RASSEGNA STAMPA DEL 30 NOVEMBRE 2019

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30-NOV-2019

da pag. 3 Quotidiano nazionale

Direttore: Carlo Verdelli

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30-NOV-2019

da pag. 3 Quotidiano nazionale

Direttore: Carlo Verdelli

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 25 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


30-NOV-2019 Estratto da pag. 3 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 3 3043

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30-NOV-2019

da pag. 25 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

Lettori Audipress 09/2019: 268.950 63


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da pag. 25 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

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30-NOV-2019

da pag. 1 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

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30-NOV-2019

da pag. 1 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

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30-NOV-2019

da pag. 5 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

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30-NOV-2019

da pag. 5 Quotidiano nazionale

Direttore: Luciano Fontana

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 2 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 25 3043

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30-NOV-2019

da pag. 15 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

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30-NOV-2019

da pag. 1 Quotidiano nazionale

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30-NOV-2019

da pag. 3 Quotidiano nazionale

Direttore: Virman Cusenza

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 3 3043

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30-NOV-2019

da pag. 2 Quotidiano nazionale

Direttore: Virman Cusenza

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da pag. 2 Quotidiano nazionale

Direttore: Virman Cusenza

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da pag. 6 Quotidiano nazionale

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da pag. 6 Quotidiano nazionale

Direttore: Carlo Verdelli

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 4 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 4 3043

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29-NOV-2019 Estratto da pag. 22 6566

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29-NOV-2019 Estratto da pag. 17 6566

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29-NOV-2019 Estratto da pag. 17 6566

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29-NOV-2019 Estratto da pag. 17 6566

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29-NOV-2019 Estratto da pag. 17 6566

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29-NOV-2019 Estratto da pag. 51 6566

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29-NOV-2019 Estratto da pag. 48 3043

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29-NOV-2019 Estratto da pag. 48 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 17 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 18 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 16 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 7 3043

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27-NOV-2019 Estratto da pag. 72 3043

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27-NOV-2019 Estratto da pag. 72 3043

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27-NOV-2019 Estratto da pag. 72 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 16 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 8 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 11 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 32 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 22 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 8 3043

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30-NOV-2019

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 23 3043

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 1 3043

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PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Sabato 30 Novembre 2019

Questo Comune ha per sua natura un baricentro anfibio e per governarlo serve un unico Comune forte. In grado di contrastare i califfati e i poteri forti

Gianfranco Bettin Sociologo

Qui Mestre

VE

Stavolta non è sacrilego o non deve essere demonizzante votare anche per la separazione tra Venezia e Mestre

Davide Zoggia Leu

Ultimi appelli al voto e tensioni

L’incognita del quorum e il futuro dei comunali I sindacati: «Solo unita la città si fa sentire»

MESTRE La nascita di Mestre si fa coincidere con il 1350 circa, quando si ritiene che la città abbia iniziato a sviluppare una coerenza urbana. Ha una superficie considerate le municipalità di Favaro, Marghera e Chirignago-Zelarino di 130 chilometri quadrati e una popolazione di 179.794 unità, la maggioranza dei residenti che nel Comune attuale sono 260.520. Anche Mestre sta perdendo residenti: in un anno sono diminuiti di 255 unità. La popolazione over 65 conta 46.992 unità, mentre gli under 20 sono 29.304 (16 per cento dei residenti). Negli ultimi anni sono nate nuove strutture alberghiere. I dati ufficiali – anche in questo caso del 2017 – parlano di 9.164 posti letto alberghieri e 6.336 posti letto complementari. Nell’ultimo anno i numeri sono però in crescita a causa della costruzione di nuove strutture ricettive nell’area vicino alla stazione.

La vicenda ● Il quesito: «Lei favorevole alla suddivisione del Comune di Venezia nei due Comuni autonomi di Venezia e Mestre, come da progetto di legge di iniziativa popolare n. 8?» ● Per votare occorrono la tessera elettorale e un documento di identità

? divise

Il vento separatista è più forte in laguna ma sindaco e unionisti agitano lo spettro di una città lacerata ne consegue e magari arrivare ad ottenere uno statuto speciale finora sempre negato. «La grande Venezia non ha funzionato in tutti questi anni – riflette amaro Angelo, storico militante di sinistra di Castello, filiera certificata Pci-PdsDs-Pd – proviamo con la piccola, peggio di così non può andare, stiamo soffocando dal turismo». Dall’altra parte i separatisti mestrini (la convinzione qui sembra più flebile e i numeri più bassi), un tempo i raccoglitori di firme più tenaci, ritengono che l’allontanamento amministrativo da Venezia contribuisca a creare finalmente un’identità di terraferma, un abbassamento delle alte tasse (vedi Tari) che la comunanza con il turismo del centro storico comporta, e poi, come ci ha ripetuto cinicamente Franco, un negoziante di frutta e verdura con una cassa di clementine in braccio: «Perché restar co venessia, non ci sono più nemmeno i soldi della legge speciale. L’acqua alta dell’altro giorno ne porterà nuovamente? Mah, vedaremo…». Per entrambi valgono le parole dello scrittore Alessandro Marzo Magno: «Credo che un consiglio comunale che si occupi solo di Ve-

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Separatista Mario Rigo è stato l’unico sindaco pro divisione

nezia e uno che si occupi solo di Mestre abbiano maggiore capacità di risolvere i problemi». In fondo è anche questione di tempo: «Se hai un’ora da dedicare al Comune, non la dedichi a entrambi». Dall’altra parte della barricata, anche se questa volta il dibattito non è così infuocato come lo fu nel 1979 (con scontri tra separatisti ed esponenti di autonomia operaia la sera del 15 giugno), silenziosi e attendisti, ci sono gli unionisti. Che portano avanti, senza troppo sbandierarle stavolta, le consuete ragioni dell’«insieme si è più forti» accompagnate da un rosario di domande. Quanto costerà avere due macchine comunali? Chi pagherà il mutuo del tram? Che fine faranno i soldi del Casinò con una sede a Mestre e una a Venezia? Chi incasserà i ticket dei bus turistici diretti a Venezia ma con la barriera di pagamento a Mestre? Quanto arriveranno a costare i biglietti dei trasporti in terraferma senza il «sostegno» dei turisti di Venezia? (Un recente studio di Avm parla di biglietto a 3,70 euro per la tratta Mestre-Rialto, ndr). Perché non allora un Comune di Favaro (leggi aeroporto) o Zelarino? Quanto durerà e quanto ci costerà la battaglia legale per la separazione dei beni che nel caso del Cavallino (appena 13.497 abitanti) sta ininterrottamente macinando udienze dal 13 dicembre 1998? Lapidario l’ex sindaco ed ex ministro veneziano doc Paolo Costa: «La ridefinizione dei rapporti tra Regione del Veneto e Città metropolitana di Venezia è sicuramente tema istituzionale più urgente e rilevante dell’anacronistico referendum sulla separazione di Venezia da Mestre». Un tema, quello della Città metropolitana, sollevato con forza anche da Gianfranco Bettin, sociologo, presidente della Municipalità di Marghera e tra i totem del No. «Se crediamo nella separazione dobbiamo fregarcene dei costi e guardare avanti, non è quello il punto», dice con il calore di una passione politica mai sopita in una ex canonica piena zeppa nel sestiere veneziano di Castello. «Io penso invece che questo territorio abbia per sua natura un baricentro anfibio e per governarlo serve un unico Comune forte. In grado di contrastare i califfati e i poteri forti. L’architettura istituzionale è il naso di Cleopatra». Al di là di ogni pensiero, alla fine, in questo come in qualsiasi altro referendum peseranno solo i numeri. Quelli dei veneziani della città storica, sostenuti con forza da numerosissimi intellettuali e da una buona fetta di comunità internazionale, sono da qualche mese sotto i 53mila. Superano i 180mila quelli della sonnacchiosa Mestre. © RIPRODUZIONE RISERVATA

● Negli ultimi 40 anni i veneziani sono andati alle urne per la stessa domanda già 4 volte: nel 1979, nel 1989, nel 1994 e nel 2003 e tutte le volte hanno vinto i no, mentre nell’ultima tornata, non si è raggiunto il quorum. L’affluenza è stata in calo costante. ● Quest’anno sono 206.553 (97.793 uomini e 108.760 donne) gli aventi diritto al voto per il referendum. Perchè sia valido servono 103.300. Il Comitato per il Sì alla separazione, però contesta la necessità del quorum e per questo è ricorso al Tar chiedendo di dichiarare illegittima la delibera regionale che ha indetto la consultazione ● Secondo i dati statistici gli ultra-centenari chiamati al voto sono 92. Sono invece 1074 i giovani che andranno per la prima volta al voto

VENEZIA L’ultimo giorno di campagna elettorale per il quinto referendum per la separazione di Venezia e Mestre ha tenuto gli occhi puntati sul quorum. Ultimi volantini ai mercati, striscioni, appelli al voto tra calli e strade ma il battage continuerà oggi via social e su Whatsapp. La domanda che appassiona più di quella del quesito («È Lei favorevole alla suddivisione del Comune di Venezia nei due Comuni autonomi di Venezia e Mestre, come da progetto di legge di iniziativa popolare n. 8?») è: ma il quorum c’è o no? C’è nel decreto di indizione della giunta ai sensi della normativa regionale come regola per tutti i referendum dal 1973. Ma ha fatto il suo tempo secondo i referendari che martedì hanno fatto ricorso al Tar. I separatisti dicono che se il quorum non c’è per le fusioni, non vale neanche per le divisioni e che la legge del 1973 vale solo per le «operazioni elettorali». Ma pure tra loro le idee divergono. Il costituzionalista Daniele Trabucco, mestrino, convinto separatista, già docente del Bo e oggi associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato e Dottrina dello Stato a Bellinzona, in Svizzera ritiene che il quorum ci sia. «Le “operazioni elettorali” non indicano unicamente le fasi preparatorie del voto – spiega - Ma l’iter elettorale nella sua totalità. La disposizione normativa deve essere interpretata conformemente allo Statuto che all’articolo 25 attribuisce alla legge regionale la disciplina dell’intero procedimento elettorale». Deciderà il Tar ma dopo il voto, aprendo scenari inediti per una consultazione già singolare: è la prima volta che un capoluogo metropolitano tenta la strada della divisione e i ministeri dell’Interno e degli Affari Regionali non hanno ancora chiarito se, in caso di vittoria dei Sì, a maggio Venezia e Mestre riusciranno o meno ad andare al voto per scadenza naturale della giunta. Una lettera di un veneziano, una di un mestrino acquisito e una di un appassionato di Marghera sono gli appelli al voto lanciati ieri dal Gruppo 25 Aprile, veneziano e autonomista. «Non sarà sufficiente, sarà solo il punto di partenza, perché l’autonomia da sola non genera buoni amministratori – ha scritto Stefano Croce ai veneziani - Ma almeno garantirà che saranno scelti da una comunità cui questi dovranno rendere conto»; «Mestre ha bisogno di investimenti e di lavoro. Marghera ha bisogno della trasformazione del porto e di tutta la zona industriale. Di offrire lavoro vero ai nostri figli che abbiamo fatto studiare» l’appello di Stefano Bravo a Marghera ; «Oggi le mie due anime, quella insulare e quella di terraferma si sono messe d’accordo - dice Dario Vianello, figlio e nipote di gondolieri nato a Venezia e ora residente in terraferma - Mestre deve ritrovare il suo spirito di città». Le segreterie di Cgil, Cisl e Uil badano al pratico nell’appello a votare No. «Sviluppo economico, rilancio delle attività manifatturiere, bonifica delle zone industriali, destino della portualità commerciale e crocieristica sono sfide che coinvolgono sia l’area lagunare sia quella di terraferma. Solo una città unita potrà avere il peso e la forza per condizionare i centri decisionali nazionali, regionali e finanziari». Per contare, meglio pesare, insomma. Per contare, meglio non aumentare i problemi, aggiunge Michele Zuin, assessore comunale al bilancio. Esempio: come si dividono i 2.700 dipendenti comunali? «Il personale è legato da un contratto di lavoro con il solo Comune di Venezia. Ognuna delle due realtà dovrebbe ridefinire una propria dotazione organica, poi dovranno essere individuati i criteri per l’assegnazione del personale – spiega - Il processo potrà comportare significative tensioni». Per esempio, per chi si trova spostato tra Favaro e Pellestrina. La tensione è alta, come dice un inciampo avvenuto ieri alla manifestazione degli studenti di Fridays for Future in Strada Nuova. «Ho chiesto loro cosa ne pensavano del referendum e sono stato aggredito come fascista e divisivo», accusa Sitran. «Durante il comizio questo signore ha iniziato a urlare che noi studenti siamo contro il referendum – ribatte la portavoce Sofia – Molti di noi sono minorenni, altri non residenti: il referendum non fa parte della nostra piattaforma di mobilitazione». Monica Zicchiero © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

