Abitare il paesaggio

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ABITARE IL PAESAGGIO

Vincenzo Gioffrè

Gruppo di lavoro Vincenzo Gioffrè - coordinatore e responsabile scientifico Maria Rosa Russo, Francesco Manti, Stefano Mileto, Giampiero Pirrò, Antonia Di Lauro, Elisabetta Nucera, Marco Cosenza, Eleonora Rositani

UN NUOVO CICLO DI VITA PER LA COSTA VIOLA

UN NUOVO CICLO DI VITA PER LA COSTA VIOLA

ABITARE IL PAESAGGIO

Architetto, PhD in Architettura del Paesaggio, Ricercatore e Docente, ha conseguito nel 2014 l’Abilitazione Scientifica Nazionale per Professore Associato in Architettura del Paesaggio. Dal 2013 Responsabile Scientifico dell’Unità di Ricerca della Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria per il Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2010) “RE-CYCLE Italy. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio”. È autore di oltre settanta pubblicazioni scientifiche inerenti il progetto di paesaggio, di cui quattro monografie, diversi articoli in riviste specializzate di settore e numerosi saggi in volumi e manuali. La sua attività di ricerca teorica e applicata è incentrata principalmente su tre linee: il progetto di tutela, gestione, innovazione del paesaggio in relazione al ruolo attivo e partecipe della comunità di abitanti; la sperimentazione progettuale applicata alle infrastrutture antropiche e/o naturali come sistemi di qualificazione del paesaggio; l’innovazione nel progetto contemporaneo dello spazio pubblico e del giardino in relazione a nuovi comportamenti e programmi. Svolge attività didattica principalmente presso la Mediterranea di Reggio Calabria e in qualità di visiting professor in diversi atenei nazionali e esteri. Per l’attività progettuale svolta è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, tra gli altri il Premio Ippolito Pizzetti 2009 (promosso da AIAP con patrocinio IFLA e EFLA). Sue ricerche e progetti sono stati, tra l’altro, presentati e esposti: Rome Ecological Design Symposium (Roma 2013), Biennale del giardino mediterraneo (Grottammare 2013), Festival del verde e del paesaggio (Roma 2011), Urbanpromo (Bologna 2011), Biennale di Architettura di Venezia (2010, 2000), Biennale Europea del Paesaggio di Barcellona (2010, 2006, 2003), Biennale del Paesaggio della Provincia di Rieti (2009), Biennale di Architettura, Arte e Paesaggio delle Isole Canarie (Las Palmas 2009), Biennale del Paesaggio della Provincia di Reggio Emilia (2008), EUROPAN 8 progetti premiati (Latina 2005), Biennale giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo sezione Architettura (Roma 1999).

Questo volume documenta le linee di indirizzo, lo scenario strategico e le azioni progettuali, finalizzati alla proposta di istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola nell’ambito del programma di cooperazione internazionale “LANDSARE Architetture di paesaggio nelle aree rurali europee: un nuovo approccio al disegno dello sviluppo locale”. L’iniziativa è promossa dal GAL BATIR “Gruppo di Azione Locale Basso Tirreno Reggino” con la collaborazione scientifica del Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2010) RE-CYCLE ITALY. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio”.

REGIONE CALABRIA Assessorato Agricoltura Foreste e Forestazione

a cura di

Vincenzo Gioffrè

Il Paesaggio della Costa Viola è un contesto di assoluto interesse per storia, leggende, tradizioni e qualità peculiari, ma anche per le straordinarie risorse latenti. Un paesaggio a rischio di sparizione a causa di degrado, abbandono, incuria. É necessario pensare, oggi, ad un nuovo ciclo di vita per il paesaggio della Costa Viola; nuove comunità stanziali (residenti) e provvisorie (viaggiatori, turisti, esploratori) che tornano ad “abitare il paesaggio”, a proteggerlo, a prendersene cura, per svolgere attività che consentono di riscoprire un rapporto sano con la natura: camminare, osservare, coltivare, pescare, costruire, studiare, conoscere, raccontare. dArTe Dipartimento di Architettura e Territorio


ABITARE IL PAESAGGIO

Vincenzo Gioffrè

Gruppo di lavoro Vincenzo Gioffrè - coordinatore e responsabile scientifico Maria Rosa Russo, Francesco Manti, Stefano Mileto, Giampiero Pirrò, Antonia Di Lauro, Elisabetta Nucera, Marco Cosenza, Eleonora Rositani

UN NUOVO CICLO DI VITA PER LA COSTA VIOLA

UN NUOVO CICLO DI VITA PER LA COSTA VIOLA

ABITARE IL PAESAGGIO

Architetto, PhD in Architettura del Paesaggio, Ricercatore e Docente, ha conseguito nel 2014 l’Abilitazione Scientifica Nazionale per Professore Associato in Architettura del Paesaggio. Dal 2013 Responsabile Scientifico dell’Unità di Ricerca della Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria per il Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2010) “RE-CYCLE Italy. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio”. È autore di oltre settanta pubblicazioni scientifiche inerenti il progetto di paesaggio, di cui quattro monografie, diversi articoli in riviste specializzate di settore e numerosi saggi in volumi e manuali. La sua attività di ricerca teorica e applicata è incentrata principalmente su tre linee: il progetto di tutela, gestione, innovazione del paesaggio in relazione al ruolo attivo e partecipe della comunità di abitanti; la sperimentazione progettuale applicata alle infrastrutture antropiche e/o naturali come sistemi di qualificazione del paesaggio; l’innovazione nel progetto contemporaneo dello spazio pubblico e del giardino in relazione a nuovi comportamenti e programmi. Svolge attività didattica principalmente presso la Mediterranea di Reggio Calabria e in qualità di visiting professor in diversi atenei nazionali e esteri. Per l’attività progettuale svolta è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, tra gli altri il Premio Ippolito Pizzetti 2009 (promosso da AIAP con patrocinio IFLA e EFLA). Sue ricerche e progetti sono stati, tra l’altro, presentati e esposti: Rome Ecological Design Symposium (Roma 2013), Biennale del giardino mediterraneo (Grottammare 2013), Festival del verde e del paesaggio (Roma 2011), Urbanpromo (Bologna 2011), Biennale di Architettura di Venezia (2010, 2000), Biennale Europea del Paesaggio di Barcellona (2010, 2006, 2003), Biennale del Paesaggio della Provincia di Rieti (2009), Biennale di Architettura, Arte e Paesaggio delle Isole Canarie (Las Palmas 2009), Biennale del Paesaggio della Provincia di Reggio Emilia (2008), EUROPAN 8 progetti premiati (Latina 2005), Biennale giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo sezione Architettura (Roma 1999).

Questo volume documenta le linee di indirizzo, lo scenario strategico e le azioni progettuali, finalizzati alla proposta di istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola nell’ambito del programma di cooperazione internazionale “LANDSARE Architetture di paesaggio nelle aree rurali europee: un nuovo approccio al disegno dello sviluppo locale”. L’iniziativa è promossa dal GAL BATIR “Gruppo di Azione Locale Basso Tirreno Reggino” con la collaborazione scientifica del Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2010) RE-CYCLE ITALY. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio”.

REGIONE CALABRIA Assessorato Agricoltura Foreste e Forestazione

a cura di

Vincenzo Gioffrè

Il Paesaggio della Costa Viola è un contesto di assoluto interesse per storia, leggende, tradizioni e qualità peculiari, ma anche per le straordinarie risorse latenti. Un paesaggio a rischio di sparizione a causa di degrado, abbandono, incuria. É necessario pensare, oggi, ad un nuovo ciclo di vita per il paesaggio della Costa Viola; nuove comunità stanziali (residenti) e provvisorie (viaggiatori, turisti, esploratori) che tornano ad “abitare il paesaggio”, a proteggerlo, a prendersene cura, per svolgere attività che consentono di riscoprire un rapporto sano con la natura: camminare, osservare, coltivare, pescare, costruire, studiare, conoscere, raccontare. dArTe Dipartimento di Architettura e Territorio


ABITARE IL PAESAGGIO

UN NUOVO CICLO DI VITA PER LA COSTA VIOLA

a cura di

Vincenzo Gioffrè


Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Regolamento (CE) 1698/2005 - Asse IV – Misura 421 Progetto di Cooperazione transnazionale

LANDsARE

“ARCHITETTURE DI PAESAGGIO NELLE AREE RURALI EUROPEE: UN NUOVO APPROCCIO AL DISEGNO DELLO SVILUPPO LOCALE” GAL Oglio Po terre d’acqua (coordinazione), GAL Valle Camonica Val di Scalve, GAL Oltrepo Mantovano, GAL Garda Valsabbia, GAL Highland Leader, KULTURALLandschaft Haldensleben-Hundisburg, Mountain Community of Valle Camonica, County of Cremona, County of Mantua, County of Brescia.

Collaborazione Scientifica PRIN (Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale) cofinanziato dal MIUR per gli anni 2013 – 2016

RE-CYCLE ITALY. NUOVI CICLI DI VITA PER ARCHITETTURE E INFRASTRUTTURE DELLA CITTà E DEL PAESAGGIO Università di: IUAV Venezia (coordinazione nazionale), Camerino, Genova, Mediterranea Reggio Calabria, Federcio II Napoli, Palermo, Pescara, Politecnico Milano, Politecnico Torino, La Sapienza Roma, Trento.

REGIONE CALABRIA Assessorato Agricoltura Foreste e Forestazione

dArTe Dipartimento di Architettura e Territorio

Progetto grafico Vincenzo Gioffrè In copertina (fronte) Terrazzamenti_Op art, Paul Vasarely, Etudè of mouvement, Piera Germanò (retro) Terrazzamenti_Op Art, Paul Vasarely, Zebras, Piera Germanò

© 2014 Iiriti Editore via del Torrione, 72/a 89125 Reggio Calabria www.iiritieditore.com info@iiritieditore.com ISBN 978-88-6494-133-2


INDICE PRESENTAZIONE ascoltare la comunità

Antonio Alvaro - Fortunato Cozzupoli

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“Insegnaci ad aver cura e a non curare” ovvero: l’ora violetta della Costa Viola

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Un paesaggio bellissimo

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Renato Bocchi

Gianfranco Neri

INTRODUZIONE DALLA COSTA VIOLA, UN MESSAGIO Franco Zagari

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VISIONE UN NUOVO CICLO DI VITA PER LA COSTA VIOLA 31 Vincenzo Gioffrè

IDENTIFICAZIONE PERCEPIRE, OSSERVARE, INTERPRETARE 39 Maria Rosa Russo

PARTECIPAZIONE INDAGINE MULTIDISCIPLINARE SUL PAESAGGIO 81 Giampiero Pirrò

STRATEGIA ABITARE IL PAESAGGIO 101 Vincenzo Gioffrè

AZIONI NEL PAESAGGIO: PERCORRERE, PRODURRE, CONOSCERE 125 Vincenzo Gioffrè

MOBILITÀ LENTE 129 Marco Cosenza, Eleonora Rositani

PAESAGGIO MULTIFUNZIONALE 152 Elisabetta Nucera

RETE ECOMUSEALE 173 Antonia Di Lauro

FORUM Massimo Agrilli - Università Chieti-Pescara 189 Gianni Celestini - “La Sapienza” Roma 190 Achille Maria Ippolito - “La Sapienza” Roma 192 Sara Marini - IUAV Venezia 194 Consuelo Nava - “Mediterranea” Reggio Calabria 195 Adriano Paolella - “Mediterranea” Reggio Calabria 198 Mosè Ricci - Università di Genova 199 Piero Ostilio Rossi - “La Sapienza” Roma 202

ABSTRACT new life cycle for “costa viola’s landscape” 206 CREDITI ATLANTE FOTOGRAFICO 210 Stefano Mileto

ATLANTE CARTOGRAFICO 210 Francesco Manti




La qualità del paesaggio e dell’ambiente non è un lusso, ma una necessità; è un investimento sul nostro futuro e rappresenta, come mostrano trenta secoli di storia italiana, un valore cruciale che ha natura non solo culturale, ma civile ed economica. Influenza direttamente, anzi innerva, la qualità della vita, la felicità degli individui e la ricchezza della vita comune. Settis S., Paesaggio, Costituzione, Cemento, Einaudi, Torino, 2010


PRESENTAZIONE



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ascoltare la comunità

Il territorio del Basso Tirreno Reggino, situato a est nella Provincia di Reggio Calabria rappresenta, nella sua indiscussa bellezza, la sintesi ideale di quanto la nostra regione offre dal punto di vista ambientale, storico-culturale, enogastronomico e turistico. Un territorio in cui saperi, valori, tradizioni, ingegnosità e maestria delle popolazioni locali, hanno conferito tratti di unicità che dai tempi remoti del mito di Scilla si rinnovano nella contemporaneità dei nostri giorni. In questo territorio, il GAL BATIR esprime il proprio impegno nel sostenere processi di sviluppo e miglioramento della qualità della vita delle popolazioni locali attraverso azioni mirate di tutela, valorizzazione e promozione delle ricchezze materiali e immateriali che lo caratterizzano. Il GAL (Gruppo di Azione Locale) è un gruppo formato da soggetti pubblici e privati che, spinti e stimolati a partecipare attivamente alle sorti della propria area, hanno offerto un contributo determinante per la formulazione del Piano di Sviluppo Locale (PSL). Attraverso l’attuazione di politiche bottom-up, attività di concertazione con gli attori locali, azioni innovative di governance, animazione e sensibilizzazione socio-culturale è stato possibile avvicinare i processi decisionali al territorio, alle persone che quotidianamente lo vivono, facendone emergere i fabbisogni reali al fine di valorizzarne i veri punti di forza. Interlocutori privilegiati del GAL sono e sono stati gli amministratori locali, gli operatori economici dell’area, le associazioni di categoria, gli opinion leader, le famiglie residenti, gli amministratori Provinciali e Regionali, gli enti e le istituzioni del sistema economico, i soggetti commerciali intermedi, i potenziali clienti, i nuovi imprenditori. L’ascolto della comunità e il coinvolgimento diretto della stessa, rappresentano il punto di partenza del nostro agire. La consapevolezza che non ci

potrà mai essere successo nelle iniziative proposte e prima ancora nelle pianificazione di attività e azioni da realizzare, se pensate e calate dall’alto. La costituzione del GAL è, infatti, espressione equilibrata e rappresentativa delle diverse realtà socio-economiche presenti e delle comunità locali che lo popolano. Composto da una struttura tecnica con esperienza maturata nelle programmazioni precedenti, si configura come una vera e propria agenzia di sviluppo locale, soggetto promotore ed attuatore del Programma di Sviluppo Locale che è lo strumento strategico attraverso cui si sta realizzando questo percorso sinergico e condiviso di sviluppo sostenibile e di rilancio socio-economico dell’area. Il PSL tagliato sulle esigenze del territorio e sulle sue specificità, è costituito da una serie di interventi integrati che puntano alla diversificazione dell’economia rurale nei settori dell’agricoltura, dell’ambiente, dell’artigianato, dell’accoglienza, della cultura. Articolato in una serie di misure ed azioni, attivate a bando ed a regia diretta, permette di beneficiare delle risorse finanziarie messe a disposizione dalla UE e dalla Regione, regolando la loro assegnazione e ottimizzandone il loro utilizzo. All’interno della strategia generale del PSL, che fonda la propria ragion d’essere sul miglioramento della qualità della vita delle popolazioni del Basso Tirreno Reggino, un ruolo chiave nell’instaurarsi di queste auspicate dinamiche di cambiamento è giocato dai progetti di Cooperazione. Diversi quelli in essere, tra cui LANDsARE: “Architetture di paesaggio nelle aree rurali europee: un nuovo approccio al disegno dello sviluppo locale”. Progetto di natura transnazionale, realizzato in partnership con Gal italiani, tedeschi e scozzesi, ha offerto l’opportunità di condividere lo scambio di buone prassi e know-how con altri territori, approfondirne la conoscenza e riflettere su modali-


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tà operative e percorsi di tutela, valorizzazione e promozione sperimentati con successo. Un’occasione in cui il forte senso di appartenenza locale di ogni territorio s’inserisce nel quadro più ampio della comune appartenenza europea. È in quest’ottica che nasce la nostra proposta d’istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola, un’area geografica ricchissima di risorse paesaggistiche, ambientali e culturali che si estende dalla Rupe di Scilla sino alle rocce a picco sul mare del Monte Sant’Elia, sostenuta col prezioso supporto scientifico dell’Unità di Ricerca RE_CYCLE ITALY dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria - Dipartimento dArTe. Un percorso di analisi e studio che ha avuto, nel coinvolgimento diretto delle comunità locali e nella partecipazione attiva del territorio inteso nella sua dimensione antropica, il proprio punto di forza. Un processo di misurazione e rilevazione delle opinioni pubbliche e del grado di coscienza sociale circa potenzialità inespresse e problematiche di varia natura, che sono emerse dall’attuazione di metodologie d’indagine sociale specifiche ed adeguate allo scopo. Un approccio multidisciplinare, realizzato attraverso un’intensa campagna di somministrazione di questionari rivolta agli studenti frequentanti le quinte classi degli istituti d’istruzione superiore presenti ed una serie d’interviste rivolte ad attori locali, ognuno a suo modo rappresentativo del territorio. Esperienze, vissuti, prospettive che hanno arricchito di significato il lavoro, fornendo la possibilità di riflettere e operare concretamente sulla base di necessità reali, ottenute su campo e non selezionate a tavolino. Informazioni preziose nell’orientare proposte di azioni progettuali di salvaguardia, gestione, innovazione e crescita socio-economica del paesaggio in cui la popolazione sarà assoluta protagonista: il Paesaggio Protetto della Costa Viola inteso non come strumento di vincolo, ma come volano per generare nuove opportunità. Elemento innovativo diventa, quindi, la capacità di

presentazione

coniugare il valore ambientale e le iniziative esistenti sul territorio per creare un prodotto nuovo, dinamico, sia in termini di contenuti sia di modalità, che conduca gli attori locali verso una nuova capacità di concepire le possibilità di crescita, progettualità e pianificazione. Una volontà chiara: innescare circuiti virtuosi caratterizzati dalla condivisione e partecipazione delle esperienze, favorendo il consolidamento dell’identità locale e della consapevolezza sulle grandi potenzialità presenti, ancora in larga parte inespresse. Una mission importante che si sostanzia nella volontà di agire efficacemente attraverso la realizzazione di interventi duraturi, nella tutela dei prodotti tradizionali e nella loro innovazione produttiva - sia in termini di processi che di organizzazione - per una maggiore capacità di collocamento su nuovi mercati, nell’aumento delle possibilità occupazionali per le giovani generazioni quale fondamentale strumento di contrasto al fenomeno dello spopolamento, nella diversificazione dell’economia rurale grazie alle nuove formule di ospitalità turistica dalla domanda sempre più crescente. Una scommessa d’importanza strategica per il prossimo futuro: far emergere il territorio del Basso Tirreno Reggino nella sua unicità e rilanciare l’intero patrimonio di risorse di cui è custode, attraverso una rinnovata vitalità ed intraprendenza collettiva.

Antonio Alvaro Presidente GAL BATIR

Fortunato Cozzupoli Direttore GAL BATIR


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“Insegnaci ad aver cura e a non curare” ovvero: l’ora violetta della Costa Viola

La Convenzione Europea del Paesaggio, adottata nell’ormai lontano fatidico anno 2000, ha mutato radicalmente il concetto stesso di “paesaggio”, stabilendo all’art.1 che il “paesaggio designa una parte di territorio così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere risulta dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”. Ovverossia negando l’idea dicotomica di un conflitto innescato da un presunto “paesaggio” incontaminato che si oppone e tende a resistere rispetto a un “non-paesaggio” viceversa contaminato, portatore di degrado e devastazione. L’art.2 recita infatti: “La Convenzione si applica a tutto il territorio delle Parti e si riferisce agli spazi naturali, rurali, urbani e peri-urbani. Essa riguarda sia i paesaggi che possono essere considerati come eccezionali sia i paesaggi della vita quotidiana sia i paesaggi degradati”. La Convenzione afferma di fatto che il concetto di “paesaggio” è un’acquisizione nient’affatto naturale quanto invece squisitamente culturale ed è connesso con la “percezione delle popolazioni” e quindi con l’humus culturale con cui le popolazioni si rapportano ed esperiscono “percettivamente” (in termini non solo di contemplazione, ma più generalmente di vissuto) il proprio o l’altrui paese o territorio. Nel Preambolo della Convenzione si legge: “ Riconoscendo che il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante per la qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati come in quelli di grande qualità ” Per il qual motivo, il “carattere” di un paesaggio si fonda sui costumi e sui cambiamenti dei costumi con cui una popolazione percepisce, vive ed esperisce il proprio (o l’altrui) territorio, considerandone i fattori e gli aspetti più originali

ed ancestrali ma anche quelli prodotti dalle progressive trasformazioni. All’art.1 la Convenzione ribadisce che l’”obiettivo di qualità paesaggistica designa la formulazione da parte delle autorità pubbliche competenti, per un paesaggio determinato, delle aspirazioni delle popolazioni per quanto riguarda le caratteristiche paesaggistiche del loro ambiente di vita. Il paesaggio - in quest’accezione - non è più allora un valore “aggiunto” rispetto ai processi trasformativi e di sviluppo di un territorio e di una società, ma piuttosto un valore “immanente” a quegli stessi processi, che va valutato e “svelato” opportunamente. E il progetto a favore del paesaggio tende a non darsi più come un intervento a priori di mera salvaguardia e tutela né come un intervento a posteriori di mera “compensazione” o “mitigazione” degli effetti distruttivi delle trasformazioni, ma piuttosto come un intervento “contestuale” ai processi di trasformazione medesima, quando non addirittura “preventivo”. Non si tratta quindi più né solamente di proteggere né solamente di “rimediare” ai guasti, ma di progettare e trasformare tenendo conto preventivamente, o almeno contestualmente, di quei valori. Questa linea interpretativa può conciliare – ritengo - i concetti di “progetto del paesaggio” e di “progetto secondo i principi del riciclo” che sono alle base delle recenti ricerche mie (e nostre, di Vincenzo Gioffrè e di altri colleghi, che con me hanno collaborato prima al Prin “Progetti di paesaggio per i luoghi rifiutati” coordinato da Annalisa Maniglio Calcagno, e che collaborano oggi all’ancor più vasta ricerca nazionale Prin che si intitola Re-cycle Italy). Infatti la coniugazione del progetto di paesaggio con l’idea del riciclo (meglio, con l’idea di nuovi



Insegnaci ad aver cura e a non curare

cicli di vita) può significare davvero rovesciare l’ottica puramente protezionista (in negativo), troppo spesso perdente di fronte ai tumultuosi processi di cambiamento dei nostri territori e della nostra società, verso un’ottica di ripensamento radicale - e virtuoso, possibilmente – (in positivo) del governo dei territori in nome dei valori del paesaggio. Si tratta in fondo di “aver cura” dei paesaggi piuttosto che semplicemente di “proteggerli” o di “curarli”, di esser capaci di affermare una visione nuova dei territori e delle società insediate, che faccia leva sulle forze vive (e creative) che esistono per fortuna in quei territori e possa condurle a “saper vedere” i valori del paesaggio e a costruire su quei valori - in quanto bene comune - il disegno di nuove e più virtuose trasformazioni. I nuovi paradigmi che cerchiamo implicano una visione non convenzionale dei fenomeni, che sappia invertire gestalticamente la visione (invertendo quando serva negativo e positivo, yin e yang), che sappia vedere cioè anche nei materiali di scarto prodotti dagli sviluppi spesso devastanti potenzialità di riscatto e che sappia valorizzare le nuove e più fresche letture e azioni “creative” che spesso, dal basso, si vanno affermando: si pensi alle rivendicazioni per una riappropriazione dei beni lasciati in abbandono, al ritorno di attenzione per i valori ecologici dei territori, alla volontà di ritornare ad usare comunitariamente le terre, spesso anche quelle ridotte a brandelli interstiziali o a frammenti senza vita. Il concetto di riciclo - in tal senso - si può allora forse applicare positivamente anche ai paesaggi, risuscitando in essi davvero cicli di vita completamente rinnovati. L’architettura del paesaggio ha questo compito capitale: è una disciplina progettuale tutto sommato giovane e per molti aspetti sperimentale, che può innescare nei processi di trasformazione territoriale una logica meno aridamente normativa e meno presuntuosamente demiurgica di quanto abbiano fin qui fatto le discipline urbanistiche o architettoniche – per non parlare delle devastazioni perpetrate dalla specu-

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lazione edilizia o economico-finanziaria e dalle sue alleanze politiche. Questa è la speranza che perseguiamo e mi pare questo sia anche il meritevole sforzo condotto da questo studio per la Costa Viola. Con l’augurio che l’incanto dell’ “ora violetta” della Waste Land cantata dal poeta possa essere un’alba piuttosto che un tramonto. L’ammonimento dello stesso T.S. Eliot in Ash Wednesday può essere – credo - un buon motto per la nostra azione: Teach us to care and not to care, insegnaci ad aver cura e a non curare.

Renato Bocchi Coordinatore Scientifico PRIN “Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della città e del paesaggio”



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Un paesaggio bellissimo

Ciò che invece la Calabria ha di straordinario, di esaltante, di introvabile altrove, è la costa del mare, certi tratti di essa [...] gli ultimi cento chilometri verso lo Stretto di Messina. Qui il paesaggio è senza dubbio bellissimo, tra i più belli del mondo [...] è la più grande ricchezza della Calabria. Giuseppe Berto, 1968 Le arti schiudono la dimensione estetica dell’esistenza, e secondo l’adagio che dice “la natura imita ciò che l’opera d’arte le propone”, ci insegnano a meglio vedere esteticamente il mondo. Edgar Morin Perché non si ama quel che si vede, ma si vede quel che si ama. Régis Debray

L’idea, il progetto, di istituire un paesaggio protetto della Costa Viola – cioè uno dei tratti più straordinariamente belli e fragili del litorale calabrese – presenta vari elementi di complessità e numerosi spunti di riflessione su un modo di intendere e di lavorare sul paesaggio. La descrizione di tale progetto e della sua storia scientifica, costituisce l’oggetto e il centro di questo volume curato da Vincenzo Gioffrè, che illustra una proposta ampia e dettagliata che già attende una verifica più diretta - e speriamo imminente - con la realtà. Per chi scrive, gli aspetti maggiormente salienti di questa proposta riguardano il suo approccio sintetico e multidisciplinare, che traccia un suggestivo quanto difficile percorso su due linee estreme e sovente divaricanti tra loro. Da un lato l’ispezionare – e tener fede - a una condizione remota, arcaica delle impronte che definiscono l’identità della Costa Viola e, dall’altro, il tentativo di intercettare gli elementi di una nuova possibile sintassi disciplinare (scientifica) strutturata sui temi più aggiornati e sensibili del dibattito in corso: le

questioni del riuso, della rigenerazione, della sostenibilità come materia viva del progetto, tale da alimentare nuovo linguaggio e nuova sostanza comunicativa di questo straordinario, vivo e remoto paesaggio qual è la Costa Viola. Ma anche trascinamento reciproco di fattori, interferenza e confronto diretto tra quella dimensione temporale arcaica di cui si accennava – rappresa nelle forme fisiche del paesaggio –, con le storie collettive e individuali più recenti, rappresentate dai resti di una comunità insediata ancor più fragile del suolo su cui vive, minacciata, come ricorda lo stesso Gioffrè, da “incuria, degrado e illegalità”, che spingono all’abbandono poiché è sin troppo arduo estrarre da quel suolo un sufficiente sostentamento materiale. Ed è da questo, ovviamente, dalla possibilità di rimettere in produzione questi luoghi che si dovrà ripartire, una condizione che tuttavia dovrà accompagnarsi a un’ampia opera di restauro, non tanto - o non solo - del paesaggio, ma della cultura di una intera comunità che fondi, parallelamente alla ristrutturazione del supporto fisico e materiale dei siti, un analogo, elevato potenziamento degli elementi in cui la comunità possa riconoscersi e comunicare. Come sostiene il semiologo Gian Paolo Caprettini: “Occorre dunque un primo atto di riconoscimento comune, su cui fondare l’idea di una possibile comunicazione: una comunicazione, attraverso fatti riconosciuti, che deve mirare a creare un patrimonio sempre più diffuso e condiviso, perché esprima davvero tutto il suo potenziale aggregativo sociale. Questo patrimonio bisogna renderlo il più possibile fruibile e diffuso, vincendo ad esempio, in questi tempi, varie resistenze e semplificazioni”. E ancora: “Bisogna impadronirsi dello spazio-tempo derivandolo da esperienze multisensoriali, di manipolazione degli oggetti e della materia, bisogna restituire al linguaggio, ai linguaggi, la loro funzione di utensi-


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li, bisogna impadronirsi - attraverso la centralità dell’intelligenza produttiva - dei modi primitivi e arcaici del pensiero occultati nell’attualità tecnologica” vale a dire, con quella capacità di chi “si pone nello spazio non soltanto con i suoi progetti, con la sua volontà di trasformazione, ma anche con la sua capacità di trattare le cose”. Poiché, infine, ancora con Caprettini: “Non si può pensare che una cultura esista, abbia un’identità e uno spessore storico, se non produce comunicazione”1. Non è casuale che sia proprio la semiologia a venirci incontro in questa occasione, cioè una tra le discipline collocate sul fronte più esposto a interferenze, contaminazioni e contiguità con altre materie che si occupano di rilevare e interpretare i linguaggi e i comportamenti umani. Una necessità - questa della perdita della capacità di esprimersi - peraltro ben individuata nello scritto introduttivo di Vincenzo Gioffrè a questo volume: “È come se questo paesaggio, e le comunità che lo abitano siano in una fase di stagnazione, afasia, immobilismo”. Si tratta allora di restituire la parola a una microstoria da collocare nella contemporaneità, una parola da far risuonare in una dimensione espressiva globale in cui la tradizione trovi un nuovo senso: “Riprendere la tradizione: sì, perché restaurare la cultura è un po’ come restaurare un mobile, mettere dei pezzi nuovi là dove si sono persi, logorati o guastati e quindi avere la consapevolezza del passato e della totalità a cui appartengono. Ma è soprattutto metterci le mani, operare su questo oggetto, lavorarci concretamente (...) ci sono, ripeto, mille elementi arcaici ancora presenti e allora bisogna rimettere insieme i tasselli che si sono confusi. La consapevolezza è che il cambiamento è continuo: il passato è sempre presente e può essere apprezzato; si tratta di riconoscere che la tradizione non è semplicemente la somma di quello che è rimasto, ma appunto la traccia di quello che noi cerchiamo di scoprire”2. Quell’aver cura, quel rivolgere l’animo di cui si parla in questo volume – un impegno consapevolmen-

presentazione

te e heideggerianamente orientato a favorire la maturazione libera di un progetto comunitario – è un’attenzione e un’azione particolare da avere verso una parte della Calabria in cui si struttura una delle visioni più potenti e emozionanti che sia dato immaginare – la vista dello Stretto – che, nonostante le antiche e più recenti ferite che le sono state inferte, nulla sembra aver perduto di quella remota intensità omerica da cui sembrano ancora provenire echi risonanti, rimbombanti da inattingibili esistenze e distanze in cui si è formato il racconto della nascente civiltà occidentale. Due ultime, brevi questioni. La prima riguarda il senso di quell’azione di protezione che il presente lavoro delinea. Una protezione che non si dà semplicemente nel mantenimento dello status quo bensì come passaggio vitale in quanto riconoscimento, salvaguardia e preservazione dei luoghi, fuori da dogmaticità, rigidezze e stereotipi. La seconda. Paesaggio e cultura, si diceva. Che trovano nell’arte la trasmutazione di quelle impronte nelle quali si densificano, imprimendosi letteralmente sul territorio, le fatiche degli uomini, in uno sguardo che tiene insieme, sinteticamente, memoria e presenza, storia e progetto. E soprattutto immaginazione. Si potrebbe certamente concordare con Régis Debray che: “Ci sono sempre state montagne, foreste e corsi d’acqua attorno a siti abitati (...). Ma la natura non crea il culto delle bellezze naturali più di quanto la presenza di immagini tagliate non crei la sensibilità estetica. Lo spettacolo di una cosa non è dato con la sua esistenza. La prova: ci sono voluti due millenni all’Occidente per istituire, inquadrare, mettere in evidenza e in rilievo questo oltraggio a Dio, questa sovversione egocentrica, questo artificio di interpretazione, il paesaggio (...). La riproduzione ha preceduto l’originale, l’in visu ha costituito l’in situ. I pittori hanno suscitato i siti, e i paesaggi delle nostre campagne sono usciti dai quadri dallo stesso nome. Lo sguardo sulla natura è un

1 Questa e le due precedenti frasi virgolettate sono tratte da Gian Paolo Caprettini, Ordine e disordine, Meltemi editore, Roma 1998, p. 27 e p. 23. 2 Ivi, p. 29. 3 In Régis Debray, Vie et mort de l’image, Paris 1992; tr. it. di A. Pinotti, Vita e morte dell’immagine, Editrice il Castoro, Milano 1999, p. 158. 4 Ivi, p. 165.


un paesaggio bellissimo

fatto di cultura, cultura che è stata visiva prima di essere letteraria”3. Ciò per affermare un’idea non contemplativa o esornativa dell’arte, poiché essa implica un eccezionale controllo delle tecniche, dei valori espressivi, dei concetti e dei materiali che in sé coinvolge, trasforma e compendia. Su ciò - sul rapporto tra arte e paesaggio - si dovrà compiere un’azione specifica e attenta, poiché per il paesaggio “serve ormai una volontà meticolosa per rianimarne i contorni, per restaurarne i principi, perché essi hanno lasciato la prosa del quotidiano e l’istintivo delle pupille. Sono diventati affari di programmazione, celebrazione, direzione, ispezione, regolamentazione. Di paesaggisti e di animatori. Sistemazione del territorio nazionale, Direzione dei parchi naturali, Delegazione delle arti plastiche, protezione dei siti, ministeri dell’Ambiente e della Cultura. Il paesaggio e l’arte prima erano vissuti,

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adesso sono costruiti. Come se amministrassero una sopravvivenza diligente e quieta. Fine del godimento, ripresa di soluzioni tecniche”4. In questo stimolante volume si afferma la condivisibilissima volontà di “Assegnare nuove qualità figurative e nuovi valori simbolici a parti rilevanti dei paesaggi contemporanei in abbandono, per evitare l’ulteriore compromissione di risorse primarie, soprattutto di suolo”, senza tuttavia dimenticare che nei paesaggi è forse inscritto il loro destino che, talvolta, insegue l’immagine struggente e sublime della rovina.

Gianfranco Neri Direttore Dipartimento di Architettura e Territorio Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria


Sperimentiamo specifiche emozioni in distinti contesti geografici e “viviamo” emotivamente i paesaggi perchè essi non solo hanno una dimensione fisica, ma sono anche costruzioni sociali e culturali impregnate di un denso contenuto intangibile, spesso accessibile solo attraverso l’universo delle emozioni. Noguè J., Altri Paesaggi, Franco Angeli, Milano, 2010


INTRODUZIONE



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DALLA COSTA VIOLA, UN MESSAGGIO Franco Zagari

L’epoca nostra, così priva di mistero, svuota i nomi dall’interno e non è capace di farne di nuovi Vitaliano Trevisan

Mi colpisce molto essere chiamato a introdurre questo libro, sia per il curatore-autore che per l’argomento, entrambi a me così vicini, perché è la prima volta che misuro un distacco che dipende dal compimento del mio ciclo di lavoro a Reggio Calabria, tutt’altro che emotivo, anzi, ma le vicende di una vita ancora febbrile di attività appassionata mi portano al momento altrove, e così ecco che mi trovo a scriverne da lontano, da un paesaggio che è del tutto diverso, dove sono ora per caso, a New York, nel centro del centro dell’isola di Manhattan. Mi sembra che sia questo il caso che la distanza non affievolisca ma al contrario renda addirittura più nitida una visione. È come se fossi lì con Gioffrè in visita a quegli spalti di antichi vigneti che a terrazze si arrampicano sul Sant’Elia, dove questo apre poi all’improvviso verso Palmi, ma la scena è appunto chiarissima, addirittura credo più di allora per una sorta di ipermetropia del mio strano punto di osservazione. Provo per Vincenzo Gioffrè affetto e stima, ma questo è noto ed è altra storia. Penso che questo libro sia per lui, e per noi un giro di boa, una novità, un passaggio importante nel suo percorso di ricerca. Leggendo questo testo penso che sia il momento adatto per dire con orgoglio che sia stato uno dei miei migliori allievi, che anzi in un momento particolarmente difficile ho avuto il merito di credere nella sua vocazione di studioso e didatta e di averlo incoraggiato, e che come tutti i bravi allievi è stato sempre fortemente autonomo e indipendente, spesso impegnato in una navigazione libera e individuale. Da molto tempo ormai è diventato un riferimento affidabile come esponente di un

pensiero originale e coerente negli studi sul progetto del paesaggio, prima nella scuola di Reggio, ora direi in tutta la comunità scientifica italiana, ma con non poche presenze incisive anche all’estero. La sua forte personalità e il suo carattere non facile sono le risorse di un percorso che proprio partendo da una consapevolezza passionale, profonda, quasi sciovinista del paesaggio calabrese ha costruito un approccio teorico e applicato che le pagine che seguono testimoniano come un teorema. Ma qui mi fermo, questa non è l’introduzione a un autore, ma a un libro, il lettore proseguirà la mia analisi trovando certo piacevoli sorprese. Dicevo che mi ha colpito anche l’argomento: il tema della Costa Viola mi ha accompagnato in tutti i lunghi anni di insegnamento a Reggio Calabria. Il lettore certamente già sa che la Costa Viola è uno dei paesaggi italiani a coltivazioni terrazzate che ha maggiore carattere, e già sa che con gli oliveti della piana di Gioia Tauro è uno dei temi di paesaggio più difficili in Calabria da proteggere, gestire, valorizzare. Questi due paesaggi non troppo lontani fra loro hanno entrambi una straordinaria forza carismatica, si imprimono nella memoria, condividono un destino legato a un disegno della mano dell’uomo deciso e di forte immagine, che ha impresso in un tempo lungo di crescita e sedimentazione un’armonia irripetibile fra il contesto naturale e un tracciato regolare di coltivazioni. Si direbbero piuttosto dei giardini per il loro aspetto maestoso di forza geometrica e di carica emozionale. Giardini. Sembrerebbe chiudersi la fase che in Calabria sorgevano giardini. In un periodo così drammatico di crisi generale che qui esibisce una crisi nella crisi ancora più grave ricordiamo la distruzione di un’altra grande opera che aveva questo nome che è stata perduta nel nostro tempo, i bergamotteti che facevano di Reggio Calabria


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un luogo letterario nelle cronache dei viaggiatori, fino all’ultima di Guido Piovene che nel 1951 fece per la radio italiana un viaggio in Italia, nel quale appunto annunciava l’imminente scomparsa di un patrimonio inestimabile. Lasciamo ora il caso di Gioia Tauro a una riflessione che è suggerita dal bel libro di Salvatore Greco “Oltre il giardino. La piana degli olivi” (2009) e concentriamoci sulla Costa viola. Il lettore già sa che il tempo lavora a sfavore di questo capolavoro. La disponibilità e il costo di mano d’opera che manteneva questo sistema produttivo arcaico attivo fino a pochi anni fa perfino qui è venuto meno, fra una generazione e l’altra non è passato il testimone. Ora forse si annuncia un nuovo passaggio di consegne da una generazione all’altra, che potrebbe avere perfino un segno inverso. Ma chi assumesse questa eredità sulle sue spalle erediterebbe un sistema in rovina. Dunque il problema come tutti i grandi problemi è in fondo elementare: questo paesaggio meraviglia crea ricchezza, non poca, alla scala della regione e dello stato, non certamente locale. Grande è il suo valore in tutti i sensi anche economico e di cultura materiale, ma la sua economia va posta e risolta tutta negli effetti collaterali, non certamente nel fatturato del vino. La tesi di questa ricerca mi sembra metta bene a fuoco questo angolo critico che secondo me è dirimente, e lo fa con gli strumenti affilati dei vari suoi autori, che non citerò per non dimenticare nessuno, con una eccezione che mi deve essere concessa: quel quadro diagnostico che Maria Rosa Russo sapientemente mette in campo attraverso un uso della fotografia mai descrittivo ma critico che dà al libro una decisa marcia in più, un libro che finalmente parla di paesaggio avendo una interazione fra testo e immagine senza un attimo di respiro. Questa breve introduzione è per questi motivi un atto che mi è caro perché registra la fine di un ciclo e ne apre un altro, vorrei chiedere quindi ancora un po’ di spazio per dichiarare alcuni principi più generali, che proprio qui hanno preso forma e che credo in

introduzione

filigrana percorrano tutto il libro. Parliamo sempre di crisi del paesaggio. Io non ho alcuna intenzione di compiacermi di un quadro negativo, anzi. Ma del disastro urbanistico degli ultimi due decenni guai a ignorare la immensa massa critica costituita dalla crisi del paesaggio o, al contrario, a esorcizzarla come un mondo di un male necessario che non ci appartiene. Il paesaggio, come l’ambiente, è il nostro mondo, ma dobbiamo assolutamente evitare di confondere i due argomenti per dare un senso e un’incisività alle nostre azioni. Vi è uno sfalsamento sensibile fra il grande impatto culturale e politico che ha prodotto l’enunciazione della Convenzione europea del paesaggio e la sua attuazione, ancora molto incerta. Ed ecco il mistero, oggi è sempre l’estetica che fatalmente cade: alla “scala architettonica” il paesaggio diventa spesso coreografia, mentre invece in urbanistica, al di sopra di una certa dimensione, alla cosiddetta “scala vasta”, è come se evaporasse, tutto si riduce in quantità e numeri e le stesse rappresentazioni sono sempre e solo zonizzazioni bidimensionali. Il valore della sostenibilità risulta quindi spesso mistificante ma non va affatto rimosso, al contrario, sono i suoi cattivi esegeti che andrebbero invece rimossi ridando al termine tutta la sua ricchezza. Una soluzione a questi problemi? Dovremmo sentirci nonostante tutto complici della contemporaneità, cioè accettare condizioni di una situazione molto critica, alla quale non si può non riconoscere dignità umana. È un disastro troppo vasto per poterlo semplicemente esorcizzare con degli anatemi. Il paesaggio richiede di essere vissuto con uno spirito del tutto diverso, capito e amato in tutti i suoi limiti, dove vanno riscritti dei patti, cercati dei nuovi modelli di comportamento, per ristabilire uno spirito condiviso di consapevolezza e di responsabilità. I termini dell’urgenza di un’azione in controtendenza all’attuale stato di stallo vanno al più presto chiariti e portati all’attenzione del pubblico. Dopo quasi settant’anni di pace, almeno apparente, il nostro paese ha bisogno di


dalla costa viola, un messaggio

una scossa, infatti la nostra vita quotidiana si è organizzata in pratiche sempre più sovrapposte, sedimentate, complicate, contraddittorie, si è come anchilosata, fino ad avvicinarsi ad uno stato di stallo, sono le storie della crisi che sta diventando una mutazione più che una congiuntura. Dobbiamo ricominciare a parlare in primo luogo della qualità del paesaggio, come di una questione culturale che ha una rilevanza prioritaria nel nostro sentirci parte di una civitas. È una regola, quella della consapevolezza del paesaggio, forse la più importante di un patto antico, ma anche attualissimo, che si stabilisce fra uomini che si insediano su un territorio, è parte essenziale di un atto fondativo che per quanto possa essere oggi diretto o mediato, fra una o più comunità, reti o individui, non importa, si tratta sempre del primo stadio di un’idea politica di democrazia. Il nostro problema è di comprenderne il significato nel tempo presente, cosa difficile, perché non avviene più spontaneamente, com’è sempre stato. Quando parliamo di conservazione o di sostenibilità, questo ha un senso se esplicitamente partiamo dall’intendere il paesaggio come una summa inscindibile di valori estetici, etici e di conoscenza. Fra questi la bellezza è il valore più difficile da mettere a fuoco. Questo concetto è così elementare da ritenersi impudico pronunciarlo, ma è proprio la bellezza voluta con chiarezza nella piena dignità della sua funzione civile il valore che deve per primo ispirare le scelte di una comunità, e il progetto è quello strumento che deve enunciarlo con chiarezza. Di cosa ha bisogno il progetto? Certamente di un’aura maggiore di quella attuale, deve essere un potere umile ma riconosciuto e forte, voluto e sostenuto da parte di una comunità che lo ha conferito con un mandato discusso e partecipato a attori e autori che debbano responsabilmente eseguirlo mettendo in gioco tutta la loro credibilità. Ha anche bisogno di piccole zone franche che aprano quei margini di libertà che la prassi attuale comprime troppo, non vi è certamente necessità

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di un arbitrio, anzi, ma di modalità più adatte a rispondere a dinamiche sempre più diverse, tanto che sembra vano qualsiasi tentativo di descrivere per tipi la fenomenologia che oggi interessa la trasformazione dei luoghi. Urbanistica e opere pubbliche, in particolare, sono due capitoli sempre più disarmati, quasi inoperabili. La legislazione urbanistica si occupa molto di paesaggio, ma la prassi tradisce le novità più interessanti che aprirebbero a una progettazione attuativa. È un reset radicale che serve, smontare e rimontare consuetudini, norme, abitudini, vizi, cui la consapevolezza del paesaggio può portare benefici decisivi, perché integra diversi saperi e favorisce il dialogo con chiunque se ne senta partecipe e responsabile. È necessario un momento di forte discontinuità di mentalità per adeguarci a una realtà che è già completamente diversa da quella di solo pochi anni fa, smontare e rimontare i suoi circuiti abituali, azzerare e ripartire. Se la condizione del paesaggio nel tempo presente è critica, ma non è priva anche di sintomi positivi, la condizione del progetto è problematica anch’essa, per la terribile difficoltà di dare un esito efficace alle azioni di piano e alla realizzazione di opere pubbliche degne di questo nome. In realtà entrambi i campi dell’azione pubblica di trasformazione del territorio sono organizzati e valutati quasi solo come categorie merceologiche, nel bene e nel male. In urbanistica la distinzione fra momenti di indirizzo e momenti attuativi, che è un notevole progresso del quadro legislativo, è tradita dalla effettiva definizione dei piani di dettaglio, che rimangono poco agili e sempre sovrastati dalla richiesta preventiva di un quadro conoscitivo troppo vasto e troppo generico, e si perpetua una determinazione deduttiva fra piani e progetti che non ha più nulla a che fare con i tempi e i modi nei quali le scelte possano avere efficacia. Riguardo all’attuazione delle opere pubbliche tutto sembra fatto a rovescio, adottando le regole più astruse per scegliere progetti, autori e imprese, con criteri autolesionisti come quelle del


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frazionamento di competenze e responsabilità e, incredibile, del massimo ribasso dei costi. Serve un grande cantiere di sperimentazione in simbiosi con una pianificazione fortemente partecipata. Sono le due anime di una politica per un habitat di qualità, un proponimento quanto mai affascinante, certamente difficile, ma non impossibile, e comunque senza alternative. Questo mio messaggio, troppo corto, troppo lungo, è certo molto schematico, ma in nuce è un documento che credo sia utile e opportuno che parta dalla Costa Viola. Forse argomento per argomento non vi è nulla di

introduzione

nuovo per il lettore, forse la sequenza dei ragionamenti cerca una chiave diversa da quella consueta e possiede invece una novità. Si tratta forse solo di restituire quel mistero, di cui parla Trevisan in epigrafe a questa mia introduzione, che la nostra epoca avrebbe perduto. Se così fosse, sarei molto contento che questa mia riflessione sia un piccolo enzima, un contributo accolto da quanti dedicano la loro vita di studiosi al paesaggio in Calabria, augurandomi che questo libro sia ascoltato, discusso, applicato con lo stesso amore per questa causa di chi lo ha scritto.



