questo viaggio, svolto nel aprile 2017, è nato ascoltando i racconti di viaggio del capitan lollo, senza nessun intento di compiere una grande impresa, allo stesso modo nasce questo diario, senza pretese, più per ricordare che per raccontare. abbiamo percorso un totale di 454km in bicicletta partendo da fiume per arrivare a spalato, percorrendo principalmente la strada costiera.
“THE GREAT RIDE IN THE COUNTRY OF BUREK” - il giorno tanto atteso - la scoperta del burek - sleeping on the edge of zavratnika - vei fora da quel’incubo - the looser day - rest day in zadar - il tappone - mandron de senilità a krka - lo spiaggiamento e gli aretini - road to split - the long way home
23/04 RIJEKA-SMRIKA 34km
“IL GIORNO TANTO ATTESO” becco dennis a villazzano e scendiamo in città, carichi a mille cominciamo a prendere le misure con le biciclette cariche. saliamo sul treno senza difficoltà, cambiamo a verona, verso mestre, a vicenza il treno si riempe a dismisura chiacchiero con un tizio che ha una gravel niente male e ci chiede dove andiamo. a mestre cambiamo per trieste, cominciamo a stufarci, finche in friuli il paesaggio cambia e passiamo l’ultima parte del viaggio impazienti in piedi stampati contro i finestrini. trieste sembra punk, degradata e con palazzi abbandonati a se stessi, incontriamo lollo e la gayna sale. rubiamo 2 piccoli elastici con gancetto che fissano in parte un cartellone pubblicitario, fondamentali in futuro. beviamo un birra nel bar della stazione che pare uscito direttamente da bar sport di benni.
stradine secondarie in salita. mi rendo subito conto di dover staccare gli altri per tenere il mio ritmo, abbiamo rapporti diversi, per ora “go gamba” beviamo un’altra birra, costa pochissimo.
facciamo il biglietto della corriera e la ragazza ci conferma che non avremo problemi per caricare le bici.
decidiamo di campeggiare in una bassa boscaglia vicino al bivio per otok krk. la strada è vicina e traffica ma il posto è ben appartato e quasi non si sentono le macchine.
arriva la corriera, l’autista, un armadio ingrugnato, parla solo croato e ci guarda subito male. dice che non c’è posto. i vari vani baule sono quasi tutti vuoti. grazie a 2 ragazze che parlano il croato riesce a farci spillare 20€ per ogni bici, paghiamo e saliamo, passiamo un altra ora di viaggio guardando il paesaggio e scherzando sull’autista. scendiamo a rijeka, birra di rito e finalmente saliamo in sella. grazie al gps da capitano di lollo percorriamo
vorrei accendere un fuoco ma non mi lasciano, si rompe un gancio della sacca di dende, smadonnamenti, si risolve con uno di quei piccoli elastici rubati. mangiamo buste di zuppa pronta, 9 porzioni in 3. sfodero subito la thermos di the caldo e la bottiglietta di rum che finisce subito. la croazia pare già uno zinghenodromo, copertoni, macchine abbandonate, distrutte o smontate. però è tutto bello, siamo zingari anche noi.
24/04 SMRIKA-SENJ 57km
“LA SCOPERTA DEL BUREK” nella notte mi sveglio e mi accorgo che il materassino che credevo di aver aggiustato si sgonfia un pò, ogni 3 ore gli do una rigonfiatina. partiamo quasi digiuni e ci fermiamo a fare colazione in un paesino semi fantasma. beviamo un cappuccino, il primo di una lunga serie. facciamo un po di spesa in un minuscolo market, è qui che proviamo il primo burek, altro caposaldo del viaggio. io, completamente a caso, decido di prendere un fagottino in pasta filo avvolto poi a ciambella, la commessa prova a spiegarmi cosa contiene, ma non ci capiamo, lo prendo comunque e anche il capitano, con quello c’è uno yogurt omaggio. ci sediamo e mangiamo banana musli yogurt e burek, scopriamo che fritto e ripieno di carne e cipolla, è un pò pesante per le 9 del mattino, ma molto buono. percorriamo strade vecchie, deserte, pedonali che costeggiano la costa, ad un certo punto ci troviamo anche su ghiaia in cui sprofondano le ruote, fun! passiamo per punti in cui le case sono degradate, abbandonate o costruite a metà. il tempo è coperto e fa abbastanza freddino. per sbaglio scatta la prima pausa birra alle 10:30 di mattina, deleteria. torniamo sulla strada magistrale che va in linea retta per un pò e poi segue le insenature della costa, ci sono camion e corriere e non è bellissimo. pranzo a base di buste knor sul lungo mare di un altro paesino fantasma in cui siamo scesi in cerca di un market che non c’è. spingiamo le biciclette sulla corta ma ripidissima stradina che risale sulla magistrale.
