Raccontare scampoli di vita attraverso un finestrino è come dipingere un sogno al di qua di una vetrina.
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Franco Pucci Nato in un paesino della Bergamasca, dopo aver frequentato le Scuole Tecniche con un profitto senza infamia e senza lode, Franco Pucci decide di comunicare con il mondo esterno attraverso immagini e segni, entrando così nel mondo della grafica. Un corso serale triennale di Grafica Pubblicitaria, condotta da Albe Steiner, il nipote di Giacomo Matteotti, presso la Scuola Umanitaria famosa anche perché ha dato linfa vitale alla Scuola del Libro di Milano, gli svilupperà la passione e la voglia di lavorare per il mondo della comunicazione e della grafica. Gli interessi per questa sua passione lo coinvolgono e lo assorbono totalmente, non impedendogli però di sposarsi e di contribuire a mettere al mondo quattro figli. Un’esperienza di circa quattro anni come disegnatore tecnico presso aziende e studi d’ingegneria e architettura e poi… il salto nel mondo della grafica pura! La pubblicità e la televisione lo catturano definitivamente e per oltre un trentennio si occuperà, nel ruolo di Direttore Creativo, della comunicazione per le agenzie e le strutture promozionali nazionali e internazionali. Già che la tastiera del computer ha sostituito la sua veloce penna, ora che ha molto più tempo, si dedica totalmente alla scrittura creativa, dando la sua collaborazione a diversi portali, tra i quali: www.rossovenexiano.com e al suo blog personale www.francopucci-bricole.blogspot.it inoltre, come e-book sfogliabili, su www.issuu.com
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Le sue ultime pubblicazioni sono: “Il volo del Gabbiano”, NarrativaePoesia Editore, “bricole” e “spifferi” editi in proprio.
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E la corriera va Un respiro costante, immutato nel tempo le barene attendono il mare. Lo abbracciano, lo respingono, amanti esigenti. Pendolare coatto vivo il loro amore attraverso il finestrino mentre i sobbalzi della corriera creano scarabocchi sui fogli dove improvvida la mano tenta di prendere appunti. Lo scorrere delle immagini culla i pensieri, coglie attimi mentre gli aironi creano eleganti volute nel cielo e le garzette si contendono con i gabbiani il possesso del territorio. Poi la marea monta, la barena calza il mare come una confortevole coperta -vi si nascondeio raccolgo i pensieri e scrivo. Un airone cenerino disegna una parentesi nel cielo e si riflette, falce d’acciaio, sulla laguna argentea come mica‌
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Barene e corriere S’agitano in nuvole di piume pensieri scapigliati, arruffati versi s’affacciano la mente liberata da legacci di miserie spazia oltre il vetro e s’accuccia docile. Questo pencolare del limite alla vista ogni volta mi tiene -mi ubriaca i sensiquesto narrar della laguna che ritrosa s’apre all’inatteso cuore di salso verde. Mi prende sai -mi straniaVorrei ricordare ogni parola, ogni volo che sfugge al mio annotare e al ricordo non so quale magia accada ma è la vita la laguna che recita sul palco di barene. Così mentre la corriera fagocita lo zaino con gli occhi fissi all’isola che ci attende incido nella memoria -quasi scalpellinol’emozione che ti racconto in un attimo. Guarda -oltre il vetro- la vita sa di sale.
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Grigio airone Cinereo acrobata librato tra opaline coltri d’ovatta e liquida lastra di grigio riflesso d’inquieti umori, come aliante circospetto silente sorvola planando. Mimetico, tono su tono, nulla, se non un fruscio, una tenue bava di vento che accarezza le canne e corruccia lieve il piano, rivela la sua presenza. [un bagliore argenteo lungo un istante, laggiù... brillano gli occhi rapaci, e il becco, lama di falce] Un tuffo, un colpo felpato buca il fermo immagine di una trama monocolore. Arruffa l’apatica scena, protagonista della recita, il sicario coatto della vita. L’airone, nel grigio.
