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VICENZA
Corriere del Veneto Sabato 19 Ottobre 2019
Pfas, gli ex dipendenti di Miteni «Analisi, ci hanno dimenticato»
Città e provincia le altre notizie
Litiga e lancia un’aspirapolvere per ferire: 20 mesi
Dura accusa dei lavoratori che si costituiranno parte civile al processo «Siamo le persone più esposte al mondo ai Pfas, con enormi quantità nel sangue. Eppure, nonostante le promesse della Regione Veneto, da un anno e mezzo non ci viene fatta nessuna analisi. Di nessun tipo». È un duro atto d’accusa verso le istituzioni e la sanità regionale quello che rivolgono gli ex operai e impiegati dell’industria chimica in fallimento Miteni di Trissino. Da pochi giorni si sono riuniti in un comitato autonomo, per avviare azioni a tutela della propria salute. Gli ex operai della Miteni, come ribadito da studi scientifici, hanno una media di Pfas nel sangue superiore a 5300 nanogrammi per millilitro. Un valore, appunto, medio visto che diversi ex dipendenti negli anni scorsi avevano ottenuto dalle analisi cifre superiori ai diecimila nanogrammi per millilitro. «Le analisi – spiegano l’ex Rsu Renato Volpiana e gli altri aderenti al comitato – ci venivano fatte dal medico incaricato dalla società, che seguiva un protocollo specifico comprensivo, oltre della misura dei Pfas nel sangue, anche di analisi dell’acido urico, del
TRISSINO
Thiene, il sindaco rassicura
Dipendente-ladra: «Non c’è danno per i cittadini» THIENE A poche ore dalla notizia di un
secondo dipendente infedele smascherato, sospeso e licenziato, interviene il sindaco Gianni Casarotto a rassicurare la comunità. «Si precisa che il danno è solo per le casse comunali e non per il cittadino» dichiara in riferimento a quanto l’ex impiegata dell’anagrafe Romina Ciscato, segnalata in procura per furto, avrebbe sottratto dal 2015, e in modo più frequente dal 2017. «È stata appurata un’appropriazione indebita di somme dovute al Comune come diritti di segreteria per il rilascio di documenti nel settore servizi alla popolazione conferma Casarotto - La somma si aggira sui 15mila euro». Altro caso quello del dipendente dell’ufficio tributi Giovanni Grolla (che martedì ha patteggiato tre anni di pena) che si era intascato da 118 cittadini 42.800 euro in contanti di Tari (poi restituiti). «Allora non risultavano i pagamenti di alcuni e si era lavorato per non richiedere ai contribuenti di pagare due volte - spiega Casarotto - Da allora l’attività di controllo sulle procedure comunali è stata intensificata. È stato così, purtroppo, intercettato un altro caso d’infedeltà». (b.c.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
colesterolo e così via. Tutto questo con il fallimento ovviamente non avviene più. Per questo avevamo avuto ampie rassicurazioni dalla Regione, a cui ci eravamo rivolti assieme ai sindacati Cgil, Cisl e Uil, perché il monitoraggio continuasse». Il riferimento va a un incontro «lo scorso 17 maggio, l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin e i vertici sanitari regionali ci avevano dato ampie garanzie. Eppure, non siamo più stati nemmeno visitati. Siamo estremamente rammaricati e arrabbiati, alle promesse dovrebbero seguire i fatti». La preoccupazione è ancora più sentita dopo che un recente studio scientifico, condotto dagli epidemiologi Enzo Merler e Paolo Girardi e pubblicato sulla rivista inglese Environmental Research, ha affermato che c’è un legame diretto fra Pfas, Pfoa e la mortalità per alcune specifiche patologie. «Ci preoccupa inoltre la notizia che a Medicina del Lavoro, facoltà dell’università di Padova che forse si occuperà proprio del nostro monitoraggio, possa arrivare un docente che già in passato ha dichiarato di non credere alla dannosità dei Pfas. Se fos-
se vero, sarebbe grave» sottolinea Volpiana. Il comitato autonomi, dichiarano le ex Rsu, ha già ottenuto una forte adesione tra gli ex dipendenti: «40 aderenti, tutti quelli che lavoravano in produzione, si sono costituiti parte civile nel processo che sta per iniziare» sottolineano. La lista delle parti civili nel procedimento Miteni – la cui udienza preliminare è in programma lunedì, salvo rinvii per lo sciopero dei penalisti – intanto si allunga: dopo la Provincia e il Comune di Arzignano, hanno annunciato la costituzione anche Trissino e Brendola. E mentre i comitati cittadini incalzano la Regione, chiedendo la bonifica totale dell’ex sito Miteni, nei giorni scorsi il presidente regionale Luca Zaia ha chiesto al governo di nominare, proprio per bonificare il sito, un commissario ad hoc. Regione, Provincia e Comune di Trissino in una conferenza dei servizi hanno imposto alla proprietà ex Miteni, che continua a detenere il sito, di presentare un progetto di bonifica entro il 31 dicembre. Andrea Alba
Bonifica Luca Zaia ha chiesto al governo la nomina di un commissa rio ad hoc per la bonifica Fine anno Miteni deve presentare un progetto di bonifica entro il 31 dicembre prossimo
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Furti e raggiri di Benedetta Centin
VICENZA Un noto locale svaligiato e un’azienda vicentina truffata: ad entrambe, che hanno registrato danni ingenti, non è rimasto che rivolgersi alla polizia formalizzando denuncia. A finire nel mirino dei ladri, lasciata con dispense e magazzino pressoché vuoti, è stata la birreria Kofler di strada Sant’Antonino a Vicenza. I criminali, nella notte tra giovedì e ieri, hanno avuto accesso nello stabile vicino all’ex aeroporto forzando un’entrata sul retro e pare abbiano avuto tutto il tempo di fare razzia delle scorte di alimenti e bibite: a quanto pare circa tre quintali di merce in totale. Un bottino di alcune decine di migliaia di euro. La stima esatta però non è ancora stata fatta: «Hanno portato via molto ma l’inventario è ancora in corso» fanno sapere dal locale, in cui non vogliono comunque aggiungere altro. I ladri, che devono essere stati almeno due, e forniti quanto meno di un furgone, avrebbero rubato dalle celle frigo circa duecento chili di carne, tra pollo, stinco, tagliate e hamburger, e centocinquanta chili di formaggi tra mozzarelle, bufale e burrate. Hanno fatto man bassa poi di duecento litri di bibite, un totale di dieci fusti, e il doppio di birra. A sparire, l’altra notte, con la banda ben organizzata anche quindici botti di legno vuote dell’Octoberfest, e ancora bottiglie di alcolici e superalcolici e una macchina per il sorbetto. Una quantità di merce tale, tra l’altro anche pesante, che fa pensare che la banda
Strada Sant’Antonino Dovevano essere ben organizzati e attrezzati i malviventi che hanno svuotato il magazzino del Kofler a Vicenza
Razzia al Kofler, i ladri di notte rubano 400 litri di birra e 200 quintali di carne
Indagalapolizia.Truffada98milaeuroperun’aziendadiprodottisanitari
fosse ben articolata e strutturata. Di certo, da come si è mossa, pare essere andata a colpo sicuro, sapendo cosa trovare e dove cercarlo. E sapendo probabilmente già dove piazzare tutte quelle scorte. Un colpo considerevole e quasi di certo su commissione su cui sono in corso indagini da parte della polizia che ha già acquisito i filmati di videosorveglianza della zona ed effettuato i rilievi nel locale a caccia di indizi. Sempre gli agenti della questura stanno effettuando accertamenti sulla maxi truffa da 98mila euro subita da un’azienda di prodotti sanitari vicentina da parte di una
presunta società francese che per risultare credibile era riuscita a modificare la piattaforma web. I primi contatti con il fornitore berico a maggio. A giugno l’ordine di guanti in lattice per quasi centomila euro appunto, con la richiesta di poter pagare a quindici giorni. L’azienda vicentina però, avendo a che fare con un cliente nuovo, non ha acconsentito e ha chiesto il pagamento immediato. Alla fine le due parti riescono a trovare un accordo: la società di prodotti sanitari accetta il pagamento a quindici giorni, dopo essere stata convinta a sottoscrivere un’assicurazione sul
carico, che doveva fungere da garanzia. La merce doveva essere pagata alla consegna, di cui doveva occuparsi un camionista dell’Est Europa, di cui si conosceva la targa del mezzo. Peccato però che la maxi fornitura non sia finita in Francia come da accordi bensì in Gran Bretagna. E, ovviamente, dei soldi pattuiti nemmeno l’ombra. E solo allora l’azienda vicentina ha scoperto di essere stata raggirata. Una truffa che non solo è stata messa a segno nei confronti della ditta produttrice ma al contempo anche dell’assicurazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Calci e pugni e pure un’aspirapolvere scagliato contro un uomo, gli sono costati una condanna a un anno e otto mesi, oltre al risarcimento dei danni considerati i trenta giorni di prognosi per le conseguenze riportate dal malcapitato. Questa la sentenza pronunciata nei confronti di Antonio Poletto, 48enne di Fara. L’aggressio ne risale a novembre 2016. Allora se l’era presa con Daniele Poletto, 46enne di Bassano: lo aveva colpito con calci e pugni e gli aveva gettato contro l’aspirapolvere, fratturandogli l’omero e una costola. Il giudice Veronica Salvadori ha condannato il 48enne a risarcire la vittima costituitosi parte civile con 5 mila euro e a saldare le spese da lui sostenute di 3400 euro. (b.c.)
Minacciano col coltello due amici Denunciati Erano in auto, fermi ad aspettare un’amica tra viale Dalmazia e viale Eretenio quando sono stati avvicinati da tre stranieri che li hanno minacciati con un coltello. Ed è scattata la richiesta di aiuto alla polizia. Brutta serata, poco dopo la mezzanotte di giovedì, per due giovani di 22 e 21 anni, che sono riusciti a fornire una descrizione dettagliata dei tre tanto che la polizia li ha identificati in stradella Tre Scalini, dove stavano bevendo alcol. Erano un 26enne senegalese di Cittadella, un coetaneo della Costa D’Avorio di Chiampo e un 22enne del Burkina Faso residente a Carmignano di Brenta che alla vista della polizia ha dato in escandescenze e finita nei guai per ubriachezza molesta. Denunciato per il porto abusivo del coltello e minaccia aggravata il 26enne di Cittadella. (b.c.)
Molesta la colf e baby sitter: a processo Lui 49 anni, la sua collaboratrice domestica e baby sitter dei figli, 23. Per l’accusa il vicentino M. P. avrebbe approfittato della giovane filippina per un approccio sessuale. Il tutto con l’aggravante di aver approfittato della situazione, del fatto che la giovane era alle sue dipendenze e al lavoro in casa sua. Accuse, queste, per le quali ora il 49enne affronterà il processo a partire da gennaio prossimo. La giovane, sconvolta, dopo quel presunto episodio si era infatti presentata agli agenti della questura a denunciare le molestie sessuali subite. (b.c.)
VI
PRIMO PIANO
2 VE
Sabato 19 Ottobre 2019 Corriere del Veneto
L’anniversario del referendum
22 OTTOBRE
Unatrattativacheduradatregoverni dopo2anniautonomiaallaripartenza Il referendum del 2017, 2,3 milioni di sì. Gli annunci, le intese fatte e disfatte: un viaggio infinito
I volti
● Gianclaudio Bressa (foto), dem bellunese, firmò il 28 febbraio del 2018, nelle vesti di sottosegretario agli Affari regionali, la pre-intesa sull’autonomia con il governatore del Veneto Luca Zaia
● Luca Antonini (foto), giurista ora alla Corte Costituzionale, faceva parte della prima delegazione trattante sull’autonomia regionale
● Matteo Salvini (foto), leader della Lega ed ex vice premier è stato «accusato» da più parti di essere stato troppo morbido sulla questione dell’autonomia differenziata
Ora, sarà anche vero, come dice T.S. Eliot, che «ciò che conta è il viaggio, non la meta». E però dopo due anni di traversata nei mari perigliosi dell’autonomia, senza dubbio bellissimi, certamente suggestivi, i veneti si sarebbero pure un po’ stancati e adesso vorrebbero approdare da qualche parte. Un sì. Un no. Uno straccio di risposta. E invece a due anni dal referendum autoprodotto che portò a votare 2,3 milioni di persone, la fatidica intesa che dovrebbe tramutare la nostra regione in «Trento e Bolzano» pare la tela di Penelope: si fa di giorno e si disfa di notte. Siamo al punto di partenza.
Il referendum
Il giro dell’oca, tralasciando i tentativi falliti nel secolo scorso, è iniziato cinque anni fa, quando il consiglio regionale del Veneto approvò la legge 15 istitutiva del referendum per l’autonomia. Una legge voluta, fa sempre bene ricordarlo, da Forza Italia, perché la Lega aveva invece puntato forte sul referendum per l’indipendenza in stile catalano. Entrambe furono comunque impugnate dall’allora governo Renzi, ministro Maria Carmela Lanzetta (dem calabrese di cui poi si sono perse le tracce), ma mentre il referendum indipendentista finì immancabilmente bocciato dalla Corte costituzionale, quello autonomista passò con uno scatto di reni le Forche Caudine (la sentenza è la 118 del 2015): la Consulta legittimava la richiesta dei veneti di dire la loro, per la gioia del governatore Luca Zaia, del centrodestra tutto, del Movimento Cinque Stelle e degli indipendentisti, ma con un certo imbarazzo del Pd, che prima aveva detto no, poi sì, poi nì con continui distinguo e qualche lite sull’asse Venezia-Roma. Due cittadini, Dino Bertocco e Marcello Degani, fecero ricorso al Tar, ma finirono sconfitti. Il governo impedì l’uso della tessera elettorale, costrinse la Regione ad accollarsi tutti i costi, compresi quelli per l’ordine pubblico (14 milioni in tutto, non proprio due soldi), ma infine il 22 ottobre 2017 si votò e il risultato andò oltre le più rosee aspettative degli stessi autonomisti: 2,3 milioni di elettori alle urne, i sì alla domanda: «Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?» arrivarono al 98,8%. Davanti ad un risultato così schiacciante molti si illusero che il più fosse fatto. E invece. Fu l’inizio dell’estenuante trattativa con Roma i cui risultati, tre governi più tardi, sono sotto gli occhi di tutti.
