tuttO quellO che gli Altri NON dicONO ANNO xii - N° 61 mercOledì 16 mArzO 2016 - diStribuziONe grAtuitA
Quotidiano del mattino - Registrato al Tribunale di Campobasso atto n. 03 del 21/03/2008 - Direttore Responsabile: Angelo Santagostino - rootostampa molise sede legale via Normanno, 14 campobasso tel: 0874.1919119 e-mail redazione campobasso: redazione@lagazzettadelmolise.it - Pubblicità commerciale@lagazzettadelmolise.it - Stampa: Centro offset stampa meridionale, viale Edison 81100 Caserta
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L’OSCAR DEL GIORNO
Franco Mancini L’Oscar del giorno lo assegniamo a Franco Mancini. Sulla questione di incostituzionalità sollevata dall’avvocato tributarista di Campobasso, in ordine all’addizionale regionale, applicata in Molise al massimo dell’aliquota per effetto del disavanzo sanitario, ora se ne occuperà la Consulta della Corte Costituzionale. Ma già giungono i primi pareri a sostegno della tesi di Mancini.
IL TAPIRO DEL GIORNO
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GIORNALE SATIRICO
30.000 copie in omaggio
Cristiano Di Pietro Il Tapiro del giorno lo diamo a Cristiano Di Pietro. Il capogruppo del Molise di tutti non si accorge che il Molise sta sprofondando in una crisi senza confini. Non da ultimi sono stati i rappresentanti degli edili e dei sindacati di categoria a sollevare la questione dei lavori stradali che non partono. Ma, a proposito, come mai ha assistito in silenzio al tramonto dell’idea progettuale dell’Autostrada?
Molti sindaci si schierano contro la Regione Molise “L’Egam apre ai privati: un dramma per i molisani” I Babbalei
Ci chiudono anche l’acqua
Noi molisani l'acqua non la dovremmo neppure pagare. Al contrario, giustamente, siamo solidali con la Campania, la Puglia e l'Abruzzo. L'acqua la diamo e non ce la facciamo nemmeno pagare, se non in piccola parte. La Regione Molise ha studiato l'Egam, un altro carrozzone, al quale ente è consentita l’acquisizione di quote azionarie di società di gestione del servizio idrico integrato. E noi molisani, saremo gravati del costo dell’acqua calcolato non già e non più come bene pubblico (peraltro inalienabile), ma sui presupposti e sui calcoli e i vantaggi economici dei gestori privati della distribuzione dell’acqua, così come sono previsti nella natura dell’Egam. Ci sono già molti sindaci che hanno avuto la forza di ribellarsi e di schierarsi contro la legge della Regione Molise. Per fortuna c'è ancora chi la testa la fa funzionare e sta cercando di difendere le nostre ragioni. Visto e considerato che non abbiamo strade, una ferrovia degna di questo nome, possibilità occupazionali. E l'unica risorsa vera che abbiamo, l'acqua, ce la facciamo pure togliere dalle mani per svenderla ai privati ai quali andremo a pagarla in più. Ci vogliono, come si soleva dire, come Babbalei, sciocchi.
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La credibilità di sempre - la forza di domani
TAaglio lto
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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
16 marzo 2016
Avviso pubblico per la formazione di un elenco di candidati idonei al conferimento dell’incarico di direttore di Dipartimento della Giunta regionale Istituiti i Dipartimenti (4), alla Regione Molise è tempo di individuare chi metterci a capo. La giunta regionale dispone di due soluzioni: una, quella di conferire gli incarichi a dirigenti regionali muniti di laurea, dotati di esperienze pluriennale nelle funzioni dirigenziali e di dimostrate attitudini manageriali,ai sensi del comma 4 dell’articolo 20 della legge regionale n. 10/2010; due, a persone esterne all’amministrazione regionale, munite di laurea, in possesso di documentata professionalità manageriale acquisita con esperienza pluriennale operando in funzioni dirigenziali presso altre pubbliche amministrazioni o altri enti pubblici o aziende pubbliche o private. Questa seconda possibilità la giunta se l’è creata deliberando un avviso pubblico per la formazione di un elenco di candidati idonei al conferimento dell’incarico di direttore di Dipartimento della Giunta regionale della Regione Molise. Nelle situazioni in cui c’è stato da assegnare incarichi dirigenziali, l’esecutivo regionale ha sempre preferito ricorrere a soggetti esterni più che a pescare nel novero della dirigenza interna all’Ente. Lo capisce anche un bambino che le motivazioni di questa scelta risiedono nella possibilità di gestire una delle maggiori leve clientelari, avendo gli amministratori regionali la piena discrezionalità di rilevare chi vogliono dall’elenco degli idonei, una volta formatosi, soprattutto se conosciuto o, meglio ancora, se legato da amicizia. Questo almeno è stato possibile desumere dalle esperienze passate in cui le dirigenze regionali sono state appannaggio di professionisti esterni. Le stesse esperienze, però, per fortuna, dicono che ci sono stati casi sintomatici come
Cittadinanzattiva su piano sanitario Molise: ad una settimana dalla nostra richiesta ancora nessuna pubblicazione del parere del Ministero della Salute. Sino ad oggi nessuna smentita ufficiale a quanto affermato da noi sui rischi del Piano Operativo Straordinario. Ad una settimana di distanza da quando abbiamo chiesto al Presidente Frattura la divulgazione del parere del Ministero della Salute sul Programma Operativo Straordinario 2015-2018 non ci è stata data alcuna conferma della pubblicazione sul sito Regione Molise. “La divulgazione della valutazione positiva espressa dal Ministero della Salute, più volte indicata dal Presidente Frattura, è un atto dovuto per dare trasparenza nelle scelte e verificare la posizione del Ministero dinanzi all’impatto di un atto così
Con Pillarella alla direzione generale sarà un crescendo rossiniano di incarichi dirigenziali (Dipartimenti, Servizi e Uffici), di contratti Co.Co.Co, di presidenze di Enti e Consorzi e di consulenze Impressiona la tempistica con cui gli amministratori regionali stanno portando avanti il loro disegno egemonico
quelli di Rodolfo Cocozza e Angelo Fratangelo in cui il rapporto dirigenziale, nonostante la conoscenza personale o il legame d’amicizia, s’è interrotto non appena da parte dei due professionisti si sono prefigurate condizioni di difficoltà ad esprimere pienamente le competenze e le respon-
sabilità. Esempio di apprezzabile moralità. Massimo Pillarella, anch’egli proveniente dall’esterno con il distintivo di sodale del presidente Frattura, oltre che di professionista serio e capace, dalla dirigenza dell’Area seconda è arrivato come un missile alla direzione generale dell’Ente. Dicono
per meglio concludere il disegno di riorganizzazione delle strutture interne (Dipartimenti, Servizi e Uffici) secondo il dettame delle opportunità politiche del centrosinistra e il dettato degli amministratori di Palazzo Vitale (una mano lava l’altra, ed entrambe lavano il viso). A pensarci bene, se presi singolarmente i provvedimenti regionali hanno una loro destinazione definita. Paiono perfetti ed esaustivi di una esigenza, di una necessità funzionale. Se però vengono collegati gli uni agli altri, restituiscono un’immagine d’assieme da cui si può facilmente desumere il disegno politico che c’è dietro e la strumentalità con cui è stata realizzata. Impressiona anche la tempistica con cui gli amministratori regionali stanno portando avanti il loro disegno egemonico, alla ricerca del consenso per riconfermarsi e riconfermare il centrosinistra nei Palazzi Moffa e Vitale. Per tre anni sono stati as-
senti, certamente insufficienti, a volte incerti e tremebondi, lasciando miglia di lavoratori disoccupati e creandone loro stessi altri (con la chiusura del Korai), pensando unicamente a come assegnarsi nuovamente il vitalizio e altri vantaggi economici. Non appena doppiato il biennio che manca al ritorno alle urne, eccoli impegnati a programmare i fondi europei 2014/2020, i fondi nazionali per il rilancio dell’area industriale dei Nuclei di Boiano e Pozzilli, a dispensare incarichi, a nominare dirigenti, a organizzare tavoli e incontri. Un crescendo rossiniano che, con Pillarella alla direzione generale, continuerà con la dirigenza dei Dipartimenti appena varati, con la dirigenza dei Servizi e gli incarichi di capiufficio, con le consulenze, coi contratti Co.Co.Co, con le presidenze di Enti e Consorzi, coi favori che infiorettano le giornate di questo governo regionale privo di scrupoli. Dardo
“Frattura, e le risposte sul Piano sanitario?” Cittadinanzattiva chiede al presidente della Giunta regionale perchè non è stato pubblicato il parere del Ministero importante per i cittadini molisani”, ha dichiarato Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva e Commissario di Cittadinanzattiva Molise. “Dal momento che alla nostra richiesta non è ancora stato dato seguito, come dobbiamo interpretare questo atto? Non si vogliono rendere accessibili le informazioni a tutti i cittadini? Il parere positivo del Ministero non è così “definitivo e certo” come il Presidente Frattura aveva invece dichiarato con sua precedente nota? Anche nel merito delle criticità che ab-
biamo rilevato”, ha continuato Aceti, “nulla ancora è stato chiarito, e le nostre preoccupazioni, espresse in assenza di dati, informazioni e valutazioni che ne confermino chiaramente una convenienza delle scelte, sono tutt’altro che fugate”. “Per questo i nostri non sono allarmismi”, ha concluso Aceti, “e continuiamo a chiedere alle Istituzioni coinvolte che vengano valutati gli aspetti evidenziati e corrette le criticità prima dell’approvazione. Cosi com’è oggi, senza le necessarie modifiche, il Piano Straordinario non può esser approvato”.