Nei paesaggi, a chi sappia leggerli, si riflette la libera azione creatrice degli uomini: ogni paesaggio è il prodotto dell’arte, di un agire antropico volto a mutare la natura verso l’utile e il bello. Questa realtà non è solo estetica, ma soprattutto etica, poiché è connessa all’azione, al progetto dell’individuo all’interno dell’ambiente e della comunità che lo comprendono. Venturi Ferriolo M., Etiche del paesaggio, Editori Riuniti, Roma, 2003


VISIONE



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UN NUOVO CICLO DI VITA PER IL PAESAGGIO DELLA COSTA VIOLA Vincenzo Gioffrè

1 Inizitiva comunitaria Leader II, Piano di azione Locale “Basso Tirreno Reggino”, progetto 39 “Studio finalizzato alla istituzione di Paesaggi Protetti da assoggettare ad attività di tutela, valorizzazione e fruizione. Costa Viola e Piana degli Ulivi”. Gruppo di lavoro: Giuseppe Albanese (responsabile scientifico), Tommaso Calabrò, Vincenzo Gioffrè, Aldo Multari, Rosario Privitera, Giuseppina Santapaola, Lavinia Francesca Triolo, Anna Maria Zurzolo. Gli esiti sono consultabili nel volume “Istituzione di Paesaggi Protetti nel territorio del Basso Tirreno Reggino. Costa Viola e Piana degli Ulivi”, Laruffa Editore.

Questo volume documenta, in sintesi, le linee di indirizzo e lo scenario strategico del progetto finalizzato alla proposta di istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola promosso dal GAL BATIR “Gruppo di Azione Locale Basso Tirreno Reggino“ nell’ambito del programma di cooperazione internazionale “LANDSARE. Architetture di paesaggio nelle aree rurali europee: un nuovo approccio al disegno dello sviluppo locale”. Il progetto si pone in continuità con lo studio svolto nel 2001 nell’ambito dell’iniziativa Comunitaria Leader II dal GAL V.A.T.E.1 che ha avuto come esito la definizione di un quadro conoscitivo multidisciplinare molto dettagliato dell’area oggetto di studio e l’ipotesi di istituzione del Paesaggio Protetto nel panorama regionale. A seguire, infatti, con la Legge Regionale n.10 del 14 luglio 2003 “Norme in materia di aree protette”, la categoria dei Paesaggi Protetti è stata introdotta nel sistema regionale delle aree protette, demandando la proposta di istituzione e gestione agli enti locali nel cui territorio ricade l’area. In continuità con quanto già conseguito con precedenti studi e aggiornamenti legislativi regionali, nell’ottica di applicare formule innovative e sostenibili di sviluppo locale e valorizzazione del paesaggio, il GAL BATIR ha quindi partecipato al programma transnazionale Landsare per attualizzare e dare nuovo impulso alla proposta di istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola. Il programma di cooperazione si è rivelato un’occasione privilegiata per comparare approcci e metodi di diverse realtà geografiche e culturali sulle possibili azioni concrete da intraprendere - secondo il presupposto di considerare il paesaggio la chiave interpretativa e progettuale - per avviare programmi di sviluppo sostenibile e di miglioramento

complessivo della qualità della vita nei territori oggetto di studio. In questo scenario l’iniziativa del GAL BATIR ha una valenza particolare per il rischio che corre, oggi, la Costa Viola di essere compromessa, soprattutto nei suoi tratti di maggiore bellezza, da fenomeni sempre più preoccupanti di abbandono, incuria e degrado. La condizione generale di crisi del paesaggio della Costa Viola è infatti evidente; pur avendo una densità abitativa ed uno sviluppo antropico complessivamente contenuto a fronte di una notevole quantità di aree protette e spazi naturali di grande pregio, è un paesaggio che sta subendo radicali trasformazioni che si possono sintetizzare, in modo particolare, in due fenomeni: l’urbanizzazione caotica costiera spesso illegale, l’abbandono ed il conseguente degrado delle aree rurali. Si tratta di una condizione di tale emergenza che rende necessario un intervento progettuale condiviso e partecipato con la comunità insediata. La Costa Viola è un territorio di grande interesse per l’integrazione tra attività antropiche ed i caratteri naturali dei luoghi, che ha generato nel tempo un paesaggio produttivo per il sostentamento delle comunità insediate. Lungo i terrazzamenti e nei giardini costieri a ridosso dell’arenile e degli alvei delle fiumare si coltivavano vigneti, frutteti, agrumeti ed orti; la pesca era redditizia soprattutto nei mesi estivi con la cattura di pescespada e tonni; la produzione artigianale di ceramiche particolarmente pregiate era apprezzata non solo in ambito locale. Si trattava quindi di un paesaggio abitato, vivo, attraversato giornalmente da contadini, pastori, pescatori, artigiani, commercianti; ma anche viaggiatori che percorrevano, attratti dal mito del Grand Tour, la Strada Statale 18 dal Monte Sant’Elia a Scilla per osservare le spettacolari ve-



un nuovo ciclo di vita per il paesaggio della costa viola

2 Sul concetto di paesaggio come sistema di relazioni in costante evoluzione si veda la teoria della Mouvance in Lassus B., Berque A., Roger A., Conan M., Donadieu P., (1999), Mouvance, Editions de la Villette, Paris; Berque A., Donadieu P., Luginbühl Y., Aubry P., Le Dantec J.P., Roger A., (2006). Mouvance 2, soixante-dix mots pour le paysage, éditions de la Villette, Paris. 3 La Cep (Convenzione europea del paesaggio) è un documento adottato dal Comitato dei Ministri della Cultura e dell’Ambiente del “Consiglio d’Europa” Consiglio d’Europa il 19 luglio 2000, ufficialmente sottoscritto nel Salone dei Cinquecento a Firenze il 20 ottobre 2000 e ratificato dall’Italia nel 2006.

dute dello Stretto e le Eolie, le falesie e le spiagge verso mare, i terrazzamenti a monte. Nella condizione odierna il turismo è molto contenuto per numero di presenze e periodo di permanenza, i terrazzamenti sono in buona parte abbandonati così come i giardini lungo la linea di costa e delle fiumare, la pesca in forte crisi, le attività artigianali in sparizione. Complessivamente una condizione economica e sociale difficile che ha delle ripercussioni evidenti nella complessiva qualità ambientale, oggi, in rapido deterioramento. È come se questo paesaggio, e le comunità che lo abitano, siano entrati in una fase di stagnazione, afasia, immobilismo. Una condizione di tale gravità che rende necessario un nuovo impulso per questi luoghi, per favorire l’avvio di un “nuovo ciclo di vita”, per tornare ad “abitare” il paesaggio della Costa Viola con forme produttive che intercettano nuovi comportamenti e stili di vita che oggi si stanno diffondendo a scala globale e sono incentrati nel ritrovare un rapporto sano con la natura ed i suoi tempi. Non è ipotizzabile che la valorizzazione del paesaggio della Costa Viola avvenga con il solo intervento di capitali pubblici, sia per la condizione odierna di crisi economica globale che determina carenza di fondi, ma anche e soprattutto per la rilevanza dei territori coinvolti e le difficoltà oggettive di intervento. Altra questione è la manutenzione costante del paesaggio che non può essere demandata a terzi, ma deve essere, evidentemente, realizzata da chi abita nel paesaggio. Il significato dell’abitare è infatti legato allo stare e avere nel tempo consuetudine di un luogo, frequentarlo con continuità, quindi prendersene cura. L’obbiettivo del progetto è prevedere una strategia complessiva che si attua in una serie di azioni concrete, per far si che nuove comunità di abitanti del paesaggio della Costa Viola - comunità permanenti di residenti e comunità provvisorie di visitatori e turisti - possano partecipare, con pratiche innovative e sperimentali, alla gestione e valorizzazione del paesaggio. Una nuova comunità che si prende

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cura dei terrazzamenti, dei sentieri, delle coltivazioni, del patrimonio culturale, dei monumenti, per rinnovare tradizioni e sperimentare nuove attività produttive di qualità. Paesaggio Protetto non è inteso quindi come strumento che impone norme vincolistiche nel tentativo di “museificare” e cristallizzare il territorio della Costa Viola, quanto piuttosto una strategia che adotta una dimensione dinamica e evolutiva, propria del paesaggio, per ipotizzare uno sviluppo sostenibile. Paesaggio non è solo inteso nella tradizionale dimensione percettiva o estetico contemplativa, ma anche secondo una accezione contemporanea, come sistema di relazioni in movimento, nel quale le attività antropiche svolgono un ruolo determinante2. Proteggere quindi per prendersi cura, per conservare ma anche e soprattutto per innovare il paesaggio con consapevolezza e secondo un programma condiviso con la comunità, così come suggerito dalla Convenzione Europea del Paesaggio3. La promozione e gestione del paesaggio protetto non può che nascere da un consorzio pubblico/ privato. È infatti necessario avviare procedure e strategie che definiscono i principi generali per una fruibilità del paesaggio non solo per i residenti ma soprattutto per visitatori e turisti che possono partecipare alle battute di pesca con tecniche tradizionali, come la suggestiva pesca del pescespada in estate; che possono praticare la coltivazione dei terrazzamenti e le vendemmie in autunno; percorrere i sentieri lungo le falesie e osservare lo spettacolare passaggio dei rapaci in primavera e le fioriture, qui in anticipo, già in tardo inverno; conoscere prodotti enogastronomici locali di grande qualità ma anche apprendere le tecniche di confezionamento delle conserve alimentari con il pescato o i prodotti degli orti locali; riscoprire i lavori artigianali di ceramiche e ceste. Così anche l’accoglienza può essere realizzata utilizzando il vasto patrimonio edilizio abbandonato di case rurali o seconde case disabitate o sottoutilizzate. Si tratta di azioni che possono attivare economie di


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scala per integrare quelle già esistenti e migliorare il reddito di pescatori, agricoltori, commercianti. L’approccio teorico qui esposto fa riferimento all’attuale dibattito della comunità scientifica nazionale e internazionale incentrato sui temi della rigenerazione della città e del paesaggio per riattivare economie, ritrovare senso e significato ai luoghi, migliorare la qualità di vita soprattutto in quei contesti che hanno subito processi recenti di rapida e caotica urbanizzazione a danno dei caratteri identitari del paesaggio. È una applicazione del principio di sostenibilità che oggi deve essere alla base di qualsiasi azione di trasformazione dell’habitat umano. Il presente progetto è stato svolto in partenariato scientifico con il programma di ricerca di rilevante interesse nazionale (PRIN) “Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio”4. Lo scopo della ricerca è sperimentare approcci concreti per assegnare funzioni e attività a quel vasto patrimonio di manufatti edilizi e suoli produttivi sottoutilizzati oppure in parziale o totale abbandono. Si tratta quindi di strategie operative sperimentali per prevedere attività e funzioni che intercettano nuovi comportamenti e stili di vita, per assegnare nuove qualità figurative e nuovi valori simbolici a parti rilevanti dei paesaggi contemporanei in abbandono, per evitare l’ulteriore compromissione di risorse primarie, soprattutto del suolo. Dal punto di vista operativo il progetto fa riferimento alla già citata Convenzione Europea del Paesaggio e ne interpreta contenuti, approccio, obbiettivi in una struttura articolata in cinque punti: Visione È la proiezione di uno scenario futuro che rispecchia gli ideali, i valori e le aspirazioni della comunità in relazione al proprio paesaggio; incentiva all’azione; sintetizza un’insieme di obiettivi di lungo periodo in relazione al contesto economico e sociale; è un’immagine che rappresenta l’idea-forza

visione

che associa slancio utopico rivolto al futuro e concretezze programmatiche, realistiche e verosimili. Identificazione e caratterizzazione È l’interpretazione del paesaggio della Costa Viola realizzata tramite sopralluoghi e descritta in un atlante fotografico, un atlante cartografico ed una raccolta di libere interpretazioni grafiche. Lo scopo è la definizione di caratteri e invarianti come risultato della correlazione tra le peculiarità fisico-costitutive, percettive, sociali, antropologiche e la dimensione immaginifica ed evocativa del paesaggio. Partecipazione È la fase di confronto e verifica degli aspetti interpretativi e dei presupposti progettuali condotta attraverso questionari, interviste, tavole rotonde, per ascoltare il punto di vista della comunità e renderla partecipe e protagonista del progetto. Strategia È la definizione di un quadro complessivo di intervento per la salvaguardia, la gestione e l’innovazione del Paesaggio della Costa Viola attraverso la definizione di obbiettivi di qualità paesaggistica, uno strumento programmatico di attività antropiche esperibili per la valorizzazione delle risorse naturalistiche e di carattere culturale e antropologiche. Azioni È la definizione di interventi concreti nel paesaggio secondo tre aspetti ritenuti essenziali per avviare la strategia: un sistema integrato di mobilità sostenibile che riutilizza e reinterpreta le vie di comunicazione esistenti e ne ipotizza di nuove; la multifunzionalità del paesaggio con una particolare attenzione alla rigenerazione dei terrazzamenti; la valorizzazione delle risorse storico-culturali attraverso una rete eco-museale. Le azioni sono finalizzate anche e soprattutto ad incentivare forme di turismo sostenibile, di qualità, che integra il reddito delle attività produttive tradizionali.

4 “Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio”, È un programma di ricerca di rilevante interesse nazionale cofinanziato dal MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica) per gli anni 2013 – 2016 al quale partecipano 11 università italiane: IUAV Venezia (con la cordinazione nazionale di Renato Bocchi), Camerino, Genova, Mediterranea Reggio Calabria, Napoli Federcio II, Palermo, Pescara, Politecnico Milano, Politecnico Torino, Roma La Sapienza, Trento.


un nuovo ciclo di vita per il paesaggio della costa viola

5 Studi e progetti inerenti la Costa Viola e redatti dal gruppo di lavoro sono stati trattati nelle seguenti pubblicazioni: Gioffrè V., Identficazione di paesaggi, in Albanese G., a cura di, Istituzione di Paesaggi Protetti nel territorio del Basso Tirreno Reggino. Costa Viola e Piana degli Ulivi, Laruffa Editore, Reggio Calabria, 2001; Gioffrè V., Riattivare economie: paesaggi produttivi e reti lente, in Marini S., a cura di, Nuovi cicli di vita per architettura e infrastrutture della città e del paesaggio, Aracne editrice, Roma, 2013; Gioffrè V., Grey to green. Il riciclo dei relitti della A3 nel parco lineare della Costa Viola, in Monograph.It Research 5, Barcellona, 2013; Gioffrè V., Reggio Calabria, il riciclo dei paesaggi delle infrastrutture, in Trasporti & cultura n.36, Venezia, 2013; Gioffrè V., Riciclare paesaggi: un progetto di ricerca per la città metropolitana di Reggio Calabria, Rivista ordine architetti Messina, 2013; Gioffrè V., Nucera E., Il riciclo del paesaggio agrario: un parco multifunzionale lungo le terrazze della Costa Viola, Planum n.27, 2013; Gioffrè V., Nuovi cicli di vita per i paesaggi dello scarto: un approccio sperimentale per la città metropolitana di Reggio Calabria, in Filpa A., a cura di, Riutilizziamo l’Italia, WWF Italia, Roma, 2013; Piscitelli V., Il riciclo dei paesaggi dello scarto: Progetti sperimentali per la città Metropolitana di Reggio Calabria, Ottagono 262, Bologna, 2013; Gioffrè V., RE-CYCLE ITALY REGGIO CALABRIA, nuovi cicli di vita per i paesaggi dello scarto, in Gazzetta Ambiente n. 5/2013, Roma, 2013.

Nel suo complesso si tratta di un progetto in progress, suscettibile di integrazioni e approfondimenti, condotto da un gruppo di lavoro con competenze specifiche in materia di Progettazione del Paesaggio che si è formato e svolge da diversi anni attività di didattica e ricerca presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria5. Il progetto è l’occasione per applicare un approccio sintetico a seguito di una approfondita fase analitica, con un taglio sperimentale che si realizza in azioni concrete attraverso un metodo di lettura/ interpretazione/progettazione del paesaggio finalizzato a comunicare idee-forza e concetti chiave. Lo scopo è dare un contributo in termini di linee di indirizzo e di scenario strategico per rilanciare la proposta di istituzione del Paesaggio Protetto del-

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la Costa Viola e indicare le basi per successive fasi progettuali di dettaglio con l’approfondimento di aspetti esecutivi e l’implementazione delle azioni operative e, grazie ad un ricco apparato iconografico, stimolare l’immaginario collettivo. Questo volume è quindi rivolto agli enti locali per promuovere l’istituzione del Paesaggio Protetto; alla comunità scientifica nazionale e internazionale per offrire una riflessione operativa in merito alle più generale questioni della interrelazioni tra progetto di paesaggio e sviluppo locale; ma anche e soprattutto è rivolto alle comunità di residenti e di fruitori della Costa Viola per avviare una fase di sensibilizzazione e acquisizione di consapevolezza della bellezza e delle potenzialità economiche del proprio paesaggio.


Il paesaggio acquisisce la dimensione dello sguardo, ma è comunque – e sempre resta – non un luogo ma l’evento del guardare e dell’essere guardati: il paesaggio è laddove ciò che ti è di fronte ti scopre, ti individua e sollecita la tua risposta, il tuo riconoscimento. È la doppia evocazione tra spettatore e scena. Magris C., L’infinito viaggiare, Mondadori, Milano, 2005


IDENTIFICAZIONE


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PERCEPIRE, OSSERVARE, INTERPRETARE Maria Rosa Russo

La Costa Viola è un luogo della Calabria su cui forse è stato pensato tutto. La pianificazione ai diversi livelli, la programmazione, gli studi scientifici, ecologici, ambientali, urbanistici, storici, simbolici, accademici sono molti ed elaborati. Ognuno ne esalta sempre la bellezza, la bellezza più raffinata, quella che vede un paesaggio legato al rapporto indissolubile tra abitante e luogo. Questo ne fa un sito “eccezionale” e colmo di valori storici, identitari, ambientali, culturali; in Calabria non c’è studioso del territorio nelle diverse accezioni che non possa parlarne con competenza, che non possa dare un immaginario, che non possa restituire un’idea di sviluppo. Ma la Costa Viola è ferma e silenziosa, come se resistesse all’incapacità reale di avere un cambiamento. Bellissima e fragile si offre allo sguardo distratto o attento di chi la vive o di chi la visita, e spesso sembra chiedersi dalle alte e frastagliate coste quale è il perché di una tale distonia tra il pensare e il fare. Vederla bruciare nelle torridi estati e franare nei rapidi e freddi inverni, questo è realmente la Costa Viola, ma soprattutto è il riconoscere nello sguardo degli abitanti la stessa identica domanda che le montagne ci rimandano. Lo studio e l’approccio alla lettura della Costa Viola sono partiti proprio da questa domanda, da questo dubbio semplice, ma leggibile in ogni restituzione che il luogo dà di sé: un territorio scandagliato, studiato, analizzato e programmato sino all’inverosimile come può non essere dinamico, come può essere cosi vicino alla sua stessa fine? Ammettere la distanza che intercorre tra i progetti e la reale condizione del luogo è stato il primo passo, non ponendolo come dato negativo, ma assumendolo e partendo dalle esperienze come bagaglio per tentare di costruire un percorso diverso, cambiando i punti di vista.

Cosa trasforma un luogo in un paesaggio? Cosa manca alla Costa Viola per divenire “nuovamente” paesaggio? Rigenerare un patto operoso e vicendevole con la popolazione, la coincidenza di essere necessario alla sussistenza degli abitanti, come lo era nel passato. Uno scambio tra le parti, che ha determinato la laboriosa costruzione dei terrazzamenti, delle armacìe, delle strette scale, delle gebbie per la raccolta delle acque; la scelta delle coltivazioni e ogni singola pietra posta in opera: un “dare-avere” che è la regola sottesa della vita di ogni paesaggio. Non è solo una questione di conoscenza, competenza, ma di consapevolezza. La costruzione del quadro delle conoscenze della Costa Viola parte dal metodo del progetto di paesaggio e si concentra sulla diagnosi intesa come forma iniziale di interpretazione. Un territorio complesso ed eterogeneo definito da caratteri naturali e antropici unici e in crisi, ha trovato la necessità di uno sguardo critico per decodificare le risorse e i possibili elementi di evoluzione. La conoscenza è intesa come una presa d’atto di elementi significativi, tracce, segni, da rileggere attraverso un ordine che possa riaprire a evoluzioni. L’acquisizione e lo studio dei dati già presenti nella letteratura a disposizione, dalla progettazione urbanistica alle varie scale in atto, alle ricerche, agli studi di settore, sino alle connessioni con le metodologie europee, sono state le basi della lettura, sicuramente non esaustiva, ma mirata alla costruzione di intuizioni possibili per raggiungere in termini di tutela, gestione e innovazione una visone di “futuro” sostenibile del territorio oggetto di studio. Il quadro conoscitivo, legato ad una iniziale considerazione di scala vasta per comprendere le relazioni della Costa Viola con il territorio circostante, si è concentrato, attraverso una operazione di se-


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lezione, sulla lettura degli elementi caratterizzanti del luogo, connettendoli già nella fase di analisi con l’intensione progettuale, definendo una prima ipotesi di azioni per la tutela e l’innovazione dell’elemento identificato ed individuando il modo e gli attori della gestione attuale. L’attenzione sugli elementi caratterizzanti come base della lettura/interpretazione del luogo, nasce dalle misure previste dalla Convenzione Europea del Paesaggio (CEP), che ha rappresentato un mutamento essenziale, trasformando il paesaggio normato in materia vivente e indice di valori nuovi. È un cambiamento nei modi di compimento e di mentalità che la CEP propone, ai diversi livelli. Tra le “misure specifiche” (Art 6) per attuare questa difficile trasformazione sono previsti la “sensibilizzazione” (Art. 6-A) rivolta all’intera comunità, la “formazione e educazione” (Art. 6-B) dirette agli ambiti della conoscenza e delle istituzioni scolastiche, universitarie dell’alta formazione, e “l’identificazione e caratterizzazione” (Art. 6-C) in riferimento ai luoghi stessi. Partendo da questo si enucleano tre attività fondamentali: salvaguardia, gestione, innovazione. Sono tutte azioni intese non separatamente, come accade di solito, ma parte della stessa concezione e in divenire, elemento quest’ultimo fondamentale nella definizione del progetto di paesaggio stesso. La CEP segna quindi il passaggio da una dimensione fondata sulla sola difesa di parti e del territorio a una politica attenta alla qualità di tutti i luoghi, che porta a una modifica dei metodi di conoscenza interpretazione e progettazione del paesaggio. Tutto si basa su un rafforzamento della relazione tra popolazioni e luoghi di vita che sono alla base di uno sviluppo durevole e che permeano tutto il processo di definizione delle politiche per il paesaggio. La CEP assottiglia una distanza: avvicina le dinamiche istituzionali e politiche per la definizione dei metodi e delle strategie di attuazione all’atto del progetto di paesaggio contemporaneo. Il progetto di paesaggio non ha un settore unico e specifico,

IDENTIFICAZIONE

non si sottopone alla gerarchia delle scale: è piuttosto un modo di guardare i fenomeni e la successione con cui si concretizzano. A ciò si unisce una dimensione concettuale che investe le due forme di governo in materia che vige in Italia: il Codice Urbani, con gli ultimi aggiornamenti, incentra la sua valutazione sul valore identitario dei beni paesaggistici, mentre la CEP sui caratteri dei luoghi, prendendo in considerazione le componenti che qualificano un paesaggio, anche ordinario, inteso come frutto della evoluzioni concatenate di più azioni sul territorio. Ciò sposta l’attenzione verso una progettualità della salvaguardia, tutela e gestione del paesaggio. Un esempio dell’applicazione in Europa delle indicazioni della CEP è l’Osservatorio del Paesaggio della Catalogna, nato nel 2004 e diretto da Joan Noguè, che ha le caratteristiche di un consorzio pubblico, in cui collaborano e interagiscono molte entità con diversi ruoli: il Governo, le Università, gli Ordini Professionali ed alcuni enti privati. “Lo scopo dell’Osservatorio è quello di stabilire dei criteri per la protezione, la gestione e l’identificazione del paesaggio, attraverso uno studio integrato e interdisciplinare, elaborando proposte e impulsi per uno sviluppo sostenibile e programmato” (Noguè, 2006). L’Osservatorio attua in se la connessione tra le diverse culture che concorrono a identificare un paesaggio, infatti non è solamente legato ai temi della pianificazione della geografia e della ecologia, ma si apre alle molteplici discipline che investono lo studio del paesaggio, dell’ urbano come l’arte, la letteratura, la fotografia. La metodologia sperimentale per mettere in atto le ricerche e le indagini ha come strumento i Catologhi di Paesaggio ed è basata su tre elementi essenziali. La concretezza: il catalogo è considerato uno strumento utile per la pianificazione territoriale, di conseguenza deve contenere dati pragmatici e non soltanto studi accademici, sebbene molti degli attori che partecipano a questa avventura appartengano al mondo delle Università. L’elasticità di


percepire, osservare, interpretare

conformarsi alle esigenze dei diversi territori della Catalogna, quindi un metodo aperto; ed infine l’innovazione, mettendo in gioco variabili nuove, come i paesaggi intangibili, che non sono quantificabili, ma dipendono da fattori di qualità che investono più sensibilità. Definendo l’intangibile come valore si sposta l’attenzione anche sull’immateriale che costruisce i paesaggi: quei valori culturali, storici, letterari, artistici, come elementi in cui la popolazione si riconosce e si identifica. In Francia la politica del Ministero de l’Ecologie et du Developpement Durable, attraverso una tradizione di lettura del paesaggio che si è correlata negli ultimi anni alla CEP, si è concentrata nella messa a punto degli Atlanti del Paesaggio in cui è possibile riconoscere l’insieme dei paesaggi regionali e identificare le parti che lo costituiscono e che delineano il carattere di una determinata regione. La convenzione prevede che la collettività partecipi alla elaborazione dei contenuti, per seguire l’evoluzione e le loro stesse aspirazioni in materia di ambiente, paesaggio, patrimonio. L’apporto di diverse forme di conoscenza, la partecipazione delle popolazioni, la capacità di ristabilire delle connessioni tra i diversi attori che influiscono sui luoghi emerge come dato essenziale. È urgente nella contemporaneità la necessità di osservare in modo differente: come un esploratore che utilizza gli strumenti del suo tempo, rinnovando il modo di indagare e rielaborare, il luogo che si studia diviene una mappa, in cui si connettono i sistemi ad un tempo della oggettività analitica e della soggettività, stabilendo, attraverso la scoperta e l’attitudine all’esplorazione, un rapporto tra ciò che è visibile e ciò che è invisibile. Il paesaggio, in tutte le sue accezioni è incanto, stupore, scoperta inattesa, ma anche evento tra acquisizione percettiva e codificazione scientifica. Diagnosi, fotografia e cartografia sono stati gli strumenti utilizzati, interconnettendoli per sperimentare nuove forme di lettura di un territorio cosi difficile, proprio perché molto studiato, da analizzare.

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Le numerose campagne fotografiche oltre a costruire un vero e proprio Atlante di questi luoghi, hanno aperto a nuovi e inaspettati significati che il luogo scrive, modificando i punti di attenzione del territorio. Con la stessa intenzione di esplorazione, sono stati rielaborati i dati dentro il mondo virtuale della costruzione cartografica in GIS. Una scoperta inattesa in cui dati sensibili si sono uniti a dati numerici, definendo nuove coordinate per l’area studio. La Costa Viola è stata osservata, accanto alle analisi effettuate, anche seguendo una personale linea di ricerca, sperimentata nelle diverse attività condotte e in continua evoluzione: costruire degli identikit dei luoghi, in cui si mettono in gioco elementi imprevisti e a volte inaspettati. Cercando nuove corrispondenze logiche tra gli elementi dello spazio e i modi con cui vengono vissuti, proponendo “modi laterali di guardare e rappresentare il territorio” (Boeri, 2003). Per Marcel Proust l’importanza del viaggio non risiede solo nello scoprire nuovi luoghi, ma nella capacità di guardare con occhi differenti, cosi come l’esperienza dello sguardo ha il suo valore non solo in quello che vediamo, ma nel modo e nell’attitudine con cui guardiamo. I sopralluoghi per la definizione degli elementi caratterizzanti il territorio della Costa Viola hanno connesso due percorsi: uno all’interno delle carte geografiche, delle mappe stradali e l’altro reale, compiuto in macchina e a piedi, attraversando i segni delle carte, in una continuità di differenze temporali e visive, cercando di indagare il paesaggio e l’attitudine ad abitarlo. La Costa Viola contiene mappe geografiche intime, a volte effimere, fatte di suoni, odori, consuetudini di vita, abbandoni e degradi che anche nei luoghi più consueti offrono un nuovo mondo. Comprendere quale paesaggio abbiamo, per sapere sostanzialmente quale paesaggio vogliamo. Spesso sono gli scenari degli uomini a creare nuove mappe di significati, le sottili differenze culturali a variare il valore e l’immagine di un paesaggio.


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Non è solo lo sguardo dal punto di vista strettamente visuale, ma anche in senso metaforico. I rumori, i suoni, gli odori costituiscono elementi di riconoscibilità; le sensazioni sono variabili di identità, delineano “la geografia della invisibilità dentro cui ci muoviamo” (Noguè, 2011). Si può scoprire molto di una persona dalla posizione degli oggetti in una stanza, da quale colore è predominante in uno spazio, così anche i luoghi restituiscono informazioni delle loro storie passate e possibili. Giuliana Bruno descrive i luoghi come “persone, di cui abbiamo desiderio di conoscenza e il loro incontro è come scoprire un volto e attraverso i segni, le movenze comprendere il carattere” (Bruno, 2002). I luoghi ci parlano, ci mostrano le stratificazioni che li hanno generati, sono messaggi intimi e in qualche modo semplici, basta decifrarli.

IDENTIFICAZIONE

quadro diagnostico

Paesaggio collinare-costiero situato all’estremità sud-occidentale della Calabria, si sviluppa per 36,3 Km lungo la costa Tirrenica. Dal punto di vista geografico è parte del Massiccio dell’Aspromonte, definendo un paesaggio “drammatico e fragile”, riconosciuto come la “montagna a mare”. La fascia collinare costituita da Pianori si pone come area di cerniera tra le due componenti, costiera e montana, morfologicamente ben definite. La costa è alta e rocciosa, con cale, baie e spiagge di ridotte dimensioni. Sono presenti piccole pianure costiere e numerosi corsi d’acqua a carattere torrentizio, denominati “fiumare”, che incidono il paesaggio con profonde vallate. L’ambito è interessato dalla presenza di aree naturali protette e di interesse paesistico. I comuni direttamente interessati dai caratteri identitari prevalenti che costituiscono la Costa Viola sono Palmi, Seminara, Bagnara Calabra, Scilla e Villa San Giovanni, con una superficie di 14.560,11 ha. Data la forte connessione tra costa, collina e montagna nella delimitazione dell’area proposta per il PP hanno acquistato importanza anche i territori a monte, comprendendo nello studio anche i comuni di Fiumara, Melicuccà, Campo Calabro, San Roberto, e Sant’Eufemia d’Aspromonte (superficie complessiva dell’area studio 24.425,11 ha). Il sistema insediativo e infrastrutturale per le particolari condizioni morfologiche ha seguito direttrici quasi obbligate: i centri principali, i sistemi di collegamento e le attività rurali ed economiche, sono concentrati lungo la fascia costiera o sugli altipiani. L’area è caratterizzata da un alto valore storicoculturale e percettivo determinato dal rapporto privilegiato con lo Stretto di Messina. In particolare lo studio si concentrerà sulla struttura del paesaggio agrario definito dai terrazzamenti disposti a gradoni e prospicienti al mare, lungo i pendii dell’Aspromonte. Il “paesaggio terrazzato”

1 Sono stati consultati per l’elaborazione del paragrafo i seguenti Strumenti Urbanistici: Piano Paesaggistico Regione Sardegna (1ª fase; approvato 2006, 2ª fase: aggiornamento 2013). Piano Paesaggistico Territoriale Regione Puglia (PPTR), 1ª fase: proposta PPTR (2010) responsabile scientifico Alberto Magnaghi, 2ª fase: adozione PPTR (2013). Piano Strutturale Associato (PSA), capofila Comune di Bagnara. Piano Territoriale di Cordinamento Provinciale (PTCP) Provincia Reggio Calabria. Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico (QTRP) Regione Calabria. Relazione conoscitiva e di indirizzo, Paesaggio Protetto - Collina Reggiana - Terre di Matilde, Emilia Romagna (istituzione 2011).


percepire, osservare, interpretare

definisce il carattere identitario della Costa Viola: un complesso sistema di natura e artificio, in cui è leggibile l’interazione tra le componenti morfologiche strutturanti il territorio e le trasformazioni conseguenti le attività antropiche, legate alle coltivazioni ancora persistenti di viti, agrumi, ortaggi e ulivi. Sistema della tutela delle risorse naturali, culturali, storiche e paesaggistiche1 Il territorio del PP_ Costa Viola proposto è interessato da un sistema complesso e articolato di aree protette con diversi gradi di tutela/salvaguardia e sistemi di gestione, comprende prevalentemente vincoli di natura ambientale e paesaggistica. Nell’area sono presenti due ambiti identificati come capaci di esprimere interrelazioni complesse di significati culturali e identitari: il Parco antropico della Costa Viola e il Parco letterario Horcynus Horca, dedicato allo scrittore Stefano D’Arrigo. Il primo si inserisce all’interno del Progetto Integrato dei Parchi Antropici della provincia di Reggio Calabria approvato con Delibera della Giunta Provinciale n. 463 del 21/12/2001 e si definisce come un “progetto aperto” diretto ad una politica di indirizzo e non prescrittiva, per promuovere strumenti e indirizzi finalizzati alla gestione delle risorse all’interno dell’area considerata. L’area, compresa nel tratto di costa che va da Palmi a Villa San Giovanni fino a raggiungere l’Aspromonte, esprime la grande complessità di valori che si addensano in questa confluenza tra il mare aperto – e dunque i suoi usi, miti, simboli, tragedie e fonti di sostentamento – e un entroterra rurale difficile perché arroccato sulle propaggini di una montagna impervia e aspra. Il secondo, costruito sui luoghi e miti di una delle opere più famose di Stefano D’Arrigo, interessa il versante tirrenico della Provincia di Reggio Calabria, ed è localizzato al centro dello Stretto di Messina, tra capo Peloro, Scilla e Palmi. L’epico romanzo, iniziato nel 1950 e pubblicato nel 1975, restituisce l’immaginario collettivo dei miti e dei

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mostri dell’area dello Stretto di Messina. Il viaggio fantastico compiuto dal marinaio – protagonista – costituisce il percorso del visitatore del Parco, lungo il tratto costiero calabrese che da Vibo a Chianalea raggiunge lo Stretto di Messina (con Scilla e Cariddi) e Capo Peloro. Il Parco propone un connubio tra ricerca scientifica, innovazione tecnologica e tradizione etno-antropologica e storico-culturale. All’interno dell’area studio ricadono un area SIN (Siti di Interesse Nazionale), cinque aree SIC (Siti di Interesse Comunitario) e un’area ZPS (Zone di protezione Speciale); queste ultime due categorie rientrano nel Piano di Gestione dei Siti Rete Natura 2000 (adottato con Delibera di Giunta n° 948/08). La gestione di tali aree, che non ricadono in altri tipi di tutele (parchi nazionali, parchi regionali, ect.) è di competenza dell’amministrazione provinciale. 1. ZPS IT9310068 Costa Viola; 2. SIC IT9350177 Monte Scrisi; 3. SIC IT9350162 Torrente S. Giuseppe; 4. SIC IT9350165 Torrente Portello; 5. SIC IT9350173 Fondali di Scilla; 6. SIC IT9350158 Costa Viola e Monte S.Elia; 7. SIN IT9300212 Torre di Taureana. 1. ZPS IT9310068 _ Costa Viola Estensione: 319,757 ha La ZPS in parte compresa nella proposta di PP_ Costa Viola è costituita da un tratto di mare, da una zona costiera e da aree collinari nell’interno comprese tra lo stretto di Messina e l’Aspromonte. Il territorio coincide con l’area IBA (Important Bird Areas) 150 Costa Viola (la quale ha un’estensione totale di 18.608,63 ha). È una delle zone europee più importanti per la migrazione primaverile dei falconiformi lungo la costa; è caratterizzata da praterie steppiche che ospitano una flora xerofila assente dal resto della penisola italiana. È un’area ad alto grado di vulnerabilità per la forte incidenza di processi di urbanizzazione e per la presenza di numerose opere portuali, per la frequenza degli


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IDENTIFICAZIONE

incendi e di attività di disboscamento, per la presenza di discariche, per la diffusione delle attività di pascolo e di caccia di frodo.

Il Monte Scrisi per la posizione privilegiata all’interno dello Stretto di Messina è un’area di passo per i rapaci.

2. SIC IT9350177 _ Monte Scrisi (Tip.3 - Siti a predominanza di Querceti mediterranei) Estensione: 319,757 ha Comuni interessati: Villa San Giovanni, Scilla e Fiumara Relazione con altre aree protette: SIC compreso per intero nella ZPS “Costa Viola” Il Monte Scrisi è localizzato all’interno del sistema collinare submontano ad una altitudine tra i 275 e i 675 m s.l.m. La morfologia è caratterizzata da versanti con pendenze moderate che culminano in vaste aree pianeggianti. Il sito è attraversato dalla Fiumara Santa Trada, generando un paesaggio con versanti acclivi (con una pendenza media del 15%) e ricoperti di vegetazione. La copertura forestale, definita dall’associazione in prevalenza di Helleboro-Quercetum suberis, si alterna a vaste aree di prati aridi, insediamenti di leccio e specie acidofile, quali l’erica. La porzione più alta è interessata dalla presenza di castagneti, in stato di compromissione. Al suo interno l’attività agricola è tipica della fascia pedemontana con aree a seminativi non irrigui e colture arboree a uliveti. Nel sito si individuano due tipologie di habitat2 principali: - 6220 – “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea”, considerato habitat naturale prioritario dalla Comunità per il rischio di scomparire dal territorio degli stati membri e per la cui conservazione è prevista una responsabilità particolare. - 9330 – “Foreste di Quercus Suber”. Tale habitat definisce il carattere predominante del sito attraverso un insieme vegetale significativo, di alto valore naturalistico e identitario, sebbene molto compromesso dalla costante azione degli incendi, che negli ultimi anni hanno generato una forte frammentazione del sistema vegetale e conseguente degrado.

3. SIC IT9350162 _ Torrente S.Giuseppe (Tip.6 - Siti a dominanza di Vegetazione igrofila) Estensione: 23,6 ha Comuni interessati: Bagnara Calabra, S. Eufemia d’Aspromonte Relazione con altre aree protette: SIC compreso per intero nella ZPS “Costa Viola” Affluente della Fiumara Sfalassà, si sviluppa a una quota compresa tra i 384 e i 619 m s.l.m., con versanti che raggiungono una pendenza media del 23%. La vegetazione è caratterizzata da leccete e querceti misti, che lungo i versanti del vallone sono sostituiti da boschi di forra. L’alveo delimitato da pareti rocciose, prevalentemente granitiche, e il clima ad un alto tenore di umidità, favoriscono la formazione di insediamenti della rara Woodwardia radicans, felce gigante la cui origine risale al periodo Terziario, presente nel sito anche durante la stagione asciutta. Tra gli habitat si identificano i seguenti prioritari: - 7220 – “Sorgenti petrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)” - 9180 – “Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion” Il Torrente San Giuseppe e la Fiumara Sfalassà sono attraversati dalla tortuosa Strada provinciale che collega Scilla all’Aspromonte, di particolare interesse percettivo per i differenti paesaggi dal mare alla montagna che intercetta. Il sito presenta un alto grado di vulnerabilità legato principalmente alla frequenza degli incendi, al disboscamento, alla presenza di scarichi abusivi, ad attività di scarico e interramento di materiale, compromettendo in particolare lo sviluppo della Woodwardia radican e la formazione dell’habitat 7220. 4. SIC IT9350165 _ Torrente Portello (Tip.6 Siti a dominanza di Vegetazione igrofila: Valloni umidi)

2 Fonte: Piano di Gestione dei Siti Natura 2000 della Prov. di Reggio Calabria, Documento definitivo di Piano: Volume 2-Schede delle proposte di gestione per Sito; PTCP provincia Reggio Calabria; QTRP Regione Calabria


percepire, osservare, interpretare

Estensione: 29,96 ha Comuni interessati: S. Eufemia d’Aspromonte Relazione con altre aree protette: SIC compreso per intero nella ZPS “Costa Viola” Torrente sub montano e affluente della Fiumara Petraie, si estende ad una quota compresa tra i 457 e i 544 m s.l.m.. L’alveo delimitato da pareti rocciose ospita specie igrofile tipiche degli ambienti umidi, con una ricca colonia di Woodwardia radicans, in stato di compromissione a causa della presenza di reflui sia urbani sia agricoli legati alla lavorazione delle olive, e della modifica sostanziale del clima umido locale dovuto alla riduzione della superficie forestale lungo il vallone. La vegetazione è definita da una sequenza di leccete, querceti misti e boschi di forra. A fondo valle si intercetta un paesaggio dominato dalla presenza di ontano nero (Alnus glutinosa), carattere identificativo dell’area, in uno stato conservativo compromesso dalla diffusione di specie alloctone, a causa degli incendi e del taglio per l’apertura di percorsi. Tra gli habitat si identificano i seguenti prioritari: - 7220 – “Sorgenti petrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)” - 9180 – “Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion” - 91E0 – “Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)”

3 Tipi di Habitat all’art.I della DIR. 92/43/CEE, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.

5. SIC IT9350173 _ Fondali di Scilla (Tip.7 - Siti costieri e marini: siti marini) Estensione: 263,25 ha Comuni interessati: Scilla Relazione con altre aree protette: SIC compreso per intero nella ZPS “Costa Viola” Il sito è stato riperimetrato dal PG Rete Natura 2000, includendo la prateria a nord del promontorio di Scilla sino a Favazzina, la Montagna e la spiaggia sino a Capo Paci. È costituito da un tratto di fondale con una profondità compresa tra i 5 e i 50 m, che ospita giganteschi massi sommersi in cui si sviluppa

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un’ampia colonia dell’habitat prioritario 1120 - Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae). L’area è caratterizzata dalla presenza di emergenze naturalistiche, ricche di specie di interesse comunitario3. - la secca granitica semiaffiorante dello Scoglio delle Sirene, situata a limite nord della spiaggia di Marina Grande di Scilla, definita da pareti verticali che si spingono sino a 16 m di profondità accogliendo molte specie animale e una fitta popolazione di Corallina mediterranea. - la secca granitica della Montagna con un cappello situato a 18 m di profondità, si spinge con pareti verticali sino a circa 40 m. Dalla quota di 25 metri sino al piede ospita una ricca popolazione di Paramuricea clavata e gorgonia gialla e bicolore (giallo-rossa). - la biocenosi delle grossolane sottoposte alle correnti di fondo, situata di fronte a Favazzina, che individua l’habitat 1110 – “Banchi di sabbia a debole copertura permanente di acqua marina”, ricca di specie caratteristiche, utili per la sopravvivenza dell’ecosistema. Nella nuova perimetrazione sono stati inseriti: - il fondale antistante la spiaggia di Marina Grande, in cui è principalmente presente una colonia dell’associazione di Caulerpetum taxifoliaemexicanae con piccole chiazze di Posidonia. - la “Secca dei Francesi” situata a nord est del promontorio di Scilla, che raggiunge i 60 m di profondità. Alla sommità presentava una colonia di Antipathes pinnata (corallo nero), unico genere presente nel Mediterraneo. - l’area a partire da Capo Paci, tra i 30 e i 40 m di profondità, in cui è stata segnalata la biocenosi a coralligeno con fasce a Paramuricea clavata. Il sito raccoglie al suo interno un’alta biodiversità e un importante valore identitario per il paesaggio della Costa Viola: si uniscono i valori naturali con le leggende, i miti e le attività più strettamente legate all’urbano. La costa è stata aggredita da una urbanizzazione abusiva e senza regola, aumentando i re-


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flui urbani e l’erosione costiera, divenuta molto rilevante causando un cambiamento del profilo della costa e delle popolazioni delle specie originarie. Altre criticità sono: la pesca a strascico che viene effettuata anche sotto costa, i depositi di materiali di risulta di opere di irreggimentazione fluviale e le discariche di inerti sulle spiagge che determinano un alto livello di vulnerabilità dell’intero ambito. 6. SIC IT9350158 Costa Viola e Monte S.Elia (Tip.7 - Siti costieri e marini: coste alte) Estensione: 449 ha Comuni interessati: Bagnara Calabra, Scilla, Seminara, Palmi Relazione con altre aree protette: SIC compreso parzialmente nella ZPS “Costa Viola” e in continuità con il SIN IT9300212 Torre di Taureana L’area si presenta con una morfologia variabile, includendo tratti di spiaggia, rocce scoscese che degradano a mare, brani di territorio ad elevata urbanizzazione, aree portuali e marine. Sono presenti vaste aree a terrazzamenti dedicati alla coltura della vite per lo più in stato di abbandono che si alternano a zone coperte a vegetazione forestale. Costituisce un vero e proprio caleidoscopio dei differenti paesaggi che si identificano Costa Viola, passando dal mare alla montagna, con tratti naturali di estrema bellezza e dinamiche urbane e antropiche ben definite sul territorio. In progressione dai fondali marini alla montagna si definiscono i seguenti habitat: - 1120 – “Praterie di posidonie (Posidonion oceanicae)” - 1170 – “Scogliere” - 1240 – “Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. Endemici” - 5330 – “Arbusteti termo-mediterranei e predesertici” - 8330 – “Grotte marine sommerse o semisommerse” - 9340 – “Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia”