La «pre-intesa quadro»
È il 2018, l’esecutivo Gentiloni, nel frattempo
La Lega al potere
Si vota e a Palazzo Chigi arriva Giuseppe Conte. La Lega è al potere e piazza agli Affari regionali la vicentina Erika Stefani. È fatta, pensano i più. E invece. La trattativa riparte e Zaia rilancia immediatamente con le 23 materie, i 9/10 delle tasse, «il modello Trento & Bolzano». Piaccia o non piaccia, è una proposta, in attesa della controproposta. Il 12 giugno 2018 Stefani, che sa di avere tutti gli occhi puntati addosso e aspettative enormi da realizzare, riapre la trattativa. Si rincorrono le date per la firma della bozza d’intesa tagliata «in modo sartoriale» sulle esigenze del Veneto: il 22 ottobre 2018, anniversario del referendum; entro Natale 2018; entro il 31 dicembre 2018; all’inizio del 2019; entro la primavera del 2019; maggio 2019; estate 2019. Stefani compie un lavoro titanico sul piano tecnico - le viene riconosciuto anche dagli avversari - sovrintende a più di cento incontri, a trenta è presente anche la Regione. Ma il problema non è tecnico, è politico.
La secessione dei ricchi
Quando il tema entra nel vivo, e si capisce che il governo fa sul serio, inizia infatti il fuoco di sbarramento: si muovono i governatori del Sud (capitanati dal campano Vincenzo De Luca), le associazioni di categoria e gli ordini professionali del Mezzogiorno (i medici stampano cartelloni con malati oncologici che chiedono all’Italia di «non abbandonarli»), lo Svimez (che è un po’ l’equivalente della Cgia di Mestre al Nord), le università (Gianfranco Viesti, docente di Economia all’Università di Bari lancia un manifesto contro «la secessione dei ricchi»). Il Movimento Cinque Stelle, che in Veneto e Lombardia ha sostenuto i referendum ma ha pur sempre al Sud il suo bacino di
La storia
Secessione, devolution, federalismo fiscale: gli sforzi e le delusioni del Nord SEGUE DALLA PRIMA
● Giuseppe Conte (foto) è il premier con cui è partita la trattativa sull’autonomia nel governo Lega-M5s e, sempre da premier, la sta seguendo anche adesso
sopravvenuto a quello presieduto da Renzi, affida al sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa, dem bellunese, le redini del confronto con il Veneto, a cui si sono aggiunte lungo il percorso la Lombardia e l’Emilia Romagna. Si formano le delegazioni trattanti (con i giuristi chiamati ad affiancare i politici e tra i veneti c’è Luca Antonini, poi assurto alla Corte costituzionale), le consulte (con le forze sociali da riunire per aggiornamenti e consigli periodici), partono i tavoli ma il tempo stringe e dopo aver ridotto le materie oggetto della trattativa da 23 a 5 (Lavoro, Istruzione, Salute, Ambiente, Rapporti con l’Ue), il 28 febbraio 2018, quattro-giorni-quattro prima delle elezioni, si arriva alla firma di una «preintesa quadro» tra Zaia e Bressa (il premier Gentiloni rifiutò d’essere presente).
La quale società veneta l’ha esternata di volta in volta attraverso fenomeni a protagonisti variegati: la Lega e i suoi uomini, naturalmente, ma anche il composito e trasversale «partito dei sindaci» dei primi anni Novanta (dal quale i primi cittadini leghisti furono costretti a dissociarsi per ordine supremo di Umberto Bossi), i vari consigli regionali a guida centrodestra, i movimenti venetisti dalle cento e una sigla, per non dire della manifestazione più
clamorosa di tutte, cioè l’assalto dei Serenissimi sullo sgangherato Tanko al campanile di San Marco. Pochi ormai se lo ricordano, ma il primo, timido tentativo istituzionale avviene al crepuscolo dell’era dei dinosauri, quando in Regione comincia a entrare in agonia il sistema di potere incardinato attorno al partito-Stato, la Democrazia Cristiana: era il 5 marzo del 1992 quando il consiglio regionale approvava la richiesta di un referendum consultivo riguardante la presentazione di una proposta di legge statale per
la modifica delle disposizioni costituzionali sull’ordinamento delle Regioni. La parola «autonomia» ancora non compariva ma il significato sottostante era esattamente quello. La Corte Costituzionale reagisce con una pesante stroncatura, sostenendo che il referendum avrebbe comportato «il rischio di influire negativamente sull’ordine costituzionale e politico dello Stato». Sono trascorsi altri 25 anni prima di arrivare a celebrarlo, quel benedetto referendum consultivo, lungo un binario
Dall’assalto ai tavoli La manifestazione più clamorosa del sentimento indipendentista: nel maggio 1997 i Serenissimi sbarcano col Tanko a S. Marco Più sopra Luca Zaia ed Erika Stefani
giudicato questa volta perfettamente costituzionale: qualcosa indubbiamente è cambiato ma il percorso che porta alla meta finale rimane tortuoso e disseminato di trappole. Le tappe successive incalzano. Il 15 settembre 1996 il già citato Bossi si presenta sul palco di Riva degli Schiavoni a Venezia e dichiara solennemente l’indipendenza della Padania, presentata come «una Repubblica federale sovrana». La vertigine secessionista si spegne di lì a qualche anno, quando Silvio Berlusconi si riporta la Lega
nella casa del centrodestra, presentandosi insieme alle Regionali del 2000 e poi alle Politiche dell’anno successivo. La spinta nordista vira allora sulla devolution, termine mutuato dall’esperienza autonomista scozzese: contenuta in una più ampia riforma costituzionale approvata dal Parlamento nel 2005, la devoluzione prevedeva il passaggio alle Regioni (tutte le Regioni, non soltanto quelle padane) della potestà legislativa esclusiva nelle materie dell’organizzazione scolastica, della polizia locale e regionale,
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Sabato 19 Ottobre 2019
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Il ministro Boccia convoca la delegazione veneta a Roma «I negoziati iniziano il 22»
Il giorno dopo La prima pagina del Corriere del Veneto del 23 ottobre 2017, giorno successivo all’esito del referendum
voti più munifico, comincia ad eccepire. Eccepiscono i grand commis dei ministeri, contrari all’idea di perdere con le competenze – e le risorse – il loro potere. Eccepiscono i parlamentari, che pretendono di essere «maggiormente coinvolti». Si buttano nella mischia i sindacati della scuola, contrarissimi a qualunque regionalizzazione dell’istruzione. Non aiutano a rasserenare il clima le richieste pervicaci del Veneto (23 materie, non una di meno) ma soprattutto trent’anni di storia leghista fatta di «senti che puzza, scappano anche i cani…», «leon che magna el teron», «vai Vesuvio, lavali col fuoco» e via discorrendo. Ha voglia Zaia a dire che nell’autonomia «non c’è nulla contro il Sud». I più, da Rovigo in giù, sono convinti dell’esatto contrario. E Matteo Salvini, impegnato nel lancio della nuova Lega nazionalpopolare a trazione sovranista, con le sue ambiguità non aiuta. I Cinque Stelle hanno le spalle coperte dai «tecnici» (le cui rivendicazioni, comunque, non sono sempre e solo strumentali) e cominciano una guerriglia fatta di silenzi impenetrabili, mancati chiarimenti, riunioni che si mangiano la coda. Il refrain è sempre lo stesso: «L’autonomia? La vogliamo tutti però…». Stefani s’infuria ma serve a poco, ad ogni passo avanti ne seguono due indietro, si producono bozze su bozze che però, sul piano formale, valgono meno della pre-intesa firmata nel 2018 con Bressa.
Il leader dem oppone alle proteste fissate per il giorno dell’anniversario un nuovo tavolo negoziale. Zaia freddo sul corteo autonomista a Venezia
E si torna al «Via»
Cade il governo Conte, perché Salvini «non ne può più dei no dei Cinque Stelle» (ma nei suoi rabbiosi discorsi al Senato o su Facebook l’autonomia non la cita mai) e si forma il governo Conte, bis. Agli Affari regionali torna un esponente del Pd e del Sud, il pugliese Francesco Boccia. Il 23 settembre vola a Venezia per incontrare Zaia: «Del lavoro fatto fin qui non si butta via niente» assicura. Ma pretende che prima si facciano i Lep, i Livelli Essenziali di Assistenza che nessuno è riuscito a scrivere dal 2001 a oggi, e lancia l’idea di approvare in parlamento una «legge quadro» pensata per «tenere insieme il Nord e il Sud» e «aiutare le aree svantaggiate del Paese». I costituzionalisti sono perplessi (e se non ci capiscono più nulla loro, figuriamoci gli altri) ma tant’è, Boccia giura: «La approviamo entro l’anno». E l’intesa col Veneto? «Entro la legislatura si firma di sicuro». Si riprende il mare, dunque, l’orizzonte è il 2023. Altri quattro anni di viaggio. Bellissimo eh. Però se qualcuno dicesse finalmente un sì, un no... Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA
La dichiarazione di Venezia Dal palco in Riva degli Schiavoni, Umberto Bossi proclama l’indipendenza della Padania
dell’assistenza e organizzazione sanitaria. Sennonché il popolo italiano, chiamato a referendum l’anno dopo, non ne vuole proprio sapere di questa devolution, sonoramente respinta al mittente. Riproviamoci allora con il federalismo fiscale, la «madre di tutte le battaglie» leghiste. Stavolta si bada al sodo, anzi, al soldo: la riforma (2009), che porta la firma di Roberto Calderoli, introduce una maggiore autonomia di entrata e di spesa per gli enti decentrati. Questa, per chi lo avesse
Ministro Francesco Boccia, titolare del dicastero agli Affari regionali nel governo M5s-Pd
VENEZIA La data non è stata scelta a caso, questo è sicuro: martedì 22 ottobre, secondo anniversario del referendum autonomista. Quel giorno, annuncia il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, riprenderanno le trattative tra la delegazione trattante del Veneto e quella del governo. Summit tecnico, beninteso, non vi prenderanno parte né il ministro né il governatore Luca Zaia (che ha già allestito per la ricorrenza una conferenza stampa a Venezia) e resta da capire che possano dirsi le due delegazioni nelle more della scrittura della «legge quadro» e dei Lep (i Livelli essenziali di assistenza) indicati dal ministro come pre-requisiti essenziali per il prosieguo della riforma ma tant’è, l’annuncio partito da via della Stamperia rappresenta comunque un sasso gettato nello stagno venutosi a creare dopo la caduta del Conte 1. «La prossima settimana riprenderanno i negoziati tra il governo e le delegazioni trattanti - ha detto Boccia -. Questa mattina (ieri, ndr.) ho firmato le lettere indirizzate ai presidenti delle Regioni che hanno già avviato l’iter sull’autonomia differenziata per far riprendere i confronti; si riparte dalla Regione Veneto, la cui delegazione è attesa per martedì 22 ottobre presso gli uffici del ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Come detto più volte, parallelamente al lavoro in corso sulla legge quadro, è necessario avviare immedia-
L’illusione della devolution Nel 2005 il Parlamento approva la devoluzione di poteri alle Regioni, bocciata dal referendum
dimenticato, è tuttora una legge in vigore dello Stato italiano. Solo che, dopo l’emanazione di 9 decreti legislativi, nel 2011 il federalismo fiscale finisce nelle sabbie mobili: una volta caduto l’esecutivo Berlusconi, l’aggravarsi della crisi economica provoca una radicale inversione di rotta nelle politiche del governo, che torna a centralizzare come non si vedeva da tempo tutte le politiche di spesa. E così siamo arrivati all’oggi, che ci ha riservato innanzitutto la straordinaria metamorfosi del movimento
politico leghista, diventato nel frattempo il più longevo (la Lega Nord ha compiuto trent’anni, la progenitrice Liga Veneta ne ha dieci di più) fra quelli attivi nel panorama nazionale: non esiste altro caso, in Italia, di un partito nato come indipendentista e regionale che sia riuscito a
tamente il confronto bilaterale tra le singole Regioni e i ministeri competenti. Dopo la Regione Veneto riprenderanno, nei giorni a seguire, i negoziati con la Regione Emilia Romagna e la Regione Lombardia. Nella settimana successiva sarà avviato per la prima volta anche il negoziato con la Regione Toscana. Per avviare il relativo confronto con la Regione Piemonte, invece, si resta in attesa della deliberazione del consiglio regionale». Zaia, che oggi sarà a Roma per la manifestazione indetta dalla Lega, pare non sarà in-
Doppio binario Legge quadro e trattative bilaterali tra Regione e governo avanti di pari passo vece in piazza, o meglio sul ponte (di Rialto), martedì a Venezia, al fianco del suo ex assessore Marino Finozzi che ha chiamato a raccolta gli autonomisti per protestare contro i ritardi della riforma. «Non potete chiedere ogni giorno al presidente della Regione se va in piazza - ha detto - io sono un tipo pragmatico, lavoro con i fatti. E le mie credenziali in tema di autonomia sono il referendum fatto quando nessuno ci credeva e la trattativa portata avanti fin qui con i diversi governi. Con il Conte 1 è stato purtroppo inconcludente, vedremo come andrà con il Conte 2».
