sussurri
(quell’attimo tra il silenzio e il tuono)
1
Franco Pucci Nato in un paesino della Bergamasca, dopo aver frequentato le Scuole Tecniche con un profitto senza infamia e senza lode, decide di comunicare con il mondo esterno attraverso immagini e segni entrando così nel mondo della grafica. Un corso serale triennale di Grafica Pubblicitaria, tenuto da Albert Steiner presso la Scuola Umanitaria, il lavoro e la passione per il mondo della comunicazione lo assorbono totalmente non impedendogli però di sposarsi e di contribuire a mettere al mondo quattro figli. Un’esperienza di circa 4 anni come disegnatore tecnico presso aziende e studi di ingegneria e architettura e poi il salto nel mondo della grafica pura. La sirena della pubblicità e della televisione lo cattura definitivamente e per oltre un trentennio si occupa di creatività nella comunicazione come Direttore Creativo di agenzie e strutture promozionali nazionali e internazionali. Pubblica le sue poesie e i suoi scritti sul suo blog www.francopucci-bricole.blogspot.it
2
Acqua, fuoco e cenere Se anche tu -come mevorrai l’abbraccio del fuoco non devi temere il vento né l’onda che poi ci cullerà. Saremo vita -comunquenell’attimo stesso della fine né ci mancheranno i salmi se i figli canteranno i ricordi. Il vento sopirà l’ansia del mare l’attesa del pugno di cenere spaccherà il cuore, ma poi saremo acqua e fuoco -io e teCome ora.
Allora.
3
Ad occhi aperti Sogni, aquiloni di carta stagnola avvolgono desideri insoddisfatti quasi promesse di celere ritorno bugie colorate -fili- li sostengono nelle incredibili volute -li seguomentre planano sul mio cuscino. Ho visto scolorire il mio domani ma, nonostante la fatica dell’alba abbia partorito un sole anemico foriero di pessime ore mattutine, il rosa del cielo mentiva il giorno. Userò la tavolozza della speranza. Ho visto spezzoni di amori sognati irreali parole di cieli affatto diversi quasi placebo per cuori irrequieti, spegnersi all’alba dei giorni vissuti dei dolori delle speranze condivise rintanarsi come chiocciole indifese. Sogni, fantastici aquiloni di seta preziosi addobbi per amori delusi, tele ricamate da pennelli sapienti. Sorprendono, soldatini in parata come fili di leggeri collier vestono e guidano il tuo respiro -li invidioAd occhi aperti?
4
Alla fine dell’arcobaleno non c’è niente Ho cercato -alla fine dei colori non c’era nientel’arcobaleno era morto. O forse non è mai nato. Ma poi, dov’è la fine, e dov’è l’inizio? -sognamiAltro che tesoro, non c’era nemmeno la pentola. Orfano di colori senza azzurro e pagliuzze d’oro mi sono perso come un Pollicino senza briciole. “at the end of the rainbow you’ll find a pot of gold…” Ho trovato -alla fine del canto tanta solitudinela tavolozza spenta di un cielo mai accarezzato. Non so quando dove è iniziata la fine -perdimihanno messo all’asta i colori non faccio offerte. Ho rotto la pentola, mi comprerò un altro cielo ho nascosto un po’ d’azzurro sotto il materasso. “at the end of the story you’ll find it’s all been told…” …ma alla fine dell’arcobaleno non c’è niente. -svegliami-
5
All’alba avvizziscono fiori e fioretti Con l’anima -falena/étoile immalinconitache rincorre la luce danzando ore insonni mentre il cuore rifugge dai ricordi dolenti, picchietto sui vetri un’emozione irrequieta. Falsa trapunta azzurra il cielo che albeggia tinge di rosa il grigio cadaverico della calle. Vorrei avere la passione arrochita dell’urlo del solito gabbiano innamorato ma arrocco -quasi fossi il re in una ipotetica scacchiera che la partita della vita costringe all’angolo. Affogo nel momentaneo rosa che avvizzisce come i buoni propositi che nascono all’alba. Allora mi manca la tua mano, il tuo respiro -quel tuo minimizzare/esorcizzare il dolorecon il tuo sorriso e la certezza che la partita ancora non è finita, tutta da giocare io e te. Ma il cielo rabbuia, il rosa muore nel grigio.
