Smart City n.1

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supplemento a Digitalic n.1

LA PUBBLICAZIONE DELL’OSSERVATORIO ANCI-SMAU SULLE SMART CITIES

SmartThinking Le idee dei Comuni che guidano il cambiamento delle città e le visioni dei produttori di tecnologia. Progettualità Evolute I progetti più avanzati, le esperienze migliori, le realizzazioni in corso in Italia. SmartMap L’impatto dell’uomo sulla Terra visto dallo Spazio.

La via italiana alle città intelligenti


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EDITORIALE

LA VIA ITALIANA ALLE SMART CITIES

Le grandi rivoluzioni industriali nascono tutte da cambiamenti profondi nella diffusione delle informazioni e dell’energia. La prima rivoluzione industriale ha visto la nascita della macchina a vapore e di nuovi sistemi di stampa, la seconda è stata “alimentata” dal petrolio e ha osservato la nascita della radio, mentre la terza – contraddistinta dalla massiccia introduzione dell’elettronica e dell’informatica nell’industria e tuttora in atto – vedrà convergere le reti dell’energia con le reti intelligenti di Internet. In ogni città gli edifici diventeranno produttori di energia e di informazioni. Sta nascendo il sogno europeo contrapposto al sogno americano: questo è il pensiero di Jeremy Rifkin, economista americano che vede un futuro nuovo per le città del Vecchio Continente, in cui ogni comune, ogni edificio diventerà intelligente e sarà connesso in Rete con gli altri, diventando attivo produttore di energia e di informazioni. È un futuro molto europeo, secondo Rifkin; un sogno diverso da quello americano: si basa infatti sulle comunità, sulla famiglia, sulle città e non sul singolo. Il futuro delle città sarà quello di

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diventare entità intelligenti e c’è una via tutta italiana alle Smart Cities, quella che l’osservatorio “Smart City” di Smau e ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) vuole scoprire e sviluppare attraverso una serie di Eventi, a partire da quello organizzato a Smau Milano e poi negli Smau di Roma, Bologna, Padova e Bari.

STA NASCENDO IL SOGNO EUROPEO CONTRAPPOSTO AL SOGNO AMERICANO In questa rivista, che è la pubblicazione ufficiale dell’Osservatorio Smau-ANCI, trovate le eccellenze italiane, i progetti più avanzati di Smart City, le esperienze più significative ed anche la visione di alcune città ed amministratori pubblici che hanno capito come, solo diventando intelligenti, le città possono evolversi in maniera sostenibile. Per farlo c’è bisogno di molte energie, di impegno e di tanta tecnologia. Le aziende del settore digitale sono pronte ad aiutare i comuni in questa sfida e molte idee sono già in campo: le potete scoprire in queste pagine. Per tutti gli aggiornamenti, consultate il sito Internet http://smartcity.digitalic.it. Francesco Marino Direttore Responsabile Digitalic francesco@digitalic.it

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SOMMARIO

SMARTSTART 06 08 10 12 14

Supplemento a Digitalic n. 1, ottobre 2011 Registrazione Tribunale di Milano n. 409 del 21/07/2011 ROC n. 21424 del 3/08/2011

Smart City, l’evento a Smau Milano Una rete di intelligenze al servizio delle città Anci-Smau, nasce l’Osservatorio “intelligente” La luce dell’uomo sulla Terra Un’occasione per il sistema Italia

Direttore Responsabile: Francesco Marino - francesco@digitalic.it Caporedattore: Marco Lorusso - marco@digitalic.it Hanno collaborato: Chiara Albicocco, Giancarlo Capitani (Net Consulting), Davide Coero Borga, Michele Manghi, Federico Pedrocchi, Cecilia Zizola (Lunargento).

SMARTTHINKING 16 18 20 22 24 26 27 28 29

Progetto grafico e impaginazione: Davide Spagnuolo/BluLapis s.n.c. Pubblicità e Pubblicità Web Ufficio Traffico: adv@mmedia.info

Milano, il futuro è mobile Bologna, partecipare è smart Pisa, un piano regolatore digitale Si fa presto a dire smart La provincia illuminata L’energia per la città intelligente Reti a basso impatto: ecco i nuovi servizi Microsoft non ha più scrivanie Verso i modelli integrati

Ufficio Produzione: produzione@mmedia.info Ufficio Abbonamenti: abbonamenti@mmedia.info Costo a copia euro 2,00 valevole solo ai fini Iva Stampa: RDS WEBPRINTING s.r.l. via Belvedere, 42 - 20043 Arcore (MB) Cellophanatura: NUOVA EFFEA s.r.l. v.le Lombardia, 51/53 - 20861 Brugherio Mi

PROGETTUALITÀEVOLUTE 30 32 34 36 38 40 42 44 46 48

Da qui a lì in zero secondi netti A Torino piace caldo Viabilità smart Lampioni intelligenti Smart-rifiuti, uno “sporco” lavoro per l’innovazione Powerline, Internet a 220 volt Ambulanze smart e nanomateriali Smart Cities a portata di smartphone Viaggiare informati(zzati) Strade Smart, un percorso possibile

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Smart Words

INSERZIONISTI Brevi Enel iStockphoto xxxxxxx

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II cop IV cop III cop 5

MMEDIA s.r.l. via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB) tel. 039.2301393, fax 039.2326449

Informativa ex D.Lgs 196/3 (tutela della privacy) MMedia s.r.l., Titolare del trattamento, tratta, con modalità connesse ai fini, i suoi dati personali, liberamente conferiti al momento della sottoscrizione dell’abbonamento od acquisiti da elenchi contenenti dati personali relativi allo svolgimento di attività economiche ed equiparate per i quali si applica l’art. 24, comma 1, lett. d del D.Lgs n. 196/03, per inviarle la rivista in abbonamento od in omaggio. Potrà esercitare i diritti dell’ art. 7 del D.Lgs n. 196/03 (accesso, cancellazione, correzione, ecc.) rivolgendosi al Responsabile del trattamento, che è il legale rappresentate di MMedia s.r.l., presso MMedia s.r.l., nella sede operativa di via Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati; nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in nessun modo o forma, sia essa elettronica, elettrostatica, fotocopia ciclostile, senza il permesso scritto dall’editore. L’elenco completo ed aggiornato di tutti i Responsabili del trattamento è disponibile presso l’Ufficio operativo, Vittorio Emanuele II, 52 - 20900 Monza (MB). I Suoi dati potranno essere trattati da incaricati preposti agli ordini, al marketing, al servizio clienti e all’amministrazione e potranno essere comunicati a società esterne per la spedizione della Rivista e per l’invio di nostro materiale promozionale. Annuncio ai sensi dell’art 2 comma 2 del “Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio della attività giornalistica”. La società MMedia s.r.l., editore della rivista Digitalic rende noto al pubblico che esistono banche dati ad uso redazionale nelle quali sono raccolti dati personali . Il luogo dove è possibile esercitare i diritti previsti dal D.Lg 196/3 è l’ufficio del responsabile del trattamento dei dati personali, presso la sede operativa delle segreterie redazionali (fax 039.2326449).


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SMARTSTART Evento introduttivo

Smart City, l’evento a Smau Milano All’interno di Smau Milano, nei giorni giovedì 20 e venerdì 21 ottobre dalle 9,30 alle 18,00, un programma interamente dedicato al tema delle Smart Cities e alle più interessanti progettualità evolute in atto sul territorio italiano. Due giorni dedicati a Sindaci e Assessori dei Comuni italiani per capire come

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le moderne tecnologie e i principali fornitori possano supportarli concretamente nel cammino verso lo sviluppo sostenibile della loro città. Una formula di comunicazione e incontro innovativa. Sindaci, Assessori e Dirigenti dei comuni italiani avranno la possibilità di entrare in contatto diretto con le esperienze e i progetti più innovativi.

Tematiche • Finanziamenti per l’avvio dei progetti • Efficienza energetica • Edilizia sostenibile • Mobilità • Sicurezza • Turismo • Valorizzazione dei beni culturali.

ore 10.30 Sala Plenaria pad. 4 Smart Cities nel contesto italiano: le novità e riferimenti normativi europei e italiani, le fonti di finanziamenti, potenzialità partnership pubblico/private • Giancarlo Capitani Professore di Digital Cities & Urban Planning presso il Politecnico di Milano • Intervento introduttivo di: Matteo Renzi Responsabile Innovazione Tecnologica, ANCI I modelli emergenti in Italia • Michele Emiliano Sindaco Città di Bari • Piero Fassino Sindaco Città di Torino • Giuliano Pisapia Sindaco Città di Milano • Marta Vincenzi Sindaco Città di Genova Le opportunità offerte alle piccole e grandi Città Italiane dalle imprese ICT • Nicola Ciniero Presidente e Amm. Delegato di IBM Italia • Pietro Scott Jovane Amm. Delegato di Microsoft Italia • David Bevilacqua Amm. Delegato di CISCO Smart City: la visione delle grandi multinazionali italiane • ENEL - TELECOM

Gli espositori Smau per le Smart Cities

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Espositore

Posizone

Espositore

Posizone

Espositore

Posizone

Business-E S.p.A.

Pad 4 - Stand E 98

GFM-Net

Pad 4 - Stand E 104

NextiraOne

Pad 3 - Stand H 33

Cezanne Software

Pad 4 - Stand C 1

Gruppo Consulenza Innovazione Pad 4 - Stand D 50

Occambee S.r.l.

Pad 3 - Stand F 18

Cisco

Pad 3 - Stand H 14

Honeywell

Pad 3 - Stand G 35

OverTV Italia S.p.A.

Pad 3 - Stand G 46

Compel Electronics S.p.A.

Pad 4 - Stand E 100

Ibm Italia S.p.A.

Pad 4 - Stand D 33

Pivotal Italia S.r.l.

Pad 4 - Stand A 18

Consorzio Roma Ricerche

Pad 4 - Stand E 102

InformAmuse

Pad 3 - Stand H 21

Progetto Azienda

Pad 4 - Stand C 1

Datasis Group S.r.l.

Pad 4 - Stand A 11

Innovation in Sciences & Technologies - Is TECH

RPS

Pad 3 - Stand G 58

Dedagroup

Pad 4 - Stand B 64

Pad 4 - Stand E 106

Skylinks

Pad 3 - Stand H 20

Deltaeffe S.r.l.

Pad 3 - Stand H 27

Iomega

Pad 3 - Stand H 30

SOGEIT S.r.l.

Pad 4 - Stand C 26

Durante S.p.A.

Pad 3 - Stand H 12

Know K. S.r.l.

Pad 4 - Stand B 7

Sophos Italia S.r.l.

Pad 3 - Stand H 39

Emerson Network Power

Pad 4 - Stand C 51

Kodak S.p.A.

Pad 3 - Stand G 14

Staer Sistemi S.r.l.

Pad 4 - Stand E 108

Epson Italia S.p.A.

Pad 3 - Stand G 6

Manet

Pad 3 - Stand I 20

System Management S.r.l.

Pad 4 - Stand E 110

Fastweb

Pad 3 - Stand H 55

Mecanìa Informatica S.r.l.

Pad 3 - Stand G 27

Tiscali

Pad 3 - Stand G 51

Garlach44 S.a.s.

Pad 4 - Stand C 46

Mizar

Pad 4 - Stand D 42

WatchGuard Technologies Inc. Pad 3 - Stand H 24


10,00-12,50 EVENTO INTRODUTTIVO DI SALUTO 13,00-13,50 Lunch 14,00-14,50 ENEL Il contributo di una multinazionale pioniere nel supporto alle Smart Cities. 15,00-15,50 TORINO finanziare la Smart City: le partnership con il privato e il coinvolgimento delle piccole imprese.

arena enel 2

arena enel 1

giovedi’ 20 Ottobre

16,00-16,50 GENOVA Genova Smart City: come collaborare con i partner privati.

10,30-13,20 EVENTO INTRODUTTIVO DI SALUTO 13,30-14,20 Lunch 14,30-15,20 PIACENZA e PRATO Sperimentare un modello italiano di città intelligente. 15,30-16,20 BOLOGNA La Smart City diventa Social e i cittadini ne scrivono le regole. La Rete Civica al centro della città intelligente e aperta. 16,30-17,20 MILANO La rete intelligente di strumenti a sostegno del trasporto pubblico.

10,00-10,50 TORINO Co-progettare il territorio attraverso le tecnologie ICT: cruscotto direzionale e portale di coprogettazione. 11,00-11,50 BARI La strategia di una città del Sud per competere in Europa. 12,00-12,50 VENEZIA Costruire la “cittadinanza digitale” con una rete alla portata di tutti. 13,00-13,50 Lunch 14,00-14,50 MICROSOFT Soluzioni ed esperienze per la progettazione di una città intelligente. 15,00-15,50 MILANO Smart Spaces, risparmio energetico ed efficientamento degli edifici.

arena enel 2

arena enel 1

venerdi’ 21 Ottobre 10,30-11,20 GENOVA Genova, un laboratorio per le smart cities: l’approccio scientifico ai bisogni della città. 11,30-12,20 CISCO Smart Connected Communities: come cambiare la città mettendo al centro le persone.. 12,30-13,20 SAN GIOVANNI IN PERSICETO Persiceto Smart Town: il sistema di telecontrollo dei lampioni per il risparmio energetico e la videosorveglianza. 13,30-14,20 Lunch 14,30-15,20 PISA Smart Pisa: turismo, mobilità sostenibile, accessibilità e cittadinanza digitale, verso un nuovo modello di città.

16,00-16,50 BRESCIA La carta della mobilità per vincere la partita dei servizi intelligenti.

