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Direttore: Maurizio Molinari
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Domenica 5 Gennaio 2020 Corriere del Veneto
VE
Venezia&Mestre
NUMERI UTILI CentroStorico MalmoccoAlberoni Pellestrina
venezia@corriereveneto.it
0412385648 0412385668 0412385653
Burano MuraroS.Erasmo CavallinoTreporti Ca’Savio
0412385659 0412385661 0412385678
VENEZIA
PARCO BISSUOLA
90
MALCONTENTA
83
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68
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01-01
RIO NOVO
VIA TAGLIAMENTO
100
140
150
125
120
0412385642
FARMACIE AiSeiGigli AlMondo Zanetti
LIMITE DI LEGGE 50 microgrammi per metro cubo
Valori di PM10 rilevati dal 31 dicembre al 3 gennaio
150
0412385631 0412385639
L’Ego - Hub
L’andamento dello smog Aria densa di polveri per il quinto giorno consecutivo. Più il carico «da novanta» dei falò della befana che, tra stasera e domani, rischiano di renderla ancor più irrespirabile. Il limite dei cinquanta microgrammi per metro cubo di Pm10 a Venezia è stato superato da quasi una settimana. Ieri la centralina di Sacca Fisola segnalava quota 86, parco Bissuola 81. Qualità dell’aria scadente, dice Arpav. E tra oggi e domani, con i «Panevin» dell’Epifania da bruciare, si rischiano i sette giorni consecutivi oltre la soglia. «E intanto la pianura padana è diventata la camera a gas d’Europa a causa della mancata volontà delle amministrazioni regionali di fronteggiare la situazione», tuona il presidente della municipalità di
MestreeMarghera FavaroVeneto MarconQuarto d’Altino
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Smog: il Pm10 sale ancora «L’Usl richiami i sindaci»
Bettin chiede il ripristino dei divieti. Allerta Panevin. De Martin: solo falò autorizzati Marghera Gianfranco Bettin, che chiede a gran voce al Comune di cancellare la sospensione delle disposizioni antismog, prevista per i giorni delle festività. «Si tratta - aggiunge - di condotte irresponsabili, che colpiscono gravemente la salute delle persone, soprattutto quelle più fragili, come i bambini e gli anziani, e degradano la qualità della vita nelle nostre città». Bettin punta il dito contro Comune, Città metropolitana e Regione: «Sarebbe il caso che le autorità sanitarie richiamassero sindaci e governatori al massimo impegno e al rispetto della salute pubblica e personale». Nelle scorse quarantott’ore il bollettino Arpav segnalava una qualità dell’aria pessima nella centralina di via Beccaria e mediocre in Rio Novo, Sacca Fisola e Bissuola. Qui martedì si è giunti a quota 83, mercoledì a 125, giovedì a 68, venerdì a 81. La stazione di Malcontenta è arrivata a segnare il livello di 140 il 31 dicembre, assestandosi a quota 89 il 3 gennaio. Cinque giorni oltre i limiti
sarebbero sufficienti, nella norma, a far scattare il livello di allerta arancione, se solo l’ordinanza non fosse sospesa fino a domani in occasione delle feste. «Le ordinanze le fanno i sindaci e noi non abbiamo potere. L’autonomia
dei sindaci è totale», ripete ogni anno l’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin. Ma nella battaglia contro lo smog – tiene a precisare – «il Veneto ha investito quasi un miliardo di euro negli ultimi 3 anni e continuerà
L’antincendio
Un milione e mezzo di euro per rete e idranti a Dorsoduro Un milione e mezzo di euro per estendere la rete nel sestiere di Dorsoduro e concludere la posa di 41 idranti e collegamenti alla rete dell’area marciana per un totale di oltre 2 chilometri. La giunta comunale di Venezia, nei giorni scorsi, ha approvato, su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici Francesca Zaccariotto, la realizzazione del IV lotto III stralcio della rete antincendio. «Attualmente spiega Zaccariotto - la rete è composta da oltre 52 km di condotte, circa 760 idranti e 7 centraline di pressurizzazione. Con questo progetto integreranno e completeranno porzioni realizzate negli anni passati». «Questi 1,5 milioni di euro, che erano stati finanziati con il bilancio 2018 - aggiunge l’assessore al Bilancio Michele Zuin - vanno così ad aggiungersi ai 2,2 milioni già stanziati nel 2017 e agli ulteriori 3 milioni del 2019». © RIPRODUZIONE RISERVATA
su questa strada. Perché se da un lato si registra un calo del valore medio dei principali inquinanti del 40 per cento negli ultimi 15 anni, dall’altro la situazione presenta ancora troppi sforamenti dovuti alla geomorfologia del bacino padano». E i falò dell’Epifania che bruceranno a macchia di leopardo su tutta la provincia fino a domani sera saranno solo «quelli che sono stati autorizzati quattro mesi fa e che rientrano nelle procedure», assicura l’assessore veneziano all’Ambiente Massimiliano De Martin. «Questo secondo una politica condivisa con la Città metropolitana e in linea con il protocollo regionale prosegue - Qualsiasi altro falò, privato, non è autorizzato dal Comune». Quello di Noale è tra i più grandi della tradizione locale, 11 metri «privi di qualsiasi materiale con plastiche o elementi tossici - dice il rappresentante della Proloco Enrico Scotton - solo ramaglie di piante autoctone raccolte dai contadini. Per accenderlo utilizziamo la paglia». Giulia Busetto
La vicenda ● La norma indica un rischio sanitario quando si supera il limite di 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili, il famigerato Pm10 ● Secondo la legge questo limite di cautela può essere sforato al massimo per 35 giorni all’anno, ma in realtà viene superato molte più volte
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041717356 0415225813 041913079
Comun.Risorta Cervad'Oro ComunaleRialto Ca'Bianca
0415204561 0415246565 041611130 0415267251
La tradizione
Noale,falòecorteo EventisulSile AVeneziaBefane ingaraairemi MESTRE Pan e vin, pirola parola, brusa a vecia, panvineri oppure casere. Tra oggi e domani bruceranno tutti a singhiozzo nella nostra provincia, creando dall’alto una costellazione di falò lungo il Sile, costeggiando il litorale, qua e là in campagna e qualche volta anche in città. E dove non si può, sfileranno le befane, anche sulle mascarete. A Noale (oggi dalle 15.30 alle 18) ci sarà pure il corteo di carri e figuranti, la Pastoria del Borgo Furo, con braghe e zampogne, e quella delle Dolomiti, con cornamuse e organetti. Accanto, da tradizione, i personaggi in costume di borgo Treviso, borgo Mestre, borgo Mirano e borgo Camposampiero. Poi il Corpo filarmonico della città di Noale, con tanto di fuochi finali. Le befane a intratterranno i bambini assieme alle le bici da lavoro dei vecchi mestieri ambulanti. Oggi ci sarà il panevin anche nella golena del Piave, a San Donà, alle 18 (preceduta un’ora prima dall’arrivo della fanfara in piazza indipendenza) e la «casera» sul Lemene a Concordia. Stasera a Meolo, alle 18.30, il panevin del gruppo remiero a Marteggia. Poi alle 20 il falò di Losson. Musile, alle 17.30, accende il falò della Proloco presso gli impianti sportivi. E ancora a Noventa, alle 19, il panevin di Ca’ Memo, alle 19 quello di Romanziol, alle 20 il falò di Santa Teresina. Jesolo poi pullula di panevin: falò lungo il Sile a Jesolo paese, più quello di Ca’ Fornera, del Sabbiadoro e di piazza Trieste al lido. Anche domani, Epifania, si brucia. Uno sui tanti, alle 17.15, è il panevin della 42esima Festa dea befana di Tessera. Ce n’è anche a Mestre, domani. Sul palco del parco Piraghetto, ad esempio, i Magical mistery, la tribute band dei Beatles, precederà la vecchia da bruciare alle 17.30. Domani in acqua è poi la volta della Regata delle befane, nel cuore di Venezia: dalla Banca d’Italia si parte per il giro del «paleto» verso Rio di San Polo e ritorno verso Rialto. Questa è la regata numero 42, storica gara su mascarete nata nel 1978 da una prima competizione veloce in Canal Grande, proprio il giorno dell’Epifania. Cinque befane over 50 con tanto di scopa gareggeranno vestite di tutto punto a bordo delle loro mascarete. Giudici i fratelli campioni del remo Giuseppe e Palmiro Fongher. La calza gigante, simbolo dell’evento, sarà appesa al ponte di Rialto. Sulla Riva del Vin le Pink lioness in Venice saranno pronte con cioccolata calda, tè, vin brulè, caramelle e dolcetti per tutti. Gi. Bu. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Indagine sullo schianto in barchino: «Hanno rischiato»
La procura disporrà una consulenza. La nebbia ha «nascosto» la briccola: «Acqua gelida, fatale ogni minuto» VENEZIA La prima indagata è la nebbia, ancor più colpevole di quella briccola che, nella foschia, ha fatto ribaltare e affondare la barca. Un giorno dopo l’incidente che venerdì sera ha visto cinque ragazzi rischiare di sprofondare nelle acque gelide di fronte a Sacca Fisola, si lavora per capire la dinamica dello schianto. Il pm di turno Daniela Moroni ha aperto un fascicolo e ci sarà di sicuro una consulenza tecnica. Fortunatamente, questa volta, le indagini si possono fare a mente fredda: il gruppetto di giovani tra i 15 e i 22 anni è stato ripescato
immediatamente e, anche se quattro di loro hanno dovuto correre al pronto soccorso per farsi medicare alcune botte, sono stati dimessi subito. Il merito del salvataggio va all’equipaggio del vaporetto Actv della linea 2 che, proprio in quel momento, viaggiava verso San Marco all’altezza di Sacca Fisola: il mezzo pubblico ha deviato dal percorso e ha tratto a riva i ragazzi, che poi sono stati medicati dai sanitari del Suem. Anche solo qualche minuto in più a mollo, assicura la Capitaneria di Porto, sarebbe potuto essere fatale: «L’acqua era davvero
molto fredda, il rischio di ipotermia si alza a ogni minuto passato a bagno». Anche perché i vestiti inzuppati diventano una zavorra. Sulla chiglia del barchino in vetroresina, ripescato in un paio d’ore dai vigili del fuoco, un bruttissimo solco testimonia il punto in cui i pali hanno colpito lo scafo: nessuna lacerazione, ma la forza dell’impatto si può immaginare. Indice di una condotta pericolosa al timone? Non necessariamente. «È più probabile una manovra poco fortunata, complice la nebbia - spiegano ancora gli esperti della Capitaneria - Se
Velocità Si tenterà di capirla, ma non è detto che fosse elevata
davvero i ragazzi avessero corso troppo la storia sarebbe finita in maniera ben più tragica». Di esempi simili, in laguna, ce ne sono stati anche troppi: solo l’anno scorso hanno perso la vita la 12enne Cecilia Piva e il 61enne Massimo Boscolo Chielon. «Se i ragazzi fossero stati alla guida di un motorino, probabilmente parleremmo di una botta contro il guardrail e qualche striscio. In acqua, però, ogni piccolo incidente ha risvolti più gravi. Ecco perché bisogna mantenere sempre la guardia più alta». (gi. co.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE
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Albino Salmaso
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norevole Marco Marin, nella Lega sta maturando l’idea di presentarsi da sola alle elezioni 2020, visto che Zaia può superare la soglia del 40% e ottenere il 60% dei seggi: Forza Italia è pronta al sacrificio? «Non ci sarà alcun sacrificio perché i patti sono chiari e scritti nero su bianco: in Veneto verrà ripresentata l’alleanza di centrodestra. C’è la firma di Berlusconi, Salvini e Meloni sull’accordo che vale per tutto il Paese: in Emilia appoggiamo Lucia Borgonzoni e in Calabria Jole Santelli. Su 8 regioni al voto, 4 presidenze sono state assegnate alla Lega, 2 a Forza Italia e 2 a Fratelli d’Italia. Abbiamo vinto tutte le elezioni regionali, il 26 gennaio conquisteremo anche l’Emilia e il governo Conte sarà costretto a dimettersi dopo la disfatta di Pd e M5S. È evidente che in Veneto siamo tutti a fianco di Luca Zaia, il governatore più amato e stimato d’Italia: lui è una vera garanzia di efficienza e buon governo». Lei è convinto che la vittoria della Borgonzoni contro Bonaccini possa diventare l’avviso di sfratto a Conte? «Mi pare evidente. Questo governo è nato in agosto con un accordo tra Pd e M5S per non andare a votare nel 2019 e impedire al centrodestra di stravincere alle urne: siamo al 50
La protesta delle Confindustrie di Venezia, Padova-Treviso, Verona e Vicenza dimostra che il paese reale è stato tradito. C’è un segnale positivo: sui fondi per il Mose è passata una mozione unitaria al Senato grazie all’ottimo lavoro del nostro sindaco Luigi Brugnaro. I veneti e i veneziani si sono rimboccati le maniche dopo il disastro dell’aqua granda, ma Roma deve capire che i poteri di salvaguardia della laguna vanno trasferiti in toto al sindaco di Venezia. Brugnaro deve avere i pieni poteri sul Mose, solo così avremo la certezza che non si perderà più tempo prezioso per il completamento della più grande opera d’ingegneria idraulica mai inventata al mondo: bisogna fare in fretta e mettere in funzione il sistema di paratoie mobili alle tre
Al sindaco di Venezia vanno affidate tutte le competenze per governare la laguna
Marco Marin, deputato di FI, e medaglia d’oro olimpica di sciabola
per cento nei sondaggi e abbiamo un programma credibile per rilanciare il Paese dopo una Finanziaria che ha causato solo danni. Renzi e Di Maio litigano su tutto e non possono convivere nello stesso governo, mentre il M5S si sta sgretolando: il Conte2 è una torre di Babele che cade a pezzi. Le nuove tasse bloccano la ripresa economica e lo spettro dell’aumento Iva è stato solo rinviato». Forza Italia ha perso tutta la sua rappresentanza in consiglio regionale e l’assessore Donazzan rappresenta se stessa: come selezionate i futuri candidati? «Siamo solo alle prime battu-
te e nutro grande fiducia nel nuovo coordinatore regionale: l’assessore veneziano Michele Zuin è preparatissimo e sarà in grado di presentare una squadra autorevole capace di dialogare con la società veneta: nessuno come Forza Italia sa rappresentare bene la cultura d’impresa così largamente diffusa in questa terra». I provvedimenti della Finanziaria per il Veneto sono adeguati? «Purtroppo no. E lo dico con rammarico. La plastic tax punisce le migliori aziende venete e con la sugar tax Fanta e Coca Cola se ne andranno senza utilizzare le arance siciliane.
