPOLVERARE), È UN BENE PER IL MERCATO E PER NOI.

di iCloud. Basta cavetti, penne Usb, Cd e memory card: canzoni, fotografie, video, sofware, libri sono contenuti tutti da qualche parte nell’etere (o meglio, in uno dei tre datacenter Apple) e vi si può accedere da qualsiasi supporto, che sia un MacBook, un iPad o un iPhone. Questa smaterializzazione, oltre ai già descritti vantaggi, porta con sé però anche dei problemi: dalla questione della proprietà dei dati una volta archiviati nella cloud a problemi come privacy, sicurezza ed elevati costi di mantenimento. Perché, si sa, le nostre informazioni personali, non le lasceremmo mai nelle mani di uno sconosciuto e per di più spiantato. Ma l’infinita semplificazione che la nuvola porta con sé, per la quale noi consumatrici siamo tenute solo a ricordarci la password per accedere a quei servizi che fluttuano “nonsisabenedove”, senza doverci più preoccupare dell’infrastruttura (vd. scatola pesante e da spolverare), è un bene per il mercato e per noi. Da un lato si allarga la base dei potenziali utenti della tecnologia, dall’altro la nuvola si presta benissimo a fungere da memoria virtuale, una protesi per il nostro cervello che arricchisce le nostre capacità cognitive. E ci rende ancora più intelligenti e ben organizzate.

RISORSE

molto potenti (server) per sostenere gli ordini nei periodi di picco come il Natale, decise di vendere parte della propria potenza di calcolo ad altre imprese quando non gli occorreva. Un po’ come quando un’amica si presenta per lo shopping con la Neverfull semivuota (un modello di Louis Vuitton molto capiente, per i maschietti che stiano inavvertitamente leggendo) e le si chiede di ospitare per il pomeriggio il proprio portafoglio perché la propria Gilli, coi suoi 17 cm di larghezza, stenta a chiudersi. Analogamente, la potenza dei server di Amazon poteva essere presa in affitto da imprese che non riuscivano a sostenere i costi fissi di un’infrastruttura così potente. Il passo successivo è stato compiuto da Google, che ha sviluppato un sistema operativo (quel programma fondamentale che fa accendere e partire una macchina), Chrome OS, che funziona solo grazie a un collegamento Internet

http://youtu.be/lm-Vnx58UYo Si rovescia il caffè sulla tastiera, si lascia sul taxi, brucia o congela. Non importa cosa succeda al proprio competer, ma i documenti sono sempre lì, nella nuvola, basta ricordarsi una password. Chiaro e ad alto impatto, un video di Google illustra i vantaggi del Chromebook: riuscirà Glen a stampare un cartello per ritrovare il gattino della sua amica Alice nonstante il suo computer sia distrutto 24 volte da un misterioso uomo in bianco?

Cosa dice la legge? Quali sono le implicazioni giuridiche del cloud computing? Ernesto Belisario tenta di darne una panoramica tutta italiana nel ebook “Diritto sulle nuvole – Profili giuridici del cloud computing” (Altalex, 2011, 5 euro). L’autore affronta questioni quali la legge applicabile,gli accordi tra utente e fornitore del servizio, la riservatezza dei dati personali.

La nuvola va al cinema Il cloud computing è utile anche al cinema. Un esempio di film realizzato sfruttando questa tecnologia è il lungometraggio di animazione Dragon Trainer (USA, 2010), che racconta le imprese di un bambino vichingo che cerca di addomesticare un drago. Per il rendering del film Dreamworks ha deciso di utilizzare Cerelink, un provider privato di cloud computing dedicato all’industria cinematografica.

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LEGA NERD 80

CHE FINE HA FATTO PRANAV MISTRY? Lega Nerd È un volgare Social Blog scritto da nerd che tratta di tutto ciò che importa veramente nella vita: La Figa, il Computer, Sheldon Cooper e il numero 42. Lega Nerd è uno dei principali punti di riferimento della cultura nerd / geek in Italia. Lega Nerd non ha un tema preciso, ma tratta ogni argomento e novità potenzialmente interessante e curioso. Il nostro pubblico è composto da “nerd” o più semplicemente da persone curiose che hanno voglia di scoprire e imparare sempre cose nuove. Gli articoli vengono scritti direttamente dai nostri lettori: Lega Nerd è un blog scritto in crowdsourcing, in cui cioé è la stessa comunità degli utenti che produce il contenuto. Lega Nerd è poi Social Blog, cioè un blog che mette a disposizione dei propri lettori tutta una serie di funzionalità sociali al fine di stimolare l’uso della piattaforma creando quindi una comunità più unita, attiva e partecipante alle attività comuni.

Pranav Mistry ci ha incantato tutti nel 2009 col suo progetto Sixth Sense, un sistema di realtà aumentata basato su di un’interfaccia gestuale indossabile. Le due cose che più avevano entusiasmato, erano il costo

P

(solo 350 dollari, computer escluso) e la promessa che l’intero progetto sarebbe stato rilasciato pubblicamente sotto licenza open source.

Perchè è sparito Dopo ben due anni, la pagina dove avrebbe dovuto essere rilasciato il progetto, è

ancora desolatamente vuota. Ma perchè? Nei primi mesi di quest’anno Pranav è stato intervistato da MACCleans.ca a proposito degli sviluppi di SixthSense. All’inizio le risposte hanno riguardato soprattutto gli aspetti tecnici: «ci vuole del tempo per affinare le cose, nel

TRA IL 2009 E IL 2010, PRANAV MISTRY È STATO CITATO IN CENTINAIA DI ARTICOLI IN TUTTO IL MONDO, COME UN INDISCUSSO GENIO, ED UNA DELLE MENTI CHE PIÙ AVREBBERO INFLUENZATO IL FUTURO. POI È SPARITO.