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SMARTSTART

Una rete di al servizio Federico Pedrocchi

Mai come di questi tempi è importante dedicare qualche parola a una migliore definizione di quali siano gli ingredienti fondamentali che deve avere questa progettazione di città intelligenti. Facciamolo con un esempio: le rotonde che agli incroci stanno sostituendo i semafori nell’intero sistema della viabilità che lambisce i centri urbani, spesso penetrando anche nelle strade interne. Il miglioramento apportato al traffico dalle rotatorie è evidente. Da che cosa dipende, se andiamo alla radice di questo “dispositivo”? La risposta è semplice: si è sostituito a un apparato rigido e cieco rispetto alla realtà circostante – i semafori – un sistema che, in ogni momento, si affida a una decina di cervelli umani in grado di mettersi in rete

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LE GRANDI AREE METROPOLITANE HANNO UNA LORO INTELLIGENZA SOMMERSA CHE SI PUÒ FAR EMERGERE. HANNO ANCHE LA CAPACITÀ DI RICEVERE INTELLIGENZA. SU QUESTE DUE DIRETTRICI SI MUOVONO I PROGETTI DI SMART CITY con estrema rapidità per generare una gestione duttile dei tempi e degli spazi. Siamo in presenza di una procedura di altissimo livello in termini di efficienza: la rotonda genera in continuazione reti diverse, concentrate su un obbiettivo limitato, con dispendio energetico praticamente nullo (difficile misurare la frazione di calorie consumate da un automobilista nella attenzione sviluppata durante la percorrenza della rotonda). Abbiamo quindi un hardware, la rotonda, che libera le

potenzialità di un software, la nostra mente. I progetti da introdurre nelle aree metropolitane devono contenere questa essenziale combinazione. E nel contenerla la definiscono, anche. Il car sharing, per esempio, non la contiene. È una proposta negativa, quindi? Assolutamente no: condividere una stessa auto fra più cittadini ha evidenti vantaggi. Non si può far altro che augurare una buona diffusione al car sharing. Ma non è intelligente. Lo può diventare così: le auto sono distribuite nel territorio urbano, parcheggiate in spazi dedicati, rintracciabili con un sistema Gps che raggiunge lo smartphone; l’utente individua l’auto più vicina e, provvisto di una tessera dotata di chip che gli consente di aprire la portiera, accede al mezzo, lo usa, e lo deposita in un altro spazio dedicato al termine dell’impiego. Una squadra di manutentori presidia regolarmente il parco macchine. Il sistema è entrato in funzione a Ulm, in Germania, con 200 Smart

elettriche, e a fine luglio ha raccolto 10.000 abbonati. La componente intelligente inserita in questa versione del car sharing consiste nell’avvicinare il sistema al comportamento umano; la procedura inversa, quella del car sharing tradizionale – devo sapere due giorni prima le mie necessità di movimentazione per essere sicuro di avere la disponibilità di un auto – appiattisce l’utente sull’hardware. Prima conclusione: non tutte le possibili azioni che introducono innovazioni importanti per l’equilibrio ambientale, la sostenibilità complessiva, ricadono sotto la definizione di progetti per Smart Cities. Abbiamo ancora troppi sistemi di illuminazione stradale, in Italia, con lampade di vecchio tipo, troppo “energivore”. Modificarli con lampade a basso consumo è una scelta da mettere in campo il più rapidamente possibile. Tuttavia, l’intero sistema dei pali della luce distribuiti in una città – stiamo parlando di migliaia di oggetti – è di fatto


intelligenze o delle città una rete di sensori. È una intelligenza che la città già possiede, sommersa, e che le amministrazioni possono far emergere. La rete potrebbe, ad esempio, modificare le proprie prestazioni a seconda del traffico e della presenza di pedoni che, in certe ore notturne, diminuisce sensibilmente. Sensori e webcam collocati nei pali potrebbero variare l’intensità dell’illuminazione. Ma c’è di più: la percorrenza dei veicoli pubblici può essere monitorata da questa rete, fornendo dati sulla localizzazione di ogni singolo mezzo, dati da inviare a chi vuole bersi un caffè sapendo che il suo autobus – anche in questo caso è lo smartphone che lo assiste – è a una distanza temporale assolutamente gestibile. E qui incontriamo un’altra componente essenziale nella progettazione di Smart Cities: se vado a collocare sensori che regolano la luce della rete di illuminazione stradale ma non utilizzo questa fase progettuale per implementare anche la rete dei sensori per la percorrenza degli autobus,

riduco l’intelligenza potenziale che la struttura urbana può esprimere. Regola d’oro per essere smart, quindi: affiancare e far dialogare fra loro le molte reti diverse implementabili in un territorio urbano. Le webcam nei pali di illuminazione sono anche un efficiente sistema, combinato con pulsanti per l’invio di segnali a polizia e vigili urbani, per dare standard di sicurezza ai cittadini (e soprattutto prevenire aggressioni). Ancora: si parla di Smart Building, ovvero edifici in grado di applicare tecnologie di varia natura per aumentare la propria efficienza. Sono progetti certamente intelligenti, ma lo sarebbero di più se si ragionasse per reti di edifici, per sottosistemi di quartiere. Questo è un vecchio principio, del resto, che la nostra specie avrebbe dovuto utilizzare di più nella sua storia: la cooperazione è uno degli strumenti più potenti per affrontare qualunque problema.

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SMARTSTART

Anci-Smau, nasce l’Osservatorio ‘‘intelligente’’ a cura della redazione

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La nascita di un Osservatorio sulle Smart Cities è sicuramente una buona notizia, una testimonianza diretta e concreta di come i temi dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile siano ormai diventati una priorità inevitabile nell’agenda dei principali attori pubblici e privati del territorio. Una novità che vale la pena di conoscere a fondo attraverso uno dei soggetti in prima linea nello sviluppo del progetto: Antonella Galdi, responsabile Area Ambiente, Sviluppo e Innovazione Anci, che ci racconta i dettagli dell’iniziativa.

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Perché Anci ha scelto Smau per fondare questo Osservatorio? «Crediamo che la collaborazione con un soggetto come Smau, autonomo e in grado di fare sintesi col mondo delle imprese fornitrici di tecnologie avanzate, possa aiutarci sia a fornire una rappresentazione esaustiva delle esperienze in corso, sia ad avvicinare l’offerta delle soluzioni applicative alle reali esigenze delle amministrazioni». Se si stilasse una classifica delle città del mondo sulla base dei progetti in ambito Smart City, i comuni italiani dove si collocherebbero? «Lo stesso concetto di “Smart City” è caratterizzato da

confini ancora non ben definiti. Quello che l’Anci può assicurare per conoscenza diretta, però, è che in Italia – malgrado si possa avere una percezione diversa – sono molti i casi di comuni che hanno ormai sviluppato una propensione continua all’innovazione, tale da non sfigurare in un ipotetico confronto internazionale. Quello in cui forse siamo indietro è una diffusione omogenea sul territorio, che scontiamo in questo come in altri campi». Quali sono gli ostacoli che i comuni incontrano nel realizzare progetti di innovazione urbana? Finanziamenti, cultura, competenze?


METTERE A FATTOR COMUNE L’INNOVAZIONE E I CASI DI SUCCESSO, RACCONTARE DOVE E COME SI SONO SVILUPPATE ECCELLENZE URBANISTICHE E TECNOLOGICHE IN ITALIA… DALLA COLLABORAZIONE TRA ANCI (ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMUNI ITALIANI) E SMAU NASCE UN OSSERVATORIO CHE SI PROPONE DI APRIRE UNA NUOVA STRADA VERSO L’INNOVAZIONE E IL FUTURO DEL NOSTRO PAESE «Il principale è ovviamente quello della disponibilità di risorse. L’Anci ormai denuncia da tempo gli effetti che i continui tagli ai trasferimenti verso gli enti locali stanno generando sulla capacità di garantire anche i servizi minimi propri di un’amministrazione comunale. Poi, certo, c’è anche un problema di poca comprensione della strategicità di alcune scelte da parte di qualche amministratore, ma su questo stiamo facendo un grande sforzo di sensibilizzazione e di supporto. Bisogna mostrare cosa e come si fa in altre città, per comprendere qual è la strada giusta da seguire anche in un momento di estrema difficoltà come quello attuale». In che modo Anci può aiutare i comuni ad avviarsi sulla strada delle Smart Cities? «Utilizzando la nostra conoscenza dei diversi territori per capire chi e dove si stanno facendo le cose migliori, analizzandole e veicolandole. E poi giocando con forza il nostro ruolo di associazione che è deputata a interloquire – per conto dei comuni – con i soggetti nazionali, sia istituzionali che privati. Sul tema Smart Cities stiamo già lavorando da

tempo con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, abbiamo stretto accordi di collaborazione precompetitiva con associazioni di categoria e con i principali player privati, con altri stiamo portando avanti progetti sperimentali coinvolgendo alcuni comuni pionieri». Quali sono le strade virtuose che possono portare i comuni ai finanziamenti necessari per l’innovazione urbana? «Principalmente due: una programmazione il più possibile integrata e “lungimirante” e una collaborazione efficace con i privati. Il primo aspetto è intrinsecamente legato al concetto di “città intelligente”: per avere maggiori possibilità di accesso ai finanziamenti disponibili – in primis quelli dei programmi comunitari – è necessario pensare allo sviluppo delle città in termini integrati e non a compartimenti stagni. Relativamente alla collaborazione con i privati, questa è indispensabile innanzitutto perché stiamo parlando di applicazioni innovative che, nel loro insieme, hanno ancora bisogno di essere focalizzate e definite nelle proprie potenzialità: nessuno ha in tasca la ricetta vincente, sono

gli operatori in primis che hanno bisogno di confrontarsi con le istanze che arrivano dai territori». L’efficienza energetica è uno dei temi centrali per le città intelligenti, come ha sottolineato anche la Comunità europea. In che modo i comuni possono puntare sull’adozione di tecnologie per l’efficienza energetica, legate alle energie rinnovabili o alle Reti di Distribuzione Intelligenti? «Ridurre oggi i consumi significa agire a costo zero su più piani, quello delle emissioni di CO2, della bolletta energetica, della spesa privata e pubblica. Il risparmio energetico è una delle leve che meglio si presta oggi ad essere utilizzata da parte di un ente locale, visto che difficilmente o per nulla può mettere in campo azioni differenti, bloccato dai vincoli di un patto di stabilità sempre più stringente. Alcune indicazioni importanti sono già state fornite dall’Unione europea, ad esempio sull’efficientamento degli edifici con la direttiva 31/2010. A queste deve seguire l’attuazione a livello nazionale con un completamento delle normative tecniche. In questo settore l’Anci è impegnata a supportare e informare i

Antonella Galdi, responsabile Area Ambiente, Sviluppo e Innovazione Anci

comuni sulle migliori esperienze nazionali e internazionali, sulla sperimentazione di metodologie unitarie a livello pubblico (specialmente per settori particolari ed energivori come quello sanitario), sulla standardizzazione delle procedure, sul ricorso mediante progettualità di alto livello ai finanziamenti attraverso i bandi comunitari disponibili. Chiaramente, l’efficientamento è applicabile integrando anche le fonti rinnovabili, da un punto di vista del ricorso all’autoproduzione e all’autoconsumo. Per tale motivo, l’Anci ha sempre sottolineato l’importanza del mantenimento di premialità legate agli incentivi richiesti dagli enti locali, per interventi integrati e connessi al patrimonio pubblico. Su un piano diverso – e senz’altro più complesso – è a nostro avviso indispensabile anche il ricorso a reti di distribuzione energetica intelligenti, le cosiddette Smart Grid, che necessitano innanzitutto di un livello di interoperabilità e cooperazione fra le diverse reti – non solo energetiche ma anche tecnologiche o relative ai servizi pubblici – sul quale in Italia abbiamo ancora un gap notevole da colmare».

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SMARTstart

La luce dell’uomo sulla Terra L’attività umana che più di ogni altra si vede dallo spazio non è la costruzione di grandi opere, ma la luce. In questa straordinaria immagine realizzata dal “Defense Meteorological Satellite Program Operational Line Scanner” della NASA, si vede come l’oceano sia completamente nero, le terre emerse siano blu (con varie sfumature)e le luci siano in genere gialle. L’immagine è stata realizzata

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in più riprese, unendo molti “scatti” privi di nuvole; sono state poi escluse le fonti di luce naturale, per creare una visualizzazione più fedele dell’impatto umano sulla Terra, quindi sono state rimosse le luci del sole, dell’alba, del tramonto e quelle provenienti dalle Aurore dell’Emisfero Nord. Le aree che mostrano il più alto impatto luminoso sono quelle degli Stati Uniti occidentali, il Sud e l’Ovest del Canada, l’Europa occidentale, il Giappone e alcune aree del Sudest Asiatico.


Non sempre le luci coincidono con il numero degli abitanti. Le aree più luminose sono quelle più urbanizzate, non quelle più popolate: basta confrontare l’Europa con la Cina o l’India. Le coste sono le zone più intensamente urbanizzate. Le città tendono a crescere lungo le rive (di mari e fiumi) e lungo le grandi infrastrutture. In tal senso si può osservare il Nilo, il cui corso appare chiaramente o la Transiberiana (è la linea luminosa cha va da Mosca al centro dell’Asia). Questa è probabilmente l’immagine che più di ogni altra mostra l’impatto umano sul pianeta Terra.

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SMARTSTART

IL TEMA E LE INIZIATIVE “SMART CITY” STIMOLANO OGGI UN INTERESSE ED UNA ATTENZIONE DIFFUSA, USCENDO DAL RECINTO DEGLI ESPERTI DI SETTORE ED INVADENDO I PIÙ IMPORTANTI AMBITI DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI

Un’occasione per il sistema Italia In questi anni è maturata presso gli amministratori locali delle città europee una significativa capacità di iniziativa e di sviluppo di nuovi servizi digitali che aiutano ad affrontare le criticità tipiche dei contesti urbani (emarginazione giovanile, gestione della mobilità, sostenibilità ambientale, sviluppo economico locale).

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Giancarlo Capitani, Amministratore Delegato NetConsulting © NASA

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Provenienza Investimenti in Smart Cities in Italia Fonte: elaborazione NetConsulting

Tali servizi digitali, che declinano in un approccio urbano tematiche e obiettivi dei piani di e-government nazionali, richiedono una fitta rete di partnership sul territorio in cui l’ente pubblico ha un forte ruolo di coordinamento e indirizzo. Le città italiane tendono naturalmente a diventare Smart City, cioè città intelligenti, perché obbligate ad esserlo dalla necessità di dare risposte rapide e concrete ai cittadini. Non esiste una ricetta universale. Ogni città deve porsi i propri obiettivi e trovare la propria strada, perché le condizioni di partenza sono soggettive. I progetti di Smart City sono un insieme di soluzioni, dalle più semplici alle più complesse, orientate a due obiettivi: - Gestire in maniera “intelligente” i servizi che una municipalità eroga ai suoi cittadini in maniera sempre più efficiente operando risparmi di costo destinati a durare nel tempo. - Realizzare progetti “intelligenti” negli ambiti più critici come la sicurezza, la gestione del traffico, l’emarginazione giovanile o l’attrattività economica del territorio al fine di dare risposta alle esigenze della cittadinanza con modalità che riducano al minimo gli investimenti infrastrutturali ed i tempi di realizzazione. Oggi un numero crescente di città europee, ma anche italiane, sta tentando di realizzare tali obbiettivi. C’è la possibilità quindi di

capitalizzare esperienze di altri e replicare progetti, adattandoli alle singole specificità urbane. Questo, tuttavia, richiede un’attività di analisi e di confronto sulla base di informazioni sistematizzate: questo è l’obiettivo principale dell’iniziativa Smau 2011. L’innovazione Ict oggi rende possibile dare “intelligenza” alle soluzioni permettendo realizzazioni flessibili ed economiche. Tipici esempi in tal senso sono rappresentati da centri di controllo energetici coordinati attraverso l’utilizzo di sensori e soluzioni basate su tecnologie Ict, che integrano apparati, reti ed applicazioni utilizzate per il controllo del traffico urbano (anche in centri mediopiccoli), per il controllo dell’accesso ai centri storici, la misurazione dei flussi, l’ottimizzazione dei percorsi, la gestione dei parcheggi e delle soste. La spinta propulsiva verso tale cambiamento ha due origini: - L’azione di stimolo della Commissione Europea che ha inserito il tema “Smart City” nelle iniziative oggetto di finanziamento. - Le iniziative dei sindaci atte a recuperare efficienza nell’erogazione dei servizi pubblici sia con l’obiettivo (importante in questa congiuntura economica) di realizzare risparmi, ma anche per sostenere il turismo e la promozione dei beni culturali (attività potenzialmente in grado di essere a beneficio del territorio), nonché di incrementare le entrate comunali.