TAaglio lto
3 16 marzo 2016
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
Otto sindaci contro la proposta di legge “Disposizioni in materia di risorse idriche della Regione Molise”
Che sappiano anche il presidente del Consiglio dei ministri e il ministro dell’Interno della caterva delle illegittimità e degli aspetti d’incostituzionalità del provvedimento La strafottenza della Regione nel portare avanti il disegno di privatizzazione dell’acqua può avere due interpretazioni: la prima, quella di un governo regionale drogato d’onnipotenza; la seconda, che la Regione Molise sia un Ente con scarsa dotazione di strutture all’altezza dei compiti istituzionali Sindaci contro. Per ora sono otto, ma il numero è destinato a crescere. Sono contro la Regione in quanto matrice della istituzione dell’Egam, l’ente attraverso cui si vuole, per gradi, e surrettiziamente, arrivare alla privatizzazione dell’acqua nel Molise. Sindaci che la faccenda in tutta la sua poco onorevole impostazione l’hanno posta all’attenzione della presidenza del Consiglio dei ministri, al ministero dell’Interno, alla Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, ai consiglieri regionali del Molise, al presidente del Consiglio regionale e al presidente della Giunta regionale. Che si sappia, dunque, dentro e fuori dei confini regionali, della caterva delle illegittimità e degli aspetti d’incostituzionalità del provvedimento regionale. Che si sappia e che s’intervenga per mettere riparo, sperano i sindaci di Campodipietra, Civitanova del Sannio, Belmonte del Sannio, Montefalcone nel Sannio, Guardiaregia, Campochiaro, Acquaviva di Isernia, Sant’Agapito che hanno aperto il contenzioso e sono determinati ad andare fino
in fondo, dapprima seguendo i percorsi amministrativi, se necessario anche altri percorsi che uno Stato democratico rende disponibili. Contro l’arroganza della Regione Molise nel determinare per “imposizione” la partecipazione delle amministrazioni locali all’Egam e, quindi, alla sempre meno velata privatizzazione e commercializzazione dell’acqua. Un attentato al principio di autonomia dei comuni e alla vita stessa dei cittadini che si vedranno gravati del costo dell’acqua calcolato non già e non più come bene pubblico (peraltro ina-
lienabile), ma sui presupposti e sui calcoli e i vantaggi economici dei gestori privati della distribuzione dell’acqua, così come sono previsti nella natura dell’Egam. La battaglia dei sindaci, al di là degli aspetti di anticostituzionalità, d’illegalità e d’illegittimità della legge regionale in discussione, è una battaglia di civiltà, di spessore etico e morale, aderente allo spirito del referendum nazionale che ha sancito che l’acqua non è un bene privatizzabile né commerciabile, alle indicazioni dei Consiglio europeo e alla posizione della Chiesa. I sin-
daci che non si sono piegati e non intendono piegarsi al diktat legislativo della Regione ritengono che esso (diktat) si configuri “manifestamente incostituzionale sotto molteplici profili, ovvero sotto il profilo della violazione del principio di <irretroattività”>e di <generalità ed astrattezza> della norma giuridica, oltre che del rispetto dei principi di autonomia locale di cui all’articolo 118 della Costituzione” , e sono dell’avviso che la Regione abbia “ inteso invocare il proprio potere legislativo, al fine non già di regolamentare per il futuro, ed in via generale ed astratta, fattispecie normative, bensì al fine di disporre, peraltro con efficacia retroattiva e normativa, la validità ed efficacia di tutti gli atti amministrativi e provvedimentali già adottati da qualunque soggetto “, ovvero di tutti quegli atti già oggetto di ricorso giurisdizionale attualmente pendente dinanzi al Tar Molise ed in sede di ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Una strafottenza che può avere due interpretazioni: la prima, quella di un governo re-
gionale drogato d’onnipotenza; la seconda, che la Regione Molise sia un Ente con scarsa dotazione di strutture all’altezza dei compiti istituzionali. In entrambi i casi, una Regione da mettere in quarantena. Proprio con riguardo allo sconfinamento del potere legislativo o normativo (tipico degli organi legislativi), la Corte Costituzionale “ha evidenziato più volte l’illegittimità di leggi ad efficacia retroattiva, tanto più per il caso in cui le stesse abbiano contenuto provvedimentale volto ad interferire con accertamenti giurisdizionali”. Questa è solo una parte della nutrita argomentazione che i sindaci hanno posto a base della loro opposizione alla proposta di legge regionale “Disposizioni in materia di risorse idriche della Regione Molise”, e all’Egam. Opposizione all’arroganza del potere e ai “plurimi profili di illegittimità, anche costituzionale, degli atti e della proposta di legge in questione”. Dardo
Tre mesi ancora di pazienza, dopo per il settore edile molisano sarà mobilitazione Crescono le cifre sparate a caso, diminuiscono operai, le imprese, la crescita e, alla fine della fiera, la dignità delle persone. Si potrebbe riassumere così, grossolanamente ma per nulla distanti della verità, la crisi del comparto edile nel Molise. I sindacati di categoria di CGIL, CISL e UIL, insieme all’Associazione dei costruttori edili che fa capo a Confindustria (ANCE), hanno tenuto una conferenza stampa dai toni ultimativi ieri a Campobasso. Cinquemila gli occupati persi, quattrocento le imprese chiuse, il tutto in una manciata di anni. Anni in cui chi ha l’onere e l’onore di tutelare il patrimonio economico, ma principalmente umano, della sua comunità di riferimento, la Regione Molise su tutti ma tutte le istituzioni in genere, ha brillato solo per lo scintillio delle sue promesse, puntualmente disattese. Entro il 31 dicembre 2015 sarebbero dovuti essere cantierati 91 milioni di euro di lavori per sistemare le principali strade molisane. All’inizio di quello stesso anno, gonfi e vanitosi, i vertici della
Regione annunciavano la messa in campo di queste risorse come cosa già fatta, ascrivendosene anticipatamente meriti e gloria. Con i soliti miserrimi risultati. Al 31 dicembre 2015 neanche un centesimo di quei 91 milioni è stato appaltato con il risultato che l’1,5 % dell’intera somma è stato perso in penali, chiamiamole pure così. E con la sfacciataggine propria degli impuniti, di fronte a tale disastro, cosa fanno i capoccioni della Regione? Rilanciano. Tanto le chiacchiere sono gratis ed evidentemente non pesano neanche sulla coscienza. Entro il 30 giugno prossimo, giurano, saranno cantierati non novantuno ma centosette milioni! E perché non cinquecento, o mille già che ci siamo?!? Ricordiamo, a noi stessi per primi, che se entro il 30 giugno non sarà stato fatto ciò che non è riuscito di fare in tutto il 2015 la penale da pagare sulle somme disponibili salirà al 15%. E Dio non voglia. Cosa impedisca a chi di dovere di fare ciò che deve e che potrebbe non è dato di sapere, i sindacati e le Associazioni di categoria non
riescono ad avere contatti con la Regione e quando riescono vengono anche trattati con fastidio, supponenza e ingiustificabile alterigia. Eppure tra viabilità, ricostruzione, dissesto idrogeologico e scuole non mancherebbe davvero il lavoro. Ma niente. Con questo governo regionale funziona così: promesse iperboliche, silenzi invincibili, assenze inspiegabili e, per non farsi mancare niente, scortesie e rozzezze a mezzo stampa. Ma il 30 giugno non tarderà ad arrivare e con quella data anche l’ennesima dimostrazione di un’inadeguatezza senza precedenti per la storia di questa regione. Senza contare che i milioni dovuti per i lavori di ricostruzione post sisma sono ancora ben lungi dall’essere erogati a chi se li è faticosamente guadagnati. Promettono mobilitazione CGIL, CISL, UIL ed ANCE e ne hanno tutto il sacrosanto diritto. Quello che da pensare è che senza la
mobilitazione di tutta quella parte di società civile che ancora esercita liberamente il pensiero critico anche questo spicchio di crisi resterà senza eco, senza riscatto apprezzabile. Siamo ormai abituati a compartimentare anche il nostro impegno, il disagio, l’insofferenza che dovrebbe portare alla non più praticabile sopportazione. I medici protestano per la sanità venduta, gli edili per un settore lasciato morire e via discorrendo. Senza visione d’insieme, senza partecipazione empatica gli uni per gli altri. Ed è così che i cattivi governi hanno sempre prosperato.
