TuTTo quello che gli alTri non dicono
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L’Oscar del giorno a Antonio Mandato
L'Oscar del giorno lo assegniamo a Antonio Mandato. Non è un personaggio pubblico ma il bancario campobassano, insieme ad una spicciolata di persone, riesce ancora a tenere deste le tradizioni della città capoluogo di regione. Proprio la semplicità, la capacità di interpretare quelle che erano le emozioni delle canzoni, dei suoni della città gli fanno oggi meritare l'Oscar a piene mani. Proprio mentre il dialetto e le tradizioni sembravano cadere nell'oblio, Antonio ha contribuito a tenerle vive. E non è cosa di poco conto.
Il Tapiro del giorno a Francesco Pilone
Consulenze...
...Un milione e mezzo di euro
Servizio a pagina 3
Il Tapiro del giorno lo diamo a Francesco Pilone. Sembra essere diventato, per davvero, il Signor No del Consiglio comunale di Campobasso. Non gli va bene niente. Sempre contro ma senza portare, come alternativa, sue proposte. Non è stato nemmeno un caso l'uscita dal polo civico del consigliere Enrico Perretta che ha sottolineato proprio questo negativo porsi dinanzi ai problemi della città che hanno, invece, necessità di trovare un ampio confronto e proposte solutive. Del resto, è quello che vuole la gente.
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
TAaglio lto
2 7 gennaio 2015
Intorno alla vessata questione dell’autonomia regionale la solita tiritera tra i favorevoli e i contrari
Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire L’Ordine dei giornalisti del Molise e l’Associazione degli ex consiglieri regionali volevano riaprire il confronto sul tema, sull’abbrivio degli ultimi orientamenti del Governo che punta a ridurre Regioni a 12 o 5 La perdita dell’autonomia istituzionale sembra un argomento nuovo ed attuale, ma è vecchio e ampiamente trattato. Il tentativo di rimetterlo in circolo a pochi giorni dalla fine dell’anno 2014 è valso a rafforzare e a ispessire le problematicità che l’anno s’è portato appresso senza risolverne alcuna. Un copione da recitare, nient’altro che una recita. In cui si sarebbero cimentati vecchi e nuovi cultori degli ordinamenti istituzionali e costituzionali. Il Molise al centro del suo destino, in un contesto in cui il risorgente statalismo ha già procurato ferite profonde alla sua autonomia, ma ha anche aiutato a capire meglio, e approfonditamente, l’approssimazione culturale, la inconsistente responsabilità politico-istituzionale e il vuoto amministrativo espressi dalla classe dirigente, spingendo non pochi molisani a considerare salvifica la eventuale sparizione della ventesima regione italiana: cancellata o aggregata che sia. Una classe dirigente imbelle, non ha saputo impiantare un modello amministrativo capace di esaltare le risorse finanziarie che non sono mancate; non ha realizzato un sistema produttivo incentrato sulla valorizzazione delle vocazioni territoriali e su prodotti altamente selezionati e competitivi; non ha difeso i valori naturali, ambientali, storici e culturali che appartengono al Molise, e solo ad esso. Una classe politica imbelle, s’è adagiata sul terreno della generalizzazione, ha ingolfato il carrozzone del clientelismo, ha badato a se stessa e a come rendersi autonoma (essa) da ogni vincolo economico, morale e legale. Lo sfacelo
che n’è seguito non poteva che essere la naturale conseguenza. E con esso la giustificazione politica e amministrativa di poterne fare a meno. Anzi, di doverne fare a meno. Eppure ci sono stati amministratori regionali accorti e illuminati, che hanno dato con largo anticipo l’allarme sulla inevitabilità del declino regionale (politico e istituzionale), qualora non si fosse corsi, tutti, immediatamente, a modificare l’andazzo. Tra questi, in veste di Cassandra, il consigliere regionale di sinistra: Domenico di Lisa. Delle sue riflessioni politico/amministrative diamo alcuni stralci, i più significativi: “C’è, fuori dal Palazzo, la consapevolezza della drammaticità della situazione e la convinzione della
necessità di un profondo e vero cambiamento in assenza del quale il destino del Molise è segnato. Il rischio è che la crisi strutturale sfoci in un vero e proprio processo di deindustrializzazione, estremamente pericoloso. Sono molti gli elementi che lasciano intravedere questo pericolo. La situazione del settore sanitario è drammatica per la ingente mole di debiti che accumula ogni anno e questo Governo, questa maggioranza, questo Consiglio sono incapaci di fare scelte adeguate per porvi efficace rimedio. Maledettamente concreto è il rischio di bancarotta della Regione”. E ancora: “Abbiamo bisogno di un grande sforzo collettivo che faccia leva sull’orgoglio di essere e voler restare una regione dotata di propria
autonomia, sulla moli sanità, in grado di coinvolgere pienamente le istituzioni, le forze politiche, le forze sociali ed economiche, le associazioni, i cittadini, per tentare di ridisegnare e progettare una regione moderna ma fortemente ancorata ai propri valori, capace di darsi un assetto istituzionale efficiente, funzionale agli interessi collettivi e non a logiche di potere. Non è ulteriormente rinviabile un processo di semplificazione e sfoltimento istituzionale anche perché alla pesante e costosa bardatura istituzionale non fa riscontro efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa. Più di qualcuno ritiene di affrontare e risolvere il problema dell’autonomia immaginando una modifica degli attuali confini regionali che
dovrebbero ricomprendere comuni del beneventano e del foggiano (l’antico Sannio) e forse anche del chietino. L’operazione a mio parere rappresenterebbe una inutile scorciatoia poiché servirebbe semplicemente da alibi a chi si rifiuta di affrontare il problema di ridisegnare e progettare una regione moderna ma fortemente ancorata ai propri valori. Ma ammettiamo pure per un momento che questa operazione possa essere portata a termine: non si giustifica una regione di 300.000 abitanti ma neanche una di 400.000. Perciò bando a queste fantasie e mettiamoci a lavorare seriamente per trasformare la regione che c’è. La portata e la radicalità delle scelte da fare è tale che gli altri livelli istituzionali e tutti i soggetti sociali devono essere coprotagonisti del processo di definizione e costruzione della nuova impalcatura istituzionale. Dobbiamo superare il localismo e costruire una classe dirigente adeguata, consapevole, preparata ad affrontare le nuove sfide che la globalizzazione ci pone di fronte. Solo un salto di qualità della classe dirigente potrà assicurare anche una maggiore governabilità e scongiurare la perdita dell’autonomia della Regione”. A questo intervento molti avrebbero assentito e applaudito, convinti che fossero riflessioni immediate, ignorando che sono state rese nel corso di una seduta del consiglio regionale del 2003. Parole al vento, si dirà. Ma non andate disperse, dato che sono maledettamente di attualità. Dardo
L’intervento Aiuto, è questo il grido delle lavoratrici e dei lavoratori della Fisiomedica Loretana che quotidianamente prestano la loro delicata ed insostituibile opera assistenziale nei confronti di chi ha bisogno e si è rivolto a quella azienda. Un grido che sembra inascoltato e che getta nella più profonda sensazione di abbandono coloro che continuano a lavorare pur senza percepire il dovuto e meritato stipendio. Il sindacato ha raccolto queste grida e si è fatto portavoce di questi elementari diritti che sono alla base di una vita rispettosa delle loro dignità chiedendo alla proprietà di trovare una soluzione a tanti mesi di mancato pagamento degli stipendi. Ma le risposte non sono giunte o, almeno, non sono giunte quelle desiderate atteso che il personale si è visto oggetto di comunicazioni di servizio circa un nuovo orario di lavoro (in violazione di quanto previsto dal CCNL) e, per quelli sindacalizzati, di provvedimenti disciplinari a ripetizione. È bene chiarire che il Sindacato è stato chia-
Fiosomedica Loretana, il grido di aiuto mato perché il personale è allo stremo e non sa più come “campare”, nel senso più verace e veritiero del termine! Dopo una lunga attività sindacale purtroppo dobbiamo dare atto che la parte datoriale non ha posto in essere alcuna condizione di dialogo e, pur comprendendo le difficoltà rappresen tate dalla stessa, non è dato capire come si è giunti alla situazione attuale né tanto meno è dato capire come se ne potrebbe uscire. È di questi giorni la notizia che la ASREM Molise ha provveduto a trasferire una somma di oltre 400 mila € alla Fisiomedica Loretana e, come ovvio, tutti hanno pensato che sarebbe stato riconosciuto al personale dipendente una buona parte delle mensilità arretrate. E invece no! Infatti risulta che a fronte di un arretrato di 5
mensilità e mezzo più una tredicesima (2013), alla data del 18 dicembre scorso è stata riconosciuta la sola mensilità di novembre e ad oggi la tredicesima dell’anno corrente. Sarebbe facile stigmatizzare un tale comportamento della proprietà ma noi non lo faremo perché, ancora una volta, ricerchiamo il dialogo ed il confronto pacifico per giungere ad un accordo che soddisfi tutte le parti. Un accordo che potrebbe prevedere anche un piano di recupero delle spettanze non liquidate e con le modalità di rateizzazione che i dipendenti ed i sindacati avevano in precedenza proposto. Proprio per questo invitiamo l’azienda a fare in modo che siano evitati comportamenti antisindacali (come nel caso della nuova articolazione dell’orario di lavoro) e che, invece, siano favoriti i rapporti con il personale im-
prontandoli sul rispetto reciproco e non farli tendere alla lite ed al contenzioso instaurando continue procedure disciplinari specie nei confronti di chi, liberamente, ha scelto di associarsi ad un sindacato. È notizia recentissima che non viene data facoltà di cambiare il giorno di fruizione del permesso ex L.104/92, per motivi di indifferibile ed improgrammabile esigenza di assistenza a familiare disabile, al personale richiedente. In conclusione, e sperando che il clima di tensione che è stato instaurato nel posto di lavoro si attenui fino a scomparire, si chiede l’immediato intervento degli Organi, delle Istituzioni e delle Autorità in indirizzo per una proficua mediazione ma anche per individuare i responsabili di questo stato di fatto. Si comunica, infine, che è stato dato mandato ai propri legali di predisporre ogni iniziativa prima delle opportune azioni che saranno poste in essere in caso di mancato accoglimento delle istanze rappresentate. La segreteria Cisl
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3 7 gennaio 2015
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
Un milione e mezzo per incarichi Questa la spesa annua della Regione Molise. E a fine dicembre altri 323mila per per un “Business advisor” CAMPOBASSO. La gestione, soprattutto l’ultima, del presidente Michele Iorio era stata ‘bollata’ dal centrosinistra proprio per la tantissime consulenze assegnate. Cambiato il maestro, però, la musica sembra essere sempre la stessa se si considera la spesa consulenti e collaborazioni, da parte della Regione Molise, per qualcosa come un milione e mezzo l’anno. L’elenco completo dei beneficiari lo pubblicheremo nell’edizione di domani. E’ chiaro che si va da qualche centinaio di euro per qualche consulenza di giorni a quelle di ‘peso’ che arrivano a toccare i 62mila euro per l’avvocato Carmela Lalli per 8 mesi dei 71mila euro per Lucia Murgolo annui o per 70mila di Francesco Cocco. Con questa cifra spesa e con il numero pari alla carica dei 101, la nostra Regione do-
fare in campagna elettorale. Al contrario, però, ha scelto di proseguire sulla strada delle consulenze e delle collaborazioni esterne che annualmente incidono sul magro bilancio regionale per oltre un milione e mezzo di euro. A questa cifra, poi, va ad aggiungersi la somma di 323mila euro prevista per il raggruppamento temporaneo di imprese Consedin S.p.a. – Ernst & Young Financial Business Advisor S.p.a, che li sta beccando dal mese di maggio 2010 per “Servizi di assistenza tecnica e consulenza a supporto delle attività di controllo di primo livello e rendicontazione della spesa relative alle operazioni cofinanziate dal Programma operativo regionale (Por) e del Fondo per lo sviluppo economico (Fse) 2007/2013”. Ma non c’era un gruppo di lavoro interno? Boh!