Investimenti di terzi 33%

-Municipalizzate -Banche -Aziende

Investimenti diretti degli EL 20%

Tale evoluzione ha anche indotto una forte revisione e focalizzazione delle strategie dei fornitori di tecnologie (con molte conseguenze positive), spingendo i fornitori di soluzioni Ict ad elaborare una visione ed un approccio sistemico, non più orientato al singolo caso, ma in grado di stimolare il mercato nel suo complesso. La volontà dell’Unione Europea è quella di individuare alcune città pioniere; in Italia i comuni di Genova, Torino, Bari e Milano hanno avanzato la propria candidatura per diventare una delle Smart City selezionate dall’UE come esempi tangibili delle città intelligenti di domani. In Europa i casi di Amsterdam, Stoccolma e Barcellona sono i più noti, ma in realtà oggi sono i centri europei di medie dimensioni ad evidenziare capacità di iniziativa. In tal senso si può citare il Patto dei Sindaci – iniziativa della Commissione europea in cui l’Italia è tra i Paesi più rappresentati – che coinvolge più di 1.800 città del Vecchio continete e che sta diventando un elemento cruciale della politica energetica sostenibile dell’Unione europea. L’attuale congiuntura economica ed i patti di stabilità interni indirizzano

Comunità Europea 16%

Finanziamenti Reg/statali 31%

o meglio costringono gli amministratori pubblici a tagli dolorosi dei bilanci; gestire in modo “intelligente” le soluzioni urbane permette di mantenere la qualità dei servizi erogati anche in presenza di riduzioni delle spese correnti. Esistono realtà che grazie ai propri comportamenti virtuosi o a particolari fonti di entrate, sono in grado di disporre di fondi o di accedere ad un leasing finanziario, ma nella maggior parte dei casi i patti di stabilità interni spesso rendono impercorribile anche questa strada. Le fonti di finanziamento tramite bandi della Comunità Europea, piani regionali o nazionali costituiscono così le modalità con cui le amministrazioni comunali reagiscono alla penuria di fondi disponibili (vedi grafico). I progetti di città digitale richiedono la formulazione di obiettivi e il raggiungimento di risultati tangibili. La differenza tra politica dell’annuncio e la buona amministrazione implica la comunicazione dei risultati e la condivisione dei problemi.

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SMARTTHINKING

Federico Pedrocchi

Milano, il futuro è mobile

«NUOVE TECNOLOGIE PER UN OBIETTIVO MOLTO PRECISO: AGIRE SULLA QUOTIDIANITÀ DELLA VITA CITTADINA». QUESTA È LA CORNICE ALL’INTERNO DELLA QUALE PIER FRANCESCO MARAN, ASSESSORE ALLA MOBILITÀ, AMBIENTE, ARREDO URBANO, VERDE DEL COMUNE DI MILANO, VUOLE INTRODURRE L’INSIEME DELLE PROGETTAZIONI DI SMART CITY PER IL CAPOLUOGO LOMBARDO

Abbiamo posto una serie di domande all’assessore Pier Francesco Maran per cercare di capire come Milano si stia muovendo per divenire una Smart City.

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L’obiettivo è quello di mettere in atto interventi che riescano a far emergere cambiamenti sensibili nella vita di tutti i giorni? «Sì, questo è un primo criterio fondamentale. Prendiamo i flussi del traffico, per esempio. Noi stiamo attivando un sistema di semafori intelligenti che possa agire lungo Pier Francesco Maran, assessore alla Mobilità, Ambiente, Arredo urbano, Verde del comune di Milano

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alcune traiettorie cruciali per il trasporto pubblico. I filobus della linea 90 e 91 viaggiano su un anello che percorre tutta la città con un potenziale di trasporto enorme. Oggi, sebbene vi siano delle corsie riservate, tutti i mezzi devono adattarsi alle scansioni della rete semaforica. L’innovazione che stiamo introducendo prevede che, all’avvicinarsi dei filobus, i semafori siano in grado di variare il proprio timing in modo da offrire il verde ai mezzi di trasporto. Fatti un po’ di conti si è visto che è possibile ottenere variazioni da 10 a 15 minuti sul percorso medio. Sono cifre molto significative che rendono questa linea decisamente concorrenziale rispetto al trasporto su auto. Per questo genere di interventi


prevediamo l’entrata in funzione di una Centrale per l’Infomobilità, che sarà gestita dalla polizia urbana e che sarà progressivamente in grado di agire in più modi sulla regolazione del traffico. Anche per i servizi di emergenza, come ambulanze e vigili del fuoco, sarà possibile un intervento della Centrale per l’Infomobilità: sarà possibile prevedere, per esempio, dei rapidi interventi nella gestione dei semafori in modo che i mezzi di soccorso possano muoversi con tranquillità, trovando sempre il verde al loro passaggio. E comunque il nostro obbiettivo principale è dare al servizio di trasporto pubblico tempi certi di percorrenza. Questo è un cambiamento enorme per la quotidianità dei cittadini». Se non vi fossero così tante auto non sarebbe così difficile avere un trasporto pubblico preciso e veloce. Cosa si farà a Milano per migliorare la gestione del fiume di auto? «Nessuna novità, l’abbiamo già detto in tutti i modi: bisogna ridurre il numero di mezzi che possono entrare in una vasta area centrale. Però qui bisogna mettere in campo interventi nuovi, non limitandosi quindi agli ecopass. Nella zona centrale un problema grosso è quello delle migliaia di piccoli mezzi di trasporto per il commercio. Una prima strategia: parcheggi informatizzati. Questo vuol dire avere degli spazi che sono dedicati ai furgoni. Se ci si mette qualcun altro, dalla Centrale per l’Infomobilità la cosa è immediatamente

avvertita e si può intervenire per rimuovere la sosta abusiva. Però i parcheggi riservati e informatizzati possono anche essere prenotati. Oggi accade che più furgoni arrivino contemporaneamente nello stesso breve tratto di strada, con evidenti inefficienze nel traffico e nelle consegne. Sul lungo periodo, poi, si deve arrivare a un sistema di consegna merci basato su furgoni elettrici». Qui però sono le aziende che devono innovare la propria flotta, giusto? «Ovviamente sì, ma quello che può fare il comune è fornire incentivi perché ciò accada. Tornando ai parcheggi informatizzati: vogliamo rendere tali anche quelli riservati ai disabili, perché oggi è frequente che siano abusivamente occupati».

Anche sui sistemi di sosta si dovrebbe fare qualcosa: stanno nascendo esperienze interessanti in questo senso? «Entro fine 2011 avremo 500 parcometri distribuiti in città, che andranno a sostituire i gratta e sosta. Continueranno ad aumentare. Dobbiamo guardare a queste apparecchiature come a una rete che si espande in tutta la città, il che significa non fermarsi alla semplice funzione di fornire un biglietto per la sosta. I parcometri possono vendere i biglietti per i servizi notturni dei mezzi pubblici, che abbiamo appena introdotto su alcune tratte; ma possono anche erogare gli abbonamenti ai servizi pubblici stessi e consentire il pagamento delle multe. Terminali, insomma, che permettano al singolo cittadino di effettuare in un solo punto più operazioni».

C’è qualche primo obiettivo sul fronte del risparmio energetico? «Il teleriscaldamento. Con A2A puntiamo ad avere 700.000 cittadini in grado di usufruire del teleriscaldamento; un intervento che utilizzerà le molte centrali di produzione che già abbiamo nel perimetro urbano.Su un altro fronte, quello dei risparmi che l’amministrazione pubblica può mettere in campo sulle proprie attività, un obiettivo è sicuramente quello di convertire a elettrico tutto il nostro parco macchine. Una struttura preesistente che può agevolare questa trasformazione è la Centrale Bicocca, ex centrale elettrica: la nostra intenzione è di riconvertirla a luogo di parcheggio e caricamento batterie per i nostri mezzi».

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SMARTTHINKING

Bologna, partecipare è smart Federico Pedrocchi

Matteo Lepore, assessore al Marketing urbano e Innovazione

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A TU PER TU CON MATTEO LEPORE, ASSESSORE AL MARKETING URBANO E INNOVAZIONE, ALLA SCOPERTA DELL’INTERESSANTE STRADA CHE BOLOGNA STA PERCORRENDO VERSO LA DIMENSIONE SMART

Sul finire degli anni Novanta si parlava già di Internet per la città e oggi sono già moltissimi gli edifici pubblici connessi in banda larga. Bologna è una città da sempre all’avanguardia e, in tema di città intelligenti, la troviamo ancora una volta in prima linea. La strada scelta dal comune di Bologna per arrivare alla Smart City percorre le vie dell’Open government, della trasparenza e dell’Open data. Sono queste le piattaforme per lo sviluppo dell’innovazione e degli strumenti di governo che l’amministrazione locale ha scelto per lanciare la sua corsa verso lo sviluppo intelligente. Il disegno

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di Bologna come Smart City è “social”, sostenibile e aperto al contributo creativo dei cittadini (civic commons). Questo percorso viene realizzato anche attraverso risorse esterne (private e no-profit) e grazie alle partnership europee. Iperbole 2020, la rete civica di domani, ha un ruolo fondamentale in questo processo. Dopo aver fatto la storia delle reti civiche – essendo stata un’esperienza pionieristica – oggi diventa un organismo sociale e comunitario che farà del crowdsourcing e dei contenuti generati dagli utenti un perno delle politiche pubbliche della nuova amministrazione. Idee e strumenti chiari, al servizi di obiettivi ambiziosi.


Per approfondire lo stato dell’arte di uno dei più avanzati progetti di città intelligente in Italia siamo andati ad incontrare direttamente una delle figure cardine, all’interno della giunta felsinea, per lo sviluppo di un simile disegno: Matteo Lepore, assessore al Marketing urbano e alla Innovazione. Può descriverci brevemente il vostro progetto? «A Bologna stiamo ridisegnando la struttura operativa del comune, creando dei dipartimenti. Uno di questi ha il mandato di articolare il processo verso la Smart City». Parte da qui l’assessore al Marketing urbano e alla Innovazione, assessorato fra l’altro nuovo. «Edifici intelligenti, mobilità e rete civica, sono questi i primi obiettivi che ci siamo dati. Se parliamo di rete Internet per la città, Bologna vanta certamente un primato nel nostro Paese: è stata la prima, già alla fine degli anni Novanta, a mettere in campo le prime azioni concrete in questa direzione. Wi-Fi, banda larga, partecipazione dei cittadini, questo è lo scenario specifico per la rete civica. A Bologna abbiamo già molti edifici pubblici che sono connessi in banda larga e questo ci consentirà di moltiplicare sensibilmente i punti wireless: arriveremo a 100 entro l’anno». Si sente parlare di un vostro progetto Open data: può parlarcene? «Si tratta di questo. In città abbiamo “oggetti”

che la percorrono, ovvero veicoli di varia natura e con funzioni diverse, comprese le biciclette del bike sharing. Sono oggetti, appunto, che possono essere dotati di sensori posizionali in grado di trasmettere dati a un server centrale. Poi abbiamo i cittadini stessi che in vario modo possono inviarci informazioni, via cellulare, Internet e attraverso il social networking in genere. Ma poi ci sono le tante indagini che si fanno sulla popolazione e, infine, tutte le informazioni raccolte dalla pubblica amministrazione. Tutto questo patrimonio di dati lo vogliamo far confluire in un grande database aperto, a disposizione di chiunque voglia operare sulla città e quindi anche le aziende. Chi volesse progettare servizi da offrire al pubblico, per esempio, potrà liberamente accedere a questo archivio e recuperare informazioni che gli possono essere utili». Dati preziosi arriveranno dal bike sharing? «Sì, è così; stiamo per dotare tutto il parco delle biciclette di sensori in grado di rilevare, per esempio, l’inquinamento. E anche di inviare segnali sul posizionamento. Questo consentirà di costruire mappe – per esempio quella utilissima che ci permetterà di comprendere come il bike sharing è utilizzato dai cittadini – perché il miglioramento di un servizio come questo è strettamente connesso a capirne le dinamiche. Analogamente faremo con le auto».

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Pisa, un piano regolatore digitale Federico Pedrocchi

Tracciare gli orizzonti digitali di una città con un passato importante ma che vuole guardare al futuro certa di poter contare, in maniera intelligente, sulle più innovative tecnologie per supportare il proprio sviluppo. Siamo a Pisa e ne parliamo con il sindaco, Marco Filippeschi. Quello della città toscana è un progetto che si fonda su una visione indubbiamente corretta di quella componente insita in ogni progetto di Smart City e cioè che gli interventi

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Marco Filippeschi, sindaco di Pisa

NON SI TRATTA DI UNA VERSIONE DIGITALE DEL CLASSICO PIANO REGOLATORE DI UNA CITTÀ, QUELLO CHE TRACCIA GLI ORIZZONTI URBANISTICI DI UNA METROPOLI PER UN CERTO NUMERO DI ANNI. NO, QUI SI PARLA DI UN PIANO CHE REGOLA GLI ORIZZONTI DIGITALI DELLA CITTÀ, OVE DIGITALE È DEFINIZIONE DA INTENDERSI NELLA SUA ACCEZIONE PIÙ VASTA

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nell’area dei servizi digitali è bene siano effettuati con un disegno unitario e non a macchia di leopardo. Un piano regolatore digitale, dunque, in una città che già conta su un considerevole knowhow informatico: ce ne parla? «Certamente questo è un patrimonio che dobbiamo utilizzare. A Pisa ci sono centri universitari e di ricerca di primissimo livello: la Normale e la Scuola Superiore Sant’anna. Abbiamo centri di calcolo di grande importanza e questo insieme di realtà propone già una cablatura


significativa. Utilizzeremo quindi una infrastruttura sotterranea già esistente, che però sarà notevolmente ampliata. Altro discorso è poi quello che riguarda la Rete in superficie e qui infatti ci sono molti progetti. Abbiamo Wi-Fi Pisa, per esempio, che soprattutto nelle zone centrali, frequentate da molti studenti e turisti, porterà la connessione a Internet all’aperto. In particolare per i turisti saranno disponibili molti hotspot dedicati, dei gazebo informatizzati dove recuperare tutte le informazioni. Ma anche per la cittadinanza vogliamo

dislocare in molti punti dei totem attraverso i quali sia possibile recuperare documenti e inviare e ricevere informazioni. Altro intervento sarà quello dell’infomobilità. Alle porte d’accesso alla città abbiamo dei sensori che misurano – costantemente e in tempo reale – i flussi in entrata e in uscita. Vogliamo avere dati che rilevano in ogni momento la mappa del traffico. Il sistema dei parcheggi, poi: anche questo sarà fortemente informatizzato, con l’attivazione di una tessera munita di chip che potrà essere aperta e rinnovata

online, evitando quindi lunghe code agli sportelli, e risparmiando anche molta carta, ovviamente». Con le reti telematiche si possono avere dati anche sull’ambiente. Ci state pensando? «A Pisa abbiamo l’Arno. Il piano regolatore digitale si preoccuperà anche di centralizzare tutti i dati che riguardano i suoi livelli. E poi ci sono pure le centraline che misurano l’evoluzione dell’inquinamento». Quando si parte? «Noi partiamo nel 2012. L’azione sarà in parallelo a

quella del piano regolatore classico, quello urbanistico. Complessivamente, quindi, lo scopo è quello di avere uno strumento integrato che deve “riconoscere” la città e individuare tutti gli obbiettivi di trasformazione. È un’operazione complessa alla quale, ci sembra interessante sottolinearlo, parteciperanno anche molte piccole aziende che hanno un know how di frontiera, nella maggior parte dei casi molto avanzato; aziende che spesso sono gestite da giovani tecnici che escono dal polo tecnologico diffuso che Pisa ha sul suo territorio».

