Rocchetta S. Antonio è un paesino in provincia di Foggia e abbraccia Puglia, Campania, Basilicata. Il paese ha avuto diversi nomi: in origine si chiamava “Oppidum” “Rocca Sant’Antonio” “Sant’Antonio” e infine “Rocchetta Sant’ Antonio” grazie ad un eremita egiziano vissuto dal 252 al 356 D.C.S. di nome Antonio, il quale, secondo una storia popolare, salvò il piccolo centro da un attacco barbarico che sicuramente lo avrebbe portato alla distruzione del paese. Secondo la leggenda Sant’Antonio abate apparve ai soldati nemici con delle fiamme in mano sul monte Calvario (all’entrata del paese) disseminata da tanti piccoli falò. Da quel giorno i cittadini festeggiarono (il 16 e 17 Gennaio) quest’ importante avvenimento con una suggestiva e folcloristica gara dei falò. La festa è caratterizzata da due momenti forti: la fiaccolata e l’accensione dei falò partecipanti alla gara. Questi ultimi, vengono preparati diversi giorni prima e poi allestiti lungo le strade del paese. Si compongono di una struttura in legno a piramide e riempiti di materiale infiammabile: come cartoni, paglia, fascine di legno, e ricoperti con le “ginestre”, tipica pianta della vegetazione
mediterranea che ricopre la gran parte del territorio boschivo del paese. I falò vengono completati con una scenografia di un “film” che raffigura: dei temi attuali come la pace, dei monumenti del paese come il castello o il Santo Patrono. La fiaccolata parte dal Municipio che in questa occasione offre alla cittadinanza un rinfresco e le torce per la fiaccolata, bisogna dire che l’intera festa è finanziata dal comune per un antico patto in onore del Santo, infatti lo stemma comunale del paese raffigura la scene del leggendario miracolo. Durante questa fiaccolata vengono accesi i mastodontici falò che possono arrivare all’altezza di 10 m e che provocano suggestive lingue di fuoco che si propagano in alto creando uno spettacolo affascinante. Un altro appuntamento importante per Rocchetta è la festa della Madonna del Pozzo e di San Rocco protettori del piccolo comune che si tiene nel mese di Agosto. La fede che lega i Rocchetani alla Madonna del Pozzo è qualcosa che rende questa festa un appuntamento irrinunciabile per tutti. Il 15 agosto i rocchetani vanno in pellegrinaggio al santuario della Madonna del Pozzo (a 3 km dal centro abitato) ed in processione portano la splendida statua dalla cappella di campagna al paese dove l’ attende S. Rocco. Il 24 e 25 agosto la Madonna e S. Rocco vengono portati in processione per le vie del paese. Il 26 mattina la Madonna viene riaccompagnata in campagna nel suo Santuario.
L’intera festa religiosa termina con spettacolari fuochi pirotecnici e concerti di musica leggera. A Rocchetta S. Antonio, tanti anni fa, nella fiera si vendevano animali come: gli asini, i cavalli, le mucche, ecc… . gli animali non venivano solo venduti, ma servivano anche per trasportare gli oggetti comprati dai loro padroni, per poi venderli ad un prezzo elevato. Il mercato però rimaneva sempre uguale, nel senso che vendevano sempre scarpe, vestiti, gioielli, ecc… La popolazione, in ogni casa aveva un’ animale domestico come galline e pollo. Il pollo veniva anche mangiato, invece le galline facevano le uova e una volta che non le facevano per una settimana venivano uccise e mangiate. A San Rocco, la popolazione dava da mangiare al maialino che girava per il paese e poi per qualche festa lo uccidevano, e il Re se lo mangiava insieme ai suoi sudditi. Se poi qualche turista veniva a Rocchetta e uccideva il maialino per i loro scopi venivano decapitati. Il Re, quando moriva il trono passava al figlio, se non aveva figli lasciava il trono a un suo suddito fidato. Nella cucina rocchetana le ricette sono preparate
