RASSEGNA STAMPA DELL'11 DICEMBRE 2019

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11-DIC-2019

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Primo Piano

Mercoledì 11 Dicembre 2019 www.gazzettino.it

I nodi di Venezia

Scattano denunce per l’odio social dopo l’acqua alta Delibera della Regione: caccia sul web ai messaggi anti-veneti «Votate Lega? Affogate». «Volete l’autonomia, allora annegate» `

L’ATTO VENEZIA Luca Zaia l’aveva detto in un punto stampa a Palazzo Balbi, dopo l’Aqua Granda che aveva colpito Venezia e l’ondata di maltempo che aveva devastato ll litorale: «Li denunciamo». L’aveva anche scritto su Facebook: «A tutto c’è un limite... questi “leoni da tastiera” che augurano la morte ai Veneti, li portiamo in tribunale!». A quelle parole sono seguiti gli atti: sul Bur, il Bollettino Ufficiale della Regione Veneto, ieri è stato pubblicato l’estratto della delibera numero 1966, approvata dalla giunta il 19 novembre, che dà il via alle carte bollate. Titolo della deliberazione: “Ritardi nel completamento e messa in esercizio del Sistema Mose. Valutazioni e iniziative a seguito polemiche, insorte nel contesto dei recenti eventi calamitosi, relativamente al ruolo della Regione Veneto”. La traduzione, stando quando appreso a palazzo Balbi, è che la giunta di Zaia ha deciso di incaricare l’Avvocatura regionale perché valuti quali azioni giudiziarie intra-

ZAIA: «FAREMO COME IN OCCASIONE DI VAIA» MA ORA I POST CONTRO SONO MOLTI DI PIÙ E LA “PALLA” PASSA ALL’AVVOCATURA

SOLIDARIETÀ MIRA (VENEZIA) Nella busta paga di dicembre di circa 1500 lavoratori delle aziende veneziane colpite dall’eccezionale acqua alta di metà novembre, potrebbe essere erogato un contributo straordinario fino a 210 euro. L’Ente Bilaterale del Turismo della provincia di Venezia, in accordo con l’ente nazionale, ha annunciato ieri nella suggestiva cornice di villa Franceschi a Mira Porte uno stanziamento straordinario di 100mila euro a sostegno dei dipendenti di aziende veneziane e delle isole coinvolte dal disastro dello scorso novembre. I termini dell’accordo tra Ebt nazionale e veneto, l’associazione costituita dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori a cui aderiscono tra gli altri anche Federalberghi, Associazione Albergatori e Confcommercio, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs sono stati illustrati dai vertici di Ebt provinciale Stefano Franzoni, Danilo De Nardi e Luigino Boscaro. «Il nostro è un concorso economico straor-

prendere nei confronti di chi, a vario titolo e con ogni mezzo, a partire dai social network, ha attaccato i cittadini veneziani e veneti augurando loro anche la morte per annegamento. E non solo. In pratica, una “delibera quadro” preliminare alle singole denunce.

IL COLLAGE Zaia, tra l’altro, aveva fatto un collage dei post trovati in rete e l’aveva pubblicato sul proprio profilo Facebook. I messaggi non erano certo all’insegna della solidarietà: “Se voi veneti continuate a votare #Lega anche dopo la catastrofe di Venezia, allora meritate

una cosa sola: affogate!!”; “Lasciamoli annegare... vogliono l’autonomia”; “Proprio nessunissima solidarietà. Anche perché vogliono l’autonomia. E allora se la cavino da soli”; “I veneti non devono chiedere aiuto, ma abbassare la testa e lavorare. E morire annegati”. E ancora: “Ma annegate tutti e levatevi dalle palle. Quando un caffè di m. lo fate pagare 10 euro perché è “Venezia” meritate di annegare tutti quanti”.

IL CAMBIO E pensare che per i precedenti eventi di maltempo eccezionale c’erano stati ben altri sentimenti. Alluvione 2010: Veneto in ginoc-

l’ha zittito. Così, prima di lasciare l’aula per protesta, Sinigaglia ha denunciato l’”imbroglio” fatto in Commissione Sanità la cui vicepresidenza è stata affidata a Fabiano Barbisan, eletto con la Lega e poi passato al Centrodestra Veneto: «La vicepresidenza spetta a un componente dell’opposizione, ma se Barbisan vi vota tutti i bilanci ed è sempre con voi sul palco a Pontida, di che opposizione è?». (al.va.)

chio, Italia mobilitata per gli aiuti. Tempesta Vaia 2018: ovunque lacrime per gli alberi rasi al suolo. Invece, per l’Aqua Granda del 2019, con Venezia, Pellestrina e le isole in ammollo e danni per un miliardo, i “leoni da tastiera” sui social non si sono frenati: “Morite in mezzo alle fogne”. Nella pagina Facebook di un centro di previsioni meteorologiche era stato addirittura postato lo scontrino di un bar di piazza San Marco dell’estate di un anno prima per “dimostrare” che i veneziani non hanno bisogno di soldi. E in risposta al consigliere regionale leghista Alberto Villanova c’è stato chi si era raccomandato di far cucire la stella di David sulla tuta da lavoro degli operai del Mose. «Ho troppo rispetto dei veneti per dire quello che penso di questi personaggi aveva detto Zaia - Però, come fatto con Vaia, li denunceremo. Vi ricordate la signora che aveva definito “indegni” e “indecenti” gli abitanti di Rocca Pietore? È stata denunciata. E lo stesso faremo con gli altri». La delibera con l’incarico all’Avvocatura ieri era sul Bur. Alda Vanzan

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VENEZIA I messaggi raccolti in rete da Luca Zaia contro i veneti e, a destra, la cripta della basilica di San Marco allagata

Tutti a San Marco e l’attività in Consiglio si ferma: è scontro `Lite Pd-Lega sui lavori ha raggiunto 187 centimetri, i nale Claudio Sinigaglia (Pd) e il le commissioni, ma Ciambetti

fissati solo al mattino per consentire la visita LA POLEMICA VENEZIA I consiglieri regionali del Veneto giovedì pomeriggio andranno in visita alla Basilica di San Marco, a vedere con i propri occhi, esattamente un mese dopo l’Aqua Grande che il 12 novembre

danni provocati ai preziosi mosaici e alla cripta. A invitarli è stato il Primo Procuratore di San Marco, Carlo Alberto Tesserin, che fino al 2015 era componente, nonché decano, dell’assemblea legislativa veneta. Per consentire la “trasferta” in Basilica i lavori delle commissioni sono stati così condensati tutti nella mattinata di giovedì. Ed è su questo che ieri, in aula a Palazzo Ferro Fini, c’è stato un violento alterco tra il consigliere regio-

presidente del consiglio Roberto Ciambetti (Lega). Sinigaglia ha lamentato il fatto che aver previsto le sedute di tre commissioni nelle stesse ore, gli impedisce di svolgere il suo ruolo. In Seconda ci saranno infatti le audizioni sulla modifica del regolamento sui canoni delle case popolari: «Ero stato relatore di minoranza, vorrei essere presente». Ma vuole essere anche in Quinta, a parlare di sanità. Secondo Sinigaglia era sufficiente non concentrare tutte

Dall’Ente del turismo oltre 200 euro per le giornate perse dai lavoratori dinario a fronte della situazione disastrosa che si è verificata a Venezia, e nell’isola di Pellestrina il 12 novembre e nei giorni successivi – ha spiegato Franzoni – Al di là della valutazione dei danni ingenti e del fatto che Venezia sia riuscita a ripartire quasi subito i lavoratori hanno perso delle giornate di lavoro, spesso non retribuite, perché non dipese dal datore di lavoro. Da qui l’impegno a sostenere questi lavoratori e le loro famiglie. Abbiamo quindi deciso di erogare ai lavoratori delle aziende del centro storico veneziano e delle isole colpite dall’eccezionale acqua alta un contributo pari alle giornate lavorative perse».

IL FINANZIAMENTO A questo scopo l’Ebt ha istituito un finanziamento straordinario di 100mila euro con la possibilità di erogare 70 euro lordi per giornata a ciascun lavoratore dipendente da un minimo di un giorno a un massi-

La lettera Anche Emanuele Filiberto di Savoia si muove per la città del “suo” titolo

UN CONTRIBUTO STRAORDINARIO PER I DIPENDENTI DI CENTRO STORICO E ISOLE COSTRETTI A RESTARE A CASA

LA MAREA Tavolini vuoti in piazza San Marco e, a destra, Emanuele Filiberto di Savoia

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La lettera è arrivata ieri mattina alla Confartigianato di Venezia. A spedirla, Emanuele Filiberto di Savoia, figlio di colui che sarebbe Vittorio Emanuele IV e nipote dell’ultimo re d’Italia, Umberto II. E impegnato da un mese con gli Ordini dinastici della Real Casa di Savoia a raccogliere fondi e contributi per aiutare Venezia a rialzarsi. Un finanziamento mirato, quello organizzato dal “Principe di Venezia” (titolo di cui Emanuele Filiberto si fregia vantando un’unzione per bocca dello stesso nonno Umberto II, in occasione del suo battesimo) per dare una mano ai commercianti della città, che l’annessione al Regno targata 1866 però non l’ha ancora del tutto digerita.