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Enzo Lavolta, assessore allo Sviluppo Economico, all’Innovazione, all’Ambiente ed ai Lavori Pubblici del Comune di Torino

È UN PROGETTO GIUSTAMENTE AMBIZIOSO QUELLO DEL COMUNE DI TORINO. ENZO LAVOLTA, ASSESSORE ALLO SVILUPPO ECONOMICO, ALL’INNOVAZIONE, ALL’AMBIENTE ED AI LAVORI PUBBLICI, SOSTIENE LA TESI CHE SE SI VUOLE PARLARE DI UN INTERVENTO PER RENDERE “SMART” UNA CITTÀ, O SI HA UNA CORNICE AMPIA E UNITARIA OPPURE LA DEFINIZIONE È IMPROPRIA

Si fa presto a dire Smart Federico Pedrocchi

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Si fa presto a dire Smart. Un po’ meno facile è pensare ad una cornice ampia, unitaria e di progetti integrati. Ne parliamo con Enzo Lavolta, assessore allo Sviluppo Economico, all’Innovazione, all’Ambiente ed ai Lavori Pubblici del Comune di Torino. Città tra le più all’avanguardia nel recepire, in maniera “intelligente” i vantaggi concreti che le

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innovazioni tecnologiche sono in grado di offrire alla collettività. Dunque è meglio evitare di parlare troppo facilmente di Smart City, lei dice. Ma questo significa forse che degli interventi mirati, per rendere intelligente un particolare servizio, senza agire su tutta la città, li ritiene inefficaci? «Affatto, possono essere molto significativi, tuttavia se si vuol parlare di un

intervento globale allora io credo che l’impostazione corretta sia quella che stiamo dando noi a Torino. Noi pensiamo che il vero orizzonte da raggiungere, quando si parla di Smart City, sia quello di ridisegnare la città, anzi, l’area metropolitana perché è su questa scala territoriale che si possono cambiare le cose. E l’obbiettivo è definire un nuovo modello di sviluppo, sia sociale che economico. L’insieme delle tecnologie


oggi disponibili, quindi, deve diventare lo strumento per realizzare questo scenario. Perché c’è il rischio che le tecnologie siano l’elemento prevalente. Quindi: progetto metropolitano, credibile, fatto di interventi che sono realmente in grado di incidere sulla città e sulla vita che in essa si svolge». Ci può indicare una logica di intervento, fra quelle che avete individuato come fondanti del vostro progetto? «Intervenire sulle periferie, per esempio. A Torino, come in altre città, si è fatto molto nel centro storico. Ora dobbiamo incidere nella struttura delle periferie. Qui scattano dei criteri precisi, che sono quello dell’innovazione sociale, dell’inclusione. Altra direzione cruciale: il ruolo e il modo di

essere della pubblica amministrazione. Deve diventare una realtà in grado di facilitare processi di trasformazione, capace di rendere interessante e conveniente investire sul proprio territorio. L’amministrazione deve anche individuare degli interlocutori che si vogliono introdurre nel proprio scenario, il che significa, per esempio, offrire opportunità di sperimentare, mettendo a disposizione porzioni del territorio. Però, ripeto, è necessario definire un

quadro complessivo degli interventi e infatti noi, in questa fase, stiamo cercando di individuare priorità e fasi di tutto il progetto. Poi si passerà al confronto operativo con le tante realtà da coinvolgere, sociali, economiche, culturali; ed anche in questo caso vogliamo raggiungere un nuovo obbiettivo, e cioè quello di ridisegnare questo genere di rapporti, perché noi pensiamo che le regole di “ingaggio” fra sistema pubblico e privato oggi vadano riscritte».

Veniamo al cosiddetto “cruscotto”. «Sì, l’abbiamo definito così. È il primo strumento tecnologico che abbiamo individuato. Sarà online, e avrà il compito di seguire tutto il progetto che ho descritto, di essere interfaccia fra i vari soggetti coinvolti, che saranno tantissimi, e di offrire ai cittadini tante modalità di relazione e soprattutto, a questo teniamo molto, di partecipazione alla trasformazione della loro città».

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La provincia illuminata

Marco Lorusso

Tutto comincia nel 2008, quando – come assessore ai Lavori pubblici – Renato Mazzuca si trova a ragionare, con la sua giunta, sulla necessità di varare un piano di risparmio energetico a partire dall’illuminazione pubblica. Nel giro di poco, grazie alla collaborazione con un partner territoriale come Umpi Elettronica e con Telecom, si intuisce che attraverso il telecontrollo dei punti luce è possibile arrivare a importanti risultati… Circa 12 mesi dopo, al Forum PA del maggio 2009 Persiceto è stato uno dei quattro comuni italiani premiati come maggiormente innovativi dal Ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta. «L’elemento chiave – spiega Mazzuca, che nel frattempo è diventato sindaco della città – sta nella nostra volontà di sviluppare in via coordinata il progetto, puntando sul nostro servizio tecnico e non su società esterne. Già nel 2008 infatti stavamo lavorando al telecontrollo di alcuni punti luce e i risultati erano molto

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incoraggianti. Così, insieme a Telecom e Umpi abbiamo deciso di procedere con l’installazione del telecontrollo da remoto a tutti i punti luce. Oggi i principali vantaggi del progetto Smart Town, tramite il quale Persiceto controlla in maniera centralizzata circa 5.000 punti luce (lampioni e pali) stanno innanzitutto nella possibilità di utilizzare tecnologie in grado di telecontrollare il flusso luminoso di ogni singolo punto luce, producendo risparmi energetici pari a un milione e duecento kWh anno, che corrispondono al 46 per cento del nostro consumo attuale di energia elettrica. Per il comune di Persiceto il

presunto risparmio economico sarà di circa 200.000 euro annui».

E non finisce qui… «Sviluppando un simile progetto – continua il sindaco – ci siamo resi conto che proprio i pali della luce rappresentano una fonte di energia sul territorio ancora poco sfruttata. Nello specifico – sulla base della necessità di controllare meglio il territorio sia a livello di traffico sia a livello di sorveglianza – ci siamo resi conto della possibilità di trasmettere, attraverso le onde convogliate alla base del progetto sull’illuminazione, non solo un semplice segnale, ma anche il

UN RISPARMIO SULLA BOLLETTA INTORNO AI 200.000 EURO E UN’IDEA IN CONTINUO SVILUPPO: STORIA DI SAN GIOVANNI IN PERSICETO, PICCOLO GRANDE COMUNE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA CHE STA FACENDO SCUOLA CON IL SUO PROGETTO SMART TOWN

video e, in futuro persino il Web senza fili. Da qui, attraverso il finanziamento della Regione abbiamo acquistato 50 telecamere, posizionandole in punti scelti con le Forze dell’Ordine. Si tratta infatti di un deterrente molto importante, oltre che di uno strumento che utilizzeremo per il controllo del traffico e dei flussi, prima e dopo aver fatto magari qualche importante opera di rifacimento del tratto viabilistico (strade, tangenziali, ecc.). Come anticipato, siamo andati oltre introducendo la possibilità di posizionare hotspot gratuiti per la cittadinanza, sfruttando sempre i pali della luce e la rete di illuminazione. Una nuova forma di rete wireless che abbiamo messo a disposizione degli operatori privati con un bando dedicato, appunto, a chi vuole utilizzare la Rete e poi intende dare servizi ai cittadini. Nell’accordo abbiamo inserito la necessità, per chi vincerà il bando, di inserire una serie di hotspot pubblici in alcune zone strategiche come la piazza centrale, la biblioteca e così via».



smartthinking

L’energia per la città intelligente Fra i big players nelle città future ci saranno i fornitori di energia. Tutte le tecnologie che definiranno le città smart sono energivore e anche le più avanzate hanno bisogno di ricevere corrente. In una città smart anche le reti di distribuzione dovranno diventare smart e, proprio per questo, aiutati da Livio Gallo – direttore della Divisione Infrastrutture e Reti di Enel – abbiamo cercato di dare un’occhiata a questo futuro prossimo.

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Un incontroconfronto esclusivo con Livio Gallo, direttore della Divisione Infrastrutture e Reti di Enel Michele Manghi

La conversazione comincia dai fondamentali: «Le Smart Cities – ci spiega – devono raggiungere una riduzione di consumi di un ulteriore 20 per cento rispetto agli obbiettivi nazionali stabiliti

negli accordi internazionali. Devono ottenere questo garantendo comunque servizi di alta qualità per i cittadini». Già, perché potrebbe essere facile tagliare i consumi tagliando i servizi, ma sarebbe certo poco smart. «Enel si pone, in questo scenario, come gestore dell’infrastruttura. La visione di Enel – continua l’ingegner Gallo – figura una città in cui vi sia una produzione diretta e distribuita di energia. Potranno essere tetti fotovoltaici o centrali microeoliche. Strutture quasi condominiali, dotate di sistemi per lo stoccaggio locale dell’energia, che potranno colloquiare con la rete di distribuzione per razionalizzare i cicli giornalieri di consumi. Saranno i clienti/utilizzatori a decidere le proprie politiche di consumo e di erogazione all’esterno, partecipando attivamente a un mercato dell’energia elettrica». «Già oggi esistono esempi di gruppi di produttori/ consumatori di energia che attraverso degli aggregators incidono Livio Gallo, direttore della Divisione Infrastrutture e Reti di Enel

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sul mercato elettrico modificando i propri stili di consumo o le proprie scelte di vendita dell’energia prodotta. Possono scegliere di consumare molto in giorni o momenti in cui l’energia costa poco e risparmiare in altri. Questa è partecipazione attiva dei clienti al mercato elettrico». Sono necessarie scelte politiche decise, per spingere investitori e pubbliche amministrazioni verso una direzione che potrebbe portare risparmi enormi per tutti. Già oggi, ci racconta il manager di Enel, la Commissione Europea sostiene la formazione di tavoli tecnici i quali, trovando sul piatto 11 miliardi di euro in investimenti da Bruxelles, devono permettere la creazione di consorzi di imprese e di amministrazioni. Il ruolo di Enel non sarà per nulla secondario, anche nella città che verrà. Come gestore dell’infrastruttura dovrà mettere l’intelligenza nel sistema di distribuzione dell’energia nonché proporre, coordinare e sostenere le scelte virtuose che potranno arrivare da ogni direzione, in un mercato molto più orizzontale di quello a cui eravamo abituati.


Andrea Costa, responsabile Vertical Marketing & Smart Services in ambito Public Sector di Telecom Italia

Reti a basso impatto: ecco i nuovi servizi «Iniziamo con i fondamentali – esordisce Andrea Costa –, definendo chi siamo. Telecom Italia è un service provider che oggi ha esteso i propri interessi all’informatica di nuova generazione come il cloud computing, lanciando la Nuvola Italiana, la nostra piattaforma di riferimento per questo mercato». «Noi gestiamo – aggiunge – servizi end-to-end di natura informatica, accompagnando i clienti in una relazione di lunga durata». Anche in questo caso, per capire, abbiamo bisogno di esempi. «Relativamente alle Smart Cities – riprende – abbiamo cominciato da una intuizione di circa 2 anni e mezzo fa, quando nessuno ancora parlava di questi temi. Già da allora abbiamo strutturato una proposta concreta, chiamata Smart Town di Telecom Italia. L’offerta ha la caratteristica di rendere sostenibile, dal punto di vista economico e ambientale, l’adozione dei nuovi servizi intelligenti». Il tema della sostenibilità economica e ambientale, che emerge anche in conversazioni con altri attori,

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Intervista ad Andrea Costa, Responsabile Vertical Marketing & Smart Services in ambito Public Sector di Telecom Italia Michele Manghi

è cruciale. «Non è possibile – prosegue Costa – continuare a inserire nuovi servizi informatici senza cambiare completamente l’approccio verso la strutturazione dei servizi stessi». Le necessità sono quelle di attuare forti scelte di integrazione fra le reti di comunicazione, razionalizzando l’intero processo e ottenendo un risparmio che può diventare la prima fonte di finanziamento, insieme ai crediti derivanti dai “certificati bianchi”, i bonus economici ottenibili attraverso le politiche di risparmio energetico. Secondo studi di casi concreti le offerte Smart Town di Telecom Italia, che sono scalabili in relazione alla popolosità dei comuni e alle aree di intervento, permettono un rientro dell’investimento in circa 5 anni, tramite effetti economici non onerosi per la comunità. «Per fare un esempio, in un comune siciliano – riprende

Andrea Costa – su una rete di telemonitoraggio energetico installata come primo passo, stiamo ora aggiungendo una rete di videosorveglianza intelligente. Spesso i comuni cominciano con ambiti ridotti, come i quartieri, e una volta verificato il risparmio ottenuto decidono di estendere la rete e i servizi associati». In molti casi si può convergere su scelte tecnologiche a bassa invasività, che procurano risparmi economici importanti. Ad esempio utilizzando gli impianti di illuminazione pubblica come punti di accesso alla rete. L’estensione dei punti di accesso, sia fruibili dai cittadini che utilizzabili per gestire un traffico bidirezionale di informazioni, ha effetti positivi immediati. Pensiamo alle reti di videosorveglianza, da un lato, e ai cartelli a messaggio variabile dall’altro. «Abbiamo identificato il tema

della sanità digitale come esempio per permettere una inter-operabilità delle informazioni fra i diversi attori che gestiscono il processo sanitario. La presenza di una infrastruttura a banda larga – continua Costa – permette di estendere alcune cure al di fuori della struttura sanitaria propriamente detta, con miglioramento dell’efficienza e riduzione dei costi». I consulti e alcune cure di base offerte a domicilio, sono le nuove applicazioni di telemedicina. Altri esempi disegnano i cambiamenti verso cui stiamo andando. «Il nuovo Cad – Codice di Amministrazione Digitale – offre il riferimento in cui le nuove funzioni e i nuovi servizi devono integrarsi. L’obbiettivo non è trasferirsi dalla coda ad uno sportello alla coda a un computer, ma accorciare e rendere efficace la relazione fra cittadino e pubblica amministrazione». Cercheremo di ricordarcene al prossimo certificato.