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Brogliaccio d’amore e poesia Scorre la laguna sui finestrini -come semprei pensieri seguono traiettorie ormai consuete -ti pensoIncido sul vetro la malinconia di questi versi graffio con le unghie un desiderio di libertà -non ho aliLascio alle mie spalle quattro camici bianchi mille tuffi al cuore e un pugno di speranze -mai domeIn una sorta di “sliding doors” entro ed esco perso nella stanza degli specchi al luna park della vita. Non è primavera anima irrequieta, gli spifferi della disillusione ti aspettano, dietro la prossima porta. Presto sarà Natale e un rocchetto di refe rossa sarà compagno dell’ago che suturerà le ferite novelle. Nell’atelier di un improbabile designer di ali forse troverò le piume acconce per il mio volo agognato. In un fermo immagine questa corriera sfiancata m’appare simile alla mia anima nuda -alla tua mercéPrendo nota. Ho straziato le unghie sul finestrino ma lo scorrere del tempo sulla laguna irride il desiderio. 7
Non posso volare, non c’è spazio sulla schiena solo il sogno tatuato tra un punto e l’altro -chimeraL’alzavola straniera litiga il posto sulla barena, ma è tardi anche per volare mi fermo qui -e sogno fiordalisiLa corriera va. Tra i campi di grano.
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1965-2015 Rame, efelidi, pelle di luna e cinabro 1965- li conoscevo beneRame, timide efelidi, pelle di luna e cinabro mille e più sfumature soffocavano il grigio. Riflesse in quei vetri di liquido ambrato -ciglia ammiccantimaliziose banconiere. Della latteria ansante in quel Luglio torrido erano cornice esplosiva di colori alla Van Gogh. -sì li conoscevo beneUn brindisi provocatorio lui sparì, poi riapparve. Un mese lacerò il grigio coi colori di nuova vita. Lei inchiodò nelle pupille per lui i colori dell’amore e i riflessi arsero i timori -fuochi di luce d’Agosto2015- li conosco bene9
E ancora sono qui, appesi al rimmel che sfuma lento alle labbra che raccontano stupite dei colori d’allora. Gli occhi rivolti al mare, sÏ! Nella laguna riflessi rame e pelle di luna e cinabro mentre le efelidi scolorano. Timido intercalare del tempo declinare dieci lustri d’amore.
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Spigoli smussati Le spine dei pruni di Maggio Oh come graffiavano le gambe! Il grigio dei marciapiedi orbi di verde Oh come urla quel gabbiano innamorato! [acqua di laguna -mare malinconianel cortile di sassi come sanpietrini] Le lune di Maggio hanno le stesse sottane -quando adescano in Monte Napoleone-quando fanno shopping di cuori sul Corsoammaliano lupi solitari sulla riva del canale. E tu ridi di questa dicotomia di cuore mentre asfalto il mare quasi fosse periferia. Allora -sĂŹ- mi tuffo nel tuo sogno e smusso gli spigoli della nostalgia.
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Baratti Ho venduto le ultime biglie di vetro colorato come perle autentiche di falso Murano a quattro cinesi in gita sulla laguna in cambio di un paio di bacchette di bambÚ. Ho ceduto le bacchette al bar sul corso ad un oste dal sorriso mefistofelico in cambio di un bicchiere di Rosso Inferno in un amen l’ho bevuto, ho visto il fondo. C’era un numero di telefono impresso. Ci sto pensando. Vorrei indietro le mie biglie di vetro colorato.
