RASSEGNA STAMPA DEL 1 DICEMBRE 2019

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REGIONE ATTUALITÀ

Corriere del Veneto Domenica 1 Dicembre 2019

5 VE

Politica Idee e partiti

M5s, D’Incà detta la linea «Avanti con l’autonomia» Il ministro: con Zaia e Boccia clima positivo. No all’emendamento, serve una legge

La vicenda ● Domani, in Consiglio dei ministri, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia porterà un’informativa sulla legge quadro sull’autonomia ● Mercoledì mattina il ministro per i rapporti con il parlamento Federico D’Incà incontrerà insieme a Boccia i capigruppo delle forze di maggioranza ● L’obiettivo è superare le ultimi perplessità sulla riforma e iniziare l’iter di approvazione della legge quadro e poi delle intese

Da veneto è chiamato a difendere l’autonomia con le unghie e con i denti, pena l’accusa di alto tradimento. Da esponente di spicco del Movimento Cinque Stelle deve garantire che non ci saranno imboscate da parte dei compagni di partito del Sud, sempre agguerritissimi. Da ministro per i Rapporti con il parlamento deve lavorare duro per fare sì che la riforma passi indenne tra Camera e Senato, senza finire insabbiata nel cassetto polveroso di qualche commissione. Insomma, non siede esattamente su una poltrona comodissima il bellunese Federico D’Incà. Ministro, cominciamo dalla domanda delle domande: il Movimento Cinque Stelle è favorevole o no all’autonomia? «Certamente. Stiamo portando avanti una riforma che ricompatta il Paese, da Nord a Sud, superando le forti divisioni del passato. I Livelli essenziali delle prestazioni, costi e fabbisogni standard, il fondo di perequazione infrastrutturale, sono punti fondamentali della nuova legge quadro scritta dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, danno risposte a tutta Italia ed una prospettiva nuova alla narrazione dell’autonomia». Ma allora perché autorevoli esponenti del suo partito, come il presidente della commissione Cultura Luigi Gallo, VENEZIA

insistono nel mettersi di traverso? «Luigi lo conosciamo bene, ha da sempre delle perplessità sul tema e non ne fa mistero. Legittimo ma il governo, come dimostrano anche le dichiarazioni del premier Giuseppe Conte, è determinato ad andare avanti: lunedì (domani, ndr) in Consiglio dei ministri arriverà l’informativa

Decreto Fiscale

Venezia, tassa di soggiorno fino a 10 euro VENEZIA Via libera in commissione Finanze alla Camera all’emendamento presentato dalla deputata dem Martina Nardi, d’intesa col ministro del Turismo Dario Franceschini, che prevede la possibilità d’innalzare fino ad un massimo di 10 euro (oggi sono 5) la tassa di soggiorno nei Comuni capoluogo di provincia in cui il numero delle presenze turistiche è venti volte superiore il numero dei residenti. La norma, in Veneto, sarà applicabile solo a Venezia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

sulla legge quadro. Credo che da parte di qualcuno ci siano ancora vecchi preconcetti o meglio, pregiudizi, risalenti al precedente governo, alla stagione dell’alleanza tra noi e la Lega. Ma è un errore continuare su quella strada perché con il Conte 2 abbiamo aperto un capitolo completamente nuovo». Il Veneto non deve dunque temere la «lobby del Sud» capitanata dall’ex ministro Barbare Lezzi che, secondo rumors di Palazzo, è pronta a bloccare tutto tra Montecitorio e Palazzo Madama. «Direi proprio di no, non vedo problemi. A tutti dev’essere chiaro che qui non si parla più di una riforma a favore di due o tre Regioni ma a vantaggio di tutta l’Italia, tesa a garantire la stessa qualità dei servizi da Nord a Sud, in montagna come nelle metropoli. Il fondo di perequazione infrastrutturale è un importante novità in tal senso e non è un caso che i governatori del Sud abbiano dato il via libera in Conferenza StatoRegioni». E’ quello che dirà alla riunione con i capigruppo di maggioranza che ha convocato mercoledì mattina? «Sì. C’è un dialogo franco ma molto concreto, nel merito

Chi è

Federico D’Incà, nato a Belluno il 10 febbraio 1976, vive a Trichiana. Attivista del Movimento 5 stelle fin dai primi MeetUp, è stato eletto deputato nel 2013. Rieletto alla Camera nel 2018, è stato nominato Ministro per i rapporti con il Parlamento e le Riforme nel governo Conte 2

Moda & Politica

«Sono da sempre una grande appassionata di moda, soprattutto di quegli abiti eleganti da indossare nella vita di tutti i giorni. I miei colori preferiti? Il verde, il bianco e il rosso, che poi sono quelli della nostra bandiera tricolore. Ma soprattutto il blu: la mattina del mio insediamento a Palazzo Madama, il 24 marzo dell’anno scorso, indossavo infatti un tailleur di questo colore». Serata mondana, quella di ieri, per la presidente padovana del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati che, assieme alla figlia Ludovica, ha preso parte a un brindisi natalizio, nel centro della sua città, all’interno dell’atelier in passaggio Gaudenzio della stilista Rosy Garbo, sua grande amica. «Elisabetta si veste da noi da una trentina d’anni. E nei fine settimana in cui non è a Roma - ha raccontato Garbo, con a fianco il figlio Mauro - viene sempre a trovarci ogni sabato pomeriggio, in compagnia del marito Giambattista. Così facciamo due chiacchiere e, magari, ci scappa la scelta di qualche abito nuovo da confezionare». E a Palazzo Madama, curiosità, chi è il più elegante? PADOVA

delle questioni, tra i partiti che sostengono il governo. Lo vediamo anche sul Bilancio: ogni giorno i ministri si confrontano con i parlamentari ed è dovere di tutti trovare una sintesi per il bene del Paese. Non potrebbe essere altrimenti, viste le tante questioni aperte che ci troviamo ad affrontare, dal Mose all’Ilva passando per Alitalia. Sull’autonomia dovremo essere bravi a spiegare a deputati e senatori il cambio di paradigma imposto da Boccia, dipanando tutte le loro perplessità. Insomma, è un problema di forma, di comunicazione, più che di merito». Boccia l’ha chiamata in causa direttamente: «Con D’Incà – ha detto – sull’autonomia stiamo lavorando bene insieme». «È così. Sto seguendo da vicino la riforma e Boccia sta facendo un ottimo lavoro, che dà piena attuazione del Titolo V della Costituzione rinvigorendo le autonomie locali, la base su cui poggia la Repubblica». Alla fine la legge quadro verrà portata in parlamento sotto forma di emendamento al Collegato alla Legge di Stabilità? «Se n’è parlato in Conferenza Stato-Regioni e credo che in Consiglio dei ministri Boccia spiegherà meglio questo aspetto. Io credo che sia più opportuno ricorrere ad un disegno di legge a parte, lo trovo più corretto, più trasparente e aiuterebbe a superare le obiezioni di alcuni parlamentari. Ovviamente andrebbero imposti tempi certi e serrati per l’approvazione in aula». In parlamento filerà tutto liscio? «Spero si arriverà ad una condivisione con l’opposizione come è accaduto con il decreto sisma. Vedremo che farà la Lega: Salvini continua ad attaccarci, nonostante con Zaia si sia instaurato un clima positivo e assolutamente collaborativo, teso a chiudere la riforma bene e in fretta. Dispiace, è l’ennesima dimostrazione che nel precedente governo se l’autonomia non procedeva era proprio per colpa di Salvini, il cui unico interesse era alimentare un clima esasperato, tenendo i piedi in due scarpe: accontentare i suoi governatori del Nord e intanto andare alla conquista del Sud. Ma ormai lo conosciamo: a lui interessa lucrare consensi, non risolvere i problemi». Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA

FEDERAZIONE DEI COMUNI DEL CAMPOSAMPIERESE

Casellati,ilcuorenell’atelier «L’eleganzaèdituttiigiorni» LaPresidentedelSenatoalbrindisinataliziodiRosyGarbo «Devo dire che sia i senatori che le senatrici si vestono tutti molto bene - ha sorriso la presidente -. Poi, certamente, c’è qualche senatrice più raffinata di altre, ma non chiedetemi nomi». Parole che l’amica stilista ha integrato così: «Dai, Elisabetta, non scherziamo. La più elegante sei sempre tu», ha scandito Garbo. Dopodiché, tra bollicine e tartine, salutando i tanti tra amici e

professionisti arrivati nell’atelier di passaggio Gaudenzio, Casellati si è detta «molto contenta e orgogliosa» per il fatto che, nel 2020, Padova sarà capitale europea del volontariato: «E mi auguro davvero che vada a buon fine - ha poi aggiunto la numero uno del Senato - la candidatura a sito Unesco della Padova Urbs Picta». Ovvero il ciclo di affreschi trecenteschi, a comincia-

re da quelli di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, in lizza appunto per diventare patrimonio mondiale dell’umanità. «È un riconoscimento a cui tengo moltissimo», ha affermato la presidente. Nessun giudizio, invece, sull’operato dell’amico sindaco Sergio Giordani, al governo della città da due anni e mezzo: «Non posso entrare nel merito di vicende politiche e amministrative. Ma posso dire che con il sindaco Giordani – ha ammesso Casellati – c’è un ottimo rapporto di collaborazione istituzionale. E questo significa che, se ci sarà da fare qualcosa assieme per il bene di Padova, di certo non mi tirerò indietro». (d.d’a.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Amiche La stilista padovana Rosy Garbo con Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato