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smartthinking Silvia Candiani, direttore marketing and operations di Microsoft Italia

Microsoft non ha più scrivanie Il cambiamento è profondo, quasi “storico” – siamo ai primi esperimenti aziendali del genere in Italia – che prende corpo con l’Innovation Campus, nuova sede di Microsoft collocata a Milano nelle vicinanze dell’aeroporto di Linate. Ne parliamo con Silvia Candiani, direttore marketing and operations di Microsoft Italia. Che inizia dicendoci: «Noi crediamo che questa scelta possa anche essere un modello per molte altre aziende. È un cambiamento profondo delle modalità di lavoro, con il quale si mette in campo non solo una gestione ecosostenibile dei luoghi e degli strumenti che utilizziamo, ma anche un miglioramento sensibile nel bilanciamento fra vita lavorativa e personale, e questo è particolarmente importante per la partecipazione femminile alla dimensione lavorativa. Anche i nostri uffici sono cambiati; non abbiamo più un posto fisso in sede, perché operiamo in un open space, molto insonorizzato, con tante piccole sale, per riunioni o nelle quali sostare e postazioni diverse in cui

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Non le ha più se pensiamo alla scrivania come luogo di riferimento della vita lavorativa quotidiana del dipendente… Federico Pedrocchi

collocarsi liberamente». La vostra nuova sede, infatti, riserva molte attenzioni al risparmio energetico e all’efficienza. È però il mutamento delle procedure lavorative in corso da settembre che ci interessa maggiormente. Cosa è cambiato? «I nostri dipendenti possono decidere, con i loro specifici direttori, come, quando e da dove lavorare. Tutta la valutazione del lavoro è spostata sugli obiettivi raggiunti, che diventano il parametro della produttività. Gli orari che un team vuole praticare sono del tutto flessibili, e il “luogo” lavorativo è quanto mai variabile. Abbiamo ideato una struttura informatica che rende possibile lavorare da casa, in ufficio, da altri luoghi, anche quando si è presso clienti: la struttura può gestire in contemporanea localizzazioni diverse dei dipendenti. Con i portatili ognuno può vedere e

parlare con i colleghi, condividere i propri documenti o quelli in archivio, gestire la messaggistica. In pratica non vi è alcuna differenza fra questa dimensione virtuale e quella che si avrebbe stando tutti nella stessa stanza. Si possono avere dei momenti di lavoro unitari come separati. Ovvero, se ad un certo punto, mentre si mette a punto un documento, per esempio, si vuole lavorare su parti diverse dello stesso, il team può farlo tranquillamente separandosi in attività individuali e poi ricongiungersi per discutere insieme. E c’è da aggiungere che il sistema si interfaccia in modo consistente con gli smartphone». Credo lei sappia molto bene che queste rivoluzioni nella organizzazione del lavoro possono avere forti riflessi su un problema senz’altro complesso: il pendolarismo e il trasporto, ovvero strade, treni e trasporto

pubblico metropolitano. «Qualche dato l’abbiamo già, che ci arriva per esempio dalla nostra consociata olandese che è partita prima di noi con il grande cambiamento. Tutti gli arrivi in ufficio, al mattino, sono scalati su più ore, e questo lo vediamo già qui. Se vuole le posso fare il mio caso: il mio tempo di spostamento al mattino era di un’ora d’auto; adesso raggiungo la sede in mezz’ora, arrivando verso le 11. Poi c’è il caso delle riunioni preparatorie a un incontro con un cliente. Queste coinvolgono spesso dipendenti che stanno in sedi diverse, in Italia e all’estero. Con il nuovo sistema informatico tali riunioni sono di gran lunga diminuite, con i relativi spostamenti che comportavano. In Olanda hanno risparmiato 90 milioni di euro in costi per spostamenti. Hanno anche calcolato il risparmio in CO2 non emessa: 17.000


Conversazione “smart” con Maria Cristina Farioli, Direttore Innovazione e Sviluppo Mercati per Ibm Italia

Verso i modelli integrati Se ancora pensate a Ibm come produttore di pc siete fuori strada. Da tempo la società si è trasformata in un gigante della consulenza e dell’integrazione di sistemi. Per conoscere il punto di vista di Ibm sulle città intelligenti parliamo con Maria Cristina Farioli, Direttore Innovazione e Sviluppo Mercati. La prima cosa che ci interessa è capire che cosa fa Ibm per le Smart Cities. «Con i nostri software lavoriamo sui sistemi di gestione». È solo il punto di partenza. Se le tecnologie per la raccolta delle informazioni

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sono consolidate, il problema è diventato estrarre un senso da questo mare di informazioni. «La sfida è nella complessità della gestione di dati eterogenei che possono provenire da una varietà di sorgenti. A noi interessa formare – continua Maria Cristina Farioli – una cultura della città, creando un modello integrato e trasversale». Usiamo qualche esempio. Pensiamo alla gestione del territorio. La conoscenza e il governo dei fenomeni, dagli eventi catastrofici a una complessa rete di trasporti, possono essere migliorati se i dati che arrivano dalla

Maria Cristina Farioli, Direttore Innovazione e Sviluppo Mercati per Ibm Italia

Michele Manghi

periferia vengono integrati in un quadro generale. Sembrerebbe semplice, ma in un Paese diviso fra mille competenze e autorità non lo è. «Proprio su questo, e da poco, Ibm ha presentato il proprio Intelligent Operation Center, che consideriamo il sistema dei sistemi. È il grande contenitore che integra i dati che arrivano dalle sorgenti, che possono andare dai sistemi di sicurezza alle informazioni provenienti dai servizi sociali e dai trasporti. L’Intelligent Operation Center aiuta a interpretarli». Certo, è necessaria una profonda conoscenza della realtà locale e della situazione che deve essere gestita. Non sono soluzioni che si installano in un giorno. Però l’architettura modulare del software è fatta in modo da poter utilizzare componenti aggiuntive per ogni nuovo processo che deve essere gestito. Anche progressivamente. «È evidente – continua la manager di Ibm – che se, ad esempio, mi trovo a dover gestire l’esondazione di un fiume, posso farlo al meglio avendo una conoscenza dettagliata dell’area che

è interessata dall’evento, indirizzando le risorse disponibili là dove sono necessarie. Nella gestione ordinaria dei trasporti i concetti non sono diversi». Ovviamente tutto questo costa, ma lo sforzo di Ibm è quello di creare un modello economico dell’innovazione che possa auto-sostenersi. Se la Pubblica Amministrazione è il cliente primario, si capisce come «il primo tema sarà il trattamento della elusione-evasione-frode, in modo da creare una fonte di ritorno economico che possa finanziare le operazioni innovative. Ibm interviene anche sui temi dell’ottimizzazione dei costi e della gestione dei patrimoni, immobiliari e di viabilità. Qui ci interessa anche un modello partecipativo, dove alla cittadinanza è offerta l’opportunità di segnalare facilmente le situazioni che hanno bisogno di attenzione. Un esempio – conclude Maria Cristina Farioli – si trova a Corpus Christi, negli Stati Uniti, dove è stato attivato un sistema collaborativo di segnalazione delle necessità di manutenzione delle strade, ottenendo un risparmio economico considerevolissimo».

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smartthinking Fabio Florio, Green Ambassador di Cisco Italia

Da qui a lì in ZERO SECONDI netti Parliamo con Fabio Florio, Green Ambassador di Cisco Italia. Lui è anche responsabile delle Smart Connected Communities. La coincidenza di ruolo non è casuale. Il discorso sulle Smart Cities raggiunge subito qualche esempio e cifra. «Lo scenario – ci spiega – è definito da due situazioni: le città nuove, costruite da zero secondo criteri moderni, le green-field, tipicamente in Asia; e il brown-field, le città esistenti, con un tessuto urbanistico accumulatosi nei secoli, come le nostre». Sono campi di gioco che richiedono scelte strategiche differenti. Prevedere in progetto i collegamenti a banda larga e la distribuzione capillare dei punti di accesso nel primo caso; cercare soluzioni per integrare le reti in un tessuto già saturo di strutture, nel secondo caso. Secondo Cisco serve la banda, questo era prevedibile. Avere banda per trasmettere dati ad alta velocità potrebbe avere ricadute economiche enormi. «Uno studio che abbiamo sviluppato – continua Florio – vede analizzate città con 5 milioni di abitanti.

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Siete pronti a vendere la vostra auto, rinunciando al traffico quotidiano? È meglio di sì, altrimenti… non siete pronti per il futuro! Ecco il pensiero di Cisco Michele Manghi

Non sono le grandissime metropoli, ma i quasi 50 agglomerati di queste dimensioni previsti dalle Nazioni Unite nei prossimi 10 anni. La previsione è di +9,5 per cento di crescita in Pil, derivante dall’adozione di scelte smart, 15 miliardi di dollari di indotto per 375.000 persone occupate. Con un risparmio di risorse energetiche dell’ordine del 30 per cento». Una enormità. Un esempio per tutti: la telepresenza, che è una generazione avanti alla videoconferenza. Permette di svolgere riunioni con persone in luoghi diversi, senza spostarle, senza traffico, ritardi, benzina e aerei, e senza quasi l’affaticamento e l’estraneazione tipici dei sistemi di videoconferenza. «Cisco ha installato nel mondo circa 1.000 postazioni di Telepresence. Solo considerando i risparmi interni diretti – racconta

Florio – abbiamo risparmiato a oggi 954 milioni di dollari in costi di viaggio, recuperando oltre 350 milioni di dollari in produttività delle persone». Come se non bastasse, Florio ci allunga il dato di oltre 500.000 tonnellate di CO2 risparmiate. «Noi pensiamo a reti distribuite di Smart Work Centers, luoghi decentrati dove sono disponibili tutte le facilities tipiche dell’ambiente di lavoro, Telepresence compresa». Il senso è quello di incoraggiare una forma evoluta di telelavoro; Amsterdam ad esempio ha già 100 centri attivi, nei quali le persone ricostituiscono reti sociali, si scambiano informazioni che hanno ottimi effetti sulla qualità del lavoro e organizzano servizi di utilità comune, come gli asili. Qualcosa di molto diverso dal telelavoratore che resta a casa davanti a un computer. Tecniche di telepresenza

saranno applicabili anche in settori non business, come l’assistenza sanitaria. È già disponibile una applicazione che permette l’interfacciamento di dispositivi elettromedicali al sistema di telepresenza, permettendo visite specialistiche e consulti in remoto. Tornando agli aspetti più verdi delle loro ricerche, in Cisco stanno sviluppando il progetto Energy-wise. Una iniziativa per attribuire un po’ di coscienza ecologica ai loro dispositivi, e a una serie di altri sensori e apparecchi, di produttori terzi, che possono dialogare in protocollo IP. Gli edifici che adotteranno questi standard potranno gestire i consumi e le politiche di risparmio in modo dinamico e capillare, adattando di minuto in minuto gli ambienti (temperatura, illuminazione, ecc.) e i servizi disponibili (reti, acqua, ecc.), alle necessità.


Consumo energetico, l’unione fa la forza Obiettivo della piattaforma è la gestione del profilo energetico di distretti: domini complessi che comprendono entità industriali, residenziali, pubblica amministrazione e sistemi di generazione distribuita dell’energia. Ecco alcuni esempi virtuosi di partner in prima fila.

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Is Tech Amiamo la ricerca. Abbiamo tanta passione ed energia. Operiamo per uno sviluppo sostenibile. Questi gli obiettivi e il Dna di Is Tech, società che nasce nel luglio 2010 per iniziativa di un gruppo di manager e di scienziati con esperienza ventennale in gestione aziendale ed in attività di ricerca avanzata e sviluppo di tecnologie “di frontiera” presso istituti tecnico-scientifici nazionali ed internazionali. Is Tech opera “from cradle to grave” ed è divenuta in breve tempo uno dei più qualificati interlocutori tecnico-operativi di riferimento per intraprendere iniziative d’innovazione multidisciplinari e progetti di sviluppo sostenibile. Contatti: www.istech-corporate.com istech@pec.it

Viaggio al centro del progetto EnergyWise. Lanciata da Cisco Italia, l’iniziativa coinvolge un gruppo di aziende e centri di ricerca italiani del settore dell’elettronica e dell’informatica nel progetto di sviluppo di una “Piattaforma Unica di Gestione del Consumo Energetico” Marco Lorusso

Consorzio Roma Ricerche Il Consorzio Roma Ricerche (Crr), fondato nel 1986, è un’organizzazione noprofit costituita da enti privati e pubblici, con lo scopo istituzionale di realizzare un collegamento tra il mondo universitario e quello industriale per favorire il trasferimento di tecnologie innovative e sostenere la competitività del sistema industriale. Grazie all’esperienza acquisita nel corso degli anni in diversi contesti, oggi il Crr può contare su un’ampia e

consolidata partnership nazionale ed europea da attivare con specifico riferimento ai Programmi Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico della CE ed ai Piani operativi di sviluppo e di RST sia nazionali che regionali. Contatti: www.romaricerche.it innovation@romaricerche.it

Compel Compel è leader in Europa nella progettazione e produzione di componenti e soluzioni ad alto valore aggiunto nei seguenti mercati: Telecomunicazioni, Fotovoltaico, Energia e Industria. Si tratta, ad oggi, di una tra le poche aziende italiane ad aver già realizzato sistemi hardware di energy management funzionanti col protocollo di comunicazione proprietario di Cisco chiamato “EnergyWise”; inoltre Compel collaborerà con Cisco e le altre aziende dell’Alleanza EnergyWise per sviluppare dispositivi e moduli software sulla base di un piano industriale condiviso e comune. Nel corso dei decenni Compel ha acquisito un’eccellente reputazione in termini di innovazione tecnica che le ha permesso di anticipare e soddisfare

le sempre crescenti ed esigenti richieste del mercato internazionale. Contatti: www.compel.it info@compel.it

Business-e Business-e (Gruppo Itway), è una delle realtà più dinamiche operanti nel settore dell’Information Technology e quotata sul nuovo mercato dal luglio 2001. Adattare le infrastrutture di Information e Communication Technology al nuovo modello urbano, sempre più “social” e soprattutto sempre più sensibile alle problematiche di impatto ambientale e sicurezza: questi sono invece gli ingredienti alla base dell’Offerta Business-e per Smart City e Public Sector. Per perseguire questo modello i consulenti Business-e affiancano il cliente nel ciclo completo di sviluppo di un progetto in tutte le sue fasi: a partire dalla raccolta dei requisiti sino alla gestione operativa sul campo, passando attraverso le fasi di progettazione, integrazione, realizzazione e, non ultima, la misura degli indicatori di performance. Contatti: www.business-e.it info@business-e.it

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PROGETTUALITA’EVOLUTE

A TORINO PIACE CALDO La rivoluzione silenziosa… Prendere i vapori caldissimi di una centrale elettrica, intubarli sottoterra e riscaldare mezza città: questa l’idea alla base di una rete di teleriscaldamento. Un mezzo semplice, pulito, economico e sicuro per riscaldare gli edifici. Un investimento considerevole per privati e comunità. Il calore prodotto dagli impianti di cogenerazione della centrale termoelettrica di Moncalieri e distribuito attraverso un complesso di reti interrate che si estendono per oltre 400 chilometri, con una

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volumetria complessiva di circa 39 milioni di metri cubi (oltre il 40% della volumetria totale della città), ha fatto di Torino la città più teleriscaldata d’Italia. Con una popolazione servita di oltre 400.000 abitanti e un progetto che mira ad espandere la rete. Decine di migliaia di impianti di riscaldamento a metano e oli combustibili spenti in favore di un’unica emissione controllata, quella della centrale termoelettrica, che ci sarebbe comunque stata. E quest’anno entra nel vivo il progetto Torino Nord che, con una centrale di cogenerazione da 400 MW elettrici e 220 MW termici,

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550.000 torinesi hanno salutato un’ultima volta l’omino della caldaia per scegliere una città più respirabile. Il teleriscaldamento ha trasformato silenziosamente il capoluogo piemontese, spegnendo i comignoli sui tetti e interrando il costo di una Mercedes ogni dieci metri di cantiere Davide Coero Borga

è in grado di rilasciare calore ad altri 120 chilometri di tubature che si interconnetteranno con quelle già esistenti per andare a servire 150.000 nuovi utenti.