6
Angeli disegnati sul selciato (è tempo di migrare) È tempo di migrare e' tempo di andare migrante precario hai bruciato claustrofobiche parole scritte su lenzuola azzurre di falso cielo in attesa di un diverso camminare. È tempo di migrare inquieta rondine dalle ali piene di illusioni comprate al suk del Giovedì a poco prezzo e lo specchio riflette il vecchio viandante aggrappato alla favola eterna di Peter Pan. È tempo di migrare lo struscio oramai ha raccontato tutto le beghine hanno acceso i loro ceri le campane hanno chiamato il vespero e sto spellando di nuovo gli ultimi minuti. È tempo di migrare ho gli occhi stanchi di laguna verdemare sì, hanno voglia di spazi innevati e felci lenzuola grigie di selciato su cui disegnare nuovi angeli dalle ali colorate di sorrisi. È tempo di migrare, vieni.
7
“Notturno in Calle Carrara”
8
Ascoltando il respiro del mare -stanotteVorrei mangiarti domattina a colazione, tra un bombolone e lo zucchero di canna oh sì per dimenticare una notte anemica e apatica, per dimenticare una tela riottosa e strafottente per dimenticare una Terra di Siena bruciata dal troppo amore riversato ormai sui pennelli. Vorrei fare l’amore ancora per ricordare al mio cuore pigro che tra un battito e l’altro non deve mai far morire il ritmo della passione. Oggi ho comprato questa poesia all’incanto di un vecchio poeta che non sa più rincorrere versi e metafore per acchiapparle per le virgole. -ma turegalami la serena cattiveria dei tuoi giudizi la pazienza incosciente delle tue attese la dolcezza infinita e assassina dei tuoi occhi. Forse terminerò questa tela che mi uccide forse tornerò a scrivere dopo la bulimia acrilica. -ma tuleggimi ora che ho coartato le dita, le parole la volontà di raccontarmi di nuovo su questo foglio. Forse comprerò al suk sotto casa due conchiglie ascolterò il respiro del mare, sorriderò ebete e mi perderò nei sogni bambini nonostante la neve. Ma in fretta, la notte è breve. Ascolto.
9
Atelier Ho vestito il tuo sorriso per così lungo tempo e i pochi strappi -subito ricuciti- che sarto l’amore! Ho calzato le ali del desiderio leggendolo nei tuoi occhi sottolineandone -in rosso i momenti- che maestro l’amore! Ho scritte millanta versi, dipinto sogni impossibili colori, parole e cuore -mix di emozioni- che ruffiano l’amore! Ho perso il conto delle lune discinte e inconsolabili alienate nelle mie notti bianche -pensandoti- che abaco l’amore! Ho voluto infine scriverti perché possa vestirlo ancora, calza a pennello -nonostante gli anni- impareggiabile l’amore! È il mio vestito migliore -sulla passerella della vitaApplausi.
10
“Moonlight spleen”
11
Bon vojage Ho vestito versi e parole con ingenuità, astuzia e l’acido dell’esperienza. Ho intinto dita e pennelli nella onirica vivacità della senile impudicizia. Ho divelto e travolto infine le barricate e i paracarri dell’ultima strada rimasta E ho letto tra la nebbia dei ricordi trasognanti la parola liberatoria: fine. Bon voyage 2018…
12
Carta vetrata L’ultima volta che incrociai l’azzurro fu un lampo obliquo dei tuoi occhi nei miei. L’ultima volta che dipinsi l’azzurro fu un blu oltremare di farisaico pigmento. Cambiai la tela, fu uno sbaffo riarso d’acquerello assetato su un foglio di carta. Vetrata.
13
C’era un tempo c’era un tempo che il marciapiede di sotto era lo scendiletto delle rotaie del tram e i pattini appesi nel buio dello stanzino erano le propaggini delle mie gambe. c’era un tempo che il cielo era più azzurro che mi “scapicollavo” col carrellotto come diceva mia madre era il mio tempo ma l’ho venduto ai calzoni lunghi -dopoC’era un tempo. Ma poi che vale rimestare tra ricordi scontati? Ognuno ha una bisaccia attaccata alle natiche. Vorrei non avere cirri e nembi grigioneri corvi uccellacci untori sulla spalliera dei miei sogni. Credimi ho sepolto illusioni sulla riva -era ieriti aspetto tutte le notti sul carrellotto di legno me ne frego dei sogni tanto al mattino rinasco e mentre beviamo il caffè rido inopinatamente. Credimi.
