Ciocca mette nel mirino la stampa

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TuTTo quello che gli alTri non dicono

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Ciocca mette nel mirino la stampa Denuncia 3 giornalisti all’Ordine forte dei suoi 11mila euro al mese

SERVIZIO A PAGINA 3

L’Oscar del giorno a Salvatore Colagiovanni

L’Oscar del giorno lo assegniamo a Salvatore Colagiovanni. Seppure appena rientrato da un viaggio con la famiglia, si è messo di lena buona per cercare di trovare soluzioni ai problemi legati alla sistemazione delle bancarelle per il Corpus Domini. Almeno, è l’unico assessore sempre disponibile al dialogo e al confronto per cercare di trovare soluzioni al momento. Dinanzi ad un’attività statica del Comune, Colagiovanni si lascia apprezzare per quel moto continuo e a diretto contatto con i cittadini e finisce con l’essere punto di riferimento all’interno e all’esterno della macchina burocratica comunale.

Il Tapiro del giorno a De Capoa e Maio

Il Tapiro del giorno lo diamo agli assessori del Comune di Campobasso, Emma De Capoa e Pietro Maio. I due esponenti di Giunta, a detta dei genitori della scuola elementare di via Crispi e di Cittadinanzattiva, avrebbero rimediato una gran bella magra figura all’incontro con gli stessi. La pericolosità strutturale del plesso scolastico e la necessità di un confronto sereno con gli amministratori avrebbe dovuto consigliare ai due assessori, ma anche al sindaco Battista, andato poi via, un confronto fatto di programmi e di necessità non più rinviabili. Così, invece, non è stato.


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Commissionato sono ormai oltre 4 anni doveva essere consegnato entro 33 mesi dall’assegnazione, poi è stata concessa una proroga di sei mesi e da quel momento è calato il silenzio

Piano paesaggistico regionale: chi l’ha visto?

Pare sia stato apparecchiato in modo tale da non risultare gradito agli amministratori regionali in carica i quali, per ciò che hanno dimostrato finora, sono allergici e intolleranti ad ogni forma di regolamentazione, di disciplina, di contenimento, di razionalizzazione Tra i Piani operativi che occorrono al Molise per essere governato e gestito secondo regole e necessità, finora sappiamo solo che il Piano energetico/ambientale è l’unico che ha preso forma e che sulla sua destinazione finale, purtroppo, si sono addensante non poche preoccupazioni fatte sorgere dal presidente Frattura che ha disertato tutti gli incontri preparatori, e dal consigliere delegato alle politiche energetiche, Cotugno, il quale, alla conclusione degli incontri preparatori, non ha speso una parola sulla originalità innovativa del Piano che si andava allestendo e, soprattutto, non ha fatto un cenno al gran lavoro del curatore, il professore della Sapienza di Roma, De Santoli. Ma di Piani il Molise avrebbe bisogno per salvaguardare e valorizzare il paesaggio, per assecondare razionalmente le vocazioni territoriali, per gestire la mobilità, per tutelare e valorizzare le risorse idriche e per assecondare gli insediamenti edilizi, per…, per … . Il Piano paesaggistico è stato commissionato sono ormai oltre 4 anni. Doveva essere consegnato entro 33 mesi dall’assegnazione, poi è stata concessa una proroga di sei mesi e

da quel momento è calato il silenzio. Temiamo, come stiamo temendo per il piano Energetico/ambientale di De Santoli, che può darsi sia stato sviluppato e apparecchiato in modo tale da non risultare di gradimento agli amministratori regionali in carica. I quali, per ciò che hanno dimostrato finora, sono letteralmente allergici e intolleranti ad ogni forma di regolamentazione, di disciplina, di contenimento, di razionalizzazione. Conoscono sono la mano libera e l’esercizio forzato del potere. Gli episodi che sostengono questo giudizio sono negli annali della cronaca e risalgono alle penalizzazioni inflitte ai non allineati, dentro e fuori il

La triste vicenda dello Zuccherificio, oggi più che mai, è l’emblema di una logica malsana che affligge da sempre le fondamenta del nostro sistema democratico. Il fallimento giudiziario dell’azienda di proprietà della Regione è la logica conclusione di tanti fallimenti politici, di scellerate gestioni politiche mascherate da gestioni imprenditoriali in cui i responsabili hanno nome e cognome. Il presupposto indispensabile affinché una democrazia funzioni e abbia un senso è necessariamente racchiuso nel concetto di responsabilità. Nel terzo anno di gestione della nostra Regione, di fronte a fallimenti conclamati, si evocano gli spiriti dei politicamente morti. Con acrobazie dialettiche si tenta miserevolmente di cancellare nella memoria delle cronache le false promesse condite da trionfali previsioni, scaricando l’intera responsabilità del fallimento sugli incauti, nonché ingiustificabili predecessori. La situazione drammatica in cui versava lo Zuccherificio era del tutto nota già dal 2013. I cittadini hanno scelto da chi

cerchio delle competenze regionali. L’idea di dotare la Regione di un Piano paesaggistico (che non ha niente da dividere con il Piano urbanistico) risale a Michele Iorio. Stranamente, abbandonando per un attimo la furia iconoclasta che fin qui ha contraddistinto la distruzione di ciò che poteva farsi risalire a Iorio, il presidente Frattura ha ritenuto di mantenere in vita l’incarico, concedendo, come abbiamo detto, finanche sei mesi di proroga al direttore del Dipartimento di Bioscienze e Territorio dell’università del Molise, Paolo Marchetti, per continuare ad elaborare le linee del Piano e, soprattutto, per concluderlo.

Se il Molise avesse avuto un Piano paesaggistico regionale probabilmente avrebbe potuto meglio difendersi dalle aggressioni degli speculatori di ogni risma, specie dai tycoon delle pale eoliche e dei pannelli solari; i primi sono gli autori dello distruzione dello sky-line molisano e del paesaggio; i secondi sono gli autori della distruzione di vaste aree agricole produttive. Il Piano energetico/ambientale che sta venendo alla luce, si fa carico di correggere questi scivolamenti verso l’abusivismo e il gigantismo. Potendone disporre, gi amministratori regionali avrebbero potuto salvaguardare il territorio nelle sue peculiarità ambientali, evitando di lasciare spazi agli interventi indiscriminati dei “massacratori” del territorio. Tirando le somme, i colpevoli dei guasti al paesaggio molisano nelle sue originali espressioni di bellezza e suggestione, sono la Regione Molise e gli ineffabili componenti la commissione per la valutazione dell’impatto ambientale che hanno sempre, ma sempre, avallato i pali e i poli eolici, e i panelli solari, senza mai porsi un dubbio, senza mai sollevare un’eccezione,

Zuccherificio, un fallimento politico e gestionale farsi amministrare credendo alle promesse di chi sosteneva di poter risolvere problemi che i trapassati non avevano risolto. Oggi, al di là dei comunicati stampa, per i quali costoro hanno mostrato indubbie capacità, di concreto vi è solo la totale continuità con il passato: le macerie. Il 24 luglio 2013, a Termoli, l’assessore regionale all’Agricoltura, Vittorino Facciolla, dichiarava: ”Il futuro dello Zuccherificio impegnerà questa Regione e la sta impegnando. Credo sarà roseo. Abbiamo garanzie di produzione per quest’anno, ma daremo garanzie di produzione per il prossimo futuro attraverso degli interventi mirati ed un accompagnamento a quella che sarà la nuova proprietà dello Zuccherificio”. Il 23 luglio 2014, un anno dopo, davanti a una perdita riportata in bilancio di circa 1.400.000 euro coincisa con le dimissioni

dell’amministratore Alfieri, Facciolla ribadiva: “Ancora una volta la politica della serietà e del rigore ci mette nelle condizioni di procedere con serenità, pure rispetto ai sacrifici richiesti, evitando, a differenza del passato, di creare per il nostro Zuccherificio nuove e ulteriori perdite economico-finanziarie che, come sempre, sarebbero finite per gravare solo ed esclusivamente sulle tasche di tutti i cittadini molisani”. Le ultime due campagne per il Nuovo Zuccherificio non hanno fatto altro che aumentare il passivo, a causa di perdite non legate al tra-passato ma in totale continuità con esso: i debiti totali della srl sono ad oggi quasi 15 milioni di euro. Oggi, dopo una serie interminabile di annunci, improbabili progetti di riconversione avanzati da sedicenti imprenditori (oggi agli arresti) caduti in Molise solo a smuovere “melassa e

totalmente piegati alle richieste e alle proposte che gli sono pervenute: 425 pali eolici infissi e circa 2500 pali in attesa di essere infissi! In assenza del Piano paesaggistico e del Piano energetico/ambientale e di tutti gli altri Piani cui una Regione degna di considerarsi tale si procurerebbe di realizzare, lo scempio del territorio purtroppo è destinato a continuare passando per le maglie larghe della rete delle complicità formata dagli amministratori locali, che per incassare poche migliaia di euro, non si fanno scrupolo di dare autorizzazioni (per informazioni al riguardo chiedere notizie agli ex sindaci di San Martino in Pensilis Francesco Totaro e Vittorino Facciolla). Il Molise ceduto agli speculatori oltre i limiti delle leggi in vigore, è il Molise che non s’è curato dei suggerimenti di Vittorio Sgarbi, di Gianantonio Stella, di Sergio Rizzo e di altri giornalisti di fama che si sono affannati e s’affannano a difendere sulle maggiori testate nazionali la residua bellezza panoramica e la residua qualità ambientale del nostro territorio, purtroppo, sono maggioranza. Dardo

pollame” senza avere le garanzie per alcunché, trascinando le aziende al fallimento ed evitando probabili interessamenti di altri soggetti imprenditoriali, in sfregio ad ogni decenza, si esprime soddisfazione per la semina tardiva di soli 60 ettari di barbabietole, che probabilmente non saranno mai raccolte. Detto questo, conoscendo le incentivazioni normative che il Governo ha adottato, ben note al sottoposto governino regionale, abbiamo timore che l’ex Zuccherificio affronti riconversioni che lo trasformino in centrale a biomassa o peggio in inceneritore. Chi si ritroverà in “pole position” nei futuri permessi godrà dei frutti. La conclusione è una sola: in un lampo sono riusciti dove altri, seppur totalmente incapaci, hanno fallito! Il programma regionale del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni parlava chiaro: “Uscire dalla partecipate”. Noi, a differenza loro, non avevamo promesso un bel niente. Perché la rivoluzione, oggi, è dire la verità. Movimento Cinque Stelle