E mentre dal presidente della Corte dei conti Angelo Buscema arriva un nuovo monito («Alla luce dei principi ricordati dalla Corte Costituzionale, è importante, qualsiasi sia la soluzione che poi si va ad adottare, che vengano tenuti i livelli essenziali di prestazioni a tutti i cittadini, non solo in maniera sanitaria, ma anche di lavoro, istruzione. Quindi è importante determinare bene i criteri per fare l’autonomia») a sinistra si dibatte sulle ultime mosse del ministro dem e sull’opportunità di procedere con la legge quadro, subito presa di mira dai leghisti. Simonetta Rubinato, presidente dell’associazione Veneto Vivo, plaude alla ripresa del negoziato ma si dice perplessa dalla legge: «Pare che il ministro per gli Affari regionali abbia una strana idea sull’autonomia differenziata. Sembra che le Regioni non avranno più competenze legislative e che “nella ripartizione dei fondi pluriennali di investimenti, gestiti dai ministeri, una quota deve essere assegnata prioritariamente alle aeree meno sviluppate”. Che c’entra tutto ciò con l’autonomia differenziata?». Non è d’accordo il deputato Pd Roger De Menech: «Con la legge quadro si garantisce autonomia reale a chi sarà in grado di gestirla e si offrono concreti strumenti di protezione e di riequilibrio alle zone marginali del Paese, non certo di un’autonomia di facciata che poi resta priva di contenuti e di significato». Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Festeggiamenti leghisti in aula I senatori esultano all’approvazione finale della riforma Calderoli sul federalismo fiscale
trasformarsi in partito nazionale e nazionalista. Meglio, sovranista. Il nuovo cammino autonomista del Veneto, aperto dal referendum di due anni fa, è coinciso con questa mutazione genetica della forza di maggioranza relativa, il cui leader regionale indiscusso, Luca
1992 L’anno
Parte dal Consiglio regionale la prima richiesta di referendum per destinare nuovi poteri alle Regioni a statuto ordinario
Zaia, è anche il protagonista principale della trattativa con il governo centrale sulle 23 materie richieste. A sentire la galassia venetista, che nel frattempo si sta riunendo sotto la neonata sigla del Partito dei veneti, i dirigenti della Lega «nazionale» vanno ascritti di diritto fra i traditori dell’autonomia, a cominciare dal loro capo, Matteo Salvini, accusato di essere stato sin troppo tiepido (eufemismo), quando era vicepremier del governo Conte I, nel sostenere le aspirazioni all’autogoverno provenienti
dal Nord del Paese. «Della Lega non ci si può più fidare», è lo slogan della casa. I leghisti erano quelli che scrivevano sui muri e sui manifesti «paroni a casa nostra» e questo approccio non se lo sono rimangiato, aggiornandolo sovranisticamente in «prima gli italiani». Il problema, perciò, sta nelle dimensioni: piaccia o meno ai veneti e alle loro rivendicazioni autonomiste, è la casa che adesso si è improvvisamente ingrandita. Alessandro Zuin © RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE
SABATO 19 OTTOBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
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Le mafie e il tessuto economico
Quasi 400 imprese criminali censite in Veneto: dominano le società di capitali
ECONOMIA MAFIOSA LE QUATTRO ATTIVITÀ CHIAVE 3 Evasione fiscale 3 Riduzione del costo del lavoro 3 Smaltimento rifiuti low cost 3 Recupero crediti I SETTORI Costruzioni 23% Attività immobiliare 21% Commercio 9% Attività professionali 8%
Ecco l’ultima ricerca del team del professor Parbonetti I capitali illeciti tornano perlopiù nel centro e sud Italia
Manifatturiero 7% Fornitura acqua e gestione rifiuti 7% Trasporti e magazzinaggio 6%
Gianni Belloni PADOVA. La cornice ha la sua importanza. La solenne aula magna del Palazzo del Bo a Padova, gremita anche per la presenza di autorità civili e militari: è qui che è stata presentata, ieri mattina, la ricerca curata da Antonio Parbonetti, ordinario di economia aziendale, sulle infiltrazioni criminali nel tessuto produttivo e il riciclaggio. La ricerca – finanziata dalla Regione Veneto e ancora in corso, ieri è stato presentato uno step del lavoro –, ha preso in esame una mole considerevole di dati: 1967 aziende collegate a persone condannate per associazione criminale di matrice mafiosa. Di queste 1229 sono aziende del Centro Nord. Di queste imprese il 33% è presente a Nordest, ed in particolare in Veneto dove quelle censite sono 386. Il versante del Centro Nord a più alta densità di imprese mafiose è quello tra l'Emilia, la Lombardia e il Veneto: un rinnovato triangolo industriale, verrebbe da dire. In Veneto è Venezia, con il 55,7%, la provin-
cia con il più alto tasso di imprese legate alla criminalità organizzata seguita da Treviso con il 16,8 e Padova con il 14,8 per cento. L'analisi del professore di Economia aziendale, legata alle storie delle imprese controllate dai gruppi mafiosi, parte mettendo in luce una discrepanza: la mole importante di imprese mafiose di tipo individuale e di società di persone al
L’immagine classica del Nord come lavatrice di soldi sporchi va rivista Sud, l'80% del totale, rispetto a quelle del Nord che sarebbero invece in buona parte società di capitale. Questo dato ha portato l'équipe di Parbonetti a ipotizzare che sarebbe questo il primo passo dell'ingresso dei denari delle mafie nel mercato legale. Un passaggio che avverrebbe quindi nei territori di origine dei gruppi mafiosi, contraddicendo una visione molto diffusa che vede il Nord come lavatrice dei proventi ac-
cumulati al Sud. Al Centro Nord avverrebbe invece il secondo passaggio attraverso società di capitali in grado di generare ulteriori risorse che verrebbero poi, chiudendo idealmente il cerchio, investite nelle aree di origine. Le società di capitali presenti al Nord servono per fare utili, magari reinvestono poco, hanno strategie manageriali particolari, ma non sono semplici lavatrici di denaro sporco. Un dato rilevato nella ricerca è l'importanza che l'impresa può rivestire per entrare nei circuiti che contano, la politica in primis, ampliando la sfera d'influenza e moltiplicando così le possibilità di introiti. Queste imprese intraprendono poi, spesso, rotte commerciali verso paesi dove la legislazione antimafia è meno occhiuta potendo quindi operare con meno vincoli. Le società prese in esame non seguono una parabola solitaria ma vanno osservate come integrate all'intero di filiere e di cluster – e quindi gruppi di imprese collegate operanti nello stesso settore - risultato quindi di una strategia aziendale complessa. Parbonetti non ha mancato
Il professor Antonio Parbonetti, autore della ricerca sul rapporto tra mafie e tessuto economico
Nella filiera integrata domina l’edilizia con aziende specchio: come riconoscerle di sottolineare il ruolo che in questa strategia rivestono i professionisti nel consigliare ed indirizzare le scelte. Nella capacità operativa di queste imprese è possibile intravedere un mix vincente di bassa trasparenza, ma nello stesso tempo di capacità di interlocuzione con altri soggetti. Il fattore vincente delle imprese mafiose e la capacità di offrire servizi estremamente appetibili nel mercato: dall'evasione fiscale alla riduzione del costo del lavoro, dal recu-
la tavola rotonda
Cherchi: «Il problema della mafia non è spiegarla, ma reprimerla» PADOVA. Il sassolino che il pro-
curatore capo della Repubblica di Venezia Bruno Cherchi ha voluto togliersi dalla scarpa, verso la fine della tavola rotonda seguita alla relazione di Antonio Parbonetti, è rotolato sui tappeti rossi dell'aula magna del Bo' trasformandosi in un masso ingombrante. Visibilmente spazientito il magistrato è sbottato: “Va bene la formazione, ma oltre a spiegare dobbiamo reprimere”. La critica, reiterata e ribadita, è all'attività di sensibilizzazione e di informazione, domandando retoricamente “Quanto costa?”. Domanda che tra gli stucchi e gli affreschi dell'aula magna è risuonata un po' im-
pertinente. “Il problema non è spiegare cos'è la mafia, ma reprimerla - ha continuato il magistrato, al vertice dell’Antimafia in regione – se un imprenditore si vede offrire dei soldi per emettere una fattura falsa di cosa ha ancora bisogno per capire cosa sta succedendo?” Domanda a risposta retorica, ovviamente. Fino ad allora, nel dibattito, moderato dal condirettore dei nostri giornali Paolo Cagnan, era emersa la richiesta del rappresentante di Apindustria di Verona, Renato Della Bella, che ha testimoniato la progressiva e recente presa di coscienza degli imprenditori sulla realtà degli insediamenti mafiosi.
pero crediti allo smaltimento dei rifiuti. In conclusione Antonio Parbonetti pone un problema riguardante le politiche di contrasto facendo un esempio concreto: solo di recente la Pubblica amministrazione è stata chiamata a segnalare le operazioni economiche finanziarie anomale. Per agevolare il suo compito l'Ufficio d'Informazione Finanziaria della Banca d'Italia ha proposto degli indicatori per aiutare a comprendere quali possono essere le operazioni anomale. Indicatori legati ai soggetti, alle modalità di svolgimento delle attività e alla presenza in alcuni settori economici. In realtà, secondo Parbonetti, gli indicatori proposti dai tecnici della Ban-
ca d'Italia non sarebbero adeguati. Il professore indica quelli che a suo giudizio potrebbero aiutare ad individuare la dark economy: elevati scambi incrociati, condivisione tra imprese degli stessi amministratori, incoerenza tra volumi di affari e investimenti, profili imprenditoriali poliedrici, rapida crescita del volume d'affari e figure apicali delle imprese solo formali. Gli indicatori proposti sarebbero in grado di fotografare la realtà disegnata dall'équipe di Parbonetti: filiere integrate di imprese che coprono settori diversificati. Sarebbe insomma necessario aggiornare gli strumenti d'analisi. Anche ai fini di un contrasto più efficace. —
Presa di coscienza che andrebbe supportata, secondo il rappresentante dei piccoli imprenditori, da informazioni precise e da supporto da parte della Pubblica Amministrazione. Il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto - che è stato commissario straordinario della città lagunare dopo che le inchieste della magistratura sul Consorzio Venezia Nuova hanno decapitato i vertici politici e imprenditoriali della Veneto – ha soste-
un po' le micce ci ha pensato l'intervento, dal pubblico, del rappresentante di Libera, Marco Lombardo che ha sottolineato come le evidenze di come operano le mafie in Veneto sono nitide dal almeno dieci anni, ma che ancora adesso ad ogni inchiesta si sollevino i cori di sorpresa. Il prefetto padovano Renato Franceschelli ha rilevato come il protocollo sottoscritto con Confindustria abbia prodotto, in cinque anni, zero segnalazioni da parte degli industriali. E molte denunce di usura bancaria nascondono la volontà di bloccare procedimenti in corso. Sul ritardo nella comprensione del fenomeno è tornato Cherchi ammettendo che anche da parte della magistratura, come denunciato a chiare lettere dalla Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi, non si è compreso per tempo la gravità della situazione. “La magistratura non ha compreso il fenomeno ma era in buona compagnia” ha sottolineato il magistrato. (g.b.)
Dibattito più che vivace sull’efficacia del mitizzato «impegno comune»
Il procuratore capo della Direzione antimafia, Bruno Cherchi
nuto che la società e la politica veneta sono in realtà sane e che il morbo mafioso può essere circoscritto e combattuto. Loriano Cerioni, responsabile anticorruzione e trasparenza della Regione Veneto ha illustrato il lavoro svolto dal suo ufficio. Ad accendere
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Lendinara
Sabato 19 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
«L’agricoltura punti sulla diversità» Il monito del presidente nazionale dalla Coldiretti, Prandini `Il ricordo tracciato dal vescovo Pavanello: «La nascita nel concludere le celebrazioni del centenario in Polesine nel 1919 qui a Lendinara contro lo sfruttamento» `
LENDINARA «Vinceremo solo se non ci omologheremo, siamo il Paese con la più alta qualità dei cibi e gli altri devono imparare da noi». Con quest’appello a tenere alta la bandiera delle produzioni italiane il presidente nazionale Coldiretti Ettore Prandini ha concluso il convegno celebrativo per la festa dei 100 anni della Coldiretti polesana. Centinaia di soci hanno gremito il teatro comunale Ballarin per celebrare la storia iniziata nel 1919 proprio a Lendinara, nella canonica della parrocchia di San Biagio, con la nascita dell’Associazione polesana tra piccoli proprietari e fittavoli. A fare gli onori di casa il direttore di Coldiretti Rovigo Silvio Parizzi, mentre il presidente Carlo Salvan ha coordinato i lavori. «Oggi festeggiamo un orgoglio polesano che vi invito a portare a casa con tutta questa carica per i prossimi cento anni – ha detto Salvan -. In sala ci sono tanti soci che sono la base e la nostra forza». La mattinata è iniziata con i saluti del presidente della Provincia Ivan Dall’Ara, del sindaco Luigi Viaro, dell’assessore regionale Cristiano Corazzari, del prefetto Maddalena De Luca, che ha sottolineato come la vivacità che portò alla nascita del sodalizio è la stessa che lo anima a tutt’oggi, e del vescovo Pierantonio Pavanello. Il prelato ha ricordato come l’Associazione polesana tra piccoli proprietari e fittavoli sia nata all’interno del movimento sociale e cattolico su impulso del vescovo Anselmo Rizzi che fu pastore della Diocesi dal 1913 al 1934.
NESSUN SFRUTTAMENTO «Nel 1919, nel dare notizia della nascita dell’associazione, il settimanale della Diocesi “Il Popolo” scrisse che il Polesine “non dev’essere terra di conquista né di sfruttamento da parte di nessuno, ma bensì sorgente viva di benessere economico e morale per i nostri laboriosi, sobri e benemeriti agricoltori” - ha raccontato Pavanello -. Questo è l’augurio che ci facciamo anche oggi a cent’anni di distanza. Sono convinto che solo con uno sviluppo qualitativo dell’agricoltura, e non solo quantitativo, il nostro territorio potrà invertire la tendenza negativa degli ultimi anni». La platea ha poi ascoltato la storia dell’associazione raccontata da Leonardo Raito, docente dell’Università di Ferrara, e l’intervento dell’assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan. A chiudere sono state le parole del presidente nazionale Coldiretti Prandini, che ha ricordato i fronti su cui l’associazione è impegnata, dai dazi che stanno compromettendo molte eccellenze italiane alle questioni del mercato globale e della necessità di un cambio di rotta nelle politiche europee. «Serve consapevolezza perché dobbiamo giocare una battaglia in Europa diversa da quella degli ultimi anni: dobbiamo contraddistinguerci per vincere, siamo il Paese con la più alta biodiversità che addirittura varia da campanile a campanile». Al termine del convegno è stata scoperta sulla facciata della sede Coldiretti di Lendinara la targa celebrativa del centenario, benedetta dal parroco di San Biagio don Michele Samiolo. Ilaria Bellucco
Pony, lama e cavalli: invasione in centro LENDINARA
LENDINARA La splendida festa per i 100 anni della Coldretti polesana: il presidente nazionale Ettore Prandini, i bambini che sono stati protagonisti in piazza e la benedizione
I GIOVANI
Prevenzione del tumore al seno: calciatori e pallavoliste in campo POLESELLA Doppio appuntamento dedicato alla prevenzione. L’amministrazione comunale, in collaborazione con Andos onlus comitato di Rovigo, organizza due iniziative per l’ottobre rosa, mese della prevenzione del tumore al seno. “La prevenzione scende in campo”. Il primo appuntamento si terrà domenica, alle 15.30 al campo di calcio intitolato a “S. Mazzetti”. Scen-
deranno in campo il Polesella contro il Roverdicrè per il campionato di Terza Categoria - girone A - settima giornata. In questa occasione i giocatori metteranno una fascetta rosa al braccio. «Molto probabilmente - spiega la consigliera Silvia Pastorello con delega allo sport - avremo anche un arbitro donna».