IDENTIFICAZIONE

È un’area ad alto grado di vulnerabilità per la forte incidenza di processi di urbanizzazione e per la presenza di numerose opere portuali, per la frequenza degli incendi e di attività di disboscamento, per la presenza di discariche, per la diffusione delle attività di pascolo e di caccia di frodo. 7. SIN IT9300212 Torre di Taureana Estensione: 192 ha Comuni interessati: Palmi Relazione con altre aree protette: SIN in continuità con Sic Costa Viola e Monte S. Elia Il sito comprende un tratto di litorale che si estende a nord del comune di Palmi. La costa si sviluppa con alte falesie interrotte da spiagge ghiaiose e sabbiose. Le rupi sono colonizzate da macchia mediterranea dominata da Euphorbia dendroides e da vegetazione tipica delle scogliere. Particolarmente significativa è la presenza della Dianthus rupicola, specie di interesse comunitario. L’area ha un alto grado di vulnerabilità dovuto a una forte urbanizzazione, alla presenza di discariche e agli incendi. Caratteri e invarianti4 “I paesaggi protetti sono paesaggi culturali che si sono co-evoluti con la società umana che li abita, e sono il punto di contatto tra la diversità culturale e biologica” (Brown et al., 2005) Per la proposta di Paesaggio Protetto della Costa Viola si è proceduti alla lettura del territorio attraverso la definizione dei caratteri e delle invarianti che ne qualificano il paesaggio. Tali elementi, individuati sulla base delle indagini storiche, territoriali, ambientali e percettive, concorrono a definire le risorse essenziali del territorio, gli obiettivi e gli indirizzi di gestione generali per il progetto. Si identificano come invarianti e caratteri quel complesso di elementi fisici, puntuali, lineari, diffusi, o categorie di beni, la cui trasformazione rappresenta una perdita delle peculiarità che determinano lo spirito e la specificità culturale e am-

4 Tipi di Habitat all’art.II della DIR. 92/43/CEE, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche e all’art. 4 della DIR. 79/409/CEE


percepire, osservare, interpretare

bientale del territorio, e che devono rientrare in un nuovo ciclo di vita per riconnettersi al sistema. L’analisi e l’interpretazione dei luoghi attraverso i caratteri e le invarianti contiene due differenti accezioni: quella “materiale” legata al sistema ambientale-paesaggistico e quella “immateriale” determinata dal sistema storico-culturale. Divengono gli elementi del paesaggio su cui porre attenzione e attraverso cui indirizzare la gestione sostenibile del territorio, ponendo come presupposto il dinamismo attrattivo e competitivo, con una attenzione verso l’equità sociale e il valore dei beni ambientali e paesaggistici nella progettazione e gestione dei luoghi. Questo tipo di lettura si lega alla necessità contemporanea di individuare nuovi paradigmi per la conservazione della natura e del paesaggio che sollecitano una revisione nelle pratiche e nelle politiche del territorio. Si evidenzia la necessità di interazione di queste ultime con le aree protette, in particolare i paesaggi protetti, sintesi di natura e cultura. Difatti tra le diverse categorie di aree protette esistenti, è proprio nei paesaggi protetti, dove la presenza dell’uomo è stata ed è fondamentale per la produzione degli stessi valori alla base del loro riconoscimento, che natura e paesaggio risultano inseparabili e indistinguibili, essendo l’una la condizione che ha consentito la presenza dell’uomo e l’altro l’esito dell’azione umana quotidiana sull’ambiente naturale. Il paesaggio protetto diviene il terreno di sperimentazione per mettere in gioco il connubio tra protezione, pianificazione e gestione del paesaggio che la CEP richiede, e tra conservazione e valorizzazione dei valori naturali e culturali, tenendo nella dovuta considerazione i bisogni e le attese delle popolazioni, anche al fine del perseguimento di uno sviluppo economico e sociale. I Paesaggi Protetti, in cui rientra la proposta per la Costa Viola, hanno la radice in Calabria nella L.R. 10/2003, che li indica come “... i paesaggi ... naturalistici, agrari e rurali sono aree dove l’insieme di elementi naturali interrelati alle componenti storiche dovute alla presenza dell’uomo sul territorio

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hanno dato luogo a scenari di particolare pregio” (L.R. 10/2003, art. 30). Il Paesaggio Protetto è quindi legato alla comunità che lo percepisce e lo vive come parte attiva, e viene indicato come un nuovo paradigma di area protetta e considerato come spazio di conservazione non semplicemente di quelle aree dove esiste una presenza rilevante della biodiversità, ma anche di quelle aree in cui vi è stata una interazione storica con la comunità umana, come le zone rurali. Una importante evoluzione nella considerazione dei Paesaggi Protetti, nella pianificazione regionale, si riscontra all’interno del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) della provincia di Reggio Calabria, che considera il territorio provinciale contraddistinto dalla presenza di numerose aree di interesse naturalistico e paesaggistico caratterizzate da una forte simbiosi fra ambiente naturale, pratiche tradizionali e culture locali, che costituiscono ambiti specifici di interesse, che necessitano di essere tutelati e valorizzati. Tra queste aree vi sono le Invarianti di paesaggio, che si caratterizzano per l’elevata qualità paesistica e la capacita di rappresentare il paesaggio provinciale. Nel PTCP i Paesaggi Protetti coincidono con le invarianti del paesaggio definite come quegli “ambiti dove la combinazione di fattori di natura fisiognomica, strutturale, ecologica, storica e identitaria determina una qualità paesistica riconoscibile, rara e rappresentativa per il territorio provinciale” e che “contribuiscono a strutturare il Sistema regionale delle Aree protette previsto dalla L.R. 10/2003 e si configurano come proposte di Paesaggi protetti di cui all’art. 4 della suddetta legge” inserendole nelle aree a tutela differenziata definite dal QTRP (Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico) e dalle Linee Guida Regionali. Per l’individuazione delle invarianti il PTCP prende in esame le peculiarità naturalistiche, il sistema insediativo e culturale, le produzioni potenziali e vocazionali, gli aspetti percettivi. Sono individuate nel territorio provinciale dieci in-


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varianti paesaggistiche da proporre come Paesaggi Protetti tra cui i Vigneti terrazzati della Costa Viola, di cui si definiscono i limiti territoriali e la seguente descrizione: “I Vigneti terrazzati della Costa Viola interessano la fascia costiero-collinare della Costa Viola compresa tra Villa San Giovanni e Bagnara Calabra. È un’area di forte interesse sia per gli aspetti di naturalità della costa che per la presenza dei terrazzamenti che costituiscono un paesaggio tipico di elevato valore. La zona è caratterizzata anche dalle architetture difensive, poste anticamente a presidio delle zone costiera, dalle architetture del lavoro e dai siti archeologici greco-romani”. Queste le basi da cui si è partiti nella proposta di Paesaggio Protetto, definendo un’area più ampia rispetto alla visione del PTCP, e mettendo in relazione sia i fattori ambientali sia le caratteristiche insediative e storico-culturali, considerando il territorio come un palinsesto spaziale di componenti co-evolutive di lunga durata. La perimetrazione proposta del Paesaggio Protetto è il risultato di una lettura che ha sovrapposto i differenti elementi (storico-geografici, ecologici, insediativi, morfologici) che concorrono a caratterizzare fortemente l’identità e a delinearne le vocazioni future. Il perimetro non deve essere considerato come un rigido confine, ma uno strumento pratico per circoscrivere e comprendere non solo le dinamiche che interessano la Costa Viola ma anche e soprattutto i rapporti e le analogie che la legano con il territorio circostante. Si sono quindi interconnessi nel metodo per la definizione: - la lettura morfologica-geografica-ambientale per la definizione della prevalenza di dominanti fisico ambientali; - lo studio storico-strutturale che ha individuato le relazioni fra insediamento umano e ambiente nelle diverse fasi storiche, individuando regole, permanenze, dominanze caratterizzati da particolari dinamiche socio-economiche e insediative.

IDENTIFICAZIONE

Terrazzamenti Il complesso sistema di terrazzamenti, che incidono le rocce che a strapiombo scendono a mare, è frutto di una ingegnosa e paziente costruzione sociale, che documenta ed esprime la cultura delle popolazioni che lo hanno prodotto: il sistema dei valori condivisi e tramandati dalla comunità, le abilità e le capacità in essa diffuse, gli assetti socio-economici e i modi locali di produrre e cooperare. Il territorio terrazzato corrisponde, come si evince dallo studio cartografico, alla parte con una maggiore pendenza e che non è considerata idonea alla coltivazione agraria, tale dato denota la forza che storicamente gli abitanti hanno avuto nel modificare il paesaggio. La costruzione del paesaggio agrario, ad opera di artigiani specializzati i “murettari”, si fonda su tre elementi che definiscono i segni nel paesaggio, le esigenze funzionali e le immagini simboliche: le “rasule”, i terrazzamenti per la coltivazione, le “armacìe”, i muri a secco e le “gebbie” vasche di raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione. L’intero sistema è realizzato con pietrame a secco reperibile in situ, partendo da valle verso monte, definendo contemporaneamente gli elementi di accesso, risalita e i canali di drenaggio dell’acqua, che seguono i compluvi naturali e lasciano defluire l’acqua verso le fiumare. Le classi di colture tradizionali prevalenti sono i vigneti di zibibbo e malvasia, nelle aree a maggiore pendenza, e il “giardino” di agrumeti, frutteti, uliveti, e coltivazione di ortaggi. Metodi e strumenti di gestione: l’area dei terrazzamenti è gestita secondo le tradizionali pratiche agrarie. Nel corso di tutto il XX secolo si è registrato un progressivo abbandono e a un conseguente degrado dei terrazzi. Lo stato attuale dei terrazzamenti nella maggior parte dei casi è in abbandono e in dissesto, per una percentuale minima rispetto al passato sono coltivati e produttivi. È necessario definire strategie e strumenti per la gestione territoriale sostenibile e nuovi assi di equilibrio tra le esigenze di tutela e di rigenerazione dei luoghi.


percepire, osservare, interpretare

Enti di Gestione (pubblici/privati): Proprietari privati Gestione pubblica attraverso misure di salvaguardia, piani urbanistici alle diverse scale (comunaleprovinciale-regionale) e progetti specifici - Azioni per la tutela e la gestione e l’innovazione 1. Incrementare la conoscenza del paesaggio terrazzato come sintesi ed essenza della cultura, della tradizione e della qualità del territorio di appartenenza; 2. Promuovere la creazione di una rete di paesaggi rurali e multifunzionale della Costa Viola mettendo in rete le caratteristiche agrarie, ambientali e storico-culturali esistenti; 3. Valorizzare, tutelare e integrare le aree agricole dei terrazzamenti in relazione diretta con il tessuto periubano; 4. Promuovere progetti destinati alla conservazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e di pregio provenienti da imprese agricole ubicate nel territorio; 5. Potenziamento delle attività agrituristiche attraverso il recupero e la valorizzazione degli immobili rurali storici esistenti sul territorio; 6. Prevenire il rischio-idrogeologico attraverso il mantenimento dei caratteri distintivi. Pianori La fascia collinare della Costa Viola è sovrastata da una superficie sommitale che, da piatta, diviene leggermente ondulata, la quale rappresenta terrazzamenti marini con sabbie e conglomerati. Quest’area sommitale – costituita dai Piani di Sant’Elia, della Corona e di Melia – si pone come area di cerniera tra due ambiti morfologicamente ben definiti, quello costiero e quello montano. I pianori sono dei “segni” eccezionali nella geometrica costruzione del paesaggio terrazzato della Costa Viola e rappresentano una linea privilegiata di relazione visiva tra mare e montagna, per la sequenza vegetale di particolare interesse e la qualità dei paesaggi agrari tradizionali. - Metodi e strumenti di gestione: i paesaggi dei pianori hanno una gestione legata alla pastorizia

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e al mondo agrario tradizionale. All’interno si denotano paesaggi rupestri e sistemi di architettura rurale, con alcune frange urbane limitrofe. I luoghi conservano un alto valore percettivo e naturale. - Enti di Gestione (pubblici/privati): proprietari privati; gestione pubblica attraverso piani urbanistici alle diverse scale (comunale-provinciale-regionale). - Azioni per la tutela e la gestione e l’innovazione: 1. Mantenere con gestioni attive le radure aperte attraverso la conservazione delle attività agricole e della pastorizia; 2. Individuare le strutture ecosistemiche e i siti di particolare valore naturalistico ed ecologico per la definizione dei modelli gestionali in grado di conservarle e mantenerle in efficienza; 3. Organizzare una rete di sentieri recuperando gli assi dei percorsi storici; 4. Mantenere e valorizzare le relazioni visive tra mare e montagna. Pianure costiere Le piane costiere rappresentano degli ecomosaici a media urbanizzazione, la più estesa all’interno dell’area di studio ospita l’abitato di Bagnara Calabra, e la pianura di conoidi alluvionali e deltizie della Fiumara Favazzina, che accoglie la coltura tradizionale dei limoneti (Limonium calabrum e Limonium brutium). In queste aree il paesaggio “urbano”, le infrastrutture e le modalità di un’agricoltura tradizionale hanno definito un paesaggio che intervalla ambiti di forte omogeneità con ambiti di forte eterogeneità, spesso destrutturati nei margini urbani e lungo gli assi viari da sprawl insediativo, inseriti in fondali tendenzialmente integri, ma sempre più slegati. - Metodi e strumenti di gestione: le pianure costiere sono strettamente connesse al sistema urbano. Rappresentano dei luoghi ibridi in cui insistono sia le attività tradizionali agricole con una gestione privata sia aree con urbanizzate con le caratteristiche della città diffusa e frammentaria.


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- Enti di Gestione (pubblici/privati): proprietari privati; gestione pubblica attraverso piani urbanistici alle diverse scale (comunale-provinciale-regionale). - Azioni per la tutela/promozione dell’elemento del paesaggio/architettonico caratterizzante identificato: 1. Conservare la continuità del sistema agricolo nelle sue diverse caratterizzazioni, evitando l’urbanizzazione dei grandi spazi verdi, la conurbazione lineare lungo-strada, per ridurre il consumo del suolo agricolo; 2. Azioni di riqualificazione delle aree periurbane da destinare a usi rurali e ricreativi; 3. Incentivare la mobilità sostenibile; 4. Rendere percepibili i margini urbani (bersagli visivi, fondali, skyline, belvederi, ecc); 5. Orientare il fabbisogno abitativo verso il recupero delle strutture storiche e/o la ricucitura degli spazi pubblici periferici e/o al recupero delle aree degradate o dismesse. Fiumare Sono le effettive connessioni trasversali fisiche e percettive che costituiscono i paesaggi di tramite tra mare e montagna della Costa Viola, stabilendo tra le componenti del paesaggio lungo il loro bacino una rete di interazioni e di scambi che coinvolgono gli ambienti naturali, rurali e urbani presenti. Si individuano tra le principali la Fiumara di Favazzina, Sfalassà e di Santa Trada. Le caratteristiche peculiari di questi corsi d’acqua sono: una lunghezza ridotta, con elevata pendenza fino allo sbocco nelle piane alluvionali, una pendenza dei versanti anch’essa molto elevata e un letto ghiaioso-ciottoloso molto ampio. Le fiumare sono elementi con una elevata caratterizzazione per il paesaggio preso in esame in relazione alla complessità delle valenze che esemplificano: sistemi di controllo per la difesa del suolo, assi direttori delle connessioni ecologiche trasversali, sistemi di lettura e di valorizzazione della rete dei sistemi storici-culturali e assi di filiera di un paesaggio agrario ricco di opportunità.

IDENTIFICAZIONE

- Metodi e strumenti di gestione: le fiumare sono ambiti territoriali sottoposti a tutela ambientale e paesaggistica per una fascia di 150m dall’alveo fluviale in cui è prevista una gestione regolamentata attraverso misure di salvaguardia. I territori limitrofi sono gestiti dai privati e accolgono una economia legata alla attività agricole e pastorali. Versano in uno stato di abbandono sia dal punto di vista economico che ambientale. Sono sede di detrattori ambientali come discariche abusive e cave di inerti. - Enti di Gestione (pubblici/privati): proprietari privati delle aree limitrofe alla fascia protetta dei 150 m; gestione pubblica attraverso misure di salvaguardia, piani urbanistici alle diverse scale (comunale-provinciale- regionale) e progetti specifici. - Azioni per la tutela/promozione dell’elemento del paesaggio/architettonico caratterizzante identificato: 1. Incrementare la conoscenza dei luoghi; 2. Valorizzare, recuperare e ripristinare le peculiarità naturali e paesaggistiche degli ambiti fluviali; 3. Potenziare il ruolo strutturale di connettività ambientale tra mare e montagna delle fiumare; 4. Integrare i processi di rinaturalizzazione dell’ambiente fluviale con gli interventi destinati alla fruizione turistica e al miglioramento/potenziamento dei servizi e delle infrastrutture nelle aree interessate; 5. Catalogare e valorizzare i paesaggi agrari di particolare valore che intercettano le aste fluviali. Costa e spiagge La costa è alta e rocciosa, con falesie a strapiombo, cale e baie in cui sono presenti spiagge in genere di piccole dimensioni, incontaminate e di alto valore paesaggistico. La costa è anche uno spazio fragile e sensibile, con forti criticità legati all’erosione e alla densificazione dell’urbano. La tendenza dagli anni 70 del XX sec ad uno sviluppo urbano tipico della città diffusa e lineare, individua una periferia balneare costituita da seconde e terze case con i caratteri prevalenti dell’edilizia del “non finito” e speculativa. Tale modello insediativo ha pro-


percepire, osservare, interpretare

dotto un sovrapporsi in uno spazio relativamente breve di componenti di degrado che hanno alterato e banalizzato la fisionomia paesaggistica ed ecologica dei paesaggi costieri. - Metodi e strumenti di gestione: i territori costieri per una fascia di 300 m dalla linea di battigia sono ambiti territoriali sottoposti a tutela ambientale e paesaggistica in cui è prevista una gestione regolamentata attraverso misure di salvaguardia. I territori limitrofi sono gestiti dai privati e in ambito urbano sono spesso sottoposti al fenomeno di urbanizzazione incontrollata. Dal punto di vista ambientale la criticità principale è il fenomeno di erosione. - Enti di Gestione (pubblici/privati): proprietari privati delle aree oltre la fascia protetta dei 300 m; gestione pubblica attraverso misure di salvaguardia, piani urbanistici alle diverse scale (comunaleprovinciale- regionale) e progetti specifici. - Azioni per la tutela/promozione dell’elemento del paesaggio/architettonico caratterizzante identificato: 1. Incentivare un’agricoltura “protettiva” mantenendo il paesaggio agrario dei “giardini” nella fascia costiera contro la cementificazione urbana; 2. Recuperare le dinamiche naturali mare-costa, i rapporti visivi tra la costa e il retro-costa, diminuire la frammentazione degli eco-mosaici; 3. Promuovere azioni dirette ad arginare i fenomeni di erosione; 4. Identificazione delle aree più degradate, compromesse e in conflitto con aree di interesse naturale e/o storico-culturale da sottoporre ad interventi trasformativi con progetti unitari ed integrati 5. Incentivare la mobilità sostenibile: collegamenti multimodali integrati interno-costa, aree pedonali, servizi park&ride, bike sharing, percorsi ciclabili, riqualificazione della ferrovia; 6. Qualificare il paesaggio retrocostiero recuperando le trame del paesaggio agrario e del paesaggio storico. 5 Fonte: Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), Provincia di Reggio Calabria.

Geositi Un aspetto caratterizzante il paesaggio in studio è la presenza di elementi di pregio scientifico e am-

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bientale del patrimonio paesaggistico, geositi, che permettono di leggere i processi di formazione del territorio. Tali singolarità del paesaggio sono parte integrante della cultura popolare attraverso racconti e leggende che testimoniano il forte legame tra la storia, abitanti e natura dei luoghi. - Elenco dei geositi5: Grotta di San Sebastiano - Bagnara Cal. Grotte di Sant’Elia - Melicuccà Rupi costiere di S. Elia - Palmi Gole di Sant’Elia - Palmi Grotta Petrosa - Palmi Monte Sant’Elia - Palmi Canyon di San Bartolomeo - S. Eufemia d’A. Rocca di Scilla - Scilla Grotta di Tremusa - Scilla Solco di Battente - Scilla Grotta delle Corvine - Seminara Scogli delle Candele e della ‘mpaddata - Scilla Scogli sommersi di San gregorio - Scilla Scoglio dell’ulivo - Palmi Grotta delle Rondini - Seminara Grotta della Motta - Palmi Grotta delle Sirene - Palmi Grotta delle Corvine - Seminara Marmitte sul plateau - Scilla - Metodi e strumenti di gestione: non vi è in atto sul territorio in esame una gestione programmata dei geositi. La carica evocativa e scientifica contenuta in queste parti di paesaggio. - Enti di Gestione (pubblici/privati): proprietari privati; gestione pubblica attraverso misure di salvaguardia, piani urbanistici alle diverse scale (comunaleprovinciale- regionale). - Azioni per la tutela/promozione dell’elemento del paesaggio/architettonico caratterizzante identificato: 1. Incrementare la conoscenza dei luoghi; 2. Attivare un censimento per aggiornare l’elenco dei Geositi (ISPRA) della Costa Viola; 3. Proporre un museo en plainer per la fruizione, conoscenza e valorizzazione;


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4. Gestire un programma rivolto al monitoraggio e allo studio per la valorizzazione. Centri storici - beni culturali - aree di interesse archeologico Scilla, Bagnara Calabra, Palmi e Seminara costituiscono i principali luoghi di rilevanza storico-culturale e racchiudono il ruolo di cerniera tra il mare e l’entroterra fin dal periodo magnogreco, sviluppando una economia fondata sul connubio tra pesca e agricoltura. Sorti in quelle parti di territorio più favorevoli e con un forte legame con gli elementi morfologici, racchiudono una importanza strategica dovuta ai valori culturali, simbolici e percettivi in essi contenuti. Aree di interesse archeologico, beni culturali architettonici di carattere civile, del lavoro e industriale costellano il paesaggio offrendo una espressione tangibile dell’identità delle popolazioni locali e delle risorse in esso contenute. - Metodi e strumenti di gestione: questa categoria di beni architettonici ha una gestione plurima trovandosi sia all’interno delle dinamiche urbane sia in luoghi prettamente naturali soprattutto nei casi delle aree archeologiche. Sono regolati da forme di tutela e dagli strumenti di pianificazione e contemporaneamente la proprietà è privata. Spesso in stato di abbandono e di trasformazione, necessitano di una strategia per riattivare il loro uso a fini culturali, didattici e di fruizione turistica. - Enti di Gestione (pubblici/privati): proprietari privati; gestione pubblica attraverso misure di salvaguardia, piani urbanistici alle diverse scale (comunale-provinciale- regionale) e progetti specifici. - Azioni per la tutela/promozione dell’elemento del paesaggio/architettonico caratterizzante identificato: 1. Promuovere un turismo culturale e sostenibile; 2. Creare una rete dei beni culturali e delle aree archeologiche al fine di rendere fruibile un patrimonio spesso in abbandono o in uno stato di non sufficiente fruibilità; 3. Creare una rete dei soggetti, pubblici e privati (proprietari, gestori o operatori del settore cultu-

IDENTIFICAZIONE

rale), che si accordano per gestire in modo integrato e permanente il patrimonio culturale e naturale; 4. Sviluppare attività educative, formative e di ricerca, ma anche socio-economiche legate alla conoscenza dei beni storici culturali; 5. Incrementare una migliore distribuzione dei flussi turistici per delineare una gestione della rete equilibrata ed in grado di sostenersi economicamente. Architettura fortificata (castelli, forti, torri) Lungo la costa e nell’ambito di mezzacosta si individua la rete di Fortificazioni, tra cui il Castello Ruffo a Scilla, il Castello Emmarita e la Torre Ruggero a Bagnara Calabra, memoria delle diverse dominazioni che si sono succedute durante i secoli. Questi elementi architettonici allocati in parti eccezionali del paesaggio per la loro funzione difensiva, sono testimonianza dell’importanza che l’area dello Stretto di Messina ha assunto dal punto di vista storico, militare e strategico nel Mediterraneo. Nel territorio studiato per la proposta di PP si individuano anche alcuni esempi di Fortificazioni Umbertine, costruite nella seconda metà dell’800, che racchiudono una importanza per la tipologia architettonica e per l’aspetto percettivo che li relaziona con i Forti nella costa siciliana e con l’ambiente naturale alla grande scala. - Metodi e strumenti di gestione: la maggior parte degli edifici di Architettura Fortificata versa in stato di abbandono e necessita di un recupero per non perdere i caratteri peculiari. Le architetture recuperate e rese fruibili sono diventate dei veri contenitori culturali ospitando al loro interno eventi musicali, spazi espositivi, aree museali e percorsi naturalistici di straordinaria bellezza. - Enti di Gestione (pubblici/privati): proprietari privati; gestione pubblica attraverso misure di salvaguardia, piani urbanistici alle diverse scale (comunale-provinciale- regionale) e progetti specifici. - Azioni per la tutela/promozione dell’elemento del paesaggio/architettonico caratterizzante identificato;


percepire, osservare, interpretare

1. Recuperare il sistema dei percorsi storici di connessione tra i Castelli, le Torri e i Fortinini; 2. Creare una rete dell’Architettura Fortificata al fine di rendere fruibile un patrimonio spesso in abbandono o in uno stato di non sufficiente fruibilità; 3. Creare una rete dei soggetti, sia pubblici che privati (proprietari, gestori o operatori del settore culturale), che si accordano per gestire in modo integrato e permanente il patrimonio culturale e naturale. Porti Il paesaggio della Costa Viola naturalmente accoglie porti di media e piccola grandezza, connessi alla struttura urbana e storica dei luoghi. Con una forte caratterizzazione legata alla pesca nel passato, nella contemporaneità i porti di Scilla e Bagnara hanno una funzione prevalentemente peschereccia e commerciale mentre il porto di Palmi si presenta come porto polifunzionale a prevalente funzione turistica e per la nautica da diporto. La particolare condizione naturale li qualifica come “porte d’accesso” al sistema naturalistico-ambientale e storicoculturale del territorio preso in esame. - Metodi e strumenti di gestione: l’attuale sistema portuale è caratterizzato da problematiche gestionali che da diversi decenni ne impediscono l’evoluzione e lo sviluppo verso modelli di funzionamento più efficienti e di sostenibilità ambientale più accettabili. - Enti di Gestione (pubblici/privati): Proprietari pubblici; gestione affidata a privati attraverso specifici piani e programmi. - Azioni per la tutela/promozione dell’elemento del paesaggio/architettonico caratterizzante identificato: 1. Valorizzare i porti esistenti come “porte d’accesso” al sistema naturalistico-ambientale e storico culturale del territorio preso in esame; 2. Potenziare la funzione di “porto turistico” con spazi all’interno e/o nelle aree limitrofe per l’accoglienza e il ristoro;

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3. Favorire le potenzialità di connessione con i principali circuiti ed itinerari turistici nel Bacino del Mediterraneo; 4. Valorizzare gli itinerari via mare come supporto dell’offerta turistica legata alla fruizione del patrimonio naturalistico-ambientale e storico-culturale. Strade paesaggio Un carattere identitatio è legato al complesso sistema di viabilità secondaria, spesso abbandonata. Le strade rurali minori, i sentieri e le mulattiere definiti a partire dagli assi principali della viabilità storica greca e romana, costituiscono una rete per la fruizione del paesaggio considerato. Tali elementi definiscono un sistema di connessione per le aree rurali, per la percezione e la fruizione del patrimonio naturalistico-ambientale e storicoculturale del paesaggio della Costa Viola. - Metodi e strumenti di gestione: la mobilità lenta presa in considerazione è spesso in stato di abbandono. Richiede interventi di recupero messa in sicurezza e ripristino. - Enti di Gestione (pubblici/privati): proprietari privati; gestione pubblica attraverso misure di salvaguardia, piani urbanistici alle diverse scale (comunaleprovinciale- regionale) e progetti specifici. - Azioni per la tutela/promozione dell’elemento del paesaggio/architettonico caratterizzante identificato: 1. Strutturare un sistema di percorsi per “la mobilità lenta” attraverso il recupero e la riqualificazione di sentieri, di tratte ferroviarie dismesse, di strade rurali minori e percorsi storici; 2. Promuovere itinerari a fini educativi, formativi, ricreativi, culturali, anche con l’obbiettivo di collegare i nodi di maggiore attrattività con quelli meno conosciuti, riducendo nel contempo le condizioni di isolamento e marginalità di alcuni contesti locali; 3. Favorire la creazione/rafforzamento di reti di relazioni e di cooperazione fra i diversi soggetti presenti sul territorio, al fine di individuare, promuovere ed attuare azioni integrate per lo sviluppo dei contesti territoriali interessati.


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Sistema percettivo: belvedere All’interno dell’area studiata si individuano punti di osservazione e percorsi riconosciuti dalla collettività e storicizzati per l’importanza e la valenza panoramica. Sono molteplici i livelli di percezione che si stabiliscono in questi luoghi: dalla visione della struttura degli elementi caratterizzanti presi in considerazione, al rapporto diretto e mutevole con lo Stretto di Messina, ai valori immateriali dei miti e delle leggende (la Fata Morgana, Ulisse, Colapesce, per citarne solo alcuni) contenuti nei luoghi. Tale sistema assume il valore unificante tra i differenti elementi che caratterizzano il paesaggio della Costa Viola, in quanto da una parte svela il valore dei luoghi e dall’altro tenta di interrompere il processo di “indifferenza” e conseguente presa di coscienza verso il territorio. I punti di osservazione sono stati elaborati mettendo al confronto i dati tratti dal QTRP della regione Calabria e del PTCP della provincia di Reggio Calabria. - Metodi e strumenti di gestione: i punti di osservazione sono privi di una forma di gestione, tranne per i luoghi storicizzati e inseriti nell’urbano. I punti di osservazione e le strade paesaggio sono elementi “inconsapevoli” della carica evocativa che contengono. Si prevede una strategia per definire un “racconto” fruibile della storia antica e moderna, con una tematizzazione agendo su diversi piani: geografico, storico, percettivo. - Enti di Gestione (pubblici/privati): proprietari privati; gestione pubblica attraverso misure di salvaguardia, piani urbanistici alle diverse scale (comunale-provinciale- regionale) e progetti specifici. - Azioni per la tutela/promozione dell’elemento del paesaggio/architettonico caratterizzante identificato: 1. Valorizzare i luoghi delle tradizioni, dei miti, delle leggende e di valore iconografico o rappresentativo di espressioni artistiche (pittura, letteratura, cinema); 2. Censire e individuare i punti di osservazione e le strade paesaggio per costruire l’Atlante dei paesaggi della Costa Viola;

IDENTIFICAZIONE

3. Promuovere un sistema di monitoraggio e conoscenza definito dalla rete di punti panoramici; 4. Incentivare una consapevole fruizione del paesaggio come momento della conoscenza e presa di coscienza dei propri luoghi.

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Caratteri: terrazzamenti, Bagnara


Caratteri: pianori, Palmi


Caratteri: pianure costiere, Bagnara


Caratteri: fiumare, SfalassĂ , Bagnara


Caratteri: coste e spiagge, Chianalea, Scilla


Caratteri: geositi “u munti�, Bagnara


Caratteri: centri storici,Villa De Leo, Bagnara


Caratteri: architettura fortificata, Castello Ruffo, Scilla


Caratteri: porti, Bagnara


Caratteri: strade paesaggio, Strada Statale 18, Bagnara-Scilla


Caratteri: belvedere, S. Elia, Palmi



area di studio *

mappa della rete infrastrutturale



Mappa uso del suolo_forestale

Mappa uso del suolo_agricolo



Mappa delle altimetrie (in M. S.l.m.)

Mappa dei caratteri morfologici (in M. S.l.m.)



Mappa delle esposizioni (in gradi)

Mappa delle pendenze (in gradi)


Km 0

0,5

1

2

3

4

5


Mappa delle Aree a rischio idrogeologico


“I nostri paesaggi sono la manifestazione più eloquente della società, della cultura. Dunque non è tanto il paesaggio che va tutelato, ma sono le società che devono trovare in se stesse dei modi diversi di operare: ciò che è possibile con una maggior carica di autoriflessività e di autocomprensione, nel quadro di un rapporto con la natura diverso da quello a cui ha portato lo sviluppo più recente, selvaggio e irrispettoso delle migliori eredità lasciateci dal passato.” Turri E., Il paesaggio degli uomini, la natura, la cultura, la storia, Zanichelli, Bologna, 2003


PARTECIPAZIONE


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XXXXXX


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INDAGINE multidisciplinare SUL PAESAGGIO Giampiero Pirrò

1 cfr. Corbetta P., Metodologia e Tecniche della Ricerca Sociale, ed. il Mulino, Bologna, 1999.

Nelle discipline sociali numerosi sono i metodi in uso per la valutazione di atteggiamenti, opinioni e grado di conoscenza della popolazione. È possibile individuare due macroaree disciplinari del fare ricerca, una quantitativa ed una qualitativa. Nelle indagini quantitative, questionari, test, sondaggi, sono gli strumenti a cui si fa più ricorso. Riuscire ad ottenere un risultato da ricerche finalizzate alla misurazione degli aspetti immateriali del vivere, consente una visione più approfondita della realtà in cui si opera. A prescindere dall’indirizzo e dalla finalità delle indagini, i dati quantitativi che ci restituiscono rappresentano feedback importanti che permettono di tracciare profili sociali a supporto di strategie di ricerca, progettazione, pianificazione, nelle fasi ex-ante, in itinere ed ex-post delle stesse. Il dato, anche se impersonale, spesso anonimo e basato su campioni della popolazione, offre un riscontro oggettivo e misurabile. Condurre un’indagine qualitativa, invece, significa interagire direttamente con gli attori locali, fare ricerca su campo, addentrarsi nella realtà indagata, ascoltare storie, vissuti e memorie per comprendere appieno l’essenza che caratterizza i luoghi e che spesso sfugge nella semplice osservazione di ciò che appare. Questo modo di procedere, rappresentativo della ricerca antropologica, si basa sull’incontro noi/altro. Attraverso l’osservazione partecipante, il ricercatore, sviluppa una relazione empatica come condizione essenziale per la comprensione dei soggetti indagati, che in questo caso assumono un ruolo attivo nella ricerca1. L’obiettivo è quello di comprendere la realtà, interpretando il punto di vista dei diversi attori sociali, cercando di strutturare una comprensione che discenda da una conoscenza del vivere. I risultati dell’indagine saranno costituiti da narrazioni interpretative che, partendo dalle parole degli attori locali coinvolti, ci restituiscono una “fotografia” della

realtà, capace di fornirci informazioni che, anche non essendo quantificabili, contribuiscono ad accrescerne il livello di conoscenza e comprensione. Entrambi gli approcci si possono considerare come due diversi modi di fare ricerca che possono contribuire insieme alla conoscenza dei fenomeni sociali, integrandosi vicendevolmente per una migliore comprensione della realtà da punti di vista differenti. L’Indagine Quantitativa L’indagine effettuata nel territorio della Costa Viola ha seguito una metodologia basata sul presupposto di misurare il grado di conoscenza e le opinioni di un campione particolareggiato della popolazione, su tematiche connesse al luogo, sia negli aspetti morfologico-ambientali che lo caratterizzano, sia nella dimensione antropologica di spazio vissuto quotidianamente da ognuno. Operativamente, si è proceduto all’individuazione del campione da esaminare, all’elaborazione del questionario da sottoporre ed alla definizione del sistema di valutazione dei risultati ad esso connesso. La scelta del campione è stata rivolta ad un target specifico della popolazione dei paesi che ricadono nel territorio della Costa Viola: gli studenti delle quinte classi degli istituti d’istruzione superiore localizzati prevalentemente nei comuni di Palmi e Bagnara. Comuni

Istituto Scolastico

Palmi

Classico, N.Pizi Scientifico, G. Marconi Artistico, Guerrisi Magistrale, C. Alvaro Commerciale, Einaudi Comprensivo Professionale, Ferraris

Bagnara Calabra

Industriale Scientifico, E. Fermi


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La scelta di concentrare la nostra attenzione su questo campione della popolazione è il frutto di un’attenta riflessione, dettata da due motivazioni particolari: una di ordine sociale, l’altra di ordine individuale. La prima motivazione (dimensione sociale) è relativa al fatto che questo campione rappresenta, nella società della Costa Viola come in qualsiasi altra società, la nuova intellighentia, cioè quel capitale di risorse umane, quella forza propulsiva grazie alla quale, ogni luogo, ha possibilità di guardare al futuro anche in termini di programmazione e pianificazione di percorsi di sviluppo condivisi ed endogeni. La seconda motivazione (dimensione individuale) è, invece, determinata dall’interesse a rilevare il punto di vista di persone che, tra poco tempo, si troveranno a compiere forse la loro prima scelta di vita importante: restare nei luoghi d’origine per proseguire le proprie esperienze nell’ambito della formazione e della professionalizzazione o partire per cercare il proprio posto nel mondo altrove. Dopo aver contattato le scuole individuate, si sono effettuati incontri con i dirigenti ed i referenti scolastici per illustrare le finalità e le procedure principali dell’indagine, per sottoporre a

partecipazione

valutazione lo strumento analitico predisposto (questionario) ed, infine, per ottenere il consenso ufficiale ad operare. L’elaborazione del questionario e del sistema di valutazione dei risultati è stata strettamente interconnessa, anche perché per la definizione di entrambi si è fatto riferimento alla metodologia conosciuta come scala di Likert2, prendendone spunto per avere un riferimento teorico funzionale alle esigenze della nostra ricerca. Si è, infatti, rivelata utile a suggerire una metodologia di valutazione che, più che esser eseguita pedissequamente nella propria impostazione teorica, ha offerto un quadro di riferimento empirico che ha permesso di strutturare e calibrare l’indagine quantitativa. Il questionario è composto da una veloce introduzione in cui si illustrano motivazioni, finalità e obiettivi della ricerca, i dieci Items (domande/affermazioni) selezionati ed una domanda finale a risposta libera in cui si chiede di descrivere, con un solo aggettivo, il paesaggio della Costa Viola. Nelle tabelle dedicate si presentano gli items costitutivi del questionario, con il dettaglio degli score assegnati ad ogni risposta e la motivazione di base di ogni elemento della scala.

2 Cfr. Likert, Technique for the measure of attitudes, Arch. Psycho.,Vol. 22 N. 140. Lo psicologo americano elaborò questa tecnica nel 1932 con lo scopo di ottenere uno strumento di misurazione di opinioni e atteggiamenti più semplice e veloce rispetto ad altre tecniche di scaling (Thurstone, Guttman, Differenziale Semantico, Termometro dei sentimenti). La sua scala è caratterizzata da una serie di affermazioni/ interrogativi noti come ITEMS, assieme a cinque possibili alternative di risposta: completamente d’accordo, d’accordo, incerto, in disaccordo, completamente in disaccordo (nella versione originale: strongly agree, agree, uncertain, disagree, strongly disagree). A ciascuna di queste risposte si assegnano nell’ordine cinque etichette: 5,4,3,2,1 che hanno la funzione di quantificarne il punteggio nominale assegnato ogni risposta (item-score).


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partecipazione

1. Il paesaggio della Costa Viola, per bellezza e unicità, è un “bene comune” che appartiene a tutti noi e di cui abbiamo il dovere di prenderci cura. Sei d’accordo con questa affermazione? Risposte Score Motivazione - Molto d’accordo 5 Questo item è stato strutturato secondo - D’accordo 4 la metodologia classica proposta da Li- Incerto 3 kert ed il punteggio assegnato alle singole - In disaccordo 2 risposte è relativo al grado di condivisio- Molto in disaccordo 1 ne dell’affermazione proposta 2. Quale elemento, tra quelli proposti, caratterizza maggiormente l’aspetto della Costa Viola? Risposte Score Motivazione - i paesaggi rurali caratterizzati dai limoni della 4 Questo item propone 5 opzioni di rispofascia costiera di Favazzina 5 sta che indicano i caratteri morfologici - i terrazzamenti con i muri a secco 1 prevalenti del Paesaggio della Costa Viola. - boschi e foreste 3 I punteggi sono stati assegnati secondo un - i paesaggi marini 2 criterio basato sul grado di conoscenza - le rupi a picco sul mare delle peculiarità specifiche del territorio. 3. Quale riconosci come attività produttiva prevalente del territorio della Costa Viola? Risposte Score Motivazione - agricoltura e pesca 4 Questo item propone 5 opzioni di rispo- caccia 1 sta che indicano i settori economici pre- artigianato 3 valenti nella Costa Viola. I punteggi sono - turismo 5 stati assegnati secondo un criterio basato - industrie/imprese 2 sul grado di conoscenza delle peculiarità specifiche del territorio. 4. Di quali attività della Costa Viola sei a conoscenza? Risposte - culturali - ricreative - sociali - produttive - religiose

Score 4 2 3 5 1

Motivazione Questo item propone 5 opzioni di risposta che indicano le attività prevalenti nella Costa Viola, organizzate per macrovoci. I punteggi sono stati assegnati secondo un criterio basato sul grado d’importanza di ognuno ha nel territorio.

5. Le attività produttive della Costa Viola andrebbero: Risposte - potenziate - ridotte - conservate nelle dimensioni attuali - adeguate - trasformate

Score 4 1 2 5 3

Motivazione Questo item è stato strutturato per ottenere l’opinione dell’intervistato rispetto alla tematica proposta. I punteggi sono stati assegnati secondo un criterio d’importanza stabilito sulla base d’informazioni socio-economiche in nostro possesso.

6. Quale tra questi riconosci come problema principale del territorio della Costa Viola Risposte Score Motivazione - inquinamento e abusivismo 5 Questo item è stato strutturato per ot- carenza di infrastrutture per l’accoglienza turistica 3 tenere l’opinione dell’intervistato rispet- scarsa valorizzazione e promozione del terri4 to alla tematica proposta. torio e del patrimonio culturale I punteggi sono stati assegnati secondo - scarsa informazione e orientamento del cittadino 2 un criterio d’importanza stabilito sulla - difficoltà di accesso ai bandi e relativi fondi e 1 base dei risultati emersi da analisi terriincentivi toriali effettuate in precedenza.


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7. Quali tra queste potrebbero essere soluzioni ai problemi del territorio della Costa Viola? Risposte - recupero o riqualificazione di aree ed edifici - informazione e orientamento dei cittadini attraverso azioni di comunicazioni mirate - costituzione di cooperative e associazioni - integrazione della popolazione immigrata - recupero dei mestieri e attività tradizionali

Score 2 3 4 5 1

Motivazione Questo item è stato strutturato per ottenere l’opinione dell’intervistato rispetto alla tematica proposta. I punteggi sono stati assegnati secondo un criterio d’importanza stabilito sulla base di alcuni presupposti individuati come possibili percorsi di crescita e cambiamento

8. L’istituzione del “Paesaggio Protetto della Costa Viola”, inteso come strumento di proposta attraverso cui la popolazione e le istituzioni possano collaborare alla creazione di progetti di tutela, valorizzazione e promozione condivisa, rappresenta un’opportunità concreta per il territorio? Cosa ne pensi? Risposte - Molto d’accordo - D’accordo - Incerto - In disaccordo - Molto in disaccordo

Score 5 4 3 2 1

Motivazione Questo item è stato strutturato secondo la metodologia classica proposta da Likert ed il punteggio assegnato alle singole risposte è relativo al grado di condivisione dell’affermazione proposta

9. Quanto, secondo Te, le Amministrazioni locali s’impegnano nella valorizzazione e promozione della Costa Viola? Risposte - Molto - Abbastanza - Relativamente - Poco - Molto Poco

Score 1 2 3 4 5

Motivazione Questo item è stato strutturato secondo la metodologia classica proposta da Likert ed il punteggio assegnato alle singole risposte è invertito rispetto al solito perché di ordine negativo, è relativo al grado di percezione da parte del campione esaminato

10. Tra qualche mese sarai impegnato a prendere una decisione importante per il Suo futuro, quale tra le scelte proposte senti più vicina alla Tua? Risposte - Trasferirsi in un’altra regione per continuare gli studi e/o lavorare saltuariamente - Trasferirsi altrove alla ricerca di occupazione stabile - Rimanere nella regione per continuare gli studi universitari e/o lavorare saltuariamente - Intraprendere un’attività imprenditoriale collegata alle risorse della Costa Viola - Trasferirsi fuori regione per completare gli studi universitari e rientrare in Calabria per contribuire allo sviluppo della propria regione

Score 2 1 4 5 3

Motivazione Questo item è stato strutturato per ottenere l’opinione dell’intervistato rispetto alla tematica proposta. I punteggi sono stati assegnati secondo un criterio d’importanza stabilito sulla base di alcune potenziali scelte di vita praticabili, in cui quelle a maggior punteggio premiano la decisione di proseguire la propria esistenza nel territorio regionale e/o di residenza


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partecipazione


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LE RISPOSTE DEGLI STUDENTI: VALUTAZIONE DEI RISULTATI Il campione selezionato per l’indagine era composto da 437 studenti, tutti frequentanti le quinte classi degli Istituti presenti. Il numero effettivo di questionari compilati è stato di 346 (di cui 147 da maschi e 198 da femmine), circa l’80% del totale. La valutazione dei risultati è stata effettuata misurando sia l’incidenza percentuale delle cinque opzioni di risposta fornite per ogni singolo item, sia lo score totale ottenuto dagli items e dai questionari calcolato in base ai valori assegnati dalla scala di Likert. Questo ha permesso di misurare, innanzitutto, il peso delle risposte per ogni Item e, rispetto alle motivazioni sottese a ciascuno, di tracciare un quadro interpretativo preliminare che fornirà l’opportunità di riflettere sulle azioni da intraprendere nelle fasi progettuali di animazione territoriale e analisi, immediatamente successive al riconoscimento dell’istanza d’istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola da parte della Regione Calabria. I risultati della valutazione sono presentati in schede specifiche, con rappresentazione grafica dell’incidenza percentuale di ogni risposta nei dieci Item proposti per il totale dei questionari somministrati, affiancati da una breve valutazione degli stessi. Il ricorso alla tecnica proposta da Likert, invece, ha dato l’opportunità di ottenere risultati utili ad effettuare un’autovalutazione della metodologia, degli strumenti e degli obiettivi della rilevazione utilizzati. In altre parole, è stato possibile valutare il livello di discostamento tra il grado di valore assegnato alle risposte nella fase preliminare di elaborazione teorica, rispetto a quello realmente misurato dopo la somministrazione del questionario. Questo ha consentito di verificare la prossimità tra le posizioni della ricerca ed il punto di vista del campione esaminato. Sui 346 questionari compilati il punteggio massimo totalizzabile è stato quantificato in 17300 punti3 e quello effettivamente totalizzato è stato di 11910, circa il 31% in meno (tabella 1). Lo scostamento tra le due posizioni - ricerca e campione - è quindi relativo, decisamente positivo invece il risultato in termini di autovalutazione della metodologia adottata e della vicinanza tra le affermazioni selezionate e quelle effettivamente scelte dal campione, che ha misurato un grado di condivisione del 70% (tabella 2).