SABATO 30 NOVEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

I nodi del governo

«A gennaio il Veneto firma l’autonomia» Il presidente Zaia: fondo di 5 miliardi per le infrastrutture, Lep su quattro materie: trasporto pubblico, scuola, sociale e sanità Albino Salmaso VENEZIA. I Lep della legge quadro sull’autonomia, che il ministro Francesco Boccia lunedì porterà a Palazzo Chigi, dopo il via libera dei governatori? Si faranno solo per 4 materie fondamentali: trasporto locale, sociale, scuola e sanità dove si chiamano Lea. E a deciderli non sarà il Mef con la Sose ma una commissione paritetica Stato-Regioni. Il fondo di perequazione delle infrastrutture per le aree svantaggiate? Si può partire con 5 miliardi. E’ questo il vero nodo da sciogliere nel consiglio dei ministri di dopodomani, con i grillini e Italia Viva di Renzi che tirano il freno, senza alzare però muri invalicabili. L’esame finale lo farà come sempre il premier Conte, con il Pd che spinge per il via libera per spianare la strada alla firma dell’intesa a gennaio con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. E’ questo l’asso che Zingaretti vuole calare nella campagna elettorale, per trascinare il governatore Stefano Bonaccini alla riconferma nella sfida con Lucia Borgonzoni e salvare Bologna dall’assedio della Lega. A Venezia e Milano, le capitali del referendum autonomista, c’è un cauto ottimismo e Luca Zaia, incoronato governatore più efficiente d’Italia da un sondaggio Swg, torna dalla sua missione romana con due obiettivi raggiunti. L’impegno del governo a salvare Venezia dalle alluvioni con 3 miliardi da spendere nell’arco di dieci anni e il via libera alla “legge quadro” sull’autonomia, che indica il percorso della fase 2 del federalismo. Com’è riuscito il ministro Boccia a raccogliere il consenso unanime delle regioni nel giro di due mesi? La parola chiave è perequazione per rassicurare il Mezzogiorno. Zaia va subito al concreto: «Il Veneto e la Lombardia hanno proposto di mettere a bilancio 5 miliardi per avviare la perequazione delle infrastrutture:

fondi da assegnare alle aree più bisognose. Abbiamo detto di più: vogliamo che sia ogni singola regione a realizzare le opere con la quota di risorse statali assegnate dal fondo speciale». Insomma, federalismo vero con gli appalti dell’alta velocità Brescia-Padova decisi a Venezia e non più a Roma. E le risorse da assegnare per superare la spesa storica che

Da definire il nodo delle risorse che saranno attribuite con la compartecipazione ha penalizzato il Nord virtuoso? Zaia ribatte: «Ci sono due scuole di pensiero: chi dice che la norma finanziaria dev’essere perfetta, mentre il Mef fa riferimento alla legge 68- 2011 di Calderoli che stabilisce già alcuni criteri. Noi pensiamo che quanto scritto nei 68 articoli della bozza presentata al ministro Stefani non si debba toccare: il meccanismo che consente alla regioni di trattenere parte del gettito Iva e Irpef è il punto si svolta inserito già dal sottosegretario Bressa nella prima intesa sottoscritta a febbraio 2018 con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. A Roma il tavolo si è allargato, i governatori del Sud non sono stati aggressivi, lo stesso Vincenzo De Luca ha parlato di efficienza e anche la Puglia vuole utilizzare l’articolo 116 della Costituzione e avviare il negoziato» racconta Zaia. Il traguardo è quindi vicino? «Un ulteriore blocco del percorso dell’ autonomia sarebbe ingiustificabile, credo che il processo non si possa più arrestare. A creare ostacoli e a sabotare il percorso sono stati i 5 Stelle. Con il via libera della legge quadro, il Veneto a gennaio 2020 può firmare l’intesa sull’autonomia. Abbiamo chiesto 23 materie e non faremo passi indietro». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

vertiCe a milano

Il Pd del Nord compatto Molto positiva la proposta del ministro: ora l'autonomia recupera pienamente lo spirito costituzione.Così il capogruppo del Pd Stefano Fracasso a Milano con i consiglieri regionali di Veneto, Lombardia, Emilia, Piemonte Friuli e Liguria e il ministro Boccia. Autonomia, l’incontro tra i governatori delle regioni e il ministro Boccia sulla legge quadro

il dibattito a roma e in veneto

D’Incà: un altro passo avanti il M5s rispetta gli impegni Lunedì la proposta arriva in Consiglio dei Ministri I grillini veneti all’attacco «Basta con la commedia delle 23 materie da ottenere» VENEZIA. Che aria tira nel M5S? La fronda del Sud guidata dall’ex ministro Barbara Lezzi è sempre in agguato al Senato, anche se il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, non nutre dubbi sul percorso avviato da Boccia, in perfetta sintonia con il premier Conte che ieri sera ha messo fine a tutte le polemiche. Il via libera del-

Sondaggio Swg: premiato il buon governo del Nord, ultima la Calabria Il leader della Lega conferma e consolida il primato nella classifica

Zaia governatore più apprezzato tallonato dall’emiliano Bonaccini IL SONDAGGIO

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l governatore del Veneto Luca Zaia in testa, seguito da Stefano Bonaccini in Emilia Romagna: l’efficacia dell’operato dei presidenti di 16 Regioni fotografata dall’Swg su un campione di 10.800 italiani (ad esclusione

di Umbria, Molise, Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige) mette sul podio due governatori del Nord. Sia per Zaia che per Bonaccini i valori rilevati tra ottobre e novembre 2019 sono in crescita rispetto agli ultimi due anni. Quella di Zaia è una conferma: il leader della Lega non ha rivali. Ma anche Bonaccini ricava una ventata di otti-

mismo, in vista della sfida del 26 gennaio con Lucia Borgonzoni, che Salvini ha candidato alla poltrona di presidente mentre Luigi Di Maio ha offerto a Milena Gabanelli la candidatura in Emilia per il M5S. Bonaccini dovrà sudare le proverbiali sette camicie per essere riconfermato, ma la sua popolarità in Emilia Romagna è altis-

la Conferenza delle regioni alla legge quadro sull’autonomia è un dato acquisito e indietro non si torna. «Un altro tassello per l'#autonomiadifferenziata è stato posizionato. Le regioni hanno condiviso il testo proposto dal governo e dal ministro @F_Boccia e questo è un importante passo avanti. Adesso il documento sarà portato in Consiglio dei Ministri per proseguire il suo iter» ha scritto D’Incà su Twitter. E Boccia, ieri a Milano per un convegno con il Pd del Nord, ha rilanciato: «Federico D'Incà ministro per le Riforme, ha seguito per il Mo-

vimento 5 stelle tutto l'iter e abbiamo lavorato bene insieme. E penso che l'unanimità delle Regioni racconti il lavoro faticoso, duro e importante che è stato fatto». E i grillini veneti? Se la prendono con Luca Zaia, che insiste sulle 23 materie da portare a casa, anche se la scuola è sacra e inviolabile e non fa parte di alcun negoziato. «Assistiamo ancora una volta alla commedia del nostro governatore sull'autonomia, ma questa volta siamo all'avanspettacolo», dicono in coro i consiglieri regionali Jacopo Berti, Erika Baldin,

Manuel Brusco e Simone Scarabel che aggiungono: «Dopo aver battuto i pugni sul tavolo, sbraitato, continuando ad alzare la posta rendendo sempre più difficile raggiungere l'obiettivo sacrosanto dell’autonomia, ora Zaia si ritrova con un governo che ha pronta la legge quadro, uguale per tutte le regioni. Nessuna distinzione tra nord e sud e le condizioni per la quali ogni regione cammini con le sue gambe, senza privilegi. Tutte le regioni sono d'accordo. E lui cosa fa? Gioca a mandare gambe all'aria tutta la riforma, dice che ci sono cose ancora da aggiustare e tira di nuovo fuori la condizione delle 23 materie. Il modo migliore per dire che l’autonomia non arrivi né ora, né mai. Ora basta. Zaia è autonomista solo a slogan, il M5S invece approva le riforme vere». — Al.Sal. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

sima e il suo gradimento personale batte nettamente quello di Lucia Borgonzoni, che invece può contare sulla compatezza del centrodestra. Al terzo posto della classifica Swg a pari merito troviamo il presidente della Liguria, Giovanni Toti, e della Lombardia Attilio Fontana, seguiti da quello del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Segue Enrico Rossi, governatore della Toscana, che migliora le proprie performance dal 2016. Dopo di lui Alberto Cirio in Piemonte e Nicola Zingaretti, presidente del Lazio, in netta discesa. Chiude la classifica Mario Oliverio, presidente della Calabria, dove si tornerà alle urne a gennaio. — Al.Sal. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Luca Zaia sorride dopo l’assegnazione delle Olimpiadi a Cortina 2026


ATTUALITÀ

SABATO 30 NOVEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

il delitto di roma

La fidanzata di Luca aveva 70mila euro per comprare la droga Il pm la indaga: ruolo centrale di Anastasiya nell’acquisto In cella un terzo ragazzo. Il killer: «Scappo in Brasile» ROMA. A poco più di un mese dall’omicidio di Luca Sacchi cade l’ultimo velo sulle bugie della sua fidanzata, Anastasiya Kylemnyk, indagata e raggiunta ieri da una misura cautelare – l’obbligo di firma – per via, secondo l’accusa, del suo «ruolo centrale nell’acquisto di droga» Quella sera Anastasiya nascondeva nello zaino 70mila euro: la cifra concordata per l’acquisto di 15 chili di marijuana. «Al momento – dice il procuratore Michele Prestipino – non ci sono elementi per dire che Luca Sacchi ne fosse in alcun modo a conoscenza». Due le persone per cui è scattata l’ordinanza di carcerazione: Marcello De Propris, accusato di aver fornito a Valerio Del Grosso e Paolo Pirino l’arma del delitto e Giovanni Princi, il pregiudicato amico di Luca che ha condotto la trattativa per l’acqui-

