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Valerio Schmitz-Esser (Credit Suisse AM
Dopo sette anni di assenza nel mercato, Credit Suisse Asset Management è tornata nell’arena europea degli ETF due anni fa. Valerio Schmitz-Esser spiega che, per uno dei principali gestori indicizzati in Europa con oltre 180 miliardi di euro di masse, estendere l’offerta a questo comparto è stata un’evoluzione naturale e necessaria per svilupparsi sul mercato europeo. Guardando al prossimo futuro, la società vuole crescere in Italia, puntando su una gamma di fondi indicizzati ed ETF con particolare focus sulla sostenibilità.
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SOSTENIBILITÀ AL CENTRO
“Il lancio di una gamma ESG è stato ben accolto dalla platea di investitori anche e soprattutto in Italia, mercato che rappresenta uno dei nostri maggiori focus sia per ragioni storiche che strategiche”
on solo Stati Uniti. L’Europa riconquiN sta terreno e registra, negli ultimi anni, una significativacrescita nel mercato dei prodotti indicizzati. Un comparto che nel Vecchio Continente conta grossomodo le stesse dimensioni di quello degli ETF. Non mancano però le differenze tra i due strumenti. Come ricorda Valerio Schmitz-Esser, managing director & head of Index Solutions, Credit Suisse Asset Management, prima di tutto nella modalità di negoziazione: gli indicizzati che, come un fondo attivo tradizionale, vengono negoziati una volta al giorno (dopo cut-off) e gli ETF invece durante tutta la giornata sul mercato secondario.
A livello globale maggiore flessibilitàoperativa e condizioni economiche attraenti fanno degli indicizzati uno dei prodotti di maggiore successo nel segmento dei fondi pensione e gruppi bancari internazionali. L’esperto sottolinea che, per ragioni storiche, l’offerta degli indicizzati tipicamente si concentra su asset class e benchmark molto tradizionali. “D’altro canto gli ETF, investibili da una più ampia platea di risparmiatori, offrono spesso esposizioni più concentrate, come portafogli tematici o legati a materie prime e criptovalute, nel caso di ETC ed ETP”.
Un’altra differenza, da un punto di vista meramente distributivo, è che gli ETF sono prodotti retail, accessibili a chiunque sia connesso a una borsa valori. “Durante la pandemia, abbiamo notato come molti emittenti di ETF abbiano puntato su un modello distributivo ibrido, compensando una presenza commerciale necessariamente limitata con maggiori contenuti sui canali virtuali ed eventualmente sui social. Anche se questo modello ha funzionato molto bene, pensiamo che il carattere personale della relazione nella distribuzione dei prodotti d’investimento sia qualcosa di irrinunciabile”, prosegue Schmitz-Esser. Le opportunità di distribuzione dei fondi indicizzati però, almeno per il momento, rimangono limitate dato che l’offerta bancaria retail dipende dagli accordi di collocamento. “Una delle maggiori sfidefuture sarà modernizzare la distribuzione degli indicizzati, armonizzando le piattaforme per la sottoscrizione fondi e rendendo maggiormente attrattivo per i distributori considerare questi fondi nella loro offerta”, spiega il professionista di Credit Suisse.
ETF, IL RITORNO
Credit Suisse Asset Management, uno dei principali gestori di soluzioni indicizzate in Europa con oltre 180 miliardi in gestione, due anni fa ha preso la storica decisione di rientrare nel mercato degli ETF dopo un’assenza di oltre sette anni.
“I nostri ETF sono parte integrante di una gamma di oltre 100 prodotti, compresi i fondi indicizzati che offrono agli investitori europei un ampio menu da cui scegliere la propria asset allocation. Grazie alla lunga esperienza nel campo degli indicizzati, estendere l’offerta al comparto degli ETF è stata un’evoluzione naturale e necessaria per crescere sui mercati europei”, conferma Schmitz-Esser. Per intenderci, dando qualche cifra, dal marzo 2020 i prodotti hanno toccato la quota di 7 miliardi di euro di attivi in gestione.
“Siamo molto soddisfatti di questi risultati, che sottolineano l’importanza dei prodotti indicizzati nel contesto di portafoglio dei clienti europei. Oltre alla maggiore convenienza fiscaledegli ETF, il focus sulla sostenibilità è uno dei fioriall’occhiello della nuova gamma”, ci tiene a sottolineare l’esperto. Il lancio di una gamma con focus ESG “è stato ben accolto dalla platea di investitori, anche e soprattutto in Italia, mercato che rappresenta uno dei nostri maggiori focus sia per ragioni storiche che strategiche”.
L’esperto mette inoltre in luce che una gestione indicizzata ben si sposa con la sostenibilità. “Indicizzando un’esposizione di tipo ESG, il rating di sostenibilità diventerà parte del processo d’investimento, contribuendo a determinare il peso di ciascun titolo nell’indice. Ci aspettiamo che il mercato si polarizzi sempre di più su prodotti disegnati attorno a tecniche di integrazione ESG, adottando tanto l’esclusione quanto la selezione positiva, o a temi ambientali”, dice Schmitz-Esser.
La gamma di Credit Suisse si incentra sulla metodologia MSCI ESG Leaders, una tecnica a due stadi, uno
degli standard più diffusi tra gli investitori istituzionali. “In primo luogo si mira a filtrarel’universo investibile di riferimento escludendo le aziende significativament coinvolte in settori non desiderabili o pratiche di business controverse. Infine,i titoli rimanenti vengono ordinati a seconda del loro rating di sostenibilità e solo il miglior 50% all’interno di ogni settore viene mantenuto nel portafoglio”, spiega il professionista.
UN FUTURO IN CONSOLIDAMENTO
Nel futuro degli ETF e degli indicizzati è previsto un consolidamento a livello globale. “Una delle principali ragioni è la necessità di imponenti economie di scala per offrire un prodotto di qualità. Le commissioni medie dell’industria sono scese drasticamente nell’ultimo decennio, rendendo le gestioni indicizzate anti-economiche per le controparti più piccole” spiega Schmitz-Esser.
Scomponendo l’universo degli ETF europei per diversi livelli commissionali, “notiamo come la maggior parte dei flussidegli ultimi dieci anni abbiano beneficiatodi prodotti caratterizzati da TER bassi (sotto i 0.20%), come azionario large cap e obbligazioni liquide”, prosegue.
Dato l’ingente numero di nuovi prodotti lanciati recentemente e la crescente competizione nell’industria dei passivi, Credit Suisse ha deciso di seguire un approccio sistematico: “Preferiamo concentrarci in aree poco presidiate anziché lanciare altri prodotti ‘me too’ sul mercato. Come nel caso dell’ETF sulle Small Cap americane e quello sulla tecnologia, prodotti unici nel loro genere, che per primi hanno integrato un processo d’investimento ESG nelle rispettive asset class”, dice l’esperto.
Ma non solo, un’altra sfidasignificativaper l’industria, da qui ai prossimi dieci anni, sarà quella di intercettare la crescente domanda che arriva dai canali distributivi digitali, “poiché sempre più investitori approcciano il risparmio gestito attraverso piattaforme di trading o app di roboadvisory, già capaci di attrarre flussiimportanti nel nord Europa”, conclude Schmitz-Esser.