continuiamo a pedalare, ci fermiamo per la pausa birra pomeridiana in un ristorante/bar arredato e costruito in maniera così trash che ci ricorda gardaland. arriviamo a senj dove sappiamo esserci un campeggio aperto e decidiamo di fermarci. facciamo spesa ad un grosso konzum dove c’è una barista bona, compriamo pane avocado pomodori e mortadella, krapfen da 3 kune l’uno, un altra bottiglia di rum, vino e altro cibo. tra la barista e il prezzo dei krapfen lollo ha ben chiaro dove si farà colazione domani. il vento ha tirato in direzione contraria tutto il giorno rendendo la pedalata faticosa, il sole è stato coperto quasi tutto il tempo. piantiamo la tenda, doccia, e ci sediamo a bere una bottiglia di vino sostituendo la toppa sul mio materassino. metto un sasso sulla toppa per farla incollare per bene e per stanotte dormirò su strati di vestiti. si esce per la prima cena fuori, ma ci facciamo abbindolare dal cameriere, mangiamo una tanto pessima quanto abbondante grigliata di carne con patatine. ho il culo irritato e spero non mi dia troppo fastidio nei prossimi giorni, nel dubbio compro, con vergonga, una crema per il culo dei bambini.
25/04 SENJ-ZAVRATNIKA 50km
“SLEEPING ON THE EDGE OF ZAVRATNIKA” le previsioni mettono pioggia ma ci svegliamo con il vento che ha spazzato tutto più a nord, c’è il sole. facendo i bagagli mi accorgo che il materassino non si è aggiustato, capisco che posso dirgli addio per il resto della vacanza. colazione a bomboloni e cappuccino e partiamo carichi, oggi ci aspetta una tappa “in salita” pedaliamo lungo la costiera, non c’è nulla, “case” vuote e ristoranti chiusi, un allevamento di grifoni abbandonato con le gabbie sfondate, sembra jurassic park. ci fermiamo a pranzare “sul passo” a pane e avocado e pregustiamo la discesa. la discesa è molto lieve, c’è il vento e tocca comunque pedalare parecchio, il sole picchia. riempiamo le borracce in una casa che batte bandiera croata con un proprietario antipatico, nell’acqua c’è della terra, dev’essere acqua a raccolta piovana. dopo 20km troviamo un distributore aperto che vende bevande fresche e beviamo 2 birre al sole seduti su un muretto a fianco alle pompe. intorno non c’è nulla. siamo al bivio per zavratnika, un “fiordo” parco naturale con relitto affondato di nave tedesca della II° guerra mondiale. se ne andavano al mare anche durante la guerra sti tedeschi. scendiamo una sterrata ripida verso il fiordo convinti di passare la notte li, abbiamo fatto il pieno di acqua. arriviamo ad un punto panoramico incredibile sopra al mare e decidiamo di fermarci li per goderci tutto il sole possibile visto che giù è già in ombra.
beviamo l’ultima birra e ci godiamo un lungo tramonto psichedelico dai colori splendidi. lo spazio orizzontale disponibile è quello di 2 tende, decidiamo di montarne 1 sola, mangiamo una pasta e si rialza il vento, in lontananza nuvoloni neri promettono tempesta, come da previsioni. tutto a un tratto dormire li sembra una pessima idea, ma è tardi siamo stanchi e non abbiamo alternative. ci chiudiamo in tenda dopo averla zavorrata abbondantemente e aspettiamo il diluvio che non arriva, sotto gli strati di vestiti sento la mancanza di materassino, i sassi mi si piantano nella schiena. il vento gonfia la tenda facendo sbattere rumorosamente i teli e quasi non dormo. in ogni caso il posto incredibile mi ripaga della scomodità.
