RASSEGNA STAMPA DEL 22 DICEMBRE 2019

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DOMENICA 22 DICEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

CORTINA

E mail belluno@corrierealpi.it Belluno Piazza Martiri, 26/b Centralino 0437/957.711 Fax 0437/957.750 Abbonamenti 800.860.356 Pubblicità 0437/942.967

giochi olimpici

l’iniziativa

Fondazione 2026 aperta la selezione per i rappresentanti del Comune

Pratica yoga in centro durante le festività

Ghedina: servono persone del territorio esperte di sci Il consiglio di amministrazione sarà pronto a metà gennaio L’Alexander Girardi

Francesco Dal Mas CORTINA. Si faccia avanti chi vuol sedere nel consiglio di amministrazione della Fondazione Milano Cortina 2026 che gestirà la preparazione alle Olimpiadi. Il sindaco Gianpietro Ghedina ha dato tempo fino al 2 gennaio perché i candidati possano presentare domanda. L’avviso di bando è stato appena pubblicato. «Dobbiamo provvedere», informa il sindaco, «alla nomina di due componenti del consiglio di amministrazione della Fondazione Milano Cortina 2026, comitato organizzatore dei XXV Giochi olimpici invernali 2026 e paralimpici, di cui un consigliere nominato direttamente dal Comune di Cortina d’Ampezzo e un consigliere nominato congiuntamente dalla Regione del Veneto ai sensi dell’articolo 6 dello statuto della medesima Fondazione». Ghedina e il presidente della Regione, Luca Zaia, potevano scegliere direttamente, ma hanno preferito passare attraverso quell’atto di trasparenza. Anche Milano ha deciso di procedere in questo modo. Diversamente si sono comportati i presidenti del-

le Province di Trento e Bolzano. Maurizio Fugatti ha optato per Tito Giovannini. Nato a Trento nel 1960, Giovannini è stato scelto per la sua lunga esperienza nel settore dell’industria dello sport; tra i vari incarichi ricoperti, c’è quello di segretario generale dei Campionati mondiali di sci nordico disputati in Val di Fiemme nel 1991. Nel caso di Bolzano sarà, invece, il direttore generale di Idm Alto Adige, Erwin Hinteregger, il rappresentante dell’Alto Adige all’interno della Fondazione. Il CdA della Fondazione sarà composto da 22 persone: oltre al presidente e al consigliere nominato dal ministero dello Sport vi saranno 10 membri di Coni, Cio e Comitato paralimpico e altri 10 in rappresentanza degli enti territoriali, 5 dell’area lombarda e 5 dell’area dolomitica. Due saranno nominati dal Comune di Milano, 2 dalla Regione Lombardia, uno congiuntamente da Milano e Lombardia, uno dal Comune di Cortina d’Ampezzo, uno dalla Regione Veneto, uno congiuntamente da Cortina e dal Veneto, uno dalla Provincia di Bolzano e uno dalla Provincia di Tren-

to. «Nel nostro caso», informa il sindaco Ghedina, «abbiamo deciso, con la Regione Veneto, di procedere col bando. I candidati saranno scelti avuto riguardo alla professionalità, competenza ed esperienza possedute in relazione all’incarico da assegnare. Non abbiamo specificato i presupposti delle candidature, ma è evidente che nel caso del rappresentante di Cortina dev’essere una persona di questo territorio o che vi gravita. Persona che s’intende di sport, specificatamente di sci, meglio ancora se a livello olimpico. E che, dovendo stare in un cda così autorevole, sia all’altezza di questo compito, anche sul piano professionale». Il bando descrive tutte le modalità di recapito della mail di partecipazione. Nel caso di Milano, possono presentare proposte di candidatura (esclusivamente online) consiglieri comunali, Ordini professionali e Università milanesi, associazioni, gruppi di almeno 100 cittadini iscritti nelle liste elettorali le cui firme siano autenticate ai sensi di legge; ogni proponente può avanzare due candidati e avrà tempo fino al 31 dicembre, termine ultimo utile affin-

Il sindaco Ghedina con il collare d’oro conferitogli dal Coni

in sala cultura

Montagna di libri al via questa sera con le Guide Comincia oggi la stagione invernale di “Una montagna di libri”. La rassegna prenderà il via alle 18 in sala cultura “don Pietro Alverà” con la presentazione delle nuovissime Guide di Repubblica dedicate alle Dolomiti e al Veneto. A parlarne saranno i curatori, Giuseppe Cerasa e Stefania Nicolich, con la partecipazione straordinaria di due testimonial d’eccezione del territorio dolomitico: Massimiliano Ossini, volto di Linea Bianca, e lo scrittore Francesco Vidotto. L’ingresso è gratuito.

ché il sistema avvisi il candidato della proposta. Il sindaco di Cortina, Ghedina, dice di ritenere che il Cda sarà pronto per metà gennaio, in modo da poter formalizzare la costituzione della Fondazione entro la fine del mese prossimo. E per la stessa data sarà pronta, a suo avviso, la legge olimpica. Questa era attesa a fine novembre, era stato poi promessa per il 31 dicembre. «Abbiamo riscontrato le bozze. Si è fatto un ottimo lavoro, ma non so», mette le mani avanti Ghedina, «se riusciremo ad approvarla nei prossimi giorni. Immagino che slitterà a gennaio. Però di sicuro sarà disponibile contestualmente al varo della Fondazione olimpica». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

CORTINA. La Asd Jothyoga di Cortina si trasferisce in centro per il periodo natalizio. Dalla sede di Pian da Lago temporaneamente si potrà praticare yoga all’Alexander Girardi a Pontechiesa, all’ultimo piano del centro congressi cortinese, dove l’associazione offre nuove opportunità di pratica agli appassionati dello yoga in montagna, per ospiti e cittadini. La nuova sala pratica è facilmente raggiungibile a piedi dal centro di Cortina, ed è ubicata al piano sottotetto del centro congressi, sopra il museo pleontlogico Rinaldo Zardini, con ingresso sul lato sinistro dell’edificio rispetto all’entrata principale del museo. Per le feste natalizie si propongono diverse giornate e orari per la pratica dello yoga, per turisti e cittadini che vogliono regalarsi qualche ora di relax e cura di sé, con lezioni private e collettive. I primi appuntamenti con lo yoga sono: domani dalle 20,30 alle 21,30; giovedì 18,30 – 19,30; venerdì 7,30 – 8,30; sabato 18,30 – 19,30. Informazioni e prenotazioni al 320 5748606, oppure alla mail jothyoga@gmail.com. — M.M.


PRIMO PIANO

DOMENICA 22 DICEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

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Il congresso

L’anatema di Zaia «Basta odio sociale liberiamo il Paese dai dittatori grillini» Il governatore veneto: negano l’autonomia al nostro popolo Replica il ministro D’Incà: l’unico a spargere veleno è Salvini Filippo Tosatto MILANO. Non inganni la scrit-

ta verde alle spalle degli oratori. Più che un congresso federale, quello in scena a Milano è il Gran Consiglio leghista. Con il Capitano in giubbotto d’assalto, la nomenklatura al completo con “braccialetto identificativo” al polso, il vecchio padre fondatore che strappa l’ovazione dei delegati. Ma se il 25 luglio la mozione Grandi valse a rovesciare il Duce, Umberto Bossi si limitata alla tirata d’orecchie: «Abbiamo promesso al Nord l’autonomia, non siamo riusciti ad ottenere niente» perciò «bisogna lottare senza tregua al fianco di Matteo Salvini, uno di quelli che ha ancora voglia di combattere». Abbraccio e sospiro di sollievo, con Luca Zaia lesto a brandire il microfono per dare voce ai governatori.

L’ATTACCO DAL PALCO

Non parla del partito, il veneto. Che depone l’aplomb abituale e sferra un attacco violentissimo ai 5 Stelle: «Il Paese non può avere i grillini in mezzo alle palle», esordisce

«loro hanno portato l’odio sociale, teorizzano la democrazia digitale ma non rispettano la volontà popolare, in Lombardia e Veneto milioni di persone sono andare a votare nei referendum per l’autonomia e l’arroganza del M5S al governo nega loro questo diritto»; «L’obiettivo» allora diventa «mandare a casa questi lazzaroni», a cominciare dall’Emilia Roma-

I consiglieri del M5S al Ferro-Fini: «Siamo scomodi alla politica clientelare degli affari» gna, «la madre di tutte le battaglie che deve vederci tutti presenti», conquistare la maggioranza in Parlamento e spalancare a Salvini Palazzo Chigi. Toni ribaditi nello scambio di battute con il cronista: «La macchina del fango sui social è indegna di una comunità civile, consentire a chiunque di insultare e calunniare impunemente è una barbarie che finirà per affossare le istituzioni»; «Lo dico a tutti: invocare la magi-

stratura perché elimini l’avversario con mezzi giudiziari è indegno e altrettanto abietto è distruggere la reputazione altrui con menzogne e insinuazioni. Io accetto tutte le critiche, non il sospetto di disonestà, non mi arrenderò mai a questa deriva aberrante». APPLAUSI DALLA PLATEA

A stretto giro, l’eco indignata dei seguaci di Beppe Grillo: «Vorrei ricordare a Zaia che l’unico seminatore di odio a livello nazionale si chiama Matteo Salvini, e lo fa anche attraverso i suoi canali social grazie ad uno strumento che la stampa ha ribattezzato “la bestia” e che punta alla pancia dei cittadini cercando di trasformare gli istinti umani più bassi in consenso politico», ribatte Federico D’Incà, il ministro per i rapporti con il parlamento «e mi vien pensare che i grillini vengano percepiti come fastidiosi perché hanno tolto di mezzo una vecchia politica che aveva fatto soltanto danni con i governi Berlusconi/Lega». «Rispediamo al mittente la sua invettiva. È questo il livello

L’intervento del governatore veneto Luca Zaia dal palco del congresso federale della Lega a Milano

del confronto politico di cui Zaia e il suo partito sono capaci? Che tristezza», rincara il gruppo a 5 Stelle all’assemblea regionale «caro Governatore, sa cosa non si può permettere il Paese? Una politica affaristica e clientelare, la fiera degli appalti che gonfiano i portafogli degli amici: il Mose, la Tav, le grandi opere, le discariche abusive sotto le autostrade. La politica delle banche fuori controllo e quella delle tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano davanti alle infiltrazioni mafiose. A tutto questo, stiamo tra le palle». Uno scontro verbale senza precedenti, prologo ad una campagna elettorale che si annuncia incandescente. —

L’assessore regionale, beniamino della base, difende la svolta salviniana e rassicura i militanti

