Soft Secrets 2004 1 italiano

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ff Readers Stu Soft Secrets viene pubblicato 6 volte all’anno dalla Discover Publisher BV Olanda - Numero 1 - 2004

GRATIS

Creare lo spazio ideale No a insetti e parassiti La pagina del Canapaio Recensioni prodotti Lettere dai lettori News Fumetti Musica e molto altro

Big Bud

Filippine

Idroponica

Capleton

Foto dei lettori

Paradiso verde

sistemi di coltura ad acqua

al Rototom Sunsplash

Vinci i semi!



Soft Secrets

Editoriale

Dinosauri Dentro Sono in molti a preoccuparsi per noi e per la nostra sacra salute. Uomini di potere, padri padroni, falchi del proibizionismo, beati costruttori di galere (e loro affiliati in affari), cattedratici della morale, tutti quanti dediti alla pulizia degli animi e della società degli uomini. Signori delle guerre sociali e non solo, che ci guidano, con mano ferma e passo deciso, attraverso le tortuose e pericolose strade della vita. Menti flaccide, in realtà, poco attente e poco colte, quasi mai specializzate, accompagnate invariabilmente da portafogli gonfi e privilegi infiniti. Parassiti, ebbri di malaffare, vomitanti arroganza, cinismo ed ignoranza. Sopra ogni cosa anelanti il potere, il comando, l’autorità. Eccoli, con rinnovato spirito moralistico si propongono di dare un bel giro di vite, di punire e sanzionare chi non si adegua, sono i nuovi dinosauri del proibizionismo. Fingono di sapere, di conoscere la ricetta giusta; fingono di non conoscere la storia. Esseri intelligenti, ma sporchi, pericolosi e famelici. Mai sufficientemente informati, ma certi di se stessi, proprio come lo sono i pazzi. A loro noi vogliamo dire, serenamente, ma con il coraggio di chi la storia delle proibizioni conosce a sufficienza: signori, così, come le tante babilonie del proibizionismo caddero, (tabacco, cacao, caffè, alcol, per citarne alcune) ed altre stanno tuttora, certo lentamente, ma inesorabilmente cadendo, (segregazione razziale, libertà sessuale, libertà di espressione) anche la vostra, forse la più stupida, nociva e nervina delle attuali babilonie, crollerà. E se nostro malgrado incerta è la data, matematicamente certa è la vostra fine, e l’entropia delle vostre pericolose teorie, medicine e manganelli. Voi, signori proibizionisti, siete gli ultimi fra i dinosauri e noi, o i nostri pronipoti, avremo compassione per i resti delle vostre idee, trasportati dalla corrente del fiume della storia. Nasce oggi Soft Secrets Italia, una delle tante voci europee che si propongono di aiutare gli ultimi dinosauri ad incontrare la propria inderogabile fine nella maniera più rapida possibile.Soft Secrets è una rivista a distribuzione gratuita, già presente, nelle rispettive lingue, in Olanda, Inghilterra, Francia e Spagna. Soft Secrets si regge sugli introiti derivanti dalla vendita di spazi pubblicitari agli operatori del settore o di settori attinenti. Soft Secrets collabora con chi si sostiene e fa commercio con prodotti attinenti la canapa, sia essa ludica, che industriale, che tessile o terapeutica. Parte dei contenuti di Soft Secrets Italia proviene, tradotto, dalle altre testate europee, mentre la rimanenza viene “generata” in loco, con la collaborazione di giornalisti free lance e redattori interni. Soft Secrets Italia si rivolge a chi la canapa Editoriale 3 coltiva ed utilizza, a chi la canapa ama o Flash Prodotti 4 semplicemente rispetta, e più generalmente a Giurisprudenza 7 chi con la canapa simpatizza. Si stima siano in Italia fra i 4 ed i 5 milioni, gli utilizzatori Lettere-foto dai lettori 9 di questa generosa pianta, la cui storia si Prove su strada 11 intreccia con quella degli esseri umani Il mondo del crimine 14 sin dall’alba dei tempi. L’intento di Soft Le meraviglie di Weckels 17 Secrets Italia è quello di unirsi, con energia e determinazione, al già nutrito gruppo di Documentari 18 voci antiproibizioniste che sempre più, e con La pagina del Canapaio 21 sempre maggior coraggio, contribuiscono Storie Locali 22 ogni giorno alla inarrestabile costruzione di Ethnoworld 23 una consapevolezza “di massa” del diritto ludico alla canapa. Soft Secrets Italia vuole Fumetti 26 aiutare a far sapere, a quante più persone Nel Mondo: Filippine 27 possibile, che siamo in molti, in moltissimi, Poster 30 e che votiamo e produciamo, che non Le meraviglie di Weckels 31 offendiamo, non distruggiamo, e che i nostri diritti vanno rispettati. Vogliamo esistere, Censimento Negozi 33 siamo sempre esistiti ed esisteremo sempre. Recensioni musicali 34 Noi, o i nostri eredi, saremo testimoni Fumetti 35 dell’estinzione degli ultimi dinosauri. Festival e Conferenze 36 Dinosauri dalle sembianze umane... dinosauri Notizie Italia 38 dentro. Indice pubblicità 46 Andrea Sommariva

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La bimba di pagina 3 SHIVA SHANTI II La Shiva Shanti I è un ibrido di terzo livello composto prevalentemente di una varietà di Afgano che chiamiamo Garlic Bud (Bocciolo d’Aglio) per il suo caratteristico aroma. Lo Shiva Santi II contiene una minor quantità di questo Garlic Bud ed è addizionato con Skunk e un’altra qualità di Afgano. E’ un ibrido di quarto livello meno stabile ma di qualità molto gradevole.

Fioritura: 45-55 giorni Altezza: 120-150 cm Raccolto: fino a 100 gr

INDICE

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Spring Glass Art Bongs I ragazzi di Spring Glass hanno fumato bongs per molti anni e, nel frattempo, ne hanno visti andare e venire di ogni tipo e li hanno fumati tutti. Man mano che aumenta l’apprezzamento nei confronti dell’erba, diventa evidente il bisogno di una varietà di fumo più raffinata e, per tale ragione, hanno sviluppato questa serie di magnifiche pipe di vetro. Questi bongs sono adatti al fumatore stanco dei bongs fatti in casa o di quelli acrilici e desiderano qualcosa di un po’ più, potremmo dire, sofisticato ma non vogliono spendere eccessivamente. Un altro punto a loro favore è che questo tipo di pipe non ha bisogno di essere nascosta ogniqualvolta spunta fuori la tua tata infatti, grazie alla sua linea elegante, basta mettervi dei fiori sulla sommità per farlo sembrare un adorabile vaso. Secondo alcune statistiche esistono dei non fumatori che comprano i bongs apposta per questo scopo. I corpi sono realizzati in vetro breve o alcalino e sono lavorati manualmente da abili artigiani cinesi, dai quali vengono soffiati a mano mediante antiche tecniche artigiane, per ottenere colori e disegni vivaci. La gamma è molto vasta e include numerose forme, colori e disegni, a partire dalla serie Life ispirata alla natura (caratterizzata da vignette animali) fino alla serie Magic Lamp, decisamente bizarra . Tutti i bongs sono disponibili in diverse misure per adattarsi a qualsiasi capacità polmonare, a partire dalla taglia più piccola di 6 pollici (15,24cm), fino alla più grande di 22 pollici (55,88cm).; è inoltre disponibile una collezione di vasi portaoggetti e portacenere negli stessi diversi stili. Tutti i vasi sono realizzati in boro-silicato resistente e rappresentano, di per se stessi, piccoli e unici pezzi da collezione. Forse la cosa migliore di queste pipe è semplicemente il loro sguardo d’insieme. Raramente i bongs sono così esteticamente piacevoli sia nella forma che nel colore. La gamma è talmente vasta da permetterti di scegliere il design che vuoi nel colore che vuoi e quando ne acquisti uno sai che è un pezzo unico perché non ce ne saranno mai due identici. Alcuni bongs devono solo essere messi in mostra e goduti sia che tu li usi o no. Ora o mai più. Spring Glass offre un bong Lizard della fascia Life ad un fortunato lettore. Per tentare la fortuna, devi solo rispondere a questa semplice domanda: Quanto è profonda Ibiza? Manda la tua risposta su una cartolina divertente indirizzata a: Spring Glass Art, 13 Lowthian Street, Preston, Lancashire, PR1 2EP, England, Uk Spring Glass sceglierà la risposta più divertente e potrebbe spedire a TE questo magnifico Lizard bong! Per maggiori informazioni sui Spring Glass Art Bongs chiama il numero +44 1772 204010, visita il sito internet www.springglass.com, oppure incontra i ragazzi di persona alla fiera Highlife di Barcellona il prossimo ottobre

LeafCoat della BioBizz Il termine “Organico” porta con se una grande responsabilità oggi giorno, sia che si tratti di un prodotto da vivaio che in un supermercato. La prima cosa che ti viene detta riguardo un prodotto organico è che è stato coltivato senza l’uso di pesticidi dannosi. Sebbene i parassiti saranno sempre presenti nelle piante in crescita, molti coltivatori non desiderano più utilizzare pesticidi chimici, soprattutto quelli della BioBizz; per questo motivo hanno ideato il LeafCoat, un pesticida, e qualcosa di più, organico al 100%. Il LeafCoat è disponibile sotto forma di spray pronto per l’uso. Si applica sulle foglie coprendole, in questo modo, di uno sottile ed elastico strato di lattice naturale, spesso 1.5 micron. Questa protezione per le foglie è stata sviluppata col fine di limitare l’evaporazione ma non ostacola la crescita della pianta. Infatti questo strato di lattice non isola la foglia ma è permeabile, ossia permette all’aria ed alla luce di penetrare ugualmente senza nessun ostacolo. Il LeafCoat è biodegradabile, infatti si dissolve sotto l’effetto della luce dopo una o due settimane. BioBuzz afferma che il

Riflettori Adjust-A-Wing Sono questi i migliori riflettori al mondo? Il loro inventore australiano ne è convinto e ne ha tutte le ragioni. Essendo logica e semplicità i principi di progettazione dei riflettori Adjust-A-Wing , essi utilizzano la minore quantità possibile di materiali e parti mobili. Il che significa minore possibilità di guasti e minor numero di zone in cui il calore potrebbe accumularsi. Le ali stesse sono realizzate in materiale riflettente e, quindi, non hanno bisogno di un alloggio. Con un metodo di costruzione simile ad un arciere che tende un arco, i riflettori rimangono particolarmente rigidi e resistenti, senza estremità solide, permettendo in questo modo al calore di disperdersi liberamente dal bulbo. Regolando le ali, la luce può essere diretta verso il basso per ottenere una luce più intensa su un’area più ridotta, oppure può essere estesa ad una zona più ampia e condotta più vicino alle piante; in entrambi i casi i riflettori Adjust-A-Wing non perderanno mai la loro forma perfettamente parabolica, come invece fanno altri riflettori che non tornano mai alla loro forma originale se vengono allungati. Questi riflettori sono disponibili in due varianti: lo Steel Defender, realizzato in acciaio bianco legato, per i coltivatori che devono badare alle spese oppure abbiamo la crème de la crème, il Silver Avenger.Questo è il primo riflettore ad essere realizzato con una nuova generazione di materiali di alluminio flessibile ricoperti di vetro, inoltre vanta un’incredibile rifrazione del 95% ed una garanzia di 25 anni contro la corrosione. Come simpatico tocco in più, insieme ad entrambi I modelli di riflettori viene fornito un porta lampada regolabile in altezza, in modo da poter ospitare lampade di varie forme, misure e watt e focalizzare il fascio luminoso. Semplice, logico e molto efficace; le tue piante non potevano scegliere un riflettore migliore. Per ulteriori informazioni visita il sito www.hydroponic-shop.com

prodotto funziona in due modi ed ha un doppio scopo. Innanzitutto, questo sottile strato fornisce elementi nutritivi alla pianta che se ne nutre per il periodo durante il quale ne è ricoperta. In secondo luogo il lattice crea, intorno alla pianta, uno scudo protettivo che allontana gli insetti nocivi e i funghi fogliari, diventando quindi un’alternativa ecologica ai pesticidi. In effetti il LeafCoat ha un terzo utilizzo meno conosciuto, può essere anche usato per intrappolare i parassiti esattamente dove sono. Se si utilizza il LeafCoat prima di tutto per intrappolare i parassiti, in seguito si potranno neutralizzare molto efficacemente usando un altro pesticida, ad esempio il BuzzOff (ovviamente anche questo organico), come una seconda ondata di assalto. BioBuzz garantisce che il prodotto non ha alcun effetto repressivo sulla pianta, ritiene inoltre che possieda un buon odore (a differenza di altri prodotti simili sintetici o tossici) e che non dia irritazione. Essendo quel particolare periodo dell’anno, il LeafCoat è particolarmente indirizzato ai coltivatori all’aperto che hanno poco o nessun controllo sui parassiti che invadono i loro giardini. Con il LeafCoat potrai avere sia un giardino organico che un giardino libero dai pesticidi! www.biobizz.com Nelle coltivazioni indoor la pianta viene cresciuta intensivamente grazie alle condizioni ideali fornitegli,uno dei parametri pero’ non sempre sufficentemente adeguato e’ la quantita’ di CO2 di cui possono disporre. La soluzione solitamente addottata dai coltivatori d’interno e’ il supplemento di CO2 tramite dispersione nel’ambiente,ma pochi hanno voglia di arrischiarsi utilizzando pericolose bombole e costosi regolatori di pressione per la propria coltivazione indoor. No Mercy Supply offre una soluzione sicura ed economica,basata sulla sua concezione di distribuzione di CO2 direttamente nella soluzione di irrigazione tramitepastiglie di CO2 e regolatori di ph. Le normali La capacità di drenaggio di questo nuovo tavolette di CO2 discioglibili in acqua da vaso di Atami è molto rilevante. Atami è sole infatti provocano spesso problemi riuscito a creare un vaso dal fondo perfetto. di ph della soluzione di irrigazione a Alle radici è garantito un apporto ottimale causa del loro potere acidificante,con di ossigeno grazie ai buchi proporzionati Carbotronic la CO2 viene rilasciata in di drenaggio orizzontale e verticale, che combinazione al controllo automatico inoltre azzerano la perdita di substrato. e continuo da parte della macchina del Questo vaso è estremamente indicato per ph evitando cosi’ problemi quali blocchi terra, cocco, e Mapito. Il vaso AC 13.5L è dei nutrienti e creando un ambiente molto capiente, ed è destinato a diventare favolrevole alla crescita. Utilizza le subito un oggetto ricercato nel mondo della CO2 tabs messe in commercio da No coltivazione! Mercy Supply e non necessita’ quindi di Per info: Atami, +31 (0)73 522 3256 costi esagerati per il mantenimento. Un oppure fax +31 (0)73 521 3259 oppure giusto apporto di CO2 puo’ significare visitate www.atami.com durante la crescita della pianta una resa E-mail: info@atami.com migliorata anche del 25%,grazie a questo semplice e funzionale prodotto tutti potranno addizionare CO2 alla priopria coltivazione senza i tradizionali problemi legati a questa pratica. Disponibile su www.nomercy.nl

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Space Case - grinder crystal catcher

fiore fanno in modo che l’erba mentre viene triturata si incanali con estrema efficienza dentro una serie di fori presenti sulla base, cadendo nello scompartimento sottostante. E’ qui che andremo a recuperare la mista pronta per l’uso ed è qui che lo Space Case smette di essere un grinder e diventa qualcosa di più. La base di questo secondo scomparto è infatti costituita da una rete di acciaio a maglie fittissime, una specie di passino da tè la cui funzione è quella di lasciare passare solamente i minuscoli cristalli di THC che, durante lo stress meccanico dovuto allo sminuzzamento e alla caduta tra il primo e il secondo scompartimento, si staccano dalla cima. Nello Space Case quindi, grazie al filtro che ho menzionato precedentemente, la resina viene raccolta in un ultimo scompartimento e può agevolmente essere recuperata con l’ausilio di una spatolina di plexiglas che trovate in dotazione. Come potete vedere è possibile produrre in modo ‘indolore’ e praticamente senza accorgersene del Kif di eccellente qualità che può essere consumato all’istante oppure pressato e conservato.

Da qualche anno a questa parte tra l’oggettistica per fumatori di ganja spiccano i cosiddetti grinder, piccoli macinini utilizzati per triturare le cime e preparare la mista. In quest’ ambito lo Space Case è un oggetto unico nel suo genere e definirlo grinder è sicuramente riduttivo. Oltre a sminuzzare le cime come tutti gli altri, consente difatti di produrre in modo molto semplice dell’ottimo Kif, raccogliendo tutta quella resina che per effetto dello stress meccanico si stacca dalla pianta, e andrebbe altrimenti persa. L’aspetto esteriore è certamente gradevole, il primo impatto è positivo: lo Space Case è fatto di una lega inossidabile di alluminio lucido che trasmette una sensazione di robustezza e solidità unitamente ad un’estrema leggerezza. Alcuni particolari come l’uso di una calamita per tenere chiuso il coperchio, le zigrinature che ne facilitano la presa nonché la forma “a fiore”dello scompartimento dove viene triturata l’erba, lasciano intuire che dietro questo lussuoso grinder c’è un attento lavoro di progettazione e realizzazione che in qualche modo ne giustifica l’alto prezzo. E’ difatti un gadget piuttosto costoso, soprattutto se confrontato con altri grinder. Secondo la versione i prezzi variano da 59 a 89 Euro. Lo Space case si compone di tre scompartimenti cilindrici (più un quarto pezzo che costituisce il coperchio) impilabili e avvitabili l’uno sull’altro tramite una filettatura. Quello posto superiormente agli altri è usato per triturare le cime e per aspetto non differisce molto da un grinder ‘normale’. Dei denti protrudono all’interno sia dalla base sia dal coperchio e, tramite rotazione di quest’ultimo, consentono di sminuzzare la cima precedentemente inseritavi. E’ da notare che tanto la forma romboidale dei denti quanto quella dello stesso scompartimento, il cui perimetro esterno ricorda un

E’ necessario di tanto in tanto pulire a fondo lo Space Case. E’ una pratica che si rende necessaria soprattutto a seguito di un uso massiccio e prolungato del grinder visto che i pori del filtro tendono ad otturarsi.

Hydra Light Definirla lampada e’ riduttivo: Hydra Light introduce infatti nuovi importanti concetti nel campo dell’illuminazione artificiale delle piante. Dotata di un design accattivante e futuristico colpisce pero’ l’attenzione soprattutto per le sue caratteristiche tecniche e di impiego: nove braccia regolabili contenenti fibre ottiche, ballast digitale, lampada HID (a scarica) 150 watt full spectrum, una speciale camera di riflessione per il bulbo. L’emissione di calore e’ limitata alla parte superiore dove sono montati il sistema di accensione e il bulbo e non sara’ necessaria quindi una ventilazione eccessiva, bastera’ fornire il giusto ricambio d’aria alla growroom (serra indoor) e una leggera ventilazione alla pianta per ottenere risultati ottimali. La resa dichiarata dai costruttori in termini di PAR (Photosintetic Active Radiation), cioe’ di luce utile per la fotosintesi della pianta, dovrebbe essere pari a quella di una lampada HID (a scarica) da 1000 watt. Vista in azione dimostra di poter rendere piu’ di quanto potrebbe una 150 watt ad alta pressione di sodio HPS, ma certo non quanto vantato nelle dichiarazioni dei produttori: con Hydra Light potrete illuminare una pianta da seme in fioritura nei punti che contano, ma non aspettatevi una luce sufficente per un ampia superfice. E’ infatti proggettata per dare il meglio in piccoli spazi, grazie alle fibre ottiche che trasportano la luce e al posizionamento nella parte superiore della lampada assieme al sistema di accensione si puo’ isolare nella parte superiore o addirittura all’esterno della growroom (serra) il calore e ottimizzare quindi l’ambiente di coltivazione. La completa snodabilita’ delle braccia permette di direzionare la luce nei punti in cui la pianta puo’ meglio sfruttarla evitando sprechi solitamente inevitabili con le con normali lampade HID (a scarica). Il prezzo di 1300 dollari americani non rappresenta certo un incentivo per i coltivatori domestici con a disposizione piccoli spazi, target a cui è rivolta, ma potrebbe ripagarsi da sola dopo pochi cicli di utilizzo anche considerando che i prezzi sono, negli ultimi mesi a questa parte, in costante calo. Certo Hydra light rappresenta una porta sul futuro nel campo del’illuminazione indoor, un settore in cui si incominciano a intravedere ora i primi seri progressi dopo decenni di fossilizzazione su lampade a scarica e tubi fluorescenti. La tecnologia e’ ancora migliorabile ma è incoraggiante vedere finalmente qualche novità realmente interessante apparire sul mercato in questo settore; acquistare un prodotto di questo tipo, sopratutto con le poche informazioni tecniche concesse dai produttori puo’ rappresentare un azzardo ma le potenzialità che lascia intravedere la rendono un prodotto assai appetibile. Disponibile su http://mindonly.net

Distributore per l’Europa: ROOR Am Rosengarten 3 D-67227 Frankenthal Germania www.roor.de E-mail: info@roor.de

Il Piranha arriva in Europa Finalmente arrivano in Europa e in Inghilterra i prodotti della Advanced Nutrients, dei quali i due più attesi sono il Pirahna e il Voodoo Juice del dott. Hornby. Questi due prodotti sono l’uno il compagno ideale dell’altro. Il Voodoo Juice, infatti, colonizza le radici della pianta con batteri benefici, mentre il Pirahna le colonizza con 24 specie di funghi benefici. Questi funghi sono costituiti da 8 specie di trichoderma e 16 specie di endo ed ecto micorrizici. I funghi della specie tricoderma sono colonizzatori molto aggressivi che aumentano il volume delle radici e forniscono un eccellente contenimento del marciume radicale da Pythium e da Phytophtora. Le micorrize emettono potenti prodotti chimici in grado di disciogliere nutrienti minerali, di assorbire acqua, di ritardare la formazione dei fitopatogeni e di unire insieme le particelle del terreno in una struttura porosa. Il fungo micorrizico può espandere il volume della radice del 700%. Sia la pianta che il fungo beneficiano della loro relazione simbiotica. Una ricerca ha dimostrato un miglioramento della nutrizione minerale della pianta, un aumento dell’acqua e la resistenza ad una vasta serie di malattie del terreno e a condizioni ambientali estreme. Inoltre i fiori prodotti dalle piante sono più abbondanti e richiedono minori cure. La rete dei funghi micorizzici è l’originale rete globale. (Nessun Piranha è stato ferito durante la preparazione di questo prodotto ). Disponibile presso i migliori vivai. Per ulteriori informazioni invia una e-mail a info@advancednutrients.nl oppure visita il sito www.advancednutrients.nl


Giurispruden za

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Leggi, istruzioni per l’uso di Luca Marola

Questa pagina sarà dedicata all’analisi e al commento dello stupefacente mondo della giurisprudenza legata, direttamente od indirettamente, agli aspetti di essa che toccano i nostri comuni interessi. La nostra attenzione, quindi, non sarà focalizzata solo sullo studio della lettera della legge (in principal modo il DPR 309/90 - Testo Unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti) ma anche, ed in misura predominante, sulla interpretazione di questa compiuta dai principali attori del diritto : Corte di Cassazione e Tribunali in genere. Nel Testo Unico sono inseriti i reati più comuni riguardanti gli argomenti caratterizzanti questo giornale e proprio loro, partendo dai più comuni, saranno presi in considerazione su questa pagina : dalla coltivazione per uso personale al consumo di gruppo, dalle sanzioni amministrative a quelle per i minorenni, dal proselitismo alle aggravanti ed attenuanti. Dal concetto del “pericolo concreto” a come si prepara e su cosa si basa un ricorso. Conoscere la legge in fin dei conti, significa avere la capacità di prendere la misura che intercorre tra le nostre libertà e quelle altrui; significa apprendere gli strumenti che ognuno di noi, in quanto cittadino, ha a disposizione per difendere i propri e, tra persone civili, gli altrui diritti. Le sentenze, invece, ci portano a conoscere quale è l’interpretazione autentica della legge. Quelli che sono gli indirizzi ormai consolidati ed i precedenti. Proveremo ad addentrarci nelle singole sentenze, principalmente quelle passate in giudicato, per analizzare il caso specifico e, quel che può maggiormente servire, gli elementi generali. Il vivere in modo consapevole i rapporti sociali ossia il conoscere i nostri diritti garantiti in una società che si definisce garantista, può fare di noi protagonisti attivi del miglioramento della società.