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Barena in attesa di un altro minuetto Il verde riemerso dopo l’inattesa marea, brilla come gel impomatato sulla barena. Aironi dalle zampe gialle e nivee garzette improvvisano un regale “pas de menuet” mentre raffinati piovanelli dal gilet nero con ciarliere pettegole fanno ala al ballo. Il rosso del tramonto che filtra dal vetro m’imporpora i pensieri rapiti dalla scena. Il finestrino della corriera è il diaframma che mi separa dalla fantasia, dalla realtà. Ancora un sobbalzo sull’asfalto del ponte poi la danza si dissolve in argentei riflessi. Sono arrivato. Meccanicamente la mano scosta la tendina e la laguna è alle spalle. Ti chiamo, un altro diaframma si oppone. Obliqui raggi di sole trafiggono gli occhi e stridii di gabbiani sul canale offendono la voce, mentre il cuore anela il minuetto. Parlo invano. Non mi sento, non ti sento. Come la barena sommersa dall’acqua alta attendo la bassa marea per un’altra danza.
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Barene, pane e zucchero Perché il dolce dello zucchero è rimasto accartocciato nel blu mare della carta da droghiere? Perché mai il profumo del pane è rimasto incatenato sul marmo e tra le dita sapienti del fornaio? Barene e acqua. Aironi in volo. La strada corre veloce tra sobbalzi i pensieri s’adagiano -vecchie volpisotto le coltri protettive dei ricordi. Alieno primavere di lunari passati. Barene e acqua. Garzette ballerine. Risposte che la vita non mi ha dato rimaste sospese in volo a mezz’aria, vecchi aquiloni monchi senza coda legati all’anima dal filo dei ricordi. Barene e acqua. Pane e zucchero.
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Bulloni d’acciaio e traversine di quercia Fiuto l’aria. Novembre è ormai alle porte. L’aspro del salmastro fagocita ogni alito, ogni refolo gentile. Come cane da trifola annuso. Cerco nell’aria un profumo, quasi un Dicembre precoce. C’è bora stamane. Mi ancoro con i sogni al molo e osservo il vaporetto salpare. La scia del motore racconta. …sono binari quei solchi che luccicano nella laguna e alghe i bulloni d’acciaio che serrano la nostalgia alle traversine di quercia… Anelo quel profumo rimasto nelle tasche dei pantaloni corti appesi al davanzale della vita. …e resto lì inebetito gli occhi spolverati di zucchero a velo e il sorriso racchiuso tra dita di mandarino…
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C’era una nuvola lassù c’è una nuvola, lassù solitaria galleggia nel blu assoluto di un cielo terso mai visto prima indecisa, sembra stare ma il movimento dell’acqua inganna, va, viene ora pare fuggire ad est, ora torna mentre il blu cobalto vira in verde laguna ora è qui accanto, stendo la mano, sfioro l’acqua, la sento, è viva cerchi concentrici la inghiottono, mi siedo, l’orizzonte riappare alla vista alzo gli occhi e il blu assoluto si tuffa laggiù, nel verdemare come sempre torno a vivere il mio mondo capovolto, disteso sulla mia panchina c’era una nuvola lassù, prima…
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Cielo color cenere e piombo sotto i ponti E ti racconterò -mentre il tempo scoloradi lampi di cuore che feriscono gli occhi di frattali di memorie scolpiti nel tempo di respiri sospesi a mezz’aria nei calzoni. (scusami se oggi paio un poco dissennato ma le nuvole lassù ingrigiscono i pensieri) L’acqua stenta a fluire nei canali -sospiracosì i miei battiti s’affrettano in anarchia complicano il passo sudano allo scirocco e non basta un’apnea per chetare il cuore. (il piombo fuso che poltrisce sotto i ponti fotografa senza pietà le rughe dell’anima) Ti racconterò tutto quello che già conosci ti ripeterò all’infinito le parole incanutite che mi legano quassù sulle pietre antiche mentre guardo il cielo che sospira cenere. E tu ascolterai la fola stanotte, sorridendo.