RISORSE frattempo i proiettori sono diventati meno costosi e pesanti, e sono state eliminate le “picette” colorate da applicare alle dita, grazie all’utilizzo di un sistema simile al Kinect dell’XBox». Man mano che l’intervista proseguiva però, si capiva che c’era dell’altro sotto. Pare che Pranav e il suo team abbiano usato librerie di codice di proprietà di Microsoft per mettere assieme il prototipo, e stiano ora riscrivendo tutto da zero. Inoltre il Mit media lab, dove Pranav è assistente alla ricerca, ha una serie di sponsor (Samsung, Intel e Google tra gli altri). Questi sponsor hanno degli accordi per l’utilizzo senza royalties di tutti i brevetti registrati durante il periodo di sponsorizzazione. Pranav ha dichiarato di non essere interessato alla commercializzazione del prodotto, nè di essere intenzionato a trasformarlo

in una macchina per fare soldi, ma ha detto anche che sarebbe felice se un prodotto simile vedesse presto la luce. In pratica però, bisogna aspettare che venga riscritto il codice e, soprattutto, che gli sponsor del Mit trovino la giusta visione di business. L’ultima risposta alla recente intervista si commenta da sola: «Non sarebbe stato meglio se la tua ingegnosa invenzione fosse nata in un garage, invece che nel più famoso istituto tecnologico del mondo?» «Si, sarebbe stato meglio, ma non posso sfuggire alla realtà dei fatti».

Cosa ha fatto dopo che è sparito Al momento Pranav è alle prese con diversi nuovi progetti, oltre a SixthSense. - Sparsh è un concept che consente (via cloud) di utilizzare il proprio corpo come una clipboard per copiare e incollare

contenuti tra device differenti. - Teletouch, dovrebbe permettere di controllare qualunque apparecchio/ interruttore, attraverso il proprio smartphone. Si inquadra l’apparecchio/ interruttore, ed è possibile cliccare sullo schermo dello smartphone per accenderlo, spegnerlo, o telecontrollarlo. - Mouseless è un mouse virtuale. Non serve il mouse, basta posizionare la mano di fianco al computer, ed usarla come se si impugnasse un mouse vero. E SixthSense? Per il momento si sa solo che nel Febbraio 2010 Pranav ha aperto una richiesta di brevetto per una “Interfaccia gestuale indossabile”. Non si sa se l’idea sia stata sua, o del Mit e dei suoi sponsor… NomeRichiesto http://leganerd.com/ people/pretesto

http://www.pranavmistry.com/ Per sapere tutto sulle attività, i progetti e le idee di Pranav Mistry non c’è nulla di meglio che visitare il suo sito. Potete trovare le realizzazioni e anche le ricerche in corso.

http://tinyurl.com/be58fd Il sesto senso in azione. Ancora non si sa se troverà una distribuzione o sponsor in gardo di metterlo in produzione. Ma vedere in azione Sixth Sense è davvero interessante. La storia, le foto, i video del sistema gestuale che si indossa sono a questo indirizzo.

http://tinyurl.com/3jnsnlm Sicuramente Pranav Mistry ha una bella testa. Il pensiero, la sua visione della tecnologia è riassunta in un breve scritto che si ispira alla visione di Leonardo “I know how to do something now I need to learn what to do”.

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MAD4IT

GIÙ LE MANI DAI PUFFI

Il bello è il brutto di chi viaggia in scooter per le vie e i pertugi cittadini è che si ha spesso più tempo per guardare. Guardare le persone, le macchine, i palazzi, le strade e, soprattutto, i manifesti pubblicitari. Tra i più diffusi in questi giorni, almeno a Milano, è proprio quello dell’ennesimo prodigio del cinema di animazione rigorosamente computerizzato: i Puffi. Dopo esserci sorbiti i vari remake in salsa 3D di Scooby Doo, Yoghi, Alvin Super Star, nessuno può certo gridare allo scandalo. La domanda che sorge a prima vista è però «Perché?». Perché proprio i Puffi e perché con gli occhiali da sole nel bel mezzo di Manhattan? Chi li conosce nella loro versione originale sa che i Puffi sono forse il cartone animato più ecologico e fiabesco che si sia mai visto in Tv. Una terra sperduta, nel mezzo del bosco tra stregoni e incantesimi… Non è noioso, non è retorico, è così, è nato così, così è stato pensato e ha conquistato il successo. Ora invece secondo un noioso schema più che collaudato (“Come d’Incanto”) vengono presi e scaraventati nel nostro tempo per affrontare chissà quale avventura. Come se fosse obbligatorio, come se per divertire veramente e affrontare i temutissimi ragazzini disincantati dei nostri tempi fosse sempre e comunque necessario parlare di New York, Facebook, Twitter e musica rap…. Così, per andare sul sicuro. Non è detto che si debba sempre guardare in avanti, a volte le cose sono belle come sono e forse è possibile rinnovarle senza imporre regole dettate dalla moda corrente. Forse è più faticoso, ma alla lunga dà maggiori frutti e lascia il segno nel cuore degli utenti. A pensarci bene, è un po’ quello che spesso accede nel mondo Ict, basti pensare al cloud Marco Lorusso e al mito dell’informatica come l’energia Caporedattore Digitalic elettrica. Possibile che accadrà, possibile marco@digitalic.it che quella sia la direzione, impossibile che sia ora e impossibile che sia imposta forzatamente in un mercato come quello italiano, in cui l’intermediazione è la linfa vitale del business… Forse sarà più difficile, forse servirà più immaginazione, e pazienza, ma forse è così che deve essere!

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Non esiste una soluzione migliore per i dati dei clienti

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