LA NASCITA DEL PROIBIZIONISMO IN ITALIA L’iter parlamentare della nuova legge sulla droga, approvata dal Consiglio dei Ministri in via definitiva pochi mesi fa, sta per cominciare. Ad oggi non si sa ancora quando verrà posta in discussione nelle commissioni parlamentari competenti né tantomeno se questo progetto di legge troverà realizzazione entro la fine della legislatura. Quel che sappiamo con certezza è che da parecchi mesi si è attivato un complesso sistema politico-mediatico volto a “preparare il terreno” alla nuova involuzione liberticida e repressiva rappresentata dalla legge Fini in via di discussione. Credo possa essere utile analizzare le dinamiche, perchè comuni in tutti i tempi, con cui il proibizionismo è stato introdotto per la prima volta nel nostro Paese: prima come allarme sociale e morale, poi come fenomeno giuridico e poliziesco. Dalla prima legge del 1923, “provvedimenti per la repressione dell’abusivo commercio di sostanze velenose aventi azione stupefacente”, alla legge JervolinoVassalli del ‘90 passando dalla legge 685/75 si nota una costante comune a tutti i momenti in cui si assiste ad una recrudescenza del proibizionismo penale. L’utilizzo dei media e la manipolazione della notizia è da sempre considerato lo strumento più efficace per preparare la massa all’accettazione del successivo dispositivo repressivo. Campagne allarmistiche che con “geometrico tempismo” vengono date in pasto ai lettori, la cronica carenza di dati scientifici a base dei successivi provvedimenti, la nascita dal nulla di sedicenti esperti, l’evidenza mediatica riservata a pochi casi umani trasformati a paradigma dell’intero fenomeno, la creazione, spesso a tavolino, di gruppi di pressione imbevuti di ideologia “moralizzatrice” sono gli ingredienti costanti per creare la nuova “emergenza nazionale” a cui rispondere, senza indugi

nè tentennamenti, con severa rapidità e definitiva efficienza. Se in questa rubrica rivolgiamo il nostro sguardo al passato, il nostro pensiero rimane ben ancorato ai tempi presenti e le nostre energie sono dedicate ad affrontare i foschi tempi futuri.

I PRIMI PASSI A LIVELLO INTERNAZIONALE La vera campagna proibizionistica internazionale sulla produzione, commercio e uso delle droghe, prende avvio all’inizio del ‘900. E’ principalmente mossa da interessi economici. La Gran Bretagna, monopolista nelle esportazioni dell’oppio indiano verso la Cina grazie agli accordi delle guerre dell’oppio (1840 e 1862), comincia a preoccuparsi per il consistente calo delle stesse. Inoltre, pressati dalle campagne moralizzatrici dei movimenti di temperanza, i paesi europei decidono di convocare una conferenza a Shanghai per analizzare, per la prima volta nella sua globalità, il problema dell’oppio. Su invito del presidente americano Roosvelt si riuniscono i rappresentanti delle tredici nazioni maggiormente interessate al traffico, tra cui l’Italia. La principale preoccupazione del governo americano è quella di veder aumentato il consumo di oppio nel proprio paese. I lavori della commissione non andranno al di là di dichiarazioni di principio; viene comunque sottolineata la necessità di adoperarsi per sopprimere gradualmente l’uso di fumare oppio in ciascuno dei paesi interessati e l’impegno dei singoli governi perchè operino per la chiusura delle fumerie impedendo che le droghe giungano nei paesi dove queste sono proibite. Viene inoltre sollecitato un esame più approfondito del sistema di regolamentazione dell’oppio e dei suoi derivati quanto alla fabbricazione, vendita e distribuzione. Si rileva infine l’utilità di una inchiesta scientifica sulle

diverse sostanze e sul loro uso. Nel testo del protocollo finale alla convenzione i delegati esprimono, su pressione del rappresentante statunitense, il desiderio che sarebbe stato consigliabile uno studio scientifico e statistico sulla questione della Canapa Indiana allo scopo di regolarne l’abuso, se necessario attraverso una legislazione nazionale od un accordo internazionale. Quasi in punta di piedi, la canapa finisce sotto osservazione, parificata, senza alcuno studio scientifico giustificativo, alle droghe dell’epoca. Il diritto nazionale sovrasta qualsiasi accordo o disposizione internazionale per cui si può unicamente sperare nella buona volontà dei singoli governi. I vari rappresentanti ben presto si accorgono che con questo sistema ben pochi risultati possono essere ottenuti. Inoltre le dichiarazioni poco allarmistiche di alcuni governi, coinvolti nel commercio di oppio come Cina e Gran Bretagna, frenano di gran lunga la realizzazione di alcun risultato concreto. Basti pensare che il numero di commercianti d’oppio autorizzati era salito dagli 87 di prima dell’accordo a 663 del 1914 e che l’entità delle importazioni era più che triplicata. La maggioranza dei paesi coinvolti non dimostra alcuna sollecitudine nell’adeguare le proprie legislazioni interne agli impegni assunti a livello internazionale. L’Italia, sottoscrivendo gli impegni nel 1919, adeguerà la propria legislazione solo nel 1922. Le raccomandazioni della Società delle Nazioni rimasero lettera morta perchè troppi erano gli interessi economici in gioco per poter sperare che si sarebbero ottenuti risultati efficaci in poco tempo. La Gran Bretagna, paese enormemente coinvolto sotto l’aspetto economico in quanto potenza che controlla la produzione di oppio in India, è tra le prime a “sabotare” i lavori della Commissione. Stesso discorso vale per la Svizzera, dove è fiorente l’industria farmaceutica la cui produzione si basava quasi esclusivamente sulla lavorazione e trasformazione degli oppiacei.

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fornire 6 pound (2700 grammi) extra di marijuana l’anno; - aumentare le categorie sanitarie autorizzate a prescrivere la sostanza. Agli attuali medici e osteologi, si aggiungerebbero i medici naturisti e gli infermieri. Al momento sono 8.975 i pazienti complessivamente autorizzati al consumo e alla coltivazione della marijuana. Sri Lanka. In Sri Lanka presto verrà liberalizzata la coltivazione di marijuana sotto il controllo dello stato. Non è escluso si arrivi addirittura ad un monopolio statale sulla produzione. La cannabis è sempre stato considerato uno degli elementi abituali nella medicina tradizionale. Russia. E’ stata depenalizzata la detenzione di piccole quantità di sostanze stupefacenti. Finora la legislazione russa puniva con la reclusione la detenzione, anche per consumo personale, di qualunque quantità di sostanza. Secondo dati ufficiali, fino ad oggi in Russia ci sono dai 200.000 ai 300.000 incarcerati per reati di semplice detenzione. Il cronico sovraffollamento delle carceri russe è stato il motivo principale di questo cambio di rotta. Con la nuova legge verrà consentita la detenzione fino a dieci volte la dose abituale (per esempio, 20 grammi di marijuana, 1,5 grammi di cocaina, ecc). La decisione è stata fortemente contestata dai settori più reazionari e proibizionisti, definita come “pericolosa” e, dato curioso, “europeista”. Germania. Berlino. E’ stata di recente approvata dal Parlamento Regionale di Berlino la liberalizzazione della detenzione di cannabis per consumo personale di modo che una persona può arrivare a detenerne fino a 30 grammi. La proposta approvata è stata presentata dal Partito Liberale tedesco e sostenuta dai gruppi socialisti, socialdemocratico e verde, che insieme hanno la maggioranza al parlamento regionale. Il consigliere Martin Lindner ha così difeso la proposta : “l’attuale proibizione è basata su una politica sulle droghe che si è dimostrata fallimentare. Dobbiamo sperimentare un approccio più realista alle politiche sulla cannabis”.

(Fine prima parte)

CITAZIONE INTERNAZIONALE Usa. Oregon. Probabile referendum per aumentare le dosi di marijuana terapeutica Il quesito referendario proporrà che la legge in vigore sia cambiata, permettendo ai pazienti un accesso piu’ semplice alla sostanza. Il comitato organizzatore ha raccolto le firme necessarie che, se convalidate, inseriranno il referendum nella tornata elettorale presidenziale del 2 novembre. L’attuale legge qualifica e autorizza alcuni pazienti a coltivare e consumare piccole quantità di marijuana e i dottori a prescriverla, senza timore di essere perseguiti dalle leggi federali. Il nuovo quesito intende: - aumentare la quantità da tre once ( 84 grammi) a 1 pound ( 450 grammi), - creare un dispensario nazionale registrando determinati pazienti, cui

“Dovremo tentare una tattica completamente diversa, Howard. L’accion popular è stata negata. Potremo appellarci,naturalmente.[..]Ma nessuno riesce a capire come abbia fatto il tribunale a pronunciarsi a nostro sfavore.[..] L’Audiencia Nacional ha rifiutato di permettere al professor Lynch di intervenire all’udienza di estradizione; e non permettono che Bernie Simons testimoni che tu hai già scontato una condanna per una delle imputazioni. Ha perfino rifiutato la mia richiesta assolutamente innocua e ragionevole della presenza di uno stenografo per la trascrizione degli atti a nostre spese. Ci appelliamo ma la situazione è abbastanza scandalosa. Non ti vien data la protezione della legge di questo paese sull’estradizione.” (tratto da Mr.Nice di Howard Marks, ed. Socrates)



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Soft Secrets Italia, via Varenna 39, 16255 - Genova E-mail: softsecretslettere@email.it

Le vostre lettere Ciao a tutta la redazione di Soft Secrets, ed un calorosissimo benvenuto da tutti noi appassionati di cannabis ed affini qui in Italia. Che dire...finalmente qualcuno ha pensato a noi qui nel Bel Paese! Siamo in tanti e ovunque, ed il mio più gran augurio per la vostra pubblicazione è quello di entrare nelle case di tutti gli stimatori della marijuana, senza paura e senza riserva. Noi ti sapremo accogliere con braccia aperte e speranza nel cuore, per fare si che questo viaggio appena iniziato sia lungo lunghissimo, e bello per tutti. Personalmente fumo da ormai ben 28 anni, e da un pò ho preso a coltivare... ci sono tanti motivi per questa decisione. Prima di tutto una vera e propria passione, che è cresciuta man mano che imparavo, e continua a crescere. Poi a parte la bellezza di piantare un seme e vederlo diventare una stupenda pianta, con tutti i benefici della pianta in questione, c’è anche, almeno per me, una questione etica. D’ora in poi, io e tante altra gente, con l’aiuto della vostra pubblicazione, potremo allargare la nostra cultura in materia. Conoscenza ed informazione sono le basi su cui costruire la cultura, e Soft Secrets, per di più gratis (grande!!! proprio per tutti!!!!) sarà un enorme contributo in questo senso. A questo punto non mi rimane altro da dire se non....GRAZIE!!!!!!!...ed un grandissimo in bocca al lupo. Allego una foto di cime della mia mitica sativona Caraibica, con sullo sfondo la Basilica di S. Petronio, a Bologna. Ciao a tutti e auguri di cuore! Andréa Ciao Andréa, grazie degli auguri, abbiamo tutta l’intenzione di essere arrivati in Italia per restare, quindi il tuo appoggio e quello di tutti non solo ci fa piacere ma fa si che questo possa avverarsi. La foto è molto suggestiva, le cime ancora di più; tienici aggiornati su cosa succede nella tua Grow.

Ganja’s Tribute Un giorno d’inverno, guardando il balcone, chiudendomi gli occhi mi venne un magone, da sotto la sedia posato e in silenzio, giaceva il tuo vaso, provato dal tempo. Lontano è il momento nel quale ti misi, nel vaso di terra tra 1000 sorrisi, guardando con gioia ogni giorno sbocciare, il nuovo gruppetto di amato fogliame. Ragnetti e insettini di tanti colori, provaron a piegare col tempo i tuoi ardori, ma tutta impettita e senza pudore, crescevi veloce e piena d’ardore. Difesa con foga, curata e viziata, tu dolce piantina non fosti mai ingrata, e verso settembre con gran dignità, le cime gustose iniziasti a gonfiar. Un forte profumo iniziasti a emanare, e tutti i pistilli veloce ad ambrare, lasciando capire a chi di dovere, che giunta era l’ora di nuove frontiere. La concia ben fatta e, un armadio affettuoso, ti resero dolce, l’eterno riposo. Passati dei giorni impaziente ad annusare, il grande momento non tardò ad arrivare, e come una gatta che netta i gattini, pulii con passione i tuoi ramettini. L’inverno è finito ma come scordare, in quante serate m’hai fatto sognare, con quanta passione m’hai sempre aspettata, per farti rollare orgogliosa e beata. Ed ora che il sole è tornato imponente, un dolce pensiero attraversa la mente, è l’ora di aprire di nuovo il balcone, e metter la terra nel vuoto vasone. E mentre contenta interro i semini, mi viene uno sbocco pensando al vil Fini, che vuole arrogante con legge sedare, il sano principio di chi vuol fumare. E senza più indugio la mano decisa, deposita il seme white rhino, precisa. Mi chiudano pure nelle patrie galere, ma con una zappa, dei semi ed un braciere. Tippi A te Marihuana io levo il mio canto, ti tributo l’ardore, la speme e anche il pianto; viviamo un’epoca buia fatta da quelli che non sanno capire, sanno solo proibire, e niente di più. Non solo una pianta ma uno stile di vita, non certo una droga, medicina proibita; baluardo di pace in mondo di odio, una verde compagna, dei sensi tripudio. Simbolo d’amore che unisce, ideali e persone altrimenti disgiunte, un’immagine sola: una foglia con sette punte. Supertoto Nulla più di te, mi consola e conforta. Il mondo senza te, mi annoia e mi spaventa. Valley 75

Una foto... guardandola si può pensare all’armonia che c’è tra una bimba di marj e la natura che la circonda, è una foto come tante, un pezzo di natura come tanti.. e tutti pieni di quell’armonia che spesso cerchiamo e non troviamo, lei non fa fatica ad armonizzare con ciò che la circonda, a quale titolo l’uomo la può demonizzare? Avessimo noi le sue capacità di vivere così in simbiosi con i suoi simili, abbiamo veramente tanto da imparare. OB Ciao OB, grazie del tuo inno alla natura e alla marijuana. Aspettiamo altre foto e altre lettere, per poter esplorare e conoscere meglio il mondo della cannabis e affini, quindi continua a scriverci.

Per uno strano motivo, nessuno più posta, sia sdegno, timore o soltanto tensione, tra molti imperversa l’errata impressione, che sia già stata detta la parola giusta. Ma non c’è motivo, l’impressione è sbagliata, lo spliff piace a noi tutti in maniera uguale, e lei, che è magnifica ma, aimè, maltrattata, nonostante ciò, rimarrà sempre tale a farci compagnia, in una bella giornata, e se c’è bisogno, ad allontanare il male. Oldblues

Un augurio speciale a Soft Secrets Italia. Vi inviamo questa foto sperando che porti fortuna e successo. Pace, amore, legalizzazione. ENjOINTeam 2004

C’è chi la usa, c’è chi si cura, c’è chi consuma e la fuma e non serve nessuna scusa, non siamo gente immatura! Ma c’è chi accusa, c’è gente ottusa, scusa.. C’hai mai pensato che è una pianta che nasce in natura?! e fa paura perché questa cultura, ci tiene dentro alle mura e ci propina per vera una realtà spazzatura; ci ottura menti, ci vuole spenti ma senti, profumi di ganja che salgono nei venti. SirOne

Attenzione Coltivatori!

Ciao Soft Secrets. Vi invio questa foto che ho intitolato “val Parma in fiore”. Spero la pubblichiate. Vostro amico

Ti piacerebbe ricevere gratis una confezione di semi High Quality Seeds? Sogni di far crescere Master Kush, Holland’s Hope, White Widow, Okè 47, BlueBerries, Sensi Star, Jack Herer o Neville’s Haze? Allora mandaci una fotografia del tuo giardino e noi ti spediremo i semi. Se la fotografia conterrà una copia ben visibile di Soft Secrets Italia noi ti spediremo due confezioni di semi High Quality Seeds a scelta. Ma non è tutto! Se nel tuo giardino sarà ritratta in topless la tua fidanzata, o tua moglie, potrai avere 3 confezioni di Black Label di prima scelta. (I soggetti delle foto non sono obbligati a mostrare il volto). Inviate le vostre lettere e foto a Soft Secrets Italia, via Varenna 39, 16155 – Genova o in email a softsecretslettere@email.it NOTA: Naturalmente, le foto devono essere allegate ad una descrizione. Nomi, lettere e indirizzi saranno cancellati appena i semi saranno spediti. Materiale raccolto tramite www.ENjOINT.com


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ettori l i a d o t o f LettereDopo 21 anni di onesta attività agronomico-botamica, grazie alla simpatia che mi ispira la vostra iniziativa, trovo il coraggio di esibire questo fulgido esempio di disobbedienza civile non violenta. Con simpatia, Comandante Narcos - Ribelle del Ciappasù

Quella in foto è la Val di Magra (Toscana) luogo attraversato secoli fa dai pellegrini, nel loro tragitto verso Roma. Portavano piccoli doni e regali.. uno di questi, forse, l’hanno dimenticato qui. Tanti auguri Soft Secrets Italia. Barbarella

Ciao “Comandante”. Che dire? Grazie per la simpatia e per la foto. Complimenti per le piante! Tienici aggiornati.

Ciao Barbarella. Originale e poetica la foto che ci hai mandato. Grazie per gli auguri.

Finalmente! Quando abbiamo letto la notizia in internet non ci sembrava vero: una rivista italiana, gratuita, sulla cannabis! Siamo impazienti di averla in mano e sfogliarla. Avete tutto il nostro appoggio. Legalize it! Cadore bad boys

The Widow maker, Essex

Big Al, London

Kev, Lloret de Mar, Espagna

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Abbiamo deciso di pubblicare una serie di immagini provenienti dalle edizioni straniere di Soft Secrets. Oltre ad essere secondo noi, materiale sempre interessante, ciò permetterà di confrontarsi con gli altri stati europei. Buona visione!

Al, Wales


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Idroponica di William Texier Nocetta Kehdi e William Texier hanno fondato la General Hydrophonics Europe nel 1995; dopo essere stati per dieci anni i responsabili del dipartimento di Ricerca e Sviluppo della General Hydrophonics in California. Dal 1987 si occupano di serre idroponiche, prima negli Stati Uniti, poi in Francia, nel sud-ovest, dove hanno fondato il ramo europeo della GH US. La ventennale esperienza nella coltura idroponica ha permesso loro di padroneggiare questa tecnologia oltre a conferirgli una incontestabile autorità nella materia. L’avete sicuramente letto più volte, il significato della parola “idroponico” è basato sulle parole greche “hydro” e “ponos” ossia “acqua” e “lavoro”, un concetto vecchio come il mondo, riadattato ai tempi a più riprese, fino ad oggi. L’idroponica è quindi l’arte di coltivare le piante in acqua, con un minimo sostrato o senza alcun sostrato. Le piante possono quindi svilupparsi in acqua, ma a precise condizioni: è necessario che l’acqua sia “viva”. Ciò che si deve sapere è che qualsiasi sia l’ambiente dove le piante crescono, terra, aria o acqua, esse assorbono il nutrimento sotto forma di ioni che si dissolvono in presenza di ossigeno. Nell’acqua man mano che il nutrimento e l’ossigeno si consumano, è necessario sostituirli. Questo è il compito dell’idroponica, sistema di coltura fuori dalla terra, che stimola la crescita della pianta attraverso il controllo dell’acqua, dei minerali e soprattutto dell’ossigeno dissolto nella soluzione nutritiva. Il concetto di base è piuttosto semplice: quando le radici della pianta sono sospese nell’acqua in movimento, esse assorbono ossigeno e nutrimento rapidamente. Se la quantità di ossigeno è insufficiente, la crescita della pianta sarà lenta. Ma se la soluzione ne è satura, la crescità verrà accelerata. Il compito del colivatore è di coordinare al meglio l’apporto d’acqua, nutrimento e ossigeno a seconda dei bisogni della pianta, in modo da ottenere un rendimento eccellente e la migliore qualità dei prodotti. Per fare ciò dovrà tenere conto di un certo numero di altri fattori come la temperatura, il tasso di umidità, l’intensità della luce, il livello di anidride carbonica, la ventilazione, la genetica della pianta, ecc., essenzialmente come farebbe qualsiasi giardiniere scrupoloso.

