Con renzi e frattura molise a rovescio

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tuttO quellO che gli Altri NON dicONO ANNO xii - N° 60 mArtedì 15 mArzO 2016 - diStribuziONe grAtuitA

Quotidiano del mattino - Registrato al Tribunale di Campobasso atto n. 03 del 21/03/2008 - Direttore Responsabile: Angelo Santagostino - rootostampa molise sede legale via Normanno, 14 campobasso tel: 0874.1919119 e-mail redazione campobasso: redazione@lagazzettadelmolise.it - Pubblicità commerciale@lagazzettadelmolise.it - Stampa: Centro offset stampa meridionale, viale Edison 81100 Caserta

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L’OSCAR DEL GIORNO

Franco Mancini L’Oscar del giorno lo assegniamo a Franco Mancini. Sulla questione di incostituzionalità sollevata dall’avvocato tributarista di Campobasso, in ordine all’addizionale regionale, applicata in Molise al massimo dell’aliquota per effetto del disavanzo sanitario, ora se ne occuperà la Consulta della Corte Costituzionale. Ma già giungono i primi pareri a sostegno della tesi di Mancini.

IL TAPIRO DEL GIORNO

www.lagazzettadelmolise.it

GIORNALE SATIRICO

30.000 copie in omaggio

Pietro Maio Il Tapiro del giorno lo diamo a Pietro Maio. In qualità di assessore ai Lavori pubblici del Comune di Campobasso, non è riuscito a dare risposte adeguate all’Acem, sulla questione appalti, così come non si riesce ancora a chiudere la questione parcheggi allo Stadio. Sul fonte politico, poi, come segretario del Pd del Molise centrale, sta assistendo al crollo del partito ma continua a plaudire.

Arriva il presidente Mattarella ma si chiudono i Comuni Area di crisi ma si taglia l’apparato giudiziario in Molise

Servizio a pag. 3

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La Gazzetta del Molise da martedì 22 marzo 2016 sarà in tutte le edicole del Molise Da sempre vicini agli interessi dei molisani ora pronti al cambiamento $ ! "" " "

La credibilità di sempre - la forza di domani


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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

15 marzo 2016

Avviso pubblico per la formazione di un elenco di candidati idonei al conferimento dell’incarico di direttore di Dipartimento della Giunta regionale Istituiti i Dipartimenti (4), alla Regione Molise è tempo di individuare chi metterci a capo. La giunta regionale dispone di due soluzioni: una, quella di conferire gli incarichi a dirigenti regionali muniti di laurea, dotati di esperienze pluriennale nelle funzioni dirigenziali e di dimostrate attitudini manageriali,ai sensi del comma 4 dell’articolo 20 della legge regionale n. 10/2010; due, a persone esterne all’amministrazione regionale, munite di laurea, in possesso di documentata professionalità manageriale acquisita con esperienza pluriennale operando in funzioni dirigenziali presso altre pubbliche amministrazioni o altri enti pubblici o aziende pubbliche o private. Questa seconda possibilità la giunta se l’è creata deliberando un avviso pubblico per la formazione di un elenco di candidati idonei al conferimento dell’incarico di direttore di Dipartimento della Giunta regionale della Regione Molise. Nelle situazioni in cui c’è stato da assegnare incarichi dirigenziali, l’esecutivo regionale ha sempre preferito ricorrere a soggetti esterni più che a pescare nel novero della dirigenza interna all’Ente. Lo capisce anche un bambino che le motivazioni di questa scelta risiedono nella possibilità di gestire una delle maggiori leve clientelari, avendo gli amministratori regionali la piena discrezionalità di rilevare chi vogliono dall’elenco degli idonei, una volta formatosi, soprattutto se conosciuto o, meglio ancora, se legato da amicizia. Questo almeno è stato possibile desumere dalle esperienze passate in cui le dirigenze regionali sono state appannaggio di professionisti esterni. Le stesse esperienze, però, per fortuna, dicono che ci sono stati casi sintomatici come

Cittadinanzattiva su piano sanitario Molise: ad una settimana dalla nostra richiesta ancora nessuna pubblicazione del parere del Ministero della Salute. Sino ad oggi nessuna smentita ufficiale a quanto affermato da noi sui rischi del Piano Operativo Straordinario. Ad una settimana di distanza da quando abbiamo chiesto al Presidente Frattura la divulgazione del parere del Ministero della Salute sul Programma Operativo Straordinario 2015-2018 non ci è stata data alcuna conferma della pubblicazione sul sito Regione Molise. “La divulgazione della valutazione positiva espressa dal Ministero della Salute, più volte indicata dal Presidente Frattura, è un atto dovuto per dare trasparenza nelle scelte e verificare la posizione del Ministero dinanzi all’impatto di un atto così

Con Pillarella alla direzione generale sarà un crescendo rossiniano di incarichi dirigenziali (Dipartimenti, Servizi e Uffici), di contratti Co.Co.Co, di presidenze di Enti e Consorzi e di consulenze Impressiona la tempistica con cui gli amministratori regionali stanno portando avanti il loro disegno egemonico

quelli di Rodolfo Cocozza e Angelo Fratangelo in cui il rapporto dirigenziale, nonostante la conoscenza personale o il legame d’amicizia, s’è interrotto non appena da parte dei due professionisti si sono prefigurate condizioni di difficoltà ad esprimere pienamente le competenze e le respon-

sabilità. Esempio di apprezzabile moralità. Massimo Pillarella, anch’egli proveniente dall’esterno con il distintivo di sodale del presidente Frattura, oltre che di professionista serio e capace, dalla dirigenza dell’Area seconda è arrivato come un missile alla direzione generale dell’Ente. Dicono

per meglio concludere il disegno di riorganizzazione delle strutture interne (Dipartimenti, Servizi e Uffici) secondo il dettame delle opportunità politiche del centrosinistra e il dettato degli amministratori di Palazzo Vitale (una mano lava l’altra, ed entrambe lavano il viso). A pensarci bene, se presi singolarmente i provvedimenti regionali hanno una loro destinazione definita. Paiono perfetti ed esaustivi di una esigenza, di una necessità funzionale. Se però vengono collegati gli uni agli altri, restituiscono un’immagine d’assieme da cui si può facilmente desumere il disegno politico che c’è dietro e la strumentalità con cui è stata realizzata. Impressiona anche la tempistica con cui gli amministratori regionali stanno portando avanti il loro disegno egemonico, alla ricerca del consenso per riconfermarsi e riconfermare il centrosinistra nei Palazzi Moffa e Vitale. Per tre anni sono stati as-

senti, certamente insufficienti, a volte incerti e tremebondi, lasciando miglia di lavoratori disoccupati e creandone loro stessi altri (con la chiusura del Korai), pensando unicamente a come assegnarsi nuovamente il vitalizio e altri vantaggi economici. Non appena doppiato il biennio che manca al ritorno alle urne, eccoli impegnati a programmare i fondi europei 2014/2020, i fondi nazionali per il rilancio dell’area industriale dei Nuclei di Boiano e Pozzilli, a dispensare incarichi, a nominare dirigenti, a organizzare tavoli e incontri. Un crescendo rossiniano che, con Pillarella alla direzione generale, continuerà con la dirigenza dei Dipartimenti appena varati, con la dirigenza dei Servizi e gli incarichi di capiufficio, con le consulenze, coi contratti Co.Co.Co, con le presidenze di Enti e Consorzi, coi favori che infiorettano le giornate di questo governo regionale privo di scrupoli. Dardo

“Frattura, e le risposte sul Piano sanitario?” Cittadinanzattiva chiede al presidente della Giunta regionale perchè non è stato pubblicato il parere del Ministero importante per i cittadini molisani”, ha dichiarato Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva e Commissario di Cittadinanzattiva Molise. “Dal momento che alla nostra richiesta non è ancora stato dato seguito, come dobbiamo interpretare questo atto? Non si vogliono rendere accessibili le informazioni a tutti i cittadini? Il parere positivo del Ministero non è così “definitivo e certo” come il Presidente Frattura aveva invece dichiarato con sua precedente nota? Anche nel merito delle criticità che ab-

biamo rilevato”, ha continuato Aceti, “nulla ancora è stato chiarito, e le nostre preoccupazioni, espresse in assenza di dati, informazioni e valutazioni che ne confermino chiaramente una convenienza delle scelte, sono tutt’altro che fugate”. “Per questo i nostri non sono allarmismi”, ha concluso Aceti, “e continuiamo a chiedere alle Istituzioni coinvolte che vengano valutati gli aspetti evidenziati e corrette le criticità prima dell’approvazione. Cosi com’è oggi, senza le necessarie modifiche, il Piano Straordinario non può esser approvato”.


