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PRIVATE EQUITY AL CENTRO DEI PORTAFOGLI ISTITUZIONALI

Diversi studi dimostrano come quello tra investitori istituzionali e private equity sia un matrimonio destinato a durare nel tempo, anche grazie al ruolo di diversificazione e protezione dei rischi in portafoglio di questa asset class.

Le potenzialità dei private markets e in particolare del private equity come fonte di diversificazione e protezione dal rischio sono ormai note agli occhi degli investitori. Le stime per i prossimi anni suggeriscono un’ulteriore spinta in questa direzione. Uno studio della società di analisi degli investimenti alternativi Prequin, ad esempio, indica che questi dovrebbero registrare una crescita di oltre l’11% all’anno nei prossimi anni, raggiungendo i 23.000 miliardi di dollari entro il 2026 (Global Alternatives Reports, Prequin, 2022). E negli anni i veicoli di private equity hanno rappresentato un’interessante occasione di rendimento anche per gli investitori istituzionali.

Monitoraggio Costante

Nel secondo semestre del 2022 il private equity italiano, secondo quanto emerso dalla quarantunesima edizione della Deloitte Private Equity Survey, “è andato piuttosto bene e ha registrato un numero di deal veramente eccezionale. L’orizzonte futuro apparirebbe, quindi, roseo”, ricorda Stella Giovannoli, a capo dell’Area finanza e della gestione patrimonio mobiliare della Cassa Nazionale del Notariato. “Ma i fattori di rischio restano molteplici e in questo contesto di alti tassi ed alta inflazione (oltre a rischi generali di recessione) gli operatori si stanno orientando sempre più su di un approccio prudenziale sorretto da maggiori disponibilità liquide, con un più cauto utilizzo della leva finanziaria, anche a seguito del rialzo dei tassi di interesse”, aggiunge Giovannoli, sottolineando l’importanza di un attento monitoraggio dei rischi. “Gli operatori, inoltre, sembrano voler allungare il proprio orizzonte temporale focalizzandosi sul lancio di fondi orientati sempre più sul fronte della sostenibilità. Il nostro faro è comunque sempre l’attento e costante monitoraggio del portafoglio e del mercato oltre all’implementazione dell’asset allocation strategica e tattica, che ci permette chiaramente di definire il nostro obiettivo di rischio-rendimento”, ricorda Giovannoli.

Rapporto Consolidato

Sul ruolo ormai fondamentale che il private equity assume per gli istituzionali è d’accordo Lorenzo Giavenni,

FABIO LENTI DIRETTORE INVESTIMENTI CASSA DOTTORI COMMERCIALISTI responsabile Prodotti e Canali Istituzionali, Arca Fondi SGR. “Dal mio punto di vista non riscontriamo grandi difficoltà nell’avvicinare gli investitori ai private markets. I grandi investitori istituzionali italiani, infatti, mostrano interesse ed esperienza elevati e sono già strutturati anche su questa asset class”, dichiara Giavenni. Nel mercato italiano “oggi vi è un’offerta mediamente ampia che proviene soprattutto dai gestori internazionali, ma si stanno sviluppando anche expertise nazionali sia sul private debt che sul private equity. È chiaro che siamo comunque un mercato sotto penetrato, ma non per mancanza di esperienza o di volontà”, sottolinea Giavenni che ricorda come “in Italia il settore della previdenza complementare non è quantitativamente grande come in altri Paesi come gli Stati Uniti e quindi i numeri presentano una scala molto inferiore. In generale mi piacerebbe vedere più realtà nel panorama italiano della previdenza complementare, di dimensioni maggiori, con più possibilità di investire nei mercati illiquidi. Comunque, a mio av-

LORENZO GIAVENNI RESPONSABILE PRODOTTI E CANALI ISTITUZIONALI ARCA FONDI SGR

“Gli istituzionali mostrano interesse e sono già strutturati su questa asset class” viso, il mercato è già abbastanza aperto e le occasioni non mancheranno”.

Prudenza E Opportunit

Naturalmente i numeri degli investimenti nei private markets in Europa sono ancora contenuti se confrontati con quelli degli Stati Uniti. Ma in generale gli investitori istituzionali europei mostrano un forte grado di fiducia nei mercati privati, considerando anche che i momenti di mercato più difficili possono rappresentare un’opportunità per acquistare asset a sconto. Il punto di partenza, comunque, rimane l’asset allocation. “L’aumento dell’esposizione al private equity per l’ente è stato fatto nel triennio 2018-2020. Rimaniamo con questo commitment pari al 10,6% del portafoglio”, evidenzia Danilo Giuliani, responsabile Funzione Finanza dell’Ente Previdenziale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati (EPPI).

“La politica generale dell’ente è ispirata al principio della prudenza, cercare di ottenere anno per anno un rendimento costante e positivo con il minor rischio, l’obiettivo primario ovviamente è riva-

STELLA GIOVANNOLI RESPONSABILE AREA FINANZA CASSA NAZIONALE DEL NOTARIATO

“Il nostro faro resta un attento monitoraggio del portafoglio e del mercato” lutare i montanti e migliorare le prestazioni pensionistiche”, prosegue Giuliani evidenziando la necessità di un rigido monitoraggio successivo di questi veicoli di investimento. “Il nostro obiettivo è quindi avere una volatilità molto bassa a parità di performance”, sottolinea.

