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tutto quello che gli altRi non dicono anno xi - n° 256 giovedì 19 noveMbRe 2015 - distRibuzione gRatuita

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Quotidiano del mattino - Registrato al Tribunale di Campobasso atto n. 03 del 21/03/2008 - Direttore Responsabile: angelo santagostino - Rootostampa Molise sede legale via Normanno, 14 campobasso tel: 0874.1919119 e-mail Redazione campobasso: redazione@lagazzettadelmolise.it - Pubblicità commerciale@lagazzettadelmolise.it - stampa: Centro offset stampa meridionale, viale Edison 81100 Caserta

GIORNALE SATIRICO

30.000 copie in omaggio

L’OSCAR DEL GIORNO

Gianmaria Palmieri

IL TAPIRO DEL GIORNO

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Gianluca Maroncelli

L'Oscar del giorno lo assegniamo a Gianmaria Palmieri. Il Rettore dell'università del Molise sta portando avanti con serietà e professionalità il suo ruolo per garantire un futuro all'ateneo reg i o n a l e . Soprattutto, per dare speranze ai giovani di questa terra. Messaggi che ha ripetuto nel corso dell’inaugurazione dell’Anno Accademico. Un esempio da seguire e che andrebbe incoraggiato e sostenuto dalla distratta classe politica molisana.

Micaela Fanelli potrebbe entrare in Giunta

Il Tapiro del giorno lo diamo a Gianluca Maroncelli. Nemmeno il tempo che il presidente del Consiglio comunale di Campobasso presentasse le dimissioni, che pronto ha fatto intendere al sindaco che quella carica sia ad appannaggio suo o, pardon, di Segnale Civico del quale gruppo è unico rappresentante. E', mai possibile, che la politica sia così malridotta? Meno male che Segnale Civico si è presentato come il nuovo.

servizio a pagina 3 ATTUALITA’

POLITICA

Ciocca a Nagni “Cosa hai combinato?”

Duro intervento del consigliere Ciocca sulla distribuzione dei fondi per la viabilità

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ECONOMIA

Urbanistica, il male che affligge da anni Campobasso Il prossimo 24 novembre, il Consiglio comunale di Campobasso alle prese con l’urbanistica.

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Piccoli segnali di crescita per le imprese

Secondo i dati pubblicati da Bankitalia, ci sono segnali di ripresa per l’economia.

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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

TAaglio lto

2 19 novembre 2015

Nonostante gli emendamenti condivisi nel corso della Conferenza Stato/Regioni

Chissà se il vice presidente della giunta regionale Michele Petraroia è sempre dell’avviso che nell’intenzioni del presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi c’è quella di mettere talmente in difficoltà le Regioni coi tagli alle risorse finanziarie e tutta la serie di ostacoli che le imbrigliano nella già scarsa agibilità, da renderle sempre più invise ai cittadini ed esposte alla rabbia della gente, alle proteste sociali per “favorirne il superamento”, così come è stato fatto con le Province. Le Regioni non faranno la fine delle Province: il flop è stato troppo grande per non rendere più prudenti i governati nazionali. Difatti, si sono arrestati sulla soglia dell’ipotesi di 12 macro Regioni invece delle 20 che sono, alcune con la bava alla bocca (Calabria, Basilicata, Campania), altre inerti nella loro irresponsabilità (Molise), altre col vento in poppa (Lombardia, Toscana ed Emilia e Romagna). Sulla preoccupazione e riflessione di Petraroia abbiamo valutato che se le intenzioni di Renzi fossero vere, dovremmo fare salti gioia nel vedere scomparire una classe politica che ha dato il peggio di sé badando ai propri interessi, aumentando a dismisura il debito pubblico, e lasciando irrisolti i problemi della

I tagli alla sanità, gli esuberi del personale delle Province, la sottostima nei trasferimenti finanziari e il Patto di stabilità hanno messo le Regioni con le spalle al muro Purtroppo per noi cittadini non faranno la fine delle Province. Si ipotizzano 12 macroregioni invece delle 20 che sono collettività. Non ci riferiamo al Molise ma a tutte le Regioni, nessuna esclusa, in cui l’ingresso trionfale della magistratura ha sollevato la coperta che ammantava la corruzione, l‘illecito arricchimento, la malversazione. Purtroppo, le Regioni resteranno (a fare danni), a meno che, presi dall’esasperazione, intolleranti allo spettacolo offerto dalla casta che mentre taglia i servizi sociali, lascia intatti i propri emolumenti, i cittadini decidano di dire basta, di mettere fine a questo spappolamento della morale pubblica, sollecitando il parlamento a deci-

LETTERA APERTA Gent. sig. Dardo, sono una dipendente del Korai e stamattina ho sfogliato il quotidiano per cui lei scrive: in realtà, sono rimasta sorpresa nel leggere, da chi ha sempre dimostrato di conoscere la realtà della nostra azienda, parole di accuse rivolte a noi dipendenti, tacciati di immobilismo. Per questo motivo, ci tenevo a fare alcune precisazioni: purtroppo, devo darle ragione sulla ASSOLUTA assenza del sindacato, che non ha ritenuto opportuno neanche inviare ai media un comunicato stampa (una conferenza stampa sarebbe stata troppo impegnativa!!!) per evidenziare il licenziamento dei dipendenti al 31 ottobre; tuttavia, devo precisare che le sue informazioni riguardo la possibilità di ricollocazione dei dipendenti nelle altre società partecipate della Regione Molise sono inesatte: infatti, dopo reiterate richieste del personale dipendente e altrettante riunioni con i vertici della Regione,le risposte pervenute hanno escluso del tutto tale possibilità, sia per la pienezza dell’organico, sia per l’insufficienza del bilancio a coprire spese per altro personale; quanto alla “supina accettazione”, le faccio presente che siamo stati

dere di farne a meno o, come sembra prevalere, di andare all’accorpamento delle piccole Regioni con le grandi, senza troppi fronzoli. Petraroia, come lo scorso anno, l’intenzione del governo di esporre surrettiziamente le Regioni alla rabbia e alla protesta sociale, l’avrebbe subodorata a conclusione della conferenza delle Regioni indetta, si pensi un po’, “per costruire un percorso condiviso della legge di Stabilità, percorso teso a rispettare i vincoli europei ma senza compromettere la funzionalità della Pubblica amministrazione

nei territori”. Una panzana. In quella sede governativa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri avrebbe addirittura reso impercorribile il dialogo. Tant’è che il tentativo in “extremis” di individuare attraverso emendamenti condivisi possibili soluzioni ai temi più impellenti quali i tagli alla sanità, gli esuberi del personale delle Province, la sottostima nei trasferimenti finanziari e nella gestione del Patto di stabilità verticale, non ha sortito alcun effetto. La situazione è bloccata e le Regioni pare si avviino ad ammanierare ban-

diera non rinunciando però a ribadire le preoccupazioni e le perplessità sulle scelte del Governo che rischiano di compromettere la funzionalità delle amministrazioni territoriali, con gravi conseguenze sulle comunità locali. A guardare bene queste scene saremmo, quindi, di fronte alla pantomina dello scaricabarile. Se accade ai vertici delle istituzioni, cosa potrà riservare il futuro? La cancellazione delle Regioni? Magari. Chi lo può dire. Dardo

Caro Dardo, noi abbiamo lottato

ormai da anni costretti a adire le vie legali per cercare di recuperare almeno in parte le nostre spettanze. Evidentemente, le nostre professionalità, acquisite con anni di formazione continua e lavoro svolto sul campo in tema di promozione turistica e di educazione ambientale, non sono state sufficienti a spingere chi si è occupato di noi, anche se di malavoglia, a trovare una

soluzione: del resto, in questo paese, la cultura non è considerata bene primario, così una nostra mobilitazione (ben 12 persone!) avrebbe fatto ridere i polli. Ben altri sono i settori ritenuti strategici in questa regione!!! Così, forse, sarebbe il caso di chiedere a chi di dovere i nomi di chi si occuperà in futuro delle attività da noi svolte, visto che ad ogni piè sospinto si parla di turismo come “volano di sviluppo per il nostro territorio” e di educazione ambientale come della base per permettere alle future generazioni di rispettare il nostro pianeta!!!! Forse, e ripeto forse, sono queste le domande da porsi..... In ogni caso, la ringrazio per avere, tra i pochissimi, evidenziato sempre la storia di una piccola società che forse rendeva un servizio utile al bene comune e mi aspetto una correzione del suo articolo, che riabiliti, sia pure in parte, almeno la reputazione di noi dipendenti Miriam Sassani, ormai ex dipendente del Korai


TAaglio lto

3 19 novembre 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Sempre più accreditata la possibilità dell’ingresso in giunta di Micaela Fanelli, sodale del governatore a

Una mano lava l’altra e tutti contenti

L’operanzione sarà conclusa quando la tenuta della maggioranza sarà messa al sicuro L’acqua va al mare, come si dice. Impermeabili (è proprio il caso di dirlo) alle critiche ed insensibili ai ceffoni dell’evidenza, Paolo Frattura e Micaela Fanelli marciano a passo spedito sulle macerie, istituzionali ed economiche, di questa regione e continuano ad inanellare passaggi di arroganza e non curanza politica (ci sarebbe anche la faccia da salvaguardare ma, in quel caso, che ognuno badi alla sua, per carità!) difficili tanto da giustificare quanto da comprendere. Voci sempre più accreditate, ma pur sempre voci al momento, danno, infatti, per imminente l’assunzione in giunta (tra gli eletti del signor governatore, ma non degli elettori) del segretario regionale del Partito Democratico, Micaela Fanelli; per occupare la poltrona che fu di Massimiliano Scarabeo. Sarà forse perché presa da cotanta trattativa che il segretario Fanelli non s’è neanche degnata di rispondere (magari con un motivato diniego) alla richiesta di convocazione dell’assemblea regionale del partito che, da più parti, le è stata formalmente inoltrata. Per evitare la conta definitiva, certo, ma anche, più semplicemente, l’espressione di dinamiche di democrazia interna che avrebbero potuto rivelarsi urticanti per l’ego ipertrofico della premiata ditta Frattura-Fanelli. La miglior difesa, come ben si sa, è l’attacco e, quindi, visto che la fila dei detrattori, sia dell’uno che dell’altra, si va quotidianamente ingrassando, i due avranno ben pensato di tirare la pancia in dentro, il petto beffardamente in fuori e passare al contrattacco. Un’offensiva palesemente né nell’interesse del PD, visto che il segretario regionale a tutto sembra interessata tranne che a far funzionare con onestà intellettuale il dibattito istituzionale all’interno del partito; né tantomeno nell’interesse della regione nel suo insieme, considerato che la nomina della Fanelli sarebbe un’ulteriore motivo di paralizzanti tensioni nella maggioranza; che ha già avuto bisogno di una prima trasfusione di facce e di identità, ma che con la nomina