Anastasiya è indagata per detenzione di droga ai fini di spaccio

sto di marijuana. Agli arresti da ieri anche Armando De Propris, papà di Marcello, trovato in possesso di droga. Come in un puzzle, tutto torna in ordine. Grazie alle indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo, l’omicidio nella notte tra il 23 e il 24 ottobre davanti al John Cabot, pub in zona Appio a Roma, si delinea come uno scambio di droga finito male. A trattare la compravendita dei 15 chili di marijuana Del Grosso e Princi, amico quest’ultimo di Luca e Anastasiya. La quantità è rilevante: per ciò il pusher si sincera della presenza della somma nello zaino della 25enne, e poi chiama il collega Marcello De Propris per reperire la roba. A questo punto nella testa dell’assassino scatta qualcosa e al telefono, non sapendo che l’interlocutore fosse già sotto controllo, si lascia andare: «Ascoltami, ma se famo invece. .. e vengo a prendeme quella cosa che mi hai detto ieri e glieli levo tutti?». Il killer è determinato: «Non poi capì Marcè... me sta a partì la brocca». Il resto è noto: Luca morirà sotto i colpi di pistola di Del Grosso. Dopo i due killer si dividono, ma Del Grosso chiama il suo datore di lavoro: «Ho fatto una cazzata... Ieri sera ho sparato a una persona. Stavamo facendo uno scambio di marijuana, 15 kg in cambio di 70mila euro, poi qualcosa è andato storto...». E l’ultima confessione: «Ho preso lo zaino... siamo scappati. Scappo in Brasile». È distrutto dal dolore il padre di Luca. «Sospetto che Gio-

il sì dell’ufficio ue per la proprietà intellettuale

Renato Povelato, Mil Geremia e Alessando Mazzochel con il loro marchio “Made in Veneto”

Made in Veneto, l’Europa dice sì al marchio a tutela dei prodotti Regione al palo: «Un escamotage» Iniziativa privata del vicesindaco di Volpago e di due suoi soci L’assessore leghista Marcato «Soluzione interessante» Gli uffici: «È più uno slogan» TREVISO. Nasce il marchio “Made in Veneto” a tutela dei prodotti locali. L’iter per il riconoscimento si è concluso con l’approvazione da parte dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Eui-

po). Artefice e promotore dell’iniziativa è il vicesindaco di Volpago del Montello, Renato Povelato, assieme a due soci, Alessandro Mazzochel (consigliere comunale sempre a Volpago) e Milo Geremia. Tre venetisti, anche se a loro il termine non piace («Siamo veneti, non venetisti», dice Povelato), ma qui – giurano – la politica non c’entra nulla. Il marchio, secondo il “manifesto” di Povelato e soci, «ha l’o-

biettivo di confermare l’origine veneta e l’eccellenza del prodotto ai fini della valorizzazione e promozione commerciale. Sarà un importante strumento per la tutela e la difesa dei prodotti veneti contro la contraffazione, che così pesantemente colpisce le eccellenze della nostra terra». Non solo: dietro il marchio si vuole creare una vera e propria comunità del “made in Veneto”. «Sul sito www.madeinveneto.vet

le ditte troveranno una propria vetrina adeguata, e i clienti delle immediate risposte alle ricerche di un fornitore sicuro e di qualità», si legge nella presentazione. Come sia nato tutto ciò ce lo racconta Povelato stesso. «Idea mia – dice – perché come presidente della “Associazione sovranazionale del popolo veneto” dal 2015 mi batto per il riconoscimento proprio del popolo veneto da parte dell’O-

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vanni Princi e Anastasiya fossero molto più che amici… Sono sensazioni di un papà che ha perso un figlio forse, ma io lei non la riconosco più… Tutto è possibile…» dice Alfonso Sacchi. Da oltre un mese fatica a dormire, mangia poco e non pensa ad altro che a suo figlio Luca, ucciso dalla ferocia di Valerio Del Grosso e Paolo Pirino. Ma tradito, secondo suo papà, dalla persona che aveva accanto e che amava, più di se stesso. «Quella sera mio figlio è intervenuto in soccorso della fidanzata, non era a conoscenza dello scambio di droga, dei soldi, di niente. Lo ha detto anche Prestipino». Parole, quelle del procuratore facente funzioni, che non hanno stupito il papà del 24enne personal trainer. «Mio figlio era pulito, mai avuto dubbi. Con la droga non c’entra…». Diversa l’opinione del genitore sulla giovane babysitter. «Anastasiya ci ha mentito su quanto avvenuto quella tragica sera e adesso è chiaro il motivo del suo strano allontanamento. Se ha sbagliato è giusto che paghi», ribadisce Alfonso Sacchi, assistito dai suoi avvocati Armida Decina e Paolo Salice. È duro anche il giudizio su Princi, arrestato ieri dai carabinieri del Nucleo Investigativo per aver tentato di acquistare droga, insieme con Anastasiya, la sera dell’omicidio. «È un manipolatore». Luca però era fatto così, era un buono, si fidava: «Pensava di aver trovato un amico e la donna della sua vita ma è stato tradito… da entrambi…». —

MILANO. La Cir, holding che fa capo alla famiglia De Benedetti ha emesso questo comunicato che riguarda Gedi, società che edita questo quotidiano e anche i giornali ex Finegil, la Stampa, il Secolo XIX, la Repubblica e L’Espresso. «In riferimento alle indiscrezioni apparse su alcuni organi di stampa riguardanti la partecipazione di Cir in Gedi S.p.A. (“Gedi”), su richiesta della Consob, Cir informa che sono in corso discussioni con Exor N.V. (“Exor”) concernenti una possibile operazione di riassetto dell’azionariato di Gedi che condurrebbe all’acquisizione del controllo su Gedi da parte di Exor. Il Consiglio di amministrazione di Cir è convocato per lunedì 2 dicembre per l’esame di tale possibile operazione e all’esito dello stesso saranno fornite al mercato le opportune comunicazioni». Attualmente Cir possiede il 43,78% del capitale ordinario della società editrice (pari al 45,753% della quota sul capitale votante) mentre Exor ha il 5,992% (pari al 6,262 della quota votante). —

nu. Partecipando a diversi forum economici internazionali ho visto come i vari Paesi portano in giro i propri prodotti e lavorano per la loro tutela, ed è venuta la stessa idea anche a me per la nostra regione». Il primo tentativo di registrazione del marchio “made in Veneto”, nel 2017, si è però arenato: Povelato aveva scelto come logo – poteva essere diversamente? – il Leone di San Marco, ma è stato considerato simbolo troppo simile ad altri marchi già registrati. Da lì il nuovo iter con il logo “made in Veneto” rappresentato da una scritta in cui la “V” è un compasso rovesciato. L’iter dal punto di vista burocratico si è concluso a maggio dello scorso anno, ma la parte operativa inizia adesso con l’avvio del portale e delle presentazioni ufficiali dell’iniziativa. Se un’azienda vuole far sapere che il suo prodotto è realizzato in Veneto, insomma, può rivolgersi a Povelato e soci e chiedere di utilizzare il marchio. È un criterio puramente territoriale? «Sì, la produzione dev’essere locale, che si tratti di un vino o di un maglione». E se invece il maglione è fatto in Serbia e i bottoni vengono attaccati in Veneto? «Beh, allora no che non è made in Veneto: nel criterio c’è la regola che la maggior parte del prodotto deve essere realizzata qui, anzi, meglio, che la percentuale maggioritaria del valore del prodotto sia “local”». Lo chiama «escamotage», l’assessore regionale allo sviluppo economico, Roberto Marcato, che ci aveva provato ben prima di Povelato e soci, a registrare il marchio “made in Veneto”. «Solo che non si può – ci dice al telefono – le normative europee non consentono

di avere un “made in” regionale». E allora come hanno fatto, i “venetisti”? «Avranno trovato un escamotage: sarà una dicitura, un marchio pubblicitario. Escamotage interessante, eh: può essere un utile elemento di accompagnamento per i nostri prodotti, e anche un elemento di discussione». La notizia della registrazione del marchio “made in Veneto” coglie tutti un po’ di sorpresa, in Regione. Gli uffici tecnici sono stati informati della vicenda e stanno cercando di capire come tutto ciò sia possibile. L’escamotage citato dall’assessore sarebbe questo: il “made in Veneto” registrato non sarebbe un marchio con dei disciplinari da rispettare – e, su questo aspetto, lo stesso Povelato conferma – bensì un marchio commerciale. Un logo, insomma, o un “trade mark” per dirla all’inglese. «La Regione ha istituito, con la legge 17 del 2013, il marchio “Qualità Veneto”, unico possibile perché i trattati europei in materia impediscono marchi di origine regionali, consentendo solamente quelli di qualità», spiega un tecnico regionale. «Ciascuna impresa che lo richiede deve rispettare un disciplinare». Regole ferree, insomma, come nel settore alimentare accade per esempio per le Dop e Doc. Più la burocrazia che il vantaggio, alla fine: nessuna impresa, infatti, dal 2013 a oggi ha richiesto di potersi fregiare del marchio “Qualità Veneto”. Questo “made in Veneto”, però, fa un altro effetto, solo a pronunciarlo. No? «In effetti sì – dice ancora il tecnico regionale – ma alla fine, più che un vero marchio, non saprei come definirlo. Ecco, forse uno slogan». — F.P.

editoria

Controllo gruppo Gedi Trattativa Cir-Exor


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Primo Piano

Sabato 30 Novembre 2019 www.gazzettino.it

La riforma federalista LA MAGGIORANZA VENEZIA L’autonomia rischia di spaccare il governo giallo-rosso. Ieri il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ha annunciato che lunedì porterà in Consiglio dei ministri la legge quadro sull’autonomia, quella approvata dai governatori in Conferenza Stato-Regioni. Ma la domanda è: i ministri del Movimento 5 Stelle gliela approveranno? In realtà sarà solo un’informativa. Tra gli alleati c’è fermento. Deputati e senatori del M5s che fanno parte della commissione bicamerale per le Questioni regionali hanno invitato alla «prudenza», mentre il deputato toscano Luigi Gallo è stato ancora più netto, sostenendo che la proposta di inserire la norma quadro sull’autonomia nella legge di Bilancio non è condivisa: «Nessun blitz verrà accettato». Non solo: i renziani di Italia Viva, con il capogruppo al Senato Davide Faraone, hanno chiesto di leggere i testi e di avere garanzia del coinvolgimento del Parlamento nell’esame: «Prima di esprimere un’opinione vogliamo vedere i testi, per noi ancora ignoti». È così che, in serata, si è appreso che mercoledì in mattinata si terrà una riunione di maggioranza sulla riforma dell’autonomia. A convocarla, il ministro pentastellato ai Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.

