Digitalic n 20 vola conil green

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07/2013 – N. 20

www.digitalic.it

Tecnologie e protagonisti dell’ICT


Una volta piegata la fusoliera lungo la cordonatura centrale, inserire una moneta da 1 cent nella fenditura (a) e bloccarla con una graffetta (b); completare il modello piegando le alette della coda e inserendo le ali nelle apposite scanalature.

b

a


Comunicare il futuro per migliorare i processi aziendali e la produttività , comunicare il futuro per semplificare, ridurre i costi e trasmettere dati, video, audio in tempo reale ovunque e comunque‌ Comunicare il futuro vuol dire puntare sulla partnership tra due grandi protagonisti del mondo IT che ora mettono a disposizione di partner e clienti finali un nuovo spazio web, un nuovo progetto di comunicazione pensato e studiato per permettere a tutti loro di toccare con mano i vantaggi delle nuove comunicazioni. Benvenuti su Younified.it Scopri perchÊ


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E

EDITORIALE

Ecologia ed economia hanno la stessa origine: oikos, che in greco antico vuol dire casa. Ma probabilmente l’etimologia delle parole non interessa a nessuno, è noiosa; contiene però molte verità. Prima che venisse usato il termine “ecologia” (nel 1866) si diceva “economia della natura” per indicare le stesse cose, un’altra conferma di quanto i due mondi sono in stretta relazione. Insomma natura ed economia dovrebbero andare a braccetto, per etimologia, storia, significato… dovrebbero. Spesso non è così però, perché è diffusa la convinzione che un prodotto o un servizio green sia più costoso e in fondo non dia nulla di più del suo corrispettivo “non-green”. E qui sta l’errore: la contrapposizione, che in realtà non esiste, tra economia ed ecologia. Il green non è una funzione aggiuntiva, un optional costoso, una decorazione; dovrebbe essere l’elemento alla base di ogni soluzione e nascere con il prodotto stesso (o con il servizio, non cambia nulla). Se si muta prospettiva l’eco-sostenibilità diventa una enorme opportunità e non un balzello da pagare solo per non sfigurare di fronte a clienti un po’ stravaganti che sognano un mondo verde. È una grande occasione per tutti studiare, proporre e realizzare soluzioni con un’anima più green perché questo impone di rivedere a fondo le proprie idee e progetti, esaminarne ogni aspetto, misurarne

l’impatto in termini ecologici ed economici… il risultato sarà un prodotto migliore, sotto tutti gli aspetti, in grado di volare sul mercato con le proprie ali. Per questo abbiamo scelto di realizzare un aliante che vola davvero, sulla copertina di questo mese. Sono tante le aziende che già sono decollate con il green e molte quelle che stanno facendo grandi sforzi per riconvertire le imprese e le culture imprenditoriali. Proprio le aziende che producono tecnologia sono considerate le più influenti al mondo in ambito ecologico perché propongono a persone e imprese i nuovi comportamenti e i metodi di lavoro, tanto che Greenpeace ha stilato una classifica delle aziende hi-tech che nel corso dell’anno hanno maggiormente influito sui comportamenti ecosostenibili (la trovate pubblicata in questo numero). Nel mondo dei data center poi è in corso una trasformazione radicale non solo in termini di consumi e impatto ambientale, ma anche di progetto, di pensiero, di disegno che porta a strutture diversamente i centri dati, ad accorparli ed esternalizzarli; gli esperti del settore si confrontano su questo tema. Per capire come un prodotto eco-compatible trasformi radicalmente la progettazione e i modelli di business abbiamo intervistato una delle aziende italiane più importanti al mondo, ovvero Pirelli, che grazie alla tecnologia produrrà pneumatici fatti (anche) di riso. Francesco Marino Direttore Responsabile Digitalic francesco@digitalic.it

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SOMMARIO

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Anno 2‚ numero 20‚ luglio/agosto 2013 www.digitalic.it Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011 Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica per il periodo 1/1/2012-31/12/2012

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TECNOLOGIA

Eco Geek Più green di così…

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Guru La tecnologia di oggi ripari i danni della tecnologia di ieri

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White Paper Naturalmente tecnologica

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Trend 18 Cool IT, la classifica di Greenpeace 20

Photo I robot del vento

MERCATO Tendenze 21 Mobilità, cloud e green nel futuro DGTalk 22 Vola con il green: l’energia che serve per far decollare i dati Management Il green computing piace a tutti

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Ricerca e Sviluppo L’eco-innovazione Pirelli: dal riso alle nanotecnologie

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DGReport 48 EDSlan, argento vivo per il canale

Achab - Avira AG Costruzioni Agile Telecom/ DigiTel Alias Arjowiggins Creative Papers Brevi Charme & Relax Computergross - J.Soft - C.A. Emc Fortinet Hubergroup Idc

47 15 7 11 II cop. - IV cop. 25 73 - 75 39 36 - 37 9 61 79

Desktop Mac Pro, un cilindro per dimenticare il Cube

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Creative Park A lezione di design dallo squalo

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Punto G 62 L’insostenibile leggerezza dell’elio

WEB SOCIAL CLUB Connessioni Mongolfiere per portare il Web a tutti

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The Marketing Side Attenzione, inizia il tuo film

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Il Testardo 76 Windows 8.1: le 5 nuove funzioni che ridisegnano il sistema operativo

SHUTDOWN Girly Tech La natura oltre lo schermo

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Geografia Tutte le foreste del mondo

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#FF Ricariche solari

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Il Triangolo iStockphoto Italgrafica Lenovo Microsoft Promoevents - IFA Salvix Smau Tech Data Thinkstock Viscom - Reed Exhibitions Italia ZyXEL

19 45 III cop. 55 Inserto 3 - 4 50 29 65 - 67 inserto in IV cop. 59 57 27

Periodicità: 11 numeri Tiratura media:15.009 copie Diffusione media:14.575 copie Certificato CSST n. 2012/2334 del 27/02/2013 Società di Revisione: REFIMI Direttore Responsabile: Francesco Marino - francesco@digitalic.it Caporedattore: Marco Lorusso - marco@digitalic.it Responsabile di Produzione: Raffaella Navarra - produzione@mmedia.info Hanno collaborato: Amir Baldissera, Luca Bastia, Barbara Bonaventura, Cecilia Cantadore, Alessio Ferri, Giorgio Fusari, Girl in the Cloud, Giuseppe Goglio, Luca Mirani, Emanuela Pasino, Matteo Ranzi, Valerio Rosano, Marco Sampietro, Daniela Schicchi, Antonella Tagliabue, Elena Veronesi. Immagini offerte da: iStockphoto e Thinkstock (Gruppo Getty Images) Progetto grafico e impaginazione: Davide Spagnuolo/BluLapis s.n.c. Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Una copia euro 3,90 - Arretrato euro 7,80 Abbonamento annuale (11 numeri) Italia euro 33,00 - Estero euro 66,00 http://www.digitalic.it/wp/abbonati Stampa: Italgrafica srl Via Verbano n. 146 - 28100 Novara Cellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20861 Brugherio Mi

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NEWS

I rivenditori che propongono il cloud crescono il doppio e fatturano di più. Lo studio realizzato da Microsoft e IDC sottolinea come i partner le cui entrate sono riconducibili per oltre il 50% al cloud computing stiano beneficiando di maggiori profitti lordi, numerosi nuovi clienti, maggiori entrate per dipendente e una crescita complessiva più rapida. È questo quello che emerge dallo studio presentato alla Worldwide Partner Conference di Microsoft. «Le aziende orientate al cloud – si legge – ovvero coloro le cui entrate sono riconducibili per oltre il 50% al cloud, crescono il doppio, acquisiscono nuovi clienti due volte più velocemente e ottengono il doppio delle entrate per dipendente rispetto ai partner non orientati al cloud». La ricerca ha anche approfondito le preferenze di acquisto delle imprese: - il 63% dei clienti si aspetta di poter fare affidamento su un unico provider di servizi cloud per soddisfare qualsiasi esigenza; - il 67% si aspetta di acquistare un’ampia gamma di servizi cloud da un unico fornitore; - il 74% si aspetta che il proprio provider di servizi sia in grado, se necessario, di riconvertire un’offerta cloud in una soluzione on-premise.

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Come rivelano i risultati di una ricerca realizzata da SDA Bocconi in collaborazione con SAP Italia, sistemi informativi e struttura manageriale sarebbero gli elementi chiave in grado di aiutare le Pmi a gestire la complessità derivante dalla crescita. La ricerca è stata condotta tra gennaio e aprile 2013 su aziende fra i 50 e i 500 milioni di euro di fatturato. Come rispondono, dunque, le aziende alla complessità? Il campione analizzato segnala di aver avviato nel 2012 o di prevedere per il 2013 interventi sui sistemi informativi (42% delle aziende) e sui processi aziendali (45% delle aziende). Un grande sforzo è partito nel 2012 o è stato fatto in passato sulle strut-

ture manageriali e gli assetti organizzativi. L’impegno di SAP, per le Pmi, si concretizza attraverso lo sviluppo continuo del proprio ecosistema di partner, che aiutano le imprese nella scelta, nell’acquisto e nell’implementazione di soluzioni estese. I partner All In Team, Altea, BMS, Derga Consulting, Horsa, ICM.S e SIDI hanno avuto un ruolo attivo all’interno del progetto con SDA Bocconi, che ha rappresentato per loro un percorso di formazione dedicato attraverso la fornitura di argomenti e metodi concreti per indirizzare gli interlocutori di business e approcciare la media impresa italiana in modo coerente rispetto ai profili di complessità che questa si trova ad affrontare.

Il 62% dei bambini, analizzati da una ricerca condotta da Norton, ha raccontato di aver vissuto esperienze negative online. Sulla base di questo dato Norton ha messo a punto una soluzione in grado di assicurare un maggiore controllo sulle attività in Rete dei bambini e di favorire un maggior dialogo tra figli e genitori. Si tratta di Norton Family Premiere, capace di offrire ai genitori un maggiore controllo su come navigano in Internet i figli grazie a nuove funzionalità per il monitoraggio dei video visualizzati online, alla cronologia dettagliata delle attività svolte in Rete e ai report sull’utilizzo della posta elettronica. Per ogni video visualizzato dai ragazzi è possibile vedere una breve anteprima sulla dashboard di Norton Family Premier. Questa versione include caratteristiche aggiuntive per gli smartphone Android, tra cui la possibilità di monitorare le App scaricate. Dopo il download dell’App Norton Family nel telefono, i genitori possono consentire o bloccare l’invio di messaggi a determinati contatti. Il tracciamento fino a novanta giorni garantisce un migliore controllo delle attività online, mentre il calcolo del tempo totale trascorso ogni giorno al computer aiuta a determinare quali restrizioni è necessario imporre.


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ECO GEEK

1 Un geek che si rispetti è anche “eco”, soprattutto in un’era come questa, in cui la tecnologia può davvero trovare la strada offrendo sempre di più e chiedendo sempre meno risorse naturali. Qui potete trovare alcuni mirabili esempi di super tecnologia veramente green.

U

1. Powertrekk Powertrekk ha qualcosa di magico, è un caricatore portatile che si alimenta ad acqua… esattamente, va ad H2O! Grazie alla sua cella-combustibile è in grado di ricavare elettricità dall’idrogeno e usa come “carburante” l’acqua; dà la certezza di avere in ogni luogo l’energia per ricaricare il telefonino o altri dispositivi. Il prezzo è commisurato all’innovazione che porta: 300 dollari. http://powertrekk.com/

2. OLPC XO-4 Il pc creato da OLPC (One Laptop Per Child) è l’idea più ecologica: un pc (che fa anche da tablet) che costa meno di 100 dollari, pensato per i Paesi in via di sviluppo. La particolarità sta nel fatto che ogni funzione può essere utilizzata da due persone: lo schermo è touch e riconosce due utenti, sulla tastiera ci sono due touchpad e due gruppi di cursori a frecce. In questo modo il costo per utente scende da 75 dollari a 37,5 dollari. http://laptop.org/en/laptop/

3. Click&Grow smart garden Se non hai il pollice verde, ci pensa la tecnologia. Smart&Grow, ispirato dai sistemi utilizzati dalla Nasa nello spazio, fornisce alle piante – ma anche a ortaggi o erbe officinali – sempre la giusta quantità di acqua, ossigeno, luce per farle crescere al meglio. La tecnologia si sostituisce alle conoscenze delle tradizione per 79 dollari. www.clickandgrow.com/pages/what-is-click-grow

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GURU BISOGNA USARE CON ATTENZIONE L’ENERGIA E TUTTI GLI STRUMENTI HI-TECH. MARIO TOZZI, GEOLOGO DEL CNR E DIVULGATORE TELEVISIVO, RACCONTA LA SUA VISIONE DEL MONDO ECO-COMPATIBILE E RICORDA QUANDO SCRIVEVA CON UN COMMODORE 64

È conosciuto da tutti grazie alle trasmissioni televisive che ha condotto. Mario Tozzi è il geologo che ha portato all’attenzione del grande pubblico italiano non solo le tematiche scientifiche ma anche i temi ecologici. Difende con forza le sue idee e guarda alla tecnologia con occhio critico.

È

Questo mese Digitalic è dedicato al green. Se dipendesse da lei quale sarebbe il titolo di copertina? Avrebbe un tono positivo? È una risposta difficile, ma in realtà in questo momento sono pessimista. Green e

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Antonella Tagliabue

ambiente sono argomenti di cui si parla molto, ma per i quali si fa molto poco. È positivo il fatto che sempre più giornali si occupino di questi temi, con nuove rubriche o inserti dedicati, anche per un pubblico ampio. Il problema è che alle parole non seguono i fatti. Certo ci sono molte persone che, a livello individuale, provano ad adottare comportamenti virtuosi, piccoli accorgimenti. C’è chi si impegna davvero nella raccolta differenziata, oppure nel migliorare l’efficienza energetica della propria casa e nel fare uso di risorse rinnovabili come l’energia solare. Ma in generale il mio parere è che in Italia si faccia davvero poco. Il nostro è un

mondo ancora dominato dai combustibili fossili, da modi di vita che inquinano. Quando un americano di Detroit, la città in cui si costruiscono le macchine, viene in Italia si spaventa per il numero di automobili che girano da noi. Cosa pensa quando sente parlare di green economy? Penso che spesso si tratta di greenwashing, di una questione di immagine. E che in Italia si fa molto meno che in altri Paesi. Ci sono però eccezioni positive, come quelle collegate alla produzione di energia solare tramite pannelli fotovoltaici o di energia eolica. È complicato ma il fatto è che siamo un Paese ignorante e spesso in cattiva fede.

Non è solo un problema di informazione, ma anche di educazione. Siamo abituati a pensare alla nostra storia come se fosse solo una storia di uomini, mentre la storia è quella del pianeta che abitiamo e di cui utilizziamo le risorse. In questo anche i libri che si usano nelle scuole sono vecchi e non adeguati. Molti la definiscono un “divulgatore” scientifico. Pensa che sia corretto? Non mi dispiace, è quello che faccio. Io sono innanzitutto un geologo e un ricercatore del CNR. Scrivo libri, articoli, faccio programmi televisivi e radiofonici. Per parlare di calcio non è necessario essere esperti. Tutti possono dire la loro. Quando si parla

di ambiente invece si parla di scienza. Io sono facilitato perché sono in grado di comprendere uno studio di tipo scientifico e di tradurlo in un linguaggio comprensibile. Ci sono molti scienziati che non riescono a comunicare, così come ci sono degli ottimi divulgatori e giornalisti che parlano in maniera efficace di ambiente, pur senza un background specialistico alle spalle. Il fatto è che l’ambiente e l’ecologia sono una scelta, e occorre essere preparati. Parliamo di tecnologia. Pensa che possa dare un contributo a un mondo più verde? Io non mi definisco un “tecnologico”. In realtà

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GURU PER VEDERE I CONTENUTI AGGIUNTIVI DI QUESTA PAGINA SCARICA LA APP DI DIGITALIC PER IOS E ANDROID.

niente e non lo uso. Ciò nonostante ci sono persone che mi seguono anche se io non dico nulla. Credo che le relazioni debbano essere reali. Quando voglio parlare con qualcuno, con un amico, lo vado a trovare. Per il resto scrivo libri che, come ho detto, mi consentono la massima libertà.

penso che oggi molte delle nuove tecnologie servano a mitigare i danni creati da quelle precedenti. Trovo che la tecnologia assorba troppa energia, sia eccessivamente vorace. Io faccio un uso limitato, ad esempio, del pc. Uso un programma di videoscrittura. Oggi faccio sostanzialmente le stesse cose che facevo con un Commodore 64 tanti anni fa, ma con un pc che consuma molto di più e con programmi che sono molto più pesanti ed esigenti. Certo mi si potrebbe obiettare che l’innovazione e la ricerca tecnologica possano contribuire, ad esempio, alla ricerca sul cancro. Ma secondo me quello che conta è innanzitutto il malato e poi capire quali sono le cause che hanno determinato il cancro, che spesso hanno a che fare con un peggioramento della qualità della vita che le tecnologie dovrebbero migliorare. Lei scrive libri, articoli e lavora alla radio e in tv. C’è un mezzo che considera

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MARIO TOZZI, GEOLOGO, E’ PRIMO RICERCATORE DEL CNR (CENTRO NAZIONALE DELLE RICERCHE) NONCHE’ AUTORE E CONDUTTORE TV E RADIO. DA MAGGIO 2012 PRESENTA SU LA7 IL PROGRAMMA ATLANTIDE, COLLABORA CON IL QUOTIDIANO LA STAMPA E IL SUO ULTIMO LIBRO SI INTITOLA PIANETA TERRA ULTIMO ATTO, EDITO DA RIZZOLI. IN SUO ONORE L’ASTEROIDE 11328 DELLA FASCIA PRINCIPALE, UNA REGIONE DEL SISTEMA SOLARE COMPRESA FRA LE ORBITE DI MARTE E GIOVE, E’ STATO RIBATTEZZATO MARIOTOZZI. HTTP://WWW.YOUTUBE.COM/ WATCH?V=XEALOTYXXOA migliore per parlare di ambiente e di ecologia? Il libro è in assoluto il mezzo che ti concede la massima libertà, anche in versione e-book. Perché con il libro non hai limiti di tempo e di spazio. È un mezzo che ti permette di esprimerti compiutamente. La tv e la radio sono media molto creativi, ma che hanno dei limiti. In tv ci sono le pause pubblicitarie ogni venti minuti e in radio c’è una pausa o un disco ogni quattro o cinque minuti. Sono mezzi

efficaci, divertenti e come dicevo creativi ma che hanno dei limiti che il libro non ha. Anche con gli articoli per i giornali c’è un limite dato dal numero di battute, ma non c’è niente di così importante che non possa essere detto in quattromila battute. E i social? Li usa? Possono essere utili? Io non sono su Facebook. C’è un profilo con il mio nome ma non è mio e non so chi lo abbia creato. Ho un account Twitter ma non ci faccio

Cosa pensa quando le dicono che parlare di ambiente ed ecologia è un lusso, dato che c’è la crisi? Reagisco male. La crisi economica è anche crisi ecologica. Dobbiamo procedere a una riconversione ecologica che non è più procrastinabile. Ci sono tantissime cose da fare. Fare la raccolta differenziata e gestire i rifiuti crea posti di lavoro. Uscire dalla crisi economica significa affrontare l’emergenza ecologica. Basta il buon senso per capire che il green può essere conveniente. Il nostro problema è che siamo un Paese ignorante e vigliacco, che ha paura del cambiamento e che è ancorato a schemi vecchi. È un problema di classe imprenditoriale e dirigente che ragiona negli stessi termini di due secoli fa. Mi raccontavano recentemente di una fabbrica cinese in cui si producono tappeti. Hanno raddrizzato i tratti curvi degli impianti di aerazione e così hanno ridotto dell’80% i costi in combustibile per riscaldare e raffreddare gli ambienti. Non è una scelta che fa bene – solo – all’ambiente. È una scelta di tipo economico. Ci vuole volontà e coraggio di cambiare.



WHITE PAPER 16

NATURALMENTE TECNOLOGICA Daniela Schicchi “Schicchina, tu farai la giornalista”. Così ha avuto inizio tutto, credo. 26 anni, appena laureata in una materia che non c’entrava nulla con il giornalismo, con un direttore fantastico al quale devo molto (Sergio Meda) e una totale inesperienza. Da lì sono passati 12 anni. Ho bazzicato tra testate di sport e fitness, gossip, digital printing, beauty, salute, sanità e un’agenzia di comunicazione per arrivare – infine – al Grande Salto. Quello nella Rete e nella consulenza della libera professione. Un percorso fatto di incontri, apprendimento, curiosità, risate e parecchie arrabbiature. Ho scoperto che le parole possono essere fantastiche. Ho toccato con mano la bellezza di supporti unici e portenti della tecnologia in grado di realizzare “quasi” tutto. Ho imparato che per comunicare bisogna andare al passo con i tempi e che, per stare al passo con i tempi, bisogna rimettersi in gioco tutti i giorni.

Siamo d’accordo nel sostenere che il green è una moda del momento, ma nella quale vogliamo credere al di là delle tendenze; i partner di questo numero ci hanno dato una bella lezione in merito: ecco la carta 100% recycled firmata Arjowiggins Creative Papers, gli inchiostri di HuberGroup e la tecnica di impiego degli

S

ink di Italgrafica, che ha realizzato anche la fustella per permettervi di “costruire” la vostra cover estiva tutta ecologica.

