Theo Volpatti - Ho visto cose

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HO VISTO COSE Dalle mareggiate alle tiepide notti sulle spiagge di Bahia; Dalle foreste che bruciano alle umide mangrovie brasiliane; Dalle desolate periferie dell’America della Grande Crisi alle lande innevate della Siberia. I’VE SEEN THINGS From sea storms to lukewarm nights on the beaches in Bahia; From the burning forests to the wet Brazilian mangroves; From the desolate American suburbs of the Great Crisis to the snow-covered Siberian moors


tHeo Volpatti

HO VISTO COSE

I’VE SEEN THINGS

G ALLERIA CERIBELLI LUBRINA EDITORE


tHeo Volpatti HO VISTO COSE / I’VE SEEN THINGS GALLERIA CERIBELLI Via San Tomaso 86, Bergamo ISBN 978 88 7766 555 3 © Theo Volpatti, Lubrina Editore, 2015 Tutti i diritti sono riservati per tutti i Paesi. Nessuna parte di questo catalogo può essere

riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro

senza l’autorizzazione scritta dei titolari dei diritti.

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21 giugno - 25 luglio 2015 21 june - 25 july 2015 Curatore / Curator: Laura Marconi Testi / Texts: Elisabetta Sgarbi Laura Marconi Progetto Grafico / Graphic Design: Diego Chierichetti Allestimento / Setting: Studio Volpatti

Con il sostegno di / With the support of: P H O TÒ www.photobg.it

www.fotomarketshop.it

Si ringrazia / We would like to thank: La Milanesiana 2015, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi conceived and directed by Elisabetta Sgarbi


FIORI BIANCHI O NERI FLOWERS BLACK OR WHITE

“Noi non abbiamo mai dinanzi a noi, neanche un giorno, lo spazio puro dove sbocciano i fiori a non finire”

“Never, not for one day, do we allow the space before us to be so unbounded that the blooming of one flower is forever”

Rainer Maria Rilke, Ottava Elegia Duinese

Rainer Maria Rilke, Eighth Duino Elegy

Molti elementi ricorrono in questa mostra di fotografie di Theo Volpatti (“Ho visto cose”, a cura di Laura Marconi) che, benché non riguardino direttamente le opere esposte, è opportuno ricordare in questa introduzione. Anzitutto il luogo dell’esposizione, che non è mai solo un recipiente, ma è sempre anche lo spazio in cui di queste opere si fa esperienza: la Galleria Ceribelli. Arialdo Ceribelli - di età indefinibile, sguardo veloce, intuito formidabile, innamorato dell’arte ma selettivo come i veri innamorati, generosissimo - è un girovago, un segugio, sempre in movimento, su e giù per l’Italia, su una station wagon sempre colma di libri, quadri, cornici, memore forse della sua esperienza di agente alla casa editrice Minerva.

Many elements run through this exhibition of photographs by Theo Volpatti (“I have seen things”, curated by Laura Marconi), which, though not explicit in the works on show, I would like to consider in this introduction. First, the exhibition’s setting, which is never simply a recipient but also the space in which we experience the works on display: Galleria Ceribelli. Arialdo Ceribelli - with his indefinite age, quick eyes, formidable intuition, deep and highly selective love of art (like someone who is truly in love) and generous nature - is a wanderer, a bloodhound, always on the move up and down Italy, in a station wagon filled with books, pictures, frames, and perhaps memories of his time as an agent for the publishing house, Minerva.


Lo conosco da un numero d’anni non quantificabile, con lui ho condiviso innumerevoli iniziative che spaziano dall’arte al cinema alla letteratura. Lego il suo nome, perché lui lega se stesso a quel nome, al grande Gianfranco Ferroni, di cui è il profeta e il custode.

I have known him for many years, having shared numerous initiatives with him, spanning art, cinema and literature. I connect his name to this exhibition, because he himself is linked to that other name, the great Gianfranco Ferroni, of whom he is prophet and custodian.

Scrivo questo perché, quando un artista approda nella Galleria Ceribelli, è sempre meritevole di attenzione.

