Ex romagnoli, che succede

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tuttO quELLO ChE gLi ALtRi NON DiCONO ANNO xii - N° 43 MERCOLEDì 24 fEbbRAiO 2016 - DiStRibuziONE gRAtuitA

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Sergio Micatrotta L’Oscar del giorno lo assegniamo a Sergio Micatrotta. Un disoccupato molisano che ha inteso iniziare lo sciopero della fame e della sete dinanzi il Consiglio regionale. “Né il presidente né la sua maggioranza hanno dimostrato, in questi anni, di poter gestire la drammatica situazione nella quale versa il Molise. Solo nella città di Campobasso si contano circa 3 mila disoccupati, in tutta la regione il conto ammonta a oltre 30 mila.

IL TAPIRO DEL GIORNO

L’OSCAR DEL GIORNO

REStA AggiORNAtO, SEguiCi ANChE Su fACEbOOk

GIORNALE SATIRICO

30.000 copie in omaggio

Paolo Frattura Il Tapiro del giorno lo diamo a Paolo Frattura. Il presidente della Giunta regionale del Molise, in merito alla situazione dell’edilizia, si è visto recapitare una durissima lettera di protesta da parte del presidente nazionale dell’Aniem. “Presidente, lei non ha rispetto per le imprese”, così l’esponente nazionale dell’Associazione che rimprovera il Presidente.

Servizio a pag. 3

Che fine ha fatto l’elaborato progettuale che ha vinto il Concorso di idee? Perchè non è stato ancora pubblicato?


Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

2 24 febbraio 2016

TAaglio lto

La Gazzetta del Molise, pubblicando i grafici e la relazione del progetto vincitore del Concorso d’idee per la realizzazione delle nuova sede regionale, fa ciò che avrebbe dovuto fare la Regione

Lo studio dell’architetto molisano Nicola Guglielmi che ha vinto la selezione ha il sacrosanto diritto di vedersi premiato, oltre che sul piano finanziario, soprattutto sul piano professionale con la presentazione della sua opera progettuale all’opinione pubblica e al mondo delle professioni

Non trova giustificazione il silenzio che dalla fine di settembre 2015 avvolge e mortifica l’esito del Concorso per la selezione di una proposta progettuale d’idee per la realizzazione della sede del Consiglio, della Giunta regionale e dei servizi comuni nelle aree del’ex Hotel Roxy e dell’ex stadio “Romagnoli” in Campobasso. Lo studio dell’architetto molisano (di Mirabello ) Nicola Guglielmi che ha vinto la selezione ha il sacrosanto diritto di vedersi premiato, oltre che sul piano finanziario, soprattutto sul piano professionale con la presentazione della sua opera progettuale all’opinione pubblica e al mondo delle professioni. Un sacrosanto diritto da esercitare, peraltro previsto e sancito nel bando internazionale emanato da Palazzo Vitale, anche per tacitare il sottofondo di mugugni e critiche che sono state rivolte all’operato della commissione valutatrice del Concorso, non facendo salva, tra l’altro, nemmeno l’opera progettuale vincitrice. L’Ordine degli architetti, come abbiamo già scritto su queste colonne, ha deciso di rompere gli indugi e ha incaricato un legale per avere dalla Regione una spiegazione di ciò sta accendendo (la mancata presentazione degli elaborati tecnici e progettuali) e perché accade. L’iniziativa forse sarebbe dovuta essere più tempestiva, non appena sono apparsi i primi rilievi polemici al modo con cui era stato svolto il Concorso e l’esito che s’era avuto, ciò per garantire la trasparenza dei procedimenti e la validità, fino a prova contraria, del risultato. Stupisce, e non poco, il comportamento della giunta regionale, che del Concorso e della volontà di realizzare la nuova sede regionale è garante e promotrice, nel rimanere inerte, nel tenere la bocca chiusa, nel non rispettare i termini del bando la cui valenza amministrativa e regolatrice supera a piè pari i tremori, le incertezze, gli strumentalismi che da mesi stanno contraddistinguendo l’atteggiamento omissivo della Regione. Così facendo, sottrae ai cittadini il diritto di conoscere l’idea progettuale della nuova sede regionale, e all’architetto Guglielmi e allo staff che lo ha affiancato nella progettazione il dovuto riconoscimento pubblico. Al quale ogni progettista tiene, forse, più dell’interesse economico prodotto dal suo operato. Siamo certi che l’architetto Guglielmi amerebbe che si conoscesse la sua idea progettuale attraverso la relazione tecnica e i pannelli grafici (piante, sezioni, prospetti e assonometrie) illustrativi di ciò che potrebbe essere la nuova sede regionale, e gli effetti a cascata che potrebbe determinare nella ricucitura e nella razionalizzazione del-

