Riflessione 7_Spazio e distribuzione

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Rifle s s i o n e 7*

* Enrico Giacopelli /// Compendio al Corso di Composizione Architettonica ////////////////////// FacoltĂ di Architettura /// Politecnico di Torino //////////////////////////////////////////////////////

Spazio e distribuzione



Riflessione 7*

C a r a t t e r i d i s t r i b u t i v i degli alloggi

Caratteri distributivi degli alloggi

Enrico Giacopelli

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g r a f i c a e c o n t ro c a n t o a c u r a d i Andrea Cassi


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C a r a t t e r i d i s t r i b u t i v i degli alloggi

Caratteri distributivi degli alloggi Se è pur vero, come abbiamo sostenuto in precedenza, che la progettazione di un’abitazione (ma il concetto può essere esteso ad ogni altra forma di progetto) debba essere necessariamente sostenuta da un’idea, è altrettanto evidente che senza il supporto di una competenza adeguata in merito a specifici principi operativi – a determinate tecniche compositive - l’idea non fa tanta strada e difficilmente trova il modo di esprimersi compiutamente. E’ chiaro a tutti che per comporre un brano musicale o per dipingere un quadro occorrano sensibilità e slancio creativo; senza una solida conoscenza dei principi dell’armonia e della prospettiva, in nessuno dei due campi un autore potrebbe però produrre nulla di buono, tanto meno di innovativo. Allo stesso modo, senza avere preventivamente approfondito lo studio delle principali strutture tipologiche e distributive che sono concretamente applicate nella progettazione edilizia è impossibile affrontare il progetto di una casa sperando di raggiungere risultati accettabili, mentre solo una profonda competenza in merito a tali aspetti consente di procedere verso la loro innovazione. Ci riproponiamo quindi di mettere a fuoco in modo sintetico i principali schemi distributivi tipici dell’abitazione contemporanea, utilizzando con qualche modifica la classificazione proposta da Heckmann e Schneider1 e individuando 10 schemi distributivi possibili: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.

“ (...) Come nel corpo umano la caratteristica euritmica sta nel rapporto simmetrico dato dal piede, dalla mano, da un dito e dalle altre membra, così deve essere nella realizzazione dell’opera architettonica. E specialmente negli edifici sacri il calcolo delle proporzioni è fatto in base al diametro delle colonne o dalla larghezza del triglifo […] nelle balliste in base al diametro del foro che i greci definiscono “peritreton” , nelle navi in base alla misura dell’interscalmio, detto “diapegma”e così pure nelle altre costruzioni esso è dato dalle parti dell’opera stessa” Vitruvio, De Architectura

Distribuzione a corridoio Distribuzione senza corridoio Distribuzione a zoning Distribuzione a elementi divisi Distribuzione circolare Distribuzione fluida Spazi neutri e ambigui Distribuzione su più piani Distribuzione a continuum spaziale (Raumplan) Distribuzione a pianta libera

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Glenn Murcutt, distribuzione a corridoio

Distribuzione a corridoio

L’appartamento è organizzato lungo un asse con le stanze collocate in sequenza su uno o entrambi i lati. Il vantaggio di questo classico modello distributivo, consiste nel consentire l’uso simultaneo delle stanze che, completamente chiuse e accessibili indipendentemente possono essere usate da ogni tipo di utilizzatore con libertà e flessibilità. In molti i casi il lay-out dell’appartamento è immediatamente percepibile con una evidente chiarezza di intenti e in tali casi assume una particolare importanza il punto terminale dell’asse che ad esempio può essere costituito dal soggiorno. Camminare lungo il corridoio allora diventa un piacere. Quando la larghezza del corridoio risulta sufficiente, ciò ne consente anche altri usi, ad esempio quello di area giochi; una moltitudine di usi individuali è favorita in particolare dalla possibilità di illuminare in modo naturale il corridoio. Nel modello classico gli incontri fra gli abitanti in un corridoio sono inevitabili; un secondo corridoio di fronte alle stanze concepito come una loggia, per esempio, può alleviare questa situazione consentendo un secondo accesso. Simile al corridoio l’ingresso provvede all’accesso simultaneo a stanze utilizzabili individualmente, tuttavia se ne distingue per il fatto di essere principalmente destinato ad accogliere i visitatori in uno spazio ben disegnato spesso concepito per impressionare il visitatore e per allocare funzioni addizionali che nel corridoio non possono trovare luogo. In epoca recente Glenn Murcutt ha prodotto una ricca serie di applicazioni del principio, fondendone le caratteristiche con quelle dello “schema fluido”, proposto in una modalità priva dell’originario spirito rivoluzionario ma dotata di un solido e controllato pragmatismo.