14
“Calla S.Valentino”
15
Claustrofobia Passione. L’amore raccontato ai margini dell’età che sta consumando lo stoppino dei ricordi è dolore rappreso che va piano cicatrizzando. È lo sguardo del cielo, un invito a muoversi, rinnovare il ritmo ormai desueto delle lenzuola. Se non fosse che il mare raccoglie perle -lacrime perse sulla rena da amanti distrattipotrei raccontarti storie di cuscini sfatti, occhi distrutti dinanzi lo specchio del mattino. Visione. Pennelli e tele intinte e violate da colori crudi -sfumature dell’anima vendute all’asilo del cuoreracconti di sogni, pulsioni, desideri inespressi. Mentre dalle ciglia piovono schegge d’arcobaleno e le mani ancora confortano il mio viaggio allontano l’atavica, alienante paura del bianco. S’agita in questo spicchio di cielo compresso la mia inquietudine, il desiderio di cieli diversi il respiro è aria che solo colori e parole regalano. Senza, soffoco.
16
Controluce stamattina mare e cielo si fondono come lastra d’acciaio riflette lividi colori il sole basso e abulico occhieggia tra le nuvole taglia e abbaglia gli occhi incauti -invadenti pettegolitagli bisturi di cerusico inesperto refrattario al dolore abbagli lampo solerte araldo d’incipienti tempeste graffi l’anima come artigli di gatto dispettoso eppure ammali e catturi cuore e poesia Racconti amore? -riflessi di lagunaMa tu non ci sei. Controluce.
17
Cuore a colori, odio e amore? Cuore a colori, illusione vespertina? È come rovistare ansiosamente nelle tasche disattente di un vecchio, frusto paio di pantaloni smessi da tempo sperando di trovare l’oro come alla fine dell’arcobaleno. Cuore a colori, ritratto di un amore? È come rovistare nella polvere degli stipetti dell’anima tra orologi sempre in ritardo, anelli di catenine attonite e tavolozze ingorde -colori violentati al limite della vitaCuore a colori, ex-voto all’eterno? È come rovistare nella cassetta custode delle elemosine alla vana ricerca di un’assoluzione che spenga l’incendio che i ricordi appiccano ogniqualvolta vengono sollecitati. Odio e amore, parole sputate sulla tela? È come dipingere versi senza colori -emozioni spuntatenella confusione di intenti e voglie inespresse -tentativie tu che mi guardi precipitare nelle gore dell’indecisione. Odio e amore, cuore a colori? Bastarda esitazione.
18
“Broken Heart”
19
Dell’amore -della vita- comunque Appunti trasognati sparsi qua e là. La gerla della pazienza è colma, non c’è più spazio, non riesco a stiparvi l’ignavia, l’idiota ferocia e la scialba memoria dell’uomo. L’insofferenza è acuta, pungente la voglia di mollare tutto e volare tra i sogni più dolci della fantasia va facendosi strada nell’anima. [solo le mani non ubbidiscono per la consolidata e perversa abitudine di vellicare la tastiera] Poco male, aspetterò sino la fine del volo planare sui resti del cuore, ma non ho appigli né spiragli tra le nuvole che divorano la luce. E che vanno infittendosi. Ma tu sognami, sognami com’ero -mia poesia recalcitrante all’urlosogna ancora il mio cuore bambino mentre giocava con l’abecedario. Dell’amore. Della vita. Comunque.
20
Dicotomica ebbrezza Vorrei ritornare a casa una notte tanto ubriaco da abbracciare questo giaciglio di carta vetrata e sdoganare una volta per tutte la mia periferia. Colorare con parole e versi indecenti il cemento che soffoca l’anima, il respiro e impiomba le ali. (inquietudine che non calma in un sorso d’aria) Incontentabile geometra hai disegnato percorsi affatto diversi e sempre ne hai goduto il sapore, negando il calice alla salute del viaggio passato. Neanche l’inevitabile avvicinarsi dell’approdo placa questa smania che arrovella i tuoi passi. (malferma, ciondolante, dicotomica ebbrezza) Prosit.
21
Dio, perché? L’età della ragione che mai arriva -Dio perché? Eppure ancora stupisce l’uomo dinanzi al creato epperò ingozzarsi poi di arrogante ingratitudine è l’inevitabile tangente da pagare all’ego usuraio. E non bastano lacrime ipocrite a lavare l’ardesia del cielo e spegnere le fiamme dell’odio razzista. E l’ora della pietà che mai s’avvera -Dio perché? Domanda inutile -ormai dovresti sapere l’uomonon foss’altro perché anche tu lo sei. Non credi? Uomini pasciuti e paludati da utopie e religioni distribuiscono oneri e onori da turiboli fumanti incensi mefitici spacciati per placebo universali. È il tempo delle risposte da sputare come rospi ché ognuno invero conosce -ma evita vigliaccoCosì l’ultima preghiera.