bocche di porto di Chioggia, Malamocco e Lido-Punta Sabbioni. Purtroppo scontiamo la paralisi dell’ex ministro Toninelli, che ha bloccato ogni decisione e voleva portare le grandi navi a Chioggia. Follia». Lei cosa vede all’orizzonte sul versante dell’autonomia: è da due anni che se ne parla. La legge Boccia arriva o no? «Il referendum del 22 ottobre 2017 è nato da una proposta di legge dei consiglieri regionali di Forza Italia e non della Lega. Pd, M5S, Leu e Italia Viva hanno un solo Dna in comune: l’assistenzialismo statalista, con il reddito di cittadinanza da 10 miliardi sottratti alle famiglie e alle imprese. Non vedo passi avanti sull’autonomia, che non divide l’Italia ma premia il merito: il federalismo è la premessa dell’efficienza. Ma se il ministro Boccia porta la legge quadro in Parlamento, Forza Italia è pronta a dare un contributo positivo». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
centri per l’impiego e servizi Usl
Procedure comuni per trovare un lavoro alle persone disabili Collaborazione stretta, procedure comuni e medesimo livello di servizi: i 400 operatori dei 39 centri per l’Impiego del Veneto e gli operatori dei 9 Sil (i Servizi delle Usl per l’inserimento lavorativo dei disabili) dovranno d’ora in poi parlare la stessa lingua e lavorare insieme per offrire la stessa qualità di servizi in tutto il territorio regionale. Sono i nuovi indirizzi operativi che la Giunta veneta ha dato a partire da quest’anno, su indicazione dell’assessore al Lavoro, Elena Donazzan, e della collega alla Sanità e sociale, Manuela Lanzarin. «Sono oltre 30 mila i disabili iscritti alle liste di collocamento dei Centri per l’impiego, e circa nell’80 per cento dei casi si tratta di persone che hanno grande difficoltà a trovare un inserimento nel mondo del lavoro, sia per il
VENEZIA.
Iscrizioni web a scuola da martedì sino al 31 VENEZIA. Dalle 8 di martedì sarà possibile inoltrare le domande di iscrizione al prossimo anno scolastico. La procedura informatica si chiuderà alle 20 di venerdì 31 gennaio e dovrà essere utilizzato il portale Iscrizioni online. Per i genitori che devono ancora scegliere la scuola è a disposizione la App del portale Scuola in Chiaro che permette di accedere alle principali informazioni sugli istituti. Per presentare la domanda è necessario prima registrarsi al portale www.iscrizioni.istruzione.it. All’inter-
no del portale i genitori hanno a disposizione delle guide e dei video tutorial. A supporto delle famiglie anche le segreterie degli istituti scolastici. Il sistema avvisa poi in tempo reale, tramite posta elettronica, dell’avvenuta registrazione o delle variazioni di stato della domanda. Le iscrizioni a scuola sono obbligatorie per gli alunni delle classi prime della scuola primaria e della secondaria di I e di II grado. Nel Veneto anche per i corsi di istruzione dei Centri di formazione professionale. —
FABIO PINELLI
La Giustizia trasformata in una macchina di repressione
L
grado di disabilità sia per lo scarso livello formativo» premettono Donazzan e Lanzarin «Una stretta sinergia tra i Centri per l’impiego e le Usl potrà agevolare la progettazione di esperienze personalizzate. Il fine ultimo è aggredire lo “zoccolo duro” dei circa 23.500 disabili inoccupati da anni, che non hanno beneficiato sinora di alcuna forma di collocamento». Gli indirizzi operativi di collaborazione tra i due servizi prevedono che Centri per l’Impiego e Servizi per l’inserimento lavorativo si scambino informazioni, condividano i sistemi informatici, partecipino insieme ai colloqui valutativi e concordino i percorsi di inserimento. Nel 2018 su 27.412 persone con disabilità iscritte alle liste del collocamento mirato in Veneto, quelle effettivamente avviate al lavoro sono state 5.529.
solo per le classi prime
L’OPINIONE
a stabilità del funzionamento delle Istituzioni è certamente valore primario, che la politica ha il dovere di salvaguardare. Essa consente di programmare le scelte economiche strategiche fondamentali e di sviluppare percorsi riformisti che non siano di corto respiro. È veicolo di attrattività degli stranieri nei confronti del paese. È strumento di rispetto del nostro ordinamento di Repubblica parlamentare, dove la fiducia nei confronti del Governo la esprime il Parlamento, non i sondaggi elettorali, e il voto dovrebbe cadere ogni cinque anni. La ricerca della stabilità istituzionale, insieme alla legittima ambizione a divenire protagonisti della guida del
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Paese, dunque, possono anche giustificare alleanze partitiche innaturali, tra soggetti potenzialmente incompatibili per storia politica, cultura istituzionale, obiettivi programmatici. Ma ci si deve interrogare se esista un limite al compromesso, oltre il quale sia la ragion di Stato della stabilità, sia il desiderio di protagonismo politico, non possono prevalere. La risposta non può che essere affermativa. C’è una linea di confine, ed è quella tracciata dai cardini ideali della nostra democrazia costituzionale, che è invalicabile e non ammette sacrifici, per nessuna ragione. Anzi, essa dovrebbe costituire l’identità valoriale di fondo, pur da prospettive visuali diverse, di ogni forza politica democratica.
Pertanto, in nome della stabilità politica e del compromesso di governo, non si può mettere in discussione il principio della separazione dei poteri. Non sono ammessi sacrifici alla protezione delle libertà individuali che la Costituzione saggiamente ha imposto. Dunque, non si può cancellare la presunzione d’innocenza di chi è imputato in un processo, e nemmeno la funzione rieducativa della pena per chi poi sia condannato. Travalicare questi limiti significa trasformare la funzione giudiziaria, essenziale per il paese, da mezzo di giustizia e di riparazione, in macchina di mera repressione. Purtroppo, a dispetto delle apparenze, che vorrebbero relegare la questione a mera tecnicalità per addetti ai lavori, proprio tali valori
Da inizio mese è in vigore la nuova disciplina della prescrizione
primari e non negoziabili della nostra democrazia costituzionale sono stati messi in discussione con la nuova disciplina della prescrizione dei reati, entrata in vigore ad inizio anno. Tutti noi cittadini siamo di-
ventati dei potenziali imputati a vita, qualsiasi reato, anche il più insignificante, ci venisse contestato. Il potere giudiziario potrà decidere arbitrariamente se e quando celebrare i processi, e in caso di condanna, questa potrà inter-
venire a decenni di distanza dalla commissione dei reati. La pena, dunque, diventerà mera vendetta, che lo Stato potrà esercitare quando vorrà, senza alcuna considerazione per il dovere rieducativo che gli impone la Costituzione. Rispetto ad uno scenario siffatto, è il patrimonio degli equilibri primari delle nostre Istituzioni, della nostra liberal-democrazia, della cultura anti autoritaria che la connota, ad essere sotto scacco. Di fronte a tali valori non possono ammettersi compromessi al ribasso, nemmeno per malintese ragioni di stabilità politica o legittimo desiderio di governo. In nome di quest’ultimo nessuna forza politica, che abbia la pretesa di definirsi democratica, dovrebbe permettersi di fare proprie istanze così illiberali e, a ben vedere, incompatibili con la propria stessa ragion d’essere. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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DOMENICA 5 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI
CORTINA
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milano cortina 2026
pieve di cadore
Olimpiadi, nove candidati per i posti nel consiglio
Una maxi rissa dopo la partita di hockey under 17
Il termine scadeva alla mezzanotte di venerdì e il numero non è definitivo Il sindaco Ghedina: «Profili molto interessanti in attesa dei decreti di nomina»
Alessandra Segafreddo CORTINA. Erano 9 le candida-
ture per entrare nel consiglio di Milano-Cortina 2026 che risultavano presentate venerdì a mezzogiorno. Il numero finale potrebbe però aumentare, in quanto i termini scadevano alla mezzanotte dello stesso 3 gennaio. Gli uffici comunali sono però chiusi il venerdì pomeriggio e lo rimarranno sino a lunedì compreso, festività dell’Epifania. Solo martedì, dunque, quando gli uffici riapriranno, si saprà il numero definitivo dei candidati e a seguire saranno firmati i decreti di nomina. Il sindaco Gianpietro Ghedina aveva aperto due avvisi, pubblicati il 20 dicembre, per cercare le figure da inserire nel consiglio di amministrazione della fondazione Milano Cortina 2026. Un avviso era inerente l’incarico di un sindaco effettivo e di un sindaco supplente per il collegio sindacale dei revisori dei conti. L’altro era per la nomina di due componenti del Cda che avrà 22 membri. La “macchina” di Milano Cortina 2026 prevede infatti un organo di supervisione e coordinamento, denominato Consiglio olimpico, composto da 8 persone in rappresentanza di Cio, Coni, Comitato paralimpico, i due sindaci di Milano e Cortina, un rappresentate della Regione Lombardia, uno del Veneto, uno della Provincia autonoma di Trento e uno di Bolzano. La parte operativa sarà affidata
Un momento della maxi rissa nel video diffuso su Facebook
Gigi Sosso PIEVE DI CADORE. Maxi rissa
I sindaci Ghedina e Sala con Zaia, Fontana e Malagò
al Comitato organizzatore (Ocog), il soggetto giuridico strutturato sotto forma di Fondazione incaricato di sovraintendere alle operazioni di organizzazione delle Olimpiadi 2026. Al suo interno operano un Consiglio di am-
Il nuovo organismo avrà dei compiti di supervisione e coordinamento ministrazione, e un comitato di gestione guidato dal direttore generale Vincenzo Novari. Il consiglio di amministrazione è composto da 22 membri di cui 10 rappresentanti del mondo dello sport e 10
dopo l’addio di agostini
Dorigo alla guida dei ladini bellunesi nel progetto Euregio CORTINA. È Denni Dorigo a rappresentare i comuni di Cortina d’Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia in seno all’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino. Il recente consiglio comunale di Cortina ha approvato all’unanimità la nomina di Dorigo come fatto dai consigli degli altri due comuni Ladini. Dorigo è direttore dell’Istitut Culturale Ladin Cesa
Denni Dorigo
rappresentanti dei territori. «Dei 10 esponenti dei territori», spiega il sindaco Gianpietro Ghedina, «si è deciso che 5 siano dell’area lombarda e 5 dell’area dolomitica che comprende Venezia, Cortina, Trento e Bolzano. Per la nostra area ci sarà un rappresentante per Trento, uno per Bolzano, uno per il Comune di Cortina e uno per la Regione Veneto e un altro che sceglieremo insieme fra Comune di Cortina e Regione Veneto. Per l’area lombarda ci saranno due rappresentanti del Comune di Milano, due della Regione Lombardia e uno scelto assieme tra Milano e Lombardia». L’avviso serve a nominare i due componenti in rappresentanza di Cortina e uno fra
Cortina e Veneto. «Abbiamo ricevuto 9 curricula da profili molto interessanti», conclude Ghedina, «4 per il ruolo nel consiglio e 5 per i revisori, adesso verificheremo se sono pervenute altre proposte entro i termini e poi ci saranno i decreti di nomina». Il comitato di gestione, invece, che sarà appunto guidato da Novari, sarà composto da un minimo di 3 ad un massimo di 7 componenti. Poi c’è l’Agenzia di progettazione olimpica, che è composta da Cda e comitato di gestione, e che sarà incaricata di realizzare le opere e gli interventi pubblici a livello non solo di sedi di gara, ma anche di mobilità. —
De Jan di Colle Santa Lucia e subentra nel suo ruolo a Luca Agostini che era stato nominato dalle tre amministrazioni comunali nel 2015. All’epoca era presidente dell’Istituto Cesa de Jan. Agostini ha rinunciato all’incarico nell’agosto 2019 e ora lo porterà avanti Dorigo, profondo conoscitore della storia e della cultura ladine. L’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino è un progetto comune di collaborazione transfrontaliera composto dallo stato federato austriaco del Tirolo e dalla regione italiana del Trentino Alto Adige e dal 2015 vi partecipano anche i tre Comuni Ladini della provincia di Belluno. Il tavolo di lavoro è un crocevia ed allo stesso tempo una
piattaforma di sviluppo per culture, lingue, valori e mentalità diversi che si incontrano, si integrano ed arricchiscono a vicenda. In concreto l’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino opera su un ricco raggio di attività che toccano in modo più o meno diretto la vita dei suoi cittadini negli ambiti della comunicazione, cultura, formazione e gioventù, oltre a ricerca e sviluppo, economia, turismo fino anche a mobilità, salute, ambiente ed energia. I Ladini storici nell’Euregio portano avanti soprattutto progetti trasversali con l’obiettivo di mantenere vive le tradizioni, l’identità, la lingua e la cultura ladine. – A. S.