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
TAaglio lto
4 16 marzo 2016
Fondi europei 2014/2020 e risorse finanziarie per l’area di crisi
Al primo tintinnio di euro agli Industriali del Molise è tornata la voce
Aspettando di mungere le mammelle della vacca pubblica, dinanzi all’inazione del governo regionale ha preferito starsene in silenzio Non c’è spettacolo peggiore della piaggeria. Che nel Molise, nei confronti di chi ha potere, si replica tutti i giorni, orario continuato. Come in tutti gli spettacoli, sulla scena salgono attori bravi e meno bravi, coinvolgenti e meno. L’Associazione degli industriali del Molise è attore bravo e coinvolgente nella manifestazione di adesione alle attività del governo regionale, in particolare all’attività presidenziale. Si ricorda “l’inno alla gioia” di beethoveniana memoria mandato in onda all’indomani della elezione di Frattura alla presidenza della giunta regionale, quindi l’estatica attesa delle sue mirabolanti promesse di riscatto di una terra che riteneva compromessa e sottomessa alle peggiori delusioni dall’ultra decennale presidenza di Michele Iorio. Nei tre anni che sono seguiti, l’Associazione degli industriali non ha aperto bocca, non ha sollevato un lamento, un accenno critico all’indirizzo di una Regione che le sue maggiori carenze programmatiche e gestionali le aveva riservate al settore della produzione, lasciando per strada lavoratori e aziende di cui, tra l’altro aveva la “titolarità”. Non ha mai preso parte ad alcun
atteggiamento protestatario tra i pochi che dal sindacato o dal sistema economico in asfissia, si sono manifestati all’indirizzo del governo che siede a Palazzo Vitale (gli industriali, anche quelli che si dicono in crisi, hanno di che vivere; il loro silos esistenziale è sempre pieno di risorse: crisi e non crisi). Appiattimento totale, dunque, alla politica del niente. Anzi, con qualche alzata di ciglio e sguardo torvo nei riguardi di chi aveva osato disturbare il cantore delle “magnifiche sorti e progressive” del Molise. Alzata di ciglio e sguardo torvo è capitato di subirli ai tapini che hanno ritenuto fin troppo generosa e premiale la scelta di allargare l’area di crisi industriale complessa e la possibilità di lasciarvi cadere anche su di essi la pioggia dei 154 milioni di euro che il governo di Roma ha ritenuto di elemosinare a una regione (erre minuscola, per non confonderla con quella della erre maiuscola) che se ne sta buona, paziente, disciplinata, rassegnata e prona a una classe politica che non l’assiste, non le dà futuro, non le offre occasioni di rinascita ma solo illusioni. Al tempo di Iorio, quando saggiamente, con
Tra il 2008 ed il 2014 la ricchezza individuale degli italiani si è ridotta di oltre mille euro: da 27.600 a 26.500 euro all’anno. Nello stesso periodo, la media del Pil pro capite europeo è salito di 1.500 euro: da 26 mila a 27.500 euro all’anno. Quella italiana è diminuita del 4%, quella media europea è salita del 5,7 per cento. Dati Eurostat (Istituto di statistica europeo). È evidente, pertanto, che ci devono essere stati Paesi che fra il 2008 ed il 2014 hanno visto lievitare il proprio pil pro-capite nazionale di almeno il 9/10 per cento. E se Eurostat dice che nel periodo preso in esame il potere d’acquisto italiano è sceso di dieci punti, vuol dire che altrove è salito di venti: visto che il dato medio europeo è positivo. L’istituto europeo di statistica fissa la media Ue a quota 100. Nel periodo preso in esame, la posizione dell’Italia è scesa da quota 105 (del 2008) a quota 96 (del 2014). Quindi al di sotto della media dei 28. Molto variegato, poi, il posizionamento regione da regione. Il Lazio segna una perdita secca di 16 punti (da 130 a 114), seguito dalla Ligu-
l’avallo del governo di Roma, quel presidente decise che fosse necessario ed opportuno allargare l’area del cratere sismico, l’Associazione degli industriali del Molise, particolarmente critica e corrosiva nei suoi confronti, gli riversò addosso parole di fuoco, tacciandolo di essere un clientelista e non un saggio amministratore, dilapidatore di risorse. Con l’avvento di Frattura, continuando l’inedia amministrativa, doverose pertanto le critiche e le
sollecitazioni, l’Associazione Industriali, messa da parte l’alea d’impresa e aspettando di mungere le mammelle della vacca pubblica, ha preferito starsene in silenzio. Quindi, nei giorni scorsi, all’improvviso, il sorriso e la parola per celebrare i fasti della programmazione dei fondi europei e, più strettamente prossima agli interessi propri, la programmazione dei fondi destinati all’area di crisi industriale complessa, nonché per dirsi d’accordo anche sull’allar-
gamento della stessa in favore di una trentina di comuni, in questo caso ritenuta una decisione saggia e doverosa di un amministratore avveduto e concreto. Poste a confronto la decisione Iorio, sull’area del terremoto, con quella di Frattura, sull’area di crisi, ci restituiscono un Associazione degli industriali del Molise che allo sviluppo economico, preferisce le fortune del politico di riferimento. Dardo
Il Pil in Molise scende paurosamente Da 81 si è passati a 75 ria con 14 punti (da 118 a 104), Piemonte (da 113 a 100), Lombardia (da 138 a 126), Friuli Venezia Giulia (da 112 a 101), Emilia Romagna (da 127 a 117) e Marche (da 102 a 92). Il ricco Veneto scende di otto punti, ma rimane comunque sopra la media Ue, a quota 108, come la Toscana, scesa da 110 a 104. Tranne la Campania crollata da 70 a 61, le più povere del Mezzogiorno in fondo hanno resistito meglio alla crisi sul fronte del potere di acquisto, ma sono scese a livelli drammaticamente inferiori alla media europea: la Calabria è passata da quota 65 a 59, la Sicilia da 69 a 62, la Puglia da 66 a 63, la Basilicata da 75 a 69, la Sardegna da 78 a 72, il Molise da 81 a 75. Il Mezzogiorno, quindi, soffre ancora: anche se va detto che nel 2014 il pil nazionale era ancora negativo, mentre nel 2015 è tornato lievemente positivo.
TAaglio lto
5 16 febbraio 2016
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
Tre imprenditori con l’occhio lungo hanno proposto al Comune la ristrutturazione
Terminal: un affare privato!
Investimento di un milione e duecentomila euro finalizzati a completare la parte logistica (servizi igienici, sala d’attesa, biglietteria e ristorante) Appena il tempo di estrapolarlo dal programma triennale delle opere pubbliche, e il Terminal delle autocorriere ha trovato d’acchito chi intende metterlo in sesto, dargli una verniciata, completarlo nelle parte relativa agli arrivi e alle partenze, alla sosta, e al ristoro dei passeggeri. Dal sindaco Massa, che nel 2000 decise di aprilo al pubblico e alle ditte di trasporto urbano e interurbano senza che l’opera, allora come ora, fosse legittimata dai collaudi tecnici e amministrativi, passando per Peppe Di Fabio e per Gino di Bartolomeo, fino ad Antonio Battista, è stato sempre un argomento strumentale, di volta in volta adattato alle circostanze, per farne un uso propagandistico (Massa), o per annunciare interventi risolutivi per toglierlo dall’imbarazzante condizione in cui s’ è ridotto, privo di manutenzione ordinaria e oggetto di pesanti atti vandalici. Per anni se n’è parlato, ma opere di risanamento e di completamento nemmeno l’ombra, nonostante si fosse fatto ricorso a finanziamenti aggiuntivi della Regione e preso contatti finanche con
CAMPOBASSO. Lucio Pastore, il medico del pronto soccorso di Isernia, sulla sua pagina facebook lancia un appello alla chiesa per chiedere sostegno in questa protesta che il forum in difesa della sanità pubblica sta portando avanti. “La chiesa molisana si batta al nostro fianco - scrive Pastore - per impedire la trasformazione del diritto alla salute in merce come sta avvenendo in questi giorni con i piani operativi. L’ espansione attuale dell’economia è determinata dal denaro che genera denaro. Non c’è più necessità di distribuire reddito per far acquistare beni. La ricchezza - continua il medico - si polarizza in poche mani, ed il lavoro perde valore e dignità. I beni comuni, che hanno un mercato sicuro, come l’acqua, la sanità e la scuola, vengono progres-
Giugiaro, nome storico del restyling internazionale (sindaco Di Bartolomeo), per farne una struttura di qualità, anche d’immagine. Appena il tempo di toglierlo dalle asfittiche possibilità del Comune d’intervenire, ecco farsi avanti tre imprenditori, portatori di una proposta di ristrutturazione (parziale) del Terminal, con la previsione di un investimento di un milione e duecentomila euro finalizzati a completare la parte logistica (servizi igienici,
sala d’attesa, biglietteria e ristorante), a rifare il piazzale e i marciapiedi, le isole pedonali, insomma quei lavori che servono per assegnare alla struttura i livelli necessari per essere definita un Terminal automobilistico. Tre imprenditori con l’occhio lungo, tra cui uno che più degli altri due ha la misura della validità dell’investimento, avendo sottomano giornalmente il traffico dei viaggiatori, le loro esigenze e, quindi, in grado di indicare le
scelte più opportune per essere redditizie. Un milione e duecentomila euro da investire sul Teminal, in contropartita di una concessione trentennale dell’impianto. Questa la sintesi della proposta al vaglio dell’amministrazione comunale. Di un’amministrazione con non pochi problemi di coerenza sul piano politico (contestata la posizione di asso pigliatutto del gruppo consiliare del Pd), e con non pochi problemi sul piano strettamente amministra-
tivo, per via della radicalizzazione delle critiche al primo cittadino e alla giunta per il sistematico ricorso all’edilizia contrattata, agli accordi di programma con posizione leonina della parte privata, alle concessioni facili, alle decisioni autonome, quale quella di estrapolare il Teminal dal programma triennale delle opere pubbliche per farne oggetto di “golosità” della Cogeter di Cosmo Tedeschi (una spruzzata di imprenditoria isernina ormai è un classico nella realtà economica locale), della Califel di Felice Lalli, e della ditta D’Elisis. Sia come sia, l’amministrazione di Palazzo san Giorgio, dopo oltre un decennio di abbandono del Terminal, ha una proposta concreta di ristrutturazione, e la possibilità di assegnarsi il merito (e la responsabilità) dell’intervento, ovvero di dare alla città e all’utenza un impianto dignitoso. Deve decidere se accoglierla (la proposta) o se continuare nella indeterminatezza. Dardo
“Sulla sanità pubblica la Chiesa non resti in silenzio” E’ Lucio Pastore a richiamare l’attenzione delle strutture ecclesiastiche molisane sivamente trasformati in merce. Questo lo stiamo vivendo proprio in questi giorni nel Molise con i piani operativi di Frattura che privatizzano il sistema trasformando il bene salute in merce e sicuramente, questa scelta, porterà ad ulteriori disuguaglianze e costi sociali notevoli per la popolazione. Il lavoro sarà sempre più precario anche in questo campo. Papa Francesco, nella sua ultima enciclica, coglie in pieno il problema e con lucidità estrema, prospetta iun cambiamento radicale del modello dei cicli economici: non più l’esigenza di un mercato in continua espansione ma la necessità di mantenere l’equi-
librio del sistema Terra, deve guidare le scelte economiche. Questo implica una rivoluzione culturale e valoriale enorme di cui la Chiesa potrebbe essere l’artefice principale proprio con questo Papa. E proprio in questa visione vorremmo vedere la Chiesa molisana che si batta al nostro fianco per impedire la trasformazione del diritto alla salute in merce come sta avvenendo in questi giorni con i piani operativi“.
