Elba 2019 Journal

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Quest’anno tutti troppi impegni, Il nostro ormai rituale viaggio primaverile sembra saltare irrimediabilmente. Ad una settimana di distanza però ci piange il cuore e Denis tira fuori un itinerario all’Elba. Si lascia la macchina sulla terraferma a Piombino, e si gironzola l’isola esclusivamente a pedali. Sembra tutto incredibilmente fattibile: una scampagnata di 4 giorni, 2 notti in campeggio e 2 in 2 ipotetici splendidi spot, dislivelli medi e chilometraggi contenuti. Insomma i presupposti per un weekend lungo (o una settimana scarsa) memorabile ci sono tutti.



Giorno 0 Denis ha studiato un piano ambizioso:

4 persone + 4 biciclette + bagagli, tutto dentro una macchina sola. Dovendo aspettare Frizzi fino alle 3 riempiamo la macchina incastrando tutto alla perfezione, ogni piccolo spazio viene sfruttato. La nuova bicicletta pieghevole di capitan Lollo che ci fa tanto ridere è una manna in questo caso.

5 lunghe ore di macchina, stipati come delle sardine, ma carichi come le molle! Passeremo la notte in un enorme campeggio a piombino per partire la mattina dopo con il primo traghetto.



Giorno 1 Sveglia presto, Il primo traghetto è alle 8:00, perderlo non esiste, ci toccherebbe attendere più di un’ora per il prossimo essendo domenica.

Mi rigiro nel sacco a pelo prima della sveglia, sento rumore di tuoni e la luce grigia del temporale imminente filtra fin dentro la tenda. Controllo il radar precipitazioni per passarmi il tempo e sembra girare una perturbazione piccola ma intensa al largo di Piombino, già immagino lo scrosciare improvviso della pioggia che manderebbe all’aria i nostri piani a sole 14 ore dalla partenza.

Non succede, quella macchia colorata sul mio schermo se ne resta li in mezzo al mare Ci alziamo e sistemiamo velocmente il campo, l’ordine meticoloso con cui avevamo caricato il baule è già svanito e ora sembra impossibile ci stesse tutto, percorriamo i pochi km che ci separano dal porto con un sacco di roba ammassata addosso. Acquistati i biglietti scarichiamo la macchina, montiamo le biciclette, le carichiamo e parte subito la caccia al baretto dove fare la consueta colazione cappuccio e brioches.

40 minuti di traghetto dove spunta anche il sole, si ride e si scherza, ma quella perturbazione rimane sempre li in mezzo allo schermo del mio telefono ed è sempre più evidente che sia molto vicina all’Elba. Attraccati a Rio Marina ci aspetta subito l’unico scollinamento della giornata, che ci separa da Portoferraio, saliamo svariati tornanti, le costruzioni e la vegetazione ci inganna dandoci l’idea di trovarci molto più a sud, casette arroccate, fichi d’india, fiori e piante di molte varietà. Il cielo si fa sempre più scuro e si vede in lontananza il muro d’acqua uin arrivo, siamo quasi “al passo” e continuiamo a pedalare sperando in un riparoin cima. La pioggia però ci anticipa, poco dopo comincia pure a grandinare, arrivo al culmine della salita fradicio fuori e completamente inzuppato di sudore all’interno della giacca , ci ritiriamo speranzosi sotto una selva di pini marittimi che in realtà non scherma un granché dalla pioggia. Passato il temporale indossiamo più o meno tutti i vestiti che abbiamo e scendiamo verso la costa opposta dell’isola,

la strada è tanto bella quanto bagnata e complice anche l’incredibile freddo alle mani scendiamo lentamente godendoci il panorama. Solo il capitano, previdente, è dotato di guanti. Dopo innumerevoli curve arriviamo a Portoferraio ed esce il sole, come le lucertole ci stendiamo al