Dentro una centrale a cogenerazione La centrale di Moncalieri, che dispone delle più avanzate tecnologie per la produzione simultanea di energia elettrica e termica, è la sorgente principale del calore che alimenta la rete di teleriscaldamento di Torino. È costituita da due impianti di cogenerazione a ciclo combinato, il 2° GT e il 3° GT, con una potenza elettrica complessiva di circa 800 MW e una potenza termica in assetto di cogenerazione di circa 520 MW. L’impianto tipo è costituito da: - una turbina a gas che genera circa 270 MW di potenza elettrica con un rendimento di circa il 39%; - un generatore di vapore a recupero di calore, a tre livelli di pressione, alimentato con i gas di scarico caldi provenienti dalla turbina a gas; - una turbina a vapore a condensazione con prelievo regolato di vapore a bassa


pressione per la produzione di calore per la rete di teleriscaldamento; - un sistema di condensazione raffreddato con l’acqua proveniente dal Po; - un blocco di produzione di calore per la rete di teleriscaldamento sotto forma di acqua surriscaldata a 120°C; - un sistema di dissipazione di calore ad aerotermo con temperatura ambiente di 30°C, per il raffreddamento dell’acqua surriscaldata del teleriscaldamento. Parliamo di un impianto che, in assetto elettrico, ha un rendimento complessivo superiore al 57 per cento. In assetto di cogenerazione, il rendimento complessivo supera l’87 per cento.

Gli impianti di integrazione Il teleriscaldamento non è certo una tecnologia nuova eppure non sempre sono chiari i vantaggi che offre, primo fra tutti l’eliminazione della caldaia e di tutte le incombenze e le spese che ne derivano. Ma c’è un altro aspetto da considerare. Infatti laddove esiste una rete di teleriscaldamento si apre la possibilità per tutte quelle realtà industriali, anche piccole, che tuttavia producono del calore di scarto, di immetterlo nella rete di riscaldamento. Si tratta in sostanza della ben nota filosofia della generazione distribuita che si sta applicando nel settore delle energie rinnovabili, e che è stata trasferita con successo anche in questo ambito. Le reti, per loro

natura, sono in grado di accumulare intelligenza anche quando non sono di natura informatica. È così che da Moncalieri, alla periferia di Torino, la rete del teleriscaldamento ha raccolto una serie di impianti a integrazione della linea: dal Bit di corso Unità d’Italia, al complesso del Politecnico in corso Ferrucci – un innovativo sistema di accumulo di calore da 2.500 metri cubi in grado di ottimizzare l’energia termica prodotta dalla centrale di cogenerazione di Moncalieri, consentendo di contenere al massimo il funzionamento della centrale termica del Politecnico –, all’impianto di Mirafiori Nord. In questi mesi si sta effettuando il riempimento di parte della rete di trasporto del progetto Torino Nord collegandola con la rete esistente di Torino Centro. L’idea è eseguire le prove di collaudo delle opere in tempo utile per consentire il teleriscaldamento delle prime nuove utenze all’inizio della stagione fredda. Si tratta, insomma, di un cantiere sempre aperto.

una volumetria riscaldata di 8.100.000 metri cubi, oltre l’8 per cento degli edifici torinesi. Mettere il termostato nelle mani dell’azienda che produce il teleriscaldamento assicura un trattamento equo e, indirettamente, ecocompatibile. È interesse del gestore della rete aumentare al massimo l’efficienza della distribuzione regolando i consumi. Il calore, trasferito mediante una rete di distribuzione a circuito chiuso ai fabbricati serviti dalla rete, è costantemente verificato da una sensoristica collocata nelle sottostazioni di scambio termico (costituite da uno scambiatore di calore e dai dispositivi di sicurezza previsti dalla normativa). Come dire: i gradi previsti dalla legge, e nulla più. Con buona pace di chi ama girare per casa in brache di tela e canottiera, anche a gennaio.

Distribuzione controllata La gestione delle reti di teleriscaldamento nella Città di Torino è svolta da Aes Torino, una joint venture tra Iren Energia e Italgas. Un’operazione che coinvolge a pieno titolo anche gli edifici pubblici e comunali: municipio, circoscrizioni, asili nido, scuole materne, musei, biblioteche, impianti sportivi, uffici centrali e periferici. Circa 850 edifici per

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progettualitA’evolute

Viabilità smart Se pensiamo che ogni anno si trascorrono circa 818 ore (dati Asaps, associazione amici polizia stradale) in coda nel traffico dovuto a incidenti stradali, potremmo facilmente intuire l’utilità di tecnologie mirate a smaltire, nella maniera più rapida e sicura possibile, un ingorgo causato da un sinistro. Vediamo i casi di Ferrara, Roma, Cosenza e Bari Chiara Albicocco

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Se valutiamo la stessa perdita di questo tempo in termini economici, il dato si fa davvero preoccupante: sono circa 14 i giorni di un anno durante i quali rimaniamo chiusi dentro l’abitacolo in attesa che l’incidente venga

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risolto, i veicoli vengano rimossi e gli agenti della polizia stradale riattivino la circolazione ordinaria. Secondo il rapporto Istat-Aci 2010 relativo agli incidenti avvenuti in Italia nel 2009, si sono verificati 215.405 incidenti stradali, e il 76 per cento di questi è avvenuto in città su strade urbane. I dati non lasciano dubbi, ma quelle interminabili code che procedono lentissime e si risolvono solo dopo ore, rendono il problema assai familiare. Pensare ad una soluzione è quasi impossibile, ma tanti accorgimenti potrebbero decisamente migliorare la gestione della viabilità; in questo contesto si collocano senz’altro tutte le politiche per l’incentivazione all’uso dei mezzi pubblici, la creazione di un efficiente sistema di car e bike sharing, la pianificazione di piste ciclabili ma anche l’impiego di idee innovative a disposizione di chi questo traffico lo dirige e lo gestisce. È in fase sperimentale nel comune di Ferrara una tecnologia che permette ai vigili urbani di ricostruire

la scena di un sinistro stradale in tre dimensioni in maniera rapida e istantanea attraverso una macchina fotografica, velocizzando tutte le pratiche di verbale e riducendo il tempo di esposizione degli agenti sulla strada. Il progetto di chiama Street Zenith e nasce dall’omonimo spin off Zenith Ingegneria s.r.l. dell’Università degli studi di Ferrara. Il metodo è basato sull’impiego della fotogrammetria digitale che è una tecnica di rilevamento di immagini attraverso una fotocamera digitale opportunamente calibrata grazie alla quale è possibile ottenere la posizione, la forma e le dimensioni di un determinato oggetto. La fotogrammetria è ampiamente utilizzata in ingegneria civile, in architettura e in cartografia. «Grazie a questo metodo – sottolinea Maria Paternò, ingegnere di Zenith – è possibile ricostruire con precisione la scena del sinistro e, quindi, comprendere la possibile dinamica dell’incidente. Con una fotocamera tradizionale,

ma precedentemente calibrata, è possibile avere in pochi minuti non solo il classico elaborato planimetrico ma anche un vero e proprio modello digitale tridimensionale della scena dell’evento». Con questo strumento, inoltre, è possibile scattare le foto e rimuovere subito le autovetture coinvolte; tutte le misurazioni e le ulteriori valutazioni possono essere svolte in remoto presso la centrale operativa grazie alla ricostruzione 3D. La rapidità di acquisizione delle immagini riduce i tempi di permanenza delle forze dell’ordine sul luogo del sinistro, limitandone l’esposizione ai rischi, e consente una ripresa immediata della viabilità. Un aspetto da non trascurare, inoltre, è la possibilità di creare un archivio di immagini digitali metriche consultabili anche a distanza di anni e dalle quali ottenere informazioni qualitative di grande importanza. I vigili ferraresi hanno a disposizione una fotocamera calibrata per testare questo metodo,

già in uso in altri ambiti ingegneristici, e realizzare i primi verbali 3D. Le applicazioni tecnologiche contro il traffico non finiscono qui; Wireless Patrol è un progetto per la sicurezza stradale che Telecom Italia sta sperimentando in varie città italiane tra cui Roma, Cosenza e Bari. Si tratta di una piattaforma informatica a disposizione dei vigili per trasferire informazioni, immagini e video in tempo reale ad un sistema centralizzato. Attraverso dei palmari e dei tablet installati sul cruscotto delle vetture, gli agenti della polizia municipale potranno sapere costantemente cosa accade sul territorio, individuare incidenti e garantire la sicurezza in maniera sensibilmente più rapida. Lo strumento serve anche per sanzionare chi contravviene alle regole della strada: la violazione viene filmata e il video subito trasferito al comando per l’emissione della multa. Multe più rapide e puntuali sono il prezzo che dobbiamo pagare per una viabilità più sicura e tecnologica.

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progettualitA’evolute

Lampioni intelligenti L’innovativo lampione si chiama Syra, come l’isola greca delle Cicladi, ed è completamente made in Italy, infatti, viene prodotto a Cattolica presso la Umpi Elettronica. L’idea davvero “smart” è aver pensato di sfruttare una rete capillare e già esistente come l’illuminazione pubblica per migliorare i consumi e anche la vita dei cittadini. Ma andiamo con ordine; cominciamo col dire che questi punti-luce tecnologici, sfruttando sistemi intelligenti basati sulla trasmissione di dati su linea elettrica (onde convogliate

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o powerline), possono accendersi e spegnersi in maniera autonoma grazie al collegamento con un orologio astronomico. C’è un forte spreco di energia elettrica nell’accendere tutti i lampioni all’unisono; ci sono luoghi della città in cui l’illuminazione in alcune ore è del tutto superflua, pensiamo ai cimiteri o ai parchi pubblici illuminati anche dopo l’orario di chiusura. Anche il flusso di luce può essere regolato, può affievolirsi e intensificarsi a seconda dell’esigenza. Ad esempio, durante una manifestazione pubblica potrebbe rendersi necessario un

Una scelta illuminata e illuminante, non c’è che dire. Città come Cesenatico e Barletta potrebbero essere sulla strada buona per definirsi Smart Cities. Le amministrazioni comunali hanno deciso di sostituire l’illuminazione pubblica ordinaria con i lampioni intelligenti che risparmiano fino al 45 per cento di energia. Se si pensa che in Italia ci sono circa 11 milioni di pali della luce, il risparmio è esorbitante Chiara Albicocco

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potenziamento eccezionale di intensità, che sarebbe, invece, del tutto inutile durante gli altri giorni. Il lampione segnala autonomamente i propri guasti, riducendo gli interventi di manutenzione ordinaria quando non sono necessari. Ma la vera intelligenza del sistema sta nell’utilizzo del singolo punto luce come strumento polifunzionale: Syra può diventare un hot spot WI-FI per la connessione Internet

pubblica e gratuita a basso costo infrastrutturale; con l’aggiunta di telecamere si trasforma in un dispositivo efficace per la videosorveglianza e, grazie all’installazione di display informativi, diventa un mezzo per la diffusione di informazioni di varia natura (meteo, balneabilità, informazioni turistiche, orari uffici, farmacie aperte, ecc.). Un lampione geo-referenziato può essere corredato di un pulsante rosso di SOS

per inviare ai carabinieri, ad esempio, un messaggio di aiuto in qualsiasi situazione di pericolo e in ogni luogo della città. Il costo complessivo di questo gioiellino tecnologico varia tra i 250 e i 300 euro a lampione a seconda della dotazione richiesta. Gli ingegneri della Umpi però garantiscono che il costo del singolo lampione è ammortizzabile nell’arco di 5 o 6 anni grazie al risparmio energetico che ne deriva dall’uso.

Questo sistema avanzato di telegestione dell’illuminazione pubblica è utile per le amministrazioni che con un solo click possono monitorare lo stato degli impianti, conoscere in tempo reale il dettaglio dei guasti e decidere come intervenire sul singolo punto luce. Tutto questo è possibile grazie all’utilizzo delle onde convogliate che permettono di comunicare con il singolo lampione sfruttando la rete elettrica esistente, senza dover aggiungere nuovi cablaggi. Questa tecnologia si sta diffondendo non solo in Italia, che le ha dato i natali, ma è già presente in 5.000 km di autostrade nel Regno Unito e lungo le strade di tante città a partire da Kuala Lumpur fino a New York, passando per Salonicco. Una curiosità: vengono dalla riviera romagnola anche i lampioni che illuminano la statua del Cristo Redentore a Rio de Janeiro, in Brasile, e de La Mecca, in Arabia Saudita. E se immaginassimo di camminare per le vie delle Smart Cities più “illuminate”, potremmo imbatterci in pali della luce utilizzati come jukebox del terzo millennio, dispensatori di musica e filmati, oppure come punti di ricarica per le batterie di bici e auto elettriche o, ancora, come parchimetro per effettuare il pagamento della sosta. Occhio, c’è anche il rovescio della medaglia: il lampione potrebbe far la spia e inviare il numero di targa agli agenti della municipale se siete in sosta vietata!

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progettualitA’evolute

Smart-rifiuti, uno “sporco” lavoro per l’innovazione Sul tema rifiuti il nostro Paese prova sentimenti contrastanti; se da una parte veniamo sbeffeggiati sulle prime pagine dei rotocalchi mondiali per i quintali di immondizia accantonati ai bordi delle strade, dall’altra facciamo notizia (un po’ meno strillata, per la verità) per grandi opere efficienti come il termovalorizzatore di Brescia o per piccole pensate geniali come la raccolta-punti in discarica. Succede a Pisa, dove l’amministrazione comunale dal 2010 ha introdotto un innovativo sistema di tessera a punti per incentivare la

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Il bello della tecnologia è che può essere applicata anche alle questioni “sporche”, ai problemi più intimi e radicati delle Smart Cities. La gestione dei rifiuti è una di quelle questioni che apparentemente è lontana dal mondo dell’innovazione e che, invece, attinge dalla ricerca e dalle intuizioni tecnologiche gli strumenti per ottimizzare la raccolta, lo smaltimento e il riciclo degli scarti Chiara Albicocco

raccolta differenziata dei rifiuti urbani. La procedura è identica alla raccolta che si fa con i punti accumulati al supermercato. Ogni card, recapitata direttamente a casa, possiede un chip con un numero identificativo e

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ogniqualvolta il cittadino si reca in discarica, accumula punti. Rifiuto ingombrante e pericoloso: più punti sulla tessera. Un kg di abiti vale un solo punto, ma pile usate e farmaci ne fanno guadagnare anche 25. I premi in palio

sono allettanti: si tratta di buoni sconto sul prezzo della Tarsu, la tassa sui rifiuti solidi urbani. Geniale: se riciclo tanto e bene, pago meno tasse. Il primo anno di sperimentazione si è concluso con successo: il pisano più riciclone ha accumulato 19.313 punti per un risparmio totale di 214 euro sulla bolletta-rifiuti. I tre criteri (quantità, tipologia e numero di visite alle stazioni ecologiche) confluiscono poi in un algoritmo matematico che trasforma i punteggi in detrazioni. Ogni cittadino può controllare in qualsiasi momento il proprio punteggio su www.ambiente.comune. pisa.it, può monitorare la


propria posizione in classifica e soprattutto monetizzare il proprio risparmio. Ma gli esempi smart del Bel Paese non finiscono qui. Passeggiando per le vie di Trieste, Padova e Firenze ci si può imbattere nei cosiddetti “cassonetti intelligenti”, bidoni dell’immondizia che comunicano alla centrale operativa via radio e telefono quando sono pronti per essere svuotati, ottimizzando il transito degli automezzi e evitando così viaggi inutili. Come è possibile una raccolta differenziata on-demand? Il cassonetto è dotato di un microprocessore che gestisce e comunica tutte le informazioni acquisite all’unità operativa centrale o direttamente agli operatori sui camion. La raccolta dei dati è effettuata da un sensore volumetrico a ultrasuoni che consente di valutare il livello di rifiuti, da un sensore termico che segnala eventuali

situazioni di incendio, da un accelerometro che registra il numero di conferimenti e da rilevatori di gas che avvisano in caso di tossicità. Non stupitevi, pertanto, se nelle Smart Cities vedrete un netturbino munito di palmare intento a localizzare con il Gps il cassonetto pieno più vicino. E non stupitevi se il netturbino, a un certo punto, è un robot. Non è fantascienza, non è un film della Disney, è la realtà di un piccolo comune toscano, Peccioli (PI). Per due mesi DustBot, il robot spazzino, si è aggirato per le vie del paese e ha effettuato la raccolta dei rifiuti porta a porta. Si è trattato di una sperimentazione, ma i suoi creatori, gli ingegneri robotici della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, si dicono fiduciosi di riuscire ad industrializzare il robottino e di utilizzarlo per un nuovo

modo di fare la raccolta differenziata soprattutto in quei domicili abitati da anziani soli o da persone con scarsa mobilità. Il robot potrebbe diventare nelle Smart Cities un vero e proprio strumento sociale: è costruito in modo tale da poter trasportare pesi e, quindi, potrebbe essere anche impiegato per recapitare la spesa o pacchi pesanti. In una visione futuristica (ma non troppo), il robottino, tornando in centrale potrebbe anche fermarsi all’Ecobank, il bancomat ecologico che in cambio di una bottiglia di plastica usata, elargisce un bonus di 25 centesimi di euro da spendere presso esercizi e supermercati convenzionati. Le macchine riconoscono, grazie ai lettori di codici a barre, la tipologia di rifiuto (bottiglie di plastica o lattine), lo compattano e lo stoccano in appositi contenitori.

