PortfolioArchitettura_GabriellaCeraso

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PORTFOLIO Gabriella Ceraso



SOMMARIO. CONCORSI Re-use Italy: Museo di arte contemporanea

1-3 pp.

IUAV-VENEZIA Atelier Heritage: Multifunctional University Building Atelier SostenibilitĂ Ambientale: Progetto sul fiume Sile Atelier CittĂ e Paesaggio: Matera_Piccianello e la Fabbrica Culturale ex-Barilla

5-17 pp. 19-35 pp. 37-57 pp.

FEDERICO II-NAPOLI Tesi triennale in Architettura degli Interni: Casa per un artista sul lago Fusaro

59-61 pp.



RE-USE ITALY 2020 CONCORSO DI IDEE_PISCINA MIRABILIS, BACOLI (NAPOLI)

Re-use the Roman Ruins Museo di arte contemporanea

La Piscina Mirabilis non è stata solo una grande opera di ingegneria idraulica, ma anche un’architettura che ha accolto nel suo ventre valori di civiltà, di umanità e di bellezza. Il suo aspetto di cattedrale sotterranea, con la scansione delle sue navate austere e la luce che scende dall’alto, che sembra disegnare una veste sui pilastri cruciformi, le conferisce una teatralità sacra e solenne di un tempio dimenticato, fatto di maestranza costruttiva e tecnica, di cui ha potuto godere solo chi l’ha ideata e chi l’ha manutenuta. Ma la sua bellezza risiede proprio nel suo tacere ipogeo lontano dalla realtà, nella scoperta dei suoi infiniti scorci tra i pilastri ritmati dalla luce, negli echi e nei rumori che sembrano arrivare da tutte le direzioni e che donano, insieme alla sua ripetizione spaziale, una piacevole sensazione di smarrimento. La Cisterna al suo interno, che ora assolve a una funzione espositiva, prevede un intervento minimo per preservare la sua bellezza unica e memoria storica. È dal concetto di memoria che abbiamo accolto l’idea di lavorare su un percorso che si posa sull’acqua che dona allo spazio una luce riflessa che si muove continuamente nei disegni sulle pareti. Ci è sembrato importante lasciare che i raggi del sole attraversino i lucernari centrali, cercando di controllare luce diretta che vibra e che cambia durante il giorno. È invece nelle navate laterali, dove il sole non riesce ad arrivare, che la luce è gestita da un’illuminazione artificiale puntuale sulle opere.Per quanto riguarda il percorso, la passerella, che si posa sul filo dell’acqua, si articola in modo da donare al visitatore una continua e diversificata esperienza prospettica della piscina, accompagnandolo in un labirinto di echi e di visuali ripetute. All’esterno, invece, il manufatto si presenta come un grande edificio troncato da un piano orizzontale, un grande parallelepipedo fuori terra di pochi metri. Si è pensato che quello potesse risultare il basamento sul quale collocare un corpo di completamento del volume, il cosiddetto tetto della cattedrale, che desse proporzione e unità, oltre che riconoscibilità dall’alto della collina, come un tempio arroccato che dialoga con tutto quello che lo circonda. Abbiamo dunque pensato di poter utilizzare la terrazza del piano superiore per poter disegnare gli spazi richiesti per il museo, specie quelli di sevizio, o che necessitano di una grande quadratura come l’auditorium, difficilmente collocabili nello spazio ipogeo. Il volume si svuota centralmente con la corte che ospita lo scheletro dei lucernari sulla cisterna. Da qui è possibile vedere il movimento dei visitatori all’interno delle piscine e dell’ampliamento superiore che gli gira tutt’intorno.

