L'ETERNO RITORNO DELL'AMORE

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LETTERE A UNO PSICOANALISTA

Gentile professore, dicono che “il primo amore non si scorda mai” e, stando alla mia esperienza, è sicuramente vero. Non posso certo dimenticare quelle sensazioni, le emozioni legate al corpo e la passione provate per la prima volta, quando avevo appena diciassette anni.

Eppure, a quell’amore oramai lontano penso tranquillamente, con serenità e tenerezza verso me stessa; lo sento come una cosa del passato, che certamente ricorderò sempre con affetto. Però, quello che appartiene al mio presente, e di cui desidero chiederle, non riguarda “il primo amore” in senso 1


cronologico, bensì quello che si ostina a rimanere” il primo” nella mia vita perché ancora mi fa battere il cuore: questo amore non mi abbandona mai e ritorna periodicamente a bussare alle mie porte non solo come una fantasia, ma come una realtà che mi richiama a sé, addirittura contro la mia volontà. Sebbene sia una donna felicemente sposata, madre di due splendidi figli, oramai avviati alla loro strada indipendente, malgrado la mia vita sia costellata di amicizie, di conoscenze, di un lavoro soddisfacente, di interessi culturali, malgrado tutto ciò, ebbene il pensiero di potermi incontrare con quell’uomo che tanto amai in passato e che non ho mai smesso un attimo di amare, anche quando l’ho rifiutato e mi è parso di poter fare a meno di lui, mi fa tremare come una foglia, come se fossi tornata bambina.

Allo stesso tempo, la relazione segreta che tra noi periodicamente rinasce, più diventa potente e più gioia mi dà, più mi fa dibattere in un conflitto interiore, che non riesco a risolvere se non con un nuovo allontanamento. A sua volta, l’uomo che amo ha una vita, una famiglia, un lavoro, una realtà ricca e interessante, che dovrebbero bastargli, ma che invece si dissolvono come neve al sole quando stiamo insieme. Le chiedo: potremo mai vivere con libertà questo amore? Oppure lo potremo trasformare in una amicizia serena, visto che proprio non riusciamo a rinunciare l’una all’altro? 2


Lettera firmata

L’ETERNO RITORNO DELL’AMORE

di Francesco Frigione

Gentile lettrice, se fossi un esperto di posta del cuore forse saprei fornirle dei saggi consigli e azzardare delle previsioni, ma per mia fortuna - o per sfortuna, chissà - la risposta che darò alla sua lettera così coinvolgente e appassionata si fonderà su un altro approccio: proverò, innanzitutto, a entrare in risonanza con lei, a mettermi nei suoi panni, a vedere la realtà dal suo punto di vista e, chissà, forse così, le riflessioni che seguiranno potranno apparirle adeguate.

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Ecco una donna che non ha lasciato nulla di inevaso nella sua vita: ne ha affrontato le tappe, gli ostacoli, senza mai tirarsi indietro. Su di lei tutti – parenti, amici, congiunti, colleghi - sanno di poter contare: è forte, energica, amichevole, sensibile, intelligente.

Tutti tranne uno, il suo grande amore segreto. Lui ne conosce, invece, il lato cedevole, aleatorio, manchevole, abbandonico, e, senza dubbio, lo ama. Sa che lei è, al contempo, qualcosa di più e qualcosa di meno di quel che appare consuetamente, e che cela un’essenza diversa. Non perché lei sia falsa e ipocrita nelle altre situazioni di vita, ma perché in quelle è occupata a dare del 4


suo meglio nei ruoli che incarna, e poiché il suo grande senso di appartenenza e lealtà alla struttura affettiva-familiare e a quella sociale la inducono a rendere ancora più credibili tali ruoli, e a versare in essi ogni particella del suo generoso vitalismo. Vi è in ciò qualcosa di performante, di legato alla riuscita, al buon esito del comportamento anche nella piena spontaneità che sicuramente la caratterizza.

Nell’amore che vive con il suo amante segreto, invece, compare la possibilità di accettare il negativo di questo impegno così proficuo e 5


apprezzabile: esiste la possibilità del fallimento, della fragilità, così come la potenza rigenerante di una gioia gratuita, di un piacere senza tempo né direzione.