L’intervento

Caro Nagni, dimentichi Alto Molise e Fortore di Salvatore Ciocca

della Fanelli sarebbe interessata da un vero e proprio intervento invasivo di trasformazione. Sarà per questo che l’operazione sarà conclusa solo se, e quando, sarà messa in sicurezza la tenuta istituzionale della maggioranza stessa, imbarcando altri naufraghi dell’opposizione in progressivo affondamento, per esempio, in grado di supplire ad eventuali defezioni per manifesto imbarazzo che dovessero arrivare. Come si può notare queste sono tutte attività che molto hanno a che fare con gli interessi di pochi e nulla, proprio nulla, con gli interessi della comunità regionale. Costoro passano le loro giornate tutti presi a far quadrare le velenose alchimie istituzionali, in grado di garantirgli posizione e privilegi, mentre intorno tutto va alla deriva. Fanno la campagna acquisti, si scam-

biano le figurine come bimbi alla ricreazione, mentre le figuracce in video diffusione nazionale si sprecano e gli indicatori economici ed occupazionali precipitano. A palazzo Moffa giocano al piccolo chimico-politico mentre fuori non si sa come far funzionare autobus ed interi ospedali. Passano le settimane, i mesi e all’arroganza della maggioranza s’accompagna solo il velleitarismo di un’opposizione (il Movimento 5 Stelle) e la complice inesistenza dell’altra (la buon’anima del centrodestra). La cosiddetta società civile, intanto, sembra essere un attributo del pensiero piuttosto che una realtà operante, in questa regione. Probabilmente all’esercizio dell’intelligenza critica si preferisce la cieca fede dell’adepto militante. Anche di fronte alla (squallidissima) evidenza.

Confartigianato ha preso l’iniziativa per salvare quanti operano nel settore

Artigiani, un fondo contro i fallimenti

CAMPOBASSO. La Confartigianato ha preso l’iniziativa di sollecitare il Governo e il Parlamento per l’istituzione di un Fondo per il credito a quelle imprese che risultano vittime dei mancati pagamenti da parte di debitori artificiosamente falliti. Una piaga quella dei falsi fallimenti che risulta ingigantita dalla crisi e favorita anche da uno spregiudicato uso delle nuove procedure di concordato introdotte nella legislazione fallimentare.

Con la legislazione vigente è troppo facile trascinare nel baratro le piccole imprese fornitrici di opere o servizi,inoltre, risulta essere troppo complicato per queste imprese accedere alle rateizzazioni previste da Equitalia, diventa quasi impossibile per loro ottenere credito dalle banche per rimanere sul mercato, l’assurdo è che debbano pagare anche l’Iva su quelle fatture emesse e destinate a non essere mai pagate o pagate in percentuali ridicole

al termine di procedure estenuanti. Confartigianato ha denunciato il problema al Governo e al Parlamento “per

superare l’odiosa squilibrio; tra imprese che sfruttano le pieghe d e l l a legge per sottrarsi agli obblighi di pagamento e le tante, troppe piccole imprese che, non pagate, vengono trascinate a loro volta verso il fallimento”.

Caro assessore Nagni, nella mappa dei lavori da 100 milioni di euro che interesseranno la viabilità regionale mancano, e lo avevo già segnalato dieci mesi fa, parti importanti del territorio: la zona del Cratere sismico, il Fortore e l’Alto Molise. Il secondo Accordo di Programma Quadro, sottoscritto nei giorni scorsi e presentato nella giornata di ieri dal Governo regionale, ha destinato risorse minimali e insufficienti a quelle aree che soffrono il disagio dell’emarginazione dai grandi centri, dalle arterie principali di collegamento; aree che continueranno ancora a patire per le emergenze legate al dissesto idrogeologico e che, come in un effetto domino che ben conosciamo, perderanno ancora di più abitanti e servizi. E’ un paradosso che mi lascia sconcertato: lì dove si sarebbe dovuto investire di più, si sono concessi pochi spiccioli. Solo lunedì scorso, in Terza Commissione consiliare, abbiamo invitato tutti i sindaci dei Comuni del Fortore ad illustrare al capo dipartimento Anas e all’assessore Nagni i disagi quotidiani patiti dalle migliaia di persone che percorrono la Fondovalle del Tappino, ormai segnata a lutto, oggetto di preoccupanti ed estesi fenomeni di dissesto idrogeologico. L’area del Fortore è scomparsa da questa pianificazione in tema di viabilità: dei 100 milioni di euro, 510mila sono stati destinati alla messa in sicurezza di alcuni tratti di strade comunali e 485mila alla realizzazione di una rotonda (ma era proprio necessaria?). Della frana al chilometro 18, di cui si è discusso per almeno 3 ore lo scorso lunedì, nessuna traccia. Scorrendo l’elenco dei 60 interventi, non ve ne è uno che riguardi la viabilità del Cratere sismico; lo stesso si può dire di parecchie zone dell’alto e altissimo Molise. Si sono privilegiati i grandi interventi, come ad esempio il parcheggio interrato con annesso tunnel che sarà realizzato nel centro di Termoli (15 milioni circa) sulla cui utilità non ho elementi per esprimermi. Ma sollevo il dubbio circa la sicurezza di una opera così “invasiva”, che potrebbe creare anche problemi strutturali di enorme impatto. L’impegno mantenuto dal Governo regionale è di certo un “punto a favore” nell’azione politica che deve privilegiare lo sviluppo e la modernità ma è innegabile che l’aver tralasciato le aree interne, oggetto di piccoli interventi che nulla risolvono rispetto alle grandi emergenze di questi territori, si tradurrà, per forza di cose, in un progressivo e desolante isolamento. E non ci si venga a dire che erano opere programmate in precedenza: si sarebbero potuti rimodulare gli interventi, destinando una importante tranche dei fondi al risanamento e al completamento di quelle infrastrutture che i cittadini attendono da decenni (come le strade di collegamento tra i comuni del cratere, gli interventi sui dissesti di strade provinciali e nazionali, la manutenzione di ponti e manufatti, il completamento di quelle opere avviate e mai terminate come – ad esempio – i viadotti abbandonati in mezzo alle campagne di Casacalenda). Credo che questo Apq, per me assolutamente insoddisfacente, sia il risultato della mancata concertazione con tutti i territori e tutti gli uomini espressione delle diverse aree nell’individuazione delle scelte, delle priorità e delle necessità. Perdonami, caro Pierpaolo, senza nessuna dietrologia, “non ci sto”.


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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

19 novembre 2015

Presentati i dati del sistema regionale elaborati dalla sede molisana di Bankitalia

Economia, piccoli segnali di ripresa Le aziende appaiono un po’ più fiduciose anche se nel settore dell’edilizia è sempre crisi nera Sul fronte occupazionale, a reggere è solo il lavoro autonomo CAMPOBASSO. Nella prima parte del 2015 l’economia molisana ha mostrato alcuni segnali di recupero. Nell’industria manifatturiera il miglioramento ha riguardato soprattutto le imprese più orientate all’export e le produzioni di alcuni stabilimenti di società con sede fuori regione. Le esportazioni di prodotti manifatturieri sono aumentate, sospinte dai mezzi di trasporto e dalla chimica. Tuttavia, per il complesso delle imprese, i risultati del sondaggio congiunturale autunnale della Banca d’Italia mostrano la prevalenza delle indicazioni di calo del fatturato nei primi nove mesi dell’anno rispetto a quelle di aumento. Le aspettative delle imprese per i prossimi mesi prefigurano comunque un progressivo rafforzamento della domanda. Gli investimenti sono rimasti fermi

ai programmi, contenuti, di inizio anno e non si registrano aspettative di ripresa dell’accumulazione per il 2016.

Il Presidente del Consiglio Regionale, Vincenzo Cotugno, ha presieduto la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi Consiliari nel corso della quale si è discussa la programmazione dei lavori dell’Assemblea, con particolare riferimento ad argomenti di rilievo da porre all’attenzione dell’Aula. Il Presidente del Consiglio ha espresso ai Capigruppo l’intenzione di strutturare, in una logica ampiamente condivisa, in modo diverso i lavori dell’Assise, al fine di renderla il più possibile produttiva in termini di discussione e di deliberazione di provvedimenti legislativi e di indirizzo politico. Una strutturazione che investirà sia l’ordine del giorno, a cui dovranno, per il futuro, essere iscritti di norma solo gli argomenti realmente licenziabili dal Consiglio, che l’inizio dei lavori dell’Assemblea, che verranno anticipati alle 9.30. Ciò per garantire un più ampio tempo di discussione e confronto funzionale a licenziare il maggior numero possibile di argomenti. In questa logica il Presidente ha quindi chiesto a ciascun Consigliere e ai componenti della Giunta una più puntuale presenza all’inizio dei lavori dell’Assise regionale. Il Presidente Cotugno, con l’assenso dei Capigruppo, ha dunque deciso di convocare la prossima seduta del Consiglio per il 27. La Conferenza dei Capigruppo ha quindi designato i 4 Consiglieri regionali, due della maggioranza, Lattanzio e Niro, e due della minoranza, Fusco e Manzo, che faranno parte, insieme all’esponente della Giunta, al Direttore Generale del Consiglio e al dirigente del Servizio

Nel settore delle costruzioni l’attività è ancora calata nella prima parte dell’anno, ma ha mostrato qualche segnale di recupero a

partire dall’estate; è tornato a crescere il numero delle compravendite di abitazioni. L’attività dei servizi è lievemente aumentata, grazie soprattutto alla ripresa della domanda interna e all’aumento dei flussi turistici. È proseguito il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro. L’aumento dell’occupazione si è concentrato tra i maschi, e ha interessato il lavoro autonomo più di quello alle dipendenze. Anche il ricorso agli ammortizzatori sociali, dopo anni di intensa crescita, si è ridotto, con l’eccezione del settore alimentare. In giugno i prestiti alla clientela residente in regione sono ancora

diminuiti, sebbene a un ritmo meno intenso rispetto agli anni precedenti. Per le imprese il calo è proseguito nel comparto edile e nel terziario, ma si è interrotto nella manifattura, dove all’ulteriore distensione delle politiche di offerta delle banche si è associata una moderata ripresa della domanda di finanziamenti. Per le famiglie consumatrici i prestiti bancari si sono stabilizzati, dopo una contrazione durata oltre un biennio. La qualità del credito in regione ha mostrato un lieve miglioramento, manifestatosi in una diminuzione del flusso di nuove sofferenze, che permangono tuttavia su un livello più elevato rispetto a quello medio nazionale. È proseguita la crescita dei depositi bancari di imprese e famiglie, seppure a un ritmo minore rispetto allo scorso anno.