22
Dove sei mia poesia? Vorrei avere gambe e fiato per andare oltre per attraversare i tratturi e scalare il monte -là dove sei fuggitama l’orgoglio e timide intenzioni si alleano mi bloccano e lasciano appeso tra i se e i ma. Dita disubbidienti, assassine rifiutano i tasti cerco rifugio nelle tele e tra i colori confondo -stupida illusioneParole e versi dimenticati lamentano invano reclamano la tua presenza, senza l’oltre tace. Vorrei rincontrarti qui, tra il bianco e il nero Musa della mia tastiera delle tele tormentate -ancora la mano tremasegni e colori provvisori cercano una quiete difficile chetare un’anima bucata dalla spina. Ho ancora cuore versi, colori e sorrisi, ma tu -dove sei mia poesia? -
23
“Maternità”
24
E venne il tempo, il vento E venne il tempo. Il vento straniero spirò oltre il monte, i passi sulla rena ebbero nostalgia del mare e la luna guidò le onde che li rapirono. E venne il tempo. Il ricordo di amori appesi ai sorrisi tacque, la rosa sfiorì sul davanzale dimentico dell’acqua e la luna rise al cane solingo che abbaiava. E tornò il vento. Atteso da versi ormai sfiniti dall’ignavia, sconosciute parole rotolarono sul foglio irridente e la poesia -perse le ali- tornò al bozzolo. Ma scrivo, è tempo. Comunque.
25
Fammi spazio lo spazio del marciapiede sotto casa era lo scendiletto delle rotaie del tram i pattini appesi nel buio dello stanzino erano le propaggini delle mie gambe quello spazio dove il cielo era più cielo -dove mi “scapicollavo” col carrellottomia madre diceva che era il mio tempo ma l’ho venduto ai calzoni lunghi, dopo Ma poi che vale rimestare tra ricordi scontati? Ognuno ha una bisaccia attaccata alle natiche. Vorrei non avere cirri e nembi grigioneri corvi uccellacci untori sulla spalliera dei miei sogni. Credimi ho sepolto illusioni sulla riva -era ieriti aspetto tutte le notti sul carrellotto di legno, me ne frego dei sogni tanto al mattino rinasco. (mentre beviamo il caffè rido inopinatamente) Fammi spazio stanotte.
26
Ieri mi sono scordato di morire Ieri mi sono scordato di morire o ero già morto e non lo sapevo? “Vedi amore mio com’è difficile mettere ogni attimo del dolore in fila indiana uno dopo l’altro come tanti soldatini agli ordini di un Dio dispotico e dimentico? Basterebbe ricordarsi ogni tanto che il nostro calpestare il tempo è vita solo se l’amore lo sostiene. Eppure la notte dipinge di neve sogni e irrealtà sulla tela di pece.” Farò un nodo sull’anima. Domattina. Ora vieni qui e fammi morire.
27
Il morso della vipera [io che penso al mio cuore esacerbato dal mondo tu che ti rassegni al tramonto che ottenebra l’età] L’urlo fastidioso e penetrante dell’autombulanza -la calle ammutolita in un grigio silenzio sospesoè il saluto alla nostra ormai indisponente albagia? Il mondo non finisce e non inizia da noi -scontato[io che ripenso alla strana lucertola con due code tu che ricordi scarpette di vernice per la cresima] Vorremmo un fortino impenetrabile alle emozioni -io e te al poggiolo di una calle festosa e incasinatain una giornata preludio di anni alieni di tramonti ma l’autombulanza strazia, uccide il sogno-ancora[io che estranio il mio cuore dai delitti del mondo tu che insulti questo crepuscolo che sputtana l’età] Dio, come mordono gli anni!!