L’idroponica o l’arte della coltivazione indoor (di William Texier) Negli ultimi vent’anni, sono stati

compiuti straordinari passi avanti nell’arte della coltivazione indoor. Alla fine degli anni ’70, negli Stati Uniti, i produttori hanno progettato e creato dei sistemi idroponici di piccola grandezza, utilizzando le stesse tecnologie dell’industria delle serre. Queste ultime sono rivolte ad un vasto pubblico e possono essere situate sul balcone o in cortile. Possono anche essere all’interno della casa, di fronte ad una finestra ben esposta o in uno spazio chiuso, sotto la luce artificiale. Si va dalla singola pianta a veri e propri giardini interni. Tra i vari benefici dell’utilizzo dell’idroponica a domicilio, eccone alcuni: • Un evidente incremento della quantità ottenuta. • Un fantastico profumo (a patto che si scelgano le varietà giuste). • Una notevole riduzione del ciclo produttivo. • Un miglior controllo del nutrimento della pianta. In effetti, è solo in seguito all’avvento dell’ idroponica che una significativa ricerca sul nutrimento delle piante è potuta essere realizzata. • E ultima cosa ma non meno importante, una coltura sicura, al sicuro da interessi contrari. Visto che questi sistemi prevedono un’ampia riserva d’acqua, si potrebbe pensare all’idroponica come mezzo per non occuparsi delle proprie piante per un lungo periodo di tempo. Sbagliato: il loro metabolismo accelerato richiederà una grande attenzione da parte vostra. Non si tratta di un metodo per risparmiare tempo da dedicare alla cura del vostro giardino. Ma di un metodo per migliorare i risultati. Inoltre, non confondete queste tecnologie con quelle chiamate “idro-coltivazione”. Questo termine solitamente descrive sistemi passivi, che adoperano dei lucignoli. essi sono piuttosto dei marchingegni che vere e proprie tecniche di coltivazione. Nell’idroponica, la soluzione nutriente circola grazie a una pompa, in modo dinamico, rigenerando continuamente il livello di ossigeno della soluzione. In questo articolo cercherò di descrivere i sistemi più comuni. Grossomodo si possono classificare in quattro categorie a seconda della tecnologia utilizzata:

Sistemi a stillicidio: Dalla matrice principale, dei tubicini di plastica secondari (simili a spaghetti) trasportano la soluzione nutriente uno a uno ad ogni pianta. La circolazione è fissata su un timer. Tale sistema è costituito da bacinelle lunghe e rettangolari nelle quali sono posti strati di lana di pietra o altro materiale

SIMILE (lana di vetro, fibra di cocco). Su questo strato viene posizionato un cubo nel quale è stata interrata la pianta. Ogni tubicino porta la soluzione fino al cubo. Un serbatoio, situato al di sotto, raccoglie le fuoriuscite della soluzione nutriente, che può così essere riciclata. In molti casi, invece, le fuoriuscite vengono semplicemente eliminate. Un tale sistema può raggiungere la ridotta misura di 30 X 50 cm. I sistemi a stillicidio sono affidabili e facili da usare. Sono adatti ai principianti. Fino a un certo punto, il materiale di sostrato protegge le radici da improvvisi sbalzi di temperatura e umidità e, più in generale, dagli errori del coltivatore. In questo tipo di sistemi, il ciclo di irrigazione è cruciale: troppa acqua e le radici marciranno per mancanza di ossigeno, troppo poca e i sali si cristallizzeranno nel cubo rendendo difficoltoso per le radici assorbirli. Vi è inoltre un problema ecologico: si deve cambiare il materiale di sostrato per ogni raccolto, generando scorie che non possono essere riciclate. È uno dei molti problemi affrontati dall’industria agricola olandese dove la ROCK WOOL è usata su larga scala per la produzione di fiori e frutti.

Flusso e riflusso In questo sistema la soluzione nutriente viene portata dall’alto, in cima alla bacinella, in modo da riempirla. Ad intervalli regolari, la soluzione viene pompata dalla cisterna alle radici fino a riempire la bacinella. Per l’effetto di gravità il liquido ritorna poi nella cisterna, attraverso uno o più canali di scolo allineati alla base del bacinella. Le unità sono solitamente quadrate e posizionate a terra a formare una cornice. Il serbatoio è posizionato sotto in modo da risparmiare spazio. Per tenere ferme le piante, si può riempire la bacinella con diversi materiali

come la lana di pietra o sassolini di argilla. Lo si può anche lasciare vuoto: sulla bacinella viene allora posta una copertura forata all’interno della quale inserire le piante. Non amo la lana di pietra per questi sistemi. Preferisco i sassolini di argilla, più ecologici e meno inclini a infestazioni di alghe. Per quanto riguarda il metodo della copertura forata, questa non offre protezione alle radici e lo sconsiglierei ad un coltivatore inesperto. Alzando e abbassando lentamente il livello dell’acqua il metodo “flusso e riflusso” fornisce un’ottima ossigenazione, una condizione indispensabile ai fini di un buon sistema idroponico. Ancora una volta il ciclo delle acque è cruciale per evitare di danneggiare le radici a causa di eccessiva idratazione o, al contrario, disidratazione. È un buon sistema ma ci vuole tempo per abituarvisi. Non è raro provare frustrazione ai primi tentativi.

N.F.T: Le iniziali stanno per Tecnica del Film Nutritivo. Sviluppata in Inghilterra da A. Cooper negli anni Sessanta, è il primo dei sistemi di coltura ad acqua. È tra i più semplici da mettere insieme grazie a strumenti reperibili nei negozi di ferramenta locali. Come suggerisce il nome, la soluzione nutriente viene fatta circolare con un flusso superficiale e costante. Sopra una cornice metallica leggermente inclinata viene posizionato una tavola, ricoperta da un foglio di plastica. Le pianticelle vengono allineate sulla plastica, piantate in un cubo di lana di pietra o altro materiale simile. La plastica viene imbottita e modellata in modo da formare un incavo nel quale circolerà la soluzione nutriente. Una cunetta, all’estremità inferiore della cornice, riceve la soluzione per ricondurla nuovamente nel serbatoio. Per quanto riguarda l’ossigenazione, questo sistema è buono, Ciononostante, il raccolto non sopravvivrà ad un black out di ingenti proporzioni. Se il black out si verifica nel momento sbagliato, per esempio in un giorno particolarmente caldo, le piante resisteranno soltanto poche ore. Inoltre, quando le piante diventano troppo grandi, la massa delle radice tende ad venire compressa. E-mail: williamT@eurohydro.com (continua…)


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Quantum Hydro di Fabio Troya La coltivazione indoor della canapa gode oggigiorno dell’attenzione di molte aziende produttrici in Europa e nell’America settentrionale, infatti, all’alba del 21 secolo il mercato dei sistemi d’illuminazione, di fertilizzanti e di sistemi idroponici deve molto la sua crescita al proliferare di “coltivatori in erba”. Non fa eccezione a questa tendenza la QuantumHydro Co. Ltd, una compagnia nata nel 2001 dalle intuizioni di Garry e Nick, coltivatori con anni d’esperienza alle spalle. L’idea, come tutte quelle di successo, trae forza dalla semplicità e dalla novità; creare un sistema idroponico affidabile, semplice da gestire e capace di dare grandi risultati smovendo un mercato oramai stagnante da qualche tempo. Il sistema testato è un’unità molto adatta alla riproduzione per talea o alla coltivazione di piccole piante molto vicine fra loro. Nell’unità trovano dimora 10 piantine in uno spazio di circa 37cm di larghezza per 82 cm di lunghezza, la profondità della vasca è di circa 22 cm e la capienza della tanica è fissata tra i 30-35 litri.

Il sistema idroponico NFT DWC Quantum Hydro Come possiamo vedere dalla foto, il design è pulito e semplice, comunicando la sensazione d’estrema robustezza costruttiva. Vedremo nel corso della prova se i risultati saranno all’altezza delle aspettative. Cominciamo con l’assemblaggio del sistema: tutto il necessario si trova dentro il vascone dalla pompa dell’acqua, i tubi di plastica per il ricircolo, i supporti per le radici, che sono anche l’ossatura del sistema, dove trovano posto gli alimentatori da cui uscirà il flusso d’acqua, il coperchio forato in PVC bianco per coprire il tutto.

Montare il tutto sarà più facile che giocare con i Duplo di vostro cugino, infatti, il sistema è progettato ad incastro fatta eccezione per i tubi di gomma che andranno appositamente tagliati di misura per collegare l’impianto d’alimentazione ai raccordi a gomito da cui esce l’acqua. I supporti per le radici che chiamerò d’ora in avanti, montanti sono leggermente diversi fra loro. Infatti, il montante centrale in questo modello ha il compito di tenere salda la struttura, tramite due tappi a ghiera che avvitati dall’esterno permetteranno al vascone di non deformarsi con il volume dell’acqua permettendo cosi a tutti i pezzi del puzzle di stare al loro posto. Infine dei panni che a prima vista classificherete come feltri per il parabrezza della macchina ma che in realtà sono l’innovativo medium di supporto proposto dalla QuantumHydro: HydroSox

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o talea che ospita. Usato quindi con un sistema misto NFT – aeroponico qual è l’unita in prova questo medium risulta la soluzione perfetta per ridurre al minimo le contaminazioni di materiali inquinanti quale il rockwool riducendone cosi l’azione di ph-buffering verso valori alti. Il Ph va regolato quindi su valori compresi fra 6,2 e 6,5 , l’ideale per le radici immerse in acqua che potranno cosi beneficiare di tutti gli elementi resi disponibili con questi valori di ph, soprattutto calcio e magnesio importantissimi in fioritura. La germinazione è un procedimento che a volte può risultare ostico e imprevedibile per chi è abituato ad usare i vecchi vasi di terra, infatti il soffocamento dei germogli per mancanza d’ossigeno è un errore molto comune dei principianti. Con l’idroponica tutto risulta più semplice, infatti il costante flusso d’acqua ossigenata farà godere i germogli d’ottima salute fin dall’inizio evitando tra l’altro la snervante attesa della loro fuoriuscita dal terreno. Basterà appoggiare i semi schiusi in precedenza in un bicchiere d’acqua distillata quindi controllarne l’evoluzione durante i primi giorni semplicemente aprendo gli hydro sox .

L’innovativo medium Hydro Sox Questo innovativo medium merita due paroline spese per capirne i punti di forza ed eventualmente le pecche. A prima vista si ha già la sensazione che questo medium sia ben diverso dal tradizionale rockwool cui può

somigliare. Infatti la disposizione delle fibre e il suo spessore lo rendono un prodotto unico nel suo genere. Se lo osserviamo controluce ci renderemo conto quanto ossigeno riesca a filtrare in questa fibra disomogenea e porosa. Grazie al suo spessore poi si potrà modellare a piacimento per adattarlo alla forma e dimensioni del germoglio

Dopo circa 3 giorni i semi hanno mostrato le prime foglie e le prime radici ramificate dopo circa una settimana.

La germinazione è semplice e rapida

Col passare dei giorni , non appena le radici sono arrivate alla grossa riserva d’acqua nel vascone, la crescita è stata portentosa e costante; dopo aver lasciato le piccole piantine con 2 paia di foglie sotto una lampada Mg Light Red da 125 Watt per 4 giorni al mio ritorno le piccole erano già adolescenti, infatti in soli quattro giorni avevano messo su ben 3 internodi extra, il tutto senza aver prestato particolare attenzione al ricircolo d’aria o alla sorgente luminosa, più adatta alla fioritura che alla crescita , i valori di Ec vanno tenuti sempre bassi , nell’ordine di 1.0 – 1.5 mS/sec con acqua di partenza dal valore di 0,4 mS/sec. Le istruzioni ci danno la possibilità di usare questo sistema senza controllarne il Ph o l’ Ec , con poche semplici procedure, spiegate dettagliatamente nelle istruzioni, riusciremo a portare a termine un ciclo senza preoccuparci troppo dei parametri, grazie all’ equilibrio del sistema che forte di un buon ricircolo d’acqua e ossigeno unito all’uso di un medium non contaminante riesce a mantenere inalterati i valori di acidità e conduttività iniziali per molto tempo.

Considerazioni finali ed anticipazioni Nel modello in prova , il tappo di destra trafilava acqua dalla guarnizione , un gocciolamento costante che riempiva un misurino da 100 ml in una giornata. Nonostante i pezzi non mostrassero segni di un errato assemblaggio o difetto di costruzione questo gocciolamento, s’interrompeva per qualche giorno per poi riprendere successivamente. Interpellati i responsabili tecnici della Quantum hydro, mi hanno assicurato che a volte per la presenza di calcio nell’acqua si possono avere questo tipo di problemi. Mi è stato prontamente spedito il ricambio, ma il sistema è oramai funzionante da qualche settimana e le piantine hanno abbondantemente radicato, cosi ho deciso, per non disturbarle di lasciare tutto cosi come è. D’altra parte , e questa è un anticipazione ufficiale, Quantum hydro ha deciso di modificare il design e qualche particolare costruttivo da quest’autunno, e una di queste modifiche sarà proprio l’eliminazione di questi tappi a vite e dei buchi che li ospitavano nella vasca, inoltre i montanti saranno più larghi (75mm invece dei 40mm odierni) e il sistema di alimentazione sarà leggermente diverso e garantirà una manutenzione più semplice e rapida. Per dovere di cronaca bisogna ricordare che le modifiche riguarderanno tutto il range di prodotti QuantumHydro e in particolare cambierà il numero di piante alloggiabili nei vecchi sistemi da 6 e 8 piante in rispettivamente 22 e 30 piante.

Tirando le somme, si può certamente affermare che i sistemi Quantum Hydro rappresentano una evoluzione nel campo dei sistemi idroponica per hobbysti. Le premesse, quali la semplicità d’uso e l’efficienza, ci sono tutte, infatti lo sviluppo delle piante avviene senza particolari accorgimenti, se non quelli dettati da una minima conoscenza delle tecniche usate. La velocità di crescita radicale è notevole soprattutto quando le radici raggiungono la riserva d’acqua, possiamo usare quindi con estrema soddisfazione quest’ unità come partenza per selezionare le piante madri e naturalmente per la radicazione di cloni; inoltre la facilità con cui possiamo rimuovere le piantine ci permette di inserirle e toglierle senza nessuno sforzo, essendo cosi molto comodo stabilirne il sesso senza preoccuparci di eliminare le radici che nei sistemi ad argilla espansa formavano una matassa inestricabile. In piccoli setup quest’ unità può essere usata insieme a tecniche di crescita particolari quali il Sea of Green (Mare di Verde).



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ine m i r c l e d o Il mond

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Una serie di interviste che indagano sul business della cannabis alla luce del crimine semi-organizzato in Olanda. Lo scopo è disegnare un realistico profilo della gente del network illegale che rende sicuro il mercato sempre ben fornito di hashish e erba. Dai “big boys” agli spacciatori adolescenti, l’inviato speciale di Soft Secrets, Charlie Stone, svela il mondo del crimine in tutti i suoi molteplici aspetti.

L’inferno in terra delle prigioni del Marocco Circa quindici anni fa, Willem, 50 anni, era un piccolo imprenditore da qualche parte nel nord dell’Olanda. Stava anche divorziando. La sua ex moglie decise che non voleva che lui mantenesse alcun contatto con i suoi figli e Willem volle provare a fare qualcosa per questo. Non avendo soldi per pagare le spese di un avvocato, decise di contrabbandare cinque chili di droga dal Marocco, paese che gli era molto familiare per le frequenti vacanze trascorsevi. Tradito ed arrestato, ha girato numerose prigioni del Marocco: un vero inferno in terra. “Midnight Express” sembra un villaggio turistico in confronto. Willem rende partecipe Soft Secrets della sua esperienza. Willem, raccontaci come è stato che hai deciso di contrabbandare il fumo? Sono stato in Marocco alcune volte come turista e ho fumato per la maggior parte della mia vita, così sapevo come comprarne laggiu’. Sono un forte fumatore, così avevo preso l’abitudine di restare in Marocco per settimane o anche mesi. Cosa facevi per vivere? Avevo la mia piccola attività. Vendevo pezzi d’antiquariato e cose del genere. Non veri pezzi d’antiquariato, piu’ cianfrusaglie e cose del genere, quello che i francesi chiamano Bric a brac, bella parola. Poi ho iniziato ad avere problemi con la schiena e poco dopo ho avuto un brutto incidente con la macchina. Il risultato è stato che sono stato dichiarato inidoneo al lavoro e ho cominciato a ricevere la pensione sociale al minimo livello assoluto. Come hai scoperto il Marocco ? Ero stato invitato a raggiungere un conoscente per una vacanza in Marocco. Me ne sono davvero innamorato così l’anno successivo tornai per fare un lungo viaggio attraverso tutto il paese. Mi ero reso conto ben presto che i soldi che ricevevo come pensione in Olanda, appena sufficienti per sopravvivere in patria, erano sufficienti per farmi vivere in modo confortevole in Marocco. In effetti quella somma laggiu’ è sufficiente per vivere come un re. Non che buttassi via i soldi. Facevo un sacco di autostop o prendevo gli autobus locali. Potevo andare in Marocco e tornare per trecento “guilders” se ne avevo bisogno. Quanti anni avevi? Oh, circa trenta, penso. Era l’inverno del 1984, se ricordo bene.

Conoscevi già abbastanza del commercio di erba allora?

Cosa pensavi mentre tutto questo stava accadendo?

Certo. Fumo da quando avevo diciassette anni. Mi ha sempre attratto molto ed ancora oggi è così.

Mi sono reso conto che qualche cosa era andata storta. In certe situazioni, uno tende semplicemente ad irrigidirsi. E’ come essere in condizione di shock. Tu guardi cosa accade, registri tutto ma non puoi rispondere. Non c’è neppure stato il tempo per essere sopraffatto dall’emozione: dopo cinque minuti avevano trovato quello che cercavano.

Dove hai comprato la roba che volevi contrabbandare? Avevo un indirizzo per questo. Non ho comprato la droga ma i semi, le piante stesse. Volevo tirare fuori le piante migliori così da raggiungere una qualità selezionata. Quello che volevo portare con me al ritorno doveva essere una cos’ superba qualità che anche il piu’ scafato conoscitore rimanesse impressionato. Come hai pianificato il contrabbando? Quella volta avevo deliberatamente comprato un biglietto per Agadir. In primo luogo questo mi faceva apparire come un turista, inoltre mi portava in una parte “innocente” del Marocco. Tutti i commerci di droga hanno luogo in una piccola parte della piu’ remota regione del nord. Nel resto del paese è un taboo come tutti sanno nel mondo. Ma Ok, tutto sarebbe stato perfetto se non fossi stato tradito, semplicemente sono stato scaricato. Da chi? Dal tipo che mi ha venduto la roba. Mi ha venduto la droga e poi mi ha venduto alla polizia. C’è una taglia per questo. E’ stato anche colpa mia in qualche misura, perchè mi sono lasciato fregare da lui. Ma non ero certo un contrabbandiere professionista, era la mia prima volta ed è diventata anche la mia ultima volta. Avevo comprato le piante da quell’uomo e mi ero accordato con lui per trasformarle in droga secondo le mie indicazioni. L’intero processo ha richiesto tre o quattro giorni. Io stesso ho pressato e impacchettato tutto nascondendolo nella mia valigia. Avevo pressato tutto in grandi stecche che avevo nascosto nella falsa fodera della valigia. Cinque chili in totale. Cosa è successo all’aeroporto? I funzionari doganali erano frustrati perchè non erano riusciti a trovare niente pur avendo ricevuto una segnalazione che io stavo trasportando qualcosa. Era davvero ben nascosto. Ma poi loro si innervosirono e cominciarono a tagliare col coltello ogni cosa.

Cosa è successo dopo? Sono stato messo in una piccola cella, in cui sono rimasto per alcuni giorni mentre il magistrato locale decideva cosa fare di me. Come eri trattato? In realtà, l’atteggiamento della maggior parte dei poliziotti era “Che deficiente, farsi prendere in questo modo” e “ti sei sbattuto per comprare della robaccia di scarto, anche”. Dopo sono stato caricato su una piccola macchina e portato in tribunale. Lì fu deciso che dovevo essere tenuto in custodia preventiva. Ogni cosa veniva detta in arabo e io non ho potuto capire una sola parola. Da là sono stato mandato nella prima prigione, un posto chiamato Inezgane, vicino ad Agadir. Sono restato là per sei mesi prima di essere trasferito alla prigione di Salè, una cittadina uguale a Rabat. Quando è stata la prima volta che sei comparso davanti ad una corte? E’ stato sei o otto settimane dopo. Sono stato condannato a cinque anni di prigione. Il processo d’appello c’è stato circa sei settimane dopo. Ed è quando la sentenza diventa definitiva. In totale io ero stato in possesso di cinque chili ma nel processo continuavano a parlare di 4.600 grammi, così ho pensato che non era poi roba così scadente dopo tutto, ha ha! Avevi un avvocato? No, naturalmente no. Me ne è stato semplicemente procurato uno durante l’udienza. Il giudice ha domandato ai presenti se c’era in aula un avvocato che è stato rapidamente incaricato. Questo è il odo in cui i casi vengono divisi tra gli avvocati. E naturalmente tutto avveniva in arabo. Non avevo idea di cosa stesse accadendo, nè questo mi veniva spiegato. Non ho mai nemmeno visto i capi d’imputazione.

Com’è stata la prima prigione, a Inezgane? Era piuttosto vicina all’inferno dantesco. Un vero inferno. Eravamo 96 in una cella di 42 metri quadri. E la nostra non era la cella piu’ sovraffollata. Ce n’erano alcune in cui venivano tenute piu’ di cento persone. Nella mia cella non avevo nemmeno mezzo metro quadro per me. Non c’erano letti, nè sedie o tavoli. Era completamente spoglia, eccetto per due buchi in un angolo dove potevi andare di corpo. Non siamo mai stati fatti uscire nè abbiamo avuto ore d’aria: eravamo semplicemente chiusi 24 ore al giorno. I prigionieri piu’ influenti erano riusciti a guadagnare un po’ di spazio in piu’ e così avevano un’area di due metri per loro. Ma la loro vittoria era una sconfitta per gli altri. C’erano molti stranieri insieme? E’ appositamente organizzato perchè non ci siano mai due stranieri insieme in una cella. Salvo, naturalmente, che non ci siano piu’ stranieri che celle disponibili. Fa parte della pena che tu non debba mai rilassarti neanche solo per il fatto di poter contattare un altro straniero. Questa è la loro motivazione. I tuoi compagni di cella erano in situazioni simili alla tua? No, assolutamente! Eravamo semplicemente ammucchiati insieme. Assassini, tassisti, stupratori, contrabbandieri, alcuni ergastolani e alcuni con pochi anni. C’erano anche pochi ragazzi giovanissimi tra noi. Questi ragazzi subivano abusi sessuali nei modi piu’ orribili. Erano messi in vendita tra i prigionieri. Tredici o quattordici anni, non potevano essere piu’ vecchi. A volte ne arrivava uno nuovo, non un ragazzo di strada ma un giovane sano e pulito. Ma già la prima notte veniva preso dal “capo camera”, quello da piu’ tempo in cella. Le guardie consideravano questi uomini come capi della cella. In seguito il ragazzo veniva venduto al secondo e dopo pochi giorni nuovamente venduto ad altri. Ma dopo qualche tempo, il ragazzo diventava davvero sporco. Malato di scabbia e pieno di pulci. Il suo ano si infettava. Allora non serviva piu’ a niente e a nessuno e veniva abbandonato al suo destino con il resto della gabbia.