È indetta procedura aperta per appalto del servizio di ristorazione e servizi integrativi presso la Casa Soggiorno “A. de Giovanni” dell’Opera Pia Raggio di Sole - CIG 810043526E. Importo in appalto € 1.202.532,00=. Aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Termine presentazione offerte: ore 12:00 del 16.12.2019, gara ore 15:00 del 16.12.2019. Informazioni su https://fcc.tuttogare.it. Il responsabile M. Berto


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REGIONE

DOMENICA 1 DICEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

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La grande riforma il dibattito nella maggioranza

Stefàno (Pd) e LeU tirano il freno «Nessun emendamento nel bilancio»

L’incontro di venerdì tra i governatori delle Regioni e il ministro Francesco Boccia sulla legge quadro dell’autonomia

Il centrosinistra si spacca sull’autonomia e sul Mes, il fondo salva stati dell’Ue. Dopo le critiche del grillino Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura e di Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva, ieri anche Dario Stefàno ha tirato il freno. Il relatore della legge di bilancio al Senato, ha spiegato che «Non c’è stata alcuna richiesta formale del governo di inserire nella legge di Bilancio, un emendamento che contenga la legge quadro sull’autonomia differenziata», ha dichiarato all’Ansa il vicepresidente del gruppo del Pd. A sostegno di questa tesi è sceso in campo anche Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera. «La decisio-

l’interVista

Boccia: «L’autonomia va avanti Più opportunità per la montagna» Il ministro: «Il modello dei fondi di confine dà buoni risultati, l’importante è spendere quei milioni» Albino Salmaso Ministro Boccia, la maggioranza si è divisa sulla legge quadro dell’autonomia che lei domani presenterà al consiglio dei ministri. Anche il Pd con Stefàno non vuole che il testo diventi un emendamento alla legge di Bilancio 2020: se l’aspettava lo stop? «No, ma non drammatizzerei. Ho ribadito al premier Conte che non si può perdere tempo, quando c’è condivisione tra Stato e Regioni la riforma può andare in Parlamento. Invece hanno parlato tutte persone in cerca di gloria. Si tratta di un dibattito surreale sul nulla: nessuno di loro ha letto una riga sull’autonomia. Anche Stefàno, relatore della legge di Bilancio, è andato da Marzullo, si è fatto una domanda e si è dato una risposta. Da solo. Invece i presidenti delle regioni e i sindaci delle città metropolitane hanno partecipato al dibattito con le loro proposte e nel giro di tre mesi li ho convinti. Tutti». E le polemiche allora? «Non mi spaventano. Il risultato è straordinario perché il processo dell’autonomia non si può fermare. Io non ho chiesto di inserire la legge quadro come emendamento alla Finanziaria dato che la decisione può essere presa solo dal consiglio dei ministri: questa è la strada più veloce per approvare una riforma che diventa una cintura di sicurezza per il Sud e le aree deboli della montagna del Nord». Lei domani quindi tira

dritto o si prende una pausa di riflessione? «Il percorso va completato. Io insisterò per fare in fretta e accorciare le tappe. Dopo il passaggio con la conferenza delle regioni, ora tocca al consiglio dei ministri e c’è il nodo del Def: avevo scritto nella nota di aggiornamento che tra i collegati alla manovra 2020 c’era anche il ddl Autonomia. A decidere se farlo diventare un emendamento alla Finanziaria sarà eventualmente la coalizione con la squadra di governo. Il dato oggettivo è uno solo: ho rispettato l’impegno e il collegato alla manovra è pronto, nel giro di 3 mesi. Abbiamo lavorato anche di notte perché la riforma è molto complessa e tocca l’organizzazione di diversi livelli istituzionali». Matteo Salvini ha detto che solo la Lega può dare l’autonomia, non il Pd.

«Nessun dramma il dibattito tra i partiti di maggioranza è davvero surreale» «Non polemizzo con Salvini. L’autonomia intesa come modello di solidarietà è figlia di don Luigi Sturzo e sconsiglierei a leader politici lungimiranti di appropriarsi di valori e principi che non conoscono. Salvini legga le proposte e ci dica dove le possiamo migliorare. La linea del Pd di Zingaretti è chiara: vogliamo uno stato più snello e forte». Quali sono i punti cardi-

Il ministro Francesco Boccia con la moglie Nunzia De Girolamo

ne della legge quadro e cosa sono i Lep? «Con la legge quadro si fissano i confini dell’autonomia, è come se fossero le linee del campo di calcio dove si gioca la partita. La perequazione scatta per le regioni sotto la spesa media. I Lep verranno scelti entro un anno dalla firma dell’intesa con la singola regione e a imporre le procedure sarà un commissario. Alla fine i Lep si faranno su 3-4 materie: trasporto locale, servizi sociali, formazione professionale scolastica e sanità, dove si chiamano Lea: tutto il resto si può già assegnare alle regioni». Cosa significa nel concre-

to, la devolution piena? «Le materie non Lep vanno trasferite subito agli enti locali, con la vera devolution delle competenze amministrative per accorciare il processo decisionale. Vogliamo ridurre la burocrazia e assegnare alle regioni e alle città poteri su ambiente, smaltimento rifiuti e agricoltura biologica: è bene che a decidere non sia più Roma. Le resistenze sono forti, ma ce la faremo. E’ mai possibile che i permessi legati al traffico merci del porto di Venezia li decida il ministero? Basta, passano anni. Facciamo decidere le regioni e le città. Una devolution a costo zero, vera efficienza».

Sulla scuola resta il no assoluto? «L’ordinamento scolastico è materia esclusiva del Miur ma a decidere se una classe dovrà essere di 18 o 25 alunni può essere il sindaco di quel paese, soprattutto se così si salva un’intera scuola dallo spettro della chiusura. Così evitiamo la morte civile e danni alle famiglie». Cos’è nel concreto il fondo di perequazione per le infrastrutture? «La perequazione si fa con i fondi pluriennali scritti nella legge di bilancio. L’intesa è nata a Venezia, con Luca Zaia e si tratta di una svolta. C’è poi un fondo perequativo ad hoc per le infrastrutture inserito nella legge di bilancio che parte con una dotazione di 3,3 miliardi in dieci anni. Le regioni sono d’accordo e si sta discutendo su chi deve avviare gli appalti e spendere i soldi. Poi questo

«Il consiglio dei ministri deciderà se la legge quadro diventa emendamento» fondo sarà alimentato da una quota di risorse che tutti i ministeri e le grandi aziende come Anas e Rfi dovranno destinare alle infrastrutture. Sarà il 10 o il 15%? Deciderà il Parlamento e ogni singolo ministero dovrà destinare una quota fissa per ridurre il gap delle aree marginali al Sud e nelle montagne. Questa è la vera rivoluzione copernicana. I governatori hanno capito subito che si tratta

ne di tenere fuori dalla legge di bilancio il tema dell’Autonomia differenziata è corretta da un punto di vista istituzionale e politicamente saggia. Si tratta di un tassello fondamentale di una più generale riforma dello Stato e non può essere trattata come un emendamento qualsiasi. Dopo l'approvazione del testo da parte del Consiglio dei ministri, il Parlamento dovrà avere un ragionevole tempo per approfondire ed emendare, così come noi abbiamo sempre chiesto al precedente governo. Bene quindi che il Ministro Boccia sia riuscito a trovare una non semplice intesa con le Regioni, adesso la parola deve passare al Parlamento». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

di una svolta storica. E’ evidente che lo stato dimagrisce, ma diventa più snello e forte». La norma finanziaria l’avete decisa o no? «Non ancora, prima vanno calcolati i Lep, ma è evidente che le regioni virtuose non potranno essere penalizzate mentre dovranno tirare la cinghia quelle che sprecano. Se si accetta l’attuale sistema perequativo non servirà mettere mano alla legge

«Con Zaia c’è piena collaborazione anche con posizioni diverse Lui è corretto» 42-2009 di Calderoli». Che vantaggi ci potranno essere per le aree svantaggiate della montagna bellunese? «Il modello dei fondi di confine Odi sperimentato a Belluno sta dando buoni risultati, l’importante è riuscire a spendere tutti quei milioni ma penso che anche in Piemonte si possa replicare la stessa formula. Roger De Menech è stato ricollocato alla guida di quella struttura e ai bellunesi dico: abbiate fiducia nello stato perché con la legge quadro sull’autonomia avrete più opportunità per le aree svantaggiate. Il fondo per la montagna sarà gestito da Enrico Borghi: i segnali dal vertice di Milano sono positivi, ora troveremo nuove risorse». Quali sono i suoi rapporti con Luca Zaia: lite o collaborazione? «C’è una corretta collaborazione sul piano istituzionale. Abbiamo idee diverse, ci diciamo le cose senza giri di parole, io sono abituato a dare la mano e a rispettare chi me la dà. Anche lui è così. Non ho perso tempo, ho chiesto lealtà istituzionale. L’autonomia cammina, anzi corre veloce. E la famosa statua della Pietà2 la stanno costruendo due mastri della Puglia e del Veneto. Michelangelo va solo ammirato». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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REGIONE

