RASSEGNA STAMPA DEL 9 GENNAIO 2020

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REGIONE ATTUALITÀ

Giovedì 9 Gennaio 2020 Corriere del Veneto

Bandieravenetanellesedistatali leggeinaula,fioccanopolemiche

Quella del 2017 era stata bocciata dalla Consulta. Nella nuova proposta non ci sono sanzioni La bandiera del Veneto torna a far discutere. La giunta Zaia, con decisione del 12 novembre scorso, ha deciso di riproporre il progetto di legge numero 477, per la modifica alla legge regionale 20 maggio 1975 dal titolo «Bandiera, gonfalone, fascia e stemma della Regione». E ieri, la proposta di legge, è approdata in Prima commissione, scatenando le reazioni (polemiche) dell’opposizione, per la quale - in Veneto sono altri gli argomenti da affrontare. Ma andiamo per gradi. La riproposizione della proposta di legge nasce dal fatto che, con sentenza n. 183 del 2018, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’art 3, comma 1, della legge della Regione del Veneto 5 settembre 2017, n. 28 («Nuove disposizioni in materia di uso dei simboli ufficiali della Regione») nella parte in cui era previsto l’obbligo di esporre la bandiera regionale all’esterno di edifici adibiti a sede e organi di uffici statali e di organismi pubblici nazionali, nonché su imbarcazioni di proprietà di questi ultimi, con disposizione sanzionatoria a chi non ottemperava a questa disposizione. La suprema corte ha ritenuto illegittima la parte sanzionatoria e la giunta Zaia ha decisio quindi di adeguarsi alla sentenza, riproponendo la proposta di legge ma togliendo l’articolo 7-septies, comma 1, quello che regolava appunto le sanzioni. «In altre parole - spiega il presidente della Prima commissione, il leghista Alessandro Montagnoli - non sono più previste multe per chi non esporrà la bandiera del Veneto. Il nostro ragionamento parte dal fatto che siamo in Veneto e che dovrebbe essere motivo di orgoglio per tutti VENEZIA

Vino e sport

Montagnoli Polemiche sterili, le minoranze in Veneto non hanno argomenti Fracasso Questa è la solita iniziativa leghista per contrapporsi allo Stato

Sicurezza stradale

«Okkio alla vita», Zaia scrive a Conte: «Facciamo squadra» VENEZIA «Facciamo squadra per rispondere alle tante tragedie della strada con una grande campagna di sensibilizzazione nazionale». È questo il senso di una lettera che il governatore veneto, Luca Zaia, ha inviato ieri al premier Giuseppe Conte e al ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli. Zaia ricorda che, nel solo Veneto, nel 2018, ci sono state 311 vittime per incidenti stradali e fa riferimento alla campagna «Okkio alla Vita» lanciata il 30 dicembre scorso da Spresiano (Treviso), che utilizza immagini forti, come carcasse di auto incidentate piazzate all’esterno delle discoteche a far da monito ai giovani frequentatori.

l’esposizione della nostra bandiera». Ovviamente, la cosa non è piaciuta alle opposizioni che, a stretto di giro di posta, hanno espresso senza mezzi termini la loro contrarietà a questa iniziativa. «La riproposizione dello stesso progetto di legge - dice il dem Stefano Fracasso - con l’esclusione delle sanzioni è il solito modo, tutto leghista, di usare la bandiera sempre in contrapposizione allo Stato. Io dico: vuoi questo? La strada migliore non è fare una legge ma un accordo con il ministero degli Interni affinché, nelle sedi e negli uffici dello Stato in Veneto, sia esposta la bandiera della Regione. Invece Zaia e la Lega hanno bisogno di strumentalizzare, agitando una diversità invece di costruire una solidarietà nazionale». Non sono da meno altri

esponenti dell’opposizione in consiglio regionale. «È evidente - attacca Claudio Sinigaglia del Pd- che siamo di fronte all’ennesima ”arma di distrazione” utilizzata da Zaia per distogliere l’attenzione dai tanti problemi dei veneti e per i quali la Regione non riesce o non vuole trovare soluzione. Un provvedimento che va di pari passo con un’altra legge ancora più assurda, quella della bandiera di San Marco regalata ai nuovi nati, con un esborso annuo di 200mila euro che sicuramente potrebbero essere spesi in modo assai migliore». «All’epoca dell’approvazione di quella legge, la n. 28 del 5 settembre 2017 che introduceva l’obbligo di esposizione della bandiera della Regione all’esterno degli edifici statali, avevo inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri una segnalazione rispetto ai profili di illegittimità costituzionale contenuti nella norma. Il governo aveva poi deciso di impugnare, da cui la sentenza della Corte - sottolinea Piero Ruzzante di Veneto 2020 -. Cosa è cambiato rispetto al parere della Consulta? Nulla. Eppure la giunta Zaia non trova niente di meglio da fare che riproporre la stessa solfa. Una minestra riscaldata, devono rendersene conto anche i leghisti visto che ieri in commissione non c’era nessun assessore a presentarla – sebbene si tratti di una proposta di legge della giunta! Evidentemente non ci credono neanche loro». «C’era da scommettere chiosa Montagnoli - sul fatto che le minoranze cavalcassero questa nostra iniziativa. E questo mi fa pensare che, evidentemente, non hanno altri argomenti». Antonio Spadaccino

La vicenda ● La giunta Zaia ha deciso di riproporre il progetto di legge numero 477, per la modifica alla legge regionale 20 maggio 1975 dal titolo «Bandiera, gonfalone, fascia e stemma della Regione» ● La riproposizione della proposta di legge nasce dal fatto che, con sentenza n. 183 del 2018, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’art 3, comma 1, della legge della Regione del Veneto 5 settembre 2017 ● Nodo del contendere erano le sanzioni per chi non esponeva la bandiera veneta. Nell nuovo progetto di legge regionale è stata tolta la parte relativa alle sanzioni

La sentenza del Tar

«Oss, regolare il maxi concorso» Assunzioni ok VENEZIA Il concorso dell’Azienda Zero del Veneto per Oss (Operatori socio sanitari) è regolare. A confermarlo è il Tar del Veneto con sentenza emessa il 7 gennaio con la quale ha respinto il ricorso promosso contro il maxi concorso pubblico che aveva visto la partecipazione di 8.872 candidati e che era stato impugnato da undici concorrenti. Il Tribunale amministrativo regionale ha dichiarato l’infondatezza, punto per punto, di tutte le doglianze dei ricorrenti, togliendo ogni dubbio sulla legittimità e correttezza della procedura e quindi sulla validità dei contratti di lavoro finora sottoscritti dalle Aziende Sanitarie. Il Direttore Generale di Azienda Zero, Patrizia Simionato, ha espresso grande soddisfazione per il risultato ottenuto, che riconosce quindi non solo la legittimità delle procedure adottate ma soprattutto la trasparenza delle stesse, l’equità e il livello di competenza espressa da parte di tutti i professionisti coinvolti. Esprime tuttavia amarezza per l’effetto mediatico che ha avuto il ricorso e le inevitabili incertezze che ha ingenerato nei concorrenti idonei nell’accettare o meno il posto di lavoro. Il concorso si era concluso con undici graduatorie, che hanno validità per tre anni (una per ciascuna azienda sanitaria), con complessivi 4.239 idonei rispetto ai 312 posti richiesti dai Direttori Generali. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Accordo Bottega-De Laurentis Centomila bottiglie di Prosecco per brindare al Calcio Napoli Il produttore: «È un orgoglio unire Veneto e Campania»

GODEGA SANT’URBANO (TREVISO)

Questa ancora mancava, nel pur variegato mondo delle bollicine: il Prosecco, il vino nordestino per eccellenza, che si abbina al marchio del Calcio Napoli. Bottega Spa, azienda trevigiana produttrice di vini e grappe, ha appena immesso sul mercato una elegante bottiglia di Prosecco Doc, color blu pavone, con il logo della squadra di calcio partenopea e uno slogan inequivocabile riportato sull’etichetta: «Forza Napoli sempre» . L’iniziativa commerciale è il frutto di un accordo tra Aurelio De Laurentiis, presidente del club azzurro, e Sandro Bottega, l’imprenditore a capo dell’azienda di Godega Sant’Urbano, nel Trevigiano, che porta il suo nome.

Il Prosecco Doc «SSC Napoli» sarà prodotto inizialmente in centomila bottiglie l’anno, che verranno vendute in tutta la Campania, nei club che riuniscono la tifoseria organizzata napoletana, nelle enoteche di tutta la penisola e sull’Amazon Brand Store SSCN. «Il presidente De Laurentiis - spiega Sandro Bottega - ha scelto la nostra azienda perché giudica il nostro Prosecco un vino di qualità e, non lo nascondo, per l’amicizia che ci lega da anni. Napoli, tra l’altro, ha una tradizione culinaria millenaria ed è nota in tutto il mondo, per cui dove si mangia bene si deve anche bere bene. Per questo Prosecco abbiamo anche creato un contenitore particolare, una bottiglia blu oltremare, che ne fa un prodotto da collezio-

Forza Napoli Il Prosecco «azzurro»; sopra, i fratelli Bottega

ne. Stando ai primi risultati delle vendite - continua Bottega -, il Prosecco Doc SSC Napoli è stato molto ben accolto dal mercato e, a questo punto, non nascondiamo l’ambizione di poterlo vendere anche all’estero, dove i napoletani sono molti. Per me è oltretutto motivo di soddisfazione il fatto che Veneto e Campania vadano a braccetto, almeno per quel che riguarda il vino e lo sport». Il Prosecco Doc SSC Napoli è un Brut prodotto da uve glera coltivate in provincia di Treviso, secondo le tecniche tradizionali. «Ci viene assicurato - aggiunge Bottega - che il Prosecco Napoli, che noi consigliamo come vino adatto per gli antipasti, per i piatti di pesce e per i cocktail, a Napoli viene particolarmente

Chi è ● Bottega Spa è un’azienda di Godega Sant’Urbano (Treviso), cantina e distilleria produttrice di vini e grappe fondata nel 1977. La famiglia Bottega coltiva la vite sulle colline trevigiane fin dal Seicento, sulle terre dei Conti di Collalto

apprezzato anche con la pizza. Nella produzione di questo Prosecco rispettiamo rigorose procedure aziendali, che prevedono l’impiego di alta tecnologia tanto nei processi di vinificazione e di spumantizzazione quanto nell’imbottigliamento finale. Ogni bottiglia è sottoposta a un rigoso controllo (manuale) della qualità: in caso di imperfezioni, anche nel packaging, la bottiglia viene scartata». La speranza dei napoletani, naturalmente, è di poter brindare sin dalla prossima sfida di Champions League. Eliminare il Barcellona, a tutti gli effetti, sarebbe un’impresa che merita Prosecco a volontà. Giorgio Naccari © RIPRODUZIONE RISERVATA