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Libera stampa in libera regione... Il consigliere Salvatore Ciocca si appella all’ordine dei giornalisti per cenusurare chi non lo tratta con i guanti Diffamazione: “Chiunque, fuori dei casi di ingiuria, comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la pena pecuniaria della multa da euro 258 a euro 2.582.” Calunnia: “Chiunque, con denunzia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all’autorità giudiziaria o ad un’altra autorità che a quella abbia obbligo di riferirne o alla Corte penale internazionale, incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato, è punito con la reclusione da due a sei anni.” Sono queste, calunnia e diffamazione, le due fattispecie di reato con cui, chiunque abbia la ventura di fare dell’informazione il proprio mestiere, deve, prima o poi, fare i conti. Le parole a volte sono pietre, possono

far davvero male; addirittura non lasciare scampo, essere letali. Giusto, quindi, che l’ordinamento tuteli i cittadini tutti, compresi gli uomini e le donne di potere, dalla violenza delle calunnia e della dif-

CAMPOBASSO. Il ministro Giannini, nell’incontro del 25 maggio u.s. con le organizzazioni sindacali, non ha assunto alcun impegno per cambiare il disegno di legge sulla scuola. Il Governo, nonostante cresca il dissenso nei confronti di un provvedimento che peggiora la qualità della scuola pubblica, che non risolve il problema del precariato, che afferma logiche autoritarie e incostituzionali nella gestione organizzativa delle scuole, che mette in discussione diritti e libertà e che cancella la contrattazione, non intende ricercare il consenso con i sindacati e con chi nella scuola vive. Con questo atteggiamento il ministro si assume la responsabilità di alimentare il malcontento e il conflitto nelle scuole e nel Paese. Il 5 maggio vi è stato il più grande sciopero che la scuola ricordi e nel Paese ogni giorno continuano le iniziative contro il disegno di legge. Chi protesta viene catalogato come conservatore, mentre chi distrugge la scuola pubblica sarebbe l’innovatore. La vera innovazione è rispettare la democrazia e ascoltare le ragioni di tutti. A settembre si rischia di iniziare l’anno scolastico nel peggiore dei modi in un clima di contenziosi infiniti e tra i tagli (oltre 400 milioni) decisi dalla legge di stabilità. Nessuna apertura sui punti nevralgici del DDL come ad esempio i super poteri ai dirigenti né sul negoziato su salario, orario e valutazione, come pure l’inclusione degli ATA e dei docenti della scuola dell’infanzia nel piano di stabilizzazione e l’avvio di un

famazione. Sono regole e (la maggior parte delle) leggi a fare della nostra una società evoluta. Avrebbe fatto senz’altro miglior figura, per venire al punto, il consigliere regionale Salvatore Ciocca a consi-

derare se l’attività dei giornalisti Manuela Petescia, Giovanni Minicozzi, Pasquale Di Bello e del blogger Michele Mignogna configurasse, o meno, uno o entrambi questi reati ed, eventualmente, rivolgersi alla magistratura. E non, come invece ha fatto, rivolgersi all’ordine dei giornalisti con lo scopo di censurarne gli scritti. Di ottenere, forse, un provvedimento disciplinare. L’esercizio del potere è affare delicato, serissimo, investe la vita con un carico di responsabilità e di tensioni inferiore solo alla poggia di euro che, allo stesso tempo, porta con sé. In assenza, quindi, dei reati di cui sopra avrebbe senz’altro fatto miglior figura il consigliere regionale Salvatore Ciocca a rispettare le opinioni ed giudizi della Petescia, di Minicozzi, Di Bello e Mignogna; seppur

“Scuola, la riforma distrugge il sistema” Anche il senatore Ruta pronto a dare battaglia

piano triennale con il rinvio del concorso. Pertanto la mobilitazione continua e il 5 giugno si svolgeranno fiaccolate in tutta Italia. È anche confermato lo sciopero degli scrutini con le modalità decise dalle organizzazioni sindacali unitariamente e nel rispetto della legge. Intanto, sulla questione è intervenuto anche il senatore, Roberto Ruta. “La scuola - ha detto l’esponente del centrosinistra - non ha bisogno di autoritarismo, ma di autorevolezza, in quanto svolge nella società un ruolo fondamentale per l’educazione dei

giovani, affiancandosi molto spesso allo stesso ruolo che ha la famiglia”. Sull’altissima affluenza dei lavoratori della scuola allo scorso sciopero generale, il parlamentare molisano ha poi precisato: “Una dimostrazione che la scuola non tollera un uomo solo al comando, ma ciò che si deve proporre è una riforma che esalta unicamente la cultura e la competenza”. Gli emendamenti di Ruta prevedono un ridimensionamento dei poteri del dirigente scolastico con la proposta di abrogazione del diritto di nomina dei docenti; la proposta di innalzare l’obbligo scolastico a 18 anni e l’inserimento delle materie economiche e giuridiche nei piani di studio. Tra le modifiche anche il limite massimo di alunni per classe, ridotto a 23 per ognuna. Sulle nuove assunzioni, Ruta propone un piano pluriennale, che garantirebbe ai cinquantamila precari la certezza di trovare stabilità nell’arco di pochi anni, senza ledere i diritti dei docenti già assunti a tempo indeterminato.

ruvidi e scorticanti. Seppur privi di quella prona ossequiosità cui probabilmente gli uomini e le donne di potere sono fin troppo abituati. Fin troppo arrogante appare la classe politica per permettersi il lusso di piagnucolare come un bimbo cui il pallone è stato portato via, con durezza ma senza fallo, durante una partita da cortile, di quelle che non si giocano più. Sbattendo i piedi, chiamando la mamma. L’esercizio del potere necessità di spalle larghe e stomaco di ferro (per non parlare della testa e del cuore). Tutto ciò che non è contrario alla legge va sopportato se non, addirittura, compreso. Tutto ciò che non è contrario alla legge dovrebbe essere lasciato all’esercizio del libero giudizio e dell’intelligenza critica. Tutto ciò che non è contrario alla legge profuma di libertà.

la nota

La Regione non dà i soldi all’Unimol ma plaude alla qualità dell’Ateneo Lungi, per la Regione Molise, dal concedere fondi per la ricerca all’Università del Molise, tanto da costringere quanti hanno il dottorato di ricerca all’Unimol di chiedere riparo presso qualche università telematica per sbarcare il lunario, ma pronta a plaudire per l’incarico di consulente del Presidente della Repubblica per le questioni di carattere sociale assegnato alla professoressa Luisa Corazza, docente di diritto del lavoro presso il Dipartimento giuridico dell’Università degli studi del Molise e delegata del rettore al mercato del lavoro. “Lustro e vanto anche per il Molise”, è stato scritto. Poi, però, nei fatti nessun fondo per la ricerca stanziato per l’Unimol. Scusate, ma se è un vanto, se c’è la dimostrazione tangibile della validità della didattica suffragata dai fatti perchè, allora, questo atteggiamento sconcio e immorale nei confronti dell’Ateneo molisano? Perchè, diversamente da altre Regioni italiane, un ostracismo manifesto rispetto a tale importante e vitale istituzione scolastica? E’ così che si intende far crescere il Molise?


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30 maggio 2015

I consiglieri regionali del centrodestra intervengono sulla riforma della Giunta

“Protezione civile, un disastro”

CAMPOBASSO. “Con l’ultima legge finanziaria il Governo regionale ha portato a termine quel progressivo processo di smantellamento dell’Agenzia regionale di Protezione Civile, come più volte riportato dagli organi di comunicazione, contrassegnato dalla cosiddetta “rivoluzione di metodi, costi e servizi più efficaci”. A parlare i consiglieri di centrodestra i quali hanno presentato un ordine del giorno al presidente della giunta per “individuare le soluzioni adeguate a salvaguardare la condizione degli 84 precari della Protezione Civile rimasti senza contratto, dando attuazione all’impegno assunto e per definire già da ora le linee di intervento da attuare per tutelare la situazione lavorativa degli operatori della Protezione Civile che vedranno scadere il loro contratto il prossimo 30 giugno 2015”. “Una struttura che nel corso degli anni – continua la nota stampa a firma dei consiglieri Fusco Perrella, Iorio, Sabusco, Micone e Cavaliere – grazie all’impegno e alla professionalità del personale, è stata considerata un fiore all’occhiello del nostro sistema regionale, ricevendo anche importanti riconoscimenti dalla Protezione Civile Nazionale.