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Campobasso
16 marzo 2016
Campobasso perde numeri Il saldo demografico in città è diventato negativo. Poche nascite e giovani che vanno via CAMPOBASSO. Non bastasse la sensazione generale ci sono anche i numeri a confermare che la città di Campobasso sta vivendo una fase di riflusso. Una risacca inesorabile sta erodendo, palmo a palmo, tutto il margine faticosamente strappato, negli ultimi decenni del secolo scorso (!), all’arretratezza; tutto ciò che fu fatto per fare di Campobasso un capoluogo di Regione vero e non semplicemente segnato come tale sulle vecchie carte geografiche politiche appese nelle aule scolastiche. Il saldo demografico della città è negativo. Nel 2015 ci sono stati 327 fiocchi, tra rosa ed azzurri, appesi alle porte delle case e 474 funerali. Molte più lacrime di dolore che di gioia. La popolazione residente in città, secondo i dati contenuti nel Documento Unico Comunale del Comune di Campobasso, è pari 49.174 abitanti; dal 2004, in cui si registrarono 51.633 residenti, un quasi impercettibile ma costante trend negativo ha procurato 2.459 cam-
pobassani in meno. Onestà vuole che si consideri il fatto che molti paesi della cintura esterna più prossima alla città (Ferrazzano, Oratino, Ripalimosani, Busso, Baranello, Vinchiaturo…) siano stati meta di molte giovani famiglie ma la sostanza non cambia di molto. La sensazione netta è che, pur sorgendo qua e là, qualche disarmonico casermone che raramente viene occupato per intero, la città sia ferma, non cresca. Da
decenni a questa parte l’unica vera svolta significativa è stata segnata dall’Università che ha portato in città migliaia di ragazzi che, seppur raramente davvero partecipi della vita cittadina, quella che non riguardasse essenzialmente lo svago, hanno indiscutibilmente portato una ventata di aria fresca ed enormi benefici ai proprietari di case. Per il resto tabula rasa, o quasi. Campobasso è stata amministrata senza corag-
gio e senza coraggio continua ad esserlo. Non si ricordano scelte coraggiose, innovative, magari di rottura che abbiano mai animato discussione e partecipazione. Il massimo cui si può aspirare in questo senso è se chiudere o meno al traffico piazza Prefettura. Pur dovendo riconoscere la progressiva perdita di disponibilità finanziaria da parte dell’Ente Comune in quanto tale, non si registrano investimenti tali da generare quantomeno la percezione del progresso, della spinta in avanti. Solo mera, stanca, narcotizzante normale amministrazione. L’offerta culturale è deprimente per volume e qualità; anche qualche apprezzabile sforzo, praticato in genere da associazioni, è stato, alla lunga, frustrato dall’impossibilità e dall’incapacità delle varie amministrazioni, compresa quest’ultima, di proporsi come tutor e motore; di proteggere, assistere e far crescere le forze migliori che a Campobasso sono nate e che lì
vorrebbero vivere con una qualche soddisfazione. L’impiantistica sportiva giace abbandonata a sé stessa, l’incuria è totale e la sporcizia assedia sempre di più l’orizzonte, segno che il disinteresse e la noncuranza hanno attecchito anche nell’anima degli stessi cittadini. E’ un dato di fatto che, complice la cronica mancanza di lavoro, moltissimi campobassani hanno dovuto fare le valigie e di solito quelli che se vanno spesso sono i più in gamba. Purtroppo da quelli che sono restati e che si sono impegnati in politica abbiamo registrato parabole e comportamenti spesso avvilenti: nessuna capacità di fare squadra, anzi una litigiosità non da giovani ma da bambini; nessuna proposta di forza ed originalità dirompenti, magari anche semplicemente mutuata da qualche esperiemento di città più grandi e vitali; la stessa pervicace maniacalità di curare sempre e solo il proprio orticello, ereditata dai nonni e dai padri.
Giornata mondiale di sensibilizzazione sulla sindrome di Down Domenica A Campobasso la manifestazione a sostegno dell’integrazione dei bambini CAMPOBASSO. E’ l’appuntamento Internazionale, sancito anche dall’ONU, per diffondere maggiore consapevolezza e conoscenza, per una nuova cultura della diversità e per promuovere il rispetto e l’integrazione di tutti nella società. La Giornata sarà celebrata con molti eventi nel mondo, come ogni anno, per sensibilizzare l’opinione pubblica e far conoscere la condizione delle Persone con Trisomia21, le possibilità e la qualità della vita per esse. La scelta della data- 21 marzo- non è casuale, ma si basa sul numero di cromosomi che determina la Sindrome di Down, definita appunto come “Trisomia21”, mentre marzo, come terzo mese dell’anno sta a rap-
presentare il terzo cromosoma in più. L’idea inoltre di associarla all’avvio della primavera è per legarla ad una prospettiva di rinascita, insita nella stagione, che si spera di radicare nella società: che le persone affette da Trisomia21 hanno gli stessi diritti di tutti, di poter vivere con autonomia, di avere un lavoro,persino di avere una relazione affettiva e costruirsi una famiglia. Ciò per molti di noi è usuale e scontato, per loro spesso diventa una sfida, creata dalla società, che li etichetta come persone inabili o inaffidabili. Il tema di questa edizione sarà “I MIEI AMICI,LA MIA COMUNITA’”
I vantaggi di ambienti inclusivi per bambini di oggi e gli adulti di domani In adesione e in linea con tali finalità la Sezione di Campobasso dell’AIPD organizza un proprio stand di partecipazione Domenica 20 marzo- dalle ore 9,00- in piazza Municipio a Campobasso per evidenziare quanto i bambini Down abbiano bisogno di crescere in un ambiente accogliente, in cui il rispetto, l’accettazione e la condivisione con l’altro siano di base per il loro sviluppo, preparandoli ad essere domani adulti che lavorano e partecipano con serenità alla vita sociale.
Il Comune aderisce a EARTH HOUR 2016 L’iniziativa è in programma il 19 marzo. Saranno spente le luci che illuminano il Castello Monforte CAMPOBASSO. “EARTH HOUR 2016 – PER IL CLIMA SPEGNI LE LUCI E ACCENDI IL CAMBIAMENTO”. Non solo risparmio energetico, ma anche riduzione dell’inquinamento: sia atmosferico che acustico. Questi gli obiettivi che intende perseguire l’amministrazione di Palazzo San Giorgio che ha aderito all’iniziativa EARTH HOUR 2016. Un evento di portata internazionale promosso dal WWF. L’iniziativa, in programma il 19, va ad aggiungersi ai molteplici provvedimenti approvati dalla giunta guidata da Antonio Battista: dalla riqualificazione degli impianti termici e contestuale realizzazione di impianti fotovoltaici di alcuni plessi scolastici del Comune alla promozione della mo-
bilità sostenibile attraverso l’esenzione totale del ticket per il parcheggio a pagamento riservata ai possessori di auto elettriche ed ibride.
Lo scorso anno ad EARTH HOUR hanno aderito 135 Nazioni e ben 5.200 città. L’iniziativa con la quale si intende combattere il cambiamento cli-
matico si sostanzia attraverso lo spegnimento simbolico dell’illuminazione di un monumento o di un edificio, nella serata del 19 marzo, dalle 20,30 alle 21,30 (ora italiana). La giunta Battista che ha accolto la proposta di indirizzo dell’assess o r e all’Ambiente Stefano Ramundo, spegnerà l’impianto di illuminazione del Castello Monforte e del Palazzo di Città dalle 20,30 alle 21,30. “Un evento im-
portante – spiega l’assessore all’Ambiente del Comune di Campobasso Stefano Ramundo che si innesta nel percorso green che l’amministrazione ha avviato e sul quale intende proseguire adottando misure volte alla salvaguardia ambientale e comportamenti virtuosi. Insomma azioni partiche e concrete che mirano alla sensibiliazzazione della cittadinanza verso il risparmio energetico. EARTH HOUR 2016 è un’iniziativa importante che permetterà di inserire Campobasso in un circuito virtuoso internazionale. La speranza è che l’attenzione all’ambiente non si fermi esclusivamente ai singoli eventi, ma che diventi uno stile di vita, un nuovo modo di concepire il consumo delle fonti energetiche”.