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oggi dalle 7 alle 23

Ai seggi del referendum su Venezia e Mestre Quorum a 103 mila voti Sì o No sulla separazione fra città storica e terraferma Forze politiche divise, il sindaco Brugnaro è per l’astensione MESTRE. Urne aperte dalle 7 alle 23 oggi per il quinto referendum per decidere sulla separazione amministrativa di Venezia da Mestre. Un appuntamento che arriva a quarant’anni dalla prima consultazione. Sono 206.553 (97.793 uomini e 108.760 donne) gli aventi diritto al voto. 256 le sezioni di voto più 14 sezioni speciali (in ospedali o case di ripo-

so). Il quorum è fissato a quota 103.277 voti. Per garantire la macchina del voto, ai seggi sono al lavoro 1.322 persone a cui vanno aggiunti i rappresentanti di lista. Lo spoglio inizia subito dopo la chiusura delle 23. Il risultato nella notte. La macchina del referendum costa quasi 700 mila euro. Spese a carico della Regione, che ha indetto

treViso

In piazza 4 mila “sardine” A Treviso Piazza Borsa gremita da 4 mila “sardine”. Così anche il capoluogo della Marca si scopre meno leghista. La piazza non è riuscita a contenere tutti i manifestanti, alcuni dei quali sono dovuti restare nelle strade attigue. Non ammessi bandiere e simboli di partito, ma fra i partecipanti molti esponenti del centrosinistra locale.

il business dello smaltimento

«Il traffico dei rifiuti si è spostato verso nord» PADOVA. «I traffici di rifiuti so-

no il quarto business internazionale dopo droga, armi ed esseri umani. Ormai si è invertita la tendenza, e non sono più i nostri rifiuti ad essere smaltiti illegalmente al Sud, ma il contrario». La denuncia arriva da Vincenzo D'Arienzo, parlamentare veneto del Pd e membro della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, e dal suo predecessore,

Alessandro Naccarato. «Se in passato i rifiuti industriali e indifferenziati andavano da nord a sud, dove venivano smaltiti illecitamente, oggi la maggiore presenza di siti di stoccaggio ha favorito flussi di rifiuti verso nord» spiegano D'Arienzo e Naccarato, che nelle commissioni ascoltano magistrati da anni impegnati nella lotta allo smaltimento illegale dei rifiuti nella Terra dei Fuochi.— Luca Preziusi

il referendum consultivo su proposta di legge di iniziativa popolare, con 9 mila firme di cittadini veneziani a sostegno. Quasi 150 mila euro se ne vanno in onorari di presidenti, segretari, scrutatori di seggio. Altri 150 mila euro vanno a pagare il lavoro straordinario del personale del Comune a cui vanno anche 6 mila euro di buoni pasto.

Dalla prima consultazione del 1979 tante cose sono cambiate: l’istanza autonomista storicamente era mestrina, scatto di orgoglio della terraferma che rivendicava così una sua identità. Oggi il vento dell’autonomia soffia maggiormente su Venezia, la città storica, in preda ad un “mal vivere” evidente a tutti. E non sottovalutabile, al di là del risultato finale di questo referendum consultivo. «È lei favorevole alla suddivisione del Comune di Venezia nei due Comuni autonomi di Venezia e Mestre, come da progetto di legge di iniziativa popolare n.8?». Se si è favorevoli si vota Sì; i contrari il No. Nel 1979, quarant’anni fa, al voto andarono il 79 per cento degli aventi diritto. Il no alla separazione in due Comuni vinse con il 72%; il sì si fermò al 27%. Da allora l’affluenza al voto è andata calando. Nel 1989 con una affluenza al 74%, i No vinsero con il 58% e i sì si fermarono al 42%. Nel 1994 altro tentativo degli autonomisti: affluenza al 67 per cento. Vittoria del No con il

55% dei voti contro il 44% del Sì. Infine, nel 2003 l’affluenza si fermò al 39%. Vinsero i No con il 66% contro il 34% del Sì. La campagna referendaria, in tempi di social network, ha visto veleni, denunce, ricorsi, accuse di fake news. Tante polemiche, ben poche visioni della città del futuro. L’ultima polemica sul quorum, previsto, come ha ribadito anche il prefetto, portato all’esame del Tar con un ricorso del fronte autonomista. Servono più di 103 mila votanti per superarlo. Per il sì sono schierati l’ex candidato leghista alle comunali Gian Angelo Bellati, l’avvocato Marco Sitran, Marco Gasparinetti del “Gruppo 25 Aprile”, e Maria Laura Faccini del gruppo “Mestre mia” assieme al commercialista Giovanni Armellin, Debora Esposti, la piattaforma “+Mestre, + Venezia”, l’avvocato Giorgio Suppiej, l’ex sindaco Ugo Bergamo. A favore , stavolta, pezzi di sinistra storicamente “unionista” con l’ex magistrato e senatore Felice Casson, l’ex presidente della Provincia e parla-

mentare Davide Zoggia. E intellettuali come lo scrittore Antonio Scurati e il creativo Marco Balich. E ovviamente i partiti: il Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia. Nutrito il fronte del No con il presidente della Municipalità di Marghera Gianfranco Bettin, l’ex sindaco Massimo Cacciari, l’ex sottosegretario Laura Fincato. Per il No il Partito Democratico, Articolo 1, Cgil, Cisl e Uil, le categorie, la associazione “Una e Uni-

Campagna all’insegna di veleni, denunce e ricorsi contro la soglia minima di partecipazione ca”(che però si appella per l’astensione), il Psi, il Pci.Ha invitato a disertare le urne il sindaco Luigi Brugnaro, che in queste settimane si è tenuto lontano dal dibattito, sostenuto anche da Forza Italia. La Lega di Salvini e Zaia lascia libertà di voto. — M.Ch. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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Il dissesto degli istituti di credito regionali cantonamento sui crediti? Oppure le dialettiche fra le Procure della Repubblica di Treviso e di Roma con andata e ritorno dei procedimenti e delle carte? O ancora le diverse analisi dei due Ctu Terrinoni e Parisi? In definitiva, si sono giocate fra Treviso, Roma e Francoforte tensioni che hanno profondamente segnato i momenti cruciali della partita: larghezza delle porte, moduli di gioco, ruolo dell’arbitro, dei guardalinee, degli invisibili Var e così via. Nel libro questo piano di analisi non è sviluppato - comprensibilmente si dirà, data la complessità ma va ribadito che Veneto Banca ha subìto enormemente sia le decisioni di tutti questi soggetti sia l’influenza ne-

La verità di Favotto: così Veneto Banca cadde sotto i diktat di Bankitalia e Bce L’ex presidente sul crac come ricostruito dal libro di Mazzaro «Discutibile un approccio troppo rivolto a dinamiche locali» L’INTERVENTO

FRANCESCO FAVOTTO* enzo Mazzaro col suo recente libro sul “patatrac” delle due maggiori banche popolari venete dice di voler «ricostruire in modo chiaro e dettagliato il meccanismo della truffa» adottando il punto di vista degli «ultimi della fila che erano fuori della porta». Seleziona pertanto articoli e documenti atti allo scopo e perviene al sottotitolo che «il Veneto ha esportato la grande truffa al resto d’Italia». Una conclusione davvero singolare. Come ho avuto modo di dire a Padova il 15 novembre

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Fra Treviso, Roma e Francoforte tensioni che segnarono le fasi clou della partita scorso, dove ho portato la mia esperienza di 18 mesi in Veneto Banca, si tratta di un titolo sbagliato perché troppo venetocentrico e perché non dettaglia la differenza fra truffati veri e truffati falsi e fra quelli che avrebbero condotto la truffa e coloro che invece si sono battuti per portare la banca a recuperare solidità e autonomia. Qualche esempio. Il consiglio di amministrazione che ho presieduto in Veneto Banca fra aprile 2014 e ottobre 2015 ha provveduto ad intro-

durre regole rigorose per l’aumento di capitale, per i crediti, per la formazione del bilancio, per gli scomputi dal patrimonio di vigilanza e per la riorganizzazione e, superando la crisi reputazionale dovuta alla reclamizzata perquisizione del 17 febbraio 2015, ha sviluppato con efficacia il

Montebelluna non era una “Vicenza minore” infatti superò gli stress test di Francoforte percorso di trasformazione a Spa verso la quotazione. A fine 2015 la situazione di capitale, liquidità e crediti di Veneto Banca non era tale da comprometterne la continuità aziendale (si veda la Nota della Banca d’Italia alla prima Commissione d’inchiesta della Regione Veneto nell’aprile 2016). Come si possa applicare la tesi della truffa è incomprensibile. Semmai questa pertiene ai rapporti diretti tra i clienti e la struttura della banca, sui quali indaga la magistratura (peraltro, dettaglio non indifferente, solo su Veneto Banca). Il lavoro di Mazzaro, comunque utile per ampiezza e ricchezza di dettagli, non rispecchia quindi la realtà e andrà corretto su diverse forzature, a partire da alcune fake news riprese da un giornale nazionale dell’agosto 2017 e smentite dalla stessa Banca d’Italia. Inoltre non potrà non misu-

rarsi con almeno tre aspetti: 1) Veneto Banca non era una “Vicenza minore” o “un’altra Vicenza” come si desume dal percorso del libro. Vicenza era stata eletta nel 2013 a “banca incorporante” di Veneto Banca, Etruria, Ferrara e Marostica, ma a ottobre 2014, mentre Veneto Banca superava gli stress test, Vicenza ci riusciva solo grazie ad una operazione straordinaria del giorno prima (si dice voluta da Banca d’Italia). Sugli accorpamenti sollecitati da Banca d’Italia nel 2013, il Banco Popolare di Verona aveva mostrato interesse solo per Veneto Banca come pure, nel marzo 2017 - dopo le prime avvisaglie di difficoltà per un nuovo intervento del Fondo Atlante - anche Intesa San Paolo pare aver fatto una proposta al Mef solo per Veneto Banca. Su altro piano, il fallimento della quotazione di Vicenza nel 2016 aveva posto le premesse per lo stesso esito di Veneto Banca. In definitiva, la storia di Veneto Banca ha sofferto