LA PALLAVOLO Il secondo appuntamento è venerdì 25 ottobre, alle 21 al pa-
Arrestati dopo il furto in casa Imposto l’obbligo di dimora TRECENTA Erano stati arrestati in flagranza, dopo un rocambolesco inseguimento che li aveva visti finire fuori strada con la loro Citroen C2, che era stata segnalata come sospetta, e poi fuggire per i campi a piedi, mercoledì scorso. I carabinieri li avevano sorpresi mentre, dopo aver forzato la porta d’ingresso dell’abitazione di un 52enne di Trecenta con un grosso cacciavite, si apprestavano ad entrare all’interno. Ieri Joshua e Dylan Floriani, rispettivamente 27 e 26 anni, residenti a Terrazzo, nel Veronese, disoccupati e con precedenti di polizia per furti ed altri reati analoghi sono comparsi di fronte al giudi-
TRECENTA Ladri in manette
ce Angelo Risi che ha convalidato l’arresto e aggiornato tutto a una successiva udienza, disponendo nel frattempo la misura cautelare dell’obbligo di dimora a Terrazzo, con l’obbligo permanenza in casa dalle 20 alle 8.
Non è cosa di tutti i giorni vedere pony, lama e cavalli ai piedi del trecentesco palazzo Pretorio, sul liston insieme alla marea gialla che ieri ha invaso il centro. In piazza Risorgimento il giallo Coldiretti ha vivacizzato ogni angolo, ma la presenza dell’associazione si è fatta notare anche con una decorazione realizzata con ortaggi dagli orticoltori di Lusia davanti al teatro Ballarin e un abbellimento sul muro esterno della canonica della parrocchia di San Biagio, a sottolineare il luogo in cui tutto è iniziato cent’anni fa.
lasport “Chiarion”: in questa occasione le ragazze della pallavolo Polesella incontreranno quelle della Polisportiva San Pio nell’ambito della Coppa Rovigo Femminile - Girone A. Anche le giocatrici avranno una fascetta rosa al braccio. «Abbiamo scelto di sensibilizzare attraverso lo sport, perché l’informazione sulla prevenzione riguarda tutti», ha puntualizzato la consigliera Pastorello. Valentina Merlini
L’INDAGINE L’arresto è nato sulla base di un’attività di indagine che ruotava attorno ad una Citroen C2. Come quella che, attorno alle 12.30 di mercoledì, una pattuglia della Stazione di Trecenta ha avvistato e nei pressi di un’abitazione, di fronte alla quale vi erano due giovani che armeggiavano alla porta d’ingresso. I carabinieri sono così passati all’azione, ma i due sospetti sono saliti di gran carriera in auto sgommando via a tutta velocità. Ma proprio il piede schiacciato sull’acceleratore ha fatto sì che la Citroen C2 sbandasse e finisse la propria corsa in un campo. Nemmeno questo, però, ha fermato la fuga dei due giovani, che hanno iniziato a correre a perdifiato per la campagna, con i carabinieri alle calcagna, a loro volta scesi dalla gazzella di servizio per inseguirli e riusciti poi a fermare ed arrestare in flagranza i due topi d’appartamento. Francesco Campi
OCCHIOBELLO PULIAMO IL PO DOMANI ALL’OPERA (J. Cav.) In previsione della manifestazione Puliamo un Po di domani, gli organizzatori confermano il ritrovo dei partecipanti alle 8.30 all’outlet Village. In caso di maltempo, la pulizia dell’area golenale non sarà effettuata, tuttavia si svolgerà il pranzo alle 12.30 al centro Arcobaleno, offerto dallo sponsor Eurovo. Puliamo un Po, organizzata dal Comune di Occhiobello, Forum delle associazioni, Ecoambiente, outlet Village, anche per il terzo anno ha raggiunto il massimo dei partecipanti con oltre duecento iscritti.
LENDINARA L’UNIVERSITÀ POPOLARE APRE CON UN TRIBUTO A DE ANDRÈ (I. Bel.) Si aprirà domani con un concerto tributo a Fabrizio De Andrè il nuovo anno accademico dell’Università popolare Auser di Lendinara. La band “La cattiva strada” si esibirà infatti in concerto alle 17 al teatroBallarin per la cerimonia di apertura. Il biglietto d’ingresso costa 7 euro ed è acquistabile al botteghino dalle 15.
LENDINARA FESTA DEL DONATORE CON LE BENEMERENZE (I. Bel.) L’importanza di donare e la gratitudine per chi dona il sangue sono i sentimenti che animeranno la Festa del Donatore della sezione Avis “Gino Favaro” di Lendinara, in programma per domattina nel centro cittadino. I donatori si riuniranno attorno alle 9,30 in piazza Risorgimento, da dove poco più tardi partirà il corteo
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che raggiungerà via Saba per deporre un omaggio floreale al Monumento al Donatore. Alle 10,30 i soci parteciperanno alla messa nel santuario della Beata Vergine del Pilastrello e all’ora di pranzo si siederanno insieme a tavola per il pranzo sociale in un ristorante del padovano. Saranno consegnate le benemerenze ai soci che hanno effettuato un cospicuo numero di donazioni.
BADIA POLESINE IL COMUNE IN PRIMA FILA CONTRO LA CIMICE (F. Ros.) La giunta comunale guidata da Giovanni Rossi offre il proprio sostegno per contrastare la diffusione della cimice asiatica in Veneto. Il Comune dopo aver accolto il convegno regionale di Confagricoltura, ha deciso di approvare una propria delibera, per esprimere vicinanza ai frutticoltori. “Il livello di pericolosità del patogeno – afferma l‘esecutivo - sta compromettendo in modo significativo la redditività delle aziende frutticole presenti nel nostro Comune, esponendole a rischi anche di natura finanziaria che rendono necessario il varo di un programma nazionale e regionale di contrasto alla diffusione della cimice asiatica”. L‘esecutivo ha quindi deciso di avviare e sostenere azioni, sia a livello regionale che nazionale, “volte a sensibilizzare le istituzioni a realizzare un piano d’azione per contrastare la diffusione della cimice, cui devono corrispondere adeguate coperture finanziarie al pari di altre calamità che hanno colpito il Paese”.
Per tutta la mattinata in piazza Risorgimento si è tenuta una festa collaterale dedicata soprattutto ai più piccoli. Gli alunni delle seconde, terze e quarte della primaria “Baccari” e delle prime dell’Istituto Immacolata, indossando i copricapo gialli dell’associazione, hanno potuto conoscere cavalli, pony, asini, lama e capre e altri animali portati sul liston da Osvaldo Caniato. I piccoli hanno poi assistito divertiti allo spettacolo di Franco Canato e delle sue gazze giocherellone, e hanno imparato a conoscere attrezzi contadini d’epoca esposti dalla fattoria storica di Bepi Ceolato. Nel corso della mattinata è stata inaugurata sotto i portici di via Conti la mostra fotografica e documentale “Cento anni di storia” che sarà aperta tutti i sabati fino al 16 novembre dalle 9,30 alle 12,30. La festa in piazza si è chiusa con un trionfo di sapori preparato e servito dallo staff della trattoria Al Ponte di Lusia con materie prime locali e dei soci Coldiretti, dalle verdure di Lusia ai funghi coltivati a Castelguglielmo, passando dal riso carnaroli di Porto Tolle e dai formaggi di Bergantino per arrivare alle alici dei pescatori di Pila e ai vini di Bergantino. I. Bel.
Badia Polesine Conosci la tua città: lunedì prima uscita (F. Ros.) Tornano gli appuntamenti dedicati a Badia Polesine, ai suoi monumenti e ai suoi personaggi. Da lunedì alle 21,15 la sala civica ospiterà “Conosci la tua città”, l’iniziativa promossa dal Ctg La Mongolfiera. Il primo appuntamento proporrà la presentazione del programma e una passeggiata serale lungo l’odierna via Roma, alla ricerca di quello che fu nel tempo l’antico Cao de Vila e poi il borgo San Francesco. Per informazioni è possibile contattare il numero di telefono presente sulla locandina o rivolgersi alla mail: lamongolfiera. badiapolesine@ctg.it.
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L’ANALISI PADOVA «Se passa una linea di paura, ci ritroviamo in Sicilia anni ‘70. Quando emergono dei dati preoccupanti, bisogna affrontarli». È quanto affermato dal procuratore capo antimafia di Venezia, Bruno Cherchi, ieri all’università di Padova a margine del convegno “Sviluppo economico e contrasto alla criminalità organizzata: ruolo e responsabilità delle istituzioni territoriali”. «Il Veneto non è omertoso – specifica Cherchi – Ma in questo caso, contrariamente ad altri dove c’è stata massima collaborazione, abbiamo riscontrato ritrosia a raccontare i fatti. Ci preoccupa perché non era mai successo prima». Una riflessione che fa seguito alle recenti indagini di Carabinieri e Finanza, che hanno messo in luce in Veneto infiltrazioni della cosca Grande Aracri di Cutro. All’alba di mercoledì è finito in carcere Antonio Genesio Mangone, 54 anni, originario di Cosenza e residente a Finale Emilia, con l’accusa di estorsione con l’aggravante mafiosa. Già ai domiciliari, l’ndranghetista calabrese ora è indagato in relazione a tre nuovi episodi emersi grazie alle confessioni di imprenditori.
Sabato 19 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
«Se in Veneto vince la paura la mafia farà come in Sicilia» Il procuratore capo di Venezia, Cherchi: `Infiltrazioni delle cosche nelle imprese «Non c’è omertà, ma la ritrosia preoccupa» in uno studio dell’Università di Padova `
L’INDAGINE Il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, da tempo denuncia il radicamento mafioso nel tessuto economico veneto
L’INDAGINE L’operazione è iniziata lo scorso marzo con 13 persone in carcere e altre 14 ai domiciliari. Un quadro a tinte fosche, che secondo quando dichiarato dal procuratore Cherchi, sarebbe circondato da «una cortina di omertà». Sono coinvolti nella vicenda anche gli imprenditori Leonardo Lovo, di Campagna Lupia e Adriano Biasion, di Piove di Sacco. I due lo scorso inverno hanno ammesso di aver emesso false fatture per conto del ’ndrangheta, la loro confessione ha contribuito all’ar-
resto di Mangone. Assieme al ’ndranghetista sono indagati per estorsione lo stesso Biasion, Antonio Gnesotto di Saonara (ma residente a Villorba) e il vicentino Giulio Cuman. Una testimonianza arriva da un imprenditore edile 50enne padovano, che undici anni fa è finito nella rete criminale. «Il magistrato della Di-
SU QUASI 2.000 AZIENDE COLLEGATE A CONDANNATI CIRCA 400 SONO IN REGIONE LE ANOMALIE: TROPPE TRANSAZIONI, INCOERENZA TRA AFFARI E INVESTIMENTI
rezione distrettuale antimafia Bruno Cherchi dice che siamo vittime omertose – ha detto l’imprenditore - Non è vero. Se non ho denunciato è stato per paura e vergogna. Adesso che ho raccontato tutto, sono sereno, mi sembra di essere tornato a vivere». All’interno dell’ateneo padovano opera un gruppo di docenti di
Economia, coordinati dal responsabile scientifico Antonio Parbonetti, che conduce ricerche sul tema delle infiltrazioni mafiose.
L’ATENEO Lo studio presentato ieri ha analizzato 180 operazioni. 1.967 le aziende collegate ai condannati, di cui 1.229 operanti al Nord e
VENEZIA «L’insediamento sempre più strutturale della mafia in Veneto è un fenomeno preoccupante che deve suscitare la massima allerta di istituzioni, forze politiche e sociali», avverte il segretario generale della Cgil veneta, Christian Ferrari, replicando anche alle interviste del presidente di Confindustria Venezia, Marinese e di Confartigianato Veneto, Bonomo pubblicate ieri su Il Gazzettino. «Serve una decisa scelta di campo di fronte a fatti di que-
sta gravità che non ammettono giustificazioni o sottovalutazioni da parte di nessuno. Invece vediamo dalle dichiarazioni di alcuni esponenti del mondo economico veneto atteggiamenti di negazione del clima di omertà che ha coinvolto parte del sistema imprenditoriale veneto o addirittura riversare colpe sulle banche e sullo Stato che non agevolerebbero le imprese nei pagamenti e nella liquidità. Attenuare le pesantissime responsabilità di chi non contrasta le attività criminali, non puntare il dito contro quell’area grigia che favorisce la penetrazione mafiosa nel no-
stro sistema imprenditoriale, sono atteggiamenti che non aiutano la società veneta a creare gli anticorpi contro quella che è diventata una vera e propria connivenza con le mafie anche nel Veneto. Faccio appello a tutti gli attori politici e sociali della regione affinché la condanna sia netta ed inequivocabile e si faccia muro contro le mafie senza se e senza ma».
LE RISORSE SOTTRATTE Il Movimento 5 stelle veneto punta invece il dito sulle risorse che il sistema mafioso sottrae ogni giorno a chi lavora
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SEGRETARIO GENERALE Christian Ferrari, Cgil Veneto
Il sindacato: «Imprenditori, non dovete minimizzare» LE REAZIONI
Centro Italia. 386 imprese si concentrano in Veneto. «Nel momento in cui si rimuove il legame criminale – osserva il professor Parbonetti – ne beneficia tutto il tessuto economico. Le altre aziende aumentano le performance, aumenta il costo del lavoro, si riduce il costo delle materie prime, aumentano gli investimenti. Ciò significa che le infiltrazioni mafiose si ripercuotono su tutti, girarsi dall’altra parte non è razionale». Gli indicatori di anomalia per un’azienda sono un elevato numero di transizioni, la condivisione degli amministratori, incoerenza tra volume d’affari e investimenti, profili imprenditoriali poliedrici e rapida crescita dell’attività economica. «L’analisi dimostra che gran parte delle risorse provenienti da attività illecite viene poi riportata al Sud, in Calabria», sottolinea Parbonetti. Impegno sul tema anche da parte della Regione Veneto. «Dal rapporto emerge una situazione preoccupante - sottolinea l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Roberto Marcato -. Abbiamo chiuso un accordo di legalità con la Camera di Commercio, Upi, Anci e Prefetture delle istituzioni locali e territoriali contro le mafie. Spesso imprenditori, artigiani e commercianti vengono intercettati da criminali perché sono in evidente difficoltà finanziaria. Su questo aspetto la Regione si è mossa da tempo per agevolare l’accesso al credito delle nostre aziende. Solo nella sezione veneta abbiamo messo 30 milioni di euro che andranno a sprigionare 1,2 miliari di euro di investimenti. Altre risorse regionali sono destinate a Veneto Sviluppo: 25 milioni di euro messi a disposizione che hanno sprigionato 1,2 miliardi di euro di investimenti». Elisa Fais
onestamente: «Quando la stampa riporta che 400 piccole medie imprese venete sono stritolate dal potere malavitoso della ‘ndrangheta - si legge in una nota -, non si può ignorare che si sia di fronte a un vero allarme. Non capirlo significa non fare gli interessi del ter-
ritorio e della maggioranza degli imprenditori veneti che sono onesti e gran lavoratori». «Quando un territorio viene liberato dalle infiltrazioni mafiose l’economia locale fa registrare uno slancio immediato tra il 15 e il 20% - spiega il consigliere regionale M5s Jacopo
Berti -. Questo significa che bisogna intervenire subito e noi del movimento 5 stelle torniamo a proporre un rafforzamento dell’osservatorio sulle mafie già esistente con l’intenzione – come già avvenuto in Lombardia – di istituire una commissione permanente che sia cerniera tra la politica locale e la magistratura inquirente. C’è però anche un grosso problema culturale: illuminante la denuncia del prefetto di Padova, Renato Franceschelli, secondo la quale malgrado vi sia da tempo un protocollo di scambio di informazioni tra le istituzioni e le associazioni di categoria, le denunce di infiltrazioni mafiose e minacce sono praticamente a zero». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Comuni-Stato, battaglia giudiziaria infinita sui fondi tagliati IL CONTENZIOSO VENEZIA Hanno vinto al Tar del Lazio e hanno rivinto al Consiglio di Stato: fra il 2017 e il 2018 Padova e altri 44 Comuni trevigiani hanno visto riconosciuto il loro diritto a riavere indietro gli stanziamenti indebitamente tagliati dallo Stato. Ma da qui a vedere i soldi, ne passa, tant’è vero che i municipi hanno dovuto presentare un altro ricorso ai giudici amministrativi, chiedendo che i ministeri dell’Economia e dell’Interno ottemperino alle sentenze in cui risultano soccombenti insieme alla Presidenza del Consiglio. Un contenzioso che si annuncia infinito, a leggere la memoria difensiva presentata dall’Avvocatura del-
lo Stato, secondo cui non è ancora chiaro quanti soldi debbano essere rimborsati: più di 24 milioni di euro, ribattono i sindaci, sempre più indignati.
il decreto governativo aveva leso l’autonomia finanziaria dei Comuni, principio garantito dalla Costituzione, per cui è stata disposta la restituzione degli importi tagliati, quantificati in 24.575.225,47 euro. Denari che tuttavia i 45 primi cittadini non hanno ancora visto, tanto da decidere di rivolgersi nuovamente al Tribunale per domandare l’applicazione dei due verdetti.