1. J. Martorell, O.Bhogas, D.Mackay, Villa Olimpica, Barcellona, 1991


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2. Cruz, Ortiz, Carabanchel, Madrid, 1989 3. Michael Alder, Vogelbach, Riehen, Basel, 1992 4. Morger & Degelo, Mullheimerstrasse, Basel, 1993 5. Herzog & De Meuron, Rue de Suisses, Paris, 2000

2.

Distribuzione senza corridoio

L’alloggio è organizzato attorno al soggiorno che assume così il doppio ruolo di centro dell’appartamento e di zona di distribuzione. Alvar Aalto definiva questo ambiente “piazza del mercato”, enfatizzandone così la natura conviviale. Questo concetto distributivo è estremamente favorevole alla comunicazione ma riduce le opportunità di privacy e richiede perciò un disegno planimetrico attento a non creare condizioni che influiscano negativamente sulla qualità della vita che si svolge nell’alloggio.

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7.

“…ma queste opere devono essere realizzate secondo criteri di solidità (firmitas), di comodità (utilitas) e di bellezza (venustas). Il primo principio sarà rispettato se le fondamenta poggeranno in profondità, su strati solidi e se la scelta dei materiali sarà accurata, senza badare a spese; il secondo, o della funzionalità, allorché la distribuzione degli spazi [risponda] a un uso corretto e agevole e rispetti opportunamente l’esposizione cardinale in base alla funzione specifica dei locali. Il terzo infine, quello della bellezza, quando l’aspetto esteriore dell’opera sarà gradevole e raffinato, nel rispetto delle giuste proporzioni e della simmetria delle sue parti” Vitruvio, De Architectura

8.

6. Georg Much, House am Horn, Weimar, 1923 7. O. M. Hungers, Project “Koln-Neue Stadt”, 1962 8. Alvar Aalto, Paul Baumgarten, Klopstockstrasse, Berlin, 1956-57

3.

Distribuzione a Zoning

Questo tipo di schema distributivo separa le differenti aree funzionali presenti in un appartamento, differenziando fra “zona giorno” (comprendente soggiorno – cucina - zona pranzo) e “zona notte” (comprendente le stanze individuali, bagni e altro) riprendendo un concetto che abbiamo visto essere proprio dello schema concettuale perseguito da Klein. In taluni casi può essere presente anche una terza zona intermedia comprensiva di studi e zone di servizio. 7


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L’obiettivo di questo schema è quello di consentire lo svolgimento indisturbato delle funzioni individuali in ciascuna delle due aree dell’alloggio in modo più libero e riservato possibile per ciascuno degli abitanti. La divisione fra le due aree può essere ottenuta attraverso la localizzazione baricentrica della cucina o del blocco bagno che può risultare accessibile da entrambe le aree dell’alloggio. Per mantenere la privacy, anche in caso di un collegamento diretto tra la zona soggiorno e il bagno, alcuni schemi prevedono un secondo passaggio verso le stanze attraverso la cucina o addirittura attraverso il bagno. In altri casi è la particolare forma dell’edificio che assicura in maniera naturale la separazione spaziale tra le aree dell’alloggio (ad esempio negli appartamenti a L). Un particolare schema di recente diffusione prevede la concentrazione degli spazi di servizio (cucina, bagno, dispensa, scale dei duplex) al centro dell’alloggio e la collocazione della zona di soggiorno e della zona notte poste ai due lati opposti del nucleo. “(...) la Simmetria è un accordo uniforme tra i membri della medesima opera, ed una corrispondenza di ciascuno de’ medesimi, presi separatamente, a tutta la figura intiera, secondo le proporzioni che le compete; siccome nel corpo umano vi è simmetria tra il braccio, il piede, il palmo, il dito e tutte l’altre parti: così addiviene in ogni opera perfetta. E primieramente nei templi sacri dalla grossezza delle colonne, ovvero dal triglifo si prende il modulo (...)” Vitruvio, De Architectura