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al palaghiaccio. Botte da orbi, documentate da un video, dopo la sirena della partita del campionato Under 17 di hockey tra il Pieve di Cadore e l’Appiano. Una scazzottata furibonda è scoppiata al momento del saluto finale, al centro della pista cadorina. Le strette di mano, nel nome del fair play, si sono trasformate in pugni. Il bilancio disciplinare è di cinque squalificati minorenni - tre locali e due altoatesini - dei quali uno ha avuto bisogno del trasporto all’ospedale Giovanni Paolo II, perché una volta rientrato nello spogliatoio ospiti, ha accusato un certo malessere, come diretta conseguenza. Diffidato un dirigente bolzanino che si è rifiutato di firmare il foglio di arbitraggio. Addolorati tutti, soprattutto quelli che hanno tentato di fermare le violenze, perché l’hockey su ghiaccio è tra gli sport di contatto per eccellenza e qualche reciproca cortesia ci può anche stare: ma quello che è successo lunedì 30 dicembre, per di più in una gara giovanile, è andato oltre. A mezzogiorno e un quarto, quando l’arbitro Da Corte ha scodellato il primo disco sul ghiaccio per l’ ingaggio inaugurale, nessuno avrebbe mai potuto prevedere un finale da punti di sutura, malgrado la rivalità tra veneti e altoatesini: «Siamo mortificati per quello che è successo», sottolinea il direttore sportivo del Pieve di Cadore, Giuliano Longo, «ho visto scene che non possono avere cittadinanza nel nostro sport. Che non c’entrano niente con l’hockey su ghiaccio, come lo intendiamo noi. Ci dispiace
tanto, al di là del fatto che la rissa non abbia coinvolto tutti i giocatori delle due squadre, ma soltanto una parte. Teniamo molto agli aspetti educativi della nostra disciplina sportiva». L’incontro era appena finito con la vittoria per 7-6 del Pieve e il risultato è stato omologato. Qualche minuto prima, il detonatore era stato un fallo molto pericoloso: «Proprio all’ultimo istante, un nostro giocatore ha caricato un avversario all’altezza della testa, spingendolo verso la balaustra e giustamente è stato sanzionato con la penalità partita. Ci devono essere stati degli screzi o forse è volata qualche parola di troppo, sta di fatto che alcuni hanno cominciato a picchiarsi, quando invece avrebbero dovuto salutarsi: e si è scatenato il parapiglia». Il giocatore altoatesino non ha sofferto lesioni, di conseguenza è scattata solo una giornata di squalifica per l’autore del brutto fallo. Stessa sanzione per i protagonisti del tafferuglio: «Il nostro allenatore di nazionalità slovacca Peter Laurencik insegna ai nostri ragazzi un hockey talmente pulito da non tollerare gli interventi fallosi», continua Longo, «siamo affranti per quello che è capitato e non doveva capitare». Un colloquio con i ragazzi che hanno fatto a botte ci sarà senz’altro nelle prossime ore: «Ne parleremo sicuramente. Nel frattempo, abbiamo tentato di far rimuovere il video da Facebook, perché non è per niente educativo, ma non c’è stato verso. Si tratta di minori, con i quali avremo senz’altro un confronto, per capire bene l’accaduto e invitarli a stare tranquilli e pensare a giocare». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
REGIONE
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Il braccio di ferro sulle concessioni
Variati: «Zaia cerca voti con le autostrade» Il sottosegretario agli Interni: «Pensi piuttosto a far funzionare bene gli ospedali e lasci perdere il caso Aspi-Benetton» Albino Salmaso VICENZA. Zaia e Fedriga candi-
dano Cav e Autovie a gestire le autostrade del gruppo Benetton nel caso in cui il governo revocasse le concessioni ad Aspi. Cosa ne pensa il sottosegretario Achille Variati di questa proposta? «Inviterei tutti alla prudenza e al rispetto dei vincoli contrattuali. Non è la mia materia, ma so cosa sta facendo il governo che con la ministra Paola De Micheli ha avviato una verifica molto rigorosa sul rispetto delle prescrizioni legate alla manutenzione della rete autostradale. Il concessionario ha l’obbligo di garantire la sicurezza degli automobilisti: purtroppo sta emergendo una documentazione vasta di inadempienze gravi che possono portare alla revoca del contratto. Io non penso che dopo la stagione della privatizzazione si debba tornare alla statalizzazione tout court di autostrade e di altre attività produttive. Lo Stato deve garantire servizi efficienti ai cittadini, ma non può trasformarsi in un imprenditore. Ognuno deve fare il proprio mestiere, nel rispetto dei ruoli. Ecco, questa proposta di Zaia ha un grosso difetto: puzza di elezioni e non l’ha presa in esame nemmeno Salvini quand’era al governo, se è vero che l’idea è stata presentata un paio d’anni fa». Lei invita alla prudenza per non fare favori alla Lega o perché il progetto non la convince? «C’è il rischio di una profonda strumentalizzazione perché sono questione tremendamente serie, con ricadute imprevedibili. Intanto è tutto da dimostrare che le concessioni Aspi in Veneto e Friuli vengano liberate. Ammesso che ciò si verifichi, ci saranno delle gare e mi chiedo: è giusto che la Regione entri in questa partita mettendo a rischio i soldi dei cittadini? No.
Io penso che Zaia debba concentrare la sua attenzione sulla sanità. Ci sono delle crepe che mettono in crisi un modello di efficienza assoluta, lì vorrei un’azione più forte. L’emergenza medici negli ospedali è stata affrontata con un grave ritardo». Torniamo alle infrastrutture viarie: quali sono le priorità per il Veneto? «Paghiamo due gravi emergenze: il ritardo sulla Tav Brescia-Padova e la scomparsa del metrò regionale ideato negli anni Novanta e messo nel cassetto da Galan e Zaia: sono il fallimento dei 10 anni di governo della Lega. Ho dovuto decidere in solitudine, quand’ero sindaco, come risolvere il nodo dell’alta velocità a Vicenza. In solitudine, perché sul tema del ferro la Regione non ha mai aiutato i sindaci per dare un impulso alla Milano-Venezia, alla Verona-Brennero e alla Treviso-Tarvisio. Non c’è stata una guida. E le colpe non sono tutte del M5S. E poi dove sta il metrò di superficie Sfmr per collegare le nostre città, una metropoli diffusa da Venezia a Verona? Tutto arranca. Zero fatti concreti». Zaia ha inserito anche la Pedemontana negli asset della futura holding: lei che ne pensa? «Lasciamo perdere. La Pedemontana non può essere additata come un modello di efficienza. Per i tempi e le risorse: 630 milioni sono arrivati da Letta e Delrio con i governi Pd. E tutte le promesse sono state tradite: i pedaggi per i residenti dovevano essere gratis ma non sarà così. Poi mancano molte opere di collegamento dei paesi con l’autostrada da Montecchio a Spresiano. La Sis ha sbagliato i conti e Zaia ha dovuto rifare il piano finanziario. Ecco, facciamo funzionare bene la Pedemontana prima di statalizzare le autostrade di Benetton, basta con il buff dei pedaggi gratis in Veneto». — © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Avviate rigorose verifiche sulla rete dalle quali emergono gravi inadempienze
Pedemontana a costo zero per tutti i residenti? Non è così: basta bugie
L’autostrada Padova- Venezia all’imbocco del Passante e a destra il sottosegretario agli Interni Achille Variati
il 10 gennaio incontro regione-ministero
Il governatore: «Basta pedaggi e un miliardo da investire» VENEZIA. Zaia rilancia il suo progetto di holding delle autostrade a Nordest, che si può realizzare solo se il governo revoca le concessioni ad Aspi-Benetton. «Il 10 gennaio presenteremo al ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli il progetto che prevede la trasformazione radicale della Cav in Cav 2.0, attraverso la liberalizzazione di un miliardo di investimenti senza più pesare sulle casse dello Stato e una completa autonomia della concessionaria in termini di bilancio, gestione, leve tariffarie. E, quel che più conta per i vene-
ti, l’abolizione o una drastica diminuzione dei pedaggi per tutte le tratte origine-destinazione all’interno del perimetro della stessa Cav», afferma Zaia. «Tanto per chiarire, chi percorrerà la Padova-Marghera o non pagherà nulla, o pagherà un pedaggio ridottissimo unicamente legato ai costi di gestione», precisa il presidente, che risponde alle critiche sulla stangata dei pedaggi che ha fatto infuriare gli automobilisti. «Il progetto non nasce oggi, ma ci stiamo lavorando da oltre un anno contando
sulle ottime performances di Cav che ha un bilancio in perfetto ordine, manutenzioni a regola l’arte e, attraverso un Bond internazionale, si sta pagando da sola tutti gli investimenti. Non è reazione alle notizie di giornata: tanto è vero che il piano era stato inserito nella manovra 2020 attraverso due emendamenti che il Parlamento ha ritenuto, però, di bocciare. Reitereremo il progetto al ministro De Micheli fra pochi giorni, perché la nostra iniziativa deve essere concordata con Mit e Mef ed essere in linea con le norme Ue».
La Spagna toglie 550 chilometri ad Abertis-Atlantia: non si paga sione non è arrivata come un fulmine a ciel sereno. L’esecutivo spagnolo è orientato a nazionalizzare e rendere gratuiti alcuni tratti autostradali e in quest’ottica non ha rinnovato alcune concessioni scadute alla fine del 2019. In particolare due erano fin qui gestite da Abertis, controllata di Atlantia: si tratta della AP-7, nel tratto tra Tarragona e Alicante (nella zona orientale del Paese) e del-
la AP-4 tra Siviglia e Cadice (parte occidentale). La perdita riguarda complessivamente circa 550 chilometri di rete, un terzo dei 1.573 gestiti dal gruppo Atlantia nel Paese iberico. Questa decisione è stata contestata su più punti dalla società, con i ricorsi ancora pendenti presso i tribunali iberici. In Spagna la rete stradale è stata privatizzata negli anni Settanta, ma poi le tre socie-
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tà sono fallite per cui lo Stato ne ha assunto nuovamente il controllo, almeno fino al 2003, quando sono state privatizzate un’altra volta. Ora circa il 20 per cento della rete è a pedaggio, il resto è gratuito. Tornando al mancato rinnovo delle concessioni, se l’orientamento dell’esecutivo dovesse restare quello attuale (cosa non scontata, a considerare l’instabilità del quadro politico in Spagna), non è in vista uno smantellamento del business spagnolo: vi sono concessioni rinnovate da poco, che mettono al riparo la società italiana per dieci anni e in alcuni casi anche per venti anni ancora. — Luigi Dell’Olio
i tratti tarragona-alicante e siviglia-cadice
VENEZIA. Se in Italia si continua a parlare della possibile revoca delle concessioni autostradali ad Atlantia, e il governatore del Veneto Luca Zaia promette l’abolizione dei pedaggi se la gestione verrà affidata all’ente pubblico, il gruppo che fa capo alla famiglia Benetton si trova a fare i conti con un’altra grana in Spagna. Anche qui c’è di mezzo la posizione del Governo nazionale, ma la deci-
«Cav ha già liberalizzato alcune tratte, come la tangenziale di Mestre e la bretella per l’aeroporto e, come ci ha autorizzato recentemente il ministero, renderemo permanente per un altro anno ancora l’agevolazione tariffaria fra le stazioni Mirano-Dolo e Padova Est, con Mirano-Dolo e Mira-Oriago comprese, ovviamente, nell’agevolazione. Ma a noi non basta: vogliamo una armonizzazione totale per tutti i veneti residenti in zona, i quali, per esigenze di lavoro, salute e famiglia, hanno necessità di muoversi nell’area gestita da Cav» aggiunge Zaia, che conclude: «Ce lo possiamo permettere, visto che l’azienda è ben gestita, per proseguire nella nostra linea di non mettere mano alle tasche dei veneti e, per egli investimenti, neppure degli italiani». —
La sede di Abertis a Madrid, in una foto tratta dal sito della società
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Nordest
SCUOLA, AL VIA LE ISCRIZIONI IN INTERNET Iscrizioni scolastiche ai nastri di partenza: dalle 8 di martedì alle 20 di venerdì 31 gennaio sarà possibile inoltrare la domanda per gli alunni delle prime classi
Domenica 5 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
«Venezia-Padova, voglio abolire i pedaggi» Zaia: «Chiediamo al ministro di trasformare la società Cav `«Così potremo cancellare o ridurre la tariffa in tutte le tratte attraverso la liberalizzazione di un miliardo di investimenti» all’interno del perimetro gestito dalla stessa concessionaria» `
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IL PROGETTO VENEZIA L’incontro era stato fissato due mesi fa per l’8 gennaio, poi il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Paola De Micheli ha detto al governatore del Veneto Luca Zaia e al suo assessore Elisa De Berti che bisognava spostarlo al 10. Al metto di nuovi rinvii, venerdì prossimo a Roma si parlerà dunque di Cav, la società Concessioni Autostradali Venete che gestisce il Passante e che, al di là del nome, non ha niente in comune con le altre concessionarie autostradali. Cav, infatti, è nata per gestire il Passante e lì nel 2032 dovrebbe “morire”. Fa utili, ma i soldi non possono essere spartiti tra i soci. È totalmente pubblica, 50% Anas e 50% Regione Veneto. Zaia vuole tenersela stretta e non solo perché dovrebbe diventare il perno della agognata holding autostradale del Nordest: Cav, nelle intenzioni del governatore, deve diventare una società nuova, attraverso la quale abolire i pedaggi per chi abita in zona. Non, ovviamente, per tutti gli altri. Una declinazione autostradale del “prima i veneti”?