Autonomia a strappi, altolà alla legge Boccia da M5s e Italia Viva I grillini: «Nessun blitz verrà accettato» `Informativa in Cdm. Il ministro D’Incà Anche i renziani frenano: «Testi ignoti» convoca una riunione di maggioranza `

IL PERCORSO

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L’ACCELERAZIONE Dopo la Conferenza Stato-Regioni di giovedì che ha registrato il via libera di tutti i governatori, pur con qualche distinguo e richieste di approfondimenti, ieri c’è stata una accelerazione. Il ministro dem Boccia ha annunciato che porterà il testo nella seduta di lunedì a Palazzo Chigi. Il passo successivo sarà l’inserimento nella legge di Bilancio così da avere l’approvazione parlamentare entro l’anno. I primi a farsi sentire sono stati i pentastellati della bicamerale per le Questioni regionali: «Riteniamo inopportuna l’ipotesi di inserire in legge di bilancio qualche disposizione attinente ad una riforma così importante per il paese». Più esplicito l’onorevole Luigi Gallo che su Facebook ha scritto: «La fretta ha fatto i gattini ciechi e l’autonomia non può essere un contentino elettorale per le prossime elezio-

LA RASSICURAZIONE DEL PREMIER SUL FONDO PEREQUATIVO: «GARANTIRÀ COESIONE»

IL CONFRONTO VENEZIA Il giorno dopo aver dato l’assenso «di massima» alla legge quadro sull’autonomia presentata dal ministro dem Francesco Boccia in Conferenza Stato-Regioni, il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, spiega quali sono i punti da approfondire. Lunedì quel testo andrà in Consiglio dei ministri e, quindi, in Parlamento, eppure non tutto va bene a Zaia, tanto da dire che, se non si farà chiarezza ad esempio sulla norma finanziaria, l’intesa «non è sottoscrivibile». Ma Zaia aggiunge anche che un conto è la legge quadro, altro è l’intesa tra Governo e singola Regione. Ed è nell’intesa che si specificheranno tutti i temi oggetti di confronto.

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Stessi livelli di prestazioni Attraverso l’autonomia, lo Stato tende ad assicurare «su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) di cui all’articolo 117» della Costituzione o gli obiettivi di servizio.

Determinare i fabbisogni I livelli essenziali delle prestazioni, gli obiettivi di servizio e i fabbisogni standard saranno individuati entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge di approvazione dell’intesa.

ni regionali. L’autonomia differenziata deve seguire un processo trasparente e partecipato del Parlamento». Dal Veneto commenti di tutt’altro tenore, con i consiglieri regionali del M5s Jacopo Berti, Erika Baldin, Manuel Brusco e Simone Scarabel che non hanno affatto criticato la legge quadro di Boccia. Anzi, hanno accusato il governatore veneto di frenare: «Dopo aver battuto i pugni sul tavolo, ora Zaia si ritrova con un Governo che ha pronta la legge quadro, uguale per tutte le regioni. E lui cosa fa? Gioca a mandare gambe all’aria tutto, dice che ci sono cose ancora da aggiustare e tira di nuovo fuori la condizione delle 23 materie».

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Il ministro per le autonomie invia lo schema di intesa con la Regione alle Camere per le deliberazioni. Che dovranno essere poi valutare da Governo e Regione per il via libera definitivo.

La verifica entro 10 anni Entro 30 giorni dalla sottoscrizione tra Stato e Regione la presentazione alle Camere del disegno di legge di approvazione dell’intesa. Che sarà poi sottoposta a verifica entro 10 anni.

«INTESA POSSIBILE CON IL GOVERNO ANCHE A FEBBRAIO PURCHÉ LA NORMA FINANZIARIA SIA RISCRITTA»

Ma Boccia è sicuro che in Cdm arriverà l’ok del M5s? «Se noi restiamo così come stiamo oggi, e lo voglio dire ai colleghi di maggioranza, facciamo un danno al Paese, perché le disuguaglianze ci sono e non è colpa dell’autonomia se ci sono le disuguaglianze attuali». Quanto a Gallo, Boccia ha risposto così: «Non mi pare che Gallo sia segretario o capo politico del Movimento 5 Stelle. Federico D’Incà ministro per le Riforme ha seguito per il M5s tutto l’iter e abbiamo lavorato bene insieme». Solo che poi D’Incà ha convocato la riunione di maggioranza. Da Milano, intanto, dove ha partecipato a un convegno con i

parlamentari, gli amministratori e i sindaci del Pd, tra cui il segretario e il capogruppo regionale veneto Alessandro Bisato e Stefano Fracasso, Boccia ha detto che «il lavoro ormai al 99% è chiuso, ci sono solo differenze di vedute sulle tecnicalità di utilizzo del fondo di perequazione che deve ridurre le disuguaglianze strutturali nel paese». Sul fondo perequativo è intervenuto anche il premier Giuseppe Conte: «Garantirà serenità nel trasferimento di competenze legislative e amministrative garantendo coesione territoriale». Ma evidentemente non è bastato. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

Zaia e poi Bonaccini i presidenti di Regione più “efficaci” d’Italia IL SONDAGGIO

Il passaggio alle Camere

FRIZIONI

ROMA Il governatore del Veneto Luca Zaia in testa, subito seguito dall’emiliano Stefano Bonaccini: l’efficacia dell’operato dei presidenti di 16 Regioni fotografata dall’Swg su un campione di 10.800 maggiorenni residenti in Italia - ad esclusione di Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige - mette sul podio i due governatori confinanti. Sia per Zaia che per Bonaccini i valori - rilevati tra ottobre e novembre 2019 - sono in crescita rispetto agli ultimi due anni. Al terzo posto di questa classifica dell’Swg a pari merito troviamo i presidenti della Liguria, Gio-

vanni Toti, e della Lombardia, Attilio Fontana, seguiti da quello del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Segue il toscano Enrico Rossi, che migliora le proprie performance dal 2016; dopo di lui Alberto Cirio in Piemonte e Nicola Zingaretti, presidente del Lazio. Sia Toti che Rossi mostrano un miglioramento delle performance rispetto agli ultimi anni, dal 2015 in particolare, mentre calano i giudizi positivi nei confronti dell’operato di Zingaretti, che passa dall’indice di gradimento 38 di 4 anni fa a 30 di oggi. Rispetto allo scorso anno cresce anche la fiducia verso il presidente della Campania Vincenzo De Luca (indice al 29) ma diminuisce rispetto al 2016 e

I PIÙ AMATI I governatori di Veneto Luca Zaia ed Emilia Romagna Stefano Bonaccini all’epoca della prima intesa sull’autonomia

VENETO ED EMILIA GUIDANO LA CLASSIFICA DI SWG: QUINTO IL FRIULANO FEDRIGA, ZINGARETTI IN CALO, CHIUDE LA CALABRIA

Il governatore: tasse e aliquote, garanzie o non firmo niente I NODI Ma quali sono i punti aperti? Primo: la norma finanziaria. «Questa - ha detto Zaia - sarà specificata nell’intesa che potremmo firmare già a gennaio, febbraio». Una delle criticità è la clausola di salvaguardia chiesta dal Veneto sulla compartecipazione dei tributi e delle aliquote fiscali: perché se improvvisamente a livello centrale venissero abbassate tutte le tasse, calerebbero le entrate per le Regioni. La richiesta quindi è: se tu Stato abbassi le tasse di cui a me Regione arriva una compartecipazione, va benissimo, ma serve un meccanismo di aggiustamento del sistema.

Secondo: i Lep. La bozza del ministro Boccia dice che i Livelli essenziali di prestazione vanno fatti entro un anno dall’approvazione della legge sull’intesa. E se non vengono definiti cosa succede? A Milano, al convegno del Pd con Boccia, è stato detto che si farà riferimento alle poste iscritte nel bilancio dello Stato. Quindi: medai storica regionale o nazionale? «Non è che se non fai i Lep va avanti tutto come prima – dice Zaia - così l’intesa non sarebbe sottoscrivibile». Inoltre, nelle strutture di missione per la definizione dei Lep dovranno esserci anche rappresentanti regionali. Terzo: il fondo di perequazione infrastrutturale. Veneto e

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Gli indipendentisti “Tsunami Veneto” oggi in sette città Sette eventi, uno per ogni capoluogo veneto e oltre duemila persone iscritte a partecipare allo “Tsunami veneto”. È l’evento di lancio sul territorio regionale del Partito dei Veneti, formazione politica che federa dieci soggetti associativi della galassia autonomista e indipendentista. I sette incontri si terranno in simultanea oggi alle 15.

2017 (era al 37).

IN CODA Chiude questa “classifica” stilata da Swg sull’efficacia dell’operato dei governatori, Mario Oliverio, presidente della Calabria dove si tornerà alle urne all’inizio del prossimo anno.

Lombardia - ha riferito Zaia hanno proposto di mettere a bilancio 5 miliardi di euro e di dedicarli alle Regioni più bisognose. Nulla esclude che ne benefici lo stesso Veneto, che quanto a infrastrutture è carente. Ma la richiesta di Zaia è che i lavori poi li faccia la Regione.

SCUOLA Intanto, dal convegno di Milano, il capogruppo dem in Regione Veneto Stefano Fracasso ha confermato che i Lep riguarderanno solo scuola e trasporti (per sanità e sociale ci sono i Lea, Livelli essenziali di assistenza), ma che è stata esclusa la regionalizzazione di insegnanti e bidelli. «Come abbiamo sostenuto da mesi». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

Sabato 30 Novembre 2019 www.gazzettino.it

Niente presepe bufera a scuola Salvini tuona: «Vado a trovarli»

Il blitz delle tute bianche Gli attivisti della sigla “Angry animals” ripresi dalle telecamere mentre scavalcano la recinzione per entrare nei depositi di Amazon di Vigonza nel Padovano

IL CASO

Nel frattempo in tutto il Veneto ieri migliaia di giovani si sono radunati per il quarto sciopero del clima. Da Chioggia a Schio, passando per Vicenza e Padova, molti i cortei con striscioni e cartelli. A Venezia la protesta si è svolta davanti alle grandi catene, da Burger king a H&M. A Treviso affissi cartelli sulle vetrine dei negozi e per qualche minuto è apparsa una composizione fatta di scatoloni con la scritta “Il Mose è una cartonata” che ha bloccato il traffico. Mauro Giacon

MOGLIANO Il caso è già esploso in Regione e quest’anno ha coinvolto pure Matteo Salvini. Una storia che si ripete ogni anno e che ora riguarda la scuola “Marco Polo” di Zerman, frazione di Mogliano Veneto in provincia di Treviso. La dirigente scolastica avrebbe deciso di non allestire il presepe in forma di rispetto degli studenti di altre religioni. «È davvero assurdo, andrò di persona a visitare questa scuola» ha tuonato Salvini rimbalzando la notizia sulla sua homepage. Anche in Regione ha sollevato un vespaio la notizia circolata nelle chat dei genitori e non ancora ufficialmente confermata dalla dirigente. «Ogni anno, a Natale, è sempre la stessa pantomima: qualche fenomeno che decide di togliere alberi di Natale e presepi dalle scuole, vietare le recite scolastiche a tema - commenta Silvia Rizzotto capogruppo per la lista Zaia - E intanto perdiamo per strada pezzi imprescindibili delle nostre radici, della nostra storia e della nostra tradizione». Anche Nicola Finco, presidente del gruppo consigliare della Lega commenta la notizia: «Ancora una volta siamo costretti ad assistere a insegnanti che, in nome di una presunta apertura, nascondono le nostre tradizioni, come quella secolare del presepe, per non offendere quelle altrui». Alle maestre che hanno avuto questa idea Finco tiene a ricordare che il presepe «non è solo uno dei nostri simboli più amati, ma anche un portatore di idee quali la fratellanza e l’accoglienza». Il sindaco di centrodestra di Mogliano, Davide Bortolato, è sulla stessa linea: «Trovo insensato proibire il Presepe, soprattutto perché credo non offenda nessuno e nessuna tradizione religiosa. Ho un’altra idea di inclusione, e non capisco perché puntualmente ogni anno ci troviamo a dover affrontare polemiche di questo tipo». Tuttavia il sindaco confida nel buonsenso dei docenti e nel fatto che grazie alla mediazione la polemica rientri.