vrebbe primeggiare in tutto o, quasi. Al contrario, nessuna risposta fino ad oggi si è avuta in termini concreti. Il tutto, così, lascia proprio pensare che le consulenze esterne sono decisamente troppe e ingiustificate. Siamo di fronte a una situazione non tollerabile, alla luce delle difficoltà che vive la regione e se pensiamo alle tante grandi professionalità già presenti nelle strutture pubbliche in grado di svolgere perfettamente quegli incarichi. Invece, si preferisce ricorrere a consulenti esterni con ulteriori costi per le tasche dei cittadini. Le cose sono due: o i dipendenti non funzionano, e in questo caso nel privato sarebbero stati licenziati da un pezzo, o devono essere valorizzati anche attraverso percorsi di formazione così, come ci pare, il presidente Frattura si era impegnato di
l’ intervento
Regione Molise, consulenti a go-go di Giovanni Muccio* Tutti ricorderanno le lotte politiche del Movimento Regionale del Guerriero Sannita nei confronti dell’Amministrazione Iorio nei vati settori. Una di queste riguardava le consulenze e i collaboratori che venivano nominati all’interno dell’Amministrazione regionale. Il Guerriero Sannita, a tal riguardo, coerente con la sua politica, denuncia politicamente che nulla è cambiato con l’ Amministrazione di Centrosinistra. Il tanto auspicato rinnovamento non si è avverato, si continua imperterriti a nominare consulenti e collaboratori come se l’esperienza del
passato non fosse mai esistita. Mi dispiace constatare che la coalizione di Centrosinistra di cui il Movimento è parte integrante, nulla abbia fatto per invertire la rotta.Sono circa un centinaio, dal 2013 al 2014, le persone che hanno avuto un contratto di consulente o collaboratore, con un impegno di spesa di circa un milione e quattrocentomila euro. Di questi, una sessantina ha avuto il contratto nel mese di agosto e settembre 2014, periodo vacanziero, e molti per soli tre mesi e mezzo. I contratti scadranno a giorni e tutti, credo, sono speranzosi di rinnovo.Il Movimento Regionale del Guerriero Sannita nulla ha da dire nei confronti di que-
sti consulenti e collaboratori, ma tanto nei confronti di questa politica .A tal riguardo il Guerriero Sannita riporta le parole che degli amici di Centrosinistra, in particolare di PD ed ex IDV, rivolgevano al Governo Iorio: “ Il vizietto al ricorso delle consulenze esterne è piuttosto diffuso; la nostra rivoluzione culturale, dovrà partire proprio dalle nostre risorse umane e dalla loro valorizzazione”.Il Movimento regionale del Guerriero Sannita questa rivoluzione cultu-
rale tanto auspicata non la trova e ancora una volta i piccoli partiti della coalizione, vengono tenuti all’oscuro. *Presidente Regionale del Guerriero Sannita
il caso aaCAMPOBASSO. E lo Zuccherificio del Molise? Dopo che la società Aria Food ( la stessa che ha rilevato versando parte della quota dei 170mila euro per il marchio Arena) ha fatto ripartire l’impianto di impacchettamento e imbustamento dello zucchero, garantendo alla società di gas ed energia di saldare le spettanze arretrate entro il prossimo 15 gennaio, le preoccupazioni per il futuro restano. In tanto, ieri, giorno della Befana non si è avuta la tradizionale manifestazione che era consuetudine annuale. “Un augurio sincero a tutti i Saccariferi specialmente quelli del centro sud Italia”. Così Antonio Di Lisio della Flai Cgil, che ricorda la tradizione che in passato si svolgeva allo zuccherificio di Termoli quando si festeggiava l’avvio del nuovo anno bieticolo saccarifero in occasione della Befana. “Sono tradizioni che qualcuno ha cancellato - afferma Di Lisio - i ricordi rimangono. Le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil di stabilimento ricordano a tutti la grande responsabilità che ognuno ha per la propria competenza. Siamo a metà gennaio e non ancora si mette a dimora in seme di
Zuccherificio, incognite sul futuro produttivo
barbabietola. Confidiamo nella grande responsabilità del il Consiglio regionale che dovrà rispondere nella seduta monotematica del 9 gennaio. Auguri a tutti”. Sono gli stessi
lavoratori in attesa di risposte: vogliono capire se la campagna del 2015 sarà l’ultima, per quanto breve dal momento che le semine autunnali non sono state effettuate. Da inizio no-
vembre i dipendenti dello Zuccherificio sono stati collocati in cassa integrazione per tredici settimane con il sistema della rotazione. Anche i bieticoltori si mobilitano e chiedono certezze. Oltre allo zuccherificio di Termoli anche lo stabilimento di San Quirico di proprietà del gruppo Eridania Sadam rischia di chiudere. “Tutto ciò determinerebbe una scelta irreversibile per tutto il settore che impoverirebbe il nostro Paese con rilevanti costi economici e sociali. La nostra confederazione, che raggruppa con le due associazioni storiche dei bieticoltori (Anb e Cnb) la quasi totalità dei bieticoltori non appartenenti a cooperative, si è impegnata da tempo per contribuire ad una soluzione positiva ma siamo consapevoli che da soli non possiamo risolvere il problema”. Allo stabilimento di Termoli la Regione non ha ancora sciolto le riserve su quello che vuole fare o, comunque, il dubbio da sciogliere è il seguente: lo Zuccherificio può continuare a produrre zucchero e, in caso contrario, può essere riconvertito? In che modo e, soprattutto, in cosa?
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4 7 gennaio 2015
L’idea che la mano pubblica debba uscire totalmente dal sistema economico e produttivo è un’idea balzana
La Giunta Frattura di primato in primato: il Korai in liquidazione e altre decine di lavoratori finiscono sul lastrico
Un governo regionale attivo, volitivo, responsabile non si sarebbe mai espresso con tanto ciniscmo quanto ne mette il governo a Palazzo Vitale che alla fine del 2014, aggiungendo dramma a dramma, ha scelto di chiudere la società in house providing Invece di mettere in liquidazione se stessa per conclamata inefficienza e incapacità a governare, onde mettere fine alla sequela di atti amministrativi che sanciscono la fuoriuscita dal mondo del lavoro di centinaia di soggetti, la giunta regionale presieduta da Frattura il giorni prima della fine del 2014 ha posto in liquidazione il Korai srl, società in house providing, della Regione Molise. Altre decine di persone finiscono la propria esperienza lavorativa unicamente per colpa di chi la società l’ha impiantata, fatta gestore, e poi messa volutamente, soprattutto per incapacità progettuale, nella condizione di non svolgere alcuna attività. Una mostruosità politica, tecnica e amministrativa. Un addebito di responsabilità che non può rimanere circoscritto nell’ambito delle partecipazioni societarie della Regione ma va, invece, allargato ad un dibattito molto più ampio in cui, almeno per una volta, i sindacati siano capaci di impalcare alle proprie responsabilità il governo regionale in questa sua inarrestabile libidine a colpire i lavoratori, a tagliare le risorse, a ridurre gli spazi operativi, a cancellare uomini e cose non avendo idea, capacità, soluzioni alternative da mettere in atto. Una mostruosità
CAMPOBASSO. La rivista Tuttoscuola ha recentemente prodotto un voluminoso dossier sulla dispersione scolastica in Italia. Da esso emerge che negli ultimi 15 anni quasi 3 milioni di ragazzi italiani iscritti alle scuole superiori statali non hanno completato il corso di studi. Rappresentano il 31,9% dei circa 9 milioni di studenti che hanno iniziato in questi tre lustri le superiori nella scuola statale. In sostanza uno studente su tre si è “disperso”. La dispersione scolastica fa rima con disoccupazione. Infatti coloro che non finiscono il percorso scolastico si ritrovano, quasi tutti, tra i Neet: i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano, non fanno formazione o apprendistato. L’Istat li valuta in 2,2 milioni, pari al 23,9% di quelle classi di età. Tra le regioni, l’Umbria con un tasso di dispersione del 18,2% ha la situazione migliore, seguita da Marche e dal Molise con il 21,1%, tradizionalmente poco dispersiva. Sono 715 gli alunni molisani che, nel quinquennio, hanno smesso di frequentare le scuole superiori. Per questi ragazzi è stata una svolta negativa nella propria vita (anche nel caso in cui ricominci un nuovo per-
politica, tecnica e amministrativa questa di cui sono espressione i governati regionali del Terzo millennio. Il Korai avrebbe potuto modificare, arricchire, rimpolpare il proprio istituto societario, mettendo a frutto l’esperienza maturata nel corso degli anni in cui è stato in grado di operare. Per dire, avrebbe potuto essere dirottato sul fronte delle attività turistiche che sono in forte stato di sofferenza come tutte le realtà regionali che patiscono la inconsistenza programmatica di chi governa. Il turismo è la piattaforma
economica meglio gestibile e la più pronta e dinamica a una risposta concreta di sviluppo. Il personale del Korai avrebbe potuto dare un contributo qualificato e trovare per se stesso una destinazione produttiva. Invece è stato fatto oggetto di un ostracismo violento quanto ingiustificato. Basterebbe poco per avviare e realizzare finalmente l’Agenzia regionale per il turismo e in essa travasare il personale necessario fuoriuscito da situazioni valutate, come per il Korai, prive di finalità strategiche. Come sia stato possibile
arrivare a una conclusione del genere deve essere l’elemento d’indagine per arrivare a capire fino in fondo a chi deve essere addebitato il progressivo depauperamento amministrativo e strategico della società. E a chi far risalire la colpa dell’assenza di una soluzione alternativa che avrebbe potuto mettere al riparo il personale dipendente che, altra violenza politica, tecnica e amministrativa, non prendeva lo stipendio da alcuni anni tra l’indifferenza collettiva. Altro aspetto dell’impoverimento morale del Molise; altro
motivo per augurare finalmente una reazione che allenti il cappio al collo di centiniaia di soggetti che si avviano ad essere espulsi dal mondo del lavoro dalla includente gestione regionale. Un governo regionale attivo, volitivo, responsabile non si sarebbe mai espresso con tanto cinismo quanto ne mette il governo in carica a Palazzo Vitale che alla fine dell’anno 2014, aggiungendo dramma a dramma, ha scelto di mandare a casa altre decine di lavoratori; un governo regionale attivo, volitivo, responsabile avrebbe cercato e trovato una soluzione nel novero delle idee di sviluppo, delle strategie che pure devono esserci per uscire da questa crisi in cui siano finiti, ma che chi governa non è nella condizione personale e politica di affrontare e risolvere. Si governa per togliere lavoro e non per salvaguardarlo e, possibilmente, crearlo. Il controsenso al potere. L’idea che la mano pubblica debba uscire totalmente dall’sistema economico e produttivo è un’idea balzana che solo amministratori d’accatto, con la pancia piena e l’idee annebbiate, possono coltivare. Dardo