l’intero tessuto urbano del capoluogo. Amerebbe che si sapesse che il percorso di studio che ha portato all’elaborazione dell’idea progettuale per la nuova sede della Regione Molise è stato complesso, ma soprattutto interessante. Che una prima fase è stata quella di vivere giornalmente e in modo attivo l’ambito di intervento, molto più di quanto accade ad ogni cittadino. È stato interessante osservare la passività e l’indifferenza con la quale i campobassani vivono quotidianamente un’area dismessa, priva di qualsiasi relazione antropologica e povera di valori architettonici. Che una seconda fase è stata quella di attingere tutte le informazioni, gli input a carattere culturale, storico ed urbanistico del sito e dell’intero tessuto urbano su cui graviterà il nuovo complesso direzionale; ch’è stata effettuata una lettura a scala urbana dell’area, liberi da vincoli puramente normativi. Che una terza fase è stata quella di sintetizzare tutte le nozioni assunte e porsi gli obiettivi strategici per la progettazione da elaborare; di evitare di sviluppare un’idea puramente scenografica, ma progettare strutture fortemente integrate nel contesto urbanizzato e antropizzato, di salvaguardia delle identità locali, di facile memorizzazione per la popolazione, ecosostenibili ed effettivamente realizzabili per una realtà come Campobasso. (1.Continua) Dardo


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3 24 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Sui mancati pagamenti per l’edilizia, replica al Governatore il presidente nazionale dell’Aniem

“Frattura non rispetta le imprese”

Dino Piacentini, Presidente Nazionale dell’Aniem – Associazione Nazionale delle pmi edili alla quale aderisce l’Acem – interviene sulla polemica alimentata dal Presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura dopo la lettera dell’Acem in merito ai mancati pagamenti alle imprese edilizi per i lavori fatti.. “Apprendo con sconcerto la replica del Presidente della Regione Molise, Frattura alla nostra Associazione molisana. Mi sfuggono le motivazioni che inducono a preferire lo scontro al dialogo, la responsabilità di presiedere un’Amministrazione Pubblica non può e non deve mai essere offuscata da risentimenti personali che nulla hanno a che vedere con il perseguimento leale e trasparente dell’interesse pubblico, anche attraverso il confronto con chi rappresenta, peraltro, il sistema produttivo prevalente come quello delle pmi. La cosa che non possiamo accettare è la mancanza di rispetto verso le centinaia di imprese e le migliaia di lavora-

lettera aperta

I ritardi nei pagamenti ci stanno uccidendo Caro Presidente,

tori rappresentati dall’Acem, mancanza di rispetto purtroppo evidenziatasi anche verso l’Aniem Nazionale. Sono stato contattato circa un mese fa dal Presidente Frattura, mi sono messo a disposizione per chiarire le questioni inerenti i ritardi dei pagamenti per i lavori post sisma, avevamo concordato un incontro da tenersi entro il 20 febbraio. Ebbene, da allora il Presidente è sparito, non siamo più riu-

sciti, nonostante tentativi quotidiani, a fissare un incontro; evidentemente nella sua fitta agenda non c’era quello spazio che invece ha trovato per confronti con altre imprese”. “Frattura – conclude Dino Piacentini- contraddice se stesso quando dice di essere a disposizione di tutte le aziende, nel nostro caso ha dimostrato di non avere a cuore le pmi molisane ed i lavoratori in esse occupati”.