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Con: Federica Labattaglia, Luigi Ruggiero


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ATELIER HERITAGE 2019-2020 MUB_MULTIFUNCTIONAL UNIVERSITY BUILDING

Parco delle Mura_Padova Urban Nature

Il progetto si inserisce nello spazio urbano della PP1, a nord di Padova, in un’area cuscinetto tra la stazione ferroviaria, il parco delle Mura e il polo universitario scientifico. L’obbiettivo del progetto è di ridare nuova vita a questa porzione di città, di convertire la sua centralità geografica in un centralità strategica e culturale, un luogo di scambi, di relazioni, uno spazio pilota per la città e la sua università. Le analisi e il sopralluogo sull’area hanno fatto emergere le criticità che hanno permesso di guidare il progetto. Lo spazio occupato un tempo dal gasometro, oggi si presenta come uno luogo irrisolto: la sua centralità ostacola i flussi continui di studenti che si spostano dalla stazione al centro, l’area è inquinata dal massivo uso industriale nei primi anni del novecento, e non sembra avere alcuna relazione con il fiume e con il tessuto urbano circostante caratterizzato dagli alti edifici del centro direzionale. La genesi del progetto nasce quindi dall’idea di lavorare su un edificio che abbracciasse uno spazio urbano centrale a una quata più bassa, collegato a sud alla golena, e che fosse al centro dei grandi flussi pedonali quotidiani assecondandoli o facendosi attraversare dagli stessi, disegnando con il parco circostante un paesaggio che si integra al progetto Boschetti e va in continuità con il parco delle mura. L’edificio si conforma quindi con un doppio attacco a terra, il primo a quota città mentre il secondo alla quota inferiore progettata, per mantenere un carattere di piena attraversabilità e apertura alla città come accade spesso negli edifici pubblci di Padova. Si presenta dunque come una serie di edifici staccati e attraversabili che trova unità solo nella suo tetto giardino: un parco lineare che si relaziona al contesto e che sembra riflettere specularmente gli spazi verdi dei giardini dell’arena, cercando, attraverso i suoi percorsi, nuovi scorci visivi del sistema bastionato e del centro storico.

Prof. Arch._Sergio Pascolo Prof. Ing._Maurizio Milan Prof. Arch._Edoardo Danzi Con: Davide Catzola, Luigi Ruggiero Università Iuav di Venezia

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MASTERPLAN - PLANIVOLUMETRICO

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Percorsi a 13.50 m slm

Percorsi a 12.00 m slm

Percorsi a 9.50 m slm

MASTERPLAN - CONCEPT

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PIANTA PIANO TERRA

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PIANTA PRIMO PIANO

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Dall’alto: dettaglio della struttura del solaio con tetto giardino; palstico della vista dall’alto dell’intero complesso.

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ATELIER SOSTENIBILITA’ 2018-2019 Progetto sul fiume Sile