Quando la carta incontra il green Il primo biglietto da visita di questo numero è la carta firmata Arjowiggins Creative Papers. Si tratta della gamma Keaykolour, 100% Recycled colore Particles

ARJOWIGGINS CREATIVE PAPERS Arjowiggins Creative Papers, produttore e leader nel settore delle carte creative, commercializza brand ben noti quali: Conqueror, Opale, Inuit, Curious Collection, Keaykolour, Rives e Pop’Set. Carte per rendere unica qualunque applicazione. I prodotti sono certificati FSC con un’offerta di carte 100% riciclate premium, oltre al fatto che la gamma Conqueror è classificata CarbonNeutral in molti Paesi. L’attenzione per il mondo dei creativi è supportata da “The Blank Sheet Project”, la piattaforma che aggrega la comunità creativa invitandola a lasciare il segno nel mondo in modo responsabile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Iniziativa che continua a ispirare nuove idee grazie ad ambasciatori di fama internazionale. www.arjowigginscreativepapers.com

Sunshine, nei 300 grammi. L’alta ecosostenibilità dell’intera linea è rappresentata anche dalle altre finiture di Keaykolour, ovvero Original, riciclato al 30% e reKreate, prodotta utilizzando un sistema brevettato che riutilizza le fibre residue, che altrimenti avrebbero bisogno di essere smaltite, oltre a ridurre l’utilizzo di coloranti e polpa fino al 50%. L’alta qualità,

ITALGRAFICA Attiva da oltre trent’anni a Novara, la tipolitografia Italgrafica deve il suo sviluppo a notevoli e continui investimenti, indispensabili per poter seguire l’evoluzione del mercato. Una scelta che porterà dal 2013 all’installazione di una macchina 70 x 100 a sei colori con sistema UV che gli permetterà di inserirla nel settore della nobilitazione del prodotto. Inoltre Italgrafica consta di un reparto di fotocomposizione, fotolito, stampa digitale, legatoria ed è specializzata anche nel “kittaggio” di cartellonistica per la grande distribuzione a livello nazionale e internazionale in tempi rapidi. L’azienda è certificata FSC e PEFC e vanta personale altamente qualificato in grado di garantire, con la sua flessibilità, sempre il risultato migliore. www.italgrafica.net


Una mano di verde con HuberGroup In ambito di inchiostri si accendono le diatribe e le sfide raggiungono uno degli apici classici delle disquisizioni legate al mondo delle arti grafiche. In mezzo a questo contenzioso si inserisce HuberGroup, che sviluppa da tempo linee di inchiostri per offset a foglio prive di olio minerale e che offrono ottimi riscontri di macchinabilità e stampabilità. Proprio gli ink utilizzati per questa nostra nuova fatica appartengono alla famiglia !nkredible Resista a base vegetale. Tali inchiostri offrono la garanzia di un’eccezionale resistenza allo sfregamento e hanno eliminato, nella loro formulazione, gli oli minerali normalmente contenuti in prodotti simili. In questo modo raggiungono la considerevole percentuale dell’80% di materiale derivante da fonti rinnovabili, quota dalla quale restano esclusi solo i pigmenti.

Volando tra le righe Insomma, se anche voi vi siete subito buttati alla folle costruzione del nostro modellino in copertina, sappiate che la resa finale di quanto avete costruito è opera di Italgrafica. Attiva da oltre trent’anni a Novara, la

HUBERGROUP HuberGroup è uno dei maggiori produttori europei di inchiostri, vernici e ausiliari per la stampa. L’azienda, oggi, comprende 40 consociate e oltre 150 organizzazioni commerciali. Con più di 250 anni di esperienza e grazie alla brillante conduzione familiare nel settore degli ink, il gruppo produce prodotti per la stampa di imballaggio, di quotidiani e per la stampa commerciale. In Italia ha la propria sede a Vicenza e una filiale in provincia di Milano. Huber Italia è uno dei princi-

pali attori nel mercato italiano in tutti i settori della stampa. Grazie al completo portafoglio prodotti e all’eccellente assistenza tecnica è in grado di supportare la propria clientela per qualsiasi esigenza. www.hubergroup.it

PI-EMME Nata nel 1988, è in breve diventata una delle aziende leader nel settore della stampa a caldo per tutta l’Europa. Proprio in virtù di ciò, PI-EMME è il partner ideale di tutti coloro che, operando nelle arti grafiche, necessitano di avere prodotti arricchiti e nobilitati dalla stampa a caldo. La pluriennale esperienza maturata permette a PI-EMME di offrire la massima qualità ai propri clienti, così come le numerose macchine presenti in

tipolitografia dà forma a ogni tipo di progetto. Su questo numero della nostra rivista ha realizzato la stampa in quadricromia, rigorosamente green grazie agli inchiostri di HuberGroup, e la fustella che vi ha consentito di realizzare il vostro aeroplanino. La resa cromatica della quadricromia su carte come quella che è stata utilizzata per questo numero non è poca cosa, anzi: l’intensità dei colori, infatti, potrebbe appiattirsi e spegnersi se l’abilità di chi stampa non sapesse dosare e regolare adeguatemente gli ink. Questo dimostra come la collaborazione tra player d’eccellenza nel mondo delle

azienda unite alla competenza tecnica degli operatori, le consentono di poter soddisfare, quotidianamente, ogni esigenza nell’ambito delle graphic arts. www.pi-emme.com

arti grafiche può portare a risultati di altissimo livello.

Caldo, è meglio In questo numero trovate anche un inserto la cui copertina incontra la particolarità della stampa a caldo, grazie al lavoro realizzato, ancora una volta, da Pi-Emme. La testata del fascicolo, infatti, è stata stampata con argento a caldo, tecnica nella quale Pi-Emme eccelle da sempre ed ennesima dimostrazione di come un prodotto comune, come appunto un inserto, possa trasformarsi in un efficace veicolo di comunicazione.

RISORSE

la grammatura elevata, l’eccellente stampabilità e i delicati colori naturali della gamma, parlano di un profondo rispetto per l’ambiente. Ecco perché anche il colore, di quella scelta per Digitalic, con il suo tono caldo e naturale parla di sostenibilità ed ecologia.

Operazione “condividi una Coca Cola” Da qualche tempo sugli scaffali della grande distribuzione sono apparse bottiglie di Coca Cola personalizzate con una gamma di nomi. L’operazione è stata resa possibile grazie alla tecnologia di stampa firmata HP che ha permesso di stampare etichette personalizzate su macchine da stampa digitali serie HP Indigo WS6000. La campagna, “Condividi una Coca-Cola”, è stata avviata in tutta Europa il 1° maggio ed è stata studiata per consentire a Coca-Cola di coinvolgere direttamente i suoi consumatori in 32 paesi. Il famoso logo Coca-Cola sulle bottiglie di tutta la gamma sarà sostituito con 150 tra i nomi, i soprannomi e i vezzeggiativi più comuni in ogni Paese. La campagna, supportata da un programma di marketing completamente integrato per la connessione online con i consumatori, rafforza la posizione di Coca-Cola quale innovatore all’interno del commercio al consumo. Il progetto ha combinato tecnologia di stampa convenzionale e stampa digitale HP Indigo per la creazione di 800 milioni di etichette personalizzate di alta qualità.

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TREND

L’IT svolge un ruolo fondamentale nel creare infrastrutture basate su energie rinnovabili, ecocompatibili e innovative. Il settore della tecnologia ha la grande opportunità di guidare il cambiamento nel consumo e nella produzione di energia, riducendo – attraverso le infrastrutture e i comportamenti proposti – la produzione di gas serra responsabili dell’aumento di temperatura del pianeta (da qui il nome “Cool IT”, letteralmente “raffreddalo”). Greenpeace con la classifica “Cool IT” identifica le società hi-tech che guidano l’innovazione nei consumi energetici. La classifica esamina come le società IT utilizzano l’energia necessaria alle loro produzioni, quali tecnologie offrono per portare le altre aziende a un consumo intelligente e in che modo adoperano la loro grande influenza per cambiare le politiche governative in tema ecologico (i criteri sono: IT Energy Impact, Climate Solution, Political Advocacy). La classifica è guidata da Google, che non solo ha scelto le energie rinnovabili per i propri data center ma si è fatta portatrice della causa ecologica. Cisco si è riportata in testa alla classifica (in coabitazione con Google) anche grazie alla scelta decisa di abbondare ogni forma di energia derivata dal carbone. Fujitsu è il leader nella sotto-categoria “Climate Solutions”, che misura quanto i prodotti commercializzati favoriscano la riduzione dei gas serra in tutto il loro ciclo di vita: produzione, utilizzo e smaltimento. In ottima posizione anche IBM, HP e Microsoft.

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Aquiloni ad alta tecnologia che producono energia eolica. Google X, il laboratorio di “Big G” che si occupa di ricerca e sviluppo riguardanti «il mondo reale e non i bit» (come afferma il Ceo Larry Page), ha acquisito Makani Power. La società realizza “robot kite” auto-guidati, per generare energia eolica. Decollano verticalmente

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e dopo aver raggiunto l’altezza adeguata, diventano degli aquiloni molto sofisticati. L’elettricità prodotta dai rotori viene trasmessa dal cavo di collegamento e stoccata a terra. Secondo l’azienda che li produce, queste turbine “aquilone” generano circa il doppio dell’energia di una turbina eolica tradizionale delle stesse dimensioni e richiedono meno materiale per costruirle.–A.T.


MERCATO Quale percentuale di applicazioni aziendali risiederà nel cloud entro 5 anni? Mobilità prima di tutto. L’ultimo sondaggio condotto da CommScope conferma il trend più che positivo dei dispositivi mobili in azienda, siano essi telefoni cellulari, computer laptop o tablet. Se poi a questo dato si unisce la sfida del cloud, risulta evidente quali debbano essere le priorità per la gestione delle reti aziendali di tutto il mondo (al sondaggio hanno partecipato più di 1.100 professionisti del settore di 63 Paesi). Questo anche alla luce del divario evidenziato tra l’uso dei dispositivi mobili all’interno degli edifici aziendali e la capacità di queste strutture di abilitare il traffico wireless. In media il 43% di tutte le chiamate telefoniche provenienti da uffici riguarda un telefono cellulare, anche se solo il 30% delle aziende afferma che la copertura e la capacità del segnale garantite dagli operatori telefonici negli edifici sono in grado di gestire il traffico mobile. Più del 75% dei partecipanti ammette che i dipendenti devono spostarsi all’interno dell’ufficio o persino uscire all’esterno per ottenere una qualità del

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Le barre rappresentano la percentuale dei rispondenti

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segnale soddisfacente. «Il sondaggio mostra chiaramente che la tendenza all’utilizzo di vari dispositivi mobili è in crescita e pone un carico notevole sull’infrastruttura di un’azienda, costituendo allo stesso tempo una preoccupazione per molti responsabili delle reti aziendali», ha affermato Giampiero Sforte, sales director di CommScope Italia, Grecia e Cipro. «Il tasso di adozione della mobilità da parte dei consumatori, e quindi della forza lavoro e dei visitatori di una società, è superiore a quello di aggiornamento delle infrastrutture e delle pratiche

6,0%

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interne destinate a supportare questo nuovo approccio. Ciò influenza notevolmente anche l’incremento nel tasso di distribuzione delle applicazioni basate sul cloud, una tendenza confermata dalla maggior parte delle aziende». I servizi cloud rappresentano una svolta chiave per il 44% dei partecipanti, convinto che il suo sviluppo sia in ulteriore crescita. Il 21% affida alla nuvola già oltre la metà delle applicazioni e oltre il 50% prevede che, entro il 2017, questo dato sarà superiore. Data la mole crescente di informazioni raccolte nelle aziende, non stupisce l’attenzione rivolta anche ai

14,0%

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data center futuri. Il 61% degli operatori ha dichiarato di preferire soluzioni predeterminate rispetto a quelle con terminazioni eseguite sul campo. La produttività è richiesta anche a livello energetico in termini di ottimizzazione: un quarto degli intervistati ritiene che i consumi energetici e le iniziative ecologiche rappresenteranno un game-changer nei prossimi cinque anni. In media, i partecipanti pensano di ridurre i consumi energetici del 18% tramite strategie di virtualizzazione dei server, consolidamenti e cloud computing. —Emanuela Pasino fonte: CommScope

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DGTALK

SIA CHE SI TRATTI DI STRUTTURE NUOVE O DA AGGIORNARE, IL CONSUMO ENERGETICO NEI DATA CENTER DIVENTA UN FATTORE PRIORITARIO. UNA TEMATICA CHE RIGUARDA I COSTI, L’ECO-COMPATIBILITÀ DEL BUSINESS E LA GESTIONE DEGLI SPAZI

Giuseppe Goglio

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Una fetta importante degli investimenti in infrastrutture IT nel corso degli anni Novanta e nella prima decade del nuovo millennio è stata rivolta alla realizzazione di locali da adibire a data center, sia per uso interno, sia per offrire servizi di “colocation”, housing e nelle varie forme di outsourcing in genere. Si trattava di somme spesso importanti, destinate a essere ripagate nel lungo periodo. Si trattava, però, anche di lavori eseguiti in un contesto in cui il

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costo dell’energia non rappresentava un fattore prioritario nelle voci di spesa e la disponibilità di finanziamenti non si poteva certamente definire una delle maggiori preoccupazioni. Di fronte a uno scenario radicalmente cambiato nel giro di pochi anni, strutture per loro natura particolarmente rigide nell’architettura rischiano di trasformarsi in fardelli pesanti, sia per gli spazi utilizzati solo in parte, sia per la mancata capacità di rispondere alle nuove esigenze. Soprattutto, il costo dell’energia è


diventato una voce troppo consistente per essere ignorata e per sottovalutare la possibilità di rimettere mano a edifici costruiti solo pochi anni fa per riportare sotto controllo la bolletta della corrente elettrica. Ad attirare l’attenzione di chi oggi intende riprogettare un data center, o costruirne di nuovi, è soprattutto il consumo energetico. Ci sono però altri fattori da prendere in seria considerazione. Il miglioramento dell’efficienza permette infatti di installare densità di potenza IT più elevate e di aumentare il numero di apparecchiature presenti. Considerando inoltre i rapidi cambiamenti infrastrutturali avvenuti negli ultimi anni, la versatilità si rivela un’ulteriore caratteristica in favore della tutela degli investimenti. «La maggior parte dei progetti oggi prevede il 30% di apparecchiature informatiche in più per far fronte alle esigenze di crescita – esordisce Massimo Galbiati, finance sector & solutions director di Schneider Electric divisione IT –. Per questo è più difficile quantificare la domanda e l’offerta dell’alimentazione e del raffreddamento. Bisogna tener presente, infatti, che se il progetto è inadeguato, tutta l’azienda ne risente». «Il data center moderno deve essere efficiente sì, ma con la capacità di calcolo sufficiente agli scopi prefissati, e deve essere sicuramente dinamico – conferma Marco Ravaioli, direttore prodotto di Eaton –. Per ottenere la flessibilità

necessaria esistono due strade che confluiscono poi in svariate combinazioni di esse: flessibilità tramite hardware e flessibilità tramite software. Tali strade comportano strategie diverse: la prima improntata sulla modularità degli apparati, la seconda sulla loro virtualizzazione». Come ogni altra cosa che ruota intorno al mondo IT, anche le evoluzioni delle originarie sale dati devono adeguarsi alle nuove regole dettate dal mercato. «La prima decisione è la scelta tra un’opzione tradizionale, personalizzata ma poco flessibile, e un approccio invece modulare, con tempistiche di costruzione e costi operativi inferiori e maggiore scalabilità – spiega Mauro Ceriani, managing engineer data center services di Colt –. Inoltre, è opportuno considerare le fasi del progetto e dell’assemblaggio, quindi, se l’azienda ha necessità di ottimizzare i tempi, prediligerà un data center modulare, che potrà essere assemblato in massimo sei mesi, mentre la costruzione di un locale tradizionale richiederà dai nove mesi ai due anni, in base al livello di personalizzazione scelto». Più che su criteri economici, le scelte devono essere frutto della capacità di leggere le tendenze. «Il vantaggio del modulare è appunto la flessibilità in previsione di future espansioni – prosegue Ceriani –. Un’azienda, per esempio, può scegliere di investire inizialmente sui 250 mq di cui ha bisogno e solo se necessario, in

futuro, incrementare le dimensioni. Ovviamente con un data center tradizionale l’azienda deve effettuare una scelta un po’ più drastica: rischiare investendo su pochi mq e ritrovarsi la sala piena in breve tempo o al contrario magari ritrovarsi una sala enorme poco utilizzata». «Sono necessari investimenti significativi che si ammortizzano in molti anni – osserva Luigi Bellani, responsabile infrastructure architecture & engineering di Telecom Italia Information Technology –: il data center deve quindi essere costruito con criteri di flessibilità e modularità. L’errore più grave è realizzare da subito un data center sovradimensionato rispetto alle proprie esigenze di breve-medio periodo lasciandolo a lungo sottoutilizzato, per poi scoprire, al momento in cui si va a sfruttarlo pienamente, che non è più adatto ai propri requisiti». Senza dimenticare come le tempistiche per la costruzione, seguendo i canoni tradizionali, prevedano periodi più lunghi, in quanto le componenti vengono assemblate ad hoc per quell’unico data center, e non sono quindi replicate,

ALESSIO NAVA RITTAL

CRISTINA REBO LINI EMERSON NET WORK POWER

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MARCO RAVAIO EATON

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come invece accade per una costruzione modulare. Tutte queste considerazioni fanno da premessa a un’analisi invece più orientata alla destinazione vera e propria. «Lo sviluppo di un piano integrato deve partire da una profonda comprensione del carico IT realmente necessario, della capacità richiesta, della scalabilità necessaria, delle possibili criticità – riprende Cristina Rebolini, channel sales director di Emerson Network Power –. Sia in caso di costruzione di un nuovo centro dati sia in caso di infrastruttura già esistente, è inoltre necessario limitare gli sprechi e definire se si dispone di capacità che non viene utilizzata». Per chi è attivo nel settore da tempo, inoltre, è fondamentale aggiornare i criteri di valutazione alla realtà odierna. «Bisogna tenere in considerazione alcuni aspetti fondamentali tipici dell’attuale panorama IT, primo tra tutti il notevole aumento della complessità, risultato dell’enorme incremento della mole di dati da trattare – avverte Alessio Nava, direttore divisione IT & telecomunicazioni di Rittal –. Il compito di chi deve progettare un data center è dunque quello di combinare questa complessità con i tre principali imperativi di efficienza e competitività provenienti dal business: risparmio energetico, consolidamento delle risorse e garanzia di informazioni sicure e disponibili sempre e dovunque siano necessarie».

In bilico tra potenza ed efficienza Una volta messi a fuoco le proprie esigenze e l’ammontare dell’investimento, sia che si parli di nuova costruzione sia di ristrutturazione, il primo aspetto da considerare è il giusto compromesso tra potenza di calcolo ed efficienza energetica, in pratica il rapporto costi/benefici. «In parole semplici, minimizzare gli investimenti di capitale a meno che l’investimento non sia compensato da una riduzione delle spese operative – riassume Rebolini –. Il recupero potrebbe avvenire in modi diversi. Per esempio, incrementando la capacità e di conseguenza il volume di attività e il fatturato; oppure incrementando l’efficienza energetica e riducendo i costi operativi legati al consumo di energia». «Parliamo di due grandezze il cui andamento è inevitabilmente correlato – riprende Nava –. Per contenere il costo operativo, stante la crescente richiesta di potenza di calcolo, è necessario un utilizzo sistematico di politiche di efficienza energetica che mitighino l’effetto. Questo può essere perseguito attraverso due linee di azione: rendere l’infrastruttura stessa del data center più efficiente (riduzione del Power usage effectiveness) e introdurre soluzioni informatiche a miglior

rapporto computing/ consumo, anche attraverso iniziative di rinnovamento/ consolidamento di vecchie piattaforme, perché a parità di calcolo un server di oggi consuma molto meno di uno anche di pochi anni fa». La stretta dipendenza dei due fattori non significa necessariamente dover scegliere uno a scapito dell’altro. «Grazie a un programma continuativo di efficienza energetica in atto dal 2010, siamo riusciti a ridurre i consumi del 18% nei nostri data center europei – afferma Ceriani – e abbiamo risparmiato annualmente, nel corso degli ultimi tre anni, 43 Gigawatt/ore (GWh) di energia elettrica. Il tutto senza incidere minimamente sulla potenza di calcolo necessaria all’infrastruttura». D’altra parte, in caso di scelta, non va sottovalutato il rischio di ripercussioni oltre le attese. «La funzione che li lega non è lineare, bensì esponenziale – ribatte Ceriani –. Pensiamo al condizionamento e al pericolo di deriva termica in ambienti troppo densi: un piccolo errore di calcolo in sede di progettazione del raffreddamento può rendere un data center sicuro, con molta potenza ed efficiente una bomba a orologeria


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DGTALK che, in caso di minimo malfunzionamento, può innescare lo spegnimento di tutte le apparecchiature in pochi minuti».

La via del fai da te Da queste considerazioni analizzate nel contesto della singola realtà, si arriva a quella che con tutta probabilità è la decisione più importante in materia di data center, vale a dire se scegliere la strada di proprietà piuttosto che affidarsi a un servizio. «La costruzione in proprio oggi conviene solo se rappresenta un asset core della propria azienda – riflette Bellani –; negli altri casi, non solo per l’investimento iniziale, ma anche soprattutto

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per l’entità della spesa ricorrente, conviene appoggiarsi su strutture di player che possono garantire efficienze da economia di scala, altrimenti non eguagliabili». Nel caso in cui si decida di procedere per la prima strada, è importante aver subito chiaro che cosa ci si vorrà installare all’interno, i volumi degli apparati IT da gestire e come. Una volta chiari questi tre elementi si potrà cominciare la vera progettazione e a questo punto entrano in gioco le valutazioni legate alle cifre. «Più del 90% del costo di un data center è concentrato su due voci di spesa: la componente impiantistica per la realizzazione fisica e la parte di allestimento

IT – prosegue Galbiati –. Se si vogliono ottimizzare i costi di gestione operativa è sufficiente intervenire in fase di progettazione o di ammodernamento del data center per predisporre un’infrastruttura universale di trasporto che permetta la convergenza su una piattaforma di monitoring delle segnalazioni provenienti dagli impianti d’edificio e dai rilevatori e trasduttori ambientali». Nel piano di spesa, un’attenzione particolare va rivolta alla durata degli investimenti. «Per competere a livello globale, aziende medie già solide dovrebbero investire proprio nella realizzazione di un data center per migliorare la propria

Bisogna informarsi, capire se il data center che si intende utilizzare per i servizi cloud sia green. Si tratta di una scelta di campo che spesso non coinvolge solo i server e lo storage, ma tutta l’azienda, come nel caso di Salvix, provider cloud italiano. «Migliorare l’efficienza dei nostri sistemi, riducendo i loro consumi ed emissioni è per noi fondamentale e da sempre l’attenzione verso l’ambiente è parte integrante della nostra visione aziendale – ha dichiarato Salvatore Giannetto, fondatore di Salvix –. Abbiamo iniziato nel 2007, ammodernando le nostre auto di servizio con l’introduzione del gas metano. Poi, nel 2009, sostituendo la climatizzazione dei nostri uffici con un impianto di recupero del calore e, infine, nel 2010 con l’installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto della nostra sede di Brugherio, un ulteriore, reale, passo avanti nel progetto di riduzione delle emissioni di CO2. Tutti questi step contribuiscono a evitare l’immissione nell’atmosfera

di più di 15.000 tonnellate di CO2. Per noi, l’attenzione all’ambiente è stata predominante anche nell’evoluzione del business aziendale». «Nella realizzazione di ReeVo, la soluzione di Virtual Desktop leader in Italia, abbiamo tenuto conto anche di questi aspetti – ha precisato Giannetto –. ReeVo, infatti, aiuta i nostri clienti a migliorare a ridurre i consumi elettrici e le emissioni nell’atmosfera oltre che accrescere l’efficienze del business aziendale. I nostri cloud center, inoltre, seguono le linee guida indicate dell’Unione Europea per il risparmio energetico (EU Code of Conduct for Data Centres) e la loro climatizzazione è a impatto zero nei mesi invernali». Offrendo servizi sempre più eco-sostenibili, Salvix aspira a essere un riferimento nel mercato dei servizi IT. «Siamo convinti – ha concluso il manager – che l’efficienza ambientale in senso lato, possa essere un mezzo di innovazione positivo e profittevole, oltre che socialmente responsabile».

competitività nei prossimi 2-5 anni – puntualizza Ravaioli –. Nel caso di sedi dislocate ed esigenze globali, la virtualizzazione viene incontro a chi vuole comunque avere una struttura propria, permettendo la sua costruzione fisica in più tranche e in luoghi non necessariamente vicini». Nel tempo, la questione si ripresenta a intervalli regolari, richiedendo di analizzare ogni volta tutte le alternative. «Se un data center ha raggiunto i limiti della capacità attuale, esaurito lo spazio fisico per crescere e non si desidera avvalersi di servizi di outsourcing, allora è arrivato il momento di realizzare una nuova struttura – precisa Rebolini –. La buona notizia è che il nuovo data center può essere progettato pensando alla scalabilità e con accesso a tecnologie recenti che consentono una crescita dell’IT intelligente ed efficiente, capace di soddisfare le esigenze aziendali attuali e future».