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Di terre riemerse, felci e tratturi L’acqua si ritira. La marea cala. La barena riemerge, s’asciuga al sole garzette e aironi in tenuta di gala improvvisano danze, confondono suoni. Con occhi distratti e schiena dolente seguo lo scorrere della laguna accanto nel cristallino l’immagine si spezza e il gioco di specchi frantuma i colori. Dipingo? Coriandoli di verde s’addensano. È una tavolozza di terre e ocra, verdi declivi, tenere felci -mille falenesottobosco, pastello, terra di Siena, oliva olio pastoso, chimico acrilico -matiteAcre l’odore di trementina m’assale, preparo i colori per una nostalgica tela? Sorrido. Seguo sulla barena un tratturo irreale, fatico a ritrovare lo Zenith -ricomporrela scena è un pot-pourri di ricordi e dolore. Vorrei una tastiera di verde cristallo, i tasti bianchi aironi pronti al volo -arditie poi il foglio sicuro rifugio di poesia tratturo inevitabile che porta al sorriso. Riemergo.
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Domani farà bello, hanno detto… "...i avarave ciamà belo per doman…" Quel repentino, lattiginoso strato di nebbia sembrava bambagia sfilacciata tra le dita che saliva silenziosa posandosi sulla laguna e come algido sicario ne affogava i colori. Testarda una lama di luce bucava la bruma, creando sull’acqua trasparenti arabeschi, mentre il peschereccio si perdeva nel limbo la sirena urlava il suo commiato dal molo. L’orizzonte m’apparve come sogno concreto che da tempo rincorrevo e protesi la mano, solo stracci di nebbia rimasero appesi alle dita. Con la voce arrochita dall’umido salmastro bestemmiai alla caligine la mia delusione. "…i avarave ciamà belo per doman…" Straziò la voce stridula ma ne riconobbi il tono, lo schioccar del becco e il frullar d’ali felpato lacerarono come artigli il velo dell’amarezza e nella laguna ovattata rispecchiai il mio sorriso. …come sempre avrai ragione tu amico mio.
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Figlio d’edera -senza frettaÈ una bugia avvelenata sulla punta della lingua -come crescono in fretta le bacche rosse dei roviNon ha fretta di crescere invece -questo fiore d’azzurro anemicofiglio di rampicante clandestina che ha messo radici inestirpabili. Vedi -occhi miei stanchi di penanon ho sole bastante per i petali non ho colore sulle dita indolenti e non posso rubare laguna per te. È una bugia spudorata dirti basterebbe il mare -come vorrei regalarti quell’azzurro, senza saleFiglio d’edera -senza fretta- Ora.
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Guardo fuori -la vita è una pazza fola[oplà Mangiafuoco s’incendia sull'assito “telone” -reclama- ma il gatto s’è sparito la volpe è senza l’uva nonostante il salto la fola scolora nell’acqua color basalto] ***** Tu che appoggiato al finestrino vedi riflesso nella laguna il viso assopito della compagna accucciata accanto e che dalla vita ha avuto come pegno solo cambiali di tempo mai vissuto. Tu che pensi lo scrivere sia vano mentre bestemmi i sobbalzi della corriera ricordi d’un tratto che la Signora vi ha visto guerrieri vincere insieme il dolore col sorriso ogni dì più sfrontato. Tu che hai annebbiato il finestrino che fingi sian condensa quelle gocce tra le ciglia tu che hai parole inespresse -falsa anarchia- sulle dita ricordi a ogni pietra quale amore ci sia in quel viso assopito. *****
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[piove sul carro ora lo spettacolo è finito aironi e gabbiani -pubblico senza invitonon levano in volo e straniscono l’elogio laguna e Mangiafuoco eran sortilegio?] Guardo fuori, ma piove dentro.
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La ragnatela strappata Oggi un ciottolo ha lacerato la mia trasognata ragnatela assurda nelle sue geometrie rattoppata ma tenacemente avvinghiata, legata alla vita. [poi, barene di verde livido coppale e garzette attonite statuine di gesso] Anni sconvolti di affannoso tessere geometrie assurde, rattoppi faticosi. Il mio scudo è una ragnatela appesa tra cielo e terra tra sogno e abbaglio improbabile trappola per il destino. [poi, il ciottolo che saltella sull’acciaio la laguna una lastra, la vita si diverte] CosÏ rimango appeso all’ultima bava ciottolo nella tela, predatore e preda.
