GABRIELLA CERASO
C U R R I C U L U M V I T A E
GABRIELLA CERASO Napoli, Italia - 15.11.1994 Via Cesare Rosaroll, 24 80139, Napoli, NA +39 3337037911 ga.ceraso@gmail.com
TIROCINI / WORKSHOP / VIAGGI STUDIO. 01.2021_02.2021
Tirocinio curriculare AMAA, Collaborative Architecture Office for Research And Development http://www.amaa.studio/ San Marco 2504, 30124 Venezia
15-18.03.2019
Viaggio studio_Matera, Italia Professoressa Margherita Vanore Università IUAV di Venezia, Venezia
01-15.08.2017
Tirocinio curriculare_Workshop Villa Pennisi in Musica, Acireale, Sicily
12-20.06.2016
Viaggio studio_Porto, Portogallo Professore Alessandro Castagnaro Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli
FORMAZIONE. 10.2018_10.2021
Laurea Magistrale in Architettura e Culture del Progetto Università IUAV di Venezia, Venezia Voto: 108/110
09.2014_07.2018
Laurea Triennale in Scienze dell’Architettura Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli Voto: 101/110
09.2008_06.2013
Maturità classica Liceo Classico Giuseppe Garibaldi, Napoli Voto: 80/100
SOFTWARE. Adobe indesign Adobe illustrator Adobe photoshop Autocad Rhino Microsof Excel Microsoft Power Point Microsoft Word
LINGUE. Italiano madrelingua Inglese
P R O G E T T I S E L E Z I O N A T I
TESI MAGISTALE 2020-2021
“Forte Alberoni, progetto di riuso e restauro” Team: Gabriella Ceraso, Stefano Lenzi
Relatori: Prof. Arch. Segio Pascolo, Prof. Piercarlo Romagnoni Correlatore: Prof. Arch. Edoardo Danzi
L’obiettivo del lavoro di tesi è il riuso e restauro dell’ex forticazione di Alberoni, nel rispetto del suo valore storico, culturale e architettonico. Il progetto, in base alle indicazioni della committenza prevedeva il restauro e il riuso dell’ex caserma militare, come foresteria per gli avventori del golf club. A seguito dell’analisi del territorio si è evidenziata la sua posizione centrale all’interno del sistema fortificato ed è apparso subito chiaro come tutto il sistema collaborasse insieme. Da qui è sorta la necessità di riqualificazione dell’intera area, che non era inizialmente contemplata nel progetto; in particolar modo i bunker sono elementi peculiari per il loro essere integrati perfettamente nel paesaggio. Per la loro collocazione e conformazione, la funzione scelta è quella di un centro benessere per gli ospiti della foresteria e del golf club così da mantenere la relazione con la Caserma. La prima operazione effettuata è stata quella di spostare la buca 9 collocata tra la caserma e i bunker, in posizione sfavorevole per lo svolgimento delle nuove funzioni. La buca 9 è una delle buche più importanti dell’intero campo, un colpo cieco che parte al di là dell’antico pentagono, scavalca il corso d’acqua e i bunker per arrivare al green accanto alla caserma. Per mantenere le caratteristiche di gioco, senza perdere la particolarità del “salto della montagna”, il tee è rimasto oltre il pentagono, mentre il fairway e il green sono stati spostati più a sinistra, in corrispondenza della facciata sud della caserma. La ricollocazione della buca 9 ha liberato l’area interposta fra la caserma ed i bunker. Questo grande spazio verde ospiterà un biolago, annesso al centro benessere, costeggiato da un percorso sterrato che connette i due elementi. Per l’ex caserma i maggiori interventi riguardano l’utilizzo della copertura e l’addizione di un volume esterno come connessione verticale servente il piano primo e la nuova terrazza giardino, e la risistemazione degli spazi interni. Il volume esterno è una struttura composta da travi e pilastri in legno, con una sottostruttura di irrigidimento in acciaio e un rivestito in alluminio forato bronzato. L’addizione è sormontata da una pensilina - anch’essa in legno - che si estende fino alla zona bar in copertura. La scala e l’ascensore vetrato, sorretti dai pilastri in acciaio, sono visibili anche all’esterno attraverso il dispositivo della pelle di alluminio. I bunker, parte integrante del paesaggio, non potevano essere esclusi dalla logica di riqualificazione della fortificazione. Per il loro essere spazi raccolti, e interrati per tre lati, ben si prestano alla funzione di centro benessere. Il lavoro sui bunker si è limitato perlopiù alla sistemazione degli spazi interni. L’unico intervento che ha modificato l’aspetto originario delle casematte è stata l’addizione di gallerie vetrate per permettere il collegamento tra i vari ambienti senza dover uscire all’aria aperta, dato che erano già presenti dei corridoi di attraversamento.