Distinguere fra truffati veri, truffati falsi truffatori e chi si batté per recuperare solidità della vicinanza e della dipendenza da Bpvi e per ricostruire quanto è davvero successo la storia va studiata più nelle differenze e specificità che non nella semplificazione “delle due venete”. 2) Un altro aspetto sono le

Quando si scoprirà l’autore della riforma delle Popolari il quadro sarà più chiaro

Il professor Francesco Favotto

azioni “baciate”. Le “baciate” a Vicenza a marzo 2015 risultavano di 1.031 milioni (Procura di Vicenza, 17.4.2019, p. 3), mentre a Montebelluna a giugno 2015 erano 72 milioni (più 44 possibili), diventati 350 a dicembre 2015 per effetto dei nuovi criteri adottati solo per Veneto Banca (come risulta dagli esperti incaricati dalla Procura di Vicenza che hanno scritto: «la normativa comunitaria e nazionale non definisce caratteristiche univoche, qualitative e/o quantitative, a fronte delle quali un acquisto di azioni si possa dire finanziato dallo stesso ente che tali azioni ha emesso» (p. 13). E va ricordato che nel 2015 è questo nuovo importo - assieme alla mancata autorizzazione del contratto di vendita di Bim - che porta l’aumento di capitale richiesto da

500 milioni a un miliardo! 3) La storia della tragedia non deve poi rimuovere le dialettiche fra istituzioni nel dettare criteri, comportamenti, valutazioni e sanzioni. Forse ci vuole un libro ad hoc, ma come non ricordare il duro scontro in “Commissione Casini”

Avevamo poche “baciate” ma fummo costretti a un maxi aumento di capitale fra Banca d’Italia e Consob sulle informative previe all’aumento del capitale 2014 (tra i due litiganti è stato chiamato a pagare il cda di Veneto Banca!) o fra Banca d’Italia e Bce sul famoso “bail in” (poi mai applicato) o sui criteri di ac-

gativa dell’azione di gioco di Bpvi. Quindi Veneto Banca la tragedia l’ha più subìta che esportata e questo anche perché il Veneto non è stato in grado come Toscana, Lombardia, Liguria e Puglia di contenerla con l’aiuto di chi governava. Quanto avvenuto fra il 2013 e il 2019 va in sostanza osservato da Roma e da Francoforte, sperando di poter alzare i veli che ancor oggi coprono la tragedia e che il libro non svela, a cominciare dalla domanda sollevata anche da Francesco Boccia nel marzo 2017 sul Sole 24 Ore: ma chi ha scritto la legge sulla trasformazione in Spa delle grandi popolari? Assolutamente non Banca d’Italia, disse il direttore generale Salvatore Rossi in Parlamento nel febbraio 2015, Banca d’Italia la auspicava da tempo e ha dato una collaborazione tecnica al Governo. Se si scoprisse da chi è stata effettivamente scritta fra l’altro male - il quadro inizierebbe ad essere più chiaro e ci si potrebbe cominciare a chiedere se tutta la vicenda non avrebbe potuto essere gestita diversamente. Aspettiamo la prossima edizione del Mazzaro o un altro libro.— *Già presidente di Veneto Banca BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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Belluno

Domenica 1 Dicembre 2019 www.gazzettino.it

Acceso il Natale, spente le polemiche Alla serata inaugurale il consigliere regionale Gidoni replica `«Fare turismo significa accettare anche i cambiamenti» alle accuse di «scempio» di Italia Nostra sull’uso dei giardini L’orgoglio dei commercianti: «Energie e tempo per la città» `

CENTRO STORICO BELLUNO Grandioso come, forse,

i bellunesi non si attendevano. Il Natale delle Dolomiti è stato inaugurato ieri pomeriggio in piazza Duomo tra due ali di persone. Un centinaio in tutto i bellunesi arrivati al taglio del nastro e rimasti fino alla fine della breve cerimonia, godendo della proiezione delle immagini dolomitiche sulla facciato del palazzo ex tribunale. Il governatore Luca Zaia no, non è arrivato, a rappresentare la Regione c’era il consigliere Franco Gidoni. Sentito e commosso il suo intervento, che ha fatto alzare dal pubblico due lunghi applausi. Il rappresentante della Lega ha fatto accenno alla polemica sollevata da Italia Nostra in merito alla piattaforma in legno montata in piazza dei Martiri per allestire i

mercatini, invitando a godersi la festa e a criticare meno. «Se facciamo turismo dobbiamo essere disposti ad affrontare il cambiamento – ha dichiarato, sollevando dopo queste parole l’applauso -. Non possiamo pensare di creare un’offerta turistica al passo con i tempi e interessante senza rinnovare qualcosa. Insieme cammineremo verso le Olimpiadi e sapremo rinnovare questa provincia. Veniteci la sera in piazza, ci divertiremo insieme». L’invito di Gidoni è stato ripetuto anche dalla presentatrice della serata, Giorgia Segato. Questo è un po’, d’altra parte, il nocciolo del Natale 2019. Un mese pensato e organizzato dal Consorzio Belluno Centro Storico per offrire ai bellunesi e ai turisti occasioni per raggiungere le piazze ogni singolo giorno. Per pattinare nella pista allestita in piazza Duomo,

LA CERIMONIA Le proiezioni delle Dolomiti sulla facciata dell’ex tribunale in piazza Duomo

per visitare e acquistare dai mercatini di piazza dei Martiri, per partecipare agli eventi in calendario, per guardare le proiezioni sulla facciata dell’ex tri-

bunale e, poi, per ammirare la grande luna che verrà montata sopra la fontana della piazza centrale. Ogni giorno, alle 17 e alle 19 verranno proiettati fil-

Caso giardini: «Una giunta falsamente ambientalista»

mati in piazza Duomo relativi alle Dolomiti e non solo. Sull’atmosfera da fiaba e sul lavoro corale dietro questo risultato si è concentrato l’intervento del

sindaco Jacopo Massaro. «E’ l’ottavo Natale che ho il piacere di inaugurare – ha esordito il primo cittadino -, abbiamo lavorato per otto anni per ottenere questa atmosfera e l’abbiamo fatto per tutti noi, ma sopratutto per i bambini». La parola è quindi passata al presidente del Consorzio Belluno Centro Storico, Stefano Bristot, che ha messo l’accento sul grande orgoglio provato dai commercianti nel vedere una Belluno così ben allestita. «Abbiamo dedicato energie e tempo per permettere alla nostra città di presentarsi al meglio – le sue parole -. Il commercio sta vivendo un momento difficile, è importante fare squadra tutti quanti insieme, ora più che mai». Hanno infine portato i loro saluti anche il presidente della Provincia, Roberto Padrin, e il direttore della Dmo Giuliano Vantaggi. Alessia Trentin

Il “ricordo” di Marzio tra i rifiuti delle Gabelli

LA POLEMICA BELLUNO All’indomani del Consi-

glio comunale il consigliere del Patto Belluno Dolomiti, Francesco Pingitore commenta quello che per lui è il paradosso dell’amministrazione: ovvero da una parte proporre un ordine del giorno «decisamente ambientalista», dall’altro permettere di «distruggere parte del guardino di Piazza dei Martiri», che in questi giorni accoglie una pedana per il villaggio di Natale. «Venerdì abbiamo assistito all’ennesima scena di una sinistra pseudo ambientalista - incalza Pingitore -, supportata da alcuni esponenti, seguaci di Greta (Thunberg, attivista svedese, ndr), che porta avanti la causa per lo sviluppo sostenibile», prosegue il consigliere. «Poi però assistiamo, contemporaneamente e per la prima volta nella storia di Belluno, allo scempio di una parte dei giardini di piazza dei Martiri, che ospita un ampio plateatico sul quale sono state erette le casette natalizie». In consiglio comunale anche Pingitore, per protesta, è uscito dall’aula «dopo aver assistito ad un momento di democrazia imposta da finti paladini dell’ambiente. Abbiamo assistito solamente a bugie ed ipocrisie a 360 gradi. Non esiste obiettività. Trovare in Consiglio un esponente di Italia Nostra, movimento non certo di centro-destra, assistere all’ordine del giorno sull’ambiente, presentato e votato solo da loro è stato surreale. Soprattutto alla luce del fatto che questi signori ignorano i problemi veri della città di Belluno. Infatti, non si vedono mai e protestano, quando si taglia qualche albero pericoloso, come si è visto dopo il ciclone di Vaia. Ricordo le polemiche per via Vittorio Veneto. Oggi protestano contro quelli che, oltre a presentare l’ordine del giorno sull’Ambiente, hanno permesso questo scempio non ambientalista in piazza dei Martiri. Eppure l’Amministrazione riesce, con la faccia di bronzo, a rigirare la frittata ed arrampicarsi sugli specchi. Come su Nevegà e negozi che chiudono». Fe.Fa.