Un nuovo sistema di vuoto a rendere che si trova già per le strade di Alessandria, Valenza e Piacenza. Concludiamo con una segnalazione poco tecnologica ma dall’idea innovativa che crea nel cittadino un’attitudine al riciclo intelligente e sistematico: “Rifiuto con affetto”. È un cassonetto trasparente dotato di ante e ripiani nel quale il cittadino può riporre gli oggetti o gli indumenti che non utilizza più e, contemporaneamente, cercare e scegliere quelli lasciati da un altro utente. Si tratta di una sorta di armadio pubblico che raccoglie e rimette in circolazione quegli oggetti vecchi ma ancora utilizzabili. Su www.rifiutoconaffetto.it si possono trovare i punti di raccolta sparsi per l’Italia; si va da Matelica a Bergamo, passando per Gubbio e Venezia.

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PROGETTUALITA’EVOLUTE

POWERLINE, INTERNET A 220 VOLT Collaudato in Alto Adige, l’Internet via elettrica serve attivamente due comuni e ottanta strutture alberghiere. Ma il banco di prova è Brescia, dove gli utenti felicemente convertiti al wireless sono già un migliaio.

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A Brescia si naviga dalla linea elettrica

bresciani che beneficiano di Powerline, la connessione Internet che arriva negli edifici tramite la rete elettrica. Brescia è infatti la prima città italiana completamente coperta da questo servizio, grazie agli accordi fra l’azienda municipalizzata dell’energia e iLight, società specializzata in connessioni Internet su rete elettrica. Il servizio è offerto ai cittadini proprio

Sono già più di mille, fra privati cittadini e piccolemedie imprese, gli utenti

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I cavi della luce, quelli della linea telefonica, l’antenna della tv, il filo della parabola, la prolunga per il microonde. Quali altre diavolerie siamo disposti a far passare dietro il battiscopa della cucina? Ogni volta un buco nuovo, ogni volta qualche centinaio di euro da spendere in allacciamenti e lavori. E se tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno passassero per la linea elettrica? Significherebbe che siete passati a Powerline Davide Coero Borga


dalla municipalizzata che, su richiesta, attiva la linea ad alta velocità a una tariffa competitiva (un po’ più bassa rispetto alle normali Adsl). Insieme alla bolletta per il consumo di elettricità, gli utenti ricevono così un’altra bolletta, per Internet veloce. Nella città di Brescia è attivo inoltre il primo progetto Smart Grid d’Italia, ovvero un sistema integrato per la lettura automatica e il controllo remoto di cabine e contatori del gas e dei contatori del riscaldamento, basato sempre sulla tecnologia Powerline.

Reti elettriche intelligenti: come funziona Powerline La rete elettrica già presente all’interno dell’edificio si può sfruttare per creare una rete Lan e/o per estendere l’attuale. Non è necessaria alcuna opera muraria perché i dati corrono sui cavi elettrici. Da una linea elettrica, si può ottenere una rete dati fino a 100 MBps, con impatto elettromagnetico minimo rispetto al Wi-Fi a cui siamo abituati. Lungo la rete stradale di

distribuzione elettrica sono presenti alcuni armadietti elettrici comunemente chiamati Street Cabinet o Verteiler: al loro interno viene installato il ripetitore Powerline che fornirà il segnale Internet agli utenti che hanno richiesto il servizio a banda larga. In casa basterà collegare alla presa elettrica il modem in dotazione. La tecnologia, anche conosciuta come onda convogliata in MHz, nasce come sistema di telecomunicazione per le aziende di distribuzione elettrica o per le multiutility, ma trova sempre più riscontro anche nel settore della pubblica amministrazione: scuole, municipi, ospedali, cliniche private, centri anziani, e così via.

Le Smart Towns del Trentino Alto Adige A fare da apripista nella sperimentazione sono stati alcuni comuni del

Trentino Alto Adige, come Naz-Sciaves (primo comune d’Italia a essere provvisto di Web tramite rete elettrica) e Moso in Passiria. Ma in queste zone si è andati oltre, grazie agli accordi fra le municipalizzate e Gikispy, la società che fornisce la tecnologia. Il cavo elettrico, infatti, può essere sfruttato con tantissime applicazioni e uno dei settori più promettenti è quello che riguarda l’efficienza energetica nei grandi edifici o negli enti pubblici. Si collegano, cioè, fra loro gli impianti tecnici degli edifici e si è in grado di monitorarne i costi e i consumi, risolvendo il problema del dover creare una rete informatica che tenga d’occhio tutte queste informazioni. Ma non è tutto: Powerline può rappresentare anche la strada più breve e tecnicamente indolore per tutti quegli hotel che abbiano la necessità di installare Internet nelle stanze dei loro ospiti: in una giornata, senza far passare nuovi cavi, la rete è pronta e attiva a ogni presa elettrica; nel solo Alto Adige, circa un’ottantina di alberghi sono già stati collegati al Web con questa modalità. Videosorveglianza urbana, trasmissione dati delle cabine MT/BT per telecontrollo e telelettura, videocontrollo delle cabine, distribuzione Internet e fonia (Voip) sono altre delle applicazioni possibili per valorizzare la rete distributiva elettrica. Un caso che ne riassume tanti? Quello della pubblica illuminazione.

L’illuminazione pubblica diventa intelligente I punti di illuminazione pubblica nelle città sono tanti, collocati in luoghi strategici e collegati alla linea elettrica. Anche in questo caso, la rete elettrica può diventare rete informatica, con enormi capacità installative e risparmio infrastrutturale. Parliamo di EcoSmartGrid: lampioni che possono essere telecontrollollati e telegestiti, attuando iniziative di risparmio energetico capaci di ridurre l’intensità della luce in base al tipo di strada e alla fascia oraria. Oltre ad abbattere i costi dei comuni, i singoli pali vengono resi intelligenti e attivi e possono potenzialmente ospitare sistemi di videosorveglianza, così come pannelli a messaggio variabile (informazioni sul traffico, turistiche o pubblicitarie), accessi Wi-Fi, punti ricarica per l’e-mobility, rilevamento di inquinamento acustico e ambientale. Il presupposto? Tutto ciò che è collegato alla rete elettrica è gestibile. Gli esempi di installazioni già attive in Italia hanno evidenziato risparmi energetici annui compresi fra il 40 e il 50 per cento. Alcuni casi singoli? Vibo Valentia 49 per cento, Imola 42 per cento, Firenze 42 per cento. Nel complesso, sono oltre 73.000 i punti luce installati in Italia, con un risparmio che, nel 2009, è stato di 15,8 milioni di kWh, pari a 1,7 milioni di euro. Guardando al risvolto ecologico, essi si traducono in 3.400 tonnellate di CO2 in meno nell’atmosfera.

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progettualitA’evolute

Ambulanze smart e nanomateriali Dall’esigenza della Centrale Operativa 118 di MilanoNiguarda, che fronteggia un costante aumento del numero di missioni delle ambulanze, nasce il simulatore interattivo della flotta, che consente di sfruttare nel modo migliore e più efficace possibile i mezzi di soccorso disponibili in ogni momento e con la massima copertura del territorio. Il sistema è stato messo a punto a Crema nel laboratorio

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Le idee più smart e innovative derivano spesso da una diretta richiesta di intervento da parte di un determinato contesto sociale Chiara Albicocco

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di ricerca operativa “OptLab” dell’Università degli Studi di Milano, coordinato dal professor Giovanni Righini. L’interfaccia grafica del simulatore consente agli operatori della centrale di assegnare con un solo click il nuovo incarico alle ambulanze libere oppure di dirigerle presso apposite aree di parcheggio, così da averle sempre a disposizione. È anche possibile ri-direzionare un’ambulanza già in viaggio assegnandole una missione di maggiore priorità. Il simulatore è basato su dati

storici, desunti dal database delle missioni archiviate in passato, e su dati geografici. Le mappe stradali utilizzate dal sistema servono per calcolare i percorsi più brevi e veloci, segnalando le manovre vietate e i vincoli di viabilità ordinaria. Il software consente di impostare i parametri generali del sistema (numero delle ambulanze, velocità media, data e ora del giorno da simulare) e fornisce il valore di alcuni indicatori di prestazione critici, come i tempi medi e massimi di


attesa per ogni categoria di chiamata (codici rosso, giallo e verde). Quando funziona in modalità online il software si alimenta con i dati aggiornati in tempo reale nel database della centrale e suggerisce istantaneamente agli operatori le scelte ottimali per rispondere alle chiamate. Il sistema possiede anche una modalità offline che permette comunque agli utenti di simulare situazioni ipotetiche critiche per l’addestramento del personale e di studiare “a tavolino” come fronteggiare emergenze particolarmente impegnative. Il simulatore funziona anche come “pilota automatico”, riesce cioè ad automatizzare completamente il processo decisionale di allocazione delle missioni in momenti di particolare congestione o di insufficienza di personale. Risultati preliminari

sull’efficienza di tale sistema mostrano che, grazie a questo tipo di supporto decisionale, è possibile ridurre sensibilmente il tempo di attesa delle ambulanze e assistere i casi più gravi (codici rossi) in meno di otto minuti, che è la soglia prescritta dalla legge. Anche la tecnologia a bordo dell’ambulanza ha un ruolo primario nell’efficienza e nell’ottimizzazione dell’uso di questi mezzi di soccorso. È stata da poco brevettata e distribuita la prima ambulanza antibatterica al mondo, che, grazie ai nanomateriali con cui è costruita, si auto-sterilizza e non necessita di essere sottratta al servizio per numerose ore a causa della pulizia routinaria. Ribattezzata Pure Health, questa ambulanza è frutto del lavoro della società di Prato Next Technology Tecnotessile, con capitale di aziende private

e per il 40% di proprietà del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur). «Si tratta di materiali antibatterici – ci spiega l’ingegnere Solitario Nesti, direttore della Next Technology Tecnotessile – leggeri e ad alta resistenza, usati anche per altre applicazioni come i caschi per le moto, gli sci e gli alettoni delle Ferrari. Nel caso dell’ambulanza, sono stati realizzati con procedimenti particolari che utilizzano nanoparticelle di titanio. Una volta stimolate da una luce con lunghezze d’onda particolari (l’aspetto è identico al neon), queste particelle attivano una reazione fotocatalitica che uccide i batteri presenti o ne impedisce la crescita». Si tratta, in pratica, di un processo in cui una sostanza, detta fotocatalizzatore, attraverso l’azione della luce (naturale o artificiale) modifica la velocità di una reazione chimica. Il biossido di titanio – in forma di anatasio – rappresenta il fotocatalizzatore più comune: ha un basso costo, un’elevata efficienza ed è

del tutto atossico. A seguito di esposizione alle lampade montate nell’abitacolo dell’ambulanza, il titanio produce Specie Reattive all’Ossigeno (Ros), che reagiscono con le sostanze organiche, producendo sostanze inorganiche non tossiche. I metodi attuali di sterilizzazione fanno uso di ozono o di insetticidi, ma richiedono una procedura più lunga, durante la quale non è possibile usare l’ambulanza. Questo nuovo materiale catalitico, invece, garantisce l’igiene costante delle superfici in qualsiasi momento del loro utilizzo. Sono una decina i mezzi auto-sterilizzanti già in circolazione tra la Toscana e la Lombardia. Le infezioni batteriche sono, in effetti, uno dei principali problemi sociali da sempre, con pesanti riflessi sulla sanità, sull’economia e soprattutto sulla qualità della vita dei cittadini. Chissà che prima o poi questi nanomateriali vengano impiegati anche sui mezzi pubblici, nelle scuole e negli ospedali. Sarebbe davvero smart.

CO2 + H2O

TiO2

Composto Organico + H2O +O2

Fotocatalizzatore

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progettualitA’evolute

Smart Cities a portata di smartphone Bastano lo smartphone e una rete Wi-Fi per poter usufruire di guide virtuali e sentieri digitali, grazie ai tag bianchi e neri che scandiscono il percorso di tante città, affissi su strade, lampioni, insegne o cestini. Turisti e cittadini non devono far altro che inquadrare il codice bidimensionale – chiamato appunto QR code – con il

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Vi siete smarriti per le calli veneziane, nei musei di Bologna o nei pressi della Mole Antonelliana e volete sapere davanti a quale monumento siete approdati? Nessun problema, cercate i QR code Davide Coero Borga

proprio dispositivo mobile per riceverne in cambio video, link e informazioni sul punto di interesse in cui si trovano.

Cos’è un QR code QR è l’acronimo di Quickly Response, ovvero risposta rapida, ed è l’evoluzione di un codice a barre. Si presenta come un quadratino bianco e nero (bidimensionale) con una matrice di puntini che può essere letta da smartphone e altri dispositivi

mobili, tramite fotocamera, connessione Internet e grazie a un apposito software di lettura. All’interno del QR si trovano varie informazioni, link o video. Per ottenerle basta avvicinare lo smartphone all’oggetto taggato e inquadrare il codice: il programma di lettura (da scaricare o già incorporato nel dispositivo mobile), decodificherà il contenuto e lo renderà in formato digitale. L’impiego dei codici a barre 2D sta facendo breccia nelle abitudini d’uso degli utenti, permettendo un punto di contatto tra il mondo reale e quello virtuale e accorciando la strada fra i dispositivi mobili e i contenuti della Rete. Dal momento in cui a un pezzo di carta o a un oggetto viene applicato un link, attraverso un QR code, esso porta con sé altri contenuti, per mezzo di Internet: anziché condurre l’utente a una pagina Web, è come se il contenuto della Rete fosse portato al fruitore, venendosi così a creare un connubio tra reale e virtuale.