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9. Otto Jager and Werner Muller, Hannibal, Stuttgard, 1969-71 10.Kristler Vogt Architekten, Schsspark Uno, Biel 2004 11. Marc Langenegger, Bulachhof, Zurich, 2004 12. Carlos Ferrater, Villa Olimpica, Barcellona, 199113. Dercon, T. Jonk, van Broeck, Hoge Pontstraat, Ghemt-Schldekaai, 1992-96 14. Theo Hotz, Buchgnndel 2, Wetzikon, Zurich, 1979-85 15. Diener &Diener, St.Alban-Tal, Basel, 1986

4.

Distribuzione a elementi divisi

La differenza con la tipologia precedente consiste in una maggiore porosità degli spazi. Per questa ragione questo tipo di distribuzione produce appartamenti


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che, visivamente, possono essere percepiti come spazi ampi, aperti, appena suddivisi con elementi spesso prefabbricati. Poiché il senso dello spazio è derivato sia dalla dimensione della superficie che dal tipo e dalla collocazione di elementi divisori, questo appartamento appare più generoso di quanto sia in realtà. Per assicurare che il cuore dell’alloggio sia percepito come un elemento del tutto autonomo, si usa talvolta ruotarlo rispetto all’asse principale dell’alloggio.

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16. Erkki Kairamo, Asunto - Oy Hiiralankaari, Espoo, Finland, 1982-83 17. Atelier 5, Urtenen, Switzerland, 1964-65

5.

Distribuzione a percorso circolare

Questo tipo di schema tematizza il concetto di percorso “attraverso l’appartamento”. A ciascuno spazio, a ciascuna stanza si può accedere da due o più punti e la moltitudine di possibili percorsi consente all’abitante di sperimentare la frequentazione dell’appartamento da diverse prospettive, cosicché l’appartamento appare più vario di quanto effettivamente sia. Il percorso circolare può essere organizzato attorno ad un atrio, ad una cucina e ad una zona di servizio o, eventualmente, al corpo scala.

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Kraus, Schonberg, House W, 2007

20.

18. A+P. Smithson, House of the Future, Ideal Homes Exhibition, London, 1956 19. Syndicat des Architects de la Seinne, System of flexible flat layout, Paris, 1960 20. Rem Suzuki, cruciformes, Paris, 1967

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6.

Distribuzione a schema fluido

Lo schema planimetrico continuo riduce i confini delle stanze a pochi muri che sono collocati con grande cura al fine di definire uno spazio dinamico e suddiviso in aree specifiche. Le stanze sono raramente isolate dall’area di passaggio e spesso connesse le une con le altre. In tal modo l’appartamento appare più ampio e più aperto e le stanze sempre più connesse e relazionate con l’insieme dell’alloggio. Splendidi esempi di questo approccio al tema dell’alloggio sono stati forniti già nella prima metà del XX secolo da Mies Van der Rohe; successivamente il tema è stato rielaborato altrettanto magistralmente in un clima culturale e per fini assai diversi dagli architetti della “scuola americana” degli anni ’1950-60, di cui Paul Rudolph è uno dei rappresentanti più significativi e fecondi.

21. Rudolph Miller, Miller Residence, 1947-48

7.

Spazi neutri e ambigui

In questo concetto l’uso dello spazio non è predefinito dalla dimensione, forma e distribuzione delle stanze incrementando così l’opportunità per usi differenti che possono variare anche all’interno della stessa distribuzione spaziale. Diener & Diener, KNMS, Java, Amsterdam, 2001

Non c’è bisogno di modificare l’appartamento quando si verificano nuove necessità. All’interno di questo tipo di alloggi l’abitante può infatti inventare la propria specifica modalità abitativa. Per questo fine le stanze richiedono dimensioni e proporzioni adatte e


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idealmente devono essere dotati di un accesso indipendente. Come risultato molta della superficie dell’alloggio è destinata a corridoi e stanze e le migliori soluzioni di questo tipo di distribuzione sono spesso reperibili negli alloggi di lusso. Invece di stanze identiche prive di specifico carattere in grado di garantire un’ampia gamma di usi, possono essere previste stanze appositamente concepite con caratteristiche diverse e distinte (per forma, dimensione, illuminazione, ecc.) che invitano ad usi specifici così come nei vecchi edifici che sono particolarmente apprezzati proprio per questa ragione.