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GIOVEDÌ 9 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

Il braccio di ferro sulle concessioni

La A4 Padova-Venezia nel tratto di Dolo: ora si discute sulle nuive cioncessioni da affidare a Cav. A destra la centrale idroelettrica sul fiume Piave a Nervesa della Battaglia nel Trevigiano

Cav, Pedemontana A4 e idroelettrico Nel Veneto di Zaia c’è nostalgia di Iri La Regione punta a fare cassa con il business dell’energia E la riforma della holding delle autostrade approda a Roma

Albino Salmaso VENEZIA. C’è nostalgia della

vecchia e potentissima Iri in salsa Dc nella strategia del governatore Luca Zaia, il padre dell’autonomia che né Salvini né Conte hanno regalato al Veneto. Tre sono i pilastri del new deal: la Cav holding delle autostrade a Nordest per gestire nel 2026 la A4 Padova-Brescia; la Pedemontana Montecchio-Spresiano finanziata con 300 milioni l’anno e la regiona-

lizzazione delle 500 centrali idroelettriche sono un cambio di rotta che farà di Palazzo Balbi la cabina di regia di due asset strategici: la grande viabilità e l’energia. Un business che vale almeno 50 milioni cash l’anno, se si considerano gli utili 2019 di Cav, pari a 23 milioni, e il contributo fisso del 2,3% pagato oggi dai gestori privati che producono energia nelle valli bellunesi, vicentine e trevigiane: sono altri 20 milioni l’anno. Da investire nel territorio, ovviamente. Ma a

dettare le regole sarà la Regione. La data da segnare sul calendario è sempre il 2026, quando scadranno le concessioni più importanti sui canoni idrici tra Soverzene e Arsiè. A dispetto della riforma Madia che liberalizza la fornitura del gas e dei trasporti e detta nuove regole per le società partecipate, il Veneto ha imboccato la strada opposta e vuole trasformare Cav nella cassaforte del business delle autostrade, con l’affidamento delle concessioni in house, senza gara euro-

palaZZo Ferro-Fini

Bandiera di S. Marco per legge la Lega ci riprova, senza multe Dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale nuova proposta in commissione con obbligo di esposizione in tutti le sedi regionali e statali VENEZIA. Rinunciare al Leone

alato in campo d’oro e cremisi? Mai e poi mai, ribattono i leghisti, che della bandiera di San Marco hanno fatto una clava identitaria. Così, a quindici mesi di distanza dalla senten-

za della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo l’obbligo di esporre la bandiera del Veneto negli edifici pubblici pena sanzioni pecuniarie («Invade la competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia»), la maggioranza zaiana in Regione ci riprova, con una proposta di legge bis che riafferma tutti gli articoli precedenti, salvo cancellare le sanzioni a carico degli inadempienti. Basterà a scongiurare i

fulmini della Consulta? Nel dubbio, il testo illustrato ai consiglieri della prima commissione da un funzionario e un avvocato inviati da Palazzo Balbi – e caldeggiato nei suoi princìpi ispiratori dal presidente Alessandro Montagnoli – reintroduce l’obbligo di esporre il gonfalone e lo stemma marciano «negli edifici statali e di enti nazionali nonché sulle imbarcazioni di proprietà statale o di enti e organismi sta-

pea. Insomma, si tratta di replicare il modello Autobrennero e Autovie Venete che l’ex ministro Toninelli ha concesso a Bolzano e a Trieste, come prima tappa della nazionalizzazione di Aspi: le due regioni a statuto speciale così rafforzano i loro privilegi. La storia si ripete. Il boom del miracolo e italiano si è materializzato sui 250 chilometri della A4 Milano-Venezia: una fabbrica dopo l’altra, con i condomini tra un cancello e una strada. Dal Kilometro rosso di Brembo alla galassia delle imprese cresciute come funghi nella metropoli diffusa che si snoda lungo l’autostrada a fibra ottica più trafficata d’Italia. La Brescia-Padova è stata aperta al traffico nel 1962, nei Cda di Serenissima c’è il dna della vecchia “balena bianca”. Sindaci, deputati, ministri del Lombardo-Veneto che hanno retto fino al 1993, prima di passare le consegne all’armata padana di Bossi e Maroni, che hanno cavalcato la Lega di Rocchetta prima di cedere lo scettro del comando a Salvini. Zaia e Fontana nei loro progetti di autonomia differenziata hanno chiesto il trasferimento della proprietà delle reti autostradali, degli aeroporti, delle ferrovie locali e anche dei porti, con Venezia e Chioggia alle dirette dipendenze di Pa-

tali», incluse le prefetture, già apparse tutt’altro che entusiaste all’idea di abbinare la bandiera nostrana ai vessilli d’Italia e d’Europa. L’opposizione non l’ha presa bene. «I veneti hanno bisogno di servizi, in particolare per la natalità e gli anziani, non di bandiere», attacca Claudio Sinigaglia del Pd «la propaganda leghista, invece, ha la necessità alimentare continuamente lo scontro con Roma, a maggior ragione a ridosso delle elezioni, ecco allora un altro provvedimento inutile e inefficace, l’ennesima “arma di distrazione” utilizzata da Zaia per distogliere l’attenzione dai tanti problemi per i quali la Regione non riesce o non vuole trovare soluzione». Critici, per voce di Simone Scarabel, an-

la piaga degli incidenti

Lettera al premier «Facciamo squadra per salvare vite» «Facciamo squadra per rispondere alle tante tragedie della strada con una grande campagna di sensibilizzazione nazionale». Così il governatore Luca Zaia in una lettera al premier Giuseppe Conte e al ministro dei trasporti Paola De Micheli, dove si ricorda che, nel solo Veneto, nel 2018 ci sono state 311 vittime per incidenti stradali, con 19. 313 feriti, e si fa riferimento alla campagna “Okkio alla Vita” lanciata il 30 dicembre da Spresiano in collaborazione con l’associazione delle imprese di Intrattenimento (il Silb), che utilizza immagini forti, come carcasse di auto incidentate piazzate all’esterno delle discoteche come monito ai giovani frequentatori. Zaia chiede a Conte sostegno alle iniziative del Silb nonché «la definizione, il finanziamento e la realizzazione di una capillare campagna nazionale salvavita che coinvolga giornali, tv, radio pubbliche e private, e web in ogni sua articolazione». —

che i 5 Stelle mentre il venetista Antonio Guadagnini difende con forza l’iniziativa e Fratelli d’Italia (vera spina nel fianco del governatore) fa sapere che non si opporrà salvo riaffermare il primato «patriottico» del tricolore. Ma ad infervorarsi è soprattutto la triade dell’opposizio-

L’opposizione attacca: «Un’arma di distrazione di massa che ignora le vere priorità venete» ne “rossocivica” costituita da Piero Ruzzante, Patrizia Bartelle e Cristina Guarda: «Possono il comune di Padova o di Venezia imporre alle sedi regio-

lazzo Balbi e non più del ministero delle Infrastrutture. Stop. Roma ha alzato il muro. Al massimo è disposta cedere la devolution delle funzioni amministrative ma i valori patrimoniali restano iscritti sui bilanci della Ragioneria dello Stato. Palazzo Balbi ha quindi cambiato strategia e domani a Roma l’assessore De Berti ufficializzerà al ministro De Micheli la richiesta di allargare il perimetro d’azione di Cav SpA: non solo il Passante, la bretella autostradale e la tangenziale di Mestre. «Ma tutto ciò che il mercato offrirà quando le concessioni autostradali andranno a naturale scadenza». Nel 2026 c’è la gallina delle uova d’oro, la Brescia-Padova ora gestita da Abertis-Atlantia-Benetton. In Cav modello Iri si pensa di far confluire anche la Pedemontana veneta, superstrada a pedaggio della Regione assegnata al consorzio Sis-Dogliani che in 39 anni incasserà 12 miliardi prelevati dai bilanci di palazzo Balbi, che avrà come contropartita i pedaggi. Il traffico merci sull’asse Milano-Trieste si sposterà a Nord? Scommessa da vincere. Ma il passaggio di Pedemontana da Sis a Cav si potrà mai fare davvero in house, senza una gara Ue? — © RIPRODUZIONE RISERVATA

nali il proprio gonfalone? Ovviamente no e analogamente la Regione non può imporre allo Stato il proprio gonfalone», è la premessa; «Non solo lo suggerisce il buonsenso, l’hanno stabilito anche i giudici costituzionali, eppure Luca Zaia non trova niente di meglio che riproporre la stessa solfa. Una minestra riscaldata, al punto che in commissione non c’era nessun assessore a presentarla, sebbene si tratti di una proposta legislativa della Giunta»; «Del resto, qualcuno può veramente credere che, ciò rientri tra le priorità del Veneto? Caso vuole che il provvedimento in discussione sia stato approvato dall’esecutivo il 12 novembre scorso, cioè il giorno dell’acqua granda... » . – Filippo Tosatto


GIOVEDÌ 9 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

VENETO ECONOMIA

Duello a distanza sulla metropoli del Nordest: rappresentanza degli imprenditori contesa fra livello regionale e territoriale

Confindustria, scintille Carraro-Piovesana E sullo sfondo la corsa per il dopo Boccia IL RETROSCENA

Roberta Paolini a riflessione del presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro su un ampliamento su base regionale della capitale metropolitana mostra in controluce un appello all’unità degli industriali veneti. Un innalzamento del discorso confindustriale che possa andare oltre il particolarismo di un’area e il superamento delle divisioni. Perchè il cosiddetto Nordest è stato un modello costruito dalla pluralità e non dall’elevazione di una parte sul tutto, come avviene per esempio per la Lombardia con la sua capitale Milano. E anche perché tra un po’ si vota per il nuovo presidente nazionale e stimolare le divisioni sarebbe da evitare. Un progetto di Capitale metropolitana del Veneto è fondamentale per accrescere la competitività di questo territorio rispetto alle aree