IL CASO Il piccolo al quale venne intitolata la biblioteca

IL CASO BELLUNO La foto di Marzio è tor-

nata a casa. Ma la targa apposta sulla porta d’ingresso della biblioteca delle vecchie Gabelli, con l’intitolazione al bambino morto tragicamente nel 1999, quella no, non è stata trovata. Per Titti Monteleone, la mamma, non c’è pace. Stringe a sé l’immagine del figlio ritrovata da un dipendente comunale sotto i rifiuti, bagnata dalla pioggia, abbandonata nel cortile delle Gabelli tra i rifiuti da portare in discarica. La targa di intitolazione della biblioteca non è stata trovata, il dipendente ieri mattina ha consegnato solo la foto e una targa, sì, ma quella donata dalla famiglia alla scuola per ringraziare del gesto. Lunedì Monteleone busserà all’ufficio dell’assessore alla cultura Marco Perale, chiederà spiegazioni e chiederà che tutto torni come prima. «Pretendo che a lavori di ristrutturazione ultimati la biblioteca venga nuovamente intitolata a mio figlio – dichiara la madre -. Sto già contattando alcuni compagni di classe di allora di Marzio, perchè sostengano la mia causa. Qualcuno vive all’estero, ma mi ha assicurato che ci sarà». Dopo il passaggio in Comune Monteleone tornerà al cantiere di via Segato, per chiedere alle squadre dove si trovano le vecchie porte della scuola, perchè su una di quelle potrebbe esserci ancora attaccata la famosa targa. (a.tr.)

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Nordest

UN MILIONE E MEZZO PER LE DEMENZE La Giunta regionale ha rifinanziato con un milione e mezzo di euro i Centri sollievo attivati in Veneto per i malati di Alzheimer e Parkinson

Domenica 1 Dicembre 2019 www.gazzettino.it

Detenuti per mafia, allarme sicurezza Dopo i duecento di Vicenza altri cento in arrivo a Rovigo `La senatrice Erika Stefani: «Stanno già arrivando i famigliari Dalla Lega interrogazioni al ministro e mozione in Regione vogliamo sapere quali azioni ci sono per tutelare il territorio» `

IL CASO VENEZIA Ai duecento già previsti a Vicenza se ne stanno aggiungendo altri cento a Rovigo. Tutti detenuti per reati di mafia destinati alle carceri venete. La metà di loro si è già insediata (un centinaio a Vicenza e una sessantina a Rovigo), ma è solo questione di settimane e poi tutti i posti di alta sicurezza delle due carceri verranno occupati da condannati per 416 bis, cioè associazione a delinquere di stampo mafioso. «Abbiamo ricevuto notizie dell’arrivo di alcuni famigliari dei detenuti, siamo preoccupati perché in Veneto ci sono già stati casi di infiltrazioni mafiose e non siamo strutturati per contrastare questo tipo di criminalità». La premessa è dell’ex ministro e attuale senatrice della Lega Erika Stefani che ieri si è riunita a Vicenza con i rappresentanti dei diversi livelli di governo del suo partito per intraprendere un’azione trasversale perché non vengano sottovalutate le conseguenze che potrebbe avere l’arrivo in Veneto di un così elevato numero di condannati per mafia, ‘ndragheta, camorra e sacra corona unita. A partire dal Senato, passando per la Camera, la Regione Veneto e il Comune di Vicenza.

L’AZIONE COMUNE «Ho fatto un’interrogazione al ministro della Giustizia - prosegue Stefani - per chiedere quali iniziative intenda mettere in atto per garantire la sicurezza del territorio e evitare contatti tra l’interno e l’esterno del carcere. Quello mafioso è un reato frutto di relazioni, da qui nasce l’associazione a delinquere». E cita

«IN VENETO PRESENTI CASI DI INFILTRAZIONI NON SIAMO STRUTTURATI PER CONTRASTARE QUESTA TIPO DI CRIMINALITÀ»

l’esempio delle infiltrazioni ad Eraclea, nel Veneziano: l’inchiesta ha portato alla luce come la camorra si sia intrufolata nel tessuto economico del territorio. «Questi sono segnali che dimostrano che non siamo immuni alla criminalità mafiosa - prosegue la senatrice - il Veneto sta attraversando un momento delicato: le aziende sono in difficoltà, il sostegno bancario è venuto meno, quindi in una situazione di crisi come questa si possono aprire varchi per le organizzazioni criminali che offrono finanziamenti

alle imprese per poi obbligarle alla sudditanza». Da qui l’interrogazione al ministro in cui la senatrice chiede il perché si sia deciso di dirottare in Veneto un così elevato numero di condannati per mafia, e quali iniziative si intendano mettere in atto per controllare che non intacchino il tessuto economico. «Non siamo preparati a contrastare una criminalità di questo tipo - conclude - ci vuole potenziamento di personale, ma anche attività di intelligence».

INTERVENTI A PIÙ LIVELLI Rientra nel fronte comune della Lega anche l’interrogazione urgente, sempre al ministro della Giustizia, dell’onorevole leghista Erik Pretto, componente della Commissione parlamentare antimafia, presentata assieme alla collega di partito Silvia Covolo. Per la Regione Veneto, ieri a Vicenza, il capogruppo della Lega Nicola Finco ha illustrato la mozione per giungere a un protocollo d’intesa tra istituzioni e forze politiche che assista le vittime di mafia anche attraverso l’attivazione di un numero verde. Fino al consigliere del Comune di Vicenza il leghista Filippo Busin e il segretario provinciale del partito Matteo Celebron.

SENATRICE Erika Stefani della Lega e in grande il carcere di Rovigo inaugurato nel 2016

LA DENUNCIA DEGLI AGENTI

sindacati di polizia penitenziaria, aveva chiesto l’incremento del numero di agenti e anche di mezzi, così come si attende l’arrivo di un direttore titolare per ogni carcere, specie ora che ci sono i detenuti per mafia. Cosa che attualmente non avviene, Vicenza è infatti senza un direttore in pianta stabile perché non ce ne sono più di disponibili. È stato ora bandito un concorso, che una volta ultimato, fornirà 45 nuovi direttori e uno di questi verrà assegnato a Vicenza. (r.ian)

A sollevare il caso era stato l’Uspp, il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria che aveva denunciato come nell’ala di alta sicurezza del carcere Filippo del Papa di Vicenza, inaugurata quattro anni fa, stessero arrivando detenuti per mafia. «Arrivi che necessitano di un potenziamento di personale e di un direttore in pianta stabile» aveva denunciato il segretario regionale del sindacato Leonardo Angiulli, che parlava di una carenza di almeno sessanta agenti e di un direttore, ”a scavalco” con Padova, presente a Vicenza per due giorni alla settimana. Numeri e carenze confermate dallo stesso direttore del carcere Fabrizio Cacciabue. E ora al caso Vicenza si aggiunge anche quello di Rovigo. Raffaella Ianuale

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I numeri

«Carceri affollate con pochi agenti e direttori» «Da tempo si parlava dell’arrivo in Veneto dei condannati per 416 bis e ora sta succedendo». Non è stupito Fabrizio Cacciabue (nella foto), per anni direttore del carcere di Vicenza, che dopo il suo trasferimento alla casa circondariale di Padova riesce a garantire la sua presenza al “Filippo del Papa” per un paio di giorni alla settimana. Per chi lavora nel

carcere a preoccupare è l’affollamento delle strutture di detenzione venete e la carenza di personale, specie se bisogna gestire detenuti di alta sicurezza che richiedono un maggior utilizzo di mezzi e uomini. I dati, aggiornati al 31 ottobre scorso, della presenza di detenuti in Veneto evidenziano numeri superiori alla capienza e alla disposizione di agenti in

tutte e nove le strutture carcerarie dislocate in regione. I detenuti sono in totale 2525, dei quali 133 donne e 1407 stranieri, per una capienza regolamentare di 1942 posti. I sindacati di categoria hanno stimato che a Padova ci sia un sovraffollamento del 60%, nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia del 45%, al Santa Bona di Treviso del 35%, mentre a Verona il Montorio è addirittura al 66%. A fronte di questo l’Uspp, l’Unione dei

Da Napoli per la rapina di Natale, manette alla banda L’INDAGINE PORDENONE Una banda composta da sette persone, tutte di origine campana, che stava preparando una rapina nel nord Italia per le festeività, è stata decapitata da un’indagine avviata dalla Polizia di Stato di Pordenone. «Mangiamo il capitone a Natale», aveva detto uno dei banditi intercettati nell’ambito delle indagini condotte dalle Squadre Mobili di Pordenone, Venezia, Varese e Napoli. Un altro aveva pensato alla famiglia: «Così faccio contenta mia moglie». Ma non è andata come speravano. Il capobanda, il 41enne Vincenzo Trotta, autore della rapina a un compro oro di Mestre lo scorso 29 agosto, è stato arrestato e tra-

scorrerà le feste in una cella del carcere di Poggioreale, gli altri sei, indagati a vario titolo per tentata rapina, ricettazione, estorsione e furto, avranno lunghi colloqui con i loro avvocati. A casa di uno degli indagati sono stati trovati due preziosi quadri del Settecento, parte di un bottino da 300mila euro di un colpo messo a segno in un’abitazione di Pordenone, nell’agosto del 2015.