Biblioteca Albino, la Regione non prende alcuna decisione

CAMPOBASSO. Con l’ultimo suo respiro la Provincia di Campobasso porterà con sé nel cimitero delle istituzioni novecentesche anche la biblioteca provinciale “P. Albino” di Campobasso. Così la biblioteca è servita per ricerche, convegni, assemblee tra le più disparate in ben centocinquanta anni della storia del capoluogo ma, ripetiamo, dell’intera regione. Sono moltissimi coloro che hanno cercato tra gli scaffali le risposte che cercavano, per gli studi, le passioni o le manie che impegnavano le loro esistenze. La biblioteca in una comunità rappresenta quel valore di formazione dell’identità comune di cui si sentirà la mancanza e si percepirà il valore solo nel momento in cui la si perderà. E noi la perderemo per 400.000 euro di costo di gestione, che la Regione Molise s’è guardata bene dal sostenere come istituzione supplente una volta dipartita la Provincia. 400.000 euro possono sembrare una bella cifra presi come valore assoluto ma in relazione al bilancio dell’ente regione sono poco più che una paghetta, a ben guardare si potreb-

bero coprire rinunciando a due o tre di quelle consulenze che hanno prodotto ben poco per il pubblico interesse se non qualche ulcera da stress. Eppure dai palazzi della Regione nei mesi passati nessun orecchio interessato s’è levato ad ascoltare le richieste di aiuto e di intervento che da più parti si sono levate. Men che meno quelle del delegato alla cultura Nico Ioffredi. In altre regioni, invece, sono intervenuti. In Abruzzo le tre biblioteche principali sono state riunite in un unico polo regionale. Cosa che qui ci si è guardati bene dal fare, magari coinvolgendo il Comune di Campobasso che qualcosa spende per la sua biblioteca comunale che poteva benissimo essere incorporata nell’ “Albino” creando così un’unione virtuosa di intenti con la Regione. Ma questa è solo una delle mille soluzioni che una volontà decisa avrebbe potuto trovare. Invece ci apprestiamo a salutare un’istituzione che dopo centocinquanta anni cede alle ingiurie del tempo e dei tempi che cambiano.

la Sua nota necessita di brevi ma esaurienti controrepliche dalle quali non posso esimermi, sia perché contiene delle contraddizioni, ma soprattutto perché non fornisce una risposta concreta alla domanda che Le ha posto la nostra Associazione, ossia la certezza sui tempi dei pagamenti alle imprese. In merito alle contraddizioni, Le chiedo come mai nel mentre afferma che a dicembre 2015 non ha ritenuto opportuno versare le somme pervenute alla vecchia Agenzia Regionale di Protezione Civile perché in fase di liquidazione, ammette tuttavia di avervi trasferito proprio il 30 dicembre ben 2 milioni a titolo di anticipazione rispetto ai complessivi 27 milioni e lasciando aperto tra l’altro l’ulteriore interrogativo su che fine abbiano fatto i rimanenti 5 milioni di differenza, sui quali nulla viene detto. In secondo luogo, Lei che ostenta a caratteri cubitali il rispetto delle regole, dimentica che i ritardi accumulati (ab origine la nuova Agenzia per la ricostruzione in base all’art. 21 della L. n. 8/2015 avrebbe dovuto essere costituita entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore ossia entro il 3 agosto 2015, termine poi prorogato al 31 dicembre 2015) hanno violato ed indotto a violare le regole del D.Lgs. n. 192/2012, di recepimento della direttiva europea contro i ritardati pagamenti, che stabilisce un termine di pagamento di 30 giorni o massimo di 60 in casi normativamente stabiliti, abbondantemente superato. Evidentemente in Italia ci sono norme che vanno rispettate ed altre che si possono volentieri tralasciare. A detto riguardo, Lei cita il controllo della Corte dei Conti, ma dimentica che la stessa Corte in tema di ritardati pagamenti ha affermato che si impone agli amministratori la necessità di una attenta programmazione degli interventi che intendono attuare, in modo tale che siano avviate solo quelle opere le cui procedure contabili risulteranno compatibili con i limiti stabiliti dalla legge, quando scadranno le date di pagamento, profilandosi diversamente anche la possibilità di danno erariale a loro carico. Quanto alla non inclusione nell’area di crisi ritengo che non siano i numeri della rappresentatività della Camera di Commercio a dover determinare la composizione della cabina di regia ma le circostanze di eccezionale gravità che stanno connotando il settore principale della nostra regione che, ribadisco, Lei ha ignorato e continua ad ignorare. Ma quel che è ancor più grave è che c’è una partita di milioni e milioni di euro riguardante altri appalti, alluvioni, dissesti, opere pubbliche varie, caduta nel dimenticatoio e anch’essa bloccata ormai da anni. Poi, Caro Presidente, non intendo replicare in merito alle illazioni finali della nota, perché non voglio portare il confronto a tale bassezza. Corrado Di Niro Presidente Acem