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cella. Non volevano che potessi sentirti a casa in una particolare cella. Ogni due o tre settimane le celle venivano perquisite e ogni cosa veniva gettata sottosopra. Anche questo faceva parte della pena. Anche di notte potevi essere svegliato e trasferito in un’altra cella. A volte venivi tenuto impegnato notte e giorno in modo da assicurarsi che che tu non avessi un minuto di riposo. Questo non poteva essere permesso. Se eri rilassato ovviamente voleva dire che non eri punito abbastanza. Solo proprio alla fine della tua pena la situazione si ammorbidiva e diventava possibile organizzarsi.

Cosa accade agli stranieri in quei posti? Hanno provato a fottere anche me, ma senza successo. Non ti trattano allo stesso modo in cui trattano i loro connazionali. Sospettano sempre che tu possa avere qualche riserva di soldi da qualche parte o altro e sperano di poterne beneficiare. Così sono riuscito a rimanere vergine,,,,, Potevi solo sdraiarti sul nudo pavimento? Esattamente, la sola cosa che avevo era una sporca coperta di crine di cavallo ricoperta di sangue, pus e vomito. A questo proposito le regole sono molto severe sul divieto di ricevere o spedire posta. Niente giochi, libri, radio o televisione. Niente!

A Rabat ha trovato molti olandesi detenuti? Una cinquantina circa, penso. La maggior parte era dentro per contrabbando, sebbene ci fossero anche dei pedofili. O gente che aveva ucciso qualcuno in un incidente. In un paese del genere, se hai la sfortuna di uccidere qualcuno in un incidente stradale finisci in prigione prima che la tua colpevolezza sia dimostrata. Dopo si prendono il tempo per vedere cosa si può fare in proposito. Ma per lo piu’ , cercano solo di vedere se c’è il modo di fare un po’ di soldi.

Eri l’unico straniero in quella cella? No, appena arrivato c’era un sovraccarico di stranieri. C’era un tedesco nella mia cella. Stava per compiere cinquant’anni, si chiamava Wolfgang. Era in cella perchè cercavano suo figlio: questo è il modo in cui le cose funzionano là. Se vogliono tuo figlio e non riescono a prenderlo loro semplicemente arrestano te fino a quando anche tuo figlio non si costituisce. E se lui non si consegna, beh, tu semplicemente resti lì. Davvero, è così che funziona. E’ ufficiale. Chi si oppone, non solo deve badare a se stesso ma anche a tutta la famiglia. Dopo tre settimane Wolfgang ha cominciato a stare davvero male e io ho picchiato sulla porta della cella per avere attenzione dalle guardie. “Tutta una messa in scena,” è stata la loro risposta, “ non ha niente”. Dieci minuti dopo moriva tra le mie braccia. Deve essere stato un vero shock per te... E’ stato un episodio significativo. In quel momento mi è diventato chiaro in modo cristallino che il mondo non sembra solo duro, è davvero molto duro. La mia fede non era meglio o peggio di quella di qualunque degli altri detenuti. Dovevo tenermi in piedi da solo se volevo sopravvivere. A volte mi dicevo “anche se sarò un rottame quando uscirò non darò loro il piacere di distruggermi, non gli farò questo favore”. Dopo soli due mesi ero già seriamente denutrito. Non hai niente che contenga vitamine, così i tuoi capelli iniziano a cadere e ti viene la scabbia come conseguenza dei morsi delle pulci che si infettano. Laggiu’ è chiamato “zerpa”. Diventa profondo e pieno di pus e tende a peggiorare. E’ una cosa così barbara... Non potevo piu’ stendermi perchè il mio corpo era ricoperto di queste profonde piaghe aperte. Succedeva a tutti. A un certo punto la situazione divenne così brutta che fu deciso che tutti gli stranieri venissero trasferiti in una prigione vicino a Rabat, chiamata Salè. Là le cose vengono gestite con precisione militaresca. Sempre con un regime severo. Una volta l’, comunque, ho potuto fare la prima doccia dopo sei mesi.

Avete formato un gruppo chiuso di olandesi?

Il console olandese o qualcuno dell’ambasciata ti ha mai visitato?

Pensi che sia successo piu’ di una volta?

A Inezgane andava meglio. Il console poteva visitarmi spesso o mandare suoi collaboratori. A Rabat c’era un altro ed era un vero mascalzone. Una persona che spero di non incontrare piu’ in vita mia. Di fatto, l’ambasciata olandese fa molto poco per aiutarti. Abbastanza stranamente, detenuti di paesi che non pensi che se ne curino ricevevano un miglior sostegno. Brasiliani e polacchi erano addirittura quasi viziati dalle loro ambasciate: ricevevano addirittura regali di natale e vestiti. Incredibile! Io non ho ricevuto nulla di tutto questo.

Di questo puoi essere sicuro. A Inezgane ho scritto delle lettere in francese elementare indirizzandole in Olanda ma non sono mai arrivate perchè le guardie rubavano i francobolli. D’altra parte c’è un detto laggiu’: “se un marocchino ti stringe la mano farai meglio a contare le dita dopo”.

Non ci sono stati tentativi di riportarti in Olanda per scontare la pena qui invece che laggiu’? No. Al contrario, quando cercavo di affrontare questo argomento la risposta era “Spiacente, ma non possiamo interferire nelle questioni giudiziarie”. Successivamente divenne invece, “L’opinione pubblica è contro di te e non possiamo fare nulla”. Neppure quando mi ammalai davvero fecero nulla. Ero riuscito a far arrivare una lettera al mio medico in Olanda, descrivendogli i sintomi nella speranza che potesse fare una diagnosi via posta. Il medico mandò i medicinali necessari alla mia famiglia che li fece avere all’ambasciata olandese. Pensa cosa hanno fatto. Li hanno semplicemente lasciati allo sportello della prigione. Ogni cosa venne saccheggiata e tutto quello che rimase furono pochi barattoli di cui le guardie non sapevano cosa farsene. Il resto era stato semplicemente rubato.

Così, cosa facevi tutto il giorno? Assolutamente niente. Sdraiato o in piedi. La gente comincia ad impazzire naturalmente e sviluppa ogni sorta di problema psicologico. C’erano molti con un carattere instabile tra loro. Davvero, sapevi quando c’era la luna piena dal comportamento di alcuni detenuti. Diventavano davvero aggressivi. di impara a notare questo genere di cose.

Assolutamente no! Li ho evitati accuratamente. La maggior parte di loro non erano fumatori di roba. Molti di loro erano camionisti poco raccomandabili. Uno di loro era stato ferito per aver rubato al suo capo, un’altro aveva causato troppi incidenti. C’era sempre qualcosa che finiva male attorno a quella gente. Il tipo di personaggi che interessano le organizzazioni criminali perchè possono ottenere il loro interesse e la loro attenzione dietro la promessa di soldi facili, ad esempio 10.000 € e nessun rischio. E la promessa che se qualcosa accade l’organizzazione se ne prenderà cura. Balle, ovviamente. Appena vengono presi sono abbandonati al loro destino. E li trovavi lì, che camminavano in tondo, sporchi, non rasati, abbrutiti. Mi era impossibile avere una normale conversazione con gente del genere. I loro argomenti erano tre: camion, calcio e tette. Non avevo molto a che fare con questo. C’era altra gente con cui potevo stare meglio: generalmente mi trovavo meglio con gli spagnoli che con i miei connazionali.

C’erano molte risse? Regolarmente. Io stesso mi sono dovuto battere molte volte. Una volta quasi mi rompevo una mano picchiando uno. Devi farti una reputazione di forza. Mai lasciare che qualcuno to calpesti. Se mostri il minimo segno di debolezza devi ricominciare da capo. Per mantenere la tua posizione a volte devi picchiare qualcuno. E’ una regola là dentro. Io sono riuscito a picchiare alcuni tipi ben piu’ grosso di me. Dopo mi sono chiesto “Come ho fatto?”. Come erano le condizioni a Rabat? A Rabat ci diedero dei letti a castello per dormire e divido uno spazio di 30 metri con altri 24 detenuti. Dopo qualche settimana venivi spostato in un’altra

Supponi che il tuo traffico fosse andato bene. Sarebbe stato l’unico o pensi che avresti continuato? Devo ammettere che me lo sono chiesto anch’io. Ma è qualcosa che non saprò mai, non credi? Così il Marocco è ormai sepolto nel passato per te? Assolutamente no. Non ho niente contro i marocchini, quel che è successo non ha a che vedere con la gente di laggiu’. Ho passato in totale due anni della mia vita in Marocco. Non escludo la possibilità di tornarci di nuovo. Non porto rancore, non mi guardo dietro con rabbia. L’intera esperienza mi ha reso piu’ saggio e forte.


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Barney’s Breakfast Bar Amsterdam Di Kristie Szalanski Ah, cibo e erba. Un binomio divino! Se hai un piccolo problema in proposito forse dovresti mangiare un po’ di più, e Barney’s è la risposta. Tra i pochi coffeeshop che servono cibo, il proprietario ospita due attività nella stessa strada. Se vi siete sempre chiesti quale fosse la differenza tra i due, sappiate che il cafè e il coffeeshop propongono lo stesso cibo menu mentre gli alcolici devono essere acquistati al bar e la roba da fumare al coffeshop. I menu di erba e haschisch sono davvero fornitissimi e tutte le varietà provengono da fonti affidabili e vicine.

carlo per tempo. Barney’s è il posto ideale per chi cerca un lungo pomeriggio di chiacchericcio con una buona canna e qualche caffè caldo e forte. Fermati, vola e goditi il Barney’s Breakfast Bar. Una chiaccherata con Derry Ss: Sei proprietario del coffeeshop da quattordici anni. Come mai hai deciso di aprire un caffè? Dipende dalle rigide normative che regolano il rilascio delle licenze alcoliche ai coffeeshops? D: No, avevamo semplicemente bisogno di più spazio. Ormai straripavamo dal Barney’s. Non ho mai dato molto rilievo al lato alcolico del business…Non so’ quanta gente lo sappia, ma i negozi che vendono solo erba sono definiti “coffeeshops” e quelli che vendono anche alcolici sono chiamati “Hash cafès”

Derry, un irlandese, ha comprato il coffeshop quattordici anni fa mentre il cafè si è aggiunto da un paio d’anni. Laughing Buddha, Sweet Tooth, Morning Glory ) o uno dei derivati dal Soma come il NY Diesel, o il nepalese temple ball hash sono da provare. L’haschisch Helter Skelter Ice ha raggiunto il rango di vincitore della Cannabis Cup sul menu di quest’anno, e una nuova varietà chiamata Barney Rubble Ice sarà in gara quest’anno, così assicuratevi di assaggiarli prima che la festa cominci (ricorderete meglio quell’esperienza). Il Coffeshop stesso è stato votato al secondo posto tra i Miglior Coffeshops nel 2003, e in totale Barney vanta sette vittorie nella Cannabis Cup. Il venditore, Paul, è molto amichevole e servizievole , due cose che possono decretare il successo dell’esperienza di un turista ad Amsterdam. Ci tiene a sottolineare che la qualità dell’erba proposta è costantemente in crescita, come evidenziato dalla continuità dei piazzamenti nella Coppa. E non impongono neppure un deposito cauzionale per usare un bong! Ci sono poi due vaporizzatori Volcano in funzione nel coffeshop e uno nel cafè. Attenzione però al binomio alcol/ vaporizzatore, la combinazione dei due può rovinarvi la serata molto presto. C’è anche un microscopio, poster e volantini per ogni cosa, dagli spettacoli hip hop ai workshop sui cristalli New Age. Pima colazione e pranzo sono serviti tutto il giorno, con una proposta di breakfast americano o irlandese, per amanti della bistecca, continentale e vegetariano. Ai vegetariani è anche proposta una bella sele-

zione di zuppe, chili, hamburger di soia e insalate. Il menu base è molto ricco per un coffeshop, e comprende omelettes, dolci, sandwiches vari e anche il milkshake. Le bevande calde e fredde sono offerte, e se non v’importa di attendere iun po’ per fare l’ordinazione (servizio al tavolo) il vostro caffè arriverà in un minuto. Se siete interessati ad un pasto complet, provate uno dei loro fantastici desserts, tutti per soli tre euro: Boston cheesecake, Morte di Cioccolata o torta calda di mele. La Morte di cioccolata è tanto bella quanto buona, ma molto dolce; potreste apprezzare di più la Cheesecake ai ribes rossi, davvero FANTASTICA! La ricca presentazione dei desserts giustifica l’attesa. Molti shops con un servizio molto più frenetico sono impostati per essere poco confortevoli e spingere i clienti ad entrare e uscire più velocemente. Da Barney’s, l’atmosfera rilassata è enfatizzata dalla musica, suonata ad un volume ragionevole. Non ci sono comportamenti davvero estremi, nessuno diventa molesto. Tutti i clienti sembrano condividere le stesse buone vibrazioni. Ovviamente, visto il tempo che passa tra l’ordinazione e il momento del conto, chi viaggia con un programma molto rigido deve pianifi-

te e la gente si avvicina all’industria con un approccio più maturo e professionale. Personalmente, ho lavorato sulla qualità del nostro menu, e penso sia realmente importante offrire solo varietà coltivate a terra. Ss: Ho notato che turisti e fumatori generalmente mettono molta enfasi sul modo con cui sono coltivati i prodotti; e fa piacere che vendi solo prodotti biologici. Così, quale futuro vedi per i coffeeshops nei prossimi cinque/ dieci anni? D: Si deve essere molto professionali per gestire un posto come questo. Le leggi non sono molto cambiate negli ultimi anni; adesso vengogo solo fatte osservare più rigorosamente. Non puoi sopravvivere come proprietario di un coffeeshop se non sei consapevole delle tue responsabilità verso la società. Tu vendi droga alla gente, e da questo privilegio deriva la consapevolezza che devi prenderti cura dei tuoi clienti. Se i coffeeshops sopravvivono è perché diventano più onesti in quello che fanno e vendono.

Ss: Sono diverse le cose adesso rispetto a quandfo avete aperto? Com’è cambiata l’industria o quest’area? D: Quattordici asnni fa’ questa era una strada davvero pericolosa. Non avresti voluto nemmeno fare un giro in bicicletta da queste parti. Per questo il coffeeshop deve chiudere alle otto di sera, ma le cose potrebbero cambiare presto. Sono sempre stato molto impegnato nella trasformazione di questo quartiere… Attorno al ’94 un piano settennale era stato lanciato per ripulire la zona ed effettivamente ha avuto un buon impatto. Ora ci sono molti investitori, affari e negozi che hanno reso accogliente la zona.

Ss: Cosa pensi distingua il tuo negozio dagli altri? D: Cerchiamo di mantenere un ambiente rilassante. Non vogliamo mettere in fuga le persone “normali”. Tutti sono i benvenuti qui, e facciamo del nostro meglio per evitare gli aspetti commerciali dell’industria della canapa. Da Barney’s offriamo del fumo di grande qualità, un servizio amichevole e un ambiente accogliente. Vogliamo che la gente che lavora duramente ogni giorno si senta a casa.

Ss: E a proposito delle attuali leggi sulla cannabis, hanno portato molti cambiamenti? D: Le leggi sui coffeeshops sono sostanzialmente le stesse dal 1996. Io sono membro del direttivo del BCD, una sorta di Associazione dei coffeeshops, così sono bene informato sui cambiamenti. La differenza oggi è che le leggi sono apllicate più rigorosamen-

Barney’s Breakfast Bar Amsterdam Haarlemmerstraat 98 and 102 1013 EW Amsterdam, NL Telefono: +31(0)20-625 9761 Apertura giornaliera: 7.00/24.00 (Café) 7.00/20 (Coffeeshop)


weckels

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world of wonders

Le meravigl di Weckelsie

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Weckels è un fotografo ed un reporter esperto di coltivazione per numerose riviste olandesi. Ha raggiunto una certa fama in Olanda per i suoi servizi sulla produzione di marijunana (indoor ed all’esterno), specializzandosi nella documentazione di piantagioni all’aperto. Coltivatore di talento in entrambi gli ambienti, in questo numero sentiremo da lui quale parte della casa è meglio per coltivare. Nei successivi articoli, Weckels approfondirà ulteriormente il tema della coltivazione di marijuana al chiuso. Fate tesoro di questo. By: Weckels, the grow specialist from Atami

Lo spazio ideale per una coltivazione In questo articolo vedremo quale parte della vostra casa o appartamento si presta meglio per una coltivazione. Lasciatevi Guidare da Weckels attraverso i pro e i contro dello spazio di cui disponete per coltivare. Per alcuni non c’è scelta perchè hanno un solo spazio disponibile per coltivare il numero desiderato di piante. Nel loro caso, l’unica alternativa è trarne il meglio possibile. Se invece è possibile scegliere, ad esempio tra una cantina, un primo o un secondo piano o un attico, è senza dubbio piu’ conveniente soppesare i fattori da considerare prima di gettarsi a capofitto.

Isolamento Per iniziare dalla cantina come spazio per coltivare, va detto che il grande vantaggio è che spesso si tratta di uno spazio ben messo in termini di potenziale isolamento per la crescita. Nei mesi estivi non diventa troppo caldo e durante l’inverno la temperatura rimane tra soddisfacente e buona. Inoltre, un buon isolamento è importante anche perchè riduce il rumore di aspirapolvere, ventilatore e cose simili. Ma ci sono anche aspetti negativi utilizzando una cantina. Ad esempio, se accade l’impensabile e la cantina si allaga in seguito ad un improvviso grosso temporale che causerebbe un completo disastro e la perdita di tutto il raccolto. Questo tipo di problema solitamente capita solo ai fanatici che ingrandiscono l’intercapedine sotto la casa per metterci delle piante. Spesso può sembrare un’alternativa economica se non c’è una camera disponibile, ma rimane un modo molto da cialtroni di fare le cose. Anche se vivi in una parte alta della costruzione e la possibilità che l’acqua salga dal suolo è minima rimane una pratica a rischio. Oltre alle inondazioni, i pericoli derivanti dal fare casino tra i diversi cavi e le condutture del gas rendono l’uso di questo spazio una pericolosa avventura. Accantoa questi, rimangono poi i rischi di un cedimento, dato che dovresti ingrandire lo spazio prima di usarlo come spazio per coltivare.

Problemi “olfattivi” Tornando all’uso di una cantina, la ventilazione non è così facile come, ad esempio, in un solaio. Oltre al fatto che l’impianto di ventilazione lavora molto piu’ faticosamente verso l’esterno, l’aria tende a girare vicino al pavimento, facendo così crescere le probabilità di un fastidioso cattivo odore (e di essere scoperti). In cima a tutto questo c’è il fastidio di un buco nel muro della

Questo spazio è in una cantina. Le piante sono appoggiate di proposito su un tavolo, così evitano il pavimento della cantina che è troppo freddo

cantina con cui bisogna fare i conti – un lavoro del diavolo, dato che dobbiamo fare anche un buco nel terreno per collegare il tubo di scarico.

e cose simili. La lampada durente i periodi di luce aggiunge ulteriore umdità, che crea condizioni piu’ gradite alle piante, ma il rischio di eccessiva umidità notturna resta significativo.

Ventilazione Riguardo alla ventilazione, la cantina ha lo svantaggio che c’è normalmente aria stantia che le piante non amano molto, e resta poi il fatto che che ventilare una superfice sotterranea non è così facile come in altri locali. Poichè la ventilazione sotterranea spesso lascia a desiderare, molte cantine hanno problemi di umidità. Questo può essere un problema maggiore nella cotivazione della marijuana dato che i locali umidi costituiscono la fonte ideale di muffa

vorrebbe. Il tetto spiovente presenta anche il problema che il peso delle lampade appoggiate insieme costituisce un tal carico (ovviamente quando si usano molte lampade) che le travi si piegano pericolosamente. Oltre a non essere molto bello per il tetto, può creare situazioni pericolose. Questo problema può essere risolto usando lampade che hanno solo il bulbo e riflettore. Il peso eccessivo di queste lampade può essere staccato e appoggiato al pavimento, in modo che l’irrilevante peso di bulbo e riflettore consente di farli pendere dal soffitto senza problemi. Queste lampade sono davvero l’ideale per coltivare e chi sceglie di utilizzarle per la sua avventura verde in solaio non sbaglia. Un altro inconveniente di coltivare in un attico è che la temperatura nei mesi estivi può avolte diventare pericolosamente alta, con conseguenze negative per le piante (e te!). Quest’alta temperatura può essere compensata in qualche misura accendendo le lampade solo di notte, ma ciononostante è spesso una vera sofferenza riuscire a mantenere la temperatura entro limiti accettabili. Soprattutto quando le piante stanno fiorendo nei mesi estivi e le lampade sono spente (in connessione col periodo buio) molte cantine si trasformano in caverne soffocanti diventando un posto pericoloso (ricordatevi delle muffe!) in cui coltivare. Una delle poche soluzioni per questo è assemblare una vera armata di ventilatori e lasciarli girare a pieno regime. Se conti di farlo, è preferibile optare per i modelli piu’ grossi e costosi o costruire una scatola insonorizzata nella quale mettere l’aspiratore. I vicini vi saranno grati!. Ma anche i mesi invernali presentano i loro inconvenienti, come molti coltivatori da solaio possono confermare. Un isolamento non adeguato del tetto alla prima nevicata può creare problemi dovuti al calore emesso dalle lampade. Un modo di tradirsi costato caro a molti coltivatori.

Costruire una rastrelliera Solaio Coltivare in un solai ha il grande vantaggio che l’aria smossa dal ventilatore si mischia immediatamente con quella esterna. In questo modo le possibilità di creare problemi di cattivo odore è minore rispetto alla cantina. Purtroppo, anche coltivare in solaio presenta degli inconvenienti. Il primo è che il tetto è imvariabilmente spiovente questo spesso impedisce di mettere le lampade all’altezza che si

Una stanza al primo o secondo piano è spesso l’ideale come spazio per coltivare. La temperatura è solitamente stabile (la temperatura ideale della camera), il soffitto di solito è alto abbastanza e in piu’ non è inclinato, rendendo facile il compito di montare le lampade. Se il soffitto è di cemento o di pietra puoi considerarti un coltivatore felice, dato che le lampade e/o altri pezzi dell’apparecchiatura possono essere fissati con molta piu’ fiducia.


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Al contrario, se vi trovate ad avere un soffitto con intonaco dovrete arrangiarvi con l’unica soluzione, dei tamponi nel muro vuoto, e anche così le lampade sono portate a oscillare per tutta la stanza. Quando il soffitto è fatto di di mattoni e/o cemento possiamo anche scegliere di di costruire una rasyrelliera tra le due pareti. Comporta qualche difficoltà, ma le lampade penderanno ottimamente.

Il foglio bianco sulle pareti produce un considerevole incremento nella quantità di luce (dal 20 al 60% in piu’!)

Luce Quando avete trovato lo spazio ideale per voi, abbiate cura in ogni caso di dipingere paviment, pareti e soffitto di bianco o altrimenti di ricoprirlo di fogli bianchi. Il riflesso di questa superfice può incrementare il livello di luce dal 20 al 60% e questo porta molti vantaggi. Le piante crescono piu’ velocemente e inoltre si sviluppano meglio, in aggiunta al fatto che la gran quantità di luce può spesso portare a un raccolto considerevolmente piu’ ricco, e lasciatemelo dire, ogni coltivatore può usarlo.