Questo piacere giunge alla coscienza in modo addirittura tanto potente e irrefrenabile, eruttivo e magmatico, da apparirle potenzialmente distruttivo, forse mortale: potrebbe travolgere, nel suo cammino impetuoso, ogni ordine, ogni regola, ogni legame, ogni faticato tentativo di incardinamento alla vita quotidiana. Dunque, il suo erompere produce un senso di bellezza sconvolgente, ma pure, al contempo, una fenomenologia mostruosa, terribile, “sacra”. Arriva, dunque, il tempo in cui questo amore irrefrenabile deve essere sacrificato, come un comune “capro espiatorio”. 6


E se Eros gli antichi lo rappresentavano come un fanciullo, questo fanciullo – come in effetti concretamente avveniva nei rituali del passato – deve essere necessariamente soppresso. Solo allora potrà avvenire la sua idealizzazione, la “deificazione”, l’innalzamento della sua figura, la trasfigurazione, attraverso la morte violenta, in entità protettiva e salvifica per la sopravvivenza di quella “comunità interiore” che è il suo Sé. In un certo senso, questo sacrificio non può che ripetersi periodicamente, in maniera rituale, almeno finché da esso non nasca un nuovo livello di coscienza. Qualcosa che nelle parole che lei mi scrive pare aleggiare come una effettiva virtualità: una spinta all’evoluzione psicologica che proprio la pervicacia dell’ingombro amoroso pare imporre insistentemente alla sua esistenza.

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Mi torna in mente, a tale proposito, quel passaggio dell’Asino d’Oro, di Lucio Apuleio, in cui, nel racconto allegorico del contrastato amore tra Eros e Psiche, quest’ultima si unisce a lui, di notte, nell’oscurità di un palazzo incantato.

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La bellissima fanciulla – salvata alla morte sacrificale proprio dall’intervento del suo sconosciuto compagno – prova nell’accoppiamento meravigliose sensazioni, ma, allo stesso tempo, non può avere con lui un rapporto chiaro, non può conoscerne e riconoscerne le forme divine alla luce della coscienza. Sorge allora in lei il dubbio, la curiosità di andare oltre questa condizione d’insipienza, anche tradendo il giuramento solenne prestato a Eros di non cercare mai di scoprirne l’identità. Questa pulsione a conoscere assume la forma di una sorella di Psiche, capace di insinuarle il sospetto che il suo partner sia in realtà un essere mostruoso, e che sia ciò a motivarlo a non farsi scoprire.

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Psiche, allora, nottetempo, accende una lampada a olio, illuminando i lineamenti preziosi del compagno addormentato. Solo che una goccia di quell’olio bollente cade sulla pelle del dio, scottandolo e mettendolo in fuga inorridito.

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Da quel momento, la fanciulla, nella sua vulnerabile solitudine, dovrà sostenere prove durissime, quasi disperate, prima di poter ritrovare il suo amante; mentre lui, grazie alla bruciatura, generata dal desiderio clandestino di conoscenza di Psiche, diverrà per la prima volta consapevole del proprio desiderio, scoprirà in sé l’assenza dell’altra, la avvertirà come “metà mancante”, e questo sentire ne cambierà definitivamente la natura psichica e spirituale: da puro processo di attrazione passerà a esprimere il sentimento del legame.

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Ecco che, in qualche modo, questa antica favola sembra poter ancor oggi parlare di una conoscenza “erotica” di lei stessa (e del suo amato) che nessun aspetto della pur ricca vita quotidiana riuscirà mai a evocare: certo, questa conoscenza si acquisisce attraverso passaggi “inferi”, complessi, difficili, struggenti e sfuggenti, impalpabili e spesso dolorosamente solitari;

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certo questo processo propone linee spezzate, di destabilizzazione e disorientamento, ma apre anche, contemporaneamente, a orizzonti di senso tali da renderle la vita inconfondibilmente, profondamente, definitivamente “sua�.

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Francesco Frigione è psicologo e psicodrammatista analitico, psicoterapeuta individuale e di gruppo, docente di psicodramma nella scuola di specializzazione per psicoterapeuti PsicoUmanitas; formatore di educatori e studenti, autore di progetti psico-socio-culturali in Italia e all’estero. Nato a Napoli, vive e lavora a Roma. Ăˆ membro del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, fondato da Aldo Carotenuto, e del Direttivo del Giornale Storico di Psicologia e Letteratura. Ha fondato e dirige il webzine e la rivista internazionale Animamediatica.

Contatti E-mail: dott.francescofrigione@gmail.com Facebook: <Francesco Frigione> Sito Internet: www.francescofrigione.com Rivista: www.animamediatica.it

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