Una preoccupazione in meno Per quanto la tentazione di avere tutto sotto controllo resti elevata anche in tempi di cloud computing, la strada dell’outsourcing presenta vantaggi da


Digitalic per ZyXEL

MOBILITÀ

ZYXEL: LA CONNETTIVITÀ TI SEGUE OVUNQUE

Valerio Rosano, marketing & sales manager di ZyXEL

ZyXEL, produttore specializzato in soluzioni di networking, wireless, security e connettività, estende i confini delle connessioni mobili grazie a una soluzione basata sulla tecnologia LTE (Long Term Evolution), evoluzione prestazionale dell’UMTS, lo standard su cui si basa la maggior parte dei dispositivi mobili ancora in circolazione. In alcune aree geografiche del territorio italiano, i carrier telefonici hanno reso disponibile lo standard LTE, utilizzabile su device con supporto 4G, la quarta generazione in termini di tecnologia mobile, e ZyXEL non si è fatta cogliere impreparata, proponendo soluzioni specifiche per soddisfare le nuove esigenze in termini di connettività. Nello specifico, il vendor ha inserito nella propria offerta una serie di CPE LTE adatte alle necessità del mercato sia consumer sia professionale, oltre a un gioiellino di design chiamato WAH7130, un router LTE portatile in grado di offrire connessione ultra-veloce in casa, in ufficio e in qualsiasi altro luogo con copertura 3G/4G. Con la tecnologia LTE si possono raggiungere velocità dell’ordine di grandezza di oltre 300 Mbps in download e circa 90 Mbps in upload, grazie alle quali si apriranno nuove opportunità, da una parte, per i provider, in termini di servizi da offrire agli utenti, dall’altra, per le aziende, che potranno beneficiare dei vantaggi legati a una connessione rapida ed efficiente anche in mobilità. Nello specifico, il router WAH7130, già disponibile sul mercato, permette di sfruttare le piene potenzialità della rete dati tramite una Sim Card abilitata, integrando un modem Dual-Mode 3G/4G LTE. Il router può condividere la connessione dati con 10 client Wi-Fi, grazie all’access point

integrato N 300 Mbps, consentendo di collegarsi con i propri tablet, smartphone e pc sia in casa sia in viaggio e sfrutta le alte prestazioni della rete 4G, supportando velocità in download fino a 100 Mbps e in upload fino a 50 Mbps. Per facilitarne la configurazione e l’utilizzo, il dispositivo viene fornito con la chiave di sicurezza e il SSID preimpostato e inoltre è disponibile l’App per iOS e Android, che semplifica l’accesso e la gestione del router da smartphone e tablet. Il display Lcd Oled consente un’agile lettura e indica lo stato della batteria, del segnale di rete e del numero di client Wi-Fi collegati. Coerentemente allo spirito “green” che anima l’azienda, il prodotto è dotato di batteria al litio che supporta fino a 20 ore in

modalità stand by e fino a 4 ore di utilizzo pieno. «Il router LTE dimostra, ancora una volta, l’impegno di ZyXEL nella ricerca di prodotti e tecnologie in linea con le tendenze del mercato – dichiara Valerio Rosano, marketing & sales manager di ZyXEL – per andare incontro ai cambiamenti e alla sempre crescente domanda di connettività, legata a fenomeni come il tanto discusso Byod e l’aumento esponenziale di smartphone e tablet, ormai parte integrante della quotidianità. In un mondo sempre più connesso, insomma, il supporto tecnologico è fondamentale, così come la continua evoluzione nell’offerta e ZyXEL è in prima linea». Per ulteriori informazioni: www.zyxel.it

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DGTALK prendere comunque in seria considerazione. «La scelta di un provider esterno è per l’azienda una garanzia in termini di contenimento dell’investimento – sottolinea Ceriani –. Inoltre, la soluzione che il provider propone all’azienda è costruita sulla base delle esigenze contingenti del cliente, ma è allo stesso tempo altamente scalabile, in quanto può essere rimodulata per poter rispondere tempestivamente all’eventuale evoluzione del business. Infine, affidarsi al provider esterno significa impiegare le risorse IT in maniera più razionale, dedicandole esclusivamente alle attività strettamente legate al business». «È meglio affidarsi a strutture esterne quando l’IT in azienda è una voce di costo e non di profitto e

le persone interne che vi operano sono largamente minoritarie sul totale – aggiunge Bellani –. Nel momento in cui si decide di affidarsi a terzi è importante definire quali attività si vogliono delegare e quali mantenere in casa. Su questa base identificare poi il partner industriale con le caratteristiche più adatte alla ripartizione dei ruoli decisa». Una delle opportunità più interessanti aperte grazie alle nove tecnologie è quella di poter procedere per gradi, imboccando la strada nuova senza abbandonare

del tutto quella vecchia. «È consigliabile migrare nel cloud solo le applicazioni destinate alle competenze non strategiche e trasferire le apparecchiature in una struttura di colocation, tenendo presente che non sono tutte uguali – rilancia Rebolini –. Il risultato primario di queste azioni è un ampliamento della capacità senza di fatto la necessità di ingrandire fisicamente la struttura. Nel caso in cui siano cruciali disponibilità e qualità dei servizi, inoltre, a garanzia

di una costante disponibilità delle infrastrutture, bisogna individuare un partner estremamente affidabile». In particolare, la soluzione esterna si presenta particolarmente vantaggiosa, se non obbligata, di fronte a capacità di investimento limitate. «In fase di startup o per aziende di piccole dimensioni che non hanno possibilità di investire o imprese che non dispongono di liquidità immediata ma hanno idee e opportunità di business – conclude Ravaioli –, l’outsourcing dei sistemi informatici è il modo migliore per sfruttare il vantaggio competitivo usando i migliori strumenti software, storage, di calcolo, nonché servizi Web attualmente disponibili, senza dover investire nell’immediato».

ENI ha varato un progetto ambizioso: un data center davvero green. Il progetto si chiama Zephyr e nasce con l’obiettivo di costruire il nuovo data center ENI, per garantire altissima affidabilità per tutte le esigenze informatiche aziendali e ottenere risultati di efficienza energetica “green” di eccellenza mondiale. L’impianto ospiterà tutti i sistemi centrali di elaborazione, destinati sia all’informatica gestionale che alle simulazioni computazionali di HPC: in totale oltre 7.000 sistemi, con più di 60.000 core CPU. L’impianto è progettato per ospitare sistemi IT con assorbimenti energetici fino a 30 MW di potenza IT utile, in uno spazio fino a 5.200 mq. Gli studi su ventilazione, energia, sicurezza sono davvero impressionanti. A differenza di quanto si potrebbe immaginare, un data center moderno rappresenta principalmente una sfida in termini di energia e non di spazi. Per dimensioni, concentrazione, smaltimento, trasporto, gestione termica ed efficienza complessiva, un data center presenta alcuni tra i più complessi problemi di gestione dell’energia. Il nuovo data center ENI è un’eccellenza tutta italiana ed è situato a Ferrera Erbognone (in provincia di Pavia). L’edificio – in realizzazione – si sviluppa all’interno di un’area di circa 100.000 mq, per una superficie lorda di quasi 45.000 mq. La struttura è costituita da due corpi perfettamente simmetrici, distanti 20 m tra loro, completamente indipendenti in tutto, al fine di garantire la continuità d’esercizio dal punto di vista strutturale e impiantistico. Ognuno dei due corpi, detti trifogli, contiene 3 sale per gli apparati IT, due con dimensione di circa 800 mq ed una, quella di testa, di circa 1.000 mq, per un totale di 5.200 mq utili per l’IT.

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Digitalic per Salvix

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REEVO, IL “GREEN CLOUD COMPUTING” PER PMI

Attiva sul mercato dal 2003, Salvix si propone come service provider specializzato in cloud computing e servizi di virtualizzazione in outsourcing sin dal 2006. Attraverso la linea di servizi in cloud ReeVo, Salvix diventa il business partner di riferimento per il cliente che vuole implementare tecnologie abilitanti e soluzioni che aumentino, in modo misurabile, la competitività aziendale sul mercato di appartenenza. Un aspetto importante che vale la pena di evidenziare riguarda “l’anima green” di Salvix. Ecco come Salvatore Giannetto, presidente della società, illustra i principi che la contraddistinguono sin dall’inizio della sua attività. «Migliorare l’efficienza dei nostri sistemi, riducendo i loro consumi e le emissioni, è per noi fondamentale. Da sempre l’attenzione verso l’ambiente è parte integrante della nostra vision. Nel 2007 abbiamo iniziato sostituendo il nostro parco auto con modelli a gas metano. Il progetto di ammodernamento basato sul rispetto ambientale con l’obiettivo di abbattere le emissioni di CO2 prosegue nel 2009,

sostituendo la climatizzazione dei nostri uffici con un impianto di recupero del calore. Infine, nel 2010, con l’installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto della nostra sede di Brugherio, abbiamo raggiunto un livello tangibile, evitando l’immissione nell’atmosfera di più di 15.000 tonnellate di CO2. Questi investimenti non portano business nel concreto, ma certamente contribuiscono al rispetto ambientale che è patrimonio di tutti». Per Salvix l’attenzione all’ambiente è stata predominante anche e soprattutto nell’evoluzione del business aziendale. ReeVo Cloud Desktop, la soluzione di Virtual Desktop (DaaS), è stata progettata tenendo conto dell’aspetto “green”. ReeVo Cloud Desktop è un’infrastruttura virtuale completa in grado di sostituire tutti i sistemi informatici: server e desktop, così da aumentare l’efficienza del business aziendale e ridurre drasticamente i consumi elettrici e le emissioni nell’atmosfera. Nella soluzione Cloud Desktop le applicazioni sono sviluppate e gestite a livello server al quale l’utente si connette attraverso la rete per mezzo di thin client, che sostituiscono i normali pc. ReeVo Cloud Desktop è la soluzione ideale per le aziende che vogliono risparmiare sui costi di struttura

ed essere ecofriendly, perché migliorare l’impatto ambientale e affrontare problemi legati al riscaldamento globale sono diventati argomenti molto importanti che le aziende non possono sottovalutare. Utilizzando al meglio le risorse, si eliminano gli sprechi energetici tipici delle infrastrutture IT classiche. I nostri data center, dai quali eroghiamo i servizi ReeVo Cloud, sono strutture all’avanguardia realizzate secondo le linee guida indicate dall’Unione Europea per il risparmio energetico. Essi rispondono alle direttive EU Code of Conduct for Data Centres; il codice è un programma volontario che propone politiche di gestione energetica indirizzate alla riduzione dei consumi, senza ostacolare le funzioni mission critical del data center. In alcuni periodi la loro climatizzazione è a impatto zero. «Siamo convinti che ottenere l’efficienza nel rispetto ambientale possa essere un mezzo d’innovazione positivo e profittevole, oltre che socialmente responsabile. I nostri servizi propongono sostanzialmente anche riduzione del consumo di energia elettrica dell’infrastruttura complessiva, permettendo di creare un progetto IT cloud e green, nel rispetto delle nostre responsabilità sociali ed etiche».

Contatti SALVIX Via Aristotele, 9 20861 Brugherio (MB) tel. 039 2873295 fax 039 2875471 info@salvix.it www.salvix.it - www.reevo.it


MANAGEMENT 30

IL GREEN COMPUTING PIACE A TUTTI Marco Sampietro SDA Bocconi Professor della Unit Sistemi Informativi della SDA Bocconi School of Management. Responsabile del corso Project Management nei Sistemi Informativi. Faculty Member all’MBA ed al Global Executive MBA. Professore a contratto presso l’Università Bocconi per i corsi Informatica per l’Economia, IT Management e Project Management. Cofondatore di The Base - Project Management Consultancy.

Non si può certo dire che il tema del green collegato all’Information Technology sia nuovo. Sicuramente è passato di moda, prova ne è che ormai di conferenze o convegni sul green IT non ce ne siano quasi più. Facendo una rapida ricerca in Google con le parole “conferenza”

N

o “convegno” abbinate a “green computing” (o termini similari) si ritrovano eventi del 2007 e del 2010. Nel 2011 il green computing trova sì accoglienza in alcune conferenze, ma non più come tema principale, bensì come uno dei contenuti di convegni che toccavano altre tematiche. Per ritrovare il green computing nell’anno corrente bisogna prendere

in considerazione eventi di stampo accademico. In questo caso scopriamo che, nel 2013 in Italia, si sono tenuti o si terranno due incontri (si veda la tabella 1). A livello mondiale si possono elencare 22 conferenze accademiche focalizzate sul green computing con 2 nazioni che, da sole, coprono oltre un terzo degli eventi (5 negli Stati


Tabella 1. Conferenze scientifiche sul tema del green computing in Italia data luogo nome conferenza 19 aprile 2013 Torino IEEE INFOCOM Workshop on Communications and Control for Smart Energy Systems 29-31 ottobre 2013 Palermo IEEE/IFIP Conference on Sustainable Internet and ICT for Sustainability 100 80

Figura 2. Andamento della ricerca in Google dei termini “green computing”

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Figura 3. Andamento della ricerca in Google dei termini “green IT”

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Andamento della ricercain Google dei termini “green data center”(rosso) e “green cloud computing” (blu)

20 2005

2007

computing non è per nulla in crisi, anzi, si registra un trend positivo, segno che le persone stanno cercando informazioni sul tema con l’obiettivo – si spera – di trasformare l’interesse in reali applicazioni. Lo stesso discorso può essere fatto per parole simili a “green computing”. Se prendessimo, per esempio, “green IT” noteremmo anche in questo caso un aumento dell’intensità della ricerca (figura 3). In controtendenza, invece,

Associazioni verdi hi-tech ll Climate Savers Computing Initiative (CSCI) si propone di ridurre il consumo di energia elettrica dei pc sia nelle fasi di attività che in quelle di inattività. Il CSCI fornisce, attraverso i membri delle sue organizzazioni, un catalogo di prodotti verdi ed informazioni per ridurre il consumo di energia nei pc. Il Green Electronics Council fornisce lo strumento di Valutazione ambientale per i prodotti elettronici, ovvero l’EPEAT (Electronic Product Environmental Assessment Tool) per l’acquisto di prodotti informatici più sostenibili.

100 Figura 4. 80

RISORSE

Uniti e 4 in Germania). Se abbandonassimo il mondo scientifico, però, è innegabile che il green computing non stia vivendo il suo periodo più felice. Ma enfasi mediatica e reale interesse per un tema sono due concetti che, sebbene alle volte vadano a braccetto, altre volte si muovono in modo quasi indipendente. Adottiamo quindi un’altra prospettiva per vedere se il tema è in declino o gode ancora di buona salute. La prospettiva è quella di indagare i comportamenti di ricerca degli utenti per vedere se le parole chiave “green computing” sono ancora usate o meno in Rete. Fortunatamente, rispetto a quanto detto fino a ora, le notizie sono molto differenti (figura 2). Come si può notare l’interesse per il green

2009

2011

2013

è l’interesse per i termini “green data center” che ormai vivono la concorrenza dei più moderni “green cloud computing” (figura 4). Da questi esempi emerge quindi un quadro confortante: se, infatti, è vero che a livello mediatico il green computing ha avuto maggiore risalto alcuni anni fa, nella realtà le persone continuano sempre più a cercare informazioni sul tema segno che, dietro alle parole, c’è un interesse concreto.

Il Green Grid è un consorzio globale che si occupa della promozione dell’efficienza energetica nei centri di elaborazione dati e nel mercato degli ecosistemi informatici. La lista Green 500 valuta i supercomputer per il loro tasso di efficienza energetica (megaflops/watt), indirizzandoli verso lo sviluppo dell’efficienza piuttosto che le prestazioni assolute. La Green Comm Challenge è un’organizzazione che promuove lo sviluppo della tecnologia per la conservazione dell’energia e soluzioni nel campo della tecnologia informatica e di quelle per la comunicazione. La SPEC Power è il primo standard di rilevamento industriale per la misurazione del consumo energetico dei computer server in rapporto alle loro prestazioni.

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RICERCA E SVILUPPO

UNA DELLE AZIENDE ITALIANE PIÙ CONOSCIUTE AL MONDO PUNTA SULLA ECOSOSTENIBILITÀ GRAZIE ALLA TECNOLOGIA, AI COMPUTER, ALLA RICERCA SUI NUOVI MATERIALI E BIOMASSE

Francesco Marino

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La lolla o pula di riso da cui Pirelli ricava silice per i pneumatici


La Guayule (Parthenium argentatum) da cui si può ricavare gomma con un minore impatto sull’ambiente

Ci vuole ricerca, progettazione, idee innovative e la voglia di cambiare per realizzare un’economia eco-compatibile. Bisogna ridisegnare non solo i prodotti, ma i processi produttivi e immaginare, vedere come potrebbe essere il futuro. Nel futuro avremo, per esempio, pneumatici fatti di riso e fiori di tarassaco che faranno consumare il 15% in meno di carburante, dureranno più a lungo e saranno sicuri come quelli di oggi e anche di più. Questo è quello che Pirelli, una delle aziende italiane più importanti e conosciute al mondo, sta non solo immaginando ma già realizzando. «Siamo coinvolti – spiega Maurizio Boiocchi, chief technical officer Pirelli Tyre e amministratore delegato di Pirelli Labs – come tutto il settore delle auto in un processo sempre più rapido volto alla riduzione delle emissioni di CO2. Anche noi, dato che i pneumatici svolgono un ruolo fondamentale,

C

siamo impegnati nella riduzione dei consumi delle automobili. Abbiamo iniziato diverso tempo fa con la crisi petrolifera, ma indubbiamente negli ultimi cinque anni, con il sostegno dell’opinione pubblica, la ricerca ha subito un’accelerazione». Uno degli aspetti su cui si lavora incessantemente è la dissipazione di energia del pneumatico. «Stiamo lavorando per raggiungere una riduzione della resistenza al rotolamento del 50%».

La centralità della progettazione computerizzata Questi risultati straordinari sono possibili grazie alla progettazione, allo studio al computer di nuove geometrie e grazie alla simulazione computerizzata. Si verificano tutte le caratteristiche in un modello statico: forma, struttura dei materiali, spinte.

Una volta elaborato un nuovo progetto viene testato in lunghe simulazioni dinamiche perché, una volta individuata per esempio una geometria in grado di ridurre la resistenza, bisogna capire quali sono gli effetti sulle altre prestazioni fondamentali come la durata, la sicurezza, l’aderenza, il comfort. Grazie alla tecnologia si può simulare un intero viaggio effettuato con un modello specifico di auto che adotta il nuovo pneumatico progettato e vedere quali siano i risultati. «Si possono analizzare vari parametri come la facilità di guida e la sicurezza generale garantita. Se lo studio computerizzato dà dei buoni risultati si passa alla realizzazione dei prototipi che riproducano le caratteristiche studiate al computer. Questo tipo di approccio digitale ha cambiato profondamente il nostro modo di progettare» ha spiegato il manager. Il passo successivo è avere non solo pneumatici efficienti (che riducano le emissioni di CO2) ma anche che siano costituiti da materie prime rinnovabili, in modo che l’impatto sia doppiamente positivo e che siano riciclabili a fine vita.

Biomasse per fare strada «Bisogna immaginare il pneumatico come un muro – spiega Boiocchi – costituito da vari elementi come i mattoni e il cemento, che nel nostro caso sono chiamate cariche e collanti». Si usano in particolare il nerofumo (derivato diretto della combustione del petrolio) e la silice che si ottiene dalla fusione della sabbia con un procedimento molto dispendioso. «Siamo in grado già oggi di ottenere silice dal riso – afferma Boiocchi – in particolare dalla pula di riso, quella pellicina che ricopre il chicco. Pirelli ha già un impianto che produce questo materiale in Brasile e la silice ottenuta viene utilizzata nella produzione locale». Non solo la gomma naturale viene prodotta in

Maurizio Boiocchi, chief technical officer Pirelli Tyre e amministratore delegato di Pirelli Labs

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RICERCA E SVILUPPO Il sensore Cyber Fleet di Pirelli

Anche questo è un prodotto che nasce green, la sua alimentazione è garantita da una micro-batteria che si alimenta con il rotolamento.

