QTI07 Mesolcina: tempi moderni Antonio Rieser

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ISBN: 978-88-85922-18-1

Tascabili di fotografia nella Svizzera Italiana

Antonio Rieser

Antonio Rieser

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07 Mesolcina: tempi moderni




Antonio Rieser Mesolcina: tempi moderni

Tascabili di fotografia nella Svizzera Italiana



0. La famiglia Rieser a San Bernardino (inizio anni ‘50).


Antonio Rieser, von Adriano Heitmann 1917 in Zürich geboren, verbrachte er seine Jugend in Wil Gossau (SG). Nach der dortigen Lehre als Portrait-Fotograf wechselte er nach Locarno zu Steinemann, welcher auch ein kleines Geschäft in San Bernardino hatte. Ab und zu schickte er den jungen Rieser auf Mission in das Misox. Ende der Dreissiger Jahre zog Antonio Rieser nach Deutschland, von wo er bei Kriegsausbruch aber umgehend in seine Heimat zurückkehrte. 1941, wissend, dass das kleine Geschäft in San Bernardino zum Verkauf stand, übernahm er es und bezog auch gleich Wohnsitz in der touristischen Gemeinde des Misox. Rieser war passionierter Berggänger und Jäger und daher auch eine sehr geschätzte Person im Tal. Er hatte eine Künstlerseele. So beschrieb ihn Prof. Luigi Corfù: “... eine Persönlichkeit von scheuer, bescheidener Art, von grosser Kultur und bemerkenswerter Kohärenz, die weniger auffällige Wege gewählt hat, aber dafür umso produktivere im Labyrinth des Lebens wie der Kunst (...). Als gelernter Fotograf, berufener Künstler und raffinierter Beobachter, wurde er getragen von seiner eigenen und intuitiven Philosophie: hinter dem äusseren Schein suchte er immer die Substanz...” Zu seiner Passion nebst der Fotografie gehörten die Keramik und die Bildhauerei. Wenn man die Beschreibungen liest, welche von Brunetto Vivalda publiziert worden sind (Antonio Rieser, Ed. Vivarte, 2007), hat man den Eindruck, Rieser hätte ein zurückgezogenes Leben geführt, aber in Einklang mit sich selbst und seiner Wahlheimat. In den 50er Jahren wurde das Misox von den ersten Zeichen des “Fortschritts” erreicht; zuerst die Nutzung der Gewässer (Wasserkraftwerke, heute OIM), dann die N13 mit dem Tunnel. Rieser wurde damit beauftragt, die Arbeiten jener Jahre zu dokumentieren. Heute haben wir das Privileg, dieses Werk in unserer Reihe der Öffentlichkeit zugänglich zu machen. Wie aber lesen wir in unserer Zeit, mit einer Distanz von mehr als einem halben Jahrhundert, das fotografische Werk von ihm? Zuallererst können wir feststellen, dass Rieser selten die eigenen Gefühle zeigt. Insofern gehört er zur sogenannten Straight Photography. Er beobachtet die Welt immer mit der gleichen Distanz. Er entfernt sich nicht, aber nähert sich auch nicht: so entzieht er sich der Beurteilung der zu dokumentierenden Ereignisse. Klar kommen einem die Lehren des Bauhauses in den Sinn,