LEGENDA

3 Punteggio max per item x numero di items x totale questionari (5x10x346).

risposta 1

risposta 2

risposta 4

risposta 5

risposta 3


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partecipazione

In questo Item, proposto nella versione classica della scala Likert, notiamo come la maggior parte delle risposte sia suddivisa tra l’opzione 1 molto d’accordo (60%) e l’opzione 2 d’accordo (35%). I risultati ottenuti da questo singolo item, denotano come presso il campione di studenti sia chiara la consapevolezza circa il valore assoluto della Costa Viola quale “bene comune”.

In questo Item, basato sulle caratteristiche morfologiche del Paesaggio, notiamo come la maggior parte delle risposte sia suddivisa tra l’opzione 4 (54% degli intervistati) e l’opzione 5 (31% degli intervistati). I risultati ottenuti da questo singolo item, denotano come sia prevalente una visione legata alle caratteristiche più evidenti e superficiali del territorio e non a quelle più specifiche e peculiari proposte, invece, nelle opzioni 1 (6%) e l’opzione 2 (3%).

In questo Item, basato sui settori economici prevalenti del territorio in esame, notiamo come la maggior parte delle risposte sia suddivisa tra l’opzione 1 (67%) e l’opzione 4 (24%). I risultati ottenuti da questo singolo item, denotano come il grado di conoscenza delle attività produttive presenti, da parte degli studenti coinvolti, rispecchi fedelmente quello della realtà oggetto d’indagine.

In questo Item, basato sulle attività prevalenti del territorio in esame, notiamo come il campione sia più distribuito rispetto alle diverse opzioni di risposta. I risultati ottenuti fanno emergere come, da parte degli studenti coinvolti, le attività presenti più conosciute siano quelle religiose con il 36% (opzione 5), ricreative con il 22% (opzione 2) e produttive con il 25% (opzione 4). Decisamente più staccate le attività culturali (10%) e sociali (7%), aspetto, questo, su cui riflettere approfonditamente.

In questo Item, basato su possibili azioni da intraprendere per il miglioramento delle attività presenti nel territorio, notiamo come la maggioranza degli intervistati si sia schierata a favore dell’opzione 1 (81%). I risultati ottenuti, denotano chiaramente come opinione diffusa presso il campione in esame, sia quella che le attività produttive presenti debbano necessariamente essere potenziate.


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In questo Item, basato sull’individuazione delle problematiche principali della Costa Viola, gli intervistati hanno espresso opinioni differenti. I risultati ottenuti, denotano come la maggior parte del campione sia a favore dell’opzione 3 (41%) e dell’opzione 1 (31%). Dato molto significativo, perché entrambe le opzioni propongono condizioni di degrado, incuria e scarsa tutela e valorizzazione.

In questo Item, basato sull’individuazione di possibili soluzioni alle problematiche principali della Costa Viola, gli intervistati si sono schierati per la maggioranza a favore dell’opzione 1 (56%). I risultati ottenuti, denotano come la maggior parte del campione sia convinta che il primo passo sia quello legato alla riqualificazione urbana del territorio e degli immobili presenti. Dato su cui riflettere è, invece, quello legato all’integrazione della popolazione immigrata (opzione 4) che raccoglie solo il 3% delle opinioni espresse.

In questo Item, proposto nella versione classica della scala Likert, notiamo come la maggior parte delle risposte sia suddivisa tra l’opzione 2 d’accordo (53%) e l’opzione1 molto d’accordo (28%) e l’opzione 3 incerto (16%). I risultati ottenuti, denotano come per il campione di studenti, l’istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola quale strumento strategico per la valorizzazione del territorio, sia prevalentemente un iniziativa positiva.

In questo Item, proposto nella versione classica della scala Likert, in cui si chiede di esprimere un giudizio sull’impegno delle amministrazioni pubbliche nella valorizzazione e promozione del territorio, notiamo come la maggior parte degli intervistati siano a favore dell’opzione 4 poco (32%), dell’opzione 5 molto poco (30%) e l’opzione 3 relativamente (27%). I risultati ottenuti, denotano come per il campione di studenti, la politica locale abbia un approccio non adeguato ai fabbisogni specifici proposti. In questo Item, basato sulla scelta di vita che il campione di studenti si troverà a compiere a breve, le opinioni espresse sono state differenti. I risultati ottenuti, denotano come la maggior parte sia a favore dell’opzione 1 (32%) e dell’opzione 3 (29%). Dato molto significativo, in quanto, le opzioni proposte ci consentono di misurare una tendenza quasi equivalente tra chi pensa di trasferirsi altrove (opzione 1) e chi è orientato a proseguire nel territorio d’origine (opzione 3). Da sottolineare come solo il 5% degli intervistati pensi di avviare un’attività imprenditoriale legata alle risorse della Costa Viola (opzione 4).

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90

partecipazione

TABELLA 1

ITEMS

Punteggio Totale

Punteggio max

Variazione %

1

1.569

1.730

-9,31%

2

927

1.730

-46,42%

3

1.401

1.730

-19,02%

4

921

1.730

-46,76%

5

1.296

1.730

-25,09%

6

1.337

1.730

-22,72%

7

812

1.730

-53,06%

8

1.396

1.730

-19,31%

9

1.305

1.730

-24,57%

10

946

1.730

-45,32%

Totale Generale

11.910

17.300

-31,16%

TABELLA 2


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partecipazione

L’Indagine Qualitativa Secondo l’antropologo Clifford Geertz4 “l’uomo è un animale sospeso fra ragnatele di significati che egli stesso ha tessuto, credo che la cultura consista in queste ragnatele” e ancora “compito dell’antropologo/ricercatore è quello d’interpretare segni e significati per pervenire all’esatta comprensione della realtà indagata”. In questi casi, la ricerca, risulta dinamica, aperta, modellabile nel corso della rilevazione. La componente emotiva data dal contatto diretto con gli attori locali, consente un ventaglio di possibilità difficilmente prevedibile prima dell’inizio dell’indagine su campo, quindi, difficilmente teorizzabile in anticipo. Le informazioni, sono spesso determinate dalle condizioni contestuali del momento, dalle tematiche affrontate e arricchite dalla profondità soggettiva degli interlocutori. Durante l’indagine su campo sono state intervistate sette persone. Tutte di sesso maschile. Ognuno con un’esperienza e un vissuto proprio. Le interviste hanno offerto l’opportunità di aprire a visioni e prospettive soggettive del luogo, intrecciate tra loro dalla comune appartenenza allo stesso. Storie di vita autentiche, ragnatele di significati - parafrasando Geertz - che hanno fornito informazioni fondamentali e qualitativamente alte per la ricerca, sia sul piano sincronico in termini di presente vissuto, sia su quello diacronico secondo una direttrice che dalla memoria del proprio passato tende ad un futuro possibile. Le interviste, precedentemente strutturate e definite, sono state eseguite con la stessa modalità: una prima parte che potremmo definire libera, perché orientata al racconto di storie di vita da parte degli interlocutori ed in cui si procede sostanzialmente “a braccio”, cui segue una batteria di domande aperte, non vincolate da un ordine prestabilito e strutturate secondo riferimenti interpretativi fondamentali per la valutazione finale.

4 Padre fondatore dell’Antropologia Interpretativa, Geertz, a partire dagli anni ‘70 fornisce un contributo determinante al dibattito accademico sul rinnovamento della disciplina e delle tecniche di ricerca ad esse connesse.


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Modello per Interviste

LANDSARE

presentazione

“Architetture di paesaggio nelle aree rurali europee: un nuovo approccio al disegno dello sviluppo locale” Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, Regolamento (CE) 1698/2005, Asse IV, Misura 421 Questa intervista è un’importante strumento di lavoro per il progetto di Istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola proposto dal Gruppo di Azione Locale Basso Tirreno Reggino. Lo scopo dell’intervista è comprendere il livello di conoscenza e sensibilizzazione della comunità sulle problematiche del paesaggio della Costa Viola e su ipotesi di sviluppo sostenibile e valorizzazione delle risorse naturali e culturali. Le domande sono rivolte a abitanti, visitatori, studenti, pensionati, produttori, amministratori, rappresentanti di associazioni e cooperative, per raccogliere punti di vista circa le azioni progettuali proposte di salvaguardia, gestione, e innovazione del paesaggio. Le siamo pertanto grati di partecipare rispondendo alle domande che seguono e di farci lei stesso, in conclusione, una sua proposta concreta.

dati personali

storie di vita

Dati personali: nome proprio…………………………………......................................................................... data di nascita..............…………… stato civile.................................................................................. professione………………………………………………............. luogo di residenza…………………………………………………………………. Intervista Libera: Storie di vita Batterie di Domande 01_ VALORE Il Paesaggio della Costa Viola, per bellezza e unicità, è un “bene comune” che appartiene a noi tutti e di cui ci dovremmo prendere cura. Lei è d’accordo con questa affermazione? Perché? 02_ EMERGENZA Secondo Lei il Paesaggio della Costa Viola rischia di scomparire? Se si per quali delle seguenti cause: abbandono, degrado, incuria, abusivismo, mancanza di attività economiche, immobilismo, indifferenza, altro? 03_ISTITUZIONE Proponiamo l’istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola, inteso come strumento per tutelare le risorse paesaggistiche di particolare valore; per stimolare le comunità locali a prendersi cura del “proprio paesaggio”; per fornire delle linee guida e buone pratiche da seguire nei processi di innovazione e sviluppo. Ci da un suo parere su questa iniziativa? 04_PARTECIPAZIONE Come può la comunità di abitanti partecipare in maniera attiva e concreta all’istituzione e soprattutto alla gestione e cura del Paesaggio Protetto della Costa Viola? 05_EVOLUZIONE Come immagina la Costa Viola tra dieci anni? 6_PROPOSTA Adesso ci suggerisca Lei una sua proposta - idea, iniziativa, attività, azione concreta - che ritiene utile per valorizzare il paesaggio della Costa Viola.

domande


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partecipazione

La Voce degli Attori Locali - valutazione dei risultati Breve profilo degli attori locali intervistati: Intervista 1 Ferruccio Nicotra, avvocato, nato a Palmi il 9/11/1946 e ivi residente. Socio Fondatore dell’Associazione “Aura Loci - per Aspera ad Astra”. Professionista affermato, emerge durante l’incontro una spiccata erudizione e un profondo interesse filantropico, rilevabile nel racconto della propria storia di vita, nel ricorso continuo a terminologia latina ed anche nelle attività e negli interessi che caratterizzano l’operare della propria associazione. L’intervista è stata realizzata presso la sua abitazione. Intervista 2 Giacomino Iannì, pensionato (ex-impiegato statale, dipendente per le Ferrovie dello Stato nel servizio traghetti Villa S. Giovanni-Messina. Pescatore fino all’età di 30 anni), nato a Bagnara il 25/11/1952 e ivi residente. L’intervista si è rivelata interessante in quanto ha offerto la possibilità di far emergere caratteristiche antropologiche specifiche del territorio della Costa Viola, legate principalmente al mondo della pesca, alle sue tradizioni ed all’ancestrale cultura del mare tipica del luogo. Resa ancor più suggestiva perché effettuata presso il porto di Bagnara. Intervista 3 Giuseppe Dato, giovane imprenditore, nato a Palmi il 5/9/1977 e residente nel comune di Bagnara. L’intervista, anche in questo caso effettuata presso il porto di Bagnara, ha offerto la possibilità di misurare il grado di interesse per la tutela e la valorizzazione del territorio, anche attraverso la scelta di investire in un’attività imprenditoriale direttamente collegata alle risorse presenti. La Ecolmare, questo il nome della cooperativa di cui è socio-fondatore, si occupa infatti di promuovere e tutelare la risorsa “mare” attraverso interventi mirati ed attività di collaborazione scientifica con le Università presenti in Calabria. Intervista 4 Paolo Polifrone, pensionato (ex operaio in Svizzera, agricoltore), nato a Favazzina (fraz. comune di Scilla, RC) il 25/10/1933 e ivi residente. L’intervista è stata realizzata in spiaggia durante un’assolata giornata invernale, di fronte a noi la suggestiva visione della rocca di Scilla che si adagiava sui contorni della Sicilia sullo sfondo. Un incontro con un’autentica memoria storica di questi luoghi: custode di saperi antichi, strettamente legati al mondo rurale, alla sua cultura, alle sue tradizioni. Il racconto emozionato di un vissuto, attraversato dai profumi di frutta e zibibbo delle armacie di Favazzina. Intervista 5 Questa intervista, è in realtà tripla, un’opportunità imprevista nata dall’incontro casuale con due vicini di proprietà del signor Rocco Varbaro, durante il tragitto che ci avrebbe condotto alla sua armacia. Una chiaccherata informale che ha dato la possibilità di valutare più opinioni contemporaneamente, in un intreccio di ricordi e memorie che, anche avendo effettuato percorsi diversi, hanno condiviso il profondo legame con questa terra. Un momento d’incontro, reso ancor più speciale, perché vissuto direttamente dalla prospettiva privilegiata offerta dai terrazzamenti della Costa Viola. I tre protagonisti sono:


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Rocco Varbaro, pensionato (ex operaio in Svizzera e dai 40 anni agricoltore a Favazzina) nato il 8/2/1946 e ivi residente. Arnaldo Oriana, pensionato (ex segretario scolastico), nato il 28/8/1946 a Bagnara e ivi residente. Cesare Oriana, pensionato, nato il 1/1/1936 a Bagnara e ivi residente.

5 La “Bagnarota” è una figura sociale tipica del luogo. Donne, mogli di pescatori, in una cultura patrilineare quale quella calabrese rivestono un ruolo fondamentale sia a livello di gestione familiare e della casa, sia dal punto di vista economico e commerciale. Rappresentano un elemento antropologico costitutivo della Costa Viola, che si pone come trait d’union tra i due elementi costitutivi del paesaggio: il mondo marino e il mondo rurale.

Dalle interviste è emerso come sia forte e radicato l’attaccamento dei soggetti coinvolti alle proprie origini, al proprio territorio. Esperienze eterogenee per visioni comuni e complementari che, grazie alle categorie interpretative definite per strutturare l’intervista, è stato possibile rilevare, comparare e valutare. Gli intervistati, inizialmente invitati ad esprimere il proprio grado di condivisione rispetto alla definizione di Costa Viola quale “bene comune” (VALORE), hanno espresso tutti ampia approvazione circa l’affermazione proposta. Per quanto immediata e apparentemente scontata possa apparire la risposta, questo enunciato, in realtà, ha stimolato gli interlocutori a ripercorrere momenti importanti della propria esistenza in cui, componente fondamentale, era il paesaggio intriso di suoni, colori, profumi, ritualità, come ricorda Paolo Polifrone “I profumi, a frutta chi profumava, (...) a 200 metri sentivo un profumo (…) mentre oggi non sentite niente (...) era diversa la vita, diversa assai, e si lavorava”. Questo lo scenario in cui si svolgeva la vita delle comunità locali, racconti che hanno fatto emergere lo spessore antropologico di quello che la Costa Viola è stata nel tempo. Il periodo della vendemmia, ad esempio, che ritorna costantemente, restituisce un’immagine del territorio sorprendentemente nitida di come dovesse essere fino ad un recente passato. Nei racconti di Arnaldo Oriana: “Era un presepe vivente, con tutte quelle donne che scendevano le scale, le scale fatte in pietra, chi scendeva, chi saliva, era uno spettacolo (...) Ma la cosa più bella era l’atmosfera che si creava in quel mese di vendemmia (...)” O come racconta Paolo Polifrone: “Qua c’era una festa. Venivano da Bagnara le donne a trasportare delle ceste (...) i bagnarote5 (...) Qui era tutto vigneti, tutti terrazzati”. Oppure nei momenti di grande pesca ricordati da Giacomino Iannì in cui descrive quando, da ragazzo, accorreva sulle spiagge di Bagnara insieme a numerosi suoi coetanei, per aiutare a raccogliere il piccolo pescato che affiorava consistente sulle coste a pochissimi metri dalla riva. Spaccati di vita che aprono alla comprensione del territorio nella completezza dei suoi elementi costitutivi, ambientali, sociali, economici, tradizionali. In un’interazione armoniosa tra uomo e natura, fatta di uso rispettoso delle risorse, di reciprocità, di condivisione. Il territorio come spazio antropizzato, in cui gli abitanti si muovevano, interagivano, cooperavano, secondo regole non scritte ma dettate da un profondo grado di coscienza e da un radicato spirito di appartenenza. Luoghi che hanno dato l’opportunità di generare famiglie, di mantenerle, di concedere ai figli il privilegio di un’istruzione alta. Vite segnate dalla fatica del lavoro nei campi o per mare. Mani e occhi che raccontano più ogni parola. Nostalgia di un passato ormai andato, cui fa da contraltare l’immediata consapevolezza dell’attualità che bruscamente spezza i racconti, catapultando gli interlocutori nel presente vissuto, decisamente lontano da ciò che la Costa Viola era e, soprattutto, da quello che poteva essere oggi. L’entusiasmo e la commozione del ricordo che cedono il passo alla fredda realtà, alla delusione, alla disillusione, come in Arnaldo Oriana che afferma: “si mangiava insieme, si cantava, si ballava, tutto insomma, c’era di tutto. Ora tutte queste cose si sono dileguate nel nulla”. Testimonianze che inducono gli interlocutori ad esprimere il proprio giudizio sullo stato di EMERGENZA del paesaggio, generato da diversi fattori quali abbandono, incuria, disinteresse delle giovani generazioni, della popolazione in generale ed, in modo particolare, delle istituzioni, come si può rilevare significativamente nelle parole di Cesare Oriana: “ormai si può campare non facendo nulla. Chiedendo sempre i soldi ai genitori, ai nonni, che non è una cosa corretta, (...) qua si


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partecipazione

fanno la grande passeggiata sulla strada però non guardano mai verso sopra (verso le armacie), e questo è uno dei motivi. Un altro motivo è che le amministrazioni comunali non sanno nemmeno che esistono queste zone, per loro è tabù “. E poi Giacomino Iannì che con decisione afferma: “è un abbandono totale (...) La Costa Viola in se stessa è abbandonata, la causa è soprattutto l’inquinamento fognario, ogni 7-8 km c’è uno scarico (...) poi i rifiuti non ne parliamo”. Concludendo con il lucido intervento dell’avvocato Nicotra che afferma: “il problema economico è importante perché se la gente, se i ragazzi, se i giovani, continuano ad essere costretti come lo sono in atto ad andare via, allora noi avremo le armacie abbandonate e quindi prima o poi andranno incontro anche a fenomeni di smottamento, di frane e così via (...) quello che sta succedendo e che non deve succedere è l’abbandono di questo territorio, che altrimenti resta una bellezza selvaggia, costellata di deturpazione, di speculazioni edilizie tralaltro con degli obbrobri, indipendentemente dalla grandezza o dell’invasività, oggettivamente brutti da vedere”. Significativo, inoltre, è il grado di responsabilità avvertito dagli anziani (Varbaro Rocco, Oriana Arnaldo, Oriana Cesare) riguardo la tutela del territorio, di cui essi stessi si sentono custodi, testimoniato dal loro impegno periodico profuso nella ristrutturazione e manutenzione delle armacie, malgrado la fatica fisica e l’impegno economico che questo comporta. Concetti chiari ed espressi con grande cognizione, in cui si intrecciano grado di PARTECIPAZIONE e capacità di PROPOSTA a livello sociale, come le diverse attività pensate per il territorio, ad esempio quelle sostenute dall’associazione “Aura Loci” dell’avvocato Nicotra, tra cui la messa in sicurezza della caratteristica e simbolica pianta adagiata sullo scoglio dell’ulivo di Palmi (‘a livareddha) connessa ad una più ampia azione di tutela e valorizzazione ambientale o del racconto del territorio effettuato attraverso le illustrazioni d’epoca realizzate dall’artista Minasi. E ancora gli studi scientifici sui fondali marini realizzati dalla cooperativa Ecolmare di Giuseppe Dato, in collaborazione con le università presenti in Calabria. Sicuramente è stato possibile rilevare l’impegno da parte di alcuni attori locali, ma è apparso chiaramente come ci sia ancora tanto da fare e quanto le istituzioni debbano necessariamente instaurare un dialogo proficuo col territorio, impegnandosi a sostenerne attivamente e concretamente le istanze. Gli interlocutori, chiamati ad esprimere un’opinione su quella che potrebbe essere l’EVOLUZIONE futura del territorio, hanno manifestato posizioni divergenti in cui sono emersi pessimismo e ottimismo, in un quadro generale che più che presentarsi come antitetico, è sembrato bilanciarsi in un gioco continuo di equilibrio tra razionalità disillusa e voglia di riscatto. In questo contesto si inserisce la proposta dell’istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola, inteso non come strumento di vincolo ma come un metodo per sperimentare nuovi percorsi di valorizzazione, tutela e promozione del territorio, condivisa e direttamente partecipata dalle popolazioni. Una tematica, questa, che ha trovato pieno accoglimento da parte di tutti gli intervistati e che nelle parole di Giuseppe Dato è stata espressa compiutamente: “(...) l’ottimismo per un imprenditore deve essere il suo pane quotidiano, quindi io la vedo dal punto di vista ottimistico (...) Perché io nel mio piccolo cerco di poter dare un apporto e creare quindi un’opportunità, naturalmente se si crea una sinergia con le istituzioni, diamo il messaggio giusto e forse qualche risultato lo avremo. Naturalmente se riusciamo ad ottenerlo, anche poco, allora possiamo dire che tra dieci anni qualcosa abbiamo fatto in più, se però ci facciamo scoraggiare peggiorerà” e ancora “Io vedo i giovani bagnaresi ricchi di idee, ma non hanno il coraggio di metterle in atto, quindi questo secondo me sarà un campo (…) diciamo di opportunità, per espletare queste idee e metterle in atto, perché molti giovani vanno via dal paese ma ritornano, e ritornano carichi di idee (...) però ci vuole quella marcia in più, e secondo me il Paesaggio Protetto della Costa Viola può essere la marcia in più”.


indagine multidisciplinare sul paesaggio

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Abbiamo bisogno dell’utopia non per realizzarla, ma per tendervi e garantirci i mezzi per reinventare il quotidiano. AugÊ M., Per una antropologia della mobilità , Jaca Book, Milano, 2010


STRATEGIA


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ABITARE IL PAESAGGIO: LINEE DI INTERVENTO Vincenzo Gioffrè

La condizione del paesaggio in Italia Il Paesaggio della Costa Viola, per la straordinaria qualità dei luoghi e delle risorse naturalistiche e storiche testimoniali, ha una rilevanza non solo a scala locale, ma regionale e nazionale. Il progressivo degrado e abbandono della Costa Viola è anche un esempio emblematico di una più generale condizione di emergenza del paesaggio in Italia. Nell’ affrontare il tema della valorizzazione paesaggistica della Costa Viola è quindi necessario riferirsi ad una scala nazionale per avere un quadro di riferimenti più esaustivo in termini legislativi ed operativi. All’Articolo 9 la Costituzione della Repubblica Italiana, Principi e Fondamenti, recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. La legislazione italiana è considerata, in campo internazionale, tra le più progredite in tema di tutela e protezione del Paesaggio. Già nel 1939 la legge Bottai n.1089 per i beni culturali e n.1497 per la protezione delle bellezze naturali, fissa principi e procedure per la tutela del patrimonio monumentale e paesaggistico e definisce la struttura normativa rimasta vigente per oltre 60 anni e riconducibile a tre momenti operativi: l’identificazione di ambiti territoriali che meritano una dichiarazione di interesse pubblico per qualità paesaggistica; il controllo e le gestione degli ambiti tutelati mediante l’autorizzazione dei relativi progetti di intervento; la tutela mediante la pianificazione paesaggistica. Un successivo aggiornamento avviene con legge n.431 dell’ 8 agosto 1985 (nota come “legge Galasso”) che assoggetta alla tutela paesaggistica della legge del ‘39 anche le coste dei mari, dei laghi e dei fiumi, le cime delle Alpi e degli Appennini, i boschi, i parchi e le riserve naturali, in Italia le aree tutelate

passano dal 18% al 47% dell’intero territorio nazionale, inoltre viene fatto obbligo alle regioni di redigere il Piano Territoriale Paesistico. Una importante innovazione concettuale è determinata dalla Convenzione europea del paesaggio (Cep) legge di indirizzo promossa dal Consiglio d’Europa il 20 ottobre 2000 a Firenze e ratificata dallo Stato italiano con la legge 14 del gennaio del 2006. La Cep formula una definizione di “paesaggio” che amplia notevolmente l’accezione tradizionale; stabilisce che debba essere ritenuto paesaggio tutto quanto viene recepito come tale dalle popolazioni locali e ne rafforza quindi la dimensione “sociale”. Il campo di applicazione si riferisce a tutto il territorio degli Stati contraenti, con la conseguenza che l’intero territorio deve essere preso in considerazione nei piani e programmi di valorizzazione paesaggistica; la cui attenzione non è più rivolta soltanto ai paesaggi “eccezionali”, ma anche e soprattutto ai “paesaggi della vita quotidiana e ai paesaggi degradati”. In particolare, la ratifica della Cep comporta l’attuazione di una serie di punti programmatici: integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio; avviare procedure di partecipazione del pubblico nella realizzazione delle politiche paesaggistiche; accrescere la sensibilità della società civile al valore dei paesaggi; promuovere programmi di formazione ed educazione alla tematica paesaggistica; promuovere ricerche sistematiche e studi volti ad individuare, conoscere e valutare i paesaggi del proprio territorio tenendo conto dei valori attribuiti dalle popolazioni interessate; stabilire obiettivi di qualità paesistica espressi in forma chiara e associati a politiche e strumenti specifici per il loro conseguimento. Attualmente la tutela del paesaggio è normata dal “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (noto come “Codice Urbani”) emana-


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to come Decreto Legislativo il 22 gennaio 2004, n. 42 e successivi aggiornamenti. Il Codice introduce nella legislazione italiana il concetto di paesaggio (riprendendo l’enunciazione della Convenzione europea) integrandolo con il principio di “identità nazionale” di cui il paesaggio è la “rappresentazione materiale” e rafforzando quindi la tradizione italiana che assegna, già nell’articolo 9 della Costituzione, un valore nazionale e non locale al Paesaggio. Nonostante questa importante tradizione legislativa, oggi, è evidente una condizione di crisi del paesaggio in Italia, soprattutto a causa di una aggressione edificatoria che non ha precedenti nella storia patria e che cancella inesorabilmente i tratti di maggiore bellezza. Già nel volume “Italia Maltrattata”1 il giornalista e scrittore Francesco Erbani delineava un quadro preoccupante di degrado; il paesaggio risulta colpito da un urbanesimo privo di qualità, spesso illegale e speculativo, una condizione diffusa che va dall’ abusivismo lungo le coste calabresi alle distese di fabbriche che colonizzano le colline venete. I dati che emergono dal IX Rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) sulla Qualità dell’ Ambiente Urbano, presentato nell’ottobre 2013 a Roma, confermano il continuo consumo di suolo in Italia misurato in 70 ettari ogni giorno, con Milano e Napoli che hanno cementificato il 60% del proprio territorio, Roma che ha cancellato 35 mila ettari di spazi aperti. Si tratta soprattutto di trasformazioni che consumano suolo ai margini dei centri urbani a discapito di terreni rurali, spazi naturali, aree verdi; una forma di urbanizzazione diffusa, priva di spazi pubblici e verdi. La condizione del paesaggio è particolarmente precaria soprattutto al sud Italia dove le trasformazioni urbane sono spesso esito di pratiche autocostruite, illegali, speculative. Scrittori contemporanei come Franco Arminio2, Mauro Francesco Minervino3, Roberto Saviano4, nei loro racconti delineano una condizione di profonda crisi sociale e identitaria di quei territori dove si stanno cancellando le tracce più importanti della cul-

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tura materiale e immateriale, una condizione che provoca una sorta di offesa ai danni della bellezza del paesaggio. A seguito dell’evidente aggressione e compromissione del paesaggio, in questi anni si moltiplicano anche le iniziative e le campagne di sensibilizzazione del FAI, WWF, Legambiente, Italia Nostra solo per citare alcune tra le associazioni più attive. Tra le azioni più autorevoli di difesa del paesaggio è la battaglia del Professore Salvatore Settis5 che afferma il principio secondo cui il “paesaggio è bene comune”, in quanto tale deve essere gestito, protetto, curato, amato dalle comunità che lo abitano. Per la gravità della condizione odierna Settis suggerisce una “azione popolare” condotta con la “convinzione, moralmente e giuridicamente fondata, che l’ambiente, il paesaggio, il territorio sono un bene comune, sul quale tutti abbiamo, individualmente e collettivamente, non solo un passivo diritto di fruizione, ma un attivo diritto-dovere di protezione e difesa”. È quindi necessaria una mobilitazione collettiva, che si fonda su basi etiche, per riportare il paesaggio ad un ruolo di centralità nella cultura in Italia, con azioni operative concrete che partono dal basso, coinvolgendo direttamente le comunità locali, gli enti preposti alla gestione del territorio, le associazioni di cittadini. Se quindi la comunità deve svolgere un ruolo determinante è altrettanto vero che il mondo accademico e professionale devono offrire una sperimentazione progettuale innovativa in grado di dare una risposta concreta alle criticità della condizione contemporanea e conciliare attività economiche con le risorse naturali, storico-culturali e paesaggistiche. I programmi di cooperazione internazionale finalizzati ai temi dello sviluppo locale sostenibile e valorizzazione del paesaggio sono una delle espressioni più convincenti di applicazione dei principi della Cep e possono rappresentare una occasione privilegiata di confronto e sperimentazione progettuale per formulare ipotesi innovative di sviluppo locale con al centro le questioni della sostenibilità e della valorizzazione del paesaggio.

1 Erbani F., L’Italia Maltrattata, Laterza, Bari-Roma, 2003. 2 Arminio F., Nevica e ho le prove. Cronache dal paese della cicuta, Laterza, Bari-Roma, 2009; Arminio F., Terracarne. Viaggio nei paesi invisibili e nei paesi giganti del sud Italia, Mondadori, Milano, 2011; Arminio F., Geografia commossa dell’Italia interna, Mondadori Bruno, Milano, 2013. 3 Minervino M. F., Calabria brucia, Ediesse, Roma, 2008; Minervino M. F., Statale 18, Fandango Libri, Roma, 2010. 4 Saviano R., Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel segno di dominio della Camorra, Mondadori, Milano, 2006; Saviano R., Zero, Zero, Zero, Feltrinelli, Bologna, 2013. 5 Settis S., Paesaggio, Cemento, Costituzione. La battaglia per l’ambiente contro il degrado civile, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2001.


abitare il paesaggio: linee di intervento

6 Gioffrè V., 12 programmi/progetto per i parchi antropici della Provincia di Reggio Calabria, in AAVV, Parchi Antropici, Libria Editore, Melfi, 2010. 7 Gioffrè V., Identificazione di paesaggi, in Albanese G., a cura di, Istituzione di Paesaggi Protetti nel territorio del Basso Tirreno Reggino. Costa Viola e Piana degli Ulivi, Laruffa Editore, Reggio Calabria, 2000.

Il progetto Landsare per il paesaggio protetto della Costa Viola Per estensione la Costa Viola non è assimilabile ad un parco urbano, ne tanto meno ad un parco naturalistico per la rilevanza delle forme di antropizzazione, quindi non può essere soggetta a regimi vincolistici o approcci similari a quelli tradizionali delle aree protette a parco. Alcuni siti compresi nel perimetro della Costa Viola sono soggetti a vincolo già a partire delle leggi del 1939, come appunto i terrazzamenti; successivamente sono state istituite le aree SIC, ZPS, quindi sottoposti a vincolo i monumenti architettonici dagli strumenti urbanistici locali. Manca però una visione strategica d’insieme che definisce una ipotesi di sviluppo che prende in considerazione sia le condizioni di pregio che le criticità e pone al centro la valorizzazione del paesaggio. Il progetto di Cooperazione internazionale Landsare, per contenuti e programmi, è perfettamente in linea con gli enunciati della Convenzione europea del paesaggio e con il diffuso sentire comune che riporta d’attualità i temi del paesaggio. Si tratta in effetti di un progetto che ha come obbiettivo individuare, conoscere e valutare i paesaggi a partire dagli elementi caratterizzanti tenendo conto dei valori attribuiti dalle popolazioni interessate; integrare il paesaggio nelle politiche di sviluppo locale con procedure di partecipazione attiva delle comunità; stabilire obiettivi di qualità paesistica espressi in forma chiara. Il GAL BATIR ha quindi colto l’occasione fornita dal programma LANDSARE per rilanciare la proposta di istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola, nell’ambito di un confronto e dibattito di carattere internazionale, sul presupposto che lo sviluppo locale possa fornire una risposta convincente e efficace per conciliare qualità del paesaggio e sostenibilità. Un lavoro che deve vedere coinvolti studiosi del mondo universitario, tecnici, enti pubblici, la comunità tutta, e che trova nel GAL BATIR, il luogo ideale di incontro e scambio tra i diversi attori coinvolti.

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Per Paesaggio Protetto non va inteso un intervento che si realizza esclusivamente nell’applicazione di un regime vincolistico che si somma a quelli già vigenti con lo scopo di immobilizzare qualsiasi attività di trasformazione del territorio. Proteggere il paesaggio è inteso come azione collettiva e condivisa con le comunità di abitanti per prendere le difese, ma soprattutto prendersi cura, dei luoghi della nostra quotidianità. È necessario infatti tenere in forte considerazione le legittime aspirazioni delle popolazioni insediate al miglioramento delle proprie condizioni di vita, ma questo è il vero tema della contemporaneità: come conciliare sviluppo economico e preservazione dei beni e risorse naturali e culturali. La risposta è nella sperimentazione di formule innovative per interpretare le vocazioni e le identità dei luoghi; per promuovere attività inedite di integrazione tra soggetti locali; per stimolare nuove pratiche di cittadinanza attiva. In questo senso il Paesaggio della Costa Viola è un contesto di assoluto interesse, per storia, leggende, tradizioni e qualità peculiari, ma anche per le straordinarie risorse latenti; un laboratorio privilegiato nel quale sperimentare nuove forme di sviluppo sostenibile che hanno come protagonisti il paesaggio stesso e la comunità che lo vive. Già gruppi di ricerca promossi dalla Provincia di Reggio Calabria, costituiti da studiosi e tecnici anche dell’Università Mediterranea, hanno proposto per la Costa Viola formule innovative di tutela, come nel caso di “Parco Antropico”6 e “Paesaggio Protetto”7, ipotesi che sicuramente interpretano la condizione di complessità dell’area e vanno in una corretta direzione operativa. Si tratta quindi di aggiornare queste ipotesi anche in relazione alla istituzione della Città Metropolitana di Reggio Calabria, sancita dal Parlamento italiano nel 2009, che ha sicuramente nel Paesaggio della Costa Viola uno dei luoghi più significativi e rappresentativi. Un paesaggio fragile dai caratteri forti Viaggiatori, scrittori e giornalisti, che a partire dalla metà del settecento fino al secondo dopoguer-




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ra hanno attraversato i territori della Provincia di Reggio Calabria, descrivono un paesaggio rurale di straordinaria qualità e bellezza, che stabiliva una diretta continuità e relazione con l’abitato, un ideale modello di città/giardino di cui oggi rimangono solo tracce parziali. Tra i tanti, l’abate Jean Claude Richard de Saint-Non, incisore, disegnatore, umanista, rimase particolarmente impressionato dal viaggio in Calabria del 1786 per la bellezza dei giardini di Reggio8; Charles Didier nel 18369, Eduard Lear10 nel 1847, descrivono la bellezza della natura; fino a Guido Piovene11 che alla fine degli anni Cinquanta, con straordinaria capacità premonitrice, nel descrivere Reggio intuisce che si tratta di un paesaggio ormai destinato, a breve, a scomparire definitivamente sotto la pressione esercitata da un nuovo urbanesimo. La Costa Viola è senza dubbio uno dei paesaggi più significativi del territorio di Reggio Calabria, ben definito e identificabile dal punto di vista geografico e antropologico. Infatti la morfologia del territorio, unitamente agli aspetti eco-sistemici e climatici, definisce un territorio peculiare ben preciso, così anche dal punto di vista sociale è individuabile una comunità che ha caratteristiche proprie, legate ad una cultura del mare e della collina allo stesso tempo, che la differenziano dalle altre comunità del basso tirreno reggino. È un paesaggio dai caratteri forti, scandito dall’alternanza di tratti costieri che mantengono una particolare naturalità non compromessa dalle attività antropiche (tra Bagnara e Palmi) e tratti segnati dagli antichi terrazzamenti in muri a secco di pietra che modellano le ripide pendici collinari ed ancora oggi in parte coltivati (tra Bagnara e Scilla). Luogo di eccezionale valenza paesaggistica è il monte Sant’Elia, con delle straordinarie vedute che si aprono verso lo Stretto, le isole Eolie, l’Aspromonte ed i vasti uliveti che a partire da Palmi coprono la zona di pianura. Caratteri forti che contraddistinguono anche la popolazione per personalità molto spiccata, come il mito ben noto delle “bagnarote” che han-

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no dato vita nei secoli ad un raro esempio di cultura matriarcale mediterranea vigente ancora oggi in alcuni contesti familiari; la caparbietà dei pescatori di pescespada ed ancora la tencia dei coltivatori dei terrazzamenti. Se, da un lato, questa area si distingue per la bellezza del paesaggio in tutte le sue declinazioni, dall’altro presenta grosse criticità causate da problemi di erosione e rischio idrogeologico, incrementati anche dagli interventi antropici degli ultimi decenni che hanno alterato, talvolta in maniera irreversibile, luoghi e spazi un tempo di pregio. Sono stati infatti compromessi alcuni tratti di litorale in adiacenza ai centri urbani con l’edificazione spesso spontanea di edifici privati residenziali e autocostruiti in regimi di abusivismo parziale o totale, soprattutto ai margini delle arterie viarie principali, come la SS18 e l’A3, nelle zone di costa a ridosso di spiagge o alvei di fiumare. In questo difficile dualismo, tra fragilità e forza, bisogna individuare le strategie opportune in grado di intervenire per la valorizzazione delle risorse esistenti, per avviare una opportuna protezione dai rischi ambientali e fornire il supporto ad una comunità in evidente difficoltà economiche e sociali. Tracce di una comunità sostenibile Eppure la popolazione della Costa Viola in passato ha attuato un modo di “abitare” il proprio paesaggio di assoluto interesse. Interpretava a pieno il modello mediterraneo raccontato da Fernand Braudel12 nel mito del contadino-pescatore che trae sostentamento dal mare e dalla terra allo stesso tempo. Nel caso specifico degli abitanti della Costa Viola, trovandosi in un contesto particolarmente difficile, hanno sviluppato tecniche di grande ingegno, si pensi alle imbarcazioni per la cattura del pescespada ma anche al sistema dei terrazzamenti per rendere coltivabili i terreni in forte declivio. La buona pescosità del mare e la varietà e qualità delle coltivazioni era tale da garantire una quasi autonomia di approvvigionamento di beni primari anche con forme di baratto tra le comuni-

8 Jean-Claude Richard de Saint-Non, Voyage pittoresque ou Description des Royaumes de Naples et de Sicile (XVIII secolo). 9 Didier C., Viaggio in Calabria, Rubbettino editore, Soveria Mannelli, 2008. 10 Lear E., Diario di un viaggio a piedi, 1852. 11 Piovene G., Viaggio in Italia, Mondadori, Milano, 1957. 12 Braudel F., Il Mediterraneo – Lo spazio la storia gli uomini le tradizioni, Bompiani, Milano, 1987.



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tà di costa e di collina (dagli ortaggi agli agrumi alla vite agli ulivi), condizioni che hanno consentito di sviluppare un commercio florido, come nel caso dei limoni di Favazzina e lo zibibbo di Bagnara, conosciuti nei mercati nazionali e esteri. In oltre i mulini e le centrali idroelettriche posti a valle delle fiumare garantivano anche l’autonomia energetica e l’approvvigionamento della farina. Anche i boschi di castagno (particolarmente pregiato per la qualità del legno) sovrastanti i terrazzamenti nelle zone collinari, erano fonte di una economia ricca e dinamica, così come un artigianato di qualità, nella lavorazione delle ceramiche di Ceramida e Seminara o nella produzione di dolci nel caso del torrone di Bagnara; anche questi prodotti esportati all’estero nei periodi migliori dell’economia locale. Particolarmente interessante la qualità dell’architettura storica presente non solo nei territori collinari e pianori, ma anche nei borghi marinari. Nel caso del quartiere Chianalea di Scilla si tratta di case minimali in muratura in pietrame e tetti spioventi a due falde in tegole. Architetture che dialogavano e interpretavano perfettamente le asperità dei luoghi, soprattutto la morfologia del terreno di rocce affioranti e vegetazione impetuosa o in relazione al mare. Si tratta di insediamenti che individuano dei microspazi di prossimità semplici ma articolati e accoglienti dove si svolge la vita sociale di pescatori, agricoltori o artigiani. Una eleganza minimale in grado comunque di segnare i luoghi, anche se in forme e dimensioni ben diverse, è pur sempre presente anche nei monumenti più importanti come il maestoso castello di Scilla o le Torri Saracene che scandiscono il litorale. Vi sono anche architetture di pregio del novecento poco conosciute ma particolarmente interessanti13. È il caso della Villa De Leo a Bagnara, progetto dell’Ingegnere Eugenio Mollino del 1912; sempre a Bagnara le opere dell’Architetto Antonio Albanese degli anni del secondo dopoguerra; del 1967 le case unifamiliari a Palmi dell’Architetto Costantino Dardi. Una sezione particolare è costituita dai viadotti autostradali della A3 firmati dai migliori ingeneri della

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scuola italiana, è il caso del Viadotto Sfalassà di Silvano Zorzi e dei Viadotti Oliveto, Vallone Covala e dello straordinario Costa Viola di Riccardo Morandi, costruiti nei primi anni settanta. Sono opere che oltre il grande interesse strutturale si caratterizzano per un linguaggio brutalista che enfatizza il cemento armato e trova un dialogo straordinario con le falesie della Costa. Si tratta di veri e propri Landmark che oggi sono parte integrante e qualificante del paesaggio. Il nuovo progetto di ammodernamento della A3 prevede la demolizione di molte di queste autentiche opere di architettura. Ben diversa è la situazione odierna con uno sconsiderato sviluppo edilizio spesso di modesta qualità, illegale e auto costruito, che ha compromesso la qualità urbana dei centri abitati; sono anche in atto vere e proprie speculazioni immobiliari legalizzate in prossimità della linea di battigia (tra l’altro a Bagnara come Favazzina). Anche per quanto riguarda i lavori realizzati per l’ammodernamento della A3 si tratta di interventi anonimi dal punto di vista del linguaggio progettuale, che non presentano tratti di qualità o originalità di particolare interesse e si caratterizzano per la scarsa sperimentazione strutturale e figurativa dei nuovi manufatti. Sembra quindi che un territorio con un passato di qualità, di grandi risorse e con grandi potenzialità, sia entrato in una fase di graduale e progressivo declino. Cosa è quindi successo dal dopoguerra ad oggi? La condizione di attuale degrado Il fenomeno di declino economico e sociale che si è verificato nella Costa Viola, e più in generale nella Provincia di Reggio Calabria, è di difficile comprensione, sicuramente legato a processi derivanti da fenomeni più generali di globalizzazione che hanno provocato il graduale spostamento dell’economia dal bacino meridionale del Mediterraneo verso i mercati delle sponde Nord e dell’Europa centrale. I radicali quanto repentini eventi di modernizzazione che si sono succeduti a partire dalla seconda metà del novecento hanno trovato le co-

13 A tale riguardo cfr., Berlingieri F., Thermes L., a cura di, Guida alle Architetture del Novecento in Calabria, Kaleidon Editrice, Reggio Calabria, 2012.