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Questo nostro Molise non riesce proprio a trovare una sua dimensione. Sembra segnato da un destino che lo vuole perennemente fuori fuoco rispetto a tutto il mondo circostante; sempre in viaggio su un binario che porta altrove e mai a destinazione. Il Molise è fatto, per esempio, da una moltitudine di paesini piccolissimi; quelli con meno di mille abitanti che vengono definiti “comuni polvere”; quelli a più alto rischio di desertificazione demografica. Questa è la trama principale con cui e tessuta la nostra comunità e ora ci toccherà affrontare gli effetti di un disegno di legge del governo di Roma che intende tagliare, accorpare, riorganizzare in qualche maniera queste amministrazioni, in nome del totem della riduzione della spesa. La solita traiettoria divergente del Molise rispetto alla contemporaneità. Proprio mentre in altre regioni la stessa tipologia di comunità sta riscoprendo una nuova stagione ed un positivo flusso di ritorno dalla grande città grazie ad una serie di intelligenti misure. Come vendere le cose abbandonate ad un euro, grazie ad incentivi fiscali per le famiglie che compiono il percorso inverso a quello che negli anni cinquanta e sessanta avevano compiuto i loro nonni, grazie al ripristino di servizi ed attività che avevano ceduto il passo al fatuo edonismo metropolitano degli anni ottanta. Paesini del cuneese, come della Calabria o dell’anconetano si stanno rivitalizzando grazie al-

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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Il Molise abbattuto fin dai suoi piccoli centri Mentre si parla di valorizzazione dei territori, il governo presenta la proposta di accorpare i comuni portando alla desertificazione le aree interne l’istituzione della banca del tempo o facendo pagare meno tasse a coloro che ristrutturano masserie abbandonate; a Carrega Ligure si può acquistare una casa al prezzo di un caffè a patto che ci si impegni a ristrutturarla; a Riace, la stessa dei bronzi, l’amministrazione si è fatta affidare le case abbandonate dagli emigrati e le affitta, a prezzi calmierati e dunque assai ragionevoli, ai turisti; a Montesegale, in provincia di Pavia, 326 residenti hanno aperto un forno pubblico per riportare il pane fresco sulle tavole dei residenti. Di questi esempi se potreb-

bero citare ancora molti altri ma il concetto non cambierebbe: nella sua ostinata risalita del salmone contro la corrente della contemporaneità, il Molise fa a testate con i tempi e, quasi sempre, ne ha la peggio. Nei nostri comuni polvere non ci risulta che siano stati presi provvedimenti similari, né che si abbia l’intenzione di mutuarli, come sarebbe intelligente fare. Inauguriamo, alla presenza del Presidente della Repubblica, un centro di studi e ricerche sulle aree interne proprio mentre assistiamo passivi allo svuotamento progressivo delle

stesse. Ci accapigliamo per la distribuzione delle risorse dell’Area di crisi mentre vengono tagliate la Corte d’Appello di Campobasso, i tribunali di Isernia e Larino, l’avvocatura dello Stato. E se in altri contesti similari si registrano comunque segni di riscossa o, comunque, di resistenza in questo nostro Molise tutto scorre senza sussulti, ma nella direzione opposta. Ci muoviamo, con lentezza ed ostinazione, sempre nella direzione contraria a quella conveniente, logica, opportuna. Probabilmente è ciò che ci rende quello che siamo e contro la na-

tura non si combatte. Per i giovani amministratori dei nostri piccolissimi paesi c’è un’occasione storica da cogliere ed anche un luogo cui volgere lo sguardo: a Milano dal 18 al 20 marzo si svolgerà la Fiera nazionale del consumo critico che tra i temi principali quest’anno tratterà proprio del ritorno ai luoghi abbandonati d’Italia. Speriamo che qualcuno allunghi lo sguardo fin lì per poi portare visioni nuove e un po’ aria fresca fino a qui.

“No al termovalorizzatore. Sì alla gestione dei rifiuti con la differenziata Non ha nessun senso oggi continuare a puntare sul recupero energetico dei rifiuti attraverso impianti, come il termovalorizzatore di Pozzilli, che di fatto impediscono una gestione dei rifiuti virtuosa che passi per le esperienze e le buone pratiche di economia circolare, in discussione a livello europeo e già in campo in molti territori. Si continua a puntare sull’incenerimento quando l’andamento della produzione di rifiuti solidi urbani è da anni in calo e ci sono oggi tuttele soluzioni tecnologiche per puntare sul recupero di materia e sul riciclo. Manca però una politica nazionale che punti con decisione su questo settore, mentre si continua a considerare la termovalorizzazione dei rifiuti come l’unica alternativa alla discarica, con tutti le problematiche annesse e connesse a livello di emissioni e ricadute sulla salute pubblica che da essa derivano. La situazione del Molise mette in evidenza questa situazione. Per anni le tematiche

ambientali ed in particolar modo quelle relative alla differenziazione dei rifiuti sono state considerate di minore importanza, al punto da aver oramai portato quasi alla saturazione la discarica di Montagano e di essere fermi ad una percentuale di raccolta differenziata irrisoria, pari al 24%. Per compiere la rivoluzione nel settore della gestione dei rifiuti a livello regionale c’è bisogno di un ragionamento a più ampio respiro, perché se non ci sarà un impegno di tutti volto a far salire la percentuale di raccolta differenziatasarà impossibile uscire dalla dittatura di discariche ed inceneritori. Oggi è prioritarioseguire con efficacia ed efficienza le linee predisposte dal piano rifiuti approvato e rilanciare la priorità della prevenzione, del riuso, della raccolta differenziata, del compostaggio, del riciclaggio premessa di qualsiasi buon governo dei rifiuti e di scegliere per la chiusura del ciclo soluzioni diverse da quelle adottate fino ad ora. Senza

considerare che l’aumento del riciclaggio e il trend che da diversi anni si sta registrando in Italia, come in Molise, relativamente alla riduzione dei rifiuti mettono in crisi l’alimentazione di impianti “rigidi” come gli inceneritori che notoriamente non possono essere modulati nel flusso di rifiuti che li alimentano. Occorre sostituire la vecchia impiantistica con le tecnologie che consentono il recupero di materia, impianti di compostaggio e digestione anaerobica per l’organico selezionato, e far spazio alle politiche legate alla riduzione, al riuso e al riciclaggio. Questa è la vera e unica opportunità di spegnere per sempre il termovalorizzatore di Herambiente. Infine chiediamo alla Regione Molise di avere delucidazioni riguardo al progetto di realizzazione di un impianto per la valo-

rizzazione delle frazioni secche provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti con annessa discarica di servizio, ipotizzato dalla Giuliani Enviroment in prima battuta ad Oratino, avente come obbiettivo la produzione di materie prime seconde e CSS. Non vediamo le necessità di avviare un nuovo impianto per la produzione di CSS, se non quella di fornire combustibile agli impianti della piana di Venafro per mantenerli in vita. Legambiente Molise


Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

TAaglio lto

4 15 marzo 2016

Fondi europei 2014/2020 e risorse finanziarie per l’area di crisi

Al primo tintinnio di euro agli Industriali del Molise è tornata la voce

Aspettando di mungere le mammelle della vacca pubblica, dinanzi all’inazione del governo regionale ha preferito starsene in silenzio Non c’è spettacolo peggiore della piaggeria. Che nel Molise, nei confronti di chi ha potere, si replica tutti i giorni, orario continuato. Come in tutti gli spettacoli, sulla scena salgono attori bravi e meno bravi, coinvolgenti e meno. L’Associazione degli industriali del Molise è attore bravo e coinvolgente nella manifestazione di adesione alle attività del governo regionale, in particolare all’attività presidenziale. Si ricorda “l’inno alla gioia” di beethoveniana memoria mandato in onda all’indomani della elezione di Frattura alla presidenza della giunta regionale, quindi l’estatica attesa delle sue mirabolanti promesse di riscatto di una terra che riteneva compromessa e sottomessa alle peggiori delusioni dall’ultra decennale presidenza di Michele Iorio. Nei tre anni che sono seguiti, l’Associazione degli industriali non ha aperto bocca, non ha sollevato un lamento, un accenno critico all’indirizzo di una Regione che le sue maggiori carenze programmatiche e gestionali le aveva riservate al settore della produzione, lasciando per strada lavoratori e aziende di cui, tra l’altro aveva la “titolarità”. Non ha mai preso parte ad alcun

atteggiamento protestatario tra i pochi che dal sindacato o dal sistema economico in asfissia, si sono manifestati all’indirizzo del governo che siede a Palazzo Vitale (gli industriali, anche quelli che si dicono in crisi, hanno di che vivere; il loro silos esistenziale è sempre pieno di risorse: crisi e non crisi). Appiattimento totale, dunque, alla politica del niente. Anzi, con qualche alzata di ciglio e sguardo torvo nei riguardi di chi aveva osato disturbare il cantore delle “magnifiche sorti e progressive” del Molise. Alzata di ciglio e sguardo torvo è capitato di subirli ai tapini che hanno ritenuto fin troppo generosa e premiale la scelta di allargare l’area di crisi industriale complessa e la possibilità di lasciarvi cadere anche su di essi la pioggia dei 154 milioni di euro che il governo di Roma ha ritenuto di elemosinare a una regione (erre minuscola, per non confonderla con quella della erre maiuscola) che se ne sta buona, paziente, disciplinata, rassegnata e prona a una classe politica che non l’assiste, non le dà futuro, non le offre occasioni di rinascita ma solo illusioni. Al tempo di Iorio, quando saggiamente, con