26/04 ZAVRATNIKA-BARIC DRAGA 55km
“VEI FORA DA QUEL’INCUBO” finalmente è mattina, è tutta la notte che aspetto. smontiamo il campo e facciamo colazione con poca frutta secca, qualche barretta e del the caldo. il prossimo punto civilizzato dove lavarsi e fare una seconda colazione è a 30km. spingiamo le biciclette su una strada che rispetto a ieri è diventata ancora più ripida. pedaliamo ancora controvento tra rottami di macchine e scorci molto belli, qualche “paesino” completamente fantasma. ogni tot ci sono cartelli artigianali che pubblicizzano posti aperti, che ovviamente si dimostrano sempre chiusi. sfiniti arriviamo a karlopag dove come prima cosa ci spariamo un cappuccino.
la propietaria di casa non parla inglese o italiano ma si fa capire a gesti, contrattiamo, dormiremo in 3 in un matrimoniale.
facciamo la spesa e finisce che ci mangiamo una buona quanto necessaria pizza. vado al bagno, cago, mi lavo faccia, mani, braccia collo, culo e “vegno fora da quel incubo”
poi arriva suo marito, sui 60, parla bene l’inglese, chiacchera un po con noi, è stato un marinero dice. ci assicura che il vento tirerà contrario fino all’arrivo della pioggia.
ripartiamo sempre controvento in salita lieve, incontriamo solo un pastore con un caprone e una vecchia che vive sperduta col suo cane legato alla catena, il cane abbaia ai pchissimi passanti e lei esce a vedere.
ci facciamo una doccia, un aperitivo grezzo con una karlovatchko da quasi 2 litri (lollo la decreta subito best buy della vacanza) poi cuciniamo un riso con piselli e rosmarino dell’orto, il trucco dello chef è quello di avere padelle piccole in cui l’acqua non basta mai e da un riso bolito a un risotto il passo è breve.
altro tratto in discesa dove dobbiamo pedalare, comincia a farmi incazzare. il capitano ci stacca, io provo a stare al suo passo , l’unico risultato è che pedaliamo tutti da soli. passiamo un paese più che fatasma dall’aspetto militare, il cimitero è la cosa più grande e tutti gli abitanti stanno li. il tempo peggiora, comincia pure a piovigginare, decidiamo di fermarci in una camera prima del campeggio previsto.
teniamo alto il morale nonostante io sia sfinito, verso le 11 necessito di stare orizzontale, riesco a russare ancora prima di addormentarmi, sento le voci degli altri che si lamentano, ma non mi accorgo di russare.