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Deposito Amazon nel mirino no global Assalto con lo spray Giornata degli sconti aperta dall’incursione di “Angry animals” (vicini ai centri sociali) a Vigonza: vernice verde su muri e finestre `

IL RAID PADOVA La partenza è stata la modifica di una vocale. Per cambiare il mondo nel giorno in cui celebra la festa del consumismo. Ed è così che il “Black friday” il venerdì degli acquisti a prezzi scontati, è diventato il “Block friday”, una estensione del diritto di manifestare che ieri migliaia di ragazzi anche in Veneto hanno santificato partecipando al quarto sciopero globale climatico, nell’ambito dei “Fridays for future” lanciati sulla rete da Greta Thunberg. Solo che alcuni “attivisti climatici” che si identificano con la sigla “Angry animals”, vicini ai centri sociali, l’hanno inteso a modo loro. Entrando alle 5 di ieri mattina nella sede del deposito di smistamento di Amazon a Vigonza e

INTANTO IN TUTTO IL VENETO MIGLIAIA DI STUDENTI MANIFESTANO PER AMBIENTE E DIFESA DEL CLIMA

imbrattando muri e finestre di vernice verde. Ora, non si sa quanto di ecologico vi sia nel rilasciare spray nell’atmosfera o vernice che dovrà essere ripulita con additivi chimici, ma le motivazioni sono apparse chiare: battaglia contro lo sfruttamento dei lavoratori che fanno ricco il carrello online delle grandi catene di vendita e dimostrazione contro chi, mandando corrieri casa per casa, inquina il pianeta.

count di Global Projet sito di riferimento dei movimenti per il clima che ha riferito di aver ricevuto la segnalazione del “sanzionamento” e della chiusura dei cancelli dell’hub veneto.

In piazza con Greta

LA RIVENDICAZIONE “Gli Angry animals tornano in azione - recita un comunicato Lo fanno nel giorno in cui migliaia e migliaia di giovani in tutto il mondo rimettono il clima al centro dell’attenzione e stanno urlando che il Block Friday è meglio del Black Friday. Oggi freniamo quel flusso compulsivo di merce che percorre le strade di tutto il Veneto”. Rolando Lutterotti del Centro sociale Pedro: «Il mio commento è positivo. Il Black friday rappresenta l’avanzata più grossa del mercato consumista, siamo contro un modello di sviluppo che sta distruggendo il pianeta e solidali contro chi viene sfruttato».

IL DEPOSITO Una quindicina le persone vestite con tute bianche e “armate” di uova e bombolette spray che hanno preso di mira la sede di Amazon. Un posto dove lavorano 30 assunti e circa 100 autisti con contratto, che aumentano del 40 per cento in questi giorni e a Natale. Al deposito, 7.488 metri quadrati, da due anni dalle 24 alle 4 del mattino arrivano i camion con i prodotti ordinati. Vengono create le rotte e dalle 8 del mattino partono le spedizioni. L’azione si è conclusa chiudendo poi con catene e lucchetti gli ingressi usati dai furgoni per le spedizioni. Su uno dei muti è stata impressa la scritta “Block”. Il tutto è stato ripreso e condiviso dall’ac-

LA RISPOSTA Arriva anche la risposta di Amazon, dapprima con Elena Cottini, manager operations Amazon Italia. «Peccato siano venuti così presto saremo andati loro incontro offrendo dei fiori, per conoscerci. Noi facciamo molto per l’ambiente, 100 mila furgoni

CORTEI Due momenti della manifestazione per i cambiamenti climatici con gli studenti in alto a Venezia e sotto nel centro di Treviso

elettrici acquistati, riduzione del 25 per cento degli imballaggi, 100 milioni per riforestare alcune aree del pianeta». Sull’episodio interviene lo stesso Jeff Bezos ceo e fondatore: «Lo scorso 19 settembre Amazon e Global optmism hanno presentato The climate pledge, un impegno concreto a raggiungere i risultati dell’Accordo di Parigi con 10 anni di anticipo cioè azzerare la produzione di Co2 entro il 2040, e utilizzo di energia al 100% rinnovabile entro il 2030. E si impegnano a raggiungere l’80% di energia rinnovabile entro il 2024».

LO SCIOPERO

Le sanzioni per i ticket 2018

IL PROTOCOLLO VENEZIA C’è chi non ha pagato il ticket sanitario, chi ha presentato false o inesatte autocertificazioni, chi infine ha pagato meno del dovuto. Per tutti sono scattate le verifiche e in molti casi le sanzioni. Multe che hanno fruttato alle casse della Regione Veneto oltre quattro milioni di euro in quattro anni. Il dettaglio è riassunto nella tabella pubblicata qui a lato: tra introiti da sanzioni amministrative e introiti da verifiche sulle autocertificazioni il gettito è passato da

I CONTROLLI DELLE FIAMME GIALLE HANNO COMPORTATO NEGLI ULTIMI DUE ANNI SEQUESTRI PER 200MILA EURO

2017

2016

2015

Introiti da sanzioni amministrative

827.880,14

1.178.806,34

341.879,60

534.367,98

Introiti da verifiche autocertificazioni

446.814,31

223.729,15

282.578,98

277.891,86

1.274.694,45

1.402.535,49

624.458,58

812.259,84

TOTALE

Sanità, appalti e ticket: accordo Regione-Finanza 812mila euro nel 2015 a 1 milioni e 274mila euro nel 2018. E poi ci sono i controlli della Guardia di Finanza che in quasi due anni, dal 1° gennaio 2018 al 30 novembre 2019, ha eseguito 800 interventi in materia di “spesa sanitaria” con 600 soggetti verbalizzati, 400mila euro di frode accertata, sequestri per un valore di 200mila euro. Quanto ai ticket, le Fiamme gialle hanno eseguito 750 interventi accertandone 600 irregolari per una frode di

250mila euro.

LA FIRMA Tutti questi dati fanno da contorno al nuovo protocollo d’intesa tra la Regione Veneto e la Guardia di Finanza regionale in materia di sanità per la verifica corretta degli appalti, del ticket e delle attività professionali. A sottoscriverlo, ieri mattina a Palazzo Balbi, sono stati il governatore Luca Zaia e il comandante generale Giovanni Mainolfi.

I COMMENTI «Quella della sanità - ha detto Zaia - è una partita importante anche perché le risorse in bilancio previste sono circa 10 miliardi di euro, per 80 milioni di prestazioni negli 68 ospedali di cui 43 pubblici». «È un accordo unico - ha osservato Zaia - e consente alla Guardia di Finanza di poter accedere alle informazioni, ai dati e alle elaborazioni in possesso alla Regione». I fronti sono i più disparati, come appun-

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A PALAZZO BALBI Luca Zaia e il comandante Giovanni Mainolfi

to quella degli appalti, dei corsi o convegni specialistici, dei ticket per i quali già i finanzieri svolgono accertamenti. «Questo accordo - ha spiegato il comandate Mainolfi - che nasce da una comunanza di intenti, fa scuola in Italia in quanto prevede un preciso piano operativo di scambio di informazioni che riguarda profili professionali, convenzioni, pagamento prestazioni, riscossione ticket, pro-

cessi gestionali. Il filo conduttore è l’autonomia dell’autorità politica della Regione e la collaborazione reciproca tra istituzioni, non solo nel momento delle segnalazioni e delle situazioni patologiche, ma soprattutto per lo scambio formativo e il feedback continuo nelle informazioni, utile sia per noi sia per la Regione, al fine di migliorare i servizi ai cittadini». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


V

Primo Piano

Sabato 30 Novembre 2019 www.gazzettino.it

Il Natale in città L’ATTACCO BELLUNO «Senza senso né necessità», in pratica uno sfregio. E’ drastico il giudizio di Italia Nostra sezione di Belluno in merito al mini villaggio di casette in legno allestito in piazza dei Martiri. Il mercatino, posizionato sopra una piattaforma in legno che uniforma la pavimentazione dei giardini, ottiene il pollice in giù dall’associazione ambientalista. Bocciato senza possibilità di recupero. «Il Natale è la festa dei bambini e delle famiglie – commentano i soci – ed è normale che il centro città si adorni di luci e di decorazioni. Tutto giusto e lecito, purchè si rispetti l’ambiente e non gli si arrechi danno come invece è avvenuto nel giardino storico di Piazza dei Martiri dove, su due aiuole del giardino di fronte a Porta Dante, per allestire il mercatino è stata costruita una pedana in legno sotto la quale è stato steso uno strato di ghiaia e di pietrisco a grave danno del manto erboso. Ci si domanda come e quando il Comune provvederà al doveroso ripristino delle aiuole incaricando personale competente».

«Sfregio ai giardini storici per far posto ai mercatini» Italia Nostra insorge contro l’azzardo `«Violate le normative urbanistiche: di aver ricoperto di ghiaia l’area verde questa città sta perdendo la memoria» `

IL RIPRISTINO Al danno al verde secondo Italia Nostra si aggiungeranno anche i costi del ripristino del prato ad opera di un professionista. Insomma, un disastro. E così altre nubi si aggiungono al Natale 2019, grandioso, originale e di sicuro impatto ma anche un po’ criticato. Le prime voci fuori dal coro si sono alzate a inizio settimana, quando è entrato in vigore il senso unico in piazza Duomo dopo l’allestimento della pista da pattinaggio su ghiaccio. Una modifica alla viabilità che non è piaciuta a molti, commercianti in particolare. Italia Nostra, invece, si concentra sul giardino soffocato dal mercatino e porta in campo, anche, norme violate.

«NON SIAMO CONTRO L’AREA COMMERCIALE MA C’ERANO ALTRI SPAZI DOVE COLLOCARLA SENZA FAR DANNI»

LA CARTA ITALIANA «A quanto pare solo noi e qualche cittadino sensibile abbiamo notato il danno evidente che è stato causato al povero giardino di piazza dei Martiri – commentano ancora -. E desta meraviglia che questo intervento sia stato approvato dal Comune, in violazione di quanto prescritto dalla Carta italiana dei giardini storici e dal Piano Regolatore del Comune di Belluno. Norme, queste, totalmente ignorate dalla convenzione che il Comune e il Consorzio hanno stipulato per l’organizzazione del mercatino». La tirata d’orecchi si estende fino agli uffici comunali, non si limita ai membri della giunta. Sono i funzionari, infatti, quelli che secondo l’associazione avrebbero dovuto ricordare come il giardino della piazza centrale della città sia catalogato come storico dallo stesso Piano Regolatore. Realizzata ai primi del 900 nello spazio libero posto all’esterno delle mure medievali, l’area verde venne prese in mano dall’architetto Alberto Alpago Novello nel 1928; fu lui a conferirgli l’impostazione geometrica attuale, pensata per valorizzare le viste prospettiche che dalla fontana si potevano scorgere verso i palazzi più rilevanti delle quinte della piazza.