sole su un muretto a riscaldarci ed asciugare le giacche. Ci dirigiamo verso il centro, in punta alla piccola penisola su cui sorge Portoferraio, panino al sole più un’oretta di riposo sulla spiaggia dietro al paese. Il nostro piano prevede di passare la notte sul belvedere più settentrionale del Capo d’Enfola, un piccolo promontorio si protende nel mare creando 2 baiette molto belle. Raggiunta la base del monte in orario aperitivo scatta un’altra pausa in spiaggia al sole prima di addentrarci nel parco naturale. Ormai siamo a meno di 5km dal posto dove presumiamo di accamparci e ci concediamo uno spritz per festeggiare il cielo terso e il bel sole che ora ci scalda. Saliamo una serie di tornanti sterrati non troppo ripidi fino ad un belvedere orientato verso l’isola, da lì la strada si fa sentiero, molto scassato, e con le nostre biciclette non sarebbe possibile percorrerlo. Decidiamo che, al calare del sole, monteremo le tende al termine della strada, un luogo meno appartato ma più confortevole, qui abbiamo parecchio spazio e un tavolo a disposizione. Leghiamo le bici tutte assieme, lasciando i bagagli incustoditi, sicuri che i placidi vecchietti in ferie che gironzolano li attorno non ci ruberebbero mai nulla e ci incamminiamo verso la punta del capo.

Siamo armati di una bottiglia di vino rosso, un salame locale e un pezzo di formaggio, il kit per godersi il tramonto insomma. Dormire qui sarebbe stato epico, ma molto scomodo e laborioso, in più sembra un posto molto esposto al vento. Tornati al campo montiamo le tende all’entrata di un cunicolo militare che sforacchia la cima del monte in variati punti, spot perfetto, molto discreto, perfettamente pianeggiante, riparato sia dal vento che dalla luce. Inutile dire che qui il campeggio ovviamente sarebbe vietato, puntiamo a smontare tutto la mattina presto e soprattutto non lasciare immondizie. Per oggi abbiamo pedalato appena 35km e circa 700 mt di dislivello eppure la giornata è stata davvero varia e piena.






Giorno 2 Si è dormito molto bene il che è positivo visto che oggi ci attenda la tappa più diura de tour, circa 60km e più di 1000mt di dislivello. Il punto dove abbiamo dormito sembra essere meta abituale di molti runners che ci salutano invidiosi più che infastiditi dal nostro insediamento, smontiamo le tende facciamo i bagagli e iniziamo la divertente discesa su sterrato. La bici di Lollo in questi casi è un pò svantaggiata, con quelle routine il deragliatore posteriore risulta vicinissimo al terreno e qualsiasi sasso potrebbe potenzialmente comprometterlo. Abbiamo subito da macinare qualche km di salita a stomaco vuoto, torniamo verso Portoferraio perché i sentieri che costeggiano il mare verso ovest sono probabilmente fuori dalla nostra portata con i nostri mezzi. Solita doverosa colazione da bar a Portoferraio cominciamo a pedalare e poco dopo affrontiamo uno scollinamento, la strada è piuttosto trafficata ma le pendenze non sono esagerate. Pedaliamo in saliscendi costeggiando il mare fino a Marciana Marina, da li abbiamo 2 opzioni o seguire la strada principale salendo a Marciana, o evitare quel dislivello inutile imboccando un sentiero che Dende ci dice essere pedalabile, in realtà abbiamo controllato solo 4-5 foto su google maps.

io ovviamente non ho dubbi, quando c’è da mettere il culo nelle pedate di solito sono in prima linea. Il sentiero si rivela un casino, in più punti è interrotto da cancelli con deviazioni per evitare proprietà private, spesso è cosi sconnesso che ci tocca procedere a spinta, a tratti dobbiamo scaricare le sacche dalle bici per trasportarle su per ripide rampe a scaloni.