Tra il 2008 ed il 2014 la ricchezza individuale degli italiani si è ridotta di oltre mille euro: da 27.600 a 26.500 euro all’anno. Nello stesso periodo, la media del Pil pro capite europeo è salito di 1.500 euro: da 26 mila a 27.500 euro all’anno. Quella italiana è diminuita del 4%, quella media europea è salita del 5,7 per cento. Dati Eurostat (Istituto di statistica europeo). È evidente, pertanto, che ci devono essere stati Paesi che fra il 2008 ed il 2014 hanno visto lievitare il proprio pil pro-capite nazionale di almeno il 9/10 per cento. E se Eurostat dice che nel periodo preso in esame il potere d’acquisto italiano è sceso di dieci punti, vuol dire che altrove è salito di venti: visto che il dato medio europeo è positivo. L’istituto europeo di statistica fissa la media Ue a quota 100. Nel periodo preso in esame, la posizione dell’Italia è scesa da quota 105 (del 2008) a quota 96 (del 2014). Quindi al di sotto della media dei 28. Molto variegato, poi, il posizionamento regione da regione. Il Lazio segna una perdita secca di 16 punti (da 130 a 114), seguito dalla Ligu-

l’avallo del governo di Roma, quel presidente decise che fosse necessario ed opportuno allargare l’area del cratere sismico, l’Associazione degli industriali del Molise, particolarmente critica e corrosiva nei suoi confronti, gli riversò addosso parole di fuoco, tacciandolo di essere un clientelista e non un saggio amministratore, dilapidatore di risorse. Con l’avvento di Frattura, continuando l’inedia amministrativa, doverose pertanto le critiche e le

sollecitazioni, l’Associazione Industriali, messa da parte l’alea d’impresa e aspettando di mungere le mammelle della vacca pubblica, ha preferito starsene in silenzio. Quindi, nei giorni scorsi, all’improvviso, il sorriso e la parola per celebrare i fasti della programmazione dei fondi europei e, più strettamente prossima agli interessi propri, la programmazione dei fondi destinati all’area di crisi industriale complessa, nonché per dirsi d’accordo anche sull’allar-

gamento della stessa in favore di una trentina di comuni, in questo caso ritenuta una decisione saggia e doverosa di un amministratore avveduto e concreto. Poste a confronto la decisione Iorio, sull’area del terremoto, con quella di Frattura, sull’area di crisi, ci restituiscono un Associazione degli industriali del Molise che allo sviluppo economico, preferisce le fortune del politico di riferimento. Dardo

Il Pil in Molise scende paurosamente Da 81 si è passati a 75 ria con 14 punti (da 118 a 104), Piemonte (da 113 a 100), Lombardia (da 138 a 126), Friuli Venezia Giulia (da 112 a 101), Emilia Romagna (da 127 a 117) e Marche (da 102 a 92). Il ricco Veneto scende di otto punti, ma rimane comunque sopra la media Ue, a quota 108, come la Toscana, scesa da 110 a 104. Tranne la Campania crollata da 70 a 61, le più povere del Mezzogiorno in fondo hanno resistito meglio alla crisi sul fronte del potere di acquisto, ma sono scese a livelli drammaticamente inferiori alla media europea: la Calabria è passata da quota 65 a 59, la Sicilia da 69 a 62, la Puglia da 66 a 63, la Basilicata da 75 a 69, la Sardegna da 78 a 72, il Molise da 81 a 75. Il Mezzogiorno, quindi, soffre ancora: anche se va detto che nel 2014 il pil nazionale era ancora negativo, mentre nel 2015 è tornato lievemente positivo.


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5 15 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Tre imprenditori con l’occhio lungo hanno proposto al Comune la ristrutturazione

Terminal: un affare privato!

Investimento di un milione e duecentomila euro finalizzati a completare la parte logistica (servizi igienici, sala d’attesa, biglietteria e ristorante) Appena il tempo di estrapolarlo dal programma triennale delle opere pubbliche, e il Terminal delle autocorriere ha trovato d’acchito chi intende metterlo in sesto, dargli una verniciata, completarlo nelle parte relativa agli arrivi e alle partenze, alla sosta, e al ristoro dei passeggeri. Dal sindaco Massa, che nel 2000 decise di aprilo al pubblico e alle ditte di trasporto urbano e interurbano senza che l’opera, allora come ora, fosse legittimata dai collaudi tecnici e amministrativi, passando per Peppe Di Fabio e per Gino di Bartolomeo, fino ad Antonio Battista, è stato sempre un argomento strumentale, di volta in volta adattato alle circostanze, per farne un uso propagandistico (Massa), o per annunciare interventi risolutivi per toglierlo dall’imbarazzante condizione in cui s’ è ridotto, privo di manutenzione ordinaria e oggetto di pesanti atti vandalici. Per anni se n’è parlato, ma opere di risanamento e di completamento nemmeno l’ombra, nonostante si fosse fatto ricorso a finanziamenti aggiuntivi della Regione e preso contatti finanche con

CAMPOBASSO. Lucio Pastore, il medico del pronto soccorso di Isernia, sulla sua pagina facebook lancia un appello alla chiesa per chiedere sostegno in questa protesta che il forum in difesa della sanità pubblica sta portando avanti. “La chiesa molisana si batta al nostro fianco - scrive Pastore - per impedire la trasformazione del diritto alla salute in merce come sta avvenendo in questi giorni con i piani operativi. L’ espansione attuale dell’economia è determinata dal denaro che genera denaro. Non c’è più necessità di distribuire reddito per far acquistare beni. La ricchezza - continua il medico - si polarizza in poche mani, ed il lavoro perde valore e dignità. I beni comuni, che hanno un mercato sicuro, come l’acqua, la sanità e la scuola, vengono progres-

Giugiaro, nome storico del restyling internazionale (sindaco Di Bartolomeo), per farne una struttura di qualità, anche d’immagine. Appena il tempo di toglierlo dalle asfittiche possibilità del Comune d’intervenire, ecco farsi avanti tre imprenditori, portatori di una proposta di ristrutturazione (parziale) del Terminal, con la previsione di un investimento di un milione e duecentomila euro finalizzati a completare la parte logistica (servizi igienici,

sala d’attesa, biglietteria e ristorante), a rifare il piazzale e i marciapiedi, le isole pedonali, insomma quei lavori che servono per assegnare alla struttura i livelli necessari per essere definita un Terminal automobilistico. Tre imprenditori con l’occhio lungo, tra cui uno che più degli altri due ha la misura della validità dell’investimento, avendo sottomano giornalmente il traffico dei viaggiatori, le loro esigenze e, quindi, in grado di indicare le

scelte più opportune per essere redditizie. Un milione e duecentomila euro da investire sul Teminal, in contropartita di una concessione trentennale dell’impianto. Questa la sintesi della proposta al vaglio dell’amministrazione comunale. Di un’amministrazione con non pochi problemi di coerenza sul piano politico (contestata la posizione di asso pigliatutto del gruppo consiliare del Pd), e con non pochi problemi sul piano strettamente amministra-

tivo, per via della radicalizzazione delle critiche al primo cittadino e alla giunta per il sistematico ricorso all’edilizia contrattata, agli accordi di programma con posizione leonina della parte privata, alle concessioni facili, alle decisioni autonome, quale quella di estrapolare il Teminal dal programma triennale delle opere pubbliche per farne oggetto di “golosità” della Cogeter di Cosmo Tedeschi (una spruzzata di imprenditoria isernina ormai è un classico nella realtà economica locale), della Califel di Felice Lalli, e della ditta D’Elisis. Sia come sia, l’amministrazione di Palazzo san Giorgio, dopo oltre un decennio di abbandono del Terminal, ha una proposta concreta di ristrutturazione, e la possibilità di assegnarsi il merito (e la responsabilità) dell’intervento, ovvero di dare alla città e all’utenza un impianto dignitoso. Deve decidere se accoglierla (la proposta) o se continuare nella indeterminatezza. Dardo

“Sulla sanità pubblica la Chiesa non resti in silenzio” E’ Lucio Pastore a richiamare l’attenzione delle strutture ecclesiastiche molisane sivamente trasformati in merce. Questo lo stiamo vivendo proprio in questi giorni nel Molise con i piani operativi di Frattura che privatizzano il sistema trasformando il bene salute in merce e sicuramente, questa scelta, porterà ad ulteriori disuguaglianze e costi sociali notevoli per la popolazione. Il lavoro sarà sempre più precario anche in questo campo. Papa Francesco, nella sua ultima enciclica, coglie in pieno il problema e con lucidità estrema, prospetta iun cambiamento radicale del modello dei cicli economici: non più l’esigenza di un mercato in continua espansione ma la necessità di mantenere l’equi-

librio del sistema Terra, deve guidare le scelte economiche. Questo implica una rivoluzione culturale e valoriale enorme di cui la Chiesa potrebbe essere l’artefice principale proprio con questo Papa. E proprio in questa visione vorremmo vedere la Chiesa molisana che si batta al nostro fianco per impedire la trasformazione del diritto alla salute in merce come sta avvenendo in questi giorni con i piani operativi“.