28
Il reggiseno rosso Sul greto accecante di sassolini bianchi il reggiseno era un insulto rosso al cielo. Poco più in là il racconto moriva nei gorghi di un Ticino pigro -falsamente acquiescenteFamelici sorrisi dai riflessi azzurri, argentei aspettavano i tuoi biondi capelli incoscienti. Sul greto accecante di sassolini bianchi un libro aperto reclamava poesie e versi. Poco più in là alienavo pelle e respiro al sole quando la voce mi sorprese -il tuffo al cuoreCon gli occhi fessure incattivite dal chiarore lessi la fine sulla pagina che s’accartocciava. Sul greto accecante di sassolini bianchi finiva il racconto di un giovane amore. E il reggiseno era un insulto rosso al cielo.
29
“Fior di fango”
30
Illusioni e voglie di cera No, non sono Icaro, ma aspettami al limitare del sogno. Aiutami a ricordare come alla fine sono arrivato sin qui come ho attraversato il mare, superato dedali di paure, medicato ferite e volato nonostante questo sputo di cera. Forse se il mare avesse ancora la trasparenza della poesia -parole perse in questa estate che va morendo di coloriforse -credimi- avrei ancora la forza del ricordo nelle mani e la paura del bianco non alienerebbe l’ardore delle dita. No, non sono Icaro. M’è costata cara questa figlia di api migranti senza regina -ho barattato questi ultimi spasimi di voglie immalinconitecon questa bianca speranza appiccicaticcia e ingannatrice così aspettami al limitare del sogno, là dove le voglie vivono. Sono notti stranite dall’insonnia, consumate dalla nostalgia -gli elfi protettori dei poeti persi nel dedalo dei versi vaganola fantasia è annegata tra le ciglia liquefatte da lacrime acide e l’inquietudine abita ormai stabilmente questa mia anima. Ci sarai, ape regina?
31
Inchiostro e graffi -in un altro tempoL’incoscienza l’improba fantasia era quella tana -rifugio tra i rovisulle sponde di un fiume malato un ingenuo igloo fiorito di more. Il gioco, pretesto infantile, taceva la voglia che urgeva sotto la cinta mentre il rossore accompagnava mani curiose -frenetiche operaie-altrove nel tempoRientrare tardi, mancare la notte. Quanti di me sono rimasti laggiù le mani graffiate dai rovi, le more labbra inchiostrate, occhi roventi? Tu eri nel divenire del tempo, sai? Forse già allora i rossori tingevano i sogni, le attese, il futuro incontro -il gioco l’esplosione erano ansimi-giocando il tempoLame di luce attraversano gli scuri -conosco la tenerezza figlia maturami sorprendono ancora abili mani l’igloo scordato dei rovi non graffia. Questa è sera da non cogliere more con le labbra inchiostrate di sorrisi mi perdo sognando attimi di poesia specchio nei tuoi occhi i miei occhi. -qui[ora]è tempo-
32
La Grande Utopia Quella ammantata di rosso furore l’ho incontrata giovane amante. Quella sbiadita d’orgoglio e colore l’ho perduta vecchio viandante. Quella innamorata di canzoni e fiori era speranza di libertà e di pace. Quella cantata da compagni e amori era denuncia di giustizia fallace. Quella raccontata da uomini e poeti immalinconita nei libri di storia. Quella nascosta nei musei analfabeti barattata per bramosia di vittoria. Eppure m’era daccanto nella vita com’è che s’è sfarinata tra le dita? Era solo un’utopia…
33
Ma tu Cercami -tra l’aurora e l’alba mi sono persolà in quello spazio di tempo angusto e sottile. Sapevo la strada conoscevo le erme guardiane -questi anni innevati hanno cementato i passie Caronte non si spende per tragitti così brevi. Cercami -anche se la laguna mostra i dentima la nebbia è coltre che spariglia gli errori. Sarò lì e il tempo tra le dita avrà tela e colori -ricordalo stanotte quando il ventre bugiardobusserà allo sterno e il cuore sussulterà ansia. Cercami -non perderti tra i bisticci dubbiosidovresti sapere quanto profondo è l’amore. Non mi sciuperò più nella conta inutile, sterile -e gli anni non sono tacche incise sul marmomi sembra ieri, stringimi che il cuore sussulta. Ma tu cercami.
34
“Illusioni e voglie”
35
Mi son sognato addosso “e venga pure l’alba di questa notte svergognata l’aspetto in armi, trasognato gendarme dei cieli feroce buttafuori dei locali prezzolati dalla luna canuto mastino guardiano dei cancelli d’amore” So che ci sei, serenamente abbandonata al sonno -so che ci sei- sento la tua dolcezza attraversarmi come un alito di soffice, calda brezza primaverile. È quanto basta per stemperare le mie ore insonni, per abbracciare il sogno come un amante assetato mentre disegno sul tuo corpo percorsi inconsueti. Eppure sono qui alla tastiera -mai domo al sonnoL’alba intinge le parole coi colori della sete atavica di un amore carnale che so appartenermi longevo. So che ci sei, mentre ricordiamo l’amore. Mi son sognato addosso…?
