PASSAGGIO CHIAVE – Piccole Sezioni CAI sulla Torre Exner di Francesco Sulpizio
Ecco, sono pronto a percorrere questa strada che si spalanca dinanzi a me. Un nuovo sentiero, una nuova via, una nuova emozione. E’ perfetto, un sentiero che si incunea nelle viscere della montagna, una via che si inerpica lungo i suoi fianchi, le sue pieghe, le sue rughe, le sue creste e s’invola verso la cima fino a perdersi nel cielo. Ma, il sentiero della Montagna che percorro quasi tutte le domeniche, con pesanti scarponi, con sulle spalle lo zaino pieno dell’essenziale, con il compagno occasionale con cui mi confronto, non è forse simile a quello della vita, irto, dolce, pericoloso, faticoso, facile, impegnativo, appagante, gratificante. E se poi al termine della salita giunge il meritato riposo, mi accorgo che il vissuto non ha dimensione e nemmeno il futuro. Sono assorbito completamente dall’oggi o, al massimo, dall’impegno che dovrò profondere nella ridiscesa. Mi sono sempre chiesto, ogni volta che attacco un sentiero, una via di arrampicata, in compagnia di qualcuno che condivide questa passione, se l’Amore per la Montagna ha una spiegazione razionale, o se appartenga al dominio delle vocazioni misteriose. Ma, non so rispondermi. Bisogno di mettermi alla prova? Forse. Richiamo indecifrabile ed irresistibile? Sarà. Rimane il fatto che da anni ho fatto la mia scelta senza troppo ragionarci sopra.
Sono “sbarcato” (giusto per usare un termine marinaresco) qui a Ortona per lavoro nel 1974. Ne ho fatto la mia Città e mi ritengo suo figlio adottivo, tanto da amarla quanto quella che mi ha dato i natali. Mi sono avvicinato alla Montagna piano piano, con rispetto ed umiltà, affrontandola ogni volta con timore ma, con passione ed amore. Questi sentimenti mi sono compagni fin da quando insieme ad alcuni Amici fondammo la Sezione del Club Alpino Italiano nel 1989. Insieme a tanti Amici ho affrontato, mai animato da un sentimento di sfida, ed accettato il rischio di “Scalare la Montagna”. La Montagna intesa nel senso più vasto della sua collocazione. La Montagna a me convenzionale, adatta, insomma che mi piace sia sotto il suo aspetto morfologico che come rapporto sacrale. Un amore con la “A” ben marcata dentro di me, in cui la ricerca dell’impossibile non esiste perché annullata dalla razionalità della vita in cui la sopravvivenza domina l’incoscienza.