L

italiane ed europee vicine, ma non può limitarsi al perimetro di tre province, deve estendersi ad una dimensione almeno regionale. Aveva scritto ieri Carraro come risposta a distanza alla proposta lanciata da Maria Cristina Piovesana, numero uno di Assindustria Venetocentro, che ha candidato a questo ruolo il sistema industriale compreso tra Treviso, Padova e Venezia. Riassumendo per Carraro a ovest della cosiddetta Patreve ci sono territori che hanno, tra loro, elementi di affinità esattamente come nel triangolo che identifica la futura mega territoriale che unisca a sé, oltre che Padova e Treviso, anche Venezia. Dietro questa presa di posizione a mezzo stampa non c’è stato da parte del leader degli industriali veneti un’opposizione all’idea di Piovesana (che per ora non risponde), ma la volontà di riportare il ragionamento nel solco della dimensione regionale. Un atteggiamento per altro comprensibile considerando il ruolo che riveste Carraro. Anche se, da

Enrico Carraro e Maria Cristina Piovesana, a capo di Confindustria Veneto e di Assindustria Venetocentro

IN BREVE

quel che risulta, nessuna territoriale ad ovest della Patreve ha manifestato insofferenza o mosso recriminazioni nei confronti dell’idea di città metropolitana che seguisse la ricetta di Piovesana. È tuttavia naturale che la mossa dell’imprenditore padovano faccia scattare dei retropensieri, che con l’avvicinarsi della scadenza elettorale per il nuovo presidente di Viale dell’Astronomia saranno sempre più frequenti. Il Veneto finora non si è espresso in nessuna maniera sulla corsa per il dopo Boccia. Ma l’aspirazione sarebbe di andare unito e non spaccato. Si sa che qualche avvicinamento c’è stato. Si sa che dalle parti di Treviso qualche ambizione per una vicepresidenza ci sia. E si sa infine che Carlo Bonomi, leader della potentissima Assolombarda, è disponibile per questo ruolo da prima degli altri “papabili” e che sta tessendo relazioni da un po’, raccogliendo anche qualche promessa in Veneto. Lo Statuto di Confindustria prevede che i saggi, che saranno nominati il 23 di gennaio, valutino le lettere di disponibilità ad esprimersi per un candidato o per un altro. Per arrivare nella rosa dei candidati servono 19 lettere almeno, ovvero il 10% del Consiglio Generale di Confindustria. Da quel momento in poi si vedrà se gli appelli all’unità avranno sortito qualche effetto. Oppure no.— © RIPRODUZIONE RISERVATA

la sVolta

Nomine Banca Ifis, Vecchiato nella squadra di vertice

Ambiente Cambiamenti del clima Al Veneto 201 milioni

Fondo trasporti Alla Regione 161 milioni per nuovi bus ecologici

Il cda di Banca Ifis ha nominato Walter Vecchiato Chief Risk Officer del gruppo. Vecchiato riporterà direttamente all’amministratore delegato Luciano Colombini. Walter Vecchiato, 50 anni e veneziano d’origine, ha maturato una significativa esperienza nel settore lavorando nelle principali banche italiane nelle aree del Risk Management, Corporate Finance & Lending (Cariplo, Comit, Banca Intesa). Dal 2018 è stato Chief Risk Officer del gruppo bancario cooperativo Cassa Centrale.

«Ci vuole una strategia complessiva per far fronte ai cambiamenti climatici. Il Veneto ha investito sulle opere di bonifica e di gestione della risorsa idrica attraverso i Consorzi e una agricoltura smart: sono questi i presupposti di un piano irriguo regionale che prevede investimenti in Veneto per oltre 200 milioni di euro». Questa la strategia veneta che l'assessore regionale all' agricoltura e alla bonifica Giuseppe Pan ha presentato a Roma all'incontro nazionale con il ministro per le politiche agricole Maria Teresa Bellanova.

Trasporto pubblico: al Veneto arrivano 161 milioni per l’acquisto di bus ecologici per la mobilità sostenibile. Lo annuncia il ministro Federico D’Incà: «Si tratta di risorse importanti per ambiente e cittadini. Alla nostra regione (terza per fondi ricevuti) la ministra De Micheli ha assegnato la quota parte dei 2,2 miliardi di euro su base nazionale fatto approvare dall’ex ministro Toninelli. Si tratta di un provvedimento decisivo per contrastare lo smog e le polveri sottili nell’aria e garantire città ecologiche».

riassetti

Scossa in Unicredit il fondo di Abu Dhabi dimezza la sua quota MILANO. Mubadala, fondo sovrano di Abu Dhabi, ha più che dimezzato la partecipazione in Unicredit scendendo a una quota di capitale del 2,02%, dal 4,99% che aveva dichiarato lo scorso giugno. Mubadala non ha fornito spiegazioni sui motivi della riduzione della quota, resa nota dalla Consob nelle comunicazioni relative alle partecipazioni rilevanti. Secondo un

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calcolo approssimativo, la vendita del pacchetto di azioni Unicredit avrebbe permesso un incasso di 850 milioni. Dopo il dimezzamento della quota di Mubadala, i principali azionisti di Unicredit sono due fondi di investimento americani, Dodge & Cox e BlackRock, con quote del 5% ciascuno. Norges Bank, il fondo sovrano della Norvegia, ha una quota del 2,9%. I pri-

mi azionisti italiani sono la Fondazione CariVerona con l’1,8% e la torinese Fondazione Crt con l’1,65%. In generale, l’azionariato di Unicredit è estremamente frazionato e ha un imprinting internazionale. Gli azionisti italiani complessivamente hanno solo il 4% del capitale. I fondi di investimento possiedono il 65% del capitale e i fondi sovrani, categoria a cui appartengono Norges Bank e la stessa Mubadala, avevano il 10,4% prima della riduzione della quota dell’istituzione di Abu Dhabi. Le fondazioni hanno il 5,2% e il complesso degli investitori retail arriva al 13%. Il 51% del capitale è in mano a istituzionali statunitensi, e il 23% a fondi con sede in Gran Bretagna. —

Addio al credito dopo 25 anni Fratta Pasini lascia Banco Bpm L’avvocato annuncia il congedo Non si ricandiderà in occasione del rinnovo del cda previsto in primavera: carriera nel credito iniziata nel 1995 in PopVerona

Luigi dell’Olio MILANO. Carlo Fratta Pasini si

congeda dal BancoBpm. Il presidente dell’istituto ha comunicato ieri al comitato nomine, al consiglio di amministrazione e al collegio sindacale la propria decisione di non ricandidarsi in occasione del prossimo rinnovo del cda atteso in primavera. Se ne va, dunque, uno dei manager che più hanno puntato sulla nascita del terzo gruppo bancario italiano, che ha visto la luce tre anni dalla fusione tra il Banco Popolare e la Bpm. Nel pieno della crisi generata dal boom di crediti in malora in pancia alle banche del Paese, con Giuseppe Castagna (ad in carica del gruppo) avevano deciso di lanciare il cuore oltre l’ostacolo nella convinzione che solo un soggetto di grandi dimensioni avrebbe potuto continuare a seguire in maniera proficua imprese e risparmiatori in un’era caratterizzata dalla marginalità calante a causa dei tassi ridotti e dell’evoluzione normativa. «Il presidente ha riferito di aver maturato detta decisione dopo aver con-

Carlo Fratta Pasini

siderato attentamente la durata della propria permanenza nella carica e i risultati positivi e, per certi versi, straordinari raggiunti da Banco Bpm a tre anni dalla fusione», recita una nota diffusa dall’istituto. E c’è da credere alla versione ufficiale, nonostante qualche mugugno su un possibile, ulteriore sbilanciamento del gruppo in direzione milanese. Perché lo stesso Fratta Pasini ha ripetuto a più riprese che non sono tanto i manager ad assicurare il legame con i territori, quanto piuttosto la capacità di creare una rete di professionisti capaci di interfacciarsi quotidianamente con le esigenze che arrivano da famiglie e imprese. E a questo proposito Banco Bpm ha fatto molto negli ultimi tempi, complice la volontà di andare a co-

prire parte degli spazi lasciati liberi dal collasso delle due banche venete. Dopo il suo addio, è attesa un’accelerazione nel lavoro dei cacciatori di teste di Egon Zehnder, dall’autunno al lavoro per individuare i candidati alla carica di consiglieri di amministrazione che saranno eletti dalla prossima assemblea. Il principale candidato alla sua successione è Massimo Tononi, ex presidente di Cdp e in precedenza di Banca Mps. Dopo gli esordi da avvocato nella sua Verona, Fratta Pasini nel 1995 entra nel board della Banca Popolare di Verona–Banco S.Geminiano e S.Prospero, scalando rapidamente le posizioni fino a diventare prima presidente del consiglio di sorveglianza e poi presidente del Banco Popolare. Sotto la sua regia l’istituto veronese è cresciuto sensibilmente aggregando prima la Popolare Novara, poi la Popolare di Lodi. Da sempre vicino al mondo cattolico, il banchiere non va in pensione, dato che mantiene una serie di cariche, tra cui la presidenza della Fondazione Giorgio Zanotto, il ruolo di consigliere dell’Abi e dell’Istituto europeo di oncologia, nonché quelli di consigliere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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GIOVEDÌ 9 GENNAIO 2020 CORRIERE DELLE ALPI

BELLUNO

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ambiente

sport

Impianto anti percolato c’è il via libera al progetto

Una programmazione a lungo termine per i grandi eventi

Costerà quasi un milione ma porterà vantaggi ambientali ed economici Massaro: «Saremo anche tra i pochissimi in grado di abbattere i Pfas»

Irene Aliprandi BELLUNO. Via libera al proget-

to definitivo dell’impianto di trattamento del percolato della discarica di Cordele. Al termine di un lungo iter, la giunta comunale ha approvato un progetto che porterà almeno tre vantaggi alla città: ambientale, economico e sanitario. Il percolato è quel liquido ad alto potenziale inquinante che si crea in una discarica esposta alle infiltrazioni d’acqua. Il suo smaltimento in impianti terzi costa alle casse comunali, ogni anno, circa 300 mila euro e da qualche anno il Comune ha deciso di realizzare un impianto interno, anche allo scopo di risparmiare questa somma. La soluzione adottata dal Comune, inoltre, sarà in grado di depurare i Pfas, sostanze organiche altamente dannose per la salute, sulle quali oggi non vi sono limiti fissati per legge, che tuttavia verranno introdotti a breve rendendo obsoleti molti degli impianti esistenti. Il costo complessivo è rilevante: 935 mila euro, ma l’approfondimento sui costi e sui benefici ha convinto l’amministrazione della bontà dell’investimento. A realizzarlo sarà Bellunum, che in questi giorni sta valutando gli ultimi dettagli per poi pubblicare la gara per l’affidamento del progetto esecutivo, la realizzazione e la fase di collaudo. «Si tratta di un progetto importante», spiega l’amministratore di Bellunum, Davide

Una gara di scherma alla Spes Arena BELLUNO. Una programma-

La discarica di Cordele

Lucicesare, «perché permette di ridurre l’impatto ambientale e di risparmiare. Non sarà più necessario trasferire il percolato per centinaia di chilometri e i test dimostrano che i Pfas vengono completamente abbattuti.