“Consiglio, lavori più funzionali” Il presidente Nicandro Cotugno ha stilato un memorandum per velocizzare i provvedimenti Molisani nel Mondo, della Commissione chiamata a scegliere le 4 persone a cui verrà attribuito, il 6 dicembre prossimo, nell’ambito delle iniziative per la Giornata dei Molisani nel Mondo, l’attestato di “Ambasciatori del Molise nel mondo”. Riconoscimento che, come espressamente previsto dalla recente legge re-

gionale sui molisani nel mondo, verrà assegnato a quei corregionali residenti all’estero che si sono distinti nel corso della vita privata, sociale e professionale per la promozione della cultura, delle tradizioni e dei valori della loro terra d’origine. Il Presidente Cotugno, infine, ha dato notizia di aver convocato per il prossimo 25 novembre una nuova riu-

nione della Conferenza dei Presidente dei Gruppi consiliari al termine della quale, come da impegno preso con i lavoratori della GAM nei giorni scorsi, i Capigruppo incontreranno le rappresentanze sindacali dell’Azienda per fare il punto della situazione e comprendere i possibili scenari futuri dell’intera filiera avicola molisana.

Totaro: “Subito la legge elettorale regionale” Da diversi giorni ormai il dibattito sulla riforma della legge elettorale regionale è particolarmente acceso e lascia trasparire il grande interesse che tale argomento porta con sé, considerato il grande valore che la norma andrà a ricoprire dopo la sua approvazione. “A mio avviso - sottolinea il capogruppo del Pd, Francesco Totaro - il territorio molisano, per quanto piccolo in termini di estensione, necessita di una suddivisione interna che permetta

la rappresentatività delle singole aree. Difatti, credo che sia difficile poter immaginare un collegio unico dove singoli candidati espressione di specifici territori concorrano su tutta la Regione, con il rischio di vedere concentrati consiglieri eletti appartenenti ad una singola area. In virtù di questa ipotesi, tutt’altro che remota, individuare diversi collegi che definiscano precisi ambiti territoriali è la soluzione più ovvia per evitare che al-

cune aree perdano la loro rappresentanza. Dunque, basso Molise, Molise centrale e alto Molise devono essere allo stesso modo rappresentanti nella più alta Istituzione del Molise quale è il Consiglio Regionale. Altro aspetto di primaria importanza dovrà riguardare la presenza di donne candidate nelle singole liste in numero uguale agli uomini, scongiurando così la grande sproporzione che fino ad oggi abbiamo vissuto”.


TAaglio lto

5 19 novembre 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Al consiglio comunale del 24 novembre, tra interpellanze, interrogazioni e mozioni un barlume: le linee guida di criteri generali d’indirizzo urbanistico

E’ speranza vana immaginare che da Palazzo san Giorgio esca fuori una ipotesi di cambiamento in materia urbanistica ed edilizia

Sono troppi e troppo evidenti i compromessi tra il sistema delle costruzioni e quello della progettazione per sperare che il dibattito possa essere libero da condizionamenti Il consiglio comunale prossimo venturo in cifre: 9 interrogazioni, 8 interpellanze, 3 mozioni e 7 proposte di deliberazioni. Dovrebbe tenersi in prima convocazione il 24 novembre, diversamente, in seconda il 27, come probabile. Il solito consiglio comunale: molte parole e pochi fatti. Se fatti di rilevanza amministrativa di un capoluogo di regione si possono considerare la variazione al bilancio di previsione 2015; le modifiche statuarie sull’uso delle bandiere, dell’inno nazionale e altre ridondanze del genere; l’istituzione di un nuovo posteggio di commercio al dettaglio in Via Monte S. Michele; il riconoscimento dei debiti fuori bilancio; il nuovo regolamento per la gestione del Centro sociale per anziani. In tanta poca cosa, però, anche un argomento che potrebbe rivelarsi significativo per il dibattito e importante per il futuro urbanistico della città: “Criteri generali d’indirizzo urbanistico: linee guida”. Spiegato in sintesi, il consiglio avrebbe in animo di riflettere sulla condizione urbanistica attuale, sulle profonde contraddizione tecniche e amministrative in essere rispetto al Piano regolatore in vigore (vecchio quasi di mezzo secolo) e all’indirizzo prevalente in materia di uso e sviluppo del territorio (Campobasso consuma terreno e cola cemento).

Lo farebbe nel momento in cui la città annovera miglia di appartamenti vuoti e un ingente patrimonio edilizio da recuperare. Su quali basi si dovrebbero confrontare i gruppi e i singoli consiglieri non si sa, mancando di una premessa, di un prologo, di un antefatto da cui trarre una indicazione, un’ipotesi oltre quella della presa in esame e dell’analisi critica del cosiddetto “Piano Casa”. Lo strumento di

legge che la Regione ha offerto alla speculazione edilizia. Si paventano pensieri e riflessioni in libertà. Chissà che verrà fuori. Se si considera che il dibattito consiliare sulle linee guida per nuovi criteri d’indirizzo urbanistico precede di poco il successivo consiglio comunale al cui ordine del giorno sono altre miglia di metri cubi di cemento per costruzioni in deroga, che costituiscono la perpetuazione di

una politica urbanistica aggressiva e speculativa. Con le nuove linee d’indirizzo urbanistico, dovessero decidere di cambiare rotta, di tenere in considerazione i valori ambientali e l’opportunità di recuperare il patrimonio edilizio esistente invece di crearne di nuovo, sottraendo ulteriore terreno al territorio urbano, al successivo consiglio comunale le richieste di nuove strutture edilizie, di nuove miglia di metri cubi

di cemento da far colare sul territorio (per giunta in deroga alle norme e al regolamento edilizio in vigore), dovrebbero essere rigettate e respinte. Così non sarà. Sono troppi e troppo evidenti in consiglio comunale i compromessi tra il sistema delle costruzioni e quello della progettazione per sperare che il dibattito possa essere libero da condizionamenti sulla possibilità di progettare un’urbanizzazione lineare, razionale, trasparente e, soprattutto, coerente con la necessità sbrogliare la matassa edilizia. Il sigillo tecnico, amministrativo e politico dei consiglieri/ingegneri finora è stato prevalente su ogni altro possibile sigillo. E continuerà ad esserlo. Per cui è speranza vana immaginare che da Palazzo san Giorgio esca fuori una ipotesi di cambiamento in materia urbanistica ed edilizia. Eppoi, non è detto che tra il 24 e il 27 novembre il consiglio riuscirà a superare lo sbarramento delle interpellanze, delle interrogazioni e delle mozioni, per giungere all’unico argomento (“Criteri generali d’indirizzo urbanistico: linee guida” ) che può valere di essere considerato degno di un dibattito da parte di un’assise di un capoluogo di regione. Staremo a vedere. Dardo

I nuovi progetti sembrano interessare l’intero territorio molisano aAMPOBASSO. È stata particolarmente partecipata la riunione indetta a Campobasso per illustrare lo stato delle questioni relative alle trivellazioni in Adriatico. Secondo quanto reso noto dall’attivista Augusto De Sanctis, ad essere nelle mire delle società estrattive del Molise sarebbe addirittura i due terzi dell’intero territorio regionale. Dall’Adriatico all’entroterra (con esempio di Rotello e Agnone), le mire delle società petrolifere sono davvero molto diffuse. A prendere parte all’assemblea pubblica indetta dal comitato “Trivelle zero” e dalla “Fondazione Milani”, diversi cittadini e referenti del mondo dell’associazionismo ma anche amministratori che hanno voluto conoscere ancor di

“Trivellazioni, bisogna fare qualcosa” A far paura, è il decreto Sblocca Italia “Un pericolo” più circa quello che è stato più volte definito quale “l’assedio dei petrolieri che vogliono mettere le mani sul Molise”. Scontenti per lo più dell’esito dei tavoli capitolini delle ultime settimane (con l’ok arrivato per Ombrino e la non considerazione del Manifesto di Termoli), gli attivisti

hanno evidenziato l’esigenza di “fare voce grossa e pressione su amministratori comunali e regionali” allo scopo di “vincere una battaglia davvero complessa”. Contrarietà piena, quindi, per il decreto Sblocca Italia del governo Renzi (già additato e criticato malamente dai Vescovi di Abruzzo e Molise) con De San-

ctis che specifica quanto “siano cambiate le regole per il rilascio delle concessioni” al punto che la “valutazione impatto ambientale” è oggi concessa dal Ministero dell’Ambiente e non più dalli Regioni. Un “decentramento” delle scelte che altro non fa che ledere il territorio e archiviarne le idee e le esigenze soprattutto perché tutti i progetti di prospezione (e qui si tratta non solo dell’estrazione petrolifera ma anche di AirGun) sono definiti quali attività di “interesse strategico e di pubblica utilità” e ciò contribuirà a rendere “complicate le battaglie davanti al Tar”. Ad essere a rischio concessione, ha evidenziato l’assemblea, è

quindi il 28% del territorio regionale con l’esempio del Comune di Rotello che incasserebbe qualche decina di migliaia di euro con il suo pozzo allocato a circa un chilometro e mezzo dal centro urbano. Si è inoltre parlato della questione “Ombrina mare” e di quanto accade ad Agnone, a Carovilli, a San Buono ma anche a Termoli, Campobasso e Isernia con un totale di tredici titoli minerari già concessi in terraferma cui si associano quattro istanze di permessi di ricerca. Insomma, per gli attivisti ci sarebbe poco “da star tranquilli”. Intanto gli iter vanno avanti e le battaglie coinvolgo mare, terraferma, Governi e tribunali.