utilizzando prodotti naturali che danno un buon sapore. Come i primi piatti ricordiamo i più importanti che vengono preparati con pazienza. “Ravioli” il piatto tipico racchetano viene preparato in quasi tutte le feste e le domeniche. I suoi ingredienti sono: ricotta fresca di pecora, prezzemolo, sale e qui ecco il segreto, un po’ di zucchero. “Tagliolini all’uovo con il latte” preparate il giorno dell’ascensione perché il latte rappresenta la purezza di Maria Vergine. Era un’usanza andare in quel giorno al bosco a prendere il latte che serviva per condire i tagliolini. “Spaghetti con le briciole” è un piatto che viene preparato per la festa patronale “Sant’Antonio Abate” “Cavatelli e sedano”: un incontro tra paste e verdure. “Orecchiette e sugo a base di carne di pollo” è il piatto che viene preparato nel giorno della festa di San Rocco e la Madonna del pozzo. Anche se Rocchetta è un paese montano, non mancava il pesce. “Rape e baccalà” si preparava alla vigilia di Natale. “Pasta e lenticchie” un pasto ricco di ferro per affrontare le giornate lavorative faticose. “Pancotto” un pasto povero ma molto saporito. “La pasta alla chitarra” è uno dei piatti più antichi fatti con oggetti particolari come un matterello con i denti. Poi ci sono i secondi piatti c’è la carne di maiale, di agnello, di coniglio, di pollo e di cinghiale. Tra tutti questi cibi uno dei più buoni è il
soffritto. “Teglia di patate al forno con testa d’agnello” “Agnello con gli asparagi” che si prepara il giorno di pasqua “Torcinelli” preparati per le festività pasquali, che sono composti da intestini di agnello conditi con aglio, formaggio e prezzemolo. “Coniglio al forno” “Cinghiale al sugo” “lepre alla cacciatora” che vengono cucinati nel periodo di caccia verso ottobre e gennaio. I dolci sono il simbolo di festa e vengono preparati in famiglia. Ogni brava casalinga aveva un segreto nel preparare i dolci. Come dolci ci sono le “scartatelle” che sono lunghe fritte e condite con zucchero a velo, noci e mandorle sono preparate a Natale. “Canzoncelli” sono come dei piccoli cuscini con dentro castagne e cioccolata. “Squrcedd” è il dolce racchetano più tipico ed è preparato a pasqua. “Zeppole di San Giuseppe” ciambelle con un po’ di marmellata d’amarena. “Crostata di amarena” che viene preparata nel periodo di giugno e luglio. “Crostata di ricotta” preparata con ricotta di pecora rocche tana e poi viene preparata con usanze molto antiche. “Chiacchiere” un dolce che viene preparato a carnevale. “Pupnonn” biscotto a forma di donna oppure uomo. “Cical” pasta fresca bollita nel vin cotto che poi ha un sapore dolce e croccante che si prepara nel giorno della vendemmia. Poi c’è un dolce molto curioso “radice dolce
liquirizia” ha un sapore dolciastro e veniva usato in passato come le gomme da masticare che vengono usate oggi, non solo ha un sapore dolce ma fa bene anche alla salute. Un’altra tradizione riguarda il castello edificato da Ladislao II d’Aquino che acquistò dal re Ferdinando D’Aragona. Dopo circa un secolo dalla costruzione della fortezza, si deve quella sedile, XVI secolo, che aveva come scopo di riunire al suo interno importanti assemblee. La sua funzione era quella di rappresentare il potere civico della città. Infatti, gli archi sono il simbolo della sovranità. Il castello d’Aquino è uno dei pochi esempi di architettura militare di transizione che non ha subito modifiche e risulta sostanzialmente integro. Fu terminato nel 1507 per volere di Ladislao II d’Aquino e diede l’avvio allo sviluppo del paese. L’edificio ha una forma triangolare con tre torri a geometria ogivale posta in ciascun vertice, il significato di tale orientamento può anche esser dovuto al fatto che il castello non ha mai svolto la funzione di difesa, si tratta più che altro di simbolo di potere del barone. Data l’importanza del centenario castello viene festeggiato ogni anno con una festa. Questa festa si svolge intorno al castello dove ci sono delle animazioni e c’è
l’assaggio dei prodotti tipici: mozzarelle, formaggi, taralli, vino, pizze fritte ecc… infine si conclude con dei fuochi d’artificio che ricorda quando c’era stato l’incendio al castello.