36
Niente di più Non ho più niente da dire, da dare su questo foglio avvizzito, stanotte. Sabbia tra le lenzuola la tua ombra che m’insegue sul bianco soffitto. Avevo nuotato allora controvento -io, vela lacerata dallo tsunamidelle emozioni straripate nel cuore ma la rotta alla fine s’è affogata. Davvero l’ancora s’era incagliata? [ho barattato quattro versi decrepiti per una scatola di colori rinsecchiti ho perso metro/misura del racconto e il bianco sa di giallo stantio e avito sì, potrei cullarmi rannicchiandomi tra il cuore e l’anima come un tempo ma passerei secoli d’ignavia barando e mistificando il dolore con la paura] Non ho più niente da chiedere a questo tempo annoiato, insonne. Un tordo mattiniero e imbolsito ha perso pubblico e palcoscenico. -ma canta, niente di piùUn gabbiano arrochisce lontano.
37
No, non mi sopporto Assisto aggrappato a uno straccetto di bugia la volontà pigra e impertinente di fare l’amore. Non fosse che il caldo feroce e l’età indiscreta mi consiglino un tranquillo week-end di lettura. Annaspo tra ricordi di un’era sfuggita dalle mani ancora teneramente imbracata ai pantaloncini poi rigogliosamente dispensata come cicala cieca trafiggendo di spilloni le sagge formichine dell’età. Non mi sopporto. Più. A che pro pencolare tra i “vorrei ma non posso”? Rincorrere i desideri frustrati -impossibili iconecalpestare antiche orme lasciate sull’acciottolato quasi che l’anima fosse il tuo marciapiede privato. Dare e avere, il libro mastro della mia vita è zeppo pieno di correzioni, cancellature e parentesi quadre. La matematica non è mai stata un’opinione, oh no… ma l’ho spesso coartata ai miei improbabili desideri. Ma volo ancora…
38
Non ho più assi nella manica Vorrei invitarti a giocare di nuovo con me ora che non posso e non voglio più barare mi offro nudo sul piatto delle tue rivincite. Scegli tu il gioco -dai le carte fissa la postanon ho più l’età, la paura della scommessa e la certezza di perderti giustifica l’azzardo. Avessi ancora l’impudenza della gioventù il marciapiede fosse il tavolo dove giocare sarei il re del bluff ma oggi il verde illude. Non ho più assi nella manica. E il piatto piange.
39
Passami una mano sul cuore Ed ora passami una mano sul cuore schiva le trappole che v’ho nascosto -protezione dagli amori fuori tempolasciati accarezzare dall’ostro ribelle. Sarà semplice bere dalle mie labbra le parole ora affrancate dalle catene -timide falene amanti delle illusioniali incenerite al cospetto dell’amore. La neve che s’ostina sui miei capelli insegna la saggia autoironia ai tasti nonostante il vento del sud lusinghi ma tu passami una mano sul cuore. Ora conta le spine.
40
“Midinette”
41
Plastica, versi e polvere di stelle [un sacchetto di plastica lÏ nell’angolo lo appallottolo per gettarlo, si ribella sarà forse sogno -burla di una stellao forse son finito contro uno spigolo] Che ubbie saranno mai questi miei versi in rima -dimentico del tempo passato a catturare parole similitudini, fantasie e amori mai vissuti primache han mostrato scuri serrati al lucor del sole? Spogliato delle arcaiche vesti di saccente canuto oppresso dal tedio e dalla triste routine della vita -il tepore del bozzolo m’ha rapito- non ho saputo afferrare la stella e solo polvere stringo tra le dita. Odio la plastica.