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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Campobasso

15 marzo 2016

Nonostante i duri segnali lanciati dai vertici della Figc resta sempre difficile la vita dei direttori di gara

Rispettare l’arbitro è un dovere per tutti

Giocatori, dirigenti e spettatori spesso tracimano, rendendo difficili gli arbitraggi di Gennaro Ventresca Tutto si perdona, tranne l’errore arbitrale. Così capita di vedere scene sgradevoli sui piccoli campi molisani, per mano di sedicenti dirigenti e focosi calciatori. Certo, l’arbitro sbaglia e come. A volte anche in modo marchiano. Ma i suoi errori sono solo piccola cosa di fronte a quelli più grossolani di portieri privi dei fondamentali, di attaccanti che mancano gol scolastici e di giocatori di movimento che non sanno arrestare il pallone. Ma mentre coi portieri si è tolleranti e indulgenti nei confronti di centravanti che sbagliano gol anche a porta vuota, con l’ arbitro sono tutti d’accordo: la colpa è solo sua. Presi dalla foga e annebbiati dal-

l’adrenalina, molti giocatori, durante lo svolgimento dei campionati di stampo regionale, non sanno far meglio che rendere ancora più difficile il compito del direttore di gara. Un compito complicato, in un modo o nell’altro finisce per scontentare quasi

sempre tutti. Per rendere un po’ più potabile la vita “dell’uomo in nero”, non sono serviti neppure gli ultimi moniti partiti dai vertici della Figc molisana. La caccia all’arbitro continua imperterrita, alla faccia del bon ton e dei più

elementari principi sportivi. Solo per ricordarlo a me stesso: il calcio si può giocare proprio perché c’è l’ arbitro. Senza di lui salterebbe il banco. Tutti lo sanno, ma poi lo dimenticano. I calciatori fanno a gara a chi è più furbo: simulano falli inesistenti, si buttano a terra per un contatto da niente, fingono di “morire” per far trascorrere qualche minuto, quando la loro squadra è in vantaggio. E ha bisogno di riprendere fiato o far correre senza rischi i minuti finali di un mach. Si dimentica, rincorrendo un pallone, che l’arbitro può sbagliare. Anzi, spesso sbaglia più facilmente , per mancanza dei guardalinee (ci sono solo in Promozione ed Eccellenza). Solo contro tutti, il giovanotto arrivato da lontano, magari accompagnato amorevol-

mente dal padre, da un amico o dalla fidanzata, controlla distinte e cartellini, dà gli ultimi avvertimenti e si avvia verso il centro del campo. Da quel momento inizia la litania dei giocatori, si odono le voci degli allenatori che protestano spesso in modo sguaiato e incivile, dietro la rete si assiste a frequenti sceneggiate di dirigenti impulsivi. Al resto ci pensano i pochi ma bollenti tifosi. La vita dell’arbitro è dura e ostile. Ma anche nel magma delle cattive abitudini va avanti, con la speranza che in questo clima “pesante” prima o poi ne venga fuori qualcuno tecnicamente pregevole. Capace di uscire dai recinti regionali, per farsi apprezzare su scala nazionale.

“Strutture sportive esternalizzate” Il sindaco Battista ha dato il via al bando per la gestione delle aree per lo sport CAMPOBASSO. Entro luglio 2016 tutte le strutture sportive comunali, a rilevanza cittadina, saranno messe a bando per affidarle ad associazioni ed enti di promozione sportiva. Un obiettivo ambizioso che l’amministrazione municipale guidata dal sindaco Battista, e nello specifico la Commissione comunale Sport, intende portare avanti per dare più impulso alle attività sportive e per sollevare Palazzo San Giorgio dalle spese di gestione degli edifici. L’amministrazione Battista dopo un’attenta ricognizione dello stato dell’arte, ha dunque scelto la strada dell’esternalizzazione al fine di dare risposte più concrete e celeri ai tanti appassionati di sport che frequentano gli impianti a rilevanza cittadina: la piscina comunale, il campo Acli, la palestra di Pallavolo di Villa de Capoa, il bocciodromo comunale, il Circolo Tennis di villa de Capoa e le strutture sportive dello Sturzo. Que-

sti impianti sono stati finora dati in gestione attraverso convenzioni poi rinnovate negli anni. Le altre come l’antistadio, il Campo Coni e il Palazzetto di Vazzieri, non sono mai state date in gestione. Per il campo di Coni, dove ci si prepara per l’atletica leggera, il Comune sta dialogando con la Fidal al fine di assegnarlo con affidamento diretto; l’Antistadio invece non sarà affidato fino a quando non si completeranno tutti i lavori necessari e programmati. Intanto ieri l‘Ati (Associazione Tennis Dilettantistica Campobasso e Molise Tennis Project Ssdrl) che si occuperà del Circolo Tennis ha inaugurato la nuova stagione con un incontro al quale, oltre agli associati e agli appassionati, ha partecipato anche il sindaco Battista: “Ci siamo dati un obiettivo comune, quello di esternalizzare gli impianti e oggi diano il via a questo nuovo corso con il Circolo Tennis che è stato affidato a

questa Ati attraverso un bando trasparente, come trasparenti sono tutte le azioni messe in campo dall’amministrazione che non fa sconti a nessuno e che persegue esclusivamente il bene comune. Attraverso l’affidamento ai privati il Comune rilancia il suo patrimonio che sarà riorganizzato dalle associazioni affidatarie che nel contempo rilanceranno, investendo risorse proprie, i servizi offerti alla cittadinanza. Spero che altri imprenditori seguano l’esempio di questo gruppo di giovani che si è messo in gioco per il bene della città“. “Il nostro obiettivo è quello di guardare avanti - ha detto Marco Pulitano in rappresentanza dell’Ati - dimenticando il passato e i problemi di questo Circolo, cercando ora di aprirci alla città affinché questa struttura non sia più un circolo per pochi ma un punto di forza e di riferimento per tutta la città e non solo“.

Torna l’Ora della Terra La manifestazione si avrà anche in Molise sabato 19 marzo per ricordare il riscaldamento terrestre CAMPOBASSO. Meno pioggia, ma precipitazioni violente e concentrate in alcuni periodi dell’anno. Siccità estive sempre più marcate su Alpi e Pianura padana, dove le magre prolungate del Po potrebbero mettere in ginocchio agricoltura e zootecnia. Generale incremento della temperatura media in Italia nel corso del 21° secolo, fino a 6°C nello scenario peggiore (ovvero, nessuna diminuzione delle emissioni di gas serra) entro la fine del secolo, aumento dei periodi aridi in Calabria e Sardegna. Questo, in sintesi lo scenario che segnala il WWF e tracciato dal gruppo di lavoro coordinato da Paola Mercogliano del Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti climatici (CMCC) con un dettaglio ad alta risolu-

zione ottenuto dai modelli tra i più evoluti, affidabili (sotto i 10 km.) delle caratteristiche del clima. Gli scenari sono stati lanciati a

una settimana dall’Ora della Terra/Earth Hour che sabato 19 marzo il WWF organizzerà in tutto il mondo contro il cambiamento climatico invitando citta-

dini, aziende, istituzioni ad agire concretamente ‘insieme per il cambiamento’: previsti spegnimenti simbolici delle luci per un’ora, dalle ore 20,30 alle 21,30

dal Pacifico alle coste atlantiche ed eventi, tra cui cene ‘amiche del clima’ in tutta Italia. Secondo gli scenari elaborati dagli scienziati i futuri 60-70enni nati oggi dovranno quindi fare i conti con un‘Italia, stavolta la conoscenza scientifica lo ha certificato, in cui non ci saranno più le ‘mezze stagioni’ : i futuri connazionali saranno cioè costretti a usare ombrelli e stivali tenendo in borsa sempre cappelli da sole e ventagli per la calura in arrivo, e viceversa. Ma il problema non si limita ovviamente all’abbigliamento o alle abitudini di vita: l’impatto più evidente è quello sulle aree agricole e quindi sul cibo, ma anche sulla produzione di energia idroelettrica e industriale.


Campobasso

7 15 marzo 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Campobasso perde numeri Il saldo demografico in città è diventato negativo. Poche nascite e giovani che vanno via CAMPOBASSO. Non bastasse la sensazione generale ci sono anche i numeri a confermare che la città di Campobasso sta vivendo una fase di riflusso. Una risacca inesorabile sta erodendo, palmo a palmo, tutto il margine faticosamente strappato, negli ultimi decenni del secolo scorso (!), all’arretratezza; tutto ciò che fu fatto per fare di Campobasso un capoluogo di Regione vero e non semplicemente segnato come tale sulle vecchie carte geografiche politiche appese nelle aule scolastiche. Il saldo demografico della città è negativo. Nel 2015 ci sono stati 327 fiocchi, tra rosa ed azzurri, appesi alle porte delle case e 474 funerali. Molte più lacrime di dolore che di gioia. La popolazione residente in città, secondo i dati contenuti nel Documento Unico Comunale del Comune di Campobasso, è pari 49.174 abitanti; dal 2004, in cui si registrarono 51.633 residenti, un quasi impercettibile ma costante trend negativo ha procurato 2.459 campobassani in meno. Onestà vuole che si consideri il fatto che molti paesi della cintura esterna più prossima alla città (Ferrazzano, Oratino, Ripalimosani, Busso, Baranello, Vinchiaturo…) siano stati meta di molte giovani fami-