MEGLIO SUL LISTON

L’ALLESTIMENTO La pedana in legno che accoglierà i mercatini poggia una base di ghiaia gettata sopra il verde dei giardini pubblici

L’evento solidale

Shopping solidale: dicembre di appuntamenti per la “Cucchini” Puntuali con il mese di dicembre, tornano gli stand di Natale della Cucchini. L’associazione che si occupa in maniera gratuita di assistenza dei malati in fase evolutiva irreversibile e di cure palliative sarà in diverse piazze della provincia, già da questo fine settimana. Per far conoscere le proprie attività ed entrare in contatto con le persone. Ma anche per proporre uno shopping

natalizio solidale. Quella dei mercatini di Natale è una tradizione più che consolidata della Cucchini: i volontari dell’associazione portano avanti gli stand da trent’anni. E ogni volta sanno come stupire chi si avvicina. Quest’anno non mancheranno i prodotti a chilometro zero, offerti dalle aziende del territorio. Quindi biscotti, pasta, farina locale, marmellate con frutta

bellunese; e pacchi di riso che arrivano direttamente da Vercelli. Regali di buon gusto che possono essere messi sotto l’albero e che sicuramente contribuiranno a fare del bene. Il ricavato dei mercatini di Natale, infatti, andrà interamente a finanziare le attività della Cucchini. Il primo appuntamento con i volontari dell’associazione è per sabato 7, davanti alla

parrocchia di Mussoi, prima e dopo la messa. I mercatini proseguiranno domenica mattina a Mussoi, Sedico e Roe. E ancora domenica 8 davanti alla chiesa di Limana. Poi, il 14 dicembre, i volontari faranno conoscere le attività della Cucchini in Piazza Martiri a Belluno, in occasione del “Natale solidale”, rassegna curata dal Comune capoluogo con tutte le associazioni volontaristiche del territorio.

«Vennero studiati con cura anche l’ubicazione, la forma e la natura delle piante che dovevano arredare il giardino – proseguono gli attivisti -, tenendo conto delle dimensioni delle alberature e degli effetti estetici delle aree piene e libere. In virtù di tutto questo riteniamo che si sarebbe potuto valutare meglio l’intervento, per esempio distribuendo le casette sul marciapiede davanti al liston o in altre aree del centro altrettanto suggestive. Non siamo contrari alle casette, anzi le troviamo di gran lunga più eleganti delle indecorose baracche e dei tendoni con annessi tavoli spesso posizionati nel salotto buono della città. E’ veramente triste constatare come Belluno stia perdendo la memoria di sè e sia bersaglio di innumerevoli progetti che la appiattiscono sulla monocultura di una modernità standardizzata». Alessia Trentin

La festa si accende per scacciare l’incubo Vaia e celebrare l’Unesco LA CERIMONIA BELLUNO Tre, due, uno: luce sul Natale delle Dolomiti. Si accenderà oggi alle 17 il Natale in centro città. Con una grande cerimonia prevista in piazza Duomo sarà schiacciato il pulsante start ai festeggiamenti dicembrini nel capoluogo dolomitico. All’inaugurazione sono attesi i sindaci dei comuni colpiti da Vaia e un rappresentante dalla Regione. Forse lo stesso governatore Luca Zaia, al quale il Consorzio Belluno Centro Storico, deus ex machina dei festeggiamenti, aveva inviato l’invito settimane fa.

SINDACI RIUNITI Appuntamento, si è detto, oggi alle 17. La festa prenderà il via con un momento istituzionale, il saluto delle autorità. Seguirà l’apertura della tanto discussa pista da ghiaccio che, da quel momento, resterà attiva fino al 26 gennaio con tre soli momenti di chiusura: la mattina del 25 dicembre, il 31 dicembre e il primo

gennaio. Il Natale delle Dolomiti vuole un’atmosfera da fiaba, che infatti sarà assicurata dalla proiezione sulla facciata del Palazzo ex Tribunale di un filmato dedicato ai 10 anni della proclamazione delle Dolomiti patrimonio dell’umanità. Le proiezioni, poi, saranno un appuntamento fisso dei pomeriggi cittadini, con due riproduzioni al giorno fino al 6 dicembre dedicate all’Unesco e poi, dall’8 dicembre al 6 gennaio, ai paesaggi della Valbelluna.

L’ALBERO COMELIANO E’ un Natale che vuole celebrare il territorio e le sue bellezze, insomma, quello di quest’anno perchè i bellunesi si sentano orgogliosi della loro provincia. Ma non è Natale senza l’albero, si sa. Non mancherà nemmeno l’abete illuminato e addobbato, quest’anno collocato in piazza Vittorio Emanuele, davanti al Teatro Comunale. La pianta è stata donata alla città dalle Regole del Comelico ed è stata addobbata con ninnoli realizzati da associazioni bellunesi. Contestualmen-

te all’accensione dell’albero, infine, apriranno anche i banchetti del mercatino di Piazza dei Martiri. Il tanto discusso mercatino.

Cavarzano

IL CALENDARIO Torna l’8 dicembre la corsa dei Babbo Natale organizzata dall’Asd Dolomiti Pgs. La quindicesima edizione della manifestazione conferma un format ormai diventato una tradizione per il capoluogo dolomitico: centinaia di corridori vestiti di rosso si sfideranno nei tre percorsi da 21, 12 e 5 chilometri e festeggeranno in piazza tutti insieme l’arrivo. Sarà un ritorno anche quello del Natale solidale, previsto il 14 dicembre in piazza dei Martiri. Infine gli auguri e il panettone. Un maxi panettone, sarà quello che attenderà quest’anno i cittadini che arriveranno in piazza dei Martiri il 21 dicembre alle 17 per i saluti e gli auguri con il sindaco Jacopo Massaro.

COSTO DI 70MILA EURO Gli eventi, certo, non saranno solo questi ma proseguiranno a

Arriva San Nicolò: viabilità modificata

INAUGURAZIONE L’accensione delle luci avverrà oggi alle 17

A Cavarzano il 6 dicembre “Arriva San Nicolò”. E per consentire lo svolgimento dell’evento nel popoloso quartiere cittadino, saranno necessarie alcune modifiche alla viabilità. Ovvero: dalle 7 alle 14.30 istituzione del divieto di circolazione e di sosta con rimozione forzata dei veicoli nella piazza Monte Schiara (divieto di sosta su tutta l’area di sosta non regolamentata).

ritmo di uno al giorno fino all’Epifania. L’amministrazione comunale invita i cittadini a restare aggiornati attraverso i canali social e il sito Adorable. Il tutto costerà al Comune di Belluno circa 70 mila euro, destinati alle luminarie, alla pista da ghiaccio, alla promozione sui social degli eventi e delle iniziative e al supporto al Consorzio nell’organizzazione. A questa cifra si aggiunge l’investimento del sodalizio di commercianti.

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«Si tratta di un calendario ricco di appuntamenti – commenta l’assessore alle manifestazioni, Yuki d’Emilia – che ci dimostra come, quando pubblico e privato collaborano e uniscono le forze, si possono raggiungere grandi risultati. Il Natale 2019 sarà anche un banco di prova in vista del prossimo anno, quando grazie al bando del Distretto del Commercio potranno debuttare le nuvoe casette per il mercatino». A.Tr.


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PRIMO PIANO

SABATO 30 NOVEMBRE 2019 LA NUOVA

Il referendum per la separazione domani il voto a venezia e mestre

Appelli e veleni incrociati Divise le Municipalità I presidenti di Venezia, Lido e Mestre centro per il Sì. Marghera e Mestre Ovest per il No. Favaro per l’astensione, in linea con il sindaco Brugnaro

Marta Artico VENEZIA. Il count-down in vista del voto, è iniziato, domani il voto per la separazione di Venezia e Mestre. In queste ore si sono susseguite feste di chiusura, ultimi incontri, appelli al voto di ogni genere, video, messaggi. La battaglia per il Sì e per il No si è giocata per buona parte sui social, soprattutto in un primo tempo, ma anche in dibattiti e incontri, che hanno visto più verve nella città lagunare che in quella di terraferma, anche sulla scorta dell’acqua alta che ha investito la città. Se a Venezia alle serate a tema dedicate al quesito referendario si faceva fatica a trovare un posto a sedere, a Mestre non è stato lo stesso. Il referendum consultivo che potrebbe determinare la divisione della

Scurati, Grillo e Sgarbi separatisti, Cacciari replica con la necessità di stare uniti città in due comuni - da una parte la Venezia lagunare e dall’altra Mestre - ha scomodato il parere di letterati, critici d’arte, politici. A favore del Sì, e quindi per l’autonomia, si sono spesi lo scrittore vincitore del premio Strega Antonio Scurati e Beppe Grillo. Il leader dei 5 Stelle è entrato a gamba tesa nel dibattito. E per l’autonomia delle due città ha preso posizione anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi, sostenitore dell’idea che Venezia, per salvarsi, deve stare da sola, ultima spiaggia per proteggere la sua unicità e il suo patrimonio artistico culturale: «L’auto-

i nUmeri

l’esito

In quattro diventano maggiorenni domani

I risultati in tempo reale dal Comune

Sono 1.074 (579 uomini e 495 donne) i giovani che andranno per la prima volta al voto e lo faranno al referendum consultivo sulla divisione o meno in due comuni: la città storica con le isole e la terraferma. Sono 337 a Mestre Carpenedo, 260 a Venezia Murano Burano, 180 a Chirignago Zelarino, 108 a Favaro, 102 a Marghera e 87 a Lido Pellestrina (fonte ufficio elettorale del Comune). Quattro i giovani, tutti maschi, che festeggeranno i loro 18 anni proprio nel giorno delle votazioni: 2 a Mestre Carpenedo, 1 a Marghera e 1 a Chirignago Zelarino. —

Per il referendum il sito web del Comune, con la collaborazione del Servizio elettorale e di Venis, offrirà i dati di affluenza e di voto in tempo reale. Inoltre la comunicazione dei dati (affluenza e risultati) dai seggi avverrà attraverso una WebApp che registrerà automaticamente le informazioni provenienti dai presidenti di seggio. Il Data Center del Comune di Venezia ospita tutti i server e i database coinvolti: sono 10 server virtuali e 4 basi di dati differenti e interconnessi tra loro. A partire 23 di domani i dati relativi ai seggi del Comune di Venezia saranno pubblicati in tempo reale sul sito del Comune.

nomia è la prima strada perché Venezia viva come Montecarlo, San Marino, Trento, condizioni di autonomia speciale legate alla peculiarità del luogo». Sgarbi ha anche bacchettato il sindaco sugli striscioni multati, al quale ha ricordato che la democrazia e la libertà di espressione vanno sempre rispettate. A favore dell’autonomia Marco Balich, veneziano doc, regista e creativo, il quale ha invocato pieni poteri per Venezia.