mo di tre giorni. Il contributo verrà distribuito ai datori di lavoro, probabilmente entro Natale, per essere quindi inserito nella busta paga di dicembre, a circa 1500 lavoratori coinvolti. «C’è chi ha subito molti danni e con fatica ha ripreso l’attività – hanno ricordato i firmatari dell’accordo – ma abbiamo pensato a quei lavoratori, e alle loro famiglie, che, non potendo recarsi al lavoro in quei giorni, avranno una riduzione in busta paga, proprio a fine anno e per i quali non sono previsti altre formule di sostegno». Il regolamento prevede l’accesso al contributo straordinario per i dipendenti del settore turismo in forza a un’azienda del centro storico di Venezia che risultino «in permesso non retribuito o in sospensione dal lavoro nel periodo dal 13 al 30 novembre compresi». Le richieste saranno accolte fino ad esaurimento delle risorse stanziate. Il regolamento e le modalità di erogazione del contributo saranno disponibili nel sito dell’Ente Bilaterale del Turismo della provincia di Venezia: www.ebt.ve.it Luisa Giantin © RIPRODUZIONE RISERVATA


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MERCOLEDÌ 11 DICEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

La crisi del lavoro

i dati

Ottima adesione delle aziende allo sciopero Grande partecipazione alla mobilitazione regionale a favore dell’Acc di Mel, diventata ormai una sorta di Ilva del Bellunese. Al corteo c’erano tutte le sigle sindacali e le categorie. Ottima l’adesione anche allo sciopero indetto per il metalmeccanico. Tra le imprese bellunesi hanno scioperato il 100% all’Acc Wanbao, 70% all’Evco e all’Ali group, 60% all’Epta e alla Clivet.

Acc, duemila in marcia contro la chiusura Martedì vertice decisivo Il ministro D’Incà annuncia il tavolo al ministero: «Trattative serrate con i cinesi» I vescovi in prima linea: «La vera ricchezza del territorio sono le famiglie»

Paola Dall’Anese BORGO VALBELLUNA. Martedì

17 dicembre si conoscerà il futuro dell’Acc di Mel. In questa data, infatti, proprietà cinese, sindacati e Regione si troveranno al tavolo del ministero dello Sviluppo economico a Roma per trovare una soluzione. Ad annunciare la novità il ministro dei Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà, il quale domani incontrerà nuovamente l’ambasciatore cinese. «Abbiamo attivato, con l’intervento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, una forte interlocuzione e pressione da parte di Palazzo Chigi nei confronti dell’ambasciatore cinese per trovare la quadra sulla vicenda Wanbao di Mel e già nella giornata di domani si terrà un incontro tra le parti. Vogliamo trovare al più presto una soluzione per i 290 dipendenti dello stabilimento di Mel. La situazione continua a essere costante-

mente monitorata: il presidente del Consiglio è informato e sta seguendo da vicino l’evolversi della vicenda», conclude D’Incà, esprimendo tutta la sua vicinanza ai dipendenti. «Ci impegneremo ogni giorno per il futuro di un’azienda fondamentale per il territorio e per la filiera produttiva del settore della refrigerazione nel nostro Paese». La notizia è stata accolta con un applauso quasi liberatorio da parte dei duemila presenti alla mobilitazione messa in piedi per salvare lo stabilimento di Mel. Mobilitazione che è stata un successo. «A Roma sotto il Ministero ci saranno anche i lavoratori dell’Acc, perché noi non molliamo», rilancia Stefano Bona, segretario della Fiom Cgil, dal palco sul piazzale della fabbrica. «Questa fabbrica non deve chiudere, perché è la storia della nostra provincia. La lotta è appena iniziata: il governo si impegni a trovare una soluzione al più presto». Dopo è stata la volta del sin-

daco di Borgo Valbelluna, Stefano Cesa che, nel ribadire il fondamentale contributo della Regione e del ministro D’Incà in questa vicenda, ha posto l’accento «sull’orgoglio dei lavoratori, che non intendono mollare», e anche «sulle promesse non mantenute di Wanbao. Siamo qui oggi per chiedere che si tenti qualsiasi strada per arrivare a una soluzione. Indugiare significherebbe correre il rischio di fermare la produzione, un passaggio che impedirebbe ogni salvataggio. Chiediamo allo Stato che impedisca che avvenga un’altra Acc, perché quanto accaduto mina la sua credibilità e soprattutto lede la dignità dei lavoratori». Cesa ha anche chiesto a tutte le imprese bellunesi uno sforzo corale e comunitario «per riassorbire eventuali esuberi». Ma sono state le parole del segretario della Uilm, Michele Ferraro a creare un po’ di scompiglio. Parlando della straordinarietà della manifestazione, «unica per questo territorio»,

la curiosità

Incidente in A27 per la corriera dei veneziani La volontà di esserci alla manifestazione dell’Acc non ha fermato i pullman di delegati provenienti dal Veneziano, giunti a destinazione dopo una serie di incidenti. «A Marcon», racconta Pietro Targhetta, rsu della Lafer di San Donà di Piave, «dovevamo prendere il pullman a due piani, ma una volta arrivato ci siamo accorti che aveva una gomma a terra. Siamo così stati trasbordati su altri due pullman. Non è finita, perché in autostrada la sbarra del telepass si è all’improvviso abbassata al nostro passaggio ed è stata divelta. Il bus ha perso lo specchietto laterale, ma nonostante tutto siamo giunti a destinazione», sdrammatizza il delegato.

e dell’importanza della lotta per scongiurare i licenziamenti, ha ricordato come ormai «la proprietà cinese non sia più l’interlocutore di questa partita. Lo sono il governo, che finora non si è fatto sentire, così come il governatore Zaia». Ferraro ha poi ricordato che «chi non lotta ha già perso», incitando tutti a non mollare. «Non abbiamo soluzioni né ricette miracolose», ha detto il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, «ma la vicinanza e la solidarietà con le persone e le famiglie che vedono il lavoro a rischio». «Il profitto delle aziende sono le nostre famiglie, i vostri figli», ha detto il “collega” di Belluno, Renato Marangoni. Commosso l’intervento di Nadia De Bastiani, a nome delle rsu. «Grazie per la presenza di così tanta gente», ha detto, evidenziando «le scelte scellerate di Wanbao, che non ha tenuto fede agli impegni presi. Chiediamo azioni concrete alle istituzioni perché la nostra provincia non può restare senza questa fabbrica. Istituzioni, alzate la voce con noi, perché la sua chiusura sarebbe un vero disastro sociale per il territorio». «Belluno non si arrende», ha ribadito anche il segretario aggiunto della Cisl Treviso Belluno, Rudy Roffaré che, dopo aver sottolineato che «le persone vogliono sicurezza sociale», ha ricordato come la giornata di ieri fosse dedicata a livello nazionale al lavoro e agli investimenti industriali. «Chiediamo al governo delle risposte, e per il nostro territorio un nuovo progetto montagna». Il sindaco di Fonzaso, Giorgio Slongo, ha sollecitato l’avvio di una politica industriale varia e non incentrata solo sull’occhialeria, per evitare danni peggiori». —

la replica

Fiom veneta contro Berton «Intervento inopportuno» BORGO VALBELLUNA. «Le parole della presidente di Confindustria Belluno dimostrano la crisi di rappresentanza in cui versa l’associazione. Le sue parole sono venute nel momento sbagliato». Il segretario regionale della Fiom Cgil, Antonio Silvestri non usa mezzi termini per stigmatizzare l’intervento di Lorraine Berton che alle preoccupazioni sulla tenuta del tessuto sociale della provincia a causa delle varie crisi industriali espresse dai segretari di Cgil e Cisl, ha risposto richiamando i sindacalisti a non lanciare falsi allarmismi e non incutere paura, evidenziando che il tessuto produttivo bellunese è sano. «Venisse qui a parlare ai 300 lavoratori di Acc e alle centinaia che rischiano il posto a Safilo e poi vedremo», dice Silvestri che nel suo discorso ha evidenziato la politica predatoria delle multinazionali che vengono in Italia e ha richiamato le istituzioni al loro dovere di salvaguardare il lavoro. «La presidente degli Industriali, invece di esprimere solidarietà per chi si trova in difficoltà, non ha trovato niente di meglio che dire quelle parole. Se i lavoratori perdono il lavoro non contribuiscono più al benessere sociale». —


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MERCOLEDÌ 11 DICEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

BELLUNO

l’iniziativa del Centro servizi del volontariato

Un questionario per sondare la galassia del terzo settore I 175 enti che hanno risposto hanno tra i 20 e i 50 soci e svolgono attività diverse Cason: «La riforma dà ai Csv nuovi incarichi, ma non spiega come svolgerli»

Fabrizio Ruffini BELLUNO. Un questionario

del Csv censisce gli enti del terzo settore bellunese, un’iniziativa inedita servita al centro per conoscere la galassia di attori con la quale dovrà relazionarsi, dato il suo nuovo ruolo centrale dato dalla riforma del terzo settore. La ricerca è stata svolta nell’ambito del progetto Hub3, portato avanti dalla federazione del volontariato di Verona, ente gestore del Csv scaligero. «Il questionario è stato strutturato partendo dal modello sviluppato da loro e adattato alle nostre esigenze per rispondere agli obiettivi prefissati», spiega Nicola De Toffol, del centro di documentazione del Csv di Belluno, «la ricerca è stata realizzata col supporto del sociologo Diego Cason». «Il testo della riforma dà ai Csv nuovi incarichi, ma si dimentica di spiegare come do-

Uno dei tanti volontari degli enti del terzo settore impegnato nel trasporto degli anziani

vrebbe svolgerli», spiega il sociologo bellunese, profondamente critico sul nuovo codice. «Sotto il termine terzo settore si racchiude un numero enorme di enti molto diversi, spesso anche distanti dal mondo del volontariato, soprattutto a livello economico, e questo rende molto diffi-

cile il lavoro del Csv». I DATI SUGLI ENTI DEL TERZO SETTORE BELLUNESI

Al questionario hanno risposto 175 enti del terzo settore della provincia di Belluno e sono state molto variegate le tipologie di ente censite: organizzazioni di volontariato,

associazioni di promozione sociale, cooperative sociali e altri: «Si è evidenziato come queste tipologie siano molto diverse tra di loro», continua De Toffol, «e ciò anche in riferimento ai servizi che il Csv, col suo nuovo ruolo previsto dalla riforma del terzo settore, dovrà e potrà offrire».