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24 febbraio 2016

Guardare al futuro con un pizzico d’ottimismo

Il progetto della Metropolitana leggera ha raccolto un altro sì dal Comitato tecnico amministrativo regionale (Ctar)

L’esito di questo investimento di 23 milioni di euro dipenderà da come si svilupperanno gli anni futuri per l’economia molisana, come, e in che termini, vi sarà la ripresa produttiva, soprattutto dell’area industriale di Boiano Il progetto della Metropolitana leggera, il cui soggetto attuatore è Rete ferrovia italiana, ha incassato un altro sì. Lo ha formulato di recente il Comitato tecnico amministrativo regionale (Ctar). Altro passo avanti, dunque, verso la realizzazione di questo collegamento su rotaia da Matrice a Boiano, da considerarsi anche l’avvio del miglioramento tecnico della tratta ferroviaria Campobasso-Isernia-Venafro. Un sì magari sofferto, si può immaginare, per i dirigenti regionali che formano il Ctar, che in penuria di progetti e investimenti produttivi, hanno dovuto valutare positivamente la congruità dei 23 milioni di euro stanziati per la Metropolitana leggera. Probabilmente avrebbero voluto soprassedere, riflettere e indagare più a fondo i dati tecnici e statistici che accompagnano il progetto, svolgere dei paralleli, attendere semmai gli sviluppi della programmazione economica dell’area di crisi industriale complessa che riguarda il nucleo produttivo di Boiano, per

rafforzare il concetto di utilità della Metropolitana a sostegno della pendolarità che verrebbe a crearsi con il rilancio industriale di quell’area e delle aziende che vi risiedono (la Gam su tutte). Ma la condizione oggettiva che contraddistingue la composizione (dirigenti e funzionari regionali)e i compiti istituzionali del Ctar (essenzialmente di consulenza tecnica alla Regione Molise), evi-

CAMPOBASSO. La parola ambiti territoriali è ormai entrata nell’immaginario collettivo come un sovra-insieme di realtà comunali, se ci ricordiamo soltanto le iniziative dei vecchi Ato per le risorse idriche, la gestione dei rifiuti e anche le zone relative all’assistenza sociale. Adesso, anche nel mondo della scuola si comincia a familiarizzare con questa divisione sul territorio, posto che l’articolo 1 comma 66 della Legge 107/2015 dispone che gli Uffici Scolastici Regionali, su indicazioni del Miur, sentiti le Regioni e gli Enti Locali, definiscono l’ampiezza degli Ambiti Territoriali, inferiore alla Provincia considerando i seguenti parametri : a) la popolazione scolastica; b) la prossimità delle Istituzioni Scolastiche ; c) le caratteristiche del territorio , tenendo anche conto delle specificità delle aree interne e montane. Ebbene, pochi giorni fa è stata varata la classificazione del Molise. Ecco il testo del decreto firmato dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Anna Paola Sabatini. VISTA la nota del MIUR del 26/1/2016 protocollo 726 con la quale sono state comunicate le indicazioni per gli Uffici Scolastici Regionali per la definizione degli Ambiti Territoriali, in particolare:

dentemente hanno suggerito di attenersi strettamente agli elaborati tecnici e descrittivi e da essi trarre la decisione di fornire un parere sostanzialmente positivo. La qualcosa ha soddisfatto verosimilmente l’assessore Nagni e la stessa Rfi. L’investimento, ribadiamo, è notevole: 23 milioni di euro vanno considerati un’entità ragguardevole di questi tempi di magra. E sono milioni di euro che

ricadranno interamente sul territorio molisano e su una porzione del territorio regionale tra i meno “fortunati”. Allo stato, l’idea di una Metropolitana leggera, raccoglie scarsi entusiasmi tra la gente comune che non è in grado di rendersi conto, anche perché non ha gli elementi necessari per giudicare, quali siano le potenzialità dell’utenza, come verrebbe invogliata, e perché, ad utilizzare

la Metropolitana per muoversi da Matrice, da Campobasso, da Baranello, da Vinchiaturo verso Boianao e viceversa. Differente è il punto di vista di chi il progetto lo sostiene (il governo regionale), di chi il progetto l’ha elaborato, di chi il progetto l’ha approfondito e di chi il progetto avrà modo di realizzarlo. Molto, se non tutto, dipenderà da come si svilupperanno gli anni futuri per l’economia molisana, come, e in che termini, vi sarà la ripresa produttiva, soprattutto dell’area industriale di Boiano. In un contesto in evoluzione, in crescita, in cui più pressanti e presenti nella mobilità (urbana e ed extra urbana) saranno ancora le sollecitazioni a lasciare le autovetture e a servirsi dei mezzi pubblici, l’idea della Metropolitana assume tutt’altro contorno. Guardare al futuro con un pizzico d’ottimismo. In fondo la Metropolitana in un certo qual modo lo suggerisce. Dardo

Scuola, in Molise 4 gli Ambiti

1. non potranno avere una dimensione territoriale comprendente istituzioni scolastiche appartenenti a province diverse; 2. comprenderanno al loro interno istituzioni scolastiche appartenenti sia al I che al II ciclo in numero sufficiente a garantire la più ampia offerta formativa in previsione anche delle costituende Reti tra le Istituzioni Scolastiche del medesimo Ambito Territoriale; 3. saranno costituiti da una popolazione scolastica non inferiore a 22.000 alunni, salvo deroghe, motivate esclusivamente dalla assoluta impossibilità di applicare i criteri applicati; 4. avranno una dimensione sub provin-

ciale, art. 1 comma 66; 5. comprenderanno le singole istituzioni scolastiche nella loro interezza cosi come attualmente configurate e pertanto tutte le sedi afferenti alla singola autonomia scolastica dovranno essere ricomprese nel medesimo ambito in cui rientra la sede di autonomia scolastica stessa; Considerato che la popolazione scolastica della Regione Molise nell’anno scolastico in corso consta di 41.568 alunni, di cui 31.152 nella Provincia di Campobasso e 10.416 nella Prov i n c i a di Isernia; Considerato che i costituendi Ambiti de-

vono avere una dimensione inferiore alla Provincia; Verificata l’assoluta impossibilità di costituire Ambiti con popolazione scolastica non inferiore a 22.000 alunni; Visto che l’Ufficio ha predisposto una prima proposta di costituzione degli Ambiti tenendo conto dei criteri legislativi e delle indicazioni Ministeriali secondo la tabella seguente: Ambito Popolazione scolastica denominazione Comuni sedi di Istituzioni Scolastic h e 1 – 17.018 Campobasso: Campobasso, Bojano, Baranello, Campodipietra, Cercem a g g i o r e , Riccia, Ripalimosani, Sant’Elia a Pianisi, Trivento, Vinchiaturo; 2 – 14.134 Termoli: Casacalenda, Campomarino, Castelmauro, Guglionesi, Larino, Montenero, Petacciato, Santa Croce di Magliano, San Martino in Pensilis, Termoli; 3 – 8.194 Isernia: Colli al Volturno, Montaquila, Isernia, Venafro (ad eccezione dell’Isis Enrico Fermi). 4 – 2.222 Agnone Agnone, Carovilli, Frosolone (compreso l’Isis Enrico Fermi.