27/04 BARIC DRAGA-DRAGA 30km
“THE LOOSER DAY” la notte passata su un materasso vero si fa sentire, sono riposato. partiamo contro il solito vento e comincia a piovere quasi subito, lo sapevamo. pedaliamo sotto l’acqua fino a starigrad. canto a squarciagola sotto l’acqua, i pochi passanti mi prendono per matto. a starigrad pensiamo di prendere una corriera per zadar, per evitare l’acqua ma soprattutto per recuperare il ritardo e riuscire a visitar un po le città e il parco di krka. passa la prima corriera, stessa scenetta di trieste, capiamo in fretta che prendere un bus non è cosa. ci concediamo un pranzo in un posticino abbastanza brutto e asettico dove pero ci asciughiamo e mangiamo inaspettatamente bene. zuppa calda ai funghi, sepiolite grigliate con patate lesse, biette super cariche di aglio, caffè e birrone da mezzo, il tutto per meno di 20€. best buy. la gentilissima cameriera ci vede un pò sperduti e ci dice che se vogliamo ci chiama un taxi-van, discutiamo un pò e capiamo che è l’idea migliore. mezzora di taxi con un autista che purtroppo non parla inglese, ma è gentile, ci offre caramelle e ascoltiamo musica anni 80, 60km, 3 persone e 3 bici, meno di 60€. arrivati a zara decido di concedermi un materassino nuovo da decatlon che ho visto poco prima dal taxi. troviamo una bomba di ostello in centro, chiudiamo i nostri destrieri in cantina, doccia e usciamo, siamo ben decisi a prendere col piede giusto il rest day di domani per cui è prevista pioggia forte,
il meteo e tutti i local confermano che dopo la pioggia il vento calerà, e addirittura comincerà a soffiare a favore. giriamo per il lungo mare e per i vicoletti, riprende a piovere a catinelle, il che ci obbliga a rintanarci sotto il tendone del primo bar che capita, prendiamo una birra da mezzolitro a 2€ e capiamo ben presto che la nostra serata sarà un tour de bar. ci accorgiamo subito che c’è una sproporzione in fatto di ragazze, gironzolano gruppetti di ragazze a profusione, universitarie, stimiamo un rapporto di 7 su 10, ci domandiamo come sia possibile e facciamo peoplewatching (cit lollo) sorridenti. alla terza mangiamo un panino coi cevapcici dalle dimensioni esagerate che si rivela una mazzata quasi indigeribile, ma ne fen omeni e ghe beven dreo. dopo un vino in un locale decisamente troppo pettinato per noi finiamo nella “scaletta” di zara, il capo ha un chimono nero e porta un cappello a cono in paglia da cinese, qua cantano, zigano, battono sul bancone, alcuni personaggi di mezza età suonano un minuscolo djembe e una washing board, dopo un bicchiere cominciamo a cantare a caso e suonare il posacenere, roviniamo un pò l’atmosfera ma i local sembrano divertiti e convinti delle nostre abilità di improvvisazione musicale. gironzoliamo ancora un pò e torniamo in ostello verso le 2.
28/04 ZADAR 0km
“REST DAY IN ZADAR” dormiamo fino a tardi, il cielo è grigio, soffia un gran vento ma non piove. usciamo a fare spesa per tornare in ostello a consumare un pranzo curativo che combatta i postumi di ieri, verdura mista, pane tostato, feta.
un opera di un architetto locale che suona grazie al movimento delle onde, crea un’atmosfera onirica, peccato per le camionate di giapponesi che si ammazzano di selfie e di inglesi sbronzi in maniche corte e ciabatte, noi abbiamo la giacca e tira un arietta pungente.
pomeriggio piove un pò, ci abbiocchiamo e invochiamo che il tempo si sfoghi. annoiati scrutiamo fuori dalle finestre. nel tardo pomeriggio schiarisce, usciamo e torniamo sul lungomare a vedere un super tramonto all’organo marino,
cena in un minuscolo ristorante dove, riconosciuti come italiani ci cambiano la boccetta dell’olio con del vero olio d’oliva e ci portano il parmigiano per la pasta. ordino verdura con tranci di tonno e pasta alle verdure, beviamo tutti acqua.
29/04 ZADAR-LOZOVAK 95km
“IL TAPPONE” ci alziamo presto, carichi di aspettative, splende il sole e il vento è calato. colazione veloce a base di bombolone, cappuccino e un burek d’asporto, per sicurezza. partiamo carichissimi pedalando attraverso la zona industriale di zara e ci mangiamo i primi 25km senza accorgercene. facciamo un paio di tappe intermedie per qualche spuntino, un altro burek e una birra, arriviamo nel primo pomeriggio a sibenik, si arriva dalla collina e si scende al porto per forti discese, passando per quello che immaginiamo sia un vivissimo mercato del pesce al mattino.
beviamo una birra sul lungomare e ci malediciamo pensando ai prossimi 10km di salita verso l’entroterra per avvicinarci al parco di krka. nonostante la salita sono carico, ma arriviamo a lozovak prosciugati di tutte le energie, entrati al camp, montiamo la tenda, doccia e ci concediamo un aperitivo con la solita karlovatcko best buy. il bel tempo ha fatto calare ancora le temperature, ceniamo con 5 porzioni di noodels vestiti con tutto quello che abbiamo, dormo in saccoapelo con leggins e termica e ancora ho un pò freddo.