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Là, oltre il limite del colle, la laguna attende E’ un lungo trascinare l’anima pei campi, aridi solchi dove il grano germoglia annoiato ai piedi del colle che lo assiste accigliato c’è quel sentiero che allarga l’orizzonte. Sali a cogliere l’azzurro, abbandoni il solco, oltre il limitare del tuo sguardo, tra i castagni, il sole sta morendo, ma tu non te ne accorgi. Al dolore del richiamo risponde l’ignavia e la ragione non ti interpella, il cuore non mente è quasi inutile la fuga verso l’approdo sicuro. Il verdeacqua attende, silenziosa compagna ha pronte nasse e reti acconce alla bisogna mentre la laguna dà sapore ad ogni mutamento e bianchi fiori di loto fagocitano il sale dei ricordi. Là, oltre il limite del colle, dove lo sguardo insiste, là dove il giallo grano muta colore fondendo l’azzurro e la ruggine delle foglie scolora, mentre la tua insicurezza si inabissa nel fuoco liquido del rosso orizzonte là, oltre il limite del colle, protagonista di una nuova recita metterai in scena un’inverosimile farsa della vita, ed il sipario calerà sull’ipocrisia della tua maschera. [getto le reti, mentre l’oro del grano ammalia i gabbiani]
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L’altana sulla nuvola E poi mi siedo e inseguo le emozioni che volano alte e si perdono nel blu. Dall’altana sulla mia nuvola attendo altre primavere giovani e meno ostili. Il sole pare ammutolito, si nasconde, poi riappare, giocherellone irritante. Non ho visto rondini, ancora. -pensieri affastellati scivolano e scorrono veloci nella mente distratto seguo dal finestrino i minuetti di aironi e garzetteHo accanto il tuo sorriso, tanto basta. È malinconia nel sussulto delle ruote e la speranza ha il colore della laguna. Ho emozioni dispettose nello zainetto che si burlano di un cuore viaggiatore e l’altana sulla nuvola è vana panacea. Non ho visto rondini, non ancora.
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Come vorrei esser più sciocco… «Le parole non colgono il significato segreto, tutto appare un po' diverso quando lo si esprime, un po' falsato, un po' sciocco, sì, e anche questo è bene e mi piace moltissimo, anche con questo sono perfettamente d'accordo, che ciò che è tesoro e saggezza d'un uomo suoni sempre un po' sciocco alle orecchie degli altri.» Siddharta
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Me intriga el parlar ciosoto* Non è ancora mia questa nenia, questa cantilena, questo frangersi di acuti e di vocali sugli scogli e le barene della laguna quasi andar delle maree con la luna. Non è ancora mio questo altalenar ritmato e tronco questo parlar dolce seppure asprigno nelle gole arrochite dei pescatori e nell’eco delle “ciacoe soto i porteghi”. Forse non c’è tempo mi sono abbeverato a mille idiomi e ho dato alla mia voce tratto indistinto foresto sono a tutti, anche a me stesso confondo le parole e spesso non capisco. Non è ancora mio, però m’intriga. *dialetto di Chioggia
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Mi racconto un sorriso Ho il cuore altrove… I pensieri hanno il fruscio delle ali di un colibrì innamorato della corolla, non il respiro possente del rapace che in tondo sorvola la sua preda. Catturo iridi ammirando gli amplessi giocosi nei riflessi della laguna, di lassù la luna dispettosa appare e scompare sul boccascena stellato come illusionista provetto. …e l’anima tra le dita. Scrivo per me, stasera mi racconto un sorriso.