Pare chiaro che abbiamo fatto una minchiata, ma ormai siamo qui e non si torna indietro, si tratta di soli 2 km di cui pedaleremo quasi nulla. Per lo meno ci fermiamo a mangiare un panino in una bella caletta raggiungibile solamente a piedi o in barca. Rimesso piede sull’asfalto Lollo ci guarda con una delle facce più serie che lo abbia mai visto fare e afferma che questa è l’ultima scorciatoia che prenderemo durante la vacanza. Di li a poco la strada si fa prima pianeggiante poi in discesa ricca di curve dolci che seguono il pendio alto sul mare, il panorama è splendido, il sole è alto e ci godiamo questa sezione mantenendo un buon ritmo di pedalata. Su un tornante, lato mare, sorge Punta Nera, un roccione a sbalzo sulla costa,

vi troneggia una piccola madonna, ai suoi piedi un sacco di piccoli doni che a dire il vero sono più che altro un cumulo d’immondizia.




É un ottimo posto per spararci il secondo panino, il sole picchia, cominciamo a scarseggiare con l’acqua e le leggere vertiggini del capitano ci convincono a scendere ben presto dalla roccia e tornare in sella. La strada continua in discesa fino alla famosa spiaggia di Fetovaia a cui non ci fermiamo, bella ma invasa da lettini e ombrelloni. Da li ancora poca salita e saremo a Marina di Campo, la nostra metà per la notte. Ci concediamo un aperitivo lungomare prima di recarci in campeggio, i gestori del bar, ignari di con chi hanno a che fare, ci informano che c’è il buffet, ricco di untissime focacce e altre ghiottonerie.

Inutile dire che a turno lo attacchiamo trafugando enormi piatti per tutto il branco di locuste. Arrivati in campeggio montiamo il campo, ci laviamo e ci accorgiamo di avere ancora fame ma di avere zero voglia di cucinare, visto che oggi dormiamo in mezzo alla civiltà decidiamo che il giorno giusto per concederci una bella cena al ristorante. Sfogliamo svogliatamente google e tripadvisor dopodiché scegliamo pressoché a caso la “Cantina Elbana”. Il locale è una vera e propria cantina con tanto di vecchio capannone mattoni a vista, su un lato troneggiano i cisternoni del vino, il resto dello spazio è stato riconvertito per la ristorazione, ma mantiene un’atmosfera accogliente e alla buona. Il menu è molto stringato e ci piace, io mangio un

polipo niente male, ma è il vino che stupisce, un litro di freschissimo vino della casa costa 3€ ed è davvero ottimo. Dopo un ottimo dolce e 4 chiacchiere col gestore che ci chiede di dove siamo e ci racconta come è finito a vivere all’Elba,

l’aria fredda in faccia ti da una svegliata e pedaliamo veloci nello stretto fascio di luce dei frontalini.






Giorno 3 Oggi è il 1° maggio, e ci aspetta un tappa medio leggera, Partenda da Rio Marina, salita e scollinamento verso Lacona, si sale di nuovo verso Capoliveri e si campeggia poco dopo sul crinale del monte Calamita. Ancora una volta la partenza dopo colazione è quasi subito in salita, piuttosto lunga stavolta, scendiamo poi velocemente verso Lacona. Purtroppo non mi godo a pieno la discesa perché è piuttosto ripida e io mi sono reso conto di avere i freni completamente finiti, quindi cerco di andare piano e di frenare ad intermittenza per non sovraccaricarli di lavoro. Arrivati sulla costa troviamo un lungomare con spiagge di poca attrattiva pieno di campeggi e casette vacanze, solo Capo Stella sembra interessante ma non abbiamo il tempo per visitarlo. Nonostante sia il 1° maggio è tutto deserto, stranamente siamo ancora fuori stagione, i campeggi iniziano a sistemare le piazzole per la stagione imminente.

Ci accorgiamo di avere ben poche provviste sia per il pranzo che per la cena, non sappiamo se e dove troveremo qualcosa di aperto e serpeggia un pò di malumore.