Di Massimo Dalla Torre Ha riscosso notevole interesse e il plauso unanime dei numerosissimi presenti l’iniziativa congiunta della Regione Molise e l’Emilia Romagna presentata in seno al Forum della PA edizione 2015. Iniziativa che, in coerenza con la strategia Europa 2020, da alcuni anni promuove azioni finalizzate al potenziamento e alla qualificazione del sistema d’istruzione attraverso lo sviluppo delle tecnologie informatiche nei processi d’insegnamento e apprendimento, utilizzando vantaggi che una società digitale può comportare per il territorio il cui fulcro sono i percorsi didattici. Il tutto in considerazione che negli ultimi tre anni sono stati avviati alcuni importanti progetti i cui artefici sono stati i bambini della Scuola Elementare del II circolo di Campobasso impegnati in percorsi di E learning ed E lab con il coinvolgimento attivo e fattivo della Regione Emilia Romagna che ha for-

Un patrimonio residuo delle attività del passato, quello stesso passato da cancellare nelle linee del sistema della discontinuità. Davvero non riusciamo a capire i vantaggi di tutto questo. Il Governo regionale ha fatto la sua scelta, riportare la Protezione civile sotto il controllo della Regione e istituire l’Agenzia regionale per la ricostruzione post sisma come ente strumentale a carattere temporaneo, con una dotazione finanziaria di € 150.000, una nuova norma che “usa il linguaggio del rigore, della trasparenza, della certezza dei fondi di-

sponibili”, una lezione di buona prassi da parte di questa maggioranza, peccato apprenderla solo ora! In attesa di verificarne la ricaduta, a dir loro positiva sul sistema e sulla Regione, oggi la nostra attenzione è concentrata soprattutto sul destino di quei contrattisti che hanno vinto il concorso e quindi hanno pieno titolo di contribuire con la loro professionalità al nuovo sistema costituitosi. Dallo scorso 31 marzo 2015, 84 contrattisti hanno visto scadere il loro rapporto di lavoro e sono in attesa di risposte, nonostante l’impegno del

Presidente della Regione di “definire insieme un percorso per i precari la cui posizione, a contratto scaduto, non prevede forme di accompagnamento”. Quale la soluzione? E per gli altri che vedranno scadere il contratto il prossimo 30 giugno 2015 si sta provvedendo per tempo a trovare una soluzione che permetta di garantirne la condizione lavorativa? Per queste ragioni con l’ordine del giorno presentato, Presidente Frattura, le chiediamo di impegnarsi per individuare un percorso idoneo a tutelare e recuperare sia gli 84 contrat-

tisti al momento senza contratto, che sono in attesa anche della sentenza del TAR sul ricorso da loro presentato, sia gli altri che vedranno scadere il contratto a fine giugno e che attendono di conoscere il proprio futuro lavorativo. Verrà rispettato quando disposto dall’art. 16 della L.R. n. 8/2015, ossia che la nuova Agenzia potrà contare su queste professionalità fino alla scadenza del contratto, senza al momento rassicurazioni sull’immediato futuro? Ricordiamo anche che la Giunta, su proposta del direttore dell’Agenzia, dovrà determinare la dotazione organica della costituenda agenzia; si sta già facendo questa verifica delle necessità occupazionali? Si sta valutando la necessità di mantenere in organico questo personale già formato e che nel corso degli ultimi anni ha potuto crearsi un adeguato bagaglio professionale? Si sta ponendo la dovuta attenzione anche al territorio, da troppo tempo impelagato in quell’opera di ricostruzione che tarda ad essere portata avanti, nonostante i mezzi e i strumenti a disposizione. Tanti interrogativi, Presidente, ai quali speriamo venga data una risposta”.

Regione Molise e Regione Emilia Romagna segnano un inning al Forum della PA temente abbracciato il percorso proposto dalla ventesima regione dello stivale, tant’è che a metà luglio è prevista la firma di un protocollo d’intesa tra le due regioni. Firma che rafforzerà l’intento del percorso. Il quale, è caratterizzato tra l’altro, da temi altamente costruttivi che spaziano dalla Costituzione Italiana “Di sana e robusta Costituzione”, alla prevenzione del rischio sismico “La terra trema - Il Molise e l’Emilia Romagna no” e “L’IVRE – ebbri di lettura”, coordinati dall’Avv. Alberta De Lisio, Direttore dell’Assessorato al Lavoro, Welfare, Istruzione, Formazione Università e Ricerca della Regione Molise, che con tenacia e professionalità ha implementato una sperimentazione anche in altre scuole e classi 2.0; Ecco il perché della par-

L’iniziativa congiunta ha trovato unanimi riscontri tra i partecipanti tecipazione attiva della regione Felsinea grazie all’interesse manifestato, tradotto in azioni concrete, dall’assessore Patrizio Bianchi presente nel parterre romano dei relatori. Obiettivo dell’iniziativa: il superamento della divergenza esistente tra il linguaggio didattico e quello della società digitale, di cui i ragazzi sono protagonisti nella convinzione dell’importanza non solo didattica, ma soprattutto umana, che rende interattivo il rapporto tra insegnanti, genitori e bambini. Rapporti che, in questo momento particolar-

mente delicato che la scuola italiana vive, sviluppano e consolidano le competenze digitali ampiamente conseguite grazie all’incremento e la ricaduta nelle diverse aree disciplinari. Sulla base di tutto ciò si è sviluppata una sinapsi attiva favorita non solo dall’interazione on line al di fuori delle ore di presenza a scuola sotto forma di piattaforma di e-learning (Moodle), ma soprattutto quella in aula tramite l’utilizzo di tablet, lim, video camera, il Digital storytelling come strumenti di gemellaggio e di lavoro intergenerazionale. A dare forza alle iniziative le modalità di valutazione di tipo qualitativo tramite un diario on line che vede la partecipazione attiva delle insegnanti e degli allievi. Azione che prevede, la raccolta, la selezione e l’analisi dei

prodotti realizzati (e-portfolio). Ruolo preponderante la modifica dell’ambiente di lavoro che ha utilizzato non solo la piattaforma tramite strumenti informatici dell’ultima generazione in dotazione a ciascun alunno, ma soprattutto l’uso trasversale delle competenze digitali. Strumenti necessari ad incrementare e supportare altre competenze quali quelle testuali, linguistiche e relazionali. Il che è servito a confrontare le esperienze e a illustrare le best practices regionali a dimostrazione che la scuola, quella con la “S” maiuscola deve essere globale senza barriere mentali o materiale, altrimenti le basi su cui si impernia vengono meno e questo per chi ha scelto di formare la classe del domani non è certamente positivo.


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5 30 maggio 2015

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Concessi in comodato d’uso da parte dell’università per 9.938 euro all’anno

L’Esu si sposta all’università nei locali ubicati al piano terra del III Edificio Polifunzionale di Via De Sanctis

L’Ente per il diritto allo studio (Esu) cambia ufficialmente sede. Da Via Zurlo 2/A passa ai locali dell’università del Molise siti al piano terra del III Edificio Polifunzionale di Via De Sanctis. L’accordo tra la Regione Molise, l’Esu e l’università è stato pienamente condiviso dalla rappresentanza studentesca. La Regione ha bisogno di dimostrare di essere capace di contenere le spese di gestione: in questo caso il fitto per i locali di Via Zurlo; l’università ha trovato logico e razionale portare al proprio interno l’Ente che si occupa del diritto allo studio e fornisce un servizio essenziale d’assistenza agli studenti universitari; identica la posizione dell’Esu che a sua volta si ritiene avvantaggiato di poter operare a stretto contatto di gomito con la propria utenza. D’accordo anche gli studenti che si evitano di venire al centro città. Insomma, la decisione è andata bene a tutti. Quando alla base delle scelte c’è la logica, questo succede. Il Consiglio di amministrazione dell’università il via libera l’ha dato nella seduta del 20 marzo

di sergio genovese Più o meno ha la mia stessa età, lo “ Squalo” della Citroen, in questi giorni, compie sessant’anni. Che spettacolo e che ricordi. Possederla per noi giovani era impossibile, ci dovevamo accontentare delle cinquecento comprate di quarta mano, che erano già un lusso. Ma che fascino per quella macchina francese che riverberava il suo lignaggio pure ai suoi manovratori. Bei tempi quei tempi. Campobasso si gloriava della sua aria, dei teatri Ariston e Savoia, del cinema Modernissimo e del cinema Odeon. Sentiva gli aromi dei ragù della domenica, dei dolci del pasticciere Fuso di Lupacchioli, dei dopo barba del prof. Colagiovanni e dei profumi delle belle mogli che svettavano in piazza nei giorni di

2015, autorizzando la concessione in comodato d’uso, in favore della Regione Molise, dei locali di proprietà dell’Ateneo ubicati al piano terra del III Edificio Polifunzionale, Via De Sanctis a Campobasso, da destinare a sede dell’Ente per il Diritto allo Studio Universitario del Molise. Contestualmente il Consiglio ha approvato la bozza di contratto di co-

modato d’uso della durata di due anni, con possibilità di rinnovo, dietro la corresponsione del rimborso forfettario annuo dei costi per le utenze (luce e riscaldamento) e servizi (di pulizia) di 9.938 euro. Sulla disponibilità dell’università, presso l’Assessorato alle politiche sociali, si sono avuti diversi incontri con le rappresentanze studentesche, fina-

lizzati ad individuare azioni miranti al raggiungimento di efficacia, efficienza ed economicità nell’organizzazione dell’Esu con l’intento di rendere l’Ente maggiormente fruibile agli studenti universitari anche a coloro affetti da disabilità. A tal fine sono state avviate le procedure per la concessione in comodato d’uso dei locali di proprietà dell’Ateneo che, come abbiamo accennato, permette all’Esu un risparmio dei costi di locazione, garantisce l’accesso ai locali anche agli studenti con disabilità e, al tempo stesso, favorisce il rapporto diretto con gli universitari in ragione delle loro esigenze. La Regione Molise ha chiuso il cerchio il 19 maggio scorso approvando lo schema di contratto di comodato d’uso, esprimendo parere favorevole

all’avvio delle procedure per il trasferimento della sede dell’Esu dai locali di Via Zurlo 2/A ai locali di Via De Sanctis e, soprattutto alla rescissione del contratto di locazione attualmente in essere. Il direttore generale della Regione Molise, Mauro Pasquale Di Mirco, è stato incaricato di sottoscrivere il contratto di comodato d’uso dei locali da destinare a sede Esu con l’università degli Studi del Molise, e il direttore dell’Ente per il diritto allo studio universitario di ottemperare a tutti i necessari e consequenziali provvedimenti. La quantificazione del risparmio tra l’importo annuo del fitto dei locali di Via Zurlo e i 9.938 euro per il comodato d’uso non lo passiamo quantificare perché nella determinazione dirigenziale del direttore del Servizio innovazione e ricerca e università, Alessandro Altopiedi, non vengono forniti gli elementi necessari. Che si risparmi, bisogna fidarsi della parola.