LA RIPARTIZIONE Al centro della battaglia giudiziaria c’è il Fondo di solidarietà nazionale relativo al 2015. Si tratta del sistema perequativo nazionale, alimentato con la tassazione locale sugli immobili, di cui i 46 enti locali veneti avevano però contestato i criteri di ripartizione, basati per l’80% sulla spesa storica e per il 20% sui fabbisogni standard e sulle capacità fiscali. La tesi dei ricorrenti è stata accolta sia in primo che in secondo grado: prima il Tar del Lazio e poi il Consiglio di Stato hanno infatti stabilito che
SINDACO Riccardo Szumski
PADOVA E ALTRI 44 MUNICIPI TREVIGIANI HANNO VINTO AL TAR E IN CONSIGLIO DI STATO MA I MINISTERI ANCORA NON RIDANNO I SOLDI
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LO SCONTRO Nell’ambito di questa nuova causa, però, l’avvocato dello Stato Fabrizio Fedeli ha formulato un’istanza di chiarimenti, proponendo un diverso calcolo dell’importo, dal risultato inferiore di 8 milioni a quello finora ritenuto pacifico: «L’ammontare complessivo delle restituzioni può approssimativamente stimarsi nell’ordine di euro 16.686.889,33». Un’offerta inaccettabile per i sindaci, come afferma nella contro-memoria l’avvocato Giacomo Quarneti, parlando di interpretazione statale «del tutto errata ed incongrua» e «palesemente infondata», in quanto basata su una ricostruzione della sentenza da ottemperare «tanto suggestiva quanto erronea». Per questo la
difesa degli enti locali insiste per l’accoglimento delle istanze municipali: «Si ribadisce che la somma dovuta ai Comuni ricorrenti è pari a euro 24.575.225,47 maggiorata degli interessi».
LO STRAPPO Ora la palla passerà nuovamente ai magistrati. In attesa dell’ennesimo pronunciamento dei giudici, però, i toni si alzano. Il trevigiano Riccardo Szumski, primo cittadino venetista di Santa Lucia di Piave, annuncia lo strappo: «Per quanto mi riguarda ritengo sciolto, come sindaco, ogni obbligo di fedeltà nei confronti di questo nemico e delle sue leggi che nemmeno lui applica». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL NEGOZIATO VENEZIA Martedì saranno passati due anni dal 22 ottobre, inteso come data-feticcio dell’autonomia. Scelto per il referendum del 2017 come risposta al plebiscito del 1866, quel giorno venne onorato nel 2018 con una visita in laguna dell’ancora ottimista ministro Erika Stefani, mentre in questo 2019 vedrà una celebrazione multipla, benché non si possa certo parlare di festa visti gli scarsi risultati ottenuti finora: in una Venezia in cui si terrà la manifestazione, «non di partito ma di popolo», promossa dall’ex consigliere regionale Marino Finozzi, il governatore Luca Zaia tornerà a fare il punto sulla trattativa, che nel frattempo a Roma ripartirà ufficialmente al dicastero degli Affari Regionali. Ieri infatti il ministro Francesco Boccia ha annunciato che sarà la delegazione del Veneto a inaugurare il ciclo dei negoziati territoriali con il Governo giallorosso.
Sabato 19 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
Autonomia, la trattativa ricomincia il 22 ottobre Boccia convoca la delegazione del Veneto `Martedì protesta a Venezia contro i ritardi nel secondo anniversario del referendum Zaia: «Conosco solo la strada della legalità» `
IL MINISTRO: «IN 15 MESI NON È STATO FATTO NULLA, ORA I LEGHISTI CRONOMETRISTI VOGLIONO LA RIFORMA DA ME IN 15 GIORNI»
IL CONFRONTO Il ministro Francesco Boccia e il governatore Luca Zaia nell’incontro con la delegazione trattante del Veneto, guidata dal costituzionalista Mario Bertolissi, lo scorso 23 settembre a Venezia: il 22 ottobre gli esperti torneranno a discutere con i tecnici ministeriali
erano stati raccolti 114.914,88 euro. Soldi rimasti sul conto di Palazzo Balbi, che ancora il 29 ottobre 2015 aveva preso atto della sentenza della Corte e aveva quindi disposto la resa dell’importo ai vari donatori. All’epoca era stata fissata una finestra di sei mesi per la presentazione delle domande, ammesse per le donazioni dai 20 euro in su. Ma quel lasso di tempo si era ben presto rivelato insufficiente per restituire il “tesoretto”, come peraltro è stato per le successive proroghe: restano ancora 1.060 bollettini. Perciò ora Palazzo Balbi ci riprova, concedendo un altro anno, visto che non è ancora maturato il termine prescrizionale. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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La restituzione dei soldi
Indipendenza, caccia ai mille donatori VENEZIA Da quattro anni la Regione cerca di ridare indietro i soldi che le erano stati donati per il referendum consultivo sull’indipendenza del Veneto, mai celebrato in ragione della sua incostituzionalità sancita dalla Consulta. Ma su un totale di 1.363 versamenti effettuati, finora solo per 303 è stata chiesta la restituzione. Così la direzione Servizi elettorali ha emanato un nuovo decreto, pubblicato ieri sul Bur, che dispone l’ennesima proroga: cittadini e imprese avranno tempo per farsi avanti fino al 30 settembre 2020. Complessivamente non si tratta di pochi spiccioli: sull’onda della mobilitazione secessionista legata alla legge regionale approvata nel 2014,
A PALAZZO Per la verità anche dal centrosinistra sono arrivate perplessità sulla strada imboccata. Ha detto Simonetta Rubinato, ex parlamentare del Pd e ora presidente di Veneto Vivo: «Bene la ripresa dei negoziati, ma la legge quadro di Boccia c’entra poco con l’articolo 116. Governo e ministri hanno il compito di attuare le norme costituzionali, non di eluderle, tanto più dopo l’esito largamente maggioritario di un referendum popolare». Numeri che hanno spinto Stefano Casali e Andrea Bassi, consiglieri regionali di Centrodestra Veneto, a rilanciare «l’idea di una grande manifestazione di piazza per ribadire a gran voce lo sdegno e la ferma volontà di tutti i veneti nel proseguire questa storica battaglia». Almeno per il momento, però, Zaia sembra intenzionato a commemorare il 22 ottobre non fra le bandiere sul ponte di Rialto, bensì accanto al mega-gonfalone srotolato a Palazzo Balbi. Com’era stato per la sera dello spoglio nel 2017 e per il primo anniversario nel 2018, infatti, martedì alle 11.30 il salone al piano nobile dovrebbe tornare ad ospitare un incontro in grande stile con i consiglieri, gli assessori e i dirigenti regionali. Pare di capire che il governatore leghista non voglia deragliare dal binario politico-istituzionale, a sentire le dichiarazioni che ha rilasciato ieri: «Ho celebrato un referendum dell’autonomia quando qualcuno, anche del mondo indipendentista, diceva che era una presa in giro e che non si poteva farlo. Abbiamo vinto una causa importante in Corte Costituzionale e abbiamo portato a casa il referendum. Abbiamo avviato un percorso di trattative prima con Gentiloni, firmando per quattro materie, poi con il Conte 1, che è stato infausto e inconcludente, e adesso con il Conte II, con cui vedremo come va a finire. Se qualcuno ha altre soluzioni, non fa altro che dirlo: io conosco solo una strada, che è quella della legalità». Angela Pederiva
LA LETTERA Anticipata via Facebook, la convocazione è arrivata per lettera in mattinata, con l’invito al gruppo di esperti guidata dal costituzionalista Mario Bertolissi a presentarsi in via della Stamperia per riprendere la discussione con i tecnici ministeriali, così come faranno nei giorni successivi anche le squadre di Emilia Romagna, Lombardia e Toscana. «Come detto più volte – ha ribadito Boccia – parallelamente al lavoro in corso sulla legge quadro, è necessario avviare immediatamente il confronto bilaterale tra le singole Regioni e i ministeri competenti». Fin qui il piano istituzionale. Ma c’è anche un’arena politica. E così, dopo aver incassato le nuove critiche dei leghisti, tornati a paventare un allungamento dei tempi, il dem ha risposto per le rime: «Dalla Lega mi aspetto un contributo e delle proposte, non dei cronometristi. In 18 anni nessuno ha mai definito i Livelli essenziali delle presta-
zioni, ora in 18 giorni vogliono che io faccia i Lep. Non ci metterò 18 giorni, ci metterò qualche settimana in più, ma li facciamo insieme in Parlamento. Nei 15 mesi alle mie spalle c’è stato un nulla di fatto, ora in 15 giorni si pretende che si faccia l’autonomia. Io l’autonomia voglio farla, ma voglio farla bene: funziona se nessuno resta indietro».
Pfas, gli enti pubblici diffidano Miteni «Piano di bonifica entro il 31 dicembre» L’INQUINAMENTO VENEZIA Ormai alla vigilia della manifestazione a Venezia e del processo a Vicenza, scatta la data-limite per la bonifica dell’area Miteni a Trissino, epicentro dell’inquinamento da Pfas. Regione, Provincia e Comune hanno imposto alla proprietà dell’azienda di presentare il progetto entro il prossimo 31 dicembre: in caso di inadempienza, saranno gli enti pubblici a intervenire. «Ma poi ci rivarremo economicamente sul privato», chiosa Gianpaolo Bottacin, assessore veneto all’Ambiente.
L’ASSESSORE BOTTACIN: «NELL’EVENTUALITÀ DI INADEMPIENZA INTERVERRÀ LA REGIONE MA SENZA COMMISSARIO TEMPI TROPPO LUNGHI»
LA CONFERENZA A novembre del 2018 Miteni aveva presentato un piano, rimasto però sulla carta secondo i riscontri della Conferenza dei servizi, che si è riunita giovedì. «Visti i tempi trascorsi e considerando i risultati delle ultime analisi sui pozzi della barriera idraulica – riferisce Palazzo Balbi – gli enti hanno deciso di procedere senza indugi fissando una scadenza perentoria. La proprietà dovrà presentare, entro il 31 dicembre 2019, l’aggiornamento del documento di analisi del rischio per i suoli e, sempre negli stessi termini, il progetto di bonifica delle acque di falda. Decorso inutilmente il termine del 31 dicembre, gli enti procederanno con l’intervento pubblico sostitutivo in danno dei soggetti responsabili». I rappresentanti delle istituzioni si sono confrontati con gli esponenti della proprietà, accompagnati dal curatore fallimentare, per analizzare il percorso da seguire. «Fino a questo punto – commenta Bottacin – la Regione
Altri 50.000 euro Tornano i contributi alle scuole per i presepi VENEZIA Tornano i contributi alle scuole per il presepe. È stata pubblicata ieri sul Bur la delibera con cui la Giunta regionale destina 50.000 euro a favore dell’allestimento della natività nei plessi di ogni ordine e grado. «La precedente edizione – riferisce l’assessore Elena Donazzan – ha registrato un rilevante successo nel territorio regionale: la richiesta di contributo è stata presentata da 546 istituti scolastici e formativi di cui 281 scuole statali, 247 scuole paritarie e 18 scuole di formazione professionale. L’istruttoria di valutazione delle domande pervenute ha permesso di supportare l’iniziativa in 170 istituzioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA
ha fatto tutto ciò che in suo potere e anche di più, considerando che il ministero dell’Ambiente non ha invece voluto partecipare al tavolo che abbiamo promosso per sostenere il Comune di Trissino, troppo piccolo per gestire una partita così grande. Abbiamo anche messo a disposizione 3 milioni di euro per la bonifica, nell’eventualità che la società non provveda. Adesso però è fondamentale che il Governo accolga la richiesta del presidente Luca Zaia di nominare un commissario straordinario». I tempi delle procedure ordinarie, avverte Bottacin, rischiano altrimenti di essere troppo lunghi: «Prima deve essere fatta un’indagine preliminare sui livelli delle concentrazioni di soglia di contaminazione, quindi un piano di caratterizzazione e successivamente la procedura di analisi del rischio. Poi, finalmente, il responsabile dell’inquinamento deve predisporre il piano di bonifica e, infine, intervenire con la bonifica».