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munità calabresi impreparate ad affrontarli. Come ci spiegano gli antropologi14, i calabresi vivono oggi in una condizione irrisolta, sospesa tra un nostalgico quanto forte legame con un mondo di tradizioni antiche ancora molto vivo, ed un rapporto ancestrale con la natura fatto di profondo amore e atti di incomprensibile disprezzo e devastazione. In pratica una condizione postmoderna irrealizzata che determina insicurezza, abbandono, degrado. Segno più evidente è nella edilizia degli ultimi decenni realizzata in buona quantità, in regime di autocostruzione, quasi sempre di modesta qualità, che oggi versa spesso in una condizione di abbandono o non finito. Una edilizia spropositata nelle cubature, che proprio per le forme, le dimensioni e l’assoluta arbitrarietà con cui è stata edificata, ha gravemente compromesso alcuni tratti di particolare bellezza del paesaggio, soprattutto lungo la costa ed in prossimità dei centri marinari. Una edilizia assolutamente incoerente con quella eleganza minimale della tradizione storica del sud e della Calabria. Una problematica che va affrontata negli strumenti di gestione urbanistica dei singoli comuni ma anche in una visione di insieme per l’intera Costa. È auspicabile che si dia avvio nei prossimi anni a piani di riqualificazione e rigenerazione urbana in grado di intervenire anche sul patrimonio edilizio privato esistente, prendendo in considerazione campagne di demolizione puntuale per quei manufatti illegali e non sanabili soprattutto su suoli demaniali. Questa attuale condizione di degrado diffuso lungo la Costa ha infatti prodotto una grande quantità di paesaggi del rifiuto, dello scarto, dell’abbandono, sui quali è necessario porre una particolare attenzione per ipotizzare politiche di risanamento, condizioni nelle quali è necessario intervenire con urgenza e incisività, al pari delle azioni di tutela per i “bei paesaggi da cartolina” ancora fortunatamente non compromessi. Altra criticità che evidenzia una condizione generale di degrado fisico e sociale della Costa è la questione annosa dei rifiuti urbani, che caratterizza

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gran parte del Sud Italia e che sta assumendo i contorni d una vera e propria emergenza ambientale irrisolta. Si tratta di problemi che derivano senza dubbio da una cattiva gestione politica e istituzionale del tema dei rifiuti, con origini antiche, ma anche da una evidente carenza di educazione civica e ambientale delle popolazioni insediate. Lungo la SS18 sono frequenti i cumuli di spazzatura abbandonata ai margini della strada e materiale edilizio di demolizioni. Identica situazione in prossimità delle foci delle fiumare, nelle pinete, nelle spiagge persino quelle meno raggiungibili, si incontrano cumuli di plastica, lattine e tutto il ben noto repertorio di rifiuti, scaldabagni, materassi e lavatrici. Per risolvere il problema della gestione dei rifiuti è necessario trovare dei tavoli congiunti tra le diverse amministrazioni locali, gli Enti provinciali e regionali, le associazioni di volontariato e gli abitanti. La condizione nella quale viviamo oggi impone il rapido raggiungimento di standard qualitativi europei che assicurino la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Non è infatti accettabile la presenza di rifiuti solidi urbani accatastati in località che hanno, tra l’altro, vocazioni o ambizioni turistiche. Non ci può quindi essere sviluppo per la Costa Viola senza una politica di intervento seria e risolutrice che, oltre una prima fase di bonifica necessaria per le aree di discarica abusiva, adotti una strategia per la gestione dei rifiuti, dove la raccolta differenziata “casa per casa” ha dato esiti molto positivi in tempi anche brevi. Unitamente ad azioni dirette è necessario avviare una politica di educazione e di rispetto ambientale per le comunità di abitanti a partire dai giovani. Il ruolo della comunità Le problematiche sono tali da rendere evidente e indispensabile il diretto coinvolgimento della comunità tutta della Costa Viola. Solo uno sforzo corale e condiviso può essere efficace per la risoluzione di problemi di difficoltà enorme. La Comunità dei residenti deve prendersi cura del proprio paesaggio, lo deve considerare una estensione del-

14 Tra gli altri Minervino F. M., cit. 15 Nel presente progetto si fa riferimento all’osservatorio del paesaggio della Catalugna


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la propria casa, deve assicurare al paesaggio la stessa attenzione che riserva per il proprio orto o per le piante del proprio balcone. È necessario superare quindi quella condizione di netta separazione tra sfera privata e sfera pubblica (quello che è mio lo curo quello che è di tutti lo abbandono); una criticità tipica dei popoli del Sud che assegnano un valore spropositato alla proprietà privata mentre negano importanza al valore di tutto ciò che è pubblico e collettivo. Per sollecitare un nuovo atteggiamento negli abitanti è necessario avviare iniziative di educazione ambientale e del paesaggio, a partire dalle scuole primarie, e diffondere una cultura civica dello stare assieme e prendersi cura del nostro paesaggio. Dal punto di vista progettuale è avanzata l’ipotesi d’istituzione dell’Ecomuseo della Costa Viola nel quale gli abitanti sono i veri “custodi” del proprio paesaggio. Un museo diffuso che mette in rete ed a sistema tutte le risorse naturali e culturali e si propone come motore per attivare nuove microeconomie di piccola scala. Per le aree di rilevante valore ambientale e paesaggistico è necessario prevedere un regime molto rigoroso di assoluta protezione, rendendo attuativi i vincoli già esistenti e svolgendo una accurata attività di monitoraggio ambientale anche con l’utilizzo di nuove tecnologie. Il sistema storico-culturale si inserisce nei vari sistemi territoriali con interi quartieri, singole architetture di pregio o monumenti, che possono rappresentare punti nodali per la collocazione di attività e servizi coerenti con la più generale strategia di valorizzazione della costa. Così le fiumare (invarianti del paesaggio) costituiscono un sistema di attraversamento trasversale mare-montagna essenziale per la sopravvivenza del paesaggio. Di particolare interesse anche la presenza di geositi che definiscono nel loro complesso un museo en plain air. Nello specifico i luoghi da tutelare sono: il Monte Sant’Elia; i fondali tra Scilla e Palmi; le Aree SIC; i Manufatti architettonici di pregio, i punti panoramici; i “Giardini produttivi” costieri.

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Un passaggio fondamentale è quindi l’istituzione di un Osservatorio del Paesaggio della Costa Viola che, seguendo esperienze europee più che consolidate15, può condurre una attività di monitoraggio ambientale con la costruzione e l’aggiornamento costante di un atlante fotografico e mappe tematiche; svolgendo attività permanente di divulgazione e sensibilizzazione rivolte alle scolaresche ma anche alle associazioni e liberi cittadini. Marketing territoriale e paesaggio Il turismo può essere senza dubbio una strada percorribile per lo sviluppo dell’area ma è necessario tenere presente che molto spesso il paesaggio è la prima vittima del turismo che per ragioni di profitto immediato e non lungimirante tende a banalizzare o svuotare i luoghi nei loro tratti di maggiore qualità e originalità. Il paesaggio diventa bene di consumo, fruito in modo rapido e vissuto senza consapevolezza. Per rispondere ai modelli di una cultura globalizzata di consumo, prevale non di rado un’omologazione che cancella i caratteri identitari e di maggiore originalità dei luoghi, nel patetico tentativo di inseguire altri modelli, spesso assolutamente inappropriati e decontestualizzati. È il caso del proliferare di lidi che imitano e ripropongono un immaginario “riminese” in piccole spiagge della costa calabrese, con tutto il relativo bagaglio iconografico di pagode in legno o chalet nordeuropei o peggio ancora l’ostentazione di un confuso immaginario fintamente tropicale, arabeggiante, banalmente mediterraneo. Nonostante la compromissione di parte della Costa in prossimità dei centri urbani, sono invece assolutamente integri alcuni tratti che mantengono inalterati i caratteri originari: soprattutto fra Bagnara e Palmi i circa dieci chilometri di rocce a picco sul mare sono rimaste fortunatamente integre per la difficoltà di accesso. Si tratta di uno straordinario patrimonio da proteggere e valorizzare. Sono quindi necessari dei progetti che diano indicazioni di metodo e di linguaggio per attrezzature e servizi turistici anche temporanei (come appunto i lidi), la realizzazione



abitare il paesaggio: linee di intervento

di ciclabili, percorsi naturalistici e storico-culturali, parcheggi, aree di sosta e belvedere. Se un turismo di massa dequalificato non è ipotizzabile anche per evidenti connotazioni geografiche della Costa che rendono questi luoghi difficilmente fruibili e con una possibilità ricettiva piuttosto limitata, è invece necessario lavorare a formule di turismo che siano rispettose dei luoghi e che possano rappresentare una fonte di reddito preziosa ad integrazione delle economie locali. È quindi determinante lavorare per definire un “brand” della Costa Viola che la rappresenti nei suoi caratteri identitari di originalità e qualità, valorizzando le risorse naturalistiche e strorico-testimoniali in associazione ai prodotti artigianali e enogastronomici, puntando sulla filiera corta e la vendita km 0, con offerte di escursione o pernottamento tra i terrazzamenti, immersioni subacquee, battuta di pesca e camminate lungo le falesie del monte Sant’Elia. Un’offerta turistica molto selettiva ma in grado di attrarre un mercato oggi in crescita. Infatti aumenta considerevolmente ogni anno la richiesta di turismo di qualità, turismo esperienza, che riscopre risorse di pregio naturalistico e culturale ma anche escursionismo ed attività agroturistiche. Si tratta di intercettare queste richieste offrendo delle formule di ospitalità diffusa, ampliando il tradizionale periodo di vacanze che continua ad essere limitato a settimane di agosto, mentre le condizioni metereologiche consentono di godere pienamente della natura calabrese dalle prime settimane di primavera fino all’autunno inoltrato. Il progetto della comunicazione va quindi incentrato attraverso la diffusione di un marchio di qualità che rappresenta le eccellenze del paesaggio e propone un’immagine forte e efficace in termini di attrattività turistica capace di competere nel contesto nazionale e internazionale. Abitare il paesaggio La condizione odierna di una maggiore consapevolezza del valore delle qualità ambientali e paesaggistiche unitamente alla nuova fase di cambiamento radicale di abitudini conseguente le crisi globali, ci

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inducono a credere che sia possibile riproporre stili di vita che riscoprono il rapporto diretto con la natura e le sue risorse. È necessario ritrovare un dialogo perso tra la comunità della Costa Viola ed il proprio paesaggio per riscoprire quel modo di abitare che utilizza in maniera equilibrata i benefici della terra e del mare ed accogliere un turismo di qualità interessato a sperimentare questo dialogo con la natura. La Costa Viola rappresenta un laboratorio ideale per la sperimentazione/riscoperta del modello mediterraneo di abitare il paesaggio. Un modo di vivere frugale, minimo, essenziale, che non sfrutta oltremisura le risorse della natura, ma le interpreta e ne trae quantità equilibrate per il sostentamento, sia dal mare che dalla terra. La strategia progettuale è finalizzata a potenziare i caratteri forti del paesaggio e risolvere le criticità di un territorio fragile, secondo categorie che sono quelle dell’agricoltura, dell’energia pulita, del turismo misurato, della mobilità lenta, della promozione di attività culturali, didattiche e sociali nella natura. La strategia si fonda sullo sviluppo locale, nella necessità di tutelare e valorizzare le risorse paesaggistiche di pregio dell’area del Versante Tirrenico Reggino promuovendo una gestione sostenibile ed ecocompatibile delle peculiarità del territorio, in conformità con la Convenzione Europea del Paesaggio. La Cep promuove infatti la salvaguardia dei paesaggi, intesa come “conservazione e mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale e/o dal tipo d’intervento umano”, ma vuole tener conto delle relazioni intrinseche tra comunità, territorio e patrimonio naturale e culturale e quindi assicurare il coinvolgimento delle comunità locali nella gestione delle risorse. Si ritiene quindi di attivare un regime conservativo per luoghi e risorse naturali e storico-testimoniali a rischio di compromissione per l’espansione urbana, soprattutto lungo la costa, i fiumi, i geositi, i terrazzamenti, le aree coltivate, i punti panoramici,


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le architetture di pregio; si tratta di ribadire regimi vincolistici già esistenti, proporne di nuovi con processi partecipati, trovare formule di monitoraggio e sorveglianza che vedono la comunità soggetto attivo. Una ipotesi potrebbe essere l’istituzione di un Osservatorio del Paesaggio che possa rappresentare il luogo privilegiato di studio e tutela. Nel progetto locale le “aree protette” (quale ipotesi di gestione attiva sia dei paesaggi di pregio che di quelli degradati o compromessi da uno sviluppo sconsiderato) vengono considerate in una accezione contemporanea, applicando un principio “multifunzionale” che associa aspetti produttivi, sociali, ambientali attraverso la valorizzazione e qualificazione funzionale e estetica dei paesaggi rurali. Si tratta di consentire alle comunità, agli operatori

strategie

locali ed ai potenziali turisti, di fruire di luoghi di qualità, grazie alla promozione di modelli comportamentali elementari ma rispettosi dei luoghi ed anche all’integrazione sostenibile - per mezzo di interventi progettuali condivisi con la comunità - di attività produttive, didattiche, ludiche e di tempo libero. Le ipotesi di sviluppo sono funzionali ad incentivare quindi comportamenti semplici che possono migliorare la qualità della vita, come acquistare e consumare prodotti ortofrutticoli a km 0 e pescato a miglio 0; praticare attività ludiche all’aria aperta in luoghi di pregio naturalistico; approfondire la conoscenza di paesaggi rurali di particolare interesse dal punto di vista ambientale e antropologico; praticare attività sportive in spazi aperti tra viste panoramiche e campi coltivati.


abitare il paesaggio: linee di intervento

Un partenariato per il paesaggio protetto La tutela, gestione e innovazione del Paesaggio Protetto della Costa Viola è un progetto ampio e complesso che può essere attuato solo grazie al coinvolgimento più esteso possibile delle forze produttive e sociali attive sul territorio per creare una rete di relazione in grado di coinvolgere la libera iniziativa e l’imprenditoria privata; un progetto che può essere attuato solo per fasi e nel tempo, secondo un cronoprogramma che segue la strategia generale e scagliona gli interventi nell’arco di dieci anni. Determinante anche la creazione di un consorzio pubblico-privato per massimizzare la più ampia convergenza possibile di energie e risorse su obbiettivi comuni, nel rispetto di autonomie e responsabilità di ciascuno; per promuovere convenzioni di gestione e accordi di collaborazione. Il GAL BATIR potrebbe svolgere un ruolo centrale nella realizzazione del consorzio in quanto struttura già attiva con simili finalità e luogo deputato al dialogo tra attori che operano nel territorio. Nello specifico lo scopo del consorzio è: - coinvolgere nel progetto gli attuali comuni nei quali ricadono i territori della Costa Viola (in prospettiva la città metropolitana di Reggio), le scuole, le università, le associazioni culturali, le cooperative sociali, gli imprenditori, gli agricoltori, i pescatori, i commercianti, gli enti territoriali riconosciuti; - svolgere un insieme di funzioni di informazioni, dialogo, confronto, consultazione fino alla codecisione e alla programmazione condivisa tra soggetti pubblici e privati; - coordinare l’assistenza turistica per l’informazione e l’accoglienza diffusa nel territorio, per visite guidate, per proporre formule di “pacchetti tutto incluso” che prevedono viaggio, ospitalità, attività (pesca, agricoltura, escursioni subacquee, trekking, altro); - promuovere la realizzazione per fasi dei progetti di dettaglio previsti nella strategia complessiva secondo un crono programma di dieci anni;

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- informare e coinvolgere il mondo imprenditoriale sui benefici di lavorare in rete e secondo programmi condivisi; - promuovere il marketing territoriale e l’immagine turistica dell’intera area; - incentivare una collaborazione scientifica tra enti di ricerca territoriale per lo studio ambientale dell’area e sperimentare formule innovative di sviluppo sostenibile; - promuovere formule di incentivazione per i privati (a titolo di esempio per interventi di ristrutturazione edilizia per agriturismo, recupero dei terrazzamenti per nuove attività produttive, adeguamento di imbarcazioni per pesca turismo, produzione di conserve alimentari con prodotti locali, recupero di spazi pubblico/privati di prossimità per la vendita di prodotti km0); - avviare l’istituzione dell’Osservatorio del Paesaggio e l’Ecomuseo della Costa Viola; - promuovere cooperative di agricoltori, pescatori, artigiani; - svolgere attività didattiche, di ricerca e sperimentazione; - promuovere attività culturali; - promuovere e incoraggiare soprattutto le iniziative di giovani sulle tematiche di carattere ambientale e sociale.




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Progettarsi per una offerta turistica significa per la comunitĂ ri-assumere la propria storia, il patrimonio culturale, approntare un paesaggio curato e coerente, dar luogo a produzioni agricole e artigianali legate al territorio, riscoprire saperi, sapienze, tradizioni orali a rischio di perdita definitiva; ma soprattutto, in via preliminare, ri-costituirsi in quanto comunitĂ che condivide un progetto. Bonesio L., Paesaggio, identitĂ e comunitĂ tra locale e globale, Diabasis, Parma, 2007


AZIONI


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NEL PAESAGGIO: PRODURRE, SCOPRIRE, CURARE Vincenzo Gioffrè

Il progressivo abbandono delle attività produttive lungo i territori costieri, agrari e rurali della Costa Viola, ha causato frammentazione e parcellizzazione del paesaggio, non solo dal punto di vista figurativo, ma anche funzionale e spaziale. I sentieri, che costituivano una fitta rete da sempre esistente per consentire il commercio lungo le direttrici mare/monti e parallelamente a mezzacosta, sono stati nel tempo abbandonati. Così l’opera di modellazione dei territori scoscesi con i terrazzamenti in muri a secco è stata spesso compromessa, soprattutto in tempi recenti, dalla costruzione di nuove strade carrabili e l’attività edificatoria. Altro problema rilevante sono gli incendi estivi che facilmente si propagano nelle sterpaglie dei territori in abbandono. Tutte criticità che acuiscono, in buona parte, il rischio idrogeologico dell’intera area, che si manifesta periodicamente e soprattutto nei mesi invernali con frane di pietrame e scivolamenti superficiali di terreno e vegetazione, fenomeni che hanno provocato delle vere e proprie “cicatrici” ben visibili nel paesaggio. Contro questi fenomeni non sono sufficienti gli interventi straordinari che si attuano a seguito di eventi calamitosi e che hanno una finalità “riparatoria” agendo sugli effetti ma poco nelle cause. Sarebbe, piuttosto, necessaria un’attività di costante e continua manutenzione preventiva e gestione dei luoghi che può essere svolta solo con il coinvolgimento più ampio possibile di fruitori della Costa Viola (oltre i proprietari dei terreni anche escursionisti, visitatori, associazioni di cittadini, turisti, ecc) che devono quotidianamente prendersi cura del paesaggio, anche con azioni semplici come mantenere produttivi i terrazzamenti, recuperare i canaloni esistenti e consentire lo scorrimento delle acque meteoriche, sfalciare le sterpaglie, mantenere

agibili i sentieri. I costi, molto onerosi, di intervento a posteriori delle calamità, sarebbero notevolmente ridimensionati se si realizzasse la manutenzione preventiva. Quelle stesse cifre, che annualmente vengono spese per ripristinare i luoghi a seguito di frane e incendi, potrebbero essere destinati per incentivi ai proprietari dei terrazzamenti per la manutenzione e coltivazione dei suoli, ma anche investiti per il “riciclo” funzionale dei ricoveri esistenti (oggi in lamiera e materiali di recupero) ed essere destinati per l’ospitalità diffusa, ed ancora la realizzazione di teleferiche e monorotaie per agevolare gli spostamenti lungo le terrazze ed interventi di ripristino dei sentieri. La strategia generale si fonda sul principio che è necessario tornare a vivere il Paesaggio della Costa Viola, a svolgere attività produttive, sia in mare che sulla terra ferma, proprio come descritto da Ferdinand Braudel “Il nostro pescatore-artigiano, però, non vive soltanto sulla sua barca, tra lenze e reti. È anche un contadino esperto, attento, che coltiva il proprio orto e il proprio campo. Esercita dunque due mestieri. Altrimenti, come potrebbero vivere lui e la sua famiglia? È costretto a trarre partito sia dalla terra sia dal mare”. I nuovi “contadini-pescatori” potrebbero essere turisti (provenienti soprattutto dall’estero e nordeuropa) interessati a periodi più o meno brevi di permanenza tra i terrazzamenti, in rifugi ottenuti dal recupero dei manufatti esistenti, tra la vegetazione mediterranea di agrumeti e orti. Una nuova comunità transitoria che potrebbe svolgere attività legate alla pesca in mare e alla coltivazione dei terrazzamenti, unitamente alla conoscenza dell’enorme patrimonio storico-culturale dell’intera area e prendersi cura del paesaggio semplicemente lavorando, assieme/accanto gli abitanti, dando quindi


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un contributo alle comunità locali. Si tratta di forme di turismo in rapida diffusione, perché riavvicina alla natura soprattutto chi vive in realtà urbane dense e lontane da campagna o mare. Le formule potrebbero consistere nell’offerta di “pacchetti tutto incluso” con soluzioni, oggi ampiamente sperimentate in altri contesti e che intercettano un numero sempre crescente di mercato, che comprendono il viaggio, permanenza, programmi di attività di pesca/agricolutra, escursionismo. La vicinanza ai due aeroporti di Reggio Calabria e Lamezia Terme, dell’autostrada A3, la linea ferroviaria Reggio/Napoli, consente un facile accessibilità ai territori della Costa Viola sia da regioni limitrofe che paesi esteri. Altre formule da sperimentare consistono nell’adottare i terrazzamenti. Con cifre contenute, si potrebbero ottenere benefici rilevanti del poter usufruire di piccoli spazi rurali durante tutto l’anno e prodotti agricoli di qualità. Per raggiungere questo obbiettivo di ri-abitare il paesaggio della Costa Viola, tre temi sono ritenuti in prima battuta centrali e per tale motivo oggetto di approfondimento. Le tre azioni essenziali per la fruibilità e la continuità funzionale e figurativa del paesaggio, consistono nella definizione di una rete di mobilità lenta integrata e sostenibile; una rete dei paesaggi rurali e agrari con una nuova vocazione multifunzionale; la valorizzazione delle risorse culturali (immateriali) e naturali (materiali) attraverso una rete relazionale fisica e virtuale con tecnologie digitali. Il sistema di mobilità sostenibile deve innervare l’intero territorio in senso longitudinale (parallelamente la costa) con diramazioni trasversali (marecollina) per ricomporre e connettere il territorio. Qualsiasi progetto di paesaggio non può oggi prescindere da una strategia di mobilità che consenta una fruizione lenta dei luoghi, per riguadagnare i tempi e la misura della natura. Il tema della mobilità è centrale per uno sviluppo sostenibile, è quindi necessario incentivare l’uso del treno, la biciclet-

azioni

ta e il camminare a piedi, a cavallo, con sistemi meccanizzati elettrici, mettendo a rete ciò che già esiste e proponendo nuovi itinerari. Si ipotizza un sistema integrato di percorsi pedonali e ciclabili connessi con un sistema longitudinale principale di mobilità rappresentato dalla metropolitana di superficie lungo la linea ferroviaria esistente. In questo senso è necessario puntare sulla risignificazione della Strada Statale 18, intesa come strada paesaggio per un potenziamento a carattere locale, con la dotazione di attrezzature e servizi, come le porte che segnano accessi, tappe, itinerari, infopoint; la realizzazione di aree di sosta per valorizzare belvedere e punti di osservazione; soprattutto, là dove possibile, l’inserimento di corsie riservate per pedoni e ciclisti. La proposta di mobilità sostenibile dello scenario strategico contempla in particolare il riciclo dei relitti della autostrada A3 in un parco lineare pedonale e ciclabile. Si tratta dei tratti dismessi e non demoliti del vecchio tracciato degli anni Settanta che potrebbe essere destinato, con pochi interventi funzionali, a sistema di mobilità per un parco lineare aereo che collega diversi punti nevralgici della costa e offre una privilegiata osservazione dall’alto del paesaggio. Altro tema ritenuto centrale è la valorizzazione della agricoltura. Si possono individuare tre differenti tipologie per i territori coltivati: i pianori, i giardini costieri, i terrazzamenti. Nel complesso rappresentano la peculiarità della costa ed una potenzialità inespressa dal punto di vista paesaggistico ma anche economico e sociale. Il paesaggio agrario svolge un ruolo essenziale nella qualità complessiva del paesaggio della Costa Viola. Per i pianori ed i giardini costieri è necessario sostenere la valorizzazione produttiva e la protezione da qualsiasi iniziativa di trasformazione o edificazione; sono infatti delle condizioni di qualità del paesaggio che devono permanere. I terrazzamenti sono considerati uno tra i caratteri maggiormente rappresentativi della Costa Viola per la peculiare condizione di definire un paesag-


nel paesaggio: produrre, scoprire, curare

gio interamente antropico che interpreta e asseconda l’originaria natura aspra e selvaggia. Sono costituiti da manufatti antichi realizzati dall’uomo nel corso degli anni quindi soggetti a costante manutenzione e cura. Per i terrazzamenti è necessario prevedere un progetto complessivo di salvaguardia, valorizzazione, ripristino e messa a rete con particolare attenzione alla relazione diretta con il tessuto urbano. La strategia multifunzionale ne propone un utilizzo non solo agricolo produttivo, ma anche turistico-ricettivo. Le ipotesi si articolano in interventi di restauro, per quei terrazzamenti considerati storici ancora esistenti con coltivazioni che debbono essere conservati per l’importante valore testimoniale; ma anche interventi di forte innovazione - con coltivazioni sperimentali e sistemi meccanizzati di risalita - per quei terrazzamenti oggi compromessi, in dissesto o forte abbandono. Una terza azione progettuale, per dare efficacia alla strategia nel suo complesso, è la proposta di realizzazione dell’ecomuseo della Costa Viola, un intervento che rafforza il sistema di relazioni tra risorse materiali e immateriali mettendo a rete le eccellenze del paesaggio. Ogni singola risorsa monumento, azienda agricola, bottega artigianale,

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ristorante, coltivazione di pregio, punto panoramico, ecc - è il centro di un sistema di relazioni che definisce la fitta rete di attività esperibili. La rete ecomuseale è quindi uno strumento che può dare visibilità e riconoscibilità alle risorse del territorio e incentivare politiche di economia di filiera corta per valorizzare i prodotti agricoli, della pesca e artigianato, nell’ottica dello sviluppo sostenibile dell’intera area. L’ipotesi di progetto prevede che la rete di relazioni immateriali può essere resa fruibile da una infrastruttura digitale che informa, orienta e supporta i visitatori nel definire i loro itinerari di visita e scoperta delle risorse del paesaggio. Le tre azioni (rete della mobilità lenta, rete del paesaggio agrario e rete del patrimonio culturale) possono essere realizzati in un arco temporale sicuramente di diversi anni. Per dare immediata efficacia e sperimentare la validità della strategia, l’ipotesi è che una serie di progetti pilota possono essere avviati in tempi brevi su singoli percorsi, terrazzamenti o monumenti e attività con il diretto coinvolgimento di associazioni ed enti territoriali; la buona riuscita dei primi progetti realizzati può, infatti, incentivare il coinvolgimento attivo delle comunità e l’avvio di altre sperimentazioni.


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MOBILITÀ LENTE Marco Cosenza, Eleonora Rositani

“Mobilità sostenibile significa dare alle persone la possibilità di spostarsi in libertà, comunicare e stabilire relazioni senza mai perdere di vista l’aspetto umano e quello ambientale, oggi come in futuro” (Il World Business Council for Sustainable Development). L’urgenza di trovare delle soluzioni concrete al problema della mobilità è quanto mai di attualità: l’espansione che negli ultimi anni ha caratterizzato il settore dei trasporti in tutta Europa non è stata accompagnata dallo sviluppo di piani di tutela dell’ambiente e della salute in grado di ridurre e contrastare gli effetti negativi che sono derivati dall’aumento di molte delle forme più diffuse di inquinamento. Per risolvere i numerosi problemi legati alla mobilità è fondamentale affrontare la questione in maniera integrata, pianificando interventi in ogni settore coinvolto, senza considerare quanto difficili e impopolari possano risultare le decisioni necessarie; singoli interventi isolati e non coordinati, per quanto utili, non sono sufficienti a rendere più sostenibile l’attuale sistema di trasporti. Sulla base di tali concetti sono stati intrapresi, a livello mondiale, diversi processi al fine di evitare il collasso ambientale del pianeta. Una significativa iniziativa è stata intrapresa a Londra: BedZed è il primo insediamento a zero emissioni di CO2. A seguire anche in altre località come Helsinki, Stoccolma, Linz, Bolzano e Saragozza sono sorte costruzioni che limitano o azzerano del tutto le emissioni inquinanti. Curitiba è considerata la “capitale ecologica” del Brasile, premiata dall’Onu per la sua capacità di tutela dell’ambiente, ad oggi considerata esempio mondiale di connivenza urbana tra uomo e natura per il suo sistema di trasporti. Il principio ispiratore è l’adeguamento del tessuto stradale alle persone, non alle automobili. La “metropolitana di superficie” (come molti l’hanno chiamata) di Curitiba non è altro che un sistema

di autobus funzionante come una metropolitana, ma trenta volte più economico. Al sistema dei trasporti si affiancano il rilancio delle aree verdi, che oggi raggiungono la superficie di 51,5mq per abitante, tre volte la quota consigliata dall’Organizzazione mondiale della sanità (16mq), ed una scelta strategica riguardo il trattamento dei rifiuti con un criterio di gestione estremamente attuale, seguendo la cosiddetta logica delle tre “R”: nell’ordine Ridurre, Riusare, Riciclare. Oggi la città raggiunge la ragguardevole quota dei due terzi dei suoi rifiuti riciclati. In Colombia “capitale ecologica” è Bogotà, che con 200 km di piste ciclabili, numerose vie pedonali, il TransMilenio e la ciclovia, è la dimostrazione di come l’ecologia avvicini le persone. È stata trasformata la viabilità cittadina introducendo piste ciclabili e un sistema di trasporto urbano dal nome TransMilenio. Il greenway di Bogotá è la risposta eco all’highway: nel primo sfilano persone in bicicletta, casco in testa e giacca fluorescente, nel secondo macchine con persone al volante. Questa pista ciclabile figura nelle strade larghe della città di Bogotá per ben trentacinque chilometri, separata e protetta. In città esistono 200 km di piste ciclabili, la costruzione di nuove strade e autostrade non serve a diminuire il traffico urbano delle metropoli. Le piste ciclabili, invece, creano una corrente di aria pulita e stimolano non solo le gambe, ma anche la nascita di pensieri ecosostenibili. La percentuale della popolazione che si sposta in bicicletta in Bogotá è salita dallo zero al cinque per cento. Per restituire le strade cittadine agli abitanti è stata istituita la ciclovia della domenica, con le vie chiuse al traffico delle auto e aperte alle biciclette, ai pattini, agli skateboard, alle persone con i cani a passeggio. Vengono inoltre allestiti palchi nelle piazze e si può partecipare a lezioni di aerobica, stretching, ballo, movimento per bambini,


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inseriti in un’atmosfera di grande festa. A Bogotá il TransMilenio, o Bus Rapid Transit (BRT), sposta 1,5 milioni di persone al giorno. Il vantaggio di questo sistema di trasporto, diventato icona della città ed esportato in altre metropoli del mondo come Città del Messico e Jakarta, è che l’ infrastruttura è meno dispendiosa di una metropolitana o un’autostrada e decisamente più efficente. Nell’ottica della ormai costituita Città Metropolitana di Reggio Calabria il territorio della Costa Viola giocherà un ruolo determinante per le enormi potenzialità naturalistiche e storico testimoniali. Oggi, questo splendido scenario è continuamente minacciato dalle avversità naturali; il paesaggio è a rischio per incuria da parte dell’uomo, che non attiva quei meccanismi di intervento necessari per scongiurare l’inesorabile processo di degrado. Si tratta di un paesaggio da considerare come un unico contesto territoriale, dal punto di vista estetico, naturalistico e storico-culturale, un luogo che ha potenzialità enormi, per cui non è necessario inventare nulla, ma partire da quello che già c’è, un luogo in cui muoversi nel rispetto delle regole. Azioni specifiche per valorizzare il paesaggio riguardano il recupero dei valori identitari e culturali dei sistemi territoriali facendo attenzione all’uso e al consumo del territorio stesso, restituendo qualità estetica e funzionale all’ambiente ormai fortemente antropizzato, con pochi e semplici interventi, a beneficio non solo del turismo di qualità, ma anche a beneficio di tutti gli attori locali: artigiani, commercianti, agricoltori, pescatori, allevatori, cooperative turistiche, noleggiatori barche/auto, albergatori, creando un sistema a rete di percorsi di varia tipologia e proponendo nuovi itinerari con servizi di supporto agli stessi. La strategia individua diverse tipologie di mobilità lenta: pedonali, ciclabili, misti ad ippovie, sistemi di risalita meccanizzati che valorizzano sentieri esistenti, linea ferroviaria e Strada Statale18. Tra le ipotesi di intervento è anche proposto il riciclo dei relitti della A3 con le relative aree di cantiere

azioni

e di deposito attualmente a servizio dell’autostrada, in un ulteriore sistema di mobilità lenta. L’asse di connessione è rappresentato dalla ferrovia, che già attualmente crea un segno importante lungo la costa, con l’ipotesi di implementare le sei stazioni già esistenti (tra cui quella di Taureana in disuso), e di realizzarne una nuova (Cavajanculla). Le stazioni sono punto di partenza di altrettanti percorsi ciclopedonali dotati di servizio bike sharing, monorotaie per i collegamenti verticali, ippovie, navette elettriche sui tratti di autostrada dismessi, per realizzare dal mare alla montagna un susseguirsi ed intrecciarsi di sistemi misti per tipologia e interesse. Strada Statale 18 Il potenziamento e la riqualificazione della strada statale 18, nel tratto di collegamento tra Bagnara e Santa Trada, è una esigenza non più rinviabile, per eliminare i problemi di percorribilità da parte di pedoni e ciclisti messi in situazioni di costante pericolo, oltre che di degrado ambientale. L’attuale sede stradale è da tempo insufficiente a soddisfare tali esigenze, a causa della commistione di veicoli di natura eterogenea su una sede stradale di tipo urbano, delle immissioni a raso, dell’assenza di corsie laterali, degli attraversamenti pedonali. L’ipotesi è dotare il tratto di strada di una nuova passeggiata di circa 20 km che collega Sant’Elia a Santa Trada, con l’allargamento della carreggiata stradale, un marciapiede e una pista ciclabile con alcuni tratti a sbalzo e una pavimentazione in asfalto colorato, che camminino paralleli alla strada stessa e quindi paralleli al mare. Obiettivo è avere un intervento che aumenti la fruibilità del tratto di costa senza intaccarne la natura, con azioni puntuali e percorsi ragionati che rendano più interessante l’approccio all’itinerario costiero. Il tracciato, seguendo la morfologia ondulata della costa, consentirà una passeggiata mai monotona, in cui l’interesse del visitatore si sposterà di continuo dalla vegetazione rigogliosa e colorata, ai panorami circostanti, alle piacevoli ed interessanti aree di sosta.


mobilità lente

Ferrovia La linea ferroviaria (Napoli - Reggio Calabria) corre parallela alla costa a poca distanza dalla linea di battigia. Pur rappresentando un elemento di forte impatto ambientale, è sicuramente un patrimonio importante, fatto di sedimi continui che si snodano nel territorio e collegano città, borghi e villaggi rurali, opere d’arte (ponti, viadotti, gallerie), stazioni e caselli; un patrimonio da tutelare e salvare nella sua integrità. L’ipotesi è di rafforzare il ruolo di sistema privilegiato di mobilità costiera, di caratterizzare il servizio ferroviario con connotati diversi da quelli attuali e più legati ad una fruizione di metropolitana di superficie per la fruizione dei luoghi della costa. Il progetto propone l’ipotesi che da ogni percorso articolato nel territorio è possibile raggiungere una vicina stazione ferroviaria, oltre le sei stazioni esistenti ma scarsamente utilizzate ed in parziale abbandono: Palmi, Bagnara, Favazzina, Scilla, Cannitello e Villa S.Giovanni, si propone una nuova stazione da ripristinare, Taureana e una di nuova realizzazione Seminara-Cavajanculla). Percorsi ciclo-pedonali Sono previsti 16 percorsi, per un totale di 86 km, tutti già esistenti ma da sistemare con piccoli interventi puntuali e ripristini dei manufatti originari che rendano più interessante la fruizione del paesaggio, un’opera di valorizzazione condotta parallelamente alla riqualificazione ambientale di luoghi caratterizzati da grande spettacolarità paesaggistica e naturalistica. Nello specifico, quattro di questi percorsi intercettano aree di interesse storico/archeologico, due si sviluppano lungo le importanti arterie di comunicazioni rappresentate dalla SS18 e dai relitti della A3, nel tratto compreso tra Bagnara e Scilla, sette costeggiano il mare, tre sorgono tra i campi coltivati e i terrazzamenti. - Lungomare Costa Viola (Palmi): lunghezza 4,5 km, riguarda il tratto di costa che va dalla foce del fiume Petrace fino al porto turistico, preve-

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de una pista ciclabile con una stazione di bike sharing e di un’ippovia. - Area archeologica di Taureana (Palmi): lunghezza 3 km, connessa al sistema dalla stazione ferroviaria di Taureana. Collega la parte alta del parco archeologico e arriva a mare allo Scoglio dell’ulivo. Prevede due stazioni di bike sharing. - Sentiero Rovaglioso porto Oreste (Palmi): lunghezza 2,2 km, dal mare arriva fino alla stazione, passando per le Grotte di Pignarelle e ville di notevole pregio. Prevede due stazioni di bike sharing e il ripristino della scalinata che da Capo Sperone arriva a mare. - Sentiero Marinella (Palmi): lunghezza 2,5 km, attraversa l’antico borgo marinaro passando per il teatro all’aperto e il belvedere in località Punta Motta. - Sentiero del Trecciolino (Palmi): lunghezza 7,8 km, cammina a metà altezza lungo la linea di costa e collega Palmi col Monte Sant’Elia a Bagnara, veniva anticamente usato dai pescatori e dagli agricoltori per gli scambi quotidiani di merce. Attualmente è uno dei percorsi da trekking tra i più suggestivi della zona, direttamente collegato al monte Sant’Elia. In questo tratto è prevista la sistemazione del sentiero con interventi puntuali per renderne più agevole la fruizione, l’inserimento di una monorotaia che colleghi i terrazzamenti circostanti ripristinati a coltivazioni sperimentali con la stazione e la spiaggia di Cavajanculla e la realizzazione di piccoli alloggi panoramici tra i terrazzamenti. - Lungomare di Bagnara: lunghezza 2 km, collega il porto con l’osservatorio della Torre di Capo Rocchi alla stazione ferroviaria, dove è collocata una stazione di bike sharing. - Stada Statale 18 (tratto tra Bagnara e Villa San Giovanni): lunghezza 14,5 km. Prevede l’allargamento della carreggiata con l’inserimento di adeguate protezioni. Passa tra i terrazzamenti di vigneti e limoneti, incontrando lungo il tragitto edifici di interesse storico e l’osservatorio del paesaggio al castello Ruffo di Scilla e si




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ricongiunge alla monorotaia che risale verso il Pilone, anch’esso punto d’osservazione del paesaggio. È collegata a tre stazioni ferroviarie (Bagnara, Favazzina e Scilla) ed è servita da due stazioni di bike sharing. - Percorso Pellegrina-campi coltivati di Solano (Bagnara): lunghezza 5,5 km. Parte dai terrazzamenti di Pellegrina e tramite l’inserimento di una monorotaia sale verso i campi coltivati di Solano, dove incontra un’ippovia che arriva al maneggio e alla fattoria didattica. Lungo la strada è possibile usufruire di una stazione di bike sharing. - Percorso da Solano a Favazzina (Bagnara-Scilla): lunghezza 4,3 km. Una monorotaia che passa tra i terrazzamneti coltivati a vigneti lo collega alla stazione di Bagnara, si incontrano inoltre i famosi limoneti di Favazzina e i campi coltivati di Solano. Questo percorso è collegato all’area parcheggio posta all’ingresso del parco lineare dell’A3 dal quale lasciando la macchina o arrivando a piedi è possibile prendere la navetta elettrica e muoversi all’interno del parco. - Relitti dell’A3 (Bagnara-Scilla): lunghezza 8,5 km. Si riprende questa tratta di autostrada in dismissione, attrezzandola di verde e trasformandola in un parco lineare fruibile a piedi, in biciletta e con navette elettriche. Sono presenti, nei punti d’accesso, due aree parcheggio di interscambio. Le gallerie vengono trasformate in punti di servizio per attività da svolgere al coperto. - Sentiero dei terrazzamenti di Favazzina: lunghezza 2,8 km. Si collega in due punti al parco lineare attraversando i terrazzamenti da riprendere a vigneti e limoneti arrivando fino alla stazione di Favazzina ed è servito da due stazioni di bike sharing. - Dalle grotte di Tremusa alla sughereta (Scilla): lunghezza 15,2 km. È un percorso di carattere prevalentemente naturalistico, si ricongiunge in un punto al parco lineare per permettere la vendita a km0 dei prodotti provenienti dalle coltivazioni e prosegue verso le grotte di Melia

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e la sughereta sul Monte Scrisi con relative aree attrezzate per il pic nic, ricongiungendosi infine al Pilone di Santa Trada, lungo il percorso sono dislocate tre stazioni di bike sharing. - Lungomare di Scilla e borgo di Chianalea: lunghezza 2,2 km. È una passeggiata suggestiva lungo i vicoli caratteristici del borgo marinaro di Chianalea e del lungomare di Scilla, da quì si raggiunge facilmente la stazione ferroviaria nei pressi della quale è prevista una stazione di bike sharing. - Lungomare di San Gregorio e Pilone di Santa Trada (Villa San Giovanni): lunghezza 350 mt. È un piccolo tratto stradale che costeggia il mare e la spiaggetta di San Gregorio, si ricongiunge alla monorotaia che risale tra i terrazzamenti e arriva al Pilone. - Percorso Santa Trada-fortini (Villa San Giovanni): lunghezza 7 km. Si raccorda, tramite un passaggio tra i terrazzamenti, alla monorotaia di Santa Trada e in altri due punti arriva direttamente sulla strada statale. Il percorso di carattere storiconaturalistico porta al fortino di Matiniti, a quello di Poggio Pignatelli e alla batteria di Siacci. - Lungomare Fata Morgana (Villa San Giovanni): lunghezza 4,5 km. È l’ultimo dei percorsi progettati lungo questo tratto di Costa, termina con la stazione di Villa San Giovanni, intercettando pure lungo la strada quella di Cannitello ed è servito anch’esso da due stazioni di bike sharing. La realizzazione dei percorsi ciclabili, 12 in tutto per un totale di 69 km servite da 18 stazioni di bike sharing, che si sviluppano lungo le zone coltivate, la fascia costiera, la SS18 e parti dell’autostrada in dismissione, è l’occasione per riconoscere l’elevata qualità naturalistica dei luoghi, la molteplicità dei suoni e dei profumi, delle singolarità orografiche, dell’ambiente litoraneo e della varietà di vegetazione di macchia mediterranea dei caratteristici terrazzamenti. Rientrano tra questi quelli sopra elencati (anche pedonali) ad eccezione dei sentieri della Marinella e del Trecciolino di Palmi, del percorso che va da Solano a Favazzina e del sentiero


mobilità lente

che passa tra i terrazzamenti di Favazzina. La realizzazione delle piste è accompagnata, ove necessario, da interventi di protezione e di potenzaimento dei tratti stradali che le affiancano. La passeggiata è dunque occasione di pulizia, rinaturalizzazione e promozione della fruibilità dolce del suggestivo ambiente, orientata più alla natura che alla disordinata edilizia circostante. Ippovie Sono quattro e si sviluppano principalmente in aree pianeggianti e di forte valore naturalistico e storico: - lungomare Costa Viola di Palmi (connessa al maneggio esistente): 4,5 km. - area archeologica di Taureana (si ricollega al lungomare ed al maneggio): 3 km. - campi coltivati di Pellegrina e Solano (intercetta la monorotaia che porta ai terrazzamenti e la fattoria didattica): 5,5 km. - grotte di Tremusa e sughereta sul Monte Scrisi (area SIC ideale per il bird watching): 15,2 km. Monorotaie Sono previste quattro monorotaie che attraversando i terrazzamenti, svolgono una doppia funzione: quella di facilitare il lavoro di coltivazione degli stessi e quella di collegare punti strategici dei vari percorsi: - Trecciolino-Cavajanculla: collega il sentiero con la stazione di nuova relizzazione e la spiaggia di Cavajanculla altrimenti raggiungibile solo via mare, attraversando i terrazzamenti da riattivare con coltivazioni sperimentali. - Pellegrina-Solano: collega i vigneti terrazzati, in parte attivi e in parte da ampliare, con i campi coltivati dell’area sovrastante di Solano. - Bagnara (Sfalassà)-relitti dell’A3: collega il percorso lungo il fiume Sfalassà con l’ingresso al parco lineare in progetto sulla tratta di autostrada dismessa, attraversando i terrazzamenti da ripristinare a vigneti. - SS18-Santa Trada: collega il percorso ciclopedonale della strada statale all’altezza della spiag-

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getta di San Gregorio con il Pilone di Santa Trada, punto d’osservazione del paesaggio nonchè punto di partenza di altri percorsi storico-natualistici (fortini e sughereta, area SIC). Navette elettriche e tratti autostradali dismessi L’utilizzo di questa tipologia di mezzo pubblico è a servizio del parco lineare che si sviluppa sui relitti della A3, con la funzione di collegare le arre di parcheggio situate alle porte del parco, con i punti intermedi del medesimo, dove sono localizzate varie attività (slow-food, cantina, vendita km-0, laboratori, punti panoramici, ecc...). L’area di intervento corrisponde al vecchio tratto di autostrada compreso tra Bagnara e Scilla, intervenendo anche sul ripristino delle gallerie San Giovanni, Catoiu, Costa Mancusi, Muro e Brancato. Si concretizzerebbe, in questo modo, un collegamento per la mobilità dolce tra queste aree. La strategia progettuale è fondata sulla valenza paesaggistica dell’ infrastruttura e sulla considerazione circa le potenzialità delle sue funzioni: un pista ciclo-pedonale inserita in simile contesto non è semplicemente un segmento di giunzione tra poli e punti d’interesse, ma diventa, per posizionamento e caratteristiche del luogo, asse generatore di ambiti di socialità, occasione di incontro, spazio di contemplazione, rilassamento, svago. Questo è un progetto di paesaggio che prevede diversi interventi: il primo riguarda la riqualificazione del sistema infrastrutturale con il ripristino della viabilità, non più intesa a scorrimento veloce, ma un sistema di mobilità dolce attraverso l’introduzione di navette elettriche e piste ciclopedonali; il secondo prevede il recupero di gallerie in punti significativi, da destinare alle attività del parco: (vendita a km0 dei prodotti agricoli provenienti dai campi coltivati limitrofi, slow food, laboratori didattici, cantina, area fieristica e punti panoramici). Le vie del mare Rientrano nella rete dei percorsi anche gli itinerari a mare atti alla valorizzazione turistica di un tratto


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di costa tra i più belli del territorio della provincia di Reggio Calabria. L’idea è quella di offrire un servizio navetta che collega i vari porti turistici ed effettua soste in una zona costituita da Grotte e da circa dieci spiagge che costituiscono siti naturalistici di grande rilievo, favorendo anche il turismo subacqueo sempre più praticato, una di queste, “Cala Janculla” secondo Goletta Verde, è definita una delle dieci spiagge più belle d’Italia raggiungibile solo via mare. Paesaggi e scenari naturali incantevoli, sconosciuti ai più, sia alla gente locale che ai molti turisti presenti sul territorio provinciale durante il periodo estivo. Progetto pilota. Il sentiero del “trecciolino” “Tra mare e montagna, a picco sulla Costa Viola, questo è un itinerario con scenari di incomparabile bellezza, dove gli aspri crinali dell’Aspromonte si fondono in uno splendido mare. Il sentiero del Trecciolino sovrasta un mare dagli splendidi riflessi, lungo una costa a muraglia mossa da spigoli, promontori e scogli, interrotta da insenature e strette valli, segnata da grotte da fiaba raggiungibili solo con un’imbarcazione. È un percorso che consente, soprattutto in primavera, eccezionali osservazioni ornitologiche; ma e’ anche un luogo dove la mano dell’uomo ha sfidato una natura particolarmente aspra e costruendo terrazzamenti coltivati a vitigno che ora, abbandonati, ospitano un’interessante vegetazione di ritorno. Il sentiero porta alla scoperta di favolosi paesaggi; con lo sguardo che, sull’onda di leggende omeriche, si allunga fino alla Sicilia e alle Eolie.” (testo tratto da IL CAMMINACALABRIA, guida WWF, Edizioni Ambiente). Lo scopo del progetto pilota è consentire per intero il percorso del Trecciolino dall’imbocco di Palmi passando per il monte S.Elia, per ammirare così anche la famosa spiaggia di Cala Janculla una delle mete più belle lungo la costa e raggiungibile solo via mare, fino ai Piani della Corona con un primo sbocco intermedio sulla statale 18, oppure proseguire verso Bagnara con un tempo di per-