I am writing this because an artist making his debut in the Galleria Ceribelli is always worthy of attention.

In secondo luogo, prescindendo ancora un istante dalle opere di Theo Volpatti, spendo ancora due parole sul tempo di questa Mostra, La Milanesiana. Un Festival dei Festival, che ignora le barriere disciplinari, che ama gli intrecci, che amo pensare come un albero della vita di malickiana memoria, che ho ideato e che dirigo da 16 anni. La Milanesiana, che toccò, peraltro, la città di Bergamo alcune edizioni or sono, ospita nel proprio tempo - 21 giugno / 25 luglio 2015 - una mostra di Theo Volpatti presso la Galleria Ceribelli. Il rapporto tra La Milanesiana e la Galleria Ceribelli è di lunga data, avendo condiviso mostre importanti nel corso di questi 16 anni di vita del Festival.

Secondly, taking another momentary detour from the works of Theo Volpatti, I would like to talk a little about time in this wider Exhibition, La Milanesiana. A Festival of Festivals, which ignores the barriers between disciplines, which loves combinations, which I love to imagine as a Malick-esque tree of life, which I dreamed up and have been directing for 16 years. La Milanesiana, which has visited the city of Bergamo on a number of occasions, is now hosting in its own time - 22 June/16 July 2015 - an exhibition of work by Theo Volpatti at the Galleria Ceribelli. The relationship between La Milanesiana and the Galleria Ceribelli is long-standing, having shared a great number of important exhibitions over the course of the Festival’s 16 years of life.

Pressoché coevo è il rapporto con Theo Volpatti che in ciascuna edizione della Milanesiana ha partecipato con un contributo filmato, proprio a partire dai suoi lavori fotografici, contributo ogni volta legato al tema della Milanesiana, contributi che sarebbe stato bello ripercorrere in questa mostra.

Almost contemporaneous is its relationship with Theo Volpatti, who has created a film, inspired by his own work as a photographer, for every edition of La Milanesiana. His contributions have always been linked to the Festival’s central theme, contributions it would have been good to remember with this exhibition.

Insomma, come ogni cosa che accade, anche questa mostra è carica di una storia che ci lega e che, insieme, è un nuovo inizio, una nuova forma. E la nuova forma è lo sguardo che, grazie a questa esposizione, si può dare alla ricerca fotografica di Theo Volpatti, finalmente.

However, as is the case with everything that happens, this exhibition is also filled with a story that binds us together whilst, at the same time, representing a new beginning, a new form. And that new form is the gaze which, thanks to this exhibition, we can finally turn to the photographic research of Theo Volpatti.

L’arte fotografica di Theo Volpatti è, anzitutto, un corpo a corpo di Theo con le storie che intende raccontare. Theo è là dove le storie stanno accadendo e il suo occhio fa parte di quelle storie, e anzi diventa loro, diventa quelle storie, che, iniziano, da quel preciso istante, da quello scatto, a guardarci, a interrogarci e a chiederci ragione del loro accadere. Theo frequenta i margini della Storia, quelle zone d’ombra che rifuggono dalla corrente del mondo, angoli che sgusciano dalla scopa del sistema, storie di uomini non illustri. Perché Theo è consapevole

The photographic art of Theo Volpatti is, first and foremost, Theo’s struggle with the stories he intends to tell. Theo exists where the story is unfurling and his eye becomes part of those stories, becoming those stories which begin in that precise instant, that precise shot, to watch us, to interrogate us and ask us why they have happened. Theo lives in the margins of the Story, in the shadows taking refuge from the world, corners that slip out of the system’s sweeping brush, stories of non-illustrious