Produzione robotizzata

L’impianto robotizzato Next Mirs

una regione limitata del mondo (in particolare nel Sud-Est asiatico) ma gli studi in corso hanno già trovato delle alternative: la Guayule (Parthenium argentatum), che è una siepe in grado di crescere in diversi luoghi del pianeta (avendo quindi un impatto più limitato), e il tarassaco. Tutti conosciamo i fiori dell’insalata matta: dalle radici di quella pianta spontanea si può ricavare gomma di buona qualità. Per il balzo successivo in avanti su materiali si guarda alla nanotecnologia che permetterebbe di realizzare una materia con caratteristiche inimmaginabili in natura: resistenze elevatissime all’usura e aderenza mai sperimentata.

Le nanotecnologie Ma la nanotecnologia è già presente oggi ed è al servizio

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della sicurezza. «Stiamo sviluppando un sensore dotato di nanotecnologie che si chiama “Cyber Tyre”: si colloca all’interno del battistrada e fornisce al computer della macchina una serie di informazioni, come la temperatura del battistrada, le deformazioni a cui è sottoposto e trasmette in tempo reale misurazioni effettive sulla tenuta che vengono trasmesse al sistema ABS, per esempio, migliorando la frenata. Oggi questi dati, di cui deve tener conto l’automobile per governare la frenata d’emergenza (per esempio), sono in realtà medie generiche, una stima. Avere i dati corretti nel momento giusto può fare la differenza in termini di sicurezza, ma non solo. Una versione più semplice di questo sensore è già in produzione con

il nome di Cyber Fleet ed equipaggia gli pneumatici dei mezzi pesanti e rileva la pressione, la temperatura e il codice identificato della ruota. Questi dati vengono trasmessi contemporaneamente al guidatore e al gestore della flotta. Questo permette di risparmiare carburante perché basta che uno dei 20 pneumatici presenti sul TIR abbia la pressione sbagliata per aumentare i consumi. Inoltre la verifica contemporanea di temperatura e pressione consente di individuare delle anomalie e di intervenire prima che il problema possa diventare serio». Grazie ai dati rilevati dal software del partner Telogis si è visto che il risparmio di carburante per ogni mezzo pesante dotato dei sensori è di 1.000 euro l’anno.

La tecnologia sta dando un ulteriore contributo ai progetti green di Pirelli grazie a Next MIRS™ che è un sistema robotizzato integrato modulare per la produzione di pneumatici, caratterizzato da un alto grado di flessibilità. I pneumatici sono costruiti intorno ad un tamburo, specifico per ogni particolare modello, che viene fatto ruotare con continuità da robot sotto un dispositivo di estrusione che distribuisce la gomma sulla superficie. Possono nascere così impianti piccoli, molto efficienti e dislocabili dove serve il prodotto. Il contributo del Next Mirs in termini di ecocompatibilità è significativo: un più omogeneo grado di vulcanizzazione che aumenta l’efficienza di produzione fino al 30%, con riduzione del numero di vulcanizzatori e stampi, quindi una diminuzione della CO2 emessa; il nuovo sistema di estrusione “fredda”, cioè a bassa temperatura, permette di ridurre l’assorbimento di energia; la maggiore precisione rende possibile semilavorati maggiormente ad hoc in termini di peso. Tutto questo porta a una riduzione del 4/5% del peso con seguente impatto sulle materie prime utilizzate e sull’energia necessaria all’intero procedimento.



Milano 13 novembre 2013 ore 9.30 - 18.00

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ATTUALITA’

Secondo uno studio condotto da Microsoft, l’adozione di politiche di comunicazione digitale integrate consentirebbe di arrivare a un risparmio pari a 2,9 miliardi di euro nella Pubblica Amministrazione. Questo il tema affrontato da Rita Tenan con la stampa italiana. «La spending review impone di fare scelte importanti anche nella PA, così come nelle aziende private. Con la differenza che il pubblico ha un dovere civile superiore nei confronti dei cittadini», ha dichiarato la manager in apertura di incontro. «Eppure sembra vigere, spesso, il principio del chi meno spende, più spende. Con l’adozione di soluzioni che alla lunga si dimostrano inefficienti e non utili», ha proseguito il direttore della divisione Public Sector di Microsoft Italia. Proprio secondo lo studio, intitolato La comunicazione digitale al servizio della Spending Review e realizzato in collaborazione con Netics, «attraverso un’operazione di diffusione delle tecnologie di comunicazione integrata e

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«In un momento in cui il Paese ha bisogno di risposte, ci vogliono soluzioni in grado di darle». Rita Tenan, direttore della divisione Public Sector di Microsoft Italia, racconta i risultati di un interessante studio condotto da Microsoft Daniela Schicchi

di collaborazione negli enti pubblici in Italia si potrebbero generare risparmi pari a circa 1.381 euro/anno per dipendente. Il risparmio complessivo stimato sulle spese telematiche consterebbe di più componenti: un risparmio del 41% sulla bolletta telefonica degli enti, un risparmio del 27% sulle spese delle reti di trasmissione dati e un risparmio del 50% sulle spese di ammortamento e gestione degli apparati TLC. In uno scenario in cui la spesa TLC della PA si assesta attorno ai 1.121 euro/ anno per dipendente, ovvero 2,355 miliardi di euro/anno totali, il risparmio complessivo ottenibile è quindi pari a circa 947 milioni di euro all’anno». Lo studio è corredato da casi concreti che testimoniano i vantaggi resi possibili dall’adozione da parte di enti pubblici della soluzione di comunicazione digitale unificata Microsoft Lync, che offre un ROI del 337% e un tempo di recupero del capitale pari a 12 mesi. «Un caso è quello dell’ASL Napoli 2 Nord, azienda che eroga servizi sanitari a oltre 1.350.000 cittadini distribuiti su un territorio che comprende 32 comuni, attraverso 13 distretti e 5 presidi ospedalieri», ha spiegato Rita Tenan. Con l’obiettivo di promuovere la collaborazione tra i circa 3.500 dipendenti, l’ente ha dato avvio a un progetto di Unified Communication scegliendo di adottare Microsoft Exchange e Lync nel contesto del rifacimento della rete di telecomunicazione su VoIP, per unificare tutte le modalità di comunicazione aziendale e consentire di lavorare in maniera più collaborativa, anche attraverso funzionalità come video in alta definizione, meeting online e condivisione di agende. La fase di sperimentazione sta coinvolgendo il distretto 41 composto da 5 comuni, 300 addetti, 250 postazioni telefoniche, ma a regime il progetto riguarderà tutte le sedi dell’ente, circa un centinaio. Grazie a questo percorso l’ASL risparmierà circa 858 mila euro all’anno e l’investimento iniziale Rita Tenan, direttore verrà recuperato della divisione Public in circa 12 mesi. Sector di Microsoft Italia


Digitalic per CA Technologies

NUOVE STRADE PER IL CANALE

DATI AL SICURO PER UN BUSINESS SENZA INTERRUZIONI IN AMBIENTE LINUX. UNA SOLUZIONE CA TECHNOLOGIES CA Technologies e J.Soft, divisione di Computer Gross, propongono ai partner e al mercato una soluzione avanzata di protezione dei dati e del loro ripristino in tempo reale, sviluppata per macchine Linux sia fisiche che virtuali, un ambiente molto diffuso nel nostro Paese

I dati sono in continuo ed esponenziale aumento, dati che devono essere facilmente accessibili, ma soprattutto sicuri e, in qualsiasi caso, devono poter essere ripristinati in maniera veloce. La aziende toccano con mano quotidianamente queste problematiche e sono alla ricerca di apparati e soluzioni che rispondano a tali necessità. CA Technologies ha messo a punto una soluzione che corrisponde a queste esigenze, sviluppata per sistemi server Linux sia per ambiente fisico che virtuale: si tratta di CA ARCserve D2D per Linux. La tradizionale qualità e affidabilità dei prodotti CA Technologies, unita a una forte componente innovativa tipica della società, sono una garanzia per i partner che possono sviluppare nuovo business in un ambiente altamente diffuso nel nostro Paese come quello Linux. J.Soft, Business Unit del distributore Computer Gross, è in prima linea nel supportare tecnologicamente e commercialmente, su tutto il territorio nazionale, i rivenditori che quotidianamente operano presso le aziende. CA ARCserve D2D per Linux è una soluzione di backup basata su immagini che accelera e semplifica la protezione e il restore dei sistemi server Linux. Dispone della funzione di ripristino bare metal su hardware differente e di backup

basato su immagini incrementali a livello di blocco. La sicurezza dei dati è garantita con crittografia integrata, si possono inoltre ridurre i requisiti di storage tramite la compressione, ma non solo: CA ARCserve D2D per Linux consente di semplificare la gestione tramite una soluzione di governo centralizzata basata sul Web e una console di reporting. Il restore dei dati è reso facile e veloce tramite il recupero granulare a livello di file e di visualizzazione point-in-time. La soluzione supporta Red Hat Enterprise Linux 5.x e 6.x così come CentOS 5.x e 6.x. Mentre in ambito virtualizzazione supporta VMware ESX, Red Hat EV e Citrix XenServer. CA ARCserve D2D Linux può dunque aiutare a ridurre il rischio di

perdita dei dati e downtime di sistema, elementi che coinvolgono tutte le componenti del business di un’impresa. La protezione per server virtuali Linux consente inoltre di ridurre i costi, semplificando le operazioni grazie a un’unica soluzione per proteggere sia le macchine virtuali sia i server fisici Linux. Le caratteristiche peculiari della nuova soluzione di CA Technologies sono sintetizzabili nella facilità di installazione e utilizzo, nella riduzione del rischio di interruzione del servizio causati da un blocco del sistema e perdita di dati e nella riduzione dei costi grazie allo snapshot incrementale a livello di blocchi che, catturando solo i dati che sono stati modificati, taglia le esigenze di storage.

Contatti CA TECHNOLOGIES ITALIA Via Francesco Sforza, 3 Milano 3 City, Basiglio 20080 Tel. 39 02 904 641 Fax 39 02 90464750 www.ca.com/it www.arcserve.com/it

Contatti COMPUTER GROSS ITALIA SPA Via del Pino, 1 50053 Empoli (FI) Empoli tel. 0571 9977 Milano tel. 02 21001 www.jsoft.it www.computergross.it ca@jsoft.it.


ATTUALITA’

Il cielo di HP… tutto in una stanza. Il colosso tecnologico punta forte sul cloud e sui vantaggi che questo nuovo paradigma tecnologico è in grado di mettere tra le mani e nel portafoglio delle aziende italiane. Un focus che trova declinazione concreta in una serie di programmi, soluzioni, eventi ma anche e soprattutto in attività di “concretissimo” test su strada delle soluzioni e delle innovazioni più profonde in arrivo. Concretissimo come lo spazio del Business Technology Showroom, un’area situata presso la

I

Varca le soglie del Business Technology Showroom. In esclusiva per Digitalic una visita presso il centro di eccellenza tecnologica firmato HP

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sede HP di Cernusco sul Naviglio (MI), attrezzata per fornire dimostrazioni delle soluzioni di business innovative. HP, all’interno di questo centro di eccellenza, propone una serie di briefing dedicati all’approfondimento degli aspetti tecnologici, infrastrutturali ed implementativi del proprio portafoglio di soluzioni e prodotti. Come anticipato, proprio le nuvole del cloud e, in particolare, del converger cloud sono uno dei focus principali per gli uomini di HP in questi ultimi mesi. Per questo, all’interno del Business Technology Showroom, ampio spazio è stato dedicato e pensato proprio per consentire a

Business Technology Showroom è un’area situata presso la sede HP di Cernusco sul Naviglio (MI), attrezzata per fornire dimostrazioni delle soluzioni di business innovative. Uno spazio che la multinazionale americana ha aperto in esclusiva per Digitalic

partner e clienti finali di toccare con mano la forza e la consistenza delle “nuvole”. «Le soluzioni HP converged cloud – spiegano gli specialisti della filiale italiana – consentono di fornire informazioni, applicazioni e infrastrutture ovunque, con la garanzia di un ambiente cloud flessibile, adattabile e perfettamente commisurato alle esigenze della vostra realtà. Nel nostro centro è possibile partecipare a una dimostrazione operativa della piattaforma Cloud System e Cloud System Automation per cogliere le loro funzionalità e vantaggi. Durante la demo è inoltre possibile vedere all’opera la piattaforma Cloud System Matrix, un sistema completo, integrato e aperto, che consente a imprese e provider di servizi di creare e gestire servizi cloud open in pochissimo tempo, realizzando un time to value molto rapido». Nello specifico comunque la piattaforma Cloud System Matrix, attraverso lo strumento di disegno, permette di definire un catalogo di servizi cloud trascinando e connettendo le componenti attraverso un’interfaccia user-friendly.


Le componenti server, storage e networking locali o fornite da un public cloud vengono configurate da un’unica console in base ai requisiti infrastrutturali. È possibile, inoltre, definire i parametri di costo, in base al tempo e all’utilizzo delle risorse e accedere al catalogo dei servizi in modalità multi-tenant, visualizzare i costi e i dettagli dei singoli servizi e selezionare il servizio di cui si ha bisogno. Gli utenti possono poi chiedere di istanziare il servizio e il sistema configurerà tutte le componenti fisiche e virtuali e installerà il SW richiesto. Tutto questo avviene in modo automatizzato e senza intervento dell’operatore.

Il valore del software Un altro elemento distintivo delle soluzioni HP converged cloud è il software HP Cloud Service Automation che abilita e gestisce la fornitura dei servizi applicativi. La soluzione HP Cloud Service Automation, attraverso il portale multi-tenant, permette di esporre uno o più cataloghi di soluzioni cloud. I servizi possono indirizzare tematiche IaaS, PaaS oppure SaaS. La sottoscrizione attiva l’automazione che permette di orchestrare varie

tecnologie (hypervisor differenti, infrastrutture virtuali o fisiche, cloud pubblici o privati) necessarie all’attivazione. Una volta erogato il servizio, l’utente può avere il controllo delle risorse. «L’approccio Open di HP Cloud Service Automation – spiegano gli esperti – è quello di non imporre politiche di vendor lock-in, integrando le tecnologie e le soluzioni presenti presso

il cliente. HP è uno dei “top contributor” di OpenStack Foundation. Questo approccio permette di proteggere gli investimenti tecnologici già effettuati dal cliente in soluzioni di monitoring, backup, multi-hypervisor oltre alla possibilità di gestire nuove tecnologie quali OpenFlow Software-Defined Network. Partecipare a un “Technology Briefing” non permette solo di

Secondo i risultati dell’ultima classifica TOP 500 (www.top500.org) sui maggiori super computer del mondo, HP si è classificata prima con 191 super computer su 500. La nuova classifica TOP500 è stata svelata in occasione dell’International Supercomputing Conference di Lipsia, che si è tenuta lo scorso giugno. Questo risultato segna un incremento di 42 sistemi HP all’interno della classifica rispetto all’ultima edizione presentata lo scorso novembre. I server HP BladeSystem primeggiano con 97 entry e rappresentano la singola piattaforma maggiormente utilizzata della classifica. I sistemi della serie HP ProLiant SL e HP ProLiant DL hanno raggiunto rispettivamente 50 e 44 presenze. Il sistema HP più grande presente in classifica continua a essere il TSUBAME 2.0, impiegato presso il Tokyo Institute of Technology, classificato ventunesimo. HP ha inoltre annunciato l’apertura di un centro di eccellenza per l’High Performance Computing (HPC) a Grenoble (Francia) in partnership con Intel. Tale centro consentirà ai consumatori, agli sviluppatori e

approfondire gli aspetti tecnologici, infrastrutturali ed implementativi dell’innovativo portafoglio di soluzioni e prodotti HP – concludono gli uomini della multinazionale americana – ma è anche un’importante occasione per avere un confronto diretto con consulenti qualificati HP. Informazioni e contatti sono a portata di mano sul sito www.hp.com/it/ innovation».

ai software vendor indipendenti (ISVs) di dimostrare concetti, benchmark e caratterizzazioni per ottimizzare i loro carichi di lavoro tipici dell’HPC. Il centro di eccellenza HP/Intel si distinguerà inoltre per le migliori tecnologie all’avanguardia in ambito networking, storage ed elaborazione provenienti da entrambe le aziende, aggiornate su base regolare.

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ATTUALITA’

La sicurezza IT diventa oggi in modo crescente un imperativo categorico, un requisito fondamentale sul mercato, per garantire una corretta operatività del business, sia nelle grandi aziende sia nelle imprese di piccole e medie dimensioni. E proprio in questo spazio i canali distributivi dei vendor di IT security possono cogliere importanti opportunità di crescita, sviluppando la propria attività e il proprio giro d’affari. Su questi potenziali elementi di forza per il canale si sofferma Kevin Bailey, research director european security software della società di analisi IDC,

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Gert-Jan Schenk, presidente di McAfee per la regione Emea

All’Emea Channel Press Summit di McAfee, in luce il futuro profilo dei partner: saranno sempre meno product oriented e sempre più consulenti tecnologici Giorgio Fusari

parlando all’Emea Channel Press Summit, organizzato da McAfee a Marbella (Spagna). Il primo ambito di opportunità, soprattutto nella realtà dell’Unione europea, si individua nelle più recenti normative indirizzate a tutelare la protezione dei dati, specialmente quando si parla della cosiddetta “Personally Identifiable Information” (PII),

ossia di quelle informazioni personali (nome, indirizzo, impronte digitali, dati biometrici, ecc.) che possono permettere di identificare un determinato individuo. Tali normative si applicano a qualunque organizzazione che elabora informazioni in ambito UE, come a quelle al di fuori del Vecchio continente che però forniscono beni o servizi ai cittadini europei. La normativa pone limitazioni all’uso dei dati PII e ad essa le aziende devono dimostrare di essere conformi. Ora l’obbligo di designare un responsabile della protezione dei dati scatta solo per le aziende con più di 250 dipendenti, ricorda Bailey, aggiungendo però che in prospettiva i vincoli di compliance diventeranno più stringenti. Ed è qui che i partner di canale devono focalizzarsi perché, in particolare nel mondo dello Small medium business (Smb), le organizzazioni hanno risorse più limitate e desiderano concentrarsi sulle propria attività core, delegando ad altri le funzioni di IT security, di cui hanno necessità, specie nei casi di controversie legali che possono presentarsi nelle operazioni di storage o spostamento dei dati negli ambienti cloud. Ma non solo. «Ovviamente ci sono anche opportunità sui prodotti di security» spiega l’esperto, poiché non esistono specifiche soluzioni di data protection o cybersecurity in grado di coprire tutte le esigenze. Ecco che qui i partner possono giocare un ruolo nelle attività di integrazione e semplificazione, fornendo servizi di consulenza e collaborando con le operation aziendali per nascondere agli occhi degli utenti la complessità tecnologica e configurare l’infrastruttura software per eseguire in maniera sempre più automatizzata le funzioni di controllo e risposta agli attacchi informatici.

Nell’area Emea McAfee ha più di 1.400 addetti, oltre il 40% delle risorse R&D globali, e da qui aggiorna quotidianamente più di 220 milioni di macchine degli utenti. Sciorinando tali dati, il presidente Emea Gert-Jan Schenk, per quest’anno, parla di focus sulla protezione degli endpoint (tablet, smartphone ecc.), sicurezza di rete e crescita a due cifre. L’impegno, assicura, si concentrerà sul lavoro di team con i partner. Gavin Struthers, senior vice president worldwide channels, spiega che investimenti e azioni di stimolo della crescita dei partner nella regione Emea porteranno a una mutua profittabilità. Il mercato dei prodotti per la sicurez-

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za IT nel 2013 vale 27 miliardi di dollari e questa opportunità si potrà cogliere fornendo protezione a livello end-to-end, tramite aggressive politiche di pricing e attraverso programmi differenziati, focalizzati sul miglioramento della profittabilità. Quest’ultima, come ha mostrato David Small, vice president channels Emea, verrà massimizzata attraverso vari programmi di sconti e incentivi economici indirizzati alle diverse categorie di partner (Premier, Elite ecc.). Una particolare enfasi è posta anche sui piani di incentivazione del canale per accelerare la commercializzazione delle suite per la protezione degli endpoint.


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ATTUALITA’

Dalla partnership tra Aries e Sintel nasce una nuova strategia di supporto e affiancamento dei rivenditori del brand protagonista nel mondo della security per le Pmi Marco Lorusso

L’arena più ampia e complessa del mercato italiano è quella delle aziende di piccole e – spesso – piccolissime dimensioni. Un’arena che fa gola a molti ma che, soprattutto in ambito IT, porta gli operatori a scontrarsi con una realtà difficile da interpretare. Questione di competenze carenti e risorse economiche e strutturali – e dunque di budget – spesso ridotte. Il tutto però si affianca a esigenze complesse almeno quanto quelle di una media e grande azienda… Anche per questo, in un mercato strategico come

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Federico di Pasquale, account manager di Sintel Italia

quello della sicurezza, gli operatori di canale sono chiamati a un ruolo sempre più consulenziale, di confronto e affiancamento quasi diretto nello studio di strategie di sviluppo, costruzione delle infrastrutture IT e anche dei processi aziendali. Una sfida, ma anche un’opportunità di business molto importante. Un’occasione che due distributori da sempre focalizzati proprio sul valore e sulla consulenza come Aries e Sintel, attraverso una partnership con un brand come Gfi Software, hanno deciso di rendere alla portata dei propri rivenditori. Da questa intesa nasce infatti una copertura più efficace del

Francesco Addesi, channel manager di Aries

Davide Ravasi, sales director di Aries

territorio e il lancio di una serie di attività di supporto diretto, lead generation, eventi, assistenza tecnica… «Noi e Aries nell’affrontare il mercato abbiamo un approccio simile, che non punta ai grandi numeri ma alla qualità e al valore del supporto sul territorio – spiega Federico di Pasquale, account manager Sintel Italia, nel corso di un affollato evento svoltosi alle porte di Milano per celebrare la partnership –. Siamo attivi come distributore dal 1989, con sede anche a Roma e da sempre con una grande specializzazione sulla telefonia e poi sul networking e la sicurezza. Sul mercato ci distingue la qualità dei servizi, la proattività e la reattività nel seguire rivenditori e clientela da 1.000 a 2 postazioni». «Come Sintel siamo una realtà da sempre focalizzata sul valore e attiva sul territorio dal 1993 – aggiunge Davide Ravasi, sales director di Aries –. Siamo molto radicati nel Veneto e nel tempo abbiamo costruito un canale di grande rilevanza con brand come Gfi Software. Proprio Gfi ci ha permesso di avviare questa partnership con Sintel con la quale stiamo costruendo un business sinergico e parallelo sia a livello geografico che strategico. Un business che ci porta a presentare un nuovo concetto di

Giovanna Angerame Zmugg, sales executive Southern Europe di Gfi Software

distribuzione, che ruota intorno ai reseller e ai system integrator, punta meno sui volumi e più sul valore. Creiamo lead generation da veicolare sui dealer più fidelizzati, facciamo attività in tutta Italia, abbiamo un servizio di assistenza tecnica molto valido e abbiamo sviluppato un portafoglio di brand tutti integrati e non concorrenti tra loro proprio per offrire ai dealer il massimo della completezza e della coerenza». «Siamo molto soddisfatti dell’intesa con Sintel e Gfi – commenta Francesco Addesi, channel manager di Aries –. Abbiamo voluto questo evento proprio per chiamare a raccolta il canale intorno a una grossa opportunità di business».

