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Darren Peers (Capital Group

Investire nel futuro è una scelta naturale

Il cambiamento climatico pone ingenti sfi de alle grandi compagnie petrolifere, sottoposte a forti pressioni per il contributo che intendono fonire agli obiettivi di azzeramento delle emissioni. Ma la strada da percorrere per il raggiungimento di questo traguardo è ancora lunga. Secondo Darren Peers, senza un piano strategico per la transizione energetica, un’azienda operante nel settore non può avere una posizione di leadership e utili sostenibili.

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ANALISTA DI INVESTIMENTI AZIONARI, CAPITAL GROUP

Investire nel futuro è una scelta naturale

ROAD TO NET ZERO

“I colossi europei hanno sviluppato importanti programmi per tentare una decarbonizzazione di concerto con la società”

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ono enormi le s de che il cambiamento climatico pone alle grandi compagnie petrolifere. Dopo esser sopravvissute al crollo dei prezzi del greggio nel 2020, a seguito del COVID-19, oggi sono sottoposte a forti pressioni per il contributo che intendono fornire agli obiettivi di azzeramento delle emissioni nette entro il 2050. Ma per il raggiungimento di tale traguardo la strada da percorrere è lunga e ricca di s de. Tanto più che, ancora per parecchio tempo, il mondo non potrà fare a meno degli idrocarburi, per i trasporti, l’energia, le sostanze chimiche, la plastica e i lubri canti. “A livello mondiale c’è una tensione incredibile, soprattutto all’interno delle società occidentali”, afferma Darren Peers, analista degli investimenti azionari di Capital Group, con una specializzazione nel settore del petrolio. “Vogliamo un’energia a prezzi accessibili e al contempo pulita. A volte non è necessario scegliere: l’eolica onshore e il solare, per esempio, sono fonti di energia sia accessibili, sia pulite. Tuttavia, in molte altre parti della  liera energetica, l’energia pulita è più costosa”, spiega l’esperto. Al momento alcune regioni risultano avvantaggiate nella transizione. Ma per l’economia mondiale nel suo complesso il processo appare maggiormente dif coltoso. “I colossi europei hanno sviluppato importanti programmi per tentare una decarbonizzazione di concerto con la società, mentre le principali compagnie petrolifere statunitensi sono state meno proattive”, osserva Peers. “BP, ad esempio, sta puntando fortemente sulle risorse rinnovabili. Chevron ed Exxon Mobil, al contrario, si sono mostrate meno disposte ad un passaggio verso aree delle energie alternative  nora poco redditizie. Ma così facendo potrebbero correre il rischio che il loro approccio venga considerato inaccettabile”, ammette l’analista.

FORTI PRESSIONI

Basti citare quanto accaduto recentemente alla Royal Dutch Shell, obbligata da una sentenza di un tribunale olandese a ridurre le emissioni nette di carbonio del 45% entro il 2030. “Se questo episodio insegna qualcosa, è possibile prevedere che le compagnie saranno indotte ad adottare misure di riduzione delle emissioni facendo leva sulle leggi e sulle politiche vigenti”, spiega. “Questo signi ca che dovranno diminuire la loro impronta di carbonio a un ritmo più sostenuto”, dice. Un’altra notizia che ha suscitato molto interesse negli ultimi mesi è stata l’elezione di tre nuovi membri al CdA di Exxon Mobil da parte di un gruppo di azionisti attivisti guidato dall’hedge fund Engine No. 1. Tutte e tre le unità di investimento azionario di Capital Group hanno votato a favore del loro ingresso, prendendo una posizione ampiamente condivisa dalla maggior parte dei gestori patrimoniali. Secondo Peers ciò è sintomatico del fatto che una transizione verso un modello di business maggiormente orientato alle fonti di energia sostenibile sia importante tanto quanto la redditività�. “Si tratta di due aspetti ormai inscindibili”, afferma. “Una società non può avere una posizione di leadership nel settore e utili sostenibili senza un piano strategico a lungo termine per gli investimenti nell’energia a basse emissioni di carbonio”, dice.

SCENARI FUTURI

Per diversi anni la domanda di petrolio e gas continuerà a crescere, per poi stabilizzarsi e iniziare molto lentamente a diminuire. È quanto prevede Peers per il futuro prossimo, dato che al momento gli idrocarburi sono ancora il modo più conveniente di alimentare la crescita delle nostre economie. Tra i fattori che potrebbero accelerare la transizione c’è lo sviluppo di nuove tecnologie di riduzione del carbonio o l’alternativa che quelle esistenti diventino economicamente più accessibili. O ancora che varie regioni siano disposte a imporre un prezzo del carbonio più� elevato. “Ad oggi non siamo dove dovremmo essere. Tuttavia, c’è sempre più� consapevolezza che è necessario fare di più”, afferma Peers. “Certamente una maggiore spinta a muoversi verso la parte discendente della curva economica dei costi aiuterebbe le organizzazioni e le società a compiere il salto”, fa notare. Anche la politica dei Governi avrebbe la capacità di favorire il passaggio delle compagnie petrolifere

ANCORA PER VARI ANNI LA DOMANDA DI PETROLIO E GAS CONTINUERÀ A CRESCERE, PER POI STABILIZZARSI E COMICIARE LENTAMENTE A DIMINUIRE

verso le energie alternative, alterando i modelli di consumo attraverso requisiti di cattura del carbonio o incentivi  nanziari per i consumatori. Ne è un esempio il pacchetto climatico ‘Fit for 55’ proposto dall’Unione europea, che prevede l’imposizione di un prezzo sulle emissioni causate dalle spedizioni e dai trasporti aerei, e il divieto di vendita di nuove automobili con motore a combustione interna entro il 2035. “Le compagnie petrolifere hanno diverse potenziali aree su cui concentrarsi”, dichiara. “La catena di valore delle energie rinnovabili ha una struttura simile a quella del settore energetico. Nonostante ciò, gli asset sono diversi: potrebbe trattarsi della produzione di energia grazie alla costruzione di parchi eolici offshore, del trasporto di una particolare forma di energia alternativa come della distribuzione  nale ai clienti, ad esempio attraverso le stazioni di ricarica per veicoli elettrici”, ipotizza. “Mentre le grandi compagnie petrolifere europee hanno puntato sull’eolico e il solare, le controparti di Chevron ed Exxon Mobil dispongono di tecnologie di cattura del carbonio che possono sfruttare a loro favore. Inoltre, anche l’idrogeno e i biocarburanti offrono un’ulteriore gamma di potenziali opportunità”, spiega l’esperto di Capital Group. Ad ogni modo risulta chiaro che se l’umanità dovrà raggiungere l’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di carbonio entro il 2050, saranno necessari investimenti massicci nelle fonti di energie alternative. “E questa potrebbe essere un’enorme opportunità per le grandi compagnie del petrolio”, conclude Peers.

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