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Campobasso

19 novembre 2015

Rafforzare i controlli di polizia A crescere sono i fenomeni di micro delinquenza in molti comuni CAMPOBASSO. Si è riunito il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal Prefetto Francescopaolo Di Menna e con la partecipazione dei Responsabili provinciali delle Forze di Polizia. Sono state esaminate, alla presenza anche dei Referenti diocesani, le iniziative delle Diocesi di Campobasso-Bojano, TermoliLarino e Trivento per il Giubileo

Straordinario della Misericordia, che a livello locale avrà inizio il 13 dicembre prossimo, con l’apertura della Porta Santa presso le Cattedrali, per concludersi il 20 novembre 2016. Le Forze di Polizia sono fin da ora impegnate ad assicurare il sereno svolgimento degli eventi e attività in programma, con l’adozione delle necessarie misure di sicurezza, pure in relazione al potenziale rischio

terroristico drammaticamente confermato dagli ultimi episodi criminali avvenuti in Francia. Nella stessa riunione si è analizzato e valutato l’andamento dei furti, anche alla luce delle indicazioni emerse dall’incontro che lo scorso 13 novembre il Prefetto e il Questore hanno avuto con i Sindaci di Campolieto, Castelbottaccio, Castellino del Biferno, Lucito, Lupara, Matrice, Montagano, Petrella Tifernina.

Si è ribadito l’impegno delle Forze di Polizia a proseguire un’azione di contrasto costante ed estesa all’intero territorio provinciale, attraverso servizi interforze mirati e coordinati, in raccordo con le Polizie municipali e con l’apporto di reparti speciali della Polizia di Stato. Un utile apporto tecnologico sarà fornito dalla rete integrata dei sistemi per la videosorveglianza che, nella cornice del

“Patto per la sicurezza”, la Regione ha in corso di realizzazione nei Comuni di Campobasso, Bojano, Campomarino, Guglionesi, Larino, Montenero di Bisaccia, Riccia, Termoli. Con il migliore impiego delle risorse disponibili la prevenzione e repressione dei furti continueranno a costituire una priorità assoluta per il consolidamento della sicurezza nella provincia.

Settimana della riduzione dei rifiuti La Provincia di Campobasso in prima linea per la promozione della campagna CAMPOBASSO. Il presidente della Provincia di Campobasso Rosario De Matteis invita gli organi di stampa alla conferenza stampa di presentazione della “Settimana Europea della riduzione dei rifiuti” che si terrà sabato 21 novembre alle ore 16:00 presso il Circolo Sannitico di Campobasso. La manifestazione rappresenta la principale e più ampia campagna di informazione e sensibilizzazione dei cittadini europei circa l’impatto della produzione di rifiuti sull’ambiente. Nata all’interno del Programma LIFE+,

ha l’obiettivo di promuovere il coinvolgimento attivo di Istituzioni, mondo produttivo, associazioni e consumatori, nell’attuazione delle politiche europee e nazionali di prevenzione dei rifiuti. Essa si avvale del sostegno della Commissione Europea. L’evento locale è stato organizzato dalla Provincia di Campobasso con il Centro di informazione Europe Direct e l’Assessorato all’Ambiente, in collaborazione con Legambiente – Circolo di Campobasso, WWF Molise, Assessorato alla Cultura della Regione Molise, Ufficio Scolastico Regionale per

il Molise, aziende del settore e con il patrocinio del Comune di Campobasso. L’obiettivo è quello di aprire un dibattito con i cittadini per ragionare sul rifiuto, sull’impatto che l’uomo ha con i suoi scarti, sul territorio e verificare quello che attualmente esiste, quello che si prevede di fare e quello che andrebbe fatto a livello locale e internazionale. Una serie di eventi che si svolgeranno in tre location diverse: Circolo Sannitico, Sala della Costituzione della Provincia di Campobasso ed ex GIL tra il 21 e il 25 novembre.

Nuovi traguardi nell’innovazione tecnologica e assicurazione di qualità in Fisica Medica e Radioterapia Oncologica Un nuovo traguardo è stato raggiunto alla Fondazione di Ricerca e Cura Giovanni Paolo II dalla fisica applicata in campo clinicooncologico. Un filone di ricerca condotto negli ultimi anni dalle Unità Operativa di Fisica Sanitaria e di Radioterapia Oncologica ha mostrato importanti risultati nell’ambito della Assicurazione di Qualità e sicurezza applicata in Radioterapia Oncologica. Il lavoro scientifico che riporta i risultati clinici iniziali è stato pubblicato sulla rivista Physica Medica European Journal of Medical Physics. “Siamo – dice il Dottor Savino Cilla, primo autore del lavoro e responsabile della U.O. di Fisica Sanitaria – tra i pochissimi a livello internazionale ad aver elaborato una strategia di controllo diretto della dose erogata al paziente durante il trattamento radioterapico. Questo progetto di durata triennale è stato approvato e finanziato dal prestigioso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), ed è nato e maturato nel Centro della Cattolica di Campobasso, in collaborazione con i fisici e i radioterapisti del policlinico Gemelli di Roma, diretti rispettivamente dal Prof. Angelo Piermattei e dal Prof. Vincenzo Valentini. Nel corso del tempo il progetto si è poi sviluppato su scala nazionale con il nome di Diso. ”Sappiamo ormai da un secolo – spiega il Dott. Cilla - che una ben

determinata quantità di energia da radiazioni ionizzanti depositata in una massa tumorale può produrre la morte delle cellule (per effetto dei danni arrecati al DNA). Dall’inizio di questa disciplina, ogni sforzo è stato compiuto per massimizzare la cosiddetta finestra terapeutica, cercare, cioè, di irradiare il tessuto neoplastico con il massimo della dose e risparmiare il più possibile i tessuti e gli organi sani circostanti. La continua evoluzione della tecnologia in campo radioterapico consente oggigiorno l’utilizzo di tecniche e strategie di trattamento che erano impensabili solo dieci anni fa. Tali tecnologie, come la radioterapia a modulazione di intensità (IMRT), la radioterapia volumetrica ad arco (VMAT) o la radiochirurgia, sono state implementate nel nostro Centro in questi ultimi anni e consentono trattamenti estremamente complessi e personalizzati. Queste tecniche permettono di irradiare neoplasie di qualunque forma complessa ed irregolare, poste in prossimità di organi sensibili, minimizzando tossicità ed effetti collaterali e nel contempo di incrementare la dose somministrata al tumore rispetto alla Radioterapia tradizionale migliorando così l’efficacia terapeutica del trattamento. Da questo punto di vista, uno dei compiti dei Fisici medici è di ottimizzare il trattamento radioterapico nella consapevolezza che la risposta cellulare tumorale

varia rapidamente in funzione della dose somministrata e pertanto è necessaria una elevata accuratezza dosimetrica in tutte le fasi della pianificazione radioterapica. E’ stato infatti dimostrato che anche una incertezza del 5%10% nella dose assorbita dal tumore può portare alla completa vanificazione del trattamento. I fasci di radiazione utilizzati vengono prodotti da acceleratori di particelle (chiamati Linac) che rappresentano le tecnologie più complesse e costose operanti in ambito ospedaliero. L’interazione tra questi fasci di radiazione e il paziente – spiega il Dott. Cilla viene simulato prima del trattamento reale da sofisticati programmi di calcolo computerizzati, in grado di lavorare sia un modello virtuale del paziente (le immagini TAC del medesimo, integrate con quelle ottenute con la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) o la Tomografia ad emissione positronica (PET), sia su un modello virtuale dell’acceleratore. Data la complessità dei nuovi trattamenti radioterapici, una lunga serie di verifiche viene eseguita in modo da garantire la perfetta congruenza tra tutte le varie fasi di pianificazione. Tutti questi controllo avvengono prima del trattamento vero e proprio. Invece durante l’erogazione del fascio radiante e quindi durante l’esecuzione della terapia non ci sono controlli diretti sulla distribuzione

della dose nel paziente. Abbiamo realizzato – continua il Dott. Cilla - un complesso algoritmo in grado di monitorare in tempo quasi reale la dose di radiazioni somministrata al paziente e di confrontarla, giorno per giorno, con la dose prescritta per essere clinicamente efficace per la cura del tumore e sicura per il paziente. Per fare ciò misuriamo la radiazione trasmessa al di là del paziente durante il trattamento radioterapico, che viene poi “ricostruita” all’interno del paziente (ad esempio al centro del tumore). I risultati clinici dell’applicazione di questa strategia, soprattutto per i trattamenti più complessi, hanno mostrato la possibilità, in casi di discrepanze con la dose prescritta, di poter attivare immediatamente delle procedure di controllo sull’intero processo”. “La radioterapia oncologica – afferma il Dott. Francesco Deodato, responsabile della U.O. di Radioterapia – ha oggi ha un ruolo determinante nella gestione di molte forme di cancro per oltre il 60 per cento dei pazienti oncologici. Le nuove sofisticate tecnologie ci consentono ormai di colpire il tumore con radiazioni precise quanto un bisturi. Proprio a causa del suo essere sempre più ‘intelligente’, la radioterapia è oggi, come tutti i sistemi complessi, una procedura non priva di potenziali errori che necessita di approcci metodologici rigorosi per la gestione del Risk Management,

rendendo necessari maggiori livelli di preparazione clinica e tecnica, educazione continua e adeguati programmi di controllo di qualità. Recentemente la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha segnalato il verificarsi di vari errori in radioterapia, alcuni dei quali verificatisi in alcuni centri di eccellenza americani e francesi. Con questo sistema di dosimetria in-vivo possiamo avere la certezza della dose somministrata ogni giorno al paziente. Questo metodo non solo ci mette al riparo da errori importanti ma ha anche la sensibilità per poter seguire le incertezze intrinseche in un trattamento radioterapico come possono essere il posizionamento del paziente, le sue variazioni morfologiche o la regressione del tumore, fornendo un metodo per correggere ed adattare, nello stesso corso del trattamento, il piano di cura per renderlo sempre più accurato.” “Siamo molto soddisfatti di questi risultati – conclude il Dott. Cilla – perché essi rappresentano un tentativo riuscito di combinare innovazione tecnologica, assicurazione di qualità e pratica clinica. Dal nostro punto di vista, ogni attività e ogni azione che si ponga come obbiettivo la rilevazione di errori anche minimi va assolutamente implementata per proporre al paziente trattamenti radioterapici non solo sempre più sofisticati ma anche più sicuri ed efficaci”.