Dai dati raccolti, ed esposti davanti a una sala Bianchi completamente piena, gli enti del terzo settore risultano dislocati in tutta la provincia e operativi in tutte le vallate, è inoltre chiaro come operino in ambiti anche molto differenti, ciò che è positivo è come la ricerca dimostri l’attitudine di questi enti bellunesi alla cooperazione. «I nostri dati si basano sulle risposte ottenute», sottolinea Cason, «ma la rete provinciale di associazioni è molto più vasta e crea un tessuto sociale fondamentale per portare aiuto e supporto volontario alle persone, cosa che stride fortemente con l’accomunamento tra enti di volontariato e enti profit. Inoltre parliamo di un sistema che funziona sul territorio, anche nelle frazioni più piccole, proprio per il rapporto umano e non economico con la comunità». La struttura degli Ets è mediamente tra i 20 e 50 soci, con presidenti che in media durano in carica intorno agli 8 anni e l’attività dinamica è svolta spesso dal rappresentante, ma in molti casi anche dai soci o dai consiglieri. Importante, infine, anche il contributo dei non associati. La crescita degli Ets si è vista soprattutto a cavallo tra gli anni ’80 e’90 e la rappresentanza femminile è rilevante, tanto da considerarla paritaria. A livello finanziario, invece, moltissimi enti si basano su risorse proprie, anche se gli enti del terzo settore hanno diversi tipi di accordi e convenzioni con la pubblica ammini-

regione veneto

la vertenza

Stanziati 2,1 milioni di euro per la Protezione civile

L’Usl 1 presenta ricorso contro la sentenza che dà ragione ad Anaao

BELLUNO. Oltre due milioni

di euro per le associazioni venete di Protezione civile e dell’Antincendio boschivo. «Abbiamo ritenuto importante valorizzare i nostri splendidi volontari», spiega l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, «tanto più a conclusione di un anno che, anche a seguito della tempesta Vaia e non solo, li ha visti costantemente e instancabilmente presenti sul campo, sempre pronti a dare una mano innanzitutto ai cittadini ma anche alle istituzioni». Con la delibera approvata è stata data copertura integrale a tutte le domande valide pervenute in relazione ai due bandi collegati alla Protezione Civile e all’Antincendio Boschivo che erano stati promossi nei mesi scorsi (per un totale di 1, 1 milioni di euro), ma anche a quelle domande che, per mancanza di alcuni requisiti non fondamentali, erano rimaste momentaneamente escluse dai bandi 2018 (200 mila euro). «Abbiamo inoltre riservato ulteriori 500 mila euro», spiega Bottacin, «per valorizzare alcune progettualità di più ampio respiro». La giunta regionale ha deliberato anche il rimborso delle spese 2019 sostenute dalle organizzazioni di volontariato convenzionate

BELLUNO. L’Usl 1 Dolomiti non ci sta a essere condannata dal Tar e così decide di impugnare la sentenza. «Questa Usl, avendo adempiuto alla richiesta di accesso ben prima dell’emanazione della sentenza, ritiene opportuno impugnare la stessa per dimostrare la buona prassi del proprio operato», dicono dalla sede amministrativa di via Feltre. La vicenda prende il via nella primavera scorsa, quando il sindacato medico regionale Anaao inoltra a tutte le azien-

de sanitarie la richiesta di poter controllare la documentazione relativa ai fondi contrattuali aziendali, i soldi con quali i vengono pagate le varie posizioni mediche, la produttività e il disagio dagli anni 2010 al 2018. Il tutto con l’obiettivo di verificare che non ci siano state decurtazioni errate. «Il problema», spiegava Luca Barutta, referente provinciale del sindacato medico, «è che la decurtazione deve avvenire solo dal fondo accessorio che rappresenta un terzo

sanità Un’esercitazione di protezione civile

per l’Antincendio boschivo (300 mila euro). In totale quindi 2,1 milioni di euro di contributi per le associazioni venete. «Uno degli impegni che mi ero preso a inizio legislatura, quando il presidente Zaia mi aveva assegnato la delicata delega alla Protezione Civile», prosegue Bottacin, «era quello di far conoscere il nostro modello in tutta Italia. Un obiettivo che, anche se purtroppo ci è voluta una tragedia come Vaia, ora è stato ampiamente raggiunto, tant’è che anche il presidente della Re-

pubblica Mattarella nel suo intervento a Belluno della scorsa primavera ha riconosciuto quello che ormai era diventato per tutti il “modello Veneto”». «Ovviamente non ci fermiamo qui, anzi proseguirà anche in futuro l’estrema attenzione per uno dei nostri fiori all’occhiello: i volontari del Veneto, quelli che ogni volta che partecipano a missioni in l’Italia e non solo in occasione di grandi calamità, lasciano dietro di sé un buon ricordo. Un esercito di pace animato da un grandissimo spirito di solidarietà». —

Assunti quattro medici per il San Martino BELLUNO. Due otorini, un chi-

rurgo generale, un medico specializzato in malattie metaboliche e diabetologia. Sono le assunzioni che l’Usl 1 Dolomiti ha effettuato con l’obiettivo di dare respiro a reparti che sono in continua sofferenza. Per quanto riguarda il medico per le malattie metaboliche, l’Usl ha dovuto ricorrere alla graduatoria costituita da personale specializzato (l’altra è composta da specializzandi) e compilata da Azienda ze-

Una corsia dell’ospedale

strazione, che in qualche maniera permettono di svolgere meglio le loro funzioni. Dalle risposte date, si evince che gli Ets sono soddisfatti delle relazioni instaurate, «ma», sottolineano dal Csv, «è da valutare in futuro il loro grado di indipendenza dall’istituzione pubblica». Infine, proprio l’attività offerta dal Csv è giudicata con grande soddisfazione dagli enti del terzo settore che ci hanno avuto a che fare. — internet

Compie un anno la bacheca del volontariarto Compie un anno la “Bacheca del volontariato bellunese”, pagina Facebook di riferimento per volontari e associazioni del territorio provinciale. L’obiettivo è che divenga punto di riferimento per gli utenti alla ricerca di informazioni, dunque c’è bisogno di un ancora maggiore coinvolgimento dei responsabili di enti del Terzo settore, associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato, per farla crescere nel numero di utenti e di interazioni. Ci sono associazioni che compaiono meno frequentemente ed è a loro che il Csv di Belluno si rivolge, invitandole a sfruttare il più possibile questo spazio gratuito per far conoscere la grande potenzialità del volontariato bellunese anche attraverso il social network.

dell’intero fondo. Invece, da quello che pare dalle carte che abbiamo a disposizione, per quanto riguarda soltanto l’ex Usl 2 di Feltre dal 2010 al 2015 ci sarebbero state delle decurtazioni dal fondo complessivo. Questo significa che la somma che viene tolta diventa più grande e quindi si diminuiscono le risorse da pagare ai camici bianchi», spiega Barutta. «Con questo errore, ai colleghi feltrini, su un fondo complessivo pari a 4.593.450 euro, ne erano stati tolti 43.178». L’Anaao regionale, su input di quello nazionale, ha quindi chiesto a tutte le Usl questi documenti, «ma a quanto ci risulta», sottolinea Barutta, «quelli relativi all’ex Usl di Feltre non ci erano arrivati». Ora la partita si giocherà col nuovo ricorso al Consiglio di Stato. — P. D.A

ro dopo l’espletamento del concorso. È stata così assunta la seconda in classifica, vale a dire la dottoressa Miriam Dalla Costa; se questa specialista dovesse rifiutare l’incarico, l’azienda bellunese sarà costretta ad assumere la specializzanda prima in graduatoria. Due i medici che sono stati inseriti nell’organico del San Martino per l’area dell’urgenza-emergenza. Si tratta di due otorini: Angelo Beccari classe 1975 del Padovano e Ilaria Barbarino di Enna, classe 1984. Infine, a dar man forte alla Chirurgia di Belluno, dopo l’uscita di scena di un medico in aspettativa da agosto e per sei mesi, la direzione ha deciso di assumere a tempo determinato Carolina Bronzoni di Reggio Emilia, classe 1986. —


REGIONE

MERCOLEDÌ 11 DICEMBRE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

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l’orario invernale di trenitalia