I sessanta anni dello squalo e i forni crematori festa. Il Vecchio Romagnoli faceva il resto: Scasserra , Persich e Ruzzi contendevano a Don Armando Di Fabio e a Don Pasquale Pizzardi il ruolo di protagonisti della domenica. Senza dubbio un bel quadretto di ricordi di una città più sana e più coesa. In questa malinconica panoramica si destreggiavano gli squali. I possessori erano persone con il conto in banca fosforescente che non facevano nulla per non dare sfogo al proprio ego quando, dal basso verso l’alto, conquistavano la scena fingendo nonchalance nell’ azione della mano destra sul cambio attaccato al manubrio. Quella Campobasso degli squali, delle seicento e delle cinquecento, si batteva per la istituzione della Università, del completamento della Bifernina e per la costruzione di una Piscina visto che in giro non

ne esistevano. Più in basso si occupava di proteggere il marchio di città giardino, di avere tangenziali di uscita e marciapiedi larghi e puliti. Oggi il Consiglio Comunale di Cam-

pobasso pur nella consapevolezza che ci sono tante altre priorità, impegna il tempo, le telecamere e i taccuini, meglio ancora i tablet , per discutere della possibilità o meno di

incenerire i propri defunti. Sull’argomento addirittura l’assise si è divisa e si sono costituite correnti di pensiero pro e contro. Mi sembra un po’ troppo. Proprio a chi non perde l’occasione per far parte di tutti i Comitati salva ambiente, continuo a chiedere perché si omettono dalle varie denuncie i rischi gravissimi che insistono nelle nostre case per l’uso dei cellulari e di accessori vari ? Appartengono ad un girone che non fa testo anzi che non fa audience? Nel frattempo mi godo, assieme a tanti altri, i sessant’anni dello squalo e il ricordo di tutti i viaggi fatti con Fernando Paparella quando con il suo “ferro da stiro”, sognando di diventare calciatori, si scivolava, comodi, sulla bifernina che ci aveva finalmente affrancato dalla vecchia statale 87.


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Campobasso

30 maggio 2015

Urbanistica, sempre più confusione Ieri è saltata anche la seduta del Consiglio comunale. Cretella: “Siamo alle ripicche politiche” Campobasso. Saltata la seduta monotematica sull’Urbanistica del consiglio comunale di Campobasso, per volontà della maggioranza che, appellandosi ad una pregiudiziale di natura formale, ha eccepito sulla competenza del consiglio a trattare sulla delicata questione all’Ordine del Giorno. La richiesta della seduta monotematica era stata avanzata dalle opposizioni, anche a seguito dell’approvazione delle modifiche alla legge 30 Regionale (nuovo piano casa) che lascia ai comuni ampi spazi di manovra per rivedere gli assetti urbani; in particolare, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della predetta legge, i comuni dovranno obbligatoriamente approvare la disciplina per il recupero urbanistico e la perimetrazione delle aree; incombenza non ancora esple-

tata, né calendarizzata dall’amministrazione, con il conseguente rischio di commissariamento, così come previsto dalla stessa legge in caso di inadempienza. Il cavillo evidenziato ha davvero

dell’incredibile, trattandosi solo di un refuso: una lettera C anziché A (Norme tecniche per le Costruzioni, anziché Norme Tecniche Attuative) che ha mandato a monte l’intero consiglio.

“Ovviamente - sostiene il consigliere comunale di Cinque Stelle, Simone Cretella - secondo il sempre valido principio dell’autodeterminazione dell’assise, l’errore era facilmente superabile e, se la maggioranza lo avesse voluto, lo si sarebbe potuto sanare anche nei giorni precedenti; si è preferito invece la contrapposizione politica e del gioco dei ruoli, andando in aula per far saltare i lavori (una ripicca politica per la seduta di bilancio saltata la settimana scorsa per mancanza numero legale ???) anziché superare il puntiglio formale e procedere con i lavori, così come ben evidenziato dallo stesso Presidente del Consiglio che si è opposto all’accoglimento della pregiudiziale. L’accoglimento dei diversi Ordini Del Giorno approntati dalle opposizioni, avrebbero invece alimentato

un dibattito tanto costruttivo quanto utile per affrontare un tema, quello della pianificazione urbanistica, che evidentemente rappresenta un nervo scoperto per la maggioranza, per l’assessore Chierchia e per il presidente della commissione Massarella, che in questo modo hanno deciso di non decidere, procrastinando la trattazione con tempi assolutamente incerti, stante anche l’empasse in cui il Consiglio è entrato per via della combattuta rimodulazione delle commissioni consiliari rispetto alle quali la maggioranza ha già abbondantemente sforato i termini per designare le nuove componenze, segnale evidente dei malumori che oramai albergano in maniera stabile nella variopinta coalizione di centrodestrasinistra che sostiene, senza troppa convinzione, il sindaco Battista”.

Dopo il silenzio della politica, sull’Ariston la riqualificazione Famiglia De Benedittis Negli ultimi giorni sono circolate informazioni di ogni genere circa le sorti dell’immobile che ospitava il cinema teatro Ariston; informazioni ben lontane dalla verità dei fatti, che ci feriscono a livello personale, per la nostra storia familiare e per tutto quello che la famiglia De Benedittis, per circa 60 anni, con i propri sacrifici e senza alcun tipo di sovvenzione pubblica, né aiuto politico, amministrativo o di altra natura, ha fatto per la città di Campobasso e per il Molise, con la propria attività d’ impresa. Chiudere l’Ariston è stata una scelta dettata da esigenze familiari, dalla crisi del settore cinematografico e dal mutato contesto socio-economico. Sin dal 2005, l’immobile di nostra proprietà è stato posto in vendita ed abbiamo chiesto sostegno a tutti gli enti locali e a tutti i politici che all’epoca si sono succeduti al governo comunale, provinciale e regionale, con la convinzione

che il soggetto pubblico potesse farne buon uso. Per anni, a parte promesse e manifestazioni di interesse portate avanti quasi esclusivamente a mezzo stampa – come leggiamo anche oggi sui giornali- nulla si è concretizzato. Oggi, al contrario, esiste un privato realmente interessato all’acquisto della struttura, non per creare ecomostri, o imponenti centri commerciali, come leggiamo da piu’parti, bensì per attuare un processo di riqualificazione urbana e rivitalizzazione economica della zona, attraverso un progetto pienamente rispondente alle norme urbanistiche ed alle leggi attualmente esistenti. A quella parte della città che ora ospita una struttura fatiscente e potenzialmente pericolosa per la pubblica incolumità si regalerà un luogo che sarà anche, con la sua piazzeta ed il suo verde attrezzato, punto d’incontro e di aggregazione. La valutazione

della nostra famiglia si è orientata verso un progetto che facesse ricordare il buon nome del vecchio Cinema Teatro Ariston, non certo verso la costruzione di grattacieli di 10 piani, o di mostruosi centri commerciali. Piuttosto è lo stato attuale dell’immobile, ormai usurato dal tempo che, nostro malgrado, deturpa la zona ed è potenzialmente pericoloso per la cittadinanza. Ciò che si ha in mente dell’ Ariston è un lontano ricordo poiché la struttura ha subito, anche internamente, diversi danni dovuti all’impietoso trascorrere del tempo. Non si comprende davvero perché ci sia questo accanimento sulla”questione Ariston”; non vi sono motivi, né fondate questioni di opportunità, né leggi che possano giustificare queste limitazioni alla libertà di disporre di un proprio bene. Riteniamo che non sia giusto, né possibile tentare di riparare adesso, solo sulla nostra

pelle, agli errori politici commessi nel passato, senza porre mai l’accento su tutti i posti di lavoro che il progetto di riqualificazione urbana creerà e sulle opportunità anche per l’indotto dei servizi ( forniture, ristorazione, ecc.ecc.). Riteniamo, inoltre, nostro malgrado che gli Enti locali non abbiano oggi la concreta possibilità-non la volontà-tra spending review e leggi di stabilità, di investire risorse economiche per l’acquisizione della struttura, che andrebbe innanzitutto portata a norma, prima di essere aperta al pubblico, con ulteriore aggravio di spese a carico della collettività. Alla nostra Campobasso chiediamo di smetterla con la disinformazione, con le polemiche fini a se stesse e con le cattive insinuazioni e di provare a credere, una volta tanto, che dietro ad un progetto di reale riqualificazione del territorio, non ci sia sempre e comunque del marcio“.

Festa della Repubblica, le onorificenze La cerimonia si avrà martedì mattina in Prefettura a Campobasso Campobasso. Consegna delle medaglie d’onore nella giornata della festa della Repubblica: la cerimonia si svolgerà martedì alle 9.30

nel palazzo della Prefettura e vedrà il Prefetto Francesco Paolo Di Menna consegnare a sei molisani i riconoscimenti concessi dal presidente

della Repubblica a cittadini, militari e civili, deportati o internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra, e ai fami-

liari dei deceduti. Saranno premiati come le medaglie Raffaele Mariano di Trivento, Enzo Carnevale residente a San Bendetto Ullano (Cs),

Michelino Gioia di Larino, Vittorino Scarano di Trivento, Mario Veronelli di Montecalvo Irpino (Av), e Raffaele Vincelli di Casacalenda.