Per il No si sono spesi intellettuali del calibro di Massimo Cacciari, più volte sindaco della città lagunare oltre che veneziano avvezzo all’acqua alta. Per il filosofo, suddividere l’area in due comuni diversi non farebbe altro che far lievitare i costi della politica. Meglio, insomma, non andare a votare. Cacciari porta l’acqua al mulino del sindaco Luigi Brugnaro, che per primo ha invitato all’astensione. Per il No anche gran parte del Pd e

della sinistra, senatori e deputati, da Pier Paolo Baretta al sottosegretario Andrea Martella. Se la Lega lascia liberi i suoi di decidere, il governatore Luca Zaia non ha preso posizione pubblicamente, mentre chi non ha mai vacillato in materia di autonomia è Fratelli d’Italia, che raccolse le firme e che si batte per il Sì. In ordine sparso anche le Municipalità, ossia le sei circoscrizioni di terraferma in cui è suddiviso il Comune e che in questi anni hanno visto svuotare il loro potere dal sindaco. In terraferma il presidente di Favaro, Marco Bellato, fedele al primo cittadino, è per l’astensione; il presidente della municipalità di Mestre centro (la più popolosa) Vincenzo Conte (Pd), è un fervido sostenitore dell’autonomia; il presidente della municipalità di Mestre Ovest, Gianluca Trabucco, è favorevole al voto ma schierato come il suo partito, Articolo 1, per il No. Il presidente di Marghera, il sociologo Gianfranco Bettin, sostiene l’unione delle due città. Di tutt’altro avviso Venezia, dove il presidente del Lido, Danny Carella (Pd) voterà Sì, alla stessa stregua del presidente della municipalità di Venezia, Andrea Martini (Pd). Partiti divisi, come le categorie che propendono, però, per mantenere lo status quo. Anche la Chiesa veneziana si è tenuta fuori dalla mischia. Nella scelta si sovrappongono l’identità delle due città, problemi di portata enorme quali i cambiamenti climatici e un’acqua alta che non lascia respirare i veneziani, il turismo a Venezia e il tema dei temi a Mestre, messo nell’ombra dal sindaco Brugnaro in questi anni, ossia il commercio che muore. —

zio del Terraglio c'erano le ville dei veneziani: questo era Mestre. Poi sono stati costruiti la ferrovia, e il ponte translagunare. E questo ha cambiato tutto» il disegno storico. Prosegue lo storico, entrando nel merito del referendum: «Da questo non discende se votare Sì o No alle elezioni, perché ogni cittadino deve decidere autonomamente. Una volta constatato e ricordato che Mestre e Marghera sono espressione della vitalità di una città ancora viva nell'800 e nel '900, ognuno decida se queste strane metà di questa stessa mela possono ancora stare insieme; oppure se una è una mela e l'altra una pera ed è giusto che Mestre vada altrove». — L.B.

Lo storico Isnenghi su Facebook «Due città, ma madre e figlia»

«L

a memoria può essere traditrice o invalidante. E lo è in particolare per Venezia: città della memoria e dell’oblio. La dimenticanza, ad esempio, di aver inventato Mestre e Mar-

ghera». Sono le parole di Mario Insnenghi, docente emerito di Ca' Foscari e presidente di Iveser, l'istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea. Parole pronunciate in un video diffuso sulla pagina Facebook dell'Università. «Difficile mettere insieme palazzi gotici, patriziato, ricordi e Serenissima

con quello che è successo nell'800 e nel '900. Questi due secoli sono stati amputati». Continua Insnenghi: «Mestre e Marghera sono figlie di Venezia. Chi voterà al referendum deciderà se i figli devono andarsene da casa o se è bene che vi rimangano» l'indicazione di voto, che in realtà un'indicazione non è. «A metà '800, all'ini-

Comune di VENEZIA

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L’accademico descrive in un video la storia delle due città «Mestre e Marghera sono nate da Venezia» ma non si schiera

LA STORIA

Comune di MESTRE

Lo storico Mario Isnenghi

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MOGLIANO

SABATO 30 NOVEMBRE 2019 LA TRIBUNA

Il caso di Zerman

Il presepe negato scatena Matteo Salvini Il segretario: «Fatemi parlare con le insegnanti». Dalla Regione la capogruppo Rizzotto: «Falso perbenismo» Matteo Marcon MOGLIANO. C’è chi critica la strumentalizzazione politica innescata puntuale dalla “bestia” di Salvini e chi invece si indigna perché non condivide nel merito la decisione delle insegnanti. Da ieri il tema del presepe “negato” alle scuole Marco Polo di Zerman è passato dal rappresentare un semplice argomento di discussione nelle chat dei genitori a diventare oggetto di scontro politico nazionale, su binari peraltro già tracciati da tempo. Il segretario della Lega cavalca la notizia sui social. Riverberando le dichiarazioni dell’assessore comunale all’identità veneta, Enrico Maria Pavan, Matteo Salvini commenta così: «Come si può pensare che i simboli più amati della nostra civiltà, segni di pace e di fratellanza, possano offendere qualcuno? Giù le mani dal Natale. Segnalatemi altri casi come questo, se serve andrò anche di persona a visitare queste scuole». Il suo è un post che arriva subito dopo il selfie col caffè e che vale oltre novemila reazioni su facebook, 4000 commenti e 1400 condivisioni (più twitter e instagram, tutti sincronizzati). Le possibilità che Salvini venga davvero a Zerman appaiono però scarse: l’ex premier nel giugno 2017 aveva annunciato di voler andare a mangiare la pizza ai Veneziani, nell’ambito di un’altra ormai dimenticata polemica social tutta moglianese, ma non si è mai visto (e la pizzeria nel frattempo ha cambiato gestione). Non mancano invece le reazioni immediate della galassia leghista: «Chi non capisce che il presepe è esso stesso esercizio di integrazione», commenta il consigliere regionale Riccardo Barbisan, «dovrebbe tornare sui banchi di scuola, altro che insegnare ai nostri ragazzi. Il presepe è uno dei simboli nei quali tutti possono riconoscersi, è una storia di accoglienza, di maternità, di condivisione. Celebra la nascita di una figura che anche la religio-

ne musulmana considera tra i grandi profeti: non vedo come possa colpire la sensibilità di chicchessia». «Ogni anno, a Natale, è sempre la stessa pantomima», aggiunge la collega Silvia Rizzotto capogruppo in Regione della lista Zaia Presidente, «Qualche fenomeno decide di togliere alberi di Natale e presepi dalle scuole, vietare le recite scolastiche a tema, in nome della

La dirigente scolastica: «Una scelta neutra Lì non ci sono neanche alunni stranieri» sensibilità e di un finto perbenismo che fanno comodo solo alla sinistra e ai radical chic. Non mi soffermo neppure a contare quanti sono i bambini stranieri o di altre nazionalità, che studiano nella scuola di Zerman, non è questo il nocciolo della questione. Possono essere uno, due, cento o mille. Qui stiamo parlando del presepe, un simbolo di pace e unità universale». Un chiarimento arriva però a sorpresa dalla dirigente scolastica, Daniela De Salvatore: «In realtà alle Marco Polo non c'è alcun alunno straniero e non esiste nessun particolare progetto di integrazione», precisa la responsabile dell’Istituto comprensivo Minerbi di Mogliano, «La scelta delle maestre, condivisa dall’insegnante di religione, per quest’anno si è semplicemente concentrata su altre attività, è stata una decisione neutra, non legata a matrici di natura religiosa. Il nostro istituto», aggiunge, «ha anche ottenuto un finanziamento del ministero proprio per realizzare un presepe, che sarà allestito alle Anna Frank. Siamo attivi con numerosi progetti di approfondimento e recupero delle tradizioni locali. Tutte le maestre, in previsione del Natale, sono libere di scegliere quali attività di natura didattica svolgere». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Un paradosso che mortifica la storia

Simboli di pacificazione ma noi li rendiamo divisivi L’INTERVENTO GIAN DOMENICO MAZZOCATO

atale è alle porte e già mi ballano davanti agli occhi i profeti del “sìpresepio” e del “nopresepio”. Sono, grossomodo, gli stessi che discutono e dibattono la presenza del crocifisso nelle aule e nei luoghi pubblici. Agli uni e agli altri mi sento di chiedere, con se-

N

renità, se è lecito ed etico impiegare simboli di unione e pacificazione come segni divisivi. L’uomo che da duemila anni guarda il mondo appeso ai chiodi di una croce non può essere felice quando viene usato per marcare una differenza, per sottolineare una distanza, per scavare un solco. E davanti al presepio, che esprime profondamente la cultura cristiana di questa terra, è mai possibile che non si possa cogliere l’occasione per fare a bambini

alle “marco polo”

«Preferiamo altre attività» Alle elementari Marco Polo di Zerman (foto a sinistra) le insegnanti hanno deciso di non fare nessun presepe, scatenando le ire di Salvini e della Lega. «Ma non ci sono particolari progetti di inclusione, ci concentriamo su altre attività».

il centrosinistra moglianese difende la scuola

«La Lega non può pretendere di imporre linee didattiche» Gerini, segretario del Pd: «Basta con questa politica che alimenta tensioni e costruisce il consenso sullo scontro religioso» MOGLIANO. Il centrosinistra

moglianese insorge contro l’atto d’accusa nei confronti della scuola Marco Polo, rea secondo la Lega di aver “censurato” il presepe. «Usare il presepe come arma identitaria per invitare fantomatici genitori stranieri ad andarsene dal nostro Paese penso sia la cosa più distante dal messaggio di fratellanza e ac-

e adulti un discorso semplice, chiaro? Parole dritte al cuore. “Questo è il presepio che l’Italia ama e riproduce all’infinito da san Francesco in poi, cioè da quasi mille anni. Al centro vi è un bambino che accoglie gli umili e rozzi pastori come i raffinati e colti Magi, venuti da lontano per recargli doni e omaggio. Che non fa differenze tra le pelli di diversi colori, che non chiede a nessuno se ha i documenti in regola. Il suo annuncio di pace e speranza è per tutti. Indistintamente”. A Natale a casa mia collezioniamo micropresepi. Ci pare che la scena di un uomo e di una donna che accudiscono un bambino nella mangiatoia narri la nostra piccola storia quotidiana, ma anche la grande storia cui la venuta al mon-

coglienza che invece il presepe dovrebbe trasmettere», commenta il segretario del Pd, Jacopo Gerini. «È la solita polemica della destra sui presepi. Purtroppo questa volta tocca al nostro assessore all'identità veneta, forse a corto di argomenti per il suo referato, inventarsi il "caso presepe" rilanciato poi dalla macchina propagandistica di Salvini. Dobbiamo finirla con questa politica che alimenta tensioni e costruisce il consenso sullo scontro religioso e culturale. All'assessore Pavan chiedo di non tirare in mezzo le nostre scuole e la-

do di quel bambino ha impresso una svolta netta. Quel bambino ha voluto che sua madre partorisse in una stalla, in condizioni di povertà assoluta. Rifiutata, col suo uomo, da tutti. Quel bambino è atteso da un futuro immediato di fuga, di angoscia, di confini varcati furtivamente, di fame e sete. La fatica e le paure dei suoi genitori, l’incubo dell’ignoto. Possibile che il presepio non possa indurre a formulare queste parole. Me lo chiedo, con dolore ma anche con speranza, tutti i giorni. Non è vero che il presepio rappresenta la tradizione cristiana, l’albero quella pagana. L’albero è semplicemente il simbolo della tradizione cristiana nordica. Poi entrambi i simboli hanno origini precristiane. L’albero di Natale altro