8.

Distribuzione a livelli sovrapposti (duplex)

La tipologia a duplex è caratterizzata dal fatto che l’appartamento è suddiviso su più piani: due o, raramente, di più. Dal punto di vista della concezione, l’alloggio duplex costituisce una particolare versione della tipologia a zoning in quanto la suddivisione su più piani degli ambienti facilita la separazione fra specifiche funzioni. Un appartamento con collegamento attraverso una propria scala interna può essere concepito con una grande flessibilità in modo da sembrare grande e spazioso e da offrire l’impressione che si tratti di una casa autonoma. Talvolta è la scala, che cambia direzione ad ogni piano a costituire l’elemento di divisione tra gli ambienti. Altre volte – quando le condizioni consentono uno slittamento dei piani sovrapposti – può essere creato un vano aperto sopra la cucina e la zona pranzo che mettono in comunicazione visiva questi spazi con la zona notte al piano superiore. In altri casi il doppio volume può essere esteso addirittura all’intera superficie del soggiorno (esempi famosi di questa soluzione si ritrovano nella villa La Roche e negli alloggi dell’ “immeuble villa” di Le Corbusier). Oppure, come nel caso degli alloggi dell’Unité d’habitation, si possono creare delle situazioni di parziale sovrapposizione degli ambienti (nel caso specifico la cucina e il soggiorno) che consentono affacci sui locali sottostanti. Un alloggio diviso su due livelli può acquistare una impressione di maggiore spaziosità quando i suoi ambienti sono collocati in modo sfalsato; in tal modo l’alloggio oltre ad estendersi su più piani, si

Geiswinkler & Geiswinkler, Am Hofgart, Vienna, 2004

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sviluppa nell’edificio in modo trasversale. Ciò consente di aumentare e diversificare gli affacci illudendo sulla sua reale dimensione. Di norma l’alloggio duplex è collocato in edifici a più piani ed è normalmente servito da corridoi interni o da ballatoi; raramente l’ingresso dell’alloggio inferiore è posto a piano terra, come in una casa autonoma. In ogni modo l’alloggio – ad eccezione del livello a cui è collocato l’ingresso – può godere di un doppio affaccio libero, indipendentemente dalla posizione del sistema di distribuzione. Lo schema tradizionale dell’alloggio duplex prevede che l’ingresso avvenga al livello in cui sono collocati gli ambienti comuni (cucina, zona pranzo e soggiorno) che funzionano da filtro e da protezione della privacy della zona letto, normalmente collocata nell’altro livello. Talvolta l’ingresso può essere posto al livello delle camere da letto; in tal caso è bene però che la scala sia posta in modo da condurre direttamente verso le zone di soggiorno limitando così l’interferenza con le funzioni più private dell’alloggio. 9. “(...) questa scienza è frutto di esperienza pratica e di fondamenti teorici. La pratica deriva da un continuo esercizio finalizzato a realizzare un qualunque progetto […] mentre la teoria consiste nella capacità di mostrare e spiegare la realizzazione dei progetti studiati con cura e precisione nel rispetto delle proporzioni” Vitruvio, De Architectura

Distribuzione a continuum spaziale (Raumplan)