Dispersione a scuola, il Molise è tra le migliori Il fenomeno in regione è tra i più bassi d’Italia. In un quinquennio sono stati 715 gli alunni a smettere di frequentare le Superiori corso formativo); per la società rappresenta un cattivo ritorno dell’investimento sostenuto in capitale umano per lo sviluppo. Le proposte per cercare di migliorare tale situazione, non mancano. Si dovrebbe: a) intraprendere una decisa azione di contrasto contro le bocciature nei primi due anni di scuola secondaria superiore, b) rendere più efficace l’orientamento nella scuola secondaria di primo grado prevedendo azioni di monitoraggio, consulenza alle famiglie e accompagnamento degli alunni in difficoltà fin dal primo anno, c) agevolare il passaggio ad altro indirizzo di studio nel corso dei primi mesi di frequenza del primo anno di scuola secondaria superiore consen-
tendolo almeno fino al 31 gennaio, d) rafforzare il collegamento tra scuola e mondo del lavoro, incrementando ulteriormente le occasioni di incontro degli alunni di terza media con realtà formative diverse da quelle scolastiche e con ambienti di lavoro. Una legge regionale sull’istruzione (purtroppo assente dall’agenda politica) che abbia al suo interno anche regole e processi che riguardino l’orientamento in entrata ed in uscita, con protagoniste le istituzioni scolastiche, sarebbe un buon viatico per ridurre i numeri della dispersione in un Molise che si sta sempre più impoverendo di alunni, ridotti – lo ricordiamo- di altri 307 rispetto allo scorso anno scolastico. aa
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Tutto quello che gli altri non dicono
7 gennaio 2015
senza alcun finanziamento pubblico
Una scommessa (quasi) impossibile per la Regione Molise
Progetti per 171.368.306,56 euro da appaltare entro il 31 dicembre 2015 Intanto per inadempienze e incapacità a spendere i soldi del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2007-2014 l’Unione Europea li riduce del 15 per cento A ridosso del Natale, la giunta regionale ha deliberato l’elenco dei progetti cantierabili, per i quali le relative obbligazioni giuridicamente vincolanti (Ogv ) dovranno essere assunte entro il 31 dicembre 2015. Progetti finanziati con le risorse del Fondo per lo Sviluppo e Coesione 2007-2013 riassegnate nell’ambito della programmazione 2014-2020, decurtate del 15 per cento. Progetti per l’importo di 171.368.306,56 euro, da concordare, entro 90 giorni, con la Presidenza del Consiglio dei ministri: una sorta di Forche Caudine cui Frattura e i suoi assessori, la maggioranza del consiglio regionale, dovranno sottoporsi sperando di vederseli approvati. Diremo in seguito dei progetti che vengono ritenuti cantierabili nel 2015, qui vale la pena mettere subito in risalto che siccome l’intervento strategico “Primo lotto funzionale asse autostradale Termoli - San Vittore” non è stato avviato prima dell’entrata in vigore del decreto “Sblocca Italia”, è confluito nel nuovo periodo di programmazione 2014-2020. Un passo indietro, e per giunta dall’esito di nuovo incerto. Cui dovranno dare una spiegazione i responsabili di Palazzo Vitale. Stessa sorte della Termoli - San Vittore, e per le stesse ragioni, è toccata
agli interventi per i “danni alluvionali” (ordinanza del presidente del consiglio dei ministri 3268/03 1.173.783,41 euro); al finanziamento per gli “eventi atmosferici 2008” (ordinanza del presidente del consiglio dei ministri 3734/09 7.822,01 euro) e al finanziamento per il “sisma 2002” (428.167 euro). Un grande successo di Frattura e del suo governo, non c’è che dire!!! Questa che abbiamo riassunta è la sintesi breve di una vicenda invece lunga e complessa, in cui è trascritta la inadeguatezza della Regione Mo-
lise a impiegare le risorse finanziarie che le vengono assegnate. Ciò vale per la giunta Iorio e, in modo più evidente, per la giunta Frattura che avrebbe dovuto impegnare e spendere i finanziamenti residui del Fondo per lo Sviluppo e Coesione 2007-2013 entro la fine dell’anno appena passato, e non è stata in grado di farlo. Il risultato dell’inedia governativa regionale è la decurtazione del 15 per cento delle risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, a valere sulla programmazione 2014-2020 che, per colmo d’ironia, appare già essa stessa in ri-
tardo fin dall’avvio. Infatti è ancora in “mente dei”, discussa a spizzichi e bocconi con le categorie datoriali e sindacali, mandata in anteprima anche a Bruxelles, ma tutta ancora da determinare nella stesura definitiva. Tornando a Bomba, cioè ai progetti che la giunta Frattura ritiene possano essere cantierabili nel 2015, per i quali è necessario avere l’avallo preventivo della Presidenza del Consiglio dei ministri – particolare, questo, che non va dimenticato! - sono: le opere, le attrezzature e le infrastrutture funzionali alla realizzazione della sede regionale del
Ci riprova il Consiglio regionale Venerdì in riunione l’assise chiamata a conoscere i passi fatti per Gam e Zuccherificio Ci riproverà il consiglio regionale a trovare il bandolo della matassa dei problemi delle filiere avicola e saccarifera, e a districarla. L’assemblea presieduta da Vincenzo Niro è stata convocata per il 9 gennaio con all’ordine del giorno, appunto, le questioni economiche e gestionali della Gam e dello Zuccherificio. Vuole darsi subito un abito di serietà, assumere un atteggiamento responsabile senza frapporre altro tempo al tentativo di arrivare ad una soluzione della crisi che, più e come altri settori produttivi, ha messo in ginocchio il settore avicolo e quello saccarifero. Un consiglio regionale ad hoc, quindi. Con addosso gli occhi scettici della critica. Anzi, diciamola tutta: dei lavoratori e dei sindacati. Che hanno mille motivi per sperare finalmente in un colpo di reni. In una mossa strategica che metta di nuovo in carreggiata le due realtà che nell’economia molisana hanno un peso ragguardevole e un livello occupazionale tra i più numericamente e qualitativamente importanti, se sono veri gli interessamenti aziendali (per la Gam, soprattutto). Non è la prima volta che il consiglio regionale tenta di forzare i punti morti delle questioni che lo riguardano e ogni volta, però, ha dovuto prendere atto di non avere la forza politica per affermare un proprio ruolo, una propria idea, una propria strategia diversa da quella fallimentare fin qui generata e prodotta dalla giunta regionale. La storia potrebbe ripetersi. Per cui, se permarranno i vincoli ideologici di una sinistra che non ha cultura liberale e quella che mostra di conoscere e di praticare è diametralmente opposta al ruolo della mano pubblica in economia, ancora una volta sulla Gam e sullo Zuccherificio saranno artifici
verbali, dichiarazioni ad effetto, tentativi demagogici di finto solidarismo. Anche la voce dell’oppositore Michele Iorio non ha toni rassicuranti né riesce ad esprimere compiutamente una proposta alternativa a quella dell’esecutivo di Palazzo Vitale. La faccenda è decisamente articolata anche sul fronte del lavoro: mancano idee chiare e volontà univoca; in quell’ambito si sono prodotti dualismi e divaricazioni che non aiutano ad imboccare la strada giusta di un possibile rilancio delle due filiere in difficoltà. Sarebbe pertanto deleterio che il 2015 iniziasse ancora una volta con un prologo confuso e confusionario su faccende tremendamente gravi, e ancora una volta desse spazio alla ciarla. Occhi puntati quindi su Palazzo Moffa, luogo delle anime perdute, in attesa di segnali di concretezza.
Molise, nell’ambito dell’area dell’ex stadio Romagnoli in Campobasso (60.000.000 di euro); gli interventi di elettrificazione relativi alla linea ferroviaria Roccaravindola - Campobasso I° lotto (17.000.000 euro); il miglioramento della viabilità lungo il collegamento viario Autostrada A1-Termoli (34.000.000 euro); le azioni integrate di sviluppo e sostegno alla competitività dei sistemi locali, anche in risposta alla crisi, attraverso interventi a supporto delle imprese e dei lavoratori per processi di innovazione e di aggregazione in distretti, a sostegno di nuovi investimenti, finalizzati anche al completamento delle strategie di uscita dalle partecipazioni regionali nelle principali filiere agro-alimentari, e l’attivazione di un Polo di ricerca tecnologica ( 60.368.306,56 euro). Gli interventi ricompresi nell’elenco, così come disposto nella delibera del Cipe numero 21 del 2014, prefigurano Obbligazioni giuridicamente vincolanti (Ogv) assunte entro il 31 dicembre 2015. Totale 171.368.306,56 euro. Nel caso ciò non dovesse accadere: byby! Dardo
L’INTERVENTO
Rifiuti, troppe discariche Dalle analisi della banca dati Mud della Camera di Commercio di Campobasso si evince che nel 2008 in regione Molise sono stati prodotti circa 624 mila tonnellate di rifiuti di cui 487 mila riconducibili alla produzione di rifiuti legati alle attività produttive e 137 mila alla produzione di rifiuti urbani e speciali assimilabili agli urbani. Dalle informazioni divulgate dal Ministero dello Sviluppo Economico si evidenzia che in Molise lo smaltimento in discarica rappresenta la forma principale di gestione dei rifiuti. I dati relativi alla gestione dei rifiuti solidi urbani della regione Molise, in termini di raccolta differenziata, non particolarmente performanti nonostante la bassa produzione pro capite, collocano la regione (6,5% di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti prodotti) all’ultimo posto nella graduatoria delle regioni per percentuale di raccolta differenziata. A livello nazionale e stata raggiunta quota 30,6%, tuttavia la situazione appare diversificata nelle regioni delle diverse aree geografiche: le regioni del Nord d’Italia sono tendenzialmente quelle più virtuose con percentuali di raccolta differenziata che vanno dal 38,6% della Valle d’Aosta al 56,8% del Trentino Alto Adige, al contrario, le regioni del Sud evidenziano ancora una scarsa attenzione alla gestione differenziata dei rifiuti. L’ultimo rapporto dell’Arpa Molise sulla gestione dei rifiuti urbani del 2008 cosi recita: “La Regione Molise, calcolando i dati a disposizione per il 2008, e drammaticamente lontana da quell’obiettivo e lo è ovunque, in ogni Comune ed in ogni territorio sovracomunale, senza alcuna eccezione virtuosa o realtà degna di distinguo. Si deve rilevare, infatti, che la discarica è ancora l’unico strumento di gestione dei rifiuti esistente in Molise e che la produzione di Cdr, di Compost, i rispettivi “di qualità”, il recupero per la differenziazione e per il riciclaggio di metalli, di carta e di plastica non sono stati assolutamente implementati, a dispetto di quanto pianificato, e che quindi i numeri e le statistiche riscontrabili sono ben lontani dagli obiettivi programmatici stabiliti.