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5 24 febbraio 2016

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Il Tar ha smantellato i ricorsi contro il diniego dell’allargamento della lottizzazione Parco dei Pini

Da cosa deciderà di fare il Comune si capirà di che pasta sono gli amministratori di Palazzo san Giorgio La sentenza del Tribunale amministrativo regionale ha posto nelle mani dell’amministrazione la possibilità d’intervenire e di sospendere i lavori Dunque, come abbiamo scritto su queste pagine, il Tribunale amministrativo regionale del Molise (Tar), definitivamente pronunciando sul ricorso proposto dalla Società Parco dei Pini contro il Comune di Campobasso per l’annullamento della delibera del Consiglio Comunale di Campobasso numero del 24 febbraio 2014 con la quale è stata respinta la richiesta di variante al piano di lottizzazione denominata Parco dei Pini presentata il 15 maggio 2012 e poi integrata con ulteriori istanze rispettivamente del 27 novembre 2012 e del 5 febbraio 2013; per l’annullamento della relazione del dirigente del settore Urbanistica del Comune di Campobasso del 25 ottobre 2013 (parte integrante della delibera di consiglio del 24.2.2014) e di ogni atto presupposto, connesso e/o conseguente; nonché per l’annullamento della delibera di consiglio comunale del 12 agosto 2014, ha dichiarato improcedibile il ricorso, ha respinto i motivi aggiunti ed ha compensato le spese di giudizio tra le parti. Così hanno deciso nella camera di consiglio del 12 gennaio 2016 i magistrati: Silvio Ignazio Silvestri, presidente; Orazio Ciliberti, consi-

l’intervento Non bastasse la sensazione generale, ci sono anche i numeri a confermare che la città di Campobasso sta vivendo una fase di riflusso. Una risacca inesorabile sta erodendo, palmo a palmo, tutto il margine faticosamente strappato, negli ultimi decenni del secolo scorso, all’arretratezza; tutto ciò che fu fatto per fare di Campobasso un capoluogo di Regione vero e non semplicemente segnato come tale sulle vecchie carte geografiche politiche appese nelle aule scolastiche. Il saldo demografico della città è negativo. Nel 2015 ci sono stati 327 fiocchi appesi alle porte delle case e 474 funerali. Molte più lacrime di dolore che di gioia. La popolazione residente in città, secondo i dati contenuti nel Documento

gliere, e Luca Monteferrante, consigliere estensore. Essendo una delle rarissime volte che il Comune di Campobasso in materia urbanistica si vede dar ragione dal Tar, sarebbe stato il caso che la sentenza fosse accolta con inni e canti di gioia, con luminarie e fuochi d’artificio. S’è dato il caso, invece, che la sentenza non abbia prodotto alcuna reazione manifesta ed evidente, abbia lasciato indifferenti gli amministratori e probabilmente li ha potuti mettere addirittura in imbarazzo valutando che quella sentenza, di fatto, li obbliga a reagire, a dare

ulteriore seguito alla “casuale” e forse non voluta determinazione di respingere la richiesta di variante, con ampliamento, al piano di lottizzazione denominata Parco dei Pini e la contestuale proroga di efficacia del piano stesso. Casuale, e forse non voluta, perché assunta sulla spinta di polemiche sorte sulla stampa più che derivante da una convinzione politica e amministrativa (i costruttori in proposito dicono di aver avuto assicurazioni che si sarebbe proceduto ad una rimodulazione delle opere di urbanizzazione della lottizzazione Parco dei Pini previste