Cinque Frecce Fast dal Veneto a Roma Chi va in Piemonte cambierà a Milano Confermato il taglio del diretto mattutino Padova-Capitale Nuovi collegamenti ferroviari tra Nordest, Napoli e Calabria Felice Paduano MILANO. Cinque Frecce Fast da Venezia a Roma Termini (e altrettante al ritorno), con fermate solo a Padova e Bologna. Un nuovo collegamento diretto per Reggio Calabria, senza dover più cambiare treno a Bologna o a Roma, via Padova, Firenze, Roma e Salerno. Una nuova Freccia, che parte da Udine e va direttamente a Napoli Centrale via Conegliano, Treviso, Mestre e Padova. Riformulata la linea delle Frecce Venezia-Padova-Vicenza–Milano– Torino che non raggiungono più direttamente il capoluogo piemontese, ma prevedono un cambio a Milano Centrale. Queste, in estrema sintesi, sono le novità dell’orario invernale che entrerà in vigore domenica prossima, presentate ieri mattina alla Sala Reale del binario 23 a Milano Centrale, dall’ad delle Ferrovie dello Stato, Gian Franco Battisti, e dai vertici di TrenItalia, Orazio Iacono, Paolo Attanasio e Sabrina De Filippis. Sono diverse le novità per il Veneto e per l’intero Nordest. «È RFI LA RESPONSABILE»

Le 5 Frecce rimodulate partiranno da Venezia Santa Lu-

cia alle 5.22, 9.26, 10.22, 11.22 e un’altra nel pomeriggio. Da Padova alle 5.50 con arrivo nella capitale alle 9, dopo un viaggio di 3 ore e 10 minuti (le altre Frecce impiegano invece 3 ore e 29’), alle 8. 50, 10. 50, 11. 50 e 16. 50. Questo significa che le Fs non hanno più concesso a Venezia e a Padova la Freccia no stop che partiva dalla città del Santo alle 6.32 ed arrivava a Roma Termini alle 9.30, ma – su pressione dei politici e degli imprenditori

Le novità in vigore a partire da domenica Nei convogli bandìte le bottiglie di plastica di Venezia, Padova, Treviso e Vicenza – hanno istituito 5 collegamenti all’andata e altrettanti al ritorno saltando sia Firenze Santa Maria Novella che Campo di Marte e Rifredi. L’ultimo collegamento per Roma partirà da Venezia alle 19.26 per arrivare a lla stazione Termini alle 23.25. CITTÀ DEL SANTO DELUSA

Cancellata l’ultima Freccia per Milano che oggi parte da Padova alle 21.18, ma la no-

vità, che non piace ai viaggiatori che si spostano spesso verso il Piemonte o viceversa, è il fatto che delle 6 Frecce che oggi vanno dritte a Torino, da domenica prossima ne resteranno solo due. Sono quelle che partono da Padova alle 8.46 e alle 17.46. Tempo di percorrenza: 2 ore e 52 minuti sino a Porta Susa, via Milano Porta Garibaldi. Le altre 4 faranno invece capolinea a Milano Centrale e dovranno attendere le altre Frecce provenienti da Bologna per proseguire verso il Piemonte. Al danno si aggiunge la beffa. Calcolando lo stesso viaggio Padova-Torino, il biglietto dei due treni che non fanno scalo costa 68 euro, mentre se si trasborda a Milano Centrale se ne spendono 81. Ossia 13 euro in più. «Il cambio a Milano ce l’ha imposto Rfi», ha detto ieri Paolo Attanasio «Stiamo invece lavorando per uniformare le tariffe». «NOI PILASTRO DEL PAESE»

Sarà attivato entro i primi tre mesi del 2020. Una bella notizia per tutti i calabresi che vivono nel Veneto e per i turisti che, in estate, trascorrono le vacanze in quella regione. Un altro riferimento preciso al Veneto l’ha dato la dot-

Rimodulato il servizio Frecce: più treni tra Veneto e Roma ma il collegamento con Torino non sarà più diretto

toressa De Filippis nel momento in cui ha detto che i primi regionali Rock e Pop circolano già in Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Veneto, e qui saranno utilizzati sempre di più sulla Venezia-Padova-Vicenza-Verona e sulla Vicenza-Cittadella-Castelfranco– Treviso. Si è parlato ancora del Veneto quando è stata presentata la nuova macchinetta ticketless, senza più il biglietto cartaceo anche per gli abbo-

nati. Sullo schermo, a mò di esempio, è stata illustrata la tratta Verona-Padova-Venezia. Tutto economico l’intervento di Battisti. «Le Fs sono diventate un pilastro sociale, ambientale ed economico. È l’azienda più importante del Paese», ha sostenuto l’amministratore delegato di Ferrovie «abbiamo vinto le gare in Inghilterra, Spagna, Grecia e abbiamo progetti attivi anche in Francia e Stati

Uniti. Dieci milioni in più di passeggeri nel 2019 rispetto al 2018. Dopo aver vissuto 10 anni di Alta Velocità, adesso ci stiamo dedicando ai pendolari e all’economia green». A tale proposito il dottor Iacono ha ricordato che nel corso del 2020 a bordo delle Frecce sarà venduta solo acqua minerale in bottiglie di vetro e che sui convogli sarà bandita la plastica. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

oliMPiadi invernali, la coMMissione bilancio del senato aPProva lo stanZiaMento

Un miliardo a Cortina 2026, il ministro: presto la legge Spadafora raccoglie l’appello di Zaia («Il Governo si muova») Cio ottimista: «L’Italia del nord Eldorado degli sport sulla neve» L’ad Novari: unità arma vincente MILANO. Botta e risposta tra Luca Zaia e Vincenzo Spadafora in avvio del seminario internazionale sui Giochi Milano Cortina 2026: «Noi rispettiamo il cronoprogramma, lo deve fare anche il governo, la legge olimpica è urgente, è la base sulla quale ci dovremo muovere, ma non c’è ancora alba e siamo già al last minute superato», punge il governatore leghista del Veneto; «Vorrei rassicurare tutti sul fatto che ci stiamo sta lavorando, il testo legislativo sarà un esempio di trasparenza, divisione dei ruoli e rispetto delle competenze, e presto sarà avviato l’iter di approvazione», la re-

Milano: i governatori Zaia e Fontana al seminario internazionale del Cio

plica a tamburo battente del ministro a 5 Stelle dello sport. Parole accolte con soddisfazione dai partner dell’evento invernale, lesti però a ribadire «la necessità che la legge sia varata nei tempi più rapidi possibili, così come auspicati e concordati con il Cio, al fine di ottimizzare tutte le attività

infrastrutturali indispensabili alla buona riuscita dei Giochi». A riguardo, sul versante della maggioranza giallorossa, il deputato bellunese Roger De Menech assicura che il Pd «ha pronto un testo con proposte precise e puntuali, ispirate alla scelte compiute nella prepa-

razione dei mondiali di sci Cortina 2021». Tant’è. All’indomani dell’atto costitutivo della Fondazione – l’autentica governance dei Giochi – la prima giornata milanese del meeting riserva un ampio ventaglio di interventi, analisi e previsioni. Con la presidente della commissione di coordinamento del Cio, l’ex marciatrice finlandese Sari Essayah, incorona il Norditalia «Eldorado degli sport invernali», certa com’è che «Milano Cortina rappresenterà il più grande show mondiale del 2026»; «Grazie delle sue parole, non la deluderemo, la nostra scommessa è quella di mettere gli atleti al centro», commenta Giovanni Malagò, il presidente del Coni, persuaso che il Paese «saprà recuperare la credibilità internazionale smarrita dopo la rinuncia alla candidatura olimpica

da parte di Roma». Di scena la politica, con il governatore lombardo Attilio Fontana perentorio nel garantire che «L’efficienza di Lombardia e Veneto saprà sconfiggere l’immobilismo romano»; e il sindaco Giampietro Ghedina che sogna una Cortina «più moderna, con traffico limitato, mobilità elettrica, impianti nuovi e al centro l’ambiente e la natura». I manager? Al debutto, l’ad Vincenzo Novari si propone di «tenere unita la squadra degli stakeholder» e scommette «sullo spirito che ci ha portato al 24 giugno (l’assegnazione dei Giochi a Losanna ndr), capace di condurci alla fine di questa nostra storia»; «Un consiglio? Gli suggerisco di concentrarsi molto e di comunicare con le comunità locali, senza perdersi nei grandi slogan e dando un senso di priori-

tà», fa eco a distanza Alessandro Benetton, impegnato a pilotare l’organizzazione dei Mondiali di sci nella vetrina delle Dolomiti. Ma il botto arriva in serata dalla commissione bilancio del Senato che, accogliendo un emendamento leghista alla manovra finanziaria sottoscritto da Italia Viva, stanzia quasi un miliardo per «il miglioramento della capacità e della fruibilità delle infrastrutture» in Lombardia, Veneto e nelle province di Trento e Bolzano in vista dell’evento olimpico; nel dettaglio (confidando nel via libera definitiva del Parlamento), è prevista l’erogazione di 20 milioni nel 2020, 180 nel 2021 e 190 dal 2022 al 2025 ai quali andrà sommato il bonus di 10 milioni previsto nel 2026, l’anno a cinque cerchi. — Filippo Tosatto


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Padova

Mercoledì 11 Dicembre 2019 www.gazzettino.it

NUOVA STAZIONE Comune, Regione e società Rfi lavorano assieme per ammodernare il nodo ferroviario di Padova: progetto molto ampio, ci vorranno almeno cinque anni

IL PIANO PADOVA «Siamo ad una svolta»

esulta il governatore Zaia. «Una collaborazione vincente senza colori politici» gli fa eco il sindaco Giordani. Tutti assieme per un unico obiettivo: potenziare e ammodernare la stazione di Padova. Ieri il presidente della Regione ha firmato digitalmente il protocollo d’intesa con il Comune, Rfi e Fs Sistemi Urbani che dà ufficialmente il via libera alla progettazione del “nuovo” nodo ferroviario di Padova. Il progetto riguarda principalmente tre aspetti: realizzazione dell’Alta Velocità, nuovo ponte Borgomagno e riorganizzazione del traffico merci. Entro dieci giorni Comune e Rfi comunicheranno i propri referenti per il tavolo tecnico. A fine gennaio il gruppo di lavoro delineerà i progetti e poi continuerà a riunirsi almeno una volta al mese. Per realizzare l’intero progetto ci vorranno tra i cinque e i dieci anni.