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correnza complessivo di circa tre ore. L’ipotesi di progetto consiste nel riqualificare la pista esistente che corre a mezza costa lungo il fianco del monte, con l’introduzione di sistemi di attraversamento nei punti critici e il recupero delle armacìe (muri a secco) in pietra, costruite secoli fa per sostenere i terrazzamenti lungo la costa. Gli interventi prevedono il ripristio della pista con terra stabilizzata e attraversamenti nei punti più ripidi e scoscesi con passerelle in assi in legno di castagno (proveniente da boschi limitrofi) e traverse ferroviarie in legno (rifiuto recuperabile con cod. CER 17-0204), così come le “porte” di accesso al sentiero, sempre con gli stessi materiali riciclati. È ipotizzata l’introduzione di nuove colture sperimentali nei terrazzamenti riqualificati (ad esempio aloe, mirto, ed erbe officinali) che oltre a tenere le pendici salde e a richiedere poca manutenzione potranno essere raffinati e lavorati per uso cosmetico e farmaceutico, garantendo quindi anche una fonte di guadagno alternativa. In un medio-lungo periodo è ipotizzabile la realizzazione di alloggi panoramici dislocati lungo il sentiero, tra le armacìe, rivolti verso lo Stretto e le isole; si tratta di piccoli alloggi in legno tenuti da una struttura in ferro e autosufficienti con pannelli fotovoltaici in copertura.


mobilitĂ lente

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PAESAGGIO MULTIFUNZIONALE* Elisabetta Nucera

A partire dagli anni ‘80, con la definizione multifunzionale, all’agricoltura vengono riconosciute, aldilà delle funzioni produttive, ricadute nei campi sociali, culturali ed ambientali. Secondo la definizione dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD 1998) “oltre alla produzione di alimenti e fibre (sani e di qualità) l’agricoltura può modificare il paesaggio, contribuire alla gestione sostenibile delle risorse, alla preservazione della biodiversità, a mantenere la vitalità economica e sociale delle aree rurali”. In questa nuova ottica il paesaggio agrario assume un ruolo strategico per la sperimentazione di funzioni inedite legate a nuovi modelli culturali e a nuovi bisogni delle Comunità (domanda di sicurezza alimentare, di presidio territoriale, creazione di occupazione, sviluppo di forme di turismo sostenibile, modelli di vita alternativi, ecc.). La ripresa d’interesse per i paesaggi agrari, fenomeno globale oggi in crescita esponenziale, risponde a una crescente “domanda sociale di paesaggio” che, come sottolinea la Convenzione Europea del Paesaggio, si concretizza nella richiesta di un nuovo rapporto tra la comunità ed il proprio territorio, e alla necessità di avere paesaggi di qualità, espressione di senso di identità e appartenenza culturale. L’esigenza di paesaggi di qualità pone pesanti interrogativi sulle forme di conservazione e gestione dei territori, che per la loro natura dinamica, presuppongo nuove forme di tutela attiva e azioni di trasformazione che ne garantiscano la sopravvivenza. Tra i paesaggi agrari, i paesaggi terrazzati sono un caso rappresentativo della necessità di affrontare in chiave contemporanea la gestione del territorio, e sperimentare forme integrate di produttività/ socialità/ protezione ambientale, che mirino a rafforzare il rapporto uomo-natura, e a riportare

la comunità a vivere questi luoghi, soggetti a fenomeno di abbandono legati alla crisi dell’agricoltura e al cambiamento degli stili di vita. Paesaggi terrazzati Da alcuni decenni si assiste ad una incoraggiante crescita di attenzione verso i paesaggi terrazzati, dovuta oltre che a motivazioni di carattere economico e ambientale, alla straordinaria qualità spaziale e estetica di questi luoghi. A partire dagli anni ottanta si registrano nuovi progetti ed iniziative a diverse scale: in Francia, tra gli altri, nel 1982 viene avviato il Programme Terrasses,( riguardante il Midi francese, comprendente il Languedoc-Roussillon, la Corsica e il Rhône-Alpes) mentre nel 1988 viene fondata la Societé scientifique internationale pour l’étude de la Pierre Sèche. In Italia, nel 1999 è istituito il Parco delle Cinque Terre, orientato alla tutela di sistemi terrazzati, esempio esemplare di cooperativismo agricolo che tramite la promozione e la razionalizzazione dell’attività vinicola, ha creato un imponente indotto turistico, legato alla produzione dei vini D.O.C. “Cinque Terre” e “Sciacchetrà”. Tra il 2003 e il 2004 viene avviato il progetto ALPTER (Programma Interreg III B Spazio Alpino, 2005-2007), importante partnership tra le amministrazioni regionali di Veneto, Liguria e Lombardia e i centri di ricerca delle rispettive Università, finalizzata alla definizione di una metodologia condivisa per il rilievo dei terrazzamenti, lo studio di tecnologie e modelli gestionali specifici, la realizzazione di alcuni esempi concreti di recupero produttivo. La nascita del gruppo di lavoro dell’Associazione dei Geografi Italiani (A.Ge.I.) sui “Paesaggi terrazzati” ha condotto al progressivo ampliamen-

(*) Il presente studio è parzialmente tratto dalla ricerca inedita svolta nella tesi di dottorato dal titolo “Agricoltura multifunzionale per nuovi paesaggi contemporanei” di Elisabetta Nucera,Tutor Vincenzo Gioffrè, Dottorato di Ricerca in Architettura, curriculum Paesaggio, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria.


paesaggio multifunzionale

to delle aree geografiche italiane in cui sono state avviate le ricerche (Piemonte,TrentinoAlto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia). Interessanti iniziative sono state svolte in Valtellina, dove le amministrazioni pubbliche hanno costituito un fondo a rotazione di prestiti ai privati per la manutenzione e il ripristino dei terrazzamenti, gestito da una agenzia di tipo pubblicoprivato, la Fondazione “ProVinea – Vita alla vite di Valtellina” ONLUS –, con lo sviluppo di un processo di ripresa della coltivazione della vite da parte di cooperative di piccoli vignaioli. Altro importante esempio di recupero di area terrazzata parzialmente abbandonata è quello di Triasso, nei pressi dell’area della “Sassella”, interessato da un progetto pilota sostenuto dall’Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia Applicate alle Aree Alpine (IREALP). Nell’alta Langa orientale (alta Valle Bormida e Valle Uzzone) l’“Ecomuseo dei Terrazzamenti e della Vite” di Cortemilia, promuove un percorso di ricerca sulla storia, sulle tradizioni e sugli stili di vita delle comunità locali, oltre a collaborare localmente con agricoltori e produttori nella promozione del “Dolcetto dei terrazzamenti”, un vino tipico della zona riconosciuto come prodotto di origine controllata. Si susseguono numerose iniziative a livello nazionale ed europeo,tra cui la prima dichiarazione delle Nazioni Unite a Nairobi nel 2006, che invita tutti i paesi del mondo a proteggere i terrazzamenti come sistema fondamentale per la salvaguardia del paesaggio e la lotta alla desertificazione e al degrado dei suoli, e la prima Conferenza Mondiale sui Paesaggi Terrazzati1 tenutasi a Novembre 2010 nella provincia dello Yunnan, in Cina.

1 La seconda conferenza mondiale si terrà in Perù a Maggio del 2014.

I terrazzamenti della Costa Viola La Costa Viola si estende per 20 km con altitudine compresa tra 0 e 500 m s.l.m. nell’estremità SudOvest della Calabria negli attuali territori comunali di Villa San Giovanni, Scilla, Bagnara, Seminara,

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Palmi, che andranno a confluire nella costituenda città Metropolitana di Reggio Calabria. La costa è delimitata dal Mar Tirreno e dall’Aspromonte che a tratti scende a picco sul mare, formando un’alternanza di ripidi pendii, alte scogliere e spiagge in arenile. Presenza costante è lo scenario dello Stretto di Messina, delle Isole Eolie e del litorale calabrese visibile fino a Capo Vaticano. Le strutture insediative e le infrastrutture, in un contesto territoriale a tratti drammatico, si sono sviluppate seguendo direttrici quasi obbligate, dovute ai numerosi vincoli esistenti. I centri abitati sono sorti nei tratti più vicini alla costa, e hanno storicamente basato la propria economia sul connubio pescaagricoltura, quest’ultima praticata sui pochi altopiani collinari e soprattutto in lembi di terra ricavati su pendii scoscesi. Ogni attività dell’uomo si è sviluppata con la consapevolezza di dover dipendere dai luoghi e dover utilizzare bene le risorse disponibili. Le tracce profonde di una lunga presenza umana e di una continua attività agricola sono visibili nel sistema dei terrazzamenti, tratto distintivo della Costa Viola, che fasciano i pendii delle montagne. Si delinea dunque un paesaggio antropico dalla forte identità culturale, sintesi delle molteplici interazioni tra i sistemi naturali e le azioni dell’uomo, che col tempo e con fatica, si sono stratificate nell’ambiente e, interpretando morfologia e vocazioni, hanno ridisegnato e trasformato il territorio per adattarlo alle esigenze di sopravvivenza. L’attività agricola nella Costa Viola è stata generalmente ordinata a colture arboree quali agrumi, ulivi ed in particolare viti, presenti fin da tempi antichissimi principalmente nelle aree terrazzate in con pendenze anche superiori al 100%. Le complesse opere di sistemazione e lavorazione del terreno e di regimentazione idraulica, che prevedevano un impiego notevole di lavoro manuale, soprattutto per la realizzazione dei muretti di contenimento a secco, sono state rese possibili dalla redditività mantenuta per lungo tempo della viticoltura, e dalla conduzione familiare degli




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appezzamenti di superficie estremamente ridotta. In genere i terrazzamenti più arditi, dove la coltivazione assumeva caratteristiche quasi “eroiche”, erano proprietà di piccoli coltivatori, che non facevano i conti della convenienza, ed impiegavano il lavoro di tutta la famiglia, pur di avere una fonte di sostentamento (Bova G.,1934). Il sistema terrazzato costituisce nel suo insieme un’imponente opera ingegneristica la cui estensione viene stimata intorno ai 4.000 Km. I muretti a secco, inoltre, svolgono una insostituibile funzione di tutela idrogeologica, impedendo così che il terreno frani verso i centri abitati posti a valle. Con il progressivo declino della viticoltura nell’area, si è assistito alla scomparsa dell’utilizzazione agricola. I dati riferiti ai comuni di Scilla e Bagnara, che nella Costa Viola intercettano la quasi totalità dei terrazzamenti a vigna, mostrano come dal 1929 al 1982 la superficie investita a vigneto sia passata da 712 ettari a poco più di 259. Negli ultimi anni questa tendenza si è leggermente attenuata, ma resta tutt’ora presente, tanto che oggi si possono contare poco più di 200 ha di terreno terrazzato coltivato ( Di Fazio S., 2009). L’abbandono dei terrazzamenti è dovuto all’insorgere di condizioni nuove e sfavorevoli: il mancato ricambio generazionale, i fenomeni migratori, la polverizzazione fondiaria, la scarsità e il costo della manodopera, la difficoltà di accesso ai vigneti, l’arretratezza tecnologica e la diseconomicità della produzione di vino (Nicolosi A., Cambareri D., 2007). La L.R. 34/86 per la “Difesa paesaggistica e ambientale incentivando la coltivazione della vite lungo i comuni della Costa Viola, Scilla, Bagnara e Seminara” prevedeva finanziamenti dell’80% per i terrazzamenti viticoli attivi, e del 100% a fondo perduto per quelli abbandonati, per il reimpianto e la ristrutturazione dei vigneti, il ripristino del sistema di viabilità, e l’introduzione di meccanizzazione agricola e di sistemi di trasporto innovativi, tra cui le monorotaie (sulla scia delle esperienze dei viticoltori delle Cinque Terre liguri). Tale sistema, che

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sostituisce le antiche teleferiche ed il trasporto a spalla, avrebbe consentito, oltre a un notevole abbattimento dei costi di produzione, anche un utilizzo a fini turistici, ma le potenzialità offerte dal sistema sono state sfruttate solo in minima parte. Il PSR 2000-2006 della Regione Calabria ha inserito, tra le misure agroambientali, interventi di “Recupero del paesaggio rurale della Costa Viola”, mirati alla promozione dell’Agricoltura Biologica e al recupero, conservazione e salvaguardia del paesaggio agrario. Le misure si traducono però in un sostegno economico esiguo (900 €/ha per anno) che, unito alle dimensioni ristrette delle superfici aziendali, non ha stimolato i proprietari ad intervenire. Il degrado e l’abbandono dei terrazzamenti, dovuto al venir meno del presidio ambientale, comporta una trasformazione del territorio, che da agricolo diviene rurale, in quanto le foreste e la macchia mediterranea tendono a riconquistare il suolo abbandonato dall’agricoltura. Il fenomeno sta generando un grave dissesto territoriale, aumentando il rischio idrogeologico e minacciando infrastrutture e nuclei abitati, e soprattutto può causare la scomparsa definitiva di un paesaggio significativo dei terrazzamenti. Ri-abitare i terrazzamenti La Costa Viola è stata oggetto dei programmi Leader II e Leader Plus mirati ad avviare iniziative sull’interazione tra agricoltura, turismo rurale, escursionismo, valorizzazione delle produzioni agricole tipiche e dell’identità locale. La Provincia è stata promotrice della proposta di istituzione nell’area di un parco antropico, come parte di una rete provinciale comprendente altri 10 parchi analoghi, secondo tre idee guida: valorizzazione di nuove forme di turismo sostenibile (culturale, religioso, ecoturismo e agriturismo); valorizzazione del patrimonio culturale presente; difesa del suolo. Gli interventi pubblici previsti non hanno avuto però risvolti applicativi, anche se hanno iniziato un’opera di sensibilizzazione per iniziative locali


paesaggio multifunzionale

2 Pierre Donadieu, in Campagne Urbane, descrive la campagna come sinonimo di aria pura, calma e bei paesaggi, affermando che la campagna è innanzitutto un paesaggio, prima di essere un luogo di produzione. 3 Come spiega Ploeg, nel libro I nuovi contadini, riprendendo l’argomentazione di Colin Tudge, il rimedio per gli alti tassi di disoccupazione sia urbana che rurale, è ipotizzabile nei meccanismi di allargamento della popolazione contadina e di creazione di forme di gestione contadina dello sviluppo agricolo e rurale. 4 Con il termine neoruralismo (Chevalier, 1981) si indica il fenomeno di installazione nelle campagne di collettivi giovanili, che per sfuggire alle forme di vita alienanti dei contesti urbani, e mossi da questioni ambientali, si distribuiscono in territori rurali abbandonati, dando vita a Comunità autonome, che sperimentano forme di sostentamento sostenibili, basate sul lavoro della terra e sull’artigianato. 5 La coproduzione, secondo Ploeg, riguarda l’interazione continua e la trasformazione reciproca dell’uomo e della natura. Interagisce con il mercato tenendo conto della sopravvivenza e delle prospettive future.

quali, nel 2004, la nascita della cooperativa Enopolis, che associa circa 100 produttori della Costa Viola, distribuiti su 40 ha di terreno terrazzato, e nel 2007 l’istituzione dell’ Ecostrada del vino e dei sapori della Costa Viola, un consorzio di aziende e associazioni operanti sul territorio, nel settore vinicolo, agroalimentare e turistico. Per dare maggiore incisività alle iniziative fin qui intraprese è necessario puntare sulla componente innovativa di un progetto di paesaggio che, integrando aspetti di carattere economico e sociale, sia in grado di innescare un processo virtuoso di rigenerazione dei paesaggi agrari delle Terrazze della Costa Viola. La sfida è trasformare un tipico scenario rurale in abbandono (contesto marginale fortemente antropizzato, sistema infrastrutturale inadeguato e sottoutilizzato, sistema agricolo tradizionale e obsoleto, ecc.) in un nuovo contesto complesso che coniuga i caratteri della realtà urbana e di quella rurale, assecondando le tendenze in atto che si manifestano nel bisogno di campagna per migliorare la qualità della vita2, e nella necessità di puntare su forme di agricoltura diversificate, sostenibili e innovative, per dare nuovo impulso al settore e creare reddito e occupazione. “Dobbiamo tornare a considerare l’agricoltura come il più importante datore di lavoro – per meglio dire dobbiamo pensare che una delle sue più importanti funzioni sia quella di impiegare la gente, seconda soltanto alla necessità di produrre buon cibo e di conservare il paesaggio” ( Tudge, 2004)3. Uno scenario nel quale coniugare nuove esigenze con la riscoperta del modello mediterraneo di abitare il paesaggio per garantirne il presidio territoriale e quindi la sua sopravvivenza, conservarne i caratteri e l’identità, offrire il sostentamento attraverso la coltivazione diretta della terra, proporre forme turistiche alternative di fruizione del territorio e allo stesso tempo avviare produzioni competitive e sostenibili, a livello globale e locale.

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In questo quadro, la Costa Viola diviene il luogo di eccellenza dove sperimentare: - nuove comunità neorurali4 che abitano stanzialmente i terrazzamenti (giovani agricoltori, immigrati, anziani o chiunque senta il bisogno di uno stile di vita differente), e ne traggono benefici dalla coltivazione diretta (per hobby, autosostentamento, produzione a piccola/media scala). L’idea è di sperimentare forme di vita rurali tradizionali (riprendendo lo stile di vita dell’antico contadino che abitava in piccole abitazioni rurali e viveva dei frutti del proprio terrazzamento, garantendone la sopravvivenza con la cura del proprio lavoro), secondo un organizzazione autonoma del lavoro, che si basa su forme di coproduzione tra uomo e natura5, agevolati però dalla presenza di servizi “urbani” vista la vicinanza ai centri cittadini; - forme alternative di turismo rurale sui terrazzamenti, che trasformino la Costa Viola in un Parco del Loisir, puntando sulla multifunzionalità dello spazio rurale, dove l’agricoltura diventa il pretesto per offrire beni e servizi legati ai nuovi bisogni del cittadino (attività di hobbistica, sportive, didattiche, terapeutiche, enogastronomiche, ecc.), sempre più alla ricerca di luoghi singolari, ricchi di storia e di cultura, evocatori dell’identità locale; - nuove e più avanzate forme di agricoltura ecocompatibile, che puntando sulle specificità del paesaggio agricolo terrazzato ( frammentazione fondiaria, agricoltura estensiva e di pregio condotta attraverso tecniche tradizionali, dimensione ridotta degli appezzamenti e delle aziende agricole, ecc.) sappiano rinforzare il sistema e strutturare forme economiche integrate ed innovative, orientate verso un’agricoltura di qualità, che privilegia l’impiego di cultivar autoctone (quindi la conservazione e il recupero della biodiversità), mantenendo la sostenibilità ambientale delle pratiche adottate. - istituzione di marchi di qualità per certificare le produzioni (DOP, IGP, biologico) e rendere




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riconoscibili nel mercato nazionale e non solo i prodotti associati al paesaggio unico della Costa Viola. - incentivare l’innovazione tecnologica, necessaria per rendere efficienti e ammodernare i sistemi di raccolta e lavorazione dei prodotti (realizzazione di sistemi di risalita con teleferiche, monorotaie, ecc). Inoltre può essere uno strumento indispensabile per implementare le strategie commerciali e di marketing (e-commerce, reti alimentari alternative quali i Box Scheme6, ecc.) per adeguarsi ai mercati globali, senza prescindere dalle necessità locali. - recupero del vecchio ruolo di mercato agricolo di prossimità per il territorio circostante, per rispondere alla richiesta di prodotti di qualità, di affidabilità e di un maggiore contatto con i luoghi di provenienza e con le tradizioni. Lo scopo è riconnettere produzione e consumo, attraverso la costruzione di circuiti brevi (filiere corte, vendita diretta km0, mercati contadini, ecc). Le emergenze di carattere economico e ambientale, quali la tutela delle campagne e dell’economia rurale, insieme all’attenzione per la sicurezza alimentare, rientrano tra i temi di rilevanza globale, affrontati in ambito europeo dalla PAC e da Horizon 20207, che rappresentano un’imperdibile opportunità per lo sviluppo del territorio. Salvaguardia, gestione e creazione L’ipotesi attuativa prevede la definizione di Criteri d’intervento sul paesaggio terrazzato, che forniranno gli strumenti adeguati per ogni intervento di recupero attivo del territorio. Un riferimento operativo efficace per la scelta dei criteri d’intervento è rappresentato dalla Convenzione Europea del Paesaggio, che prevede tre categorie di azioni dinamiche: Salvaguardia, Gestione e Creazione. “Salvaguardia dei paesaggi indica le azioni di conservazione e mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio, giustificate dal suo valore patrimoniale derivante dalla sua

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configurazione naturale e/o dall’intervento umano; Gestione dei paesaggi indica le azioni volte, in una prospettiva di sviluppo sostenibile, a garantire il governo del paesaggio al fine di orientare ed armonizzare le trasformazioni dovute alle evoluzioni sociali, economiche ed ambientali; Pianificazione dei paesaggi indica le azioni fortemente lungimiranti volte alla valorizzazione, al restauro o alla creazione di paesaggi” (Priore R., 2006). Nel caso della Costa Viola si può ipotizzare un regime di: - Salvaguardia per i terrazzamenti ancora perfettamente conservati e coltivati con tecniche tradizionali, attraverso un regime di tutela attiva che prevede il mantenimento dello stato attuale, azioni di supporto economico per gli agricoltori, modernizzazione del sistema produttivo e svolgimento di attività secondarie (turistico-didattiche) non impattanti; - programmi di Gestione per quei terrazzamenti in stato di abbandono con azioni a carattere: ambientale, per combattere il degrado idrogeologico; economico, con la riattivazione di attività produttive autoctone secondo metodologie attuali (coltivazioni biologiche, meccanizzazione dei sistemi di raccolta e di risalita, innovazione tecnologica delle aziende, ecc. ) e attraverso forme di cooperativismo; fruitive, con la collocazione di attività e servizi di supporto al turismo rurale (agriturismo, vendita Km0, escursionismo, orti sociali e terapeutici, campi-lavoro, ecc.); - Creazione, per quei tratti che hanno subito trasformazioni traumatiche (frane, alterazioni con inserimento di muri in calcestruzzo, incendi) per i quali il recupero tradizionale non è più sostenibile e sono necessarie nuove configurazioni spaziali e nuovi usi, attraverso azioni incisive e innovative a carattere sperimentale e multifunzionale (ricostruzione delle terrazze tramite sistemi di ingegneria naturalistica, coltivazione di produzioni sperimentali, promozione di nuovi modi di vita e di nuove forme di turismo rurali).

6 I box scheme prevedono la consegna di verdure fresche, di solito coltivate localmente e biologiche, direttamente dal produttore (coltivatore o cooperativa) al consumatore. In genere la consegna è settimanale o quindicinale, e la verdura o frutta fresca è selezionata dal fornitore in base alla stagionalità. 7 La nuova Pac 2014/2020 avrà come obiettivo quello di rendere l’agricoltura europea più sostenibile e più ecologica. Un’importante parte dei fondi per lo sviluppo rurale sarà utilizzata per misure agro alimentari e per il sostegno all’agricoltura biologica. Horizon 2020 inserisce la Sicurezza alimentare, agricoltura e selvicoltura sostenibile al secondo posto tra le Sfide Sociali, prevedendo azioni che mirano a garantire un sufficiente approvvigionamento di prodotti alimentari sicuri e di elevata qualità e altri prodotti di origine biologica; lo sviluppo di sistemi produttivi, sostenibili ed efficienti delle risorse primarie; la promozione di servizi correlati e il recupero della biodiversità.


paesaggio multifunzionale

8 Gioffrè V., Nucera E., Il riciclo del paesaggio agrario: un parco multifunzionale lungo le terrazze della Costa Viola. PLANUM, 2013.

Caso studio Il riciclo dei terrazzamenti, inteso come dispositivo progettuale finalizzato alla determinazione di nuovi cicli di vita per i territori agrari8, è uno strumento efficace per definire nuovi scenari in chiave contemporanea, attraverso approcci multifunzionali e sostenibili, che coniughino aspetti produttivi, ambientali e soprattutto sociali, in grado di attivare reti di collaborazione e stimolare il coinvolgimento diretto della comunità per nuove forme di abitabilità, ospitalità, socialità e condivisione della bellezza del Paesaggio. Il presente studio prende in esame un “terrazzamento tipo” situato a Bagnara Calabra, in cui si prevedono interventi integrati di salvaguardia, gestione ed innovazione. L’area, accessibile direttamente dalla Via Provinciale che collega Solano Inferiore al paese di Bagnara, è caratterizzata da una forte pendenza, risolta con terrazzamenti di esigua larghezza (circa 1,0 m), collegati da ardite scalinate in pietra. L’approvvigionamento idrico è garantito da canalizzazioni in pietra e da una gebbia, in condivisione con l’appezzamento adiacente ed in buone condizioni. È presente inoltre un piccolo manufatto edilizio, di 105,1 mq, che richiede parziali interventi di ristrutturazione. L’altitudine e la posizione favorevole regalano una vista corale sullo stretto, che si estende fino alle isole Eolie. Il sistema dei muri a secco è in linea di massima in buone condizioni, solo in alcuni tratti presenta frane e segni evidenti di dissesto. I terrazzamenti sono coltivati principalmente ad orto, nelle aree più accessibili; agrumeto, nelle terrazze più acclive; e vitigni, principalmente della varietà Zibibbo (di scarsa redditività nonostante il pregio). La coltivazione ad orto sta via via soppiantando quella a vigneto, ritenuta, dal proprietario del terrazzamento, non sufficientemente redditizia. Il recupero sostenibile del terrazzamento si sviluppa su tre livelli d’intervento: Accessibilità, Accoglienza, Produzione.

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Per quanto riguarda l’Accessibilità, le azioni di intervento puntano in primo luogo al recupero della viabilità interpoderale del terrazzamento, che andrà a connettersi direttamente al sistema di mobilità primario e alla rete di mobilità lenta alternativa, costituita dal sentiero del Trecciolino. Nel caso specifico si prevedono operazioni di: - falciamento dei sentieri già esistenti; - mantenimento e recupero delle scale in pietra e dei muretti a secco. Quest’ultimi subiranno interventi di recupero con tecniche tradizionali nei punti in cui le strutture sono meglio conservate, ed interventi innovativi di sostituzione nelle parti franate, attraverso opere di ingegneria naturalistica, quali gabbionati con pietrame a secco colorato; - realizzazione di un percorso in legno e calcestre, che permetta un attraversamento più agibile e riconoscibile, e colleghi i punti notevoli del terrazzamento; - introduzione di un sistema di mobilità meccanizzata quale la monorotaia, che, condivisa con i terrazzamenti contigui, possa facilitare le operazioni di trasporto del raccolto e delle persone, vista la forte pendenza. La crescente domanda di turismo consapevole e attento alla risorsa paesaggistica, può tradursi nei terrazzamenti in nuove forme di Accoglienza diffusa, attraverso il recupero e la trasformazione d’uso dei piccoli manufatti edilizi presenti nel territorio, in maniera da garantire un’offerta ricettiva e ricreativa a contatto diretto con le attività agricole, assecondando le tendenze in atto che vedono l’agricoltura, in ambito urbano e periurbano, finalizzata al loisir. L’intervento prevede dunque: - il riciclo del manufatto edilizio esistente attraverso piccoli interventi di ripristino/sostituzione/addizione architettonica, utilizzando materiali sostenibili presenti in loco, di riciclo o a basso costo (legno, pietra, lamiera metallica), per assegnargli nuove funzioni (legate



paesaggio multifunzionale

all’ospitalità stanziale e turistica, alla didattica, ad attività culturali e sociali, alla vendita di prodotti locali, ecc.), ed una nuova estetica contemporanea; - la realizzazione di tre piattaforme in legno in aggetto sui terrazzamenti, con pergolati di vite annessi, sui quali poter svolgere attività di svago e loisir (prendere il sole, praticare yoga, consumare i prodotti tipici, ecc.); - la realizzazione di una scatola/ossevatorio in legno, dalle quali poter godere di viste mozzafiato sul paesaggio. Il terzo livello di intervento riguarda la Produzione agricola delle colture del terrazzamento. Se da un lato è necessario preservare le specie autoctone della Costa Viola (l’uva Zibibbo nel caso in esame), l’evidente incapacità della produzione di essere competitiva all’interno del comparto vitivinicolo, insieme al concetto di Tutela Attiva del territorio, spingono verso la sperimentazione di nuove produzioni di agricoltura biologica, che possano garantire l’autoconsumo del proprietario o gestore del terrazzamento, e al contempo aprire nuove possibilità di commercio e guadagno. Per il caso in questione un ipotesi è quella di:

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- mantenere le colture tradizionali dello Zibibbo, l’orticoltura e la coltivazione di agrumi, migliorandone la produttività e la qualità; - sperimentare nuove coltivazioni, quali erbe officinali, aromatiche, alberi da frutto tropicali, ecc., attraverso produzioni innovative, certificate e sostenibili; - creare un marchio che garantisca la qualità e la riconoscibilità dei prodotti della Costa Viola; - affiancare a reti di vendita diretta, quali sistema di raccolta e vendita a km 0, che garantiscono una maggiore interazione tra il produttore e il consumatore, dei sistemi innovativi di vendita on line, quali e-commerce o Box Scheme. Condizione imprescindibile per rendere efficaci le azioni specifiche previste sul singolo caso studio, è la collocazione all’interno di una strategia generale estesa a tutto il territorio, che preveda la costituzione di reti di cooperazione tra cittadini e istituzioni, per garantire il presidio territoriale e strutturare un sistema diffuso di accoglienza, ospitalità e produzione, che punti sulle specificità del luogo e riporti la Comunità, sia locale che globale, a riabitare i terrazzamenti della Costa Viola.


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azioni

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RETE ECOMUSEALE* Antonia Di Lauro

(*) Il presente studio è parzialmente tratto dalla ricerca inedita svolta nella tesi di dottorato dal titolo “Sharing Landscape: Tecnologie di informazione e comunicazione per progetti partecipati”. di Antonia Di Lauro, Tutor Vincenzo Gioffrè, Dottorato di Ricerca in Architettura, curriculum Paesaggio, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria.

Con l’approvazione della Legge n.62 del 4 dicembre 2012 la Regione Calabria “promuove la costituzione, il riconoscimento e lo sviluppo degli ecomusei con l’obiettivo di ricostruire, testimoniare, valorizzare e accompagnare nel loro sviluppo, la memoria storica, la vita locale, la cultura materiale e immateriale e quella del paesaggio, le relazioni fra ambiente naturale ed ambiente antropizzato, le tradizioni, la ricostruzione e la trasformazione degli ambienti di vita e di lavoro delle comunità locali”. La legge riconosce la tutela del patrimonio culturale ed etno-antropoligico calabrese come possibilità di sviluppo locale sostenibile. In continuità con le direttive regionali la proposta di rete ecomuseale nel Basso Tirreno Reggino mira alla promozione di tre contesti paesaggistici di grande pregio della provincia di Reggio Calabria attraverso un sistema integrato di azioni e interventi che, a partire dal riconoscimento del patrimonio locale come risorsa, riattivi l’economia dei luoghi. I paesaggi della Vallata del Gallico, della Costa Viola e del Parco d’Aspromonte, pur coinvolti da anni in processi di salvaguardia e recupero, continuano ad essere soggetti a fenomeni inarrestabili di degrado e spopolamento. L’economia di questi territori appare fortemente compromessa dai processi industriali e di globalizzazione che hanno generato l’abbandono delle attività produttive strategiche. A livello locale, nel territorio reggino, assistiamo a fenomeni che in modo diverso si manifestano oggi in tutto il mondo, frutto dei rapidi mutamenti che destabilizzano la struttura della società, nel passaggio dall’era industriale e post-industriale a quella contemporanea, contribuendo alla riflessione su nuovi modelli sostenibili di sviluppo. Proprio in reazione ai processi di decontestualizzazione e sradicamento che derivano dalle dinamiche di globalizzazione si assiste ad una crescente atten-

zione nei confronti del paesaggio e del patrimonio culturale come possibilità di ritrovare identità in un mondo omologato e standardizzato. L’ecomuseo, nel territorio calabrese, ricco di tradizioni e beni naturali, rappresenta la strategia per restituire valore agli aspetti locali, troppo spesso interpretati, erroneamente, come limiti allo sviluppo piuttosto che caratteri di pregio da salvaguardare. Il concetto di “ecomuseo”, introdotto nel 1971 in Francia da George Henri Riviere e Hugues De Varine, segna una svolta radicale nella conservazione del patrimonio culturale e paesaggistico superando la visione del museo tradizionale che raccoglieva testimonianze decontestualizzate e rivolte ad un pubblico limitato come oggetti da collezione. La progressiva estensione del concetto di patrimonio fino all’inclusione dei beni ambientali e naturali (e immateriali nel 2003) comporta l’attenzione verso tutte le testimonianze materiali e immateriali, considerate come eredità collettiva e identitaria di una comunità. Il museo diventa luogo di narrazione del contesto sociale offrendo uno “sguardo sui patrimoni, realizzato attraverso la mediazione di oggetti, letture e interpretazioni culturali presentate in modo expografico” (Lattanzi V., 1999), diventa “museo della memoria vivente” in cui la memoria in continuità con il presente, è utile all’uomo per confrontarsi con il passato e riflettere sul proprio futuro attraverso l’interazione con il patrimonio. Negli anni ‘70 la “Nouvelle Museologie” sostiene l’identità locale e la comunità come fondamento del museo diffuso incentrato sulla tutela del territorio nel suo insieme e su logiche collettive di gestione: invarianti di uno strumento flessibile ed eterogeneo, non riconducibile ad un modello predefinito, adattandosi di volta in volta alla singolarità dei luoghi in cui si realizza.





rete ecomuseale della costa viola

La comunità rappresenta il soggetto attivo nell’identificazione, interpretazione e significazione del proprio patrimonio e allo stesso tempo custode; il territorio diventa spazio di sedimentazione della memoria e bene comune in cui gli abitanti partecipano pienamente ai processi di sviluppo endogeno. Emblematico il tal senso è il progetto di Creusot Montceau-Les Mines, in Borgogna (Francia), definito “musèe eclatè” (museo esploso) che supera i limiti del museo come contenitore di oggetti per rivolgersi all’intero territorio e alla comunità. Allo stesso modo il progetto di Landes di Guascogna che utilizza l’esposizione degli oggetti per esprimere la cultura e le relazioni tra abitanti e territorio: “Se l’oggetto non diventa un mezzo di accesso alla complessità sociale, se non apre alla totalità economica, sociale, simbolica, religiosa, tecnica ed estetica, allora non è che un testimone privo di vita”(Mairot P., 1992). Il ruolo dell’ecomuseo è di specchio della comunità, strumento dinamico, soggetto alle trasformazioni e al cambiamento così come l’identità di un gruppo sociale che per rimanere viva deve poter evolvere pur mantenendo i propri caratteri distintivi. Partecipazione collettiva e identità diventano i concetti fondamentali degli sviluppi successivi in cui il progetto è il mezzo per ricostruire la memoria dei contesti rurali, periferici e industriali: “un ecomuseo non potrà essere imposto dall’esterno, si tratta di un’iniziativa locale” (De Varine H.,1978) in cui la gestione del territorio è attuata attraverso il coinvolgimento degli abitanti con il fine di ricostruire il passato e porre le basi per il futuro innanzitutto partendo da una presa di coscienza delle proprie radici e successivamente avviando azioni di rinnovamento. Il ruolo della comunità nella riscoperta dei valori paesaggistici Il contributo aggiuntivo che nel territorio reggino potrebbe offrire l’istituzione della rete ecomuseale rispetto agli interventi passati è quello di avviare

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strategie di coinvolgimento diretto delle comunità locali nella gestione e valorizzazione del territorio. Il carattere partecipativo non va inteso come processo top down, calato dall’alto da istituzioni ed enti amministrativi, bensì come processo bottom up che si genera spontaneamente dal basso sotto la spinta di politiche collaborative di informazione e formazione degli abitanti a cui vengono forniti gli strumenti utili ad auto-gestire le proprie risorse. Dagli studi sull’ecomuseo emerge come questo sia l’aspetto più difficile da avviare e mantenere a lungo termine, tuttavia esso costituisce anche il carattere innovativo e dirompente di nuovi modelli efficienti di governance. Le prime forme di recupero del patrimonio paesaggistico nella seconda metà del secolo scorso, da cui nascerà il modello ecomuseale, sono attribuibili, in primis, alle comunità locali evidenziando come questo sia l’aspetto fondante un nuovo modello di gestione locale. Gli abitanti riscoprono il valore non solo delle eccellenze locali ma di tutto l’insieme delle testimonianze storiche e culturali con i fenomeni di collezionismo degli anni ’60 e ’70 che esprimono un atteggiamento nostalgico verso il passato, cancellato dai processi industriali, sintomatico dell’attenzione rivolta alle memorie identitarie. La raccolta di testimonianze e documenti della vita quotidiana diventa il tentativo di narrare, nei musei della civiltà contadina ed etnografici, le proprie radici e ricostruire l’immaginario collettivo da tramandare alle future generazioni. Gradualmente racconti, poesie, dialetti, eventi ricompongono l’insieme dei beni immateriali, cosi come abitazioni rurali, sentieri e motivi paesistici quelli di una cultura materiale da conservarsi in situ che documentano la creatività degli abitanti e le attività sociali e produttive nel rapporto con i luoghi. Negli anni a seguire dai musei della civiltà contadina ed etnografici si avviano le esperienze ecomuseali italiane (oggi circa 75) a partire dalla Regione Piemonte che nel 1995 istituisce la prima legge regionale, seguita dalla Provincia Autonoma di Trento (2000) dal Friuli


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Venezia Giulia (2006) e Lombardia (2007). In accordo con le politiche Europee si assiste ad una maggiore attenzione del paesaggio come espressione del patrimonio culturale e si attuano azioni di valorizzazione e interrelazione di beni e risorse per ricostruire ambiti omogenei e unità paesaggistiche utilizzando il tema dell’ecomuseo: “Un patto con il quale la comunità si prende cura del proprio territorio” (Mauro Maggi) come strategia di ricostruzione e narrazione del genius loci. L’ecomuseo nasce su iniziativa degli abitanti che riconoscono il valore di un’identità perduta, punta sul rapporto tra comunità e paesaggio e si fonda sul recupero della memoria locale come base per intraprendere, in continuità con il passato, logiche di sviluppo sostenibile. È dunque fondamentale il coinvolgimento della comunità ai fini dell’identificazione di valori sociali, culturali ed estetici: la definizione dell’immaginario collettivo, la consapevolezza del valore patrimoniale e l’empowerment di comunità si pongono quindi come condizioni prioritarie per attuare politiche di promozione territoriale volte alla trasmissione e conoscenza delle risorse paesaggistiche ad un pubblico più ampio di turisti e fruitori. Mappe tematiche e parish maps L’ecomuseo si avvale di mappe tematiche per individuare e mettere a sistema beni e luoghi: sulla base della cartografia esistente si attua la ricostruzione diacronica della memoria paesaggistica considerando la stratificazione degli eventi sociali in relazione alla storia e alla geografia dei luoghi in modo da risalire, attraverso le tracce materiali, ai caratteri immateriali del paesaggio e ai valori simbolici che costituiscono l’identità locale. La sintesi delle informazioni di localizzazione delle risorse e del periodo storico, l’analisi dei sistemi naturali e percettivi e la lettura del paesaggio sotto differenti aspetti: storico, geografico, sociale, culturale, ecologico, consentono di capire in quale direzione operare per la sua valorizzazione, individuando temi

azioni

possibili (beni storici, naturali, attività produttive e artigianato, ecc...) e itinerari da sviluppare nel progetto (percorso gastronomico, naturalistico, ecc...). Tra le mappe tematiche un caso a sé costituiscono le mappa di comunità (parish maps), utili a definire i valori condivisi dalla comunità e un immaginario collettivo per l’attuazione di strategie condivise. Non sempre la comunità che propone l’istituzione dell’ecomuseo è in grado di riconoscere con esattezza il proprio patrimonio, cosi come avviene che gli abitanti non abbiano una stessa scala di valori su cui individuare i beni, inoltre il legame degli abitanti con il proprio ambiente di vita è sempre più debole e sempre più difficile diventa identificare le peculiarità dei luoghi. Le mappe di comunità rappresentano un mezzo efficace per il riconoscimento di beni attraverso percorsi partecipati da cui gradualmente si definiscono i caratteri del paesaggio locale. Nascono negli anni ’80 in Inghilterra e diventano uno tra gli strumenti principali nel processo di formazione dell’ecomuseo per individuare e rappresentare gli elementi riconosciuti importanti dagli abitanti, riflettendo sul senso di appartenenza ai luoghi e costruendo le basi comuni per il progetto. La mappa di comunità rappresenta un processo per tappe basato sulla creatività e sul senso di appartenenza individuale e racconta attraverso immagini, testi e attività, la costruzione di percorsi collettivi volti a definire le risorse locali e a favorire l’empowerment della comunità. La rete ecomuseale per lo sviluppo del territorio Il recupero della memoria storica così come la riscoperta del paesaggio, negli ultimi anni, rappresentano la necessità di riconvertire i luoghi inquinati e pesantemente segnati da funzioni obsolete e l’esigenza di una migliore qualità della vita e del recupero del patrimonio culturale per “riscoprire il possibile senso odierno di ragioni, saperi, gusti e sentimenti provenienti dal passato e riprendere



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i fili interrotti della tradizione e della memoria” (Bonesio L., 2009). In quest’ottica la globalizzazione non produce solo omologazione, ma stimola processi di ricerca legati alle peculiarità locali, irripetibili del territorio (Magnaghi, 2010). Il tema dell’ecomuseo si pone come dispositivo progettuale adeguato ad avviare logiche di questo tipo: nascendo come strategia per il recupero di contesti periferici ed industriali rappresenta ancora oggi una valida risposta ai cambiamenti in atto. Nel contesto reggino la rete ecomuseale del Basso Tirreno intende avviare, attraverso un insieme di azioni coordinate che coinvolgano i tre paesaggi, lo sviluppo di pratiche partecipate con momenti di confronto e dialogo, di crescita e innovazione sociale per rintracciare peculiarità dei singoli paesaggi e caratteri comuni. La collaborazione tra i diversi attori locali: amministrazioni, cittadini, stakeholders e imprese consente di individuare interventi prioritari, direttive condivise e punti di forza per rigenerare i luoghi e generare sense of place (P. Davis, 2000) la consapevolezza della specificità del proprio paesaggio e del rapporto inscindibile tra luoghi e abitanti. Le reti materiali intese come infrastrutture lineari di strade, fiumi, flussi merci, e immateriali, come network di energie, informazioni e soggetti, costituiscono l’ambito operativo dell’ecomuseo, strumento volto a ridefinire e potenziare le interconnessioni territoriali a partire da un’azione congiunta di attori. Il progetto è inteso come “impresa culturale” (Riva, 2008) che genera un modello di sviluppo in cui convergono interessi di diversi soggetti, verso comuni strategie e obiettivi. Gli investimenti sull’ecomuseo possono essere valutati in termini di ritorno economico, sociale e culturale che producono indotti e flussi economici da poter reinvestire in attività sviluppando un modello economicamente sostenibile e autosufficiente. La comunità stessa, attraverso i suoi rappresentanti, assume il ruolo di “imprenditore” del proprio patrimonio collettivo, contribuendo in modo innovativo allo sviluppo e

azioni

alla promozione del luogo. Il network ecomuseale è pertanto inteso come sistema sinergico fra paesaggi diversi e complementari, in cui attorno ai fattori comuni si costruiscono azioni interrelate che permettano il sostegno reciproco e una migliore attrattività e competitività: nell’ottica di uno sviluppo sostenibile coerente con la memoria e l’identità locale, l’ecomuseo diventa una strategia per riunire i piccoli centri rurali, ognuno capace di imporsi nel mercato globale se inserito collaborativamente in una struttura reticolare più ampia. L’ipotesi di ecomuseo della costa viola s’inserisce quindi in un progetto di più ampia scala in cui i paesaggi del basso tirreno reggino collaborino con operazioni coordinate e interventi puntuali per riattivare l’economia locale. Ipotesi di ecomuseo nella Costa Viola Il paesaggio della Costa Viola racconta degli insediamenti umani che con fatica hanno addomesticato il territorio, basando la loro economia sull’agricoltura e la pesca. Emerge un contesto ricco di storia e tradizioni in parte ancora vive: terrazzamenti, muri a secco, resti archeologici e ruderi medievali, agrumeti e montagne a picco sul mare, affiancati da figure archetipe come la “Bagnarota” e il “contadino-pescatore”. Agli aspetti di singolare bellezza si accompagnano tuttavia pratiche di autocostruzione incontrollata, abbandono dei terreni agricoli e conseguenti dissesti idrogeologici, segni evidenti di un paesaggio in abbandono, di cui la comunità non si cura. Un quadro complesso e contraddittorio dove, se paesaggio è “spazio dell’abitare e luogo d’identità, espressione del peculiare stile d’insediamento di una comunità, in cui la qualità estetica non può essere scissa, come un’efflorescenza senza radici, dall’identità culturale del luogo” (Bonesio, 2009) s’intuisce una profonda rottura nel rapporto tra abitanti e territorio. Su questo aspetto, s’inserisce l’ipotesi di ecomuseo, riconoscendo la necessità di ricucire il


rete ecomuseale della costa viola

legame tra uomo e ambiente, come condizione necessaria di sviluppo sostenibile e qualità della vita, in grado di arrestare i fenomeni di degrado e spopolamento, perché capace di riattivare le economie locali. Il paesaggio diventa il leitmotiv attorno al quale costruire una strategia di progetto che recuperi l’identità della Costa Viola con un lavoro sinergico tra comuni, intesi come sistema produttivo, innovativo e creativo. Per le polarità minori (urbane e rurali) che nel contesto italiano ed europeo, “ricoprono un ruolo strategico, dotate di forte identità e valenze culturali, ma di scarsa disponibilità economica” (Bolici & Mora, 2011), diventa di fondamentale importanza l’ azione di rete per competere e imporsi nel mondo globalizzato. L’ecomuseo è inteso, quindi, come azione progettuale capace di ristabilire connessioni tra luoghi e risorse, puntando sulla cooperazione di attori locali. Le tecnologie di informazione e comunicazione (ICT) offrono in tal senso un utile contributo per facilitare la formazione e lo sviluppo di networks glocali (Z. Bauman, 2005) tra persone e luoghi. L’ampia casistica delle smart city fornisce un modello di riferimento per comprendere come le azioni di rete e il ruolo dei cittadini siano agevolati dall’uso diffuso delle tecnologie. Sulla scia di alcuni studi che sostengono l’efficienza delle ICT solo se “sviluppate e implementate in modo coordinato all’interno di una visione su vasta scala” (Bolici & Mora, 2011), il progetto ne propone l’applicazione fuori dal contesto cittadino, rivolgendosi al territorio rurale e utilizzandole per una visione “smart” del paesaggio in cui integrano processi e strumenti tradizionali, per perseguire fini propri del progetto di paesaggio inteso come “processo attraverso cui, a partire dall’auto riconoscimento dei valori patrimoniali, una comunità locale può progettare il proprio futuro e, in funzione di questo progetto consapevole e socialmente prodotto, mette in atto strumenti di varia natura per la sua realizzazione” (Bonesio, 2009).