Bulldog Marcato: «Prima veneto, poi italiano Il partito? Cambia pelle, non valori identitari» L’INTERVISTA

ulldog dal cuore tenero. «Le parole di Umberto Bossi mi hanno commosso, in sala c’è stato un fremito, poi l’applauso spontaneo, fragoroso. Io ho ripensato agli inizi. Adesso in tanti provano a saltare sul carro della Lega, trent’anni essere militanti non era facile, ai gazebo ti insultavano, finivi schedato e a volte volavano i pugni. Cambiamo pelle, sì, perché il tempo non si può arrestare, ma i nostri valori restano immutati: l’identità di popolo, l’amore per il territorio, l’autonomia, l’antifascismo. Io non contesto la vocazione nazionale del partito che si

B

candida a guidare il Paese però mi sento prima veneto e poi italiano». Parole di Roberto Marcato, padovano, assessore allo sviluppo economico dell’amministrazione Zaia e beniamino della base. Tra i veterani non mancano i mugugni. Dalla Lega nordista della secessione a quella sovranista e tricolore il passo non è breve. «Capisco i timori, anzi, li condivido. Ma il congresso è stato unanime nel ribadire la continuità della nostra linea politica e Matteo Salvini, con il suo coraggio e le sue azioni concrete, rappresenta una garanzia per tutti noi. Dico di più: chi è romanocentrico, chi ha in mente un progetto centralista stile Fratelli d’Italia, con Ro-

Roberto “bulldog” Marcato in compagnia del leader Matteo Salvini

ma che comanda e gli altri che obbediscono a bacchetta, beh, stia alla larga dalla Lega. Non sarà mai dei nostri». L’indipendenza è finita in

soffitta, persino l’autonomia prevista dalla Costituzione resta un miraggio. La Lega moltiplica i consensi ma il bilancio è deludente.

il DEcaNo DEl carroccio

Tonin: doppia tessera garanzia per i veterani MILANO. È il decano dei leghisti padovani. Paolo “Fantomas” Tonin, veterano di Campo San Martino, torna da Milano piuttosto soddisfatto: «A dispetto dei gufi, la Lega Nord non sparisce, tanto che è prevista la doppia tessera per gli iscritti che aderiranno anche al nuovo soggetto per Salvini premier. Non è un fatto nostalgico ma una scelta che guarda al futuro rispettando le

«Un attimo. La provocazione secessionista è stata salutare perché ha imposto alla politica nazionale il tema del federalismo: oggi il regionalismo differenziato figura nell’agenda di Governo, ieri rappresentava un tabù. L’autonomia del Veneto? L’ha sancita il voto del popolo, non è un capriccio di Zaia o della Lega. Non smetteremo mai di inseguirla e alla fine arriverà». Il consenso interno a Salvini è davvero così ampio? C’è chi, a mezzavoce, gli rimprovera la “follia d’agosto” che vi ha relegati all’opposizione. «Altro che pazzia, è stata un’intuizione provvidenziale. Matteo ha capito che con i 5 Stelle è impossibile combinare qualcosa di buono per il Paese. La prova definitiva è data dal Conte bis: un governo fallimentare, terrorizzato dalla prospettiva di affrontare il giudizio degli elettori. Grillo e Zingaretti sanno come finirà e fnano carte false per ritardare l’ora della verità. Ma non potranno fuggire in eterno». — Filippo Tosatto

nostre radici. Se conserveremo storia e memoria, il nostro messaggio potrà conquistare consenso in tutto il Paese». Al suo fianco c’è Luciano Sandonà, consigliere regionale: «L’intervento di Salvini ci ha caricati: “Non possiamo permetterci di essere stanchi”, ha detto, perché il nostro obiettivo è trasformare l’Italia non cambiare casacca agli inquilini dei palazzi romani». —

il commissario liGHisTa

Fontana: identità dei popoli contro liberismo globale «La nostra forza propulsiva, la nostra stessa ragion d’essere, non dipende dal numero dei parlamentari che riusciremo ad eleggere ma dalla nostra capacità di essere radicalmente alternativi ai poteri forti e di difendere la libertà minacciata dal globalismo liberista». Così Lorenzo Fontana, vice segretario federale e commissario della Lega veneta, convinto che la «battaglia epocale in atto» contrapponga «chi difende i popoli, le loro culture, le identità, la famiglia» a quanti «dai poteri forti dell’Unione europea al capitalismo finanziario con il suo impero mediatico» vogliono imporre «la nuova dittatura liberista».


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REGIONE

DOMENICA 22 DICEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

Verso le regionali 2020 Il segretario dem Alessandro Bisato non accetta ultimatum e rinvia la decisione a dopo le feste «Tre strade: accordo su una figura autorevole, una rosa di candidati oppure la sfida ai seggi»

Primarie, il Pd decide a gennaio Un summit dei tre sindaci civici IL DIBATTITO

Albino Salmaso

L’

appello lanciato ai sindaci da Alessandra Moretti non è caduto nel vuoto: Sergio Giordani, Jacopo Massaro ed Edoardo Gaffeo che guidano Padova, Belluno e Rovigo hanno convocato un summit prima di Natale per avviare il coordinamento delle città di centrosinistra in vista delle regionali 2020. Nessuno scontro ideologico con Zaia, ma un cronoprogramma dettagliato sulle scelte strategiche con il nuovo ospedale di Padova Est, la viabilità per Longarone-Cortina e il rilancio del Polesine co-

Giordani, Massaro e Gaffeo avviano il coordinamento sulle scelte strategiche me priorità assolute. Il nodo centrale, accanto alla sanità che sta imboccando la china della privatizzazione, è il trasporto pubblico con la giunta regionale che non aggiunge un solo euro ai fondi che arrivano dai ministeri romani per carenza di risorse mentre Lombardia ed Emilia Romagna sono assai più generose con le aziende di bus e treni locali al servizio dei pendolari. A cavalcare questa battaglia, in primis, è il vicesindaco di Padova, Arturo Lorenzoni, protagonista della sfida di una mobilità ecologica con la seconda linea del tram che la Lega non ha mai raccolto. Giordani, Massaro e Gaffeo sono sindaci civici estranei alle dinamiche di partito, come Luigi Brugnaro a Venezia che guarda però al centrodestra, e non hanno alcuna intenzione

e indicare la strategia da solo: le primarie verranno decise o bocciate dalla direzione regionale. Se ne riparla dopo i brindisi all’anno nuovo». NO AGLI ULTIMATUM

Insomma, Bisato non accetta ultimatum dalla Moretti e anche Giovanni Tonella, il presidente dem dell’area Zingaretti che ha vinto l’ultimo congresso, non sembra affascinato dall’appello alla mobilitazione alle primarie, spesso diventate la premessa di una profonda divisione a sinistra. «Il Veneto deve voltare pagina, l’emergenza Pfas e la perenne acqua alta a Venezia e in laguna impongono scelte coraggiose nei programmi e negli uomini da candidare. Ci sono tutte le condizioni per scegliere un profilo credibile, anche simbolico, di amministratore e scienziato in grado di dare

di partecipare alle primarie del centrosinistra, se mai il Pd decidesse di organizzarle il 26 gennaio. ANCHE CALENDA CI STA

A lanciare la proposta è stata Alessandra Moretti che a Bruxelles ha già raccolto il pieno sostegno di Carlo Calenda, pronto a partecipare alla “giornata” dell’orgoglio del centrosinistra con la lista Azione, che in Veneto può contare sull’appoggio di manager e imprenditori. «Credo che le primarie di coalizione siano la strada migliore per lanciare la sfida a Zaia e avviare quel processo di rinnovamento fondamentale in Veneto. Dobbiamo puntare sui sindaci, le donne e i giovani amministratori in sintonia con le sfide ambientali. Massimo Cacciari ha proposto una don-

na candidata sindaco a Venezia con le primarie aperte anche alle “sardine” che mobilitano le piazze con una passione civile che il Pd ha sepolto da troppo tempo e non ci possiamo rassegnare alla sconfitta prima ancora di giocare la partita», spiega l’eurodeputata vicentina. Si può esportare il modello Venezia in tutto il Veneto? Alessandro Bisato ieri ha diffuso un video in cui spiega la sua strategia, senza chiudere la porta alla proposta di Alessandra Moretti. «Temo che la data del 26 gennaio sia troppo vicina perché la direzione regionale Pd verrà convocata a metà mese e sarà quella la sede per ogni decisione. Capisco le suggestioni natalizie, ma le regole interne vanno rispettate e davanti a noi ci sono tre strade. Trovare un accordo vero di coalizione su un candida-

to autorevolissimo che metta fine a tutte le discussioni interne; puntare su una rosa di amministratori espressione dei vari partiti del centrosinistra; celebrare le primarie per scegliere ai seggi il candidato presidente nella sfida a Luca Zaia, com’è nella nostra tradizione». LA LINEA DI CACCIARI

Bisato non si sbilancia e se Cacciari corteggia le “sardine” come motore del rinnovamento della politica, lui preferisce ricordare che il Pd ha inviato un questionario a tutti i suoi iscritti e nelle 2 mila schede già esaminate emerge un quadro netto delle 4 priorità 2020. «Nel frattempo, la segreteria regionale ha incontrato tutti partiti della coalizione e la sintonia sul programma è totale. Ma nessuno può bruciare le tappe

Lorenzoni: «No comment la scelta spetta solo ai dem»

Arturo Lorenzoni

un segno di apertura alle nuove forze del civismo e di interpretare quello che i movimenti dei giovani chiedono con gran forza: un’agenda politico-amministrativa verde ed ecologista e un linguaggio della politica della verità e della serietà che costruisca anziché distrugga. I venerdì per il futuro, come le sardine interpretano infatti proprio questi bisogni. Inoltre è necessario, per incrociare le esigenze dello sviluppo, incontrare anche le istanze e le risorse che la scienza offre. Credo che le forze sociali ed economiche chiedano una svolta positiva e all’inizio del 2020 dobbiamo proporre un programma e un candidato per sfidare Zaia», conclude Tonella. A Roma Andrea Martella, sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri, continua invece a tessera la tela dell’alleanza (impossibile) con il M5s. Tutto si gioca sui sondaggi e sulla soglia di sbarramento della legge elettorale che assegna il 60% dei seggi a chi ottiene il 40% dei voti. La Lega è pronta al monopolio, nel nome di Zaia, numero 1 in Veneto e 2 in Italia dopo Salvini. —