Haschisch Un documentario di Daniel Grabner

Futuri produttori di haschisch prendete nota: questo film vi mostra esattamente cosa vuol dire avere a che fare col prodotto piu’ vecchio del mondo, e non necessariamente come produrlo. Piu’ approfondito rispetto agli altri due documentari conosciuti sulla produzione di haschisch in Marocco (in spagnolo e inglese), “Haschisch” dipinge la monotona e dura giornata del produttore di kif nella

regione marocchina del Ketama. Il commercio di droga non è assolutamente glorificato in questo film; di fatto, molte delle persone intervistate condividono la sensazione di repressione e isolamento. Lungo 80 minuti e con commento in francese, arabo e inglese, il dvd è disponibile con sottotitoli in tedesco, inglese, francese, spagnolo, italiano, portoghese e olandese. Non c’è una vera e propria colonna sonora, e i ricorrenti momenti di silenzio risultano molto appropriati. In attesa dei sottotitoli che riassumono quanto detto nella parte bassa della pellicola, gli spettatori sono rapiti dal lussurioso paesaggio e dal ritmo quasi ipnotico dei lavoratori a cottimo, che sembrano odiarlo. Il film non è assolutamente un video che mostra passo passo come produrre l’haschisch; ci offre invece l’opportunità di scoprire un’area inospitale resa ancor piu’ implacabile dal duro lavoro, dalla violenza e dall’analfabetismo. I benefici di un intero anno di lavoro

invece di produrre uno o due raccolti stagionali sono messi in discussione, poiché da 100 chili di buona erba si ricavano solo da 900 a 1.100 grammi di haschisch di buona qualità. Lo squilibrio tra la quantità di lavoro richiesto e il profitto ricavato induce3 molti a litigare in continuazione e ad avere la sensazione di essere prigionieri di questa tradizionale attività. Un uomo parla di andare girando a vendere gelati per bambini. A volte gli danno dei soldi oppure vendono il kif per lui (se hanno l’uno o l’altro). Alla fine della giornata l’uomo vende il kif per aiutarsi a mantenere la sua famiglia. Un’altro spiega che è meglio impegnarsi in grossi affari invece di piccoli affari o vendita al dettaglio, perchè quando vengono presi I trafficanti in larga scala hanno abbastanza soldi per corrompere I poliziotti. Quelli che non sono così fortunati finiscono in prigione per reati molto meno gravi. Com’è prevedibile, molta gente in Marocco vorrebbe abbandonare il commercio illegale, specialmente i giovani che detestano il lavoro pesante. Sfortunatamente, molti sono incastrati a causa dell’analfabetismo, dei legami familiari o dal sesso. Quelli che tentano di scappare spesso sono coinvolti in scandali di immigrazione quando sono intercettati durante una vendita in Olanda o Spagna. Storie di missioni pericolose in piccole imbarcazioni o di documenti contraffatti che sembrano in contrasto con il mondo pacifico in cui l’industria fiorisce, e una corrente di depressione e disperazione sotterranea

pervade le interviste a queste persone. Bisogna anche interrogarsi sul modo in cui il video è stato realizzato, perchè tutte le persone vengono mostrate in modo completo. Dopo che un analogo progetto di cineasti spagnoli portò ad un raid della polizia pochi anni fa’, sembra un po’ strano che nessun tentativo sia stato fatto per proteggere la loro identità in questa nuova produzione. Nell’insieme, l’impressione da punto di vista dello spettatore è che l’equipaggiamento fosse leggermente piu’ professionale dei cineasti stessi, anche se alla fine il risultato è un ritratto visivamente coinvolgente e emotivamente deprimente delle famiglie marocchine che portano avanti questa tradizione. I produttori di haschisch che diventano avidi e traducono la loro ricchezza in case in città e lussuose automobili di solito attirano l’attenzione su di sé e vengono presi. Gli altri invece sanno che la loro unica scelta è continuare ad incatenarsi, rimanendo nelle montagne e continuando l’attività tradizionale. Il nocciolo per loro è tentare di crescere ed educare i loro figli, così come trovare cibo da mettere in tavola, in un luogo in cui sopravvivere spesso significa una lotta con se stessi e non con l’ambiente. Si può trovare presso: Near Dark Italia tel. 010.696.21.96 fax. 010.661.665 o sul sito internet www.haschisch-film.de



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Indica o sativa? Diversi punti di vista

Non c’è molto accordo nel mondo scientifico su come debba essere classificata la Cannabis. Una corrente di pensiero considera l’esistenza di una sola specie, la Cannabis sativa; altri preferiscono far rientrare nel genere cannabis due o tre specie, ed in particolare, oltre la già menzionata C. sativa anche la C. indica e la C .ruderalis. Questo sulla base di più o meno marcate differenze nel pattern di crescita, nell’aspetto, nella colorazione delle foglie, nella struttura delle cime, nel quantitativo e nella qualità della resina prodotta ed in numerosi altri caratteri sistematici. In Italia si tende a classificare come Cannabis sativa la pianta dalla quale si ricava fibra, mentre per Cannabis indica s’intende la pianta in grado di produrre sostanze psicoattive. Così sui verbali di sequestro ritroverete sempre indicato C. indica, mentre al consorzio agrario potete acquistare semi di C. sativa. Semplice, no? In apparenza sì, in realtà il discorso si fa un po’ più complesso, a partire dalla definizione di specie. Si considerano facenti parte di una stessa specie individui con caratteristiche simili in grado di riprodursi dando origine ad una discendenza fertile. Quindi individui di due specie differenti dovrebbero generare progenie non fertili (ad esempio l’ incrocio tra il cavallo e l’asino da origine al mulo che, come è noto, è sterile). Proprio per questo motivo e per la facilità con cui piante indiche e sative vengono incrociate originando “ibridi” fertili, personalmente considero le definizioni indica e sativa più come relative a due “tipologie” di piante differenti che a due vere e proprie specie. Quando si parla di indiche ci si riferisce a piante basse e cespugliose, dagli internodi brevi, con facile tendenza alla ramificazione. Le foglie sono palmate, molto larghe e di colore verde scuro. Sono piante che presentano poco “stretch” durante la fioritura e proprio per questo la struttura delle cime ne rimane influenzata. La classica cima indica è una sorta di pallina molto compatta che tende ad allargarsi piuttosto che ad allungarsi. La produzione di resina è generalmente molto abbondante non solo sui fiori ma anche sulle foglie annesse. L’effetto (che nella cultura anglo-americana diviene lo “stone”) è per antonomasia decisamente corporale, rilassante, in alcuni casi al limite dell’oppiaceo. All’ ”ideotipo” sativa vengono generalmente associate piante dai caratteri opposti. Piante che raggiungono altezze elevate, con internodi allungati, che, se dotate di molto spazio nell’intorno, assumono la tipica forma ad albero di natale. Hanno internodi molto spaziati e la ramificazione segue rigidamente la dominanza apicale. Le foglie, verde chiaro, sono digitate, molto fini. Questa caratteristica si accentua durante la fase di fioritura, periodo in cui le sative si allungano molto (vedere una sativa raddoppiare o triplicare la sua altezza durante la fioritura è normale). Le cime sono allungate, non molto dense, aerose. Proprio lo stretch elevato porta alla formazione dei cosi detti “donkey dick”. Le cime del fusto principale tendono a riempire gli spazi formando una lunga cima apicale che ricorda appunto una parte anatomica degli asini ( e chi ha visto un asino maschio sa di quale parte parlo…). La produzione di resina è minore rispetto alle indiche e generalmente limitata ai soli tricomi ghiandolari presenti sui calici. Alle sative si associa un effetto (il vero e proprio “high”) decisamente cerebrale, euforico, energizzante. Per quanto riguarda il discorso “ruderalis” si dice che siano piante originarie di latitudini elevate, in particolare della Russia e che la loro caratteristica principale sia la fioritura indipendente dal fotoperiodo e lo scarso contenuto di THC a favore del CBD. Detto questo proviamo a vedere cosa possiamo effettivamente trovare oggi sul mercato. La maggior parte (se non la

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totalità) degli strain commerciali oggi disponibili (siano essi legati alla scuola genetica europea o a quella nord americana) contengono geni che derivano sia da indiche che da sative. Questo significa che tranne rari casi le piante presenteranno aspetti sia di una tipologia che dell’altra e l’effetto sarà sette volte su dieci “bilanciato”. Quindi quando vedete la pianta di un amico bella tozza, con le foglie “ciciotte”, non dite subito “quella è sicuramente indica” perché potrebbe avere solo quel determinato aspetto da indica e poi comportarsi per tutto il resto da sativa, ditegli piuttosto “sembrerebbe un’ indica ma per esserne veramente sicuro dovresti darmene un po’ per assaggiarla…” Le differenze tra la tipologia sativa e quella indica sono legate a differenti percorsi evolutivi che la canapa ha messo in atto adattandosi a crescere in climi tra di loro molto differenti. In particolare le sative sono originarie delle zone equatoriali e tropicali. In queste zone le condizioni meteorologiche sono favorevoli alla crescita ed alla riproduzione della cannabis durante tutto l’anno. Inoltre il ciclo notte-dì è molto costante tanto che le ore di luce sono sempre 12 (in realtà c’è una variazione di 8 minuti). Questo giustifica in parte i periodi di fioritura molto lunghi tipici delle sative. Non dimentichiamo inoltre le temperature elevate e più o meno costanti, l’umidità elevata (almeno in alcune zone della fascia equatoriale), le piogge abbondanti e frequenti, terreni ricchi in sostanza organica (instabile in quanto facilmente degradabile), e vegetazione rigogliosa. Quindi ecco piante con internodi distanziati e cime belle areose per evitare la formazione di muffe. In quelle zone inoltre troviamo livelli di luminosità molto elevati. Le piante si sono adattate a questi livelli assumendo una colorazione più tenue (per la minor presenza di clorofilla) ma anche sviluppando le vie biosintetiche che portano alla produzione di pigmenti accessori necessari per riparare i danni prodotti dalla grande quantità di luce assorbita (in parole semplici sviluppano altri colori quali il rosso ed il viola oltre al verde). Le indiche invece dal canto loro sono tipiche di climi più temperati. Molto spesso sono state allevate per secoli in zone montagnose e con climi ostici (basta pensare ad alcune zone dell’attuale Afghanistan, al Pakistan, ecc.). In queste aree l’alternanza delle stagioni è marcata e molto spesso gli inverni non consentirebbero la sopravvivenza della cannabis, da qui l’esigenza di fiorire e produrre semi prima dell’arrivo della brutta stagione. Come fa la pianta ad accorgersi quando è il momento? Semplice, “vede” le giornate accorciarsi e percepisce le temperature che si abbassano. Inoltre le piante indiche sono state allevate (e quindi anche selezionate) da popolazioni con la cultura dell’hashish e questo ne giustificherebbe in parte l’abbondanza di resina. Ancora le zone suddette sono caratterizzate da venti più o meno forti, scarsità di piogge, terreni poveri, da cui ne deriva la struttura tipica delle indiche. La luminosità minore rispetto alle zone equatoriali favorisce una maggior produzione di clorofilla e le foglie assumono toni verde scuro. Le colorazioni viola, se compaiono, sono dovute alle basse temperature e non a caratteristiche intrinseche. Naturalmente in tutto questo discorso quando parlo di piante di cannabis mi riferisco a “landrace” (o razze pure, che si trovano in natura) e non agli strain in commercio. La differenza tra i due sta proprio nella capacità della pianta di crescere spontaneamente in un determinato luogo. Mi sembra che la selezione operata dai breeder negli ultimi 20 anni sia volta, quasi esclusivamente, alla creazione di piante che rispondono in maniera ottimale alla coltivazione indoor, non tenendo quindi conto delle condizioni ambientali naturali di un luogo. Non fraintendiamoci, il lavoro svolto dalle seed bank ha portato a varietà di cannabis da leccarsi i baffi, solo che non bisognerebbe perdere le basi da cui si è partiti per ottenere questi risultati. Questo perché mantenendo i precursori sarà sempre possibile raggiungere questi risultati, ma è ben più difficile il percorso inverso. Operando sempre più una pressione selettiva volta ad aumentare la produzione, il contenuto in THC, la struttura, mi sembra che si riduca notevolmente il pool genico della marijuana. Lavorando sempre con le stesse genetiche e selezionando sempre per gli stessi caratteri si rischia di perdere ciò che la natura e l’uomo avevano selezionato in secoli di lavoro, come ad esempio la resistenza alle intemperie, alle malattie, ai climi o troppo freddi o troppo caldi. Dott. CSS


La pagina d el Canapaio

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e le risposte delle piante a stimoli esterni, specialmente se si lavora hidro), si conseguiranno sicuramente ottimi risultati. Preferisco nutrimenti di origine organica e minerale, come letami vari (sempre ben maturi!), guano (di pinguino e di pipistrello), alghe, compost, cornunghia (in polvere, se no ha un’azione troppo lenta), polvere di rocce (per i micronutrimenti), zeolite, leonardite, calcare, humus… Non mi piace usare ormoni, concimi di sintesi o pesticidi, limitandomi a saponi potassici e piretro naturale se proprio indispensabili: è questione di gusto e di rispetto per la propria salute. Preferisco partire da semi, per avere più varietà nel raccolto (se fumo sempre la stessa roba, dopo un po’ non mi fa più nessun effetto) e per avere la possibilità

Introduzione Buongiorno a tutti i lettori di “Soft Secrets”. Sono il Canapaio. Molti di voi mi conosceranno già, per i libri e gli articoli pubblicati sul primo periodico specializzato sulla nostra pianta preferita, “Cannabis” (che purtroppo non esce più giù da diverso tempo). Sono contento che ci sia nuovamente in Italia un periodico (dopo le esperienze di “Cannabis” e di “Il lecito”) in cui si può parlare di Canapa, e lo si possa fare liberamente, senza nascondere nulla di questa pianta (miracolosa), anzi cercando di scoprire sempre più i suoi segreti, di capire “cos’è” e come vive, imparando in modo più profondo i meccanismi che regolano la sua crescita, per essere in una sintonia sempre maggiore e così poter entrare quasi in “simbiosi” con un altro essere vivente ed essere arricchiti da questa esperienza. Sono molto contento che questo giornale sia realizzato e distribuito in molti paesi d’Europa, e lo sia gratuitamente, dando veramente la possibilità a tutti gli interessati di aver accesso ad una abbondanza di informazioni che era impossibile avere finora, e ad una condivisione di esperienze impensabile prima, con un confronto continuo, cosa che può permettere un rapido aumento della conoscenza della nostra pianta preferita. Devo dire che la cannabis è per me quello che Don Juan, nei libri di Castaneda, descriveva come un “alleato”. Lei mi dà tanto, ed io in cambio l’aiuto (nel mio piccolo) a non essere distrutta dalla razza dei miei simili e, se possibile, a tornare ad essere accettata nuovamente dall’uomo come compagna nel viaggio della vita. Quando ho scritto il mio primo manuale “Il Canapaio 2”, in Italia ben poche volte mi era capitato di incontrare dell’erba anche solo accettabile, e la stragrande maggioranza dei consumatori della sostanza pensava che la realizzazione di un prodotto di qualità fosse riservata ai professionisti del settore, nei paesi di produzione.

Comunque il diffondere informazioni obbiettive non è (ancora) vietato, ed è questo lo scopo che ci proponiamo, forse il modo migliore per poter ridare a questa pianta l’importanza che le compete; già nel sedicesimo secolo Rabelais, nel suo famoso libro “Gargantua e Pantagruel” ne magnifica le virtù: “Il Pantagruelione (la canapa prende qui il nome dall’eroe del libro, il gigante Pantagruele) è detto così anche per le sue virtù e singolarità. Infatti come Pantagruele è stato l’immagine e l’esempio di ogni gioconda perfezione – né credo che alcuni di voialtri beoni ne dubiti – così nel Pantagruelione riconosco tante virtù, tanta energia, tante perfezioni, tanti ammirabili effetti che se le sue qualità fossero state conosciute quando gli alberi, secondo la relazione del profeta, elessero un re travicello per governarli e dominarli, esso avrebbe avuto la pluralità dei voti e dei suffragi.” (da “Gargantua e Pantagruel” di F. Rabelais, De Agostani, 1983) Mi è stato chiesto di scrivere soprattutto articoli tecnici: su come avere migliori risultati, riconoscere e realizzare i migliori prodotti cannabici, i “trucchi del mestiere” per migliorare le produzioni e per evitare problemi di vario tipo. Io non posso più lavorare in Italia, ma lunghi anni d’esperienze in vari paesi del mondo hanno sicuramente arricchito di molto il mio bagaglio di conoscenze. Devo premettere che le mie idee in fatto di coltivazione e utilizzo della cannabis sono da “vecchia scuola”: per spiegarmi, mi piace, ove possibile, far

crescere le piante al sole (ed in Italia c’è né abbastanza, non per nulla la nostra canapa da fibra era considerata la migliore del mondo;

pianta femminile isolata, a maturazione. circa 10-15 settembre. da G. Ragazzi “Canapicoltura Italiana” Vallecchi, 1955

anche se ritengo la coltivazione da interni (indoor) un ripiego più che valido, soprattutto per chi vive in città o in luoghi dove la sicurezza personale o delle piante potrebbero essere in pericolo. Capisco che per un ragazzo giovane, che vive in città ed è abituato a un mondo “tecnologico”, sia più appassionante ed intrigante mettere su un impianto idroponica, più facile e redditizio comprare prodotti per le piante già pronti, e più divertente magari programmarsi un sistema computerizzato, con un controllo costante dei fattori di crescita, che mettere le mani nella terra (anche se si tratta di comprare terriccio già pronto) o peggio ancora nel letame, oppure (nel caso di coltivazione outdoor) doversi fare lunghi tratti di strada a piedi con taniche piene di acqua e fertilizzanti in mano, magari in mezzo ai rovi. E riconosco che l’idroponica ha i suoi vantaggi, primi fra tutti la velocità di crescita ed il controllo totale che si possono avere e, se si è appassionati, la possibilità di apprendere ancora più a fondo i meccanismi che regolano le fasi di sviluppo delle nostre piante. “Val più la pratica che la grammatica”, e se si imparano entrambe (e nella coltivazione in interni, sostituendosi alla natura, si è obbligati ad imparare molto in fretta, i processi di crescita

Adesso, a dieci anni di distanza, sempre più appassionati (decine di migliaia) riescono a realizzare produzioni ottime, con una crescita di qualità veramente impressionante. Sono finalmente arrivati anche nel nostro paese prodotti e attrezzature professionali, alla portata di tutti e in grado di garantire risultati da esposizione anche ai principianti. Negli ultimi dieci anni è anche cambiata molto, nell’opinione della gente, l’idea di cosa sia veramente questa pianta. Ormai è visto come un pericolo soltanto da una minoranza reazionaria e ottusa, che non vuole aprire gli occhi di fronte alla realtà dei fatti e continua a propagandare bugie. Purtroppo non è cambiata la legge, e si può ancora finire in galere per pochissime piantine, e avere la vita rovinata solo perché a qualcuno non va bene che altri si facciano delle canne.

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che mi esca una pianta eccezionale, da usarsi per creare nuovi ibridi e nuove varietà. Preferisco selezionare le piante migliori (operando la selezione dal maggior numero di individui possibile) che intervenire con sostanze che creano modificazioni genetiche, tipo colchicina e simili. Preferisco dare più terreno, più spazio e più tempo alle piante. Ho un’idea di applicazione dei principi di agronomia forse più “primitiva” e meno meccanizzata delle nuove tendenze, ma il mio obbiettivo non è quello di creare dei mostri, ma delle piante che stanno bene, sono contente, e fanno sta bene ed essere contenti chi le utilizza. Mi piacerebbe aprire un dialogo con i lettori, su qualunque questione riguardante la cannabis e derivati, anche per il suo utilizzo terapeutico, per la produzione di cibo e il suo uso industriale. Non si finisce mai di imparare, ed un confronto di esperienze è sempre utile e stimolante. Sarei felice di poter dare consigli su qualunque problema riguardante la coltivazione e l’utilizzo della pianta, scrivete alla redazione. Parleremo anche dei derivati della cannabis e delle tecniche per ottenerli. Anzi, dal prossimo numero cominceremo il racconto di un’esperienza incredibile, il titola sarà “Ice-Cream in Himalaya”. A presto. Il Canapaio


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li Storie loca

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Storia della canapa industriale in Italia dal 1873 al 1923 di Cristina Bregoli Presidente Ass. ne TAI MA Genova L’Associazione Tai Ma, ha lo scopo di promuovere la diffusione della cultura storica e degli usi industriali della Canapa. Abbiamo fatto interventi gratuiti nelle scuole superiori di Genova con grande successo di pubblico e di critica. Svolgiamo lavoro di ricerca e divulgazione senza nessun finanziamento e senza fini di lucro. Di recente abbiamo tenuto un seminario gratuito presso la Fiera della piccola editoria e di questo seminario vi offriamo un riassunto. La Canapa è una pianta utilissima, ma tutti gli organi di informazione, televisioni, radio, giornali, vengono utilizzati da chi governa questo paese per diffondere una visione distorta di questo vegetale. Quella che segue, è la storia delle industrie di filati ottenute da questa pianta, in Italia dal 1873 al 1923. Secondo alcune fonti in Italia la canapa è stata usata per millenni. In pipe preistoriche ritrovate nel Canavese sono state riscontrate alcune tracce. La regione ai piedi delle Alpi prende il nome di “Canavese” proprio dalla Canapa. In Italia, l’uso della canapa per produrre filati di altissima qualità con metodi industriali risale alla fine del 1700. Abbiamo avuto la fortuna di poter conservare nella sede dell’Associazione, l’ultima copia di un Catalogo del Linificio e Canapificio Nazionale risalente al 1923. Il valore di questo libro si aggira sui 250 euro, essendo considerato archeologia industriale. Questo catalogo venne stampato in copie limitate per i dirigenti degli stabilimenti industriali, in occasione del cinquantenario della fondazione del Canapificio Nazionale, cioè il 1873. E’ scritto in italiano, francese e inglese, contiene cenni storici e piantine topografiche dei campi e foto dei macchinari e sedi amministrative. Voglio ricordare che la nascita del Linificio e Canapificio nazionale avvenne tre anni dopo l’effettiva unificazione nazionale, cioè dopo che Garibaldi entrò a Roma nel 1870. L’unità nazionale ha creato la necessità di un organismo unitario di industriali della Canapa. Il libro di cui sto parlando è equiparabile ad un moderno catalogo ,che potrebbe stampare l’associazione industriali nazionale, per esempio per l’industria automobilistica.