Antonio Rieser, di Adriano Heitmann Antonio Rieser è nato a Zurigo nel 1917. Trascorse la sua gioventù a Wil e Gossau (SG). Dopo aver assolto l’apprendistato di fotografo-ritrattista si trasferì a Locarno presso lo Steinemann il quale aveva anche un negozietto a San Bernardino. Ogni tanto mandava il giovane Rieser su per la Mesolcina in missione. Alla fine degli anni trenta Antonio Rieser decise di recarsi in Germania ma allo scoppio della guerra dovette rientrare immediatamente in patria. Nel 1941, sapendo che il negozietto di San Bernardino era in vendita lo acquistò e prese domicilio nella località turistica mesolcinese. Appassionato di montagna e di caccia il Rieser fu una persona molto amata in valle. Aveva un’anima d’artista. Così lo ritratta il Prof. Luigi Corfù: “… Personalità di carattere schivo e modesto ma di vasti interessi, profonda cultura, notevole coerenza, ha scelto di percorrere i viottoli meno appariscenti, ma più produttivi nel labirinto della vita e dell’arte (...) Fotografo di formazione, artista per vocazione, finissimo osservatore, era sostenuto da una sua filosofia originale e organica: dietro all’apparenza cercava sempre la sostanza…”. La sua passione, oltre alla fotografia, erano il lavoro con l’argilla e la scultura. Leggendo gli appunti pubblicati da Brunetto Vivalda (Antonio Rieser, Uomo dai molti talenti, ed. Vivarte, 2007) si ha l’impressione che il Rieser abbia trascorso una vita appartata ma in sintonia con sé stesso e la sua terra adottiva. Negli anni ’50 giunsero in Mesolcina i primi segni del “progresso”. Dapprima lo sfruttamento delle acque (forze idroelettriche ora OIM), poi la Nazionale 13 con la sua Galleria. Il Rieser ebbe l’incarico di documentare i lavori di quegli anni. A distanza di oltre mezzo secolo, come leggiamo l’opera fotografica lasciata dal Rieser? Anzitutto possiamo affermare che il Rieser mostra raramente la propria emozione. In questo è figlio della così detta Straight Photography. Osserva il mondo sempre dalla stessa distanza. Non si avvicina, non si allontana: così facendo si astiene dal giudicare gli eventi che stava documentando. Subito affiorano alla memoria gli insegnamenti del Bauhaus, le esperienze dei documentaristi Walker Evans (la grande depressione nelle campagne americane), Lewis Hine (costruzione dell’Empire State Building) o dello stesso Paul Scheuermeier (vedi il volume 04 della nostra collana). Per il Rieser sono valide anche le osservazioni


die Erfahrungen der Dokumentaristen Walker Evans (die grosse Depression in den amerikanischen Landen), Lewis Hine (die Konstruktion des Empire State Building) oder eben eines Paul Scheuermeier (siehe Volume 04 derselben Editionsreihe). Für Rieser könnten auch Beobachtungen von Margrit Bourke-White gelten, die sich wiefolgt äusserte: “Brücken, Schiffe und Fabriken haben eine unbegreifbare Faszination und widerspiegeln den Zeitgeist.” Durch seine formale, unerbittliche Strenge könnte die Arbeit von Rieser quasi als kühle Dokumentation ohne emotionale Anteilnahme erachtet werden. Aber wir heute, die wir die A2 wachsen gesehen haben, ebenso die Gotthard-Strassenröhre und Alptransit, die wir unter der lähmenden Mobilität des “Fortschritts” leiden und die wir Zeugen sind der technologisch-ideologischen Vergewaltigung der Landschaft und deren Bevölkerung, was sehen wir in den Fotografien von Rieser? Als erstes nehmen wir einen unbedingten Optimismus in die Zukunft wahr. Wir bemerken das Staunen über das unwidersprochene sich Manifestieren des Fortschritts. Als ob wir verzaubert würden, vermittelt uns das Werk von Rieser eine starke Emotion: nämlich die Nostalgie. Nostalgie nach einer verlorenen Welt, Nostalgie nach einer Welt, mit der wir noch Schritt halten konnten. Uns fallen Namen von Persönlichkeiten wie Pasolini ein, die unsere Zeit fast prophetmässig vorausgesagt hatten. Nostalgie nach Harmonie, Ruhe, Frieden. Der distanzierte, kühle Blick des Künstlers und Fotografen hat sich in eine Quelle starker Gefühle umgewandelt. Als Höhepunkt dieses grossen kreativen Ausdrucks stehen unseres Erachtens die Fotografien des Baus der Brücke von Nanin, welche die tiefgründige Seele eines Rieser offenbaren, nämlich die des Künstlers. Aber für uns Fotografen der folgenden Generation hat das Werk Riesers auch die Faszination wegen der Art des Fotografierens, analog und lokal im Gegensatz zu digital und global. Sein Tätigkeitsfeld war an ein Gebiet gebunden, welches zu Fuss oder mit dem Fahrrad absteckbar war, wie dasjenige von Pedroli oder Donetta. Die Fotografie war intim, diskret. Sie war Broterwerb, wenn auch bescheidener. Die Zeiten des Digitalen, die Zeiten der Schnellebigkeit, die Zeiten der Globalisierung, die Zeiten des grossen Bruders warteten noch verschlossen in den prophetischen Büchern eines Huxley und Orwell. Antonio Rieser ist im Dezember 1980, allzu früh in Misox verstorben.