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A TRISSINO Una manifestazione davanti allo stabilimento Miteni
IL CORTEO E L’UDIENZA Quella che le Mamme NoPfas solleciteranno con il corteo di domani a Venezia, che alle 9.45 si snoderà dalla stazione ferroviaria di Santa Lucia. Sarà presente anche Rifondazione Comunista, come annunciano il segretario regionale Paolo Benvegnù e la responsabile nazionale ambiente Elena Mazzoni: «Pretendiamo che la bonifica, dopo il fallimento
dell’azienda, venga presa in carico dalle amministrazioni competenti senza ulteriori ritardi o rimpalli di responsabilità». Per lunedì al Tribunale di Vicenza è poi fissata l’udienza preliminare a carico dei manager attuali e pregressi, anche se l’astensione degli avvocati determinerà subito un rinvio. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Castelfranco Cavaso SanZenone
Sabato 19 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
L’incidente, la fuga e l’estorsione: condannata la vittima `Scappò dopo aver
travolto un ciclista che tentò poi di taglieggiarlo CAVASO Nove mesi di reclusione (con sospensione condizionale della pena) e patente sospesa per 1 anno e 7 mesi, oltre ad un risarcimento di 1.500 euro. Si è chiuso così uno dei due processi scaturiti dall’incidente stradale avvenuto il 7 ottobre del 2015 a Cavaso del Tomba in cui un albanese
36enne venne investito da un furgone il cui autista non si fermò per soccorrerlo mentre era a terra ferito. Il processo conclusosi ieri riguarda proprio l’omissione di soccorso che ha visto finire sul banco degli imputati Renato Parolin, operaio 51enne originario di Bassano. Era lui, quella mattina, al volante del mezzo che ha centrato M.H scaraventandolo a terra mentre questo stava percorrendo via Valcavasia in sella alla sua bicicletta. Ma la storia non finisce qui. La vittima del sinistro, infatti, venne arrestata qualche settimana dopo i fatti con l’accusa di estorsione: sarebbe riuscito
a risalire all’identità del suo investitore e dopo averlo contatto gli avrebbe chiesto 50 mila euro per non denunciarlo e rivelare non meglio specificate “informazioni personali”. Il procedimento a carico dell’albanese è ancora in corso: il suo difensore, l’avvocato Luisa Osellame, ha chiesto la derubricazione del reato da estorsione a esercizio arbitrario delle proprie ragioni annunciando l’intenzione di chiedere la messa alla prova. Il giudice deciderà nell’udienza in programma la prossima settimana. Fortunatamente il furgone di Parolin procedeva a velocità moderata quando ha preso in pieno la bici-
cletta di M.H. «Non mi sono accorto di nulla - racconterà successivamente il 51enne - se avessi visto quello che era successo mi sarei certamente fermato». Il 36enne aveva denunciato i fatti ai carabinieri ma poi, come un investigatore privato, si era messo in azione per rintracciare l’autista del mezzo visionando le immagini di alcune telecamere di videosorveglianze presenti nella zona. Una volta individuato, Parolin era stato convocato dai carabinieri e successivamente aveva lui stesso preso contatti con la sua compagnia di assicurazione per denunciare io sinistro. Ma dopo qualche giorno i
MONTEBELLUNA
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Il monito di Zaia: «Basta polemiche sulla sanità»
Contea Onlus dona 1.500 pasti ai bimbi della materna Millecinquecento pasti alla materna parrocchiale di Contea. Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Contea Onlus ha deciso di finanziare il pagamento di 1500 pasti ai bambini del locale asilo. «Parte della somma - spiega Gino Merlo a nome della Fondazione - è frutto del 5 per mille destinato da vari benefattori». L’ente, infatti, opera da alcuni anni in aiuto di situazioni di povertà e disagio nel territorio locale. Il pagamento dei pasti, quindi, andrà incontro a tante famiglie per le quali affrontare la spesa rappresenta un peso. Con l’occasione, la Fondazione ricorda che per destinare il 5 per mille all’associazione si può assumere come riferimento il codice fiscale 92039770265. Intanto, anche il Comune guarda al sociale. Per il terzo anno consecutivo ha infatti deciso di stanziare 10mila euro per sostenere le realtà locali che promuovono attività educative rivolte ai ragazzi durante l’estate, in particolare per le parrocchie e i relativi Grest. Le realtà interessante possono presentare domanda entro il prossimo 25 novembre. «La scelta di contribuire - dice la Giunta - rappresenta un’iniziativa portata avanti dai tre assessorati, Servizi sociali, Politiche giovanili e Politiche familiari, ed è nata per rispondere a vari scopi: potenziare l’offerta socio-educativa nel territorio, valorizzare le parrocchie impegnate nell’educazione di bambini e ragazzi e sostenere le famiglie nell’ottica della conciliazione famiglia-lavoro». L’assegnazione dei contributi avverrà, come lo scorso anno, nel rispetto di alcuni criteri, tra cui il numero dei ragazzi coinvolti, l’esenzione o la riduzione della quote di partecipazione, la durata e l’articolazione oraria delle attività, l’organizzazione di ulteriore attività oltre all’animazione (uscite, campi scuola) e la formazione dei volontari. A differenza che nelle scorse due edizioni, quando la quota messa a disposizione proveniva da un finanziamento regionale, quest’anno l’importo è finanziato completamente dal Comune. «È una scelta dell’amministrazione comunale - prosegue la Giunta- quella di favorire attività per i giovani che risponde a formule ormai consuetudinarie all’interno della comunità per favorire la socializzazione tra i giovani e una crescita ispirata ai valori comunitari». Fra l’altro, nelle parrocchie i Grest sono aperti a tutti, bambini e bambine, ragazzi e ragazze e non rispondono in modo stretto a requisii confessionali. Anzi si tratta di iniziative che favoriscono l’integrazione. Laura Bon
LA SENTENZA Il processo celebrato ieri in tribunale a Treviso
due protagonisti della vicenda si sarebbero visti in un bar di Cavaso del Tomba. «Ho fatto ricerche su di te - avrebbe detto l’albanese - ho informazioni sulla tua vita privata e se non vuoi avere problemi dammi 50 mila euro». Al rifiuto dell’operaio sarebbe iniziata una vera e propria campagna di persecuzione al telefono, con minacce all’uomo e al 51enne e alla sua famiglia. A quel punto Parolin ha denunciato ed è scattatala trappola: un incontro, per la consegna dei soldi, a cui erano presenti però anche i Carabinieri. Denis Barea
` «L’ospedale cadavere
eccellente? Parlavo delle sue condizioni» CASTELFRANCO
SOTTO SEQUESTRO I carabinieri di Asolo e Castelfranco hanno sequestrato circa 130 grammi di cannabis
Marijuana, gli spacciatori sono due studenti di 18enni In casa un etto di cannabis: accertamenti su cellulari e contatti
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LE INDAGINI
SAN ZENONE Li hanno tenuti sotto controllo per diverse settimane, pedinandoli ed effettuando anche dei controlli notturni. Poi la perquisizione che ha dato conferma ai sospetti dei militari dell’Arma, impegnati ogni giorno nei servizi contro il consumo e lo spaccio di sostanze stupefacenti. A finire nei guai due giovani poco più che ragazzini, entrambi appena 18enni, denunciati dai carabinieri del nucleo operativo di Castelfranco e dai colleghi della stazione di Asolo dopo essere stati trovati in possesso, nelle rispettive abitazioni a San Zenone, di oltre 120 grammi di marijuana.
I due ragazzi, F.F. ed A.G. le loro iniziali, erano completamente sconosciuti alle forze dell’ordine e anche per questo gli investigatori hanno deciso di agire con cautela prima di intervenire. I giri sospetti però hanno costretto a forzare i tempi fino all’intervento di due giorni fa, necessario per stroncare sul
I CARABINIERI SONO ARRIVATI A LORO DOPO UNA SERIE DI APPOSTAMENTI E PEDINAMENTI DURATI UNA SETTIMANA
nascere il presunto giro di spaccio della zona.
IL BLITZ I carabinieri, dopo una serie di controlli negli ambienti frequentati dai giovani consumatori e sui telefonini dei due ragazzi, hanno stretto il cerchio fino ad ottenere l’autorizzazione dall’autorità giudiziaria per procedere con la perquisizione dei due ragazzi, amici fra loro. Nel pomeriggio di giovedì è quindi scattato il doppi blitz. F.F. è stato trovato in possesso di 112 grammi di marijuana mentre A.G. di altri 12, motivo per il quale è scattata nei confronti dei due ragazzi la denuncia. Gabriele Zanchin © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il vescovo Tomasi in visita al Cfp FONTE Dopo Asolo e la Cattedrale come da tradizione storica, ecco a sorpresa Fonte. Visita lampo molto informale del nuovo vescovo di Treviso, Monsignor Michele Tomasi, mercoledì al Centro di formazione professionale (Cfp) Opera Monte Grappa di Fonte. Tomasi con il suo solito stile positivo e la sua simpatia contagiosa ha salutato il personale e stretto mani a docenti e allievi con i quali si è anche brevemente soffermato. «Il vescovo ha molto apprezzato la nostra scuola – afferma don Paolo Magoga, presidente dell’Opera Monte Grappa – esprimendo un plauso per l’organizzazione della nostra realtà. Da parte nostra
abbiamo gustato il suo sorriso e la sua cordiale affabilità. Contiamo di averlo ancora con noi in un successivo momento per illustrargli in dettaglio tutte le nostre eccellenze». Il Vescovo e il presidente don Magoga si sono
lasciati con un arrivederci visto e considerato che il Monsignore intende approfondire la conoscenza con questa scuola “diocesana” con profonde radici nella storia sociale locale. (g.zan) © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA SORPRESA Il vescovo Tomasi con un gruppo di studenti del Cfp
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«Non facciamo polemica sulla sanità». Lo chiede, in modo molto schietto, il governatore Luca Zaia rimasto colpito dall’eco avuta da alcune sue frasi. Per commentare il recupero di due piani dell’ospedale San Giacomo, ha parlato di aver rianimato un «cadavere eccellente» riferendosi allo stato della struttura, scatenando le ire del Comitato per la difesa dell’Ospedale. Presa di posizione che il governatore ha ritenuto fuori luogo.
LA REPLICA «Ho visto una polemica vomitevole uscita a Castelfranco rispetto ad alcune mie dichiarazioni - attacca Zaia - a Castelfranco, di fatto, abbiamo risolto un problema tecnico che avevamo da almeno 30-40 anni. Abbiamo recuperato i du piani dell’ospedale lasciati al grezzo e portato nel territorio un’antenna importante come l’Istituto Oncologico Veneto, punto di riferimento per un territorio che si può permettere di non avere più emigrazione sanitaria». Zaia poi spiega l’immagine del “cadavere eccellente”: «Abbiamo fatto una bella operazione è quindi ho detto “abbiamo salvato un cadavere eccellente” e apriti cielo. Qualcuno ha subito protestato affermando che Zaia ha
dato del cadere all’ospedale di Castelfranco. Ma lo ripeto: una struttura che ha due piani al grezzo da una vita è un cadavere eccellente, ma non mi sono certo riferito certo al livello delle prestazioni o dalle cure mediche». Messe tutte le cose al proprio posto, il governatore conclude: «Resto convinto che sulla sanità bisognerebbe creare una sorta di “no fly zone”, una zona dove la politica non deve fare polemica. Fare politica sulle disgrazie delle persone lo trovo vomitevole. A Castelfranco abbiamo portato soluzioni e investimenti. L’altro giorno abbiamo presentato un progetto da 7,3 milioni per quattro bunker di radioterapia. Capisco che lesa maestà e odio sociale siano all’ordine del giorno in questo paese, ma sia chiaro che la Regione nella sanità non gioca di rimessa ma va all’attacco». P. Cal.
IRRITATO Il governatore Luca Zaia risponde a chi lo critica
Ottanta aziende in mostra per la fiera agroalimentare MONTEBELLUNA Ottanta aziende del settore casa e un nuovo evento collaterale volto a valorizzare il patrimonio agroalimentare del territorio. Sono le caratteristiche della Recam, rassegna montebellunese dedicata al mondo della casa, che festeggia quest’anno la sua ventesima edizione. Fiera Recam è nata infatti nel 2000 da un’idea di Guido Zancanaro e della moglie Gianna. L’edizione 2019 della fiera, visitabile dalle 10 alle 19 oggi e domani, si arricchisce di “Eccellenze di Marca. Profu-
mi e sapori del territorio”. Saranno presentati prodotti come frutta, ortaggi, latte, formaggi, carne, uova, birra, e vino di qualità superiore, tali da far apprezzare, grazie alla professionalità dei produttori, i sani frutti del territorio Veneto. Che l’obiettivo sia dunque costruire una nuova abitazione con i dettami della bioedilizia, ristrutturare l’abitazione di famiglia, dare un tocco di freschezza e novità alla propria abitazione o degustare ed acquistare i genuini prodotti di Eccellenze di Marca la Recam sarà il posto giusto. L.Bon © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
SANITÀ, I RICORRENTI CHIEDONO LA PRIVACY I promotori del ricorso al Tar contro il concorso per operatori sociosanitari volevano l’oscuramento dei loro dati personali. Ma i giudici hanno detto no.
Sabato 19 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
In Veneto mammografie personalizzate È la prima regione d’Europa a proporre uno screening alle donne tra i 45 e i 50 anni e geneticamente a rischio `
Un programma innovativo elaborato dallo Iov di Padova La sperimentazione partirà a novembre su 11mila persone `
settore come il responsabile scientifico della Rete Oncologica Regionale, professor Pierfranco Conte; la direttrice della Senologia Radiologica dello Iov, Francesca Caumo; la Direttrice dell’Unità Operativa Complessa di Radiologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Stefania Montemezzi; il Direttore della Breast Unit dell’Ospedale di Treviso Paolo Burelli, oltre all’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin.
IL PROGETTO TREVISO «In Italia siamo i primi». Il governatore Luca Zaia lo dice senza alcun imbarazzo: la sanità veneta per lo screenig alla mammella non ha eguali in Italia. Lo dicono i dati che il governatore snocciola con grande naturalezza: 194.973 donne sottoposte ad esame nell’ultimo anno, 10.346 approfondimenti e 1.076 diagnosi di carcinoma che vuol dire 20% di donne in più in cura e poi guarite. E ancora: il 78,6% delle donne invitate a fare l’esame ha risposto, mentre la media nazionale è di 59,6% e in alcune regioni si raggiunge a stento il 30%. E adesso il Veneto vuole spingere ancora sull’acceleratore. Il prossimo obiettivo è realizzare uno screening personalizzato diretto a donne tra i 45 e i 50 anni e non solo per la fascia d’età compresa tra i 50 e 69 anni (con possibilità di arrivare fino ai 74 anni), come previsto dai protocolli. La Regione sta lavorando inoltre a un’evoluzione ancora più specifica che prevede lo screening personalizzato su donne con caratteristiche genetiche a rischio, tecnicamente definite «mutanti», che cioè hanno nella loro sequenza genetica una mutazione che eleva anche fino al 70-80% il rischio di contrarre il tumore al seno nel corso della vita. E per sapere se si ha o meno questa caratteristica genetica è necessario un esame specifico: non basta infatti avere avuto in famiglia parenti con problematiche simili. Si tratta di un programma innova-
LUCA ZAIA: «IL TASSO DI SOPRAVVIVENZA DOPO IL PERCORSO È ARRIVATO AL 95% QUESTO CI SPINGE A FARE SEMPRE DI PIÙ»
RICETTA VINCENTE
PREVENZIONE In Veneto un nuovo screening mammografico per donne giovani e a rischio
tivo elaborato dallo Iov di Padova, il primo del genere in Europa mentre negli Usa ne esiste uno simile ma con tempi di attuazione più lunghi.