A Venezia il progetto pilota: TagMyLagoon Il capoluogo veneto è stato il primo comune italiano a offrire ai propri abitanti

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– e al flusso inesauribile di visitatori – i contenuti in mobilità QR code. L’iniziativa ha preso il nome di TagMyLagoon: la città è stata cioè disseminata di piastrelline bianche 15x15 (contraddistinte dal logo dell’iniziativa) che segnalano i punti di interesse e sono decifrabili con i sistemi operativi Android, iOS e alcuni modelli Wi-Fi Symbian, scaricando l’apposita applicazione. Agganciati all’arredo urbano, i tag sono leggibili anche di notte o in condizioni di scarsa luminosità, conducendo i turisti alla scoperta del patrimonio artistico, ma arricchendo anche l’esperienza di chi a Venezia già abita e magari vuol conoscere qualcosa di più sulla storia della propria città e sugli itinerari meno battuti. Da Piazzale Roma, ai Giardini Papadopoli, da Campo Nazario Sauro alle

fondamenta San Simeon Piccolo, l’esperienza di TagMyLagoon – disponibile in italiano e in inglese – ha aperto nuovi scenari tecnologici ai visitatori, in una città che, solo nel periodo estivo, accoglie quasi due milioni di turisti. Vissuto come un gioco interattivo e divertente, oltre che utile e user-friendly, il progetto ha poi misurato la propria validità grazie al feedback diretto da parte del 5 per cento degli utilizzatori ed è stato di volta in volta esportato in altre città italiane. TagMyLagoon è stato anche abbinato a Cittadinanza Digitale, iniziativa del comune di Venezia per consentire l’accesso alla Rete tramite gli hotspot pubblici, dedicata a chi vive a Venezia, ma anche ai city-users, cioè ai lavoratori o agli studenti che svolgono la propria attività in Laguna.

Rivoluzione hi-tech per il turismo: altre esperienze Dopo Venezia, anche Padova punta all’innovazione turistica con un programma di percorsi assistiti, dotati di aree Wi-Fi, cartelloni con codici QR e possibilità di acquistare biglietti via sms. Fra le idee in cantiere, prenderà vita anche una cabina ultrasensoriale capace di accogliere una ventina di turisti alla volta, dove saranno proiettate animazioni a 360 gradi, filmati in 3D, informazioni e ricostruzioni, per mostrare tutto ciò che la città ha da offrire. Anche fuori dal Veneto, gli esempi di come la tecnologia lavori sempre più in simbiosi con i luoghi d’arte sono molteplici e in continuo aumento: Pontinia, Benevento, Tarquinia, Terni, Ravenna, Forlì e Alghero sono solo alcune delle città che offrono o offriranno in

futuro itinerari virtuali grazie ai codici QR. A Bologna, oltre al progetto di tag per le vie della città, gli smartphone possono diventare anche delle vere e proprie audio guide, per mezzo dei codici disseminati in oltre 200 opere dei musei civici, contenenti file audio. A Torino, invece, i QR code sono già stati superati e le informazioni in mobilità sono racchiuse in quadratini colorati, affissi presso il Museo Egizio, quello del Cinema, a Palazzo Madama e in tutti gli altri luoghi di interesse del capoluogo piemontese. La tecnologia sperimentata – per la prima volta in Italia – è quella di Microsoft Tag, codici a barre di tipo Hccb (High Capacity Color Barcode) che permettono di codificare, nello stesso spazio, un maggior numero di informazioni rispetto ai QR code.

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progettualitA’evolute

Viaggiare informati(zzati) Vi sarà già capitato, in una giornata piena di appuntamenti, di mettervi al volante e chiedervi: qual è la strada più veloce per raggiungere un certo posto? Non sempre la più breve è la più rapida in termini di tempo. La tangenziale è quasi sempre una scorciatoia, ma in certe

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fasce orarie può trasformarsi in un inferno di veicoli fermi in coda. Le vie del centro sono anche peggio. In questi casi, per decidere, un guidatore si affida all’esperienza e, per così dire, al proprio istinto. Un bravo tassista, per esempio, non si limita a tener conto della lunghezza del percorso, ma valuta anche orari, direttrici trafficate ed

La gestione delle flotte aziendali ai tempi del 2.0. Accelerare le consegne quotidiane di un corriere, scegliere il percorso più breve per la raccolta rifiuti nell’area metropolitana, rendere più efficiente il rifornimento delle vending machines. Quando la complessità aumenta l’informatica può dare un contributo decisivo Davide Coero Borga

eventuali lavori in corso. Quando però, invece di un singolo veicolo, ci troviamo a doverne gestire molti contemporaneamente – e che devono in qualche modo coordinarsi tra loro – come possiamo fare? In questi casi, quando cioè si vuole affrontare il problema a livello di sistema, emerge il cruciale ruolo dell’informatica.

Ordine in caduta libera La capacità gestionale dei sistemi complessi – tipica dell’informatica sviluppatasi nell’ultimo decennio – ci rende capaci di rispondere rapidamente a problemi articolati e con un sistema di variabili che cambia continuamente. Il primo caso che viene in mente è quello di una flotta di corrieri, ognuno dei quali

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deve distribuire diversi pacchi. È noto che la soluzione al problema del commesso viaggiatore – ovvero come sia possibile raggiungere una serie di destinazioni percorrendo il più breve tragitto possibile – non è risolvibile analiticamente nemmeno nel caso di un solo commesso. Non parliamo di una flotta. Ancora più complesso è il caso in cui una flotta di veicoli debba rispondere a condizioni che mutano continuamente: un esempio emblematico ne è la raccolta dei rifiuti, ma anche il rifornimento delle vending machines (le macchinette che distribuiscono bibite e snack). In queste situazioni si aggiunge un ulteriore fattore di complessità: il problema del run time. Come faccio a star dietro a un evento che cambia continuamente? Come posso stabilire un programma di rifornimenti in tempo reale, riducendo i chilometri da percorre senza rischiare che qualcuno dei distributori automatici rimanga sguarnito? È un po’ come mettere ordine su un vassoio che sta cadendo a terra.

Informazioni in viaggio Flotte aziendali di questo tipo vengono gestite misurando continuamente quello che

succede sul campo e pianificando di conseguenza gli adattamenti da apportare al percorso dei veicoli. Facciamo qualche esempio concreto: diverse realtà del settore si affidano a sistemi informatici anche molto complessi che non si limitano a indicare le rotte migliori per il parco veicoli, ma vanno ad intervenire sulla distribuzione ottimale dei punti di raccolta sul territorio. È il caso della raccolta dei rifiuti. Un esempio di distribuzione diversa è quella di quotidiani e riviste, dove l’aspetto logistico è sicuramente preponderante. In questo caso, dietro l’offerta di prodotti, c’è una rete anche piuttosto complessa di distribuzione e di raccolta. Ci sono fondamentalmente due ordini di problemi: da una parte bisogna ottimizzare il percorso dei mezzi ed eventualmente ridurre il numero dei veicoli in circolazione, dall’altra c’è l’urgenza di controllare precisamente i tempi di arrivo della merce perché qualora il distributore non li rispetti può incorrere in penali molto onerose. In questo caso un sistema informatico è di estremo aiuto perché consente non solo di ottimizzare i percorsi, ma di monitorare in tempo reale l’uscita della merce dai

poli di produzione e l’arrivo della stessa nelle sedi di distribuzione. Il caso dei distributori automatici, invece, prevede un adeguamento dei movimenti in funzione di esigenze che continuano a cambiare. Il percorso dipende da cosa succede sul campo. Più informazioni si riescono a raccogliere attraverso una sensoristica distribuita sul territorio, più velocemente si possono calcolare le tratte convenienti. Di fatto si raggiungono economie che variano dal 3-5 per cento fino a un margine di risparmio del 30 per cento.

Carburanti alternativi L’Unione Europea ha deciso che entro il 2020 il Vecchio Continente dovrà ridurre le emissioni di gas serra del 20% e incrementare della stessa percentuale il consumo di energia da fonti rinnovabili. Un obiettivo che coinvolge in pieno il settore auto, da sempre considerato determinante per diminui­re l’inquinamento. I carburanti alternativi (metano, bioetanolo, biodiesel, in attesa dell’idrogeno) dovranno diventare di uso comune. Torino ha già investito 25 milioni di euro per il rinnovo del parco veicoli del Gruppo Torinese Trasporti con l’acquisto di 100 autobus a gas naturale.

Investire sulle flotte Essere al passo con i tempi sul piano delle scelte energetiche più avanzate della logistica, della sicurezza e della tecnologia di bordo, vuol dire anche decidere una propria politica di ricambio del parco auto aziendale (acquisto, leasing o noleggio) in base alle indicazioni provenienti dal fisco. Queste indicazioni sono al centro della riflessione delle aziende, dei noleggiatori e dei fleet manager, al fine di abbattere i costi di gestione e ottimizzare la resa nel tempo della propria flotta di auto o di veicoli commerciali.

Sicurezza per parchi auto Gli antifurti satellitari e i sistemi Rfid (Radio Frequency Identification) stanno diventando sempre più familiari. Una delle loro applicazioni più importanti – oltre alla localizzazione – è la possibilità di gestire un parco auto a distanza: grazie alla telematica, infatti, il noleggiatore o il manager può verificare che un veicolo venga mantenuto in buone condizioni da chi lo utilizza.

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progettualitA’evolute

Strade Smart, un percorso possibile Chiaramente i centauri internauti fanno riferimento alle sensazioni che la strada provoca a chi la percorre sulle due ruote sopra i 100 km orari. Invece, la verità risiede nel fatto che la strada, l’asfalto propriamente detto, può in realtà trasformarsi in fonte di vita, vale a dire, generare l’energia di cui abbiamo bisogno nel quotidiano.

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Le strade delle Smart Cities devono anche essere in grado di recuperare l’acqua piovana da destinare all’irrigazione ed essere capaci di ridurre l’inquinamento prodotto dai veicoli. A queste potenzialità stanno pensando gli esperti di Total Tool, società milanese impegnata nella gestione dell’innovazione. «Stiamo valutando – ci spiega Stefano Boldorini, direttore business di Total

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La strada non è una semplice striscia di asfalto, ma diventa fertile terreno per le emozioni, per la vita. Una frase che ricorre spesso in rete, tra i blogger motociclisti. Enfatica sì, ma un po’ di verità c’è… Chiara Albicocco

Tool – con Anas, gestore della rete stradale ed autostradale italiana, l’implementazione di un sistema completamente intelligente su alcuni tratti stradali italiani idonei alla sperimentazione. Anas sta lavorando per rendere la rete stradale il più possibile efficiente e a basso impatto». Bisogna pensare alla strada come a un luogo che può ospitare risorse tecnologiche diverse in relazione


ai differenti territori attraversati. Facciamo alcuni esempi. In un tratto di strada costeggiato da alberi o da un’area verde, la strada dovrebbe essere affiancata da specie arboree capaci di assorbire le sostanze inquinanti emesse dalle auto in transito: tra gli alberi più indicati ci sono i platani, i tigli, i lecci, i pini e le acacie; tra le piante a dimensioni ridotte ci sono l’edera, l’aloe, l’anturio e il ficus benjamina. La distesa di asfalto che, invece, attraversa i centri abitati dovrà essere limitata da barriere intelligenti, in grado di abbattere l’inquinamento sia sonoro che ambientale. Gli ingegneri di Total Tool propongono barriere protettive rivestite di pannelli fotovoltaici, efficaci contro i rumori ma anche produttori di energia pulita. Ai bordi della strada potrebbero essere istallate pensiline a panelli che potrebbero diventare il punto di rifornimento per veicoli elettrici. Addirittura, potrebbe diventare presto realtà la possibilità di produrre asfalti con mescola fotovoltaica. Il manto stradale delle nostre città potrebbe trasformarsi in un lunghissimo pannello fotovoltaico e noi avremmo risolto qualsiasi questione energetica relativa all’illuminazione pubblica. Questo tipo di applicazione non è così lontana dalla realtà, infatti, la società americana Solar Roadways, in collaborazione con l’ente autostradale degli Stati Uniti, sta progettando un modulo fotovoltaico da istallare sulle strade. Se

si calcola che ogni modulo riceve una media di 4 ore al giorno di insolazione, per un’efficienza del 15 per cento, si potrebbe ottenere una quantità di energia pari a 7,6 kWh. Una volta immagazzinata, questa elettricità potrebbe essere immessa nella rete pubblica. Ma come può un pannello sostenere il peso di auto e camion? Gli ingegneri della Solar Roadways ci hanno già pensato: hanno adattato la tecnica della costruzione dei vetri antiproiettili al pannello stradale e hanno inserito migliaia di minuscoli prismi per ovviare al problema dell’attrito e della mancata aderenza su una superficie troppo liscia. Anche le gallerie urbane potrebbero essere sfruttate come fonte di energia eolica. All’interno dei tunnel infatti si formano correnti d’aria fortissime, che, sapientemente catturate (soprattutto nei punti di

entrata e uscita dove il flusso d’aria è più forte), potrebbero fornire energia per l’illuminazione del tunnel stesso o per incrementare la rete locale. L’idea, già in fase di progettazione presso la Total Tool, prevede l’installazione di dispositivi composti da lamelle fissate ad un perno rotante. L’utilizzo delle pale tradizionali infatti risulterebbe troppo ingombrante e ridurrebbe la visibilità dei veicoli in transito. E che dire dell’idea innovativa di inserire nell’asfalto delle parti movibili che, una volta investite dal peso delle autovetture, si spostano (senza creare fastidi per l’auto) e generano energia? La deformazione meccanica di alcuni materiali genera un campo elettrico che può essere sfruttato per produrre energia luminosa; il fenomeno si chiama effetto piezoelettrico. Questo tipo di tecnologia è già in uso in

molte città, con applicazioni davvero diversificate: dalle discoteche (a Rotterdam), alle palestre (in California), passando per l’underground londinese arrivando fino ai marciapiedi giapponesi. Per ogni passo di una persona, di almeno 60 kg, i sistemi piezoelettrici riescono a generare 0,5 kWh. Pensate a quanta energia si potrebbe produrre sulle strade delle nostre città attraversate dalle auto e dai pedoni in ogni ora del giorno e della notte. Infine, un importante progetto innovativo potrebbe finalmente approfittare della risorsa energetica geotermica del nostro Paese. Scendendo di pochi metri sotto la superficie stradale si trovano infatti gradienti termici molto elevati; con specifiche pompe di calore si potrebbero sfruttare queste differenze di temperatura per raffreddare o scaldare gli edifici. La strada potrebbe, in questo contesto, svolgere un ruolo importante: si pensi ad un manto edificato a strati con proprietà isolanti, che aumentino le differenze termiche tra superficie e sottosuolo. Tutte insieme queste innovazioni potrebbero rendere la strada un vero e proprio strumento in grado, da un lato, di produrre energia pulita e, dall’altro, di ridurre l’inquinamento.

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La cosa piÚ bella del futuro è che arriva un giorno per volta (Abramo Lincoln)

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