Campobasso

7 19 novembre 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Si è alla ricerca dell’autostima per migliorare la classifica prima della riapertura del mercato

Ma domenica c’è da fare i conti a Fano di Gennaro Ventresca In giro si respira aria di stanchezza, di noia, di rassegnazione; e intorno a noi si raccolgono soprattutto lamenti e bofonchiamenti a non finire. Quella gemma luccicante si è appannata. Il piacere di vivere è diventato meno palpabile. Va tutto male. Anche per colpa dei calci d’angolo, storica valvola di sfogo della nostra città. Eppure ognuno sembra avere in tasca la ricetta per risolvere ogni male. Dall’Isis alla nostra squadra del cuore i saputelli saprebbero come fare. Uno dei tanti, su FB, ha affermato, senza fare la minima grinza, che non sarebbe così difficile vincere il campionato.

Avete letto bene: “vincere il campionato”. Finire cioè davanti a tutti, nonostante oggi siamo dove siamo, nel grigiore delle zone basse, con le lingue di fuoco che già cominciano a bruciare i fondelli. Pochi hanno scritto o detto in tv che se il campionato fosse terminato domenica, dopo il magro pareggio contro il Monticelli, i rossoblù avrebbero dovuto disputare i play out. Che sono una cosa seria, altro che play off che non servono a niente, specie ora che hanno tolto i ripescaggi. Beffarda. Come un acquazzone estivo. Eccola la nostra stagione. Da gloriosa si è tramutata subito in triste e sconsolante. E domenica c’è da giocare contro il resu-

scitato Fano, prima di affrontare sul nostro campo il Matelica di Esposito. Per andare oltre le nebbie bisognerebbe tornare a vincere, magari proprio su un campo scomodo come quello di Fano, sul quale nella prima parte del campionato le viaggianti beccavano gol su gol. MINADEO. Triste e sconsolato. Così ho appena visto il fresco diesse rossoblù. Volto tirato, barba trascurata e occhiaie che trasmettono lo stato tracomatoso dell’intero club, non solo dei nostri ragazzi che si sforzano a mostrarsi sorridenti al cronista. Nei loro cuori c’è una immensa pena per ciò che sta succedendo sul campo, partita

dietro partita. Il bell’uomo di Ripa che vive a Colle d’Anchise aspetta con impazienza la riapertura delle liste di trasferimento (1-17 dicembre). Senza gli assilli di Cappellacci questa volta potrà agire in perfetta autonomia, con l’intento di liberarsi di alcuni doppioni da sostituire con giocatori di corsa e personalità che sono mancati dal primo giorno. Nell’intento di formare una squadra logica, da cui ripartire l’anno prossimo. Senza cioè ripetere il colossale errore compiuto in estate, in cui con una decisione che ha stupito un po’ tutti si è azzerata quasi totalmente la formazione che onestamente aveva ottenuto un onorevole quarto posto.

AUTOSTIMA Si fa presto a invocare l’autostima. Come fosse una vecchio oggetto da scovare nel cassetto del comò. L’autostima è sinonimo di personalità, roba facile solo da pronunciare. Nella nostra squadra ad oggi non c’è stato un solo rossoblù capace di metterla in mostra. Qualcuno (leggi Dimas) ha cercato di tirarla fuori, ma senza fortuna. Qualche altro (leggi Fiore) ha provato a fare qualche giocata difficile. Qualche altro ancora (leggi Gattari) si è prodigato per suonare la sveglia. Gli altri non ci hanno neppure provato. A cominciare da “lumachina” Bucchi che sta facendo rimpiangere Miani che, al contrario, era vigile e lesto sotto misura.

Ti ricordo ancora

Il portiere che volava sulle pietre di sergio genovese Agostino Barbato, classe 1946, ruolo portiere, periodo anni sessanta. Parlo della storia più florida della nostra terra, il periodo cioè che vide programmare la Bifernina, che raggiunse la sua autonomia giuridica, che fece atterrare nel quartiere di Fontanavecchia della città capoluogo, il Centro INAPLI proteso a preparare operai specializzati pronti a strutturare la forza lavoro per la F.I.A.T. che l’Onorevole La Penna aveva già immaginato per Termoli. In campo sportivo, Leo Leone aveva già buttato la semina dalla Casa degli orfani di guerra per avviare ad un intenso cammino il Gruppo Sportivo Virtus. Al di qua della frontiera invece spopolavano già la Gladiator e la Juvenes che, subito dopo, con l’ Aurora, costituirono il serbatoio naturale per L’Unione Sportiva Campobasso che rappresentava il livello aristocratico della bella epoque.

Nel bel mezzo di un incredibile fermento sportivo, si dimenava Agostino Barbato. Nella sua carriera che oggi potrebbe sembrare senza le luci della festa, Gladiator, Agnone Juvenes e Campobasso. Per la generazione di allora era già una grande carriera. Di Agostino si ricordano i tratti silenziosi in controtendenza con i portieri di oggi che si accreditano per i loro spazi di estemporaneità. Non era scenico ma essenziale, si tuffava insomma quando era necessario anche perché la pratica, con le aree di rigore zeppe di pietre, non era facile da sopportare. Non mi ricordo di averlo visto da bambino in assetto costante sui campi di calcio, senza un ginocchio sbucciato o il laterale della coscia privo di croste. Erano i tempi in cui i portieri facevano i geometri perché quegli spazi antistanti il fortino da difendere, erano tutti segnati con le strisce dei propri piedi per individuare i punti di posizionamento che la segatura dispersa a quattro mani, a volte, rendeva invisibili. Sarti, Anzolin, Pontel, Cudicini,erano i riferimenti di Agostino che sognava però solo l’approdo in rossoblu per sostituire e raggiungere lo splendore di Zengaro che con De Agostinis e Angelelli componeva un trio che ha rinverdito la memoria e gli sciogli lingua degli scugnizzi di allora. I punti di riferimento del calcio dell’epoca erano la famiglia Camardo primo vero sponsor di una squadra , ( la Juvenes) Don Giovanni Ferro, un vero prete di frontiera che aggregava i giovani attorno ad un pallone, Fortunato Iurillo tecnico acqua e sapone che

non si concedeva a tattiche scientifiche perché allora il numero sette era ala destra, il numero due era il terzino, il numero nove il centravanti. Un altro punto di riferimento era Armando Mancini con il suo lupo al fianco. Non ci crederete: il custode del Vecchio Romagnoli era un’autorità più di Lello Spagnuolo che rappresentava la Federcalcio con tanto di petto e tanto di pancia. Entrare nella sacrestia cosparsa di carbonella dipendeva dal custode e dal suo umore. Che spettacolo! Agostino aveva ricevuto la benedizione da tutti questi personaggi ma la vera Cresima per lui fu sancita da Carlo Vitale che, audite audite, nel 1967, gli propose il primo contratto da semiprofessionista per la Unione Sportiva Campobasso con un rimborso mensile di venticinquemilalire. Fu festa grande in via Larino perché i genitori si convinsero di avere un figlio importante. Ma Agostino restò famoso per quella partita che la Roma di Oronzo Pugliese fece con una rappresentativa Campobassana e dove lui riuscì a parare di tutto con tanto di incazzature di Sormani, Losi e Benitez. Ma la più grande partita Agostino l’ha disputata nel corso della sua vita condotta sempre con quella precisione con cui faceva le linee davanti alla porta con il consenso del Maestro Iurillo. Soprattutto va ricordata la approvazione di quanti sono riusciti a valutarlo oltre la scarpette bullonate. Oggi, alla soglia dei settantanni, ci ricorda però che il tempo passa e non lo possiamo fermare se non nel ricordo di una vita irripetibile.

Iafigliola si dimette da presidente del Consiglio comunale A Campobasso continuano le rotture in seno alla maggioranza guidata da Antonio Battista CAMPOBASSO. Sabino Iafigliola, ha presentato al protocollo generale del comune di Campobasso le proprie irrevocabili dimissioni da Presidente del Consiglio Comunale. Questo l’annuncio, mentre le motivazioni saranno rese note nella conferenza stampa questa mattina. I dissapori in maggioranza cominciano a dare cenni di cedimento.

Nemmeno il tempo di annunciare le dimissioni che già si sta pensando al rimpiazzo, voci di corridoio parlano di Stefano Ramundo o Pasquale Colarusso. “Esprimo i miei personali ringraziamenti per il lavoro svolto da Sabino Iafigliola, nel suo ruolo di presidente del Consiglio comunale di Campobasso”: così Salvatore Colagiovanni sulle dimissioni

dell’esponente dei “Popolari per l’Italia” dal ruolo super partes e di garanzia dell’assise civica. “È doveroso da parte mia – prosegue Salvatore Colagiovanni – ringraziare Iafigliola per l’opera svolta, sempre nell’interesse del consesso comunale. Un ruolo, così come richiesto, ricoperto sempre con equilibrio e senso di responsabilità, riuscendo a garan-

tire le esigenze sia della maggioranza che delle opposizioni”. “Mi sento di esprimere tutta la mia gratitudine e vicinanza a Iafigliola – le parole di Colagiovanni – con il quale da undici anni, da quando ne avevamo appena 29, condividiamo l’esperienza a Palazzo San Giorgio. Iafigliola ha dimostrato di essere un buon amministratore e, sono certo, conti-

nuerà a battersi tra i banchi dell’assise comunale, così come ha sempre fatto per il bene collettivo. Nei diciotto mesi, durante i quali ha ricoperto la carica di presidente del Consiglio comunale, Iafigliola ha dimostrato la sua abilità politica, riuscendo a superare momenti difficili, con l’onestà intellettuale che lo ha sempre caratterizzato”.





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Isernia

19 novembre 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

“Isernia non può essere bistrattata” I continui tagli istituzionali hanno messo in ginocchio l’intera area ISERNIA. “Non si deve smontare Isernia (come si sta facendo con la soppressione della Provincia, la sparizione della Prefettura, l’accorpamento altrove dei Tribunali, la fusione delle Camere di Commercio, lo smantellamento della Questura e dei Comandi locali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, lo spostamento dei servizi periferici dello Stato e fra poco, c’è da giurarci, dell’Inps e dell’Inail, la soppressione del Corpo forestale e della sede dei Vigili del Fuoco, e via elencando) non solo per tenere alto l’orgoglio della provincia pentra. Isernia non va smantellata per contrastare l’eventuale dilagare della malavita, del malaffare, della criminalità e per garantire la sicurezza e la qualità della vita delle persone che qui risiedono.” È durissima la posizione della UIL molisana, espressa da Tecla Boccardo che ne è leader, che richiama tutti i soggetti sociali, la politica, gli amministratori locali isernini ad un’azione raccordata che contrasti questa pericolosa deriva.