glie ma la sostanza non cambia di molto. La sensazione netta è che, pur sorgendo qua e là, qualche disarmonico casermone che raramente viene occupato per intero, la città sia ferma, non cresca. Da decenni a questa parte l’unica vera svolta significativa è stata segnata dall’Università che ha portato in città migliaia di ragazzi che, seppur raramente davvero partecipi della vita cittadina, quella che non riguardasse essenzialmente lo svago, hanno indi-

scutibilmente portato una ventata di aria fresca ed enormi benefici ai proprietari di case. Per il resto tabula rasa, o quasi. Campobasso è stata amministrata senza coraggio e senza coraggio continua ad esserlo. Non si ricordano scelte coraggiose, innovative, magari di rottura che abbiano mai animato discussione e partecipazione. Il massimo cui si può aspirare in questo senso è se chiudere o meno al traffico piazza Prefettura. Pur dovendo riconoscere la pro-

gressiva perdita di disponibilità finanziaria da parte dell’Ente Comune in quanto tale, non si registrano investimenti tali da generare quantomeno la percezione del progresso, della spinta in avanti. Solo mera, stanca, narcotizzante normale amministrazione. L’offerta culturale è deprimente per volume e qualità; anche qualche apprezzabile sforzo, praticato in genere da associazioni, è stato, alla lunga, frustrato dall’impossibilità e

dall’incapacità delle varie amministrazioni, compresa quest’ultima, di proporsi come tutor e motore; di proteggere, assistere e far crescere le forze migliori che a Campobasso sono nate e che lì vorrebbero vivere con una qualche soddisfazione. L’impiantistica sportiva giace abbandonata a sé stessa, l’incuria è totale e la sporcizia assedia sempre di più l’orizzonte, segno che il disinteresse e la noncuranza hanno attecchito anche nell’anima degli stessi cittadini. E’ un dato di fatto che, complice la cronica mancanza di lavoro, moltissimi campobassani hanno dovuto fare le valigie e di solito quelli che se vanno spesso sono i più in gamba. Purtroppo da quelli che sono restati e che si sono impegnati in politica abbiamo registrato parabole e comportamenti spesso avvilenti: nessuna capacità di fare squadra, anzi una litigiosità non da giovani ma da bambini; nessuna proposta di forza ed originalità dirompenti, magari anche semplicemente mutuata da qualche esperiemento di città più grandi e vitali; la stessa pervicace maniacalità di curare sempre e solo il proprio orticello, ereditata dai nonni e dai padri.

Scuola-lavoro un seminario formativo L’organizza la Camera di commercio nella giornata di domani tare agli studenti l’acquisizione delle competenze trasversali e tecnico professionali maggiormente richieste dal sistema delle imprese al fine di una più elevata occupabilità e dall’altro lato cerchiamo di agevolare l’imprese nella ricerca dei profili professionali di cui necessitano. Negli anni ci siamo occupati di intervenire sia a favore degli studenti sia a favore dei tutor aziendali e scolastici affinché l’alternanza scuola-lavoro diventasse non una mera attività formativa residuale ma una delle attività formative per eccellenza. Lo stesso concetto è stato formalizzato e strutturato nella c.d. riforma della Buona Scuola tramite la legge 107/2015 alla cui stesura il sistema camerale ha partecipato dando importanti contributi. A seguito dell’emanazione della L. 107/2015, il MIUR ha emanato delle linee guida per l’alternanza scuola-lavoro in cui è evidente il ruolo del sistema camerale quale canale di attuazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro. Un ulteriore contributo (e nello stesso tempo un ulteriore riconoscimento del ruolo fondamentale del sistema camerale nell’alternanza scuola-lavoro) è stato fornito tramite la realizzazione del Registro delle Imprese per l’Alternanza Scuola Lavoro conservato presso le caImportante studio commerciale Campobasso, ricerca un mere di commercio italiane. Il Registro diplomato/laureato da inserire nel proprio organico. sarà un formidabile strumento di ricerca Si richiede conoscenza dell’applicativo software Teamsystem. delle imprese che intendono collaborare Inviare il proprio curriculum all’indirizzo email con il sistema scolastico per la realizzasegreteria@studiosaluppo.it zione di percorsi di alternanza scuola lavoro.

CAMPOBASSO. Mercoledì 16 marzo dalle ore 9.30 Unioncamere Molise organizza un incontro formativo su “L’Alternanza scuola-lavoro alla luce della L. 107/2015”. L’incontro formativo, a cui sono stati invitati tutti i dirigenti e tutor scolastici degli istituti di istruzione secondaria superiore di secondo grado della regione Molise nonché i funzionari responsabili dell’ASL dell’USR per il Molise, è stato organizzato nell’ambito del progetto “Servizi per favorire la Cooperazione con le Istituzioni scolastiche e universitarie, in materia di alternanza scuola-lavoro e per l’Orientamento al lavoro e alle professioni” finanziato a Unioncamere Molise nell’ambito del Fondo di Perequazione camerale 2014. Docente/relatrice sarà la Prof.ssa Carla GALDINO della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione del MIUR (una dei massimi esperti del MIUR per l’alternanza scuola lavoro). L’attività rientra anche tra quelle concordate con l’Ufficio Scolastico Regionale per il Molise e ratificate con la convenzione firmata poche settimane fa. Le iniziative in tale ambito si inseriscono nel più ampio settore tradizionale di servizio offerto dal Sistema camerale quale quello dei SERVIZI PER L’IMPRENDITORIALITÀ. Il sistema camerale molisano ha un ruolo proattivo e centrale nel raccordo scuola lavoro da oltre un decennio. “Noi - afferma il Presidente Spina - operiamo per facili-

Ricerca personale

L’attuazione della L. 107/2015, imponendo l’obbligatorietà dell’alternanza scuola lavoro per tutti gli studenti delle scuole superiori a partire dalle classi terze dell’anno scolastico 2015-2016, richiede un impegno diverso e maggiormente strutturato da parte di tutti i soggetti coinvolti. In questo contesto è maturata l’iniziativa del 16 marzo. Il sistema camerale molisano ha raccolto tutte le esigenze del territorio e, di concerto con Unioncamere nazionale e nel rispetto degli accordi con l’USR per il Molise, ha contattato una delle massime esperte del MIUR in tema di alternanza scuola lavoro. L’obiettivo della giornata sarà quello di cominciare ad esaminare insieme al MIUR il dispositivo normativo della L. 107/2015 in termini di alternanza scuola-lavoro esaminando nello specifico le esigenze del territorio molisano. Vogliamo dare una risposta a tutti quesiti che giornalmente ci vengono posti e trovare delle modalità operative quanto più efficaci per la nostra realtà, il nostro tessuto imprenditoriale e le scuole.”


INFO: 339.2733334 - 334.2739180




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Isernia

Tutto quello che gli altri non dicono

15 marzo 2016

senza alcun finanziamento pubblico

“Pozzilli, perchè cancellare la Pro Loco?” Il consigliere regionale Massimiliano scarabeo presenta un’interpellanza POZZILLI. “Sono venuto a conoscenza che la Regione Molise, a seguito di una richiesta specifica del Sindaco e di una apposita delibera del Consiglio Comunale di Pozzilli, ha intrapreso l’iter per cancellare dall’Albo Regionale delle Pro Loco, quella esistente in questo Comune. Le motivazioni che avrebbero indotto la nuova Amministrazione a cancellare la propria Pro Loco, sono riferibili a una non bene identificata lesione del principio di democrazia che sarebbe stata perpetrata ai danni dei cittadini di quel Comune.

Forse che il danno di volerla cancellare a tutti i costi dall’Albo Regionale delle Pro Loco sarebbe meno lieve? Credo che la Regione, in questi ultimi anni, abbia intrapreso la strada giusta per rivalutare queste Associazioni e pertanto la decisione di cancellarle stride fortemente con il lavoro sin qui svolto. Ho detto già in altre occasioni che lo sviluppo di questa Regione passa anche e soprattutto attraverso la promozione del turismo e quindi del territorio, e con tutti i problemi legati alla salvaguardia dell’am-

biente pensare di togliere di mezzo anche le Pro Loco che rappresentano un motore per l’attività a supporto del turismo locale e non solo, è una scelta a dir poco discutibile. Senza entrare nel merito della questione, la Regione non può e non deve permettere che mere diatribe politiche o peggio, di carattere personale, “schermaglie” di schieramento appartenenti ad altri tempi, possono stroncare iniziative importanti come quelle svolte dalle numerose, per fortuna, associazioni turistiche presenti nei nostri

comuni. Per queste ragioni presenterò domani una interrogazione in Consiglio Regionale che faccia rivedere le posizioni della Regione, organo deputato a decidere sulle Pro Loco. Cancellare una Po Loco dall’Albo Regionale è come trovarsi di fronte ad un malato che può essere guarito, al quale però, invece che somministrare una cura adeguata gli si pratica l’eutanasia. Se di potenziamento di queste associazioni si vuole e si deve parlare, se davvero le vogliamo svincolare dai gangli politici a cui sono state le-

gate per anni e l’ultima Legge Regionale al riguardo lo ha voluto dimostrare ampiamente, allora si continui sulla strada del loro potenziamento e non della loro cancellazione. Per questo chiederò al Governatore Frattura e al Consigliere Di Nunzio, delegato al turismo, di non coinvolgere la Regione in situazioni che potrebbero determinare pericolosi precedenti favorendo disgregazioni che influiscono negativamente sul funzionamento di questi importanti enti a carattere locale.”