che i margini non esistono nel mondo globalizzato ed è altrettanto consapevole che non esiste una sola storia, ma tante storie che si intrecciano, collidono, si fondono, nel migliore dei casi: Detroit è Torino, il Brasile è New York, la Siberia è Bergamo; e le storie che quei luoghi e quei volti raccontano - se veramente guardati, fotografati, narrati - è a noi, spettatori di ora, in questo punto della storia che chiedono conto. E non chiedono conto solo del loro proprio accadere, ma anche del nostro stare qui, apparentemente al riparo. L’oggettività delle immagini di Theo Volpatti inchioda noi, qui e ora, alla nostra esistenza, imponendoci un supplemento di attenzione al luogo e al tempo che viviamo. E in questo senso non c’è nulla di meno oggettivo dell’obiettivo della macchina fotografica di Theo Volpatti che, al contrario, è un grande accusatore, un moralista, nel senso antico e nobile di questa parola. Dietro i volti rugosi, cattivi, dietro gli spazi desolati, dietro la povertà, dietro la selvaggeria naturale e umana, c’è l’occhio di Theo che ha già deciso da che parte stare e che chiede a noi da che parte stare. E non è un semplice o semplicistico giudizio etico. Theo ci strappa via da qui, ci invita a uscire allo scoperto, ad abbandonare

men. Because Theo is aware that margins do not exist in the globalised world and he is equally aware that there is not just one story, but many stories that interweave, combine, are established in the best of cases: Detroit is Turin, Brazil is New York, Siberia is Bergamo. And the stories that those places and faces tell - if carefully watched, photographed, narrated - demand that we, the spectators, make sense of them in the here and now of history. In other words, they do not merely relate to themselves as they happen, but interrogate us, who are seemingly safe in our sheltered position. The objectivity of Theo Volpatti’s images fixes us, here and now, to our own existence, forcing us to pay special attention to the place and time in which we live. And in this sense, there is nothing less objective than the lens of Theo Volpatti’s camera, which, on the contrary, is highly accusatory, a moralist in the oldest and most noble sense of the word. Behind those rugged, unpleasant faces, behind the desolate spaces, behind the poverty, behind the natural and human wilderness, is Theo’s eye, having already decided which side it is on, and which asks us whose side we are on. And it is not a simple or simplistic ethical judge-

il nostro rifugio, anzitutto mentale, per dirigerci fuori di noi, verso l’Aperto, dove sbocciano fiori a non finire, siano essi bianchi o neri. Da lì, dall’Aperto dove ci portano i Capitani della notte e i Caranguejeiros, i ghiacci siberiani, il nostro abitare qui ci apparirà, per un attimo, rinnovato.

ment. Theo tears us away from where we are, he invites us to break cover, to leave our (mental) refuge behind so he can lead us out of ourselves, towards the Open, where the blooming of one flower is forever, be they black or white. From there, out in the Open, where we are taken by the Captains of the Night and the Caranguejeiros, the Siberian ice, our life here will seem, albeit for a moment, renewed.

ELISABETTA SGARBI

ELISABETTA SGARBI

Direttore Editoriale Bompiani Direttore Artistico Milanesiana

Editorial Director Bompiani Artistic Director Milanesiana


SOMMARIO / CONTENTS 17

Testo critico / Critical text

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Capitani della notte / Captains of the night

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Case espropriate / Forclosure

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LAURA MARCONI

Caranguejeiros

Dal finestrino della Transiberiana / Transiberianwindow Biografia / Biography Premi / Awards

Mostre / Exhibition

Presentazioni / Lectures


Questa esposizione è una raccolta di immagini nata dalle storie di un fotografo Documentarista. Sono racconti che si muovono lungo una vita di viaggi. Theo Volpatti è un autore, ha una camera ed ha il suo sguardo. Esplora con naturale istinto di partecipazione il vivere umano. Tutto viene riflesso attraverso una lente; la ricerca e la casualità nell’evento di uno scatto, come l’imprevisto e l’imperfezione, sono un atto di realismo. La fotografia è azione e conoscenza insieme, una follia nella normalità, gioia decadente della povertà. Esiste fatica e desiderio, violenza e sogno. Ogni immagine è una scena, un atto di colore, un incontro. Ombre. L’uso della pittura sulle immagini stampate è un gesto personale del fotografo, una memoria di sé. Poi la struttura di legno come supporto insieme con la resina lucida fissa la stampa creando un corpo unico di visione, indelebile. Ogni significato si definisce. Queste immagini sono Opere (quadri). Sono la sua storia.