sciar fare agli insegnanti il loro lavoro in pace». Anche il capogruppo di Mogliano Bene Comune, Giacomo Nilandi ,risponde per le rime all’amministrazione leghista: «Giù le mani della politica dalla didattica della scuola pubblica», commenta, «Gli interventi di Salvini e dell'assessore Pavan entrano a gamba tesa in un ambito di squisita pertinenza dei singoli istituti secondo il principio sacrosanto dell'autonomia scolastica. Il nostro è inoltre uno Stato laico o non confessionale per fortuna, non vi è nessun ob-

non è che l’albero del paradiso o anche della fecondità presente in molte culture e religioni. Racconta il cosmo e dunque viene ornato con i simboli di Sole e Luna. Pianeti e stelle. Usanza molto diffusa presso le popolazioni celtiche. La Genesi ci racconta dell’Albero della Vita al centro del paradiso terrestre. L’albero natalizio raccoglie una immensa eredità storica e religiosa: collega la vicenda dell’uomo alla rinascita della vita dopo l'inverno e al ritorno della fertilità della natura. Quanto al presepio esso si connette, passando per le sacre rappresentazioni medievali che per secoli hanno fatto catechesi nelle piazze dei villaggi italiani, ai pubblici carmina propiziatori dei sacerdoti latini e soprattutto a quella forma

bligo o nessun automatismo per cui nelle scuole debba per forza essere allestito un presepe. Le aule delle scuole sono da tempo un magnifica cartolina della società meticcia, multiculturale e multiconfessionale. Ciascuno faccia il proprio mestiere. Pavan da amministratore pubblico rispetti la Costituzione, perché siede su quella sedia non per grazia di Dio ma per grazia dei cittadini». Intanto i genitori, i primi a far filtrare la notizia del mancato presepe, attendono che le motivazioni di questa scelta vengano spiegate in sede del consiglio d’istituto: «Vogliamo capire», commenta lapidario un papà delle Marco Polo. Per quanto riguarda le insegnanti invece nessun passo indietro: il presepe, casomai, si farà nel Natale del 2020. — Ma. Ma. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

di teatro che si faceva nelle feste religiose romane. Del resto anche il Natale è trasformazione di una festa che nasce nella notte dei tempi. Era il giorno del Sol Invictus, il Sole Invitto, dopo i Saturnali (17-23 dicembre) durante i quali era uso scambiarsi doni augurali. Solstizio d’inverno: il sole si ferma nel cielo, basso sull’orizzonte, e lo si prega perché torni ad alzarsi per un nuovo risveglio della natura. I riti della luce attorno all’Epifania (compreso il nostrano panevin) si collegano alla ricerca di una nuova aurora. Aver trasformato il dies natalis Solis Invicti nel giorno in cui si ricorda la nascita di Gesù fu la più geniale operazione d’immagine nell’intera storia della Chiesa antica. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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Primo Piano

Sabato 30 Novembre 2019 www.gazzettino.it

Il futuro del Veneto

ragazzi che hanno poca voglia di lavorare. Il problema non è studiare. È studiare la cosa sbagliata. Oggi non servono più avvocati, servono ingegneri». Mirco Maschio, presidente della Maschio Gaspardo, ha ringraziato Regione e Veneto Sviluppo per il lavoro a sostegno delle imprese: «Grazie a loro abbiamo riacquistato stabilità finanziaria dopo un periodo di crisi. Adesso abbiamo messo a punto una seminatrice che lavora a 15 chilometri all’ora invece di 7. Il doppio. Conta 7 brevetti e ha vinto il premio come macchinario dell’anno a Parigi. Siamo ripartiti». M.F.

storia dell’opera sottolineando che alla fine, a fronte del canone da pagare per 39 anni e del previsto passaggio di 28mila veicoli al giorno, il bilancio dell’operazione sarà in positivo per 700mila euro. Da questi numeri al tema dell’autonomia il passo è stato breve: «Ormai sono 17, 18 su 20 le Regioni che hanno chiesto l’autonomia. Dico 17, 18 perché la Puglia è ancora in bilico. A questo punto affermare che è una partita che riguarda solo il nord significa non conoscere le cose. Il ministro Boccia mi ha detto che entro gennaio arriverà la firma: in tutto ciò i grillini dove sono finiti? Fino allo scorso luglio erano tutta una dichiarazione. Adesso l’atteggiamento sembra cambiato per una congiuntura astrale. Dopo due anni non si può più continuare a prendere in giro gli oltre 2,3 milioni di veneti che hanno detto di sì al referendum. L’ex ministro Erika Stefani aveva lavorato bene aprendo i tavoli tecnici che adesso stanno dando i propri frutti». Zaia ne ha parlato direttamente con il premier Giuseppe Conte: «Lui è convinto. E il Pd sulla partita dell’autonomia si gioca la faccia, un ulteriore blocco sarebbe ingiustificabile. Anche in vista delle elezioni in Emilia, tra le prime tre regioni a chiedere l’autonomia: non sarebbe cosa da poco se andasse al voto senza la firma sul progetto da parte del governo dello stesso colore». L’altra sfida sempre aperta è quella della sburocratizzazione. Tema oggetto di analisi anche in un sondaggio Swg per Unioncamere, presente con il presidente veneto Mario Pozza. Il governatore l’ha inquadrata come un fatto culturale: «C’è l’odio sociale che aumenta la burocrazia: un ricorso al Tar per mettere un freno a quello che corre accanto a te, ad esempio, non si nega a nessuno in un’opera pubblica. Le tecniche nel tempo si sono anche affinate: si mette nel mirino uno dei funzionari dell’ente, che così non firma più nulla». E poi, secondo Zaia, c’è «il lazzarone», che «finché dà utilità è un mito sociale; poi quando non ti dà più utilità diventa un delinquente. Chi è stato coinvolto nel Mose fino al giorno prima era un mito, poi cambia il vento. Tutti vorrebbero sempre una scorciatoia. C’è ancora chi va negli uffici a chiedere porcherie, dalla signora Maria al grande industriale. E questo non va bene». Infine, una battuta su Bruno Vianello, patron della Texa, che aveva chiuso il suo intervento dicendo «Viva il Veneto, via l’Italia e abbasso i cinesi». «I veri cinesi siamo stati noi grazie alla capacità di mutuare e migliorare le esperienza – tira le fila Zaia – certo, però, è visto come un pericolo reale il fatto che esiste un mercato globale ma le regole non sono uguali per tutti». Mauro Favaro

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Pedemontana, Zaia detta i tempi e attacca «Basta tifare contro» «Entro quest’anno aperti altri 15 km `«Autonomia, il ministro mi ha detto e a fine 2020 il tratto fino a Villorba» che entro gennaio arriverà la firma» `

IL CONFRONTO TREVISO La Pedemontana accelera. Nel giro di un mese verrà aperto il secondo tratto di 15 chilometri tra Malo e lo svincolo dell’A31 Valdastico, che si raccorderà con il primo pezzo di quasi dieci chilometri inaugurato lo scorso giugno tra la stessa autostrada e Breganze, in provincia di Vicenza. La tabella di marcia l’aveva messo in conto per l’inizio del 2020. Invece si è riusciti ad anticipare i tempi. L’annuncio è stato dato ieri direttamente dal presidente della Regione, Luca Zaia, intervistato da Roberto Papetti, direttore del Gazzettino, nel contesto dell’incontro “Il Veneto di domani: i freni allo sviluppo” andato in scena nel quartier generale della Texa Spa a Mona-

stier (Treviso). «Entro la fine dell’anno inaugureremo altri 15 chilometri. Ed entro il 31 dicembre del 2020 la Pedemontana sarà completata dal vicentino fino a Villorba, nel trevigiano – ha scandito il governatore – restano solo due nodi: la galleria di sei chilometri a Malo, che adesso è stata dissequestrata, e mi spiace per chi tifa che vada sempre tutto male, e l’innesto con l’A4 a Montecchio, che anche se noi eravamo pronti a realizzarlo è stato assegnato all’A4. Con la Pedemontana stiamo parlando di un’opera che cambierà il modo di pensare la distanza tra Treviso e Bassano, ad esempio, verrà coperta in 25 minuti. E fino a Montecchio in 40 minuti. Cambia tutto».

IL DIBATTITO Il fondatore di Texa e padrone di casa, Bruno Vianello; sotto, Fabio Franceschi (Grafica Veneta); a sinistra, il governatore Luca Zaia intervistato dal direttore del Gazzettino Roberto Papetti (foto NUOVE TECNICHE)

LA RIFORMA Zaia ha anche ripercorso la

Le aziende alla riscossa: Grafica Veneta stamperà Harry Potter per gli Usa «CHI È STATO COINVOLTO NEL MOSE FINO AL GIORNO PRIMA ERA UN MITO, ANCORA OGGI C’È CHI VA NEGLI UFFICI A CHIEDERE PORCHERIE» «L’ODIO SOCIALE AUMENTA LA BUROCRAZIA COME I RICORSI AL TAR PER FRENARE LA CORSA DEI RIVALI NELLE OPERE PUBBLICHE»

GLI IMPRENDITORI TREVISO Tutti i libri di Harry Potter che verranno venduti negli Stati Uniti saranno stampati da Grafica Veneta. L’azienda padovana, di Trebaseleghe, ha siglato l’accordo con HarperCollins, uno dei maggiori editori al mondo. E così da febbraio, oltre all’Europa, l’Harry Potter targato Grafica Veneta sbarcherà negli Usa, come ha confermato il patron Fabio Franceschi, nell’incontro di ieri alla Texa Spa di Monastier: «HarperCollins pubblica la maggior parte dei suoi titoli negli Stati Uniti. L’accordo che abbiamo chiuso in questi giorni prevede Harry Potter in tutte le ristampe e in tut-

te le nuove stampe». L’azienda confida di poter superare quota 10 milioni di copie. Con questo nuovo salto, a conti fatti Grafica Veneta stamperà quasi il 40% di tutti i libri del maghetto distribuiti nell’intero pianeta. «Sembrava fosse impossibile attraversare l’oceano invece l’aspetto qualitativo fa la differenza», sottolinea

FRANCESCHI: BASTA CON LE LAMENTELE, NON ASPETTIAMOCI NIENTE DA NESSUNO. VIANELLO: CON MENO TASSE PIÙ INVESTIMENTI

Franceschi, che ha sferzato i suoi colleghi sulla situazione economica: «Non condivido le lamentele costanti: ci possiamo sognare la qualità di vita di dieci anni fa. E tra cinque andrà ancora peggio. Cosa fare? Bisogna essere vincenti e non aspettarsi niente da nessuno. Nemmeno dallo Stato».

IL FISCO Bruno Vianello, fondatore della Texa, invece non ha risparmiato stoccate al sistema fiscale: «Una buona impresa dovrebbe pensare al proprio futuro. Se le tasse si riducono, gli investimenti possono aumentare, e la competitività di pari passo. Un altro fattore è la mancanza di tecnici: non so se sia colpa dei genitori o dei

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30-NOV-2019 Estratto da pag. 23 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


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