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EDI TO RIA LE C’ L’EDUCAZIONE FINANZIARIA ENTRA A SCUOLA

è una notizia importante, cui forse è stata data troppa poca risonanza sui media: lo scorso 11 aprile il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge Competitività, che inserisce l’educazione finanziaria nell’insegnamento dell’educazione civica. Detto in soldoni, la finanza, il risparmio, l’investimento entrano di diritto a scuola, con l’obiettivo di rendere i ragazzi cittadini consapevoli (cosa che non guasta, considerando le poco sufficienti conoscenze finanziarie delle famiglie italiane, secondo Bankitalia).

L’idea che i cittadini partecipino alla vita economica del Paese, lo sappiamo, è fondamentale e sta a cuore all’intera industria. Da ConsulenTia al Salone del Risparmio, dai master ai cicli di incontri per studenti promossi da banche o SGR, sono tantissimi gli eventi nazionali che, negli anni, alla cultura finanziaria hanno cercato di dare sempre più spazio. E peso.

LO SCORSO 11 APRILE

IL GOVERNO HA

APPROVATO UN DDL CHE INSERISCE

L’EDUCAZIONE

FINANZIARIA

NELL’INSEGNAMENTO

DELL’EDUCAZIONE CIVICA. UN PASSO

FONDAMENTALE

CHE VA SEGUITO, SOPRATTUTTO DALLA STESSA INDUSTRIA DEL RISPARMIO GESTITO.

Adesso l’occasione è davvero arrivata: il ddl prevede forme di cooperazione tra soggetti istituzionali e soggetti portatori di interessi economici. Il ministero dell’Istruzione e del Merito, infatti, definirà le linee guida per lo studio dell’educazione finanziaria nelle scuole, “d’intesa con la Banca d’Italia e la Consob e sentite le associazioni rappresentative degli operatori e degli utenti bancari e finanziari”. Inoltre, il MIM, la Banca d’Italia e la Consob sottoscriveranno appositi accordi per promuovere la cultura finanziaria, nel rispetto dell’autonomia scolastica. Lo stesso ministro Giuseppe Valditara, nel giorno dell’approvazione, twittava: “risparmio e investimento saranno centrali nella crescita dei ragazzi”.

Insomma, una pagina nuova per il settore (e non solo). Ma anche una sfida impegnativa. All’entusiasmo si associa una questione più pragmatica. Lo sollevava, giorni fa, lo stesso presidente di FEduF (ABI) Stefano Lucchini. Spesso l’educazione civica è confinata in fondo alla programmazione scolastica (in alcuni istituti, considerata la piena autonomia scolastica, non è quasi nemmeno in programma). Non solo. Ci saranno docenti in grado di far capire una materia non proprio semplice ai più giovani? Forse servirebbero insegnanti dedicati (nonostante la rigidità dei contratti, poi)? Per Lucchini è stato fatto il primo passo fondamentale ma bisogna delineare gli altri passi che servono per muoversi in avanti. E muoversi soprattutto nella giusta direzione. “Dobbiamo avviare un confronto con il ministro, con gli insegnanti e con gli studenti”, dice, “è fondamentale farlo perché servono anche competenze esterne al mondo della scuola, ed è necessario avere una visione neutrale e non ideologica dell’economia, che è strumento di crescita e benessere e non più come agli albori dell’industrializzazione materia di rivendicazione sociale o di classe”.

L’intuizione vien da sé: perché non incanalare le competenze del mondo del risparmio gestito in questa occasione? L’industria, nel suo insieme, in qualche modo potrebbe mettersi a disposizione delle scuole, di docenti e alunni. In questo momento storico è importante dare strumenti concreti per diffondere l’uso consapevole del denaro tra le nuove generazioni, porre l’accento sul tema della sostenibilità e investire in un processo di cambiamento culturale che incida sul futuro dei ragazzi. Ragazzi che poi sono anche gli investitori di domani.

ENRICO CAMERINI Head of Fund Buyer Italy di Credit Suisse

Asset Management

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