Insomma non erano drogati capelloni ma rispettabili e prestigiosi uomini d’affari. Nel 1923, data di stampa del catalogo, queste industrie occupavano circa 20.000 persone. Producevano: filati greggi e candeggiati di Canapa per tessitura, tappeti, spaghi e corde, vele e sacchi, filati per cucire suole e per la pesca, cordame per marina e per ponteggi, gru, montacarichi, trasmissioni, cordicelle per tende, tende. Nonché forniture per marina, esercito, ferrovie, poste, tabacchi, ospedali. Gli stabilimenti industriali erano una ventina, distribuiti prevalentemente al Nord. Il più moderno di tutti era quello di LODI che fu costruito nel 1906, le tecnologie erano importate dall’Inghilterra, dove l’invenzione delle macchine a vapore aveva promosso quella che conosciamo come prima rivoluzione industriale. Tutti gli stabilimenti erano vicino ad un corso d’acqua, che serviva sia per la produzione dell’energia a vapore necessaria a far funzionare gli impianti, che per la lavorazione del filato. Un’altra caratteristica comune a tutti gli stabilimenti era il ciclo di lavoro 24 ore su 24. In prevalenza la mano d’opera era costituita da donne e bambine che lavoravano di giorno e di notte anche 16 ore. Pur persistendo il lavoro tessile a domicilio a fianco della manifattura meccanizzata, in quel contesto storico si sviluppò il lavoro delle donne nelle fabbriche, prevalentemente tessili. L’età media variava dai 10 ai 30 anni. L’inserimento di donne e bambine, significava l’intenzione di ridurre il costo del lavoro, perchè i salari erano più bassi di almeno il 25%, rispetto agli uomini. Inoltre servivano dita agili, pazienza, sopportazione, doti prettamente femminili. Il ciclo produttivo era così intenso che molti stabilimenti avevano i dormitori o convitti, per cui la vita delle operaie e degli operai era tutta lì: reparto dormitorio reparto. Questi convitti erano anche chiamati “chiostri industriali” ed erano un ingranaggio essenziale per il buon funzionamento della macchina commerciale. Con una produttività così ben organizzata è evidente come l’Italia potesse essere la seconda al mondo per quantità di filati prodotti e la prima per la qualità. Infatti, nel catalogo è scritto che per risolvere il problema della concorrenza straniera sulle fibre, nel 1895 venne creata in Italia una delle più grandi corderie, precisamente nello stabilimento di Cassano D’adda. Tanto produttiva che esportava fino in sud America ed estremo oriente.

Che la produzione dei filati di canapa fosse molto più importante delle condizioni di vita degli operai è dimostrato da come nel catalogo vengano enfatizzati quegli stabilimenti dove tecnologicamente si organizza un buon mantenimento delle produzioni. Le condizioni di lavoro nei reparti cardatura o pettinatura erano disumane: polvere, rumore , caldo. Gli impianti che potevano migliorare le condizioni ambientali era tutti destinati a proteggere i filati. Genova aveva una fiorentissima industria di filati di Canapa. Sampierdarena, già nel 1786 era conosciuta per gli abili cordai che producevano filati di Canapa per l’industria navale , per gli armamenti e per le attrezzature dei velieri. La piu’ famosa era la Corderia Carrena che era ubicata alla Fiumara. Nel 1844 lo stabilimento venne trasferito nell’area vicino alla odierna Stazione Ferroviaria di Sampierdarena Nel 1905 questa Corderia era la prima, per quantità di produzione, di tutto il mediterraneo. Nel 1906 apriva un’altro stabilimento a Cornigliano, i terreni coltivati a Canapa erano 4000 mq. Nello stesso anno veniva accorpata anche la Corderia Raggio, che era già fiorente nel 1766, con il suo stabilimento di Borzoli. Gli stabilimenti erano prevalentemente al Nord, mentre al sud il maggiore era quello di Frattamaggiore, dove veniva coltivato 1/3 della Canapa destinata agli usi industriali tessili. Lì la pianta cresceva facilmente per le migliori condizioni di clima e suolo. La maggior parte dei derivati tessili della Canapa di tutti gli stabilimenti descritti nel Catalogo del Canapificio Nazionale erano destinati alla marina mercantile, marina militare, ferrovie, esercito. La totalità della produzione di canapiera venne messa tutta al servizio dello Stato in occasione del I° conflitto mondiale. Tanto che il Ministero dell’Industria arrivò a fondare un sindacato di Filatori e Tessitori di Canapa nel 1918. Inoltre molti stabilimenti dovettero aumentare la produzione e superare molte difficoltà, perchè dall’estero non arrivavano più filati di lino. E’ noto inoltre, che nel primo conflitto mondiale , furono i contadini ad essere mandati al fronte a morire nell’inferno delle trincee, mentre gli operai di tutte le industrie , comprese quelle canapiere, dovettero sostenere una colossale macchina bellica. L’abnegazione delle operaie e degli operai Canapieri è significativamente rappresentata dalla storia dello stabilimento di Crocetta Trevigiana.

Questo stabilimento venne fondato nel 1882: “da alcuni benemeriti pionieri dell’industria che volevano dotare il Veneto di un opificio che utilizzasse la fibra vegetale eminentemente italiana, allo scopo di produrre spaghi e cordami, merce tutta di grande consumo popolare e quindi di presumibile ampio smercio, ove la si fosse saputa lanciare sui mercati mondiali.” L’industria Canapiera Italiana rimase fiorente ben oltre l’anno in cui fu stampato questo catalogo. Infatti ancora nel 1925, Benito Mussolini diceva, a proposito della Canapa e delle industrie Canapiere: “La Canapa è stata posta dal DUCE, all’ordine del giorno della nazione, perchè per eccellenza autarchica è destinata ad emanciparci quanto più possibile dal gravoso tributo che abbiamo ancora verso l’estero nel settore delle fibre tessili. Non è solo il lato economico agrario, c’è anche il lato sociale la cui incidenza non potrebbe essere posta meglio in luce che dalla seguente cifra: 30.000 operai ai quali da lavoro l’industria canapiera italiana.” Fu negli anni trenta che il regime fascista dichiarò l’hashish, un derivato ricreazionale, nemico della razza e droga da “negri”, nonostante che la coltivazione della canapa fosse studiata nelle scuole agrarie con tanto di manuali. Il processo storico che ci ha portato alle falsificazioni e alle mistificazioni odierne riguardo a questo vegetale, comincia anche in Italia negli anni trenta. Per cancellare dalla memoria storica del nostro paese la Canapa, ci sono voluti molti anni, tanto che ancora nel 1978 si potevano trovare, nella piana di Caivano (NA), tracce della vasta estensione di campi coltivati. Inoltre con la progressiva industrializzazione e l’avvento del boom economico cominciarono ad essere imposte sul mercato le fibre sintetiche. La Canapa cominciò a sparire, non solo fisicamente insieme alle industrie, ma dal ricordo e dalle tradizioni della gente comune. Nel 1997 la Comunità europea stabilisce che la reintroduzione della Canapa ad uso industriale sia diffusa e finanziata su tutto il territorio Europeo. Negli anni successivi, grazie a quel regolamento, nascono i primi negozi italiani tematici sulla Canapa. Un mezzo che veicola anche la diffusione dell’auto-produzione di questa pianta per fini ricreativi. Nel nostro paese ancora una volta però i governi che si succedono, di qualsiasi schieramento, agiscono in modo schizofrenico e per il vantaggio economico di pochi privilegiati, senza produrre una politica globale su questo vegetale. Ci sono esperienze di produzione industriale in Toscana ed Emilia Romagna, finanziate dalla comunità europea e supportate con vibrante entusiasmo dall’Onorevole Biondi di Forza Italia (vedi www.canapaitalia.com). Noi vogliamo vederci chiaro, vogliamo libero questo “essere vivente” e lo vogliamo per tutti. Continueremo le nostre indagini; chissà cosa verremo ancora a sapere dell’ipocrisia che ci circonda.


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Divina Salvia

Le foglie di Salvia Divinorum sono innocue per la salute umana. Studi tossicologici hanno evidenziato che il Salvinorin A è un principio attivo assolutamente non tossico. Non se ne conoscono dosi letali, pericoli o effetti secondari se usata in maniera consona, e non dà assuefazione. Chi la utilizza, inoltre, tende a farlo molto infrequentemente, proprio perché l’uso della Salvia Divinorum non è ricreazionale come possono esserlo l’alcool o la Cannabis. E’ possibile che questa pianta possa avere altri usi e benefici?

di F. C. Con l’arrivo dei prodotti “smart” o “alternativi” approdati nel nostro paese per rimpiazzare l’uso ricreazionale delle mortali sostanze sintetizzate dall’uomo come l’eroina e l’estasi, non è possibile non aver sentito parlare della Salvia Divinorum. Il motivo per cui ho deciso di inaugurare questa sezione di Soft Secrets con un argomento relativamente ben conosciuto, come quello della Salvia Divinorum, risale ad un provvedimento emesso proprio in questi giorni dal nostro Ministero della Salute, in base al quale la Salvia Divinorum diventerà un prodotto illegale per la vendita. E’ inoltre già stato proposto l’inserimento della stessa nelle tabelle delle sostanze stupefacenti, con lo scopo di vietarne anche il possesso e l’uso personale. Prima di esporre le mie considerazioni a riguardo, ritengo sia utile riassumere brevemente la storia di questa pianta. Nell’autunno del 1962, R. Gordon Wasson (famoso per aver riportato sulla rivista Life l’utilizzo rituale dei funghi psylocibe), ed il chimico Albert Hofmann presero parte ad una spedizione con lo scopo di assicurarsi un campione di Salvia Divinorum per poterne studiare le caratteristiche chimiche. I Curanderas (sciamani) Mazatechi mostrarono alla spedizione l’utilizzo rituale della pianta, con un cerimonia divinatoria chiamata “velada”. Hoffmann descrive i dettagli di questa cerimonia nel bellissimo saggio intitolato “Ride Through the Sierra Mazateca in Search of the Magic Plant Ska Maria Pastora.” La Salvia Divinorum è una delle 1000 specie del genere Salvia, e l’unica di cui si conoscano proprietà psicoattive. Il genere Salvia appartiene alla grande famiglia delle Labiatae, tra cui troviamo piante come la Menta. Nativa dello stato messicano Oaxaca, la Salvia Divinorum si trova specificamente nella regione Mazateca della Sierra Madre orientale. Presso la popolazione Mazateca è tutt’oggi considerata una pianta sacra ed utilizzata come cura generica e per scopi divinatori.

I Mazatechi, infatti, utilizzano decotti di Salvia, preparati con foglie fresche o secche (eventualmente reidratate), come rilassanti per gli anziani o come cura per emicranie, dissenteria e reumatismi. Durante le cerimonie le foglie vengono masticate per indurre visioni e stati di profonda meditazione. Le foglie secche possono essere anche fumate o utilizzate per estrarre il principio attivo che viene poi riapplicato sulle foglie stesse. Quando le foglie vengono fumate, gli effetti si percepiscono quasi istantaneamente e per una durata di 5 o 6 minuti, per poi scemare altrettanto rapidamente. Quando le foglie vengono masticate (tecnica del “quid”), i primi effetti si percepiscono dopo circa 15 minuti, poi gradualmente si arriva ad un picco dopo 30 minuti dall’ingestione, per poi diminuire lentamente in altri 30-60 minuti. Gli effetti della Salvia Divinorum sono estremamente vari, e differiscono non solo in base al metodo di utilizzo ma anche da persona a persona. Due individui, pur utilizzando la stessa quantità e lo stesso metodo, possono ottenere risultati estremamente diversi. Il suo principio attivo, Salvinorin A, può indurre un breve ma intenso stato di allucinazione, qualitativamente molto diverso da quelli provocati da altre sostanze allucinogene quali LSD, Psilocibina e Mescalina (Siebert, 1994, the Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics). Generalmente l’effetto viene descritto come uno stato di sogno lucido e cosciente. Occasionalmente si può arrivare ad un’esperienza extra-corporea. E’ frequente, invece, la percezione di un legame profondo con ciò che ci circonda e la sensazione di una nuova (o antica ma ormai assopita) coscienza, che poco ha a che fare con il corpo. Solitamente è possibile percepire una sensazione di grande lucidità e chiarezza mentale dopo l’utilizzo della Salvia. E’ anche opinione diffusa che il risultato dipenda grandemente dallo stato emotivo iniziale e da come vengono interpretate le visioni che si possono avere: pensiero positivo = esperienza positiva.

La Salvia Divinorum non può essere considerata né uno stimolante, né un sedativo od un narcotico né un tranquillante. Un team di ricercatori ha recentemente indicato che questa pianta può avere un forte potenziale come sicuro antidepressivo naturale. Il suo principio attivo è stato identificato nel Neoclerodane Diterpine Salvinorin A. La sostanza è classificata come antagonista estremamente potente ed altamente selettivo del recettore kappa-oppioide. Di conseguenza, ha attirato molta attenzione da parte dei farmacologi, e si stanno esplorando le potenziali proprietà del Salvinorin A come farmaco antidepressivo (Hanes 2001, 2003, Annals of Botany). Il principio attivo della Salvia Divinorum è il primo antagonista selettivo non azotato del recettore del sottotipo oppioide, riscontrato in natura .(Roth et al, 2002; Sheffler and Roth, 2003; Chavkin et al, 2004, Annals of Botany). Come affermato dal Dr. Rick Strassman: “L’utilizzo della ‘terapia psichedelica’ da parte dei ricercatori ha fornito alcuni risultati rimarchevoli in un’ampia gamma di pazienti. Sebbene non vi siano stati effetti sulle loro patologie di base, le condizioni psicologiche dei pazienti sono state influenzate in modo altamente positivo. Le sindromi depressive si sono attenuate, sono diminuite drasticamente le necessità di antidolorifici ed è migliorata sensibilmente l’accettazione della loro malattia e della sua prognosi. Inoltre, i pazienti e le loro famiglie sono stati in grado di affrontare situazioni ormai radicate e di forte carica emotiva in modi mai riscontrati in precedenza.” Il provvedimento preso dal Ministero della Salute, purtroppo, peggiora l’attuale difficoltà nel diffondere le corrette informazioni riguardanti qualcosa che, nel bene o nel male, ci circonda e che non può essere limitata o nascosta: la natura stessa. E’ sufficiente pensare quanto sia semplice

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potersi procurare qualsiasi prodotto del mondo etno-botanico. Non è altrettanto facile reperire le corrette informazioni. Non solo: il provvedimento in questione potrebbe dare un forte impulso al mercato nero, dando la possibilità al comune spacciatore di ampliare il proprio mercato venendo a contatto con una tipologia di persone che non fanno parte del “giro”. E per ovvi motivi, gli estratti che potrebbero essere venduti sul mercato nero sarebbero sicuramente di pessima qualità: tracce di solventi altamente nocivi o tossici, cere e residui cancerogeni di clorofilla, ecc. \ Inoltre, non mi stupirei affatto se, in un paio di anni, le aziende farmaceutiche producessero un farmaco a base di Salvinorin A, imponendo per l’ennesima volta il loro cartello su qualcosa che si trova in natura già nella sua miglior forma. La Salvia Divinorum è sì, una pianta dagli straordinari poteri visionari. Sì, può indurre profondi stati di introspezione e di coscienza, che possono rivelarsi utili per fini meditativi, contemplativi e per una personale crescita interiore. Ma gli effetti sono unici e non comparabili con quelli indotti da sostanze di sintesi. E’ importante non tenere, da questo punto di vista, in elevata considerazione le informazioni poco accurate che circolano a riguardo della Salvia Divinorum, perché i media non fanno altro che rendere sensazionali le poche informazioni disponibili, esagerandone gli effetti, i rischi e la diffusione. Molto di ciò che è apparso sulla stampa e attraverso i media in genere, è incorretto e fuorviante. La Salvia non è un “acido legale”, ma soprattutto non è da considerarsi “il sostituto di una sostanza stupefacente”.



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Nel mondo

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Con circa 7.000 isole tropicali, le Filippine si collocano tra i paesi piu’ belli del mondo. Ma il turismo è poco sviluppato, a causa dell’economia sofferente, delle enormi ingiustizie sociali e della diffusissima povertà nel paese. I viaggiatori avventurosi, comunque, si troveranno in un vero paradiso: le deserte spiagge dalla sabbia bianca del Bounty, innumerevoli opportunità di immersioni, e una popolazione generosa ed amichevole. Al momento una dura “guerra alla droga” è stata intrapresa. Ma è un “segreto di Pulcinella” che larga parte della popolazione fuma regolarmente un joint. Charlie Stone, di Soft Secrets, ci offre questo reportage dalle Filippine di Charlie Stone

Le Filippine Le terrazze di riso di Banaue

Chiunque dia un’occhiata ai quotidiani Filippino non può non giungere alla conclusione che “le droghe” siano il Nemico Pubblico numero 1 dello Stato. Cosa notevole per un paese in cui la maggioranza della popolazione vive ancora sotto la soglia di povertà e dove una manciata di famiglie ricche sfondate possiede tutto. La guerriglia comunista e i movimenti separatisti Islamici sono attivi tutti i giorni, ma i commentatori della stampa quotidiana sembrano avere occhi solo per la piaga della droga dilagante nel paese. Negli editoriali vengono richiesti pesanti giri di vite e radio e televisioni sottolineano incessantemente la “devastazione” provocata dalla droga. Un effetto di tutto questo è che sempre maggiori forze e individui si sentono coinvolti nella “guerra alla droga” Filippina, con violente conseguenze. In questo modo la Presidential Security Guard (PSG), la guardia del corpo paramilitare del Presidente, si è gettata nella battaglia. La PSG ha preso parte, a Manila, ad un’operazione combinata con la polizia: un’irruzione a casa di una persona sospettata di legami con la Mafia della droga. A causa della scarsa collaborazione, PSG e polizia non lavorarono però in sintonia e quando il fumo si fu diradato, al termine del raid, fu chiaro che la figlia di sette anni dell’accusato era stata colpita a morte. I membri della PSG colpevoli dell’assassinio furono immediatamente messi sotto protezione da “alti papaveri”. Giusto un piccolo esempio di come la guerra alla droga appare Nelle Filippine. Un’altro esempio è quanto accaduto nello stesso periodo a Ermita, uno dei 17 distretti dell’area metropolitana di Manila. Il sindaco Lim – chiamato Sporco Harry – come avvertimento fece dipingere di rosso le porte di sospetti spacciatori. Il sindaco non rimase solo in questa rimarchevole azione: polizia, barangays (una sorta

Johhny (a destra) e Marty

di forza armata di sicurezza civile) e cittadini vigilantes lo sostennero nella crociata contro gli accusati, e nei media egli fu dipinto come un eroe. Solo quando uno degli accusati chiese assistenza ad un’organizzazione per i diritti umani sorsero degli interrogativi sull’azione. Non si era spinto troppo in là legando pubblicamente al palo della fustigazione pubblicamente un sospetto? Quanti si opposero a questo furono una sparuta minoranza. La mancanza di opposizione non è così strana se si considera che l’80% della popolazione delle Filippine sono cattolici convinti (il Papa, contrariamente a buona parte del resto del mondo, è incredibilmente popolare), a un altro 10% sono devoti Cristiani. In breve, nessuno si è associato nelle critiche alle autorità. Lim, con una mano sulla Bibbia e l’altra sul calcio della sua pistola, venne elevato ai cieli dalla popolazione

Shabu Chiunque guardi oltre i messaggi dei media vede che il problema della droga nelle Filippine è innanzitutto quello della droga illegale shabu. Shabu è il termine filippino per cloruro di metamfetamina, un’eccitante sintetico in pillole e polvere che viene inghiottito, fumato o fiutato. Lo Shabu è anche conosciuto come “droga dei poveri” per la sua relativa economicità e facilità di reperimento nelle

baraccopoli. La domanda di shabu è salita vertiginosamente negli ultimi anni, con la conseguenza di un serio abbassamento della qualità degli approvvigionamenti nelle strade. Questa contaminazione, combinata con la grave povertà del paese, garantisce che ci siano gravi problemi che hanno portato anche a molti decessi. Rapinatori di banche che, sotto l’influenza dello shabu , hanno falcidiato le guardie di sicurezza armate, o litigi familiari nelle baraccopoli sfociati in drammatiche uccisioni; questo tipo di incidenti accadono sempre piu’ frequentemente. “Droga” , perciò, significa per la maggioranza della popolazione il Grande Diavolo. A proposito delle reali cause dell’ingiustizia sociale, della corruzione e della povertà i giornali hanno invece molto poco da dire. Inoltre non viene fatta alcuna distinzione: le droghe sono droghe, che si tratti di uno spinello o di una dose di shabu. La legge filippina non fa distinzione neppure, ad esempio, tra droga pesante e leggera; ci sono solo “Droghe Pericolose” divise in due categorie: Droghe Proibite (oppio, eroina, LSD, marijuana, amfetamine etc) e Droghe Regolamentate (medicine tipo pillole per dormire, antidolorifici ed antibiotici). Il possesso o la vendita di Droghe Proibite sono entrambi pesantemente puniti, andando da numerosi anni di prigione alla pena di morte, e solitamente accompagnate da pesanti multe. Queste pesanti sanzioni possono essere applicate anche in caso di possesso o vendita di Droghe Regolamentate se la persona non ha una prescrizione medica.

Guadagno collaterale E’ chiaro che un dibattito sulla questione droga non è assolutamente probabile. In ogni caso io voglio imparare di piu’ a proposito della marijuana e del fumo nelle Filippine. Anche se ho letto, numerose volte e con profondo orrore, di pesanti condanne inflitte solo per essere stati presi a fumare uno spinello. “Guarda, sui media e dalle autorità troverai un forte messaggio antidroga, ma tra la gente c’è una generale tolleranza per il fumo di uno spinello” , dice Johnny, un hawaiano che ha vissuto per anni nelle Filippine. “Almeno fino a quando stai lontano dallo shabu, pensa la maggior parte della gente”. Johnny (32 anni) e il suo amico filippino Marty (26 anni) vengono da Baguio, nella piu’ grande isola settentrionale di Luzon. Johnny ha un padre americano ed una madre filippina ed ha vissuto per anni negli Stati Uniti. Negli ultimi otto anni, o quasi, è tornato nelle Filippine, dove ha sbarcato il lunario arrangiandosi. Con Marty, un “trike-driver” (autista di moto-taxi) occasionalmente procura un po’ di marijuana per i locali o per i turisti. Nessuno dei due amici è esattamente estraneo con l’ambiente della droga nell’isola. Ogni tanto i due passano un po’ di tempo nelle campagne attorno a Baguio o Pangasinan da cui proviene la maggior parte della marijuana del paese. I

coltivatori celano le piante di marijuana in mezzo ai grandi campi di mais e riso. Le terrazze coltivate a riso di Banaue, famose nel mondo, sono spesso utilizzate per la produzione di marijuana. (Queste terrazze sono spesso definite “L’ottava meraviglia del mondo”: furono ricavate duemila anni orsono sui pendii della montagna da una locale tribù di montanari. Da allora, le terrazze sono state usate ininterrottamente


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“esportazione” sono trattate con una cura extra, bisogna dirlo, e i contadini vengono a visitarle spesso per strappare i rami doppi o malati. Vengono coltivate sia la Indica sia la Sativa: la Indica per per l’esportazione, la Sativa per l’uso locale. I semi vengono attentamente raccolti per la semina successiva. Nessuno lavora con semi clonati o altre cose simili. Le piante di Indica possono crescere per l’intero anno, vale a dire dieci mesi, e durante il periodo dell’ultima fioritura tutte le foglie vengono tagliate. Alla fine quello che si può vedere sono sono piante con le gemme, senza foglie. In questo modo i contadini rendono le gemme piu’ pesanti e ottengono un raccolto migliore. Una volta che le piante sono pronte per il raccolto, si smette di bagnarle e vengono lasciate ancora un mese a crescere. A quel punto le gemme sono color porpora. Durante questo processo, le gemme pompano THC mentre succhiano tutta l’acqua dai rami, col risultato che quando si va a raccoglierle è sufficiente spezzare il ramo. Le gemme però sono ancora umide. L’essicazione avviene in piccole capanne con dei ventilatori all’interno, oppure le gemme sono semplicemente messe in scatole di cartone oblunghe. Spesso accade anche che le gemme vengano messe a seccare dentro lunghe canne di bambu’. Banguio e il distretto circostante costituiscono una serra naturale; le condizioni climatiche per la coltivazione della marijuana sono pressoché perfette. Cresce qualunque cosa possa essere coltivata: frutta, verdura, riso e piante ornamentali”.