42
Poesia di sale poesia clandestina -reietta indesiderata falena-fuggita dalla rete dell’anima bucata-poesia ricattatrice voli -adessopoesia di sale non chiedermi che sarà di me domani che sarà se il sale brucerà le cicatrici -sospese tu sai -conosci l’itinereno –davveronon chiedere -non ho più rispostenon ho più domande tu sai ora -nascondi al cuorela risposta
43
Quando parlai alla luna tutti mi presero per pazzo. Portami via. Portami via quando sarà lieve il mio peso sul tuo cuore non graverò e sarà facile accompagnare il mio tragitto. Sarà il mare. Sarà il mare che accoglierà i miei pensieri, i miei perché tutte le irresolutezze lasciate in pegno al tempo esattore. Lo sa la luna. Lo sa anche la luna e stupiva stanotte -mentre incidevoqueste poche parole picchiandole furiosamente sui tasti. Ad alta voce. Lascio questi versi a chi saprà leggerli al respiro del mare a chi reciterà e ammaestrerà le onde attonite con la voce. Pochi versi. Pochi versi che nasconderò al tuo sguardo mentre la luna sorride come si fa a un bimbo colto con le mani nel sacco. In questa notte di poche stelle e tanta luna ti vorrei mia per poche ore su questa cuna mentre mi stringi e mi soffoca la tenerezza lascerò che il respiro rimanga dolce brezza. Ma il cuscino sarà vuoto e la luna racconterà che ero pazzo.
44
Quella tua caparbia volontà di vivere -insegnamiE ti osservo. Il tuo frenetico agitare il respiro per placare il seno il tuo rimproverare anche sofferenti, mani stanche i tuoi occhi raccontare il coraggio nel lampo deciso. E mi osservo. Incapace di cancellare questa mia abulia dalle voglie indeciso se castigare l’anima per destarla o celiarmi stupire che la tenerezza sciolga finalmente il tremito. E allora insegnami. Insegnami a coartare l’ignavia alla volontà, all’amore insegnami a guardare il domani come fosse un figlio a stupirmi dell’aurora che sbianca la pece delle notti. E allora regalami. La tua innata e sfacciata caparbietà di vivere il sorriso -quel tempo che oggi ti provoca e ti chiama alla provane farò poesia da dedicare alla vita, cuore magnanimo. E della paura non ci sarà memoria.
45
“Arrogance”
46
Raggio di luna, onirica migrante dell’anima “che ne sai dell’attesa che uccide mentre il ventre reclama?” Eppure avrei germogli da regalare alla tua terra inaridita, avrei figli che non potresti disconoscere senza vergogna saprei anche impadronirmi di questi versi nati prematuri dal ventre di un poeta che s’aggrappa ai sogni per vivere. “che ne sai della pece che t’avvolge quando guardi il mare?” Ti rispondo onirica figlia di Selene -sogno ad occhi apertiforse la coscienza dei miei limiti, della mia passata ignavia spingono a dipingerti così come ti vedo senza falsi pudori e uccido la pece del mare nelle mie notti bianche di calce. “una tela non lava la pece del tuo mare, anima inquieta!”
47
Ricordi? No, non farmi questa domanda, è uno sterile mantra che odio. Soffoca la mente nell‘ovatta dei sensi, nel muro di gomma di cerei visi, costringe inutili sforzi nella ricerca di piccoli, volatili, irrilevanti particolari. E già un’ala traversa di gabbiano sequestra la mia attenzione -distrattoNo, non raccontarmi ancora bugie i ricordi non leniscono tutti gli errori, ma celano le virgole che incidono le pagine d’amore scritte negli anni -d’altronde la polvere non affoga tutto?Annuisco mentre la mente annaspa. E già un volo spaventato d’alzavole tumula la mia attenzione -smemoratoEra ieri. Eppure pare un tempo lontano dicono sia prerogativa della vecchiaia. Poco importa, voglio ricordare -ricordartinon ho messo ipoteche sul futuro d’altronde vivo e viviamo il momento a che pro straziare il tempo che rimane. E già un minuetto d’aironi cinerini zittisce d’applausi la laguna -rapitoSì. Ti amo.
48
Se all’alba insonne avvizziscono i fioretti Con l’anima -falena/étoile immalinconitache rincorre la luce danzando ore insonni, mentre il cuore rifugge dai ricordi dolenti, picchietto sui vetri un’emozione irrequieta. [falsa trapunta azzurra il cielo che albeggia tinge di rosa il grigio cadaverico della calle] Vorrei avere la passione arrochita dell’urlo del solito gabbiano innamorato ma arrocco -quasi fossi il re in una ipotetica scacchierache la partita della vita costringe all’angolo. [affogo nell’effimero rosa che ora avvizzisce tutti i buoni propositi che fioriscono all’alba] Allora mi manca la tua mano, il tuo respiro -quel tuo minimizzare/esorcizzare il dolorecon il tuo sorriso e la certezza che la partita non è finita ancora è tutta da giocare io e te. Il cielo rabbuia il rosa scolora ma sorriderò. Promesso.