2
5 3 1
4
6
12
7
9
8
18 11
13
17 16
15
10
14
50
100
Mappa delle buche del campo da golf Stato di fatto
200 m
2
5 3 1
4
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15
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100
200 m
Mappa delle buche del campo da golf Stato di progetto
5
10
30 m
Sezione territoriale
0
50
100
200 m
Funzioni esistenti:
Ingresso al Circolo del Golf
Reception del Golf Club
Club House, ristorante
Nuove funzioni:
Foresteria (ex caserma)
Biolago
Centro benessere (bunker)
b
c
0.00
a
a’
camera simplex 80 mq 0.00
camera simplex 80 mq
0.00
camera simplex 80 mq 0.00
hall 76 m²
0.00
camera duplex 111 m² 0.00
camera duplex 111 m²
camera duplex 111 m²
0.00
0.00
0.00
b
c’ 1
5
10 m
Pianta piano terra
Demolizioni
Costruzioni
Prospetto ovest 1
5
10 m
Hall
Camera duplex
+ 3.00
+ 3.00
+ 4.00
a
+ 3.00
+ 3.00
+ 3.00
camera simplex 63 mq + 3.00
camera simplex 63 mq
+ 3.00
camera simplex 63 mq + 3.00
hall 76 m²
0.00
camera duplex 111 m² 0.00
camera duplex 111 m²
camera duplex 111 m²
0.00
0.00
0.00
b
c’ 1
5
10 m
Pianta piano primo
Demolizioni
Costruzioni
Sezione bb’
Sezione cc’ 1
5
10 m
b
c
8.46
superficie pavimentata 150 m²
8.06
10.46
+ 9.00
superficie calpestabile 410 m²
superficie non calpestabile 390 m²
a
a’ + 9.00 4.80
7.21
5.00
7.21
7.21
33.50
0.00
b
c’ 1
5
10 m
Pianta delle coperture
Demolizioni
Costruzioni
Vista sul paesaggio
Superficie fruibile
Valorizzazione del manufatto
Elevata ritenzione idrica
Risparmio energetico
Miglioramento bioclimatico Biodiversità
Trattenimento delle polveri
Nessun telaio di sostegno
Integrazione architettonica
Risparmio energetico
Valorizzazione del manufatto
Pannelli fotovoltaici a film sottile Dim: 2600x1300x17 mm Numero di pannelli: 63 Solare termico a tubi sottovuoto Dim: 1173x2244x160 mm Numero di collettori: 21
Pensilina con pannelli solari
Struttura portante in legno e acciaio
Rivestimento in alluminio bronzato
Terrazza giardino
Sistema di risalita
Prospetto ovest
Legenda materiali Travi e pilastri in legno lamellare Parapetto in alluminio bronzato Pilastri in acciaio
Passerella in calcestruzzo Infissi in legno Pietra bianca d’Istria Muratura in mattoni
0
1
2
5m
Sezione aa’ 0
1
2
5m
b
d
a
0.00
c
0.00
0.00
- 0.90
e
0.00
- 1.00 0.00
reception 0.00
spogliatoio
d’
- 1.20
percorso kneipp
piscina 30°C doccia emozionale
b’
bagno turco
sauna
vasca 18°C
0.00
0.00
a’
c’
Sezione aa’
e’
Sezione bb’ 5
5
15
15
30 m
30 m
Pianta piano terra
5
15
30 m
Sezione ee’
b
d
+ 3.00
+ 3.80
+ 3.00
+ 3.80
a
+ 3.00
+ 3.80
+ 2.20
e + 3.80
+ 3.00
+ 3.80
+ 2.20 0.00
+ 1.90 + 3.00
+ 3.00
c
0.00
+ 3.80
+ 3.00
+ 1.90 + 3.80
+ 3.80
spogliatoio
sala relax
piscina 30°C 0.00
d’
piscina 28°C
0.00
b’
piscina 27°C
0.00
a’
c’
5
15
30 m
Prospetto ovest
Addizione + 3.00
+ 4.00
e’
bunker impianti
Connessione orizzontale 5
15
30 m
Pianta primo piano
unità esterna pompa di calore uscita e mandata alla pompa di calore
quadro elettrico
sonda di livello passante a muro
scambiatore di calore
bocchette immissione a parete scarico di fondo
centrale clorazione
Ø 600
serbatoio cloro
skimmer
Ø 600
prefiltro
collettore di aspirazione
pozzetto di scarico
serbatoio PH filtri
ingresso acque di controlavaggi filtri
pompa ricircolo acque da declorare e strippaggio
pompa declorante
scarico in fogna dopo declorazione
bocchette immissione a parete
bocchette immissione a parete
skimmer