Alta Velocità e ponte per l’Arcella, Zaia firma il via libera al progetto Il presidente della Regione sancisce il protocollo `Il sindaco Giordani: «Abbiamo collaborato senza con Comune e Rfi per la “nuova” stazione di Padova guardare ai partiti. Pronti a dare risposte rapide» `

nea di Alta velocità e Alta capacità Milano-Venezia, nel tratto Vicenza-Padova. È poi prevista la demolizione del ponte Borgomagno e la costruzione di un nuovo manufatto che permetterà il transito di auto e tram. Si è discusso anche della necessità di ridurre il trasporto-merci: l’obiettivo è potenziare le reti di collegamento tra l’Interporto di Padova e le linee ferroviarie principali senza più passare per la stazione. C’è anche la volontà di costruire una passerella ciclopedonale sopraelevata che porti da viale della Pace alla stazione.

GLI ACCORDI Le basi erano state poste lo scorso 23 ottobre quando nella propria “missione” romana il sindaco Giordani aveva fatto tappa a Palazzo Chigi, al Ministero dei Trasporti e alla sede di Ferrovie dello Stato, la società che si è presa carico dell’intervento. Un mese fa c’è stato il doppio via libera della giunta comunale e di quella regionale. Al centro del piano c’è la nuova li-

LE REAZIONI

PREVISTO ANCHE UN MIGLIORAMENTO DEL TRAFFICO MERCI E UNA PASSERELLA SOPRAELEVATA IN VIALE DELLA PACE

«E’ una svolta – sorride Zaia – che consentirà di progredire sulla realizzazione dell’Alta Velocità sulla direttrice Milano-Venezia sbloccando un nodo molto significativo e dando soluzione anche alle difficoltà del trasporto merci tra la stazione di Padova e l’Interporto. Il nodo ferro-

viario di Padova è interessato da un gran flusso di traffico merci e il numero di passeggeri che utilizzano la stazione la rende di importanza nazionale». La Regione rimarca anche altri obiettivi: «Valorizzazione e riqualificazione delle aree adiacenti l’attuale stazione, includendo anche una rivisitazione generale dell’impianto, con lo scopo di creare una ricucitura del tessuto urbano che tenga conto delle nuove esigenze sociali che valorizzano sempre di più i percorsi ciclabili e pedonali. Si punterà a creare un nuovo polo di attrazione urbana, con particolare riferimento tra la parte nord e la parte sud della città». Non guarda ai colori politici il primo cittadino Sergio Giordani: «Questa è un’altra dimostrazione di come le istituzioni che collaborano concretamente possono ottenere, assieme, grandi risultati. I cittadini aspettano risposte di questo tipo, ben prima

di fare il tifo per un partito o per quello opposto. Mi sono fortemente speso con Rfi per la realizzazione di questo progetto, i lavori procedono e contiamo di poter dare risposte celeri». Soddisfatto, ovviamente, anche l’assessore ai Lavori Pubblici Andrea Micalizzi: «Abbiamo aperto un tavolo di lavoro su temi strategici su cui vogliamo ottenere obbiettivi importanti per la città: dal transito dell’Alta Velocità, allo sviluppo della stazione che per noi significa migliore accessibilità, fino allo sviluppo dei vuoti urbani come Ifip e PP1. Lavorare insieme è il metodo giusto, confido nell’interesse di Rfi di investire nel nostro territorio che rappresenta uno snodo importante nell’economia del Veneto. Serve una spinta decisa da parte della Regione perché si colga finalmente l’opportunità per Padova». Gabriele Pipia © RIPRODUZIONE RISERVATA

La manovra Trasporti per la Fiera, cresce il finanziamento Più risorse per la realizzazione delle infrastrutture per la mobilità al servizio della Fiera di Padova. Lo prevede un emendamento alla manovra approvato nella notte tra lunedì e martedì dalla commissione Bilancio del Senato che aumenta di due milioni il finanziamento per il 2020. Sono interessate anche le Fiere di Verona, del Levante di Bari e di Foggia. La notizia è stata accolta positivamente ieri a Palazzo Moroni. I soldi potrebbero essere utilizzati per la sistemazione di strade nel comparto Est della città ma anche per sperimentare sistemi di viabilità innovativa.

«Barriere in via Avanzo, ci siamo mossi anche noi» LA POLEMICA PADOVA «Sul tema delle barriere

antirumore siamo molto impegnati in più fronti della città. Da anni sollecitiamo Rfi e Autostrade a dar concretezza in questo senso. Nonostante questo alcuni interventi tardano ad arrivare. Sia chiaro, la competenza non è del Comune». Andrea Micalizzi incassa le accuse e rilancia. L’assessore ai Lavori pubblici scuote la testa di fronte agli attacchi del comitato “Rete Arcella Viva”, che nei giorni scorsi ha mandato una dura lettera indirizzata al sindaco Sergio Giordani ma anche allo stesso Micalizzi e alla collega in giunta Chiara Gallani.

Tutto nasce dall’intenzione del Comune di realizzare entro gennaio 2020 le barriere fonoassorbenti per proteggere i residenti di San Lazzaro dal rumore causato dai treni merci che transitano dalla stazione all’Interporto. «Contestiamo la discriminazione che subiamo noi abitanti di via Avanzo e zona dietro stazione, rispetto ai residenti di altri quartieri - ha attaccato il comitato -. Chiediamo dal 2011 con ripetute segnalazioni e raccolte firme a Comune Trenitalia e Rfi, l’istallazione di barriere fonoassorbenti anti inquinamento acustico, nel tratto compreso tra cavalcavia Grassi e stazione. Leggiamo con rammarico e rabbia che l’assessore ai Lavori pubblici fa-

rà costruire con 250 mila euro di fondi del Comune le barriere fonoassorbenti per San Lazzaro».

strada per poter farci carico di un intervento minimo ma efficace che ci consente di alzare le barriere sul fronte San Lazzaro e di realizzarle nuove sul lato stanga. Ma si tratta di un’occasione contingente grazie ad un cantiere che ha degli avanzi e insiste in quella zona. A testimonianza che quando possiamo ci mettiamo del nostro spremendo al massimo le risorse che abbiamo a disposizione».

LA REPLICA Pronta la replica di Micalizzi: «In via Friburgo abbiamo colto l’occasione della disponibilità di un avanzo di risorse del cantiere che abbiamo in

L’ASSESSORE MICALIZZI RISPONDE AL COMITATO: «A SAN LAZZARO SIAMO POTUTI INTERVENIRE, MA L’ALTRO TEMA NON È DI NOSTRA COMPETENZA»

IL TAVOLO

ASSESSORE Andrea Micalizzi ribatte a “Rete Arcella Viva”

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Per via Avanzo la situazione è, secondo Micalizzi, ben diversa. «Si tratta di un intervento molto più importante e gravoso su un’area della stazione: è un tema che stiamo trattando anche sul tavolo aperto con Rfi

di sviluppo della Stazione. Mi piacerebbe su questo che ci fosse anche un interessamento della Regione che dovrebbe difendere di più le sorti di un nodo ferroviario strategico come quello di Padova sia dal punto di vista dei servizi che dell’impatto ambientale. Il tema è di competenza Regionale». L’assessore chiude con un appello indirizzato a Palazzo Balbi, sede della giunta regionale: «Mi auguro che l’atto sottoscritto oggi dal governatore Zaia faccia scaturire questo impegno: Padova è centrale nello sviluppo del Veneto, il Comune sta facendo grandi investimenti. È tempo che anche da Venezia arrivino azioni concrete». G.Pip.


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Nordest

LA POLEMICA TREVISO Sulla carta sono tutti d’accordo: la cittadinanza onoraria a Liliana Segre va data. All’atto pratico Lega e centrosinistra sono invece divisi su tutto. A Treviso il clima si scalda in vista del consiglio comunale del prossimo 18 dicembre, quando si discuterà sull’opportunità di concedere il massimo riconoscimento cittadino alla senatrice a vita, reduce dal campo di sterminio di Auschwitz, testimone di una verità orribile che per decenni non ha mai smesso di testimoniare e ricordare. E oggi bersaglio di una campagna di odio che la costringe a girare sotto scorta. Treviso vuole riconoscere i suoi meriti: su questo le forze politiche sono d’accordo. Ma sono estremamente divise sulle strade da percorrere. E infatti in discussione arriveranno ben due mozioni: una proposta dal Pd e sostenuta da tutte le forze di centrosinistra e una firmata dal capogruppo della Lega Riccardo Barbisan e appoggiata dal centrodestra. Due documenti che dicono la stessa cosa, ma con contenuti decisamente diversi. La Marca, insomma, si distingue rispetto a quanto sta avvenendo in altri capoluoghi veneti: a Padova e Rovigo, per esempio, la cittadinanza è stata votata all’unanimità dai rispettivi consigli comunali. Maggioranza e opposizione assieme, senza polemiche di sorta. Sintonia che a Treviso è una chimera.