Sicurezza stradale e prevenzione dei reati predatori Vasta operazione con controlli a tappeto dei Carabinieri ISERNIA. Ancora lavoro intenso per i Carabinieri impegnati per garantire in particolare la sicurezza stradale e prevenire reati di ogni genere durante il fine settimana, nel territorio venafrano. Con numerosi posti di blocco diurni e notturni, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile e quelli delle varie Stazioni, hanno presidiato strade e piazze dei comuni del comprensorio. Nel corso delle attività sono stati sottoposti a controllo 95 veicoli in transito e identificate 115 persone, tra conducenti e passeggeri. Numerosi i test eseguiti, mediante l’apparato etilometro in dotazione per rilevare il tasso alcolemico e accertare una eventuale guida in stato di ebbrezza. Contestate inoltre 13 violazioni alle norme del Codice della Strada. Tra le infrazioni più frequenti risultano quelle per

il mancato rispetto dei limiti di velocità e della segnaletica stradale, il mancato possesso dei documenti di guida o di circolazione, la mancata revisione del veicolo, il mancato uso delle cinture di sicurezza e l’utilizzo del telefonino cellulare durate la guida. Ritirati anche 4 documenti di guida, mentre 2 sono stati i veicoli sottoposti a sequestro perché privi di copertura assicurativa. Eseguiti anche

controlli igienico sanitario ed amministrativi presso 6 locali pubblici.

Venafro, chiude la Geomeccanica L’area che ricade nel nucleo industriale rischia la totale desertificazione VENAFRO. Sotto l’incalzare della crisi, è prossima a scomparire anche la parmense MDT subentrata alla prima pietra dell’industrializzazione nel Venafrano, la gloriosa CMV (Costruzioni Meccaniche Venafrane). Sta per essere scritta purtroppo la parola “fine” a quella che negli anni ’50/’60 rappresentò la prima pietra dell’industrializzazione nel Venafrano, dando lavoro per decenni a numerose famiglie operaie di Venafro e dintorni, conferendo un impulso assai sostanziale all’economia dell’intero

Molise occidentale e raggiungendo in breve i più che meritati apici industriali nazionali ed internazionali nei settori della geognostica e trivellazioni del sottosuolo, tramite macchinari d’avanguardia ideati e realizzati a Venafro da maestranze della città e dei centri limitrofi. Il tutto grazie a due personaggi – Vincenzo Di Lauro e Vincenzo Passarelli, operai e venafrani docche seppure provenienti dalla più classica “gavetta” seppero creare lavoro, economia ed una industria, la CMV (Costruzioni Mec-

caniche Venafrane), che in breve s’impose all’attenzione internazionale per i macchinari realizzati da maestranze molisane nei capannoni venafrani lungo la Statale 85 (ingresso sud della città) richiesti e venduti in tutto il mondo. Ebbene di siffatta positività, da decenni sostituita da altre sigle quali Geomeccanica prima, sempre venafrana, e quindi MDT di provenienza parmense, della positività originaria della CMV a breve non resterà che uno sbiadito e lontanissimo ricordo. L’attuale MDT infatti, che aveva ereditato stabilimento, lavoro e mercato della predetta Geomeccanica “figlia” dell’originaria CMV, sta per chiudere e rientrare nel parmense da dove pochi anni orsono era arrivata. L’infausta conclusione altro non sarebbe se non l’effetto impietoso della crisi che anche i settori di geognostica e trivellazioni del sottosuolo stanno conoscendo col calo conseguente delle commesse, dal che appunto la decisione della MDT di chiudere definitivamente i battenti a Ve-

nafro. Se tanto sarà, cioè se MDT se ne tornerà al nord anche se i sindacati si stanno adoperando per un recupero in extre-

mis della situazione, l’intera industrializzazione del Venafrano subirà altro dolorosissimo tracollo.


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Termoli

15 marzo 2016

Il caso Fiom alla Fiat di Termoli La rottura in seno all’organizzazione sindacale per una posizione troppo estrema dell’ala interna TERMOLI. Quando alcuni delegati di base hanno organizzato uno sciopero, appoggiato da Cremaschi (spina nel fianco sinistro di Landini), alla “Fca” di Termoli, quest’ultimo ha vissuto l’evento come un affronto personale. Ora starebbero per maturare sanzioni contro l’ala dura della Fiom, peraltro pienamente condivise da Susanna Camusso. La segretaria generale della CGIL, una volta tanto, naviga di concerto col suo non amato “alter ego” sindacale, e lo Stabilimento di Pantano Basso è diventato il teatro di una guerra in cui il “leader” della Fiom finge di serbare un profilo basso, addirittura non facendosi vedere. Circostanza che induce gli avversari interni s sostenere che stia leccandosi le ferite dopo che la sua “Coalizione sociale” è rimasta ferma al palo. Ma – dicono – potebbe darsi anche che si

sia voluto porre in “stand by” nell’attesa del 2018 quando, scaduto il suo mandato al vertice dei metalmeccanici, ambirebbe di dedicarsi – come si dice da più parti – all’agone politico (Camera o Senato?). A fronte di questa “guerra”, intentatagli dai vertici Cgil, Cremaschi ha reagito duramente:”Il Collegio statutario ha decretato che buona parte dei delegati avrebbero serbato comportamenti incompatibili con l’organizzazione. Se non abiureranno, saranno espulsi. Eppure ogni giorno Camusso e Landini fanno proclami di democrazia. Com’è che poi vorrebbero espellere dal Sindacato chi ha fatto soltanto il proprio dovere?“. La sinistra radicale della Fiom ha un diavolo per capello; perciò Cremaschi ha potuto rincarare la dose:”La ragione formale del provvedimento sarebbe

dovuta al fatto che questi delegati avrebbero costituito nello Stabilimento un coordinamento con delegati e militanti dei sindacati di base. Siccome questa è una motivazione ridicola, non hanno accettato questa resa, continuando a proclamare scioperi e proteste contro i turni, i ritmi e le condizioni di lavoro“. Per il momento l’espulsione non è stata decisa, ma il Collegio ha dato ragione alla Camusso ed a Landini, ritenendo “fuori legge”

il comportamento dei sindacalisti difesi oramai solo dalla minoranza Fiom del Molise che, onomasticamente, ha voluto chiamarsi “Sindacato altra cosaOpposizione Cgil”. Nel frattempo i “ribelli” hanno diffuso un documento secondo i cui contenuti il Collegio statutario avrebbe deliberato, a maggioranza, l’incompatibilità tra l’appartenenza al coordinamento intersindacale di lavoratori del Gruppo ‘Fca’ e la Cgil. “Ciò permetterebbe alla

Fiom di espellere, senza ulteriore giudizio e senza diritto di difesa, i compagni e le compagne“. Secondo Cremaschi “Questo organismo, concepito come una sorta di Corte costituzionale dell’organizzazione per vigilare sulla coerenza dei comportamenti dei gruppi dirigenti rispetto allo Statuto, man mano che è degradata la democrazia interna al sindacato si è trasformato diventando un Tribunale dell’inquisizione“. Anche il vice-Presidente del Collegio Fabrizio Burattini ha espresso il suo dissenso (astenendosi) ad una decisione che mette le strutture della Fiom nella possibilità di espellere una quindicina di iscritte e di iscritti tra cui alcuni rappresentanti sindacali. E’ così lo Stabilimento termolese, abitualmente tranquillo, rischia di diventare l’ultima spiaggia del leader-parolaio della Fiom.

Il punteruolo colpisce ancora Altre palme abbattute per la presenza dell’insetto che distrugge le piante SAN MARTINO IN PENSILIS. Il rinvenimento di un esemplare morto stecchito di punteruolo rosso della palma (il micidiale coleottero importato da continenti come Africa e Asia capace di aggredire e succhiare sino alla morte la linfa vitale delle essenze mediterranee), in un comodino di un’abitazione di Campomarino non è stato un episodio casuale. Altre segnalazioni giungono dalle località del Basso Molise e alcune settimane fa è stata abbattuta anche una palma nell’agro di San Martino in Pensilis, dove i punteruoli avevano già insediato centinaia di larve. Ogni esemplare può infatti riprodurne 400 e questo evidenzia quanto possa essere pericolosa l’infestazione da parte dell’insetto giunto in Europa alcuni anni fa in un carico di palme pare dall’Egitto. Il servizio fito-sanitario della Regione Molise aveva adottato un particolare protocollo terapeutico, per cercare di limitare la proliferazione del punteruolo.