REUSE ITALY COMPETITION 2020
“Piscina Mirabilis, re-use the roman ruins” Team: Gabriella Ceraso, Federica Labattaglia, Luigi Ruggiero
In una prima fase di studio si è analizzato il carattere del manufatto archeologico e abbiamo concluso che le Piscine Mirabili non sono state solo una grande opera di ingegneria idraulica, ma anche un’architettura che ha accolto nel suo ventre valori di civiltà, di umanità e di bellezza. Il suo aspetto di cattedrale sotterranea, con la scansione delle sue navate austere e la luce che scende dall’alto, che sembra disegnare una veste sui pilastri cruciformi, le conferisce una teatralità sacra e solenne di un tempio dimenticato, una bellezza mozzafiato fatta di maestranza costruttiva e tecnica, di cui ha potuto godere solo chi l’ha ideata e chi l’ha manutenuta. Ma la sua bellezza risiede proprio nel suo tacere ipogeo lontano dalla realtà, nella scoperta dei suoi infiniti scorci tra i pilastri ritmati dalla luce, negli echi e nei rumori che sembrano arrivare da tutte le direzioni e che donano, insieme alla sua ripetizione spaziale, una piacevole sensazione di smarrimento. La Cisterna al suo interno, che ora assolve a una funzione espositiva, prevede un intervento minimo per preservare la sua bellezza unica e memoria storica. È proprio partendo dalla memoria che abbiamo accolto l’idea di lavorare su un percorso che si posa sull’acqua che dona allo spazio una luce riflessa che si muove continuamente nei disegni sulle pareti. Ci è sembrato importante non sovrapporre nessun intonaco ai segni del tempo che colorano i pilastri, e di lasciare che i raggi del sole attraversino i lucernari centrali, cercando di controllare luce diretta che vibra e che cambia durante il giorno. È invece nelle navate laterali, dove il sole non riesce ad arrivare, che la luce è gestita da un’illuminazione artificiale puntuale sulle opere. Si è pensato di disegnare una controparete che, aggrappata al muro della cisterna, accoglie all’interno i condotti impiantistici per la regolazione della temperatura e l’illuminazione, oltre che assolvere alla funzione di espositore. Per quanto invece concerne l’andamento del percorso, la passerella, che si posa sul filo dell’acqua, si articola in modo da donare al visitatore una continua e diversificata esperienza prospettica della piscina, accompagnandolo in un labirinto di echi e di visuali ripetute. All’esterno, invece, il manufatto si presenta come un grande edificio troncato da un piano orizzontale, un grande parallelepipedo fuori terra di pochi metri. Si è pensato che quello potesse risultare il basamento sul quale collocare un corpo di completamento del volume, il cosiddetto tetto della cattedrale, che desse proporzione e unità, oltre che riconoscibilità dall’alto della collina, come un tempio arroccato che dialoga con tutto quello che lo circonda. Abbiamo dunque pensato di poter utilizzare la terrazza del piano superiore per poter disegnare gli spazi richiesti per il museo, specie quelli di sevizio, o che necessitano di una grande quadratura come l’auditorium, difficilmente collocabili nello spazio ipogeo. Il volume si svuota centralmente con la corte che ospita lo scheletro dei lucernari sulla cisterna. Da qui è possibile vedere il movimento dei visitatori all’interno delle piscine e dell’ampliamento superiore che gli gira tutt’intorno.