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Oggi ha nevicato…(ancora mi mancate) Oggi ha nevicato. Poco. Il molo ha un aspetto cadaverico, algida rappresentazione di una pièce d’inverno inoltrato, atteso e incattivito. La laguna, come lastra di vetro incrinato, spezzetta i riflessi e i rari gabbiani in volo paiono frammenti di farfalle dislessiche in cerca di materno riparo, di un rifugio. Nel grigio che incombe e tutto soffoca con la sua indole indifferente e apatica, ogni rumore pare ovattato, lontano. Oggi ha nevicato. Poco. Le strade deserte rimandano echi e suoni secchi, come di vecchie canne spezzate da raffiche di bora inclemente. Anche i pensieri paiono grigi mentre prendono forma pigramente dentro di me. Poi esplodono. A fatica trattengo un gemito. E’ strano come, quando si pensa a chi ha terminato il suo viaggio, lo si immagini sempre solo lì, in una stazione, in attesa dell’arrivo di tutti o di nessuno, chissà. Oggi ha nevicato. Tanto. In quella stazione disadorna, al termine di quell’unico binario imbiancato vi ho visti, fianco a fianco, insieme come una volta, senza bagagli, liberi dalle inutili some della vita. Stretti stretti, col calore dei sorrisi negli occhi scaldavate serenamente l’attesa di un treno, in quella stazione senza tempo né orario. 31
Quel treno non è ancora partito e il freddo che gela le ossa non è bora che frusta la laguna, bensÏ desiderio mai sopito del vostro calore . Oggi ha nevicato. Troppo.
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Overbooking quando verrà l’ora se l’assenza sarà vento nelle tue mani e piombo i tuoi piedi non sarà facile partire insieme non cercarmi il silenzio mentirà “non c’era posto accanto al finestrino” sarò dentro di te
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Ranuncoli di laguna -Marzo surrealeÈ questa voglia assassina di primavera -che mi fa sognare ranuncoli di lagunasurreali sfumano dondolando alla vista e fluttua una tavola di puntini colorati. È questa voglia di spogliare ogni petalo di togliere la sera il velo a versi soffocati -rime baciate ammanettate tra le labbra parole in attesa sulla punta della linguaÈ questa voglia infine che mi fa anelare dolci declivi della tua pelle, colli e forre desuete immagini da ritrarre sulla rena -intanto il sole s’alza e la luna si rivesteRanuncoli di laguna -un cielo a puntiniuna rondine zoppa insegue l’ora legale.
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Riflessi e riflessioni La laguna ora è immobile, pare una lastra di vetro riflettente verdeazzurro. Aironi e ibis come spiedini infilzati nella rena a testa ingiù cenano allegramente. Acqua falsamente morta, senza alcuna increspatura, regala serenità ipocrita. Placidamente seduti, respiriamo a pieni polmoni una tranquillità altrove negata. Come in slow-motion il film della nostra vita scorre sulla traslucida superficie, sorridiamo mentre le mani stringono ricordi di vita pienamente vissuta. Ecco, chissà perché ora rasserenati, come due giovani i cuori si stringono. L’abbraccio della laguna avvinghia, sfrontatamente ma serenamente propone amore. Amore, affetto, che importa, quando il passo è unico e il battito ha lo stesso ritmo. Un airone cenerino litiga la sua preda con un gabbiano prepotente, sorrido, sorridiamo. Mano nella mano la laguna scompare alle nostre spalle mentre ci allontaniamo. L’incedere è lento, continua la slow-motion: il verdeazzurro riflette le nostre immagini. A testa ingiù, come due aironi. Spiedini infilzati nella rena della vita. A caccia di sogni.
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Selfie? Mah… Si può catturare un sospiro o un’istantanea dell’anima dal riflesso di un finestrino? Ho poca dimestichezza con i neologismi, ma non credo. Sul proscenio acquamarina danza la garzetta, si esibisce in un romantic Ballet Blanc. Il cristallo riflette l’emozione del tuo sorriso alle mie spalle. “Selfie?” Mah… Io e te chioseremo il viaggio ma perderemo questa ribalta. (non ti dirò mai di neologismi tanto la laguna è uno tsunami) …mi arrendo.