This exhibition is a collection of images born from the stories of a documentary photographer. Those images are tales that move along a life of travels. Theo Volpatti is an author, equipped with a camera and his personal gaze. He explores the human existence, not as an observer, but a participant. Everything is reflected through a lens; the research and the randomness of a shot, as well as the unforeseen and the imperfection, are acts of realism. Photography is both action and knowledge molded together. It is madness in normality the decadent joy of a simple life, and the empathy and reflection of poverty. Struggle and desire, violence and dreams, exist in both. Every image is a scene, an act of color, an encounter. Shadows. Using paint on the printed image is a personal gesture, a way to leave a memory of the self on the final artwork. An imprint. The handmade wooden structure, together with lucid and transparent resin, fix the print in a single body of vision. Indelible completeness. These images are paintings.They are the artist’s history.

LAURA MARCONI

LAURA MARCONI

Curatrice

Curator

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CAPITANI DELLA NOTTE CAPTAINS OF THE NIGHT

“Land land!” Those were the first words said by Captain Roberto to his young sailors. Nothing could happen to the small ship marooned in the bahian sandy shores. The storm went away and the autumnal pale moon, let the crew understand how lucky they had been. Fishing was not so good that night but all considered none of them could complain, given how close they had come to death. “Let’s celebrate our life mates” said the worn out Captain looking at the ship folded on its side. “The night we will celebrate our fate by drinking good glass of Cachaca”.

“Terra Terra!” Queste sono le parole gridate dal capitano Roberto ai suoi giovani marinai. Nulla può accadere ancora alla sua piccola barca arenata sulla sabbiosa spiaggia di Bahia. La tempesta era passata e una pallida luna d’autunno lasciava intendere alla ciurma quanto fossero stati fortunati. La pesca di quella notte non era stata buona ma tutto considerato nessuno di loro avrebbe potuto lamentarsi pensando a quanto fossero stati vicini alla morte. “Brindiamo compagni alla nostra vita” disse il capitano stremato guardando la sua barca arenata. “Questa notte festeggeremo il nostro destino bevendo a lungo della buona Cachaca”.

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CAPITANI DELLA NOTTE 1

CAPTAINS OF THE NIGHT 1

2010 60 x 46 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CAPITANI DELLA NOTTE 2

CAPTAINS OF THE NIGHT 2

2010 60 x 46 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CAPITANI DELLA NOTTE 3

CAPTAINS OF THE NIGHT 3

2010 168 x 112 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CAPITANI DELLA NOTTE 4

CAPTAINS OF THE NIGHT 4

2010 161 x 109,5 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CAPITANI DELLA NOTTE 5

CAPTAINS OF THE NIGHT 5

2010 144,5 x 108 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CAPITANI DELLA NOTTE 6

CAPTAINS OF THE NIGHT 6

2010 164 x 112 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CAPITANI DELLA NOTTE 7

CAPTAINS OF THE NIGHT 7

2010 59,5 x 46 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CAPITANI DELLA NOTTE 8

CAPTAINS OF THE NIGHT 8

2010 59,5 x 46 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CAPITANI DELLA NOTTE 9

CAPTAINS OF THE NIGHT 9

2010 59,5 x 46 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CAPITANI DELLA NOTTE 10

CAPTAINS OF THE NIGHT 10

2010 59,5 x 42 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CAPITANI DELLA NOTTE 11

CAPTAINS OF THE NIGHT 11

2010 59,5 x 41,5 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CAPITANI DELLA NOTTE 12

CAPTAINS OF THE NIGHT 12

2010 59,5 x 41 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CARANGUEJEIROS “Caranguejeiros” “Caranguejo Uçá! Caranguejo Uçá!” Apanho ele na lama e boto no meu caçuá ... tem caranguejo tem gordo guaiamun

“Caranguejeiros” “Granchio! Granchio!” Lo prendo dal fango e lo metto nel mio cesto. ... ho un granchio ed ho un polposo “guaiamun”.