Campobasso

7 30 maggio 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Idee programmatiche purtroppo tardano ad affacciarsi sullo scenario politico e amministrativo in modo organico

Campobasso orfana di strumenti di programmazione

Mancano la sede regionale, un Piano per lo sviluppo urbano ed edilizio, un Piano dei trasporti, un Piano commerciale, un Piano paesaggistico, un Piano di sviluppo territoriale e… Ci ripetiamo: Campobasso non è Milano, né Roma o Napoli, né altre megalopoli italiane. E’ una modesta entità urbana e demografica, ma questa sua condizione di città di provincia non le vieta di guardare ad un futuro prossimo venturo un più stimolante, più vivace, più dinamico. Ha bisogno, è vero, di strutture adeguate che la liberino dal groviglio edilizio, dalla difficoltà di muoversi dei cittadini (a piedi e in macchina), di servizi efficienti. Gli mancano la sede regionale unica, un Piano per lo sviluppo urbano ed edilizio, un Piano dei trasporti, un Piano commerciale, un Piano paesaggistico, un Piano di sviluppo territoriale. Città orfana di strumenti di programmazione. Città cresciuta in condizione di sistematica autarchia e di speculazione.

Che ci sia qualcuno che la voglia diversa, organica, razionale, ordinata non c’è da meravigliarsi. Difatti, non ci siamo meravigliati all’annuncio dell’assessore all’urbanistica Bibiana Chierchia che avrebbe traguardato l’obiettivo di Campobasso “Città europea”. Coraggiosa oltre ogni dire e oltre ogni limite la Chierchia, dovendo partire da un contesto urbano privo di un modello di sviluppo, senza una destinazione socio-economica chiara e definita. Forzare questo contesto è impresa difficile, ma il tentativo va fatto, cominciando dalla ricerca delle risorse finanziarie per correggere le distorsioni più evidenti, quantomeno per tamponare il degrado estetico che più di ogni altra deficienza si mostra in tutta la sua intrinseca volgarità. Idee

programmatiche purtroppo tardano ad affacciarsi sullo scenario politico e amministrativo in modo organico. Idee spontanee, estemporanee, ma non per questo meno valide, invece non difettano. Sono il segnale che non tutti i cervelli degli ospiti temporanei di Palazzo san Giorgio (alias gli amministratori comunali) sono spenti. Sia in un recente passato che nel presente, il consigliere Michele Ambrosio s’è rivelato un cespite intellettivo di proposte, autore di suggerimenti e iniziative che hanno toccato nella loro varietà la toponomastica (ch’è indice di ordine ed organizzazione urbana); l’assistenza sociale (la social card); il recupero e la valorizzazione della scultura L’Albero della Vita, opera del Maestro Gino Marotta, campobassano, esponente del-

l’avanguardia italiana del Novecento, da qualche anno scomparso, ponendoli come segni e segnali di un miglioramento estetico per sollevarla dal reato d’abbandono; la riduzione del numero e del costo delle commissioni consiliari, che può essere considerato un primo elemento di spending review, e l’introduzione dell’eco pass, zone a traffico limitato, e della congestion charge: interventi multipli per stabilire uno standard di qualità della vita in cui siano assicurati tra l’altro la mobilità, il contenimento dell’inquinamento dell’aria, e una drastica riduzione dell’impatto ambientale. Certo, queste proposte non hanno la portata di un Piano strutturale, ma hanno sicuramente il fine di stimolare, provocare, spingere a fare. Aggiustamenti, correzioni, interazioni,

integrazioni giusto per saggiare il grado di sensibilità dei colleghi, della giunta e del primo cittadino. Prendiamo l’idea di introdurre un sistema di controllo del traffico. Garantirebbe un gettito finanziario alle casse comunali stimato intorno ai quattro milioni di euro l’anno (al lordo delle spese di gestione), e consentirebbe una serie di interventi quali il rifacimento del manto stradale e dei marciapiedi, la riqualificazione del verde urbano, degli spazi pedonali e, roba da non trascurare, anche una boccata d’ossigeno all’occupazione (sebbene temporanea e precaria). A quanto è dato di vendere, siamo alla promessa della città europea, senza Piani e poche idee. Da mettere in cantiere. Almeno quelle. Dardo

Lettera aperta

Scuole, le disattenzioni del Comune di Giovanna Pizzuto*

Martedì pomeriggio ho assistito ad un incontro, tenutosi presso la scuola elementare di via Crispi, tra il Sindaco di Campobasso, gli assessori ai LL.PP e alla Cultura, la Dirigente scolastica della scuola elementare e materna di Via Crispi e una rappresentanza di genitori. L’incontro, organizzato dal Comitato genitori, era finalizzato ad avere risposte dall’Amministrazione sul futuro degli edifici (com’è noto la scuola comprende più plessi) e, soprattutto, una risposta concreta su quale sarebbe stato il futuro della stessa scuola alla stregua del nuovo piano di dimensionamento scolastico e nell’ambito di una programmazione generale che, sembra, stia interessando l’intero territorio comunale. L’attenzione e la partecipazione dei genitori (non tantissimi ma una buona rappresentanza) è stata molto alta….ho avvertito, forse per la prima volta, la loro grande preoccupazione nel “non conoscere” lo stato della scuola, e nel “non sapere” se essa sarebbe stata interessata da futuri interventi. Il Sindaco dopo aver sottolineato la “grande e importante rilevanza” che attribuisce alla scuola al di là dell’offerta formativa, ha illustrato in linee generali la programmazione a breve e medio termine, informando sulla costruzione delle due nuove scuole materne già in corso d’esecuzione, sul grosso intervento finalizzato alla riapertura della Kennedy, sulla nuova scuola di Mascione e su qualche intervento per le scuole del CEP. Su via Crispi per il momento niente!!!! Eppure solo un anno fa, quando il Presidente

Renzi scrisse ai Sindaci per sapere quali scuole necessitavano di interventi, stabilendo delle priorità ,la scuola di via Crispi era al primo posto in graduatoria. Alle continue e numerose domande sul perché di questo “giro di boa”, l’Assessore ai Lavori Pubblici ha risposto chiaramente che si tratta di scelte politiche. Ho assistito a tutto l’incontro conclusosi, anzi interrotto, alle ore 17:00 perché sia il Sindaco che i due assessori avevano impegni improcrastinabili….(nonostante avessero appena detto che la scuola ha una notevole rilevanza). C’è poco da commentare sull’esito di tutta la riunione che non ha affatto rassicurato i genitori, anzi più decisi che mai, si interrogavano sui rischi che quotidianamente corrono i propri figli. Cittadinanzattiva si occupa di edilizia scolastica ormai da molti anni e ogni anno presenta un rapporto annuale sullo stato delle scuole, che puntualmente rileva la mancanza di interventi considerevoli e frutto di un’assenza di programmazione. Nell’occasione è stato ricordato agli Amministratori presenti che gli Enti locali sono tenuti ad aggiornare i dati relativi agli edifici oggetto di interventi di edilizia scolastica finanziati dalla Regione Molise per poter accedere ai finanziamenti, dati che devono tener conto degli elementi delle anagrafiche di edilizia scolastica e degli studi tecnici (cosi detti di primo e secondo livello) commissionati dalle varie amministrazioni (con onerosi

costi a carico della collettività), il tutto proprio per effettuare le corrette scelte politiche. La giornata di Martedì è stata invece la conferma di come le Amministrazioni agiscono senza tenere nella giusta considerazione il bene degli alunni, infatti non si può considerare tale un’Amministrazione che dichiara di: voler fare interventi, senza alcuna valutazione oggettiva, in assenza di un’anagrafe sulla popolazione scolastica integrata da un’anagrafe dell’edilizia scolastica; voler operare senza capire bene quali sono i reali fabbisogni della scuola di oggi; voler a tutti i costi mantenere la scuola del quartiere, o meglio di qualche quartiere; voler a tutti i costi costruire una scuola in campagna senza capire se ci saranno realmente gli alunni che la occuperanno; voler mantenere un equilibrio (senza specificare di quale equilibrio si parli) . Una Amministrazione che è contraria ai poli scolastici, l’unica soluzione per la gestione futura del sistema educativo dalle scuole dall’infanzia alle medie inferiori, per ogni comune di media grandezza – e i poli scolastici intercomunali per i comuni sotto i 3000 abitanti… –, alla luce del patrimonio di edilizia scolastica disponibile, delle norme di sicurezza, del costo delle manutenzioni urgenti e anche della nuova distribuzione della popolazione in età scolare è un’Amministrazione che non guarda avanti verso il miglioramento delle infrastrutture sociali del proprio territorio e non fa sicuramente crescere la città.

Non si comprende come non si voglia accettare un modello di scuola moderna, in grado di accogliere i bambini almeno dalle elementari alle medie, che sia fornita di tutte le strutture necessarie, dalle palestre – solo una bassa percentuale delle strutture attuali ne è dotato – alle biblioteche, dalle sale conferenze alle aule adeguate, dai giardini ai laboratori, che non abbia barriere architettoniche e che sia autosufficiente sotto il profilo energetico. Se si attribuisce alla scuola grande valenza , ci si deve convincere che la scuola deve essere anche un luogo dove promuovere la socialità e mostrare davvero che le buone pratiche possono essere messe in atto. L’Amministrazione non ha voluto e non è stata in grado di argomentare alcun aspetto prospettato dai genitori, che si sono sentiti rammaricati per aver perso l’occasione di un confronto costruttivo, serio e duraturo rivolto a progettare assieme quello che dovrebbe essere il futuro patrimonio edilizio scolastico della città. Non vogliamo pagare le conseguenze di scelte dettate solo da esigenze di visibilità politiche . Cittadinanzattiva dissente da questo voler fare “politica” sulla pelle degli alunni. La scuola va difesa e i ragazzi devono studiare in tutta sicurezza, dalla presa volante in classe che va immediatamente sistemata, alla solidità di tutta la struttura. *Segretario regionale del Molise Cittadinanzattiva Onlus



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Isernia

30 maggio 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Adesso basta, la città merita rispetto e dignità. di Eugenio Kniahynicki Doveva essere votato giovedì, ma le pesanti assenze dei consiglieri di maggioranza hanno costretto il Presidente Capone a dichiarare sciolta la seduta per mancanza del numero legale, così l’approvazione del Rendiconto 2014 arriverà in aula solo il 4 giugno. Nonostante le rassicurazioni del Sindaco, pesano come un macigno le assenze dello scorso consiglio comunale, perché a mancare era la componente PD al consiglio in quasi la sua totalità, in particolare le assenze di Bontempo (capogruppo) e Monaco (Presidente della Commissione Bilancio), lasciano pochi spazi ad interpretazioni, è una pesante bocciatura per la sempre più claudicante amministrazione comunale, anche perché i nuovi obblighi derivanti dal Decreto legislativo n.