L’innovazione della Pubblica Amministrazione e l’efficacia della sua azione di promozione, regia e regolazione delle politiche di sviluppo locale, la qualità della governance territoriale e della sua azione sul territorio, costituiscono alcuni dei fattori indispensabili per il successo dell’economia del paese e dei territori del Mezzogiorno nello specifico. Qui, inoltre, non si può dimenticare come l’Amministrazione Pubblica costituisce anche la principale azienda del territorio che, come tale, finisce per gestire quantità ingenti di risorse finanziarie, che a molti fanno

gola. Però in questa stagione - evidenzia la UIL - invece di rafforzare la funzione di controllo, si chiudono le strutture territoriali del governo nel territorio o si ridimensionano, come sta avvenendo con le Prefetture e con i Tribunali; si aboliscono organi di controllo dell’ecomafia come il Corpo forestale dello Stato; si sopprimono i servizi provinciali culturali, quelli sociali e la funzione della Polizia provinciale che controllava l’ambiente; i segretari comunali che curavano la legittimità delle delibere comunali si cancellano con un colpo di

spugna; si disperdono le professionalità degli ispettori Inps, Inail e del Ministero del lavoro. Questo, in un contesto debole ed esposto come quello di Isernia, rischia di avere conseguenze pericolose. “Il territorio di Isernia - ricorda Boccardo - è molto prossimo a realtà in cui opera una criminalità organizzata aggressiva, le correnti del malaffare passano qui vicino e se finora siamo stati toccati solo marginalmente è solo per la pochezza delle risorse su cui mettere gli occhi. Ma fra poco qui arrivano le risorse, non proprio banali, destinate alla ri-

presa economica, occupazionale e sociale dell’Area di Crisi. E accanto alla criminalità tentata di interessarsene ci sarà pure qualche avventuriero dell’economia, qualche prenditore che “afferra il bottino e scappa”. Ma anche le iniziative economiche, quelle positive e credibili, dovranno essere autorizzate, seguite, accompagnate, vigilate e verificate da una pubblica amministrazione efficiente e da strutture specializzate ed a ciò abilitate.” La UIL molisana chiede retoricamente “È il momento giusto per smobilitare le forze che controllano l’ambiente e salvaguardano l’integrità del territorio? È opportuno che il coordinamento delle azioni nei casi di calamità venga portato lontano? Come farà un ufficio pubblico dislocato altrove ad occuparsi efficacemente e celermente di autorizzazioni, vigilanza, controllo? E i soggetti che monitorano, indagano, intervengono per reprimere comportamenti illegali e per garantire la sicurezza ai cittadini, in che condizioni più scomode si troveranno ad agire?”

Truffa ai danni di anziani 40enne smascherata dai Carabinieri. Controlli a tappetto su tutto il territorio ISERNIA. Una 40enne della provincia di Teramo, già denunciata dai Carabinieri qualche giorno fa per il furto in abitazione ai danni di una pensionata, attraverso la foto segnaletica che i militari hanno mostrato alla vittima, è stata identificata anche come responsabile di una tentata truffa commessa ai danni di una 85enne di Pescopennataro. La “truffatrice”, con la scusa di aver bisogno di un bicchiere d’acqua, in quanto avvertiva un malore, si faceva aprire la porta dall’anziana donna e provava a raggirarla per farsi consegnare del denaro contante, ma la vittima non del tutto convinta del suo atteggiamento, avvertiva una sua familiare che abita nelle

vicinanze provocando così la reazione di fuga della impostora. Le indagini avviate dai Carabinieri della Stazione di Capracotta e del Nucleo Operativo e Radiomo-

bile della locale Compagnia, hanno consentito in breve tempo la identificazione e la denuncia alla competente Autorità Giudiziaria a carico della 40enne per il

reato di tentata truffa aggravata. Continuano intanto le operazioni di prevenzione predisposte nel capoluogo isernino e nei territori limitrofi, da parte dei Carabinieri, proprio per contrastare il fenomeno dei reati predatori, con l’istituzione di numerosi posti di blocco lungo le principali arterie stradali, nel corso dei quali nelle ultime ore, sono stati sottoposti ad accertamento novantacinque veicoli in transito, centoventi persone identificate tra conducenti e passeggeri, e nei casi sospetti eseguite perquisizioni per la ricerca di armi, droga e refurtiva. Gli uomini dell’Arma, rinnovano il loro invito, rivolto soprattutto alle persone più anziane, di non aprire la porta agli sconosciuti e di chiamare il numero di emergenza “112” ogni qualvolta lo ritengano necessario.

“Sesto Campano, autovelox illegittimo” Lo torna a denunciare, Feliciantonio Di Schiavi che ne chiede la rimozione SESTO CAMPANO. “L’autovelox fisso sito lungo la SS. 85 lato destro direzione Napoli in agro del Comune di Sesto Campano e da quest’ultimo installato, è illegittimo e questo ormai lo sanno tutti“. Esordisce così in una nota Feliciantonio Di Schiavi, segretario della Fiadel, in riferimento a quella che il leader dell’associazione sindacale definisce una ‘telenovela infinita’. “Ciò nonostante la Polizia Municipale di Sesto Campano eleva i verbali e li invia agli automobilisti. Se

qualcuno si permette di ricorrere presso il Prefetto di Isernia eccependo l’illegittimità di detto Autovelox rischia che il ricorso gli viene respinto e la sanzione gli viene raddoppiata. Questa storia va avanti da qualche anno nonostante il sottoscritto abbia accertato e documentato che tale autovelox è illegittimo e nonostante tale illegittimità sia stata confermata puntualmente, sempre, da tutti i Giudici di Pace di Isernia“. Di Schiavi continua nella sua denuncia. “Di recente e

più precisamente in data 20.10.2015 si sono tenute tre cause presso il Giudice di Pace riguardanti quell’Autovelox ed il Giudice oltre ad accogliere tutti e tre i ricorsi ha condannato il Comune di Sesto Campano a risarcire il ricorrente di 100 euro e la Prefettura ad un ricorrente deve risarcire 100 euro e all’altro 200 euro. Cambieranno passo il Comune di Sesto Campano e la Prefettura? Probabilmente no, almeno fino a quando a pagare è sempre la collettività.“


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Tutto quello che gli altri non dicono

Termoli

19 novembre 2015

senza alcun finanziamento pubblico

Termoli calcio, una speranza? Incontro con il sindaco Sbrocca per evitare il tracollo della società giallorossa TERMOLI. La situazione debitoria del Termoli calcio crea non poche preoccupazioni all’entourage che gravita intorno alla società sportiva. L’obiettivo dichiarato non è certo quello di “tirare” la proverbiale “carretta” ma è di salvare in tempo record una società destinata a tristi sviluppi. Sullo sfondo c’è così un fallimento che potrebbe essere dichiarato e provvedere a cancellare 95 anni di storia già entro domenica e allora, che si fa? Semplice, si cercano soluzioni con i dirigenti del Termoli calcio che nel pomeriggio di ieri, a poche ore dalla conferenza

stampa, avrebbero contattato telefonicamente gli uffici municipali allo scopo di fissare

urgentemente un incontro con il sindaco e l’amministrazione comunale per parlare della situa-

zione della società calcistica e porre le basi alla ricerca di una soluzione convincente e capace di

“salvare” la maglia giallorossa. Una richiesta, quella elargita, che non avrebbe trovato placet per il solo e semplice motivo che il ieri era fuori sede, eppure la dirigenza non si è data per vinta ed ha provveduto a contattare assessori e consiglieri cercando di sciogliere il bandolo della matassa. Notizia delle ultime ore è che alcuni dei contattati, pare vicini a Sbrocca, abbiano assicurato ai rappresentanti della società sportiva che “verranno chiamati con prassi d’urgenza, visto il momento, per discutere e si spera rintracciare una soluzione per evitare il tracollo societario”. A questo punto, c’è speranza!

“L’integrazione fa la differenza” A Petacciato il progetto promosso dalla cooperativa Senis Hospes PETACCIATO. Ha avuto inizio a Petacciato il progetto denominato “L’integrazione fa la differenza”, promosso dalla Cooperativa Senis Hospes e dal Comune di Petacciato, in collaborazione con l’Associazione di volontariato Le Tende della Solidarietà, che vede protagonisti gli immigrati presenti nel Centro di Prima Accoglienza “Le Dune”. Il progetto, che coinvolge circa 20 migranti, che a turno saranno impegnati in attività di volontariato in campo ambientale e che si protrarrà per i prossimi 6 mesi, è stato attivato al fine di sostenere e favorire la loro integrazione nel tessuto locale. Ieri mattina, dopo aver osservato un minuto di silenzio e aver recitato una preghiera per le vittime della violenza jihadista di Parigi, i migranti (per la maggior parte di religione musulmana) hanno

iniziato le loro attività di volontariato, dandosi da fare per pulire aiuole, tenere in ordine giardini pubblici e altri spazi comunali, ricevendo l’apprezzamento dei cittadini che li osservavano sorpresi e anche meravigliati per la serietà del loro impegno. Lo svolgimento di tali attività social-

mente utili, consentirà, prima di tutto, ai migranti di fare un ulteriore passo verso la loro integrazione con la popolazione locale; infatti, potranno essere agevolati la conoscenza e il rispetto reciproco per creare relazioni e superare le diffidenze con i residenti. Inoltre, se da un lato, gli immigrati

avranno la possibilità di essere dignitosamente impegnati e potranno sentirsi finalmente utili, potrebbe cambiare anche la visione della figura dell’immigrato, non più visto solo come un “peso”, ma come una risorsa attiva per il territorio. Infine, secondo gli organizzatori, nel rendere gli immigrati partecipi della comunità locale, sarà possibile, per quanto in minima parte, riqualificare il territorio. Promuovere l’integrazione attraverso il volontariato è stata la scommessa che l’Amministrazione Comunale di Petacciato e la Senis Hospes hanno deciso di giocare insieme, investendo risorse umane e finanziarie con lo scopo di vincerla sia a beneficio degli immigrati, che dei residenti, riaffermando i valori e la cultura della solidarietà, dell’accoglienza e, perché no, una cultura a difesa dell’ambiente.