Verrà realizzato a Cordele da Bellunum Oggi lo smaltimento costa 300 mila euro Inoltre si crea lavoro, un risvolto sociale rilevante anche se l’operazione non portasse risparmi diretti». È un convinto sostenitore dell’impianto anche il sindaco, Jacopo Massaro: «È una

soddisfazione per noi, perché si è trattato di una progettazione lunga e faticosa. Abbiamo dovuto, infatti, far sì che il progetto fosse compatibile con le richieste che provenivano da Provincia, Regione, Genio civile e servizi forestali. Inoltre, una volta avviata la progettazione, è scoppiato il caso dei Pfas e abbiamo ritenuto di fermare tutto per costruire un impianto che potesse smaltire anche quegli inquinanti e così essere all’avanguardia. L’impianto», prosegue Massaro, «ci consentirà innanzitutto un vantaggio ambientale, perché si tratta di un depuratore che rende il percolato molto meno pericoloso. In secondo luogo ci permette di ridurre i costi per lo smaltimen-

to esterno del percolato, che in alcuni anni sono stati davvero ingenti. La terza motivazione è che, quando usciranno i limiti sulla concentrazione di Pfas, tutti saranno costretti a smaltire il percolato in appositi centri e si prevede un aumento dei costi di smaltimento di 4-5-10 volte rispetto a quelli attuali, dunque cifre assolutamente insostenibili. Noi a quel punto saremo pronti a gestircelo in casa. Poi c’è un aspetto strategico: mentre tutti avranno bisogno di smaltire il percolato e i Pfas, Belluno avrà il suo impianto per smaltire il proprio percolato e perché no, anche quello delle altre discariche e quindi c’è una visione strategica a medio-lungo termine molto importante». —

internet

La rete ultraveloce si espande coprirà altre 16 mila utenze BELLUNO. Nuovo slancio alla

banda ultra larga in città. La giunta comunale ha approvato, nei giorni scorsi, una convenzione con Open Fiber spa per lo sviluppo dell’infrastruttura sul territorio di Belluno, che porterà vantaggi per circa 16 mila utenze. Nei prossimi mesi, la società farà dei sopralluoghi in città per valutare le opportunità di sviluppo, dopodiché si potrà entrare nel dettaglio delle zone

che verranno raggiunte dalla rete della fibra ottica. Per la posa Open Fiber, società nata dai gruppi Enel e Cassa depositi e prestiti, può approfittare delle infrastrutture dove passano i cavi dell’energia elettrica, riuscendo così a potenziare la rete in fibra senza operazioni particolarmente costose ed invasive sul piano strutturale. In ogni caso gli interventi diretti sono necessari e quin-

di, alla base della convenzione, c’è anche l’obbligo di ripristinare gli asfalti delle strade dove sono avvenuti gli scavi. Ci sono altri due vantaggi nell’operazione: il primo è che la fibra arriverà fino alla porta di casa o dell’impresa, il secondo è che c’è la possibilità di collegare gratuitamente alla rete fino a trenta edifici pubblici, compatibilmente con quello che è il perimetro di realizzazione dell’inter-

La posa di una fibra ottica

zione sportiva proiettata nel lungo periodo. È questa l’intenzione dell’amministrazione di Belluno, che nei prossimi giorni pubblicherà una “manifestazione di interesse al sostegno del Comune” rivolta a tutte le associazioni che intendono programmare eventi sportivi di ampio respiro. Si tratta della prima iniziativa strutturata in questo modo, visto che finora il Comune ha concesso contributi alle associazioni sportive che ne facevano richiesta di anno in anno. Questo tipo di sostegno rimarrà, ma la manifestazione di interesse intende andare oltre. «In questi anni abbiamo ospitato manifestazioni sportive molto importanti a livello nazionale e internazionale», chiarisce l’assessore allo sport, Marco Bogo, «ma quasi sempre l’organizzazione si è sviluppata in tempi molto rapidi e il Comune non ha potuto dare a tutti il sostegno che avrebbe voluto. Inoltre chi lavora a queste manifestazioni ha bisogno di certezze ancora prima di iniziare. Il sostegno, fin dalle prime fasi, da parte del Comune, può fare la differenza tra il presentare o meno la candidatura

della città a un determinato evento». Il bando che verrà pubblicato non si rivolge alle associazioni che organizzano appuntamenti di livello locale, comunque considerate meritevoli dell’appoggio del Comune secondo i consueti canali, ma punta agli eventi sportivi capaci di richiamare persone da fuori, anche a livello internazionale, fermo restando che il bando parla di “eventi sportivi di risonanza almeno regionale”. «Se so con anticipo che c’è un progetto interessante», prosegue l’assessore Bogo, «come Comune posso dare un appoggio economico concreto ma anche logistico, o sul piano della comunicazione, se necessario, e in questo modo il nostro auspicio è che gli eventi di rilievo in città possano aumentare». Il bando andrà in pubblicazione a breve e darà una decina di giorni di tempo alle associazioni per portare in Comune le loro idee. «Al momento non possiamo garantire nulla», conclude Bogo, «siamo solo alla manifestazione di interesse, dalla quale ci aspettiamo di ottenere maggiori indicazioni sulle opportunità che si possono cogliere». —

vento. «Per il Comune», spiega l’assessore ai servizi informatici, Marco Bogo, «si tratta di un’operazione a costo zero e che anzi può produrre dei vantaggi negli edifici pubblici. Belluno rientra in un elenco di 200 Comuni scelti su tutto il territorio nazionale per il piano denominato “Strategia italiana per la banda ultralarga” e il potenziamento della rete porterà benefici non solo ai privati, ma anche alle imprese di piccole dimensioni che non possono accedere a soluzioni aziendali più costose». Open Fiber non è un operatore, si limita a realizzare e gestire reti che poi concede in affitto ai gestori presenti sul territorio nazionale. —


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REGIONE

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La classifica nazionale del ministero della Salute premia l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza: screening, parti, ricoveri, profilassi

Sanità, il Veneto leader nella qualità delle cure Svetta tra le regioni scalzando il Piemonte IL WELFARE

Filippo Tosatto dispetto delle polemiche su liste d’attesa, invadenza dei privati e fuga dei medici, la sanità veneta balza in vetta alla classifica delle regioni che assicurano le migliori cure ai cittadini sottraendo il primato a quella piemontese, che scivola al quinto posto. A certificarlo, è lo studio del ministero della Salute che analizza l’applicazione della nuova griglia dei Livelli essenziali di assistenza (i Lea) che includono 33 indicatori riferiti all’anno 2018. La valutazione delle prestazioni erogate – dall’adesione agli scree-

A

ning oncologici all’entità del ricorso ai parti cesarei, dal tasso di vaccinazione al volume di ricoveri inappropriati – prevede un massimo di 225 punti: ben 222 quelli assegnati al servizio pubblico del Veneto che precede così nell’ordine l’Emilia Romagna (221), la Toscana (220), il Piemonte (218), la Lombardia (211) e la Liguria (211); all’opposto i fanalini di coda, pur con qualche segnale di progresso, risultano la Sicilia, la Campania, e la Calabria. «SUCCESSO DI SQUADRA»

Per il welfare nostrano si tratta di un sensibile passo avanti rispetto alla seconda posizione conquistata un anno fa (allora il punteggio ammontò a 218): musica per le orecchie dell’assesso-

re delegato Manuela Lanzarin, del direttore Domenico Mantoan e, soprattutto, di Luca Zaia: «Le scelte organizzative compiute e i continui investimenti in tecnologia hanno premiato», il suo commento «questo primato è una soddisfazione di squadra, il merito va a un gruppo che ringrazio per lo straordinario lavoro quotidiano di grandi medici e dei loro team, di bravi infermieri, di tutti coloro che ogni giorno danno il loro contributo in corsia o dietro una scrivania. L’obiettivo comune è il bene dei cittadini, e oggi ci viene detto che lo abbiamo centrato in pieno».

Un’ équipe chirurgica in sala operatoria; in basso: il governatore vento Luca Zaia, soddisfatto del primato

per cento, il dettato della Costituzione che li prevede come obbligo di una sanità concepita in modo universalistico è la promozione più grande, ma proprio per questo ci impone di lavorare per essere ancora più performanti, con altri progressi e investimenti in grandi tecnologie e sul personale sanitario», aggiunge il governatore; «La sanità veneta, grazie a tutti i suoi protagonisti è evidentemente riuscita a passare dall’era ana-

I NUOVI TRAGUARDI

«Rispettare i trentatré parametri di qualità significa garantire, pressoché al cento

il cimo ricorre al tribunale

logica a quella digitale, in un settore in continua evoluzione, basti pensare all’incremento esponenziale della richiesta di prestazioni diagnostiche. Neanche tanto tempo fa, in un ospedale una tac o una risonanza magnetica erano più che sufficienti, mentre oggi abbiamo ospedali che hanno, o ci chiedono, la seconda e la terza. La nostra risposta è sì, senza se e senza ma, e oggi l’Italia della salute ci dice che è la risposta giusta». —

report epidemiologico veneto

È sfida al Tar sui corsi riservati Influenza, 90 mila già a letto a giovani medici specializzandi Lanzarin: invito a vaccinarsi Secondo il sindacato dei camici bianchi la formazione regionale ai neolaureati assunti in Veneto non rispetta i requisiti previsti in ambito universitario VENEZIA. Nuovo scontro legale tra camici bianchi e Regione. Il Cimo - sindacato dei medici chirurghi, veterinari e odontoiatri ospedalieri - ha impugnato al Tar la deliberazione della Giunta riguardante la “formazione regionale delle professioni sanitarie che consentono le competenze avanzate” ovvero i corsi extrauniversitari de-

stinati ai laureati specializzandi assunti, in deroga, nel servizio sanitario veneto. A riguardo, Cimo contesta la violazione del contratto nazionale e definisce la deliberazione «volutamente ambigua in ordine ai compiti da affidare a tali professionisti» che «potrebbero così sovrapporsi a quelli già previsti per la professione medica». Il sindacato chiede che «nell’interesse della categoria e della cura dei pazienti, tali funzioni siano attribuite a chi abbia avuto una adeguata formazione e che vi sia chiarezza

sul loro contenuto nel rispetto delle rispettive competenze». Nel merito il ricorso presentato al Tar obietta che i corsi in questione «prevedono un’attività formativa di 300 ore non paragonabile a quella impartita all’università che si sviluppa su 1500 ore. Tali corsi inoltre sono al di fuori della formazione universitaria, invadono la competenza statalenell’ambito della regolamentazione delle professioni e creano un percorso regionale che non avrebbe riconoscimento nel resto del territorio nazionale». —