126 del 2014, che ha modificato il decreto legislativo n. 118 del 2011, impongono il riaccertamento straordinario dei residui da effettuare con riferimento al primo gennaio 2015 e contestualmente all’approvazione del rendiconto 2014, pertanto il Consuntivo ha un valore differente, diventando di fatto una vera e propria verifica amministrativa, poiché si svelano aspetti importanti del bilancio comunale, portando a conoscenza di tutti quanti sono i crediti accertati ma che non saranno mai riscossi. Dunque la mancata approvazione del rendiconto nei termini di legge è suscettiva di produrre effetti molteplici e di diversa natura, siano essi diretti, indiretti e differiti, con ineludibile ripercussione sugli esercizi successivi, tali da ledere o mi-

nacciare la sana gestione finanziaria dell’Ente o gli equilibri di bilancio. È dunque legittimo pensare che le assenze rappresentino una presa di posizione netta contro il lavoro finora svolto dal centrosinistra. Va ricordato che il Testo Unico per gli Enti Locali sancisce che l’approvazione del Rendiconto deve essere deliberata dall’organo consiliare dell’Ente entro il 30 aprile dell’anno successivo, tenuto motivatamente conto della relazione dell’organo di revisione, ma la costante di questa amministrazione è quella di non rispettare mai le scadenze, arrivando sempre all’ultimo minuto o con colpevole ritardo, per questo motivo l’ente ha già ricevuto in data 11 aprile, la diffida prefettizia che intimava l’ap-

provazione del Bilancio entro il termine perentorio di 20 giorni dalla notifica della stessa diffida ai singoli consiglieri, ed è qui che a tendere la mano al Sindaco è una mancanza di alcuni consiglieri di maggioranza, infatti, nonostante sia regolamentato l’obbligo dei consiglieri ad acquistare una casella di Posta Elettronica Certificata, ben tre di loro non hanno adempiuto a tale obbligo e la notifica, inviata tramite raccomandata, è stata notificata agli interessati solo il 21 maggio, regalando pertanto a Brasiello un bonus di ben 10 giorni sull’approvazione del bilancio. Semplici coincidenze? La realtà dei fatti è che la seduta consiliare di giovedì ha evidenziato per l’ennesima volta le criticità e le

difficoltà del centrosinistra nel tenere unito un gruppo che vive sempre più alla giornata, d’altronde l’esempio lo ha, da sempre, dato il Sindaco, costantemente in prima fila nel fare promesse mai mantenute. Dopo l’ennesima figuraccia di Brasiello e della maggioranza al Comune di Isernia, forse sarebbe il caso, per il bene di tutti, di tornare a votare e dare ai cittadini la possibilità di eleggere un’amministrazione in grado di dare certezze e stabilità. Noi diciamo basta ai giochi di potere ed alle spartizioni di poltrone, che vedono sempre più sacrificato il bene di Isernia. *Consigliere Comunale Fratelli d’Italia

La Neuromed ristrutterà Palazzo Cimorelli A Venafro il simbolo dell’unità d’Italia in Molise tornerà agli antichi splendori VENAFRO. Sarà la cornice, unica nel suo genere, delle attività culturali e scientifiche che la Fondazione Neuromed promuove sul territorio e, allo stesso tempo, tornerà ad essere uno dei Palazzi storici aperti del Molise tra i più apprezzati in Italia. Palazzo Cimorelli di Venafro è stato rilevato dalla Fondazione Neuromed e, dopo approfonditi lavori di restauro, sarà riportato al vecchio splendore. Dopo un lungo periodo di chiusura il Palazzo di proprietà della famiglia Andreucci verrà riaperto e reso fruibile al pubblico. Cittadini, turisti, studenti o semplici curiosi potranno visitare le stanze in cui soggiornò re Vittorio Emanuele II di Savoia, il 24 e 25 ottobre 1860, prima di recarsi a Teano ad incontrare Giuseppe Garibaldi. Il Sovrano proveniva da Isernia dove giunse il 23 ottobre, prendendo così il giorno dopo alloggio a Palazzo Cimorelli, ospite di Nicola Cimorelli e di sua moglie Giulia dei Marchesi Parisi di Rignano.

Simbolo nostrano dell’Unità d’Italia, dunque, Palazzo Cimorelli diventerà non solo la sede della Fondazione Neuromed ma, grazie alle iniziative di respiro nazionale previste, ridonerà il giusto lustro a tutto il centro storico di Venafro che verrà in questo modo rilanciato da un punto di vista storico, culturale e turistico. Alcuni dei locali di Palazzo Cimorelli saranno adibiti a residenza universitaria; tra i lavori di restauro da sottolineare la ricostruzione dell’appartamento reale, così come era in origine, e il rifacimento della biblioteca storica del Palazzo. Un investimento importante, dunque, che consentirà ai venafrani, ai molisani e a tutti coloro che arriveranno in città di fruire di una parte fondamentale del patrimonio storico e culturale della regione Molise, tappa obbligata del percorso turistico di tutti coloro che visiteranno la città di Venafro.

Pro loco, festa regionale

Oggi a Isernia la manifestazione per riorganizzare il sistema ISERNIA. Si svolgerà oggi a Isernia la seconda edizione della Festa Regionale UNPLI delle Pro Loco molisane. Dopo la prima edizione, organizzata nello splendido scenario del Palazzo Ducale

di Larino, quest’anno la location che ospiterà la kermesse sarà l’Auditorium “Unità d’Italia” di Isernia. Il Direttivo del Comitato Regionale dell’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia è al lavoro per

definire i dettagli di un ricco programma che prevede, a partire dalle ore 10.00, il convegno sul tema: “Pro Loco e Turismo nella Regione Molise – Risorse Locali e Sviluppo del Territorio”. La

festa sarà aperta con l’allestimento degli stand gastronomici e turistici curati dalle pro loco molisane che sarà possibile visitare per tutto il corso della giornata. Gran finale con gli eventi previsti

in serata. Sul palco la grande musica di Piero Ricci e – a seguire – lo spettacolo dei Vòria – World Ethnic Group con “MoLLisani – Lassa stà ‘u munne cumme ze trove”.


Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

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Termoli

30 maggio 2015

Gtm, si ingarbuglia la situazione I mezzi dovranno fermarsi per mancanza della copertura assicurativa TERMOLI. “Prendo atto della grande sensibilità nei nostri confronti dei signori dell’amministrazione comunale di Termoli e andiamo avanti. Noi ci batteremo fino alla fine proprio perché abbiamo ragione da vendere e senza stipendi non abbiamo nessuna intenzione di stare. Chi deve risolvere questa situazione non siamo certamente noi e siamo qua, a soffrire sotto al municipio. Grazie di tutto e a buon rendere, a buon rendere”. Una chiosa del rappresentante sindacale della Filt-Cgil Cristino Lepore, al culmine del presidio di protesta che è stato organizzato in piazza Sant’Antonio. Considerazioni condivise dal personale della Gtm iscritto alla organizzazione di settore cigiellina. Nulla di nuovo all’orizzonte, dunque e per la prossima settimana si profila una nuova manifestazione con bandiere sempre davanti al Comune. Intanto domenica il servizio di trasporto urbano potrebbe fermarsi, a causa del mancato rinnovo delle polizze assicurative di Rc dei mezzi

Ferrovie, si è già rotto l’ascensore Anni per poterlo mettere in funzione e ora è nuovamente fermo per una serie di guasti TERMOLI. Tanti, troppi anni per vederlo in funzione, dopo che sono dovute scendere in campo persino le associazioni che difendono il diritto dei disabili e delle persone anziane, pochi mesi per fermarlo.

Davvero una disdetta la gestione dell’ascensore nella stazione di Termoli, quello che collega il sottopasso di viale Trieste al tunnel dei binari. Osteggiata già la scelta di metterlo in marcia solo in taluni orari della giornata, da qualche

settimana abbondante è guasto. Né si vede la luce per farlo tornare a funzionare e la stagione estiva ormai è prossima, immaginiamo già i precedenti ponti e quello del 2 giugno, con le persone a trovare questa sgradita sorpresa.

Ma è tutta l’area del sottopasso troppo spesso preda del degrado. Le Ferrovie dello Stato e la ditta che ne cura la pulizia si sveglino! Non possiamo permettere che uno degli approdi della città sia ridotto così.