PADOVA. «Le primarie? E’ un questione interna al Pd e preferisco astenermi da qualsiasi tipo di commento. Non tocca a me pronunciarmi su una questione così delicata». Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova, docente a Ingegneria, preferisce restare in silenzio in attesa che venga sciolto il nodo politico vero: per sfidare Zaia meglio un esponente della società civile o un esponente di partito? L’esito del sondaggio effettuato da “Scenari politici” sull’universo padovano non lascia spazio a dubbi: nella sfida a Zaia, il 33% preferisce un esponente civico e l’11 % invece si affida al Pd. A sostegno di Lorenzoni è sceso in campo Articolo 1 con una nota inequivocabile: «Quello di Arturo Lorenzoni può essere il profilo giusto per costruire l’alternativa a Zaia e alla destra in Veneto. L’ipotesi di candidatura emersa negli ultimi giorni del vicesindaco di Padova alla presidenza del Veneto nel 2020 è un segnale importante, che va colto. Questa è l’indicazione del coordinamento regionale veneto di Articolo uno, allargato ai propri esecutivi provinciali, che si è tenuto il 17 dicembre a Padova», dicono Piero Ruzzante e Gabriele Scaramuzza, segretario regionale. —

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Tonella, dell’area Zingaretti, vuole coinvolgere i giovani delle “sardine”

In senso orario: Sergio Giordani, sindaco di Padova; Alessandro Bisato, segretario regionale Pd Giovanni Tonella presidente dem; gli europarlamentari del Nordest Alessandra Moretti e Carlo Calenda

vicesindaco di padova


Cinema Matteo Garrone «Il mio Pinocchio ha qualcosa di magico»

L’intervista Gino & Michele «Una dizionario con trent’anni di battute»

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Christian Marcolin, 35 anni, è il fondatore di “Spiritus Mundi”, un’associazione che si occupa del rimboschimento della pianura veneta. Finora ha sistemato a dimora oltre 4mila piante, soprattutto in provincia di Padova, ma il piano ne prevede altre 20mila. «Individuiamo un’area su segnalazione dei cittadini e facciamo una proposta ai Comuni»

«Amo la terra, pianto alberi» IL PERSONAGGIO ettete dei fiori nei vostri cannoni», era uno degli slogan più suggestivi dei giovani che negli anni Sessanta volevano cambiare il mondo. Oggi che il mondo non è cambiato ci sono altri ragazzi che vogliono provare a dare una sterzata. Lo slogan è meno utopistico: «Mettiamo degli alberi nei vostri comuni». Sono i ragazzi di Spiritus Mundi, una piccola Onlus padovana balzata recentemente agli onori della cronaca per aver vinto il premio “Jean Giono, l’uomo che piantava gli alberi” promosso da Veneto Agricoltura. «Ognuno nella vita deve fare qualcosa per migliorare questo mondo. Non possiamo comportarci da Ponzio Pilato, lamentarci perché l’inquinamento ci soffoca, la plastica ci sommerge, le api muoiono, i boschi spariscono ed aspettare che siano gli altri a fare. Tutti possiamo fare qualcosa». Christian Marcolin, 35 anni di Legnaro in provincia di Padova, il fondatore di “Spiritus Mundi”, ha le idee chiarissime. Non è un visionario o un fondamentalista dell’ambiente. Niente a che vedere, pur con il massimo rispetto, con Greta Thunberg. Lui non ama i riflettori della ribalta («Mi raccomando, io parlo a nome di tutti i ragazzi della Onlus, non voglio personalizzare») e prima di lanciarsi in questa sfida ecologista si è costruito solide basi culturali: maturità scientifica, studi in ingegneria ambientale, lasciati per una laurea in Fisioterapia, master, e grande approfondimento della cultura classica.

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LA STORIA INSEGNA «È fondamentale fare riferimenti al passato: oggi siamo evoluti a livello tecnologico e involuti a livello di consapevolezza. Basta aprire uno scritto di Seneca a caso e ci rendiamo conto di quanto sia attuale. Il pragmatismo con cui i romani costruivano si vede. I loro ponti sono ancora in piedi. Facevano le cose per durare, il contrario della nostra società consumistica».

«SIAMO APOLITICI E APARTITICI LA NOSTRA FORZA STA IN QUESTO VOGLIAMO SOLO RESPIRARE MEGLIO»

La “rivoluzione” che Marcolin e i suoi amici tentano di esportare è molto semplice: piantiamo alberi e vivremo meglio. Non servono grandi mezzi e progetti particolari: basta un po’ di terra messa a disposizione da un Comune e “Spiritus Mundi” crea un boschetto. Lo hanno già fatto in tanti comuni padovani, a cominciare da Polverara e Legnaro i centri dove vive la maggior parte dei componenti della Onlus. Hanno già piantato più di 4mila alberi, ma hanno progetti per altri 20mila: Legnaro, Albignasego, Abano, Conselve, Ponte San Nicolò, ormai c’è la coda per farsi piantare un boschetto in città.

l’iter burocratico del caso, si passa alla fase di studio del terreno, all’eventuale concimazione e poi si organizza un evento coinvolgendo la popolazione, tutti devono aiutarci a piantare. Gli alberi li portiamo noi, molto piccoli: non per una questione economica, ma per una garanzia di successo, si radicano meglio e crescono più robusti. Con la natura non bisogna avere fretta. Per i primi cinque anni noi seguiamo il boschetto, sostituiamo eventuali piante malate, ma soprattutto creiamo una sinergia con gli abitanti che diventeranno i veri custodi del bosco».

I FINANZIAMENTI

IL PIANO «L’idea di piantare alberi l’avevo fin da ragazzino. I miei genitori mi hanno educato all’amore per la terra; mio padre ha alcuni campi e mi ha insegnato a coltivarli. Lo dico con orgoglio: fin dalle elementari ho imparato a fare il contadino». E non riesce a fare a meno di un altro riferimento all’antichità: «Come Cincinnato che faceva il contadino e ha salvato Roma». Lui vorrebbe salvare la pianura Padana: «È l’area più inquinata d’Europa, una volta era ricoperta, come racconta Tito Livio, da 70mila ettari di bosco, ora sono rimasti 50 ettari. Ma non è solo un fattore estetico, la presenza di boschi è segno di vitalità della natura, è salute per l’uomo. C’è uno studio del professor Gallo sulla diffusione della sclerosi multipla in provincia di Padova: è aumenta di sette volte negli ultimi 50 anni e la sua incidenza cresce nelle zone più inquinate. Numeri impressionanti. E, se vogliamo guardarla dal versante economico, un malato di sclerosi costa alla sanità pubblica 30-40mila euro all’anno. E in Italia i malati sono 100mila. Non dico che basterebbe piantare alberi, però proviamo almeno a riflettere».

LA MISSIONE Christian Marcolin ha fondato l’associazione “Spiritus Mundi” con l’obiettivo di piantumare più alberi possibile

LO SPIRITO DEL MONDO Cincinnato-Marcolin si è reso conto di non potercela fare da solo. «Purtroppo quando sei solo non conti niente. Il progetto l’avevo in testa da anni, ma non me la sono sentita di presentarlo in Regione. Per fortuna che molti della mia cerchia di amici la pensano come me. Nel 2016 abbiamo costituito Spiritus Mundi e siamo partiti proponendo il nostro format di rimboschimento. Il metodo è semplice, si individua un’area, in genere su segnalazione di cittadini particolarmente sensibili, e si propone al Comune di destinarla a bosco. Se c’è l’ok, con tutto

RICONOSCIMENTO Alcune immagini che documentano l’attività di “Spiritus Mundi” nelle campagne della provincia di Padova. Sotto il momento del premio “Jean Giono” di Veneto Agricoltura

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Ma come si finanzia un’organizzazione così piccola? «Siamo partiti con i nostri mezzi usando gli attrezzi agricoli dei nostri genitori e mettendoci qualcosa di tasca nostra. Ora possiamo contare sul 5 per mille, bandi e donazioni. I costi sono limitati. Le piante le acquistiamo tutte da un vivaio a Montecchio Precalcino, in provincia di Vicenza, che utilizza semenze provenienti dai pochi resti della foresta planiziale. Non sono piante clonate, ma autoctone e molto più forti. Ovviamente le nostre piantumazioni sono all’insegna della biodiversità. Un bosco tanto più è vario, tanto più è forte. Come la tragedia di Vaia ha ricordato». Marcolin parla con entusiasmo, gli occhi gli brillano, vi si legge il sacro furore di chi crede in una causa. Ama la vita e le cose semplici. È un giovane che piace alle mamme e alle nonne. Il classico bravo ragazzo che ispira fiducia. Un entusiasmo contagioso. Dal 2016, quando è stata costituita la Onlus, il numero dei simpatizzanti è cresciuto di molto, meno quello dei soci effettivi, perché Christian vuole essere certo delle motivazioni di chi si avvicina: «Noi siamo apolitici e apartitici, non vogliamo che nessuno ci usi per fini diversi. La nostra forza è anche questa. È il nostro spiritus, che tradotto letteralmente vuol dire respiro. Vogliamo aiutare il mondo, almeno quello vicino a noi, a respirare meglio». Per informazioni: Spiritus Mundi è una onlus che ha sede a Legnaro (Padova) in via Gorizia 16. Per informazioni: info@spiritusmundi.eu, oppure 334 7071647 - 349 8010619. Nel sito dell’Associazione è possibile trovare le modalità di sostegno e il codice Iban per offerte. Contatti anche via Instagram (spiritusmundi.onlus) e Facebook (@spiritusmundi.onlus). Vittorio Pierobon Vittorio.Pierobon@libero.it © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 22 Dicembre 2019 www.gazzettino.it

«Noi siamo quelli di prima cambiata solo una norma» Zaia: «I grillini hanno portato odio `I veneti Finco, Marcato, Sandonà: sociale». D’Incà: «La “bestia” è vostra» «I principi e le battaglie rimangono» `

I COMMENTI

Il Carroccio in cifre SEGRETARIO Matteo Salvini Senatori 60 Deputati 124 Europarlamentari 179 ANDAMENTO ELETTORALE Voti in % Camera Senato Europee Segretario Federale 1984 0,5 1,3 1987 1,3 1989 1,8 1992 1994 1996 1999 2001 2004 2006 2008 2009 2013 2014 2018 2019

Umberto Bossi 19842012

8,7 8,2 8,4 6,6 10 10,4 4,4 4 Roberto 5 Maroni 4,6 20124,5 2013 8,3 8,1 10,2 Matteo 4 Salvini 20134,3 2019 6,2 17,4 17,6 34,3