LA POLIZIA DI PORDENONE ARRESTA SETTE PERSONE L’INDAGINE PRENDE AVVIO DA UNA BANALE LITE: TROVATI DUE QUADRI RUBATI IN UNA CASA

IL LITIGIO L’indagine, coordinata dalle Procure di Pordenone e Venezia, è nata da quella che poteva sembrare una banale lite fra tre uomini. Per identificare i litiganti, la notte dello scorso 3 ottobre nel parcheggio del centro commerciale Emisfero di Fiume Veneto (Pn), erano intervenuti gli agenti della Squadra Volante e avevano scoperto che uno dei tre aveva precedenti per furti, ricettazione, minacce. Dietro il dissidio potevano dunque esserci affari poco puliti. «Bisognava capire cosa c’era dietro - ha detto ieri il questore di Pordenone, Marco Odorisio -, ascoltare il territorio». E quello che passo dopo passo si è palesato è un mondo di “rapinatori in trasferta”, attenti a non farsi notare, scafati nel linguag-

gio e nella preparazione minuziosa dei colpi. Una banda che vive principalmente dei furti e delle rapine che compie, spesso uniche fonti di sostentamento. Gli agenti li pedinano, li intercettano, li tengono sotto controllo. Via via si avvicina la data del colpo grosso, uno di loro avvisa gli altri di aver «trovato il centro campista», il regista della rapina. Ed è a quel punto che gli inquirenti capiscono che non si può attendere: il gip di Venezia firma la richiesta di custodia cautelare in carcere, contestualmente vengono perquisite le abitazioni dei sei indagati (due di Pordenone, uno di Mestre, un altro di Varese e altri due della Campania). Ma l’inchiesta non è finita. Susanna Salvador POLIZIA Il questore di Pordenone Marco Odorisio

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VII

Feltrino

Domenica 1 Dicembre 2019 www.gazzettino.it

Galleria San Vito intervento da un milione

Lavori post-Vaia 5 opere “speciali” per ripulire il territorio

`È

la seconda messa in sicurezza nel giro di pochi anni

Procedono i cantieri per il ripristino viabilità, anche dopo gli del maltempo `

LAMON Sono a pieno regime i cantieri “speciali” sul territorio di Lamon, per riparare i danni causati da Vaia, ma hanno subìto qualche intoppo a causa del maltempo delle ultime settimane. I lavori in alcuni casi si sono fermate, in altri casi ci sono state modifiche in corso d’opera. Si tratta di lavori finanziati dal Commissario Delegato della Protezione Civile su decreto della Regione Veneto. Sono 5 gli interventi riparatori e migliorativi avviati dal Comune, che si affiancano agli altri di cui si è occupata Veneto Strade, come è avvenuto sulla provinciale 19 di Lamon tra il Rio Molina e Ponte Oltra e il ripristino della sicurezza per la frana all’inizio della variante di Valina.

VIABILITÀ Si è partiti dal Consolidamento del tornate di Gorna, poi è seguita la sistemazione della viabilità dalla fine di via Valina, zone del depuratore comunale, alla borgata sottostante di Ciess. Quindi è stata ese-

guita l’apertura del cantiere a San Donato per stabilizzare e migliorare la viabilità da San Donato alla Val Nuvola, strada silvopastorale che procede poi al Passo del Brocon. Una via che vine utilizzata anche da molti ciclisti stranieri. Questa strada è stata finanziata con un totale di 300mila euro, di cui 200mila per i lavori e 100mila sono invece le somme a disposizione per coprire gli imprevisti ed eventuali varianti in corso d’opera. La ditta Sici di Fonzaso ha chiesto un anticipo del 20% della somma d’appalto di 196.11,08 euro: la somma richiesta è di 47mila 851,10 euro. Del resto il meteo non ha favorito i lavori e le spese della manodopera ci sono.

PULIZIE La quarta opera in esecuzione è la pulizia straordinaria caditoie che sono state riempite di detriti e immondizia portati dall’acqua torrenziale. L’esecuzione della pulizia è della ditta Ecologia Lena srl, di La Valle Agordina che ha avuto l’affido per 20mila 500 euro, Iva esclusa. I lavori sono stati iniziati il 25 settembre scorso. Le cadito-

ARSIÈ

LAVORI il maltempo ha rallentato i cantieri post-Vaia, ora avanti tutta

ie considerate erano 800. In sede di realizzazione lavori sono risultate maggiori di 160, sfiorando quasi il migliaio di caditoie da pulire. Sono stati chiesti quindi 6 giorni in più di pulizia, con termine lavori per il 30 novembre e per l’amministrazione lamonese un costo di 4mila 880 euro, Iva inclusa.

IL VERSANTE Infine la quinta opera: “L’allontanamento delle acque di ruscellamento superficiale in località Ren”, si tratta del ripristino del versante vallivo al di là del colle dove si trova Casa

Charitas. La ditta che ha ottenuto l’affido dell’opera è la lamonese “Campigotto Silvio lavori edili” di Campigotto Mattia di Lamon per un totale di 30mila 104,80 euro. Anche questa ditta si è trovata in difficoltà per il mete o avverso dei giorni scorsi ed ha chiesto all’amministrazione comunale di Lamon una proroga rispetto al previsto termine contrattuale di ben 21 giorni senza altre spese per il comune. E il post Vaia, a Lamon, continua ora anche con altri progetti. Valerio Bertolio

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Galleria San Vito a Arsiè, via ai lavori. Sono iniziati il 19 novembre scorso e l’opera che è in corso è denominata “Di manutenzione straordinaria e miglioramento dell’efficienza degli impianti tecnologici e di sicurezza delle gallerie San Vito e Brenta sulla Strada Statale 50 Bis Var del Grappa e di Passo Rolle”. La galleria San Vito è lunga 3 chilometri e 47 metri e si trova in provincia di Belluno, comune di Arsiè. La galleria Brenta invece è di poco più di 500 metri e si trova in provincia di Vicenza. L’opera è stata appaltata dall’Anas spa, Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, ed ha ottenuto l’appalto l’Impresa Gemmo spa di Arcugnano (VI) per 1 milione 620mila 500 euro, di cui 15mila 500 sono oneri per la sicurezza. Non è la prima volta che si interviene con lavori straordinari nella galleria San Vito. Era il 2015 quando si intervenne con la “Kostruttiva” di Maghera con lavori per 3 milioni 372mila472,12 euro. In quel caso si è operato per l’impermeabilizzazione del tunnel e per la regimazione delle acque, per scaricarle poi nel vicino fiume Bernta.

L’attenzione dell’Anas per galleria, fondamentale collegamento col Bellunese del Trentino e della pianura di Bassano e Vicenza, è sempre stata massima. Durante le lavorazioni ovvio che si è tornati ad usare le anguste “Scale di Primolano” per venire nel Feltrino, con proteste degli abitanti di Fastro per il traffico enorme che si devono sopportare. In questo secondo intervento della lavorazione con alta tecnologia degli impianti elettrici metà del traffico i fastresi se lo risparmiano, ossia quello dal Bellunese verso la statale 47 della Valsugana perché la Gemmo usa, durante i lavori, una corsia soltanto. Il limite di velocità nel tunnel è di 50 orari, però molti automobilisti si divertono a sfrecciare. Il termine dei lavori previsto è per l’11 marzo 2020. V.B.

OPERAI in galleria San Vito


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Primo Piano

Domenica 1 Dicembre 2019 www.gazzettino.it

I nodi da sciogliere

Autonomia, i giallorossi si dividono sul percorso Boccia: «Vediamo lunedì» M5s e Pd frenano sulla legge-quadro `La grillina Lezzi: «No alle accelerazioni» come emendamento alla manovra Salvini: «La bozza? Uovo senza sorpresa» `

LA TRATTATIVA VENEZIA Da una parte la pentastellata Barbara Lezzi, ex ministro per il Sud, che ammonisce: «Ci risiamo ma, esattamente come con la Lega, non ci stiamo». Dall’altra il dem Dario Stefano, relatore della legge di Bilancio, che avverte: «Tutti i partiti di maggioranza si sono già espressi sulla inopportunità di inserire il tema dell’autonomia differenziata nella manovra». In mezzo a questa manovra a tenaglia tutta pugliese rischia di rimanere, con il cerino in mano, il dem Francesco Boccia. II titolare degli Affari Regionali era appena riuscito a compiere l’impresa di mettere d’accordo tutti i governatori, anche quelli del Sud, pure sul fatto che tra la firma dello schema di intesa e la sottoscrizione dell’intesa definitiva l’intervento del Parlamento sarà meno stringente di quanto immaginato a un certo punto della trattativa. Ma alla vigilia della sua informativa a Palazzo Chigi, ora l’asse giallo-

rosso si spacca proprio sulla riforma, tanto che il segretario leghista Matteo Salvini già gongola: «Per avere un’autonomia vera dobbiamo tornare noi al Governo, perché Pd e Cinquestelle di autonomia ne capiscono e ne desiderano ben poca».

I CONTENUTI La leccese Lezzi pone via Facebook un problema di contenuti, ribadendo la necessità di subordinare la riforma ai Livelli essenziali delle prestazioni e al Fondo perequativo: «Da queste condizioni io non mi sposto e non sarò la sola. Non c’è alcuna ragione per quest’accelerazione. Invito caldamente il Pd a non ricadere negli errori che ha già commesso rispetto a questi temi solo per

esigenze propagandistiche». Il tranese Boccia prova a rassicurarla tramite Radionorba: «Abbiamo voluto rafforzare l’impegno dello Stato per la perequazione infrastrutturale con un fondo specifico, prevedendo che tutte le aree in ritardo di sviluppo con un indice infrastrutturale inferiore alla media nazionale devono ricevere risorse per adeguarsi alla media nazionale».

LA FORMA Il leccese Stefano ne fa invece una questione di forma, che in questo caso diventa però anche sostanza: «Non c’è stata alcuna richiesta formale del Governo di inserire, nella legge di Bilancio, un emendamento che contenga la legge quadro sull’autonomia

differenziata», precisa il deputato all’Ansa, lasciando intendere che la cautela già manifestata al riguardo da Movimento 5 Stelle e Italia Viva sia condivisa pure dal resto del centrosinistra. Non a caso Federico Forna, capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, esprime apprezzamento: «La decisione di tenere fuori dalla legge di bilancio il tema dell’autonomia differenziata è corretta da un punto di vista istituzionale e politicamente saggia».