Fortunatamente troviamo un minuscolo market aperto dove prendiamo pane formaggio affettati pomodori, birra freschissima e finiamo su una spiaggia bruttina a pranzare, vicino a un gruppo di pensionati che griglia con nostra grande invidia. Ripartiti decido di prendere il comando e per salire a Capoliveri non seguiremo la strada principale, ma delle stradine secondarie che si riveleranno ripidissime e completamente deserte. Sembra tutto chiuso e deserto, invece una volta addentrati all’interno scopriamo che il paesino è brulicante di vita, bar, ristoranti, noleggi di biciclette elettriche ed addirittura un supermercato. Passiamo un pò di tempo ad ammirare gli scorci che offre questo piccolo paesino arroccato su una collina, è davvero bello, tra un gelato e un aperitivo facciamo la spesa e ripartiamo.

La strada è pianeggiante e sotto di noi la costa si butta nel mare illuminato dalla luce del tardo pomeriggio, è davvero un piacere pedalare così. Arriviamo nel punto X dove lasciamo l’asfalto per risalire un tracciato da MTB, la pendenza sarà del 15-20% e spingiamo a fatica le biciclette verso una spianata a metà collina. Trovata una piazzola ci accampiamo, giochiamo a carte e beviamo del vino al tramonto, questo è decisamente il posto più bello dove dormiremo, all’orizzonte si vedono l’isola del Giglio e di Montecristo, attorno a noi una miriade di fiori colorati, pini marittimi e alberi da sughero.





Cucino la cena che divoriamo come sempre, un the caldo e 4 chiacchiere sdraiati a terra guardando le stelle, siamo immersi nel buio e circondati da un coro di insetti che celebra l’estate sgrillettando incessantemente. Nello specifico c’è un grillo vicinissimo alla nostra tenda che mi fa dar di matto per una mezzoretta, poi smette, o forse prendo sonno

in fin dei conti siamo noi gli intrusi qui.




Giorno 4 Io e Dende ci svegliamo e optiamo per una passeggiata verso la cima della collina per sciogliere le gambe, un po di stretching e appena il primo sole arriva a battere sul nostro accampamento ci sediamo tutti assieme a fare colazione con the caldo e biscotti.

Smontiamo le tende e pregustiamo gia la strada di oggi che teoricamente è uno dei pezzi più belli dell’intero itinerario. Ci accingiamo a aggirare il monte Calamita, la strada continua dapprima in piano asfaltata poi sterrata compatta dove si procede ancora veloci, sale poi leggermente fino ad un bellissimo agriturismo immerso nelle vigne che sembra un piccolo villaggio, li non ci facciamo sfuggire l’occasione della seconda colazione, prendiamo poi in discesa una bella sterrata dove le sgumme si sprecano, il buon frizzi è preso bene e mi segue a ruota, Dende a metà gruppo e Lollo procede più lento per paura di danneggiare la sua minuscola bicicletta nuova fiammante. Dopo out po di relax all’ennesima spiaggetta riprendiamo l’asfalto e pedaliamo in direzione Portoferraio, su una strada abbastanza noiosa e trafficata ma pianeggiante, il nostro viaggio volge al termine e non siamo più cosi carichi, sarebbe bello proseguire il tour e visitare la parte di costa che non abbiamo visto ma rimarra inesplorata per la prossima volta.

Arrivati a Portoferraio un kebab con un’enorme porzione di patatine, strafogandoci per non perdere il traghetto, finiamo l’ultima birra sul ponte al sole e torniamo sul continente. Arrivati a Piombino non abbiamo per nulla voglia di stipare nuovamente le cose in maniera ordinata in macchina, infatti facciamo un gran casino, vorremmo solo essere a casa.








Conclusione Pure quest’anno, anche se breve, è stata una bomba di giretto. L’esplorare un luogo nuovo una pedalata alla volta è sempre bello. Grazie Locuste, alla prossima.


2019 Foto belle: Denis Sassudelli Foto brutte e progetto grafico: Francesco Bonvecchio




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