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
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Campobasso
7 gennaio 2015
Emanati i bandi pubblici per la selezione degli idonei a ricoprire i ruoli
Un top manager e un dirigente all’urbanistica per riassestare il quadro dirigenziale di Palazzo san Giorgio
Attribuite le funzioni, riassestate le “truppe”, sarà lecito attendersi dall’amministrazione una svolta decisiva sul piano dell’operatività per rimuovere dalla stasi la città, darle una motivazione, un obiettivo, un traguardo, una speranza L’esperienza insegna: senza strutture interne all’altezza del compito c’è poco da tessere. Il sindaco Battista che in passato, da assessore al bilancio e alla finanze, ha avuto l’intelligenza e l’accortezza di farsi assistere da dirigenti e funzionari capaci, sa bene che allo stato delle cose a Palazzo san Giorgio ci sono vuoti dirigenziali che vanno colmati. Sarebbero già dovuti essere colmati, dopo oltre sei mesi di amministrazione. In particolare, il settore urbanistico e, per dirla in termini correnti, un top manager, ossia una figura che funga da punto di riferimento e faccia da coordinatore. Per l’una figura e per l’altra sono stati emanati i bandi per la selezione dei soggetti che avrebbero titolo e capacità a ricoprire il ruolo. Quindi nel giro di un mese o due il Comune di Campobasso potrà avvalersi di nuove energie (tecniche e amministrative). E dovrebbe cambiare la musica: maggiore incisività nell’azione amministrativa e, possibilmente, coralità tra i settori in modo che il raccordo
produca effetti benefici sulla tempestività delle scelte programmatiche e sulla loro applicazione. Fin qui, infatti, c’è stata solo ordinaria amministrazione mentre il diversivo del primo cittadino nel dare incarichi parziali (contentini?) ad alcuni consiglieri, ha animato appena la cronaca. Immagine scialba dell’amministrazione in carica che, invece, stando alle linee programmatiche illustrare al consiglio e dal consiglio approvate a maggioranza, di cose da fare ne avrebbe parecchie. Nel settore urbanistico, sicuramente, dove ristagnano non pochi interessi speculativi da rimuovere e non pochi problemi di programmazione e gestione del territorio urbano ed extraurbano da risolvere; in quello dei lavori pubblici il cui piano triennale delle opere pubbliche per la prima volta, grazie anche alle scelte precedenti del sindaco Di Bartolomeo, i progetti hanno la dovuta copertura finanziaria e del quale (settore) s’è occupato con particolare solerzia l’architetto
Peppe Giarrusso; in quello della sicurezza, organizzando e motivando più a fondo il Corpo dei vigili urbani; in quello delle questioni finanziarie e di bilancio dopo la beffa subita da parte della dottoressa Gallinaro che ha preferito vincere il concorso a Campobasso per poi andarsene altrove ma, fortunatamente, ci sono in riserva professionalità e competenze già proficuamente collaudate che possono riprendere quota. Il settore avvocatura è stato coperto con l’arrivo dell’avvocato Iacovelli dall’Amministrazione provinciale. In capo a tutto questo insieme manca la figura di chi sia capace di assemblare i taselli , coordinarli, motivarli, sollecitarli. Manca il top manager che in passato (gestioni Massa e Di Fabio), in veste di direttore generale, ha tenuto il motore amministrativo a regime e mai fuori giri. Dovrebbe riproporsi, sebbene con altra qualifica e, forse, con altre specifiche attribuzioni. Ma che ci voglia un vertice
riconosciuto e riconoscibile per determinazione, organizzazione, gestione e qualificazione del lavoro d’equipe, è un dato di fatto inoppugnabile. I bandi emanati dovrebbero essere lo strumento idoneo a selezionare il meglio reperibile, essendo aperto a un largo spettro di professionalità e, soprattutto, di elementi qualificativi (esperienza, capacità professionali già collaudate e conoscenza diretta dei meccanismi comunali). Una volta definito il quadro dirigenziale, attribuite le funzioni, riassestate le “truppe”, sarà lecito attendersi dall’amministrazione in carica una svolta decisiva sul piano dell’operatività per rimuovere dalla stasi la città, darle una motivazione, un obiettivo, un traguardo, una speranza. A cominciare dalla riproposizione (rivisto e coretto) dell’Accordo di programma con la Regione Molise detto “Asse città”. Dardo
Patologie oculari “occhio ai bambini” L’iniziativa per l’anno scolastico 2014-2015 partirà oggi per concludersi il 27 gennaio L’iniziativa della Prevenzione delle malattie oculari “Occhio ai bambini”, svolta dalla Iapb, in collaborazione con le Sezioni Provinciali dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, è senz’altro quella che più di tutte riscuote successo. Si pensi, infatti, che, solo nell’ultimo anno,essa ha permesso di effettuare un check
up della vista a circa 8000 bambini, di età compresa fra i tre e gli undici anni, in oltre cinquanta province italiane.. L’obiettivo dei controlli agli occhi è quello di individuare in tempo eventuali patologie prima che esse possano interferire con il processo di acquisizione dell’immagine e, dunque, compromettere uno sviluppo normale del-
l’apparato visivo. Effettuando, ad esempio, ai piccoli pazienti dei semplici esami sulla motilità e sull’acuità visiva, si può scongiurare un <<occhio pigro>>,cioè non correttamente adoperato. La cultura della prevenzione risulta essere ,dunque, un’arma vincente e la Sezione Provinciale di Campobasso sostiene, anche quest’anno, con entusiasmo il progetto “Occhio ai bambini”.
La campagna nella nostra Provincia partirà da Campobasso il giorno 7 gennaio e si concluderà il 27 gennaio. L’operazione sarà davvero importante poiché verranno esaminati un migliaio di bambini circa, distribuiti tra le scuole della primaria e dell’infanzia di Campobasso, Campodipietra, S.Giuliano di Puglia, Toro.
Assegnato al piccolo comune un finanziamento di 700mila euro
La nuova scuola a Cercepiccola è una dimostrazione irrazionale, imprudente e soprattutto in contrasto con le ipotesi dei Poli scolastici
Il presidente della giunta regionale del Molise continua imperterrito a predicare bene e a razzolare male: tiene in piedi confronti e colloqui sui Poli scolastici e poi finanzia nuovi edifici a capocchia Follia programmatica: 700 mila euro per la realizzazione di una struttura scolastica a Cercepiccola, comunità molisana di meno 700 abitanti. E’ la follia della giunta Frattura che esplode in atti amministrativi che lasciano gridare alla scandalo. Una scuola da 700mila euro a Cercepiccola mentre da parte della stessa giunta Frattura si tengono incontri coi sindaci per discutere dei Poli scolastici che sono la soluzione alla dispersione delle risorse finanziarie e alla razionalizzazione della popolazione scolastica in forte fase decrescente, peraltro, oltre che una risposta al problema della sicurezza. Nella determina regionale con la quale sono stati assegnati a Cercepiccola i 700 mila euro non c’è alcun dato statistico sul numero degli studenti, sulle necessità logistiche per farvi fronte; c’è il richiamo al Programma attuativo regionale approvato
nel 2011 e al progetto Scuola sicura che prevede interventi di nuova costruzione in conformità di quanto previsto dall’articolo 3 del Decreto del presidente della repubblica 380 del 6 giugno 2001. Sono questi i riferimenti tecnici e normativi che hanno fatto da piattaforma al provvedimento che, scritto e letto nel 2014, diventa un grave anacronismo politico programmatico e amministrativo. Non si possono realizzare nuove scuole a pioggia, al di fuori, ormai di un Piano territoriale che tenda a riunire, a raggruppare, a razionalizzare le necessità sociali e i servizi tra cui, appunto quello scolastico. Niente contro Cercepiccola e i possibili (sporadici) studenti ai quali la Regione ha deciso di “regalare” un edificio scolastico ex novo. Ma sono soldi pubblici quelli che vengono utilizzati e ogni qualvolta non corrispondono ad esigenze ben
definite e ineludibili, equivale ad uno spreco. D’altronde, a che titolo se non quello di razionalizzare le risorse finanziarie, di programmare, di distribuire con acutezza ed accortezza i servizi sul territorio si sta portando avanti il discorso sui Poli scolastici? La logica che li sostiene è, giust’appunto, incentrata sulla razionalizzazione della spesa e sulla massimizzazione dei risultati. Razionalizzare e massimizzare: tentativo eroico per un popolo che ha fatto dello spreco, dell’accaparramento fine a se stesso delle risorse, e dell’egoismo campanilista il proprio emblema. Tentativo che nel Molise ha trovato nei sindaci di Roccavivara, Montefalcone, Montemitro e San Felice, e negli omologhi di Celenza sul Trigno e Torrebruna (in Abruzzo) la prima espressione di volontà di costituire un Polo scolastico baricentrico “per gli
alunni della scuola dell’infanzia, elementare e media, strategicamente dislocata, facilmente ed agevolmente raggiungibile dagli alunni dei Comuni molisani e di quelli abruzzesi, superando in tal modo anche barriere politiche ed amministrative che finora non hanno aiutato il territorio a dispiegare tutte le potenzialità”. Un messaggio chiaro, incisivo, al presidente della giunta regionale del Molise che purtroppo continua imperterrito a predicare bene e a razzolare male (il pensiero vola alle promesse pre e post elettorali sulla sanità, e rabbrividisce); da un lato tiene in piedi confronti e colloqui sui Poli scolastici, dall’altro finanzia nuovi edifici in piccole comunità e per importi notevoli. Talmente abituato, appunto, ad essere doppio, da non percepire affatto il dovere civile e morale di essere invece razionale, prudente, e coerente come
gli imporrebbe la carica istituzionale. Una nuova scuola a Cercepiccola è una dimostrazione irrazionale, imprudente e soprattutto incoerente con le ipotesi dei Poli scolastici la cui realizzazione - viene sottolineato dai sindaci di Roccavivara, Montefalcone, Montemitro e San Felice, Celenza sul Trigno e Torrebruna – comporta, sì, un investimento finanziario iniziale, ma anche la possibilità di ridurre fortemente le spese e liberare risorse da reinvestire in servizi di cui, mai come oggi, si sente il bisogno in un tessuto sociale e famigliare fragile ed incerto. Servizi che significano mezzi di trasporto, doposcuola, mense, strutture sportive, ovvero quel sistema di offerte che costituiscono l’ossatura di una comunità civile”. Che vadano a dirglielo in faccia a Frattura. Dardo
Campobasso
7 7 gennaio 2015
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
A causa della pavimentazione sconnessa e dissestata di strade e marciapiedi
Il cittadino si va facendo furbo: miglia di euro di risarcimento per le cadute accidentali
Situazioni spesso fotocopia, che aggravano l’immagine di un’amministrazione comunale assente sul fronte della manutenzione ordinaria La soglia dei risarcimenti danno s’è alzata paurosamente e, c’è da credere che, continuando l’andazzo, le società d’assicurazione che garantiscono l’amministrazione comunale se la daranno a gambe. Tra le richieste che sono piovute al settore avvocatura ne abbiamo scelte due che sembrano le più significative per l’entità dell’importo e per le cause che lo hanno generato. Manco a dirlo, le cause si fanno risalire alla improvvida manutenzione delle strade e dei marciapiede in particolare. Situazioni spesso fotocopia, che aggravano l’immagine di un’amministrazione comunale as-
sente sul fronte della manutenzione ordinaria delle strade e dei marciapiede. Che poi è il minimo che un’amministrazione è tenuta ad assicurare ai cittadini che pagano le tasse. Altrimenti, come nel caso della signora M. L. M. e del signor G.T. accadono spiacevoli accidenti. La signora M.L.M si è rivolta al Tribunale per chiamare in giudizio il Comune di Campobasso e addebitargli la responsabilità del sinistro che l’è capitanato il 5 dicembre 2013 mentre percorreva a piedi il marciapiede antistante il Distretto militare. A causa della pavimentazione sconnessa e dissestata scivolava rovino-
samente a terra, riportando lesioni fisiche per le quali ha chiesto il risarcimento di 47.761,96 euro . Stesso percorso amministrativo anche quello fatto dal signor G.T. al quale, il giorno 9 febbraio 2013, mentre transitava a piedi in Via Marconi ( in compagnia della moglie e del figlio in quanto affetto da cecità assoluta), è capitato di cadere rovinosamente a terra a causa di un fosso presente sul marciapiede, riportando serie lesioni fisiche per le quali ha chiesto un risarcimento di 34.238,09 euro. Somme considerevoli che il Comune, a sua volta, ha chiesto al Broker Assicurativo Mediass di
fronteggiare mediante la società assicuratrice che garantisce il Comune per la responsabilità civile verso terzi (giusta polizza numero 0000021776 del 20 settembre 2011). Somme che non sarebbero mai affiorate se in Via Verdone il marciapiede non fosse stato sconnesso e in Via Marconi sul marciapiede non ci fosse stato un fosso. Questi i fatti e le circostanze che il Tribunale di Campobasso sarà chiamato a valutare. Ma, come dicevamo, altre decine di episodi accaduti qua e là sulle strade e sui marciapiedi della città allungano l’elenco delle richieste di risarcimento danno e confermano,
soprattutto, la scarsa attenzione che viene posta nella cura e nella scurezza delle strade e dei marciapiede. Non è rilievo di oggi. E’ rilievo di anni, in quanto cadute più o meno rovinose, più o meno gravi, sono state sempre all’ordine del giorno al settore avvocatura e, di riflesso, alle società assicurative che garantiscono il Comune per la responsabilità civile verso terzi. Ciò ch’è profondamente cambiato, oltre al numero crescente delle denunce, è la quantificazione del danno subito. Da sole, le due richieste sopra descritte superano gli 80mila euro. Dardo
Dal Comune è scesa la Befana Sono stati i Vigili del fuoco ad organizzare la tradizionale manifestazione del 6 gennaio CAMPOBASSO. In tantissimi i bambini accompagnati dai loro genitori che ieri mattina, per la festa dell’Epifania, hanno sfidato il freddo per assistere in piazza Vittorio Emanueleal tradizionale appuntamento della distribuzione di caramelle e dolcetti da parte della Befana. L’evento promosso dai Vigili del Fuoco e le associazioni ‘Quartiere Vazzieri’ e ‘Vivi il quartiere Colle dell’Orso’ è stato inserito negli appuntamenti del cartellone di Palazzo San Giorgio ‘Il Natale sotto le stelle’. Come sempre, non ha deluso nemmeno questa volta lo spettacolo, che ha visto la brutta ma simpatica vecchia con la scopa scendere dalla finestra del secondo piano del Municipio per dirigersi in un ‘volo’ divertente e folcloristico tra i più piccoli, ai quali ha fatto dono di dolcetti, sorrisi e tanta allegria.