Campobasso
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16 marzo 2016
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Il commercio muore e si piazza “Pasqua in cioc” Cosa dovranno fare i negozi che a Campobasso vendono cioccolata? CAMPOBASSO. Il commercio a Campobasso langue e muore. Giustamente, puntuale arriva la decisione dell’amministrazione comunale di organizzare ‘Pasqua in cioc’ in piazza. Scusate, ma cosa dovranno fare le attività commerciali della città
che proprio a Pasqua potrebbero vendere qualche uovo di cioccolato e, invece, si vedono buttare tra le gambe una manifestazione del genere? Scusate, ma a quei commercianti che pagano le tasse locali, le insegne e i tributi per l’intero anno
chi pensa? E quante, di quelle attività che partecipano alla manifestazione sono di Campobasso? Così, saranno drenate quelle poche risorse dalla città per essere portate via dalla stessa. E’ un assurdo economico, sociale e commerciale.
L’ultima gara di ‘Colino’ Bellomo A 87 anni si è spento una delle bandiere del calcio campobassano CAMPOBASSO. Quando il calcio correva ancora attraverso immagini in bianco e nero. Si è spento, Nicola Bellomo, 87 anni, ex capitano del Campobasso negli anni 50 e 60. “Duecentoventotto gare in rossoblù in nove campionati conditi da trentadue gol. Sono numeri “importanti” quelli esibiti da “Colino” Bellomo, nato a Bari il 6 aprile 1928, campobassano dal ’54, quarto rossoblù di tutti i tempi in fatto di presenze. Lo ricordano tutti i tifosi del Campo-
basso, quelli di una “certa” età che lo hanno visto giocare ma anche coloro che non erano neanche nati quando lui ha smesso, nel ’63. Una bella carriera calcistica: Bari, Torre Annunziata (47/48), tre anni a Barletta, altrettanti a Trani e poi, nel ’54 l’approdo in Molise. Quasi per caso, con l’auto del presidente tranese che lo aveva accompagnato nella sua nuova destinazione che andò in panne casualmente proprio nella via dove Bellomo senior avrebbe preso moglie, casa e lavoro. Il destino segnato… a due passi dalla ferrovia. Due figli, Dario e Roberto, anch’essi calciatori che in passato hanno difeso la casacca del “lupo”. Quarto alfiere rossoblù di tutti i tempi, dopo Scorrano, Maestripieri, Mario Ruzzi. Ha giocato in diversi ruoli, si è inventato alla bisogna anche goleador, allenatore, dirigente accompagnatore negli anni in cui non c’era neanche un soldo per il “pallone” e il compianto presidente Colagiovanni batteva tutte le “putèche” per avere qualche contributo e finire il campionato. Dal calcio è uscito non appena appese le scarpe al chiodo, quando si è accorto, da pugliese sveglio e pragmatico, che dalle nostre parti, soprattutto a metà anni Sessanta, il calcio era per varie ragioni spesso improvvisazione e di rado programmazione. Da centrocampista di raccordo… ai raccordi veri e propri e non perché di calcio non capisse… un tubo. Anzi. Un combattente nato. Pensate che una volta subì un colpo allo stomaco in campo ma conti-
nuò a giocare sino al 90’ prima di… finire all’ospedale e restarci una settimana in gravi condizioni. Simpaticissimo l’aneddoto raccontato dal suo compagno di squadra Mario Ruzzi (classe ’32) su un vecchio “Tiro rete!” dell’85 che proprio Bellomo conserva tra i suoi ricordi, insieme a vari articoli di giornale ben catalogati in un fantastico quadernetto: “Correva come un disperato e non faceva altro che sibilare a mezze labbra, a compagni e avversari Ce ta mmuerte ovvero l’equivalente di un pensiero sugli antenati altrui. La sua però non è volgarità – scrisse Ruzzi – ma un modo come un altro per caricarsi e caricare i compagni di squadra. Tante partite le abbiamo vinte grazie a questo “omino” che mi permise di segnare il gol del pareggio contro il Molfetta di Milli, Montrone e Minervini. Lui, Colino, ricorse al trucco di placcare il portiere avversario in elevazione, ed io, benché finito a terra, riuscii a mettere comodamente in rete con… le mani. Anche per quel gol, grazie Colino”. La redazione de La Gazzetta del Molise si associa al dolore della famiglia Bellomo: alla signora Irma, ai figli Dario, Marina e Roberto e ai nipoti tutti.
“Lucarino, solo annunci” L’Osservatorio delle professioni tecniche confuta le modalità del confronto con l’amministrazione comunale CAMPOBASSO. Il Comune di Campobasso, come disposto dall’articolo 3 ter della legge regionale n.7/2015 (Piano casa), ha avuto dieci mesi per elaborare la disciplina per il recupero urbanistico degli insediamenti edilizi abusivi nelle cosiddette perimetrazioni Lucarino (ai sensi dell’articolo 5 legge regionale n.17/85). Argomento complesso e già riman-
dato più volte dalla prima stesura delle legge regionale n.30/2009. A pochi giorni dalla scadenza per l’adempimento degli obblighi di legge, i rappresentanti dell’Osservatorio delle professioni tecniche, della Provincia di Campobasso, sono stati chiamati al tavolo della Commissione urbanistica del Comune di Campobasso per essere in-
formati sul lavoro già svolto dalla struttura tecnica comunale. Nel corso della riunione è stato chiesto un contributo da fornire nella successiva seduta di Commissione fissata a distanza di sette giorni. Inoltre gli elaborati tecnici a corredo della bozza di disciplina, messi a punto dal Comune, sono stati trasmessi agli Ordini e collegi professionali solo alla vigilia
della data concordata consentendo, di fatto, solo l’individuazione dei principali fattori di criticità. I rappresentati degli Ordini e collegi ritengono che questa non possa definirsi pianificazione partecipata così come l’amministrazione ha lasciato intendere. Come già espresso nel documento fornito alla Commissione urbanistica, nella convinzione che gestire
processi partecipativi e condivisi, generatori di scelte concrete, è cosa difficile, che richiede coraggio e capacità di affrontare e valorizzare i conflitti, di mettersi in discussione, di rovesciare i propri punti di vista e di incidere su interessi e visioni consolidate, gli Ordini e collegi professionali si augurano per il futuro un maggiore e tempestivo coinvolgimento”.
INFO: 339.2733334 - 334.2739180
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Isernia
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16 marzo 2016
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“Gli esuberi in Provincia troveranno il posto” Il presidente Coia interviene sulla mobilità dei 34 dipendenti considerati fuori ruolo ISERNIA. Sulla questione degli esuberi alla Provincia di Isernia, interviene il presidente Coia. “La Provincia di Isernia ha inserito sul portale mobilità 34 dipendenti considerati esuberi in quanto in servizio su funzioni non più attribuite alle Province dalla legge Del Rio e precisamente n. 7 dipendenti sulle funzioni delegate dalla Regione (caccia, pesca, tartufi, funghi e turismo rurale), n. 9 dipendenti sulla funzione Polizia Provinciale, n. 11 dipendenti sulla funzione Servizi sociali e n. 7 dipendenti sulla funzione Biblioteca Provinciale. La legge regionale di riordino delle funzioni provinciali (n. 18/2015) prevede che la Regione deve
assorbire entro il prossimo 17 maggio n. 7 unità delle funzioni delegate e adotti accordi con la Provincia per la ricollocazione delle n. 9 unità assegnate alla Polizia Provinciale. Tutti i procedimenti per il passaggio del personale operante sulle funzioni delegate e degli accordi per la polizia Provinciale sono in corso d’adozione e sono seguite giornalmente dai nostri dirigenti. Più precisamente le n. 7 unità saranno inserite in un ruolo regionale temporaneo e saranno utilizzate dalla regione, in avvalimento fino al 31/12/2016. Poi transiteranno, a decorrere dal 1° gennaio 2017, nei ruoli ordinari della regione Molise. La Polizia
Provinciale, invece, una volta sottoscritto l’accordo con la Regione, resterà in capo alla Provincia di Isernia con tutto il personale (9 unità). Di conseguenza gli esuberi effettivi per Provincia di Isernia corrispondono a n. 18 unità di cui 11 assegnate ai servizi sociali e 7 assegnate alla Biblioteca e non 34 come risulta dalla piattaforma. Anche per queste due funzioni sono stati presi contatti con gli Ambiti Sociali di Zona e con l’Associazione Italiana Biblioteche e l’Unimol. Ad oggi però ancora non è stato raggiunto alcun accordo in tal senso. L’offerta di mobilità per la Provincia di Isernia è pari a 15
posti e proviene quasi totalmente dal Ministero di Grazia e Giustizia, dal Ministero degli Interni e dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato. Gli enti locali, invece, non hanno messo a disposizione, ad eccezione del comune di Isernia, alcun profilo professionale non accogliendo la richiesta della Provincia di ricollocazione del personale assegnato ai servizi sociali per lo svolgimento del trasporto dei disabili. Da un raffronto effettuato con le province limitrofe risulta che il numero dei posti messi a disposizione dai comuni per la ricollocazione degli esuberi degli enti di area vasta è di gran lunga superiore. Ad esempio i
comuni della Provincia dell’Aquila hanno offerto ben 25 posti a fronte dell’unico posto offerto dal comune di Isernia. Inoltre dal sito del Ministero si evince che delle 197 amministrazioni interessate al riassorbimento del personale soprannumerario, solo 63 (pari al 32 %) hanno risposto alla rilevazione, il dato più basso in assoluto a livello nazionale, si pensi che in Emilia Romagna la risposta è stata del 60.9 %. Si precisa, comunque, che le Province di Isernia e Campobasso in sinergia con la Regione Molise stanno attivando tutte le procedure che consentiranno di riallocare gli esuberi in ambito provinciale”.
