La festa Patronale di Sant’Antonio Abate del 16 e 17 Gennaio: Rocchetta ricorda il suo Santo Patrono con due giorni di festeggiamenti intensi ricchi di fascino, tradizioni, e Fuoco, infatti l’elemento principale della festa sono il fuoco e i tipici Falò di Sant’Antonio Abate. Questo Santo era un eremita egiziano vissuto dal 252 al 356 d.C. Una leggenda narra, che il Santo sia apparso ad un esercito di barbari con del fuoco in mano, facendoli scappare e assicurando quindi la salvezza alla piccola cittadina di Rocchetta, che dal quel momento assunse il nome di Rocchetta Sant’Antonio. La festa è caratterizzata da due momenti forti: la fiaccolata e l’accensione dei falò partecipanti alla gara. Quest’ultimi, vengono preparati diversi giorni prima e poi allestiti lungo le strade del paese. Si compongono di una struttura in legno a piramide e riempiti di materiale infiammabile: come cartoni, paglia, fascine di legna, e ricoperti con le "ginestre", tipica pianta della vegetazione mediterranea, che ricopre la gran parte del territorio boschivo del paese. I falò vengono completati con una scenografia degna di un “film” che raffigura: dei temi attuali come la pace, dei monumenti del paese come il castello o il Santo Patrono. La fiaccolata Parte dal Municipio che in quest’occasione offre alla cittadinanza un rinfresco e le torce
per la fiaccolata, bisogna dire che l’intera festa è finanziata dal Comune per un antico patto in onore del Santo, infatti lo stemma comunale del paese raffigura la scena del leggendario miracolo. Durante questa fiaccolata vengono accesi i mastodontici falò che possono arrivare anche all’altezza di 10 m e che provocano suggestive lingue di fuoco che si propagano in alto creando uno spettacolo affascinante. Tutto questo avviene il 16 di Gennaio, mentre il giorno della Festa del Santo ossia il 17 Gennaio, viene riproposta l’intera manifestazione allo Scalo di Rocchetta.
LA TRANSUMANZA
Parlando di prodotti genuini, non si può fare a meno di citare Rocchetta per i suoi latticini, poiché sono fatti con delle tecniche molto antiche, tramandate dai pastori che una volta popolavano, con le proprie greggi, il territorio e precisamente il bosco. Questi restavano in paese per l’inverno, ed in estate emigravano percorrendo in Abruzzo degli antichi tratturi, per garantire alle proprie greggi sempre dei verdi e freschi pascoli, (transumanza). Lungo questi tratturi esistevano delle dogane dove venivano pagate dei dazi. Anche Rocchetta aveva una dogana e precisamente nella odierna piazza dove ancora oggi è possibile vedere uno di questi caselli, di forma ottagonale. I Pastori, per conservare i propri prodotti e farli rimanere
sempre freschi a distanza di giorni, usavano un’erba particolare chiamata “Borazza”. Lo stesso metodo si esegue oggi verso la primavera e precisamente nel periodo pasquale. I caseifici sono più di uno e garantiscono quotidianamente i latticini per tutta la popolazione e anche per i paesi limitrofi, questo perché apprezzati per il buon sapore e per la genuinità. Il prodotto per eccellenza rocchettano è la
burrata: è un involucro di pasta di mozzarella che rinchiude al suo interno del miscuglio fra panna mozzarella e pezzetti di scamorza (stracciatella). Esiste la vera panna da cucina che, legata ai nodini, diventa una vera specialità culinaria.
LA MADONNA DEL POZZO
Il 24 agosto 1709 l'anziano contadino Giuseppe Mastrostefano,mentre stava zappando la sua maggese in contrada Serralonga ,assetato,chiese l'acqua alla madonna del pozzo. Qualche giorno prima c'era stato un incontro del contadino con un frate questuante del rinomato santuario della Madonna del pozzo di Capurso in provincia di Bari. Difatti S. madonna del pozzo gli concesse l'acqua e il contadino devotamente ne bevve e ringraziò la S. vergine del
Pozzo. Successivamente l'acqua non diminuiva,anzi venne utilizzata con fede e diversi ammalati furono guariti. La prima miracolata fu la storpia Pompea Garruto, la seconda fu Anna Maria Pasciuto e poi tanti altri. Il santuario è situato nella contrada rurale Serralonga a 3,5 km dal paese,l'unico mezzo per arrivarci e andare a piedi oppure per la strada provinciale che collega Rocchetta a Lacedonia (AV). Questa cappella fu contesa molte volte da i due paesi Rocchetta e Lacedonia ed è stata meta di pellegrinaggi provenienti da tutta Puglia Campania e Basilicata,tra cui Monteverde,Aquilonia,Candela,Ascoli,ecc. La tradizione vuole che il 15 Agosto di ogni anno,giorno dell' Assunzione di Maria Vergine,il popolo di Rocchetta vada in questo santuario,e dopo aver celebrato una Santa Messa in onore della Madonna,prelevi la sacra immagine settecentesca portandola in processione a spalla fino al paese. Tutto questo avviene nella calda serata di ferragosto e tradizionalmente durante il cammino vengono usate delle candele,o antiche a carburo. Un'altra usanza vuole che vengano accese le stoppie ai lati della strada per illuminare il tragitto. Il momento piu commovente per il popolo di Rocchetta è l'arrivo della statua in paese;poichè quasi alle porte del piccolo centro subappenninico,c'è "l'incontro" fra la
statua della Madonna con l'effige del compatrono San Rocco. Il 24 agosto giorno dell'anniversario del prodigioso evento dell'acqua;in mattinata ha luogo la fiera;subito dopo viene celebrata la Santa Messa in onore della Madonna del Pozzo.Nel pomeriggio segue la processione per le vie del paese della statua della Madonnadel Pozzo. Il 25 agosto nel tardo pomeriggio vengono portati in processione le statue della Madonna del Pozzoe di San Rocco.In serata abitualmente si esibisce un concerto bandistico,da qualche anno è consueto promuovere il raduno bandistico Citta di Rocchetta Sant'Antonio che raccoglie la maggior parte delle bande locali con una gara all'ultima nota .è spettacolare assistere alla processione seguita da più di 200 elementi musicali. IL 26 agosto di buon mattino viene celebrata una messa per salutare la Madonna che verrà riposta per il resto dell'anno nella cappella. Nell'ultima serata si esibiscono artisti di fama internazionale. A conclusione della festa vi è il tradizionale spettacolo pirotecnico.