Incidenza di 2,75 casi per mille inferiore alla media nazionale Due pazienti in condizioni delicate a Venezia e a Treviso Il picco è atteso a fine mese VENEZIA. Dal 30 dicembre al 5

gennaio altri 13. 500 veneti sono finiti a letto con l’influenza. Sale così a 90. 900 il numero delle persone colpite dall’inizio del monitoraggio, con un’incidenza di 2, 75 casi per mille residenti, in aumento rispetto alla precedente rilevazione, ma ancora inferiore all’incidenza nazionale, atte-

stata a 3, 73 casi per mille. Lo riferisce il nuovo rapporto epidemiologico elaborato dalla direzione prevenzione della Regione e diffuso dall’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin. L’andamento stagionale, che gli esperti reputano simile a quello degli anni scorsi, indica, nei bambini da 0 a 4 anni la fascia di età più colpita, con un’incidenza di 4, 93 casi ogni mille abitanti. Seguono gli adulti tra 15 e 64 anni (2, 84 per mille); i ragazzi tra 5 e 14 anni (2, 49); gli over 65 con 2, 07 casi ogni mil-

MAURIZIO GASPARRI *

L’INTERVENTO

Il diritto dei politici di ragionare sugli effetti delle droghe ei giorni scorsi il professor Vincenzo Milanesi ha affrontato in maniera molto dotta il tema del rapporto tra scienza e politica. Ha evocato David Hume, Max Weber e perfino Galileo. Non voglio arrivare a questi livelli, ma intendo esprimere qualche mia considerazione. Il fatto che ha avviato la polemica è l'uso della cannabis. L'on. Antonio Tajani ha affermato che tutti coloro che usano droghe pesanti sono passati per droghe di accesso,

N

le. Il monitoraggio segnala la comparsa, per la prima volta quest’anno, di due casi di complicanze (una sindrome da distress acuto e una grave insufficienza respiratoria acuta) all’Ulss 3 Serenissima e alla 2 Marca Trevigiana. «I nostri esperti», dice Lanzarin, «prevedono che il picco arrivi a fine mese. C’è quindi ancora tempo per vaccinarsi, ed è un appello che rivolgo a tutti i cittadini, ed in particolare alle categorie a rischio. L’intera rete di sanità pubblica rimane attiva e a disposizione». —

come la cannabis. Il professor Burioni ha contestato questa affermazione. Ne è nata una pubblica discussione nella quale sono intervenuto anche io, pubblicando sui social una serie di studi scientifici. Per quanto mi riguarda la questione che mi interessa è quella di dimostrare, non solo con discorsi politici, i danni che può fare la cannabis. Su questo tema è in corso una lunga discussione da anni. Ed ho ritenuto il punto di vista di Burioni minimalista. È ovvio che non tutti colo-

ro che consumano le cosiddette droghe leggere passano a quelle pesanti, ma è altrettanto vero che tutti coloro che usano droghe pesanti sono passati da una prima fase di consumo di droghe leggere. Che sono dannose (come dimostrano molti studi) e che avviano un percorso che spesso, non sempre per fortuna, porta a progressivi peggioramenti. L'uso delle droghe non è solo un tema di natura scientifica, è una questione di carattere sociale. Personalmente mi

occupo di questo tema da tantissimo tempo. Frequento comunità, ragazzi che vivono l'esperienza della droga e che spesso ho avuto la fortuna di aiutare ad uscirne, medici, scienziati, neurologi, tossicologi, una infinita varietà di personaggi che trattano questo tema. Tra loro anche il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Gratteri, che ha confutato le tesi favorevoli alla legalizzazione della cannabis con argomentazioni di natura giuridica e sociale.

Un politico può informarsi «per quanto può ed è in grado di fare», come dice il professore con qualche diffidenza. Un politico ascolta, si informa, vive esperienze. Anche perché nella scienza i pareri sono diversi e difformi e non è che sono veri soltanto quelli che cita qualcuno. Possono essere ben fondati anche quelli che utilizza un politico. Poi c'è anche l'aspetto sociale, la visione di una società, la chiave di lettura politica, che sono altrettanto importanti. Non si possono

stravolgere le verità scientifiche, ma allora, mi chiedo, perché contestare i numerosi studi che ho diffuso in rete e che provengono da luoghi e persone di altissima competenza? Tornando all'argomento cannabis voglio ricordare che recentemente il Consiglio Superiore di Sanità ha giudicato dannosa anche la cannabis light, che rappresenta un'ulteriore questione, spesso al centro di discussioni. Insomma, non intendo scomodare Galileo, Hume e Weber, come ha fatto l'autorevole rettore, ma rivendico il diritto di esprimere pareri e di contribuire alla formulazione di leggi. *Senatore di Forza Italia


III

Primo Piano

LA POLEMICA VENEZIA Un’asta blindata, con vincoli precisi che impongano agli acquirenti degli immobili di risiedervi, per impedire che altri 22 appartamenti, per decenni utilizzati come case pubbliche, vadano ad ingrossare le fila di un mercato degli affitti turistici che ha già stravolto la città. Lo chiedono in tanti a Venezia - dal sindacato Unione inquilini, al Gruppo 25 aprile, al Pd - all’indomani della notizia che la Regione ha autorizzato l’Ulss 3 a vendere quest’ulteriore tranche del suo patrimonio: 22 appartamenti, appunto, di cui solo uno a Mestre, gli altri tra San Marco, Castello, Cannaregio e Dorsoduro. Metrature e contesti vari per un totale di 8,7 milioni di euro. Soldi che serviranno a finanziare la «sanità veneziana», ha precisato il governatore Luca Zaia. Ma la prospettiva che anche queste ex case di veneziani possano avere solo un destino turistico, preoccupa la città. I precedenti non mancano. Proprio nella lista dei 22 appartamenti, c’è un caso emblematico. Quello di una casa al 532 di San Marco (127 mq, valutata 375mila euro) che faceva parte di un condominio, già lascito per i “bisognosi” dell’Opera G. B. Giustinian, passato in gestione prima al Comune, poi a Regione, Ater e infine Ulss. Fino a qualche anno fa era abitato da sei famiglie. Poi il confinante albergo San Zulian ha occupato un piano dopo l’altro, trasformando le case in appartamenti per turisti (in realtà in camere d’albergo). Le ultime a resistere, in un condominio ridotto ad ala d’albergo, erano state un paio di anziane. Ora l’ultimo atto.

Giovedì 9 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

Alloggi ex Ulss, mobilitazione per evitare gli affitti ai turisti Le associazioni chiedono che gli immobili ceduti dalla Regione abbiano vincoli precisi `

Gli immobili in vendita

INQUILINI Matelda Bottoni

LEGA Silvana Tosi

LE REAZIONI Una storia, tra le tante. Ed ecco le reazioni. Tra i più arrabbiati, Matelda Bottoni, segretaria provinciale del sindacato Unione inquilini. «Alla Regione basta spen-

25 APRILE Marco Gasparinetti

La proposta è di obbligare chi compra a risiedervi Il precedente di un appartamento a San Marco `

Indirizzo

MQ

Valore

Mestre Via Torre Belfredo, 60 (ex calle della Testa, 3) Cannaregio 3258 Cannaregio 3590 Cannaregio 4977 Castello 1961 Castello 2170 Castello 2172 Castello 2170 Castello 5113 Castello 1954 Dorsoduro 432 Dorsoduro 433 Dorsoduro 1305 San Marco 532 San Marco 900 San Marco 2511/a San Marco 2511/a San Marco 4970 San Marco 5201 Totale valore San Marco 5201 immobili San Marco 3981 8.696.300,00 San Marco 4363

98 53 148 89 402 70 106 98 133 109 58 109 173 127 96 65 75 117 86 64 196 144

174.700,00 163.200,00 380.000,00 244.000,00 1.685.000,00 270.000,00 401.000,00 417.000,00 466.000,00 245.000,00 211.000,00 449.500,00 454.000,00 357.000,00 330.000,00 249.800,00 225.100,00 500.000,00 244.000,00 201.000,00 660.000,00 369.000,00

IL SINDACATO INQUILINI: «PATRIMONIO FRUTTO DI DONAZIONI» IL GRUPPO 25 APRILE: «LO SI USI PER AIUTARE LA RESIDENZA»

MONICA SAMBO (PD): «BANDO A GARANZIA DEI VENEZIANI» SILVANA TOSI (LEGA): «COSI’ SI FINANZIA LA NOSTRA SANITA’»

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nare Venezia! E non dica che aliena case sfitte. Perché queste erano tutte case pubbliche, frutto di donazioni, usate così per cinquant’anni. Poi sono arrivate le disdette dall’Ulss che le sta svuotando. Sono anni che lo denunciamo. E chi riceve la disdetta non si può permettere il mercato priva-

to». Ora Bottoni chiede che l’asta sia vincolata: «Come minimo serve un vincolo decennale alla residenza, con divieto di affitto». Anche per il Gruppo 25 aprile si tratta di una «notizia pessima». «Il frutto di donazioni di persone che pensavano di lasciare le loro case alla comunità finisce all’asta. E l’asta privilegerà chi specula sul turismo» sintetizza Marco Gasparinetti, che pure propone una procedura vincolata: «Chi compra deve viverci per dieci, come avveniva con la Legge speciale».