Con Tedeschi anche “Isernia al lavoro”
Aumentano le adesioni intorno alla candidatura a sindaco dell’imprenditore isernino ISERNIA. Anche ‘Isernia al lavoro’, composto dall’avvocato Mimmo Pacitti, dal geometra Tonino De Tora, dall’imprenditore Vincenzo Di Tella, dall’ingegnere Daniele Armenti, dalla dottoressa Tiziana Marra e dall’ingegnere Vincenzo Delli Carpini scende in campo ad appoggio di Cosmo Tedeschi candidato a sindaco: “Abbiamo appreso dagli organi d’informazione della nascita del movimento civico ‘Officina delle idee per Isernia’, gruppo di cittadini che vuole rimboccarsi le maniche per cercare di risollevare le sorti della città. Poiché anche noi riteniamo che la situazione attuale sia arrivata a un punto di non ritorno, e crediamo ci sia bisogno, da parte di tutti, di mettersi urgentemente a lavorare per sostenere la città, abbiamo deciso di non rimanere a guardare e di impegnarci personalmente in
quest’obiettivo. Condividiamo in pieno le preoccupazioni di ‘Officina delle idee per Isernia’, relative all’assenza del lavoro, alla scomparsa dei servizi primari, alle prospettive che si fanno sempre più effimere. Ci sentiamo abbandonati da una politica assente, che non riesce più a dare risposte e a incidere sui problemi reali. Per questo motivo tendiamo la mano al neonato movimento civico. E per farlo abbiamo fondato un nostro gruppo, che abbiamo chiamato ‘Isernia al lavoro’. In particolare, ci piace la scelta di Cosmo Tedeschi quale candidato sindaco, conoscendo l’impegno che l’imprenditore ha sempre speso per la città di Isernia. Di lui ci piace la grinta con cui porta avanti battaglie e iniziative, la disponibilità con cui si fa portavoce delle istanze della popolazione, la serietà con cui si rapporta all’am-
ministrazione della cosa pubblica. E ci piace l’integrità che gli ha fatto dire di no alle imposizioni della politica in favore degli interessi dei cittadini. Pensiamo, perciò, che Tedeschi sia la persona giusta perché, libero dall’ottica di partiti e coalizioni, siamo certi che metterà il bene della città sempre al primo posto rispetto a tutto il resto. Per tutti questi motivi abbiamo deciso di impegnarci a sostenerlo, nella sfida delle Comunali di giugno. ‘Isernia al lavoro’ scende in campo con Tedeschi per iniziare a lavorare subito alla rinascita di Isernia. Ormai è il momento di agire tutti insieme, al di là degli ideali politici. Consapevoli del fatto che lamentarsi e basta non serve, ci schieriamo con l’imprenditore per dare un contributo di idee che porti al rilancio della città“.
“Pozzilli, perchè cancellare la Pro Loco?” Il consigliere regionale Massimiliano Scarabeo presenta un’interpellanza
POZZILLI. “Sono venuto a conoscenza che la Regione Molise, a seguito di una richiesta specifica del Sindaco e di una apposita delibera del Consiglio Comunale di Pozzilli, ha intrapreso l’iter per cancellare dall’Albo Regionale delle Pro Loco, quella esistente in questo Comune. Le motivazioni che avrebbero indotto la nuova Amministrazione a cancellare la propria Pro Loco, sono riferibili a una non bene identificata lesione del principio di democrazia che sarebbe stata perpetrata ai danni dei cittadini di quel Comune. Forse che il danno di volerla cancellare a tutti i costi dall’Albo Re-
gionale delle Pro Loco sarebbe meno lieve? Credo che la Regione, in questi ultimi anni, abbia intrapreso la strada giusta per rivalutare ques t e Associazioni e pertanto la decisione di cancellarle stride fortemente con il lavoro sin qui svolto. Ho detto già in altre occasioni che lo sviluppo di questa Regione passa anche e soprattutto attraverso la promozione del turismo e quindi del territorio, e con tutti i problemi legati alla salvaguardia dell’ambiente pensare di togliere di mezzo anche le Pro Loco che rappresentano un motore per l’attività a supporto del turismo locale e non solo, è una scelta a dir poco discutibile. Senza entrare nel merito della questione, la Regione non può e non deve permettere che mere diatribe politiche o peg-
gio, di carattere personale, “schermaglie” di schieramento appartenenti ad altri tempi, possono stroncare iniziative importanti come quelle svolte dalle numerose, per fortuna, associazioni turistiche presenti nei nostri comuni. Per queste ragioni presenterò domani una interrogazione in Consiglio Regionale che faccia rivedere le posizioni della Regione, organo deputato a decidere sulle Pro Loco. Cancellare una Po Loco dall’Albo Regionale è come trovarsi di fronte ad un malato che può essere guarito, al quale però, invece che somministrare una cura adeguata gli si pratica l’eutanasia. Se di potenziamento di queste associazioni si vuole e si deve parlare, se davvero le vogliamo svincolare dai gangli politici a cui sono state legate per anni e l’ultima Legge Regionale al riguardo lo ha voluto dimostrare ampiamente, allora si continui sulla strada del loro potenziamento e non della loro cancellazione. Per questo chiederò al Governatore Frattura e al Consigliere Di Nunzio, dele-
gato al turismo, di non coinvolgere la Regione in situazioni che potrebbero determinare pericolosi precedenti favorendo disgrega-
zioni che influiscono negativamente sul funzionamento di questi importanti enti a carattere locale.”
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Termoli
16 marzo 2016
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“Una strada rotta che ci isola” A San Felice del Molise il sindaco chiede urgenti interventi per la viabilità SAN FELICE DEL MOLISE. Un percorso a ostacoli che diventa una sfida quotidiana contro una viabilità dissestata che spinge le comunità delle aree più interne a fronteggiare tutta una serie di disagi. Una questione, quella dei collegamenti del territorio, finita di recente anche al centro di una lettera aperta dei parroci rivolta alle istituzioni: «Fate tutto il possibile per migliorare le condizioni delle strade ed evitare che questi paesi continuino a convivere con una situazione inaccettabile sull’intera area». Questo il senso dell’intervento dei sacerdoti, raccolto dai sindaci e dagli amministratori locali e rinnovato agli enti centrali: la Provincia, la Regione e il Governo nazionale. I problemi, tuttavia, continuano anche se qualcosa si sta muovendo per migliorare le condi-
zioni della viabilità. E’ il caso della strada provinciale 78 che collega il bivio di San Felice del Molise a quello di Acquaviva Collecroce. «L’arteria -
spiega Diego Ruberto, un residente che vive in prima persona il disagio - è interrotta per consentire i lavori di sistemazione che hanno riguardato anche un
ponte e tutto questo ha portato con sé numerosi disagi. In sostanza per le scuole, con i ragazzi che devono svegliarsi molto presto, scendere sulla Tri-
gnina e prendere una coincidenza e rientrare tardi di pomeriggio, per gli stessi lavoratori e anche per le persone che devono raggiungere gli ospedali per alcuni servizi, ad esempio i diabetici». Chi vive a San Felice del Molise, in particolare, ma anche nei centri limitrofi come Acquaviva, Montemitro, Montefalcone e Castelmauro conosce bene le condizioni delle strade e da qui si rinnova anche un appello alle istituzioni, in questo caso alla Provincia, a velocizzare prima possibile i lavori sulla Sp 78. Si era ipotizzata anche una bretella ma questo non sarebbe stato possibile a causa di una pendenza eccessiva. Per il senso unico alternato, invece, bisogna completare alcuni interventi che riguardano la sicurezza della strada.
Trivellazioni, si avvicina il referendum I Comitati respingono la tesi che vuole mettere in primo piano l’occupazione da salvare TERMOLI. “Se il Referendum è preso a pretesto per puntare i riflettori sull’inconsistenza di una classe politica incapace di governare l’economia e di fare uscire il made in Italy dalla crisi, ben venga. Ma da qui a raccontare che migliaia di posti di lavoro sarebbero a rischio a causa della vittoria dei Sì, ne corre parecchio. E’ un problema che esiste da molto prima del Referendum e chi è del settore lo sa benissimo”. È quello che dichiara Enrico Gagliano, del Coordinamento Nazionale No Triv. Il referendum non crea affatto crisi occupazionale, come invece stanno cercando di far credere i sostenitori delle fonti fossili. Il prof. Alberto Clò, uno dei più noti tra gli avversari del Referendum, riferendosi alla filiera dell’Oil & Gas, l’ha definita come “… un’industria che già attraversa gravi difficoltà per il
crollo del mercato che ha fatto seguito a quello dei prezzi del petrolio, con molte imprese che stanno chiudendo e licenziando, nell’assoluto silenzio della politica e delle istituzioni“. L’ex ministro dell’Industria, non sottolinea però che il settore patisce una crisi determinata non dal Referendum, ma dalla mancanza di una seria politica industriale, a cui negli ultimi anni nessun Governo, compreso quello in cui egli era in carica, è stato capace di porre rimedio. “Negli ultimi anni i dati sullo stato di salute dell’upstream e del downstream tricolori non sono mai stati incoraggianti. Ad esempio, la crisi delle raffinerie perdura dal 2009: con i suoi –4 miliardi di euro in tre anni, stabilimenti utilizzati solo al 70% della capacità e rischio fallimento per il 60% delle aziende che lavorano nel-
l’indotto , la raffinazione nazionale ha lasciato a casa migliaia di lavoratori”, aggiunge Gagliano. E quale sarebbe la risposta italiana alla sfida della trasformazione dell’industria? “Secondo Eni sarebbero le “green refineries” – aggiunge Salvatore Mauro, del Coordinamento Nazionale No Triv-. E infatti quella di Gela è ancora al palo e ci resterà per chissà quanto tempo ancora. Se Descalzi, nominato da Renzi, ha deciso fin dal suo insediamento che ENI deve dimezzare la sua capacità di raffinazione, questo non dipende dai “comitatini”, ma dal cane a sei zampe e dal Governo. Idem per gli 8mila licenziamenti annunciati l’estate scorsa e per la crisi di Saipem, salvata di recente dalla Cassa Depositi e Prestiti. Cosa c’entra il Referendum del 17 Aprile con tutto questo?”.
