Cenni sulla fiscalità delle opere d’arte Premessa Viaggio al centro della terra (evitando le buche più dure)
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Parlare del rapporto tra arte e fisco è l’inizio di un viaggio come quello di Otto Lidenbtock al centro della terra. Non una passeggiata: un tragitto in cui sai da dove parti ma non sai dove arrivi. Se arrivi. Come quello di Teseo: riuscire a gettare lo sguardo all’interno di un labirinto dionisiaco di norme, percorsi, prassi e dubbi cercando di uscirne senza venirne risucchiati. Il labirinto è un’opera di Dioniso, archetipo dello scultore, artigiano, artista che costruì una trappola mortale per chi ne era suo malgrado ospite ma anche per chi si trovava a entrarci. Un enigma di difficile soluzione, un conflitto tra uomo e dio che, perdonate il paragone, non ha effetti diversi da quello tra contribuente e legislatore. La normativa fiscale non si occupa specificamente delle opere d’arte in quanto le stesse, di fatto, sono assimilate a qualsiasi altro bene posseduto da un soggetto salvo poi accorgersi che le cose non funzionano esattamente così.
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