30/04 LOZOVAK-PRIMOSTEN 57km
“MANDRON DE SENILITÁ A KRKA” smontiamo le tende e lasciamo tutto in campeggio, ci aspettano 4km di discesa a bici scarica, tornanti panoramici, non sembra vero di scender così veloci e scarichi che mi pare di stare al giro d’italia.
scendiamo verso sibenik che mi porta alla mente scorci di madonna bianca e los angeles mescolati. appena fuori si rimpenna il grado di zingaraggine, copertoni, mucchi di mattoni rotti e cani randagi, golf 1 dappertutto.
arriviamo all’imbocco di krka, un parco naturale pieno di cascate, costeggiamo il fiordo su una sterrata pianeggiante in un ambiente molto diverso dal solito. le barche fanno avanti e indietro per portare i turisti al parco, è domenica, il giorno più sbagliato per visitarlo.
la strada costiera è bella e pedaliamo spensierati, arrivati al momento della ricerca del camp scopriamo che sono tutti chiusi, l’unico aperto non ha acqua.
leghiamo le bici all’imbocco del parco ed entriamo, il posto sarebbe molto bello, i sentieri prestabiliti però sono intasati di gente in gita e ci danno l’impressione di stare a gardaland. prendiamo il sole e pranziamo all’aria aperta, verdura e patatine, dende è in down perché il suo piatto trabocca di tonno in scatola dall’aspetto raccapricciante. vista la ressa decidiamo di abbandonare il parco e ci fermiamo in una piazzola lungo la sterrata dove un cigno ci riconosce subito come fonte certa di cibo, continua ad avvicinarsi ma anche a soffiare in maniera aggressiva. io decido di concedermi il primo bagno ristoratore della vacanza. l’acqua è gelida ma appena uscito al sole sto benissimo. affrontiamo i tornanti in salita spensierati e alleggeriti dalla mancanza di borse. al solito vengo accusato di fare el ciuciaroda, dopo un pò parto in volata e li stacco arrivando al camp per primo, peggio dei boci. recuperate le sacche lasciamo il camping nonostante la proprietaria dagli occhi lividi continua a ripetere “tudai slip ir, tumorro uanandred chilomiter, aaaaaaah”
continuiamo fino al camp adriatica, stremati, anche se dende continua ad affermare di essere fresco come una rosa. cosa che si ripete ormai da troppo. comunque sospetto che menta, il cane. il camp è grande e ci sono pure dei giovani motocrossisti che sono ben attrezzati con cassa di birra e chitarra davanti al tramonto. lollo è preoccupato dal fatto che siamo sprovvisti di luppolo, io e dende ci rifiutiamo di pedalare ancora e così parte alla volta di un ristorante dove rifornirsi. montiamo la tenda e andiamo in spiaggia ad ammirare un tramonto rosso su un orizzonte lontano, ci scapperebbe quasi di limonare. torna il capitano felice con una pasqua, dopo aver acquistato delle birre ne ha ricevute altre 2 in omaggio senza motivo. mangiamo 5 etti di pasta al pesto in 2 e 2… ci sembra solo l’antipasto, ma non abbiamo altro.