LA POLITICA

Preoccupati anche i consiglieri regionali Pd, Francesca Zottis e Bruno Pigozzo: «Ci auguriamo che sia fatta una valutazione congrua, mettendo al primo posto l’interesse pubblico e della città, favorendo la residenza stabile per evitare che questi immobili vengano trasformati in locazioni turistiche, aggravando così lo spopolamento di Venezia». La capogruppo Pd a Ca’ Farsetti, Monica Sambo, chiede anche «al sindaco di intervenire presso la Regione e la Ulss per chiedere l’emissione di un bando che garantisca tali aspetti». Di opinione opposta la consigliera della Lega, Silvana Tosi: «É una decisione saggia. I proventi della vendita andranno investiti nella sanità veneziana. Quindi in pubblica utilità». Roberta Brunetti © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Cortina

SANDRO BERNARDI Laureato ad Udine, perfezionamento manageriale negli Stati uniti, oggi è dirigente di Vimar dove guida un team composto da 650 persone

Giovedì 9 Gennaio 2020 www.gazzettino.it

belluno@gazzettino.it

SI VA COMPONENDO il mosaico degli amministratori che siederanno al tavolo del consiglio della Fondazione Olimpica, l’organismo che organizzerà il Giochi invernali in programma tra Milano e Cortina

Giochi: Bernardi in Fondazione Il manager è stato scelto come rappresentante del Comune `Affiancherà Andrea Giovanardi scelto con la Regione Veneto, nel cda dell’organismo che organizzerà le Olimpiadi 2026 Antonella Lillo e i consiglieri di Lombardia, Trento e Bolzano `

CORTINA Sarà Sandro Bernardi a rappresentare Cortina d’Ampezzo nella Fondazione Olimpica, la struttura che organizzerà i Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano Cortina 2026.

LA SCELTA Lo ha stabilito ieri l’amministrazione comunale ampezzana, alla quale spettava la designazione di uno dei venti componenti; per un secondo membro c’è stato l’accordo con la Regione Veneto. Il sindaco Gianpietro Ghedina, componente del consiglio di indirizzo, precisa: «Abbiamo nominato i rappresentanti di Cortina nel

cda della Fondazione Olimpica. Sono stati selezionati Sandro Bernardi e, in condivisione con la Regione Veneto, Andrea Giovanardi. Si tratta di due profili tecnici strutturati e altamente qualificati, scelti tra i 13 curricula pervenuti». I termini per presentare le domande erano scaduti lo scorso 3 gennaio e c’era stata una buona partecipazione. Sandro Bernardi “da Laste”, nel soprannome ampezzano di famiglia, è nato a Cortina, dove ha frequentato le scuole, sino alla maturità; si è laureato in scienze matematiche all’università di Udine, per poi proseguire con studi manageriali negli Stati Uniti. «Sul piano professionale ha un’esperienza notevole – commenta ancora il sin-

daco Ghedina – maturata non soltanto nei consigli di amministrazione, ma nella gestione diretta delle aziende. Attualmente è dirigente di Vimar spa, alla guida di un team di 650 persone, dopo l’esperienza come amministratore delegato e direttore generale in Selecom group; consigliere di amministrazione e direttore generale di Procond

elettronica (General electric); responsabile programmazione e logistica in Merloni elettrodomestici (Indesit Group) e già nel 1994 in Nordica spa (Benetton Sportsystem). Abbiamo apprezzato queste sue conoscenze ed esperienze, così come la sua volontà di metterle a disposizione del suo paese, che continua a frequentare, anche se la-

vora lontano». Sandro Bernardi è maestro di sci; in gioventù, prima di affrontare esperienze di studio e lavorative in Italia e all’estero, ha avuto dei ruoli di presidenza all’interno della storica scuola sci Cortina, la più grande e antica del paese, nata il 15 dicembre 1933; in quel caso seguì le orme del padre, anch’egli maestro e dirigente del-

NOMI INDIVIDUATI TRA 13 CURRICULA GIUNTI ALL’AMMINISTRAZIONE ENTRO IL 3 GENNAIO, IL SINDACO: «NOTEVOLE ESPERIENZA»

Si salirà gratis domenica al Col Druscié, nella giornata “Open day”, per festeggiare la nuova cabinovia per la Tofana, che sostituisce il primo tronco della storica funivia Freccia nel Cielo. Lo slogan dell’iniziativa riassume lo spirito con cui la famiglia Vascellari, gli imprenditori originari di Calalzo di Cadore, guardano ai prossimi, grandi eventi sportivi nella conca: “The future is now”.

IL PROGRAMMA La cerimonia ufficiale, con esponenti del governo nazionale, i ministri Vincenzo Spadafo-

ra per lo sport e Federico D’Incà per i rapporti con il parlamento, si svolgerà nel pomeriggio di sabato dalle 16 in poi. Domenica ci sarà invece la festa popolare, con la possibilità di salire gratuitamente, per sciare sulle rinnovate piste Col Druscié A e B. Un “Open day” per tutti, anche per chi non scia, per le persone

TUTTO PRONTO PER L’INAUGURAZIONE: SABATO CON I MINISTRI D’INCÀ E SPADAFORA E DOMENICA OPEN DAY AL PUBBLICO

che vogliono soltanto salire sul colle che domina l’intera conca d’Ampezzo, a 1.778 metri, godersi la terrazza panoramica, entrare in rifugio, pranzare al ristorante, sorseggiare un buon vino al raffinato Masi wine bar, il locale dei noti produttori vinicoli veronesi. Potrà anche essere l’occasione per farsi semplicemente un giro sull’impianto, la prima cabinovia di Cortina, su una delle 47 veloci cabine da dieci posti l’una, per vivere la struttura progettata e realizzata da Leitner, in accordo con la società di impianti della Tofana. La portata di 1.800 persone all’ora garantisce la rapidità di accesso e trasporto, in qualsiasi condizione di affluenza. Chi vor-

IL MOSAICO Ora si attende che anche le province autonome di Bolzano e Trento indichino due consiglieri. Altri cinque spettano alla Regione Lombardia, a quei comuni e territori impegnati nell’organizzazione olimpica. Giovanardi è avvocato e dottore commercialista, esperto in materia tributaria e federalismo fiscale, è professore di diritto tributario all’università di Trento. Marco Dibona IN CIELO Tra sabato e domenica il taglio del nastro della nuova funivia che sale a Col Drusciè, fiore all’occhiello per Cortina

La Conca scaglia la Freccia: una funivia nuova di zecca, salita al Col Drusciè gratis CORTINA

la struttura. Andrea Giovanardi è stato scelto, nell’accordo fra comune di Cortina e Regione Veneto; la giunta regionale ha espresso autonomamente il nome di Antonella Lillo.

rà, potrà anche salire più in alto, pagando la corsa sino ai 2.500 metri di Ra Vales, sulla Tofana, dove il panorama è davvero mozzafiato.

L’OCCASIONE Per tanti può essere l’occasione buona per farsi un giro a Cortina, da tutti i paesi e le valli cir-

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costanti, per salire verso uno dei luoghi iconici della conca d’Ampezzo. Il turismo sul Col Druscié comincia negli anni Trenta, con la costruzione del rifugio, con un primo rudimentale slittone per il trasporto degli sciatori. Per le Olimpiadi del 1956 si passa alla seggiovia, si perfeziona la pista A, dove An-

ton Sailer vince la medaglia d’oro nello slalom, uno dei suoi tre allori olimpici in quell’edizione dei Giochi. Oggi quella pista è una delle più moderne di Cortina, interamente ridisegnata, ampliata, dotata di tutte le attrezzature necessarie per accogliere le gare di slalom dei Mondiali 2021. Salendo con la cabinovia si passa anche sopra la pista di bob Eugenio Monti di Ronco, un altro impianto che ha fatto la storia sportiva di Cortina e che tornerà ad animarsi per i Giochi invernali 2026. La visione dall’alto delle curve, dei rettifili, dell’intero tracciato è di per sé uno spettacolo da godere. Ci sarà pure un ricordo della giornata, da conservare: ai presenti, muniti di coupon oppure registrati sul sito www.freccianelcielo.com/gadget/ è riservato anche un gadget personalizzato che potrà essere ritirato alla stazione di partenza. M.Dib.


III

Primo Piano

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La Regione attacca e rilancia fondi per salvare le botteghe L’assessore Marcato non ha dubbi: «I nostri bandi servono a fare rete» Cesare De Stefani dell’Osteria senz’Oste: «Basta balzelli, ridurre le tasse» `

LE CONTROMISURE TREVISO Tra i negozi che chiudono gli storici casoin, vittime consapevoli di una lotta impari contro la crescente pressione fiscale, nuove normative e “soffocante” burocrazia come l’obbligo dello scontrino elettronico. «Una misura inutile che chiaramente mette in difficoltà chi onestamente si guadagna da vivere» tuona l’assessore allo sviluppo economico della Regione, Roberto Marcato, sostenendo le proteste delle associazioni di categoria. «In presenza di stime Istat di crescita minima del Pil, pari allo 0,2 per cento, sarebbe logico aspettarsi dal governo – ragiona Marcato - misure e percorsi di sostegno alle imprese. Invece la sinistra e i grillini appesantiscono oltre ogni limite i nostri commercianti, con il risultato evidente di aumentare la decrescita e incentivare l’evasione». La contromisura per Marcato è solo una: fare rete. «E’ opportuno che le piccole attività pensino in sinergia. Immaginatevi una piazza, se la piazza muore muoiono tutte le attività ma se tutti lavorano per far sì che la piazza viva ecco che il beneficio diventa comune. E’ perciò essenziale il colloquio tra i comuni e i singoli negozi: un lavoro di squadra sostenuto dalle risorse messe in campo dalla Regione attraverso i bandi che vanno a finanziare questo tipo di aggregazione».

in maniera negativa tutto quel mondo di nuovi servizi online che hanno a che fare con la promozione del proprio business ma anche con una migliore relazione fra il cittadino e la pubblica amministrazione».