Il commento di Gfi «Per noi – racconta Giovanna Angerame Zmugg, sales executive Southern Europe di Gfi Software – questa partnership è molto importante, soprattutto in un momento in cui mettiamo sul mercato soluzioni strategiche per il mondo delle Pmi come Gfi Mail Essential online e Gfi FaxMaker, soluzioni online che aprono la strada ai vantaggi del cloud. Grazie ad Aries e Sintel abbiamo oggi un canale presente al posto giusto e nel momento giusto. Un canale ideale per supportare queste nuove soluzioni e capace di affiancare il rivenditore nell’affrontare la sfida della frammentazione di realtà di business spesso di dimensioni davvero ridotte. A oggi comunque abbiamo circa 700 rivenditori attivi e contiamo di allargare la squadra grazie anche a questo tipo di attività».



ATTUALITA’

Innovazione, tecnologie, nuove soluzioni ma, soprattutto, il pensiero rivolto al più prezioso degli anelli di congiunzione con il mercato, il canale indiretto. NetApp non smentisce il suo Dna e mette sul piatto una carta particolarmente importante per i suoi partner. «L’annuncio di Clustered Data OnTap 8.2 rappresenta un grosso vantaggio per il canale perché il prodotto è estremamente semplice da posizionare e con la configurazione a nodo singolo e senza switch si abbassa la barriera di ingresso, diventando interessante anche per aziende di piccole dimensioni», afferma Roberto Patano, business development manager di NetApp Italia, presentando la novità dell’azienda. Clustered Data OnTap 8.2 è già disponibile e i clienti italiani in possesso della versione 8.1 sono già passati alla 8.2. Secondo Patano oltre il 25% dei clienti italiani di NetApp potrebbero trarre vantaggi significativi nel passaggio da Data OnTap al nuovo sistema operativo, considerando che qualsiasi cliente può adottare

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la versione Clustered. Per quanto riguarda la parte applicativa integrata e gli snap manager, NetApp lascia spazio ai propri partner in modo che possano sviluppare servizi per i propri clienti. NetApp ha già avviato un roadshow di presentazione e aggiornamento per i dealer, che coinvolge circa 400 persone di 200 terze parti. Secondo il programma i partner, dopo aver seguito le sessioni informative al mattino, già al pomeriggio possono ottenere le nuove certificazioni. «Il canale per NetApp è importante dato che a livello mondiale realizza l’80% del fatturato e in Italia arriva fino all’85%», sottolinea Bruna Bottesi, da poco meno di un anno country manager di NetApp Italia. «A livello globale – aggiunge Bottesi – NetApp ci ha abituato a crescite a doppia cifra: l’anno fiscale 2013, periodo difficile per lo storage, si è chiuso, infatti, con una crescita del 2% raggiungendo un fatturato di 6,3 miliardi di dollari. La crescita in Italia è stata invece di circa il 6%». NetApp realizza il 50% del proprio fatturato in software e investe

L’annuncio di Clustered Data OnTap 8.2 apre importanti scenari di business per il canale. Si parla di un’unica soluzione con una struttura di virtualizzazione orizzontale ideale anche per le piccole imprese. Il punto sulla strategia commerciale Luca Bastia

il 14% delle risorse in ricerca e sviluppo». Con Clustered Data OnTap 8.2 è possibile abbandonare del tutto l’approccio verticale a silos e abbracciare pienamente la possibilità di virtualizzare anche lo storage, mantenendone il pieno controllo, pur con hardware eterogeneo. «Per noi è un’evoluzione, per il mercato una rivoluzione», afferma Patano. Clustered Data OnTap 8.2 garantisce operazioni senza interruzioni, con un’affidabilità superiore al 99,999% per l’accesso continuo ai dati nel corso di downtime programmati e per il bilanciamento dinamico del carico senza migrazioni di dati, che spesso generano interruzioni. Grazie a disponibilità di storage fino a 69 PB e 24 nodi, 49.000 Lun, 12.000 volumi Nas, la soluzione supporta più di 100.000 clienti e un singolo container che può raggiungere i 20 PB. Si possono gestire con un unico sistema risorse miste, sia che si parli di Nas sia che si parli di San.

Bruna Bottesi, da poco meno di un anno country manager di NetApp Italia


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I social network stanno cambiando profondamente le abitudini degli utenti, anche sul posto di lavoro. La Business Intelligence è dunque chiamata a trasformarsi Alessio Ferri C

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La Business Discovery è l’evoluzione messa a punto da QlikView in ottica di mobility e facilità d’uso. Un messaggio portato in giro per l’Italia in un viaggio a tappe con partenza da Padova. I social network, in particolare, e le nuove forme di comunicazione più in generale, stanno cambiando profondamente usi e abitudini non più solo in ambito privato, ma anche sul posto di lavoro. Una delle maggiori ripercussioni si sta affermando nel mondo della Business Intelligence, chiamata a trasformarsi in qualche cosa sempre più alla portata dell’utente finale, con strumenti fortemente personalizzabili in base al contesto e alle modalità di lavoro del singolo. Tra Big Data, analisi predittiva e altre forme di trattamento dei dati, una in particolare cerca di invertire alcuni principi consolidati nel tempo, mettendo al centro proprio l’utente finale. «La nostra concezione di Business Discovery ruota intorno a uno strumento fortemente orientato alla generazione di valore per l’utente aziendale – spiega Massimo San Giuseppe, Ceo di QlikView –. Funzioni in grado di produrre risultati concreti facilmente quantificabili». In primo piano, l’operatività dell’utente, con la messa a punto di soluzioni mirate alla facilità di installazione e di utilizzo. «Autonomia, analisi, mobile e social sono ormai aspetti di business consolidati anche in ambito BI – prosegue San Giuseppe –. Una tecnologia capace di unire queste leve a disposizione dell’utente in breve tempo è il fattore differenziante». Intorno a queste tematiche l’azienda ha costruito una serie di incontri chiamando a raccolta i propri partner, per dimostrare sul campo organizzazione e potenzialità di una soluzione considerata su misura per il mondo Pmi.

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DGREPORT Un quarto di secolo, 25 anni, le fatidiche nozze d’argento. Un traguardo di per sé notevole e invidiabile. Un traguardo che però assume i contorni dell’impresa e dell’era geologica se calato in un mercato animato da velocità siderali come l’IT. Un mercato duro, complesso, in cui le rivoluzioni si scatenano nel volgere di un’ora e si dimenticano in un minuto. In 25 anni di vita, dal lontano 1988 ad oggi, EDSlan – distributore nato e cresciuto per offrire soluzioni ICT di valore – ha visto il mercato cambiare connotati più e più volte e, ogni volta, ha cercato e trovato i giusti strumenti per cavalcare al meglio le opportunità ed evitare i pericoli. Una capacità di adattamento fuori dal comune che oggi sta portando la società di Vimercate a tuffarsi con decisione in uno dei segmenti più dinamici e interessanti. Un data center che, manco a dirlo, sta cambiando le regole del gioco con l’arrivo di nuovi paradigmi come cloud e Big Data. Un data center al centro del quale EDSlan ha trovato la forza e l’energia

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Marco Lorusso

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per posizionare un’offerta di grande impatto. «I concetti di partnership, di collaborazione, di assistenza sono quelli che meglio definiscono il profilo di EDSlan – racconta Rodolfo Casieri, direttore commerciale EDSlan –. Dal 1988 siamo un grande alleato di chi è deciso a rafforzare la propria professionalità, di chi vuole accettare, o lanciare, le sfide proposte con incessante velocità dalle tecnologie della comunicazione. Iniziativa, prontezza, flessibilità, ricerca, consentono a EDSlan di garantire un’ascesa qualitativa e di espansione del business a

chiunque entri in contatto con il gruppo. Questi 25 anni rappresentano un grande traguardo per tutti noi. Siamo un team di persone che ha creato questa organizzazione intorno all’idea dell’innovazione tecnologica e del valore aggiunto. Su questa idea – continua Casieri – abbiamo sviluppato un business che in 25 anni è mutato più e più volte insieme al mercato. Oggi ci confrontiamo con tecnologie sempre più mature e con la necessità di rispondere alle continue sollecitazioni. Una risposta che deve arrivare con una visione di quello che è il mercato oggi e, soprattutto,

SPEGNERE 25 CANDELINE, UN QUARTO DI SECOLO, UN’ETERNITA’ IN UN MERCATO ANIMATO DA VELOCITA’ SIDERALI COME L’IT… EDSLAN, DISTRIBUTORE FIERAMENTE A VALORE, RACCONTA IN ESCLUSIVA COSA VUOL DIRE TAGLIARE UN SIMILE TRAGUARDO. GLI OBIETTIVI, LE STRATEGIE E LA VOCE DI ALLIED TELESIS, DATWYLER CABLING SOLUTIONS ED EMERSON NETWORK POWER, TRE VENDOR CHE GUARDANO ORA AL FUTURO SULL’ONDA DELLA RIVOLUZIONE DEL DATA CENTER

Tramite questo QR code vivi il confronto aperto e intenso tra EDSlan, Datwyler Cabling Solutions, Allied Telesis e Emerson Network Power


di quello che sarà domani. Nel tempo abbiamo deciso di investire sui partner proprio in questa direzione. In direzione del coinvolgimento e della capacità di stare sul mercato. Una direzione che ci ha regalato questo traguardo, un successo che è tutto dei nostri partner e collaboratori. Senza di loro nulla sarebbe stato possibile. Alla base di tutto c’è sempre la condivisione delle strategie».

La parola dei vendor Coinvolgimento dunque, partecipazione e fiducia. Elementi che da sempre sono alla base dei rapporti tra EDSlan e la sua folta squadra di vendor. «Il nostro rapporto con EDSlan esiste da sempre, da quando loro sono nati e da quando noi siamo in Italia. Abbiamo camminato insieme e continueremo a farlo perché c’è grande intesa – racconta Giovanni Prinetti, solutions marketing manager Emea e Csa di Allied Telesis –. Ci siamo subito trovati con il loro focus sul networking e ora siamo perfettamente allineati con la loro scelta di cavalcare anche un mercato cruciale come quello dei data center». «Il nostro – aggiunge Luca Brunco, country manager Italy Datwyler Cabling Solutions – è un rapporto che dura da 10 anni. Una relazione forte, che ci ha dato la possibilità di crescere in questo mercato. L’idea e la pratica è quella di andare avanti con questo obiettivo insieme; per noi un distributore a valore come EDSlan è un elemento chiave nella strategia di

approccio al mercato». «Quella di EDSlan – spiega Cristina Rebolini, channel manager Italy Emerson Network Power – è stata una scelta assolutamente consapevole. Io stessa ho passato qui molti venerdì sera con Rodolfo, Barbara e tutto il team. Abbiamo studiato e analizzato insieme un piano, un progetto di lavoro che ora sta dando i suoi frutti. Al di là di tutto e di ogni retorica, in un momento in cui si parla e spesso straparla di partnership, valore e supporto… con EDSlan è davvero piacevole lavorare e con loro si fa concretamente squadra».

La sfida del data center Passato dunque, presente ma anche e soprattutto futuro. Per un distributore che festeggia 25 anni di vita e vuole continuare a raccogliere importanti successi in questo mercato, la necessità di guardare avanti è davvero vitale. Lo sa bene EDSlan che proprio su uno dei segmenti più promettenti e centrali per l’intero mondo ICT si è focalizzata da tempo. Proprio il data center, sull’onda delle trasformazioni dettate da cloud computing, Byod e Big Data, è una delle sfide più interessanti per il distributore a valore e per i suoi partner. «Tre grandi spinte – conferma Casieri – che portano le aziende, i vendor e i service provider a ripensare i modelli su cui sono basati i propri data center. Una trasformazione in atto ormai da tempo

che rappresenta una importantissima occasione di business per un canale capace di farsi consulente concretamente di valore». «Il grande movimento delle aziende verso un data center di nuova generazione è sicuramente uno dei trend più interessanti in questo momento – conferma Prinetti –. Un grande movimento che chiede innanzitutto la capacità di proteggere le risorse e le infrastrutture con un approccio ad alta affidabilità. In questo senso la rete e le soluzioni ad essa collegate hanno un ruolo cruciale. Il canale deve essere in grado di mettere nelle mani dei clienti una rete che possa superare ogni tipo di problema, interruzione o rottura di qualunque apparato». «Quello del data center è un tema chiave – spiega Brunco – un mercato che però va indirizzato con grande attenzione, serietà

e non solo con soluzioni. Occorre che il canale faccia squadra e sia in grado di mettere sul campo soluzioni di ingegneria a valore aggiunto; servono interlocutori con grande competenza a 360 gradi. In questo senso il ruolo di EDSlan è importantissimo, per la capillarità sul territorio e per le competenze, che ci creano opportunità». Sulla stessa linea anche Cristina Rebolini di Emerson. «Quello del data center è un mondo che fino a qualche tempo fa poteva apparire lontano da EDSlan, che da sempre ha una grande focalizzazione sul networking, le reti… Oggi però non è così e tutto converge. Noi abbiamo sposato in pieno la scelta di aprirsi al tema dei data center e con EDSlan abbiamo già avviato da tempo progetti che ci stanno dando un successo davvero corale».

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TECNOLOGIA Lo hanno già soprannominato “il fustino di birra più caro del mondo”, ma il Mac Pro ha catturato l’attenzione di tutti per il design inedito. Un cilindro nero e lucido. Apple torna a proporre un nuovo desktop (ad altissime prestazioni) dopo anni di assenza dal settore. Ha lasciato per lunghissimo tempo orfani i suoi primi fan: grafici, professionisti del 3D, musicisti. Per fortuna (della Mela) i creativi sono anche i suoi clienti più affezionati e mai in questi lunghi anni di “abbandono” hanno pensato di lasciare Apple, anche se non li ha tenuti in grande considerazione. Sono loro che

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hanno impedito che l’azienda di Cupertino fallisse negli anni Novanta rimanendo legati a una società che annaspava, anche tecnologicamente. Ma loro sono rimasti fedeli, come a un profeta in disgrazia. Oggi tornano al centro dell’attenzione con il Mac Pro pensato per loro. È curioso che Apple rilanci il segmento dei desktop con un cilindro nero. Anche Steve Jobs, al suo rientro in Apple dopo l’esilio, aveva tentato di rilanciare proprio i desktop con il più grande flop di tutti tempi: il Mac G4 Cube, un cubo trasparente, bellissimo e… inutilizzabile. Tuttavia sembra che il progetto del nuovo Mac Pro sia stato eseguito facendo esattamente l’opposto rispetto al G4:

• dalla forma cubica al cilindro; • dal trasparente al nero; • dall’assenza di ventole a un apparato centrale che sembra una turbina. Forse la paura di un altro flop – o forse la scaramanzia – ha portato gli ingeneri e i designer Apple a fare esattamente i contrario di quello che fece Jobs con il G4. Forse il Mac Pro è un atto scaramantico, la ricerca di una catarsi per un buco che brucia ancora sulla pelle della Mela. Ma cosa ci insegna? Che il desktop – molto probabilmente – non è morto. Se anche la grande Apple investe e torna a puntare sul computer fisso, l’epoca del post-pc non sarà senza pc.

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CREATIVE PARK 52

A LEZIONE DI DESIGN DALLO SQUALO Elena Veronesi Laureata in comunicazione d’impresa, è consulente di comunicazione visiva e direttore creativo della Creative Park Srl. Lavora nel settore comunicativo da oltre 10 anni e nella sua carriera ha collaborato con numerose agenzie pubblicitarie in tutta Italia. Da alcuni anni, al ruolo di consulente aziendale ha affiancato quello di formatrice, tenendo corsi sul marketing e la comunicazione visiva presso enti e aziende. È relatrice Smau, dove tiene workshop dedicati al Web design e alla comunicazione efficace e cura un blog nel quale parla di creatività, design e visual communication: www.elenaveronesi. com.

Michael Phelps ha molti buoni motivi per ringraziare madre natura. Deve dire grazie per la costituzione forte, per la corporatura atletica, per la tempra fisica e morale. E non ultimo per la pelle

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degli squali. Si, perché se non fosse stato per i pescecani, Phelps e molti altri suoi colleghi forse non avrebbero raggiunto i tanti traguardi conseguiti. Stiamo parlando di LZR Racer Suit, il particolare costume progettato dal brand inglese Speedo nel 2008 e che

alle olimpiadi di Beijing ha fatto registrare un numero altissimo di successi. Il 98% di tutte le medaglie vinte in quei giochi sono state conseguite da atleti che vestivano il costume della Speedo; idem dicasi per i 23 dei 25 record mondiali infranti. Dal 24


PRENDERE ISPIRAZIONE DALLA NATURA NON E’ SOLO UNA PREROGATIVA DI SCIENZIATI E BIOLOGICI. PARTIRE DA QUALCHE COSA DI ESISTENTE E STUDIARNE L’APPLICAZIONE IN ALTRI CAMPI E’ CIO’ CHE, NEL PENSIERO LATERALE, VIENE CHIAMATO “STRATEGIA DELL’ANALOGIA” giugno 2009, 93 record sono stati superati da atleti che indossavano un LZR Racer Suit. Ma che cos’ha di così eccezionale questo costume?

La natura insegna Il modello LZR Racer Suit è costituito da un tessuto ultra leggero e altamente tecnologico: un nylon in microfibra ed elasten che fornisce la compressione ottimale per modellare il fisico del nuotatore garantendo ampia mobilità e scioltezza di movimenti. L’idea per questo tessuto è nata osservando gli squali e le piccolissime scaglie che ne compongono la pelle. Chiamate anche dentelli dermici, sono caratterizzate da una serie di costine con scanalature longitudinali che permettono all’acqua di scivolare più facilmente sulla loro superficie. L’ambito dei costumi sportivi è soltanto uno dei tanti settori che hanno beneficiato della biomimetica, ovvero lo «studio consapevole dei processi biologici e biomeccanici della natura, come fonte di ispirazione per il miglioramento delle attività e tecnologie umane» (http://tinyurl.com/ ljb4abk). La natura viene vista come modello e guida per la progettazione di prodotti tecnici.

Il velcro Per la sua creazione, datata 1941, l’ingegnere svizzero George de Mestral si ispirò ai boccioli di bardana che si attaccavano al pelo del suo cane dopo le passeggiate in campagna. Osservandone i capolini al microscopio notò come le pagliette che li ricoprivano terminassero con dei minuscoli uncini che li rendevano adatti ad ancorarsi saldamente al pelo, ai vestiti e a molte altre superfici. Da qui il sistema di chiusura a velcro, che utilizza strisce di materiale provvisto di ganci che si oppongono a strisce di nylon a trama larga che afferrano gli uncini e li tengono ancorati.

Il nastro adesivo Gecko Questo speciale nastro, sviluppato nel 2003 da un tandem di scienziati inglesi e russi, è ricoperto da nanoscopici peli che imitano quelli che si trovano a milioni sulle zampe dei gechi. Questi minuscoli peli flessibili esercitano delle forze di Van der Waals che amplificano notevolmente l’effetto adesivo.

Display Farfalla Imitando il modo in cui la luce si riflette sulle ali delle farfalle, la società Qualcomm ha sviluppato i display Mirasol. Utilizzando un interferometro all’interno

di un sistema conduttivo a due piastre, il display si serve di una potenza vicina allo zero ogni volta che l’immagine visualizzata è statica, offrendo allo stesso tempo, però, una frequenza di aggiornamento veloce quando si tratta di video. Un’ottima invenzione che abbassa il consumo di batteria sui dispositivi mobili.

Tutto inizia con un’analogia Prendere ispirazione dalla natura non è solo una prerogativa di scienziati e biologici. Partire da qualche cosa di esistente e studiarne l’applicazione in altri campi è ciò che, nel pensiero laterale, viene chiamato “strategia dell’analogia”. Come spiega Edward De Bono, guru del pensiero creativo, «le analogie offrono un metodo utile per procedere quando si cerca di trovare nuovi modi di considerare una situazione anziché restare in attesa dell’ispirazione. […] La principale utilità delle analogie consiste nel loro essere veicolo di funzioni, processi e relazioni che si possono poi trasferire al problema in esame per contribuire alla sua ristrutturazione». Quando si cerca di innovare, spesso si rimane ancorati al concetto di “nuovo” che il termine innovazione porta con sé. In realtà, innovare significa non soltanto creare qualche cosa che prima non c’era, ma anche impiegare soluzioni già esistenti in campi nuovi. Per questo, ispirarsi alla natura e ai suoi tanti prodigi è un ottimo punto di partenza.