1/05 PRIMOSTEN-SEGET VRANJICA 42km
“LO SPIAGGIAMENTO E GLI ARETINI” ci svegliamo senza provviste per la colazione, 3 km leggerissimi senza borse e ci fermiamo ad un tris benzinaio-bar-fornitissimo panificio. scatta il canonico connubio cappuccino, bombolone e solito burek di scorta. tornati in camp io e dende ci spiaggiamo, lollo resta incomprensibilmente in tenda a leggere. fa ancora freddino, facciamo il bagno giusto perché siamo al mare e il bagno va fatto. pedaliamo 25km passando anche per l’entroterra nelle ore centrali del giorno, idea geniale, fa caldissimo ora. notiamo i primi segni di coltura della vite, stranissima, piante rasoterra separate ognuna da minimuretti di sassi, contro il vento ipotizzo. a marina vediamo un porticciolo con relative spiaggette e optiamo per una pausa pranzo in spiaggia sotto ombrelloni di paglia. mangiamo ravioli, una sciccheria, altro brevissimo e freddissimo bagno e passiamo il tempo a tirare sassi. io e dende facciamo un tanto breve quanto inutile giretto di ricognizione sul resto del lungo mare per strade sterrate, penso alla sbatta nel caso di un eventuale foratura ma non riesco ad impedirmi di fare le sgumme come un (felicissimo) bimbo di 10 anni. riprendiamo la strada e avvistiamo altri 4 cicloviaggiatori attempati, ci fermiamo a parlare ignari della torra che ci tireranno. sono di arezzo e sanno tutto loro, in 10 minuti ci consigliano gli itinerari e la componentistica migliore per la bici, criticando le nostre, passano minuti in cui penso solo “tra quanto ci schiodiamo?” scopriamo pure che saranno in traghetto con noi, immaginiamo gia la pezza infinita che pregustano di tirarci.
liquidati, ripartiamo di buona lena e arriviamo al camp belvedere che scopriamo essere un 4 stelle, enorme, bellissimo, pieno di piante aromatiche, alberi pieni di scoiattoli, bungalow bellissimi e ciccioni che girano in golf-car. piantata la tenda torniamo alla reception per registrarci e scorgiamo in lontananza i 4 bontemponi d’arezzo. scompiglio generale, passare la serata con loro è fuori discussione, scattano scene alla indiana jones, ci buttiamo su sentieri laterali in mezzo alle case mobili, avanzando come dei ninja non ci facciamo beccare. andiamo al bar belvedere (che offre effettivamente un belvedere, anche meglio de pisavaca) per un aperitivo, il capitano si ciucca 2 cocktail, io un sauvignon salted. al tavolo a fianco c’è una bionda tondeggiante in felpa rosa fluo che beve la birra con la cannuccia, lollo si fa salire il crimine, e non può vederla. la bellezza del posto ci convince a dare un occhio al menu del ristorante sovrastante per concederci più tardi un ultima cena da signori. dopo la doccia beviamo una bottiglia di buonissima malvasia e ci avviamo a cena, essendo un po tardi il locale è quasi vuoto, ordiniamo 600kune di pesce grigliato e riesling, tutto buonissimo. lasciamo i piatti lucenti ripuliti col pane, usciamo a locale vuoto, ebbri di vino e di pesce. si va a dormire col sorriso.
2/05 SEGET VRANJICA-SPLIT 45km
“ROAD TO SPLIT” dormo secco dalle 11 alle 4, poi mi sveglio realizzo che sdraiarsi subito dopo la super cena non è stata un idea brillante, mi svoltolo. ci sono uccelli di vario tipo che cantano a ritmo, li odio il giusto. dopo un pò mi riaddormento e cado in una profonda fase rem. mi risveglio ricordando solo piccoli particolari di un sogno super lungo e complesso. “sono all’obi e mi regalano un frontalino, dormo in tenda con dende su un monte, ma questa è l’ultima notte e lo abbandono di primissima mattina per andare da annalisa, dopo mezzora di passo svelto in discesa mi rendo conto che le nostre biciclette sono legate assieme, ne sogno una in un parco con annalisa” mi risveglio alle 6:30 e dende è già completamente sveglio e in tromba, abbiamo la peggio piazzola del campeggio, a 10 metri da noi ci sono una 50ina di turisti vecchi zizzi e caciaroni in attesa di partire in gita. ficchiamo fuori la testa dalla tenda per avvertirli con poca serietà di tacere che c’è gente che dorme, zighiamo, li denigriamo e ridiamo pensando a lollo che, zitto, sti sta sorbendo noi oltre ai turisti. alle 7 arriva un pullman, praticamente dormiamo a fianco alla fermata del bus dentro il campeggio. colazione con banana, musei, biscotti (buoni) alla segatura di dende, caffè solubile e scoregge. tutti abbiamo debiti tra di noi, ma senza capire bene come pagando io col bancomat il camp ci troviamo miracolosamente in pari. partiamo e ci fermiamo dopo poco a trogir, centro storico patrimonio dell’unesco, vicoletti piccolissimi, pavimentati con pietre ormai lise dalle migliaia di piedi che le avranno calcate negli anni. beviamo i soliti threes capuscinos e compro la