Nuovo quartiere per Canizzano

Il progetto prevede la realizzazione di una nuova area residenziale a Canizzano, una frazione di Quinto, a sud-ovest del centro urbano di Treviso. Lo studio del contesto territoriale ha permesso di interpretare gli spazi e di dirigere le scelte progettuali, facendo emergere i caratteristici segni nel paesaggio: le vaste aree di produzione agricola che disegnano scanalature regolari sul territorio, il solco dettato dallo scorrere delle acque del Sile e la sua doppia ansa che accoglie il vivaio di trote, l’aeroporto che si inserisce longitudinalmente da est a ovest e fa da argine al fiume, le case limitrofe disposte intorno alla strada principale, danno forma a un insediamento anche questo allungato sull’asse est ovest. L’area di intervento è delineata da un muro di calcestruzzo e mattoni che segna il confine amministrativo della caserma militare. Dallo studio dello stato di fatto, dalla disposizione dei fabbricati della caserma e soprattutto dai tracciati e dalle loro distanze è nata la genesi progettuale: la volontà di reinterpretare l’involucro materico, di svuotarlo di significato e di riempirne di nuovo. Si è delineato un nuovo scenario: l’area della caserma che è chiusa in se stessa da un alto muro, chiudendo ogni tipo di relazione con l’esterno avrebbe ribaltato questa condizione, mantenendo la fisicità del recinto, che sarebbe stato adesso l’elemento a cui agganciare una parte delle residenze e da cui si sarebbe potuto traguardare il paesaggio; il segno in fondazione dell’edificio della caserma si trasforma in una serie vasche comunicanti che forniscono una diretta relazione con l’acqua; lo spazio del campo che segna un punto in cui il suolo può assorbire l’acqua avrebbe tenuto questa caratteristica trasformandosi in un parco che si arrampica con una pendenza dolce; l’asse centrale che segna l’accesso alla caserma e che termina nel ponte sul fiume non stabilirebbe più il diretto contatto con l’aeroporto, ma sarebbe stato una via d’accesso e di collegamento ciclopedonale favorendo il trasporto slow e sostenibile. Una delle principali intenzioni fin da subito è stata quella di limitare la vista e il passaggio di autovetture nel maggior modo possibile, cercando di favorire l’attraversamento del quartiere con percorsi pedonali e ciclabili. Questo ha diretto la scelta del posizionamento dei parcheggi verso punti di accumulo che servissero ad adeguate distanze tutte le residenze, e che fossero nascosti come tasche a quote inferiori rispetto al piano di calpestio. Il ragionare su diverse quote per i parcheggi ci ha fatto pensare alla possibilità di un attacco a terra che servisse quote diverse, dove gli edifici avrebbero potuto accogliere funzioni diverse a piani diversi, dove lo spazio sarebbe stato indagato in tutte e tre le sue dimensioni e i percorsi pubblici sarebbero entrati in contatto con quelli privati, mantenendo una forte relazione ma rispettando l’autonomia di entrambi. Lo spazio pubblico dunque si dilata anche alle quote superiori, in spazi semi-pubblici, percorsi rialzati, piazzali per gli studenti, gradinate vicino ad aree verdi, piazze sopraelevate che possono accogliere eventi di ogni tipo e innescare processi di socializzazione e di integrazione. Il progetto fa del suo centro la promiscuità di questi spazi, gettando le basi per una sfida: rendere piacevoli, rispettati e accessibili i luoghi di soglia. Un altro punto fondamentale del progetto è stato quello di dotare di servizi l’intero abitato, quindi si è ragionato su una forte presenza di terziario: un ristorante, spazi commerciali, una piscina al chiuso, una palestra, una sala espositiva, una biblioteca, aule studio, un’aula conferenze, un auditorium, un campo di pallavolo al chiuso e due campi sportivi all’aperto.

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Prof. Arch._Carlo Magnani Prof.ssa Arch._Maria Antonia Barucco Prof. Ing._Luigi Schibuola Con: Luigi Ruggiero Università Iuav di Venezia


Recinto

Ex-caserma militare

Studio dei tracciati significativi

Collegamento con l’aeroporto

Planovolumetrico

Timeline di progetto

Piano calpestio Linea sezione

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-3.00 m -1.20 m


Piano calpestio 0.00 m Linea sezione +2.00 m

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Piano calpestio 3.00 m Linea sezione +4.20 m

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Piano calpestio 6.00 m Linea sezione +7.20 m

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_Tipologie abitative

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_Progetti sul fiume Sile: albergo per kayakisti

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_Progetti sul fiume Sile: casa per un astronomo

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ATELIER CITTA’ E PAESAGGIO 2018-2019 Matera: Piccianello e la Fabbrica Culturale dell’ex Barilla