RISORSE

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Dalla biologia alla tecnologia Il primo studioso a parlare di “biomimetica” è stato Otto Schmitt (http://en.wikipedia.org/wiki/ Otto_Schmitt). Oltre ad aver coniato il termine, Schmitt ha replicato il sistema di propagazione nervosa in un circuito elettrico. http://tinyurl.com/6evnsb

L’istituto della Biomimicry Esiste anche un istituto dedicato alla Biomimicry: http://biomimicryinstitute. org/. Si occupa di diffondere la conoscenza e gli studi su questa scienza. Ci sono corsi, documentazione, ecc. http://tinyurl.com/lgbjpem http://www.youtube.com/ watch?v=FBUpnG1G4yQ

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ATTUALITA’

Nel 2009 il fatturato è stato 15,2 miliardi di dollari, nel 2012 si è arrivati a ben 23 miliardi di dollari. Parliamo dei dati di Xerox che ha fatto un balzo in avanti in decisa controtendenza con l’attuale momento storico. Questi dati hanno portato l’azienda a valutare con grande attenzione e oculatezza i settori in fase di sviluppo per investirvi in termini di ricerca e sviluppo. «Questo perché i trend di mercato vanno tenuti in considerazione per mantenere e migliorare i risultati ottenuti finora», ha dichiarato Monica Beltrametti. Per ottenere questi risultati, il centro ricerca condotto da Monica Beltrametti si è dato tre obiettivi fondamentali: quello di dotare i computer della vista, di rendere utili e significative le informazioni elaborate dalle macchine e automatizzare anche i processi più complessi. Tre sfide importanti che l’azienda, leader nella tecnologia e nei servizi documentali, sta

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«La ricerca, in Xerox, ha dovuto adattarsi ai nuovi ambiti e ai nuovi settori in espansione», a tu per tu con Monica Beltrametti, Xerox VP and Centre Manager di Xerox Research Centre Europe Daniela Schicchi

affrontando con entusiasmo e grande slancio. «Dare occhi alle macchine significa, per esempio, potenziare il riconoscimento di testi e immagini non strutturati come le tabelle attraverso la Smart Document Technology, fino ad arrivare all’identificazione delle targhe delle auto sulle strade molto trafficate con tecnologie avanzate», ha proseguito Monica Beltrametti. In merito, invece, alla necessità di rendere utili le informazioni elaborate, per esempio, dalle stampanti, Xerox è il partner ideale per affrontare studi anche di tipo sociologico in grado di ottimizzare numero e funzionalità attive sulle periferiche già installate nelle aziende. «Offriamo una consulenza concreta ai nostri clienti già fidelizzati e a coloro che si rivolgono a noi per modificare il loro parco stampanti. L’unico obiettivo, in questi casi, è portare il cliente a ridurre costi inutili, migliorando – allo stesso tempo – la qualità del lavoro di tutti i dipendenti», ha ammesso il VP di Xerox. Lo stesso tipo di consulenza viene fornita, da Xerox, per quanto riguarda il terzo aspetto, ovvero la possibilità di automatizzare anche i processi produttivi più complessi grazie a studi e analisi in grado di comprendere come lavorano le persone per arrivare ad aumentarne la produttività in modo fluido e organico. Per far fronte e rendere più agile la crescente complessità appena descritta, Xerox ha lanciato un nuovo prodotto, ConnectKey, un software integrato nelle stampanti multifunzione Xerox e una gamma di soluzioni in grado di rispondere alla crescente necessità di lavorare in mobilità e al bisogno di maggiore sicurezza in ambito IT per i dispositivi connessi. Sedici stampanti multifunzione ConnectKey integrano, al proprio interno, il software McAfee per la protezione del dispositivo. Grazie ad esso, negli ambienti di lavoro Byod, gli IT manager potranno avere maggior controllo sui dispositivi. Come ulteriore sistema di sicurezza, queste stampanti integrano Cisco TrustSec, in grado di protegge i percorsi dei dati e il flusso da e verso i dispositivi.


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ATTUALITA’

Si stampa, si cancella e si riutilizza il foglio. È questa la grande innovazione annunciata da Toshiba per le stampanti da ufficio. Ricerche di mercato (State of printing del 2009) hanno dimostrato infatti come numerosi utenti si sentano in colpa per lo spreco di stampe e sceglierebbero volentieri una soluzione ecologicamente consapevole, se fosse disponibile. Inoltre il 45% dei fogli stampati è cestinato prima della fine della giornata lavorativa. Sono proprio i documenti destinati “a vita breve”, che non devono cioè essere archiviati o conservati a lungo, quelli che meglio si prestano a essere riutilizzati. Come si cancellano i documenti una volta stampati? La particolarità sta nel toner. Il modello e-Studio306LP/RD30 è infatti composto da una periferica multifunzione che utilizza un toner blu speciale che viene decolorato da un dispositivo di riutilizzo carta. Il toner – realizzato in collaborazione con Pilot Corporation – sfrutta il calore che scinde le

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Stampare, cancellare e riutilizzare il foglio di carta: fantascienza? No, è la nuova proposta tecnologica di Toshiba per il reimpiego della carta in ufficio: un sistema multifunzione che consente di riutilizzare fino a cinque volte lo stesso foglio Cecilia Cantadore

particelle di inchiostro e rende trasparente il pigmento blu. La tecnologia stampa, scansiona i documenti in modo che possano essere conservati e archiviati in formato digitale, cancella i fogli stampati con toner blu e ordina i fogli riutilizzabili, scartando quelli stampati con toner tradizionale, quelli danneggiati, forati o piegati, che quindi non potranno essere ristampati. In questo modo non si immette nuova materia prima, ma si riutilizza quella già esistente, consentendo a ogni dipendente di essere parte attiva nel rendere la propria azienda “amica dell’ambiente”. Allo stesso tempo, la routine lavorativa e le abitudini non cambiano: si continueranno a utilizzare normali fogli da 80 g stampando a una velocità produttiva di 30 pagine al minuto. Si

continuerà a produrre la stessa quantità di documenti, arrivando però a tagliare il costo della carta e a ridurre del 57% l’immissione di CO2 nell’ambiente. Il lancio s’inserisce in una più ampia strategia del brand Toshiba, che – come ha spiegato Bruno Amlesu, presidente di Toshiba Italia – si basa su tre pilastri: ambiente, impegno verso le persone, impegno per il futuro. Con questa proposta l’azienda dà seguito al progetto “Carbon Zero”, lanciato nel 2009, che fa sì che le emissioni di CO2 utilizzate nella produzione di una tecnologia di stampa vengano completamente compensate. La prima realtà che utilizzerà e-Studio306LP/RD30 nei propri uffici sarà la Provincia di Milano. Silvia Garnero, assessore alla Moda Eventi Expo della Provincia di Milano, ha sottolineato come questa sia «una partnership importante che ci rende orgogliosi e che assume particolare rilevanza nella prospettiva di Expo 2015, che avrà nella sostenibilità uno dei temi centrali. Questo significa che Milano sarà nei prossimi due anni al centro dell’attenzione mondiale per quanto riguarda la sua capacità di offrire visioni, prodotti e servizi all’altezza delle sfide poste dall’economia sostenibile». Toshiba ha previsto inoltre un tour nelle principali città italiane per presentare la stampante agli uffici amministrativi di altre province.



ATTUALITA’

È tempo di grandi cambiamenti nel mondo digitale. Qualcuno direbbe “tempo di crisi”, dalla quale però è possibile cogliere nuove opportunità. I dati di mercato disegnano una situazione in movimento, in cui emergono due cambi di tendenze in direzioni ben definite: verso il digitale e verso il mobile. I trend in atto vedono l’ascesa di smartphone e tablet a discapito dei pc. Questo dato, che oggi potrebbe sembrarci scontato, non lo era così tanto fino a pochi anni fa, visto che nessuno era stato in grado di prevederlo con anticipo. Nel mondo della musica, il dock sta lasciando il posto a dispositivi wireless e speaker. Cambia anche la modalità di acquisto dei consumatori: il punto vendita tradizionale perde punti a favore degli e-tailer. In questo contesto di grandi cambiamenti è fondamentale essere dinamici e pronti a reagire. È quello che intende fare Logitech, presentando al mercato italiano un nuovo team – guidato da Lorenzo Ruspi – e una inedita strategia basata sulla multicanalità (consolidando la presenza nel retail tradizionale affiancando però un programma

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di canale) e sul lancio di nuovi prodotti. Le proposte strizzano l’occhio alla mobilità, seguendo quindi uno dei principali trend di mercato. Per il mondo dei tablet, da oggi sono disponibili Keyboard Folio e Keyboard Folio

Sempre più smartphone e tablet nella nostra vita digitale e sempre meno pc. Il cambiamento modifica il mercato e Logitech propone gli accessori più adatti ai nuovi stili di vita ad alta tecnologia Cecilia Cantadore

Mini, cover ultrasottili per iPad e iPad Mini, realizzate in tessuti di qualità per proteggere sia lo schermo del tablet sia la tastiera integrata. Ultrathin Keyboard Mini è invece una tastiera minimal, sottile e leggera, che si attacca in modo speculare al tablet. Entrambi questi prodotti favoriscono la produttività, garantendo comodità di digitazione e comfort d’uso. Logitech si rivolge alle persone che vivono con e per la musica. Nasce così la gamma Ultimate Ears, speaker per offrire un’esperienza audio cristallina ovunque e in qualsiasi momento. La gamma comprende Mobile Boombox, speaker in formato mini che si collega bluetooth a smartphone e tablet, e la più grande Boombox, dal design vintage che grazie alla maniglia integrata in alluminio richiama lo stile degli stereo portatili anni Ottanta. Per quanto riguarda invece i prodotti pc peripherals, tradizionalmente core business dell’azienda, Logitech presenta i dispositivi della Serie G che si rivolgono ai “giocatori”. Nella Serie G troviamo la cuffia G430, dall’audio e dalle finiture di altissimo livello, la tastiera meccanica G710, fulminea, silenziosa e retroilluminabile, il mouse G700s, top di gamma nella sua categoria. Nel mondo dei prodotti UC (Unified Communication), infine, Logitech ripensa l’ambiente professionale: l’ufficio oggi non è più solo quello tradizionale ma può essere in mobilità, in casa, in un open space… Per questo motivo nascono prodotti come BCC950, conferencecam pensata per gestire call che coinvolgono numerose persone grazie alla possibilità di allargare l’angolo di visuale. In collaborazione con Cisco è stata poi sviluppata K725-C, soluzione office che permette di eliminare il telefono dalla propria scrivania, trasformando il pc in un vero e proprio communication centre.


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ATTUALITA’

Fujifilm presenta la fotocamera X-M1. Prestazioni elevate per la sua categoria e configurazioni user-friendly caratterizzano l’ultima arrivata nella serie X Cecilia Cantadore

Stile vintage, materiali pregiati, ottiche di qualità. È questo il segreto della linea X di Fujifilm, che dopo la X-Pro1 e la X-E1 lancia la piccola mirrorless X-M1. Il mondo della fotografia sta cambiando radicalmente. Se fino a qualche anno fa la tecnologia di alta qualità era appannaggio solo di pochi veri “professionisti”, oggi sono tante e diversificate le figure che entrano in gioco. Ci sono gli appassionati e i fotografi amatoriali, che desiderano accompagnare i momenti di vita quotidiana

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con scatti di qualità. Ci sono coloro che fotografano per lavoro e che amano poter scegliere quale apparecchio usare a seconda del risultato da ottenere. Ci sono sempre più studenti, creativi, giovani talentuosi che amano la tecnologia e desiderano sperimentare con essa. A tutti loro

potenzialmente si rivolge questo nuovo prodotto lanciato da Fujifilm. “Sorella minore” dei due modelli X-Pro1 e X-E1, nonostante le ridotte dimensioni, la fotocamera X-M1 ne garantisce le stesse prestazioni qualitative. Sfoggia lo stesso sensore APS-C X-Trans CMOS da 16,3 Megapixel, progettato per trarre il massimo risultato dagli obbiettivi e per offrire immagini di qualità paragonabile a quelle prodotte da sensori full-frame. Il sensore fornisce immagini chiare con un rumore basso anche in condizioni di scarsa illuminazione, nelle riprese d’interni e in tutte le situazioni in cui normalmente è richiesta

un’elevata sensibilità e riproduce fedelmente i toni caldi della pelle e i colori vividi: dal blu profondo del cielo alle tonalità rosse del sole al tramonto. L’esclusiva matrice filtro colore minimizza l’effetto moiré e le aberrazioni cromatiche, eliminando la necessità del filtro ottico passa-basso (low-pass). Inoltre aumenta considerevolmente la nitidezza a parità di numero di pixel, permettendo di ottenere immagini ricche di dettagli. X-M1 è stata progettata per essere particolarmente user-friendly: è dotata di due ghiere di comando che consentono di regolare rapidamente il valore del diaframma, la velocità di scatto e la compensazione dell’esposizione. Per accedere alle funzioni utilizzate più di frequente, come il bilanciamento del bianco, lo scatto a raffica e la modalità macro, senza dover passare dal menu, è possibile utilizzare comodi pulsanti dedicati posti sul retro che consentono un funzionamento intuitivo e veloce. Chi desidera ricercare angolazioni e riprese fuori dall’ordinario, apprezzerà il display Lcd basculante da 3” e 920.000 pixel. Allo stesso tempo, la dimensione contenuta di X-M1 e il suo corpo compatto e leggero ne fanno un oggetto di comodo utilizzo e di facile “portabilità” nella vita di tutti i giorni.


Digitalic per Hubergroup

CREATIVITÀ SOSTENIBILE

HUBERGROUP, QUANDO GLI INK TINGONO IL GREEN

Parlare di stampa e inchiostri sostenibili e rispettosi della natura, spesso, sembra ancora un’utopia… Eppure non lo è, soprattutto per aziende come Hubergroup, che tra le loro priorità mettono il rispetto per l’ambiente, con una politica aziendale attenta e studiata specificatamente per ridurre progressivamente l’impatto ambientale. Azienda leader in Europa nella produzione di inchiostri, Hubergroup ha infatti realizzato inchiostri privi di oli minerali (mineral oil-free). In questo modo ha ampliato il suo portfolio con una gamma di prodotti sostenibili e attenti all’ambiente, mostrando un’attenzione crescente nell’ambito della realizzazione di ink amici della natura. Le più moderne tecnologie di produzione di inchiostri da stampa adottate da Hubergroup sono caratterizzate dall’uso di oli a base vegeta-

le e materie prime provenienti da fonti rinnovabili, piuttosto che da quelle di origine fossile. Nell’attuale situazione di mercato, stampatori e brand-owner potranno trarre notevoli vantaggi dall’adozione di prodotti ecosostenibili. Se i player del settore, infatti, riusciranno a far comprendere anche ai loro clienti i vantaggi in termini di competitività e valore aggiunto derivante dall’utilizzo di materie prime rinnovabili, allora l’intera filiera potrà beneficiare di un’opinione pubblica ancora più accreditata e di un’immagine imprenditoriale migliore in termini di business svolto nel rispetto dell’ambiente, dimostrando la rilevanza del concetto di responsabilità globale d’impresa. Questi ink sono composti per circa l’80% da materie prime provenienti, appunto, da fonti rinnovabili, ma le loro potenzialità dal punto di vista della resa tecnica e della stampabilità sono eccezionali e non certo inferiori ai prodotti “non green”. Questo aspetto vale sia qualora vengano impiegati per la stampa offset a foglio, per i quali queste formulazioni sono oramai acquisite e

di comune utilizzo, sia nel caso in cui si scelga la stampa in rotativa. Gli ink mineral oil-free di Hubergroup sono rappresentati dai brand Reflecta, Resista e Quickfast per la stampa a foglio commerciale e Corona-Mga e Natura Ga per la stampa a foglio di imballaggio. Per chiudere la panoramica, poi, ci sono Evolution per la stampa in rotativa heatset, Eco News per la stampa in rotativa coldest e Printlac per la verniciatura a foglio e rotativa. L’attività fondamentale che ora Hubergroup vuole continuare a portare avanti riguarda la necessità di sensibilizzare tutti gli attori della filiera nei confronti di prodotti innovativi, tecnicamente eccellenti ed ecologici. Infatti, capita ancora di sentire che l’idea di green, ecologico o ecosostenibile, venga accostata al concetto di qualità minore e resa non ottimale. Hubergroup grazie ai suoi oltre 250 anni di esperienza, invece, sa che il concetto di tecnologia si incontra quotidianamente con quello di ambiente e che, da questo incontro, nascono ogni giorno sfide entusiasmanti e prodotti di altissima qualità.

Contatti HUBER ITALIA S.P.A. Via A. Meucci, 5/6/7 36050 Bolzano Vicentino (VI) Tel. +39 0444 250000 www.hubergroup.com


PUNTO G 62

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ELIO Antonella Tagliabue Amministratore delegato della società di consulenza strategica di direzione Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e grandi gruppi italiani. Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva: “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione’. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”

«Una festa non può dirsi tale senza palloncini». Lo dichiara lapidaria la signora Nels Weston, che gestisce il negozio Rainbow Cake and Party Shop a Fleet, Hampshire (Inghilterra), al giornale The Indipendent. Il problema è che l’elio, il gas leggerissimo e non infiammabile che gonfia i palloncini, sembra scarseggiare, ed è sempre più costoso. I primi ad avere preso delle misure drastiche sono i giapponesi: al Tokyo Disney Resort ne hanno sospeso le vendite. Eppure l’elio è uno degli elementi più comuni nell’universo. Solo l’idrogeno è più abbondante. L’elio però è leggero, sale nell’atmosfera. Se un atomo di elio si scontra con un altro riceve una spinta verso l’esterno. Se supera la velocità di fuga della Terra (11,2 km al secondo) si perde nello spazio. Con l’elio si possono fare cose straordinarie. È grazie all’elio liquido che abbiamo le macchine di neuroimaging utilizzate per studiare il cervello umano o i superconduttori usati

U

«

nella fisica delle particelle. L’elio è impiegato anche dall’industria aerospaziale, serve a far funzionare molte apparecchiature mediche – incluso quelle per la risonanza magnetica – o per il collider del Cern di Ginevra (il maggior consumatore singolo al mondo), utilizzato

per trovare il famoso bosone di Higgs, la particella di Dio e, ovviamente… è usato per gonfiare i palloncini che consumano l’8% della produzione mondiale. Si potrebbe cominciare a concentrare i festeggiamenti nei mesi estivi, perché con il freddo serve più


elio per farli volare. In genere viene ottenuto come sottoprodotto del gas metano, che non è un elemento raro, soprattutto negli Stati Uniti, il principale produttore mondiale. Secondo John Lee, presidente dell’associazione che riunisce i produttori di

palloncini inglesi, per il 2020 non ce ne sarà più per l’industria del divertimento. Ce n’è molto sulla Luna e secondo l’astronautageologo Harrison Schmitt, l’ultimo ad aver calpestato il suolo lunare, sarebbe un affare andare a prenderlo. Il maggior produttore al mondo, come detto, sono gli Stati Uniti. Ce ne sarebbe in abbondanza in Russia, Qatar e Iran, ma è difficile da estrarre. La domanda crescente di elio, non solo in campo medico, ma anche scientifico e tecnologico, fa salire i prezzi. Nel 1960 con l’Helium Amendment Act il governo americano costituì una riserva strategica di elio a fini militari. Erano i tempi della guerra fredda. Per alcuni anni il governo acquistò grandi quantità di gas, che decise di custodire in caverne naturali in Texas. L’idea era di cedere gradualmente le scorte per ripagare il debito accumulato per acquistarle. Ma il prezzo di vendita stabilito non era remunerativo e nel 1996 si decise di terminare il programma, che aveva accumulato un debito di 1,3 miliardi di dollari. Le riserve furono privatizzate e si smise di alimentarle. Si stabilì che, una volta ripagato il debito, le vendite di elio cessassero. Il forte sviluppo della domanda ha fatto in modo che il prossimo ottobre le vendite di elio americano potrebbero interrompersi. La Camera dei deputati Usa ha recentemente approvato il Responsible Helium Administration Act che dovrebbe ricevere presto anche l’approvazione del

Senato. L’elio continuerà a essere venduto tramite aste semestrali fino a che non si raggiungerà la riserva di 85 milioni di metri cubi di gas, che saranno riservati esclusivamente a impieghi governativi. Quel momento dovrebbe arrivare proprio nel 2020 e nel frattempo il prezzo continuerà a salire. Il potenziale maggiore è in Russia dove, nel 2030, si potrebbe arrivare a produrre elio per soddisfare tre quarti della domanda mondiale. Quella dell’elio rappresenta una storia emblematica del rapporto tra l’uomo e le risorse naturali. Nessuno mette in discussione il diritto dei bambini e dei grandi di tutto il mondo di festeggiare con gioia i momenti importanti della vita. Ma come tutte le scelte, anche quella di gonfiare i palloncini, ha delle conseguenze e dovrebbe aiutarci a imparare, una volta per tutte, che viviamo in un mondo di risorse finite per le quali siamo stati in grado di trovare impieghi sempre diversi, e questo non è di per sé un fattore negativo. Anzi. Dovremmo utilizzare la stessa intelligenza che ci ha portato a fare cose tanto importanti con l’elio per provare a pensare a soluzioni nuove per farle anche senza elio. A fine maggio alcuni artisti e attivisti hanno distribuito agli abitanti di Kabul diecimila palloncini rosa gonfiati con elio contenenti messaggi di pace, scritti da persone di tutto il mondo. Probabilmente ci sono ancora palloncini che hanno diritto all’elio del nostro prossimo futuro.

RISORSE

COME TUTTE LE SCELTE, ANCHE QUELLA DI GONFIARE I PALLONCINI, HA DELLE CONSEGUENZE E DOVREBBE AIUTARCI A IMPARARE, UNA VOLTA PER TUTTE, CHE VIVIAMO IN UN MONDO DI RISORSE FINITE PER LE QUALI SIAMO STATI IN GRADO DI TROVARE IMPIEGHI SEMPRE DIVERSI

Ricaricare a tempo di record Si chiama Eesha Khare, ha 18 anni, e ha inventato un dispositivo in grado di ricaricare una batteria in 20 secondi. Si tratta di un supercondensatore che può accumulare una grande quantità di energia e che ha permesso alla studentessa californiana di ottenere il primo posto alla ISEF – l’Intel International Science and Engineering Fair – e un premio di cinquantamila dollari. Per la realizzazione del progetto sono state utilizzate nanobarre di diossido di titanio idrogenato, in grado di funzionare fino a 10.000 cicli di ricarica.

IT solubile Elettronica transitoria è il nome scientifico per identificare l’elettronica biodegradabile. In pratica si tratta di dispositivi realizzati con magnesio e silicio, solubili in acqua o liquidi organici. Secondo la rivista Science i vantaggi ambientali sarebbero enormi: potremmo avere una forte riduzione dei rifiuti tecnologici, che potrebbero essere riassorbiti in un tempo prestabilito e con costi inferiori. Le prime applicazioni potrebbero essere quelle relative ai sotto-componenti di prodotti di largo consumo come telefoni cellulari o dispositivi portatili.