Milioni di euro di utile della società Cav nell’esercizio 2018
Cav, la società del Passante di Mestre La Concessioni Autostradali Venete è una società per azioni costituita per legge il 1° marzo 2008 da Anas e Regione Veneto con il compito di gestire il Passante di Mestre e di rimborsare ad Anas le somme anticipate per la sua costruzione. Unica nel panorama delle concessioni autostradali, CAV ha per vincolo l’investimento degli utili in nuove infrastrutture per il Veneto. Non è prevista alcuna redistribuzione dei dividendi.
BL
ASSETTO SOCIETARIO Regione Veneto 50%
AMMINISTRATORE DELEGATO Ugo Dibennardo (nomina Anas)
Padova Est
VENETO Il presidente della Regione Luca Zaia e l’assessore alle Infrastrutture e ai Trasporti Elisa De Berti
L’APPUNTAMENTO ERA STATO CHIESTO LO SCORSO NOVEMBRE. DE BERTI: «BOCCIATI GLI EMENDAMENTI LEGA UN NO POLITICO»
quando la concessione scadrà nel 2032, per ottenere un rinnovo per 30 anni a fronte di un pacchetto di investimenti per un miliardo di euro, soldi da destinare all’area veneziana e all’area padovana. Il rinnovo, senza andare a gara, è stato dato ad esempio all’AutoBrennero. «Ma - dice De
Preganziol
Anas 50%
PRESIDENTE Luisa Serato (nomina Regione)
LE RICHIESTE L’obiezione è scontata: Zaia dice queste cose perché Cav è stata una delle pochissime società autostradali ad aumentare i pedaggi? «Il progetto non nasce oggi, ci stiamo lavorando da oltre un anno», precisa il presidente della Regione. In Parlamento la Lega aveva presentato degli emendamenti alla legge di Bilancio per trasformare Cav in una concessionaria vera. Cosa significa “vera”? Ad esempio la possibilità di trattare con l’Unione europea,
Percentuale di aumento (da 2,80 a 3 euro) tra Mestre e Padova Est
MI BO
TS
Venezia Nord MartellagoScorzè
Passante di Mestre
Terraglio
Venezia Est bretella aeroportuale
Castellana Miranese
Spinea
Marghera
Aeroporto Marco Polo Tang di Mestre
Venezia-Mestre Mira-Oriago Mirano-Dolo Venezia-Padova
Berti - gli emendamenti non sono neanche stati posti in votazione. Ci è stato riferito che c’era un “no politico”». Di qui l’appuntamento con il ministro? «Veramente dice l’assessore - l’appuntamento noi lo abbiamo chiesto ai primi di novembre e ce l’hanno fissato per l’8 gennaio». Adesso è stato
spostato al 10.
LA TRATTATIVA E qui si inserisce Zaia: «Il 10 gennaio presenteremo al ministro De Micheli il progetto che prevede la trasformazione radicale di Cav in Cav 2.0, attraverso la liberalizzazione di un miliardo
ROVIGO Rovigo maglia nera del Veneto per l’inquinamento atmosferico, seguita da Cittadella ed Este in provincia di Padova e Legnago nel veronese. In queste quattro zone, da venerdì, come previsto dall’accordo interregionale del Bacino Padano che detta le linee guida per le città di oltre 30 mila abitanti, è attivo il Codice Arancione. Fino a martedì 7 gennaio, nonostante l’Arpav abbia già decretato l’inizio delle più aspre restrizioni dettate dall’Arancione, le ordinanze antismog emesse dalle amministrazioni comunali sono sospese, motivo per cui in questi giorni possono tranquillamente circolare anche i veicoli alimentati a gasolio della categoria Euro 4. Il problema, però, inizierà al termine del tradizionale periodo festivo invernale, quando scatteranno nuovamente i blocchi del traffico per i veicoli maggiormente inquinanti: martedì l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambienta-
Friuli Allerta anche a Pordenone La provincia di Pordenone nel 2019 è stata la più inquinata della regione, mentre negli altri tre territori (Udine, Gorizia e Trieste) i dati dell’Arpa Fvg hanno evidenziato un calo dei livelli di ozono e polveri sottili. La fascia più a rischio è quella al confine con la Città metropolitana di Venezia e la provincia di Treviso. Tra Pordenone, Sacile, Brugnera e San Vito al Tagliamento nel 2019 i limiti di 50 microgrammi per metro cubo di pm10 sono stati superati in media per 40 giorni. E il 2020 non è iniziato meglio, con tre giorni su tre oltre il livello di guardia a Brugnera e due a Sacile. La provincia di Pordenone soffre a causa di correnti d’aria troppo deboli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
le, infatti, emetterà il primo dei suoi due bollettini settimanali e pare che oltre a Rovigo anche le altre province venete di pianura saranno colpite dal Codice Arancione, visto che le previsioni per i prossimi giorni mostrano un possibile peggioramento delle concentrazioni di polveri sottili. Dal giorno di Natale fino a ieri per Padova, Vicenza, Verona, Venezia e Treviso le cose sono andate piuttosto bene. La città del Santo, ad esempio, secondo i dati della centralina in zona Arcella, ha avuto il suo picco maggiore il 1. gennaio, con 125 microgrammi di Pm10 per metrocubo d’aria, oltrepassando di 25 microgrammi la soglia oltre la quale l’Arpav definisce l’aria “pessima”. Ma per gli altri giorni, seppure i dati dimostrino sforamenti oltre la soglia massima consentita, i Pm10 hanno avuto concentrazioni altalenanti. Discorso analogo per Mestre: un picco sempre di 125 microgrammi il primo giorno del 2020, mentre per il resto delle giornate si è rimasti attorno agli 80 microgrammi di Pm10, quando agli
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CONTROLLI Vigili urbani con la mascherina pronti a fermare i veicoli più inquinanti
Smog, Rovigo la maglia nera in arrivo limitazioni al traffico INQUINAMENTO
di investimenti senza più pesare sulle casse dello Stato e una completa autonomia della concessionaria in termini di bilancio, gestione, leve tariffarie. E, quel che più conta per i veneti, l’abolizione o una drastica diminuzione dei pedaggi per tutte le tratte origine-destinazione all’interno del perimetro della stessa Cav. Chi percorrerà la Padova-Marghera non pagherà nulla, o pagherà un pedaggio ridottissimo unicamente legato ai costi di gestione. Cav ha un bilancio in perfetto ordine, manutenzioni a regola l’arte e, attraverso un Bond internazionale, si sta pagando da sola tutti gli investimenti». Zaia ricorda che Cav ha già liberalizzato alcune tratte, come la tangenziale di Mestre e la bretella per l’aeroporto. «E, come ci ha autorizzato recentemente il ministero, renderemo permanente per un altro anno ancora l’agevolazione tariffaria fra le stazioni Mirano/Dolo e Padova Est (con Mirano-Dolo e Mira-Oriago comprese, ovviamente, nell’agevolazione). Ma a noi non basta: vogliamo una armonizzazione totale in questa direzione per tutti i veneti residenti in zona, i quali, per esigenze di lavoro, salute, famiglia, hanno necessità di muoversi nell’area gestita da Cav. Ce lo possiamo permettere, visto che l’azienda è ben gestita per proseguire nella nostra linea di non mettere mano alle tasche dei veneti e, nello specifico caso degli investimenti, anche degli italiani». Il progetto dovrà essere concordato con due ministeri: Infrastrutture-Trasporti e Economia-Finanza. Sarà accettato a Roma? Alda Vanzan
sgoccioli di dicembre non si era però mai andati oltre i 35. Le cose sono andate meglio a Treviso e ancora di più a Vicenza.
PICCHI IN POLESINE Nel Veneto meridionale non è così. Dal giorno di Natale al 3 gennaio, solo una volta a Rovigo lo
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CONCENTRAZIONI PIÙ ALTRE DI PM10 NEL BASSO VENETO DA MARTEDÌ TORNANO IN VIGORE LE ORDINANZE DEI SINDACI
smog si è attestato sotto i 50 microgrammi (il 28 dicembre), arrivando ad inaugurare il 2020 con ben 109 microgrammi di terribili polveri cancerogene. In definitiva, nella Città delle Rose negli ultimi 8 giorni ci sono stati mediamente 70,5 microgrammi di particelle microscopiche sospese per aria: il capoluogo con il maggiore inquinamento di tutta la regione. Uno smog, poi, che non conosce confini geografici e “contagia” anche le zone limitrofe in cui è attiva l’ordinanza per la limitazione dell’inquinamento. Nella bassa veronese - mentre la centralina all’ombra del balcone di Giulietta registrava il suo picco massimo di 79 microgrammi solo il 1. gennaio - la situazione registrata dalla centralina di monitoraggio Arpav mostra un grafico simile a quello di Rovigo. E ad Este idem. Martedì il nuovo verdetto Arpav, con l’incubo per molti automobilisti dell’attivazione del Codice Rosso, con ulteriori limitazioni al traffico. Alberto Lucchin © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Attualità
ESTREMISMO PADOVA Imadeddine vendeva pigiami e camice da notte, ma quando lasciava il proprio banco del mercato inneggiava al martirio nel nome di Allah. L’amico Merrouane si manteneva invece come meccanico tuttofare, ma la sostanza dei messaggi diffusi con il cellulare era sempre la stessa: sostegno ai jihadisti che combattono in Siria, esaltazione di Adolf Hitler, condanne apocalittiche a chi festeggia Natale e Capodanno. Entrambi professavano il proprio culto alla moschea padovana di via Turazza alla Stanga. Il primo, fondatore di questo luogo di culto, era stato espulso dall’Italia il 4 gennaio 2017. Il secondo si è imbattuto nello stesso provvedimento venerdì mattina, esattamente due anni dopo. Merrouane Grine, 41 anni, punto di riferimento per un’ampia parte della comunità marocchina padovana, è stato infatti appena espulso dall’Italia per motivi di sicurezza con decreto del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Si tratta del primo allontanamento di questo genere nel 2020.
Domenica 5 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
Sosteneva l’Isis a Padova imam espulso dall’Italia Il decreto di espulsione firmato dal `Botte alla moglie se usciva senza velo ministro Lamorgese, ora è in Marocco Diffondeva video di propaganda jihadista `
IL PREDICATORE, DI PROFESSIONE MECCANICO, ERA RIUSCITO ANCHE A INDOTTRINARE UNA DONNA ITALIANA
L’ATTENTATO
RADICALIZZATO Qui sopra l’ingresso della moschea di via Turrazza a Padova dove predicava l’imam espulso ieri. A sinistra l’uomo mentre viene imbarcato sull’aereo che lo ha riportato in Marocco
I controlli
Monitorati dalla polizia 30mila indirizzi web di estremisti ROMA Una miriade di account, attivati quotidianamente da singoli mujahid o in forma automatizzata per continuare a fare proseliti e comunicare, aggirando le limitazioni messe in atto dagli amministratori delle piattaforma social. Così si sta riorganizzando l’apparato di propaganda del Daesh. Un fenomeno diventato evidente negli ultimi mesi, come segnala la Polizia postale, impegnata in prima linea nel contrasto al terrorismo internazionale di matrice
jihadista e in particolare ai fenomeni di radicalizzazione sul web. Nel 2019 sono stati 32.170 gli spazi web monitorati a questo scopo e centinaia i contenuti rimossi. Un fronte che richiede un impegno continuo anche perché sta emergendo con sempre più frequenza che i lupi solitari agiscono con esplosivi e armi realizzati seguendo le istruzioni pubblicate online. Dal bilancio delle attività della polizia postale nell’anno appena trascorso emergono
altri fenomeni di allarme, sempre legati all’uso di Internet. A cominciare dei reati di sfruttamento sessuale dei minori, che sono in crescita. Nel 2019 per questo reato sono state indagate 650 persone, mentre altre 180 sono finite sotto inchiesta per adescamento di minori online. Sette invece i casi, in «crescente diffusione», di stickers, che consiste nella condivisione, sulle piattaforme di messaggistica istantanea, di adesivi digitali
gratuiti, a contenuto offensivo e violento. Si fa sempre più elevata anche la minaccia informatica, in particolare contro le infrastrutture di interesse nazionale: nel 2019 sono aumentati di oltre il 30% gli alert (82484)a loro indirizzati. E dei 1181 attacchi cyber significativi registrati in tutto il 2019 243 hanno riguardato loro o siti istituzionali, 938 aziende sensibili e pubbliche amministrazioni.
STANGHELLA (PADOVA) Una telefonata dalla stazione di Barcellona, poi il nulla. Doppio giallo nel piccolo comune di Stanghella. Il mistero di Samira ora è diventato anche il mistero di Mohamed. La donna marocchina di 43 anni è sparita oltre due mesi fa dopo aver portato la figlia all’asilo, ma ora anche il marito - indagato a piede libero per omicidio e occultamento di cadavere - ha fatto perdere le proprie tracce. Venerdì era dato in Spagna e ieri non sono emerse ulteriori novità. I carabinieri lavorano in silenzio cercando di mettere assieme i tasselli di un puzzle che sembra decisamente intricato. «La prossima settimana sarà decisiva - dice Nicodemo Gentile, avvocato della famiglia di Samira - ponendosi una lunga serie di domande a cui mancano però le rispettive risposte. «Perché il marito Mohamed si è allontanato? Lo ha fatto da solo o
con l’aiuto di un complice? Come ha viaggiato fino a Barcellona? E soprattutto, voleva arrivare in Marocco? Le testimonianze di quell’uomo - proseguo Nicodemo - sono confusionarie e incongruenti. Quando verrà di nuovo sentito dai carabinieri dovrà dare molte spiegazioni. E forse sarebbe il caso di prevedere per lui un divieto di espatrio».