“Allacciami alla vita” E’ stato presentato il progetto con la Polizia municipale di Termoli per la sicurezza in auto TERMOLI. È stato presentato nel corso di una conferenza stampa il progetto ‘Allacciami alla vita’ ideato e realizzato dalla collaborazione tra l’associazione ‘Termoli per i bambini’, la Polizia Municipale di Termoli, il Liceo Artistico ‘Jacovitti’ di Termoli e il Comune di Termoli. Il progetto ha come obiettivo quello di sensibilizzare i bambini e, nel dettaglio gli allievi dell’ultimo anno della Scuola dell’infanzia e gli alunni delle scuole Primarie fino alle classi IV, al tema della sicurezza stradale e a farsene portavoce presso le famiglie. A partire dal prossimo 17 marzo, iniziando dalla scuola dell’infanzia di via Montecarlo, gli agenti della Polizia Municipale di Termoli insieme ai rappresentanti dell’associazione Termoli per i bambini incontreranno gli allievi per distribuire la brochure e gli adesivi realizzati dagli studenti del Liceo Artistico e per spie-
gare, con l’aiuto delle illustrazioni del depliant, i comportamenti corretti da osservare in auto e, più in generale, alla guida. “Abbiamo sposato questo progetto perché a Termoli abbiamo riscontrato un diffuso malcostume da parte di molti genitori che trasportano i minori in auto in modo non sicuro – ha spiegato il vicesindaco Maria Chimisso”. “Più volte abbiamo richiamato l’attenzione di mamme e papà che accompagnano i bambini a scuola senza averli assicurati ai seggiolini o con le cinture di sicurezza” – ha spiegato Simona Barone presidente dell’Associazione Termoli per i bambini. “Come Liceo Artistico abbiamo collaborato molto volentieri a questo progetto finalizzato ai termolesi più giovani. La scelta di richiamare Jacovitti sia nel tipo di disegni che nei colori è stata fatta volutamente anche per lo stile ironico del ce-
lebre fumettista” ha spiegato il professor Chimienti del Liceo Artistico di Termoli. Il tenente Antonio Persich, attualmente al comando del corpo di Polizia Municipale di Termoli ha riportato il dato pubblicato dall’os-
servatorio Asaps (Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale) secondo il quale nella prima metà dell’anno 2015 ci sono stati 408 incidenti stradali importanti riguardanti i bambini da 0 a 13 anni. Nel 2014
giovani 65 sono state le giovani vittime della strada nella fascia cha va da 0 a 13 anni, ha in tutto registrato 997 incidenti gravi, con 1.256 feriti seri. La fascia d’età cha va da 0 a 5 anni è quella più a rischio.
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Termoli
16 marzo 2016
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
“Senza tunnel persi 5 milioni di euro” Per il consigliere Orlando se non si procederà al bando di gara, in fumo i fondi TERMOLI. L’amministrazione Sbrocca difende a spada tratta il progetto di riqualificazione del centro connesso alla realizzazione del tunnel e ai parcheggi interrati in piazza Sant’Antonio. Per questo, dopo l’incontro avuto in Regione con l’assessore ai Lavori pubblici Pierpaolo Nagni dalla delegazione dei comitati referendari, c’è chi come Mario Orlando, consigliere di Unione per il Molise Termoli e presidente della IV commissione Lavori pubblici, ha voluto vederci chiaro rispetto ai report divulgati alla stampa. Così dopo aver letto le due di-
stinte note, inviate sia dall’esponente della giunta Frattura che dagli stessi Comitati, ha voluto recarsi personalmente ieri mattina alla Regione Molise per incon-
trare l’assessore del gruppo Molise di Tutti, con cui chiarire proprio il passaggio che riguarda il tunnel. Dal dialogo pacato e civile, Nagni
avrebbe smentito questa parte del resoconto fornito dai promotori referendari. “Durante l’incontro sono stati sfiorati marginalmente anche gli altri argomenti oggetto di referendum, in particolare per il tunnel non è azzardato dire che per l’assessore Nagni, qualora ci fosse un ripensamento da parte dell’Amministrazione Comunale e il tunnel non venisse più realizzato, è ipotizzabile il recupero del finanziamento di 5 milioni di euro e l’utilizzo dei fondi per altri interventi sulla viabilità del comune di Termoli”. “Nagni mi ha detto che per quanto lo riguarda fa fede la sua
nota, ma sulla questione tunnel c’è da dire molto di più – spiega Orlando – poiché tutti i progetti finanziati dalla Regione Molise nell’ambito dei fondi Pisu entro il prossimo 21 marzo dovranno fornire lo stato dell’arte e c’è da considerare che se entro il 30 giugno non saranno appaltati almeno con la formula della provvisoria aggiudicazione non saranno più finanziabili. I paladini anti-tunnel devono ben sapere, ma come loro anche la cittadinanza, che qualora venisse revocato il progetto del tunnel, Termoli perderebbe i 5 milioni di fondi concessi dalla Regione Molise”.
Bloccati con la droga da smerciare I Carabinieri di Termoli hanno fermato due persone di San Severo con 50 dosi di stupefacenti TERMOLI. I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Campobasso, nella scorsa notte, in Termoli, a seguito di mirati servizi di osservazione, controllo e pedinamento, in ambito di attività preventiva e repressiva, hanno individuato due persone, C.A. 45 enne e C.M. 40enne, entrambi provenienti da San Severo (FG), e con numerosi precedenti specifici, trovati in possesso di 50 dosi di sostanza stupefacente del tipo Co-
caina, per complessivi 20 gr. I militari, nell’ambito dell’ attività, nella tarda serata di ieri, hanno intercettato i due soggetti a bordo di un’autovettura di proprietà e condotta dal C.A., mentre si aggiravano nella cittadina costiera. A seguito di accurata e minuziosa perquisizione estesa anche a bordo del veicolo, veniva rinvenuto ben occultato all’interno di una intercapedine del sotto scocca del
veicolo, un involucro in plastica, con all’interno le 50 dosi preconfezionate di sostanza stupefacente del tipo Cocaina, pronte per essere spacciate. Lo stupefacente rinvenuto e sequestrato, immesso sul mercato avrebbe fruttato la somma di circa 3.000 euro. Entrambi venivano, pertanto, tratti in arresto ed associati presso la Casa Circondariale di Larino (CB) a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
La polizia di stato commemora GIULIO RIVERA Oggi a Guglionesi la manifestazione di ricordo GUGLIONESI. Oggi, con una breve cerimonia nel cimitero di Guglionesi, la Polizia di Stato commemorerà Giulio Rivera, l’agente componente della scorta di Aldo Moro che morì nella strage di Via Fani avvenuta il 16 marzo 1978. Per rendere omaggio al giovane agente, il Questore di Campobasso, Raffaele PAGANO, deporrà una corona di alloro sulla sua tomba alla presenza dei fami-
liari. Alla cerimonia parteciperanno, oltre alla rappresentanza della Polizia di Stato, autorità civili, militari e religiose, nonché rappresentanti dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato. Sarà un momento particolarmente toccante attraverso il quale la Polizia di Stato, come ormai avviene da 38 anni, intende onorare il supremo sacrificio della vita di Giulio RIVERA che si arruolò
giovanissimo nel disciolto Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza trovando la morte, a soli 24 anni e unitamente ad altri suoi colleghi, nell’agguato teso dalle Brigate Rosse. Un sacrificio che continuerà ad essere monito ed insegnamento per tutti, ma soprattutto per le nuove generazioni, affinché simili, efferati episodi non trovino più posto nella storia del nostro Paese.
“I balneatori vanno salvaguardati” L’incontro di categoria si è tenuto in Abruzzo per fare il punto della situazione TERMOLI. Ieri i delegati molisani aderenti al Sib-Confcommercio e Fiba Confesercenti hanno preso parte al Convegno tenutosi a Città Sant’Angelo (Pescara) organizzato dai colleghi abruzzesi aderenti alle stesse associazioni di categoria. Oltre ai presidenti nazionali Sib Borgo e Fiba Lardinelli che hanno ribadito il doppio binario, cioè i trent’anni per gli esistenti e da subito il rilascio di nuove concessioni, intervenuti al dibattito anche l’ assessore della Regione Emilia Romagna (per via telefonica), l’assessore della Regione Molise Pierpaolo Nagni, l’assessore del Comune di Termoli Enzo Ferrazzano nonché alcuni sindaci della costa adriatica. Il Convegno si è concluso con l’intervento del Presidente della Regione Abruzzo D’Alfonso, il quale ha fortemente sostenuto l’importanza del ruolo svolto dalle imprese balneari nel contesto turistico nazionale, annunciando l’apertura di un dialogo con i competenti
organi di Governo al fine di affrontare e risolvere l’annosa questione della Direttiva Europea Bolkenstein. Infine, il Presidente D’Alfonso ha ribadito e sottolineato l’urgente necessità di ridare sicurezza e un nuovo slan-
cio al settore balneare italiano, attraverso una legge che miri a salvaguardare il settore balneare quale importante tassello del variegato e complesso mosaico turistico nazionale.