“Caranguejeiros” “Crab! Crab!” I take it from the mud and put it in my basket. ... I have a crab and have a fleshy guaiamun.

“Eu dou mais um! Eu dou mais um! Eu dou mais um!” ... cada «corda» de dez.

“Ancora uno! Ancora uno! Ancora uno!” ... ogni «corda» ha dieci granchi.

“One more! One more! One more!” ... Each string has ten crabs.

“Eu dou mais um!” ... eu perdi a mocidade com os pés sujos de lama. Eu fiquei analfabeto mas meus filho criou fama.

“Ancora uno!” ... ho perso la gioventù con i piedi sporchi di fango. Sono rimasto analfabeta ma ho cresciuto i miei figli.

“One more!” ... I lost my youth with muddy feet. I was illiterate but I raised my children.

Pelo gosto dos meninos pelo gosto da mulher eu já ia descansar não sujava mais os pé.

Per il piacere dei figli e per quello della moglie potrei riposare senza sporcarmi ancora i piedi.

To the delight of the children and for that of wife I could not stand still dirty feet.

Os bichinho tão criado, Satisfiz o meu desejo. Eu podia descansar mas continuo vendendo caranguejeiros.

I ragazzi sono cresciuti, ho soddisfatto il mio desiderio. Potrei riposare ma continuo a pescare caranguejeiros.

The boys grew up, I satisfied my desire. I could rest but continue to fish caranguejeiros.

(música popular brasileira)

(canzone popolare brasiliana)

(popular Brazilian song)

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CARANGUEJEIROS 1 2003 54 x 40,5 cm Carta in fibra di cotone, archival inkjet Cotton fiber, archival inkjet paper

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CARANGUEJEIROS 2 2003 54 x 40,5 cm Carta in fibra di cotone, archival inkjet Cotton fiber, archival inkjet paper

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CARANGUEJEIROS 3 2003 54 x 40,5 cm Carta in fibra di cotone, archival inkjet Cotton fiber, archival inkjet paper

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CARANGUEJEIROS 4 2003 54 x 40,5 cm Carta in fibra di cotone, archival inkjet Cotton fiber, archival inkjet paper

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CARANGUEJEIROS 5 2003 54 x 40,5 cm Carta in fibra di cotone, archival inkjet Cotton fiber, archival inkjet paper

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CARANGUEJEIROS 6 2003 54 x 40,5 cm Carta in fibra di cotone, archival inkjet Cotton fiber, archival inkjet paper

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CARANGUEJEIROS 7 2003 54 x 40,5 cm Carta in fibra di cotone, archival inkjet Cotton fiber, archival inkjet paper

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CASE ESPROPRIATE FORCLOSURE

For more than three decades, the City of Detroit has faced an economic and industrial crisis of astounding proportions. Once one of the most populated and beloved cities in the country. Detroit remains a virtual ghost town. As the automotive industry hangs in the balance, the city plunges even farther into an economic abyss...

Per più di trent’anni, Detroit una delle città più importanti e popolose degli USA, si è trovata ad affrontare una crisi economico sociale di proporzioni devastanti. Con l’industria automobilistica sempre più in crisi, Detroit, considerata città fantasma, si trovava ormai in una situazione disperata...

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CASE ESPROPRIATE 1 FORCLOSURE 1

2008 59,5 x 41 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CASE ESPROPRIATE 2 FORCLOSURE 2

2008 51,5 x 38,6 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CASE ESPROPRIATE 3 FORCLOSURE 3

2008 56 x 43 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CASE ESPROPRIATE 4 FORCLOSURE 4

2008 56 x 43 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CASE ESPROPRIATE 5 FORCLOSURE 5

2008 56 x 43 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CASE ESPROPRIATE 6 FORCLOSURE 6

2008 56 x 43 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CASE ESPROPRIATE 7 FORCLOSURE 7

2008 59,5 x 46 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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CASE ESPROPRIATE 8 FORCLOSURE 8

2008 59,5 x 41 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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DAL FINESTRINO DELLA TRANSIBERIANA TRANSIBERIANWINDOW

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I was travelling toward Ulaan Baatar on a journey that covered the longest continuous rail line on earth. It was an epic, ten thousand kilometer journey aboard the Tran-Siberian line across the Russian landscape. Perhaps I can thank my obessive desire to travel-an inner restlessness that turns such a tiring trip into the perfect mix of emotions, encounters and visions.