IL MAL DI PANCIA «Il mal di pancia non si guarisce più solo con una aspirina rincara la dose Vendemiano Sartor dal fronte degli artigiani - ormai abbiamo toccato il fondo. È impensabile che un imprenditore passi più tempo a occuparsi delle incombenze burocratiche

che a far crescere la sua azienda, sommerso da mille scartoffie e adesso alle prese anche con lo scontrino elettronico che complica la vita alle persone e non sposterà di una virgola la questione di come far emergere il sommerso». Claudio il barbiere nel frattempo ha fatto due conti: potrebbe spendere più di mille euro da qui a giugno per attrezzarsi allo scontrino elettronico oppure fare domanda per la pensione. Decidere quale strada prendere è stata questione di un attimo. Denis Barea

L’INCHIESTA Dall’inchiesta del Gazzettino era partito l’appello alla tutela delle piccole botteghe storiche e in particolare dei casoin con l’intento di rilanciarli in qualità di veri e propri punti di riferimento del territorio e delle piccole realtà locali. L’assessoreMarcato spiega cosa è stato fatto finora: «Abbiamo finanziato tutti i 57 progetti presentati e altri nove milioni sono stati inseriti nell’ultima finanziaria proprio per fare rete tra negozi e comuni. La Regione ha investito risorse importanti a favore dei com-

NEL MIRINO Lo scontrino elettronico e la fatturazione telematica nell’occhio del ciclone

mercianti, attraverso i distretti, con bandi di settore e di area, e con misure a sostegno di imprese e imprenditori. Ma tutto questo lavoro rischia di essere vanificato da un governo cieco e sordo e capace solo di tassare». «Le imprese sono la spina dorsale del nostro sistema economico e vanno aiutate, sostenute, liberate dal giogo delle tasse inutiliconclude Marcato – Come istituzione regionale e come amministratori abbiamo il dovere di difendere i nostri imprenditori e i nostri commercianti da questa mattanza insensata. E dobbiamo difendere quanto investito si-

nora a favore di chi lavora e produce e non può vedersi gravare da ulteriori pesi fiscali. Lo scontrino elettronico è una misura inutile e chiaramente mette in difficoltà chi onestamente si guadagna da vivere».

LA BATTAGLIA Tra i più agguerriti Cesare De Stefani dell’Osteria senz’Oste di Guia di Valdobbiadene. «Se questo sistema è stato concepito per semplificare la contabilità ecco il risultato: un metro e mezzo di carta da stampare ogni giorno alla chiusura della cassa». Per De Stefani non è questa la strada

giusta. «Come salvare i piccoli negozi, i casoin e tutte le attività? Defiscalizzandole, non soffocandole imponendo loro sistemi telematici di trasmissione dati magari in luoghi dove non c’è copertura internet. Questa e’ vessazione. Scommetto che se chiedessimo i dati di quante attività hanno chiuso dall’inizio dell’anno sono sicuro che siamo nell’ordine del 10%. Perchè i piccoli non vengono lasciati in pace? Quanto può evadere un’edicola che per arrotondare magari mi vende un paio di calzini, dei bottoni, o un sacchetto di elastici?». Pio Dal Cin

Farra

Conegliano

Motta

Oderzo

Anna al capolinea il saluto del Canal «Cresciuti con te»

Raffica di vetrine oscurate: il centro sempre più vuoto

L’edicola se ne va con profumeria e abbigliamento

Il macellaio: «Io mi fermo, ci sono troppe normative»

Il 2019 si è portato via, dopo oltre cento anni, il casoin di san Rocco, a Farra: Anna Berton, che aveva seguito la scia del padre Romolo nell’attività commerciale, ha scelto di andare in pensione e di non farsi intrappolare dalle nuove regole delle burocrazia. «L’ultimo giorno sono andata a salutarla - svela l’influencer Nicola Canal - non avevo pensato di fare un post in Facebook, volevo solo parlare con lei, dirle grazie. Poi mentre stavo andando via ho pensato: ma questa è una storia da raccontare». Qui nasce il saluto pubblico di Canal: «Fra le tante belle persone che formano la mia comunità c’è anche Anna. Lei mi ha visto crescere tra un Kinder sorpresa e il prosciutto cotto».

Chiude Chicco di corso Mazzini a Conegliano. «Grazie di cuore a tutti i clienti che mi hanno accompagnato in questi 30 anni di attività. Naty». A fianco di Chicco è chiuso dalla scorsa estate l’ex negozio di calzature Paludetti. Nell’adiacente Corte delle Rose con la fine del 2019 sono state oscurate le vetrine di Quartiere Latino moda. In via Garibaldi, da alcune settimane sulla vetrina del negozio di mobili antichi Polacco campeggia il messaggio “Ulteriori ribassi per chiusura”. Chiuso, in questo caso per cambio gestione, il panificio “Rizzo Il Fornaio”, che tornerà ad accogliere i clienti dopo l’avvicendamento. E l’ex bottega di intimo e filati Fabris ha gettato la spugna dopo un secolo.

Il 2020 si apre a Motta senza tre negozi storici, tutti in centro: ossia una profumeria, un negozio di abbigliamento e un’edicola. Chiude la storica “Profumeria Anna”, in piazzetta Predonzani se ne va dopo 40 anni. La titolare Anna Vazzoler: «Le regole del commercio cambiante hanno reso più complicato continuare». ha chiuso anche l’edicola La Libellula, in piazzale Madonna, gestita da 5 anni da Fiorella Luisetto che a causa della burocrazia e del calo di lavoro ha detto basta. L’edicola era presente fin negli anni ‘50. Conclude anche la propria attività dopo ben 36 anni il negozio di abbigliamento Da Lucia, di Lucia Bravi. Aveva aperto nel 1983.

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Ha salutato i clienti con un prosecco accompagnato da una croccante fetta di pancetta e una di profumato ossocollo. E non poteva che essere un saluto con le “proteine” quello che Rino Favero, macellaio di lungo corso, ha riservato ai suoi clienti. A fine 2019 ha abbassato la serranda della sua macelleria in via della Mutera a Oderzo. «Ho iniziato a 12 anni, finita la quinta elementare – racconta – e adesso ne ho 75. Fate voi i conti». Dopo l’apprendistato in una macelleria di Oderzo, ne aveva aperta una tutta sua a Colfrancui. Fino all’acquisto del negozio in via della Mutera: «Bisogna fare i conti non tanto con i miei 75 anni, quanto con la normativa, la burocrazia».


12

Nordest

«SICUREZZA STRADALE, FACCIAMO SQUADRA» Il governatore Luca Zaia scrive al premier Giuseppe Conte: «Campagna nazionale, con immagini forti come le auto sfasciate in Veneto, contro le tragedie della strada».

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L’OPERAZIONE VENEZIA È partita la sperimentazione della banda ultra larga anche nelle periferie del Veneto. In aggiunta a una decina di “grandi” città già collegate (o in corso di allacciamento), una dozzina di piccoli paesi hanno cominciato a testare la connessione all’Internet veloce, malgrado la lentezza di una burocrazia che a livello nazionale sta richiedendo il rilascio di oltre centomila permessi. L’operazione rientra nel piano di investimenti per la costruzione di una rete di accesso dal valore finale di quasi 600 milioni di euro, tra le aree urbane e quelle rurali, attuato dalla società Open Fiber nell’ambito dell’accordo di programma stretto tra il ministero dello Sviluppo Economico e la Regione, allo scopo di garantire la copertura ad almeno 30 megabit per secondo a tutti e ad almeno 100 per l’85% della popolazione.

Internet veloce in periferia al via nei primi 13 Comuni È partita la sperimentazione della banda `Open Fiber spinge il piano da 600 milioni ultra larga anche nei piccoli centri veneti Nelle grandi città abilitate 320.000 utenze `

glio di altre regioni anche grazie alla firma di un’intesa con l’Unione regionale dei Consorzi di bonifica, finalizzata a sbloccare almeno le concessioni idrauliche. Così ora qualcosa finalmente si muove, con il via alla sperimentazione commerciale nei primi tredici Comuni dei cosiddetti “cluster C e D”, vale a dire comprensori considerati a fallimento di mercato

SANITÀ VENEZIA Impugnata al Tar la delibera della Regione Veneto sulla formazione delle professioni sanitarie che devono avere competenze avanzate. Si tratta di quei professionisti, soprattutto infermieri, che devono conseguire una specifica formazione per lavorare in sala operatoria, in rianimazione, per introdurre cateteri venosi o fare assistenza in endoscopia. Figure di cui la sanità veneta ha bisogno e per le quali la Regione ha previsto un pacchetto di trecento ore di formazione come previsto nella delibera 1580 del 29 ottobre scorso.

LE CONTESTAZIONI Una scelta contestata da Cimo veneto che ha impugnato la delibera considerandola in contrasto con la normativa di legge nazionale. «La normativa nazionale - spiega Giovanni Leoni, segretario veneto del sindacato dei medici - prevede le “competenze avanzate” solo per i laureati che abbiano conseguito, con frequenza ad appositi master perlomeno annuali, la qualifica di specialista». Secondo il

AREE MARGINALI 11 Alano di Piave

19 Papozze

12 Montegalda

20 Villanova Marchesana

13 Saccolongo

21 Casale sul Sile

14 Veggiano

22 Concamarise

15 Vo'

23 Sanguinetto

6

16 Fiesso

Umbertiano

I RITARDI Un mese fa proprio Palazzo Balbi, attraverso l’assessore di comparto Roberto Marcato, aveva lamentato i ritardi nell’avanzamento del progetto. Allora come adesso, l’azienda controllata dai gruppi Enel e Cassa Depositi e Prestiti, che si è aggiudicata il bando della partecipata ministeriale Infratel per colmare il divario digitale esistente fra le diverse zone del territorio, ha spiegato che l’attività deve fare i conti con le difficoltà di ottenere le autorizzazioni amministrative e i ricorsi presentati dagli operatori concorrenti. Recentemente il ministro Stefano Patuanelli ha ribadito che il tutto dovrà completarsi entro il 2021, anche per quanto riguarda il Veneto, che però risulta messo me-

La banda larga in Veneto

11

18 Corbola 8 9

10

2 21

5

3 12 14 13

4

LAVORI IN CORSO La posa della fibra ottica attuata da Open Fiber

IN TESTA ALLA CLASSIFICA PER LIVELLI DI ASSISTENZA MA SCOPPIA L’ENNESIMA VERTENZA: NEL MIRINO LA NUOVA FORMAZIONE PER GLI INFERMIERI