Il metodo filippino di rollare joint

per la coltivazione del riso). Il suo raccolto è inviato all’estero oltre a coprire il mercato nazionale: quello scadente rimane, quello di qualità viene riservato all’esportazione. “I coltivatori attorno a Baguio puntano sull’erba come principale fonte di reddito?”, chiedo ai due ragazzi dentro a queste cose. Johnny: “No, è solo un introito collaterale, un po’ di contante per rimpinguare le loro magre entrate. La polizia locale e l’esercito sanno tutto e “proteggono” anche i campi, ovviamente dietro compenso”. Marty: “Spesso, i contadini che non coltivano l’erba si vedono confiscare la terra dalle autorità locali o comunque sono sottoposti a pressioni perchè ne coltivino anche loro, in modo che gli ufficiali possano avere la loro fetta. Devi renderti conto, questo è uno dei paesi piu’ corrotti del mondo”:

La coltivazione Johnny: “La marijuana nei campi è divisa, mentre sta ancora crescendo, in quella destinata al mercato locale e quella che sarà esportata. Le piante da

Johnny e Marty sono ovviamente ben soddisfatti. Come vanno le cose con l’hashish? Viene anch’esso prodotto e fumato? “L’hashish non è molto popolare qui”, dice Marty. “Infatti sono solo gli stranieri a farlo e a fumarlo. Sono anche gli unici nelle Filippine che coltivano al chiuso. Tuttavia su quest’isola c’è una tribù locale, gli Igurot, che ogni tanto ne produce. Il loro hashish assomiglia molto al Libano Rosso: non lo fumano ma ne fanno una specie di biscotti che poi mangiano”. Cosa mi dite dei prezzi? Marty: “Si può comprare erba in bustine, scatolette o sacchi. O anche in spinelli, è possibile. Ma la maggior parte delle vendite è a chili. Lo si può acquistare per circa 100 $ americani al chilo. Una stecca da 50 grammi di hashish va dai 500 ai 1000 dollari”. Johnny: “ Beh, un joint costa tra i 5 e i 10 pesos. Un sacchetto da un grammo costa circa 20 pesos. Un etto viene circa 200 pesos, 250 grammi per 600 pesos. Mezzo chilo costa 1000 pesos e un chilo tra 2500-4000 pesos. Quando i soldati americani erano qui i prezzi erano molto piu’ bassi, e la qualità dieci volte migliore. (Fino al 1992 c’era un’enorme presenza di truppe Usa nelle Filippine, con un aeroporto e un porto militari, n.d.r.) Nella zona dove vivevano gli americani vedevi pochissima polizia, così fare affari era molto piu’ facile”: Quali qualità di marijuana vengono vendute? Marty: “Il miglior seme che puoi trovare è di gran lunga il Buntot Puso, che significa “coda di gatto”. Affianco a

questo, il piu’ popolare è un varietà di seme di media qualità, il Baguio Gold . Poi ci sono il Lagkitan, che significa “appiccicaticcio”, e “Violet” , un seme color porpora. Questi sono i semi piu’ comuni. Si fuma molto in questo paese Cattolico? Johnny: “Penso che un buon 50% della popolazione, giovani o anziani, si accende regolarmente un joint. Fumare, qui, è un fatto sociale; si fa quando si va a trovare un amico, se c’è una festa in qualche posto, o se ti trovi con gli amici. Questo non toglie nulla al fatto che tutto avviene di nascosto e in gran segreto. Fumare in pubblico o dove ci sono stranieri non lo si fa. Significa solo cercarsi dei problemi”.

Tecniche di fumo Marty: “Le cartine formato gigante qui non esistono, nè vengono vendute. La gente fuma erba pura in cartine fabbricate in casa con carta sottile oppure in una pipa. Spesso si vede fumare in pipe di canna di bambu”. Johnny: “ I giovani usano strappare la stagnola da un pacchetto di sigarette, lo rollano fino a farne un tubetto e ne piegano un’estremità all’insu’ in un’improvvisata pipa, quindi ci infilano un po’ di erba finemente tritata. Parliamo sempre di erba pura.”Marty: “Accessori per fumatori come bongs e pipe ad acqua non si trovano. A volte qualche turista ne porta una, ma generalmente non se ne vedono”. Cosa accade se succede il peggio e vieni preso? Johnny:”Nel 99% dei casi puoi riguadagnare subito la libertà dando un compenso al poliziotto che ti ha preso. Ogni poliziotto qui è corrotto. Per questo ti tengono d’occhio; non tanto perchè sono contro la droga ma perchè immaginano di poter guadagnare qualche dollaro extra”. Marty: “Se non hai soldi con te, assicurati di procurartene al piu’ presto possibile, altrimenti sei nella merda”. Johnny:” Gli stranieri ovviamente pagano di piu’ dei filippini. Se viene preso con uno spinello uno straniero può essere sicuro che gli costerà 1000 dollari. E se ha addosso un orologio costoso o una collana perderà anche quelli. Sed non paga finisce in cella. E una volta là, con altre venti persone nello spazio di pochi metri quadrati, sceglierà subito il minore dei mali. I turisti che vengono qui da tempo generalmente lo sanno, così vedi che ad essere pizzicati sono i nuovi arrivati, gente senza conoscenze locali. Marty: “Se uno straniero non ha abbastanza contanti, il poliziotto camminerà al suo fianco fino all’ albergo. O lo accompagnerà ad un bancomat o ad una banca”. Johnny:” Questo tipo di transazioni non possono durare piu’ di un giorno, altrimenti inizierebbe a causare problemi al poliziotto. Se non sei stato alleggerito dei soldi da loro finisci in cella. Ad un mio amico americano è successo di essere accompagnato fino al suo hotel e, siccome aveva solo travellers cheques e le banche erano chiuse, ha dovuto pagare la stanza per il poliziotto. La mattina dopo sono andati insieme in banca.

Marty:”Nel frattempo il poliziotto deve avere qualcuno che gli assicura copertura alla stazione di polizia, così che la sua assenza non venga notata. Gli alti gradi hanno dei subordinati che fanno questo per loro, cos’ da non esporsi direttamente”: Johnny:”Anche gli agenti di basso rango non vogliono farsi vedere dai colleghi per non rischiare di dover loro dare una percentuale del bottino”: Quali sono le pene? Johnny: “Se non hai contanti per comprarti la libertà passerai un lungo periodo in gattabuia. Per uno spinello generalmente si prendono due anni e quattro mesi. Questa è la pena base. Se tu hai piu’ spinelli la condanna è piu’ dura. Questi due anni e quattro mesi valgono solo per la prima condanna. Alla seconda volta la pena sarà molto piu’ alta. Se vieni preso con piu’ di due chili scatta automaticamente la condanna a vita”. Marty :“Qui la polizia lavora con gli informatori, che hanno un compenso per aver denunciato qualcuno. Normalmente è una percentuale della bustarella pagata. Gli stessi informatori spesso vendono, dietro pagamento di una commissione, l’erba confiscata”: Johnny :”Un altro mio amico americano ha subito una perquisizione a casa mentre stava trattando un affare con altri tre americani. In casa c’erano 8 chili di erba, una quantità di coca e una doppietta. Alla fine tutti e quattro l’hanno fatta franca pagando un milione di pesos tra tutti. Piu’ grosso è il reato piu’ contanti devi avere in tasca, ah ah!”

Alla ricerca Di cosa ti preoccuperesti se fossi uno straniero? Johnny :”Mai andare direttamente a comprare, il rischio di informatori è troppo grosso. Solitamente si chiede a un trike driver, ma ci sono molti informatori tra loro. Inoltre è sempre rischioso con questi personaggi: normalmente c’è un po’ di mercanteggiamento sul prezzo che viene chiesto. Se però tiri troppo sul prezzo e il trike driver perde troppo del suo guadagno ti venderà alla polizia. Solo se ai suoi occhi tu paghi un giusto prezzo, che significa che hai pagato troppo, puoi sperare di non avere problemi. Se sei troppo arrogante per i suoi gusti, o se non gli piace la tua faccia, sei pronto per i poliziotti. No, la cosa migliore è trovarti al piu’ presto una ragazza e mandare lei a concludere per te. Lei la sa lunga. Raccomando tutti con forza di non farlo da soli. “ Un’altra esperienza da imparare. Giusto a dimostrare una volta ancora come tutto giri attorno alla velocità con cui puoi prendere i giusti contatti se sei alla ricerca di qualcosa da fumare in un paese straniero. Assolutamente in un posto come le Filippine. Perchè 100 dollari per fumare una canna....? Ringrazio Marty e Jhonny per le utili informazioni e prometto di portargli qualche cartina king size la prossima volta. Al momento di partire, Johnny dice:”Può essere interessante per te sapere che da qualche tempo i dottori possono prescrivere la marijuana ad uso terapeutico per i pazienti affetti da asma o artrite. Così, vedi, non siamo così arretrati quaggiu’ dopotutto, ahah!”. Giusto!



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MAGIC BUD

Photo: Paradise Seeds


Le meravigl i di Weckels e

weckels

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world of wonders

Come combattere l’infestazione di insetti e parassiti

Un germoglio fresco o semenzale che è soggetto all’attacco di lumache e/o insetti e ne viene seriamente danneggiato non sarà mai in grado di svilupparsi in una pianta prosperosa e forte.

Le lumache possono creare danni enormi.

Questo è tutto ciò che resta di quelle che originariamente erano foglie ampie e belle, dopo che lumache e insetti le hanno mangiucchiate

In questo articolo voglio parlarvi di come combattere le infestazioni di insetti e di altri problemi con i parassiti che potete incontrare nel coltivare le piante all’aperto. Prenderemo in considerazione soltanto pesticidi biologici, ossia sostanze che non danneggiano la natura e non contengono additivi chimici, che io sconsiglio. Quando si coltiva la marijuana con pesticidi chimici c’è un’alta percentuale di rischio che anche la sigaretta ne contenga dei residui, il che non è positivo per la vostra salute. Solo in caso di infestazioni gravi, riterrei opportuno utilizzare i pesticidi consentiti per frutta e verdura anche per la coltivazione di Cannabis Potete trovare pesticidi biologici nella maggioranza dei negozi di floricoltura e dei centri per il giardinaggio. Vengono usati per combattere le infestazioni di insetti o animaletti nocivi come lumache e formiche, ma anche contro funghi e muffe. In questo articolo mi occuperò soltanto di pesticidi (frutto della mia stessa ricetta) da usare contro insetti e/o parassiti.

Formiche Alcuni pesticidi devono essere somministrati con il liquido di nutrimento, altri devono essere dissolti nell’acqua con la quale la pianta di marijuana viene successivamente innaffiata. Ci sono anche pesticidi consistenti in granuli di veleno o scatole con all’interno una sostanza dolce ma velenosa. Queste scatole speciali vengono impiegate per combattere le formiche, ma visto che contengono veleno, non dovrete posizionarle nei pressi delle piante in quanto la sostanza potrebbe sciogliersi nel terreno a causa della pioggia e quindi venire assorbita dalle piante di marijuana, con conseguenze spiacevoli. Le formiche entrano nella scatola e portano il bocconcino avvelenato nelle proprie tane dove esso potrà eseguire il proprio compito, cioè uccidere le formiche. Misure severe, certo, e molti si domanderanno che male può fare una formica. Le formiche sembrano innocue a

Una pianta di marijuana rigogliosa, folta e grande non fornirà soltanto erba di alta qualità; proprio perché la pianta è così grande è più facilmente in grado si resistere alle attenzioni degli insetti.

A volte le lumache aumentano in numero fino a livelli esponenziali. Durante il giorno può essere difficile avvistarle perché si celano tra le foglie più nascoste.

prima vista, in realtà richiamano e fanno diffondere altri insetti nocivi che possono infestare completamente le nostre piante. In cambio di ciò, questi insetti secernono una sostanza dolce e appiccicosa che le formiche adorano. Un’infestazione può provocare una grande quantità di danni, per questo dobbiamo impedire che le formiche abbiano la chance di portare i loro piccoli amici a diffondersi sulle nostre piante. Invece di usare le scatole di veleno potete anche avvolgere gli steli delle piante con un nastro speciale al quale le formiche rimangano attaccate, e che funzioni grossomodo come la carta moschicida. Anche questo nastro si può acquistare nella maggioranza dei negozi di floricoltura e dei centri di giardinaggio. A volte un recipiente di acqua bollente versato sopra la tana può far uscire tutte le formiche. Ma spesso questo metodo funziona soltanto come soluzione temporanea, inoltre dovete assicurarvi che l’acqua bollente non tocchi le radici delle piante, perché queste ultime si potrebbero danneggiare a tal punto da far morire l’intera pianta.

Insetti nocivi Come già detto, le formiche e gli insetti nocivi traggono vantaggio a vicenda, ed è per questo che dove sono le une, spesso si trovano anche le altre. Quindi se vedete una fila di formiche salire sugli steli e i rami laterali, sappiate che ci sono degli insetti nei dintorni. Il problema con gli attacchi circoscritti di insetti è che quando non si tratta ancora

di un’infestazione può essere difficile scoprirli. Ma è proprio questo il momento in cui dovete iniziare ad agire. Se non lo fate, entro una settimana o due le piante ne saranno infestate. L’unico modo per combattere efficacemente gli insetti nocivi è contrastare l’intera invasione e non i soli insetti visibili sulle piante di marijuana. Se lasciamo stare gli animaletti sulle altre piante e cespugli, essi li faranno seccare prima di diffondersi, in numero esponenzialmente aumentato, sulle nostre piante di marijuana. È l’incubo del coltivatore, perché a questo punto non li si più combattere. Per ciò è molto importante reagire al primo segno rivelatore della presenza di insetti – anche se non sono sulle vostre piante. Assicuratevi di non lasciare ai parassiti alcuna possibilità, alcun appiglio in tutto il giardino. Ora vi spiegherò come combattere gli insetti nocivi; ci sono molti pesticidi sul mercato, ma, come già detto, usate soltanto quelli biologici.

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Lumache Altri animali che possono devastare il vostro raccolto sono le lumache e le chiocciole; Le lumache, grassocce e color arancio, sono particolarmente voraci ed attaccano la marijuana soprattutto in estate, durante o imme-diatamente dopo un temporale. Una volta ho avuto la spiacevole esperienza di ritrovarmi un’intera pianta di marijuana – molto grande, tra l’altro – mangiata da una colonia di lumache in una sola notte. Esse preferiscono i germogli freschi, ed è lì che potete trovarle: prevalentemente sui rami dove si trovano le gemme. Le lumache vengono fuori solo di notte, e uscire allora con un pila è un ottimo modo per scovarle. Un altro metodo, anche più semplice, è riempire a metà dei vasetti di marmellata con della birra. Scavate dei piccoli buchi intorno alle piante – facendo attenzione a non danneggiare le radici – e metteteci i vasetti. L’estremità del vasetto deve essere al livello della superficie di terra circostante. Il vasetto è riempito a metà di birra, la quale esercita una magica attrazione sulle lumache. I viscidi vandali si dirigeranno in massa verso I vasetti, ci cadranno dentro ed affogheranno nella birra (per questo non dovrete riempire completamente i barattoli, altrimenti gli animaletti scivoleranno fuori di nuovo). Ho ucciso migliaia di lumache con questo metodo, invece di dover ripetutamente comprare costosi pesticidi non biologici. Spero, con questo articolo, di avervi aperto gli occhi su alcune delle alternative ai pesticidi chimici.

Questo piccolo insetto può sembrare assolutamente innocuo; in realtà può causare gravi danni alle foglie.

Aglio Ho avuto esperienze positive anche con un metodo molto vecchio ma efficace, ossia l’uso dell’aglio. Ho tratto questa ricetta da un manuale di giardinaggio tradizionale, e funziona anche contro insetti come il l’acaro di ragno rosso. Dice così: mettete alcuni spicchi d’aglio in un mortaio, pestateli e lasciateli macerare in acqua calda per tutta la notte. Il giorno successivo versate questo liquido in un setaccio, in modo da travasarlo in un nebulizzatore per piante. Quindi spruzzate sulle piante questo composto maleodorante e vedrete gli insetti scomparire tanto rapidamente quanto sono apparsi. Non dovete spruzzarlo solo sul lato superiore delle foglie, è importante bagnare anche il lato inferiore. Se gli insetti non spariscono immediatamente, dovrete ripetere l’operazione finché non funziona – cosa che alla fine avverrà (e in modo economico). Non preoccupatevi del fatto che la vostra erba sappia di aglio; ciò succederà solamente se irrorerete la pianta appena prima di raccoglierla. Nel periodo di fioritura non dovete assolutamente vaporizzare la pianta, perché in questo modo aumentate le possibilità di far marcire il bocciolo.

Prima che ce ne rendiamo conto, questa bestiolina bucherà tutte le foglie. Le ampie foglie si riempiranno allora di piccoli forellini!

Gli afidi sono esseri estremamente molesti. Succhiano la linfa vitale della pianta, il che ne ritarda gravemente la crescita e fioritura.



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VIA DEL SUFFRAGIO, 6/8 P.LE PICELLI, 7/A VIA LARGHE ONGARESCA, 35 A LARGO SISINI, 7 VIA MASURIO SABINO, 23 VIA M. MASTROIANNI, 293 VIA SAN FRANCESCO, 9 VIA D’ANNUNZIO, 3 VIA UNTORIA, 30 R VIA PASCOLI, 80 VIA LUNGOMARE DI PEGLI, 57 R VIA SCOTO, 10 PIAZZA DELLE ERBE, 2 R VIA STROZZI, 138 B VIA MONTE CENGIO, 17 VIA R. GRAZIOLI LANTE, 46 VIA STATUTO, 16 VIA COCCOLUTO FERRIGNI, 139 PIAZZA LUIGI DI SAVOIA, 24 VIA AGILULFO, 3 VIA BAVA, 30 G VIA VARENNA, 121 R VIA ROMA, 104 B VIA CADUTA DEI FORTI, 23 VIA S. MICHELE, 9 VIA PORTIGLIOLA, 25 VIA LUCA VALERIO, 5 VIA 4 NOVEMBRE, 33 VIA E. MATTEI, 9 VIA PIGNOLO, 61 A VIA SAN DALMAZZO, 7 VIA GARIBALDI, 32 VIA DEL GATTAGLIO, 38 B VIA BASILIO PUOTI, 36 VIA SANGRO, 78 A VIA VEVEY, 17 A VIA VETRUVIO, DI FRONTE AL N°1 VIA DEGLI IRPINI, 4 VIA BERGAMO, 225 VIA BORGO SAN FEDRIANO, 49/R CORSO TRE NOVEMBRE, 72/2 VIA PIGNATELLI ARAGONA, 15 VIA SOLERO, 21 – VIA GORIZIA, 23 VIA DEI VASCELLARI, 35 VIA MONTESANO, 34 VIA SANTA CHIARA, 7 VIA CAMPORESE, 33 VIA GUARDABASSI, 9 P.ZA DELLO ZERBINO, 3/3 C.SO AMEDEO 245/247 VIALE IPPOCRATE, 61 VIA UNTORIA, 30 R VIA RUGGIERO, 19 VIA GIORGIONE, 34 VIA CARMINE, 18 VIA ZALAMELLA, 42 VIA GRAMSCI, 206 VIA F.LLI DELLA ROVERE, 23 VIA DE MARCHI, 29/A VIA P. TOMMASO, 49 VIA DEI PILASTRI, 4 R VIA DEI SALICI, 1 VIA TORRETTA, 6/2 VIA BORGO SAN PIETRO, 13 A VIA D. FONTANA, 27 VIA S. ANTONIO, 42 SANTACROCE, 1906 VIA MITOLO, 5 VIA CIRCONVALLAZIONE SUD, 3 VIA PERCOLESI, 6 VIA EMANUELE, 51 CORSO CAVOUR, 13 VIA SALVAGNOLI, 81 VIA CASA COLO’, 4 VIA MAZZINI, 291 VIA CROCIFERI, 68 VIA SAN SEBASTIANO, 34 VIALE COMMERCIO, 10/2 VIA G. D’ANNUNZIO VIA DUCA DEL MARE, 53 VIA BELLINI, 9 VIA CARROBBIO, 13 VIA BORGO SAN FREDRIANO, 49/R VIA CANTONI, 19 VIA REMIGIO BELARDI, 8 STRADONE SANT’AGOSTINO, 26 R VIA G. AMENDOLA, 61 VIA CHERUBINI, 6 VIA TIMEUS, 14/A VIA IMBRIANI, 19 B C.TRA’ PORTA S. CROCE, 30 VIA VILLANOVA, 14 VIA TOSCO ROMAGNOLA, 2394 VIA CERVESE, 1303 PIAZZA MORBEGNO, 2 VIA TERENZIO, 19 VICOLO DEI BIRRI, 5 VIA FOSSATELLO, 14R VIA G. BERTA, 11 F VIA BRIGATA D’AOSTA, 25 VICO GALLICO, 15 R VIA F. CASTALDI, 41/43 VIA MARTIRI DELLA LIBERTA’, 21 VIA QUINTINO SELLA, 61/63 PIAZZA MARTIRI DELLA LIBERTA’, 24 P.ZA MEDAGLIE D’ORO, 10 VIA PARENTI, 47 VIA MARTIRI, 7 VIA VATTEAU, 7 LARGO NAZARENO, 65 VIA OZANAM, 10 STRADA ANTICA DI GRUGLIASCO, 270 VIA GIORDANI, 40 VIA E. FRANCHINI, 104 VIA GUGLIELMO OBERDAN, 25 VIA ARCIVESCOVADO, 22 VIA BEZZECCA, 38 VIA JOHANN GEORG MAHL, 26 VIA VAL DI CHIENTI, 19