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ATTUALITA’

High performance computing e cloud sostengono la ricerca universitaria in ottica industriale grazie a un forte investimento delle due multinazionali IT

È stato inaugurato a Pisa il Centro di competenza per le tecnologie del calcolo e il cloud, una realizzazione che vede coinvolte l’Università di Pisa, la Scuola Superiore, Dell e Intel. «L’IT Center – ha detto Vincenzo Barone, professore della Scuola Normale Superiore di Pisa – ha come obiettivo il cercare di mettere insieme mondo tecnologico, quello della ricerca (che è forte, ma spesso trova difficoltà a comunicare i risultati all’esterno)

È

Luca Bastia

Carlo Parmeggiani, direttore public sector di Intel Sud Europa

Filippo Ligresti, amministratore delegato di Dell Italia

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e gli studenti. Obiettivo è fare research & development in ottica industriale». Il Centro di competenza annunciato a fine maggio è realizzato in due parti. «Da un parte abbiamo l’IT Center in cui ci concentreremo sulle tecnologie del cloud – ha aggiunto il professor Antonio Cisternino – e dove ospitiamo un’installazione importante di Equallogic (Dell), la più grossa struttura europea di storage (750 TB) che sarà utilizzata per memorizzare immagini di tipo medico; poi alla Scuola Normale abbiamo un cluster Hpc (High performance computing) con un altro storage. I due siti sono collegati tramite fibra ottica che attualmente consente trasferimenti a 10 GB e presto a 40 GB». Le tecnologie utilizzate sono: Dell networking – Force10, Dell Software – SonicWall, Dell PowerEdge – Server, Dell Equallogic & PowerVault MD storage array e il coprocessore Intel Xeon Phi. Il primo risultato delle innovazioni presenti a Pisa è stata la realizzazione della prima risonanza magnetica Tesla 7 (le normali sono di solito a 1,5) a opera dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico “Stella Maris”, supportato dall’HPC cluster della Scuola Normale e dal cloud cluster dell’Università di Pisa, uniti da 23 km di fibra per un totale di 40 GB trasferiti. Grazie al sistema realizzato c’è la possibilità di acquisire le immagini della risonanza, trasferirle al Centro e memorizzarle in tempo reale ed eventualmente processarle nell’altro centro Hpc. «Abbiamo bisogno di attirare degli investimenti sul nostro Paese e devo ringraziare l’Università di Pisa e Intel che ci hanno aiutato ad attivare l’interesse della corporation – ha detto Filippo Ligresti, amministratore delegato di Dell Italia –. La capacità che abbiamo trovato di collegare la ricerca alla competenza e all’industria è stata determinante, perché quello che si studia qui può generare valore anche per Dell». «Questa collaborazione – ha concluso Carlo Parmeggiani, direttore public sector di Intel Sud Europa – è molto importante perché permette di dimostrare la rilevanza che il mondo della ricerca riconosce alle nostre più recenti tecnologie, come valore aggiunto all’High Performance Computing».



ATTUALITA’

Nel nuovo marchio confluiscono le soluzioni storage Iomega che abbracciano un ampio mercato: dal prosumer alla media impresa. Annunciate anche nuove soluzioni di videosorveglianza Luca Bastia

La joint venture LenovoEMC, creata lo scorso dicembre tra Lenovo (con il 51%) ed EMC (con il 49%), si presenta con il nuovo portafoglio prodotti. Due saranno i brand che caratterizzeranno l’offerta basata sulle soluzioni NAS di Iomega distribuiti dal canale di Lenovo: il brand Lenovo Iomega caratterizzerà i prodotti prosumer, mentre quelli per le imprese (fino a 250 dipendenti) utilizzeranno il marchio LenovoEMC. «Non c’è sovrapposizione né tecnologica né di segmento con le soluzioni EMC che si rivolgono a una fascia di mercato

L

Giacomo Mosca, manager storage and server di Lenovo Italy

Gianluca Degliesposti, executive director server & storage di Lenovo Emea

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più alta – ha spiegato Giacomo Mosca, manager storage and server di Lenovo Italy e già country manager di Iomega Italia –. Ma c’è un vantaggio determinato da un software omogeneo per tutte le piattaforme caratterizzato da tool specifici per ciascuna fascia di mercato cui si rivolgono le diverse soluzioni; in più si crea una forte sinergia con l’offerta server di Lenovo». «Lenovo – ha aggiunto Gianluca Degliesposti, executive director server & storage di Lenovo Emea – sta focalizzandosi sempre più al di fuori del territorio cinese perseguendo l’obiettivo di raggiungere uno share di mercato server e storage superiore al 10% entro l’anno fiscale 2017». Le soluzioni storage di rete saranno denominate LenovoEMC px (precedentemente erano le Iomega StorCenter px) e saranno suddivise in 6 modelli desktop da 2, 4 e 6 alloggiamenti per dischi (fino a 4 TB) e quattro modelli rack con 4 o 12 alloggiamenti per un massimo di 48 TB. Le soluzioni della serie px sono dotate di processori Intel, prevedono doppie o quadruple schede di rete con possibilità di connettività a 10 Gbps, Ram espandibile fino a 8 GB e sono dotate di funzionalità avanzate mutuate dall’esperienza enterprise di EMC tra cui configurazioni Raid avanzate con Hot Spare, supporto per Windows Active Directory High-Availability, autenticazione ibrida, tecnologia cloud integrata, deduplicazione dati EMC Avamar, possibilità di replica dei dati e processi di copia da dispositivo a dispositivo. Lenovo EMC ha anche annunciato nuove soluzioni di video sorveglianza su IP che prevedono installazioni fino a 16 telecamere, che fondono gli storage di rete enterprise e i software di videosorveglianza Milestone. Non solo: grazie al recente accordo con Acronis, il software True Image 2013 Lite per il backup e ripristino dei file su pc Windows sarà integrato su tutti i prodotti per lo storage di rete di LenovoEMC. Per quanto riguarda invece il mercato prosumer, due sono i prodotti oggi commercializzati con il marchio Lenovo Iomega: EZ Media and Backup Center, la soluzione desktop con doppio hard disk ix2-300d Network Storage, e quella con quattro hard disk ix4-300d Network Storage che può scalare a 12 TB con fino a 50 accessi contemporanei.



ATTUALITA’

Il cloud computing sta superando ogni aspettativa. Lo rileva uno studio condotto da Luth Research e Vanson Bourne per conto di CA Technologies. L’indagine intitolata TechInsights Report 2013: Cloud Succeeds. Now What?, che ha coinvolto i Cio di 202 società statunitensi e 340 europee, delle quali 70 italiane, con un fatturato superiore ai 500 milioni di dollari, ha evidenziato che, grazie all’implementazione del cloud computing, è stato possibile ottenere risultati migliori, tempi di attuazione più brevi e costi inferiori al previsto. «Inoltre – ha sottolineato Fabrizio Tittarelli, chief technology officer di CA Technologies Italia, che ha presentato lo studio – gli intervistati hanno mostrato un livello di soddisfazione intorno al 98% sull’aspetto sicurezza, pur con qualche contraddizione». Infatti i motivi per cui una applicazione non viene spostata nel cloud sono i timori per la sicurezza (46% nel mondo, il 41% in Italia), per la privacy e i problemi legali (34% nel mondo, il 28% in Italia) o per la loro criticità aziendale (28%). Riduzione dei costi (soprattutto in Italia), riduzione del time-to-market, innovazione e capacità di creare nuove fonti di reddito sono gli elementi positivi sottolineati dalla maggioranza degli interpellati. Il modello più adottato è il SaaS, scelto dal 94% per cento delle aziende USA, contro il 68% di quelle europee. IaaS e PaaS seguono con un ritardo di 10-15 punti percentuali. In Italia il SaaS è stato adottato dal 64% delle aziende interpellate, il PaaS dal 60% e l’IaaS dal 44%. In tutti i casi l’adozione del cloud computing si è rivelata veloce e nel 20% più rapida del previsto.

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Nei casi in cui l’esperienza del cloud sia più lunga (in Italia il 13% del campione lo ha adottato da più di tre anni, in USA il 55% e in Europa il 20%) o si utilizzano contemporaneamente IaaS, PaaS e SaaS, i Cio si sono dichiarati più soddisfatti, soprattutto nell’ambito dello IaaS, dove il 70% ritiene di avere superato le aspettative. Secondo l’indagine, gli investimenti stanziati per il cloud crescono più rapidamente nel caso di responsabili IT dotati di maggiore esperienza: la probabilità di incrementare di oltre il 30% la voce di spesa allocata nel 2013 al cloud è quasi sei volte più alta (34% vs 6%) per le aziende che utilizzano

il cloud computing da quattro o più anni. I manager statunitensi hanno in progetto di aumentare maggiormente la spesa per il cloud rispetto ai loro colleghi europei: il 48% degli americani pensa di aumentare gli investimenti fino al 30% e il 17% oltre il 30%, contro, rispettivamente, il 42% e il 4% dei soggetti europei e il 31% e il 7% degli italiani; nella maggior parte dei casi, però, la spesa per il cloud dovrebbe rimanere invariata. Infine, come ha sottolineato Tittarelli, l’aspetto importante è che gli utenti cloud più esperti si rendono conto che una buona gestione dell’IT è fondamentale per assicurarne il successo futuro: per cui determinanti sono una Service Automation a 360°, l’adozione di Service Level Management in ambienti cloud e non e la possibilità di passare da un provider all’altro. Per scaricare la ricerca completa: http://tinyurl.com/oyzvomo.

Fabrizio Tittarelli, chief technology officer di CA Technologies Italia

Secondo una ricerca condotta per conto di CA, che ha coinvolto Europa e Stati Uniti, gli utenti sono soddisfatti dei risultati ottenuti che si sono rivelati su molti aspetti migliori delle previsioni Luca Bastia


WEB SOCIAL Google ha stupito tutti con il progetto delle mongolfiere. “Loon Balloon”, questo è il nome dell’iniziativa. Big G ha deciso di usare uno degli strumenti più affascinanti e antichi: il pallone aerostatico. L’idea è quella di portare Internet ovunque, anche nei luoghi più sperduti, dove non arriva alcun tipo di collegamento. La cosa sorprendente è che il ritrovato più efficace è una tecnologia del 1783. I Loon Balloon di Google sono stati già lanciati in via sperimentale in Nuova Zelanda. Dal punto di vista tecnico galleggiano nella stratosfera a un’altezza che è circa il doppio di quella a cui transitano, per esempio, gli aerei. Ogni pallone si connette all’altro creando una grande rete. Da quell’altezza forniscono connettività 3G alle aree più remote, che non hanno accesso ad altri tipi di collegamento. Ma perché proprio i palloni aerostatici? Ci sono una serie di vantaggi. Innanzitutto i satelliti non coprono tutto il territorio mondiale, poi le “mongolfiere” sono un sistema più economico e flessibile per fornire questo servizio: è

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infatti molto più veloce realizzarlo. In 24 ore può essere creata una rete, cosa impossibile con un satellite, per non pensare al costo di costruirlo e metterlo in orbita. L’utilità, dunque, va ben oltre la copertura delle

zone remote del Pianeta. In caso di catastrofi naturali, come un uragano o un terremoto, queste mongolfiere possono ricreare una rete di comunicazioni efficienti in poche ore. L’esperimento è partito

nell’isola meridionale della Nuova Zelanda con 30 Loon Balloon e i dati raccolti serviranno a migliorare il servizio per altre comunità. Google ha anche creato un sito dedicato all’iniziativa: www.google.com/loon/.

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MRKTNG SIDE THE 70

ATTENZIONE, INIZIA IL TUO FILM Matteo Ranzi Negli anni ’80 scopre la sua passione per la pubblicità e sogna di avere da grande un’agenzia propria. Mette quel sogno nel cassetto. Negli anni ’90 Università, snow-board e vendita di auto per passione. Ad ottobre del 2000 arriva la laurea in Bocconi. Specializzazione Marketing. Viene chiamato in Ingram Micro. In 3 anni diventa Business Manager. La sua passione lo porta alla guida del Marketing Communication e poi del Trade Marketing. Una sera di marzo del 2009 riapre il cassetto chiuso negli anni ’80 e ritrova il suo sogno. Riascoltando il famoso discorso di Steve Jobs, capisce che è arrivato il momento di dare sfogo al suo lato foolish e hungry. Fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Fa della sua passione una professione e si lancia nella nuova avventura. Ogni giorno le sue riflessioni sul marketing vengono seguite nei social network da oltre 3.000 marketeers.

Il piatto piange, questo è il problema. Con la mano sinistra stringi la piccola pila di fiches che ti sono rimaste. Le dita della destra tamburellano nervosamente sul tappeto verde e gli occhi fissano dubbiosi la roulette. Ogni casella è un’attività comunicativa su cui potresti

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puntare. Quale scegli? Aspetta, ti fornisco qualche indizio per decidere.

La soluzione in numeri Da una parte dello schermo pochi produttori di film e dall’altra milioni di spettatori. Questo era lo scenario fino a qualche anno fa. Poi sono arrivati l’Internet partecipativo e la tecnologia video alla portata di tutti. Così oggi

chiunque può realizzare e pubblicare un Web video e ogni minuto YouTube si arricchisce di 60 ore di nuovi filmati. La moda dei video dilaga anche in Italia, dove i fruitori sono 25 milioni. I tuoi clienti sono tra questi. Non si tratta solo di una questione di svago, è una nuova opportunità di comunicazione efficace per aziende come la tua. Efficace perché


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OGGI CHIUNQUE PUÒ REALIZZARE E PUBBLICARE UN WEB VIDEO E OGNI MINUTO YOUTUBE SI ARRICCHISCE DI 60 ORE DI NUOVI FILMATI. LA MODA DEI VIDEO DILAGA ANCHE IN ITALIA, DOVE I FRUITORI SONO 25 MILIONI.

l’attenzione, si fissino nel ricordo e portino all’azione i tuoi clienti? I gatti. Tra i soggetti più cliccati su YouTube ci sono loro. Ma non basta un gatto sopra al server che vuoi vendere per conquistare il tuo pubblico. Per realizzare un video efficace ti servono sei regole comunicative e un metodo per creare la traccia video.

Le sei regole Devi sapere che: a nessuno interessa di te e dei tuoi prodotti, ma tutti sono interessati a risolvere i loro problemi; chi guarda un video vuole emozionarsi, sorprendersi e divertirsi (anche nel B2B); less is more, al tempo di Twitter la gente cerca pillole comunicative e non temi lunghi e noiosi; ci si fida più dei propri simili che delle aziende, più della naturalezza delle persone comuni che della recitazione di attori professionisti; il tuo obiettivo deve essere portare lo spettatore all’azione che vuoi che compia, altrimenti il video non sarà servito a nulla. Quindi ecco le sei regole: 1) nel tuo video parla dei problemi del tuo target e di come li risolvi concretamente; 2) crea una storia che emozioni; 3) inserisci degli elementi che divertano e che diano ritmo; 4) non chiederti “cosa posso aggiungere adesso?” ma “cosa posso tagliare?”; 5) fai recitare dei dipendenti brillanti e non degli attori professionisti; 6) inserisci sempre una call to action come messaggio conclusivo.

Il metodo per la tua traccia video Dalla traccia dipende il successo del video. Se sbagli quella, il video sarà inefficace per i tuoi scopi, anche se realizzato dal miglior regista al mondo. Per prima cosa stabilisci l’obiettivo che vuoi ottenere e segnalo su di un foglio. Sarà la tua stella polare. Poi crea uno schema che costituisce l’ossatura del tuo video e che prevede i seguenti cinque blocchi. 1) Attiva l’attenzione: studia un’apertura d’effetto, ma coerente con il resto del video, che incuriosisca lo spettatore e lo porti a voler approfondire. L’utilizzo di domande è una delle soluzioni più efficaci. 2) Malanno: esplicita chiaramente il problema del cliente che la tua soluzione risolve. 3) Medicina: dichiara in che modo la tua soluzione risolve concretamente quel problema. 4) È vero: porta delle prove concrete a supporto delle tua dichiarazione (per esempio, testimonianze di clienti soddisfatti, dimostrazioni dal vivo, dati di mercato ecc.). 5) Induci all’azione: inserisci al termine del video l’invito chiaro all’azione. Senza call to action la maggior parte degli spettatori non agirà e… addio obiettivo! Una volta definito lo storyboard, puoi passare alle riprese. I suggerimenti per questa fase sono numerosi, ma il nostro tempo è purtroppo scaduto. Se vuoi approfondire l’argomento, contattami. Avendo realizzato oltre duecento video pillole, qualche spunto da condividere ce l’ho di sicuro.

RISORSE

i Web video catalizzano l’attenzione come nessun altro strumento: ottengono il 41% in più di click rispetto a qualsiasi altra modalità comunicativa online. La percentuale di click-through sui video nel settore ICT, che ho rilevato personalmente collaborando con alcuni vendor, è mediamente del 72%. Che risultati potresti ottenere, quindi, se al posto delle solite attività usassi un video? In Italia lo hanno capito oltre 260 tra editori, emittenti tv e radio che presentano un’offerta di questo tipo sui loro siti per i loro clienti. Lo hanno capito anche le aziende che nel 2012 hanno raddoppiato gli investimenti pubblicitari nei video. Ecco quindi dove puntare le tue fiches! Ok, ma come realizzarli in modo che colpiscano

Con 50 dollari porta Blendtec al successo Una videocamera, 50 dollari di prodotti acquistati al supermercato e porta la sua azienda al successo. A questo link uno dei video di Blendtec. https://www.facebook.com/milleottani/ posts/206336382730311

Case.it conquista il target “giovani” con la nonna Pochi video che rompono decisamente gli schemi e favoriscono la viralizzazione: un caso di successo di un’azienda italiana. Video come questo da oltre 1 milione di click. https://www.youtube.com/ watch?v=9R_h5PlXBmo

Raccontare una soluzione B2B con un Web video Una delle video pillole di Mille Ottani con cui Matteo Ranzi e il titolare di un’azienda B2B illustrano in modo semplice una soluzione articolata. http://tinyurl.com/kudcqp2

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ATTUALITA’

Il video creativo sarà la nuova grande ondata che non solo travolgerà il Web, ma che entrerà di prepotenza nelle strategie visive aziendali. «Getty Images – ha spiegato Michaela (per tutti Micha) Schwing, creative planning manager di Getty Images – è convinta che l’utilizzo del video subirà un ulteriore accelerazione; forse non è ancora pronto per una diffusione paragonabile a quelle delle foto, ma i nostri dati ci dicono che l’utilizzo è raddoppiato negli ultimi 5 anni. La diffusione di piattaforme come YouTube e Vimeo stanno anche influenzando profondamente la produzione di video professionali». Si ripete in altri termini quello che già è

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avvenuto nella fotografia, in cui i social network e l’autenticità degli scatti condivisi dalle persone hanno cambiato profondamente anche la produzione di

I social network hanno influenzato profondamente il nostro modo di guardare e giudicare le immagini. Ora il cambiamento arriverà anche per i video. Micha Schwing di Getty Images racconta come sta mutando il modo di comunicare sui social e sui mezzi tradizionali Francesco Marino

Micha Schwing, creative planning manager di Getty Images

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campagne pubblicitarie dei grandi brand, che si sono orientati verso un tipo di immagini molto vicine al gusto diffuso sui social media. «Si tratta di una spirale positiva – ha sottolineato Michaela Schwing – poiché l’utilizzo maggiore di fotografie e video da parte delle persone le spinge a migliorare i propri scatti e le proprie riprese, sviluppando quindi un gusto più raffinato e permettendo di capire meglio la qualità che sta dietro alle immagini dei professionisti». Proprio per discutere di questi temi e per portare la propria esperienza nel campo delle arti creative, Getty Images ha partecipato alla sessantesima edizione del “Cannes Lions International Festival of Creativity”, dal 16 al 22 giugno 2013. Getty Images ha anche collaborato con gli artisti di The Light Surgeons che hanno realizzato un video wall dinamico dedicato ai contenuti creativi che esplorano tematiche visionarie. Creando un punto di riferimento nella parte posteriore dello spazio, Ortega nel Palais des Festivals, il video wall costruito con 24 schermi, permette ai visitatori di interagire con i contenuti di Getty Images in modo assolutamente innovativo. Ma è tutta la fruizione di contenuti che sta cambiando. «Molto spesso usiamo le immagini al posto delle parole – ha spiegato Michaela Schwing – per questo condividiamo così tante foto e questa è una tendenza che continuerà ad aumentare». Proprio perché le immagini comunicano concetti ed emozioni in maniera così immediata, Getty Images ha creato uno strumento innovativo: The Feed. Questa nuova integrazione software mostra i contenuti di Getty Images abbinati alle tendenze in atto su Twitter, che siano conversazioni o notizie.



ATTUALITA’ di sconti davvero allettante, con il preciso intento di rappresentare una valida alternativa alle diverse realtà locali già presenti in Italia.