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Sindrome di Stendhal Ci sono momenti in cui, ancorata l’anima nomade a un levigato marmo, vengo colto alle spalle dalle bellezze della laguna. L’occhio spazia tra le barene, insegue garzette birichine. Allora scivolo dolcemente, mi lascio cullare dall’onda… Sogno? Che importa. Ci sono momenti.
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Sulla corriera, tra rap e aquiloni Corriera piena, non ci sono posti abbastanza per la giovane marea colorata che l’ha invasa. Il vociare cristallino irrompe nella cacofonia delle ruote che straziano il selciato. È un rap. Un racconto ritmato dai battiti dei loro cuori poesia velata tra realtà e fantasia, incatenata alla corriera, allo scorrere del tempo sui vetri. (sorrido ai sorrisi forzati di passeggeri canuti) Il futuro è un fotogramma rubato alla laguna le speranze sono aquiloni che anelano libertà, che tamburellano sui finestrini. È il ritornello. (la metrica è travolta dallo scalpitare ansioso)
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Verdi pensieri Un guizzo increspa l’acqua improvviso un desiderio argenteo riflette l’occaso forse fuga vitale o anelito di libertà…? Tra i riflessi bruni il défilé della medusa. Ansima l’incedere il diafano pelagico, ostenta l’arroganza dell’innata eleganza. Hanno il colore e il sapore della menta i pensieri che guizzano ratti nella laguna, battiti come nuovi ritmi, chiedono ascolto. [il cuore getta la rete, la luna annuisce]
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Voglia di caffè Inevitabile lo sguardo alla laguna impietrita mentre la corriera va soffoca metri sul ponte dal finestrino tagli di luce sull’acqua cinerea fanno gibigianna col pallore di un sole restio. Le barene paiono pallottole di carta da pacco fradice e spugnose risaltano col loro nocciola dipingono sullo specchio immoto come vetro una inattesa estemporanea dai colori uggiosi. Anima mia irrequieta ancora non t’è abitudine questo tuo pencolare questa tua basita apnea? Dovresti annegare gli occhi e scatenare i versi ogni volta che assisti a queste mise-en-scéne. Ho negli occhi la carta da pacco color nocciola -vorrei tingere i capelli di mare ma poi scoloraOh sì annegherei volentieri tra queste lenzuola ma vienimi vicino ho troppo da raccontare ora. Ho voglia di caffè.
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Indice
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1965-2015 ___________________________ 9 Baratti ____________________________ 12 Barena in attesa di un altro minuetto _______ 13 Barene e corriere ______________________ 5 Barene, pane e zucchero ________________ 14 Brogliaccio d’amore e poesia ______________ 7 Bulloni d’acciaio e traversine di quercia ______ 15 C’era una nuvola lassù _________________ 16 Cielo color cenere e piombo sotto i ponti _____ 17 Di terre riemerse, felci e tratturi ___________ 18 Domani farà bello, hanno detto… __________ 19 E la corriera va. _______________________ 4 Figlio d’edera -senza fretta- ______________ 21 Grigio airone _________________________ 6 Guardo fuori -la vita è una pazza fola- ______ 22 L’altana sulla nuvola ___________________ 26 La ragnatela strappata _________________ 24 Là, oltre il limite del colle, la laguna attende ___ 25 Me intriga el parlar ciosoto* _____________ 29 Mi racconto un sorriso _________________ 30 Oggi ha nevicato…(ancora mi mancate) _____ 31 Overbooking ________________________ 33 Ranuncoli di laguna -Marzo surreale- _______ 34 Riflessi e riflessioni ____________________ 35 Selfie? Mah… ________________________ 37 Sindrome di Stendhal __________________ 38 Spigoli smussati ______________________ 11 Sulla corriera, tra rap e aquiloni __________ 39 Verdi pensieri ________________________ 40 Voglia di caffè _______________________ 41
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