Mi muovevo verso Ulaan Baatar nel corso di un viaggio epico di diecimila chilometri attraverso le vaste distese della Russia. Ero a bordo della Transiberiana, la pi첫 lunga ferrovia del mondo. Forse devo ringraziare la mia ossessiva voglia di viaggiare e la mia naturale irrequietudine che hanno trasformato un viaggio duro, senza interruzioni in emozioni, incontri e visioni indimenticabili.

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DAL FINESTRINO DELLA TRANSIBERIANA 1 TRANSIBERIANWINDOW 1 2005 60 x 46 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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DAL FINESTRINO DELLA TRANSIBERIANA 2 TRANSIBERIANWINDOW 2 2005 59,5 x 46,5 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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DAL FINESTRINO DELLA TRANSIBERIANA 3 TRANSIBERIANWINDOW 3 2005 59,5 x 46 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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DAL FINESTRINO DELLA TRANSIBERIANA 4 TRANSIBERIANWINDOW 4 2005 60 x 47 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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DAL FINESTRINO DELLA TRANSIBERIANA 5 TRANSIBERIANWINDOW 5 2005 59,5 x 46 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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DAL FINESTRINO DELLA TRANSIBERIANA 6 TRANSIBERIANWINDOW 6 2005 60 x 46 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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DAL FINESTRINO DELLA TRANSIBERIANA 7 TRANSIBERIANWINDOW 7 2005 70 x 55 cm Resina su multistrato Resin on plywood

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BIOGRAFIA

BIOGRAPHY

PREMI / AWARDS

PRESENTAZIONI / LECTURES

Nato in Italia tra le montagne della Val-

He was born among the Valtellina mountains in

2004 Marco Pesaresi

Reportage Stolen Identity at Book fair for

universitari presso il Politecnico, matura il

ty; in the same period he began to deepen his

Italy. He moved to Milan to attend Universi-

tellina, trasferitosi a Milano per gli studi

I.E.D. In 1999 he moved to New York where 2

corsi allo IED.

years later he finished his studies with a spe-

Nel 1999 si trasferisce a New York dove com-

cialization in photography.

pleta i suoi studi in fotografia. Oggi fotogradell’Agenzia

fotogiornalistica

Foam Magazine in MoMA PS1 NY

interest for photography attending courses at

suo interesse per la fotografia frequentando i

fo

2010 Foam talent

He is a staff photographer of Contrasto pho-

Contrasto

toagency and founder of indipendent publish-

e fondatore della casa editrice indipendente

ing house 306books. He currently works and

306books vive e lavora a Brooklyn NYC.

lives in Brooklyn. His subject spans from art

La natura documentaristica della sua fotografia

to documentary and he has been featured in a

si estende a forma d’arte e i suoi soggetti

range of national and international magazines

vengono selezionati da una vasta serie di ri-

and exhibitions.

viste, mostre e festival nazionali ed internazionali.

MOSTRE / EXHIBITIONS Gallerie des galleries,

Galleries La Fayette - Parigi

Palazzo Esposizioni - San Pietroburgo The Photographer Gallery – Londra Museo Nazionale – Rotterdam

Portfolio in piazza – Savignano Sean Kelly gallery – Nyc

Festival La Milanesiana, slideshows - Milano Photography Museum – Amsterdam Triennale Bovisa – Milano

Il tesoro d’Italia - Expo 2015 - Milano

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Finito di stampare nel mese di giugno 2015 dalle Poligrafiche Castelli Bolis Cenate Sotto (BG)

Printed in june 2015

by Poligrafiche Castelli Bolis Cenate Sotto (BG)


G ALLERIA CERIBELLI LUBRINA EDITORE 98


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