1

5 San Donà

di Piave

15

AREE REDDITIZIE

6 Cortina

D’Ampezzo

22 23

1 Padova

7 Rovigo 7

2 Treviso

20 19 18

17 16

3 Venezia

8 Bassano 9 Schio

4 Verona

10 Thiene

Per queste “aree bianche” è stato effettuato un investimento pubblico, pari a circa 440 milioni, con l’obiettivo di collegare 992.570 unità immobiliari in modalità Ftth (Fiber to the home: fibra fino a casa, con velocità fino a 1 gigabit per secondo) e altre 114.299 in Fwa (Fixed wireless access: sistema ibrido di collegamenti via cavo e senza filo). Le prime a testare queste connessioni sono le località di Alano di Piave (Belluno); Saccolongo, Veggiano e Vo’ (Padova); Fiesso Umbertiano, Pincara, Corbola, Papozze e Villanova Marchesana (Rovigo); Casale sul Sile (Treviso); Montegalda (Vicenza); Concamarise e Sanguinetto (Verona). Nel complesso al momento sono coinvolti 12.100 abitazioni e uffici, ma i 181 cantieri già avviati (e ormai conclusi in 60 Comuni) ne comprendono in tutto 298.000, per un ammontare di 3.882 chilometri di infrastruttura, per il 20% di nuova realizzazione. In parallelo procedono anche i lavori nei “cluster A e B”, zone ritenute a successo di mercato poiché situate attorno alle principali realtà urbane, dove l’investimento esclusivo di Open Fiber prevede la costruzione di una rete interamente in fibra ottica secondo il modello Ftth. Il piano vale 30 milioni per Padova (110.000 unità immobiliari), 11 milioni per Treviso (32.000), 40 milioni per Venezia(120.000), 35 milioni per Verona (100.000), 5,5 milioni per San Donà di Piave (14.000), 2,2 milioni per Cortina d’Ampezzo (6.000) e 7 milioni per Rovigo (19.000), a cui quest’anno si aggiungeranno pure Bassano del Grappa, Schio e Thiene. Attualmente risultano abilitati in 320.000, fra case, uffici, aziende ed enti pubblici. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

Medici-Regione altro ricorso al Tar Cure, Veneto al top sindacato, inoltre la deliberazione della Regione Veneto «pare essere volutamente ambigua in ordine ai compiti da affidare a tali professionisti che potrebbero così sovrapporsi a quelli già previsti per la professione medica». Cimo ritiene «nell’interesse della categoria e nell’interesse della cura dei pazienti» che tali ruoli devono essere attribuiti «a chi abbia avuto una adeguata formazione». E i corsi regionali non ne avrebbero i requisiti.

LE AREE BIANCHE

LE REALTÀ URBANE

17 Pincara

IL PROGRAMMA DOVRÀ CONCLUDERSI NEL 2021, INTESA CON I CONSORZI DI BONIFICA PER RIDURRE I TEMPI DELLE PROCEDURE

in quanto marginali.

La rilevazione Influenza, altri 13.500 malati in sette giorni VENEZIA Dal 30 dicembre al 5 gennaio altri 13.500 veneti si sono messi a letto con l’influenza, portando il totale dall’inizio del monitoraggio a 90.900 persone colpite. L’incidenza è di 2,75 casi per mille residenti, in aumento rispetto alla precedente rilevazione, ma ancora inferiore al tasso nazionale, attestato a 3,73 casi per mille. Lo riferisce il nuovo Rapporto epidemiologico sull’influenza, elaborato dalla direzione Prevenzione della Regione e diffuso ieri dall’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Un’attività formativa di trecento ore - conclude Leoni - non è paragonabile a quella impartita nei corsi universitari che si sviluppano su millecinquecento ore». Secondo il sindacato, infine, essendo tali corsi al di fuori della formazione universitaria vanno a invadere «la competenza statale nell’ambito della regolamentazione delle professioni, creano un percorso regionale che non avrebbe riconoscimento, in difetto di specifica normativa, nel resto del territorio nazionale».

PRIMATO VENETO Il ricorso arriva proprio in concomitanza con la diffusione della nuova griglia Lea (Livelli essenziali di assistenza) che dà il Veneto al primo posto in Italia nella classifica delle Regioni che assicurano le migliori cure ai cittadini. Risultati raggiungi attraverso la valutazione di 33 indicatori, dai ricoveri agli screening, relativa al 2018 e che verrà pubblicata dal ministero della Salute. Il commento di Luca Zaia: «Le scelte organizzative fatte e i continui investimenti in tecnologia hanno premiato». r.ian. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Bandiera, il progetto-bis riaccende la polemica `Opposizioni contro

la proposta di legge: «Inutile propaganda» IN COMMISSIONE VENEZIA È ricominciato il percorso della “legge bandiera” a Palazzo Ferro Fini. Ieri mattina, nella commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale, è stato illustrato il progetto della Giunta che prescrive l’esposizione del gonfalone di San Marco anche negli edifici statali del Veneto. Rispetto alla legge che era stata approvata nel 2017, ma poi bocciata dalla Corte Costituzionale, sono sparite le sanzioni. Piero Ruzzante, che all’epoca aveva inviato a Palazzo Chigi la segnalazione sui profili di illegittimità poi sfociati nell’impugnazione, è tornato all’attacco con Patrizia Bartelle e Cristina Guarda: «Cosa è cambiato rispetto al parere della Consulta? Nulla. Eppure la giunta Zaia non trova niente di meglio da fare che ri-

proporre la stessa solfa. Una minestra riscaldata, devono rendersene conto anche i leghisti visto che in commissione non c’era nessun assessore a presentarla. Evidentemente non ci credono neanche loro». Ha concordato Claudio Sinigaglia (Partito Democratico): «I veneti hanno bisogno di servizi, in particolare per la natalità e gli anziani, non di bandiere. La propaganda leghista ha invece la necessità alimentare continuamente lo scontro con Roma, a maggior ragione a ridosso delle elezioni».

CAMMINI IN AULA Sempre ieri è stata definitivamente licenziata dalla commissione Cultura la proposta, di cui è primo firmatario il presidente leghista Roberto Ciambetti, che detta le “Disposizioni per il riconoscimento, la valorizzazione e la promozione dei cammini veneti”. Il testo andrà in aula già martedì 14 gennaio, nella prima seduta consiliare dell’anno, con relatore lo zaiano Alberto Villanova. (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


III

Primo Piano

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L’annuncio In Vaticano

Papa Francesco presto a Belluno È stato lo stesso pontefice a prometterlo, ieri mattina, a Padrin `«Quando verrò? Per la beatificazione di Papa Luciani» ricevendo il calendario dell’Avvento fatto con un tronco di Vaia e il Vaticano conferma: «Non andremo alle calende greche» `

L’INCONTRO BELLUNO «Ci vediamo a Belluno» ha detto Padrin, congedandosi dal Pontefice. «Per la beatificazione di Papa Luciani» ha risposto Francesco spiazzandolo. Una risposta fulminea che non ha lasciato il tempo, all’emozionatissimo presidente della Provincia di Belluno, di chiedere quando avverrà la beatificazione che tutti aspettano.

LA CONFERMA Nel pomeriggio Stefania Falasca, vice-postulatrice della Causa di beatificazione, pesa le parole: «Sarà nostra cura farvi sapere quando ci saranno novità sul miracolo». Ma sono le parole che seguono a chiarire che per il Vaticano ormai è questione di qualche mese: «Non andremo alle calende greche». Di più dalla Santa Sede non arriva. Il nodo è infatti relativo al riconoscimento del miracolo che al momento è in fase di valutazione da parte della commissione medica e che riguarda una donna Sud Americana: nessun dettaglio su di lei è stato svelato per evitare che la celebrità possa intralciare la procedura. Ciò che è certo è che la doppia conferma: la prima arrivata da Papa Francesco e la seconda arrivata dal Vaticano certificano che quella di ieri è stata una giornata «spe-

L’OPERA

ciale» come l’ha definita il presidente Roberto Padrin.

L’OMAGGIO All’appuntamento di ieri, all’udienza generale, Padrin si è presentato con l’assessore regionale Cristiano Corazzari, l’assessore provinciale Massimo Bortoluzzi, lo scultore Rudi De Candido, il calligrafo Floriano Cian la pittrice Cosetta Olivier. «Quando ho sentito ringraziare per la presenza la provincia di Belluno - racconta Padrin - è stata una grandissima emozione, poi quando gli ho spiegato l’opera che volevamo donargli lui ha fatto un cenno. Sapeva già tutto». FOTO RICORDO Lo scatto al termine di una mattinata emozionante con l’auspicio di un nuovo incontro

Nel paese di Giovanni Paolo I

LA SPERANZA

Cresce l’attesa e iniziano le visite guidate nella casa natale di Canale La beatificazione di “Papa Luciani” o meglio di papa Giovanni Paolo I è ormai solo una questione di tempo: se si volesse ipotizzare una data potrebbe essere quella del prossimo autunno ma è solo una supposizione. In questo momento nessuno a Canale D’Agordo si sbilancia. Ma ormai la causa di beatificazione sembra aver

Da oggi si trova in Vaticano l’opera creata da De Candido: un albero stroncato dalla tempesta Vaia di ottobre 2018 e trasformato in un calendario dell’Avvento: 24 porticine dietro le quali è celato il nome di ciascun comune messo in ginocchio da quel devastante evento meteorologico. «È stata un’emozione grandissima poter incontrare Papa Francesco per portargli un regalo di rappresentanza della nostra terra - commenta il presidente Roberto Padrin -. La tempesta Vaia è stata un evento eccezionale, assolutamente disastroso. Ma da quella tragedia le nostre comunità si sono subito impegnate per la ricostruzione, e l’omaggio portato al Papa rappresenta proprio questo, un fortissimo segno di rinascita».

imboccato la strada giusta e il “Venerabile” papa Giovanni Paolo I potrebbe al più presto essere proclamato beato considerato che il miracolo che mancava, quello argentino per intenderci, sembra essere ad un passo dal riconoscimento e quindi, una volta accertato questo, non ci dovrebbero essere più ostacoli alla proclamazione: mancheranno

solo il passaggio in altre due commissioni e la firma del Papa. In questo senso lo stesso Segretario di Stato del Vaticano Pietro Parolin era stato a suo tempo molto chiaro nel sottolineare che questo era il passaggio fondamentale per arrivare in maniera celere alla beatificazione di Luciani. Intanto a Canale si continua a lavorare in attesa di questo

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evento. Ad agosto la casa natale di “Papa Luciani” è stata acquistata da un benefattore e donata alla diocesi di Vittorio Veneto che l’ha subito aperta perché potesse venire visitata dai pellegrini. Visite che sono curate in collaborazione con la “Fondazione Papa Luciani” che cura il vicino museo dedicato a “Papa Luciani”. Dario Fontanive

«Ho spiegato al Santo Padre il significato e la realizzazione dell’opera e gli ho detto che lo aspettiamo a Belluno - ricostruisce Padrin - la risposta è stata prontissima: “Per la beatificazione di Papa Luciani”. Non posso nascondere l’emozione per le sue parole, che ci aprono la speranza di poter ricevere il Papa tra le nostre montagne. Sarebbe una benedizione enorme per tutto il territorio e per tutti i bellunesi». Andrea Zambenedetti


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