“Atlantide 2014-2015” Progetto rotaniano di archeologia subacquea per le scuole di ogni ordine e grado Mare mosso e tempestoso, vento forte, hanno impedito stamattina la navigazione e le immersioni, ma l’equipe “Atlantide” non si è arresa e ha continuato i lavori previsti. La Squadra Sommozzatori della Polizia di Stato e i Sommozzatori del Centro Nautico di La Spezia, coordinati dal Comandante Nicola Limone, sono stati accolti al loro arrivo a Termoli mercoledì sera presso l’Hotel Giorgione dall’avv. Michele Di Tommaso, Presidente del Rotary Club di Termoli, da Basilio Ciucci e dalla prof.ssa Rosalia Ruggiero. Il personale subacqueo, prima si è recato alla Marina di San Piestro, per procedere alle operazioni di varo e rimessaggio del gommone della polizia, qui ha incontrato il sig. Angelo Marinucci, sponsor del progetto rotariano “Atlantide 2014-2015”, che domani parteciperà alle operazioni previste e accompagnerà con la sua barca gli studenti. Espletate le varie formalità, c’è stato poi l’incontro con il dott. Domenico Guidotti, titolare della Guidotti Ships s.r.l., anche egli sponsor del progetto, per pianificare le operazioni nautiche e verificare le imbarcazioni da lui messe a disposizione e che domani dovranno solcare le onde alla volta dell’Aspro con a bordo gli studenti dell’Istituto Alberghiero, dei Licei Classico e Scientifico di Termoli, che saranno accompagnati dai loro docenti, dalle Presidi prof.ssa Maria Chimisso e Concetta Rita Niro. Il personale del Centro Nautico di La Spezia è munito di apparecchiature idonee alla tipologia del servizio e di

ROV di ultima generazione, che può scendere fino a 400 metri di profondità, dotato fronte retro di due telecamere, di braccio meccanico e capace di effettuare foto e riprese con immagini tridimensionali. Alle ore 9.30 partenza dal porto di Termoli per partecipare alla lezione di archeologia subacquea in diretta in zona “Aspro”, durante la quale gli studenti potranno vedere sugli schermi posti sull’imbarcazione le immagini

dei fondali trasmesse in superficie dal ROV e interagire con i subacquei della Polizia di Stato. Nel pomeriggio alle ore 17.30 presso la Sala Convegni dell’Istituto Alberghiero di Termoli si terrà la Conferenza di presentazione dei lavori conclusivi del progetto rotariano di archeologia subacquea “Atlantide 2014-2015”,

curata dalla prof.ssa Rosalia Laura Ruggiero, durante la quale interverranno gli studenti con i loro lavori e saranno proiettate le immagini inedite dei lavori subacquei. Gli ospiti potranno ammirare i due ceppi di ancore romane in piombo esposti nella sala convegni dell’Alberghiero, recuperati dal Nucleo Subacquei Carabinieri di Bari nelle precedenti edizioni del progetto “Atlantide” e affidati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise, fino a quando non si aprirà a Termoli il Museo del Mare, all’ I.P.S.S.A.R. e I.P.S.A.A. (Istituto Professionale di Stato per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera “Federico di Svevia”) di Termoli, nella persona del Dirigente Scolastico prof.ssa Maria Chimisso, che ha provveduto a farli esporre in una elegante teca di vetro, donata dalla famiglia Minnella in ricordo dalla loro figliola Filena, studentessa dell’Alberghiero, morta a 17 anni in un incidente stradale, avvenuto nello stesso giorno nel quale il secondo antico ceppo d’ancora, che porta oggi il suo nome, rinvenuto sui fondali marini al largo di Termoli, veniva recuperato il 23 giugno 2012. Continua dunque la ricerca subacquea per la localizzazione dell’antico porto frentano di Buca, citato da antiche fonti e documenti e comunque per esplorare i fondali ove sono stati ritrovati i due ceppi di ancore romane in piombo, nel tentativo di chiarire la loro presenza sui fondali del mare di Termoli.

Rosalia Laura Ruggiero Presidente Commissione “Atlantide”


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Termoli

30 maggio 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

I balneatori chiedono interventi certi

Incontro positivo tra gli addetti del settore e l’assessore Ferrazzano TERMOLI. Incontro fattivo ieri mattina tra l’assessore alle Attività Produttive del Comune di Termoli Vincenzo Ferrazzano e i gestori degli stabilimenti balneari di Rio Vivo. I balneatori hanno presentato una serie di richieste relative alla pulizia delle aree limitrofe alla spiaggia, la passeggiata che attraversa il litorale e la strada. L’assessore ha contattato i diversi operatori preposti alla pulizia e preso accordi per completare la pulizia delle aree indicate nel minor tempo possibile.

nuovi nella zona della rotonda che si trova all’estremità a sud del litorale di Rio Vivo. È stata richiesto anche un maggiore monitoraggio e controllo da parte della Polizia Municipale sia per fare rispettare i limiti di velocità sulla strada antistante gli stabilimenti, sia per quanto concerne la sosta di camper e roulotte. Si è discusso dell’eventualità di creare un servizio navetta come già attivato per il Lungomare Nord; anche in questo caso, come già per la possibilità di creare nuovi parcheggi, l’assessore Ferrazzano e i tecnici del Comune effettueranno dei sopralluoghi all’inizio della prossima settimana per valutare la fattibilità di entrambe le richieste.

I gestori degli stabilimenti balneari hanno inoltre richiesto attenzione per quanto concerne i parcheggi e quindi la possibilità di crearne di

“No nuovi migranti a Campomarino” Il sindaco Camilleri è stato ricevuto dal prefetto di Campobasso CAMPOMARINO. “Questa amministrazione sta valutando ed adottando ogni misura necessaria affinché la loro accoglienza non vada in alcun modo a compromettere la sicurezza e le potenzialità turistiche/ricettive del nostro territorio e anche di fare espressa richiesta al Prefetto di incrementare le forze dell’ordine e concertare delle linee e delle strategie comuni che siano compatibili con la realtà territoriale del Comune di Campomarino”. Così il sindaco di Campomarino, Gianfranco Camilleri in merito al pos-

sibile arrivo di 200 nuovi migranti in paese. “Allo stesso tempo bisogna tuttavia ricordare che le Prefetture e i vincitori dei bandi di selezione potranno ospitare gli immigrati, senza alcuna autorizzazione da parte del comune, instaurando un rapporto diretto con le stesse, in questo caso l’Ente Locale non ha nessun potere né volontà. I Centri di accoglienza sono gestiti dal Ministero dell’Interno attraverso le Prefetture, che appaltano i servizi dei centri ad enti gestori privati. Il Comune di Campomarino, pur avendo avuto

diverse richieste, non ha mai dato la propria disponibilità in tal senso. Ringraziamo il Prefetto Di Menna – ha concluso il sindaco Cammilleri – per averci ricevuto e per aver ascoltato quelle che sono le nostre osservazioni mostrando, per quanto possibile, disponibilità nel considerare le nostre richieste. Ci auguriamo che tutta la problematica possa essere gestita al meglio senza creare alcun disagio per la nostra comunità e per le numerose attività legate al turismo e alla promozione del nostro territorio”.

Lettera al Direttore

La gente non vuole altri rifugiati di Alessandro Di Labbio Gentile direttore, ieri sera (giovedi 28 maggio) ho inteso convocare una riunione pubblica per affrontare il paventato arrivo dei profughi e richiedenti asilo, dei quali si stima la presenza in Campomarino, pari a circa 150/200 unità. A tal riguardo ho avuto modo di constatare la partecipazione popolare che denota, se mai ce ne fosse stato bisogno, come sia sentito il problema. In questo momento dove a mio avviso scorre prima il sentiomento legato alla mia gente e poi alle questioni partitiche e politiche, ho avuto modo di apprezzare anche la disponibilità e la comunione di intenti con la minoranza locale. Parlo della minoranza perché ritengo l’Amministrazione comunale responsabiledi una stretegia, nel frangente, profondamente imbarazzante, se non altro dal punto di vista comunicativo. E così insieme ai consiglieri di minoranza Cordisco, Romano

e Saburro, ho informato ed ascoltato i miei cittadini. Ne è scaturita una proposta per sottoscrivere un’istanza al prefetto di Campobasso, nella quale si sostiene: criticità nell’eventuale avverarsi di così alti numeri di rifugiati da accogliere, la conferma che Campomarino resta comunque una comunità che sempre accolto nuclei di extracomunitarisenza preclusione alcuna in tal senso e che i timori siano addebitali alla vocazione turistica ed alla sicurezza per i residenti. La sottoscrizione del documento prevede la richiesta al prefetto Di Menna di attuareanche su questo bando la proporzionalità tra accolti e residenti, diminuendo così in maniera considerevole la cifra di questi poveri e sfortunati extracomunitari. Inoltre si chiede la possibilità di accogliere solo famiglie, proprio a garanzia dell’accoglienza e dei sani principi di solidarietà. Difronte alla eventuale decisione del prefetto in grado di precettare i sindaci e a determinare concretezza a quella che ora

resta una ipotesi, le frasi del primo cittadino circa l’impossibilità di agire e contrastare questa invasione, non può trovare giustificazione, in quanto Campomarino non può assorbire da sola un terzo degli “sbarchi” destinati al Molise. Per questi motivi, senza clamori e senza forme violente, noi restiamo del parere che ci faremo portatori delle esigenze, delle istanze e delle preoccupazioni della gente, e rivendicheremo al prefetto una rimodulazione nei numeri e nei tempi. A fronte di una miope Amministrazione comunale, proveremo a sensibilizzare un prefetto che tra l’altro conosce il territorio perché è molisano. In ultimo, ringrazio gli organi di informazione perché è anche grazie a loro che le nostre idee e la nostra situazione riesce a diffondersi *Assessore al lavoro - provincia di Campobasso



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Opinioni

30 maggio 2015

senza alcun finanziamento pubblico

La copia della Sacra Sindone di Ripalimosani

ai Claudio de Luca TERMOLI. L’evento dell’ostensione della Sindone a Torino permette di riferire ciò che può essere considerato un altro dei curiosi “primati” molisani. Sconosciuto ai più, esiste un telo nostrano che conserva una notevole valenza religiosa non solo per il cattolico praticante e credente quand’anche per chi intendesse trarne una bandiera culturale. Si tratta di un’altra Sìndone che farebbe di Ripalimosani, alle porte di Campobasso, una piccola Torino, se non fosse pure per la circostanza che quella molisana vanta dimensioni inferiori a quella più famose. Nauralmente le “misure” piemontesi sono anche ben altre: un milione di prenotazioni dall’Italia e dall’estero; 4.753 volontari di età compresa 16 e 79 anni; di cui 3.000 per il soccorso sanitario e 1.500 operatori dei “media“. Ripalimosani non può contare su certi numeri, a cominciare dall’impronta del corpo del Cristo che appare impressa sul lenzuolo in maniera molto più tenue al punto di non recare traccia alcuna della flagellazione patita e delle ferite inflittegli. Quella ripese è solo una copia del sudario più famoso (che, oltre 2.000 anni addietro, avrebbe avvolto il corpo del Salvatore e che – periodicamente – viene mostrato alle folle). Ma di esemplari similari in Italia non c’è solo il “lenzuolo” mo-