ATELIER HERITAGE 2019-2020
“MUB, Multifunctional university building” Team: Gabriella Ceraso, Davide Catzola, Luigi Ruggiero
Prof. Arch. Sergio Pascolo, Prof. Ing. Maurizio Milan, Prof. Arch. Edoardo Danzi
Il progetto si inserisce nello spazio urbano della PP1, a nord di Padova, in un’area cuscinetto tra la stazione ferroviaria, il parco delle Mura e il polo universitario scientifico. L’obbiettivo del progetto è di ridare nuova vita a questa porzione di città, di convertire la sua centralità geografica in un centralità strategica e culturale, un luogo di scambi, di relazioni, uno spazio pilota per la città e la sua università. Le analisi e il sopralluogo sull’area hanno fatto emergere le criticità che hanno permesso di guidare il progetto. Lo spazio occupato un tempo dal gasometro, oggi si presenta come uno luogo irrisolto: la sua centralità ostacola i flussi continui di studenti che si spostano dalla stazione al centro, l’area è inquinata dal massivo uso industriale nei primi anni del novecento, e non sembra avere alcuna relazione con il fiume e con il tessuto urbano circostante caratterizzato dagli alti edifici del centro direzionale. La genesi del progetto nasce quindi dall’idea di lavorare su un edificio che abbracciasse uno spazio urbano centrale a una quata più bassa, collegato a sud alla golena, e che fosse al centro dei grandi flussi pedonali quotidiani assecondandoli o facendosi attraversare dagli stessi, disegnando con il parco circostante un paesaggio che si integra al progetto Boschetti e va in continuità con il parco delle mura. L’edificio si conforma quindi con un doppio attacco a terra, il primo a quota città mentre il secondo alla quota inferiore progettata, per mantenere un carattere di piena attraversabilità e apertura alla città come accade spesso negli edifici pubblci di Padova. Si presenta dunque come una serie di edifici staccati e attraversabili che trova unità solo nella suo tetto giardino: un parco lineare che si relaziona al contesto e che sembra riflettere specularmente gli spazi verdi dei giardini dell’arena, cercando, attraverso i suoi percorsi, nuovi scorci visivi del sistema bastionato e del centro storico.
Sezione territoriale
Planivolumetrico
Attacco a terra
Pianta piano terra
Pianta primo piano
ATELIER CITTA’ E PAESAGGIO 2019
“Urban nature. Matera: Piccianello e la fabbrica culturale ex-Barilla” Team: Gabriella Ceraso, Anastasia Battani, Davide Catzola, Luigi Ruggiero, Louis Sionneau Prof.ssa Arch. Margherita Vanore, Prof. Ing. Silvio Nocera, Prof.ssa Arch. Maria Chiara Tosi, Prof. Arch. Matteo Aimini
La città di Matera si fonda sul margine e si affaccia su due paesaggi dalla natura differente: il progetto propone di attivare una connessione tra questi. La connessione avviene sulla spina trasversale dei parchi urbani, che ha volere strutturale nell’organizzazione dello spazio costruito. Come un organismo che si espande, la vegetazione esce dagli spazi urbanisticamente programmati e convenzionali: entra dal margine, esce dai parchi, si diffonde capillarmente nel tessuto urbano contaminandolo e portando qualità. L’elemento vegetale intercetta l’architettura: gli spazi del quotidiano non valorizzati e grandi contenitori industriali abbandonati. La riattivazione di spazi ed edifici, perseguendo il benessere dell’abitante e del visitatore, crea una nuova fascia attrattiva per l’intera città. L’analisi è partita da lontano. Attraverso Google Earth è stato possibile attuare una prima analisi che ci ha permesso di conoscere i segni caratteristici e delle componenti essenziali del paesaggio. Successivamente, grazie al sopralluogo, si è fatta esperienza diretta dei luoghi, scoprirne la matericità e parlare con chi li abita. La spina dei parchi urbani comprende tre dei quartieri maggiormente densi della città, ovvero Piccianello, Spine Bianche e Serra Venerdì. L’intervento prevede il recupero di edifici abbandonati o in stato di forte degrado, in modo che diventino dei poli attrattori non soltanto per i turisti, ma per la popolazione materana stessa. Ancora, attraverso l’incremento delle aree verdi e attraverso la dotazione di spazi di aggregazione - quali playground - e di infrastrutture (in particolar modo grazie alla nuova stazione ferroviaria ex-Barilla), si è cercato di riattivare e valorizzare questi quartieri, che formano una delle migliori periferie dell’Italia meridionale. In particolar modo il progetto si concentra sul quartiere Piccianello e sull’ex-pastificio Barilla, adesso Fabbrica Culturale. L’occasione di riuso di questo grande edificio industriale dismesso viene colta per fornire spazi di aggregazione per la vita comunitaria di quartiere, ma allo stesso tempo per rendere il quartiere rilevante all’interno della città. La trasformazione in Fabbrica Culturale inoltre permette di essere un punto di riferimento nel panorama artistico performativo nazionale: i grandi spazi permettono di ospitare festival teatrali e musicali, ma anche le semplici assemblee per gli abitanti. Tutte le funzioni presenti, le residenze per artisti, le botteghe degli artigiani, la biblioteca e i servizi per la ristorazione, il parco e la piazza, definiscono uno spazio pensato per essere vissuto nel quotidiano. La stazione diviene approdo al quartiere attraversando l’edificio.