L’UNO CONTRO L’ALTRO

La prima mozione a essere depositata all’ufficio protocollo di Ca’ Sugana con la richiesta di cittadinanza onoraria, il 19 novembre scorso, è stata quella del Pd, portata dal capogruppo Stefano Pelloni. Due pagine in cui si ricorda la figura della Segre come testimone della Storia, le leggi razziali, la tragedia della Shoah, la Commissione contro l’odio tanto discussa in Parlamento e che porta il nome della senatrice, le minacce e gli insulti di cui è vittima. Un documento articolato, che il Pd ha messo a disposizione di tutti, leghisti compresi: «È una cosa

IL 18 DICEMBRE ADDIO ALL’UNANIMITÀ VISTA A PADOVA E ROVIGO IL SINDACO CONTE: «VOGLIAMO ANDARE OLTRE GLI SLOGAN»

Mercoledì 11 Dicembre 2019 www.gazzettino.it

Segre cittadina onoraria a Treviso è sfida Pd-Lega Tutti d’accordo sul conferimento del titolo `I dem ricordano le minacce alla senatrice ma è scontro sulle ragioni: due mozioni Il centrodestra rilancia: «E Salvini, allora?» `

E a Milano sfilano 600 fasce tricolori

LA RICHIESTA PORTOGRUARO (VENEZIA) Riaprire una seria discussione sul tema della regolamentazione dei luoghi religiosi. È la richiesta che arriva dalle comunità e dalle associazioni islamiche del Veneto, che ieri hanno inviato una lettera al presidente della Regione, Luca Zaia, e al presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, chiedendo la riapertura di un dialogo sul tema alla luce della recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato incostituzionale e, conseguentemente annullato, due disposizioni della legge regionale della Lombardia in materia di

localizzazione dei luoghi di culto. Le norme censurate producevano infatti, secondo la Corte, una «forte compressione della liberta`religiosa senza che a cio` corrispondesse alcun reale interesse di buon governo del territorio».

I PRINCIPI Scrivono i presidenti di 17 associazioni islamiche: «La Regione del Veneto ha varato nel 2016 una legge simile che ha prodotto gli stessi effetti: per molte persone della nostra fede e di altre confessioni, la preghiera collettiva e`diventata illegale e da praticarsi clandestinamente. Una regolamentazione è necessaria e deve fondarsi su tre principi: li-

berta`di culto, trasparenza totale, rispetto della Costituzione». Nella lettera i firmatari ricordano come nel 2014 era già stato presentato a Zaia un documento con proposte precise e ancora oggi ritenute valide: l’avvio di una scuola veneta per la formazione degli imam, la definizione di uno statuto tipo per le associa-

LETTERA DEI PRESIDENTI DI 17 ASSOCIAZIONI DOPO CHE LA CONSULTA HA BOCCIATO LA NORMATIVA (SIMILE) DELLA LOMBARDIA

DIVERGENZE

zioni e i centri culturali islamici, l’obbligo di registrazione e pubblicazione in un sito internet unico di tutte le informazioni relative alle associazioni- centri culturali. «È tempo di armonia e di rispetto e non di contrapposizioni. I musulmani, come le persone di ogni fede o laiche, – prosegue l’appello – sono parte integrante del Veneto. In gran parte sono lavoratori con le loro famiglie, alcuni anche imprenditori. Molti sono cittadini italiani, molti altri (alcune migliaia) avendone i requisiti, hanno gia`da tempo (anche da anni) presentato domanda di cittadinanza e sono in attesa di risposta». La lettera si chiude con un auspicio: «Non perdiamo questa occasione per riaprire un dialogo che puo`fare solo del bene a tutti». Teresa Infanti

Due testi differenti: «Abbiamo deciso di presentare una nostra mozione - spiega Barbisan - perché non possiamo condividere il riferimento fatto dal Pd alla Commissione parlamentare sull’odio che il centrodestra ha bocciato votando contro. E poi l’accenno agli insulti e alle minacce ricevute dalla Segre non può essere un elemento per concedere la cittadinanza onoraria. Massima condanna verso chi usa questi mezzi e altrettanto massima solidarietà alla senatrice: violenza e insulti vanno sempre condannati. Ma se le minacce diventano un parametro, allora a Salvini dovremmo dare cittadinanza onoraria e Totila d’Oro (altro riconoscimento che la città dà ogni anno a personaggi meritevoli, ndr)». Parole che hanno irritato il Pd: «Inaccettabile la loro mozione, nemmeno menzionano le minacce e gli insulti subiti dalla Segre - sbotta Pelloni - noi la nostra non la ritiriamo». Quindi si va allo scontro. E il sindaco Mario Conte di certo non fa nulla per conciliare: «Il testo del Pd è un copia-incolla di quello scritto in altri Comuni - attacca - noi andiamo oltre gli slogan, vogliamo dare la cittadinanza onoraria alla senatrice Segre perché ci crediamo. Vorrà dire che in consiglio andremo con due mozioni. E noi voteremo la nostra». Insomma: unanimità addio. Paolo Calia

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Oltre 600 sindaci sono arrivati da tutta Italia a Milano per dire no all’intolleranza, ma soprattutto per testimoniare la loro solidarietà a Liliana Segre (in foto con Beppe Sala). La senatrice: «Lasciamo l’odio agli anonimi della tastiera».

Gli islamici avvertono Zaia e Ciambetti «Moschee, la legge veneta è da rifare»

bella, diamo dimostrazione di unità firmandola tutti assieme», ha chiesto Pelloni auspicando la condivisione di tutti. E invece pochi giorni dopo Barbisan, leader leghista, ha depositato una seconda mozione. La richiesta è la stessa: la cittadinanza onoraria. Ma il tono è profondamente diverso. Barbisan riconosce alla Segre il ruolo di testimone da tutelare e valorizzare, ricorda che il dovere di ogni amministrazione pubblica è tenere alto il ricordo della Shoah, sottolinea che anche Treviso ha dovuto subire l’onta di ospitare un campo di concentramento dal 1942 al 1943; e soprattutto rimarca e condanna gli episodi di discriminazione “razziale, religiosa e politica”, di cui la comunità ebraica è ancora vittima, “posti in essere da gruppi islamisti integralisti e politici massimalisti di destra e di sinistra”. E, per concludere, rispolvera il ricordo della Brigata ebraica che contribuì alla lotta di liberazione dell’Italia difendendo “i valori della libertà, della democrazia e dell’uguaglianza”.

I giudici: «La carenza di risorse non sacrifichi i diritti dei disabili» LA SENTENZA

Il writer e l’odio

VENEZIA Il problema educativo della mancanza di insegnanti di sostegno ora diventa anche un guaio giudiziario. Con una sentenza pubblicata ieri, infatti, il Tar del Veneto ha accolto il ricorso della famiglia di un alunno a cui era stato assegnato un docente solo per 18 ore alla settimana, al posto delle 25 necessarie per la gravità del suo handicap. «Il provvedimento di assegnazione delle ore di sostegno scolastico non si può basare su un vincolo derivante dalla carenza di risorse economiche che non possono, in modo assoluto, condizionare il diritto al sostegno sino a sacrificare il diritto fondamentale allo studio e all’istruzione del minore disabile», hanno scritto i giudici amministrativi, fissando un principio inequivocabile in un Veneto che ha iniziato l’anno 2019/2020 con una necessità di 2.500 fra maestri e professori dedicati.

“Cibo”, ira Donazzan «Non è un modello» VENEZIA L’assessore regionale Elena Donazzan condanna il caso di “Cibo” (il trevigiano Pier Paolo Spinazzè), artista anti-odio che ha ammesso di essere stato un odiatore sui social. «Chiamerò il dirigente della scuola di Bussolengo in cui è intervenuto questo writer – annuncia l’esponente di Fdi – per riflettere con buon senso sulle posizioni aberranti espresse da un soggetto antisemita e sessista che difende addirittura l’istigazione al suicidio. Non mi importa che quest’uomo abbia preso le distanze dal suo passato: non può essere ritenuto un modello chi comunque imbratta i muri, anche se con pezzi di formaggio anziché croci celtiche». © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA VICENDA Sulla base di una certificazione medica che attesta un handicap grave, il Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione degli allievi con disabilità (Glho) aveva indicato il bisogno di un supporto didattico in rapporto uno a uno, così recepita dal Piano educativo individualizzato (Pei): «Viste le necessità di sviluppo e di autonomia relazionale e sociale di (omissis, ndr.) è necessario per i prossimi anni scolastici un numero superiore di ore di sostegno pari a 25 in modo da rispondere in maniera adeguata alle esigenze e bisogni speciali dell’alunno». Invece, a causa

ACCOLTO IL RICORSO DI UN MINORE AFFETTO DA UN GRAVE HANDICAP A CUI ERA STATO DATO IL DOCENTE DI SOSTEGNO PER 18 ORE ANZICHÉ 25

PROTESTA Il cartello esposto durante una manifestazione degli insegnanti precari di sostegno: in Veneto ne mancano 2.500

dell’insufficienza degli insegnanti, al ragazzino erano state garantite solo 18 ore. I genitori si sono così rivolti al Tribunale contro il ministero dell’Istruzione. Quest’ultimo non si era costituito all’udienza del 20 novembre per le «difficoltà tecniche di deposito telematico riscontrate dall’Avvocatura dello Stato a causa dell’emergenza alta marea verificatasi a Venezia», anche se poi non l’ha fatto nemmeno in vista della camera di consiglio del 4 dicembre, tanto che la causa è stata affrontata in sua assenza.