LA SEDUTA Boccia fa però notare che la decisione sulla strada da seguire non è ancora presa: cruciale sarà la seduta del Consiglio dei ministri di domani (che per la cronaca slitterà dalle 16.30 alle 20),

SORRISI Luca Zaia tra Vincenzo De Luca e Francesco Boccia

con la scelta fra l’inserimento in manovra entro dicembre o in un disegno di legge collegato a gennaio. «Lunedì – annuncia il ministro – farò una informativa al Cdm e toccherà al Cdm e ai partiti di maggioranza decidere il percorso. Nella nota di aggiornamento al Def avevamo inserito questo provvedimento come collegato alla legge di Bilancio. Io sono pronto, ora tocca al Governo e ai partiti della maggioranza decidere come far andare avanti

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DOMANI LA SCELTA DI PALAZZO CHIGI FRA INSERIRE IL TESTO GIÀ IN FINANZIARIA O FARE UN ATTO COLLEGATO A GENNAIO

LE REGIONI VENEZIA Solo giovedì Luca Zaia pensava di essere nella fase dello scalpello, «come Michelangelo quando per creare la Pietà toglieva il marmo di troppo». A leggere invece le dichiarazioni provenienti ieri dal Pd e soprattutto dal M5s, pare di essere passati al tempo del martello, visti i colpi assestati all’accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni. «A questo punto non ci resta che aspettare qualche ora e capire chi lavora pro e chi contro: di certo, se non passa l’autonomia, questo Governo può andare a casa», va giù di mannaia il governatore leghista del Veneto.

PROVA DI TENUTA Sul punto Zaia non ha dubbi: «Questa partita diventerà in assoluto la vera prova di tenuta per il Governo. Non solo perché noi veneti non possiamo farci prendere in giro, ma anche perché le forze messe in gioco sono quelle di un presidente del Consiglio com’è Giuseppe Conte che ha detto in ogni posto che l’autonomia è prioritaria e di un ministro qual è Francesco Boccia che porta in dote il consenso per sostenere questa maggioranza». Sull’alleanza giallorossa aleggia però la variabile penta-

il provvedimento». Il testo, aggiunge l’esponente del Partito Democratico, è stato condiviso dai governatori: «Ho assunto l’impegno quando ho giurato, e quando le Camere hanno dato la fiducia al Governo, di portare attorno al tavolo tutte le Regioni. È stato un lavoro duro e lungo che si è concluso bene grazie alla loro disponibilità e al loro senso di responsabilità. C’è un impegno unanime che non ha un colore politico ma solo il colore della Costituzione». Ma il giudizio di Salvini sulla bozza della legge-quadro rimane sprezzante: «È vuota, è come quando compri l’ovetto Kinder per la sorpresa, lo apri e dentro non c’è niente e i bimbi ci rimangono male». Angela Pederiva

IL DEM STEFANO: «TUTTI I PARTITI DI MAGGIORANZA SI SONO ESPRESSI PER L’INOPPORTUNITÀ DI AGIRE IN BILANCIO»

«INVITO CALDAMENTE IL PD A NON RICADERE NEI VECCHI ERRORI»

«NON C’È STATA ALCUNA RICHIESTA DEL GOVERNO DI INSERIRE IL TESTO»

«PER AVERE AUTONOMIA VERA DOBBIAMO TORNARE NOI AL GOVERNO»

«SALVINI È GIÀ STATO AL GOVERNO E NON ABBIAMO VISTO NIENTE»

Barbara Lezzi (M5s)

Dario Stefano (Pd)

Matteo Salvini (Lega)

Stefano Bonaccini (Pd)

Zaia: «Basta prese in giro, senza riforma questo Governo può andarsene a casa» Il nuovo partito

Da Callegari a Beggiato, ecco lo “Tsunami veneto” VENEZIA Il neonato “Partito dei veneti” si è presentato ieri in tutto il Veneto in vista delle Regionali 2020. Gli appuntamenti si sono tenuti in contemporanea da Belluno a Verona, passando per Preganziol nel Trevigiano, Padova, Lendinara in Polesine, Vicenza e Marcon nel Veneziano. «Sette eventi in sette province per denunciare il fallimento dei partiti nazionali e organizzare l’alternativa: un Partito

unicamente veneto che difenda solo i nostri interessi», hanno spiegato i promotori dell’iniziativa, ribattezzata “Tsunami veneto”. Nelle varie località si sono visti volti noti come gli ex parlamentari leghisti Corrado Callegari ed Emanuela Munerato, Gian Angelo Bellati (già candidato sindaco di Venezia), gli ex assessori regionali Renzo Marangon (all’epoca azzurro) ed Ettore Beggiato (convinto venetista), l’avvocato indipendentista

Alessio Morosin, Alfredo Belluco (presidente di Federcontribuenti Veneto). «Vogliamo trasmettere un segnale forte di compattezza del nostro gruppo», ha sottolineato Cesare Busetto, responsabile della comunicazione. «Abbiamo due obiettivi – ha aggiunto il coordinatore regionale Giacomo Mirto – : riuscire a trattenere in Veneto le nostre risorse economiche e poter legiferare su ogni aspetto della vita sociale e politica dei veneti». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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stellata: «Se in questo dibattito vince Barbara Lezzi, allora vuol dire che Luigi Di Maio non conta più nulla e, soprattutto, che il Governo non ha più senso di esistere. Dopo l’ottimo lavoro svolto dal ministro Erika Stefani ai tavoli tecnici, ora siamo all’ultimo miglio. Per questo vedere i grillini che hanno ancora voglia di fare distinguo fa venire l’orticaria: hanno già fatto abbastanza danni con il Conte 1. E a quei Cinquestelle che invece non la pensano come la Lezzi, dico che non è più sufficiente affermare il contrario: per essere credibili, bisogna passare dalle parole ai fatti, altrimenti entriamo nel valzer di corte a cui abbiamo già assistito, dichiarazioni e contro-dichiarazioni all’interno del Movimento che ci hanno massacrati per mesi e mesi».

CON IL CARROCCIO In quel periodo a Palazzo Chigi c’era anche il Carroccio, una condizione che il leghista Attilio Fontana vorrebbe ritrovare, ovviamente però in un quadro di puro centrodestra questa volta: «Se Salvini dovesse tornare al governo, avremmo la certezza di fare l’autonomia». A chi gli fa notare che anche quando la Lega era in maggioranza, la riforma non ha fatto passi avanti, il presidente della Lombardia risponde così: «Salvini era al governo con chi non la voleva e mi pare che anche ora sta dimostrando di essere il più feroce nemico dell’autonomia. È chiaro che miracoli non si possono fare, era difficilissimo se non impossibile e infatti il Governo è saltato. La prova che c’era una mancanza assoluta di volontà di collaborare». Opposta la valutazione del dem Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna: «Salvini sostiene che solo la Lega, tornando al governo, potrebbe concedere autonomia alle Regioni che ne hanno fatto richiesta. Curioso non ricordi che è stato saldamente al governo per oltre un anno e di autonomia il suo Governo alla mia Regione non ha concesso nemmeno l’ombra». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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REGIONE

DOMENICA 1 DICEMBRE 2019 LA NUOVA

la manifestazione anti sovranista

In piazza 4 mila “sardine” e ora anche Treviso si scopre meno leghista TREVISO. Non erano seimila co-

me volevano alla vigilia, ma ieri sera le “sardine” hanno comunque invaso Piazza Borsa a Treviso. Erano 3 mila, forse 4 mila – in gran parte giovani, ma con adeguato contorno di “sardoni” anagraficamente meno leggeri – per chiedere «un Veneto diverso da quello che è stato raccontato». «Siamo una piazza bellissima, che vuole lavorare insieme, perché ognuno di noi ha proposte e idee», insiste Francesco Sanson, coneglianese, 22 anni, studente di informatica al Bo, che con l’amica di 17 anni ha lanciato la manifestazione in rete. La lettura del ma-

nifesto di Bologna (Cari populisti, la festa è finita....»,) precede quella degli diversi articoli della Costituzione, a cominciare dal primo (e applauditissimi quelli sui diritti degli stranieri). Nessuna bandiera di partito e di sindacati, ma vessilli multicolori della pace. I cartelloni: «Zaia in saor», «Non avete fermato il vento, gli avete fatto perdere tempo», «Non abbocchiamo». E gli strali alla Lega («Mancano 49 milioni, chi li ha presi?»), gli slogan: «Treviso, Treviso non si Lega» e «Treviso antifascista». E poi «Bella ciao», che parte ancora prima che tutto cominci, spontanea-

mente, quindi l’inno di Mameli. «È partito tutto a Bologna, poi c’è stata Modena, ora c’è anche il Veneto», dice Sanson, scatenando l’ovazione, «ci siamo conosciuti su Facebook, ma adesso siamo in piazza, a vederci a conoscerci e a lavorare insieme, questo è il giusto uso dei social, perché dalla rete siamo è diventati piazza. Siamo contro ogni cultura dell’odio dell’insulto, della rabbia, siamo aperti, perché ci si salva e si va avanti tutti insieme,senza lasciare indietro nessuno, siamo per il rispetto, per la democrazia, per la Costituzione, per la solidarietà, per l’antirazzismo e l’antifascismo». —