LA SPARIZIONE Samira El Attar, madre marocchina di una bimba di quattro anni, è scomparsa nel nulla lo scorso 21 ottobre. Oltre due mesi di ricerche con cani molecolari, ruspe e georadar non sono bastate a risolvere il giallo. Inizialmente la Procura di Rovigo aveva aperto il fascicolo per sequestro di persona a carico di ignoti, ma ora il marito di 40 anni, Mohamed Barbri, bracciante agricolo disoccupato, risulta indagato per omicidio e occultamento di cadavere. «Non è vero che io sono geloso e non è vero che la controllavo. Io sono inna-
DOPO LA TELEFONATA PARTITA GIOVEDÌ DA BARCELLONA NESSUN ALTRO SEGNALE: È INDAGATO PER LA SCOMPARSA DELLA MOGLIE
A marzo 2018 la stessa moschea padovana, già colpita dall’espulsione di Imadeddine Guenfoud, era stata oggetto di un attentato incendiario messo in atto da un cinquantasettenne che aveva litigato con un vicino di casa musulmano e per fargliela pagare aveva dato fuoco alla porta del luogo di culto. «Un grande grazie va alle forze dell’ordine, al ministro Lamorgese, al questore di Padova e alla Digos - scrive il sindaco Sergio Giordani -. La nostra città investe molto e con convinzione in integrazione e solidarietà, ma non va lasciato alcuno spazio di azione alle posizioni estremistiche che possono mettere a rischio la nostra comunità». L’assessore regionale Roberto Marcato, leghista, va all’attacco: «Verso questi signori serve tolleranza zero. Gli imam sono dei predicatori che hanno molta influenza nei confronti dei fedeli. Come prima cosa, dobbiamo ottenere che le prediche all’interno delle moschee vengano fatte in italiano. Prima di integrare gli stranieri è assolutamente necessario far rispettare il principio di legalità». Salgono intanto a 462 gli allontanamenti di questo genere dal 2015 ad oggi, di cui 98 nel 2019 e 126 nel 2018. Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIALLO A sinistra Mohamed Barbri, marito di Samira. Qui accanto, la donna scomparsa due mesi fa fotografata con la madre Malika
Perse di nuovo le tracce del marito di Samira IL MISTERO
IL PERMESSO L’imam, nato a Rabat, era regolare sul territorio nazionale e viveva a pochi passa dalla moschea. Entrato in Italia nell’ottobre del 2006, era in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo. Il titolo gli è stato revocato venerdì a seguito dell’espulsione. Era già un “osservato speciale” della questura a partire dall’anno scorso, visto che la moglie connazionale lo aveva denunciato per maltrattamenti e lesioni. Lei si rifiutava di indossare il niqab, classico velo della tradizione araba, e lui la picchiava. Difeso d’ufficio dall’avvocato Silvia Giurato, non potrà essere riammesso nell’area Schengen per i prossimi 10 anni.
IL RIMPATRIO Grine è già stato rimpatriato con un volo da Bologna a Casablanca: due agenti della questura di Padova lo hanno consegnato direttamente agli uomini dell’Antiterrorismo marocchino. Legato al luogo di culto “Al Hikma”, negli ultimi mesi aveva professato anche in altri luoghi religiosi di Padova. L’uomo era indagato per aver inneggiato su Facebook e WhatsApp al califfato di Al Baghdadi. L’inchiesta condotta negli ultimi sei mesi dalla Digos di Padova guidata da Giovanni De Stavola ha fatto emergere come il quarantunenne avesse condiviso sul proprio profilo Facebook diversi video di propaganda jihadista arrivando pure ad indottrinare una donna italiana. Non mancavano messaggi volti a stabilire «la superiorità della religione islamica su quella cristiana». E
chi avesse accettato o scambiato gli auguri avrebbe dovuto affrontare le ire di Allah. Per gli investigatori risulta «particolarmente allarmante anche la pubblicazione di un documento in cui viene esaltata la pratica dello jihad e le moschee che si trasformano da luoghi di preghiera a luoghi di esplosione».
morato di lei e spero di trovarla» ripete lui, dopo aver raccolto sul fossato che costeggia la Statale 16 una scarpa, un portachiavi e un braccialetto giurando che appartenessero a Samira.
LA SVOLTA
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Da due settimane la mamma di Samira è arrivata in Italia per seguire da vicino le indagini e per prendersi cura della nipotina. Non appena la figlioletta è finita in nuove “mani sicure”, però, ecco il colpo di scena. La mattina di Capodanno Moha-
med è uscito dalla sua casa di Stanghella e non è più tornato. Le ultime notizie lo danno in Spagna, a Barcellona, senza telefono cellulare. L’ha rivelato ai carabinieri il cugino Azzedine, che giovedì pomeriggio ha ricevuto una strana telefonata da un numero spagnolo. Dall’altro capo del telefono c’era proprio Mohamed. «Ciao, sono Mohamed». «Dove sei? Ti cercano tutti». «Arrivo, arrivo». Clic. Senza dire altro. Poco dopo a quel numero spagnolo ha risposto un uomo tunisino: «Mi trovo alla stazione delle corriere nord di Barcellona, un marocchino mi ha chiesto di prestargli il telefonino». Dal punto di vista legislativo Mohamed può stare all’estero senza problemi. Ha i documenti con sé, è indagato a piede libero e non ha alcuna misura restrittiva. Alla luce dei fatti, però, la Procura di Rovigo potrebbe valutare una nuova misura restrittiva. G.Pip.
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Nordest
Domenica 5 Gennaio 2020 www.gazzettino.it
HANNO DETTO
Veneto e Patreve 2,6 milioni nelle province di Venezia, Padova e Treviso
IL DIBATTITO VENEZIA I sindaci di quella che una volta si chiamava PaTreVe ci stanno. «Sono anni che lavoro e mi impegno per questo progetto», dice Luigi Brugnaro, primo cittadino di Venezia. Da Treviso il leghista Mario Conte osserva: «In questo momento storico funziona la squadra, bisogna fare rete». E il sindaco di Padova Sergio Giordani: «Sono pronto a discutere e, perché no, ad immaginare assieme come agire ciascuno nelle proprie competenze con passi concreti». C’è un solo assente tra chi plaude alla proposta della presidente di Assindustria Venetocentro Maria Cristina Piovesana: il governatore del Veneto. Da Luca Zaia non sono arrivate critiche all’idea di creare una fondazione per dare una metropoli al Veneto. Ma neanche ssotegni. «Nessun commento», ha fatto sapere Palazzo Balbi. Quel che si dice un silenzio assordante.
LA PROPOSTA A ”reti unificate”, con un intervento pubblicato sui quotidiani veneti, la presidente di Assindustria Venetocentro - che mette assieme Padova e Treviso ed è la seconda più importante associazione territoriale di Confindustria dopo Assolombarda e la prima del Nordest - ha parlato di un “triangolo industriale” che esiste nei fatti, cui manca però “un vertice veneto di rango metropolitano assimilabile a Milano e Bologna”. Secondo la leader degli industriali padovani e trevigiani, il Veneto non avrebbe una “Capitale vera”, “un centro metropolitano in grado di confrontarsi con le altre capitali italiane ed europee”. Di qui la proposta: creare una entità (fondazione, associazione, consorzio) “sovra istituzionale ed extraistituzionale, che cominci ad elaborare un progetto condiviso di capitale metropolitana del Veneto”. L’”innesco”, come lo definisce Piovesana, dovrebbe arrivare non dalla politica “per le sue naturali logiche competitive e conflittualità”, ma “dalle componenti economiche, sociali, culturali rappresentative della nostra comunità”.
Belluno
4,9 milioni abitanti in Veneto
81,45 miliardi di valore aggiunto nel 2018 delle province di Treviso, Padova e Venezia
1,163 i milioni di occupati 2018 tra Treviso, Padova e Venezia Verona
28,68 i miliardi di export messi a segno nel 2018 dalle tre province
2,679 i milioni di abitanti della nuova “metropoli” a gennaio 2019
234.000 le imprese attive tra Venezia, Treviso e Padova
249.000 i lavoratori autonomi nell’area Treviso, Padova e Venezia
«Neanche gli industriali possono fare tutto da soli»
Rovigo
Brugnaro: «Ci credo da sempre». Conte: `Ma dal governatore Zaia nessun plauso «Fare rete». Giordani: «Ma serve coesione» alla proposta di Piovesana: «No comment» `
Regione nell’individuare l’area metropolitana più idonea per il Veneto, da “nessuna città” alla “provincia di Venezia”, tesi quest’ultima che poi ha trovato conforto normativo nell’istituzione della Città metropolitana. Ma è evidente che agli industriali non basta questo perimetro. E non solo a loro se si pensa che dieci anni dopo, nel 2000, gli allora sindaci di Padova Giustina Destro e di Venezia Paolo Costa firmarono un protocollo d’intesa per costituire la Città metropolitana Centro Veneta che comprendesse Padova e Venezia e fosse aperta a integrazioni. E i sindaci di oggi cosa dicono? «Avanti così Confindustria! È
un importante segnale di unità contro le divisioni e le paure», ha twittato il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Aggiungendo: «Credo tanto in questo progetto! Adesso importante coinvolgere tutte le categorie economiche e i cittadini». Brugnaro spiega: «Il progetto non deve essere di parte. E non è sufficiente la PaTreVe, la vera città metropolitana di Venezia coincide con il bacino scolante in laguna, quindi tutta Venezia, Padova, Treviso, un pezzo di Vicenza, Belluno, Rovigo». E la “capitale”? «Sarebbe la città stessa, Venezia all’interno della quale ci sono Padova, Treviso, Mestre. Dal punto di vista identitario non cambierebbe niente, ognuno resterebbe orgoglioso della propria storia, ma a livello
Sul Gazzettino
`L’intervento della
presidente di Confindustria Veneto centro Maria Cristina Piovesana nell’edizione di ieri del Gazzettino
L’intervista/1 Vincenzo Marinese
«Siamo già una città, facciamola grande anche con Belluno e Rovigo»
Confindustria Venezia Rovigo
LUIGI BRUGNARO, Venezia
PADOVA
Una metropoli del Veneto? Sì dai sindaci della PaTreVe
Una capitale veneta? Se ne parla da trent’anni, un dibattito che nel 1990 ha impegnato la
«NON C’È NULLA DA INVIDIARE A MILANO, MA DA SOLI SIAMO TROPPO PICCOLI»
VENEZIA
MARIO CONTE, Treviso
LE REAZIONI
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TREVISO
Vicenza
Fonte: Istat e Cgia di Mestre
I PRECEDENTI
uella di Maria Cristina è la proposta sulla quale stiamo lavorando da tempo: Venezia, Padova, Treviso sono già una metropoli. I numeri riportati dal Gazzettino lo dimostrano. Sta a noi renderla grande». Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia Rovigo, sposa il progetto della presidente di Assindustria Venetocentro, con la quale c’è anche l’idea di una fusione tra le due associazioni. E va anche più in là: «In questa grande metropoli io vedo anche
«Va coinvolta tutta l’area del bacino scolante»
Belluno e Rovigo. Noi come associazioni l’abbiamo capito, qualcuno della politica anche». Perché unire questi territori? «Siamo piccoli e dobbiamo crescere per competere al meglio nel mondo. Abbiamo tante cose che ci accomunano, cultura del lavoro, buona amministrazione soprattutto negli ultimi quattro anni, siamo aperti al mondo e ai mercati internazionali: se riusciamo ad aggregarci su progetti comuni daremo anche più stabilità e sviluppo alle nostre imprese». Confindustria guiderà il progetto? «Vogliamo coinvolgere tutte le categorie economiche, università e istituzioni, che in qualche caso hanno già fatto passi in questa direzione, penso alle Camere di Commercio».
internazionale sarebbero le città di Venezia». Mario Conte, sindaco di Treviso, è convinto: «È arrivato il momento di fare squadra a livello veneto». Con “capitale” Venezia? Qui glissa, dice invece che «abbiamo la fortuna di essere in una Regione che ha il miglior governatore d’Italia», Zaia ovviamente, e avvisa: «La politica da sola non può fare molto? Neanche gli industriali. Per questo dico che bisogna fare rete». Concetto ribadito dal sindaco di Padova Sergio Giordani che, ampiamente favorevole alla proposta della Piovesana, avanza un «unico suggerimento»: «Non serve una politica che pensa di fare tutto da sola, ma allo stesso modo il tessuto economico deve mantenere un alto
«O si cammina assieme o non si va lontano» SERGIO GIORDANI, Padova
livello di coesione e dialogo con quello istituzionale. In queste sfide infatti o si cammina assieme o non si va lontano. I buoni esempi non mancano e serve avere fiducia nella capacità delle istituzioni di fare squadra, con Conte e Brugnaro ho un ottimo rapporto, così come le sensibilità diverse non hanno impedito a me e a Zaia di portare avanti progettualità come l’ospedale fondamentali per tutta la regione». Anche il Pd regionale, con il capogruppo Stefano Fracasso, si dice d’accordo, lanciando però critiche alla politica regionale di Zaia: «Noi ci siamo ma servono infrastrutture, servizi e nuove politiche per il lavoro». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista /2 Agostino Bonomo
Verona e Vicenza resteranno fuori? «Non è che rimangono fuori, il Veneto è un’area metropolitana di tipo diffuso, vicina per dinamiche industriali e culturali, ma in questo momento la grande metropoli è questa. Bisogna essere aperti a tutti, ma oggi dobbiamo partire da chi è più vicino per iniziare a confrontarci con Monaco, Amsterdam, Parigi, New York, Milano, Roma». Milano sembra ancora molto più avanti. «Milano è un esempio ma non abbiamo nulla da invidiarle. E dal punto di vista industriale noi possiamo essere baricentro anche del Friuli». La politica? «Si avvicinerà a questo progetto perché le regole economiche di fatto creano degli esempi».