Masterplan
Attacco a terra
PICCIANELLO_criticità e scenari
ATELIER SOSTENIBILITA’ 2018-2019
“Canizzano: un nuovo quartiere sulle sponde del fiume Sile”
Team: Gabriella Ceraso, Luigi Ruggiero
Prof. Arch. Carlo Magnani, Prof.ssa Arch. Maria Antonia Barucco, Prof. Ing. Luigi Schibuola
Planivolumetrico
Il progetto prevede la realizzazione di una nuova area residenziale a Canizzano, una frazione di Quinto, a sud-ovest del centro urbano di Treviso. Lo studio del contesto territoriale ha permesso di interpretare gli spazi e di dirigere le scelte progettuali, facendo emergere i caratteristici segni nel paesaggio: le vaste aree di produzione agricola che disegnano scanalature regolari sul territorio, il solco dettato dallo scorrere delle acque del Sile e la sua doppia ansa che accoglie il vivaio di trote, l’aeroporto che si inserisce longitudinalmente da est a ovest e fa da argine al fiume, le case limitrofe disposte intorno alla strada principale, danno forma a un insediamento anche questo allungato sull’asse est ovest. L’area di intervento è delineata da un muro di calcestruzzo e mattoni che segna il confine amministrativo della caserma militare. Dallo studio dello stato di fatto, dalla disposizione dei fabbricati della caserma e soprattutto dai tracciati e dalle loro distanze è nata la genesi progettuale: la volontà di reinterpretare l’involucro materico, di svuotarlo di significato e di riempirne di nuovo. Si è delineato un nuovo scenario: l’area della caserma che è chiusa in se stessa da un alto muro, chiudendo ogni tipo di relazione con l’esterno avrebbe ribaltato questa condizione, mantenendo la fisicità del recinto, che sarebbe stato adesso l’elemento a cui agganciare una parte delle residenze e da cui si sarebbe potuto traguardare il paesaggio; il segno in fondazione dell’edificio della caserma si trasforma in una serie vasche comunicanti che forniscono una diretta relazione con l’acqua; lo spazio del campo che segna un punto in cui il suolo può assorbire l’acqua avrebbe tenuto questa caratteristica trasformandosi in un parco che si arrampica con una pendenza dolce; l’asse centrale che segna l’accesso alla caserma e che termina nel ponte sul fiume non stabilirebbe più il diretto contatto con l’aeroporto, ma sarebbe stato una via d’accesso e di collegamento ciclopedonale favorendo il trasporto slow e sostenibile. Una delle principali intenzioni fin da subito è stata quella di limitare la vista e il passaggio di autovetture nel maggior modo possibile, cercando di favorire l’attraversamento del quartiere con percorsi pedonali e ciclabili. Questo ha diretto la scelta del posizionamento dei parcheggi verso punti di accumulo che servissero ad adeguate distanze tutte le residenze, e che fossero nascosti come tasche a quote inferiori rispetto al piano di calpestio. Il ragionare su diverse quote per i parcheggi ci ha fatto pensare alla possibilità di un attacco a terra che servisse quote diverse, dove gli edifici avrebbero potuto accogliere funzioni diverse a piani diversi, dove lo spazio sarebbe stato indagato in tutte e tre le sue dimensioni e i percorsi pubblici sarebbero entrati in contatto con quelli privati, mantenendo una forte relazione ma rispettando l’autonomia di entrambi. Lo spazio pubblico dunque si dilata anche alle quote superiori, in spazi semi-pubblici, percorsi rialzati, piazzali per gli studenti, gradinate vicino ad aree verdi, piazze sopraelevate che possono accogliere eventi di ogni tipo e innescare processi di socializzazione e di integrazione. Il progetto fa del suo centro la promiscuità di questi spazi, gettando le basi per una sfida: rendere piacevoli, rispettati e accessibili i luoghi di soglia. Un altro punto fondamentale del progetto è stato quello di dotare di servizi l’intero abitato, quindi si è ragionato su una forte presenza di terziario: un ristorante, spazi commerciali, una piscina al chiuso, una palestra, una sala espositiva, una biblioteca, aule studio, un’aula conferenze, un auditorium, un campo di pallavolo al chiuso e due campi sportivi all’aperto.
Attacco a terra -3.00 m
Attacco a terra 0.00 m
Attacco a terra +3.00 m
Pianta piano terra
Pianta piano primo