67100 L’AQUILA 43100 PARMA 31020 CASTELLO ROGANZUOLO 07100 SASSARI 00175 ROMA 03100 FROSINONE 06100 PERUGIA 20123 MILANO 17100 SAVONA 47841 CATTOLICA 16155 GENOVA 29100 PIACENZA 16123 GENOVA 59100 PRATO 25128 BRESCIA 00195 ROMA 10040 VOLVERA 57125 LIVORNO 20124 MILANO 20141 MILANO 10124 TORINO 16155 GENOVA 47900 RIMINI 65100 PESCARA 34124 TRIESTE 00040 ROMA 00146 ROMA 41019 SOLIERA FORLI’ 24121 BERGAMO 10122 TORINO 09040 SETTIMO SAN PIETRO 42100 REGGIO EMILIA 80134 NAPOLI 59100 PRATO 11100 AOSTA 20100 MILANO 00185 ROMA 24045 FARAGERA D’ADDA 50124 FIRENZE 38100 TRENTO 90100 PALERMO 15100 ALESSANDRIA 00100 ROMA 90100 CATANIA 41012 CARPI 30137 MESTRE 06100 PERUGIA 16122 GENOVA 57125 LIVORNO 00161 ROMA 17100 SAVONA 20132 MILANO 31100 TREVISO 20077 MELEGNANO 48100 RAVENNA 09013 CARBONIA 21100 VARESE 40123 BOLOGNA 10123 TORINO 50121 FIRENZE 36030 SARCEDO 20020 VARESE 40126 BOLOGNA 80128 NAPOLI 56124 PISA 30170 VENEZIA 70124 BARI 92020 SAN GIOVANNI GEMINI 62012 CIVITANOVA MARCHE 24050 COVO 47023 CESENA 50053 EMPOLI 51020 PAVANA 55049 VIAREGGIO 95100 CATANIA 96100 SIRACUSA 41012 CARPI 07026 OLBIA 04100 LATINA 09128 CAGLIARI 21100 VARESE 50124 FIRENZE 21053 CASTELLANZA 00045 GENZANO DI ROMA 16123 GENOVA 70037 RUVO DI PUGLIA 63039 SAN BENEDETTO DE TRONTO 34125 TRIESTE 73100 LECCE 36100 VICENZA 01100 VITERBO 56021 MONTIONE - CASCINA 47023 CESENA 20127 MILANO 00193 ROMA 38100 TRENTO 16124 GENOVA 84100 SALERNO 90100 PALERMO 17100 SAVONA 80011 ACERRA 33080 CORDENONS 90100 PALERMO 64100 TERAMO 74100 TARANTO 41013 CASTELFRANCO EMILIA 38068 RIVA 20125 MILANO 92020 SAN GIOVANNI GEMINI 10153 TORINO 10095 GRUGLIASCO 21100 VARESE 42027 MONTECCHIO EMILIA 80078 POZZUOLI 07100 SASSARI 18038 SAN REMO 39031 BRUNICO 00195 ROMA

Città

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usicali m i n o i s n e c Re

VARIOUS: REGGAE GOLD 2004 VP

2CD / LP

Soft Secrets

TANYA STEPHENS: GANGSTA BLUES VP CD / LP

Puntuale come sempre, giunta alla sua dodicesima edizione, ecco Reggae Gold 2004, la raccolta con la quale ogni anno VP inaugura l’estate. Sono presenti i migliori brani dancehall, roots e lover’s usciti (o riscoperti, come nel caso di Earth a Run Red) negli ultimi mesi. La confezione contiene anche un bonus disc remixato da Black Kat. TRACKING LIST 1. In Her Heart – Capleton 2. Dude (Remix) – Beenie Man Featuring Ms. Thing & Shawwna 3. Jiggy – Elephant Man 4. Fire Time – Capleton 5. Jook Gal (Video Remix) – Elephant Man Feat. Twista & Youngbloodz 6. Girls Gone Wild – Assassin 7. Ay Ay Ay – Tony Touch Feat. Sean Paul 8. Anything Goes – Cnn Feat. Wayne Wonder & Lexxus 9. You Don’t Know My Name (Reggae Remix) - Alicia Keys 10. Can’t Breathe – Tanya Stephens 11. No Guns To Town – Natty King 12. Earth Ah Run Red – Richie Spice 13. Pride & Joy – Beres Hammond 14. Girl – Baby Cham & Jimmy Cheeztrix 15. Fire Fire – T.O.K. 16. Got News For You – Tanto Metro & Devonte 17. U’ve Got Me – Morgan Heritage 18. Been So Long – Lady Saw 19. Dat Sexy Body Espanol – Sasha LUCIANO: SERIOUS TIMES VP CD / LP

I tempi sono sempre più seri e Luciano ancora una volta li affronta cantando liriche di amore, speranza, resistenza universale. Serious Times, in uscita nell’estate 2004, sarà caratterizzato da sonorità acustiche e ritmi sia contemporanei che classici, interpretati con la solita grazia e intensità dal nostro Messenjah TRACKING LIST 1. Give Praises 2. Come Down Father 3. The World Is Troubled 4. Stay Away 5. Just Talk To God 6. Satisfy Yourself 7. Love Will Make It (con Morgan Heritage) 8. Echoes OF My Mind 9. Free Up The Weed 10. Alpha & Omega 11. Serious Times Serious Measures 12. Nowhere To Go To 13. We Need A Miracle * 14. This Feeling * 15. Jah Is My Keeper * 16. The Ras She Want * 17. Only Love *

Nel 2003 Tanya Stephens è esplosa sulla scena reggae con due hits che tutt’ora dominano le dancehall nostrane e internazionali, “It’s A Pity” e la ballata “What A Day”. Gangsta Blues, il suo quinto album, è il naturale contenitore per l’energia che la cantante aveva promesso ai suoi fans con questi due brani; un disco splendido, autentico, ribelle, che mostra la versatilita’ del talento di Tanya e delle tematiche toccate dalle sue liriche, spesso ironiche e taglienti. Tanya mette in luce le innumerevoli difficoltà che una donna cosciente del proprio valore deve affrontare in un mondo in cui l’uomo esercita ancora una forte egemonia culturale. Nel promo sampler che presenta il disco ci spiega: “il mio intento con questo disco non è solo di dimostrare il mio valore come scrittrice di canzoni, ma anche di distaccarmi dagli stereotipi tipici della dancehall, in cui le donne propongono il solito cliché sessuale”. Il filo conduttore del disco e’ naturalmente il dancehall reggae e vi troviamo, come dice lei stessa, anche delle suggestioni black e blues, nei testi e in alcune ballate. Tra le tracce cruciali, oltre “It’s a Pity” e “What a Day”, segnaliamo “This is Love”, brano cantato insieme a Wyclef Jean. E poi l’umorismo sferzante di “Boom Wuk” e “Tek Him Back”, la sensualità di “Little White Lie”, la potente combination con Spragga Benz “Gangsta Gal”, e “The Other Cheek”, un accorato appello al primo ministro giamaicano perchè risolva i tanti problemi dell’isola. Prodotto da lei stessa e da Andrew Henton per la loro etichetta Tarantula Records, esce ancora una volta con la VP Records ed è disponibile in tutto il mondo dal 30 marzo 2004. TRACKING LIST 1.Intro 2.Way Back 3.Boom Wuk 4.Damn 5.Good Ride 6.Little White Lie 7.It’s A Pity 8.I Am Woman 9.Tek Him Back 10.This Is Love (Con Wyclef Jean) 11.Gangsta Gal (Con Spragga Benz) 12.What’s Your Story 13.Can’t Breathe* 14.Sound Of My Tears * 15.The Other Cheek * 16.What A Day * 17.We A Lead * Solo Su Cd ANTHONY B: JUSTICE FIGHT NOCTURNE

CD

Quest’ album giunge ad un anno di distanza da ‘Street Knowledge’ ed esce contemporaneamente a Wise Man Chant. Interamente prodotto dall’etichetta di Leroy Suga Roy Moore, la Fire Ball, per la quale erano già usciti alcuni singoli, è un disco di conscious dancehall garantito dalla partecipazione di musicisti importanti, quali per esempio Sly & Robbie, Dean Frazer, Jazzwad, Steely & Clevie; e da un Anthony B conscious e combattivo anche più del solito TRACKING LIST 1.Justice Fight 2.Wrath 3.Every Woman 4.Fan Dangles 5.Girls 6.Loneley 7.It’s Over Now 8.Hail Jah 9.State Of Mind 10.Hotness 11.Life Is A Lesson 12.Do Your Thing 13.Cloth 14.True Love AUGUSTUS PABLO: DEFINITIVE AUGUSTUS PABLO ROCKERS

i Radici. Il resto sono pezzi nel loro stile classico, suonati alla grande da un gruppo compatto ormai collaudato e affiatato come pochi. Reggae roots, lovers e un pizzico di ska, tutti brani originali e cantati in italiano, registrati presso lo studio Nuove Onde Sonore di Fiumicino e mixati parte a Fiumicino e parte allo Spliff a Dada Studio di Pinerolo (Africa United). Un ringraziamento particolare per la citazione del One Love e di vari altri sounds system nel brano Ansai Come Ce Piace. Vedi anche www. radicinelcemento.it

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TRACKING LIST 1. Ansai Come Ce Piace 2. Dalla Terra 3. Er Traffico De Roma 4. La Riva Del Mar 5. Wandering 6. Sognando Jamaica 7. Balle! 8. Io Resto Qua 9. Intro 10. La Mia Radio 11.Ansai Che Version 12.Centocinquantasette 13.La Logica Del Profitto 14.La Logica Del Dub 15.E’ La Mia Vita Feat. 3 Colors Bellissima raccolta di brani strumentali e perle vocali suonati e prodotti dal maestro del dub e della melodica, il grande e compianto Augustus Pablo. Fondamentale per i neofiti. TRACKING LIST 1.Rockers Rock 2.Frozen Dub 3.555 Crown St. 4.False Rasta (With Jacob Miller) 5.Kid Ralph 6.Thunderclap 7.Havendale Rock 8.Young Generation (With Bongo Pat) 9.New Style 10.Far East 11.Sufferers Trod 12.A.P. Special 13.Only Jah Know (With Tetrack) 14.Drum Song 15.Zion Gate Dub 16.Augustus Pablo Meets Mr. Bassie 17.Tippertone Blues 18.Cassava Piece 19.King Tubby Meets Rockers Uptown 20.Black Forces (With Norris Reid) 21.Africa Must Be Free (With Hugh Mundell) 22.Africa 1983 23.Black Gunn 24.Silent Satta 25.Omega Africa 26.Original Roots 27.Pablo Inna Hungry Town 28.Love And Unity (With Carlton & The Shoes, Jah Levi, Jah Bull) 29.Pablo Inna Fine Style 30.Look Within Dub (With Rockers All Stars) 31.Up Warika Hill 32.East Of The River Nile 33.Ras Menilik Harp 34.Skanking Easy 35.Chain Gang 36.Problems (With Horace Andy) 37.King Davids Melody 38.Java Part II 39.Kushites 40.King Alpha And Queen Omega 41.Revelation Time 42.Rice And Peas (With Roman Stewart) 43.Jah Light 44.Unity Dub RADICI NEL CEMENTO: OCCHIO V2 RECORDS

CD

Dopo una lunga preparazione, è disponibile il nuovo ottimo disco della band romana, prodotto da loro stessi e dato in licenza a una major per marketing e distribuzione. Quindici brani, di cui due sono versioni dub e uno ha un ritmo jungle insolito per

TOOTS & THE MAYTALS: TRUE LOVE V2

Toots come back again!! Un disco sorprendente caratterizzato da numerose collaborazioni prestigiose con vecchie star e giovani artisti di musica reggae, black e non solo, leggete la tracking list e reggetevi forte. Toost Hibbert e i Maytals reinterpretano i loro vecchi classici e sono in ottima forma mentre gli ospiti rendono omaggio e duettano con la voce soul di Toots; un album imperdibile soprattutto se vi piacciono combinations e contaminazioni. TRACKING LIST 1.Still Is Still Moving To Me (Con Willie Nelson) 2.True Love Is Hard To Find (Con Bonnie Raitt) 3.Pressure Drop (Con Eric Clapton) 4.Time Tough (Con Ryan Adams) 5.Bam Bam (Con Shaggy And Rahzel) 6.54-46 Was My Number (Con Jeff Beck) 7.Monkey Man (Con No Doubt) 8.Sweet And Dandy (Con Trey Anastasio) 9.Funky Kingston (Con Bootsy Collins & The Roots) 10.Reggae Got Soul (Con Ken Boothe & Marcia Griffiths) 11.Never Grow Old (Con Terry Hall, The Skatalites, U Roy) 12.Take A Trip (Con Bunny Wailer) 13.Love Gonna Walk Out On Me (Con Ben Harper) 14.Careless Ethiopians (Con Keith Richards) 15.Blame On Me (Con Rachael Yamagata)

a cura di: ONE LOVE MUSIC CORNER • Via di Porta Labicana 38 • 00185 ROMA • tel/fax 0644702335


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enze r e f n o C e l Festiva

Rototom Sunsplash 2004

Danze e cortei per le strade del Sunsplash. di Maria Carla Gullotta

Un festival ,giunto ormai alla sua undicesima edizione, ricco di sorprese, suggerimenti e incontenibile entusiasmo. Il reggae raduno europeo ha raccolto intorno a se una vera e propria tribù, un mondo che si riconosce nelle parole della reggae music. Le cifre sono incredibili per un genere musicale considerato di nicchia. Oltre 100.000 persone transitano per il festival nel corso della settimana e sono in tanti a decidere di fermarsi per l’intera durata della manifestazione. Forse è proprio la formula insolita dell’estrema lunghezza ad avere conquistato gli animi. Infatti, oltre alla buona musica il

Sunsplash regala il tempo perduto. Il tempo che in genere non si ha la possibilità di trovare per se stessi, per gli amici, per i pensieri e per i piaceri. Nove giorni in un luogo bello, il Parco del Rivellino, senza automobili, senza puzza di smog, senza fretta. Una seria di attività che stimolano la curiosità e danno la possibilità di approfondire temi spesso solo sfiorati e orecchiati. Uno spazio libero per discutere, un modo informale per fare informazione. Se è vero che sul palco sono passati nel corso delle varie edizioni tutti i più grossi nomi del reggae giamaicano ed europeo, è altrettanto vero che sotto le vele delle grandi tende si sono sommati i pensieri. Si è discusso di pace, tema a cui il festival di quest’anno è dedicato, si è parlato

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di ambiente, dei mille usi della marijuana, di informazione, di reggae e di Giamaica, di diritti umani e di rastafarianesimo. Tanti tasselli, tanti contributi per dare spunti, per dare una voce nostra ai nostri bisogni, alle nostre idee e ai nostri sogni. La gente del reggae sente forte il desiderio di un mondo di pace , tolleranza e fratellanza e durante il raduno è importante che sappia esprimerlo e trovi ascolto attraverso le radio, i siti web e il tam tam delle notizie raccontate . E se si ricercano benessere e armonia, la sezione dedicata al corpo e alla mente di Vivere le Energie compie un lavoro prezioso offrendo, attraverso meditazioni, incontri con i maestri della medicina non tradizionale, sessioni di yoga e massaggi, gli strumenti per conoscersi meglio, per riconoscere i propri punti deboli e i metodi per affrontarli. Un insieme di piaceri, cocccole e conoscenza di se stessi che si porta dentro ben oltre i confini temporali del raduno Spazio anche per i bambini che sono tanti e che nell’area dei giochi trascorrono i pomeriggi a giocare in una babele di lingue e colori della pelle. Una foto che fa sognare un futuro senza pregiudizi. Corsi di percussioni e danza, tanti piccoli posti in cui mangiare vegetariano, giamaicano, spagnolo e piadine romagnole, con le panche e i lunghi tavoli per sedersi a guardare il parcheggio lungo i viali. Le associazioni no profit ,raccolte in una piazzetta , un modo per dare voce all’impegno e al volontariato di tanti gruppi che si battono nel sociale. Le bancarelle degli africani che vendono djembe e partecipano alla festa con session improvvisate , le

Tecniche di coltura indoor/outdoor La conferenza de “Il Canapaio”

Dopo l’esperienza dello scorso anno con la partecipazione di Howard Marks (alias Mister Nice), il Rototom Sunsplash ha riproposto due incontri informativi riguardanti rispettivamente le tecniche di coltivazione indoor e outdoor. Quest’ anno a tenere la conferenza è stato chiamato “il Canapaio” (già intervenuto nell’edizione dello scorso anno) supportato da Filippo di Filo d’erba (co-autore del “nuovo manuale per la coltivazione”) e Alessandro di Indoorline specializzati in attrezzature e prodotti per la coltivazione. Buona la risposta di pubblico in entrambe

le occasioni con un centinaio di spettatori interessati ed un clima fortemente colloquiale con il Canapaio che invitava i ragazzi ad avvicinarsi il più possibile e a fare domande su questi argomenti. La prima ora di conferenza è stata un autentico corso di coltivazione, ma col passare dei minuti l’incontro ha preso la forma di una sorta di “racconto da focolare” anche perché un improvviso diluvio aveva svuotato la sala costringendo la maggior parte del pubblico a tornare alle tende. L’atmosfera familiare ha portato il Canapaio a rispondere a numerose domande

coinvolgendo gli spettatori nei racconti sulla propria esperienza indiana: da anni infatti vive a metà tra Italia e India, a ridosso dell’Himalaya. L’impronta della vecchia scuola ha fortemente influenzato il Canapaio: i suoi metodi di coltivazione contemplano l’utilizzo di fertilizzanti e ammendanti biologici (letami vari, Bat Guano e substrati naturali) sconsigliando qualsiasi fertilizzante di sintesi. Ben diverso il secondo appuntamento sulle tecnologie indoor: in questo caso il Canapaio ha lasciato molto più spazio a Filippo ed Alessandro che hanno esposto un box di coltivazione spiegando

tendopoli dove si cucina la pastasciutta tra uno spliff e l’altro, le ragazze con il piercing e le signore con i catino per fare il bucato. Il popolo del reggae ha tante facce e tante volti ma un’anima sola. Per mettere a punto questa “macchina da guerra” ci vogliono mesi di impegno e ci vuole sopratutto la passione di un pugno di persone che ha sfidato la logica di mercato, la pioggia delle colline del Friuli, il disinteresse delle amministrazioni locali per realizzare il sogno di una vita da appassionati di reggae. E siamo già pronti a ricominciare perchè l’appuntamento è per l’anno prossimo dal 1 al 9 luglio 2004. One Love

Migliaia di persone riunite per comporre la scritta PACE.

Capleton in live al Rototom.

passo dopo passo come ricreare le condizioni ideali per far prosperare una pianta in una serra domestica, spaziando dall’illuminotecnica alla corretta ventilazione fino ad arrivare ai valori di pH ed EC; sigle ancora incomprensibili per molti coltivatori. Si è concluso esponendo le tecnologie di coltura idroponica; e in questo caso il Canapaio ha completamente lasciato la parola ai più giovani prendendo le distanze da questa tecnica non senza una breve precisazione: ”Nonostante la mia avversione per l’idrocoltura mi rendo perfettamente conto di come in certi contesti la sua efficacia sia fuori discussione. Penso ai giovani che non hanno occasione di vivere in campagna e non hanno familiarità con letame e tecniche agricole; in questi casi l’idrocoltura può essere un approccio più facile e dare maggiori garanzie di successo finale”. Finale per intenditori con una lezione sulla genetica del Canapaio e una breve storia del breeding (selezione delle genetiche) cui ha attivamente partecipato HazeMan di farmerseeds.com che ha inserito una discussione sulla nascita dei primi ibridi F1 e sulla loro origine in California. Anche in questa seconda occasione l’incontro si è prolungato per alcune ore ricreando l’atmosfera familiare intorno al Canapaio che ha continuato a dispensare consigli anche nei giorni seguenti l’evento dallo stand di Indoorline.



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Soft Secrets Italia è pubblicato da: Discover Publisher BV P.O.Box 362, 5460 AJ, Veghel, Olanda Tel: 0031.73.549.81.12 Fax: 0031.73.547.97.32

Nome

Numero unico in attesa di registrazione Direttore: Boy Ramsahai Editore internazionale: Clifford Cremer Responsabile di redazione: Andrea Sommariva Capo-redattore/coordinatore: Matteo Gracis “Ecko” Redazione: Andrea Sommariva, Cristina Bregoli, Fabio Cardoni, Fabio Troya , Franco Casalone, Luca Marola, Matteo Gracis “Ecko”, Noucetta Kehdi, Simone Alfredo Fumetti: Elia Bonetti, Marco Lo Bello, Andrea Peron “Ash”, Francesco Froio Pubblicità: Ysabelle Margalhan Ferrat

Telefono

Wipe Out Etnobotanica

0039-011-19707482 29

Bio Bizz

0031-50-5414650

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Bio Nova

0031-416-650082

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Bottega della Canapa

0039-0547-384886

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Dutch Wholesale

0031-543-533497

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Fral

0039-0335-5496693 43

Future Bags

0031-20-6811319

G.H.E.

0033-562-060830

8

Hempatia

0039-010-666565

13

Hempatia Milano

0039-02-89074388

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Hemporium

0039-06-97618522

5

High Quality Seeds

0031-73-5479916

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Highlife Hempfair

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Homegrown Fantaseeds 0031-20-4230035

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Hunter’s Bar

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I.G.T.

Hanno collaborato a questo numero: “Bluevelvet”, “Cannaddicto”, “Foz”, “Skunkyman”, “Oldblues” (ENjOINTeam), “Il Canapaio”, Maria Carla Gullotta, Loredana Stefanelli, Charlie Stone, Marzia Sassi, Indoorline, OneLove

Pagina

0031-10-2099665

Il Canapaio Ducale

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Indoorline

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Kulu Trading

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La Canna

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Magus Genetics

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MCK-Biogardening

0039-0586-852877

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Redazione: Soft Secrets Italia via Varenna 39 16155 – Genova

Mountain High

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E-mail: softsecrets_italia@yahoo.it

Foto copertina: Big Bud © Sensi Seed Bank

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Near Dark Italia

0039-010-6962196

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Never Mind

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Nirvana

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Paradise Seeds

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40

Plantage de

0031-40-2575936

40

Pollinator

0031-20-4708889

40

POP Filters Semitalia

43 0039-055-8457452

43

Vu-Du

0039-02-66985657

43

Wipe Out Etnobotanica

0039-011-19707482 29

Serious Seeds

29

Il numero 2 di Soft Secrets Italia uscirà il 15 novembre 2004




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