Bravissima l’équipe dei casci rossi, a lavoro dalle prime ore della mattina, che ha offerto un momento divertente alla città, così come la simpatia della vecchina con il nasone interpretata in maniera esemplare dal caposquadra Iannitti. Al fianco della protagonista principale anche altre Befane che hanno aiutato la ‘star’ della manifestazione a donare i dolcetti ai più piccoli, non mancando di accontentare anche i bambini con problemi di intolleranze alimentari.
Scientifico, altri due giorni di festa La rottura della caldaia ha portato la Provincia a decretare la chiusura della scuola CAMPOBASSO. Gli studenti del Liceo Scientifico ‘A. Romita’ di Campobasso potranno prolungare per altri due giorni le vacanze natalizie. In una nota il presidente della Provincia di Campobasso Rosario De Matteis ha, infatti, comunicato che con un’ordinanza sindacale, è stata disposta la chiusura forzata della scuola per le giornate del 7 ed 8 gennaio a causa della rottura delle caldaie, determinata dall’abbassamento delle temperature dei giorni scorsi. De Matteis questa mattina, insieme al dirigente scolastico Anna Gloria Carlini, ha disposto un
immediato sopralluogo da parte dei tecnici dell’ente che hanno individuato alcuni pezzi mancati e che ora dovranno essere spediti nel capoluogo da una ditta con sede a Verona. Non è escluso nemmeno che la chiusura forzata dell’istituto scolastico possa essere prolungata. Intanto, il numero uno di Palazzo Magno fa sapere che “sarà fatto il possibile per consentire il rientro tempestivo in classe degli studenti, del personale docente e non docente”.
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Isernia
7 gennaio 2015
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
“Siamo stufi solo di pagare” I consorziati della Bonifica della Piana di Venafro sono sul piede di guerra VENAFRO – Torna a “bussare” ai media regionali il movimento libero ed autonomo dei “Noi Consorziati Nostro Malgrado” di Venafro che da anni chiede di non versare gli inutili ed impropri balzelli al Consorzio di Bonifica della Piana dell’estremo Molise occidentale, quali tributi per presunti servizi consortili che di fatto non vengono fruiti. La storia: l’ente di bonifica venafrano puntualmente ogni inizio anno chiede ai propri consorziati di Venafro, Sesto Campano, Pozzilli, Montaquila, Capriati al Volturno ect., iscritti negli elenchi consortili quali proprietari di terreni e beni ricadenti in zone agricole e quindi fruitori di migliorie agricole e servizi erogati dal Consorzio di via Colonia Giulia,
chiede il versamento di tributi in ragione delle rispettive proprietà, tributi utilizzati dall’ente per assicurare ai consorziati le prestazioni finalizzate a bonifica, migliorie agricole ect. Tale raccolta arriva a diverse centinaia di migliaia di euro annui, oltre 600.000 euro (!), ed investe praticamente tutti, anche chi -e veniamo a “Noi Consorziati Nostro Malgrado” di Venafro- non ne avrebbe affatto l’obbligo, ricadendo i loro terreni o altre proprietà in aree urbanizzate da decenni e come tali non più nelle condizioni di ricevere alcun tipo di prestazioni della bonifica. “Per questo e solo per questo -ribadiscono con assoluta convinzione quelli di ” Noi Consorziati Nostro Malgrado”-chiediamo la cancel-
lazione dagli elenchi consortili, non avendo più alcun tipo di legame o collegamento con le finalità istituzionali della bonifica né con le prestazioni rese dal Consorzio. Si badi, stiamo parlando nel nostro caso di poche decine di euro l’anno, ossia di autentici balzelli, che però da fastidio versare in quanto a nostro parere non sono dovuti e quindi assolutamente gratuiti per quanto appena spiegato. Da anni continuiamo a chiedere per iscritto, sia al Comune di Venafro che dovrebbe modificare i propri ambiti territoriali per rendere possibile quanto da noi richiesto e sia al Consorzio di Bonifica atteso a prendere atto della innovazione, la cancellazione dei nostri nominativi dagli elenchi consortili. Cionono-
stante non veniamo ascoltati né riceviamo risposte nel merito. Stiamo parlando di diritti disattesi, di tributi di fatto non dovuti ma ugualmente impostici per legge, eppure nessuno si muove ! Si tratta, lo ribadiamo, di balzelli, che però riguardano diverse centinaia di contribuenti loro malgrado, i quali ogni anno si ritrovano tra le mani gli odiosi ed odiati bollettini di c/c da effettuare, pur non ricevendo alcunché in cambio ! Si riuscirà finalmente, tra Comune e Consorzio di Bonifica di Venafro, a dare ascolto alla voce dei contribuenti, intervenendo una volta per tutte e difendere le tasche di tanti cittadini ? In tutta sincerità ce lo auguriamo, perché trattasi di diritti disattesi e calpestati”.
“Cinghiali, finalmente compreso il problema” Il sindaco di Roccamandolfi sottolinea positivamente il prolungamento della caccia ROCCAMANDOLFI. Dopo la Coldiretti Molise anche l’Amministrazione Comunale di Roccamandolfi esprime apprezzamento per la proroga della caccia al cinghiale, stabilita con una delibera di giunta regionale, che fissa il nuovo termine al 31 gennaio 2015. Già diversi mesi fa, dichiara il Sindaco di Roccamandolfi Giacomo Lombardi, in seguito alle numerose sollecitazioni pervenute dai nostri cittadini, con una missiva indirizzata all’Assessore Regionale all’agricoltura Vittorino Facciola, avevamo richiesto con forza un prolungamento dei termini per
la caccia al cinghiale. Tale posizione, era stata ribadita, inoltre, dall’Amministrazione Comunale di Roccamandolfi nel corso dell’incontro tenutosi all’ex gil, alla presenza del consigliere delegato Cristiano Di Pietro. Il problema dei cinghiali, continua il sindaco Lombardi, negli ultimi anni ha assunto dimensioni preoccupanti tale da creare sempre maggiori disagi economici e sociali. Il numero elevato e spropositato di ungulati, infatti, danneggia le numerose colture presenti sul territorio oltre ad arre-
care pericolo per la pubblica incolumità di veicoli e passeggeri. I numerosi cinghiali presenti, conclude il sindaco Giacomo lombardi, danneggiano notevolmente il cotico erboso delle valli montane penalizzando le numerose aziende zootecniche, che durante il periodo estivo svolgono l’alpeggio con i loro animali. Per tutte queste ragioni esprimiamo apprezzamento per la delibera di giunta posta in essere, che rappresenta un segnale di forte attenzione, anche se non risolutivo del problema.
“Così non si può lavorare” Accorato appello dei dipendenti del Santissimo Rosario di Venafro VENAFRO – Un accorato appello/denuncia arriva dai lavoratori del SS Rosario di Venafro, dalle cui parole scaturiscono scoramento e delusione per tutto quanto accade nella struttura sanitaria di via Colonia Giulia. “In molti continuiamo a prodigarci per offrire assistenza, cure e un degno ricovero ai pazienti -affermano i dipendenti dell’ospedale cittadino- ma la situazione peggiora giorno dopo giorno. Mancano
precise figure professionali, come gli “os”, i portantini, ma nessuno dalla direzione sanitaria interviene a tappare la falla. Ciononostante ci adattiamo a svolgere anche mansioni che non ci competono pur di garantire efficienza, servizi e prestazioni ai ricoverati, ma quanto facciamo non viene preso in alcuna considerazione. Sembra quasi che si voglia ad ogni costo portare alla chiusura il SS. Rosario, come quando tempo
addietro si verificarono “strani” furti di apparecchiature sanitarie, rimaste senza una spiegazione logica. Furono in tanti a pensare che così facendo si voleva mettere in ginocchio questo ospedale, allontanandone definitivamente l’utenza e quindi portandolo alla chiusura”. Quali gli altri “mali” del SS Rosario ? “La struttura è vistosamente cadente -aggiungono i dipendenti ospedalieri di Venafro- con tantissimi problemi al
suo interno. Manca del tutto qualsiasi forma di sorveglianza, controllo, informativa e prevenzione, per cui il SS Rosario è alle mercé di chicchessia, mentre all’ingresso non c’è un’ “anima” che dia informazioni all’utenza. Di giorno, al mattino in particolare quando il cittadino ha bisogno di indicazioni, informazioni ect., ingresso ospedaliero senza personale, mentre di notte stranamente c’è gente in ser-
vizio ! Ma per chi ?”. La conclusione dell’appello/denuncia dei lavoratori ospedalieri di Venafro : “Si venga a verificare tutto questo, affinché finalmente ci si adoperi col dovuto senso di responsabilità -che in tanti purtroppo manca- per il rilancio e la piena efficienza ed affidabilità di questo complesso sanitario. Noi dipendenti ce la continuiamo a mettere tutta ; altri facciano altrettanto !”