cartolina più trash che trovo per vezza. a metà strada ho una crisi di fame, 0 energie, entriamo in un supermercato e mangio ananas candita prima di arrivare alla cassa. pedaliamo da trogir verso split su un lungomare oggettivamente brutto, camion, traffico, arriviamo nella zona dell’aeroporto, poi in un enorme zona industriale e cominciamo a scorgere la collinetta su cui sorge parte di split. ci troviamo in salita nella periferie, abbastanza degradata tra grossi palazzoni fino in cima alla collina. poi giù in discesa in mezzo al traffico fino a raggiungere il centro storico e il porto turistico. è palese che split sia sempre stata una città portuale importante, arrivando dal mare la sia ammira in tutto il suo splendore, arrivando da terra invece si deve attraversare tutto quanto descritto sopra prima di arrivare al cuore della città. il centro storico è bellissimo, un dedalo di vicoli alcuni in cui la bici passa a stento, pietra bianca ovunque. chiese, palazzi, scalini e colonne, si respira la storia di una città viva da centinaia d’anni. passato il centro arriviamo ad un lungo mare con le palme, troviamo il traghetto e facciamo subito il biglietto. ci svaghiamo in un parchetto all’ombra e ci cuciniamo un riso bollito con piselli e carotine che sa di ospedale, devo aver preso freddo dopo aver sudato perché il mio raffreddore esplode, cerchio alla testa e stanchezza, forse ho la febbre giriamo a caso nei vicoli senza metà, prendiamo un gelato e colonizziamo una panchina su cui prendiamo il sole per un paio d’ore.
scorgiamo da lontano i 4 di arezzo che sembrano non essersi accorti di noi. saliamo sul traghetto all’ora del tramonto che ci godiamo sul ponte durante la partenza. ora ci aspettano 11 ore di viaggio, non sono mai stato su un traghetto prima d’ora e tutto mi sembra strano, ricorda l’hotel di shining, neon sfarfallanti, moquette e fintolegno ovunque, il personale è palesemente scoglionato. dopo cena ideo il piano di svitare le lampadine della zona dove vogliamo dormire (il ristorante), ci prova un francese prima di noi ma viene subito sgamato e sgridato. parliamo con un americano tranquillone che ci crede motociclisti, poco dopo scopriamo che la nave è infarcita di gente lobotomizzata di ritorno da medjugorie. cantano “sento la gioia” battendo le mani con sorrisi a mille denti e occhi sgranati di chi ha visto la luce, fanno paura e ridere insieme.
li prendiamo un po in giro e probabilmente ci scoprono, a dende esplode il raffreddore come a me, probabilmente per aver scatenato l’ira dei credenti. srotoliamo materassini e sacchi a pelo su quella che negli anni 80 era una pista da ballo interna al ristorante, il mare è calmissimo e ci addormentiamo in fretta.
3/05 SPLIT-HOME 12km
“THE LONG WAY HOME” contro ogni aspettativa dormo abbastanza bene, russo dicono, anche gli altri comunque. ci svegliamo alle 6, si vede il conero e non vedo l’ora di posare i piedi a terra. pedaliamo fino alla stazione di ancona, prediamo un regionale veloce con cambio al volo a bologna. tra 6 ore saremo a trento, li ci aspetta l’ultima tappa, in salita fino a casa beviamo uno spriz celebrativo in piazza dante e ripartiamo lasciando il capitano che pedala verso ravina, troppo facile. arrivo a casa sfinito, sudatissimo ma soddisfatto. one hell of a ride!!
“THE GREAT RIDE IN THE COUNTRY OF BUREK” tutte le foto sono scattate da: Dennis Sassudelli Francesco Bonvecchio Lorenzo Arnoldi i testi sono scritti (male) da me in collaborazione col resto della ciurma