VENEZIA «Non è cambiato niente, i nostri valori rimangono, i principi e le battaglie anche». È il primo pomeriggio di sabato quando i veneti tornano da Milano dal congresso straordinario della Lega. Dunque non c’è più Alberto da Giussano? Non c’è più la Lega Nord ma solo la Lega per Salvini Presidente? Adesso si guarda al Sud, quello contro cui una volta si invocavano l’Etna e il Vesuvio? «Non è assolutamente la morte della Lega, è cambiata solo una norma. I nostri obiettivi, a partire dall’autonomia, rimangono», dice Paolo Tonin, padovano, di ritorno dall’hotel Da Vinci assieme al consigliere regionale veneto Luciano Sandonà e al collega di partito Michele Rettore. Avevano detto che sarebbe stato un funerale, i veneti dicono invece di essere «gasatissimi». «La novità è che è caduto il divieto di iscriversi a un altro partito, SUL PALCO Luca ora avremo anZaia e, dietro che la tessera di lui, il della Lega per governatore Salvini predel Friuli mier», dice Venezia Sandonà. Ma Giulia non c’è un po’ Massimiliano di nostalgia? Fedriga «Il clima era assolutamente tranquillo - dice il capogruppo leghista in consiglio regionale del Veneto, Nicola Finco Non perdiamo niente del passato. Prima c’era un contenitore Nord, adesso avremo un contenitore per tutta l’Italia. E questo ci darà la possibilità di attuare quelle riforme importanti anche per il Veneto». Roberto Marcato, che in Regione Veneto è assessore nella giunta di Luca Zaia e che tra i leghisti è conosciuto con il soprannome di “Bulldog”, un vero e proprio mastino specie nei talk show televisivi, rassicura: «Non si è chiuso il partito, si è solo modificato lo statuto, la Lega Nord continuerà ad esistere». Ma non c’è un po’ di nostalgia? Quella, effettivamente, è dura da cacciare. «Ma i principi originari rimangono - dice Marcato - siamo sempre per uno stato federalista, più vicino ai territori, contro la burocrazia, dalla parte delle partite Iva». E il fatto che la votazione, infine, sia stata unanime - dice Marcato - dà il segno della compattezza de partito. Così come la standing ovation per Umberto Bossi.

Veneto Luca Zaia, intervenuto come relatore al congresso a Milano. «Non è stato assolutamente un funerale, perché noi restiamo quelli di prima - dice il presidente del Veneto - Bossi ci ha ricordato che se si vogliono fare le rivoluzioni ci sono due opzioni: o le fai in piazza, oppure scegli la via democratica, cioè un plotone di parlamentari che pesino». E cita, come esempio, l’autonomia richiesta dal Veneto, con la decisione del referendum avallato dalla Corte costituzionale, mentre «all’epoca c’erano liberi pensatori che predicavano di scendere in piazza». Ora il congresso consente il doppio tesseramento, la Lega da una parte, la Lega per

Salvini premier dall’altra. Ma, dice Zaia, «restiamo fermi e solidi sulle nostre idee. Bossi ha detto che siamo il partito nazionale del Nord, i voti li abbiamo qui, l’urna taglia sempre la testa al toro. Noi siamo quelli di prima».

LA MOBILITAZIONE I leghisti veneti di ritorno da Milano rivendicano origini e obiettivi. Un mantra: «Non è un funerale, la Lega di Salvini è un riferimento nazionale, i nostri principi restano». Dei 49 milioni confiscati in via definitiva alla Lega nessuno ha voglia di parlare. «I 49 milioni non c’entrano niente», ripete il padovano Rettore. Pronto, peraltro, ad

autodenunciarsi se il segretario Matteo Salvini sarà processato per sequestro di persona riguardo al blocco della nave Gregoretti: «Ci autodenunceremo tutti».

LA POLEMICA Il congresso straordinario che sancisce la svolta “nazionale” della Lega fondata da Umberto Bossi, registra anche una polemica a distanza tra il governatore Luca Zaia e il ministro pentastellato Federico D’Incà. «Il Paese non può avere i grillini in mezzo alle palle, i grillini hanno portato odio sociale ma il Paese non cresce con questo odio», dice dal palco dell’hotel Da Vinci il presidente del Vene-

to. Che, riferendosi al referendum sull’autonomia, aggiunge: «I grillini teorizzano la democrazia digitale ma non rispettano la volontà popolare, quando ci sono milioni di persone che sono andare a votare come in Lombardia e Veneto. Decidono loro come perfetti dittatori cosa fare». La replica, con un post, del ministro D’Incà: «Vorrei ricordare a Zaia che l’unico seminatore di odio a livello nazionale si chiama Matteo Salvini, e lo fa anche attraverso i suoi canali social grazie ad uno strumento che la stampa ha ribattezzato “la bestia” e che serve a creare odio sociale all’interno della rete, puntando alla pancia dei cittadini e cercando di trasformare gli istinti umani più bassi in consenso politico. Mi viene da pensare che, come ha detto il governatore del Veneto - ma in modo abbastanza più colorito e adeguato alla strategia del suo partito - i grillini vengano percepiti come fastidiosi perché hanno tolto di mezzo una vecchia politica che aveva fatto soltanto danni con i governi Berlusconi/Lega». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

caffo.com

Grappa MITICA®, 50 e non sentirli.

IL GOVERNATORE A prendere a prestito le parole di Bossi è il governatore del

«IL NUOVO CONTENITORE CI DARÀ LA POSSIBILITÀ DI FARE LE RIFORME PER IL VENETO»

Grappa Mangilli. Nobile friulana. Cantine e Distillerie

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Nordest

BANCHE VENETE, 6MILA RICHIESTE DI INDENNIZZO Il ministro Federico D’Incà: «Sono oltre 6.000 le domande dei veneti truffati dalle banche al Fondo indennizzo risparmiatori, a fronte delle 28mila totali»

Domenica 22 Dicembre 2019 www.gazzettino.it

Cecconato, il super-manager della Lega Dopo l’intesa con Hera il presidente di Ascopiave occupa 6 ruoli `Sponsor ma anche mugugni e veleni per le cariche moltiplicate E nel suo partito di riferimento ormai lo chiamano “l’imperatore” «Troppo potere». La replica: «Ho accettato con spirito di servizio» `

POLITICA & ECONOMIA TREVISO Qualcuno in Lega lo chiama “Imperatore”. Un’ironia che nasconde, poco e male a dire il vero, i mal di pancia quando il discorso cade su Nicola Cecconato, top manager in quota Carroccio, presidente di Ascopiave che ha ricamato l’accordo con l’emiliana Hera per costruire un soggetto in grado di competere con le grandi compagnie nel complicatissimo mercato del gas. Accordo che ha attirato l’attenzione di tutti gli operatori del settore. “Imperatore” perché Cecconato, dopo l’ultima tornata di nomine conclusasi giovedì a Bologna per formare i nuovi cda delle società comprese nel patto Ascopiave-Hera, si ritrova ad occupare ben sei ruoli contemporaneamente. L’elenco comprende i posti già ricoperti, quindi presidente e amministratore delegato di Ascopiave e presidente di Ap Reti (società del gruppo Asco). A questi si aggiungono i nuovi incarichi: presidente di Ascotrade; membro del consiglio d’amministrazione di EstEnergy e membro del cda di Hera spa. Da giovedì sera quindi Cecconato, già in passato recordman di incarichi però più legati alla politica, è tornato nell’occhio del ciclone.

commissario della Lega di Treviso Gianangelo Bof a nome della maggioranza dei sindaci presenti nell’assemblea di Asco Holding, società che controlla Ascopiave: «So che qualcuno rumoreggia ammette - ma Cecconato ha solo accettato l’invito a mettersi a disposizione. Glielo abbiamo chiesto noi di farlo, perché abbiamo bisogno di persone esperte nei posti più delicati. Lui del resto ha seguito passo passo la trattativa con Hera, quindi è il più indicato per prendere in questa fase la guida di Ascotrade, che dovrà passare clienti e dati ad EstEnergy. E poi la stessa cosa l’ha fatta anche Hera,

mettendo in più cda il suo amministratore delegato. Infine: per i nuovi incarichi non riceverà alcun compenso». Parole che non bastano a placare il nervosismo: «Cecconato lavorerà anche gratis, ma nelle sue mani concentra un potere non da poco», questa l’altra accusa che viene mossa quasi come una provocazione. «Una provocazione che fa sorridere - ribatte Cecconato - Ascopiave ed Hera sono quotate, quindi dotate di tutti quei sistemi di pesi e contrappesi e di tutti i meccanismi di vigilanza e controllo

che garantiscono la non sussistenza di “poteri decisionali” non previsti. Peraltro, in tutte le società strutturate e quotate funziona in questo modo. È definita una forma “a matrice” di gestione: rende efficiente il flusso informativo, previene i rischi, ottimizza i risultati. Basta vedere come Hera abbia attuato meccanismi assolutamente identici a quelli di Ascopiave per occupare i posti previsti per loro nei nuovi cda. Magari con meno perplessità e polemiche».

RETRIBUZIONE ZERO Cecconato non si sottrae. Replica anche a chi sottolinea con vigo-

La scheda Commercialista ed ex assessore Nicola Cecconato è nato a Treviso il 16 giugno 1965. Si è laureato in economia e commercio all’Università Ca’ Foscari nel 1991. È commercialista dal 1994. Ha amministrato diverse società pubbliche e dal 2004 al 2014 è stato assessore al bilancio a San Vendemiano (Tv).

27.000 euro: le indennità a cui Cecconato ha rinunciato

A TEMPO Incarichi che non dureranno in eterno, come spiegano i sindaci che appoggiano Cecconato, ricordando che già nei prossimi mesi potrebbe sopraggiungere qualche novità: «Ringrazio per la fiducia - sottolinea il tri-presidente - Io farò del mio meglio per ripagarla come ho fatto dal primo giorno in cui ho assunto l’incarico di presidente di Ascopiave. Poi i manager sono, per definizione, pro tempore. Se non raggiungono gli obiettivi, gli azionisti possono sostituirli in ogni momento. Per questo esistono questi due ruoli, azionisti e manager, ed è importante che restino ben distinti, seppure in un proficuo clima di dialogo». Un dialogo, per la verità, avvelenato dalle polemiche. Ma la linea è ormai tracciata. Paolo Calia

LA DIFESA Ma questa volta a zittire il brusio di sottofondo che si sta diffondendo tra la base del Carroccio, sale in cattedra direttamente il

«HO DICHIARATO SUBITO CHE OGNI EMOLUMENTO PREVISTO NON SAREBBE STATO DA ME PERCEPITO MA RIVERSATO IN AZIENDA»