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Fasi, attori e strumenti L’Ecomuseo della Costa Viola è pensato come un insieme di strategie che si articolano tra i flussi virtuali di internet e le reti infrastrutturali del paesaggio con lo scopo di tutelare, valorizzare, gestire i luoghi attraverso una “comunità creativa”, che partecipa al processo di branistorming e co-design di azioni orientate allo sviluppo sostenibile (Caponeschi, 2012), cosciente di essere la vera intelligenza del paesaggio. L’istituzione di un ecomuseo presuppone la consapevolezza della comunità che le risorse locali costituiscono un’opportunità da recuperare e la collaborazione tra amministrazioni, enti, imprese e abitanti ai fini della promozione del paesaggio, pertanto il progetto punta su azioni di rete e l’utilizzo di ICT per facilitarne l’attuazione: una piattaforma virtuale per la diffusione di informazioni e la condivisione di dati e l’impiego di dispositivi e sensori per monitorare, mappare e collegare il territorio, diventano strumenti di supporto per la gestione delle risorse e la realizzazione di servizi innovativi che aumentano l’attrattività dei luoghi. Un aspetto fondamentale in un’area con alto grado di digital divide, come la Costa Viola, è quello della formazione della comunità all’utilizzo di questi strumenti e allo sviluppo di una mentalità collaborativa e aperta al cambiamento. L’innovazione sociale rappresenta un fattore importante per qualsiasi intervento, costituendo un aspetto fondamentale nel panorama europeo e mondiale che da anni si orienta in tal senso. Il progetto considera come tema trasversale l’innovazione sociale che permette gradualmente alla comunità di assumere maggiore rilevanza da una fase all’altra del processo di istituzione dell’ecomuseo. Numerose pratiche partecipate tendono a coinvolgere il cittadino nella fase di avvio e registrano un progressivo distacco dalle comunità nella parte finale dei progetti in cui le decisioni si concentrano in mano a pochi. Contrariamente a queste dinamiche il progetto, ancora con uno sguardo alle smart



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city, intende lavorare sul concetto di “prosumer” (Tapscott, 2010) per cui l’abitante diventa consumatore e produttore del proprio paesaggio e dunque passare da una gestione di pochi a molti, da un’organizzazione gerarchica ad una rete “peer to peer” in cui tutti collaborino e siano responsabili dei luoghi. Il progetto è dunque supportato da strumenti virtuali (piattaforma interattiva) e dispositivi tecnologici diffusi sul territorio (webcam, wi-fi, qr code, smart devices) che sostengono il processo di formazione dell’ecomuseo e ne permettono una gestione efficiente in tutte le sue fasi: lettura, animazione, concertazione, monitoraggio rappresentano un circuito chiuso in continuo feedback in cui mappe, attori e interventi sono continuamente ridefiniti, monitorati e verificati prima di arrivare ad una soluzione condivisa da tutti, in questo l’ecomuseo richiede tempi lunghi e passaggi graduali che conducano ad un’equilibrato compromesso tra sviluppo economico e conservazione del paesaggio. Valori e azioni progettuali La presenza di una forte tradizione storica nonostante gli interventi distruttivi dell’uomo, la natura dei paesaggi incontaminati che persiste nei secoli, impervia e inaccessibile, il consistente repertorio letterario che dal mito greco fino alla contemporaneità narra le bellezze locali, il forte senso di comunità, l’accoglienza e la creatività degli abitanti, sono tutte potenzialità latenti insite nei luoghi e nella cultura reggina, aspetti che illustrano chiaramente la possibilità di riuscita di interventi volti al recupero e alla valorizzazione delle risorse locali, uniche alternative al modello attuale che si è dimostrato inefficacie e fallimentare per l’economia calabrese. La presenza diffusa di questi elementi è un vantaggio rispetto ad altri territori, costituendo tutto l’insieme di ingredienti necessari per impostare logiche di sviluppo sostenibile. È compito del progetto di paesaggio tradurre in azioni concrete queste possibilità nascoste e rive-

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lare il genius loci. Dalle grotte naturali sulla costa all’entroterra aspromontano, dal sistema di terrazzamenti e giardini sul mare ai campi di agrumi, dalla ricca vegetazione autoctona all’architettura vernacolare dei centri storici e i resti archeologici, il repertorio dei beni materiali sembra essere inesauribile riflettendo il sistema di valori immateriali stratificatisi attraverso i secoli di storia. Diventa necessario individuare, catalogare, valorizzare e comunicare il patrimonio e ricucire l’insieme di risorse attraverso la definizione di percorsi tematici che raccontino gli innumerevoli aspetti di un paesaggio unico nel suo genere. La casistica degli ecomusei, pur non esente da episodi fallimentari, rivela nella maggior parte dei casi il successo di una strategia operativa che ha riattivato il contesto socio-economico di interi territori in crisi. Il coinvolgimento della comunità è determinante: “Se un ecomuseo fallisce in questo compito fondamentale, morirà automaticamente. L’aspetto più importante è il ruolo attivo degli abitanti locali e il loro entusiasmo nel lavoro, a questo proposito la frase di Hugues de Varine è molto appropriata: un territorio, una popolazione, un patrimonio” (C. Caccia, 2003). Sono state pertanto individuate due azioni strategiche attuabili in tempi brevi e ritenute prioritarie per l’istituzione dell’ecomuseo. La prima è la definizione di un “atlante della memoria” dedicato ai valori che gli abitanti attribuiscono ai luoghi: la lettura condivisa del paesaggio rappresenta lo scenario delle problematiche e delle opportunità rispetto alle quali basare le proposte di intervento. Attraverso la raccolta di dati e informazioni l’idea è di individuare i temi prioritari per avviare obiettivi a breve termine, costruendo una gerarchia di elementi ritenuti importanti sulla base di motivazioni oggettive (condivisi dalla maggioranza) e soggettive (emozioni e ricordi personali) espresse dagli abitanti e restituite su mappe tematiche come ad esempio: - mappa di comunità per definire l’immaginario comune e la percezione del paesaggio, gli aspetti emergenti su cui lavorare per l’imma-


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gine del territorio, rafforzando i caratteri in cui gli abitanti si riconoscono: le maschere apotropaiche di Seminara, le figure di Mata e Grifone, la Spadara, la Bagnarota, ecc... sono elementi significativi dell’ immaginario locale collegati a luoghi e vicende storiche che si prestano bene per promuovere le risorse locali; - mappa dei saperi associata ai luoghi di produzione: finalizzata al recupero delle conoscenze tecniche e delle capacità manuali tradizionali, per la possibilità di un corretto rapporto fra consumo e rinnovamento delle risorse in un’ottica di sviluppo della produzione locale; - mappa delle tradizioni: finalizzata alla definizione di riti e culti legati ai luoghi attraverso racconti, testi, poesie, eventi, per esempio gli scritti di Duglas, Lear, Repaci, canti popolari e poesie individuando anche i “tesori viventi” depositari di questo sapere. La catalogazione non deve essere schematica ma risultare flessibile a modifiche e integrazioni, facilmente consultabile e comprensibile. Le mappe permettono di individuare uno o più temi forti su cui avviare la fase iniziale dell’ ecomuseo. La seconda azione progettuale prevede la definizione di itinerari tematici, punti informativi e sedi ecomuseali legati soprattutto alla promozione turistica dei luoghi e dei prodotti ad essi associati. L’ecomuseo è inteso come progetto di impresa culturale finalizzata alla gestione di attività e attrezzature ricettive, culturali, produttive che riesca ad innescare una rivitalizzazione economica ed avviare un turismo sostenibile. Il progetto focalizza l’attenzione sulla riqualificazione di aree naturali, il restauro di architetture rurali, la sistemazione di percorsi esistenti (strumenti materiali per narrare la memoria dei luoghi e raccontare il contesto di vita), sul marketing e la promozione dei prodotti, sul rapporto tra insiders e outsiders che interagiscono e si confrontano. L’ipotesi è di costruire una rete di luoghi fisici e itinerari tematici: - sede ecomuseale: punto di riferimento per gli

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abitanti che si incontrano per attività partecipate, corsi di formazione, esposizioni, e porta d’accesso per i turisti che ritrovano informazioni utili per visitare i luoghi. Nasce di solito all’interno di un luogo significativo per la storia locale, in questo senso numerose architetture storiche che versano in condizioni di degrado potrebbero essere restaurate e adibite a sede (Villa De Leo). Nodo principale dell’ecomuseo, spesso ospita attività espositive raccontando i caratteri principali dei luoghi, ospitando mostre a tema, promuovendo i prodotti tipici e l’artigianato locale. - infopoint: distribuiti nei punti nevralgici della rete e localizzati nei diversi comuni, in prossimità del centro e vicino alle principali arterie stradali. Anche in questo caso possono essere ricavati da architetture storiche in disuso ritenute significative dalla comunità. I punti informativi puntano sulle eccellenze locali pur offrendo al turista la visione d’insieme dell’ecomuseo. - Itinerari tematici: costituiscono la rete di connessione dei punti strategici e delle risorse locali che sviluppano il racconto del territorio sulla base di alcuni temi caratteristici. La maggior parte degli ecomusei è strutturata attraverso sentieri naturalistici da trekking, equitazione, ciclismo, percorsi culturali, religiosi, storici, ecc... La sistemazione di percorsi esistenti (Trecciolino) e la definizione di possibili itinerari è fondamentale per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio locale. Molti sono gli itinerari che si potrebbero sviluppare nella Costa Viola collegando le risorse: dai terrazzamenti, ai punti panoramici, alle bellezze naturali come i corsi d’acqua, i boschi, le coste, raccontando tematiche legate agli usi sociali e produttivi dei luoghi (la produzione del vino, la pesca del pesce spada, ecc...) offrendo la possibilità al turista di spaziare dalle attività di mare (pesca, immersioni, vela, ecc...) a quelle di montagna (escursioni, treking, scii, ecc...). La possibilità di un’ampia scelta di attività ricreative rappresenta un aspetto importante per un’istituzio-


rete ecomuseale della costa viola

ne ecomuseale che voglia mantenersi viva nel tempo: l’ecomuseo deve essere considerato come un sistema dinamico in continua trasformazione, con prodotti e servizi che siano in grado di coinvolgere i turisti in modo sempre differente, puntando sull’interazione con gli abitanti: esposizioni, visite guidate, eventi, sagre, concorsi, itinerari, laboratori devono essere attività in costante aggiornamento e sperimentazione che sappiano riproporre il legame tra tradizione e innovazione. Bibliografia e sitografia - Bertello A., Blanchetti E., a cura di, City 2.0 Il futuro della città, L’energia spiegata, Allea Milano, 2010. - Barosio M., Trisciuglio M., I paesaggi culturali, costruzione, promozione, gestione, Milano, Egea, 2013. - Boatti A., Gli ecomusei in Italia e in Europa tra paesaggio e folklore. Una risorsa per la valorizzazione del territorio, Ri-vista, ricerche per la progettazione del paesaggio, 1, Firenze, Firenze University Press., 2004. - Bolici R., Poltronieri A., Riva R., Paesaggi e sistemi ecomuseali. Proposte per un turismo responsabile, Santarcangelo di Romagna, Maggioli, 2009. - Bonesio L., Il paesaggio come luogo dell’abitare, in Estetica e Paesaggio, M. D’Angelo, a cura di, Bologna, Il Mulino, 2009. - Bonesio L., Paesaggio, identità e comunità tra globale e locale, Reggio Emilia, Diabasis, 2009. - Caponeschi C., The Enabling City, E-book, Creative Commons, 2012. - Clifford S., Maggi M., Murtas D., Genius Loci. Perché, quando e come realizzare una mappa di comunità. Strumentires, 10. Torino, IRES Piemonte, 2006. - Davis P., Ecomuseum: A sense of Place, London and New York, Leicester University Press, 1999. - De Varine H., Radici del Futuro. Il patrimonio culturale al servizio dello sviluppo locale. D. Jalla, a cura di, Bologna, Clueb, 2005. - Del Duca A., Pidello G., Gli ecomuseo per il paesaggio, Quaderni di didattica museale, 12. Ravenna, Angelo Longo, 2011. - Di Valerio F., Contesto e identità. Gli oggetti fuori e dentro i musei, Bologna, Clueb, 1999. - Fiore F., Ecomusei come strumento di valorizzazione del patrimonio culturale, 2008. - Gennaro E., Musei e Paesaggio. Da temi di ricerca a prospettiva di impegno, Ravenna, Angelo Longo, 2011. - Grasseni C., Ecomuseologie. Pratiche e interpretazioni del patrimonio locale. Quaderni del Ce.R.Co, 6, Università degli studi di Bergamo, Rimini, Guaraldo, 2010. - Guermandi M., Tonet G., La cognizione del paesaggio. Scritti di Lucio Gambi sull’Emilia Romagna e dintorni, Bologna, Bononia University Press, 2008. - Gulisano G., Marcianò C., a cura di, Sviluppo rurale integrato e sostenibile nelle aree marginali in Calabria, il caso della comunità montana versante tirrenico meridionale, KALIT, 2008. - Bobbio L., a cura di, A più voci, amministrazioni pubbliche, imprese, associazioni e cittadini nei processi decisionali inclusivi, Napoli, Scientifiche Italiane, 2004.

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- Maggi M., Faletti V., Gli Ecomuseo che cosa sono, cosa potrebbero diventare, Torino, Ires Piemonte, 2001. - Maggi M., Cagliero R., Reti lunge. Gli ecomusei e l’integrazione europea. Quaderni di ricerca, 106, Torino, Ires Piemonte, 2006. - Muscò G., L’ecomuseo tra valori del territorio e patrimonio ambientale, Briciole, trimestrale del Cesvot, n° 11-14, 2007. - Nicolosi A., Cambareri D., Il paesaggio terrazzato della Costa Viola, XXXVI incontro Ce.S.E.T., Firenze, University Press, 2007. - Priore R., Convenzione Europea del paesaggio, Il testo tradotto e commentato, Reggio Calabria, Centro Stampa d’Ateneo, 2006. - Riva R., Il metaprogetto dell’ecomuseo, Santarcangelo di Romagna: Maggioli, 2008. - Tapscott D., Williams A., Wikinomics 2.0. La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo, Milano, Rizzoli, 2010. - Turri E., Antropologia del paesaggio, Venezia, Marsilio, 2008. - Turri E., Il paesaggio come teatro, Venezia, Marsilio, 2008. - Zagari F., Questo è paesaggio. 48 definizioni, Roma, Mancuso, 2006. - Di Fazio S., Modica G., Le pietre sono parole: letture del paesaggio e dei terrazzamenti agrari della Costa Viola, Reggio Calabria, Iiriti, 2008. - Maggi M., Murtas D., Ecomuseo. Il Progetto. Strumentires, 9, Torino, Ires Piemonte, 2004. - Vianello M., Smart Cities. Gestire la complessità urbana nell’era di Internet, Santarcangelo di Romagna, Maggioli, 2013. - Ecomuseo Paesaggio Orvietano: www.mappadicomunità.it - Ecomuseo dei terrazzamenti Alta Langa: www.ecomuseodeiterrazzamenti.it - Ecomuseo di Parabiago: http://ecomuseo.comune.parabiago.mi.it/ ecomuseo/ECOMUSEO.htm - Ecomuseo Sambuca Pistoiese: http://www.comune.sambuca.pt.it/ index.php?pagina=pagine&id=323 - Ecomusei Piemonte: www.ecomuseodellerocche.it - Istituto ricerche economico sociali Piemonte: www.ires.piemonte.it - Ecomuseo Puglia: www.ecomuseovirtualepuglia.it - Ecomusei Friuli: www.ecomuseoaltofriuli.it - Ecoscape Puglia: www.ecoscape.it - Rapporto su ecomusei italiani: www.ecomusei.net - Musei Ravenna: www.sistemamusei.ra.it - Costa Viola, Reggio Calabria: www.costaviolaonline.it - Parco Nazionale d’Aspromonte: http://www.parcoaspromonte. gov.it/ente-parco/ - Società Italiana per la museografia e i beni demo-etno-antropologici: http://www.simbdea.it - Ecomuseo Le creusot-les Mines: http://www.ecomusee-creusotmontceau.fr/


Il paesaggio è il mezzo più adatto per rispondere ai cambiamenti del tempo, alla trasformazione, all’adattamento e alla successione degi eventi. Jakob M., Il paesaggio, il Mulino, Bologna, 2009


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Un progetto multidimensionale per il paesaggio della Costa Viola? Massimo Angrilli - Università Chieti Pescara

L’interrogativo sotteso dal titolo di questo breve saggio rinvia ad una questione ampiamente dibattuta. Qual è il senso del rapporto tra progetto e paesaggio? È possibile parlare di progetto di paesaggio? E nel caso specifico della Costa Viola quale può essere il ruolo più appropriato per il progetto? La dimensione polisemica del paesaggio pone numerose questioni inerenti la legittimazione del progetto, quest’ultimo inteso nella sua accezione più consolidata. Se, infatti, il paesaggio è un costrutto, esito di pratiche e di immaginari collettivi, come può il progettista intervenire sostituendo la propria voce a quella polifonica di una società? Il paesaggio come fatto sociale totale e come prodotto secolare di pratiche collettive è una narrazione continua, con intonazioni diverse ma entro il medesimo spartito, quello che alcune grandi invarianti, quali la morfologia, il clima, il contesto culturale, garantiscono con persistenza. A volte, come nel caso della Costa Viola, la narrazione subisce una interruzione, alcune voci si affievoliscono, altre ancora ammutoliscono. Di fronte a questa perdita si invocano ora le proprietà taumaturgiche del progetto di paesaggio ora quelle terapeutiche della manutenzione, altre volte ancora ci si affida al potere demiurgico del piano. A quali mani affidare la Costa Viola e secondo quale modello di sviluppo? Le proposte contenute in questo volume sembrano muoversi verso una più articolata nozione di progetto, un progetto inteso come pratica interpretativa del contesto fisico e culturale, attento alle componenti attive del territorio ed alle vocazioni esplicite ed implicite, da liberare per mezzo di azioni non invasive, attivate con il concorso della parte più vitale della società. Un progetto che si costruisce per adattamenti progressivi alle nuove condizioni del contesto socio-economico, secondo una strategia che si ispira

alla “dimensione dinamica e evoluzionistica propria del paesaggio” e che combina creativamente azioni dall’alto con azioni dal basso. Tutto ciò senza abdicare all’esercizio del progetto, ma concependo piuttosto una più estesa gamma di modalità progettuali, in cui il progettista ricopre diversi ruoli, passando da quelli più tradizionali a quelli più innovativi. Il progetto di paesaggio applicato ad un ambito territoriale vasto, come quello dalla Costa Viola, non può, infatti, non essere pensato come una combinazione site specific di una varietà di diversi strumenti, dalla norma (intesa come progetto scritto) al disegno di trasformazione fisica dello spazio, passando per la manutenzione programmata, per l’adozione di politiche economiche e fiscali e per l’educazione ed il coinvolgimento dei residenti e degli utenti (anche turisti) a vario titolo interessati. La coerenza tra i diversi strumenti è garantita da una visione strategica di lungo periodo, che disegna un orizzonte di senso verso cui tendere per aggiustamenti progressivi ed in forma incrementale, dando senso alle diverse azioni. Ma per poter agire secondo questa modalità su un paesaggio così complesso e articolato occorre superare le diffidenze reciproche ed i pregiudizi - in larga parte dovuti a malintesi e presupposti riduttivi - delle figure coinvolte, dal paesaggista al conservatore, dall’architetto all’urbanista, facendo tendere le diverse razionalità operative verso forme di condivisione finalizzate alla cooperazione e alla sussidiarietà. Occorre inoltre che le politiche della mobilità, quelle dell’ambiente, della salvaguardia del patrimonio storico-artistico, della difesa del suolo e molte altre ancora, si parlino, usando lo stesso linguaggio e traguardando i medesimi obiettivi. Si tratta, come è evidente, di una questione che investe la sfera più generale del governo del territorio e, dunque, di politica e di decisione pubblica. Solo attraverso un forte impegno politico e l’assunzione di decisioni, supportate dalla competenza tecnica, si può davvero immaginare di incidere su un modello di sviluppo territoriale, rendendo così possibile un progetto multidimensionale per il paesaggio per la Costa Viola.


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In Grazia di Dio Gianni Celestini - “La Sapienza” Roma

In Grazia di Dio è il titolo dell’ultimo film di Edoardo Winspeare, autore cinematografico che produce film, come egli afferma, a Km 0. Narra la storia di quattro donne di una stessa famiglia che vive in un piccolo paese del Salento, ai nostri tempi di grave crisi economica. Il fallimento dell’impresa familiare e il pignoramento della casa mette in discussione le loro vite e sembra travolgere tutto, giungendo a compromettere i legami. La via d’uscita è trasferirsi in campagna, lavorare la terra e vivere con il baratto dei propri prodotti. Una storia di declino e di rinascita che il cinema ci comunica con grande energia. È la forza narrativa di una visione che disegna una possibilità, un nuovo ciclo di vita indicando il “ritorno alla campagna” come un progresso, una evoluzione e non una regressione, o una scelta radicale ideologica e un po’ trendy. Il significato di questa storia, per intenderci mi pare assai diverso dalla descrizione dei mutamenti sociali e degli stili di vita evocati da Donadieu nel suo “Campagne Urbane”. Una storia di finzione che diversamente coglie uno dei caratteri della nostra epoca: la scelta di lavorare con quello che c’è come atto creativo ed innovativo. Accettare le condizioni dei luoghi, qualunque esse siano come punto di partenza per azioni che ne preservino le qualità e ne rigenerino il metabolismo è una visione del progetto che trovo attuale ed incisiva e mi pare essere la prospettiva dalla quale muove la ricerca coordinata da Vincenzo Gioffrè, finalizzata all’istituzione del Paesaggio protetto della Costa Viola promossa dal Gal e ampiamente documentata in questo volume. La ricerca ha il centro del suo interesse nel paesaggio agricolo della Costa Viola le cui condizioni oscillano tra marginalizzazione dell’agricoltura, forme dell’abbandono e violenta trasformazione,

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fenomeni sintomatici della complessità della crisi dell’habitat. Anche questa non è una novità. Il paesaggio italiano è stato un’espressione alta del rapporto tra il fare e la conoscenza, ma oggi siamo di fronte ad una complessa transizione che si deve misurare non solo con la consapevolezza di una forte e generale crisi economica ma anche con una evidente crisi del paesaggio. Crisi che si manifesta duramente nella divaricazione sempre più ampia tra le comunità, anzi ancor di più tra gli individui che non sanno riconoscere nei luoghi di vita i caratteri di paesaggio. Il paesaggio della costa Viola è in bilico, si trova in una condizione sospesa, uno sguardo attento e consapevole sa riconoscerne la qualità e i caratteri, ma allo stesso tempo, nella percezione sociale è un paesaggio silente, appartenente al passato, a rischio di sparizione. Così scriveva Guido Piovene nel suo viaggio in Italia del 1957: “... la sua complessa bellezza, primitiva ed insieme raffinata è per molti ancora da scoprire. I viaggiatori romantici devono però affrettarsi; quelli di domani vedranno una Calabria diversa”. Luoghi di uso, disuso e riuso, la Costa Viola è un paesaggio in attesa di nuove opportunità di riconoscimento, di rivitalizzazione e di rigenerazione che possono scaturire da strategie integrate di salvaguardia, gestione e innovazione. Maturata la convinzione che da soli i vincoli non bastano a tutelare il paesaggio, presupposto della sua esistenza è una continua azione di progetto, che vede le comunità che lo abitano partecipi e consapevoli, in grado di stabilire una stretta relazione tra la consapevolezza dell’identità storica (paesaggio come patrimonio) e la capacità di avere ed esprimere una visione di futuro (paesaggio come luogo di vita). La rilevanza del paesaggio per il benessere delle comunità è considerata spesso solo in funzione del suo contributo allo sviluppo economico e turistico e non come una componente integrante di un benessere più ampio che comprende la coesione


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sociale e l’identità delle comunità che lo abitano. Cambiare la prospettiva consente di collocare su un nuovo piano di elaborazione culturale e di prassi operativa il rapporto tra tutela ed evoluzione dei paesaggi. Per questo la ricerca insiste molto sul dialogo tra la comunità ed il paesaggio. Il cui presupposto è la conoscenza, anzi ancor di più la consapevolezza di un riconoscimento e di una interrelazione. È su questi temi che l’attitudine moderna del paesaggio rivela le sue potenzialità. La forza della riscrittura, dell’agire a rete, per punti, per siste-

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mi, assumendo l’incompiutezza e la discontinuità come parte dell’esito. Un paesaggio relazionale come una infrastruttura composita di sistemi spaziali, produttivi ed ambientali con funzione portante nei quali progettare relazioni tra spazi liberi dinamici e comportamenti. Habitat disponibili per successive trasformazioni nel tempo, paesaggi da realizzare non tanto con le regole ma da poggiare sulle possibilità. I luoghi di rigenerazione della produzione agricola sono straordinari laboratori, incubatori di idee, fertile terreno di sperimentazioni.


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SALVAGUARDIA, GESTIONE E PIANIFICAZIONE PER LA COSTA VIOLA Achille M. Ippolito - “La Sapienza” Roma

Per chi come me ha condiviso in pieno la definizione di paesaggio enunciata dalla Convenzione Europea, l’enunciato Abitare Il Paesaggio, può sembrare una contraddizione, una inversione dei termini nel rapporto popolazioni – paesaggio. Non vi è un paesaggio precostituito, ottimale, che qualcuno va ad abitare. Il paesaggio non si abita, ma è l’essenza stessa dei luoghi, così come chi ci vive lo percepisce. La breve precisazione mi serve per ribaltare la questione in campo, ma contemporaneamente esaltare la finalità: gestire una corretta trasformazione del paesaggio per consentire un nuovo ciclo di vita per la costa viola. Non ho usato a caso il verbo gestire. È quello intermedio che deriva dai tre termini usati dalla Convenzione: salvaguardia, gestione e pianificazione. La ricerca, di cui questo forum, riesce ad operare contemporaneamente sui tre ambiti. La salvaguardia scaturisce dallo scenario strategico del progetto, delineando anche linee guida per istituire e controllare. Sono sempre stato dubbioso sulle aree protette, soprattutto sulla loro conduzione, spesso burocratizzata e repressiva, con vincoli che generano abusivismo. Diverso è quando la protezione rientra nel concetto di salvaguardia, legandosi contemporaneamente e parallelamente ad un nuovo approccio al disegno dello sviluppo locale, indicando “le azioni di conservazione e di mantenimento degli aspetti significativi” e “caratteristici” del “paesaggio, giustificate dal suo valore di patrimonio derivante dalla sua configurazione naturale” e “dal tipo d’intervento umano”1. La ricerca individua queste azioni attraverso il progetto, rendendo l’ipotesi di protezione attiva e dinamica, lontana dalla semplice conservazione bloccata. Salvaguardia e pianificazione viaggiano correttamente insieme: il paesaggio diviene la chiave interpretati-

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va e progettuale per uno sviluppo sostenibile atto a migliorare la qualità della vita delle popolazioni. Tra i due la gestione, forse come sempre, assume un ruolo determinante. Ritorniamo però alla protezione ed al concetto di salvaguardia, ed alla sua applicabilità alla Costa Viola, in quanto ritengo che prima di entrare in tali specifici canoni, sia necessario un’importante operazione di recupero dell’identità, di riordino urbanistico, di sviluppo economico, rurale e produttivo. La ricerca appare come un racconto, la storia del luogo, e da essa scaturisce un importante contributo metodologico per un rilancio. L’analisi ci presenta una comunità che si è arresa agli eventi ed un paesaggio che si avvia sempre più verso un degrado irreversibile. Dal racconto però traspare un paesaggio ricco di storia, nel rapporto vitale tra natura ed artificio. Sono enunciate le identità da recuperare e presentate strategie innovative, con azioni concrete e definite. È fondamentale individuare i simboli di riferimento e ricostruire un’affinità intorno ad essi. La popolazione deve sentirsi identificata ed accumunata con essi. Ricordo un altro concetto fondamentale presente nella definizione stessa di paesaggio: la percezione2. Questo aspetto, che sembra marginale, è invece fondamentale poiché sposta i termini da un ambito teorico e generale, spesso astratto, ad un rapporto diretto con l’individuo, inteso come singolo e come membro di una collettività. Il protagonista del paesaggio è l’uomo, residente permanente, residente saltuario, o visitatore che sia. Soprattutto per il primo, ma anche per l’osservatore momentaneo, con il termine percezione non deve essere intesa unicamente la percezione visiva, ma l’intero processo psichico che esegue la sintesi di tutti i dati sensoriali adoperabili. Ci sarebbe molto da dire. Per questo forum ho inteso evidenziare i principi essenziali. Concludo con un elogio alla ricerca, che inizia con la protezione per giungere ad un progetto che correttamente sovrappone i diversi sistemi territoriali. Ritengo essere la strada giusta.

1 Articolo 1, comma d della Convenzione Europea del Paesaggio. 2 La definizione inserita nell’articolo 1 “Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” introduce chiaramente il concetto di percezione.


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CRONACHE DA UN QUOTIDIANO IMMAGINARIO Sara Marini - IUAV Venezia

La distanza tra termini quali immagine e immaginario, tra figura e prefigurazione è la stessa che sussiste tra due posizioni differenti: quella assunta da chi guarda e quella propria di chi guarda oltre. In questo tempo dominato da un nuovo neorealismo, dal qui ed ora, la folla di immagini sovrasta qualsiasi intenzione proiettiva, osteggia possibili astrazioni necessarie a costruire scarti di senso. Alla dittatura dello sguardo si sommano la crisi economica e il considerare il territorio, ancora, un oro da saccheggiare. La stessa sommatoria conduce ad una impasse che rende provocatorio ogni anelito a mondi altri. L’invocazione di un disegno futuro è associata a termini (ormai connotati da accezione negativa) quali utopia e forse anche progetto. Sostanzialmente l’architettura, o più in generale la cultura, sono orfane del loro principale scopo: tracciare una propensione. Il Novecento sembra tutt’altro che breve: le invenzioni tecnologiche determinanti sono ancora quelle apparse all’inizio del secolo scorso, l’industria continua a disegnare il sistema mondo, la parola moderno non ha lasciato il campo ad altri vocaboli. Il nuovo millennio si apre annunciando molti cambiamenti, da molti è invocato il Rinascimento, ma la trasfigurazione non è accompagnata da una rivoluzione (culturale). Serve allora forse rivedere cosa è stato sottovalutato del movimento (moderno) in cui siamo ancora immersi. Nel 1929 Kostantin Stepanovic Melnikov partecipa con Città verde al concorso indetto dal quotidiano “Pravda” in cui veniva richiesta un’idea di città per 100.000 lavoratori. La proposta di Melnikov si attesta sui valori urbani ed architettonici del suo tempo: un grande anello urbano racchiude un esteso parco a dimostrazione che la città dei 100.000 lavoratori non nega presenze quali vegetazione e fauna o attività agricole. L’episodio è qui citato non tanto per le caratteristiche del progetto definito dall’architetto rus-

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so quanto per altri tre indizi. Il primo è l’iniziativa della testata giornalistica che non rappresenta un unicum nella storia dell’architettura, si pensi ad esempio al concorso indetto dal “Time Magazine” nel 1999 sulla casa del nuovo millennio. La formula del concorso indetto dal quotidiano testimonia un’attenzione verso le questioni urbane future da condividere con l’opinione pubblica. Tutto quello che precede un problema o che potrebbe essere conseguito anche in un tempo breve non è questione solo per gli addetti ai lavori ma è comune e da comunicare. L’iniziativa della “Pravda” racconta ancora che la partecipazione non è solo uno strumento da adottare localmente, in situazioni precise e misurate, ma anche una modalità per costruire la cultura di un popolo sulla decisione di quello che sarà. Il secondo dato degno di nota della vicenda citata, sempre forzatamente attualizzato, è che la città deve accogliere i lavoratori. La suddivisione modernista delle funzioni della città ha visto prima la prevalenza del lavoro sulle altre, poi questo primato è stato surclassato dal problema della casa e poi ancora, precipitosamente, dal tempo libero. Questo incedere ha lasciato sul campo case vuote, spazi abbondanti del tempo libero e pochi luoghi del lavoro. Eppure è proprio il lavoro il luogo della definizione della comunità, a differenza della casa e anche del tempo libero che per definizione assumono connotati individuali prima che individualistici. L’associazione lavoro-città, narrata nella città verde di Melnikov, può essere oggi riletta non tanto quanto sostegno al sistema industriale che traduce tutto in macchina e macchinario quanto mera condizione necessaria per costruire un moto comune. Terzo elemento è il valore della terra affermato, nella breve storia russa, da un lato marcando le differenze tra natura e città, dall’altro evidenziando come i due luoghi siano attraversati dalla stessa cultura. Una cultura che forse voleva solo disegnare il sol dell’avvenire e una modernità fraintesa, una cultura che comunque si sosteneva sulla consapevolezza che il progetto deve, comunque, prendersi la responsabilità di andare verso.


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UN PAESAGGIO “ABITATO” E “PROTETTO” SERVE AD UN AMBIENTE “SICURO” E “RESILIENTE” Consuelo Nava - “Mediterranea” di Reggio Cal.

Il testo a cura di V. Gioffré ed il gruppo di studiosi che hanno partecipato all’esperienza del Gal Batir per la Costa Viola, spinge l’interesse a superare la conoscenza per il caso studio e si presenta come un manifesto alla sfida della sostenibilità oltre il nostro secolo, partendo dallo stato di degrado e di emergenza del paesaggio e dell’ambiente a livello locale e globale. Nella scrittura di V. Gioffrè che recita “esempio emblematico di una più generale condizione di emergenza del paesaggio in Italia (...), riferendosi alla Costa Viola, oppure “proteggere il paesaggio inteso come azione collettiva e condivisa (...)” per le azioni e gli obiettivi della proposta, di fatto la ricerca e la sperimentazione si proiettano oltre i caratteri contestuali e progettuali dei luoghi indagati. Il paesaggio abitato e protetto serve ad un ambiente sicuro e resiliente, è ciò che si può trarre dalla lezione sulla Costa Viola, inoltre le misure di salvaguardia e protezione dei suoi caratteri naturali ed artificiali divengono strumenti per individuare efficaci strategie di gestione del suolo. La densità di caratteri antropici e naturali (geo-fisici), oltre che climatici, che coinvolge la presenza di 10 insediamenti abitati sul versante tirrenico e sud - aspromontano e le invarianti rintracciabili nei sistemi di paesaggio ed infrastrutturali quali i terrazzamenti, i pianori, le pianure costiere, le fiumare e le coste e le spiagge, i geositi, le architetture fortificate, i porti e la mobilità lenta, avvengono ed insistono tutti in una fascia geografica e territoriale assai estesa. Essa rappresenta un sistema di pressione ad alto rischio perché distribuito ed in rete, ma è certamente la migliore infrastruttura paesaggio-ambiente per quel laboratorio sperimentale che è diventato con la proposta della ricerca, e

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che può divenire un “caso modello” con l’ambizione a confrontarsi con altre esperienze fuori dal territorio regionale. Il paesaggio protetto ed abitato della Costa Viola produce un ambiente “resiliente” perché capace di resistere al degrado dovuto all’abbandono dei terreni, all’abbandono della microeconomia locale basata su filiere corte produttive o all’attacco cementizio dell’urbanesimo di pianura costiera o di margine dei pianori. La strategia progettuale riesce così a ridurre la vulnerabilità del suo suolo e delle sue strutture dell’ambiente “accorciando le linee di approvvigionamento, migliorando la ridondanza nelle aree critiche, sostenendo la capacità locale e trovando le soluzioni per modelli più approfonditi della dipendenza e della disabilità” (D.Orr,2011). La resilienza è una delle prime qualità di resistenza dell’ambiente e di requisito della sostenibilità, intesa come processo attivo di adattività al cambiamento, alle pressioni ed agli impatti. Valorizzare ed integrare anche allo scopo di tutelare le aree agricole e produttive, sistemi come quelli dei “terrazzamenti”, con le “rasule” e “le armacie”, significa ricorrere ancora a quella “modificazione utile” del paesaggio, che nel tempo ha preservato le valli e gli abitati da fenomeni di dissesto e frana, curato e nutrito la terra e le sue popolazioni. La scomparsa della loro coltivazione e messa in opera, oltre che la mancata manutenzione, nelle aree periurbane di tutti i contesti regionali e provinciali ha aumentato gli effetti di inondazione dalla montagna al mare e spesso ha trasformato le nostre città in vasche di accumulo per suoli impermeabilizzati, in caso di forti o anche medie piogge. Non è un caso che le regioni del paese Italia più colpite da fenomeni di dissesto e di allagamento negli ultimi 10 anni siano la Calabria e la Liguria, quelle che hanno un deficit eccellente di permeabilità dei suoli; sono territori molto simili per conformazione topografica ma anche simili nella presenza di quei caratteri che esaltano il sistema uomo-ambiente, capaci di configurare un


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paesaggio identitario ma di renderlo anche sicuro e produttivo (sono i terrazzamenti della Costa Viola oppure delle Cinque Terre). Accanto a questi sistemi fisici capaci di innescare processi di salvaguardia, la ricerca sulla Costa Viola individua altri due temi fondamentali per il carattere di resilienza, in grado di proteggere il sistema ambientale nell’”assorbire gli urti; di subire i cambiamenti, mantenendo essenzialmente la stessa funzione, la stessa struttura e gli stessi ‘feedback’. I sistemi resilienti sono caratterizzati dalla ridondanza che fa sì che il fallimento di una delle componenti non provochi il collasso dell’intero sistema”. (Lovins and Lovins, 1982, chapter 13; Lovins, 2002), si tratta dei siti ecologici e dei loro corridoi localizzati in area di pianori (La Melia, le colline di Matiniti) e la mobilità lenta (l’infrastruttura secondaria di percorsi trasversali e di costa), la cui ridondanza ha preservato nel tempo la forte naturalità delle aree stesse. Entrambi i sistemi coinvolgono la struttura a rete delle aree protette della Costa Viola (aree SIN, SIC e ZPS), attribuendo ai territori che attraversano un significato “nodale” o “di flusso”, esprimono la stessa forza quando lo fanno per definire un clima tipico o un passaggio di un volatile o ancora per collegare i pianori con la pianura costiera. Ciò rende identitario il paesaggio ma preserva il suolo da eventuali occupazioni con carichi insediativi non sopportabili e spesso fa coincidere la percezione “dello sguardo” con “il sentire” il cambiamento diretto delle condizioni climatiche tra valle e mare nella sua unicità riconoscibile. È quella “condizione sensibile” per cui la statale Scilla - Cannitello fa percorrere un tratto di versante tra roccia e mare, esposto al tramonto e la vista su Chianalea fa comprendere l’affaccio di un borgo sotto la rupe sempre in ombra e che gode di luce e sole da marzo fino a settembre. Si tratta ancora di un “paesaggio percepito” per la sua capacità di farsi abitare in maniera differente, in cui certamente progetti pilota come “il sentiero

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del trecciolino”, “il riciclo dei terrazzamenti” e la “rete eco museale”, presentati in questa ricerca, svolgono un ruolo ecologicamente non indifferente alla migliore qualità dell’ambiente e della vita delle comunità insediate ed ospiti, salvando e rendendo sicure entrambi.

Riferimenti Bibliografici - Lovins, Amory. Small is Profitable. Snowmass: Rocky Mountain Institute. 2002. - Lovins, Amory and Lovins, Hunter. Brittle Power. Andover: Brick House, 1982. - Nava Consuelo, Rigenerazione urbana integrata e Strategie di gestione del suolo: modelli innovativi e sostenibili per le aree dismesserifiuto, in Gazzetta Ambiente n.5/2013 - Orr, David and Mykleby, Mark, A National Security Network, unpublished paper, 2010


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LA DIMENSIONE DELL’INTERVENTO, IL RIUSO E IL RICICLO DELL’ESISTENTE, LE COMUNITÀ Adriano Paolella - “Mediterranea” di Reggio Cal.

Il paesaggio della Costa viola è lo specchio della condizione attuale delle comunità insediate. Una condizione di post-ebrezza; dopo gli entusiasmi dello sviluppo e del sostegno pubblico, al termine di un sovra sfruttamento individuale delle risorse comuni (principalmente nell’edilizia e nella pesca), tra gli avanzi di un pasto troppo rapidamente consumato, imbarazzati dagli sprechi, in una montagna di rifiuti (ovvero di cose che si è troppo presto rifiutato). È forse difficile ipotizzare che gli abitanti dalla condizione di povertà che aveva determinato, attraverso l’attenta utilizzazione di tutte le risorse esistenti, il paesaggio storico, non avrebbero perseguito individualmente, quando se ne presentò l’occasione, la possibilità di un benessere materiale anche a scapito di una qualità duratura. Un maggiore senso dei beni comuni, una maggiore lungimiranza avrebbe potuto far scaturire situazioni diverse ma le pratiche dello statalismo prima e del liberismo poi nulla hanno fatto per facilitare tale condizione. Così oggi da sola questa comunità come tante altre è costretta a trovare un equilibrio principalmente con i propri strumenti e le proprie qualità avendo però molte meno risorse di quanto possedeva solo cinquanta anni fa: non più un paesaggio magnifico, non più coste intatte, non più un ecosistema marino ricco. I paesaggi di maggiore qualità sono collegati a sistemi produttivi locali che regolano l’uso degli spazi e garantiscono la definizione e conservazione di caratteri di qualità e a comunità che hanno capacità di impostare il proprio destino in base alle disponibilità delle risorse locali. Qui come altrove è necessario trovare l’energia necessaria all’interno della comunità, una energia e una

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cultura che individuino altri modelli insediativi e produttivi e che consentano di recuperare quanto utile alla definizione di un assetto diverso attraverso una assunzione di responsabilità e lontano dalla demagogia politica e progettuale. Il paesaggio è caratterizzato da un forte segno antropico: i terrazzamenti, le infrastrutture o poi manufatti inutilizzati, gli edifici recenti non completati e non utilizzati, le strutture di cultura materiale, i vecchi casali, i percorsi etc. Quello che può sembrare un handicap diviene una risorsa costituita dal recupero degli sprechi fatti, del riuso di un patrimonio economico e ambientale. Tale dote è utilizzabile con una dimensione progettuale locale attenta, di dimensioni contenute, tendente non alla definizione di un gesto isolato ma alla composizione di un quadro organico, non necessariamente pianificato, in cui ogni azione individuale è ricondotta ad un progetto comune il cui fine e al cui coerenza è dettata dalla abiura a individualismi immotivati, alla speculazione e alla demagogia. I terrazzamenti sono stati un elemento caratterizzante del paesaggio, sono affascinanti, riescono a definire una identità specifica e unica. Ma non permarranno per questo, né perché alcuni ne definiscono l’inalienabilità. Non è quello che piace al progettista ciò che si può ottenere. Il problema non è avere una forma da proporre ma suscitare l’interesse al recupero di una qualità di vita e di insediamento che può assumere molte variate forme. Perché quello che si persegue non è il mantenimento di una memoria ma quello di una comunità che ha diritto di trovare il proprio equilibrio con le risorse esistenti ed il progettista deve contribuire con il proprio progetto a capire, interpretare e predisporre le ipotesi praticabili. Vi potranno essere tanti paesaggi sulla Costa viola quasi sicuramente diversi da quelli dei terrazzamenti (a meno che si creino condizioni di necessità simili a quelle che li hanno determinati); l’importante è che il paesaggio manifesti l’equilibrio della comu-


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nità con il suo territorio, l’attenzione nei confronti delle risorse e quella autonomia culturale che è alla base dell’identità e della qualità del paesaggio. Questo bel libro “Abitare il paesaggio. Un nuovo ciclo di vita per la costa viola” scritto con amore, attenzione e gioia mette a disposizione la capacità critica, interpretativa, progettuale del curatore Enzo Gioffrè e di tutti i partecipanti ad un progetto di riqualificazione, recupero, riequilibrio che ha come principale protagonista l’intera comunità a cui si rivolge.