L’offerta in dettaglio

Massima ridondanza, sicurezza a tutta prova e affidabilità senza pari. Ma a prezzi davvero aggressivi. L’offerta di Web hosting per il mercato italiano da parte di 1&1 Internet (www.1and1. it), uno dei più importanti provider a livello mondiale con sede centrale in Germania, poggia su questi elementi di sicuro richiamo. Ben sostenuti da una infrastruttura tecnologica di tutto rispetto, che prevede oltre 70.000 server ospitati in cinque data center in due continenti, interconnessi tramite una rete globale da oltre 300 Gbit al secondo. Buona parte di tali server sono dislocati in due data center siti in Germania, uno dei quali è ospitato in quello che fino a pochi anni fa era un bunker militare, realizzato in piena guerra fredda, nel 1951. E, secondo i dettami di un’epoca in cui il “pericolo rosso” era uno spauracchio molto propagandato, la costruzione è davvero solida, in grado per esempio di resistere anche a un eventuale impatto con un Boeing 747. Sito nell’area di quello che attualmente è

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l’aeroporto internazionale di Karlsruhe-Baden Baden, realizzato nel 2006 dopo la chiusura della base aeronautica preesistente, il data center di 1&1 Internet è sicuramente una delle punte di diamante dell’infrastruttura dell’azienda. Che può così assicurare la ridondanza geografica, nella quale tutti i dati e i processi sono “mirrored” e gestiti in modo sincrono dai due diversi data center europei. Parte del gruppo United

Il provider tedesco intensifica l’offerta sul mercato italiano, forte anche degli avanzatissimi data center in Germania Luca Mirani

Internet, numero uno al mondo del Web hosting, in 25 anni di attività 1&1 Internet è cresciuta costantemente, arrivando a fatturare nel 2012 oltre 2,3 miliardi di euro con più di 5.900 dipendenti. Attualmente, la società vanta oltre 12 milioni di contratti attivi e gestisce più di 19 milioni di domini, ma soprattutto occupa posizioni di leadership nel Web hosting in numerosi mercati: in Germania, Regno Unito e Spagna è al primo posto, mentre in Francia è seconda e negli Stati Uniti quarta. Anche per il nostro Paese i piani sono ambiziosi, con un obiettivo di crescita dichiarato per il 2013 nell’ordine del 10%, al quale contribuiranno sicuramente i rafforzamenti dell’offerta annunciata a metà aprile, molto diversificata e che prevede anche una politica

Le diverse opzioni disponibili per i clienti italiani, esposte dettagliatamente sul sito www.1and1.it interamente nella nostra lingua, risultano estremamente competitive, considerando anche lo sconto del 50% sulle tariffe di Web hosting garantito per tutta la durata del contratto. In sintesi, vi sono tre soluzioni di Web hosting per Windows e Linux con traffico illimitato, che prevedono la garanzia 30 giorni soddisfatti o rimborsati. Il pacchetto 1&1 Basic a 30€/anno (+ IVA)* offre 100 GB di spazio Web, 1 dominio gratuito, 25 account e-mail e 10 data base MySQL per Linux o 5 data base MS SQL per Windows. Il pacchetto 1&1 Plus a 60 €/anno (+ IVA)* offre spazio Web illimitato, 1 dominio gratuito, 100 account e-mail e 50 data base MySQL o 10 data base MS SQL per Windows. Il pacchetto 1&1 Unlimited, con un costo annuo pari a 120 € (+ IVA)*, offre 2 domini gratuiti e spazio Web, account e-mail e data base MySQL e MS SQL illimitati; inoltre include un certificato SSL dedicato per la trasmissione sicura dei dati. Infine, è anche prevista la possibilità di gestire un proprio server dedicato all’interno di uno dei data center ad elevata sicurezza di 1&1, con hardware di ultima generazione AMD e Intel, e traffico illimitato. * per il dettaglio sui prezzi si rimanda al sito www.1and1.it

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IL TESTARDO Windows 8.1 introduce quindi diversi cambiamenti e anche molti miglioramenti rispetto alla versione 8, che Microsoft ha dovuto forzatamente modificare per andare incontro alle esigenze e alle critiche degli utenti. Ma sarà realmente così innovativo e differente? Proviamo ad addentrarci nel nuovo sistema operativo ed esploriamone un po’ più a fondo le principali novità.

Microsoft gioca all’attacco per recuperare il terreno perso annunciando la disponibilità immediata della Preview di Windows 8.1, il nuovo aggiornamento del sistema operativo @ilTestardoBlog

Durante il keynote di apertura dell’evento Build, la conferenza Microsoft dedicata agli sviluppatori, il CEO Steve Ballmer – raggiunto sul palco da Julie Larson-Green, Corporate Vice President di Windows – ha dichiarato: «Con Windows 8 abbiamo creato un nuovo Windows, reinventandolo a partire dall’hardware fino all’esperienza dell’utente. Era una visione ambiziosa e con Windows 8.1 l’abbiamo affinata. Questo nuovo

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aggiornamento supporterà la più vasta gamma di tablet e PC ed è la dimostrazione della nostra capacità di rispondere alle esigenze dei clienti. La Preview che rilasciamo oggi è un importante passo avanti per i partner di tutto il mondo che stanno creando la prossima generazione di dispositivi e app Windows».

1. Avvio direttamente sul desktop Se in Windows 8 sembrava che Microsoft avesse l’intenzione di mettere il desktop su un piano secondario, in Windows 8.1 c’è finalmente la possibilità di avviare il computer direttamente sul desktop, senza passare attraverso la schermata Start. Quando si preme il nuovo pulsante Start, si apre la finestra Metro con le varie applicazioni e le piastrelle. Anche se il menu Avvio classico di Windows XP e Windows 7 non c’è più, si può fare in modo che cliccando sul menu Start compaia l’elenco completo di programmi e applicazioni invece della schermata Start. 2. La ricerca In Windows 8.1 per avviare la ricerca basta iniziare a scrivere sulla schermata Start. La ricerca è inoltre unificata e non divisa in gruppi; a seconda di cosa si cerca, i risultati saranno diversi e, se si cercano cose tipo “navigaweb”, compaiono anche i risultati di ricerca di Bing. I risultati potrebbero quindi avere un aspetto differente a seconda di ciò che si sta cercando ed in modo più intelligente di prima: per esempio, cercando il nome di una città si aprirà la cartina geografica con tutte le informazioni sul luogo. 3. Raccolte e nuovo Esplora Risorse In Windows 8.1 spariscono le Raccolte in Esplora Risorse per trovare velocemente Musica, Documenti e Immagini (funzioni introdotte da Windows 7 e confermate in Windows 8). In realtà sono solo nascoste per impostazione predefinita: per visualizzarle basta premere il tasto destro del mouse sulla zona laterale di Esplora Risorse (aprendo una cartella qualsiasi) e selezionare Mostra Raccolte dal menu contestuale. In Esplora Risorse si può inoltre accedere a Il Mio PC per vedere i dischi e le cartelle principali Documenti, Musica, Foto, video ecc. C’è

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infine una nuova cartella Lavoro dove salvare i file da tenere separati da quelli personali. 4. Miglioramenti di Internet Explorer 11 Nella versione precedente di Explorer la barra degli indirizzi e le schede sparivano automaticamente. Internet Explorer 11, quando eseguito sulla schermata Start come applicazione, nasconde la barra degli indirizzi e le schede aperte, cosa utile se si dispone di uno schermo piccolo o un tablet; se però si ha uno schermo più grande c’è la possibilità di tenere sempre visibili barra indirizzi e barra delle schede: per attivare questa opzione bisogna lanciare l’applicazione dalla schermata Start, premere Windows C per aprire la Charms Bar, selezionare Impostazioni>Opzioni e quindi attivare Mostra sempre barra indirizzi e schede. 5. Multitasking e possibilità di aprire più applicazioni insieme sullo schermo In Windows 8 è possibile tenere aperte al massimo due applicazioni, spostandone una su un lato dello schermo; questo permette anche di lavorare con desktop e interfaccia Start insieme ma niente di più. In Windows 8.1 è stata eliminata questa limitazione ed è possibile aprire più programmi anche su altri monitor collegati al computer. Maggiore è la risoluzione, più applicazioni e variazioni di dimensioni si possono ottenere: su uno schermo con risoluzione 1920x1080 è possibile aprirne al massimo tre. In Windows 8.1 non tutte le applicazioni – fra cui Calcolatrice e Allarmi – vengono visualizzate nella schermata di avvio. Per aggiungerle bisogna aprire la vista “Tutte le App” e selezionare col tasto destro del mouse quelle che si vogliono aggiungere a Start. Le molte novità offrono opportunità agli sviluppatori per costruire e monetizzare le loro app e nel giorno della conferenza degli sviluppatori a San Francisco una indiscrezione è corsa in rete: come Google ed Apple anche Microsoft, a caccia di utenti, starebbe puntando sul settore della musica in streaming con una nuova versione di Xbox Music. Stando a quanto riporta The Verge, l’azienda di Redmond lancerà molto presto il servizio in versione web rendendolo più facilmente accessibile. Sino ad oggi, infatti, il

servizio di streaming musicale di Microsoft nato otto mesi fa era accessibile solo attraverso i sistemi operativi Windows 8, Windows Phone e sulla consolle di videogiochi Xbox 360. Con la versione online sarà invece fruibile da qualsiasi browser ed entrerà in competizione con le altre piattaforme musicali in streaming come Deezer, Napster, Spotify e Pandora. In attesa che Microsoft lo rilasci come aggiornamento gratuito il prossimo autunno tramite il Windows Store, chi vuole può provare la Public Preview di Windows 8.1 scaricandola dall’indirizzo http:// windows.microsoft.com/

en-us/windows-8/preview-download, sia sotto forma di aggiornamento che di immagine ISO; va ricordato però che se si effettua ora l’aggiornamento alla Preview si sarà poi costretti a reinstallare tutte le app e i programmi quando sarà disponibile la versione definitiva, in quanto non saranno mantenuti nel processo di aggiornamento. Lo stesso problema del resto si presenterà già ora per chi volesse effettuare l’aggiornamento: Windows 8.1 Preview non è disponibile in italiano, per cui chi deciderà di installarlo in una lingua diversa da quella del sistema dovrà essere consapevole che perderà tutti i programmi e le impostazioni non sincronizzate e potrà conservare solo i file personali. Situazione diversa invece per coloro che faranno l’upgrade direttamente dall’attuale Windows 8 alla versione definitiva di Windows 8.1, in quanto il processo manterrà tutto intatto. I passi avanti sono tanti e si notano: ora non ci resta che aspettare la versione definitiva.

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ATTUALITA’

Il Forum IT di Grandangolo Communications è un po’ un indice del mercato. È arrivato alla 14° edizione: c’era all’epoca della bolla speculativa di Internet, c’era quando i primi distributori IT si sono quotati in Borsa e c’era anche quando è iniziata la stagione delle grandi acquisizioni. Il clima che si respira al Forum IT rappresenta bene il mercato. Se si dovesse riassumere l’edizione del 2013 potremmo dire che in un albergo prestigioso del Garda

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La 14° edizione del Forum IT, organizzato da Grandangolo Communications, ha visto alcuni dei più importanti attori del mercato IT discutere del ruolo della tecnologia in un momento complesso. Si punta su semplicità e innovazione Francesco Marino

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sotto una pioggia torrenziale, distributori, produttori e operatori hanno discusso dei servizi innovativi che stanno mettendo in campo per semplificare l’IT e fare emergere le eccellenze italiane. È quasi una metafora della situazione: sotto la pioggia di cattive notizie economiche, l’informatica si ritrova compatta e propone idee innovative, nonostante tutto. Sono intervenuti Brocade (networking), LifeSize (videoconferenza), Panda Security (sicurezza e cloud), Riverbed Technology (ottimizzazione di rete), Teorema Group (system integrator), Sidin (distributore), Wildix (unified communication) e Zycko (distributore).

Secondo Marco Lupi, country manager Italia di LifeSize, «gli strumenti della videoconferenza possono aiutare a incrementare sensibilmente la produttività, diminuendo anche i costi. La semplicità è il punto: l’utente deve avere tutte le funzioni e non vedere la complessità». Perché in un momento di crisi economica quello che conta è offrire delle soluzioni che permettano di contenere i costi e aumentare le attività che si possono fare. «Per questo la crisi sta anche generando numerose richieste di outsourcing in molteplici settori – ha sottolineato Paolo Lossa, regional manager di Brocade Italia – aprendo così spiragli per un pioniere del networking come Brocade». In questo contesto non solo l’outsourcing, ma anche il cloud, può rappresentare uno strumento vincente. «L’approccio cloud apporta sicuramente numerosi vantaggi – ha precisato Alessandro Peruzzo, amministratore unico di Panda Security in Italia – in quanto permette di snellire le infrastrutture, risparmiare una significativa quantità di tempo nella gestione delle componenti hardware e software». Non mancano i progetti innovati. «Oggi molte aziende sono disposte a modificare su larga scala l’architettura IT esistente, anche per assicurare una migliore flessibilità», ha detto Albert Zammar, regional sales manager di Riverbed Italia. Anche la strategia è un arma da utilizzare e l’estero un canale da esplorare. «Abbiamo annunciato un importante progetto denominato Sidin Go Hub, che consente a vendor non ancora presenti sul mercato italiano di poter utilizzare la nostra rete di contatti e le attività utili al lancio di nuovi brand», ha dichiarato Vittorio Zunino, presidente fondatore di Sidin. Per Piera Loche, managing director di Zycko Italia, «bisogna amplificare gli sforzi orientati a dimostrare gli effettivi vantaggi assicurati da ogni singolo investimento, come i servizi SaaS che garantiscano benefici ai partner e agli utenti». Wildix punta sull’innovazione. «Stiamo introducendo tecnologie ancora poco conosciute – ha spiegato Stefano Osler, amministratore delegato di Wildix – come WebRTC, lo standard emergente nato da un progetto open source che da settembre 2013 sarà integrato nativamente nelle nostre soluzioni».


FULL DAY

MILANO · 25 SETTEMBRE 2013

IDC SOCIALYTICS CONFERENCE 2013 SOCIAL MEDIA ANALYTICS: STRATEGIE E STRUMENTI PER VALORIZZARE LA CUSTOMER EXPERIENCE L’universo digitale sta crescendo, stima IDC, a un ritmo del 50% all’anno: nel 2015 il volume dei contenuti digitali sfiorerà gli 8 ZB. Il 90% di questo volume è prodotto da dati non strutturati, per lo più generati attraverso i social media. Si tratta di dati carichi di informazioni importanti, ma più difficili da analizzare e comprendere. Ciò comporta non solo l’adozione di specifici strumenti di analisi, ma anche un ripensamento a livello infrastrutturale e applicativo per rispondere alla necessità di raccogliere ed elaborare tutto questo universo destrutturato, integrandolo con sistemi aziendali di CRM, collaborazione ed ERM e con soluzioni di Business Analytics. I MOTIVI PER PARTECIPARE t Comprendere l’effettiva valenza di una strategia mirata all’utilizzo di strumenti di Socialytics: a cosa servono e perché non se ne può più fare a meno t Portare la Social Media Analytics in azienda: i principali ostacoli all’adozione t Conoscere metriche e KPI per i social media t Comprendere l’effettivo livello di integrazione tra soluzioni di Social Media Analytics e IT t Coordinare competenze, sforzi e obiettivi delle funzioni IT, marketing e business t Definire obiettivi social e allinearli con quelli di business

KEYNOTE SPEAKER Misurare l’efficacia di un progetto di social media marketing Andrea Andreutti, Head of Interactive Marketing, Samsung

#IDCSocialytics13 http://www.idcitalia.com/eventi/socialytics2013

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GIRLY TECH 80

LA NATURA OLTRE LO SCHERMO Girl in the Cloud Cammino sempre sollevata da terra – sia per i tacchi sia perché ho la testa fra le nuvole – e adoro la tecnologia perché rende la vita più interessante. Ho imparato a usare il computer da bambina, impallando diverse volte quello del papà, ma sono cresciuta facendo shopping con la mamma. Così, da sempre, lotto perché quello tra tecnologia e femminilità sia riconosciuto come un matrimonio felice.

Sono convinta che bisognerebbe avere un contatto più stretto con la natura. E a sostenerlo sono proprio io che trascorro la mia vita davanti a una serie di monitor: ora il pc, poi lo smartphone e tante volte anche il tablet. Magari anche contemporaneamente. Io che lavoro nel centro della città e sto abbandonando la campagna per trasferirmici nella “metropoli”. E che, tra poco tempo, dal davanzale vedrò solo asfalto e non più rigogliosi alberi verdi (d’estate, s’intende). Ma proprio perché sono così distante per la maggior parte del mio tempo, come molti che conducono una vita simile alla mia, molte volte sento il desiderio di ristabilire un contatto con il mondo vero che c’è intorno a me. Con questo non voglio dire che mi viene voglia di abbracciare gli alberi o che mi avventurerei nell’impresa paradossale di coltivare un orto sul balcone in mezzo allo smog. Ma semplicemente che alle volte mi piace perdermi a guardare la sfumatura del

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colore del cielo o che mi fermo a domandarmi perché a Milano non mi capita da molto tempo di vedere un’ape…

La scomparsa delle api Già, perché la scomparsa delle api è un fenomeno che dovrebbe preoccuparci: le api, come tutti gli altri insetti che trasportano il polline di fiore in fiore, sono una parte fondamentale dell’ecosistema. Da questo processo dipende la maggior parte del cibo che mangiamo, dalle coltivazioni alle piante selvatiche. La Fao stima che il 70% delle colture che forniscono cibo a tutto il mondo è merito dell’impollinazione delle api e che 4.000 specie vegetali in Europa esistono proprio grazie a questo fenomeno (Greenpeace, Api in Declino, 2013).

È EVIDENTE COME I SEGNALI CHE VENGONO LANCIATI DA OGNI PIÙ PICCOLO COMPONENTE DI QUESTO PIANETA NON POSSANO ESSERE TRASCURATI

Attualmente Greenpeace sta portando all’attenzione pubblica il problema con la campagna “Salviamo le api” (http://salviamoleapi. org/), con la quale invita a firmare una petizione indirizzata al Ministro delle Politiche Agricole Nunzia Di Girolamo per il divieto dei pesticidi nocivi per gli insetti impollinatori, una delle principali cause della loro graduale scomparsa, e per destinare fondi alla ricerca di pratiche agricole di stampo non industriale. Riflettendo su fenomeni di questo tipo è evidente come i segnali che vengono lanciati da ogni più piccolo componente di questo pianeta non possano essere trascurati.

Il cielo arancione Come quello delle particelle luminose che trasformano il manto stellato che si staglia su uno sfondo del blu più profondo in una indistinguibile poltiglia arancione. Per questo il cielo notturno così com’è si vede solo in posti molto isolati, ben noti agli astrofili, o al Planetario. Anche questo fenomeno, conosciuto come inquinamento luminoso, ci


isola dall’ambiente che ci circonda per catapultarci in una realtà eccessivamente tecnologica, dove l’illuminazione artificiale si trasforma in uno spreco di risorse. Ed è proprio la Ville Lumière, Parigi, che dall’1 luglio di quest’anno è pronta a spegnere le luci di negozi, uffici e monumenti, proprio a partire dalla notte dell’1. Un provvedimento che dovrebbe portare al risparmio di 2 Terawatt all’anno – pari al consumo

di 750.000 famiglie – e che si stima porti un taglio di 250.000 tonnellate di anidride carbonica e di 200.000 milioni di euro di spesa (http://tinyurl.com/ qgsv5t9).

Più alberi (alti), meno criminalità La natura poi ha il merito di farci stare bene: pare addirittura che esistano studi che provano la correlazione tra l’esistenza di alberi e il tasso di criminalità. Bisogna

RISORSE

specificare che gli studiosi prendono due posizioni opposte su questo singolare tema: secondo la tradizione, gli alberi favorirebbero il crimine perché costituiscono una protezione naturale dietro cui i malviventi possono nascondersi (e qui subito la mente richiama la scena del ladro appostato dietro il cespuglio). Una nuova corrente sostiene, però, che i luoghi con molta vegetazione attraggono più gente nei luoghi pubblici, aumentando il rischio del criminale di esporsi, e manifestano una particolare cura del vicinato, nonché, last but not least, le piante hanno un effetto terapeutico e alleviano la fatica mentale. Recenti studi effettuati in alcune città americane – Baltimora, Portland, Philadelphia – risolvono la questione sostenendo che gli alberi giusti, nel giusto posto possono giocare un ruolo fondamentale nella prevenzione del crimine: pare infatti che la presenza di grandi arbusti sia correlata a un minor tasso di criminalità (http://tinyurl. com/akmk4na). Proprio perché viviamo immersi nella civiltà e permeati dalla tecnologia, molte volte rischiamo di perdere il contatto con il mondo che ci circonda, quella natura consolatrice che ci sostiene generando illusioni, per dirla con il Leopardi del pessimismo storico. E, a costo di scrivere qualcosa di eccessivamente romantico per i miei standard, io credo sia importante riprendere il contatto con l’ambiente in cui viviamo.

Sylvie Coyaud, La scomparsa delle api. Indagini sullo stato di salute del nostro pianeta, Mondadori, 2008 «Se l’ape scomparisse dalla terra, all’umanità resterebbero quattro anni di vita; niente più api, niente più impollinazione, niente più piante, niente più animali, niente più esseri umani» (Albert Einstein). Questo libro-inchiesta passa in rassegna le possibili cause della scomparsa delle api tra pesticidi, surriscaldamento globale e onde elettromagnetiche e conclude delineando uno scenario fantascientifico su come il mondo potrebbe sopravvivere alla loro estinzione.

Il pianeta verde, film del 1996 diretto da Coline Serreau Mila viene dal pianeta verde, dove lo stadio evolutivo è talmente avanzato che è stata superata l’industrializzazione e si vive in comunità orizzontali a stretto contatto con la natura. Per riscoprire le proprie origini terrestri decide di fare un viaggio sul nostro pianeta, dove si nutrirà con le energie dei neonati e osserverà con distanza e ingenuità le assurdità che avvengono sul pianeta Terra. «È strana questa roba grigia che ricopre tutto (l’asfalto, ndr.). Si direbbe che non hanno terra qui».

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GEOGRAFIA

Ci sono voluti due satelliti, una missione dello Shuttle e un gigantesco laser per ottenere la mappa che vedete: rappresenta tutte le foreste del mondo con la loro diffusione geografica e

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la loro altezza. Combinando i dati di Glas (Geoscience laser altimeter system) con quelli di Modis (Moderate resolution imaging spectroradiometer), insieme a quelli raccolti dallo Space Shuttle Endeveour e dal satellite Trmm, è stato possibile realizzare questa


immagine straordinaria che racconta molte cose della nostra Terra. Le foreste ci sono, anche se in alcune aree si riducono. Più sono scuri i puntini più è alta la foresta. Alcune sono gigantesche e superano i 40 metri di altezza, soprattutto

vicino all’Equatore, ma altri “colossi” sono in Australia (gli eucalipti) e in Nord America. Questi puntini verdi disseminati sulla cartina sono i nostri polmoni, i produttori del nostro ossigeno, divoratori di anidride carbonica e inquinamento.

il Glas (Geoscience laser altimeter system), il laser che ha reso possibile queste misurazioni

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#FF

Si può fare tutto con lo smartphone o un tablet: una riunione a distanza, consultare l’andamento della borsa, ma anche prenotare una cena o chiamare i soccorsi. Ma nulla è possibile se le batterie sono a terra e purtroppo la grande potenza di questi strumenti le fa esaurire rapidamente. A News York sono nate le prime stazioni pubbliche gratuite per la ricarica dei

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dispositivi elettronici. Si tratta di un progetto realizzato da AT&T, Goal Zero e lo studio Pensa Design. Lo Street Charger è una sorta di lampione a energia solare, che cattura i raggi del sole e li trasforma in energia elettrica, ma anziché illuminare la via fornisce corrente elettrica per le batterie di cellulari e tablet. Il primo è stato già installato a Fort Green Park e altri presto lo seguiranno nei parchi

pubblici e nelle vie più frequentate. Si tratta di un’idea semplice, ma molto utile che rende disponibile una risorsa fondamentale per la tecnologia: l’energia elettrica. È anche un’ottima idea di business che in Italia ancora nessuno ha pensato di adottare. Il Wi-Fi è spesso disponibile in ristoranti e centri commerciali, ma la ricarica no, e senza energia ogni collegamento diventa inutile.


emozioni stampate

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