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Opinioni di Claudio De Luca Matteo Renzi ha lasciato in brache di tela i Comuni italiani; e quelli che pagano maggiormente lo scotto sono i più piccoli. Sicuramente gli Amministratori del Sud evitano di far cassa, ma solo perché temono di suscitare le reazioni dei propri elettori, facend lievitare le imposte. Nella sostanza hanno paura persino di far pagare debitamente i servizi ai cittadini per non “provocare” l’opinione pubblica con comportamenti che sarebbero considerati fuori dalle righe. Al Nord non lo fanno, ma almeno protestano! Per esempio lo scorso anno i Sindaci di Policoro e di Berceto si fecero fotografare in mutande per protestare contro i tagli ai Comuni. Con ciò non intendiamo sperare di vedere gli avv. Notarangelo e Sbrocca “smutandati”, ma perlomeno desidereremmo che sollecitassero di più l’attenzione delle Autorità regionali. Altrove c’è addirittura chi preferisce “sfruculiare” la Presidenza del Consiglio, “marciando” verso un potere che impone sacrifici solo alla “periferia”. Nel Parmigiano c’è stato un primo cittadino che ha abituato a gesti diversamente eclatanti come mantenere spenti – per qualche giorno – i lampioni del Comune per lasciare al buio strade e piazze dal momento che non riusciva più a pagare i kw somministrati. Purtroppo, per questo gesto, è stato posto sotto inchiesta della Procura della Repubblica di Bologna secondo cui, se una comunità al buio rappresenta un pericolo, chi lascia con la scarsella vuota i Sindaci bene può rimanere fuori da ogni attingimento giudiziario. La luce pubblica è solo uno dei tanti punti dolenti. Altrove si scopre che i bilanci comunali soffrono a
Di Claudio de Luca In un certo settore economico l’Italia opera un miracolo con cui “olia” il “business” utilizzando il trucco del” sounding” fatto in casa. Lo Stivale produce la metà dell’olio d’oliva che vende ma riesce persino ad esportarne. Ma si tratta davvero di un evento “sovrannaturale”? Dopo le difficoltà del 2014, gli esperti confidano che la situazione del mercato possa riprendere. Di solito la produzione oscilla fra i 6-7 milioni di quintali, a seconda delle annate. Due milioni e mezzo non arrivano alla vendita perché utilizzati per il consumo personale di chi ha raccolto le olive. Eppure l’industria confeziona, ogni anno, 7-8 milioni di quintali, cifra buona a coprire il fabbisogno interno che, mediamente, ammonta a dodici chilogrammi a testa per un totale di circa sei milioni. Il restante (1,5 milioni) serve per soddisfare la domanda estera. Perciò l’Italia deve acquistare necessariamente dall’Estero almeno tre milioni di quintali di cui l’80% arriva dalla Spagna, il resto dalla Siria, dalla Turchia, dalla Grecia e dal Marocco. Si tratta di dati che pongono sotto una luce diversa il mondo dell’olio d’oliva italiano, soprattutto dal punto di vista di tanti ingenui consumatori che credono di comprare un prodotto che di italico ha ben poco. Per esempio, in Toscana se ne imbottigliano due milioni. Quasi il 25% per valore nazionale. All’incirca uno arriva dalla Spa-
16 marzo 2016
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
Comuni senza soldi e il Governo se ne frega
causa di ben altri tagli. Purtroppo, mentre gli Amministratori sono fuori della grazia di Dio perché non hanno più i soldi per garantire le utilità primarie, la spesa pubblica dello Stato continua a lievitare. Insomma, al nonritorno dei conti locali, corrispondono gli sciali della “politica” (con le sue indennità “pazze” e con le spese regionali “sceme”) e le pretese governative di porre i Sindaci e gli Esecutivi di fronte a riduzioni che li costringono a tagliare ulteriormente (e pesantemente) i servizi ai cittadini. Senza timore di esagerare potremmo sottolineare che i Comuni come Larino stanno sopportando vicissitudini che non hanno precedenti nella loro storia e che incidono pesantemente sulla quotidianità degli abitanti. La gente si lamenta perché le prestazioni calano; ma, dal 2010, i “Palazzi” (che contribuiscono appena al 7,6% della spesa
pubblica) si sono sobbarcati sacrifici per 17 miliardi. E mentre i Sindaci finiscono su “Striscia la notizia” perché non hanno soldi manco per la benzina degli automezzi delle Polizie locali o per la manutenzione delle minuterìe comunali, il debito pubblico continua a salire. Evidentemente c’è chi continua a spendere; e si tratta dello Stato, mica dei Comuni. L”instabilità normativa ed il continuo cambiamento delle regole non consente di programmare il futuro dei cittadini. Dal 2011 ad oggi sono stati emanati 67 decreti-legge (uno al mese); e mentre, col blocco dell’indebitamento, gli Enti hanno smesso di indebitarsi (sempre che se ne stiano al buio, abbiano più erbacce nelle aree pubbliche e sperino che non nevichi), lo Stato continua ad allargare il proprio sbrego economico mentre i soldini locali devono essere tenuti in cassa perché, pur appartenendo ai cit-
tadini, debbono stare a deposito per garantire lo Stato centrale. Se la situazione è questa, tanti Sindaci avranno pure una ragione nel non somministrare le usuali attività. Ma non ne avranno alcuna quando si siano dedicati, come un tempo, alla regalìa di servizi che, se costano, devono essere bilanciati soprattutto da chi li utilizza. La corretta redazione del bilancio è sicuramente la chiave di volta, ragion per cui gli Esecutivi devono reimpadronirsi di questo documento e non continuare a farlo “immaginare” dalla Ragioneria. Non è più il tempo degli strumenti contabili “copia ed incolla”. oInvece, occorre pervenire ad uno (che sia “reale”) partorito direttamente dagli Assessori che – annualmente – devono predisporlo (con riferiento alle rispettive competenze) assieme a chi eserciti funzioni dirigenziali. Solo in tal modo ciascuno potrà definire il proprio “programma” politico che, successivamente, verrebbe filtrato (per l’individuazione delle priorità) in sede di Esecutivo. Ove non si proceda in tal modo, il bilancio non costituirebbe più uno strumento, ma solo una modalità di gestione di mera natura cerebro-contabile che mai potrebbe mettere in luce le capacità assessorili e sindacali di programmare. Infine, i servizi a domanda individuale (trasporto e mensa scolastica, affitto delle strutture sportive e dei locali di intrattenimento, canoni di locazione delle case comunali …), una volta aggiornati anno dopo anno negli importi da corrispondere, vanno fatti pagare solo a chi ne faccia uso materiale, senza spalmarli su tutti come oggi accade.
Perchè distruggere l’olivicoltura? gna e soltanto 600mila sono italiani. Il resto è greco (250mila) e turco (150mila). Ecco perché urge legiferare per avere etichette sempre più chiare. Quante bottiglie non hanno impressa alcuna indicazione d’origine oppure recano la dicitura “italiano” mentre soltanto poche sono “dop” ed “igp”? Alcune contengono addirittura olio lampante sottoposto a deodorazione al fine di eliminare i difetti e ritornare extravergine; oppure olio di semi di girasole ad alto contenuto di acido oleico aggiunto al raffinato di oliva. In Molise, la distribuzione delle aziende (per forma di conduzione) conferma il carattere familiare che le contraddistingue. In maggioranza vengono condotte direttamente o con l’ausilio di pochi salariati. In netto declino ogni altra forma di conduzione, come la colonia parziaria appoderata. La condizione dell’olivicoltura conferma che, da Trento ad Agrigento, lavorano (e producono) oltre 1.300.000 imprese; che il valore della produzione, ai prezzi-base del settore, si approssima ai 3 mln di euro e sviluppa un mercato pari a circa 50 mln di giornate lavorative per anno. L’Italia vanta un patrimonio di piante che supera i 250 mln di esemplari, con più di 350 varietà diverse, ed una 40ina di “dop”. Si tratta di un comparto mercatale i
cui indici di consumo hanno superato il livello di circa 9 mln di litri, per un valore di 100 mln di euro che potrebbe lievitare ad oltre 250. In provincia di Campobasso, si contano quasi 1.800.000 piante; nella Pentria poco meno di 30mila. Producono meno del Molise: il Piemonte (appena 67 quintali); la Lombardia (8mila); il TrentinoAlto Adige ed il Veneto (2mila); il Friuli-Venezia Giulia (800); la Liguria (30mila); le Marche (22.095). Tra le regioni confinanti, la Puglia supera abbondantemente i 2.500.000 quintali; l’Abruzzo, i 140.000; la Campania, 350.000. In sostanza, l’andamento appare
essere in calo un po’ dovunque, mentre vanno in controtendenza solo il Veneto e la Lombardia. A livello di macro-aree geografiche, le stime prevedono un calo sensibile del prodotto proprio nel Meridione ed una drastica riduzione al Centro. Al Nord, tranne che in Liguria, le previsioni appaiono leggermente più ottimistiche. Dunque, in quanto a produzione, l’88% proviene da Puglia, Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata e Sardegna; il 5,5% da Toscana, Umbria e Lazio; il 6,5% da tutte le altre (Molise compreso). Riepilogando, la classifica generale vede la “leadership” italiana (600 mln di dollari di prodotto, esportato soprattutto verso gli Usa e nei Paesi nuovi consumatori). Negli ultimi tempi si è registrato un incremento delle vendite pure sui mercati di Germania, di Gran Bretagna e di Francia; quindi di Russia, Cina ed India. Quanto sopra costituisce un segno evidente dell’accelerazione della domanda di “extravergine”, cosicché occorre approntare necessariamente ulteriori mosse per difendere il “made in Italy” se si vuole che continui a furoreggia un po’ dovunque.