TREVIGIANO Nicola Cecconato, 54 anni

Regionali, i padovani che votano Pd vogliono un candidato civico CENTROSINISTRA VENEZIA Per quanto limitato, soprattutto geograficamente, il campione è indicativo: a Padova gli elettori del Partito Democratico sono del parere che il centrosinistra, per essere competitivo a Luca Zaia, alle prossime elezioni regionali del 2020 dovrebbe contrapporre un esponente indipendente e civico. È quanto emerge dal sondaggio autocommissionato di Scenari Politici, realizzato tra il 5 e il 17 dicembre su un campione di 1.500 cittadini padovani. Alla domanda: “Secondo lei il centrosinistra, per essere più competitivo a Zaia chi dovrebbe contrapporre”, la maggioranza degli intervistati che hanno dichiarato di essere elettori del M5s (57%) ha detto che

re la sua collezione di cariche: «Avendo ideato e seguito l’operazione sin dal suo inizio e contribuito a portarla a termine - spiega - azionisti e stakeholders mi hanno chiesto la disponibilità a ricoprire altri incarichi in seno al gruppo che si è venuto a creare». E alla fine ha detto sì, sicuramente immaginando anche le critiche che gli sarebbero piovute addosso: «Ho meditato a lungo prima di dare la mia disponibilità e ho accettato i nuovi incarichi per puro spirito di servizio, visto che ho dichiarato sin da subito che ogni emolumento previsto, ovvero 19mila euro lordi all’anno per le presidenze e 8mila lordi all’anno per i posti nei cda, non sarebbe stato da me percepito ma “riversato” in Ascopiave. In sostanza, all’aumentare di responsabilità, impegni e lavoro non corrisponde aumento della mia retribuzione. Spirito di servizio, appunto. E come me hanno fatto gli altri manager Ascopiave che siedono nei nuovi cda».

dovrebbe essere candidato un esponente indipendente e civico, lo stesso dicasi per il Pd (34%) e addirittura per Forza Italia (39%) e Fratelli d’Italia (35%), mentre la maggioranza dei leghisti intervistati non ha dato una risposta. Minoritarie, tra le varie forze politiche, le posizioni di chi ritiene che dovrebbe essere candidato un esponente del Partito Democratico: lo pensano il 4% degli elettori del M5s, 9%

GLI ESITI DEL SONDAGGIO DI SCENARI POLITICI. IL SEGRETARIO DEM BISATO: «IN DIREZIONE DOPO LE FESTIVITÀ DECIDEREMO IL PERCORSO»

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Lega, 7% Fratelli d’Italia, 4% Forza Italia, 21% Pd. Restando agli elettori del Pd, il 20% ha detto di non saper rispondere, mentre il 25% ha detto che dipende dalla persona e non dagli schieramenti politici.

QUESTIONARI Ieri pomeriggio il segretario regionale veneto del Partito Democratico, Alessandro Bisato, ha postato su Facebook un video in cui annuncia che subito dopo le festività natalizie si riunirà la direzione regionale che dovrà decidere «il percorso per individuare l’uomo o la donna che rappresenti noi, il civismo, tutte le persone di buona volontà che vogliono un Veneto alternativo». Bisato ha anche detto che «sono tornati indietro 2mila questionari» da parte degli iscritti per costruire l’alternativa a Luca Zaia. Il post non è stato seguitissimo: dopo tre ore solo due commenti, 2 condivisioni e 30 like. Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA

CENTRODESTRA VENEZIA Due parlamentari veneti di Forza Italia, il bellunese Dario Bond e il trevigiano Raffaele Baratto, hanno deciso di aderire al progetto di Mara Carfagna. Si tratta dell’associazione Voce Libera di cui la stessa vicepresidente della Camera ha detto che servirà a dare voce a quell’«Italia stanca dall’eterno teatrino politico, di chi pensa che il Paese sia sempre in campagna elettorale e di chi pensa a fare l’influencer invece di far politica. Quello lasciamo che a farlo sia la Ferragni, che certo non pretende di governare il Paese». Con la Carfagna si sono schierati Renata Polverini, Osvaldo Napoli, Massimo Mallegni, Andrea Cangini, Paolo Russo. E adesso anche Bond e Baratto. «Abbiamo deciso di aderire con convinzione al progetto di Mara Carfagna - hanno detto i due parlamentari veneti - per-

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Carfagna fa proseliti: in Veneto la seguono gli azzurri Bond e Baratto

DEPUTATO Dario Bond

ché riteniamo che serva una Voce Libera per ridare spazio a una destra moderata, credibile, capace di tornare a parlare alla gente. Crediamo che il cambiamento possa e debba avvenire all’interno di Forza Italia, senza dare vita a scissioni ma con la voglia di dare un

contributo reale per affrontare i problemi di un Paese che non cresce, dove il lavoro è precario, dove l’emigrazione dei giovani è un dramma sempre più in ascesa. Vogliamo lavorare per restituire dignità alla politica e all’Italia che non può essere fatta da influencers, ma con il senso di responsabilità che dovrebbe essere proprio di chi rappresenta le istituzioni».

CORTEGGIAMENTI Carfagna sarà un’interlocutrice nella costruzione di un fronte centrista? «Mara Carfagna è una persona perbene ha risposto il leader di Italia Viva Matteo Renzi - Se avrà voglia di unirsi a noi, bene. Noi in ogni caso andiamo avanti». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 22 Dicembre 2019 www.gazzettino.it

La città, i progetti

IL PROGETTO MESTRE Si chiama “Venezia 3000” perché, idealmente, dopo la nascita di Venezia e dopo la costruzione del ponte della Libertà che la unì alla terraferma, la terza fase potrebbe essere quella che unisce la terraferma a Venezia: se con la costruzione del ponte della Libertà nel 1846 il fronte portuale non guardò più a San Marco e al mare ma alla terraferma, stravolgendo anche il sistema sociale ed economico (tanto che i 600 barcaroli mestrini che rifornivano giornalmente Venezia indirizzarono una supplica alle autorità perché perdevano il posto di lavoro, e il centro città da Castello e Arsenale si spostò a piazzale Roma, fino ad allora periferia della periferia), con il waterfront dei Pili l’asse cittadino subirebbe una nuova rivoluzione. E d’altro canto, dopo che per decenni l’area è stata una discarica di rifiuti urbani e industriali, le amministrazioni veneziane precedenti si sono rese conto di quanto strategico sia quel luogo e, non a caso, con il Pat (Piano di assetto del territorio) hanno previsto enormi cubature ai Pili (280 mila metri cubi) ma anche a San Giuliano a ridosso del parco e a Forte Marghera.

La strategia di Brugnaro Palasport e area urbana Il sindaco vuole cambiare volto ai Pili entro il suo eventuale secondo mandato Con 120 milioni si potrebbe ridisegnare l’area, ma intanto la priorità è il palazzetto realizzato con investimenti privati, ha darsene, musei, centri congressi, cinema, ristoranti, bar, uffici pubblici, attività artigianali, condomini. Il waterfront dei Pili, allo stesso modo, era stato pensato, oltre che con il palazzetto dello sport, con una darsena da 400 posti barca, edifici residenziali a torre, altri per attività commerciali e terziarie, ristoranti e, in alternativa al ponte della Libertà, propone collegamenti via acqua con Venezia utilizzando il canale Vittorio Emanuele III.

LE ACCUSE DI CONFLITTO

TERZA RIVOLUZIONE Dentro al progetto da circa 120 milioni di euro c’è il palasport da 10 mila posti, come tassello del nuovo quartiere che, per la prima volta, è pensato allo stesso tempo di Venezia e di Mestre. “Venezia 3000” era già stato presentato anni fa in Regione per avviare l’iter autorizzativo, che prevede anche l’esame della Commissione di Salvaguardia, e poi si è fermato perché Veneto Strade della Regione non aveva più i 20 milioni di euro per realizzare la nuova viabilità di San Giuliano, alla quale il progetto è collegato. In seguito Luigi Brugnaro, che aveva acquistato nei primi anni Duemila i 40 ettari in riva alla laguna ad un’asta dal Demanio dello Stato, è diventato sindaco di Venezia e ha messo da parte l’operazione

“VENEZIA 3000” Il progetto di dieci anni fa prevede, attorno al palasport, una darsena da 400 posti barca, residenze, attività commerciali e terziarie, ristorazione, parcheggi. Potrebbe essere ripreso e attualizzato o dimenticato per costruire il solo palazzetto coi parcheggi

per evitare le accuse di conflitti d’interesse dato che sarebbe stato lui, come sindaco, a doversi autorizzare il progetto che portava avanti come privato. Ora ha rispolverato i Pili e, an-

nunciando ufficialmente la sua ricandidatura a sindaco per il secondo mandato, ha inserito ai primi punti del programma la realizzazione del palasport da 10 mila posti. Ha parlato solo del

palazzetto e non del progetto complessivo e, in effetti, può scegliere se portare avanti solo la costruzione del palasport per la Reyer, bonificando la parte di terreno necessaria, oppure, tro-

IL PROGETTO “VENEZIA 3000” RIDELINEA L’INTERO WATERFRONT E IL RAPPORTO TRA MESTRE E VENEZIA

L’IMPIANTO SPORTIVO AVREBBE UNA CAPIENZA DI 10MILA POSTI PER OSPITARE LA REYER

IN ATTESA DI UN FINANZIATORE POLEMICA CON GLI AVVERSARI SUL CONFLITTO DI INTERESSE

vando i finanziatori disposti ad affiancarlo nell’impresa, può creare il nuovo waterfront della città: riprendendo in mano il piano di anni fa o scegliendo una nuova progettazione in base a quali possono essere gli utilizzatori di un’area così vasta. Il progetto “Venezia 3000” è stato realizzato guardando al waterfront di Cape Town in Sudafrica: lì il nuovo quartiere, dove ormai vivono più di 20 mila persone, ha aperto la città all’oceano, qui la aprirebbe alla laguna e a Venezia che è proprio di fronte. Il Victoria & Albert Waterfront,

Brugnaro, una volta diventato sindaco, per mettere a tacere le critiche sul conflitto d’interessi, ha costituito un blind trust affidando in gestione ai professionisti che lo compongono le sue proprietà. Dopo l’annuncio di giovedì scorso, della ricandidatura e dell’intenzione di costruire il palazzetto, le critiche sono riesplose in città. Con il progetto per il solo palasport o per l’intero waterfront, al di là del blind trust, le accuse di conflitto, secondo i critici, pctrebbero rescere quando il privato, il blind trust costituito da Brugnaro, andrà a trattare col Comune, di cui Brugnaro sarà sindaco se rieletto, per il beneficio pubblico e le opere di urbanizzazione: e non sono cosa da poco, dato che una struttura da 10mila posti richiede 6 mila parcheggi auto e una nuova viabilità; nel caso del waterfront solo di strade interne se ne prevedono per circa 4 chilometri e mezzo. Elisio Trevisan © RIPRODUZIONE RISERVATA