1 Cfr. Jane Jacobs, The Death and the Life of Great American Cities,Vintage, London, 1992. 2 Cfr Stanford Kwinter and Thomas Danieli, Requiem: for the City at th End of the Millennium, ACTAR, Barcelona, 2010 3 Cfr. Edward Soja, Postmetropolis, Blackwell Publishers Ldt., Oxford, UK

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IL PAESAGGIO COME CURA Mosè Ricci - Università di Genova

Dalla cura del paesaggio al paesaggio come cura? Se modernità ci ha proposto una visione del paesaggio come campo di definizione dello spazio fisico della città o come spazio aperto nella città. Il paesaggio in questa idea è come il ritratto sempre in movimento della società che lo abita. La cura del paesaggio diventa così l’omologo della cura della città e della società, o in altri termini lo specchio del buongoverno. In questo senso i fallimenti sono stati forse più dei successi. La fine della modernità sembra condurci verso una concezione olistica del paesaggio che da quadro diventa dispositivo. È come un’applicazione, un software che ci consente di utilizzare al meglio le qualità dello spazio abitabile e anche, nella sua versione più aggiornata, di ripararne i difetti. Questa sembra essere la lezione che possiamo apprendere nelle città del mondo occidentale affette dalla crisi e dalle loro traiettorie di riscatto che iniziano finalmente a delineare alcuni importanti cambiamenti nei paradigmi dello sviluppo urbano. Il caso di Detroit rappresenta sicuramente il manifesto dell’abitare. Detroit è la prima post-metropoli. Si tratta di una condizione urbana che la letteratura urbanistica ha già anticipato in vari modi da Jane Jacobs1, a Stanford Kwinter2, a Edward Sojia3. E non dipende tanto dall’immagine della città moderna riconsegnata alla natura dopo il disastro della dismissione industriale e dell’abbandono. La post-metropoli è una figura urbana che lavora sugli effetti spaziali di un’organizzazione sociale ed economica fondata sui nuovi mezzi di informazione/comunicazione. In questo si distacca dalla modernità e per questo non ha bisogno dello stesso tipo di fatti fisici (infrastrutture, modelli abitativi, industrie, etc.) che rappresentano la città della modernità. In altri termini la condizione post metropolitana di Detroit non dipende tanto dal fascino che la rovina


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esercita quanto dalla sostituzione di certi materiali metropolitani con dispositivi di istantanea adiacenza artificiale (nuove infrastrutture immateriali, smartphones, tablet, droni, etc.), e dall’armonia che la vita urbana può ritrovare abitando spazi inusuali, più comodi e non più necessariamente veloci. In un mondo che trasferisce parte dei suoi spazi di relazione in mondi virtuali lo spazio fisico insediativo è più libero di lasciar accadere la natura. Ecologia, sostenibilità, spazi aperti per il tempo libero e i bambini, piste ciclabili, mobilità lenta, ..., tutto questo diventa centrale nelle performance e nel disegno di una nuova città-paesaggio. In questo senso il caso Detroit può veramente rappresentare un manifesto per il futuro delle discipline del progetto. Quello che la sua esperienza ci insegna è è sintetizzabile in 5 punti: 1) La città moderna come forma apprezzabile nello spazio di un’organizzazione sociale, politica ed economica è finita. E la fine della città moderna sta cambiando in maniera decisiva il modo in cui noi pensiamo al futuro e alle sue forme. 2) La seconda cosa che impariamo da Dedroit è che una città post metropolitana è possibile e piacevolmente abitabile. 3) La terza è che questa fase di dismissione della modernità richiede nuovi paradigmi interpretativi (nuovi punti di vista) e nuovi strumenti di progetto. Gli strumenti tradizionali del progetto semplicemente non sono più adatti a rispondere alle necessità delle nostre città, Mentre riduzione, riuso e riciclo sembrano gli unici concetti spaziali sostenibili in grado di esprimere innovazione, di generare consenso e di produrre e bellezza nella città della crisi. Il nuovo campo di applicazione progettuale consiste nel mettere in valore l’esistente con dispositivi concettuali che lavorano sullo slittamento del senso degli spazi riutilizzati 4) Il quarto insegnamento è che futuro della città è un progetto collettivo e non autoriale, che mette insieme le iniziative diverse dei makers dei de-

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signer e dei planners in un progetto fatto insieme a più mani che costruisce una figura urbana chiara e di tipo nuovo. Questa è la vera sfida che Detroit sta lanciando al mondo del progetto. 5) La quinta cosa che impariamo - ed è il cuore di questa scommessa - è il valore del paesaggio come infrastruttura che produce valore ecologico e bellezza nella città. Il paesaggio come cura, appunto. La stessa idea che Vincenzo Gioffrè sviluppa e dimostra in questo suo bel libro.



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Interstizi: l’in-between realm Piero Ostilio Rossi - “La Sapienza” Roma

Il tema dell’in-between realm - dello spazio intermedio in e tra le cose – fu introdotto nel dominio concettuale dell’architettura e del progetto urbano da Aldo van Eyck negli anni Cinquanta e poi successivamente ripreso da Herman Hertzberger in molti suoi progetti come egli stesso sottolinea nel capitolo Lo spazio abitabile fra le cose del libro Lessons for students in architecture (trad. it. Lezioni di architettura, a cura di M. Furnari, Laterza, 1996). “Nella produzione teorica e pratica dei due architetti – ha ricordato Daniela Cerrocchi su “Hortus” - l’in-between nasce come lo spazio della soglia, una zona intermedia che interagisce tra ambiti spaziali comunicanti. Appartenendo contemporaneamente ad entrambi, questo “spazio abitabile tra le cose” favorisce il contatto e la relazione tra “mondi diversi” e spazi distinti”. E più avanti: “Van Eyck elabora una rappresentazione dei vuoti urbani che ribalta il sistema urbanistico normativo imposto dall’alto, sostenuto dal CIAM, a favore di un approccio dal basso, realista e situazionale, in armonia con quanto assunto dai membri del Team X (...) La città appare come un artefatto composto di frammenti, in cui il vuoto accede in divenire alle potenzialità relazionali attraverso un processo di ‘intermediarità’ (inbetweening)”1. Com’è noto, a partire dal 1947, Van Eyck applicò e diede figura a questa sua visione degli spazi interstiziali urbani realizzando alcune centinaia di aree per il gioco dei bambini nei lotti residuali di Amsterdam (dati aggiornati indicano che quelle realizzate fino al 1974 sulla base dei suoi indirizzi progettuali sono più di 8602), recuperando in particolare quelli prodotti dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. I suoi progetti (“uno dei segreti meglio mantenuti del XX secolo”, è stato scritto3) hanno contribuito, con un progressivo processo di moltiplicazione degli

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effetti, a modificare in maniera significativa il paesaggio urbano della città. I campi per il gioco dei bambini di van Eyck – con la loro strategia “dal basso”, interstiziale e policentrica - sono stati la prima concreta proposta alternativa all’urbanistica dei CIAM e alla functionele stad di Cor van Eesteren; gli altri membri del Team X – Alison e Peter Smithson, Giancarlo De Carlo, Candilis, Josic & Woods, tra gli altri – ne avrebbero successivamente sviluppato i princìpi. Tutti i campi da gioco sono site-specific e il risultato è “da una parte una serie di mappe in cui sono inseriti i campi da gioco, dall’altra, una famiglia di forme create dalla realtà, sino ad allora senza precedenti in architettura o nell’urbanistica”4. L’aspetto più originale e significativo di questi spazi è infatti “la qualità di rete che assumono se considerati come un insieme: sono concepiti come una costellazione, uno schema costituito da unità che nascono situazionalmente legate al tempo, al caso e alle circostanze”5. Nell’architettura contemporanea il principio concettuale dell’in-between è stato diffusamente recuperato come base teorica dell’agire progettuale: l’esempio più noto è costituito dal lavoro di Bernard Tschumi che, sia negli scritti che nei progetti, fa continui rimandi all’in-between come al sistema di spazi tra-le-cose, deputato ad accogliere il movimento delle persone, i flussi, gli eventi. Al dominio dell’in-tra (l’in-between realm) fa riferimento anche Alan Berger a proposito dei drosscapes che egli considera spazi instabili e in qualche modo “in sospensione”, spazi che si insinuano nel periurbano occupando le aree interstiziali lasciate libere dalla crescita a macchia di leopardo tipica dello sprawl delle città contemporanee. Berger ritiene infatti che questo genere di paesaggi dello scarto emergano da due tipi di processi: o come sottoprodotti della rapida urbanizzazione e della crescita orizzontale caratteristica dello sprawl urbano, o come conseguenza della dismissione di aree industriali non più produttive in termini economici perché tecnologicamente superate. Sono

1 D. Cerrocchi, Malìe dell’essenziale. In-between la quintessenza, Hortus, n. 5 febbraio 2008. 2 Cfr. L. Lefaivre, Puer ludens, Lotus International, n. 124, 2005. 3 Ivi, pag, 72. 4 Ivi, pag. 74. 5 Ivi, pag. 77.


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quindi spazi disarticolati di ogni genere: sterminate aree di parcheggio, terreni inutilizzati, aree abbandonate perché in attesa di sviluppo, lotti non edificabili, discariche di rifiuti e di scarti di produzione, aree di stoccaggio delle merci. Per loro natura, i drossscapes sono distribuiti in modo frammentario e sono molto spesso ubicati sui margini delle infrastrutture viarie; sorgono “spontaneamente”, al di fuori di ogni strategia urbana obbedendo a ragioni di razionalità minima, senza un piano che ne definisca appropriatamente ubicazione, consistenza e dimensione, che ne coordini e ne relazioni le attività, che ne massimizzi l’efficienza e ne minimizzi l’impatto ambientale e paesaggistico. In questi processi di qualificazione, le tematiche del riciclo possono costituire delle linee strategiche di intervento in considerazione del fatto che le condizioni generali della società impongono ormai di operare per reimpiegare i materiali di scarto, per ri-costruire più che per costruire, per ri-naturalizzare piuttosto che per urbanizzare, per definire, insomma, una concreta risposta della cultura visiva e progettuale al tema pressante della sostenibilità. La tematica dell’As found fa da cornice e da sfondo a queste strategie. As found è la capacità di guardare diversamente e dare nuovo significato a ciò che è ordinario, che attiene alla vita cosi com’è; è la capacità di progettare raccogliendo tracce e indizi, recuperando segni e significati che appartengono al quotidiano e al sentire comune: è insomma la base teorica di un atteggiamento dialettico tra strumenti disciplinari e realtà che ben si adegua alla tematica del riciclo. Questo perché As found è un comportamento politico, un’attitudine antiutopica e ha una forte componente etica che ne regola i comportamenti. Ma As found significa anche molte altre cose: Alison e Peter Smithson, che coniarono il termine a metà degli anni Cinquanta, lo consideravano innanzitutto un procedimento che accomunava molte discipline (l’architettura, l’arte il cinema, la

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fotografia, il teatro) allo scopo di individuare un comune filone di ricerca; una ricognizione percettiva della realtà che costituiva la base necessaria per radicare l’architettura non solo nei bisogni delle persone, ma anche nel loro immaginario figurativo. Ma As found è anche il titolo di un Convegno internazionale che si è svolto a Copenhagen nel giugno del 2010, organizzato dalla København Universitet e ci ricorda come il concetto di sito stia guadagnando un’attenzione sempre maggiore nel campo degli studi dell’architettura del paesaggio, della pianificazione, della progettazione architettonica e della conservazione. Ciò che è già nel sito - o meglio l’uso e l’interpretazione che si dà di esso - è diventato un aspetto determinante per l’approccio teorico verso il progetto e questa maggiore consapevolezza conduce - è questo l’assunto del Convegno - a nuove teorie, nuove pratiche e nuove politiche.


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ABSTRACT

new life cycle for “Costa Viola’S landscape”* Vincenzo Gioffrè

“For those who are able to read them, landscape portray the free creative action of men: each landscape is the product of art, of a human action designed to transform nature into something useful and beautiful. This reality has an ethical, as well as aesthetic, nature, being connected to actions, to the projects of individuals within the environment and to the communities that implement them”1. This book shows, in a summarised way, the guidelines and the strategic context of the project for the proposal of creation of a Protected Landscape of the Costa Viola promoted by LAG BATIR (Basso Tirreno Reggino Local Action Group) within the program of international cooperation “LANDSARE Landscape architectures in European rural areas: a new approach to local development design”. The project is consistent with the study carried out in 2001 within the Community initiative Leader II of the V.A.T.E. LAG2, which has led to the definition of a detailed multidisciplinary framework that explained the area object of study, and to the idea of establishing a Protected Landscape within this regional context. After that, with the Italian Regional Law n.10 dated 14th of July 2003 2003 “Norme in materia di aree protette” (Laws on protected areas), the category of Protected Landscapes was added to the regional system of protected areas, delegating the proposals of establishment and management to the local authorities of the territories where these areas are located. In continuity with what already achieved with previous studies and updates to regional laws, the LAG BATIR has participated in the supranational Landsare program, aiming to apply innovative and sustainable formulas of local development and landscape upgrading, with the objective of updating and encouraging the proposal for estab-

lishment of a Protected Landscape in the ‘Costa Viola’. The cooperation program has offered an excellent opportunity to compare approaches and methods from different geographical and cultural realities and on possible concrete actions to implement – by focussing on landscape as a key for interpretation and planning – in order to create projects of sustainable development and an overall improvement of the quality of life in the territories concerned. In this context, the initiative by LAG BATIR has a particular value due to the current situation of threat of the ‘Costa Viola’, which is being damaged, especially in some of its more beautiful parts, by concerning phenomena of abandonment, neglect and degradation. The critical state of the landscape of the ‘Costa Viola’ is, in fact, evident. Despite the limited population density and human development due to the presence of several high value protected areas and natural spaces, this landscape is undergoing radical transformations which can be summarised according to two main phenomena: a chaotic and often illegal urbanisation of the coasts and the abandonment and consequent degradation of rural areas. This is a serious emergency, which requires a planned initiative, which should be shared and participated with the local community. The ‘Costa Viola’ is a high interest landscape because of the integration between human activities and natural features of the lands, which in time has created a productive landscape, which allowed to support the local communities. Alongside the farming terraces and in the coastal gardens close to the sandy shore and to the streambeds, vineyards, orchards, citrus and crops used to be planted; the fishing activity was profitable, especially

1 Venturi Ferriolo M., Etiche del paesaggio, Editori Riuniti, Roma, 2003. 2 Leader II Community initiative, Local Action Plan ‘Basso Tirreno Reggino’, project 39 ‘Studio finalizzato alla istituzione di Paesaggi Protetti da assoggettare ad attività di tutela, valorizzazione e fruizione. Costa Viola e Piana degli Ulivi’. (Study for the establishment of Protected Landscape to be involved in protection, upgrading and enjoyment activities. The ‘Purple Coast’ and Piana degli Ulivi). Working group: Giuseppe Albanese (scientific project head) Tommaso Calabrò, Vincenzo Gioffrè, Aldo Multari, Rosario Privitera, Giuseppina Santapaola, Lavinia Francesca Triolo, Anna Maria Zurzolo. The results can be found in the book ‘Istituzione di Paesaggi Protetti nel territorio del Basso Tirreno Reggino. Costa Viola e Piana degli Ulivi’, published by Laruffa.


ABSTRACT

3 On the concept of landscape as a constantly evolving system of relationships, please see the Mouvance theory in Lassus B., Berque A., Roger A., Conan M., Donadieu P., (1999), Mouvance, Editions de la Villette, Paris; Berque A., Donadieu P., Luginbühl Y., Aubry P., Le Dantec J.P., Roger A., (2006). Mouvance 2, soixante-dix mots pour le paysage, éditions de la Villette, Paris. 4 The ELC (European Landscape Convention) is a document adopted by the Committee of Culture and Environment Ministries of the Council of Europe on 19th of July 2000, officially signed in the Salone dei Cinquecento of Palazzo Vecchio a Firenze on 20th of October 2000 and validated by Italy in 2006.

in the summer months, when it was possible to catch swordfish and tuna; the artisanal production of fine ceramics was appreciated beyond the local market. This was in fact a live, inhabited, productive landscape, crossed on a daily basis by farmers, breeders, fishermen, artisans, traders, as well as by the travellers who would take the n.18 Highway, that connected the mountain of Sant’Elia with Scilla, attracted by the myth of the Grand Tour. They could observe the spectacular views over the Strait and the Eolian Islands, the cliffs and the beaches by the sea and the farming terraces on the mountain. Nowadays, tourism is very limited, according to both number of presences and length of stay. The great part of the farming terraces has been abandoned, and the same goes for the gardens alongside the coastline and the rivers. The fishing activity is suffering a crisis and the crafts are disappearing. This is a difficult economic and social condition, which has shown clear repercussions on the overall quality of the environment, which is rapidly decreasing. It’s as if this landscape and the resident communities had entered a phase of stagnation, lack of communication, inertia. This condition is so serious that a new impulse for these areas is now necessary, in order to encourage the start of a new “lifecycle”, in order to restart “inhabiting” the landscape of the ‘Costa Viola’ with new productive activities, able to implement new behaviours and lifestyles that are spreading at a global level, focussed on finding a healthy relationship with nature and its rhythms. We can’t expect the enhancement of the landscape of the ‘Costa Viola’ to happen solely through public funding, both because of the lack of resources due to the current international financial crisis as well as for the importance of the territories involved and the objective difficulty of the initiatives. Further to this, the constant maintenance of the landscape cannot be delegated to others, and it has to be carried out by the people who live in this landscape. The meaning of inhabit-

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ing is connected with staying and familiarising constantly with the land, by living is with continuity as well as caring for it. The aim of this project is to define an overall strategy that can be implemented through a series of concrete actions so that new communities of inhabitants of the landscape of the ‘Costa Viola’ – permanent communities of residents and temporary communities of visitors and tourists - can participate, through innovative and experimental practices, to landscape management and innovation. This new community will look after farming terraces, paths, fields, cultural heritage, monuments, in order to renovate traditions and experiment new, high quality production activities. The idea of Protected Landscape is not meant as a tool that forces tight restrictions in an attempt to make the territory of the ‘Costa Viola’ a “museum”, untouchable and still. It is rather a strategy to implement the dynamic and evolving dimension of the territory in order to aim towards sustainable development. Landscape is here conceived not only according to the traditional aspects of perception, aesthetics, observation, but rather, according to current interpretations, as a moving system of relationships, where human activities have a decisive role3. Protecting means looking after, maintaining as well as innovating the landscape, with awareness and through a project shared with the community, as suggested by the European Landscape Convention4. The promotion and management of protected landscape has to be founded necessarily on the basis of a public and private consortium. It is necessary to start procedures and strategies that define the general principles of usability of the landscape, both for residents as well as for visitors and tourists who could be able to take part in several activities, namely: fishing trips with traditional techniques, such as the impressive swordfish catch in summer; growing vegetables on the farming terraces and harvesting wine in autumn; strolling


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on the paths by the sea cliffs and watching the spectacular flight of birds of prey in spring and the early blossoming of flowers in late winter; getting to know high quality local food and wine produce as well as learning the process to conserve fish or local vegetable crops; rediscovering the craftsmanship of ceramics and baskets. This way, hospitality can be carried out using the rich, and abandoned, built heritage of country houses and uninhabited and under-utilized second homes. These actions can foster economies of scale to integrate the economies already in place and to improve the income of fishermen, farmers and traders. The theoretical framework described here is based on the current debate of the national and international scientific community, centred upon the subjects of urban and landscape regeneration in order to foster economies, recovering the meaning of lands and improving the quality of life, especially in contexts that have undergone a quick and chaotic urbanization at the expense of the identity features of the landscape. This is an application of the principle of sustainability, which nowadays needs to be considered in each action that transforms the human habitat. The current project has been carried out through a scientific partnership with the ‘research project of considerable national interest’ (PRIN) “Re-cycle Italy. New life cycles for the architectures and the infrastructures of the city and of the landscape”5. The goal of this research is to experiment concrete approaches to apply functions and activities to the wide heritage of built properties and productive lands, which have been under-utilized and partially or completely abandoned. These are experimental operational strategies to define new activities and functions that implement new behaviours and lifestyles, in order to allocate new potential qualities and symbolic values to relevant parts of the abandoned lands, in order to avoid a further loss of primary resources, especially with regards to the land.

ABSTRACT

From an operational perspective, the project refers to the European Landscape Convention quoted above and interprets its contents, approach and objectives according to a five points structure: Vision It is a projection of a future scenery that mirrors the ideals, values and expectations of the community with regards to their landscape; it calls to action; it summarizes a collection of long-term objectives with regards to the economic and social context; it is an image that represents the idea-strength that couples a utopist leap towards the future and systematic, realistic and achievable concrete actions. Identification and characterisation An emotional understanding and interpretation of the ‘Costa Viola’ through a photographic atlas, a cartographic atlas and a collection of free graphic interpretations; the aim is to describe the perceptive aspects that represent the imaginative and evocative dimension of the landscape. A definition of the features and invariants of the landscape, resulting from the relationship between its physical, constituent, social and anthropological characters. Participation A phase of comparison and check of the interpretive aspects and project criteria, implemented through questionnaires, interviews and round tables in order to hear the perspective of the community and to make it part and protagonist of the project. Strategy A definition of a general framework for initiatives aiming to protect, manage and innovate the landscape of the ‘Costa Viola’, through the definition of high quality landscape objectives, according to a planning framework of possible human activities and the enhancement of the natural, cultural and anthropological resources;

5 “Re-cycle Italy. New life cycles for the architectures and the infrastructures of the city and of the landscape”, is a ‘research project of considerable national interest’ co-financed by the Italian Ministry for University and Scientific Research for the years 2013 – 2016, with the participation of 11 Italian universities: IUAV Venezia (coordinated at a national level by Renato Bocchi), Camerino, Genova, Mediterranea Reggio Calabria, Napoli Federico II, Palermo, Pescara, Politecnico Milano, Politecnico Torino, Roma La Sapienza, Trento. This network gathers two hundred national researchers on themes such as architecture, infrastructures, cities, landscape, who will be working for three years with conferences, exhibitions, publications, workshops. http:// www.recycleitaly.it/


ABSTRACT

6 Researches and projects regarding the ‘Purple Coast’ and written by the working group have been included in the following publications: Gioffrè V., Identficazione di paesaggi, in Albanese G., a cura di, Istituzione di Paesaggi Protetti nel territorio del Basso Tirreno Reggino. Costa Viola e Piana degli Ulivi, Laruffa Editore, Reggio Calabria, 2001; Gioffrè V., Riattivare economie: paesaggi produttivi e reti lente, in Marini S., a cura di, Nuovi cicli di vita per architettura e infrastrutture della città e del paesaggio, Aracne editrice, Roma, 2013; Gioffrè V., Grey to green. Il riciclo dei relitti della A3 nel parco lineare della Costa Viola, in Monograph.It Research 5, Barcellona, 2013; Gioffrè V., Reggio Calabria, il riciclo dei paesaggi delle infrastrutture, in Trasporti & cultura n.36, Venezia, 2013; Gioffrè V., Riciclare paesaggi: un progetto di ricerca per la città metropolitana di Reggio Calabria, Rivista ordine architetti Messina, 2013; Gioffrè V., Nucera E., Il riciclo del paesaggio agrario: un parco multifunzionale lungo le terrazze della Costa Viola, Planum n.27, 2013; Gioffrè V., Nuovi cicli di vita per i paesaggi dello scarto: un approccio sperimentale per la città metropolitana di Reggio Calabria, in Filpa A., a cura di, Riutilizziamo l’Italia, WWF Italia, Roma, 2013; Piscitelli V., Il riciclo dei paesaggi dello scarto: Progetti sperimentali per la città Metropolitana di Reggio Calabria, Ottagono 262, Bologna, 2013; Gioffrè V., RE-CYCLE ITALY REGGIO CALABRIA, nuovi cicli di vita per i paesaggi dello scarto, in Gazzetta Ambiente n. 5/2013, Roma, 2013.

Actions A definition of concrete initiatives in the landscape according to three aspects which are deemed essential to carry out the strategy: an integrated system of sustainable mobility to use and interpret the existing road system as well as conceiving new roads; the multifunctional character of the landscape, with a specific focus on regeneration of the farming terraces; the enhancement of historical and cultural resources through a network of eco-museums. These actions also are targeted to encourage an effective promotion of sustainable and high quality tourism in order to integrate the income from traditional productive activities. In general, this is a project in progress, which might undergo integrations and additions, led by a working group which has specific knowledge on the subject of Landscape Planning and was created in the Mediterranea University in Reggio Calabria6, where it has been carrying out teaching and research activities for a number of years. This project is an opportunity to apply a synthetic approach following an in-depth analysis, with an experimental character, implemented through concrete actions with a method of landscape analysis, in-

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terpretation and planning aimed to communicate fundamental concepts and key points. The aim is to give a contribution with regards to guidelines and strategic overview, in order to relaunch the proposal of establishing a Protected Landscape in the ‘Costa Viola’ and to suggest the foundations of future specific steps of the project, by defining the practical aspects and the implementation of operational actions as well as, through a rich symbolic structure, inspiring the collective imagination. This book addresses the local authorities in order to encourage the establishment of a Protected Landscape; it also addresses the national and international scientific community to offer an operational reflection on the general subject of relationships between landscape projects and local development; it is also, and especially, aimed for communities of residents and users of the ‘Costa Viola’, in order to start a phase of awareness raising and acquisition of knowledge regarding the beauty and economic potential of one’s own landscape.

* Traduzione a cura di Elena Zini.


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Atlante Fotografico Stefano Mileto p. 6 / La Costa Viola vista dal mare p. 31 / Vista dello Stretto: pianoro di Ceramida, Bagnara p. 39 / Torre Saracena, Bagnara p. 42 / Spiaggia della Marinella, Bagnara p. 57 / Terrazzamenti, Bagnara p. 58 / Pianori, Palmi p. 59 / Pianure costiere, Bagnara p. 60 / Fiumara Sfalassà, Bagnara p. 61 / Coste e spiagge, Scilla p. 62 / Geosito “u munti”, Bagnara p. 63 / Centri storici: Villa De Leo, Bagnara p. 64 / Architettura fortificata: Castello Ruffo, Scilla p. 65 / Porti: Bagnara p. 66 / Strade paesaggio: Statale 18, Bagnara-Scilla p. 67 / Belvedere: Sant’Elia, Palmi p. 68 / Belvedere, Porelli di Bagnara p. 68 / Belvedere, Porelli di Bagnara p. 86 / La comunità della Costa Viola p. 124 / Vista di Bagnara, Statale 18 p. 128 / Vista autostrada A3, Melia di Scilla p. 132 / Sequenza fotogrammi sistema mobilità p. 150 / VistaTerrazzamento, strada Bagnara-Solano p. 154 / Sequenza fotogrammi sistema terrazzato p. 158 / Sequenza fotogrammi dettaglio terrazzamenti p. 162 / Sequenza fotogrammi dettaglio terrazzamenti p. 170 / Vista di Scilla, statale 18 p. 174 / Sequenza fotogrammi patrimonio identitario-culturale p. 193 / La comunità della Costa Viola p. 197 / Sequenze fotogrammi Marinella, Bagnara p. 201 / La comunità della Costa Viola p. 204 / Vista isole Eolie dalla spiaggia di Bagnara p. 211 / Dettaglio terrazzamento, Bagnara Maria Rosa Russo p. 91 / La comunità della Costa Viola Giampiero Pirrò p. 97 / La comunità della Costa Viola Atlante Cartografico Francesco Manti p. 10 / Inquadramento territoriale Costa Viola p. 68 / Area di studio e mappa della rete infrastrutturale p. 70 / Mappa uso del suolo-forestale; mappa uso del suolo-agricolo p. 72 / Mappa delle altimetrie; mappa dei caratteri morfologici p. 74 / Mappa delle esposizioni; mappa delle pendenze p. 76 / Mappa delle aree a rischio idrogeologico Disegni p. 31 / Concept. patrimonio identitario-culturale, Antonia Di Lauro, Elisabetta Nucera p. 104 / Concept. abitare il paesaggio. Maria Rosa Russo p. 107 / Osservatorio sullo stretto, Elisabetta Nucera p. 109 / Attraversare il paesaggio, Elisabetta Nucera

CREDITI

p. 112 / Agricoltura multifunzionane, Elisabetta Nucera p. 114 / Cronoprogramma, Maria Rosa Russo p. 116 / Visione strategica, Maria Rosa Russo p. 118 / Rete mobilità lenta, rete ecomuseale, Maria Rosa Russo p. 120 / Aree protette, paesaggi rurali, Maria Rosa Russo p. 137 / Legenda masterplan mobilità lenta. Marco Cosenza, Eleonora Rositani p. 138 / Masterplan mobilità lenta, Marco Cosenza, Eleonora Rositani p. 140 / Vendita Miglio 0, Chianalea di Scilla. Marco Cosenza, Eleonora Rositani p. 141 / Vendita Miglio 0, lungomare Bagnara. Marco Cosenza, Eleonora Rositani p. 142 / Area archeologica Taureana; Rovaglioso – Porto Oreste. Marco Cosenza, Eleonora Rositani p. 143 / Da pellegrina ai campi coltivati. Marco Cosenza, Eleonora Rositani p. 144 / Dalle Grotte di Tremusa alla foresta di sughere. Marco Cosenza, Eleonora Rositani p. 145 / Da Santa Trada ai fortini. Marco Cosenza, Eleonora Rositani p. 146 / Sentiero del Trecciolino. Marco Cosenza, Eleonora Rositani p. 148 / Riciclo relitti A3. Marco Cosenza, Eleonora Rositani p. 165 / Agricoltura multifunzionale: manifesto, Elisabetta Nucera p. 166 / Programma attività progetto pilota, Elisabetta Nucera p. 167 / Inquadramento territoriale terrazzamento progetto pilota e sezione tipo, Elisabetta Nucera p. 168 / Vista, Elisabetta Nucera p. 169 / Vista, Elisabetta Nucera p. 172 / Costa viola in rete, Antonia Di Lauro p. 176 / Networks ecomuseale, Antonia Di Lauro p. 178 / Processo di istituzione Ecomuseo, Antonia Di Lauro p. 182 / Ecomuseo Costa Viola, Antonia Di Lauro Icone di paesaggio Angela Starvaggi Cucuzza p. 14 / Olivarella p. 16 / Terrazzamenti 1. p. 22 / Terrazzamenti 2. p. 27 / Terrazzamenti 3. Piera Germanò p. 9 / Scoglio dell’ulivo_Romanticismo, Caspar David Friedrich, Il viaggiatore sopra la nebbia, p. 21 / Portici_Metafisica, Giorgio De Chirico, La mattina angosciante p. 29 / Reti_Informale, Alberto Burri, Combustioni rosso plastica p. 37 / Tramonti a bagnara_Impressionismo, Claude Monet, Impression, soleil levant p. 79 / Scogliera_ Impressionismo, Claude Monet - La Scogliera a Varengeville p. 99 / Linea di costa_Informale, Mark Rothko, White band n 27 p. 123 / Chianalea_Post Impressionismo, Vincent Van Gogh, Notte stellata sul Rodano p. 187 / Scilla_Cubismo, Robert Delaunay, Les Fenetres simultanees


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gruppo di lavoro

Maria Rosa Russo Architetto, paesaggista e fotografo. Dalla laurea ha svolto un personale percorso, tra ricerca scientifica e attività professionale, sui temi dell’architettura del paesaggio, della pianificazione urbana e del territorio, il monitoraggio ambientale per la componente paesaggistica. Dottore di Ricerca in “Architettura dei Parchi e dei Giardini e Assetto del Territorio”, Mediterranea di Reggio Calabria; professore a contratto sempre per la Mediterranea di Reggio Calabria (2002-2011) e La Sapienza di Roma (2005-2009), visiting professor al Master Mapat (Rabat 2005). L’attività di ricerca è documentata in pubblicazioni scientifiche tra cui due monografie, tre curatele, diversi atti di convegni e numerosi articoli in libri. Dal 2011 partecipa in qualità di architetto esperto in pianificazione territoriale e del paesaggio alla redazione del Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico della Regione Calabria. Nel 2009 realizza come fotografa e coautrice con Joan Nogué, Entre Paisaje, per la Ambit Editorial di Barcellona; nel 2004 il progetto fotografico TRA N SITO, Lo Stretto di Messina: itinerario tra due coste; nel 2009 l’Atlante fotografico degli elementi ambientali del complesso sciistico di Portavescovo, Arabba (Belluno) e Atlante fotografico dell’acqua del Veneto Orientale, AATO, Veneto Orientale; nel 2010 Atlante fotografico del Rifiuto nell’area dello Stretto di Messina, Ricerca Nazionale PRIN 2007; nel 2008 il video Messina Streat’s, per la RECEPENELC; nel 2007 l’Atlante fotografico delle Unità di Paesaggio della Calabria, per la redazione della “Carta dei Luoghi”, Università Mediterranea-Regione Calabria. Francesco Manti Laureato in Scienze Forestali. Esperto entomologo e cultore della materia (SSD AGR/11), è specialista in Sistemi Informativi Geografici (GIS). Collabora a numerosi progetti di ricerca come analista, occupandosi di metodi quantitativi e modellistica per l’analisi del territorio e per la valutazione ambientale. Ha conseguito un Dottorato di Ricerca in “Entomologia generale ed applicata” presso l’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, un Master universitario di II Livello in “Sistemi Informativi Territoriali e Telerilevamento” presso l’Università IUAV di Venezia e un Dottorato di Ricerca in “Sviluppo rurale, scienze e tecnologie delle produzioni agroforestali e zootecniche” presso l’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche su tematiche ambientali. Lavora, in posizione di part-time, presso l’Unità Operativa di Reggio Calabria del Settore di Protezione Civile Regionale. Svolge l’attività libero-professionale come iscritto all’Ordine degli Agronomi e dei Forestali della Provincia di Reggio Calabria. Stefano Mileto Fotografo professionista, iscritto all’associazione nazionale fotografi n° 3949, certificato IMQ (UNI 11476) “Figure operanti nel campo della Fotografia e comunicazione visiva correlata”. Ha curato progetti di immagine e comunicazione per mostre, aziende, imprese, case editrici e istituzioni. Nella sua attività professionale l’analisi dei luoghi e la definizione di un brand di prodotto sono criteri fondamentali per creare soluzioni originali che garantiscono immagini di prestigio, semplicità e immediatezza nella comprensione dei contenuti. Fotografo e Coordinatore per il libro “Formaggi d’Italia Grolle d’oro”, realizzato con il Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Sue fotografie sono state pubblicate, tra l’altro, in Calcagno Maniglio A. (a cura di). Progetti di paesaggio per i luoghi rifiutati, ROMA, Gangemi; in Laganà G. (a cura di). Paesaggi di Città non Città: quattro progetti di ricerca. Melfi, Libria. Ha conseguito il Premio speciale della giuria alla terza edizione del Calabria Film Festival – edizione 2009 “Cinema, Ambiente e Paesaggio” con il film “Landscape in progress. Nuovi paesaggi per la città mediterranea” realizzato nell’ambito della ricerca PRIN 2007 “I paesaggi del Rifiuto”; soggetto Franco Zagari, regia Enzo de Amicis, immagini di Vincenzo Gioffrè, Stefano Mileto, Maria Rosa Russo; il film ha il Patrocinio del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Reggio Calabria - Roma dicembre 2009. Giampiero Pirrò Libero professionista, laureato in Discipline Demo-Etno-Antropologiche (indirizzo di Vecchio Ordinamento della facoltà di Lettere e Filosofia) all’Università “la Sapienza” di Roma. Esperto di sviluppo sostenibile e di governance locale, dal 2006, collabora con diversi GAL presenti sul territorio calabrese. Ha effettuato valutazioni sul PSR Calabria 2007/2013 per conto della società ECOSFERA Vic SpA, ha maturato diverse collaborazioni nel campo editoriale, della comunicazione e della formazione professionale. Attivo nel campo socio-culturale e creativo. Dal 2011 è consulente tecnico per il GAL BaTiR, ha partecipato all’elaborazione e stesura del Piano di Sviluppo Locale AULINAS “Sapori, profumi e colori di una terra antica in un mare di storia” ed è impegnato nell’ideazione e nel coordinamento di progetti ed attività previste dallo stesso.


gruppo di lavoro

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Antonia Di Lauro Architetto, nel 2010 si laurea con il massimo dei voti presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria con la tesi dal titolo “L’area metropolitana dello Stretto: nuovi spazi pubblici e servizi a Catona (RC)”. Nel 2011 svolge uno stage presso lo studio “Palerm & Tabares” in Santa Cruz de Tenerife; nel 2012 un stage in “European Spatial Development Planning” presso la Katholieke Universiteit di Leuven, Belgio. Nel 2014 consegue il titolo di Dottore di Ricerca in Architettura, curriculum Architettura dei parchi e dei giardini e assetto del territorio, con la tesi dal titolo “Sharing Landscape. Tecnologie dell’informazione e comunicazione per progetti partecipati”; sempre nel 2014 è nominata Cultrice della Materia in Architettura del Paesaggio. Componente dell’Unità di Ricerca di Reggio Calabria nel Programma di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2013/2016): Recycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della città e del paesaggio”. La sua ricerca è incentrata nel rapporto tra progetto di paesaggio e nuove tecnologie di informazione e comunicazione; la partecipazione attiva dei cittadini nella gestione e progettazione dell’ambiente urbano; le strategie di co-design di luoghi e servizi; i processi bottom up e comunità creative indagando nello specifico, nell’ambito delle smart cities, il ruolo delle ICT per la rigenerazione dei paesaggi urbani Elisabetta Nucera Architetto, si laurea nel 2011 presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, con la tesi dal titolo “Parco agrario della Vallata del Condojanni”. Dopo la laurea inizia un percorso formativo sui temi del paesaggio con la partecipazione al workshop internazionale di paesaggio Pettinissa la lunga linea verde; il concorso di Progettazione per la riqualificazione della Piazza Duomo di Reggio Calabria; la collaborazione nel 2012 alla stesura del Progetto Definitivo del “Parco Terapeutico del monte Subasio” per la regione Umbria. Svolge un tirocinio formativo, nell’ambito del programma Leonardo, marzo-giugno 2012, presso lo studio Alberta Norweg Arquitectos, Valencia (ES). Nel 2013 vince il concorso di ammissione al Corso di Dottorato di Ricerca in Architettura, Curriculum Architettura dei parchi e dei giardini e assetto del territorio, Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, e svolge una ricerca sui temi dell’Agricoltura multifunzionale e del Paesaggio, con particolare attenzione al ruolo sociale e terapeutico, durante il quale partecipa a vari workshop di progettazione, in qualità di studente o tutor, e relatrice a convegni nazionali. E’ Cultrice della Materia in Architettura del Paesaggio e componente dell’Unità di Ricerca di Reggio Calabria nel Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) “Re-cycle Italy. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio”. Marco Cosenza Architetto. Si laurea nel 2012 presso l’Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria, con tesi dal titolo “ Sistemi di mobilità dolce nella Costa Viola - riqualificazione e valorizzazione paesaggistica del sentiero del Trecciolino”, relatore Prof. Vincenzo Gioffrè. Dopo la laurea, partecipa al cantiere creativo “Via ARTIS” cantieri d’arte contemporanea a Pentedattilo, nell’ ambito del POR progetto integrato di sviluppo regionale Calabria FESR 2007/2013. Nel 2013 partecipa alla Biennale del Giardino Mediterraneo, concorso di progettazione e realizzazione di giardini mediterranei temporanei a Grottammare (AP), iniziativa promossa dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali per promuovere il distretto florovivaistico Piceno, col progetto “Code Garden”, il giardino diventa un grande QR Code interattivo. Attualmente svolge la professione e collabora con il Prof. Vincenzo Gioffrè a workshop e concorsi di progettazione, approfondendo la propria formazione sulle tematiche relative all’architettura del paesaggio e alla valorizzazione del territorio. Eleonora Rositani Architetto. Si laurea nel 2012 presso l’Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria, con tesi dal titolo “ Sistemi di mobilità dolce nella Costa Viola - riqualificazione e valorizzazione paesaggistica del sentiero del Trecciolino”, relatore Prof. Vincenzo Gioffrè. Durante il percorso di studi ha approfondito tematiche relative all’architettura del paesaggio con particolare attenzione alla riqualificazione e alla valorizzazione dei territori e delle comunità, al riciclo dei materiali e a sistemi di mobilità alternativi. Dopo la laurea partecipa al cantiere creativo “Via ARTIS” cantieri d’arte contemporanea a Pentedattilo, nell’ ambito del POR progetto integrato di sviluppo regionale Calabria FESR 2007/2013. Nel 2013 partecipa alla Biennale del Giardino Mediterraneo, concorso di progettazione e realizzazione di giardini mediterranei temporanei a Grottammare (AP), iniziativa promossa dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali per promuovere il distretto florovivaistico Piceno, col progetto “Code Garden”, il giardino diventa un grande QR Code interattivo. Attualmente svolge la professione, approfondendo contemporaneamente il proprio interesse e la propria formazione sulle tematiche del paesaggio.



ABITARE IL PAESAGGIO

Vincenzo Gioffrè

Gruppo di lavoro Vincenzo Gioffrè - coordinatore e responsabile scientifico Maria Rosa Russo, Francesco Manti, Stefano Mileto, Giampiero Pirrò, Antonia Di Lauro, Elisabetta Nucera, Marco Cosenza, Eleonora Rositani

UN NUOVO CICLO DI VITA PER LA COSTA VIOLA

UN NUOVO CICLO DI VITA PER LA COSTA VIOLA

ABITARE IL PAESAGGIO

Architetto, PhD in Architettura del Paesaggio, Ricercatore e Docente, ha conseguito nel 2014 l’Abilitazione Scientifica Nazionale per Professore Associato in Architettura del Paesaggio. Dal 2013 Responsabile Scientifico dell’Unità di Ricerca della Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria per il Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2010) “RE-CYCLE Italy. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio”. È autore di oltre settanta pubblicazioni scientifiche inerenti il progetto di paesaggio, di cui quattro monografie, diversi articoli in riviste specializzate di settore e numerosi saggi in volumi e manuali. La sua attività di ricerca teorica e applicata è incentrata principalmente su tre linee: il progetto di tutela, gestione, innovazione del paesaggio in relazione al ruolo attivo e partecipe della comunità di abitanti; la sperimentazione progettuale applicata alle infrastrutture antropiche e/o naturali come sistemi di qualificazione del paesaggio; l’innovazione nel progetto contemporaneo dello spazio pubblico e del giardino in relazione a nuovi comportamenti e programmi. Svolge attività didattica principalmente presso la Mediterranea di Reggio Calabria e in qualità di visiting professor in diversi atenei nazionali e esteri. Per l’attività progettuale svolta è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, tra gli altri il Premio Ippolito Pizzetti 2009 (promosso da AIAP con patrocinio IFLA e EFLA). Sue ricerche e progetti sono stati, tra l’altro, presentati e esposti: Rome Ecological Design Symposium (Roma 2013), Biennale del giardino mediterraneo (Grottammare 2013), Festival del verde e del paesaggio (Roma 2011), Urbanpromo (Bologna 2011), Biennale di Architettura di Venezia (2010, 2000), Biennale Europea del Paesaggio di Barcellona (2010, 2006, 2003), Biennale del Paesaggio della Provincia di Rieti (2009), Biennale di Architettura, Arte e Paesaggio delle Isole Canarie (Las Palmas 2009), Biennale del Paesaggio della Provincia di Reggio Emilia (2008), EUROPAN 8 progetti premiati (Latina 2005), Biennale giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo sezione Architettura (Roma 1999).

Questo volume documenta le linee di indirizzo, lo scenario strategico e le azioni progettuali, finalizzati alla proposta di istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola nell’ambito del programma di cooperazione internazionale “LANDSARE Architetture di paesaggio nelle aree rurali europee: un nuovo approccio al disegno dello sviluppo locale”. L’iniziativa è promossa dal GAL BATIR “Gruppo di Azione Locale Basso Tirreno Reggino” con la collaborazione scientifica del Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2010) RE-CYCLE ITALY. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio”.

REGIONE CALABRIA Assessorato Agricoltura Foreste e Forestazione

a cura di

Vincenzo Gioffrè

Il Paesaggio della Costa Viola è un contesto di assoluto interesse per storia, leggende, tradizioni e qualità peculiari, ma anche per le straordinarie risorse latenti. Un paesaggio a rischio di sparizione a causa di degrado, abbandono, incuria. É necessario pensare, oggi, ad un nuovo ciclo di vita per il paesaggio della Costa Viola; nuove comunità stanziali (residenti) e provvisorie (viaggiatori, turisti, esploratori) che tornano ad “abitare il paesaggio”, a proteggerlo, a prendersene cura, per svolgere attività che consentono di riscoprire un rapporto sano con la natura: camminare, osservare, coltivare, pescare, costruire, studiare, conoscere, raccontare. dArTe Dipartimento di Architettura e Territorio


ABITARE IL PAESAGGIO

Vincenzo Gioffrè

Gruppo di lavoro Vincenzo Gioffrè - coordinatore e responsabile scientifico Maria Rosa Russo, Francesco Manti, Stefano Mileto, Giampiero Pirrò, Antonia Di Lauro, Elisabetta Nucera, Marco Cosenza, Eleonora Rositani

UN NUOVO CICLO DI VITA PER LA COSTA VIOLA

UN NUOVO CICLO DI VITA PER LA COSTA VIOLA

ABITARE IL PAESAGGIO

Architetto, PhD in Architettura del Paesaggio, Ricercatore e Docente, ha conseguito nel 2014 l’Abilitazione Scientifica Nazionale per Professore Associato in Architettura del Paesaggio. Dal 2013 Responsabile Scientifico dell’Unità di Ricerca della Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria per il Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2010) “RE-CYCLE Italy. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio”. È autore di oltre settanta pubblicazioni scientifiche inerenti il progetto di paesaggio, di cui quattro monografie, diversi articoli in riviste specializzate di settore e numerosi saggi in volumi e manuali. La sua attività di ricerca teorica e applicata è incentrata principalmente su tre linee: il progetto di tutela, gestione, innovazione del paesaggio in relazione al ruolo attivo e partecipe della comunità di abitanti; la sperimentazione progettuale applicata alle infrastrutture antropiche e/o naturali come sistemi di qualificazione del paesaggio; l’innovazione nel progetto contemporaneo dello spazio pubblico e del giardino in relazione a nuovi comportamenti e programmi. Svolge attività didattica principalmente presso la Mediterranea di Reggio Calabria e in qualità di visiting professor in diversi atenei nazionali e esteri. Per l’attività progettuale svolta è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, tra gli altri il Premio Ippolito Pizzetti 2009 (promosso da AIAP con patrocinio IFLA e EFLA). Sue ricerche e progetti sono stati, tra l’altro, presentati e esposti: Rome Ecological Design Symposium (Roma 2013), Biennale del giardino mediterraneo (Grottammare 2013), Festival del verde e del paesaggio (Roma 2011), Urbanpromo (Bologna 2011), Biennale di Architettura di Venezia (2010, 2000), Biennale Europea del Paesaggio di Barcellona (2010, 2006, 2003), Biennale del Paesaggio della Provincia di Rieti (2009), Biennale di Architettura, Arte e Paesaggio delle Isole Canarie (Las Palmas 2009), Biennale del Paesaggio della Provincia di Reggio Emilia (2008), EUROPAN 8 progetti premiati (Latina 2005), Biennale giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo sezione Architettura (Roma 1999).

Questo volume documenta le linee di indirizzo, lo scenario strategico e le azioni progettuali, finalizzati alla proposta di istituzione del Paesaggio Protetto della Costa Viola nell’ambito del programma di cooperazione internazionale “LANDSARE Architetture di paesaggio nelle aree rurali europee: un nuovo approccio al disegno dello sviluppo locale”. L’iniziativa è promossa dal GAL BATIR “Gruppo di Azione Locale Basso Tirreno Reggino” con la collaborazione scientifica del Programma di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN 2010) RE-CYCLE ITALY. Nuovi cicli di vita per le architetture e le infrastrutture della città e del paesaggio”.

REGIONE CALABRIA Assessorato Agricoltura Foreste e Forestazione

a cura di

Vincenzo Gioffrè

Il Paesaggio della Costa Viola è un contesto di assoluto interesse per storia, leggende, tradizioni e qualità peculiari, ma anche per le straordinarie risorse latenti. Un paesaggio a rischio di sparizione a causa di degrado, abbandono, incuria. É necessario pensare, oggi, ad un nuovo ciclo di vita per il paesaggio della Costa Viola; nuove comunità stanziali (residenti) e provvisorie (viaggiatori, turisti, esploratori) che tornano ad “abitare il paesaggio”, a proteggerlo, a prendersene cura, per svolgere attività che consentono di riscoprire un rapporto sano con la natura: camminare, osservare, coltivare, pescare, costruire, studiare, conoscere, raccontare. dArTe Dipartimento di Architettura e Territorio


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