«Ripensiamo la regione, non si può tagliare fuori Vicenza e Verona» on c’è solo la Patreve, e Vicenza? Verona? Il Veneto è forte perché policentrico, non ha senso puntare allo sviluppo solo di una parte del territorio. Piuttosto di perdere tempo alla ricerca di nuove strutture pensiamo ai contenuti e continuiamo sulla strada già aperta dall’esperienza di Arsenale 2022». Agostino Bonomo, presidente Confartigianato Veneto e Vicenza, non boccia in toto l’idea della leader di Assindustria Venetocentro, ma teme
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La capitale del nuovo polo veneto? «Non ce n’è una, ci sono brand attrattivi: la nostra capacità deve essere quella di coniugare le esigenze di tutto il territorio». Maurizio Crema © RIPRODUZIONE RISERVATA
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«INUTILE PERDERE TEMPO CON ALTRE STRUTTURE, RIPARTIAMO DA ARSENALE 2022» Presidente Confartigianato
che con il progetto della Piovesana possa creare una frattura insanabile in regione. Perché critica l’idea della Piovesana? «Non si può escludere Vicenza, che non è seconda a Treviso in quanto a forza imprenditoriale e a esportazioni; e Verona, che esprime una forza industriale e turistica di livello nazionale. Inutile poi creare fondazioni quando abbiamo già una grande fabbrica di idee come Arsenale 2022 che riunisce imprenditori, sindacati, commercianti, Coldiretti e professori universitari. Una struttura snella, aperta, partita nel 2016 per valutare l’impatto della Pedemontana sulla nostra economia, e ancora valida». Arsenale 2022 però sembra un’esperienza finita.
«Forse la sua forza si è affievolita dopo i crac delle Popolari ma è stato un grande laboratorio di idee che ritengo ancora attuali e valide». Idee però mai diventate fatti, leggi, progetti. Perché? «Le proposte sono state fatte alla Regione e al governo, purtroppo non si sono tradotte in pratica. Ma non ne faccio una colpa al legislatore: so che ci vuole tempo e pazienza per concretizzare certi progetti, non basta una lettera. Avremmo dovuto avere più costanza. Ma possiamo ancora ripartire da quell’esperimento per ripensare il Veneto con anche altre realtà come Unioncamere, Cerved, università, Fondazione Nordest, anche alla luce della nuova programmazione di utilizzo dei fondi europei da qui al 2027». Capitale di questo nuovo Veneto? «In Veneto per fortuna non c’è una Milano. Tutto il territorio può diventare più attrattivo, l’importante è migliorare il nostro ecosistema». M.Cr. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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PROVINCIA
DOMENICA 5 GENNAIO 2020 LA NUOVA
Epifania: emergenza smog
«Aria sempre più avvelenata» Proteste e diffide contro i falò Autorità sollecitate a intervenire in difesa della salute pubblica Bettin: irresponsabile la sospensione delle misure antismog Gianni Favarato MESTRE. Dopo un altro anno, il
2019, con l’aria sempre più avvelenata, non accennano a tornare sotto i livelli di sicurezza sanitaria le concentrazioni di polveri sottili emesse dal traffico stradale, acqueo e aereo, dagli impianti di riscaldamento e dalle industrie. Venerdì scorso Mestre figurava al primo posto regionale delle città più inquinate, con una media giornaliera di polveri sottili (Pm10) pari a 86 microgrammi per metro cubo d’aria (a fronte del lite fissato a 50) a Sacca Fisola 81 al Parco Bissuola di Mestre. E ier la situazione si è aggravata con picchi di oltre 100 microgrammi registrati nelle centraline Arpav di via Tagliamento, via Beccaria, Parco Bissuola e Rio Novo. Una situazione che medici e pediatri di famiglia definiscono da tempo «allarmante e molto pericolosa per la salute dei cittadini, a cominciare da quella di bimbi, malati e anziani», ma non sembra preoccupare affatto né il sindaco Luigi Brugnaro, né il presidente della giunta regionale Luca Zaia
famoso per la sua partecipazione diretta, con tanto di accendino in mano, a falò e roghi, più o meno tradizionali, che tra ieri, oggi e domani, verranno accesi a centinaia per celebrare antichi riti come i “panevin”. Proprio l’accensione di questi falò, infatti, finirà per avvelenare ancor più l’aria che respiriamo, come è successo, puntualmente, negli anni scorsi, con livelli di Pm10 da 8 a 12 volte superiori al limite di sicurezza sanitaria. Ma alla mancanza di qualsiasi limitazione o raccomandazione delle autorità comunali e regionale, fanno da contraltare le reiterate proteste e denunce di singoli cittadini, comitati e associazioni. «Perdura la sospensione delle disposizioni antismog nel Comune di Venezia e in tutta la Città metropolitana, malgrado la criticissima situazione ambientale, a Mestre per le auto e a Venezia per il traffico acqueo» dice il presidente della Municipalità di Marghera, Gianfranco Bettin «Si tratta di condotte irresponsabili, che colpiscono gravemente la salute delle persone, soprattutto quelle più fragili, come i bambini e gli anziani, e degradano
la qualità della vita nelle nostre città. Sarebbe il caso che le autorità sanitarie richiamassero sindaci e governatori al massimo impegno e al rispetto della salute pubblica e personale». Il professore veneziano Fabio Mozzato, ha perfino inviato una formale “diffida contro i falò dell’Epifania “Panevin” con la richiesta di un intervento della magistratura «a tutela della salute pubblica», al sinda-
Gli incendi in nome delle tradizioni aumenteranno fino a dieci volte il Pm 10 co Brugnaro, al governatore Zaia, al prefetto Zappalorto, al direttore dell’Usl 3 Dal Ben e ai ministri Costa (Ambiente) e Speranza (Sanità). «La salute dei cittadini è la cosa più preziosa» scrive Mozzato nella diffida «e le istituzioni hanno l’obbligo di tutelarla, anche a scapito di tradizioni che devono per forza maggiore essere adattate all’evolversi dei tempi e purtroppo dell’inquinamento dell’aria, con un provve-
dimento urgente a tutela della salute pubblica che preveda il divieto di accensione dei falò denominati “Panevin” nei giorni dell’Epifania 2020 in tutto il territorio che causano una pericolosa produzione di polveri nuoce gravemente alla salute». Roberto Trevisan, a nome dell’Assemblea Permanente contro il rischio chimico, denuncia «la deroga, da parte della Regione ai Comuni per l’accensione senza regole e controlli dei falò dell’Epifania rischia di trasformarsi in un attacco alla salute pubblica dalle conseguenze pesantissime, come avvenuto negli anni precedenti, visto gli alti livelli di inquinamento atmosferico già esistenti». «Viste le tante lamentele negli anni precedenti di cittadini che segnalavano problemi di natura respiratoria dopo l’accensione dei falò» aggiunge Trevisan «invitiamo la popolazione a considerare le giornate del panevin come a rischio ambientale e sanitario che necessitano perciò dell’attivazione di adeguati comportamenti e accorgimenti (evitare attività fisiche all’aperto ad esempio) per limitare i danni provocati dalla sovra produzione di polveri sottili, in particolar modo per anziani e bambini». Andrea Marin – referente per Venezia della Lega Italiana Difesa Animali Ambiente – interviene per chiarire che «le tradizioni vanno rispettate, forse però per una questione di inquinamento si poteva pensare di limitarli o per lo meno pianificarli. I dati Arpav in provincia ci dicono che siamo al limite con i livelli massimi di polveri sottili e l’aria viene classificata scadente e in alcune situazioni anche pessima» dice Marin «È quindi opportuno che i “pan e vin” vengano dichiarati da chi li realizza, per poi essere controllati e visionati dagli organi preposti, per una questione di sicurezza e di rispetto delle regole. Non vorrei che all’interno di qualche panevin si inserisca materiale inquinante, per liberarsene». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
La scelta controcorrente dell’associazione che promuove le iniziative di Forte Carpenedo
«Basta, da noi mai più panevin Per farli c’è troppa burocrazia» FUORI DAL CORO
è chi dice no o meglio dice «basta». Per il secondo anno consecutivo la cooperativa di volontari che gestiscono quel gioiello che è Forte Carpenedo, a Mestre, non ha organizzato il falò dell’Epifania sull’acqua che era diventato, per 14 anni una tradizione. Non per motivi ambientali, ma per l’eccesso di norme a cui sottostare, con permessi e autorizzazioni, per organizzare una festa che richiamava centinaia di persone ogni anno.
C’
«Non ne vale più la pena, per stare dentro ai costi organizzativi dovremmo vendere un bicchiere di vin brûlé a dieci euro e andrebbe contro il nostro stile. Non ha più senso farlo. E poi siamo dei volontari, e dovremmo organizzare un evento ottemperando ad una raffica di prescrizioni e permessi che ci scoraggiano alla fine. E quindi, anche quest’anno evitiamo il rito del falò dell’Epifania», ci conferma Francesco “Ciccio” Cavallin, anima della truppa di Forte Carpenedo. «E così faremo contenti quanti si lamentano, e sono sempre di più, per lo smog prodotto da questi eventi tradizionali. Ma ci astenia-
Il falò della Befana a Forte Carpenedo: stop dopo 14 anni
mo noi, che, a dire la verità siamo sempre stati attentissimi: abbiamo usato solo legna, che è frutto della sistemazione del bosco attorno al forte e cartapesta per l’accensione del fuoco. Mai usate vernici o raudi, noi», precisano dal Forte. Anche quest’anno al posto del rituale panevin sull’acqua acceso dagli arcieri che era un evento che attirava centinaia di persone in via Vallon, ci sarà una giornata di apertura del forte con visite guidate speciali, con la partecipazione delle Sentinelle del Lagazuoi in costume della prima guerra mondiale. Una scelta che ovvia alla difficoltà di organizzare eventi di questo tipo rispettando le prescrizioni, doverose, sia in termini di sicurezza (visto che si tratta di eventi molto partecipati) per la vicinanza al fuoco sia per la garanzia che quel che viene bruciato non contenga sostanze inquinanti. Norme, doverose, che comunque molti nel mondo dell’associazionismo, e del volontariato, oggi faticano infatti a rispettare.
E tra l’altro a Forte Carpenedo il ponte di ingresso è ancora oggetto di lavori di rafforzamento, previsti dagli interventi finanziati dal Piano periferie. E quindi gestire tanta gente con anche dei cantieri aperti è tutt’altro che semplice. Il gruppo di volontari di Carpenedo, comunque, non si preoccupa: il pienone è garantito dall’investimento nell’iniziativa culturale delle visite guidate, che piacciono sempre, e che attirano pubblico per tutto il giorno anche al punto ristoro, che consente al gruppo di mantenere l’attività. Ringraziano per la scelta, controcorrente nel Veneto dei falò della Befana, quanti soffrono di malattie polmonari o di asma, e molti sono bambini, e che vivono questo evento con difficoltà e il rischio di crisi respiratorie. I roghi della tradizione scaricano nell’aria in poco tempo quantità enormi di polveri sottili (Pm 10 e Pm 2,5) e i grafici delle antenne di rilevamento vanno fuori scala. — Mitia Chiarin © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENETO ECONOMIA
DOMENICA 5 GENNAIO 2020 LA NUOVA
in vista dell’incontro di martedì
Safilo, sindacati contro Trocchia «Rifletta prima di parlare» Non sono piaciute le esternazioni sul successo in Borsa dopo l’annuncio dei tagli Filctem, Femca e Uiltec: «Via i 700 esuberi, servono garanzie sulla produzione»
Paola Dall’Anese BELLUNO. I toni quasi trionfali-
stici dell’amministratore delegato di Safilo, Angelo Trocchia sull’esito positivo che ha avuto il titolo in Borsa nel 2019 non sono piaciuti ai sindacati di categoria che lo invitano alla prudenza visti i 700 esuberi previsti di cui 400 soltanto nella fabbrica di Longarone. E in vista dell’incontro di martedì annunciano: «Se l’ad pensa che i giochi sono già fatti si sbaglia di grosso». «Le dichiarazioni di Trocchia», esordisce il segretario regionale della Uiltec, Giampietro Gregnanin, «sono figlie del nostro tempo poiché ci si preoccupa di più dell’economia che delle persone. Lo inviterei quindi a riflettere prima di parlare», precisa il sindacalista, a cui fa eco il collega della Femca Cisl, Stefano Zanon: «Se i mercati di fronte all’annuncio di un piano con 700 esuberi fanno aumentare il valore del-
Il corteo di protesta dei lavoratori della Safilo di Longarone contro i 400 esuberi del 13 dicembre scorso
le azioni della Safilo, significa che c’è qualcosa che non va». Ma i sindacati, dopo le critiche, si concentrano sul confronto di martedì, il primo dopo l’annuncio del piano «esposto in soli otto minuti, tanto è l’interesse per le persone che lavorano negli stabilimenti», sottolinea dura Denise Casano-
va, segretaria della Filctem Cgil bellunese. Diversi i tempi da trattare: dal piano industriale a quale ammortizzatore sociale mettere in campo per salvare i posti di lavoro. Ma prima di tutto c’è l’urgenza di capire quale sarà il futuro di Safilo. «Martedì ribadiremo la nostra volontà a
artigianato veneto
non parlare di esuberi. Quello che vogliamo è conoscere nel dettaglio il piano industriale: cosa si produrrà in Italia, che progetti di rilancio ci sono per gli stabilimenti», dice Nicola Brancher, a capo della Femca Cisl di Belluno. Insomma, le parti sociali chiedono garanzie che non ci siano manovre
per chiudere la produzione in Italia. «Dobbiamo essere certi che per le nostre fabbriche ci sia un futuro e capire quale sarà», incalza Casanova. «Vogliamo sapere tutto questo prima di iniziare a parlare di una riorganizzazione del lavoro e di eventuali ammortizzatori sociali», dicono ancora Casanova, Brancher e Rosario Martines, che guida la Uiltec bellunese. E se non ci sarà, come si teme, un dietrofront da parte di Trocchia sui licenziamenti, allora i sindacati dovranno impegnarsi per rendere meno doloroso questo piano «magari attivando anche contratti di solidarietà a Longarone: se tutti lavoreranno meno ore, ci sarà più lavoro per tutti e così non si taglieranno posti», dicono i tre segretari provinciali. «Ma serve attuare anche un patto di distretto per fare in modo che i lavoratori che dovrebbero usciranno da Safilo vengano riassorbiti dalle altre imprese», precisa ancora Gregnanin, che aggiunge: «Dobbiamo essere pronti a gestire la situazione attuale ma anche a pensare ad ulteriori scenari da qui al 2024 per l’occhialeria». «Serve un confronto con l’impresa», aggiunge Brancher «prima di iniziare a ragionare di solidarietà», anche se questa soluzione appare la più rispondente all’esigenza di mantenere i posti di lavoro. «La solidarietà è uno degli strumenti meno impattanti, ma è prematuro parlarne ora senza conoscere cosa intende fare l’azienda», conclude Zanon. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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crediti deteriorati
Tre portafogli per Cherry106 del Gruppo Bossi Cherry106, l’ultima sociatà nata nel Gruppo Bossi, ha acquisito nelle ultime settimane tre portafogli di sofferenze. Il team investimenti capitanato da Laura Gasparini ha acquisito, spiega la manager «Npl unsecured, originati nel settore del credito al consumo, acquisiti sia nel mercato primario, sia sul secondario, per un totale di oltre un migliaio di posizioni». Gasparini vanta decennale esperienza nel settore e un bagaglio di molti deal chiusi con controparti italiane ed internazionali. Cherry106 sta approntando il primo piano industriale dopo l’aumento di capitale. Le linee guida sono: robusta campagna acquisti focalizzata su crediti deteriorati unsecured sia nel settore bancario che in quello del credito al consumo; una gestione agile ed efficace del portafoglio, guidata da Emanuele Leoni; moderna organizzazione, capace di supportare ritmi di crescita sostenuti anche con l’ingresso di risorse umane talentuose, governata da Paolo Taruggi. Giovanni Bossi, Ceo della società, presenterà tra pochi giorni al CdA un piano basato su tre direttrici: redditività, solidità e assunzione di rischi consapevoli.