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LE MOTIVAZIONI Ad ogni modo è stata pienamente accolta la tesi della famiglia, in quanto «il diritto all’istruzione del disabile», sancito dalla Costituzione, «costituisce un diritto fondamentale a fronte del quale l’amministrazione deve necessariamente assicurare un numero di ore di sostegno pari a quello indicato dal Glho, nella propria relazione, sulla base di una valutazione tecnica delle specifiche condizioni e delle concrete esigenze del minore gravemente disabile». La carente programmazione universita-

ria, che in Veneto sarà solo parzialmente tamponata con la formazione di 500 docenti nel giro di due anni, non è una giustificazione valida secondo il Tar, per il quale «è illegittima l’attribuzione di un monte ore settimanali di sostegno inferiore rispetto a quello individuato dal competente Glho», a fronte del dovere costituzionale di garantire «l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone disabili», così da consentire loro «il raggiungimento della massima autonomia possibile». (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Mercoledì 11 Dicembre 2019 www.gazzettino.it

Milano-Cortina 2026 IL CONFRONTO VENEZIA Costituire la Fondazione era fondamentale: adesso c’è la struttura che organizzerà i Giochi invernali del 2026. Ma non basta: c’è bisogno della legge olimpica. Il Cio la pretende, anche se non ha messo scadenze. E i promotori delle Olimpiadi sanno che senza quel testo non si può procedere. È così che, al primo giorno dell’Orientation Seminar di Milano-Cortina 2026, tenutosi ieri nel capoluogo lombardo, dopo il monito lanciato per primo dal governatore Luca Zaia, è arrivata la risposta del governo: «Tranquilli, stiamo lavorando», ha assicurato il ministro allo Sport, Vincenzo Spadafora. L’altro Vincenzo, il ceo Novari, ha lanciato intanto la sfida di tenere compatta la squadra di amministratori politicamente eterogenei. Una giornata densa di confronti e annunci che si è conclusa con una notizia giunta da Roma: nella manovra di bilancio in discussione al Senato è stato reperito 1 miliardo di euro per i Giochi.

LA RASSICURAZIONE Il seminario internazionale organizzato al Pirellone dal Cio in collaborazione con Coni, Comitato paralimpico ed enti territoriali, si è aperto con l’encomio della finlandese Sari Essayah, presidentessa della commissione di coordinamento dei Giochi invernali 2026: «Il Nord Italia è l’Eldorado degli sport invernali». Vero, ma, ha ricordato il governatore del Veneto, ognuno deve rispettare i propri impegni: «Noi rispettiamo il cronoprogramma e siamo assolutamente ligi - ha detto Zaia - lo deve fare anche il governo, ci deve portare questa legge olimpica, ma ancora non c’è alba. La legge olimpica è urgente. Siamo preoccupati perché la legge olimpica è la base sulla quale poi ci dovremo muovere. Siamo già al last minute superato, è fondamentale che arrivi entro l’anno». La risposta del ministro allo Sport è arrivata da Roma con una nota: «Vorrei rassicurare i rappresentanti delle istituzioni locali, il presidente Malagò e la sua Fondazione per le Olimpiadi 2026 sul fatto che il Governo sta lavorando alla legge olimpica, che sarà un esempio di trasparenza, divisione dei ruoli e rispetto delle competenze, e che presto sarà avviato l’iter di ap-

Legge olimpica, il pressing smuove il governo: «Si farà» Il ministro allo Sport Spadafora risponde `Novari: «La sfida? Tenere unita la squadra» all’appello di Zaia: «Stiamo lavorando» E dalla manovra spunta un miliardo di euro `

HANNO DETTO

provazione», ha detto Spadafora. Parole colte con soddisfazione dai firmatari della Fondazione, Giuseppe Sala, Gianpietro Ghedina, Attilio Fontana, Luca Zaia, Giovanni Malagó e Luca Pancalli, che hanno però chiesto che si faccia presto.

L’OBIETTIVO

«La normativa sarà un esempio di trasparenza e divisione dei ruoli»

Alla prima uscita pubblica dopo settimane trascorse a studiare le norme dell’Agenda olimpica 2020, Vincenzo Novari, ceo di Milano-Cortina 2026, ha detto qual è la sua sfida: tenere com-

patta la squadra di amministratori politicamente eterogenei. Non solo: «Il punto più delicato sarà tenere insieme la squadra degli stakeholder, perché ci sono sensibilità diverse e ci sono sei anni davanti, che in realtà sono cinque, in cui probabilmente il nostro Paese cambierà molto dal punto di vista degli assetti. Sarà una bella mission, ma sono convinto che lo stesso spirito che ha portato al 24 giugno ci porterà fino allo spegnimento della torcia olimpica». Sulla stessa linea il sindaco di Milano,

VINCENZO SPADAFORA, ministro

«Siamo preoccupati è fondamentale che la norma arrivi entro l’anno» LUCA ZAIA, governatore

«Il punto più delicato sarà tenere insieme gli stakeholder, ci sono sensibilità diverse» VINCENZO NOVARI, manager

«No slogan ma dialogo con le comunità locali» `Il consiglio di Benetton di comunità che ha accettato di

a capo dei Mondiali 2021 E se ne parla a New York L’INTERVENTO VENEZIA «Cortina porta come primo ingrediente la propria bellezza, però deve avere il coraggio di rimettersi in discussione in questa fase. Per noi arrivare ai Mondiali di sci significa accettare una sfida di rinascita». Lo ha detto Alessandro Benetton, presidente dell’organizzazione Mondiali di Sci Cortina 2021, intervenendo al seminario internazionale su Milano-Cortina 2026 in corso nel capoluogo lombardo. «Cortina è stata numero uno tante volte ha spiegato Benetton - io ho voluto portare un ingrediente, che è quello di un imprenditore che vuole portare punti di forza. Potevamo avere il grande sogno. Con le Olimpiadi, Cortina avrà un rilancio molto ampio, porterà nuove infrastrutture per lo sci alpino. E un buon esempio

rimettersi in discussione senza perdere le proprie radici». «Il consiglio che posso dare a Novari - ha aggiunto Benetton è quello di concentrarsi molto e comunicare con le comunità locali, senza perdersi nei grandi slogan e dando un senso di priorità. Prima dici quello che sicuramente farai, poi quello che pensi che farai e per ultimo dici qual è il sogno, senza confondere le acque. Questo aiuta nella creazione di un ecosistema che poi ti rende tutto il lavoro più facile».

IL SINDACO Entusiasta il sindaco di Cortina d’Ampezzo, Gianpietro Ghedina: «Dopo l’assegnazione delle Olimpiadi per noi il mondo è cambiato, per le opportunità che ci sono e per le difficoltà, visto che siamo tarati per una comunità piuttosto limitata». Il sindaco ha spiegato di attendersi una Cortina più conosciuta a livello internazionale: «Intanto ne ha parlato anche il New York Times». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Giuseppe Sala: «Se si continuerà con spirito di squadra? Non ho dubbi, mi pare che si lavora bene assieme. In ogni caso, qui c’è un territorio che ti spinge ad andare d’accordo. I politici di buon senso devono fare questo. I dibattiti, le tensioni su singole questioni ci sono sempre, ma sul tema olimpico non sono ammesse». La corsa di Milano-Cortina, ha ricordato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, era partita «per non perdere la credibilità della comunità internazionale» dopo il ritiro di Roma 2024.

I FONDI E intanto arrivano finanziamenti statali grazie a un emendamento alla manovra presentato dalla Lega, sottoscritto dai renziani di Italia Viva e approvato ieri sera dalla commissione Bilancio del Senato. L’emendamento prevede che per i lavori per le Olimpiadi invernali 2026, Veneto, Lombardia, Trento e Bolzano avranno a disposizione 1 miliardo del Fondo pluriennale per gli investimenti finanziato con la manovra di bilancio. Le risorse sono spalmate in 7 anni, si parte con 50 milioni nel 2020. Alda Vanzan

MILANO-CORTINA La “squadra”