Tutto quello che gli altri non dicono

lisano. Il fatto è che, seppure ne esistano molti altri, quello custodito nella Chiesa di Santa Maria Assunta di Ripalimosani si ritrova ad essere la terza riproduzione in ordine cronologico. Difatti risale al 1594, quando fu prodotta dietro commissione del Duca Carlo Emanuele I di Savoia. Nel corso dei secoli furono conferite ulteriori commissioni di queste copie a numerosi altri dipintori, con incarichi motivati talora da ragioni di fede talaltra da questioni collegate alla politica. Nel caso di quella di Ripalimosani, il telo doveva essere destinato al suocero del Savoia, il Re di Spagna Filippo II. L’attribuzione della datazione è stata agevolata da una scritta apposta sul bordo inferiore del lenzuolo. Dunque, copia o no, quella ripese rappresenta pur sempre una reliquia di grande valore storico; ragion per cui non sarebbe possibile porne in discussione manco la sua valenza religiosa. Il pittore che vi lavorò dipinse il telo tenendosi – per tutto il tempo della sua fattura – devotamente genuflesso proprio nel luogo sacro in cui viene conservato l’ori-

di Pasquale Di Lena Non pochi dei miei vecchi e cari amici, che da anni mi seguono lungo il percorso del vino, dell’olio, della gastronomia e dell’agroalimentare in generale, mi hanno chiesto se vado a Expo 2015, che ha aperto il primo maggio a Milano, e cosa penso della Xylella o, meglio, quale sarà il futuro dell’olivicoltura del Salento. Per quanto riguarda l’Expo non credo di andarci. Per non creare equivoci dico subito per più di una ragione, non ultima quella che a dominare la sua immagine sono le multinazionali, cioè i grandi affari che stanno affossando l’agricoltura contadina, i nostri territori più fertili e più vocati al cibo di qualità, e, cosa ancora più grave, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del pianeta. Ritengo, però, davvero un peccato la messa in bocca di queste consorelle affamate di profitti; campi fertili; semi; tradizioni, soprattutto quelle gastronomiche; qualità e biodiversità, un messaggio fortemente incisivo come“Nutrire il pianeta”. Un messaggio bello, incredibilmente vero, visto che il pianeta ha bisogno di essere nutrito, soprattutto con amore, che, con la presenza delle multinazionali, si contraddice, ed ecco che non ha più la stessa forza. Lo stesso discorso vale per le montagne di cemento buttato, quando gli organizzatori potevano fare proprio il suggerimento di Slow food, cioè la sua sostituzione con costruzioni in legno. Strutture possibili da riciclare in

ginale. Naturalmente ebbe a sovrapporlo a quest’ultimo al fine di trarne un ricalco quanto più fedele possibile. La Chiesa di Roma consente la venerazione della copia esposta a Ripalimosani sin da quando questa venne portata in Paese (1770) a conclusione di laboriose trattative che avevano indotto i Reali spagnoli a

farne consegna al Nunzio apostolico, sino a quando il lenzuolo pervenne nelle mani del Marchese del luogo. Da allora esso viene esposto ai fedeli in contemporanea con l’ostensione della vera Sìndone a Torino. Oggi il fenomeno del culto delle immagini, che tante lotte aveva originato in

passato, è oramai lontano; al punto che la Chiesa romana non nutre più i timori di un tempo, ed è diventata tollerante verso tutti quei fedeli che intendono coltivare determinate venerazioni. In definitiva una reliquia (che in questo caso riconduce direttamente a Gesù) permette di serbare viva l’immagine del Sacro anche attraverso una sua semplice rappresentazione. L’importante è che una statua, un panno, non abbiano a divenire più importanti di chi, materialmente e con il sacrificio della propria vita, ha testimoniato la propria fede.

La Xylella e il futuro dell’olivicoltura ogni luogo dove nasce e cresce la voglia di stare insieme, insegnare e fare agricoltura, in pratica “nutrire” la speranza e il sogno del domani. Un suggerimento che, se preso in considerazione, poteva diventare un esempio stupendo per il mondo intero, una vera e propria semina di speranza per il futuro e un monito proprio per le multinazionali che hanno bisogno urgente di curarsi di questa loro bulimia per ridare spazio alla ragione. Ecco due le due ragioni che mi portano a dire che l’Expo, la grande vetrina sul mondo, è una grande occasione, in parte persa. Infatti, non posso non tener presente, in questa mia critica, un elemento fortemente positivo di questo grande evento internazionale che rende l’Italia protagonista. Dovendo esso parlare di cibo, non può fare a meno di mettere in luce il valore ed il significato del territorio e delle sue fondamentali risorse. Prima fra tutte la ruralità con la sua agricoltura, l’attività che, da oltre diecimila anni produce cibo, cioè mette a disposizione dell’uomo l’energia vitale. Expo 2015, una magnifica opportunità per un rilancio culturale dell’agricoltura e la sua campagna, ha pensato bene di mettere ai margini, ridurre a ben poca cosa, con l’abbandono dell’agricoltura e l’abuso di territorio. Un abbandono prima di tutto culturale. Ho avuto l’opportunità di vivere una lotta, qui nel Molise, e di

dare il mio contributo, soprattutto politico, a far vincere il territorio contro l’idea e il progetto, fatti propri dalla classe politica e dirigente locale, di una multinazionale del latte, la Granarolo, di voler cementificare (non essendo più possibile in Emilia e Lombardia), un chilometro quadro di suolo fertile per realizzare una stalla industriale capace di ospitare 12.000 manze. Rispondendo alla seconda domanda che mi è stata posta, la questione Xilella, l’insetto diventato famoso suo malgrado, rientra in questa logica di occupazione del mezzogiorno per fare quello che non è più possibile fare altrove. In tal senso ho espresso il mio parere in tempi non sospetti, lo scorso anno, quando è cominciata a circolare la notizia della Xilella. Questo insetto, da sempre noto perché fastidioso, rappresenta, a mio parere, una grande opportunità per nuove speculazioni, di ogni tipo, che possono essere bloccate solo da scelte capaci d’ intaccare gli interessi del capitalismo dominante e di mettere in crisi quella sua logica di distruzione e di spreco, in primo luogo dei valori e delle risorse propri del territorio, o meglio, dei territori che fanno parlare di mille meridioni. Territori, oggi, racchiusi in quella parte del Paese per lungo tempo considerata arretrata, marginale, che ha colto l’attenzione di illustri studiosi e di forze politiche fino

a qualche decennio fa. Penso alla “questione meridionale”e a quella agraria, entrambe, però, messa da parte, come se risolte per sempre, quando si sa, invece, che queste due fondamentali questioni si possono risolvere solo se ci sarà una svolta capace di lottare contro un modello che, con la crisi, ha mostrato non solo il proprio fallimento, ma anche di essere la colpa dell’abbandono. Oggi il Meridione, e così l’Appennino, con i loro territori, la loro ruralità e la ricca agricoltura contadina, sono oggetto di desiderio di chi ha bisogno di territorio per appagare la propria bulimia. Vanno difesi, tutelati perché, se non distrutti dall’avidità imperante, possono diventare davvero strategici per avviare il nuovo modello di sviluppo di cui ha bisogno il Paese, cioè quello che parte dal patrimonio che uno ha per spenderlo e valorizzarlo, che è poi il modo più sicuro per preservarlo e tutelarlo. Penso alla cultura e alla storia, all’ambiente ed al paesaggio, alle attività legate all’agricoltura, alla pastorizia, ai boschi, alle tradizioni che rappresentano l’anima di una comunità. La Xylella che da fastidiosa è diventata cattiva, sarà ancor più cattiva, anzi criminale, se si dà continuità a un modello di sviluppo di cui sembra non se ne possa a fare a meno come se fosse l’unico possibile. La verità è che non lo è, ce ne sono altri.


Ci avviciniamo alla data del 24 maggio. Cento anni dall’intervento dell’Italia nella Prima guerra mondiale. Il volume curato dal nostro collega Giuseppe Saluppo: “Il Molise e la Grande Guerra”, offre uno spaccato della nostra regione al cospetto degli eventi bellici e sociali. Immaginiamo una delle tante vallate del nostro Molise. Sembra vedere scendere da una di quelle strade, oggi asfaltate (seppure ridotte a mal partito), cento anni fa bianche e soffocanti di polvere, giovani con in tasca la cartolina precetto per la Grande Guerra. Hanno salutato i loro cari, prima di partire, qualcuno per l’ultima volta, tra silenzi cupi e parole sulla necessità della partenza. Un vocìo a passo a passo tra le fratte di bacche rosse che costeggiano quelle strade e frotte di uccelli che attraversano in alto l′aria. I ponti sul Biferno come sul Fortore o sul Volturno con l’acqua del fiume che pare immobile e metallica. Voci e gesti e in tutti gli animi il terrore superstizioso, le fantasie incolte, commenti, scongiurazioni lamentevoli, preghiere, in un rumorio cupo. “Ieri salutammo i partenti per le arene della Libia con uno slancio di entusiasmo frenetico, domani baceremo in fronte, senza una lacrima, i nostri soldati anelanti di ricongiungere i fratelli delle terre irredente alla Grande Patria Italiana”, si leggeva su La Provincia di Campobasso il 3 aprile 1915. Nulla sarebbe stato come prima. E’ possibile acquistare il libro di Giuseppe Saluppo, “Il Molise e la Grande Guerra”, a Campobasso nelle edicole di Via Mazzini, Piazza della Repubblica, Piazza Vittorio Emanuele e Terminal; a Isernia, presso libreria Della Corte ed edicola Stazione. Oppure presso la redazione de La Gazzetta del Molise, via Normanno 14 a Campobasso o chiedendolo via email: redazione@lagazzettadelmolise.it. Un Molise presente nella storia d’Italia.


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