studio di confartigianato
Intesa per lo smart working Imposte, le piccole imprese incentivo di mille euro a posto pagano il doppio dei colossi VENEZIA. Cresce il popolo de-
gli smart worker, dipendenti che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro disponendo di strumenti digitali. Sono circa 570 mila (stima Politecnico Milano) in Italia, in crescita del 20 per cento rispetto al 2018. Nei giorni scorsi è stata firmata l’intesa tra Cna, Confartigianato, Casartigiani e le tre sigle confederali Cgil, Cisl e Uil per consentire anche ai dipendenti delle piccole aziende di scegliere. Tra gli obiettivi enunciati, anche la promozione della mobilità sostenibile, attraverso la riduzione degli spostamenti casa-lavoro grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali. «La finalità dell’accordo interconfederale regionale sul lavoro agile per le imprese artigiane e le Pmi del Veneto vanno di pari passo con le esigenze del mondo contemporaneo e dell’impresa 4. 0» dichiara il segretario della Cna Matteo Ribon «penso alle aziende che intendono favorire la conciliazione tra il tempo di lavoro e di cura della famiglia, alle imprese che danno lavoro ai giovani e alle aziende che, responsabilizzando i dipendenti, consentono loro di raggiungere gli obiettivi fissati secondo una gestione propria e responsabile dei tempi di lavoro». C’è anche un incentivo di
Lavoro a domicilio d’intesa con l’azienda: lo smart working
mille euro per ogni contratto individuale nell’accordo sullo smart working sottoscritto. Una misura che si aggiunge agli altri incentivi previsti dal testo dell’accordo, che si pone come strumento innovativo per valorizzare il tessuto produttivo dell’artigianato. L’accordo riconosce alla bilateralità artigiana un ruolo importante nella promozione e diffusione del lavoro svolto attraverso le moderne tecnologie in luoghi diversi dalla sede lavorativa. «Sono già diverse le realtà del Veneto che hanno imboccato questa direzione, ma la
strada da fare resta molta» dichiara il presidente di Cna Veneto Alessandro Conte «Comprendiamo che per alcuni settori lo smart working possa restare difficile da applicare, ma al tempo stesso questa forma innovativa di lavoro ha consentito per esempio a molte donne di coniugare al meglio il tempo di cura e di lavoro. Lo smart working favorisce per tutti una migliore conciliazione tra vita privata e professionale, e può aumentare la produttività e la qualità del lavoro». — N.B. © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA. Da una parte l’Italia è il paese con la più alta imposizione fiscale nell’area Euro (dietro la Francia), dall’altra il “favore” con cui vengono trattate le maggiori imprese del settore tecnologico (e non solo quelle). Il risultato: le nostre imprese pagano il doppio rispetto alle controllate italiane dei colossi del web (il 59,1% contro il 33,1%). «È un’ingiustizia che grida vendetta, non tanto perché su questi ultimi grava un peso fiscale relativamente contenuto, ma per il fatto che sulle nostre Pmi il peso delle tasse e dei contributi è tra i più elevati d’Europa», afferma il coordinatore dell’Uffici studi della Cgia Paolo Zabeo. I dati della Banca Mondiale sono chiari: solo la Francia (con il 60,7%) registra una pressione fiscale superiore alla nostra, la media nell’Euro è del 42,8%. Per pagare poche tasse, l’escamotage utilizzato dai colossi è semplice. La metà dell’utile ante imposte è tassato in Paesi a fiscalità agevolata (nel periodo 2014-2018 ha sfiorato complessivamente i 50 miliardi di euro). Non sono solo i giganti stranieri del web a sfruttare la fiscalità di vantaggio concessa da molti Paesi. Anche i grandi player italiani, da anni hanno trasferito la sede legale principale, o di una consociata, all’estero. La lista è lunga: Fca, Eni, Enel, Ferrero, Telecom, Sai-
Pagamento imposte - Totale imposte e contributi (anno 2018) Rank Area Euro 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19
Paesi Lussemburgo Cipro Irlanda Slovenia Finlandia Lettonia Portogallo Paesi Bassi Lituania Malta Spagna Estonia Germania Slovacchia Austria Grecia Belgio ITALIA Francia Area Euro (*)
Totale imposte
(in % su profitti commerciali impresa)
20,4 22,4 26,1 31,0 36,6 38,1 39,8 41,2 42,6 44,0 47,0 47,8 48,8 49,7 51,4 51,9 55,4 59,1 60,7 42,8
Elaborazioni Uścio Studi CGIA su dati Banca Mondiale (Doing Business 2020)
pem, Luxottica Group, Illy... Si tratta di operazioni ineccepibili da un punto di vista fiscale-societario, che consentono di ridurre la base imponibile, mentre le realtà di piccola dimensione, che non possono andare altrove, sono tartassate. L’Italia è anche il Paese, assieme al Portogallo, dove pagare le tasse è più difficile. Dai dati della Banca Mondiale (Doing Business 2020) sono necessari 30 giorni all’anno (pari a 238 ore) in Italia per raccogliere tutte le informazioni necessarie per calcolare le imposte dovute, completare tutte le dichiarazioni dei reddi-
ti e per presentarle all’Amministrazione finanziaria, infine effettuare il pagamento. Intanto gli artigiani si attendono un 2020 privo di tagli alle tasse. «Entro la fine di quest’anno il Governo dovrà trovare altri 20 miliardi di euro per scongiurare un ritocco all’insù dell’Iva e accise sui carburanti» dichiara il segretario della Cgia, Renato Mason «Anche la prossima finanziaria è dunque in buona parte già vincolata e sarà molto difficile recuperare risorse per ridurre le tasse su famiglie e imprese». — Nicola Brillo © RIPRODUZIONE RISERVATA
MARGHERA
DOMENICA 5 GENNAIO 2020 LA NUOVA
il progetto di venice lgn
Video promozionale del porto per il nuovo terminal gasiero L’Autorità di Sistema Portuale stanzia 18.300 euro per realizzarlo in attesa dell’autorizzazione unica del ministero dello Sviluppo per l’avvio dei cantieri
Gianni Favarato MARGHERA. L’autorizzazione unica (e finale) del ministero dello Sviluppo Economico, d’intesa con la Regione Veneto, alla costruzione del novo terminal del meno inquinante gas naturale liquefatto (gnl) in laguna – il primo e unico a sorgere in tutta Italia – è annunciata per i prossimi giorni. Intanto l’Autorità di Sistema Portuale di Venezia e Chioggia si prende avanti e approva lo stanziamento di 18.300 euro per la realizzazione «video illustrativo delle attività principali del progetto con particolare riferimento catena logistica di approvvigionamento e distribuzione del gnl al porto di Venezia». Il terminal sorgerà nell’area depositi di Decal spa (che è anche azionista unica di Venice lgn spa, la società che realizzerà e gestirà il deposito da 32 mila
L’area depositi di Decal sul canale Sud dove verrà realizzato il terminal di gas naturale liquefatto
metri cubi e sarà il primo dell’intera Italia dove a tutt’oggi non ne esistono, tant’è che autotreni e navi con motori a gnl, in continua crescita, devono rifornirsi a Barcellona o in altri terminal europei. Proprio per valorizzare l’opportunità strategica di avere a di-
sposizione, nel porto lagunare, un terminal capace di rifornirsi di gnl concentrato e a bassissima temperatura per poi distribuirlo con speciali “bettoline” e appositi distributori. «La progettazione e costruzione di un primo prototipo di chiatta per il trasporto e riforni-
mento di gnl alle navi – spiega il decreto dell’Autorità di Sistema Portuale presieduta da Pino Musolino – costituisce uno degli obiettivi essenziali del progetto, con benefici attesi nell’intera filiera gnl e per aumentare la competitività dei servizi offerti dal Sistema Portuale
del Mare Adriatico». «Tenuto conto che il deposito e l’intera filiera del gnl al porto di Venezia sono tutt’ora in fase di progettazione – si aggiunge nel decreto – e che, a partire dai dati progettuali, è possibile sviluppare una rappresentazione foto-realistica dell’area di Porto Marghera e realizzare un video con tecniche di animazione 3D in qualità HD con una strumentazione speciale nonché delle necessarie professionalità ed expertise». L’affidamento della realizzazione del video promozionale avverrà direttamente «consultando almeno tre operatori economici, previa indagine di mercato e mediante trattativa diretta nel Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione». Il progetto, supportato dall’Autorità di Sistema Portuale veneziana, proprio in funzione della riduzione delle emissioni inquinanti, a cominciare da quelle delle navi – è co-finanziato dalla Commissione dell’Unione Europea nell’ambito del programma Cef con 18,5 milioni di euro e prevede un investimento totale di oltre 100 milioni di euro. Il deposito da realizzare sul canale sud di Porto Marghera – nell’area dei depositi di carburanti della Decal – prevede lo stoccaggio di gnl del tipo “small scale” con una capacità di 32.000 m³. Il gas naturale liquefatto e congelato arriverà al deposito su navi gasiere di pic-
cola e media stazza (max 30.000 m³) e sarà distribuito con autocisterne e piccole metaniere (bettoline). L’utilizzo di gnl nei motori (soprattutto autotreni e navi) comporta una riduzione delle emissioni rispetto a benzina e diesel, con una riduzione dei di ossidi di zolfo del 95%; delle polveri sottili del 90%, oltre alle riduzioni di ossidi di azoto e di anidride carbonica. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
la nuova procedura
On line i permessi di accesso al porto e sulle navi Dal 1 gennaio si può procedere al rinnovo o al rilascio dei permessi di accesso nelle aree portuali per l’anno 2020 si possono ottenere all’Ufficio Permessi a San Basilio che è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 12. Si può utilizzare anche la “Istanza on line” per la presentazione delle istanze e per la richiesta del rilascio dei permessi di accesso ad esse collegate, come: i servizi alle navi per trasporto merci o passeggeri; i servizi di accompagnatori, guide turistiche e addetti ai terminal; i permessi agli operatori non iscritti ai Registri Titolari di concessione o autorizzazione per l’accesso di veicoli Servizi specialistici ex art. 16. —
soccorso sanitario tra pescara e venezia
la mobilitazione continua
Volo d'emergenza per salvare una vita
Maratona per l’Antica Posta due ore di interventi e idee
TESSERA.Trasporto d'emer-
genza con un aereo Falcon 50 del 31° Stormo dell'Aeronautica militare per salvare un uomo in pericolo di vita e portarlo fino alla clinica chirurgica dell’ospedale di Padova. Si tratta del secondo intervento in due giorni, quest’ultimo sulla tratta Pescara-Venezia. L'Aeronautica Militare è intervenuta ieri per un uomo colto da un grave malore nel pescarese. Un altro volo d'urgenza era stato effettuato ieri per salvare la vita ad una neonata sarda di soli 10 giorni di
vita. Allertata dalla Prefettura di Chieti che ne ha chiesto l'immediato intervento, la Sala Situazioni di Vertice del Comando della Squadra Aerea, ovvero la Sala Operativa dell'Aeronautica Militare che ha tra i propri compiti istituzionali anche quello di organizzare e gestire questo genere di trasporti, ha subito attivato un Falcon 50, aereo del 31° Stormo di Ciampino. L'intervento è stato effettuato sulla tratta Pescara Venezia. L'uomo, in pericolo di vita e precedentemen-
MESTRE. Non demordono af-
Il Falcon 50 sanitario
te ricoverato al «SS. Annunziata» di Chieti, è stato imbarcato e trasportato a Venezia per consentirne il successivo ricovero nella Clinica Chirurgica III dell'Azienda Ospedaliera di Padova. Decollato da Pescara intorno alle 12.30, l'atterraggio a Venezia si è concluso intorno alle 13.15. —
carpenedo
sulle strade