LA SPERIMENTAZIONE Saranno le Usl 5 e 6, di Rovigo
e Padova, a testare a partire da novembre la nuova metodologia, che riguarderà 11mila donne nella fascia d’età appunto, tra i 45 e in 50 anni. Nel prossimo biennio verranno invitate a fare un esame innovativo che punta a scoprire chi ha più pos-
sibilità di incorrere in questo tipo di tumore. Zaia la sintetizza così: «Un vestito su misura per ogni donna, perché ogni successo ci spinge a cercarne degli altri». E per illustrare dati e nuovi progetti ha convocato a Treviso tutti i principali operatori del
«Le statistiche ci premiano – ha specificato il governatore – ma sono il punto di partenza per nuovi passi avanti, perché lo studio dello IOV ci porterà a costruire uno screening personalizzato mai visto al mondo. Un altro grande passo avanti, dopo la scelta vincente di realizzare le Breast Unit, già 21 in Veneto, e di concentrare gli interventi chirurgici in sedi iper-specializzate e con casistiche elevate. Anche grazie a questa decisione, che da più parti fu molto criticata perché toglieva qualcosa a reparti che operavano poche decine di seni l’anno, oggi in Veneto il tasso di sopravvivenza dopo il percorso di cura è arrivato al 95%».
LA DISCUSSIONE
sperimentazione, alla fine la nuova tipologia di screening verrà allargata a tutta la Regione, verranno confrontati con quelli dell’Emilia Romagna, regione che invece ha deciso di abbassare da 50 a 40 anni l’età minima per fare però l’esame tradizionale. Un confronto necessario anche per mettere la parola fine a una discussione che ormai dura da troppo tempo, alimentata anche dalle troppe notizie non verificabili presenti nel web: ovvero che sarebbe bene iniziare la mammografia già a 40 anni. «I dati raccolti anche a livello europeo - ha sottolineato l’oncologo Pierfranco Conte dicono però un’altra cosa. Non ci sono evidenze scientifiche che una mammografia fatta a 40 anni possa dare risultati positivi e riduca la mortalità». Tesi condivisa anche dagli altri specialisti arrivati al Ca’ Foncello di Treviso da ogni parte del Veneto: al di sotto dei 45 anni la mammografia risulta generalmente inutile - «e ogni indagine radiologica inutile si tramuta in dannosa», è stato specificato tra i 45 e i 50 anni si può fare ma non è consigliata, mentre è assolutamente efficace tra 50 e 74 anni età massima introdotta in Veneto, ma non ancora in buona parte d’Italia. Paolo Calia
I dati raccolti nei due anni di
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I dati regionali della prevenzione
Primi nei controlli anti-tumore a utero e colon I dati diffusi a Treviso hanno evidenziato la supremazia del Veneto in Italia non solo per lo screening della mammella, ma anche per gli altri due grandi screening antitumore: quelli per la cervice dell’utero e per il colon retto. Lo screening della cervice dell’utero, rivolto alle donne tra 25 e 64 anni, che vengono invitate a eseguire un Pap Test o un test Hpv, ha
un’estensione corretta delle donne invitate del 100% e un’adesione delle donne agli inviti del 62,8%, più di 22 punti in più della media nazionale, ferma al 39,9%. In un solo anno, grazie alla prevenzione, sono state diagnosticate 461 lesioni precancerose. Lo screening colorettale, rivolto a uomini e donne tra 50 e 69 anni con la ricerca biennale delle feci
occulte, presenta un’estensione corretta degli inviti pari all’89,3% e un tasso di adesione al 63,9%, il che ha permesso, in un anno, di diagnosticare e poi curare 376 carcinomi e 3.401 adenomi avanzati. Il raffronto di sintesi tra il sistema sanitario veneto e quello nazionale in tema di screening, vede il Veneto primeggiare in tutti i campi.
La tuta per sentirsi un ottantenne IL PROGETTO TREVISO Ventenni o trentenni che si sentono alla pari di un anziano di 80 anni quando sono chiamati a compiere semplici movimenti come piegarsi o alzarsi da un letto. Non stiamo parlando di ragazzi pigri e con poca voglia di fare ma delle sensazioni che giovani e adulti provano nel momento in cui indossano la tuta Senior Experience, un autentico “simulatore di vecchiaia” i cui componenti, una volta adattati al proprio corpo, consentono di ottenere un effetto molto simile alle limitazioni nelle capacità moto-sensoriali tipiche degli anziani. L’attrezzatura, munita anche di un simulatore di tremore, è stata presentata ieri all’Istituto Bon Bozzolla di Farra di Soligo nell’ambito del progetto “Parliamone”, costituito da una serie di
incontri in favore degli ospiti della struttura e dei loro familiari. La dimostrazione delle funzionalità della tuta, progettata da un’azienda tedesca, è curata dalla svedese Tena, rappresentata ieri dalla responsabile vendite della provincia di Treviso Marika Miatto. Non appena completata l’operazione di indossare i singoli componenti, il soggetto che si ritrova “bardato” con il simulatore vive l’esperienza di deterioramento fisico e psichico il quale, inevitabilmente, sopraggiunge con l’avanzare degli an-
A FARRA DI SOLIGO, MUNITA DI SIMULATORE DI TREMORE, PERMETTE AI PIÙ GIOVANI DI TESTARE LE LIMITAZIONI DELLA VECCHIAIA
ni.
LE SENSAZIONI E così si cammina a fatica, ci sono evidenti difficoltà per raccogliere da terra un mazzo di chiavi, allacciarsi le scarpe e salire le scale. Ma anche distendersi su un letto e rialzarsi diventa problematico. Tali effetti sono causati dal gilet con pesi che riveste il busto della persona, dal collare cervicale che limita la mobilità della testa, da polsiere e cavigliere le quali fanno vivere la sensazione di perdita di forza e alterazione della coordinazione, con le prime in grado di ridurre la capacità di presa e le seconde adatte a muoversi con un’andatura strascicata. Infine, le fasce per articolazioni poste sulle ginocchia e sui gomiti hanno la funzione di limitare la mobilità degli stessi. Per quanto riguarda la riproduzione della perdita di udito ad alta frequen-
za e la riduzione del campo visivo con alterazione dei colori, sono state create rispettivamente delle cuffie e degli occhiali. Le prime danno la fastidiosa sensazione di sentirsi le orecchie ovattate, le seconde aumentano la difficoltà di leggere e distinguere le colorazioni. Il simulatore di vecchiaia non è chiaramente utile a coloro i quali abbiano già un’età avanzata ma ai familiari e al personale sanitario addetto alla cura di soggetti anziani, in modo da poter vivere in prima persona le difficoltà e la fatica provate dagli assistiti nello svolgimento delle attività quotidiane creando così una vera e propria empatia. E un’esperienza del genere, forse, fa capire l’inutilità di innervosirsi per le lentezze di chi ha superato da un pezzo il mezzo secolo di vita. «Un ragazzino di 17 anni – ha raccontato Marika Miatto di Tena – ha voluto provare la tu-
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ESPERIMENTO La tuta “simulatore di vecchiaia”
ta in occasione delle giornate dedicate all’Alzheimer a Treviso ed ha poi detto di volersi scusare con la nonna per tutte le volte in cui non è stato in grado di comprendere i suoi acciacchi. Ed è importante che anche un giovanissimo se ne accorga». Dopo aver spiegato le caratteristiche della tuta, gli istruttori sono passati alle dimostrazioni pratiche. «Questo incontro – hanno spiegato – si inserisce tra quelli del ciclo Anziani 2.0 e il fi-
lo rosso che li lega è la tecnologia in loro favore ma anche per i più giovani, che hanno la possibilità di comprendere meglio certe condizioni. I limiti vissuti da chi indossa la tuta riproducono similmente quelli reali dal punto di vista motorio e sensoriale». Tuta che non resterà al Bon Bozzolla ma, in caso di particolari esigenze, potrebbe essere richiesta in prestito in futuro. Federico Fioretti © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
Sabato 19 Ottobre 2019 www.gazzettino.it
Le critiche alla manovra LA PROTESTA VENEZIA Anche in Veneto monta la protesta delle partite Iva verso la Manovra finanziaria del governo giallo-rosso. Secondo i critici, il documento di programmatico di bilancio prevede la cancellazione o comunque un sensibili ridimensionamento degli sgravi rivolti, appena un anno fa, alla categoria. A partire dalla stretta sulla “flat-tax” al di sotto dei 65mila euro di ricavi. Le piccole e piccolissime imprese rischiano di trovarsi con minori sostegni, e in definitiva, con più tasse? Ha pochi dubbi Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo economico della Regione Veneto. «La manovra dovrebbe essere intorno ai 29 miliardi - afferma -. Ventidue sono dedicati alla sterilizzazione dell’Iva, ne restano sette, inseriti come recupero dell’evasione e che si aggiungerebbero ai 15 attuati nelle ultime Finanziarie. Un’impresa praticamente impossibile». Tra i provvedimenti sotto accusa Marcato mette, ad esempio, la compensazione: «L’hanno allargata a tutti i crediti esistenti e a tutte le partite Iva. Questo significa, primo: allungamento dei tempi per avere ottenere - e sappiamo quanto questo sia importante per le nostre imprese -, secondo: aumento della burocrazia». È però l’inasprimento della lotta all’evasione a preoccupare. Beninteso, non certo per il principio, ma per l’applicazione. «Non vorrei succedesse quello che abbiamo già visto e cioè che, per avere un titolo sui giornali, si vada a colpire con raid scenografici il bottegaio che ha sbagliato ad emettere uno scontrino mentre, come sempre, non si toccano i grandi evasori». Sul regime forfettario per i redditi minimi si annuncia una rivoluzione. «Complimenti. Noi cerchiamo di ridurre la pressione fiscale sulle microimprese e questi invece vogliono togliere la possibilità. Incomprensibile. Così come la tassa sulla plastica:
I TAGLI AGLI SGRAVI E I LIMITI ALLA FLAT TAX SONO VISTI COME UN’AZIONE “SU MISURA” DELLA CATEGORIA E GEOGRAFICO
il consumatore avrà un esborso di decine di euro in più all’anno, le nostre imprese dovranno pagare una nuova imposta. Facendo finta di non sapere che chi sversa negli oceani le tonnellate di plastica sono i fiumi africani, cinesi, indiani, non quelli italiani». Le prime misure della nuova manovra, insomma, per l’esponente della giunta Zaia, denunciano una matrice culturale distante dal mondo produttivo. E le partite Iva del Veneto rischiano di farne le spese: «Si vanno sempre a colpire i lavoratori dipendenti, costretti a dichiarare tutto, e le piccole partite Iva, con cui lo Stato fa la voce grossa. Perché non la fa con le grandi multinazionali, i grandi evasori, la criminalità organizLA PROTESTA zata che ha azzerato l’economia In Veneto reale in intere parti del paese? monta la Questa è una domanda alla quaprotesta le mi piacerebbe avere una ridelle partite sposta». Iva verso la Anche Vendemiano Sartor, Manovra presidente di Confartigianato finanziaria della Marca Trevigiana e già nudel governo mero uno regionale dell’associagiallo-rosso zione artigiana, mette in guarche dia contro una “demonizzazioprevede, ne della piccola impresa”. «Non secondo i accettiamo la solita storia che critici, un l’evasione stia negli autonomi, ridimensio- nelle nostre aziende, sia dal namento punto di vista della categoria, degli sgravi sia da quello geografico. Tutti siamo per la legalità, ma bisofiscali alle gna cominciare a mettere in orimprese dine le priorità - rimarca -. Almeno metà dell’evasione è dovuta alla criminalità organizzata, e dell’altra metà la maggior parnificazione, non c’è una valuta- te è riconducibile a grandi evazione fatta con la filiera, dalla sori. Allora non si può pensare materia prima alla trasforma- di risolvere il problema colpenzione e soprattutto dal consu- do la parte marginale, senza mo allo smaltimento. E dico mettere le basi per una legalità “soprattutto” perché è in que- vera». Il leader degli artigiani si riste ultime due fasi che succedono i disastri e una di queste, serva un giudizio compiuto quando il quadro dei provvedil’ultima, dipende in modo dimenti sarà definito. Ma torna a retto dalle istituzioni pubbli- ribadire che, al di là di una riduche che stanno chiedendo que- zione dell’imposizione («Chiasto balzello ai trasformatori», ro: tutti vorremmo pagare mestigmatizza De Tomi. no»), urgono snellimento buro«La manovra - conclude - è cratico, concorrenza paritaria stata approvata “salvo intese”, tra tutte le componenti del monora sta nella responsabilità dei do economico, una revisione parlamentari fare un ragiona- della macchina pubblica «permento serio con gli attori di ché solo riducendo spese e sprequesto comparto, dalla mate- chi si può ridurre la pressione firia prima allo smaltimento, scale, non viceversa». E sull’imnon certo solo con le industrie, posta forfettaria ricorda come ed evitare un colpo che rischia «meno del 30 per cento delle imdi essere definitivo per molti prese artigiane abbia aderito, a incolpevoli produttori italiani causa del calcolo squilibrato tra incassi e utili. Il principio è buogià subissati da continue fake no, ma va fatta bene, senza tropnews e mistificazioni prive di pi paletti. Altrimenti non funogni qualsivoglia riscontro ziona». scientifico». Mattia Zanardo
Le partite Iva in rivolta «Costruita contro di noi»
Sartor (Confartigianato Treviso): «Solita `L’assessore veneto Marcato: «La lotta demonizzazione della piccola impresa» all’evasione colpirà solo piccoli bottegai» `
La tassa sulla plastica? «Farà uscire le aziende italiane dal mercato» LA PROTESTA VICENZA «Il 2 giugno 2020, il giorno dopo la prevista entrata in vigore di questa tassa sulla plastica, anziché come il giorno della Festa della Repubblica, sarà ricordato come il giorno della fine dell’industria plastica in Italia, con conseguenti chiusure e licenziamenti. Se le aziende italiane si ritrovassero a pagare la materia prima il doppio dei concorrenti, perché è di questo che stiamo parlando, vuol dire molto semplicemente che si chiude. Si tratta di una disparità troppo grande. Si tratta di una tassa pari al 100% del costo della materia prima, non so se chi ha stabilito questa enormità se ne rende con-
to». È duro e allarmato il commento sulla cosiddetta Plastic Tax di Luigi De Tomi, presidente della Sezione Materie Plastiche di Confindustria Vicenza. «Il Governo vuole far questo alle proprie imprese e ai propri cittadini? Vuole far fuori dal mercato, senza alcun guadagno per l’ambiente, le aziende italiane in favore di quelle austriache, tedesche, francesi, ci-
DE TOMI (CONFINDUSTRIA): SE PAGHEREMO IL DOPPIO LA MATERIA PRIMA SARÀ LA FINE DI QUESTO SETTORE INDUSTRIALE, SENZA BENEFICI AMBIENTALI»
nesi eccetera? - polemizza De Tomi, che è anche titolare della Teraplast di Castelgomberto (Vicenza) - Anche perché, e qui il paradosso assoluto, si andrebbe a colpire anche imballaggi contenenti materiale riciclato, penalizzando così gli enormi sforzi che le imprese stanno compiendo per la completa transizione verso l’economia circolare».