di Margrit Bourke-White la quale si esprimeva così: “ponti, navi e officine hanno una bellezza inconscia e riflettono lo spirito del momento”. Grazie a un rigore formale quasi esasperante, il lavoro del Rieser potrebbe esser considerato una fredda documentazione senza partecipazione emotiva. Ma oggi, noi che abbiamo visto crescere l’A2, il traforo stradale del Gottardo e l’Alptransit, noi che subiamo la paralizzante mobilità del “progresso” ed assistiamo alla violenza tecnologica-ideologica nei confronti del territorio e delle genti, noi cosa vediamo nelle fotografie del Rieser? Percepiamo l’incondizionato ottimismo per il futuro. Percepiamo il suo stupore davanti all’incontrastato manifestarsi del progresso. Ma come per incanto l’opera del Rieser ci trasmette una forte emozione: nostalgia. Nostalgia per un mondo perso, nostalgia di un mondo “a misura d’uomo”. Il pensiero va verso quei personaggi come Pasolini che avevano descritto profeticamente il nostro presente. Nostalgia di armonia, di silenzio, di pace. Lo sguardo distaccato e freddo del fotografoartista si è trasformato in fonte di forti emozioni. Al culmine di questo grande gesto creativo troviamo, a nostro modo di vedere, le fotografie del ponte di Nanin in costruzione che rivelano l’anima profonda del Rieser, quello dell’artista-scultore. Ma per noi, fotografi della seguente generazione, l’opera del Rieser ha anche il fascino di quel modo di fotografare, analogico e locale, contrapposto all’odierno digitale e globale. Come per il Donetta o il Pedroli, il suo operare era circoscritto ad un territorio percorribile a piedi o in bicicletta. La fotografia era intima, discreta. Dava pane, poco, ma dava. I tempi del digitale, del Grande Fratello e del villaggio globalizzato attendevano ancora nei libri profetici di Huxley e Orwell. Antonio Rieser si spense prematuramente a Mesocco nel dicembre del 1980.


Ein spezielles DankeschĂśn Das Werk von Antonio Rieser wurde von Brunetto Vivalda gerettet und von der Fondazione archivio a Marca di Mesocco archiviert. Wir mĂśchten Brunetto Vivalda an dieser Stelle unseren grossen Dank fĂźr seine wertvolle Zusammenarbeit aussprechen und ebenso einen speziellen Dank an Andrea Berri von Soazza richten.


Ringraziamenti speciali L’opera di Antonio Rieser è stata salvata da Brunetto Vivalda e archiviata dalla Fondazione archivio a Marca di Mesocco. Noi ringraziamo sentitamente Brunetto Vivalda per la sua collaborazione. Un ringraziamento particolare va anche ad Andrea Berri di Soazza.



Le opere


Costruzione della galleria stradale del San Bernardino


1. Hinterrein prima dei lavori della galleria del San Bernardino (22 agosto 1961).


2. Lavori portale nord (Hinterrein) galleria San Bernardino (22 settembre 1961).


3. Hinterrein, cantiere galleria (22 agosto 1962).


4. Lavori portale nord (Hinterrein) tratto galleria artificiale (20 ottobre 1962).


5. Ponte mobile imbocco portale nord (Hinterrein) (21 ottobre 1962).



6. Alpe Frac, San Bernardino, prima dell’inizio dei lavori, portale sud (1960).


7. Portale sud (San Bernardino), inizio lavori (28 novembre 1960).


8. Lavori portale sud (San Bernardino) tratto galleria artificiale (19 dicembre 1960).


9. Istallazione centina, portale sud (19 agosto 1962).


10. Centina, portale sud (22 agosto 1962).


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