IL CASTELLO
Castel d'Aquino risale a Ladislao 2° d'Aquino,marchese digorato e consigliere di Federico d'Aragona che gli offri la signoria di Rocchetta Sant'Antonio per lire 25.500,come risulta da un diploma sottoscritto il 24 maggio del 1501 in Castelnuovo di Napoli. Ladislao 2° d'Aquino fondò il castello nel giro di pochi anni poiché l'opera era già terminata nel 1507 come risulta da un epigrafe marmorea sulla porta d'ingresso,sotto lo stemma d'Aquino: uno scudo
diviso in sei bande con un leone rampante nella quarta e quinta banda. La lapide con lo stemma dei d'Aquino si trova nella parte frontale del torrione principale;questo è il testo dell'epigrafe: Ladislao d'Aquino il giovane Signore della sottosopra baronia avendo comprato questa terra di Rocchetta,fa costruire questo castello col proprio denaro nell'anno MDVII (1507). La fortezza non fu costruita per difesa ma fasto della casa nobiliare dei d'Aquino,anche se l'intera struttura,forse progettata con il contributo di Francesco di Giorgiomartini o di qualche suo allievo ,perche di forma ogivale può meglio resistere agli attacchi con bombardi e cannoni. Infatti alla sommità sorge una torre merlata ogivale ,unica nel suo genere,che raffigura una prua di una nave;inoltre il castello è eseguito in pietre calcaree di colore giallo-ocra tipico del luogo. Ladislao ll non dimorò a lungo
nel castello perchè, decaduti gli Aragonesi,fu spogliato dei suoi beni e quindi anche del feudo di Rocchetta. Quest'ultimo, passato attraverso varie famiglie, giunse nel 1609 nelle mani di Andrea Doria, nel 1849 la famiglia Doria lo vendette ai Piccolo,attuali proprietari. LE ORIGINI Si è sviluppato sulla cima di un colle(630 metri s.l.m.) attorno ad un forte "Castel Sant'Antimo",d'origine incerte poichè lo studioso Cuozzo attribuisce la costruzione del forte ai normanni nell'anno 1050 mente secondo Giovanni Gentile,sacerdote e autore della cronistoria di Rocchetta,la fondazione del paese è opera dei greco bizantini nell'anno 984. Una cosa è certa ,il nome del primo feudatario"ROBERTO DEL TORPO" il quale regnò dal 1081 al 1120. La fortezza era di forma quadrata con quattro torri(una di essa ancora in parte esistente e ristrutturata nel 2006),era contornata da una cinta muraria con porta ad orientee con svariate torri(due di queste erano situate dove attualmente sono erette:la torre dell'orologioe la torre ogivale del castello d'aquino).
PIATTI TIPICI: GLI ANTIPASTI Gli antipasti venivano consumati solo in ricorrenze e festività come Natale,Pasqua,Ferragosto,Feste patronali,Matrimoni, "Supr'sata e Pr'sute":(soppressata e prosciutto) era un antipasto tutto casereccio poichè veniva fatto in casa.Questi due elementi hanno una storia tutta loro.Le uova sode vengono mangiate a Pasqua perchè anticamente durante il periodo quaresimale le galline producevano più uova e per conservarla a lungo venivano bollite.Gli asparagi sono un prodotto dei nostri boschi e spuntavano durante il periodo pasquale e anche in questo caso per conservarli venivano messi o sott'olio o sott'aceto.
I PRIMI PIATTI
Rafaiuole (ravioli)
Tagliuline cu ru latte(tagliolini all'uovo con il latte) Spaette cu r'frecule(spaghetti con le briciole) Cavatielle e acc(cavatelli e sedano) R'chie'telle cu l'adducce(orecchiette e sugo a base di carne di pollo Tumbal(pasta al forno) I SECONDI PIATTI Suffritte(soffritto) Ruote're patane e capuzza(teglia di patate al forno con testined'agnello) Aine e sparg(agnello con gli asparagi)
Mugliatied(torcinelli) Coccie a lu furn(coniglio al forno) Cinghiale al sugo Vecc(tacchino) Lepre alla cacciatora
CONTORNI
 Pizze Fritt(frittelle)  Mozzarelle inda a la burrazza(mozzarelle contenute in un erba)  Patane aracanate(patate con briciole di pane)
DOLCI
Scartatelle Canzuncell Squrcedd Zepple di san Giuseppe(Zeppole di san Giuseppe) Pizza cu l'amarena(crostata d'amarena) Pizza cu la ricotta(crostata con la ricotta) Chiacchiere Squarcedda alla canalles Pupnonn Cical