“Siamo dinanzi a un dovere sociale” Baraccati a Venafro, interviene Tonino Atella in replica al sindaco Sorbo VENAFRO – Di seguito pubblichiamo integralmente la replica del pubblicista Tonino Atella al sindaco di Venafro, Antonio Sorbo, circa la questione di un alloggio popolare da reperire a Venafro per i “baraccati” del Campaglione, la coppia -53anni lei e 57 l’uomo- che dal gennaio 2014 vive in una baracca metallica tra i plurisecolari oliveti della Cattedrale: Entro subito nel merito della questione per non tediare il sin troppo paziente lettore su una vicenda che si protrae da un anno, esattamente dal 14 gennaio 2014, giorno in cui Paola e Pasquale, i “baraccati” di Venafro, si videro costretti per le avverse vicende della loro esistenza (in parte da loro stessi procurate…) a rifugiarsi nell’uliveto dell’uomo, unico bene loro rimasto, vivendo tra quattro contortissime lamiere metalliche senza wc, senza energia elettrica e con 270 euro mensili, frutto dell’assegno d’invalidità della donna. Abusando -è proprio il caso di dirlo- dell’ospitalità di media e di colleghi pubblicisti regionali, che evidentemente nutrono fiducia e stima nei confronti dello scrivente (cosa che evidentemente a qualcuno, leggi Sorbo, sindaco di Venafro, non tanto va a genio … !), sto scrivendo da un anno che -se è vero come è vero che l’Italia e gli Italiani sono nazione e popolo civili e democratici- è doveroso trovare una sia pur modesta soluzione abitativa per i “baraccati”, offrendo loro le classiche “quattro mura” non importa se ridotte al minimo essenziale purché decorose e decenti, e togliendoli finalmente da uno stato che definire “da terzo mondo” è dire poco ! In tale ottica, squisitamente socio/umanitaria, va inquadrato
l’ennesimo servizio giornalistico sul tema a firma dello scrivente, passato ai media regionali ed ospitato da tutti, e che invece ha tanto spazientito, contrariato il sindaco di Venafro, anche nella circostanza puntuale censore gratuito di idee e comportamenti altrui ! Così come in tale prospettiva va intesa l’intervista all’ex direttore dell’Iacp d’Isernia, arch. Valente, fatta oggetto di articolo in ragione della citata professione del nostro, persona certamente informata della situazione di fatto circa la presenza di alloggi Iacp a Venafro, a prescindere se comunicati o meno al Comune. E comunque, pur ammettendo -ma non concedendo- che non ci siano alloggi popolari vuoti, non assegnati e quindi disponibili nel centro storico di Venafro, anche se Valente giura il contrario, è qui il caso di ribadire l’iniziale, unica e sola finalità/istanza dello scrivente sul tema datatissimo dei “baraccati” della nostra città : la necessità, il dovere sociale, prima ancora che amministrativo, di tirar fuori Paola e Pasquale da quell’uliveto e da quelle impossibili lamiere per alloggiarli una volta per tutte tra “quattro mura”, modestissime, senza pretese, ma pur sempre “mura”, attesi le impossibili loro condizioni al Campaglione, la cecità civile della donna e lo stato di salute non eccellentissimo dell’uomo, che tra l’altro ha necessità di operarsi d’ernia. Ed invece, questo è doveroso che si sappia, l’amministrazione Sorbo da un anno non ha alzato un solo dito per “i disgraziati” del Campaglione, non si è degnata mai di farsi vedere sul posto, non ha preso affatto in considerazione interventi di
sorta (addirittura, nemmeno la richiesta … carriola di brecciolino all’ingresso della baracca per coprire fango, melma ed acqua in cui i due sono costretti a vivere !), ma soprattutto -e rieccoci al vero ed unico punto dolens della questione- non è riuscita a reperire quanto meno una stanza ed un bagno nel centro storico o altrove per alloggiarvi Paola e Pasquale ! Questo il sindaco Sorbo non ha trovato tempo e modo per farlo, mentre -more solito- non ha perso occasione per assurgere a censore non richiesto di comportamenti e idee altrui, nel caso in essere dello scrivente. Il quale sarebbe responsabile di avere idee diverse dalle sue, tant’è l’adesione ad un movimento civico per una diversa e migliore funzionalità ed efficienza amministrativa locale, e come tale non attendibile ! Vuole vedere, sindaco, che non avendo idee in linea con le sue, oltre all’inattendibilità non si ha nemmeno diritto a scrivere ed informare ? Mi viene spontaneo chiedermelo dopo la sua ennesima ed inopportuna sentenza circa la mia (a suo parere, presunta) scarsa deontologia giornalistica e professionale, da additare ai direttori di giornali per la mia estromissione immantinente da qualsiasi testata ! No, Sorbo, lasci perdere di fare il censore, non sentenzi gratuitamente ad ogni pié sospinto, non stia a dare dritte a destra ed a manca, ma piuttosto tolga dal freddo e dall’umidità due suoi concittadini, che probabilmente non la penseranno come lei -ai …, ai …, altra colpa enorme ?- ma chiedono a noi tutti, lei compreso, ed hanno il sacrosanto diritto di vivere dignitosamente”.
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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
Termoli
7 gennaio 2015
San Giuliano, la sfida del futuro Il sindaco Barbieri fa il punto della situazione sul centro dell’area del cratere SAN GIULIANO DI PUGLIA. Un incontro intervista con Luigi Barbieri, sindaco del comune di San Giuliano di Puglia, che in avvio 2015 delinea quello che sarà per lui il nuovo anno. “Vorrei augurare – ha affermato – maggiore serenità alla comunità perché quando c’è serenità c’è tutto; sicuramente i problemi da affrontare saranno tanti, in questo 2015, ma se ciò lo si fa con serenità, potremmo arrivare a sviluppi positivi. Il 2015 sarà sicuramente un altro anno difficile perché manca lavoro, come in tutte le altre regioni, e San Giuliano dovrà affrontare temi im-
portanti come quelli delle cause civili del crollo della scuola, dell’accoglienza eventuale degli immigrati nel villaggio temporaneo e tanto altro. Problemi che in un Comune come quello di San Giuliano, pic-
colo, diventano veramente grandi ma con la giusta serenità possono essere affrontati e risolti nel migliore dei modi”. “Non credo – trattando il tema del centro hub – ci sia una contestazione
di sindaci sul mio operato circa la questione dell’hub; questo perché ho incontrato personalmente quello di Colletorto ed ho ricevuto attestati di un buon operato; per quanto concerne quello di Santa Croce, invece, lui mi ha rimproverato una mancanza di informazione perché, giustamente, lui è stato eletto da poco ma i discorsi sul villaggio di San Giuliano sono oramai da due anni in piedi e, quindi, non credo che ci sia stato un attacco dei sindaci. Ci sono persone che la pensano diversamente ma di fronte alla vera situazione, quella dell’accoglienza e del vero problema che riguarda tutta
l’Italia l’approccio deve essere diverso e deve essere quello di affrontare il tema e risolverlo nel migliore dei modi per le nostre comunità. Io credo che tra i vari aspetti può essere un’opportunità per tutto il territorio perché è un’operazione che porta dei benefici economici in generale, muove dell’economia, l’attenzione principale è quella di salvaguardare la vita delle nostre comunità e questo faremo fino in fondo sia stando attenti al problema sicurezza delle nostre comunità e sia per quanto riguarda la sicurezza sanitaria con l’arrivo degli immigrati”.
La discarica pesa sul Comune L’area in località Pantano Basso seppure dismessa da anni costa ancora alla collettività TERMOLI. Tra gli impegni di bilancio di cui poco si parla, ma che annualmente incidono nel settore dell’Ambiente, c’è la gestione dell’ex discarica di rifiuti solidi urbani localizzata a margine del nucleo industriale, in località Pantano Basso. Un impianto ormai inattivo quasi da oltre un decennio, ma che continua a costare fiori di euro alla collettività termolese. L’amministrazione Sbrocca, col nel dirigente Enzo Mancini, hanno predisposto la procedura per affidare il servizio di gestione in fase post-operativa, sorveglianza e controllo. Una
discarica che si è riempita con i rifiuti accumulati e smaltiti dal 1996 al 2003, della capienza di 4,47 ettari, suddivisa in quattro distinte vasche, di cui tre con copertura definitiva e una provvisoria. Nulla la produzione di biogas, per la cui eventuale captazione è stata realizzata una batteria di pozzi, mentre sfogatoi ulteriori conducono e convogliano il percolato con elettropompe sommerse verso una vasca di raccolta interrata ed esterna alla discarica vera e propria, quasi al confine dell’impianto. La giunta Sbrocca ha così messo a bando l’attività di prelievo, raccolta, trasporto e conferi-
mento del percolato in impianti idonei di trattamento, le manutenzioni ordinarie e straordinarie e il monitoraggio delle matrici ambientali che interessano l’impianto stesso, comprese le analisi di laboratorio sul percolato. Un costo di base di 195mila euro iva esclusa per due anni. L’impegno dell’esecutivo, tuttavia, non si esaurirà con questa procedura, ma in itinere vi è anche un’indagine preliminare ambientale, con sondaggi e attrezzamento di nuovi piezometri, non solo ma anche tac elettriche e rilievi idrogeologici che saranno appaltati a parte.
Ici alla Fiat, nuovo ricorso Sarà la Suprema Corte di Cassazione a definire il contenzioso tra azienda e Comune TERMOLI. Si definirà davanti alla Suprema corte di Cassazione un contenzioso ventennale che ha visto parti in causa il Comune di Termoli, lo stabilimento Fiat di Rivolta del Re e l’Ufficio tecnico erariale di Campobasso. Terzo grado di giudizio necessario a dirimere la controversia per stabilire l’esatta valutazione della rendita catastale della fabbrica
battente Fiat-Chrysler ora. La giunta Sbrocca ha dato mandato all’avvocato Ferdinando D’Amario di proporre ricorso per chiedere l’accoglimento integrale delle tesi già prodotte in appello, alla commissione regionale tributaria di Campobasso. All’origine del contenzioso gli avvisi di accertamento n. 1018, n. 1019
e n. 1020 del 23.12.2004, relativamente alle annualità 1999 e 2000. La Fiat li ha impugnati con tre separati ricorsi del 1.6.2005 con cui chiedevano l’annullamento degli stessi, fondando la domanda sul presupposto, così come rilevato nella sentenza n. 182/03/09 del giudice di primo grado, che “la rendita attribuita era stata impugnata e che al
momento la controversia pendeva dinanzi alla Ctr. Nelle more del giudizio, l’Agenzia del Territorio e la Fiat Partecipazioni Spa pervenivano ad un accordo sull’ammontare della rendita, per cui in data 25/6/2007 redassero un “verbale di conciliazione”, extragiudiziale, determinando la rendita in 2.290.130 euro e pattuivano che “la causa già
pendente avanti la Commissione tributaria regionale, evidenziando l’illegittimità dell’annullamento degli atti accertativi. Con la sentenza n. 176/3/14 la Commissione Tributaria Regionale di Campobasso ha “ritenuto ” che l’imposta Ici per gli anni di imposta 1999 e 2000 vada calcolata sulla base della rendita di 2.290.130 euro.
