ANORESSIA E BULIMIA

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LETTERE ALLO PSICOANALISTA

Gentile professore, sono una studentessa delle superiori. Ho un'amica che una volta era socievole, allegra, solare, ma da molti mesi sta male. Si è chiusa sempre più in se stessa e non mangia. E' dimagrita di molti chili e dice di essere sovrappeso. Nessuno riesce a convincerla del contrario, nemmeno la mamma, che è disperata. Fa un'attività esagerata e studia per ore, ma non mi sembra che questo le serva. Sembra triste. Credo di aver capito che è anoressica. Vorrei poterla aiutare, ma non so come. Lettera firmata.

ANORESSIA E BULIMIA

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di Francesco Frigione

Nella nostra cultura è divenuto realtà psichica ciò che anticamente legava l’uomo alla divinità, o al diavolo. Idee, vissuti e comportamenti che caratterizzano le “patologie alimentari”, per esempio, possiedono la potenza e la violenza del sacro e tiranneggiano singoli, famiglie, comunità. Dato che anoressia e bulimia nascono lontano dalla coscienza, per avvicinarle dobbiamo introdurre alcuni concetti della psicologia del profondo, senza i quali il discorso risulterebbe incomprensibile.

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Agli albori del Novecento, Freud, nel descrivere il funzionamento della personalità, stabilì la differenza tra Coscienza e Inconscio e la suddivisione in Es, Io e Super-io. Il Super-io da una parte sprona il soggetto a inseguire una dimensione ideale, sovrumana, e dall’altra gli impone regole e precetti stringenti. La trasmissione avviene tramite la famiglia, la scuola, il lavoro, la comunità e, secondo lo scienziato viennese, anche geneticamente. Non soddisfare l’Ideale provoca vergogna, inadeguatezza, senso d’intollerabile incapacità; mentre non obbedire alle norme comporta penosissimi sentimenti di colpa. È l’Io a mediare tra le richieste del Super-io e quelle dell’Es. Di fatti, quest’ultimo pretende che siano soddisfatte, contemporaneamente, varie e contraddittorie mete del piacere, anche a costo della sopravvivenza stessa dell’individuo. L’Io, quindi, naviga tra Scilla e Cariddi, per rispondere a 3


esigenze di cui avverte la spinta ma non conosce neppure l’origine (infatti, sia l’Es che il Super-io agiscono inconsciamente), e cerca di evitare che la nave fracassi contro la realtà. Prima o poi, comunque, scopre la propria vulnerabilità e la morte. Un quadro inquietante, non c’è che dire. E non è tutto. Anche l’Io – aggiunge Freud – ha un’attività inconscia, correlata ai meccanismi di difesa che servono a evitargli le conseguenze di impatti traumatici, mentre fa la spola tra “realtà esterna” e “interna”. L’indagine psicoanalitica più recente ha ricondotto a fasi infantili assai precoci l’insorgere di un Super-io arcaico, segnalando come le astrazioni, che vessano l’Io e mortificano il Sé, assalgono individui deprivati di cure psicofisiche adeguate. La memoria inconscia di queste esperienze, infatti, permane e riaffiora nei periodi di trasformazione della personalità, tra i quali uno dei più critici è l’adolescenza. A un Super-io vessatorio – simile a un Dio arbitrario e spietato - corrisponde un individuo piegato dalla sofferenza psichica, incrudelito verso sé o verso gli altri.

L’analista junghiano James Hillman ci ha mostrato che più la psiche pena e più il soggetto vive le esperienze in maniera concreta e letterale; migliore è la sua condizione e più sperimenta gli eventi e i legami affettivi 4


attraverso uno sguardo metaforico, poetico. Coloro che, perseguitati da un Super-io efferato sono affetti da disturbi alimentari, soccombono all’aspetto concreto della materia: il cibo. Il soggetto anoressico, ammutolendo la fame, rifiuta la dipendenza dai legami affettivi – anche quelli potenzialmente nutrienti - e la sostituisce con un’autonomia immaginaria. Arriva a percepire in maniera delirante il proprio corpo e a negarne i limiti, i diritti, i bisogni, i desideri. Il rapporto con il materno, la mater, il potere simbolico della materia, è perturbato, e dunque viene meno la possibilità creativa che tale mondo schiude.

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È evidente che l’anoressia alligna in una società dove l’emancipazione dai dettami collettivi è per il singolo un traguardo relativamente recente ed estremamente ambito, che lo dilania tra inconsci desideri regressivi e violenti strappi in avanti. Ed ecco perché questa sindrome colpisce massimamente la popolazione femminile occidentale. D’altronde, buona parte dell’industria della moda, l’universo del glamour e dello spettacolo, propongono un modello di “leggerezza” espressa da un corpo più che snello, esangue, asessuato, efebico.

Come sintetizza la sociologa marocchina Fatima Mernissi, l’harem dell’Occidente – lo spazio, cioè, in cui viene reclusa la donna - è la taglia 42! Dal canto suo il bulimico nega il vuoto che l’interiorizzazione di legami affettivi fragili e squalificanti gli suscita, divora cibo per anestetizzare il tormento dell’abbandono e dalla perdita, per tacitare la fame incolmabile di amore. Assume cibo per riempire uno spazio psichico disertato da immagini vive e gravido di fantasie deprimenti. Naturalmente è proprio sull’orientamento bulimico che lucra la cultura consumistica.

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Curare chi prova queste sofferenze significa ascoltarlo senza giudicare, aiutandolo a combattere le proprie tentazioni distruttive. Il dolore suscitato dalla vulnerabilità e dall’impotenza tende, infatti, a far sì che questi pazienti recidano qualsiasi tipo di legame o a utilizzare il terapeuta in modo svilente, come un oggetto, una “cosa”. Curare implica soprattutto innescare il piacere di condividere immagini, giocare con le metafore, al riparo dall’astrazione e dall’utilitarismo. Comporta anche qualcosa di più, però: denunciare l’insensibilità, i disvalori della dimensione sociale corrente, smantellando il Super-io che attraverso la collettività si abbatte su suoi componenti meno “indipendenti” e autonomi.

Francesco Frigione è psicologo e psicodrammatista analitico, psicoterapeuta individuale e di gruppo, docente di psicodramma nella scuola di specializzazione per psicoterapeuti PsicoUmanitas; formatore di educatori e studenti, autore di progetti psico-socio-culturali in Italia e all’estero. Nato a Napoli, vive e lavora a Roma. È membro del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, fondato da Aldo Carotenuto, e del Direttivo del Giornale Storico di Psicologia e Letteratura. Ha fondato e dirige il webzine e la rivista internazionale Animamediatica. 7


Contatti E-mail: dott.francescofrigione@gmail.com Facebook: <Francesco Frigione> Sito Internet: www.francescofrigione.com Rivista: www.animamediatica.it

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