ASSURDITÀ
«Quindi questa assurda norma non promuove, come invece si è andato a sbandierare, alcuna pratica di sostenibilità ambientale, ma è solo una caccia alle streghe per racimolare risorse per far quadrare i conti pubblici, ovvero per spendere soldi su altro. Non c’è una pia-
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Martella: «Subito una nuova legge per sostenere l’informazione “5.0”» EDITORIA VENEZIA «È necessario mettere in campo una nuova legge sull’editoria, che chiameremo Editoria 5.0, che possa modernizzare l’intero settore e che possa portare una nuova stagione di rinnovamento per il giornalismo e per l’editoria». Lo ha affermato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria Andrea Martella, incontrando ieri a Venezia il sindacato dei giornalisti. «Questo mondo sta vivendo da molti anni - ha proseguito Martella - una crisi durissima; adesso è giunto il momento di fare delle scelte politiche che possono invertire quei trend che hanno portato questa crisi, facendo fino in fondo i conti con la rivoluzione digitale, con interventi che sono necessari anche con l’adozione della direttiva sul copyright, per fare in modo di regolare questo settore».
«Stiamo lavorando anche per fare in modo che una quota grandissima della web tax possa essere indirizzata al mondo dell’editoria e dell’informazione. Siamo impegnati - ha aggiunto - per dare stabilità e solidità al sostegno pubblico sia nelle forme dirette che nelle forme indirette». La nuova legge sull’editoria verrà proposta «subito dopo la legge di Bilancio», con l’obbiettivo «dell’ingresso di nuove norme e di un nuovo sistema con incentivi che possano dare sostegno a tutto il settore, in tutta la sua filiera, anche con l’ampliamento del sostegno
IL SOTTOSEGRETARIO CON DELEGA ALL’EDITORIA: «LA WEB TAX DEVE ESSERE INDIRIZZATA A CHI PRODUCE I CONTENUTI»
indiretto. Dare parte della web tax all’editoria credo possa essere un segno importante, anche perché può essere destinata a favorire abbonamenti cartacei e digitali, e per una campagna di diffusione del giornali nelle scuole».
SISTEMA «Da almeno un decennio - ha indicato Martella - il sistema della stampa periodica e quotidiana attraversa una crisi durissima, che ancora non mostra segni di flessione. La sfida per uscire dalla crisi si può vincere ed è giunto il momento di fare delle scelte politiche capaci di avviare e consolidare un’inversione dei trend negativi che caratterizzano i principali fattori industriali e finanziari delle imprese editoriali». Tra gli interventi indicati da Martella, una «severa lotta alle fake news, un serio problema non solo per la qualità dell’informazione, ma per la qualità della nostra demo-
crazia». Altra sottolineatura è stata quella relativa al «processo di progressiva precarizzazione del lavoro giornalistico, che per ampiezza e qualità ha trasformato negli ultimi anni lo storico fenomeno del precariato nelle redazioni in un connotato strutturale, e che va contrastato. Occorre poi riconoscere a tutti i giornalisti un equo compenso, da individuarsi secondo criteri certi e condivisi». La dignità del lavoro giornalistico e la qualità dell’informazione, aggiunge, «si difendono anche riconoscendo la giusta remunerazione ai contenuti editoriali che le piattaforme digitali oggi utilizzano gratuitamente, ricavandone enormi profitti. Va in questa direzione un altro strumento cruciale, la direttiva sul copyright adottata dall’Unione europea nel luglio scorso. L’Italia dovrà recepirla garantendo un adeguato bilanciamento degli interessi coinvolti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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VENETO Andrea Martella, con i segretari regionale e nazionale del sindacato giornalisti, Monica Andolfatto e Beppe Giulietti
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L'ARENA
Sabato 19 Ottobre 2019
VERONA
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ILREPORT. Legambienteharedatto un’edizionestraordinaria di«Mal’aria», l’annuale indaginecheregistra ecataloga i livelli di inquinamento: situazioneallarmante
Smog,Veronasestanellalistanera Lanostra città, congià50 giorni disuperamentodei limiti ètra i17capoluoghi «fuorilegge» Lapeggiore inVenetoèRovigo Ilaria Noro
L’aria che respiriamo è pessima. Pur con le varianti che dipendono, per lo più, dal meteo, i dati sono allarmanti e in continuo, progressivo, peggioramento. Tanto che Legambiente ha redatto un’edizione straordinaria di Mal’aria, l’annuale report che registra e cataloga i livelli d’inquinamento delle città italiane. Verona, con 50 giorni di superamento del limite previsto per le polveri sottili (dato aggiornato allo scorso 24 settembre), al pari di Pavia, è al sesto posto tra le 17 città capoluogo fuorilegge. Peggio di noi, Torino e Alessandria – rispettivamente con 55 e 53 giorni di sforamento -, Milano (52). In Veneto, la maglia nera va a Rovigo che rispetto al capoluogo scaligero ha un solo giorno di sforamento in più: 51. Tutta la regione è però malmessa: Verona, infatti, è seguita a ruota da Venezia, 48 giorni, e Padova e Vicenza con 47 giorni di superamento dei limiti. Ampliando l’area dal punto di vista geografico, sono pressoché tutte le città concentrate nella pianura Padana ad essere già entrate in emergenza in questa prima parte dell’anno, avendo ampiamente superato il bonus dei 35 giorni di sforamento annuali previsti ancora prima dell’estate. «In realtà, tra settembre e ottobre, le concentrazioni di Pm10 nell’aria non hanno raggiunto livelli allarmanti: siamo messi piuttosto bene. Certo, la situazione rimane complessa e nelle prossime settimane, al netto dell’incognita dovuta al tempo, ci aspettiamo un potenziale peggioramento», argomenta l’assessore all’Ambiente Ilaria Segala. La progressiva accensione di caldaie e impianti di riscaldamento, infatti, porterà a un netto aumento
LAPOSTA DELLAOLGA
delle immissioni inquinanti nell’aria. Ed è una voce, questa, che pesa anche più dell’inquinamento derivante dai gas di scarico delle auto. Come ha sottolineato lo stesso assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin, del resto, «solo il 12-15 per cento delle emissioni è imputabile ai veicoli privati. La priorità va data a tutto ciò che concerne l’efficientamento energetico», ha spiegato elencando le iniziative regionali «nel campo delle infrastrutture, del trasporto, dell’agricoltura, dell’energia, della riconversione del patrimonio edilizio, oltre agli incentivi a cittadini, enti ed imprese». In città, a fronte dei prossimi sforamenti, sono pronti a entrare in azione nuovi blocchi alla viabilità: norme gradualmente più restrittive rispetto a quelle entrate già in vigore dal primo ottobre. Norme che però, secondo Legambiente, ancora assolutamente non bastano. Sono entrate in vigore «le misure previste dall’Accordo di bacino padano come il blocco della circolazione per i veicoli più inquinanti, la lotta al riscaldamento a biomasse, gli incentivi economici di vario tipo e, ci auguriamo, tutta una serie di controlli che verifichino l’applicazione di quanto previsto. Eppure parlare di emergenza e improvvisare provvedimenti isolati è sbagliato», dice Legambiente nell’incipit del report con i dati capillarmente raccolti sul territorio. A fronte di tale situazione, proseguono, «ci saremmo aspettati ragionamenti più organici di contrasto all’inquinamento atmosferico e misure più ampie e incisive. Ma a quanto sembra anche quest’anno si è puntato a tutelare più gli interessi elettorali che la salute delle persone», denuncia Legambiente. •
Pm 10: i dati Arpa elaborati da Legambiente CITTÀ Torino Alessandria Milano Cremona Rovigo Pavia Verona Venezia Padova Vicenza Asti Treviso Frosinone Mantova Ferrara Lodi Brescia Modena Piacenza Monza
Unaciclista nel trafficocittadino conla mascherina
CENTRALINA Grassi D’Annunzio Centraline Senato e Marche Via Fatebenefratelli Centro Piazza Minerva Borgo Milano Centraline di V. Beccaria e V. Tagliamento Centraline di Arcella e Mandria Quartiere Italia Baussano S. Agnese Frosinone scalo Piazza Gramsci Isonzo Viale Vignati Villaggio Sereno Giardini Giordani-Farnese Via Machiavelli
Nelleprossime settimane siprevede un peggioramento perl’accensione dellecaldaie
SUPERAMENTI DA GENNAIO 2019 55 53 52 51 51 50 50 48 47 47 45 45 44 42 41 39 38 35 35 35
Sonopronti nuoviblocchi dellaviabilità perridurrele emissionidovute altraffico
DATA AGGIORNAMENTO 18/09/2019 15/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 12/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 24/09/2019 29/09/2019
Alvertice dellaclassifica negativasono Alessandria Torino,Milano eCremona
QUESTIONE DI GRADI. Via libera all’accensione degli impianti domestici. Con alcune avvertenze
Leregole perilriscaldamento Alviai controllisulle caldaie Temperaturafissataa19gradi per tutti gli edifici pubblici e privati Le temperature, gradualmente e per il momento non di molto, scendono. I gradi, sia fuori che all’interno delle abitazioni, si abbassano e via via sempre più veronesi si preparano riscaldare casa.
ma cautela. «Si ricorda che l’utilizzo degli impianti è consentito per un massimo di sette ore giornaliere, distribuite fra le 5 e le 23», precisa infatti una nota di Palazzo Barbieri.
ACCENSIONE. Da questa setti-
MODERAZIONE. Inoltre, un’al-
mana, è possibile accendere gli impianti di riscaldamento di palazzi e appartamenti. Il sindaco Federico Sboarina ha firmato l’ordinanza dando ufficialmente il via alla stagione dei termosifoni bollenti, da utilizzare però con estre-
tra ordinanza sindacale siglata a settembre e mirata a contenere i livelli di inquinamento dell’aria, fissa a 19 gradi il limite di temperatura da tenere all’interno degli edifici, sia pubblici che privati e commerciali. La tolleranza è di
Untecnicoduranteun controllo suun impiantodi riscaldamento
un paio di gradi in più e in meno. CONTROLLI. In contempora-
nea, si moltiplicano anche i controlli che il settore Ambiente del Comune, in collaborazione con la sezione Impianti del Controllo edilizio, esegue sugli impianti di riscaldamento. Si tratta di un obbligo di legge che anche in città viene svolto su oltre un centinaio di caldaie ogni anno. Nel 2018, sono stati 124. Quest’anno, per il momento, il dato si ferma a poco più di una settantina ma punta a raggiungere quota 130 circa entro i prossimi due mesi. La maggior parte delle verifiche, infatti, viene fatta proprio nel periodo autunnale. «Si tratta di controlli mirati che di solito seguono le indicazioni di anomalie e malfunzionamenti segnalati direttamente sulla base dei dati forniti dal Circe, il data base della Regione», spiega l’assessore Segala. • I.N.
(la posta della olga)
www.larena.it
Navigator,uscitedall’Uèb efategliscarpinator Silvino Gonzato
Ogni mattina - scrive la Olga - passeggiando per il centro, vedo attaccati alle vetrine dei negozi dei biglietti o dei cartelli con su scritto: "Cercasi commesso/a", "Cercasi apprendista", "Cercasi personale", "Cercasi barista". L'offerta non manca, mi dico, e penso ai navigator di Di Maio che prima di cercare sull'Ueb il lavoro per i percettori del reddito di cittadinanza, sa-
rebbe meglio che facessero il giro delle vetrine. Dovrebbero cioè fare gli scarpinator. Perché la realtà - e mi pare che lo si sia dimenticato - è fuori dalla scatola elettronica del computer. Ma questa diffusa richiesta di gente disposta a lavorare vuol dire anche che c'è una diffusa avversione al lavoro. Mi dice infatti el Brùgola, che ha un negozio di ferramenta, di aver messo fuori il cartello per otto mesi e di averlo poi ritirato perché non si era fatto vivo nessuno.
Ieri l'emittente Good Morning San Zen ha intervistato un quarantenne, un certo Vito Pelagra, che prende il reddito di cittadinanza. «Il lavoro c'è - gli ha detto l'intervistatore - e allora perché non se ne trova uno?». «Lo so che el lavoro el ghe sarìa - è stata la risposta - ma ghe vol 'na certa predisposissión che mi no g'ò mai avù, son un spirito libero, no me piàse avèrghe paróni». «E cosa fa tutto il giorno?» gli è stato chiesto. «Me àlso a mesogiorno, guardo fora da la finestra che tempo fa. Se pióe torno in lèto o me méto al computer o sul divano a guardàr la televisión. Me piase i cartoni de Ka-Boom. E dopo magnà vago al bar a zùgar a le carte e ghe resto fin a quando no'l sèra». «Ma con quali soldi
mangia?» gli ha chiesto l'intervistatore. «Me mantièn me pare e me mare. Visto che i m'à messo al mondo ghe tóca anca mantegnérme» ha risposto el Vito Pelagra. «Quindi lei non si fa guidare da un navigator per trovare lavoro» gli ha chiesto l'intervistatore. «M'à ciamà un navigadór e mi g'ò dito de star a la larga parché se el me ròmpe i ovi ghe dàgo 'na pignàta che el fago navigàr tra le nuvole». Alla domanda «Ma così lei perde il diritto al reddito di cittadinanza» el Pelagra ha risposto: «Intanto me ciàpo i schei par sié mesi sensa far un c... L'è 'na cucàgna, come el dise me pare. No ghe par anca a lu?» «Sì, ma è immorale» gli ha detto l'intervistatore. «Imorale l'è laoràr» è stata la risposta. •
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