La questione delle bonifiche dei terreni e la ricerca di un’idea forte propulsiva I PROBLEMI MESTRE In quei 40 ettari a ridosso dei Pili c’è di tutto, immondizie urbane scaricate per decenni dal servizio pubblico di raccolta, veleni delle fabbriche di Porto Marghera, perfino fosfogessi radioattivi. Nonostante ci sia chi sostiene che quei terreni sono talmente inquinati da non poter nemmeno pensare di intervenire, nei 120 milioni di euro per realizzare “Venezia 3000” sono stati messi in conto anche 20 milioni di euro per la bonifica da realizzare come al parco di San Giuliano: si scava almeno un metro di terreno e lo si sostituisce con terra pulita, i veleni vengono raccolti e isolati in una vasca-bunker di cemento, mentre i fosfogessi vanno rimossi e inviati a discariche autorizzate in Europa. Quell’area, inoltre, è già isolata per evitare che acque e fanghi inquinati finiscano in laguna: il Magistrato alle acque, infatti, lì ha completato il marginamento. Se Brugnaro intende realizzare solo il palasport la bonifica riguarderà una porzione dei 40 et-

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tari, se invece deciderà per l’intero waterfront allora dovrà farla complessiva. La darsena da 400 posti barca non avrebbe comunque problemi perché sorgerebbe al di là dei terreni marginati, nello specchio di laguna antistante dove non c’è inquinamento. La seconda questione riguarda i possibili utilizzatori, perché

qualsiasi decisione prenderà Brugnaro, un palasport da 10 mila posti non vive solo con le partite di basket e un waterfront ha bisogno di idee forti per potersi sviluppare. Nel primo caso, a Londra ad esempio c’è una struttura di queste dimensioni che lavora ogni giorno perché ospita congressi internazionali, mostre, sfilate di moda, eventi culturali, concerti. Nell’ipotesi dell’intero waterfront serve, appunto, La storia un’idea forte e, una volta trovata, a quella arriveranno anche Venezia contro Mestre dietro gli investitori: Venezia, ad esempio, ha inseguito invano il sogno per i due palazzetti di ospitare il Centro europeo dei LA STORIA Per costruire il “Gio- marchi cui si rivolgono tutte le batta Gianquinto” la Giunta aziende dei vari stati per deposiRigo, nel 1976, distrusse i forni tare, appunto, un nuovo brand, dell’Arsenale dove venivano una realtà in grado di dare lavoro cotte le gallette della a 3 mila persone. Una istituzione Repubblica Serenissima: simile, o una sede di una delle spesero una fortuna per quel multinazionali che oggi dettano bunker in cemento armato da le regole dei mercati, potrebbe es2500 posti, e ben presto i sere l’idea forte, perché proporre mestrini pretesero il loro solo attività commerciali in una palazzetto. Così, con un città dove i negozi chiudono saquinto dei soldi spesi per rebbe riduttivo, allo stesso modo l’Arsenale, nel 1978 venne che sviluppare residenza senza costruito il “Taliercio” da altre funzioni. (e.t.) 3500 posti. (e.t.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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MESTRE

DOMENICA 22 DICEMBRE 2019 LA NUOVA

La storia L’ONORIFICENZA

«È

una onorificenza inaspettata, inedita, e per questo bellissima». Risponde al telefono di casa il diacono Giuseppe Pistolato, ancora sorpreso di scoprire di essere stato nominato, assieme ad altre 31 persone, commendatore dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A 93 anni il commendator “Bepi”, questo il soprannome di Pistolato, festeggia in casa a Zelarino con i parenti. Mattarella lo ha nominato commendatore della Repubblica per «l’impegno profuso, nel corso della sua vita, nella promozione del valore della solidarietà», questa la motivazione del riconoscimento. Il veneziano commendatore “del bene” si racconta con la semplicità di chi pensa che dedicarsi agli altri sia la cosa più semplice che si possa fare. «Sono commendatore per aver fatto qualcosa per gli altri, che è il significato pieno della solidarietà», commenta con pacatezza. «Questa è una nomina inaspettata ed inedita, frutto della segnalazione inviata da mia nuora che aveva presentato la domanda allegando anche vari articoli tra cui quelli del vostro giornale, La Nuova di Venezia e Mestre, ma anche di Gente Veneta, il settimanale della diocesi veneziana. Io manco lo sapevo. Ora sono in attesa di capire quando ci sarà la cerimonia, credo il prossimo mese di gennaio». Il commendatore della solidarietà ha una storia particolarissima: oggi “Bepi” è pensionato e vedovo, padre di tre figli e nonno amato di cinque nipoti. È anche lo zio di don Dino Pistolato, ex responsabile della Caritas Veneziana. Per 40 anni Giuseppe Pistolato ha lavorato nel cantiere navale Breda di Porto Marghera, prima come ribattitore e poi come carpentiere. E nel 2018, dopo 21 anni, ha concluso il suo servizio di carità come diacono nel carcere maschile di Santa Maria Maggiore. Nella diocesi veneziana, è stato il primo diacono permanente ad essere entrato in una

la fede. Degli anni in fabbrica aveva parlato al nostro giornale raccontando la sua scelta, sempre nel modo più semplice. «Con i miei amici, compagni e sindacalisti, agognavamo la liberazione. Erano gli anni delle contestazioni, degli scioperi, delle manifestazioni. Poi in quel mondo mi sentii stretto, avevo bisogno di altro. Letture bibliche hanno stravolto la mia vita. Da qui la svolta ma volevo rimanere amico di tutti. Non persi proprio nessuno, anzi ne acquistai uno più grande». Segue il percorso per diventare diacono: «L’ordinazione avvenne il 18 ottobre 1986, giorno di San Luca, e fu celebrata dal Patriarca Marco Cè che aveva voluto questo ministero in diocesi. Per quei tempi era una novità». Oggi, a Zelarino, si festeggia l’onorificenza del presidente Mattarella ad un uomo che ha votato la sua vita

il ritratto

«Soffro di forte sordità colpa del fortissimo rumore della fabbrica dove ho lavorato» Giuseppe Pistolato, 93 anni, diacono di Mestre premiato dal presidente della Repubblica con il titolo di commendatore

Vedovo e pensionato, Pistolato ha 93 anni. Per ventun anni ha lavorato nel carcere di Venezia Mattarella lo premierà a gennaio. «Decisione inaspettata, inedita e per questo bellissima»

Bepi, diacono commendatore «Il bene è l’unica scelta giusta» struttura penitenziaria. Per vent’anni ha dedicato due ore del suo tempo ai detenuti all’interno del carcere ma il suo impegno continuava anche fuori dalla struttura per recuperare tutto ciò di cui i detenuti avessero bisogno (indumenti, prodotti per l’igiene personale, beni di prima necessità). «Pochi giorni fa sono tornato in carcere», ci racconta, «per i saluti natalizi. Oggi ci vado poco, per questioni di salute, ma ho degli amici che mi aiutano a portare ancora indumenti e beni di

prima necessità in carcere. La mia non era solo una presenza. Cercavo di portare un aiuto concreto». Nelle carceri, la prima emergenza, dopo la privazione della libertà, resta il sovraffollamento. Pistolato conferma: «Se ne parla da anni ma non abbiamo notizie di decisioni diverse, sulla costruzione di nuove carceri, su pene alternative o riduzioni di pena per far fronte al problema». Per un periodo Pistolato ha cercato di fare volontariato anche nel vicino centro Na-

verso il natale

I carabinieri in Pediatria portano doni e sorriso ai bimbi Giornata di festa al reparto di Pediatria dell’ospedale dell’Angelo di Mestre dove Comandante e rappresentanza di tutto il personale della Compagnia Carabinieri di Mestre, hanno consegnato alcuni doni ai circa 20 bambini ricoverati. Regali acquistati grazie a una raccolta fondi spontanea organizzata dagli stessi militari. Tra i sorrisi di meraviglia e lo stupore dei piccoli pazien-

ti, un Babbo Natale molto particolare, con i pantaloni a strisce rosse e stivaloni, trainato da una speciale “gazzella” con lampeggiante blu sempre in funzione “carica” di regali, è arrivato in Reparto, insieme a Biancaneve e ad un Elfo, consegnando tanti giocattoli e suscitando un’atmosfera di gioia e serenità che ha coinvolto anche i più grandi. L’iniziativa, fortemente voluta dai Carabinieri della

Compagnia di Mestre è stata accolta favorevolmente dal Direttore facente funzioni del Reparto, Dott.ssa Paola Cavicchioli e dal personale ospedaliero, medico, infermieristico e volontario. Tanta la soddisfazione tra il personale dell’Arma che ha regalato un sorriso ai piccoli ospiti della struttura ospedaliera ed ai genitori presenti oltre che al personale in servizio. —

zareth, casa per anziani, di Zelarino. «Ma ho dovuto smettere anche perché assistere gli anziani richiede competenze che non ho e poi ho una forte sordità, riconosciuta come malattia professionale dopo gli anni di lavoro in fabbrica a produrre lamiere per le navi. Il rumore era fortissimo», ci racconta. Nell’ottobre 2018 aveva festeggiato il ritiro dall’attività di diacono con una messa e allora aveva raccontato molto della sua vita dedita al volontariato, in nome del-

la telefonata

Il patriarca Moraglia lo chiama e lo invita ad accettare il premio «Il Patriarca gioisce, insieme a tutta la Chiesa veneziana, per la bella testimonianza umana e cristiana resa dal diacono Bepi». Il patriarca Francesco Moraglia ha telefonato a Pistolato e la nota della Diocesi svela un dettaglio inedito. Il diacono ha chiesto al Patriarca consiglio, per capire se faceva bene ad accettare. Il Patriarca l’ha incoraggiato a farlo. —

al bene. Una scelta che sembra stridere con una società dove tanti oggi si sentono soli e la violenza, verbale, è sdoganata quanto quella fisica. «Il bene fa bene, il male fa male. Pare ovvio ma non è così. La catechesi degli apostoli dice che abbiamo di fronte due strade, la via del bene e quella del male. Un insegnamento importantissimo. E di questi tempi, io continuo a sperare che il bene riesca ad incidere sulle nostre vite», spiega il commendator “Bepi”. Venerdì sera a casa Pistolato è arrivata anche una gradita telefonata: «Mi ha chiamato verso le 21 il patriarca Moraglia che mi ha fatto una telefonata bellissima. Per me è un grande segno di riconoscimento», racconta. Poi ci saluta. Ad elogiarlo anche il governatore veneto Luca Zaia: «Tanto di cappello a questo vero e proprio paradigma del meglio del Veneto: lavoro, onestà, generosità, solidarietà» — Mitia Chiarin © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

DOMENICA 22 DICEMBRE 2019 LA NUOVA

L’ondata di maltempo

Ancora paura a Caorle, in zona Traghetto, per l’esondazione del Livenza: i fiumi del Veneto Orientale sono tenuti sotto controllo per le piogge incessanti delle ultime ore e per il vento di libeccio