L’Artistico alla Biennale di Venezia Una visita istruttiva e particolarmente sentita TERMOLI. Al Liceo Artistico Jacovitti ci sforziamo di fare scuola interagendo con quanto avviene nel panorama culturale, da quello locale a quello internazionale. Perché quello che avviene quotidianamente attraverso l’attività didattica nelle aule può essere potenziato, stimolato e, perché no, sconvolto, in relazione all’impatto che fenomeni significanti provocano, incrociandosi con le nostre sensibilità. E in quest’ottica rientra l’annuale visita alla Biennale d’Arte o di Architettura di Venezia. Vogliamo fare della scuola un luogo educativo ed oggi non è facile, vista la realtà estremamente complessa e sfaccettata e i fenomeni drammatici che avvengono sotto gli occhi dei nostri adolescenti disorientati. Incrociamo i loro sguardi carichi d’interrogativi e alla ricerca di un motivo valido per sperare, per impegnarsi, per crescere. Vorremmo darglieli, questi motivi, vorremmo rispolverare questi eterni, oggi più che mai calpestati, valori della dignità umana, della libertà di pensiero e di fede, dell’amore e della fratellanza. Ma è sempre più difficile. Quest’anno, all’uscita dalla esposizione, mentre parlavamo tra di noi sulla drammaticità di certe visioni, come quegli enormi teli neri che scendevano dall’ingresso di uno dei padiglioni e di come la maggior parte delle manifestazioni artistiche palpitava nell’oscurità, ecco che veniamo investiti dalle cattive notizie di Parigi. Dunque la Biennale d’arte racconta davvero la realtà! Con il titolo “All the world’s futures”, (alludendo ai molti

futuri possibili, alle molte strade percorribili), la Biennale ci spinge ad indagare la vita. E, per indagarla, a guardare anche al passato e alle cose sbagliate. Infatti, ad accoglierci nel padiglione centrale c’era l’opera: “Il muro occidentale o del pianto”, (una parete di valigie di oltre quattro metri che evocava i deportati ad Auschiwitz), per saper riconoscere ciò che affligge il presente, come la crisi dell’economia, le migrazioni di massa, gli effetti del colonialismo, le guerre, la violenza, i disastri

ambientali. Molte le performance, i video, le istallazioni, palcoscenici in cui artisti, performer e registi mettevano in scena i loro lavori, creando un’atmosfera che evocava lo stato di confusione e frammentarietà del mondo. Certo che visitare le nuove forme d’arte (di video-installazioni, pannelli interattivi, opere multi-percettive e quant’altro) che la Biennale propone ha la potenza d’innescare disorientamento negli studenti. Non a caso abbiamo affiancato la visita degli affreschi di Giotto nella Cappella Scrovegni e dell’annesso museo. L’importante è non lasciarli soli nel dialogo, perché è proprio l’arte a creare dei piccoli universi di riflessione, che danno la forza di non soccombere alla disfatta del mondo e di cercare speranza per il nostro futuro.


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Termoli

19 novembre 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Piazza Monumento, i nuovi lampioni L’impresa sta verificando le soluzioni migliori per scegliere i pali e i corpi luce TERMOLI. Quelle due ‘campane’ che illuminano una piccola parte del viale del passeggio e che sono ‘sorrette’ da un palo di metallo, in realtà, sarebbero solo una ‘prova tecnica di trasmissione’, una sorta di ‘test’ per verificare i fasci di luce e le varie opzioni possibili per illuminare Corso Nazionale. Quello che, però, sono in tanti a domandarsi è come sarà l’illuminazione finale di quello che il sindaco

Sbrocca ha definito il “salotto buono della città”. Sì perché dopo l’installazione dell’unico lampione all’inizio di Corso Nazionale, di fronte Piazza Monumento, le prove si sono arrestate in centro a Termoli tanto che i cittadini si stanno chiedendo il motivo di questo stop e, soprattutto, se la nuova illuminazione sarà di questo tipo considerando che si dovrebbe trattare di un impianto a risparmio

energetico e a led. E’ il sindaco Sbrocca a confermare che le ‘prove’ sono in corso. L’impresa aggiudicataria dell’appalto, infatti, starebbe verificando le soluzioni migliori per scegliere i pali e i corpi luce che contribuiranno a cambiare il volto della strada che è diventata, dopo i lavori di riqualificazione, isola pedonale. Le prove potrebbero continuare ancora per qualche giorno e solo al termine di

questi test sarà definito la modalità di intervento e di posizionamento dei pali e delle luci. Un montaggio che, secondo il primo cittadino, dovrebbe essere terminato entro Natale per la zona della piazza e nelle settimane successive lungo tutto Corso Nazionale. Se, quindi, entro l’anno nuovo si dovrebbe avere l’illuminazione, restano ancora aperte le questioni riguardanti il verde e il resto

dell’arredo urbano. Per quello che riguarda gli spazi verdi l’amministrazione sta valutando se portare avanti la strada iniziale di un concorso di idee oppure di individuare un’altra opzione. Per quello che, riguarda, invece gli arredi urbani mentre in piazza Monumento le panchine sono già state posizionate, ancora non si hanno ‘numi’ per quello che riguarda il resto di Corso Nazionale.

“La mia indennità per il comune” Il sindaco di San Giacomo degli schiavoni, Rino Bucci, ha rinunciato a percepire i soldi per la carica SAN GIACOMO DEGLI SCHIAVONI. Rino Bucci, sindaco di San Giacomo degli Schiavoni, a partire dal primo settembre scorso ha fatto un po’ la stessa cosa, anche se nel suo caso l’indennità – che si cumula a quella di lavoro dipendente – risultava dimezzata già in origine: da 1100 euro a circa 600 euro al mese. In ogni caso ha deciso di rinunciarci «per dare un segnale», come racconta, messo un po’ alle strette, oggi. Il suo Comune infatti aveva appena subito un inatteso taglio di 55mila euro rispetto alle risorse annunciate, «e sarebbe stato difficile convincere le associazioni che avevano splendidamente organizzato le manifestazioni estive ad accettare

contributi inferiori a quelli promessi». Così, per dare il buon esempio, è andato in ragioneria e ha formalizzato, nero su bianco, la rinuncia all’indennità da sindaco. «I sacrifici li dobbiamo fare noi per primi – commenta ora – e questi sono piccoli segnali che hanno la loro importanza nella visione collettiva che la gente ha della politica e dei politici. Come, ed è il mio caso, evitare di prendere l’auto della Protezione Civile per andare alle riunioni istituzionali o farsi dare i rimborsi per l’attività istituzionale. Credo sia giusto che io a Campobasso vada tutte le volte che occorre con la mia auto privata, e a spese mie».

Mussidda incanta Termoli Il noto chitarrista della Premiata Forneria Marconi ospite all’Itis e alla scuola di musica TERMOLI. Il noto chitarrista, Franco Mussida, fondatore della storica band PFM (Premiata Forneria Marconi) è stato ospite esclusivo a Termoli del musicista Tiziano Albanese e di tutto lo staff della Scuola di Musica Atena. Franco Mussida, da oltre trent’anni, affianca all’attività di chitarrista anche quella di docente e di ricercatore della comunicazione musicale. La sua creazione più importante in questo senso, risale al 1984, dove a Milano ha concepito una grande casa della Musica, una scuola originale e fuori dal comune, una specie di università ispirata al mondo del suono, e frequentata da giovani. Si chiama CPM music institute. Una due giorni per Mussida a Termoli. Il cantante è stato prima all’Itis di Termoli e, prima di arrivare alla Scuola di musica, è stato ospite in alcuni centri del basso Molise. Ieri puntatina al Liceo Classico Perrotta. Una giornata che gli ha dato la possibilità di avere un colloquio “con questi ragazzi, con questo entusiasmo che ho trovato in questi due giorni visitando 5 scuole siamo riusciti a parlare a un migliaio di ragazzi con lo scopo di far comprendere loro quanto la musica non sia solo un elemento di divertimento ma oggi più che mai una grande educatrice dell’anima e quindi una grande possibilità per i ragazzi, attraverso

l’esperienza musicale, di diventare migliori, governare meglio i loro sentimenti e portare un po’ di pace in un mondo che ne ha tanto bisogno”. Ha trovato tanto entusiasmo tra questi ragazzi? “Ci siamo divertiti un sacco con i ragazzi abbiamo visto tanti brevi filmati in cui si è visto come la musica sia una sorta di treno fatto di tanti vagoni e questo treno è il suono. Però dentro questi vagoni si nascondono emozioni, sentimenti ed è una cosa che deve essere rispettata non appartiene solo al genere umano. Abbiamo visto stamattina le intenzioni di gatti feroci, di cani arrabbiati oppure di uccelli che cinguettavano è tutto un mondo quello del suono che rappresenta il sentire dell’uomo e i musicisti organizzano suoni proprio per andare incontro a questo bisogno di esprimere le proprie emozioni. Come dicevo prima

mai come in questo momento alla musica occorre dare molta più attenzione di quanta non se ne dia e poterla fare cambiandola di stato nel senso che adesso

la utilizziamo solo come modello di divertimento ma è una grande materia di educazione”. Cosa si sente di consiliare a questi ragazzi che hanno sposato la causa musicale per la loro vita futura? “La musica non esisterebbe se non ci fossero gli ascoltatori quindi quando si parla di consigli oggi bisogna darli agli ascoltatori e ai musicisti oggi dagli ascoltatori è venuta fuori una categoria interessante, i dj, che sono quelli che orientano e fanno divertire centinaia di migliaia di persone e quindi oggi anche un ascoltatore semplice può iniziare a fare mu-

sica. Loro hanno capito che la musica ha degli effetti straordinari quindi prendono la musica fatta dai musicisti e poi la assemblano o la arricchiscono con elementi diversi perché il loro fine è quello di utilizzare l’effetto e quindi dico ai musicisti che mai come oggi c’è bisogno di profondità. Quindi i musicisti non devono solo farsi vedere bravi ma di farsi vedere veri, di vivere con verità quello che fanno e di prendere molto seriamente lo studio dello strumento e quanto più in profondità vanno tanto più potranno entrare nel cuore della gente”.



