LETTERE ALLO PSICOANALISTA
Gentile Professore, le cronache di tutti i notiziari riportano, oggi, una storia terribile, ai limiti del pensabile: a Saronno, nella civilissima Lombardia, tra il 2012 e il 2013, una coppia di amanti, Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni, viceprimario di anestesia lui, infermiera lei, hanno ucciso ben cinque persone, tra cui il marito e la madre della donna, piÚ tre pazienti anziani dell’ospedale nel quale entrambi lavoravano fino a oggi.
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Le intercettazioni tra i due, in mano agli inquirenti, sono agghiaccianti, per la naturalezza e la disinvoltura con cui i due parlano di aver dato – e voler dare la morte a persone divenute per loro impedimenti nella relazione e nella vita quotidiana.
In più c’era un gusto onnipotente nell’uccidere e nel parlare di morte. Addirittura, la Taroni avrebbe indottrinato a una specie di religione della morte i due figlioletti di undici e otto anni, con termini di una crudezza tale da far impallidire un gerarca nazista fautore dell’olocausto.
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E quegli stessi figli li avrebbe sacrificati volentieri sull’altare necrofilo dell’amore per il medico, se questi non l’avesse a quel punto fermata (non per scrupolo di coscienza, ma solo per opportunismo, probabilmente, visto che era a conoscenza delle indagini che i carabinieri stavano già svolgendo nel reparto). Eppure, l’anestesista rassicurava costantemente la propria amante, asserendo che, avendo fatto cremare i corpi delle loro vittime, non ci sarebbero state mai prove degli assassinii e che, dunque, i loro erano “delitti perfetti”. Di fronte a tale mostruosità io le domando: che risposte offre la psicologia? Lettera firmata
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IL MOSTRO CHE È IN NOI
di Francesco Frigione
Gentile lettore, purtroppo, la storia dell’umanità è costellata di analoghi o peggiori brutalità, su piccola e su larga scala. A cominciare, dagli antichi e recenti sacrifici di capri espiatori agli antichi e recenti genocidi, alle pulizie etniche, alle guerre spietate che non risparmiano gli inermi, ma anzi li prendono come oggetto primo della crudeltà e della barbarie.
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Riguardo al fatto di Saronno, se le accuse saranno provate, la prima cosa che riesco a esprimerle è l’emozione, l’orrore che mi condurrebbe, se non mi sforzassi, a chiudere i sensi e volgermi da un’altra parte, per evitare il trauma di tanta assurda violenza. È atroce, infatti, ascoltare e leggere di nefandezze così abnormi, per motivi all’apparenza tanto futili: un rancore, un’antipatia, un fastidio. Insomma, come dice lei, l’essere semplicemente d’intralcio a un astratto e delirante progetto di felicità. Poi, però, come lei mi propone, c’è l’obbligo di pensare, di riflettere …
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Intravvedo un disegno: è come se per questa coppia l’Eros, sorto tra i due, avesse risvegliato la gigantesca potenza di Thanatos che covava a minaccia delle loro anime, in modo più manifesto e potente di quanto cova in ciascuno di noi. Noi tutti siamo capaci sia di azioni meravigliose ed esemplari che di tremendi abomini, così come di permanere senza scampo nel grigiore quotidiano. 6
Mi viene da supporre che ai due amanti sia accaduto, d’innanzi alla possibilità di sperimentare la vulnerabilità della condizione amorosa, di essere attaccati e posseduti, invece, da un micidiale contrattacco di nuclei narcisistici di morte (cfr. lo psicoanalista francese André Green, Narcisismo di Vita, Narcisismo di Morte, Borla, Roma, 1992), in grado di prendere in ostaggio la relazione e schiacciare la vita psichica e biologica del loro mondo.
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In più, scorgo una risonanza mitica fortissima in questo silenzioso e lavoro della morte, attraverso le mani dei vivi, i due amanti, nell’uso dei farmaci antidopaminergici, delle benzodiazepine, degli oppiacei alla cancellazione della vita in luogo che alla sua preservazione o al suo miglioramento.
Per gli antichi greci Ipnos, “Sonno”, era il fratello gemello di “Thanatos”, “Morte” e, sebbene, considerato benefico e ristoratore, sovente aveva cospirato con Era, una dea Madre dal volto oscuramente anche terrifico, alle spalle di Zeus per eliminare avversari solari di lei (con mani altrettanto grondanti sangue, come Eracle, detto per inciso).
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Il corrispettivo latino, Somnus, in un celebre e commovente passo virgiliano, prende le sembianze del timoniere di Enea, Palinuro. Non avendo spezzato la sua fedeltà ai compagni, riuscendo ad ottenere che si staccasse dal timone, prima lo addormenta e poi lo scaglia in mare, di fatto ammazzandolo. Il mito ci rammenta continuamente delle potenze che aleggiano in noi e che solo una profonda forza psicologica ci consente di comprendere e di non agire, operando degnamente nella sfera dell’etica.
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Francesco Frigione è psicologo e psicodrammatista analitico, psicoterapeuta individuale e di gruppo, docente di psicodramma nella scuola di specializzazione per psicoterapeuti PsicoUmanitas; formatore di educatori e studenti, autore di progetti psico-socio-culturali in Italia e all’estero. Nato a Napoli, vive e lavora a Roma. Ăˆ membro del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, fondato da Aldo Carotenuto, e del Direttivo del Giornale Storico di Psicologia e Letteratura. Ha fondato e dirige il webzine e la rivista internazionale Animamediatica.
Contatti E-mail: dott.francescofrigione@gmail.it Facebook: <Francesco Frigione> Sito Internet: www.francescofrigione.com Rivista: www.animamediatica.it
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