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L’analisi

L’appoggio ad Haftar, rompicapo per l’Italia Alessandro Orsini

segue dalla prima pagina

(...) non è importante per gli interessi americani, sia perché si è già impegnato a sostenere l’avanzata di Haftar dietro richiesta del presidente dell’Egitto e del re dell’Arabia Saudita, suoi grandi amici, oltre che partner strategici contro l’Iran. L’idea che Trump cambi linea, perché una nuova conferenza internazionale gli fa sapere che la situazione a Tripoli è tragica, non tiene conto di ciò che è appena accaduto nel nord della Siria: Trump ha abbandonato i curdi, i quali avevano combattuto al fianco degli americani contro l’Isis. Figuriamoci se possa sostenere i combattenti di Tripoli, dai quali non ha ricevuto niente. Contro Haftar resta soltanto la Turchia, l’unico Stato che stia fornendo al governo di Tripoli le armi per non capitolare. La domanda che tutti si pongono è: che cosa accadrà? La risposta è semplice. In Libia possono accadere soltanto tre cose. La

prima è che la guerra di Haftar finisca per esaurimento delle risorse. Molte guerre terminano, oppure si “afflosciano”, perché non ci sono più stipendi, benzina e munizioni. Ma questo non può accadere in Libia giacché Haftar riceve risorse in abbondanza. La seconda è che qualcuno s’impegni in un grande sforzo diplomatico, come sta facendo l’inviato speciale dell’Onu, Ghassan Salamé, il quale annuncia una nuova conferenza a Berlino. Anche in questo caso, gli sforzi sarebbero vani. Gli inviti a deporre le armi sono inutili con chi ama la guerra e pensa pure che gli convenga. La terza cosa che può accadere è che Haftar si fermi perché Tripoli gli infligge molte perdite, ma questo richiederebbe il riconoscimento del ruolo della Turchia e un’escalation del conflitto, a cui nessun Paese europeo è pronto. A parlar chiaro si fa prima: la situazione in Libia non è più una situazione da conferenze internazionali, ma da

rapporti di forza sul campo. O Haftar sarà respinto oppure prenderà Tripoli. Una volta chiarito che in Libia è in corso una guerra che non terminerà fino a quando Haftar non avrà vinto, occorre che l’Italia prenda una decisione. Se Haftar non può essere scacciato, allora l’Italia deve ritirare l’appoggio al governo di Tripoli e trattare con Haftar le condizioni della sua vittoria. In teoria, la guerra finirebbe più velocemente, risparmiando molte vite; in pratica, potrebbe diventare più cruenta. La Turchia, che è in pessimi rapporti con l’Egitto, non accetterebbe una capitolazione improvvisa e, senza contropartita, valuterebbe un maggiore coinvolgimento nel conflitto. Per chiarire l’asprezza dei rapporti, basti sapere che Erdogan appartiene alla Fratellanza Musulmana, la quale è ritenuta un’organizzazione terroristica dai protettori di Haftar e cioè Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. La questione è complessa. Prima di abbracciare Haftar, l’Italia dovrebbe accordarsi con la Turchia, la cui importanza a Tripoli potrebbe essere ignorata soltanto da una mente priva di senno. Quale statista europeo lascerebbe cadere la Libia nelle mani di chi lo reputa un terrorista? Né Conte, né Macron. Perché si pretende che Erdogan sia diverso? aorsini@luiss.it © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Osservatorio

La sensazione di diversità un segno di ignoranza Enzo Pace ivendo assieme ad altri, abbiamo bisogno di classificare il mondo che ci circonda. Fra vicini e lontani. Fra chi ci fa paura e chi ci è simpatico. Di solito, se non conosciamo direttamente le persone, tendiamo a raggrupparle per nomi generici (i neri, gli ebrei, i Rom). Facilita la nostra vita, ma a rischio di discriminazioni. Ci è più facile, infatti, dire “gli ebrei sono così” o “gli immigrati si comportano così” perché, in tal modo, chi è diverso o lontano da noi è identificato, appartiene ad un gruppo. Non dobbiamo fare la fatica di distinguere singolarmente gli individui. Ci sentiamo esentati dall’interrogarci se dietro il loro volto (in alcuni casi, un piccolo tratto: il naso degli ebrei) ci sia un’anima, la personalità di un individuo. A volte, il nome di una persona ci è sufficiente per incasellarla sicuramente in una

V

La vignetta

La fotonotizia

A Stoccolma il Nobel delle polemiche Con altri 18 premiati, lo scrittore austriaco Peter Handke ha ricevuto ieri al Concert Hall di Stoccolma, il Premio Nobel per la Letteratura 2019. L’assegnazione dell’ambito riconoscimento dell’Accademia di Svezia ad Handke è stata accompagnata, fin dall’annuncio, lo scorso ottobre, da polemiche per le sue posizioni filoserbe.

finestra della nostra mente, dove si affacciano i volti di persone percepite estranee alla nostra cultura. Se il compagno di banco di nostro figlio si chiama Omar, automaticamente lo classifichiamo come figlio di immigrato, un piccolo straniero che forse un domani diventerà cittadino italiano. Sin qui siamo nel regno del pregiudizio: giudico prima ancora di sapere chi è la persona che ho di fronte; ci è sufficiente sapere come si chiama per capire che è uno straniero, un estraneo che posso anche avvertire come una minaccia. Chi siamo noi e chi sono loro? Nel rispondere a tali domande, il pregiudizio può sorgere, suscitando diffidenze verso lo straniero, verso chi pensiamo come “loro”, non appartenente alla nostra cultura, religione e lingua. Sin qui abbiamo parlato di xenofobia. Un dispositivo mentale che ci rimanda all’istinto primordiale della difesa del territorio dove vivo e che vedo invaso da un intruso, magari pericoloso. Tale istintivo sistema di difesa può degenerare in razzismo, quando la classificazione della diversità altrui viene spiegata in base al semplice, quanto rozzo, schema superiorità-inferiorità. All’apice della scala ci sono i bianchi di razza superiore (i bianchi-bianchi) rispetto ad altri di razza inferiore e, poi, a cascata, le altre razze definite per colore diverso della pelle. Quando si dice che gli italiani non sono razzisti, forse si allude al fatto che ormai, dopo le leggi razziali del regime fascista, i figli dei figli di quanti avevano creduto nella bontà di quelle leggi si siano liberati dall’ideologia che le ispirava. Un’ideologia che pretendeva di essere scientifica, che è stata ampiamente confutata dalle scienze biologiche e antropologiche contemporanee. Tuttavia, ancor oggi, il colore della pelle continua a stimolare sia un’istintiva sensazione (a pelle) di diversità sia – ed è l’aspetto più inquietante – l’idea che essa sia il segno d’inferiorità culturale e sociale. Un segno d’ignoranza. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’intervento

Sardine, le piazze non sempre hanno ragione ma hanno sempre delle ragioni Roberto Marcato* e piazze non hanno sempre ragione, ma hanno sempre delle ragioni. Le sardine sono la sintesi di un movimento grillin-sinistro che torna ciclicamente e che ha come nemico non chi governa bene come noi, ma i loro leader che continuano a fallire. Le sardine riescono laddove il potere (quello vero) non è riuscito: cioè nel grande progetto di mettere assieme sinistra e grillini. Ci ha provato Beppe Grillo con Zingaretti con il governo attuale, che non regge l’urto, visto che non passa giorno senza che se le diano di santa ragione. Perché la verità è che sono in antitesi. Le sardine invece

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riescono a sintetizzare il populismo anti sistema, di cui il popolo italiano sente grande bisogno, con la sinistra di piazza che tanto piace alle élite culturali del nostro Paese. A me personalmente le sardine mettono gioia e simpatia. Le piazze che si riempiono sono sempre un bel segnale di democrazia. Né sono preoccupato che dietro alle sardine ci possano essere esponenti del Pd o della sinistra o dei grillini: intanto perché è del tutto evidente che sia così, ma non lo trovo un elemento di particolare preoccupazione. Il punto è che ciclicamente ci troviamo di fronte al solito

movimento antisistema privo di una visione strategica per il Paese e ahimè di un programma. Insomma senza idee e proposte. Armate delle solite parole d’ordine già pronte per essere smentite nei fatti: “non ci candideremo” dicono. E poi si candideranno. “Non siamo né di destra né di sinistra” ribadiscono. E invece saranno questo nuovo multipop grillin-sinistro-populista che dovrà secondo loro scardinare il populismo di destra. Dicono di non rispondere ai poteri forti: poi apri i giornali e si sprecano gli endorsment dei poteri forti e questo offre la misura di cosa significhino, davvero, le sardine. Già visto, tutto già visto. Dai

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girotondini, ai vaffanculo di Grillo. Ma vi ricordate la Serracchiani, dipinta come una novella Jeanne d’Arc, che demolisce l’incapacità della nomenklatura di sinistra, e tutti a esultare, e tutti a portarla in palmo di mano. Per scoprire, sempre poi, che era già nella nomenklatura del partito democratico e che stavamo soltanto assistendo al passaggio generazionale, peraltro fallito con il ritorno dei vecchi quadri di partito che si alleano con Grillo. Questo è un Paese che ciclicamente ha bisogno di aggrapparsi agli antieroi, al guerriero senza spada e senza nome. Meglio se giovane, meglio se antisistema. Meglio se apparentemente slegato dal potere. Se poi ha le treccine e non va a scuola è un tripudio. Adatto, certo, ad un’Italia decadente che preferisce trovare nella dissoluzione di se stessa la sua forza e il suo riferimento. Salvo poi aggrapparsi territorialmente a chi sa cosa significa amministrare e avere un’idea di sviluppo. Lo

vediamo in Veneto dove da anni la Lega cresce, governa, e lo fa bene. Con una classe dirigente competente, preparata, fatta di sindaci, consiglieri comunali, provinciali e regionali. Classe politica sintetizzata dal presidente Zaia che con impegno, dedizione, abnegazione e passione, mette la sanità del Veneto al top della sanità italiana, ci restituisce la regione con la crescita più alta del Paese, il tasso di disoccupazione tra i bassi, e il minor abbandono scolastico, rimanendo il territorio dove la speranza di vita di un bambino è la più alta d’Italia. Noi non immaginiamo di combattere questo nuovo movimento grillin-sinistro perché non c’è nulla da combattere. La democrazia non si combatte mai. In democrazia contano i fatti. Le piazze non hanno sempre ragione, ma hanno sempre delle ragioni. *assessore regionale veneto sviluppo economico © RIPRODUZIONE RISERVATA


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