Opinioni IL CASO

Dal romanticismo delle trasferte partenopee al tramonto dell’idea autonomista

15 19 novembre 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Il racconto delle disavventure quando la struttura di giustizia non c’era in Molise

Se va via la Corte d’Appello

di Franco Cianci Quando negli anni 50 e 60 eravamo costretti a recarci a Napoli per rendere giustizia ai cittadini molisani, eravamo sorpresi da un misto di allegria e allo stesso tempo di fastidio per la lunga e faticosa trasferta attraverso le vie disagevoli del tempo . Tutti gli avvocati molisani - da quelli del capoluogo, ne ricordo alcuni: Francesco Colitto, Correra, Alessandro De Gaglia, Mario Stanchi, De Oto, Carnevale, Testa; del circondario di Larino: Colesanti, Antonino Carugno, Michele Quaranta, Michele Troiano, Guido Campopiano, i fratelli Tommaso e Giuseppe Bucci, Mario D’Alessandro e altri; e quelli isernini, i quali ultimi erano, però, in posizione più agevolata per la vicinanza di Isernia e Venafro al capoluogo campano: Antonio Caranci, Mario Di Nezza, Antonino Serafino, Scipione Marracino, per citare soltanto le meno giovani generazioni forensi - erano costretti a lunghe trasferte dai loro luoghi fino alla capitale meridionale. E non era un cosa facile. Qualche volta si era costretti a giungere a Napoli il giorno prima per trovarsi in tempo alle udienze, che cominciavamo alle 10 del mattino. Castel Capuano era la sede, allora, non solo dei Tribunale, ma anche della Corte di Appello che comprendeva l’intera regione molisana, peraltro, non ancor distaccato dall’Abruzzo (avrebbe conseguito l’autonomia solo nel dicembre del 1963). Era il Castello più antico di Napoli, dopo il Castel dell’Ovo, ma il più possente e il più fortificato perche era stato per secoli la residenza dei reali di Napoli. Esso era sorto su una vecchia area romana destinata al Gimnasium, poi, trasformata in cimitero e molto spesso, quando nel 1903, Castel Capuano venne destinato a Palazzo di Giustizia, qualcuno celiando diceva che il Palazzo era il cimitero della giustizia. Quando ci si aggirava all’interno, attraversando la enorme aula fitta di statue a mezzo busto di tutti i personaggi importanti che si erano succeduti nel tempo (giureconsulti, letterati, filosofi, politici, gente potente di vario genere della Napoli capitale), dalle volte altissime (forse 10 metri), si aveva un senso di vago stupore, di alienazione istintiva, di estraneità soprattutto per noi che venivamo dalla non vicina provincia. Il cortile antistante il palazzo, che dava, poi, inizio al decumano inferiore ovvero quella strada antichissima di origine romana, oggi chiamata Spaccanapoli o Via dei Tribunali, quella che raggiungeva Via Roma, oggi Via Toledo, e in cui era vissuto e morto Benedetto Croce e nell’interno della quale erano situate le famosissime Piazza San Gaetano e San Gregorio Armeno (il luogo della esposizione dei presepi napoletani) - brulicava sempre di gente (postulanti, questuanti, venditori delle cose più impensabili) e

di persone interessate ai vari processi civili e penali, e non era raro che qualcuno ti si avvicinasse, capendo fulmineamente che si trattava di un avvocato - le borse a mano tradivano la qualità professionale del soggetto - e ti dicesse sottovoce : “signorì avete bisogno di qualche testimonianza?”, che qualche volta, i più privi di scrupolo, accettavano, con esiti quasi sempre disastrosi; ma, così, era la Napoli di quei tempi ed il palazzo di Giustizia, una antica fortezza reale, così trasformata da Pedro De Toledo nel 1503. Napoli aveva già allora tutti i mali ancora presenti oggi : disordine, sporcizia (si ricordi “Napule è na carta sporca” di Pino Daniele), raccoglitori di cicche, con uno speciale chiodo alla punta del bastone, per raccoglierle agevolmente dall’alto, e, poi, in mezzo alla strada, sbriciolarle per ricavarne autentici mucchi di tabacco che rivendevano ai passanti, pesandolo con un bilancino rudimentale, chissà quanto fedele (!), con discreto profitto. E, poi, c’era il meraviglioso orizzonte di Via Caracciolo, con i suoi ristoranti come “ ‘z Teresa”, dove spesso andavamo, dopo le udienze, a ristorarci, tutto sommato felici per la trasferta nella terra del sole. Ironico, salace, battutista fulmineo, come del resto ci hanno dimostrato i grandi personaggi della commedia napoletana, ma allo stesso tempo ottimista, positivo, temprati dalla bella luce di Napoli e dal monumentale vulcano, spento da 70 anni, il popolo napoletano è uno dei più straordinari, e, in quel palazzo di Castel Capuano formicolava tutto il genio partenopeo. In una di quelle tante trasferte a Napoli mi trovai sul famoso rettifilo, che conduce da Piazza della Borsa alla stazione Garibaldi, a bordo di una lussuosa macchina di un facoltoso cliente, che guidava trionfalmente la sua autovettura, allorquando ci fermammo, per rispetto della legalità, che veniva, invece, inosservata dalla maggior parte dei veicoli transitanti, ad un semaforo rosso; vicino a noi si fermò una sgangherata automobile con due ragazze a bordo, evidente due ragazze di vita, che volevano, nel breve tempo del rosso, agganciare l’autista della lussuosa macchina, avendo capito che poteva trattarsi di un

“cafone arricchito”, venuto da lontano, e, quindi, abbordabile. Una di esse gli chiese : “ma vu site quill che venne (vende) i giocattoli ?” e lui di rimando “i venn (vendo) pupazzi” e prontamente la ragazza, indicando me e un amico seduto nel sedile posteriore “e chiss sonn i prime pupazzi ca vennite?”. Questa Napoli così bella e burlesca, ormi quasi non c’è più, si è sostituita la Napoli di Scampia, del quartiere Sanità, dei quartieri Spagnoli, dove i palazzi sembra si chiudano su se stessi e ti crollino addosso, strette come sono le vie che li separano; una Napoli immersa nel caos del traffico, di difficile raggiungimento da parte di chi vi approda. Dopo tanti anni di difficoltoso cammino da parte degli avvocati molisani, finalmente nel 1970, con l’avvento del regionalismo, veniva istituita la Corte di Appello di Campobasso, prima come sezione della Corte di Appello di Napoli e, poi, come Corte di Appello autonoma. A tutti essendo consentito di partecipare alle udienze la mattina e fare ritorno a casa nella stessa giornata. La istituzione della Corte nel Molise, prima come sezione distaccata di Napoli, e, poi, come Corte autonoma, venne salutata da tutto il popolo molisano come una autentica conquista, un traguardo liberatorio, rispetto alla penosa condizione di doversi recare a Napoli per una udienza. Ora, dopo 45 anni di normale esercizio delle attività giudiziarie, ecco la notizia, improvvisa, sconcertante, inaudita, non meditata, della possibile chiusura della Corte di Appello di Campobasso e dello spostamento della Corte e, quindi, di migliaia di cittadini, in altre Corti di Appello indicate come probabili o possibili: l’Aquila, Pescara, Ancona, Bari. La notizia è sconcertante perche è come togliere il bisturi dalle mani del chirurgo nel momento stesso in cui sta operando, con il pericolo che il malato muoia sotto i ferri. La scusa è sempre la stessa: essa si era già affacciata alla fine degli anni 80 con il Ministro della Giustizia dell’epoca, Giuliano Vassalli (valoroso avvocato, oltre che forte giurista), ma che si era, poi, ben guardato dal giungere alla decisione soppressiva . Con la stessa ipotesi della soppressione della

L’eventuale taglio è un’ingiustizia contro i molisani Un provvedimento che non ha alcun senso pratico Corte, che peraltro, non appariva nemmeno troppo chiara, il Ministro, invece, era fermo nel proporre, con un apposito disegno di legge, peraltro, già approvato da un ramo del Parlamento, la s ppressione dei Tribunali c.d. minori, ma, poi, saggiamente la proposta non venne portata a conclusione. Vi fu, in quella occasione, una vera e propria rivolta dei Tribunali minori, da Alba, a Lanusei, a Lagonegro, Sant’Angelo dei Lombardi, Vasto, Lanciano, Sulmona, Avezzano, Camerino e tanti altri, e Larino, il cui Consiglio dell’Ordine fu particolarmente attivo nel convocare assemblee e riunioni a livello nazionale, con speciali pubblicazioni, come quella che portava il suggestivo titolo di “Tribunali Assediati”: Dopo quelle battaglie, la proposta sembrò ritirata. Tutti i governanti, da 26 anni ad oggi, pur prospettando ipotesi del genere, hanno, poi, finito sempre con il recedere da esse e garantire livelli minimali di giustizia, in una regione che, per quanto piccola, ha, però, gli stessi bisogni delle regioni più grandi. La fretta, però, la sommarietà, l’arroganza del giovane toscano, improvvisamente insediatosi a Palazzo Chigi -oltretutto senza essere stato eletto da una consultazione elettorale - e dei suoi seguaci, stanno facendo strame dei diritti civili assolutamente in contrasto con i principi costituzionali che esigono che tutti i cittadini siano eguali di fronte alla legge e che (art.3, II comma della Costituzione italiana) “è compito della Repubblica, rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscano il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Non si può dunque fare il conto delle teste insediate in un territorio per stabilire la quantità di giustizia eroganda, tutti i cittadini hanno bisogno di giustizia, quanto di liberta, di assistenza sanitaria, di scuola, di lavoro ecc. E allora è il momento della reazione, della protesta da parte della Regione, dei Comuni, delle Associazioni a tutti i livelli, dei cittadini molisani tutti, in maniera da fare sentire viva e forte la voce della nostra Regione. Se si vogliono conseguire dei risparmi, lo Stato sa come e dove colpire i molti privilegi esistenti, eliminare la evasione fiscale, ridurre i costi della politica, combattere e distruggere la corruzione, che da sola costa qualcosa come 60 miliardi di euro l’anno, con un quarto del cui importo sarebbe possibile sostenere tutte le Corti di Appello ed i Tribunali d’Italia. E’, dunque, una ingiustizia contro tutti noi molisani che abbiamo il diritto e soprattutto il dovere, di combattere, a tutti i livelli, naturalmente ed innanzi tutto da parte della Regione, dei Comuni, delle varie associazioni, in modo da evitare gli effetti di una iniziativa, che, senza offendere nessuno, si potrebbe definire demenziale.



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