La distribuzione spaziale che per semplicità chiameremo qui Raumplan adottando la definizione di Adolf Loos che ne fu il suo più importante teorizzatore, è un tipo di schema planimetrico che prevede l’organizzazione dell’appartamento su un minimo di tre livelli (e fino a 5,6) sovrapposti e talvolta sfalsati. Le scale, in questo tipo di alloggi tendono ad essere brevi, i dislivelli bassi; ciò che caratterizza lo schema è la costante progressione spaziale, la facilità con cui gli spazi si integrano uno nell’altro e il fatto che i percorsi garantiscano all’alloggio le qualità tipiche della distribuzione a “schema fluido”. Nei casi estremi ciascuna stanza, ciascuna funzione, occupa uno specifico livello. Questo tipo di distribuzione è caratterizzata dalle viste verso le stanze e attraverso gli spazi, da linee visive di ogni tipo combinate a raffinati soluzioni di suddivisione e schermatura degli spazi. L’appartamento, osservabile in ogni momento da una posizione diversa, appare perciò estremamente vario anche se di dimensioni contenute. Il Raumplan è utilizzato in modo particolare quando all’interno della casa devono essere ospitate funzioni molto diverse che richiedono


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ambienti con dimensioni ed altezze specifiche che possono essere variamente connessi tra di loro per garantire livelli diversi di isolamento e autonomia alle attività. E’ proprio questo il caso delle ville di Loos in cui ogni spazio, estremamente specializzato, è esattamente dimensionato sulle necessità spaziali e percettive specifiche della funzione che in esso si svolge. La distribuzione Raumplan è però anche adottata nelle case a schiera, nel caso di lotti stretti, di edifici realizzati in spazi contenuti e, soprattutto in costruzioni su terreni acclivi la cui particolare topografia ne esalta le potenzialità espressive. Di regola in questo tipo di distribuzione le scale interne sono realizzate centralmente ed hanno pianerottoli di dimensione variabile a seconda delle funzioni che devono disservire. Gli ambienti comuni – nella classica sequenza che prevede entrata, cucina, pranzo, soggiorno – tendono a distribuirsi sui vari livelli senza soluzione di continuità rendendo l’effetto di continuum spaziale concreto e palpabile. Allo stesso tempo però, ciò genera una contraddizione fra la volontà di apertura e la necessità di garantire la riservatezza della sfera privata all’interno dell’alloggio. Per ovviare a ciò è ad esempio possibile realizzare pianerottoli sovradimensionati che si offrono a usi diversi, collocati in posizione appartata e più o meno schermata rispetto ai livelli principali della casa. Il rapporto critico tra scale e funzioni poste ai vari livelli aumenta con l’aumentare dell’altezza dell’edificio e il numero di funzioni che richiedono gradi elevati di intimità; occorre perciò porre sempre la massima cura nell’ottimizzare il grado di isolamento possibile fra le varie parti dell’alloggio. Un atrio connesso con la scala può aumentare ulteriormente la sensazione che l’alloggio sia un luogo da sperimentare attraversandolo, che la sua natura sia quella di un percorso. Nell’edificio di Hertzberger ad esempio l’atrio crea una linea visiva diretta tra i vari livelli e la scala, dal piano terra fino al patio sul tetto. La scala, posta a lato delle principali aree di soggiorno, può essere anche chiusa in un vano autonomo grazie alla sua intelligente posizione all’interno del lay-out dell’alloggio. Così, quando dovessero modificarsi le condizioni di uso della casa, potrebbe essere facilmente realizzato un ingresso separato e individuale alle stanze Il Raumplan può essere infine utilizzato per realizzare soluzioni multi uso. Nell’esempio illustrato ad esempio, alcuni appartamenti organizzati secondo tale schema distributivo, si avvolgono attorno al vano scala centrale di un edificio plurifamiliare in modo tale che è possibile ricavare per ciascuno dei tre livelli in cui ciascuno di loro si articola un ingresso privato, al piano o

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alla quota del mezzanino. Questa autonomia di accessi apre nuove possibilità di suddivisione degli alloggi e di usi diversi: subaffitti parziali, alloggi separati per figli adulti, parenti conviventi, badanti o uffici. Questi due esempi dimostrando quindi che anche il Raumplan produce alloggi con gradi elevati di flessibilità.