Consapevolezza Matura

“Da ormai alcuni anni è emerso un interesse crescente, da parte degli investitori istituzionali, nei confronti dei mercati privati”, conferma Fabio Lenti, direttore investimenti presso la Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Dottori Commercialisti. “Questo fattore raccomanda ancora più attenzione, perché cresce contemporaneamente l’interesse dei gestori nel presentare le proprie offerte e aumentare i target di raccolta”, evidenzia poi Lenti sottolineando che “le sfide attuali dei mercati, dettate da tassi crescenti e inflazione in rialzo, fanno sì che il premio al rischio di questi strumenti sia chiaramente minore e più difficile da raggiungere rispetto al passato e quindi è importante assumere maggior coscienza rispetto ai propri

Danilo Giuliani Responsabile Funzione Finanza

EPPI investimenti ed evitare di rincorrere iniziative in modo superficiale puntando ad una maggiore selettività nelle scelte d’investimento verso gestori che possiedano un adeguato livello di resilienza e di stabilità nei team, siano capaci di generare un livello di alpha adeguato e si caratterizzino per una crescente inclusione delle tematiche di sostenibilità, sempre più centrali nelle scelte di allocazione. Il grado di consapevolezza deve, inoltre, tenere conto delle proprie capacità di poter monitorare in modo adeguato ed efficace l’investimento anche una volta acquisito in portafoglio”.

Evoluzione Di Mercato

Le condizioni di mercato incerte rendono indeterminate anche le prospettive di crescita degli investimenti negli alternativi. “Secondo alcuni recenti report di settore, gli investitori istituzionali non sembrano essere propensi ad aumentare le proprie esposizioni nel private equity”, evidenzia Graziana Scampoli, head of alternatives, Inarcassa. “Sicuramente, però, occorrerà analizzare come evolveranno le condizioni di mercato”,

“In momenti di crisi sui mercati è importante confrontarsi con team che abbiano sviluppato un forte track record” aggiunge l’esperta, che riporta la condizione della propria cassa: “Parlando di Inarcassa nello specifico, abbiamo un’asset allocation da rispettare, con dei limiti che ovviamente non possiamo superare. Però grazie ai flussi in entrata derivanti dalle distribuzioni passate, oltre che al nostro interesse specifico, ritengo che le iniziative di Inarcassa nel private capital saranno costanti anche in futuro. Per questi investimenti la selezione dei gestori è fondamentale: credo che soprattutto in momenti di crisi come questa, sia importante confrontarsi con team che abbiano lavorato anche in altre situazioni di crisi e che quindi abbiano sviluppato un forte track record”. Secondo Scampoli, “occorre porre molta attenzione, inoltre, alla propria struttura interna che comunque deve essere idonea a monitorare e gestire questi prodotti. Inarcassa detiene due uffici dedicati all’interno della Direzione Patrimonio attraverso cui è in grado di monitorare tutti gli adempimenti amministrativi di questi fondi e seguire nel tempo i flussi di cassa in entrata in uscita, le performance e altri aspetti rilevanti”.

ED EFFETTO BUTTERFLY, RAMIFICAZIONI GLOBALI

Il collasso della Silicon Valley Bank (SVB) ha prodotto un nervosismo sui mercati fuori dagli Stati Uniti, in Europa e in Asia, dove ha scatenato una maggiore volatilità nei settori azionario e obbligazionario. Quasi tutti abbiamo visto il film Jurassic Park, ma pochi ricorderanno la scena in cui Jeff Goldblum, parlando dell’“effetto butterfly”, spiega la teoria del caos che tratta dell’imprevedibilità in sistemi complessi e viene spesso fraintesa. La maggior parte di noi pensa che se una farfalla sbattesse le ali in Amazzonia, a New York pioverebbe. Secondo Ed Lorenz, il “padre” di questa teoria, meteorologo, anche se sapessimo cosa stessero facendo tutte le farfalle esistenti in Amazzonia, non sarebbe utile per prevedere il tempo negli Stati Uniti. Vi è un legame con la volatilità di mercato, perché gli investitori che si concentrano sui dettagli del fallimento di ciascuna banca potrebbero lasciarsi sfuggire il quadro generale. Il caso SVB può essere idiosincratico per un’episodio sporadico, ma l’impatto si è risentito nell’intero sistema, dato che i depositi presso le banche statunitensi attualmente sono garantiti ed è probabile che aumenterà notevolmente la supervisione regolamentare su banche regionali più piccole per la necessità di istituzioni di fiducia a livello globale.

Goldman Sachs Asset Management fornisce ai clienti di tutto il mondo una partnership dedicata e orientata alla performance di lungo termine, tramite un’ampia offerta che spazia dagli investimenti tradizionali a quelli alternativi.

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