La Fidapa sostiene i progetti di solidarietà La presidente della sezione di Termoli, Anna Musacchio, parla dei progetti futuri TERMOLI. La presidente della sezione Fidapa Bpw Italy di Termoli , Anna Musacchio, a nome di tutte le socie, augura alla cittadinanza un 2015 ricco di cambiamenti e di progetti condivisi per il superamento dei reali problemi che affliggono la nostra società. Mai come in questo momento storico è necessario essere concreti e predisporre azioni che diano forza alle idee ed è importante lavorare ed agire, tenendo in mente quei valori di humanitas, di solidarietà e di rispetto reciproco, che purtroppo negli ultimi tempi per alcuni sono diventati obsoleti. Nell’impegno quotidiano dell’associazione, volto a valorizzare le donne e a favorire una sempre maggiore partecipazione femminile alla vita culturale, sociale, amministrativa e politica, evidenziamo la necessità di superare le diseguaglianze che sussistono ancora oggi. Il nono rapporto del Global Gender Gap Report 2014, uno studio che prende in considerazione la partecipazione femminile alla vita economica e lavorativa in 142 paesi, evidenzia la difficoltà, a li-
vello mondiale, di una vera e propria parità tra i sessi nei quattro settori fondamentali: economia, politica, finanza e salute. I Paesi non distribuiscono le proprie risorse e opportunità equamente tra uomini
e donne. L’Italia è al 114esimo posto nel settore economia, scivolando dal 97esimo gradino dello scorso anno; per quanto riguarda la partecipazione delle donne nel mondo del lavoro, la
nostra nazione è all’88esimo posto, mentre è 129esima per parità salariale. In rappresentanza politica siamo in 37esima posizione, in scolarizzazione alla 62esima e all’83esimo posto nel-
l’ambito delle aspettative di vita e salute. I paesi dell’Europa settentrionale occupano invece le prime cinque posizioni. L’azione della Fidapa, che ha come obiettivo il superamento della diseguaglianza di genere, è quindi estremamente attuale e anche nel corso del nuovo anno proseguirà il cammino intrapreso con l’impegno e l’entusiasmo che da sempre caratterizza l’associazione. In effetti le donne hanno fatto tanta strada: le nostre nonne sarebbero orgogliose dei successi e delle conquiste da noi raggiunte, ma c’è ancora tanto da realizzare. L’obiettivo, come afferma la presidente nazionale Anna Lamarca, è quello di impegnarsi “a fare quanto in nostro potere per lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti un mondo che consenta loro una vita dignitosa, un lavoro, la possibilità di costruirsi una famiglia liberi dall’ansia che crea la sensazione di dover subire situazioni di cui si è incolpevoli e che ostacolano la realizzazione dei propri desideri”
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Termoli
7 gennaio 2015
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
Raddoppio ferroviario, è sempre polemica Per i grillini sul binario morto ci sarebbe andato l’isolamento acustico TERMOLI. Per il Movimento 5 Stelle la battaglia contro l’ipotesi del raddoppio ferroviario nel territorio di Termoli è una questione vitale, lo dimostrano i numerosi interventi, anche insieme con le opposizioni di centrodestra. L’ultimo è di oggi, dove si critica in modo asperrimo il blando approccio a un tema qualificante, quello del piano per il contenimento dell’inquinamento acustico, che a loro dire sarebbe su un binario morto. “In riferimento al progetto del raddoppio ferroviario della tratta Termoli-Lesina, a seguito del rilascio del parere positivo da parte del Comune di Termoli in sede di conferenza di servizi del 14 novembre 2014 si è sollevata l’attenzione politica sul rispetto delle misure di compensazione previste per il Comune di Termoli e riportate nel protocollo di intesa del 2006, tra Ministero delle Infrastrutture, Comune di Termoli e Rete Ferroviaria Italiana SpA. Ciò che si ha premura di far notare è che, al di là delle misure di compensazione previste, le quali per de-
finizione sono interventi tesi a migliorare le condizioni dell’ambiente interessato ma che non riducono gli impatti attribuibili specificamente al progetto,RFI non ha preso in considerazione l’impatto acustico determinato dall’aumento del traffico ferroviario nell’abitato di Termoli (dagli attuali 64 treni/giorno ai previsti 148) e di conseguenza non ha predisposto nessuna misura di mitigazione di tale impatto. Tale criticità veniva riscontrata anche dalla Regione Molise e riportata nel punto 3.6 del parere negativo del 2004 rilasciato dal Ministero dell’ambiente, parere ESPRESSO in sede di valutazione di impatto ambientale. Ciò che si è rilevato dall’analisi degli atti è che nell’adeguamento della proposta progettuale che ha determinato il successivo parere positivo del 12/07/2013, si è assolutamente perso di vista questo cruciale passaggio; l’analisi e la valutazione degli impatti ambientali con relativa previsione delle misure di mitigazione è stata condotta, anche questa volta, limitatamente alle sole
aree interessate dal progetto di raddoppio ferroviario e non è stata estesa all’abitato del Comune di Termoli, area a maggiore densità abitativa su cui graverà lo stesso aumento di traffico ferroviario. Nello Studio di Impatto Ambientale predisposto da RFI si riporta, relativamente all’inquinamento acustico, che nello stato di esercizio futuro, adottando le misure di mitigazione previste (barriere fonoassorbenti e infissi fonoisolanti sugli edifici esistenti più esposti), i livelli di rumore stimati risulteranno comunque superiori ai valori limite per il 12% dei ricettori totali nel periodo diurno e per il 54% nel periodo notturno. Quindi RFI non ha valutato l’impatto determinato dall’aumento del traffico ferroviario nell’abitato di Termoli nonostante veniva espressamente richiesto dalla Regione Molise nel 2004; nel parere positivo del 2013 tale aspetto non veniva più considerato; le misure di mitigazione del rumore sono state previste solo per il tratto in-
teressato dal progetto (in particolare LOTTO 2 e 3) tralasciando il tratto in corrispondenza dell’abitato di Termoli; il Comune di Termoli ha rilasciato il parere positivo al progetto. Le misure di mitigazione sono ben più importanti delle misure di compensazione, richiamate dal Comune, poiché agiscono direttamente sull’impatto prodotto dall’intervento, contribuendo a garantire il rispetto dei limiti di legge e a limitare gli effetti sulle varie componenti ambientali. A questo proposito si richiama il Piano degli interventi di contenimento del rumore prodotto dal traffico ferroviario , previsto proprio per l’abitato di Termoli, predisposto da RFI nel 2004 ai sensi del Decreto Ministeriale 29.11.2000 e mai attuato. Tali interventi consistevano nella realizzazione di barriere antirumore con copertura parziale, ed in alcuni tratti addirittura con copertura totale, lungo tutto il tracciato ferroviario inserito nell’abitato di Termoli, e di interventi diretti sui
fabbricati esistenti, localizzati in prossimità del tratto ferroviario, finalizzati a contenere i livelli di inquinamento acustico al di sotto dei limiti di legge. Che fine ha fatto questo piano? Perchè gli interventi descritti non sono stati realizzati determinando di fatto una situazione di criticità rispetto alla tutela della salute pubblica per i cittadini di Termoli? Perchè nel parere positivo che ha rilasciato il Comune di Termoli non è stato richiesto ad RFI l’attuazione di tale piano? In conclusione si ritiene di fondamentale importanza rivedere il parere positivo rilasciato dal Comune di Termoli e richiedere a RFI che venga urgentemente ridefinito ed attuato, come parte integrante del progetto di raddoppio ferroviario, il piano degli interventi di contenimento del rumore nell’abitato di Termoli, considerati gli scenari futuri, al fine di salvaguardare la tutela della salute dei cittadini di Termoli e nel rispetto della normativa vigente in materia ambientale”.
“Canto della Pasquetta”, Rivive in città il folklore con ‘A Schaffette’ TERMOLI. È stato riproposto lunedì sera per le vie del centro cittadino, dal gruppo folklorico Marinaro ‘A Schaffette, il canto tradizionale della “Pasquetta” che precede l’arrivo dell’Epifania. Musicanti, Re Magi, pastori e donne in costume hanno sfilato partendo da piazza Monumento lungo corso Nazionale, con una deviazione non prevista in piazzetta Marconi, esibendosi nel canto tradizionale che apre il mese dei canti tradizionali popolari come quello del “Sant’Antonio” in programma la sera del 17 gennaio e quello del San Seba-
stiano del 19 gennaio. Come sempre, al loro passaggio tante le persone, nonostante la serata molto fredda che si sono fermate ad accompagnare il gruppo folkloristico. Dopo tre tappe, l’arrivo del corteo alla capanna della Natività che lo stesso gruppo folklorico da anni posiziona di lato della fontanina in via Roma, sotto le mura di cinta del borgo. Una volta lì, i Re Magi hanno consegnato i tre doni alla Sacra Famiglia e a Gesù Bambino, con il canto intonato da tutto il folto gruppo.
“Più verde per i nostri bambini” A Termoli cresce la necessità per le famiglie di avere aree attrezzate per i più piccoli TERMOLI. Cresce la coscienza collettiva che ricerca e brama, anela e insegue spazi verdi per i bambini. Di recente la costituzione di numerose associazioni che spaziano e vigilano sui temi dell’infanzia, da quelli della sicurezza scolastica sino a discutere proprio della carenza di luoghi attrezzati e idonei, sia in centro che nelle periferie che da questo punto di vista sono deso-
late, salvo rarissima e lodevoli eccezioni. Un decennio fa l’amministrazione comunale di Termoli spese circa 1,5 milioni di euro nell’ambito del Progetto Dijetus, la città a misura di bambino, ma la svolta non c’è stata né in termini di appeal turistico delle famiglie tanto meno sull’arredo urbano. Un punto di non ritorno, dunque e c’è chi mostra di essere indignato.
Nel pieno delle festività natalizie, forse sperando in un intervento magico di Babbo Natale o della Befana capace di ravvedere chi di dovere, con la trasformazione dei terreni comunali o di altra natura in aree accoglienti, qualcuno ha ‘montato’ uno striscione inequivocabile, che richiama alla necessità di pensare ai bimbi, fornendo loro strumenti di svago che vadano oltre i supporti digitali e multimediali.