Nature Urbane

Riattivazione e valorizzazione dei quartieri materani

La città di Matera si fonda sul margine e si affaccia su due paesaggi dalla natura differente: il progetto propone di attivare una connessione tra questi. La connessione avviene sulla spina trasversale dei parchi urbani, che ha volere strutturale nell’organizzazione dello spazio costruito. Come un organismo che si espande, la vegetazione esce dagli spazi urbanisticamente programmati e convenzionali: entra dal margine, esce dai parchi, si diffonde capillarmente nel tessuto urbano contaminandolo e portando qualità. L’elemento vegetale intercetta l’architettura: gli spazi del quotidiano non valorizzati e grandi contenitori industriali abbandonati. La riattivazione di spazi ed edifici, perseguendo il benessere dell’abitante e del visitatore, crea una nuova fascia attrattiva per l’intera città. L’analisi è partita da lontano. Attraverso Google Earth è stato possibile attuare una prima analisi che ci ha permesso di conoscere i segni caratteristici e delle componenti essenziali del paesaggio. Successivamente, grazie al sopralluogo, si è fatta esperienza diretta dei luoghi, scoprirne la matericità e parlare con chi li abita. La spina dei parchi urbani comprende tre dei quartieri maggiormente densi della città, ovvero Piccianello, Spine Bianche e Serra Venerdì. L’intervento prevede il recupero di edifici abbandonati o in stato di forte degrado, in modo che diventino dei poli attrattori non soltanto per i turisti, ma per la popolazione materana stessa. Ancora, attraverso l’incremento delle aree verdi e attraverso la dotazione di spazi di aggregazione - quali playground - e di infrastrutture (in particolar modo grazie alla nuova stazione ferroviaria ex-Barilla), si è cercato di riattivare e valorizzare questi quartieri, che formano una delle migliori periferie dell’Italia meridionale. In particolar modo il progetto si concentra sul quartiere Piccianello e sull’ex-pastificio Barilla, adesso Fabbrica Culturale. L’occasione di riuso di questo grande edificio industriale dismesso viene colta per fornire spazi di aggregazione per la vita comunitaria di quartiere, ma allo stesso tempo per rendere il quartiere rilevante all’interno della città. La trasformazione in Fabbrica Culturale inoltre permette di essere un punto di riferimento nel panorama artistico performativo nazionale: i grandi spazi permettono di ospitare festival teatrali e musicali, ma anche le semplici assemblee per gli abitanti. Tutte le funzioni presenti, le residenze per artisti, le botteghe degli artigiani, la biblioteca e i servizi per la ristorazione, il parco e la piazza, definiscono uno spazio pensato per essere vissuto nel quotidiano. La stazione diviene approdo al quartiere attraversando l’edificio.

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Prof.ssa Arch._Margherita Vanore Prof. Ing._Silvio Nocera Prof.ssa Arch._Mariachiara Tosi Prof. Arch._Matteo Aimini Con: Anastasia Battani, Davide Catzola, Luigi Ruggiero, Louis Siennaou Università Iuav di Venezia


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Masterplan

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Plastico 1:10.000 della cittĂ di Matera

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Stato di fatto

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Stato di progetto

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PICCIANELLO_criticità e scenari


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TESI DI LAUREA TRIENNALE 2018 LA CASA SUL LAGO

Casa per un artista sul lago Fusaro

Il progetto nasce come rifugio dalla vita dai ritmi caotici e frenetici della città, ed è proprio per questo motivo che si inserisce in una piccola insenatura del tranquillo lago Fusaro, a Bacoli, nella zona nord-est del napoletano. La casa è orientata, come un cannocchiale, in direzione della famosa Casina Vanvitelliana, posta sul lato opposto della sponda. La struttura portante, costituita da travi e pilastri in legno, poggia su una piattaforma che si innalza sull’acqua, come una vera e propria palafitta. La casa si compone di due volumi, ognuno dei quali si erge su due livelli, collegati tra di loro attraverso le travi in copertura, alle quali inoltre è appesa la scala, sostenuta da tiranti in acciaio, che partecipa a questa sensazione di sospensione sull’acqua. Lo spazio è concepito come nelle architetture orientali, specialmente quella giapponese, dove particolare importanza viene attribuita alla relazione tra spazio interno e spazio esterno, che non sono costituiti da una netta separazione, al contrario, l’uno fluisce nell’altro. Questo è possibile grazie alla struttura delle porte, le quali possono essere “sollevate” e fondere in questo mondo l’interno con l’esterno, facendolo diventare un unicuum. Esternamente, la piattaforma su cui prende vita la casa diventa una sorta di gioco, un momento durante il quale si è completamente assorbiti dall’acqua e dal paesaggio circostante grazie alla presenza delle reti, che vogliono anche essere un rimando agli antichi trabucchi abbruzzesi. La copertura è un tetto invertito, il cosidetto tetto a farfalla, in lameria, che consente la raccolta e lo stoccaggio dell’acqua piovana in modo da concorrere al raggiungimento dell’auotosufficienza idrica, anche grazie al canale di gronda che passa tra le due falde; inoltre il canale di gronda è progettato in modo tale da dare, in caso di forti piogge, un particolare effetto, quello di una cascata.

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Relatore: Prof. Arch. Nicola Flora Università Federico II di Napoli


Inquadramento

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