Le sardine ieri sera in piazza Borsa a Treviso

contro una nuova discarica

Brunetta in catene a Roma Il veneziano Renato Brunetta, deputato di Forza Italia, ieri si è incatenato fuori dai cancelli della ditta Ecofer in zona Falcognana, dove potrebbe essere realizzata una nuova discarica di servizio per Roma. «Una scelta che deriva dall’incapacità e dall’inerzia del Comune e della Regione» dice Brunetta.

il business dello smaltimento

«Il traffico dei rifiuti si è spostato verso nord» PADOVA. «I traffici di rifiuti so-

no il quarto business internazionale dopo droga, armi ed esseri umani. Ormai si è invertita la tendenza, e non sono più i nostri rifiuti ad essere smaltiti illegalmente al Sud, ma il contrario». La denuncia arriva da Vincenzo D'Arienzo, parlamentare veneto del Pd e membro della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, e dal suo predecessore,

Alessandro Naccarato. «Se in passato i rifiuti industriali e indifferenziati andavano da nord a sud, dove venivano smaltiti illecitamente, oggi la maggiore presenza di siti di stoccaggio ha favorito flussi di rifiuti verso nord» spiegano D'Arienzo e Naccarato, che nelle commissioni ascoltano magistrati da anni impegnati nella lotta allo smaltimento illegale dei rifiuti nella Terra dei Fuochi.— Luca Preziusi


PRIMO PIANO

DOMENICA 1 DICEMBRE 2019 LA NUOVA

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Il referendum per la separazione Gli scenari in laguna, a Mestre e Marghera. Gli ex sindaci Costa e Cacciari, gli ambientalisti e il Pd sono unionisti

i risultati

La protesta veneziana cresce con la marea ma alla fine sarà la terraferma a decidere

Sul sito del Comune lo spoglio in tempo reale

L’ANALISI

Alberto Vitucci VENEZIA La voglia di stare insieme, nella “grande città”. E il bisogno di valorizzare le specificità di due città molto diverse che chiedono attenzione. Due sentimenti contrastanti, che in molti casi convivono. Il risultato è incerto, soprattutto nella città d’acqua. Il quorum è un obiettivo difficile da raggiungere, soprattutto in terraferma. Ma comunque vada, questo referendum insegnerà qualcosa. LE PREVISIONI

Risultato per nulla scontato. L’esito della consultazione di penderà da molti fattori. Anche da come sarà indirizzato il “voto di protesta”. Ascoltando la gente in queste ore, si percepisce una voglia di invertire una tendenza che nonostante qualche segnale di buona volontà non accenna a fermarsi. Venezia città turistica, assediata da 30 milioni di visitatori l’anno, trasformata nella sua essenza, stretta nella morsa dell’acqua alta. Sfruttata per anni come brand per portare soldi e ottenere consenso. Ridotta a un villaggio da 50 mila abitanti. Con i temi irrisolti delle grandi navi, del moto ondoso, dell’esodo degli abitanti e della crisi delle attività produttive e dell’artigianato. Molti di questi veneziani della riserva non sono affatto separatisti. Ma potrebbero scegliere il Sì come arma di protesta e di pressione. LA TERRAFERMA

A Mestre e Marghera votano due veneziani su tre. I due terzi dei 200 mila aventi diritto. Il blocco è sempre stato unionista. Lo sono gli ex sindaci Costa e Cacciari, gli Industriali e gli ambientalisti, il Pd e le categorie, le aziende comuna-

Due voti su tre sono mestrini, i numeri pesano e non sarà facile arrivare al quorum li, il sindaco Brugnaro e il suo seguito. La voglia di autonomia è forse un po’ più bassa di quella della città storica. E i numeri pesano. C’è chi scommette sul fatto che in terraferma l’affluenza alle urne sarà ben al di sotto del 50%.

da sull’autonomia. Ha partecipato alla raccolta firme, stretto un patto con il sindaco Brugnaro al ballottaggio nel 2015, facendogli promettere che avrebbe fatto il referendum. Ma i suoi leader, a cominciare dal presidente della Regione Luca Zaia, non sono separatisti. E nemmeno i consiglieri in giunta con Brugnaro. Dall’affluenza e dall’orientamento degli elettori leghisti può dipendere in parte l’esito del voto. BRUGNARO

LA LEGA

Quello che è diventato il primo partito della provincia ha raccolto le adesioni per la stra-

Il sindaco Luigi Brugnaro si è sfilato subito dalla campagna elettorale, all’indomani della proclamazione della data del

Per Brugnaro, che ha chiesto l’astensione, ci sono all’orizzonte le elezioni di primavera

genza acqua alta. All’orizzonte ci sono le elezioni di primavera. la ricandidatura già annunciata di Brugnaro, gli alleati inquieti, a cominciare proprio dalla Lega. IL QUORUM

referendum. «Non andate a votare», ha detto. È toccato alle sue aziende (Avm, Casinò, e agli alleati di Forza Italia, ma anche alle opposizioni (Pd) annunciare i “disastri” che sarebbero successi in caso di separazione. «Non è vero, li denunciamo», la reazione degli autonomisti. Scintille di una campagna peraltro abbastanza ridotta, causa i tempi molto stretti e l’emer-

50% più uno degli aventi diritto al voto la condizione necessaria, secondo la legge regionale per rendere valida la consultazione. Per la scarsa affluenza l’ultimo nel 2003 fu annullato. LO SCENARIO

Se vincerà il No, non ci sarà problema, e la situazione resterà com’è. Se al contrario dovesse vincere il Sì, la palla

le ragioni del no

«Evitare il caro biglietti Actv e la chiusura di Ca’ Noghera» MESTRE. «La divisione non porta automaticamente a un miglioramento della capacità di governo del territorio», dicono Marco Bellato (presidente a Favaro) con i suoi precedessori Ezio Ordigoni e Ivano Berto. I contrari alla separazione hanno molte motivazioni. Con la divisione, il Casinò di Ca’ Noghera, succursale di Venezia, dovrà chiudere i battenti e le tariffe Actv lieviteranno, ribadiscono. L’assessore Bora-

so lo ripete da settimane come il collega Zuin, finito denunciato dagli autonomisti. Molti si arrabbiano per i nuovi confini dei due ipotetici Comuni con Mestre che perde l’affaccio all’acqua. Giorgio Dodi, segretario Pd evidenzia i dati dei servizi Anagrafe Stato civile ridotti da Brugnaro indicando nella scelta della giunta fucsia le ragioni del vuoto delle Municipalità, tra i motivi di malcontento dei cittadini.

«È evidente che la scelta scellerata di diminuire i servizi ai cittadini ha giocato e giocherà un ruolo a prescindere da quale sarà l’esito del referendum: rendere più complessa la vita ai cittadini ha alimentato un senso di distanza dalla pubblica amministrazione». Il circolo Pd di piazza Ferretto ha distribuito volantini per il No evidenziando i danni: considerevole aumento dei costi di gestione di due Comuni; le dise-

Un volantino per il No distribuito a Mestre

VENEZIA. Il sito web del Comune di Venezia, con la collaborazione del servizio elettorale e di Venis, offrirà questa sera i dati di affluenza e di voto in tempo reale. I dati dai singoli seggi vengono comunicati con una WebApp che registrerà automaticamente le informazioni provenienti dai presidenti di seggio. Il Data Center del Comune di Venezia ospita tutti i server e i database coinvolti: sono 10 server virtuali e 4 basi di dati differenti e interconnessi tra loro. Oggi, a partire dalle 23, quando i seggi di voto vengono chiusi, sarà il sito del Comune a fornire l’andamento, in tempo reale, dello spoglio. L’indirizzo è www.comune.venezia.it. Durante la giornata saranno aggiornati i dati sull’affluenza al voto con informazioni alle 12, alle 19 e infine il dato finale alle 23. Nel corso della notte arriverà il verdetto finale, che decreterà il futuro del Comune di Venezia. Ovvero se rimarrà un Comune unico o si dividerà nel Comune di Venezia e in quello di Mestre, secondo i confini che tutti i cittadini possono vedere sul manifesto elettorale (non modificabili, perché legati alla legge di iniziativa popolare che chiede la istituzione delle due amministrazioni autonome). —

passerebbe alla Regione, che potrebbe indire la legge di suddivisione del Comune in due comuni autonomi. Come successo con la richiesta di separazione del Cavallino. Se infine il fatidico quorum non dovesse essere raggiunto e il Sì dovesse vincere in alcune aree dell’attuale comune, i dati dovranno comunque far riflettere. Perché potrebbero rappresentare la richiesta di cambiamento di una parte consistente di città. Non necessariamente la “sfiducia” all’attuale Amministrazione. Ma un segnale ben preciso. L’esito stasera, a partire dalle 23. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

conomie di scala; la visione antistorica rispetto a Venezia e Mestre integrate nel sistema della mobilità, dei poli logistici ed economici. «Abbiamo necessità di un Comune forte e non di due deboli», dice l’ex vicesindaco e parlamentare, oggi Leu, Michele Mognato «per realizzare la rivoluzione della città sostenibile con più integrazione, più ponti e meno confini». «Solo con una grande città metropolitana si compete con il mondo», aggiunge l’attore Salvatore Esposito. L’associazione “Una e Unica” spiega: «Venezia, undicesima città d’Italia, ha dimensione europea, con caratteristiche da renderla città metropolitana. Nella competizione globale, la dimensione conta». — M.Ch.


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