Esonda il Livenza paura a Caorle Black out diffusi in Veneto Orientale Pre allerta a valle dopo la forte pioggia caduta in Friuli Sì al tavolo tecnico proposto dal sindaco di Bibione PORTOGRUARO. Ondata di mal-

tempo violenta in tutto il territorio, cresce l’ansia per i fiumi, mentre diverse manifestazioni sono state annullate e alcune partite di calcio dilettantistiche sono state rinviate. Il Veneto orientale, solo nel mandamento opitergino mottense, in provincia di Treviso, è stato interessato da una bomba d’acqua che ha coinvolto anche il Pordenonese. Pioggia in Friuli e fiumi pieni nel Veneziano. Nel resto del territorio aumenta il livello

corsi d’acqua e nei fossati. Lievi le mareggiate a Caorle e Bibione, dove il vento da scirocco è girato in libeccio, con punte di 37 nodi. A Caorle è esondato il Livenza in zona Traghetto: preoccupazione generale perché qui il maltempo, lo scorso novembre, aveva fatto molto male. La mareggiata non si è portata via grandi fette di arenile, ma ha creato comunque disagi specialmente a Ponente e a Porto Santa Margherita. Sulla foce del Livenza si è regi-

strata la parziale esondazione all’imbarco del traghetto, il cui servizio è sospeso per il periodo invernale. Il rio Interno non ha destato preoccupazioni particolari. Già venerdì sera il comitato di festeggiamenti di Caorle Wonderland aveva deciso di rinviare le manifestazioni in programma. L’intensità del vento è aumentata notevolmente nel corso della mattinata. Sbalzi elettrici a Portogruaro. Venerdì sera carico di disagi nella frazione di Summa-

mareggiate sul litorale

Morte tutte le cappelunghe Danno da 500 mila euro L’annuncio del presidente della Cogevo Gianni Stival che da Caorle ha organizzato la “semina” della specie ittica da Bibione a Pellestrina CAORLE. Sono morte tutte. Il

maltempo di un mese fa ha ucciso sul nascere le cappelunghe che erano state seminate dai pescatori all’inizio delll’estate per il ripopolamento della specie ittica sulla costa ve-

neziana. Un obiettivo ambizioso, che si sarebbe certamente raggiunto se non ci fossero state le mareggiate violente di un mese e mezzo fa, di cui ieri è andata in scena una piccola riedizione. La moria ha riguardato tutto il litorale, da Bibione a Pellestrina e il danno supera i 500 mila euro. Una vera beffa per il consorzio Co. Ge. Vo, guidato da Gianni Stival, che aveva guidato la risemina credendo in

questo progetto, e che si era impegnato a rifornire i ristoranti delle cappelunghe dell’Alto Adriatico entro le feste natalizie. Non sarà così. La storia non sta dando purtroppo ragione a questo gruppo di tenaci pescatori associati che hanno inventato anche le vongole surgelate da spedire a Dubai, nel rispetto delle tradizioni culinarie locali. Da oltre 10 anni, da una mareggiata dell’epoca, non ci sono più

ga, dove si sono registrati più black out ravvicinati, almeno cinque in mezz’ora. Sempre a Summaga il livello del fiume Reghena è aumentato notevolmente, viste le piogge molto abbondanti in Friuli. Il Lemene è al di sotto del livello di guardia, ma cresce. Allerta per il Tagliamento. Ieri a mezzogiorno il fiume si attestava attorno ai 5 metri tra Latisana e San Michele. Il vero problema però è a monte, in quanto a Venzone la piena ha superato quota 2 metri e 40. Quindi è scattato il pre allerta a valle. Si teme una piena superiore ai 7-8 metri. Non è così rara una piena a Natale, avvenne anche nel 2005, anno in cui Bibione venne colpita da un intenso nubifragio che provocò vasti allagamenti. E proprio sul problema degli allagamenti provocati dal Tagliamento, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha dato il suo placet al tavolo tecnico fra Veneto e Friuli chiesto dal sindaco di San Michele, Pasqualino Codognotto. «Ci vuole un accordo di collaborazione finalizzato a garantire la mitigazione del rischio idraulico lungo l’asta fluviale del fiume Tagliamento». «Per il raggiungimento degli obiettivi», annuncia Borrelli, «verrà costituito un

cappelunghe nel tratto litoraneo che ricade nella Città metropolitana. Tanto che gli esemplari di cui oggi ci nutriamo nei ristoranti, provengono da altre zone d’Italia. Al pranzo di Natale e al veglione di Capodanno se ne mangeranno eccome, di cappelunghe, ma non saranno le nostre. Un vero peccato. Per la risemina Co.Ge.Vo. si era affidata ad alcune cooperative ittiche laziali, che hanno trasportato gli esemplari piccoli da Fiumicino a Caorle, città da cui decine di casse hanno raggiunto Bibione, Jesolo, Chioggia, e le isole veneziane. Una collaborazione molto proficua, a livello nazionale, uno scambio interessante anche in prospettiva futura, magari per importare spe-

jesolo

Erosione spiaggia Scontro politico sui fondi comunali Folate di Scirocco, torna l’incubo mareggiate sul litorale tra Jesolo ed Eraclea. Dopo l’ennesima polemica accesa in Consiglio sulle risorse per il ripascimento, la scorsa notte il litorale è stato battuto dal vento, mentre anche i fiumi Sile e Piave sono stati osservati speciali, con l’acqua molto alta, fortunatamente senza esondazioni. La Lega ha proposto un emendamento per inserire a bilancio 50 mila euro ai Consorzi che hanno dovuto sostenere le spese per la duna protettiva. La mareggiata ha eroso il litorale e scavato la duna, senza causare i danni delle ondate precedenti, ma sottraendo ancora quantitativi di sabbia. «Si stanziano soldi per manifestazioni dubbie», attacca la Lega, «e non si trovano risorse per proteggere la spiaggia». La risposta del sindaco Valerio Zoggia è pacata, ma ferma: «Lo scorso anno abbiamo stanziato ben più di 50 mila euro, per la precisione circa 160 mila per la spiaggia». V

cie ittiche dell’Adriatico in quei mari. «Si è verificata una moria molto simile a quella del 2018 durante la tempesta Vaia, che credevamo inarrivabile in quanto a intensità. Invece non è così. Sta andando persino peggio. Le mareggiate che hanno interessato le nostre co-

La moria provocata dal maltempo di un mese e mezzo fa lungo la costa veneta ste sono state talmente violente che gli esemplari non sono sopravvissuti», si rammarica da Coarle il presidente Gianni Stival, «sono molto dispiaciu-

FOTO TOMMASELLA

gruppo di intervento formato da un componente designato dal Dipartimento, uno dall’Autorità di distretto, uno dalle Regioni Veneto e Friuli e tre componenti designati rispettivamente dai Comuni dell’alto, medio e basso corso del fiume Tagliamento». È nato così il “Gruppo di lavoro sicurezza sul Tagliamento”. Lo scopo è creare interventi sul medio corso del fiume, e raggiungere così la messa in sicurezza di Latisana, San Michele, Lignano e Bibione durante le piene storiche. Lo hanno deciso i primi aderenti, ovvero il consigliere regionale veneto Fabiano Barbisan; il consigliere regionale della Regione autonoma Friuli, Maddalena Spagnolo; il sindaco di San Michele, Pasqualino Codognotto; il sindaco di Latisana, Daniele Galizio; il sindaco di Lignano Sabbiadoro, Luca Fanotto; il sindaco di Ronchis, Manfredi Michelutto. Il Gruppo di lavoro vuole coinvolgere anche i sindaci a monte del Tagliamento, nei comuni tra gli altri di Gemona, Venzone, Pinzano o Vivaro, per raccogliere e ordinare i materiali, e studiare soluzioni progettuali di contenimento. — Rosario Padovano © RIPRODUZIONE RISERVATA

to. Arriveranno a breve sulla costa i biologi di Agriteco, che non potranno fare altro che confermare quello che noi pescatori già sappiamo. Le nostre cappelunghe giovani sono andate perdute». Stival chiederà l’intervento della Regione Veneto, già coinvolta nella risemina. «Illustreremo in questa sede istituzionale tutto il lavoro svolto e chiederemo di non essere lasciati soli. Noi», conclude Stival, «non demordiamo. Siamo pronti alla sfida della risemina anche nel 2020». L’anno nuovo potrebbe portare in regalo un nuovo tentativo di risemina, ma è troppo presto per stabilire quando sarà il momento più opportuno. — R.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Economia 11

L'ARENA

Domenica 22 Dicembre 2019

Vitivinicolturaveronese Aziende,protagonisti, analisi edeventi

Territorioebrand elementidistintivi

L’importanza del territorio e del brand come elementi di identità e di differenziazione del vino italiano nel mondo è stata sottolineata all’Italian Taste Summit di Paden-

ENTI. Lafilieracompatta chiede il blocco dellarivendicazione delleuvea denominazione. L’imbottigliatoa+25%

LuganaDoc:«Riequilibrare ilrapporto domanda-offerta»

ghe sul Garda (Brescia), organizzato da Joanna Miro, della Miro&Co Wine Global, con oltre 30 cantine provenienti da tutta Italia e 30 importatori. Ruralità ed enoturismo

diventano per le cantine le basi su cui creare la strategia per il futuro. Elacostruzionedelbrandpassaattraverso l’individuazione degli elementidistintivi deiterritori.