Prevenzione tumori, se ne parla con gli studenti Riparte il progetto Martina per coinvolgere i giovani sulla drammaticità della patologia TERMOLI. Inserito tra gli eventi sociali di maggior interesse nell’anno inaugurato a luglio con l’elezione del presidente Adamo Acciaro, torna in auge nei primi giorni del 2015 il cosiddetto Progetto Martina in seno al Lions club Termoli Tifernus. Tre le date indicate per l’iniziativa messa a punto dal service nazionale, che da giovedì 8 a sabato 10 gennaio coinvolgerà circa quattrocento alunni delle classi quarte e quinte degli isti-
tuti di istruzione di II grado di Termoli: liceo classico “ G. Perrotta”, liceo scientifico “Alfano da Termoli”, istituto tecnico geometri “G. Boccardi”, istituto tecnico nautico “ U. Tiberio”, istituto alberghiero “Federico II di Svevia”. I medici Lions Bernardino Molinari, Nicola Rocchia ed Enrico Caranci, anche questa volta romperanno il silenzio contro i tumori. Forti dei risultati ottenuti nelle passate edizioni, ancora una volta si prodigheranno per rendere semplice l’approccio
dei giovani al corretto stile di vita, alla necessaria prevenzione ed alla conoscenza del proprio corpo per essere attenti ad eventuali segnali di pericolo. Questa volta a parlare di “Martina” e del suo desiderio di rendere i giovani più informati su questi argomenti saranno due allieve degli istituti coinvolti che avranno il compito di facilitare il dialogo con i loro coetanei sempre per migliorare e rendere più efficace la comunicazione
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Opinioni di Claudio De Luca
7 gennaio 2015
senza alcun finanziamento pubblico
Dai partiti ai Comitati
Mentre i partiti sembrano finire sempre di più in una crisi senza sbocchi, in Molise i “comitati” stanno lievitando in misura esponenziale. Riuscirebbe interessante comprendere perché questo avviene. Molti pensano che oggi i “politici” non costruiscano quasi più. Naturalmente a risentirne sono le istituzioni. Presentemente, tra il Campobassano e l’Isernino, opera una classe dirigente rissosa ed inconcludente, le cui componenti si affannano soltanto a delegittimare l’avversario o il “nemico” interno. Però, ridurre la contrapposizione ad una inutile vaiasseide quotidiana, può voler dire soltanto avere smesso di cimentarsi sui problemi reali. Quando si sia invischiati in contingenze serie, quali quelle affrontate dalla XX regione, di forte impatto sull’intera società locale, occorre sempre inquadrarle con obiettività e con lungimiranza. Incorrerebbe in un gravissimo errore di prospettiva chi, schierato dall’una o dall’altra parte, avesse a servirsi della dissidenza interna altrui per indirizzare una riforma in un senso o nell’altro. Perseverare in comportamenti così poco costruttivo, provoca soltanto brutti pensieri nell’elettore, precostituendolo a meditare su di una strumentalizzazione così evidente; e sono proprio queste riforme al brodo di giuggiole a rappresentare la colpa maggiore dell’attuale classe politica al cui interno i mestatori riescono sempre a prevalere su chi vorrebbe costruire. Ora-
mai nella società molisana operano tre categorie di persone: i politici, i politicanti e gli accattoni della politica. Ed ecco perché la “gente” si rivolge sempre di più ai tanti Comitati che proliferano nel tentativo di respirare aria fresca. In Molise ve n’è tanti. C’è chi dedica le proprie forze all’ambiente e chi s’impegna direttamente in politica. Grazie a “Face-book, acquistano iscritti e simpatizzanti virtuali ed inondano i “mass media” di comunicati. Il fenomeno è vecchio di qualche anno. Cominciò con le pale eoliche; poi venne fuori una caterva di sigle di associazioni, di “cor-
renti” e di comitati nati per il vantaggio di luoghi e di materie: “In difesa della Valle del Tammaro”, “A che punto è il Molise”, i “Pastori Sanniti” … Ogni nome nuovo ne richiamava un altro; e così spuntarono: “No agli inceneritori”, “Donna Olimpia Frangipane”, “La fonte”, il “Papiro” e gli “Archeologi del Molise”. Ancora qualche mese e lievitarono ancora, magari dedicandosi al “particulare”. Arrivarono gli “Insegnanti di geografia”, “Mai le pale eoliche a deturpare il sito archeologico di Altilia”, il comitato per l’“Acqua pubblica”, il sodalizio dei “Cristiano sociali”, “l’altra Ita-
di Pasquale Di Lena A Trivento ieri sera, alta sul corso del Trigno che sfiora il Santuario della Madonna del Canneto, per seguire la presentazione di un bel libro “ Rompere gli schemi per creare il nostro futuro”, promosso da Don Alberto Conti. Un prete, che io ho sempre stimato per il suo coraggio e la sua lucidità di pensiero, oggi parroco in un paesetto di fronte a Trivento, oltre il Trigno, Castelguidone, dove, grazie anche alla sua responsabilità della Caritas diocesana, continua la battaglia contro i mali che colpiscono gli uomini, soprattutto l’identità espressa dai territori di appartenenza, senza perdere, però, la speranza. Anzi, indicando la strada, quando dice “Rompere gli schemi… a partire dalle Regioni Abruzzo e Molise che in questo hanno il ruolo più importante … ponendo al centro delle priorità il lavoro, la cui creazione dovrà essere il parametro sul quale considerare il valore dei progetti e delle iniziative. Dobbiamo essere pronti, in una parola, a vivere un’epoca in cui il mondo torni con la testa sulle spalle, a guardare le cose per quelle che sono e non come la distorsione ottica della nostra società vorrebbe farci vedere … C’è necessità di studio, di indagine sociale, di ascolto libero da pregiudizio nella consapevolezza che per le nostre comunità la possibilità di cambiare rotta dipende prima di tutto dalla capacità che ognuno di noi ha di portare il proprio contributo di opere e intelligenza per un
Tutto quello che gli altri non dicono
Rompere gli schemi a partire dalle Regioni Abruzzo e Molise progetto nuovo di sviluppo che sappia coniugare le nostre tradizioni, le specificità economiche, sociali e culturali del nostro territorio con il futuro”. Parole che personalmente condivido in pieno, ma che hanno bisogno di essere ascoltate e bene interpretate da chi ha la responsabilità del governo, molto spesso indispettito, invece di ringraziare chi ne evidenzia i limiti e gli errori ed ha molto da dare in termini di idee e pro-
gettualità. I collaboratori fedeli che dicono sempre sì e non esprimono giudizi critici, alla fine sono zavorre che ti fanno affondare. Don Alberto è, non a caso, amico di un altro prete che affronta a viso aperto la realtà, don Luigi Ciotti, che ha firmato la prefazione del libro, sottolineando subito i problemi comuni (spopolamento, diminuzione delle risorse, smantellamento dei servizi essenziali) che “affliggono questa zona ricca e
con grande potenziale agroalimentare e sono una conseguenza di una perdita d’animo della politica, di un suo appiattimento e di un’economia che bada quasi interamente al profitto” . Quel profitto – come scrive Paul Gauthier nella pagina che apre questo “Quaderno della solidarietà n° 11” – che permette a coloro che possiedono dei beni di possederne ogni giorno sempre più, grazie al fatto che il lavoro è insufficientemente
lia per l’ambiente”. Tra le sigle più anziane vanno citate l’associazione “Padre Tedeschi” e la fondazione “Don Milani”; poi non vanno scordate le “Mamme coraggio”, i sodalizi di chi intende dedicare le proprie forze alle centrali a biomasse o a turbogas da abbattere, alle trivelle da evitare, ai fuochi che originano diossina, ai pozzi di Cercemaggiore ed ai rifiuti tossici nascosti nel sottosuolo. Infine v’è chi si è voluto specializzare contro le “eco-mafie” e contro la corruzione. Però del dissesto e delle frane, che colpiscono quasi l’intero territorio molisane, non si occupa alcuno. In taluni casi, si nutre la più che fondata convinzione che si tratti di gente che, per candidarsi e per essere elette, ha meditato e si è detta:”Forse è più conveniente creare un comitato che aggregarsi ad un vero partito”. Una volta, quando i partiti rappresentavano un punto fermo nelle varie comunità, chi avesse voluto impegnarsi in politica doveva affrontare una sorta di cursus honorum. Prima doveva iscriversi alla sezione, poi frequentarne attivamente i locali, quindi farsi eleggere – per i propri meriti – nel Direttivo, infine tendere ad assumerne la Segreteria. Soltanto alla fine si poteva aspirare ad una candidatura che, rigorosamente, ti faceva diventare prima consigliere, assessore e – forse! – pure sindaco; da buon ultimo consigliere regionale e deputato. Oggi diventa primo cittadino persino chi non sia mai stato visto a passeggio lungo le strade del proprio paese.
protetto e serve da materia prima all’arricchimento degli altri …”. Un giudizio di grande attualità strettamente legato alla discussione riferita all’art.18, il solo che, proteggendo il lavoratore, proteggeva il lavoro, messo in discussione da Renzi e il suo Pd, da tutto il centro destra, che, insieme, hanno tentato di abolirlo totalmente. Un’analisi attenta di un territorio, quella fatta da due bravi studiosi, Roberto Mannai e Michele Fuscoletti, che comprende due Regioni (Abruzzo e Molise) e tre provincie (Campobasso, Isernia e Chieti), abbastanza vasto qual è quello della Diocesi di Trivento. Una serie di ragionamenti che hanno portato ad avanzare proposte concrete, come la scuola, la salute, il dissesto idrogeologico, la viabilità, la sicurezza, l’abbandono dei piccoli centri. la salvaguardia e valorizzazione dei prodotti tipici, la banda larga, la fiscalità di vantaggio, il lavoro. Dieci punti fortemente legati ai problemi globali quali: l’acqua, che vogliono di nuovo privatizzare; i cambiamenti climatici, con il rischio del non ritorno; la biodiversità, che è vita e che ogni giorno ce n’è sempre meno anche grazie ai cambiamenti climatici che non sono certo frutto di volontà divina, ma della ingordigia e stupidità dell’uomo, ancor più oggi; la povertà e l’omologazione del cibo con l’omologazione dei semi; la fame e la sicurezza alimentare. C’è bisogno, a mio parere di questa visione globale dei problemi e di
partire dal fatto, solo per fare un esempio, che fra venti, trent’anni saremo quasi dieci miliardi di bocche da sfamare, per capire ancora meglio il valore e il significato di quel bene unico e irripetibile che è il territorio, con le sue risorse e i suoi valori. Così come ha cercato di fare Don Alberto e quanti hanno collaborato con lui alla stesura di un documento che, a mio parere dovrebbe essere copiato, non solo nel Molise e nell’Abruzzo, ma in ogni parte dell’Italia, in particolare quella dell’osso e del sud. Sono stati chiamati a discutere dei punti riportati nel libro, i governatori delle due regioni, D’Alfonso dell’Abruzzo e Di Laura Frattura del Molise. Un’occasione d’oro per dire, ma, ancor più, per convincersi davvero che bisogna partire da Trivento se si vogliono dare risposte concrete ai territori molisani e abruzzesi e, così, alimentare il sogno per far nascere le speranze di un futuro che non ruba ma valorizza quello che abbiamo e lo fa con la voglia della conoscenza, del coinvolgimento, della partecipazione degli abitanti dei luoghi. Tutto questo, sapendo però – come dice il libro – che c’è prima di ogni cosa bisogno di rompere gli schemi, e non a parole ma con i fatti, quali la programmazione e la progettualità che solo le analisi, i ragionamenti e le proposte – per riportare il sottotitolo del libro – possono stimolare e produrre per la rinascita di un territorio.