49
Sorrisi spenti Sorrisi spenti sul limitare del ricordo. Ultimi sussulti di un cuore precario che ulula alla luna il dolore di una spina quasi fosse poesia. Il respiro del mare spegne versi intristiti e rende parole di cenere. La luna niente può, Pierrot senza maschera. Clic. -epitaffio inciso sulla rena-
50
Stella strabica, luna acquiescente? Stanotte sonno agitato -insonnia incombenteanche il cuscino piagato ormai non regge più sì, se potesse soffocarmi, lo farebbe volentieri. [Apro stancamente il libro dell’inquietudine mille e più pagine lise, divorate dalla collera.] Ho un amore che mi attende dietro lo scuro, qui, accanto all’edera stranita di questa notte, là dove i pensieri ammaestrano sogni indocili. [Mi alzo, ormai ho collezionato tutte le spine che il materasso sa da tempo offrirmi gratis.] Una luna cadaverica ghiaccia il grigio plumbeo. Cielo di Dicembre -d’avvento- gonfio di pioggia lacrime di nivee promesse e di sogni disattesi… [Una luce -sogno accanto a te Luna- mi sorride Una stella? Farei un falò delle mie incertezze!] Luce traversa -lama che taglia in due la stanzache n’è delle mie ansie, dei miei timori ululati se tu complice di notti insonni non m’illumini? [L’edera -rischiarata dall’inattesa luce- gongola e domani abortirà fiori deformi, ma sorridenti.] Luna acquiescente zittisce. Ma la stella ulula versi. Strabici.
51
“Sussurri”
52
Sussurri Niente da obiettare. La notte -sai- mi è interessata amica tra il velo della tenda e l’indifferenza del vetro racconta lo sguardo e il respiro di un gabbiano asmatico. Niente da ricordare. Rumori e dolori si acquietano nella calle l’atmosfera ovattata inganna i sensi e scrivo fole tu riposi ignara del mio picchiettare immaginifico sui tasti. Tutto da dimenticare. Questa mia ansia che rinnega il tuo cuscino questa mia ripulsa di una età che talora ci punisce questo mio ingenuo attendere risposte da stanche poesie. -ma tu dormiSussurro.
53
Tardo Tardo, per colpa di un oro antico -ho riempito la clessidra di fumoodio il tinnare dei minuti sui vetri annuncio di vecchiaia incipiente. Tardo, mi nascondo dietro le tele -algide vestali ancora da defloraree malgrado la confusione mentale di una primavera disillusa, scrivo. Tardo infine per innata indolenza -l’oro tra i seni m’invita all’oblioversi indocili annacquano i colori rivesto la tela con tardivo pudore. Aspettami.
54
Tra pelle e cuore S’insinua sottotraccia, come spia s’accuccia -poideflagra come tuono di temporale d’agosto. Squassa il petto il pensiero d’una solitudine -noipasseri azzoppati aggrappati ad una poesia. Tra pelle e cuore arrancano note diatoniche -tuaquilone impaziente come blues d’armonica attendi il soffio provetto per intonare il volo -iorincorro crome e cadenze sul rigo della vita. Dimmi del coraggio ora che scopro la paura.
55
Vienimi a prendere (piove all’imbrunire) Milano è ora-vienimi a prendereché stasera il nodo che ho in gola soffoca come la nebbia incattivita che dal Naviglio sale a Novembre. Qui il mare ha inzuppato il cuore e la laguna ha asciugato il sorriso come passionevole zimarra copre le cicatrici di un’anima irrequieta. [i panini sul sagrato -la nostalgiae luci etere nebbiose di periferia] Milano è ora -vienimi a prendereché stasera il ricordo m’inchioda a queste parole, a questa pagina a versi irriconoscenti ma sinceri. Qui ho aggrappato anni sulle ali di gabbiani -traghetti del futuroe ho consumato respiri affannati rincorrendo chimere attempate. [quelle domeniche sulla Darsena l’inganno ai pesci e anni riottosi] Milano mia -vienimi a prendereché stasera l’imbrunire è l’ulcera di un’anima zingara e visionaria il desiderio immalinconito di te. -che vuoi dirai, tuo è stato il voloLo so, ma piove.
56