PARTNERSHIP. L’intesaconPietro Zardini

IvinidiDamiano Tommasi:Ripasso e«Animacandida»

EttoreNicoletto,presidentedelConsorzio: «Servonomisure contro eccessi produttivi L’Amaroneporta ilsoprannome Troppauvamessaadimora». Alberto Zenato: «Pericolosoabbassamentodiprezzi» chedava Zampaalcampione Monica Sommacampagna

La filiera produttiva del Lugana compatta martedì a Pozzolengo per bloccare la rivendicazione delle uve a Doc dal 2020 al 2022 nella pubblica audizione che si è svolta con i dirigenti della Regione Veneto e Lombardia, che convalida quanto già approvato nell’assemblea consortile lo scorso 3 luglio con il 93% dei consensi. Una denominazione che sta marciando con il turbo: in base alle prime stime del Consorzio nel 2019 si prevede una produzione di 22 milioni di bottiglie rispetto alle 17,6 dell’anno scorso, gli ettari vitati in dieci anni sono quadruplicati per arrivare fino agli attuali 3.000 per circa 200 soci distribuiti per il 15% a Peschiera e per l’85% nei lombardi Desenzano, Lonato, Pozzolengo e Sirmione. «Prevediamo di chiudere il 2019 con un trend di imbottigliato a quota +25% in 12 mesi», ha dichiarato il presidente del consorzio Ettore Nicoletto. «Il tasso di crescita è fenomenale, ma è stata messa a dimora più uva di quella che il mercato poteva assorbire, con un eccesso di produzione sia disponibile sia potenziale ed elevate giacenze, soprattutto per il vino sfuso, che dal +45% del 2018 rischiano di incrementarsi di altri 21 punti percentuali e che mettono a repentaglio il valore di una filiera virtuosa e performante». La sospensione temporanea dell’iscrizione dei vigneti allo scheda-

Elevategiacenze soprattuttoperil vinosfuso:+45% nel2018.L’intera filierarischiadi essereinpericolo

rio viticolo per la rivendicazione della Doc è quindi solo una delle misure per riequilibrare la domanda e l’offerta. «Da uno studio del Centro Interdipartimentale per la ricerca in viticoltura ed enologia dell’Università di Padova è emerso un trend di crescita delle bottiglie commercializzate superiore a qualsiasi altra denominazione italiana di rilievo (C.A.G.R. 2008-2018 pari all’8%), che nel 2018 si è rafforzato a +9% e che mostra segni di ascesa nella prima metà del 2019 (+15%)», ha detto il neo direttore consortile Andrea Bottarel. «L’eccesso di offerta potrebbe portare a un calo dei prezzi delle uve e del vino sfuso difficilmente sostenibili nel medio-lungo termine». Ma il blocco, mirato a sostenere in particolare il 45% dei soci solo viticoltori, non sarebbe una panacea per ammissione del Consorzio e di alcuni produttori. «Sulla questione della rivendicazione delle uve, considerando le differenze normative tra le regioni Veneto e Lombardia, siamo preoccupati perché speravamo che il blocco funzionasse su tutti i diritti in portafoglio, mentre chi ha autorizzazioni alla data di pubblicazione del decreto può piantare e rivendicare ancora Lugana Doc», afferma Alberto Zenato, contitolare della cantina veronese fondata dal padre Sergio, pioniere del Lugana. «La situazione è critica. L’aumento dell’imbottigliato non è bastato per assorbire il surplus legato all’incremento degli ettari vitati degli ultimi anni, determinando un pericoloso abbassamento nei prezzi». «Non possiamo andare avanti così. Dobbiamo gestire con sollecitudine il fenomeno Lugana», ha caldeggiato Francesco Montresor, contitolare della cantina Ottella a Peschiera del Garda. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Laura Zanoni

Ildirettore generale delConsorziodelLuganaAndrea Bottarel(a sin.) eilpresidente Ettore Nicoletto

L’Angain Francia

GiovanidiConfagricoltura ascuoladienoturismo allafieradiMontpellier Camilla Madinelli Viaggiostudiodei Giovanidi ConfagricolturaVerona in Provenza.Una delegazione dell’organizzazionesindacale veronesedeigiovani imprenditoriagricolidi Confagricolturahapartecipato allaventinovesima edizionedel salone«Sitevi»al Parco delle esposizionidiMontpellier andandoalla scopertadi una dellepiùvocate regioni vitivinicoleeuropee, visitando alcunecantine selezionate insiemeagli esperti della rivista«L’Informatoreagrario» eandandocosì ascuola di viticolturaed enoturismo.Una sessantinai partecipanti all’iniziativain Francia. «Un’importanteoccasione di confrontoecrescita per noi

PiergiovanniFerrarese giovaniviticoltori della ValpolicellaedelVeronese»,ha commentatoPiergiovanni Ferrarese,presidentediAnga Veronadalla scorsa primavera. Sitevièun saloneleader mondialein attrezzatureagricole eknowhow per le filierevino,oliva

eortofrutta:registrainmedia sessantamilaingressi dioperatori delsettore provenientida65 Paesieconta 1.100espositori da 25Paesi (+19per cento negli ultimidue anni),Italiacompresa. «Èunappuntamento imperdibile pernoi imprenditoridel comparto vinoeolio,la piùimportante fiera dedicataalla viticoltura d’Europa incui possiamotrovareinununico spaziole aziende ditecnologiee aggiornarcisullepiù recenti innovazioniesoluzioni», continua Ferrarese. «Inoltre,il nostroviaggio studio inFrancianon potevanon comprenderela visita adaziende vitivinicoledellazona per vedere comeoperano incantina,quali innovazioniagronomichemettono inatto,come organizzano l’accoglienza». Lecantine scelte sono state: MaisondesVinsCôtede ProvenceeGilardiLe Vin Ensoleille,entrambe a LesArcs surArgens; DomaineIsle Saint Pierreasud diArles.«Credo molto nell’opportunitàdivederee toccarecon mano quelloche fannoi colleghi vicinidi casa», concludeil presidentediAnga Verona.«Lo dissi quandovenni elettoallaguida delgruppo: iniziativecomequestevanno incentivateeorganizzate».

Un piccolo vigneto a Fumane, affidato all’esperienza del viticoltore Pietro Zardini, e due nomi del cuore: così nascono l’Amarone «Anima candida» e il «Ripasso 17» di Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori e consigliere della Figc che, dopo la carriera sportiva, ha deciso di dedicarsi alla produzione vinicola con le vigne di proprietà a San Micheletto di Fumane, dove la famiglia abita. Sul piccolo colle del fumanese che vanta la chiesetta del 1200 dedicata al santo, ristrutturata e affrescata, Tommasi produce Corvina, Rondinella e Molinara per l’Amarone e il Ripasso: per quest’ultima tipologia, al nome ha aggiunto quello che è stato per anni il numero della sua maglia, che è anche il giorno della data di nascita (17 maggio 1974). «Anima candida» era invece il soprannome che gli dava Carlo Zampa, speaker dell’Olimpico nel periodo della sua avventura con la Roma. «Battezzare questi prodotti con nomi evocativi della mia esperienza calcistica», spiega, «l’ho ritenuto il miglior modo di unire la mia piccola storia personale con la grande tradizione di San Micheletto e della Valpolicella. Si tratta di una produzione di nicchia, meno di 8.000 bottiglie annue, di cui circa 2.000 di Amarone; le vendite avvengono attraverso la rete commerciale dell’azienda Zardini di San Pietro In Cariano.

Se sicorreda soli,sesiracconta soloilproprio prodottoanziché ilterritorio, sidimostramiopia

DamianoTommasi

Mi sono affidato a Pietro per produrre, perché ognuno ha un ambito in cui sa e può eccellere: entrambi siamo soddisfatti della qualità del prodotto. Forse mi dedicherò di più a valorizzarlo». Un’alleanza dunque tra due rappresentanti della Valpolicella, «una terra che va conosciuta attraverso il vino, valore aggiunto che è indispensabile promuovere insieme, in rete». Interpellato sulla mancanza di unità tra produttori, il campione commenta: «La voglia di identità, che ha fatto eccellere nel tempo il prodotto italiano, rischia di diventare un boomerang e far disperdere energie nel momento in cui dobbiamo presentarci a mercati vasti come quello cinese. Se si corre da soli, se si racconta esclusivamente il proprio prodotto anziché il territorio, si dimostra miopia», chiarisce Tommasi, che è stato il primo calciatore italiano ad essere andato a giocare in Cina. «Difendere la qualità non è semplice», aggiunge sul rischio di svalutazione del prezzo dell’Amarone; «anche su questo bisognerebbe fare rete. Ma ci sono cantine che hanno sempre e solo bisogno di vendere. Dobbiamo invece conservare la capacità di proporre questo grande vino in fascia alta». Per il futuro, il campione sta pensando anche al progetto della produzione di olio. •

BILANCI. Il fatturato oltre i 47 milioni, inlinea con quelli precedenti. Aumenta la liquidazione uve

Cantina Valpantena, in crescita laretedeipuntivenditadiretti Ilpresidente Luigi Turco: «Crediamonell’approccio conil consumatore» Nuovonegozio a Varese Cantina Valpantena punta sempre più sulla rete di punti vendita diretta: la cooperativa sociale di Quinto aprirà a febbraio un nuovo esercizio commerciale a Cassano Magnano, in provincia di Varese. L’esercizio economico 2018/19 si è chiuso con l’approvazione unanime, dome-

nica scorsa, e con un fatturato di 47.660.240 euro, in linea con gli anni precedenti. La liquidazione delle uve conferite è stata superiore di due milioni rispetto a quella dell'anno precedente, attestandosi oltre i 12 milioni. A caratterizzare il bilancio consolidato 2018/19 è stata anche la crescita della dimensione aziendale della Cantina: si è conclusa a novembre 2019 la fusione per incorporazione della mantovana Cantina Colli Morenici. Un’o-

perazione che consente alla cooperativa di Verona di diventare più competitiva e ampliare la gamma di prodotti. Una selezione di vini morenici arriverà infatti nei punti vendita del circuito, incrementando l’offerta di vini veronesi con il Lambrusco mantovano, gli spumanti Garda Doc e gli altri vini prodotti in strada Monzambano. Il negozio a Ponti sul Mincio, derivante dalla fusione con Colli Morenici, per la vicinanza al Lago di Garda sarà inoltre

strategico per raggiungere i flussi turistici. E un anno fa è avvenuta da parte di Cantina Valpantena l’acquisizione del 25% delle quote delle Cantine Montresor, assieme a Terre di Cevico (50%), e Vitevis (25%). Ora, con il punto vendita di Cassano Magnano, si rafforza la presenza della cantina in Lombardia, dove c’è anche un punto vendita ad Almè (Bergamo), e si punta sulla diversificazione dei canali distributivi. Tra questi, è fonda-

Ilpresidente Luigi Turcoe ildirettore LucaDegani

mentale la rete di punti vendita, i cui corrispettivi hanno raggiunto nel 2018/19 oltre 4,1 milioni di euro. Con il nuovo negozio, che disporrà di una zona market e una ma-

gazzino e impiegherà due dipendenti, saranno otto i punti vendita tra Veneto e Lombardia. La nuova strategia di distribuzione diretta al pubblico di

Cantina Valpantena punta al raggiungimento di 5 milioni di corrispettivi entro i prossimi 12 mesi e al rafforzamento della presenza sul territorio con un programma di nuove aperture. «Crediamo molto nell’approccio con il consumatore e nella vendita diretta delle nostre bottiglie», spiega Luigi Turco, di recente riconfermato presidente di Cantina Valpantena con il vicepresidente Roberto Albrigi; il direttore è Luca Degani. «Per questo lavoriamo ad una rete di punti vendita diretta sempre più strutturata», prosegue Turco. «Con il nuovo negozio a sud di Varese poniamo le basi per la presenza anche in altre zone del capoluogo lombardo e della Regione». • © RIPRODUZIONERISERVATA


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