Consiglio municipalità discute di viabilità
Temperature polari Spargisale in azione
CARPENEDO. È stata convocata per il tardo pomeriggio di giovedì, alle 18.45, una nuova seduta del consiglio della municipalità di Mestre Carpenedo. I punti all'ordine del giorno, insieme ovviamente all'approvazione del verbale della stessa giornata, sono la mozione con a oggetto il collegamento viario tra via Mutinelli e via Vallenari bis Nord. Ma, soprattutto, il parere relativo alla PD 1031/2019, sulla definizio-
ne e sull'attuazione del programma unitario di riqualificazione e di ridefinizione urbanistica, paesaggistica e strutturale dell’area di San Giuliano e della contestuale variante al piano degli interventi numero 40. Si tratta dell'accordo di programma ai sensi dell’articolo 7 della Legge Regionale del Veneto del 23 aprile 2004 e dell'articolo 34 del Decreto Legislativo del 18 agosto 2000, numero 267. —
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MESTRE. I mezzi spargisale sono entrati in azione tra le strade di Mestre nella notte appena trascorsa, a causa delle possibilità di gelate nelle ore più fredde. I mezzi sono intervenuti soprattutto sulle rotatorie, nei sottopassi e sui cavalcavia della terraferma e lungo i percorsi carrabili di piazzale Roma e al Tronchetto. —
fatto le associazioni che hanno lanciato l’appello a favore del salvataggio dell’Antica posta di piazza XXVII Ottobre. E preparano per oggi una insolita iniziativa: una maratona di interventi di persone che hanno a cuore il mantenimento del segno architettonico di un luogo identitario dei rapporti tra Mestre e Venezia:ovvero il recupero dell’immobile, oggi un rudere dimenticato per troppo tempo, che dovrebbe lasciare il posto ad un palazzo ma che racchiude i segni e la storia dell’Antica posta, da dove passavano tutti i dispacci diretti alla Serenissima. La maratona si svolge presso la sede della associazione Mestre Mia, in via Torre Belfredo, dalle 16 alle 19 e l’intero susseguirsi di interventi a favore del progetto delle associazioni verrà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook dell’associazione. Interverranno tra gli altri quindi il deputato Nicola Pellicani (Partito Democratico), la senatrice Orietta Vanin del Movimento 5 Stelle, che in questi giorni si è schierata a favore dell’iniziativa delle associazioni. Interverranno poi Roberto Stevanato del centro studi storici di Mestre, lo storico Stefano Sorteni, Graziano Fusati, Fabio Bevilacqua, il sociologo Gianfranco Bettin che è anche pre-
L’edificio dell’Antica Posta in una vecchia immagine dall’alto
sidente della Municipalità di Marghera. Interventi anche di Paolo Levorato, di un portavoce del Gruppo 25 Aprile, e di Massimo Venturini, ex presidente della Municipalità di Mestre. Intanto sulla piattaforma di Change.org, continua la raccolta firme in calce all’appello. Sono state superate le 1.100 adesioni ad una iniziativa che è stata apertamente contestata invece dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Ma le associazioni ribadiscono la volontà di un dialogo con l’amministrazione comunale e con i privati che
hanno la proprietà di quell’immobile. Il progetto del nuovo palazzo, e del nuovo parcheggio su tre piani, previsto in via Lazzari, ufficialmente non sono stati ancora depositati in Comune e si confida in un dialogo che mantenga il segno architettonico di quell’edificio storico per valorizzare piazza XVII Ottobre che i comitati vorrebbero vedere tornare ad assomigliare il più possibile a quella che finì nei dipinti del Canaletto: con un collegamento via acqua con Venezia attraverso il Canal Salso. — M.Ch.
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PRIMO PIANO
DOMENICA 5 GENNAIO 2020 LA TRIBUNA
La notte dei falò
Vin brulé, pinze e “faive” Si accendono i Panevin una festa per migliaia Si parte alle 18 con la benedizione del fuoco e il viaggio di quaranta tedofori Lo storico Ulderico Bernardi: «Tradizione che consolida le nostre comunità» Elena Grassi TREVISO. Bruciare la vecchia sul rogo e con lei la miseria per guardare ad un nuovo anno di prosperità e ricchezza. Ha un sapore propiziatorio l’antico rito del Panevin, che da tempi immemori (secondo alcune fonti risalirebbe al Medioevo) si rinnova ogni anno nel nostro territorio. Storico è il falò di Arcade, che sarà acceso in piazza dal presidente del Veneto, Luca Zaia, stasera alle 21, per dare il via ad una festa con griglia, pinza e vin brulè, mentre particolarmente suggestivo si preannuncia il Panevin del Quartier del Piave, con la staffetta dei tedofori. STORIA E LEGGENDA
Si comincia alla chiesetta della Beata Vergine a Combai di Miane alle 17 con la lettura scenica “Panevin di memorie” e alle 18 con la benedizione del fuoco, che sarà portato dai tedofori in 40 località della zona, da Segusino a Fregona, per un’accensione contemporanea dei falò alle 20. «Panevin è il nome dato nel nostro territorio ad una tradizione antichissima che si celebra in tutto il mondo, legata al cambio delle stagioni e ai movimenti cosmici del solstizio
d’inverno, ovvero quel passaggio dal buio alla luce che rappresenta la vera svolta dell’anno: gli abitanti hanno speranza di ritrovare la possibilità di vita con i frutti, con gli animali che si risvegliano dal letargo, con i pesci che tornano a comparire nei fiumi. È il cambiamento essenziale dallo stato di inedia alla possibilità di nutrirsi di nuovo con il cibo della natura, perché la fertilità torna ad essere produttiva». Questo è il senso dell’origine del Panevin secondo l’antropologo Ulderico Bernardi, un rito tradizionale per un anno fecondo, che in ogni società si declina in maniera diversa e che nel nostro territorio ha preso forma in un grande falò condiviso. «Da noi è essenziale il fuoco perché richiama la luce e il calore – continua Bernardi – attorno a cui le famiglie si ritrovavano tutte insieme rivivificando lo spirito di comunità: la gente tornava ad uscire e trovava i conforti adeguati, tradotti in Veneto come pinza e vin brulè». LE “FAIVE”
Da dove deriva il famoso detto “Se le faive le va a sera, pan e poenta fa piena a caliera (raccolto abbondante), se le faive le va a mattina tol su el saco e va a farina (raccolto scarso)”? «Si tratta di una sim-
patica consuetudine legata al mondo contadino – spiega l’antropologo – che rinvia a memorie millenarie: dall’est venivano gli invasori a fare razzia, e quindi non era una direzione di buon auspicio, anche se spesso qui nel nord est, per motivi atmosferici, il vento soffia proprio in verso “mattina”». PINZA E TRADIZIONI
Un’altra “simpatica consuetudine”, come la definisce Bernardi, è quella che invita ad assaggiare sette tipi di pinza per avere fortuna nel nuovo anno. «È bello pensare a sette famiglie che vanno a trovare altre sette famiglie per mangiare un pezzo di pinza insieme, perché l’importante era la relazione che si consolidava attraverso lo scambio, il mondo va avanti con lo scambio delle persone e delle idee, “chi scambia cambia” dicevo sempre ai miei studenti all’università: noi viviamo di scambi e la bellezza stessa nasce dagli incontri, l’epoca di oggi è di assoluta novità, genti nuove, intelligenze nuove, ragazzi di diversi continenti che potrebbero diventare domani i nuovi Michelangelo e Leonardo. Ma attenzione, perché se non c’è tradizione non c’è possibilità di scambio, e quindi è importante conservare i riti della no-
ULDERICO BERNARDI ANTROPOLOGO E SOCIOLOGO ESPERTO DI TRADIZIONI LOCALI
«Dall’est arrivavano gli invasori Ecco perché oggi le faville verso mattina sono considerate un cattivo auspicio» stra memoria, che vanno oltre la storia». Attorno al fuoco si riunivano e si riuniscono ancora oggi, varie generazioni, dai nonni ai bambini, per un passaggio di testimone fondamentale in quanto «la tradizione è il consenso attraverso il tempo, che non nasce dal nulla e non muore mai. Ci sarà sempre qualcuno a portarla avanti». — © RIPRODUZIONE RISERVATA
l’elenco completo comune per comune
Arcade è il più grande: via alle 21 Zaia presente a quattro accensioni TREVISO. Ecco l’elenco di tutti i Panevin in programma a Treviso e provincia, quasi tutti saranno accesi stasera, qualcuno si terrà nei prossimi giorni. Come da tradizione il governatore Luca Zaia (in foto con il sindaco Presti di Arcade) parteciperà alle accensioni. Alle ore 19.45, Zaia sarà presente all’accensione del Panevin di Fontanelle; alle 20.15 toccherà a quello di Visnà di Vazzola; a seguire, alle 20.30, Zaia si sposterà a Borgo Malanotte di Tezze di Vazzola, per concludere il tour alle 20.45 ad Arcade. Ecco quindi l’elenco completo. ARCADE: Arcade - Piazza ore 21.00. BREDA DI PIAVE: Breda di Piave - Piazza Nazioni Unite -
ore 20.30. CAPPELLA MAGGIORE: Cappella Maggiore - Borgo Gava - Via Carron - ore 20.00. CARBONERA: Carbonera Parco Rio Riul - ore 20, Mignagola - Oratorio Papa Luciani ore 20.30, Pezzan - Tenuta Vecchiato Matteo - ore 20.00, Vascon - Piazzale Chiesa - ore 18.30. CASALE SUL SILE:Casale sul Sile - al porticciolo dietro la Chiesa - ore 20.15. CASIER:Casier – Via Vecchie Peschiere – ore 20.30. CASTELFRANCO VENETO: Salvarosa - ore 19.30. CAVASO DEL TOMBA:Via Ronche - vicino Asolo Golf Club - ore 20.00. CHIARANO: Fossalta Maggiore - Piazza San Marco - ore
20.30. CIMADOLMO: Cimadolmo - Via Vendrame - ore 20.30. CISON DI VALMARINO: Cison di Valmarino – Case Marian - ore 20.00, Rolle – ex Scuole Elementari - ore 20.00. Mura - campo giochi - ore 20.00, Gai – Gai di Mezzo, Tovena – Via Nazionale - ore 18.00. COLLE UMBERTO: Colle Umberto - ore 20.00. CONEGLIANO: Coìnù - Via Calpena. Collalbrigo – Via della Guizza - ore 20.30 Costa – Area chiesa parrocchiale. Parrocchia di San Pio X Via Torricelli Casa dello Studente - ore 20.30. CORDIGNANO: Silvella -
Via Montello, Pinè - Via Livenza, Ponte della Muda - Località Roncada Via Vicinale Vistorta. Pinidello: Località Santo Stefano Via dei Maserat, Villa di Villa Località Palù, Casa di riposo San Pio X Borgo Tocchet. CORNUDA: Cornuda - Via Valle in Piano, Via San Valentino - 6 gennaio ore 20.00. CRESPANO DEL GRAPPA: Crespano del Grappa - Località Giarre - ore 20.00. CROCETTA DEL MONTELLO: Crocetta del Montello Campo sportivo della Chiesa - ore 20.00. FARRA DI SOLIGO: Farra di Soligo – Località Col Attila, Col San Martino – Località Giussin, Col San Martino – Lo-
calità Canal, Col San Martino – Località San Vigilio, Col San Martino – Località Cavre, Soligo – Area Festeggiamenti, Soligo – Ospedale Bon Bozzolla. FOLLINA: Follina – Località Marcita - ore 20.00, Farrò – parco della Chiesa, Valmareno – Colle San Giacomo. FONTANELLE: Vallonto Via Vallonto - ore 20.00 Santa Maria del Palù - ore 20.00. Lutrano - presso Impianti sportivi - ore 20.00. FREGONA: Fratte - Col de Vacca - via degli Alpini. GODEGA DI SANT'URBANO: Godega di Sant' Urbano ore 19.00 Bibano - ore 19.00, Pianzano - ore 19.00. GORGO AL MONTICANO: Gorgo al Monticano - Campo sportivo - ore 20.00. MANSUÈ: Mansuè - Impianti sportivi - ore 20.00. MASERADA SUL PIAVE: Maserada sul Piave – dietro il Municipio - ore 20.30, Maserada sul Piave - Località Parabae - ore 20.00. MIANE: Miane – Centro Polifunzionale - ore 20.00, Premaor – Via Campon - ore 20.00, Combai – Curva del
Cristo - ore 20.00 Posa Puner – Rifugio Alpino - ore 20.00. MORGANO - BADOERE: Badoere - Piazza Indipendenza, Badoere - Parrocchia - 6 gennaio ore 20.00. MORIAGO DELLA BATTAGLIA: Moriago – presso il Musichiere - ore 20.00, Mosnigo – Vicino Chiesa Mosnigo – Via Capitello. MOTTA DI LIVENZA: San Giovanni - ore 20.00, Villano-