“(...) la sua composizione “si basa sulla simmetria i cui principi l’architetto deve rispettare scrupolosamente (...); infatti nessun tempio può avere un equilibrio compositivo senza rispettare simmetria e proporzione, come è per la perfetta armonia delle membra di un uomo ben formato. (...) Se si è dunque d’accordo sul fatto che il sistema numerico è ricavato in base alle membra del corpo e che tra ognuna di esse singolarmente presa e l’insieme della figura umana esiste una costante corrispondenza simmetrica, ne consegue che dobbiamo ammirare quegli architetti che anche nella progettazione dei templi degli dei immortali disposero i vari elementi dell’opera in modo tale da ottenere nel rispetto delle proporzioni e della simmetria una adeguata disposizione delle parti e dell’insieme.” Vitruvio, De Architectura

22. Hertzberger, Diagoon Houses, Delft, 1976 23. BARarchitekten, Oderberger Strasse, Berlin, 2010

10.

Pianta libera

Trattiamo di sfuggita e per una sorta di doveroso contrappunto all’accenno contenuto nel precedente paragrafo al metodo compositivo sviluppato da Loos, il concetto di pianta libera che appartiene all’elaborazione concettuale ed alla pratica progettuale dell’altro grande protagonista del primo razionalismo europeo: Le Corbusier. Terzo dei 5 punti dell’architettura moderna enunciati nel testo “Vers une architecture” (1923) e considerato forse il punto cruciale della nuova concezione promossa da LC, la pianta libera (plan libre) rappresenta per il suo autore la via necessaria alla organizzazione degli spazi abitativi resa concreta dalla possibilità di creare scheletri portanti in calcestruzzo armato che liberano le piante degli edifici dalla schiavitù delle murature portanti, permettendo all’architetto di costruire l’abitazione in tutta libertà e disponendo le pareti a piacimento. In tal modo la pianta dell’edificio, finalmente libera dai vincoli che ne avevano


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da sempre vincolato la forma, può assumere la sagoma dettata dalle diverse funzioni che essa contiene. La pianta dell’edificio può finalmente crescere dall’interno all’esterno. Tuttavia la libertà della pianta è occultata all’interno di volumi che, pur fedeli agli altri 4 principi (e principalmente al piano pilotis e alla facciata libera), sono costruiti in base a principi geometrici in cui piani variamente forati definiscono la scatola. Per questo tutti i primi capolavori di LC possono essere considerati come tappe di un’esplorazione dei confini del rapporto tra istanze di libertà compositiva in pianta e ricerca di una nuova forma per la facciata e il volume dell’edificio.

23. Le Corbusier, Ville Savoye, 1928-31

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Note

1. O. Heckmann, F. Schneider (op. cit.), di cui non sono qui ripresi la categoria degli “schemi planimetrici organici” di cui non si condivide la necessità e quella degli “alloggi flessibili” già oggetto di una autonoma trattazione in un’altra riflessione, mentre è si è aggiunta la categoria della “pianta libera”. I testi sono tradotti e integrati da EG.


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Rifle s s i o n i * Enrico Giacopelli /// Compendio al Corso di Composizione Architettonica ////////////////////// Facoltà di Architettura /// Politecnico di Torino //////////////////////////////////////////////////////

* Enrico Giacopelli (1959), architetto, parallelamente all’attività professionale svolge attività di ricerca e di docenza in campo universitario ed extrauniversitario, contribuendo ad orientare la propria attività professionale verso temi che comportano un approfondimento metodologico e una riflessione sui riferimenti storici dell’agire professionale. Ha sviluppato attorno al tema della conoscenza, della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio architettonico moderno parte della propria attività professionale attraverso progetti di restauro e recupero, approfondimenti scientifici, consulenze e attività di animazione culturale.Tra gli esiti di tale azione: la catalogazione del patrimonio dell’architettura moderna di Ivrea / la redazione delle Normative di Salvaguardia dell’architettura Moderna di Ivrea / la consulenza al Nuovo PRG di Ivrea relativa al tema dell’architettura moderna / la progettazione del MaAM / la consulenza per il restauro del Quartiere Canton Vesco / il restauro delle Officine ICO di Figini e Pollini / la consulenza per la conservazione del Centro Congressi La serra di Cappai e Mainardis. Al restauro delle Officine ICO sono stati assegnati nel 2009 la Menzione d’Onore “Medaglia d’oro all’architettura italiana” della Triennale di Milano e il “Premio In-Arch”. È professore a contratto di Composizione Architettonica presso la II Facoltà di Architettura di Torino ed è coordinatore e docente della “International Summer School of Ivrea”.


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