“Trivellazioni, il lavoro non c’entra nulla” I Comitati per il referendum respingono la tesi della difesa che vuole mettere in primo piano l’occupazione TERMOLI. “Se il Referendum è preso a pretesto per puntare i riflettori sull’inconsistenza di una classe politica incapace di governare l’economia e di fare uscire il made in Italy dalla crisi, ben venga. Ma da qui a raccontare che migliaia di posti di lavoro sarebbero a rischio a causa della vittoria dei Sì, ne corre parecchio. E’ un problema che esiste da molto prima del Referendum e chi è del settore lo sa benissimo”. È quello che dichiara Enrico Gagliano, del Coordinamento Nazionale No Triv. Il referendum non crea affatto crisi occupazionale, come invece stanno cercando di far credere i sostenitori delle fonti fossili. Il prof. Alberto Clò, uno dei più noti tra gli avversari del Referendum, riferen-

dosi alla filiera dell’Oil & Gas, l’ha definita come “… un’industria che già attraversa gravi difficoltà per il crollo del mercato che ha fatto seguito a quello dei prezzi del petrolio, con molte imprese che stanno chiudendo e licenziando, nell’assoluto silenzio della politica e delle istituzioni“. L’ex ministro dell’Industria, non sottolinea però che il settore patisce una crisi determinata non dal Referendum, ma dalla mancanza di una seria politica industriale, a cui negli ultimi anni nessun Governo, compreso quello in cui egli era in carica, è stato capace di porre rimedio. “Negli ultimi anni i dati sullo stato di salute dell’upstream e del downstream tricolori non sono mai stati incoraggianti. Ad esem-

pio, la crisi delle raffinerie perdura dal 2009: con i suoi –4 miliardi di euro in tre anni, stabilimenti utilizzati solo al 70% della capacità e rischio fallimento per il 60% delle aziende che lavorano nell’indotto , la raffinazione nazionale ha lasciato a casa migliaia di lavoratori”, aggiunge Gagliano. E quale sarebbe la risposta italiana alla sfida della trasformazione dell’industria? “Secondo Eni sarebbero le “green refineries” – aggiunge Salvatore Mauro, del Coordinamento Nazionale No Triv-. E infatti quella di Gela è ancora al palo e ci resterà per chissà quanto tempo ancora. Se Descalzi, nominato da Renzi, ha deciso fin dal suo insediamento che ENI deve dimez-

zare la sua capacità di raffinazione, questo non dipende dai “comitatini”, ma dal cane a sei zampe e dal Governo. Idem per gli 8mila licenziamenti annun-

ciati l’estate scorsa e per la crisi di Saipem, salvata di recente dalla Cassa Depositi e Prestiti. Cosa c’entra il Referendum del 17 Aprile con tutto questo?”.


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Termoli

Tutto quello che gli altri non dicono

15 marzo 2016

senza alcun finanziamento pubblico

Zuccherificio, ancora nessuna offerta A vuoto anche l’undicesima asta per la vendita dell’impianto saccarifero di Termoli TERMOLI. Di offerte economiche entro il termine delle 12 di oggi non ne sono pervenute. Si concluderà, però, solo nella mattinata di domani l’undicesima asta per la vendita dello Zuccherificio del Molise Spa e la partecipazione al Nuovo Zuccherificio del Molise Srl. Nonostante gli interessamenti dei mesi passati durante i quali sarebbero stati diversi i gruppi e i privati a manifestare la propria attenzione nei confronti dello stabilimento saccarifero termolese, al momento nessuno avrebbe risposto al bando a base d’asta di 7milioni di euro rispetto gli iniziali 28.

Una notizia che preoccupa non poco i lavoratori il cui destino è ap-

peso al filo della campagna saccarifera per la quale l’amministratore

unico della Srl, Fabio Marone, avrebbe già iniziato la manuten-

zione dei macchinari. Gli stessi lavoratori che nei giorni scorsi hanno iniziato anche uno stato di agitazione a seguito delle presunte mancate risposte da parte del management del sito produttivo bassomolisano. Iniziative che hanno ricevuto anche l’avallo delle organizzazioni sindacali per le quali è grave che la rappresentanza dei lavoratori non venga convocata per discutere della programmazione della prossima campagna saccarifera. Di qui la richiesta della pronta convocazione della Rsu per programmare e svolgere al meglio la prossima campagna

Danno erariale all’Asrem Incarichi e concorsi per un primario di Ortopedia al San Timoteo TERMOLI. Il concorso per coprire il ruolo dirigenziale di direttore del reparto di Ortopedia dell’ospedale San Timoteo di Termoli tra i casi evidenziati dal procuratore regionale della Corte dei Conti del Molise, Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, nella sua relazione di venerdì scorso in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nella ricostruzione operata dal Procuratore, il manager dell’Asrem pro tempore è stato chiamato a rispondere di danno erariale nell’ambito di un concorso interno indetto per il conferimento dell’incarico di sostituzione di direttore della Uoc di Ortopedia e Traumatologia di viale San Francesco. Dalle indagini è emerso che con provvedimento del Direttore generale è stata disposta l’assegnazione provvisoria di un dirigente medico, su sua specifica richiesta, presso il nosocomio in questione per tre giorni a settimana, professionista peraltro già strut-

turato presso il Cardarelli di Campobasso, reparto di Ortopedia, quale titolare di Unità semplice a valenza dipartimentale. In virtù di tale assegnazione, il dirigente medico (che dalle indagini svolte dai Carabinieri, è risultato essersi recato solo una volta presso l’assegnataria struttura ospedaliera) ha presentato domanda di partecipazione all’avviso per il conferimento dell’incarico, allegando il proprio curriculum vitae. Con successivo provvedimento dell’Asrem gli è stato conferito l’incarico in questione per un periodo di sei mesi. Veniva altresì dichiarata inammissibile l’istanza di altro aspirante, adducendo, quale motivazione dell’esclusione l’essere strutturato in via esclusiva presso l’Uoc di Ortopedia e Traumatologia di Campobasso; inoltre, nel provvedimento si evidenziava tra l’altro che il selezio-

nato professionista era in possesso di una più qualificata casistica chirurgica e che lo stesso aveva dichiarato la propria disponibilità a trasformare a tempo pieno la propria vigente assegnazione part-time. Così veniva attribuita la specifica indennità di sostituzione pari a 535,05 euro mensili. Dalle risultanze di indagine, sono emerse, tuttavia, diverse illiceità e soprattutto l’assenza dei requisiti per la partecipazione al bando. Inoltre, va evidenziato che il precedente interim attribuito al direttore della Uoc di Isernia e Venafro, e revocato contestualmente al nuovo conferimento dell’incarico, non comportava costi aggiuntivi per l’Asrem che invece ha dovuto sostenere l’esborso di 3.210,30 euro per l’erogazione dell’indennità di sostituzione, somma che costituisce danno erariale contestato con la presente azione di responsabilità amministrativa.

“Allacciami alla vita” E’ stato presentato il progetto con la Polizia municipale di Termoli per la sicurezza in auto TERMOLI. È stato presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa il progetto ‘Allacciami alla vita’ ideato e realizzato dalla collaborazione tra l’associazione ‘Termoli per i bambini’, la Polizia Municipale di Termoli, il Liceo Artistico ‘Jacovitti’ di Termoli e il Comune di Termoli. Il progetto ha come obiettivo quello di sensibilizzare i bambini e, nel dettaglio gli allievi dell’ultimo anno della Scuola dell’infanzia e gli alunni delle scuole Primarie fino alle classi IV, al tema della sicurezza stradale e a farsene portavoce presso le famiglie. A partire dal prossimo 17 marzo, iniziando dalla scuola dell’infanzia di via Montecarlo, gli agenti della Polizia Municipale di Termoli insieme ai rappresentanti dell’associazione Termoli per i bambini incontreranno gli allievi per distribuire la brochure e gli adesivi realizzati dagli studenti del Liceo Artistico e per spiegare, con l’aiuto delle illustrazioni del

depliant, i comportamenti corretti da osservare in auto e, più in generale, alla guida. “Abbiamo sposato questo progetto perché a Termoli abbiamo riscontrato un diffuso malcostume da parte di molti genitori che trasportano i minori in auto in modo non sicuro – ha spiegato il vicesindaco Maria Chimisso”. “Più volte abbiamo richiamato l’attenzione di mamme e papà che accompagnano i bambini a scuola senza averli assicurati ai seggiolini o con le cinture di sicurezza” – ha spiegato Simona Barone presidente dell’Associazione Termoli per i bambini. “Come Liceo Artistico abbiamo collaborato molto volentieri a questo progetto finalizzato ai termolesi più giovani. La scelta di richiamare Jacovitti sia nel tipo di disegni che nei colori è stata fatta volutamente anche per lo stile ironico del celebre fumettista” ha spiegato il professor Chimienti del Liceo Artistico di Termoli. Il tenente Antonio Persich, attualmente al

comando del corpo di Polizia Municipale di Termoli ha riportato il dato pubblicato dall’osservatorio Asaps (Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale) secondo il quale nella

prima metà dell’anno 2015 ci sono stati 408 incidenti stradali importanti riguardanti i bambini da 0 a 13 anni. Nel 2014 giovani 65 sono state le giovani vittime della strada nella fascia cha va da

0 a 13 anni, ha in tutto registrato 997 incidenti gravi, con 1.256 feriti seri. La fascia d’età cha va da 0 a 5 anni è quella più a rischio.



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Opinioni Di Claudio de Luca In un certo settore economico l’Italia opera un miracolo con cui “olia” il “business” utilizzando il trucco del” sounding” fatto in casa. Lo Stivale produce la metà dell’olio d’oliva che vende ma riesce persino ad esportarne. Ma si tratta davvero di un evento “sovrannaturale”? Dopo le difficoltà del 2014, gli esperti confidano che la situazione del mercato possa riprendere. Di solito la produzione oscilla fra i 6-7 milioni di quintali, a seconda delle annate. Due milioni e mezzo non arrivano alla vendita perché utilizzati per il consumo personale di chi ha raccolto le olive. Eppure l’industria confeziona, ogni anno, 7-8 milioni di quintali, cifra buona a coprire il fabbisogno interno che, mediamente, ammonta a dodici chilogrammi a testa per un totale di circa sei milioni. Il restante (1,5 milioni) serve per soddisfare la domanda estera. Perciò l’Italia deve acquistare necessariamente dall’Estero almeno tre milioni di quintali di cui l’80% arriva dalla Spagna, il resto dalla Siria, dalla Turchia, dalla Grecia e dal Marocco. Si tratta di dati che pongono sotto una luce diversa il mondo dell’olio d’oliva italiano, soprattutto dal punto di vista di tanti ingenui consumatori che credono di comprare un prodotto che di italico ha ben poco. Per esempio, in Toscana se ne imbottigliano due milioni. Quasi il 25% per valore nazionale. All’incirca uno arriva dalla Spagna e soltanto 600mila sono italiani. Il resto è greco (250mila) e turco (150mila). Ecco perché urge legiferare per avere etichette sempre più chiare. Quante bottiglie non hanno impressa alcuna indicazione d’origine oppure recano la dicitura “ita-

di Claudio de Luca LARINO. La categoria delle “guardie giurate” (in Molise gli operatori sono 300, sparsi in 10 Istituti) versa in crisi. Sugli addetti, oltre al calo della domanda di sicurezza, incombe l’indifferenza delle istituzioni. Di sovente le regole contrattuali vengono disattese, come nel caso dei cambi di appalto, quando un’azienda subentrata ad un’altra deve impegnarsi ad assorbire i lavoratori già operativi ma non lo fa. Quando ciò non accada, vengono licenziate persino risorse umane in servizio da decenni. Ed ecco perché, nella 20.a regione, questa categoria sciopera spesso ad onta dei tentativi di conciliazione esercitati dalle Prefetture. Purtroppo, in un’Italia che pure mostra di avere paura, cresce sempre di più il numero di chi esercita un’attività produttiva e preferisce acquistare una pistola od un fucile. Ne è derivato un calo della domanda che ha fatto conseguire agli Istituti utili inferiori a quelli sperati. Sino a qualche anno fa fra i loro clienti c’erano diversi Centri commerciali. Molti hanno ciuso, e quelli che hanno resistito hanno ritenuto più opportuno e conveniente rimpiazzare la vigilanza armata con il cosiddetto servizio di portierato a cui viene adibito personale che non ha in dotazione un revolver. Perciò, attualmente, i metronotte prestano servizio soprattutto di-

15 marzo 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Perchè distruggere l’olivicoltura?

liano” mentre soltanto poche sono “dop” ed “igp”? Alcune contengono addirittura olio lampante sottoposto a deodorazione al fine di eliminare i difetti e ritornare extravergine; oppure olio di semi di girasole ad alto contenuto di acido oleico aggiunto al raffinato di oliva. In Molise, la distribuzione delle aziende (per forma di conduzione) conferma il carattere familiare che le contraddistingue. In maggioranza vengono condotte direttamente o con l’ausilio di pochi salariati. In netto declino ogni altra forma di conduzione, come la colonia parziaria appoderata. La condizione dell’olivicoltura conferma che, da Trento ad Agrigento, lavorano (e producono) oltre 1.300.000 im-

prese; che il valore della produzione, ai prezzi-base del settore, si approssima ai 3 mln di euro e sviluppa un mercato pari a circa 50 mln di giornate lavorative per anno. L’Italia vanta un patrimonio di piante che supera i 250 mln di esemplari, con più di 350 varietà diverse, ed una 40ina di “dop”. Si tratta di un comparto mercatale i cui indici di consumo hanno superato il livello di circa 9 mln di litri, per un valore di 100 mln di euro che potrebbe lievitare ad oltre 250. In provincia di Campobasso, si contano quasi 1.800.000 piante; nella Pentria poco meno di 30mila. Producono meno del Molise: il Piemonte (appena 67 quintali); la Lombardia (8mila); il TrentinoAlto Adige ed il Veneto (2mila); il

Guardie giurate, la crisi del settore nanzi alle sedi degli istituti bancari, nelle astanterie di diverse Pubbliche amministrazioni ed all’ingresso dei Tribunali. Un tempo questo settore non era in crisi. Prima dell’attentato alle “Torri gemelle” le unità lavorative italiane ammontavano a poco più di 20mila. Successivamente, ad una lievitazione del fatturato pari al 5% annuo, corrispose un consistente aumento delle assunzioni. Ma, dal 2008, a fronte di un calo degli utili, cominciarono a prendere piede i licenziamenti benché le grandi organizzazioni del commercio rivelassero che sei commercianti su dieci ritenevano che il livello di sicurezza non fosse migliorato e tre su dieci lo giudicavano addirittura peggiorato. Evidentemente la situazione del Molise (almeno apparentemente) non è la stessa di quella campana (dove, non a caso, operano oltre 100 aziende addette alla sorveglianza), di quella lombarda (150) o di quella pugliese. Presentemente soltanto il 5% del fatturato della sicurezza privata viene dall’esercizio della guardiania (in armi) delle residenze private. Se ne deduce che i metronotte hanno quasi

sempre lavorato per gli istituti di credito e per gli esercizi commerciali che, oggi, mostrano invece di preferire altre soluzioni. Un rapporto stilato da “Federsicurezza” incolpa la cosiddetta localizzazione satellitare e prevede un ulteriore calo di richieste della prestazioni. Insomma in Molise, la situazione tende al ribasso e nel settore non regna l’ottimismo. L'”Eurispes” riferisce che circa cinque milioni di persone detengono un’arma da fuoco. Si tratta di dati che vanno contestualizzati dal momento che molti richiedono licenze per uso sportivo (più facili da conseguire) pur di armarsi. Tutto ciò comporta che il mercato delle armi sta attraversando una contingenza di discreta salute. E, mentre le Aziende di sorveglianza vivacchiano in una crisi nera, gli Italiani si armano direttamente, con la sola eccezione dei Molisani i cui acquisti, effettuati nelle poche armerie della regione, hanno fatto registrare soltanto un lievissimo incremento. Perciò, l’unica soddisfazione per i Metronotte è derivata dall’avere lucrato la sospirata qualifica di incaricati di pubblico servizio che – se li pone un gradino al di sopra

Friuli-Venezia Giulia (800); la Liguria (30mila); le Marche (22.095). Tra le regioni confinanti, la Puglia supera abbondantemente i 2.500.000 quintali; l’Abruzzo, i 140.000; la Campania, 350.000. In sostanza, l’andamento appare essere in calo un po’ dovunque, mentre vanno in controtendenza solo il Veneto e la Lombardia. A livello di macro-aree geografiche, le stime prevedono un calo sensibile del prodotto proprio nel Meridione ed una drastica riduzione al Centro. Al Nord, tranne che in Liguria, le previsioni appaiono leggermente più ottimistiche. Dunque, in quanto a produzione, l’88% proviene da Puglia, Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata e Sardegna; il 5,5% da Toscana, Umbria e Lazio; il 6,5% da tutte le altre (Molise compreso). Riepilogando, la classifica generale vede la “leadership” italiana (600 mln di dollari di prodotto, esportato soprattutto verso gli Usa e nei Paesi nuovi consumatori). Negli ultimi tempi si è registrato un incremento delle vendite pure sui mercati di Germania, di Gran Bretagna e di Francia; quindi di Russia, Cina ed India. Quanto sopra costituisce un segno evidente dell’accelerazione della domanda di “extravergine”, cosicché occorre approntare necessariamente ulteriori mosse per difendere il “made in Italy” se si vuole che continui a furoreggia un po’ dovunque.

dei comuni cittadini autorizzati a sparare – comunque continua ad inquadrarli al di sotto degli agenti di p.s. che vantano ben altre funzioni. Per fortuna, gli Uffici provinciali del lavoro non li considerano più operai generici. Ma, nonostante ciò, lo stipendio si aggira tuttora sui 1.200-1.300 euro netti, cui però occorre aggiungere le competenze per le eventuali prestazioni straordinarie. Ultima nota dolente: un’indagine a campione ha rivelato che al 50% dei metronotte non viene somministrata la formazione adatta (in materia di esercitazioni di tiro) che si consegue previo allenamento al poligono. Il 60% di essi ritiene di svolgere un’attività insoddisfacente, dal momento che considera la propria solo un ripiego. Il 50% ha scelta quest’ultima esclusivamente per sbarcare il lunario. Alla luce di tali premesse che fine farà la vigilanza armata in Molise? Secondo la locale UILTuCS “il periodo è critico. Persino gli inquilini di Palazzo Moffa hanno dovuto recepire la ‘spending review‘ e sono stati costretti a tagliare diverse postazioni di vigilanza armata davanti alle Sedi“. Ma forse avrebbero potuto preoccuparsi di resettare ben altre spese, soprattutto certe forme evidenti di sprechi.



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