in convenzione, ché ciò avrebbe consentito al comune di realizzare un nuovo polo scolastico). Il che sembrerebbe alludere ad un accordo sulla riapertura della lottizzazione e, quindi, a possibili nuovi volumi edilizi. Di questo c’è cenno anche nell’esposizione della sentenza, senza che abbia prodotto alcunché. C’è da dire, però, che nel corso delle procedure dinanzi al Tar, la Società Parco dei Pini ha chiesto al Comune il permesso di costruire nell’area della lottizzazione un manufatto ad uso commerciale, ai sensi dell’articolo 3 della legge regionale numero 30/2009 (cosiddetta Piano casa). Una mossa strategica peraltro facilmente percepibile, stante in essere la peggiore legge urbanistica che si sia stata immaginata (la 30/2009), cui l’amministrazione di Palazzo san Giorgio non ha saputo opporre alcuna eccezione o resistenza, riaprendo il sospetto di una benevolenza a costruire più che a salvaguardare il territorio. Resta pertanto da vedere se questa mossa (che ha consentito l’inizio dei lavori di costruzione del manufatto ad uso commerciale su Via 4 Novembre e che se realizzato toglierà alla vista il pae-

saggio storico di Campobasso composto dal castello Monforte, dalle chiese romaniche di san Giorgio e san Bartolomeo e la parte alta del borgo medievale) rientri o meno nel dispositivo delle sentenza del Tar. Le parti in causa, ossia la Società Parco dei Pini e il Comune, in proposito, su ordinanza del Tar, hanno depositato note difensive e documentazione cartografica a supporto delle rispettive tesi e la causa è stata chiamata per la decisione alla udienza pubblica del 17 dicembre 2015 e, sussistendo l’esigenza di alcune precisazioni emersa in sede di discussione, nuovamente alla udienza pubblica del 12 gennaio 2016, all’esito della quale la causa è stata trattenuta per la decisione. Una coda tecnico/amministrativa. Ma la sentenza del Tar ha posto nelle mani dell’amministrazione la possibilità d’intervenire e di sospendere i lavori. Sarà facile pertanto capire di che pasta sono gli amministratori di Palazzo san Giorgio.

Dardo

Mancano idee, Campobasso è ferma Unico Comunale del Comune di Campobasso, è pari 49.174 abitanti; dal 2004, in cui si registrarono 51.633 residenti, un quasi impercettibile ma costante trend negativo ha procurato 2.459 campobassani in meno. Onestà vuole che si consideri il fatto che molti paesi della cintura esterna più prossima alla città (Ferrazzano, Oratino, Ripalimosani, Busso, Baranello, Vinchiaturo…) siano stati meta di molte giovani famiglie, ma la sostanza non cambia di molto. La sensazione netta è che, pur sorgendo, qua e là, qualche disarmonico casermone, la città sia ferma, non cresca. Da decenni a questa parte l’unica vera svolta significativa è stata segnata dall’Università che ha portato in città migliaia di ragazzi che, seppur

raramente davvero partecipi della vita cittadina, quella che non riguardasse essenzialmente lo svago, hanno indiscutibilmente portato una ventata di aria fresca ed enormi benefici ai proprietari di case. Per il resto tabula rasa, o quasi. Campobasso è stata amministrata senza coraggio e senza coraggio continua ad esserlo. Non si ricordano scelte coraggiose, innovative, magari di rottura, che abbiano mai animato discussione e partecipazione. Il massimo cui si può aspirare in questo senso è se chiudere o meno al traffico piazza Prefettura. Pur dovendo riconoscere la progressiva perdita di disponibilità finanziaria da parte dell’Ente Comune, non si registrano investimenti tali da generare quantomeno la perce-

zione della spinta in avanti. Solo mera, stanca, narcotizzante normale amministrazione. L’offerta culturale è deprimente per volume e qualità; anche qualche apprezzabile sforzo, praticato in genere da associazioni, è stato, alla lunga, frustrato dall’impossibilità e dall’incapacità delle varie amministrazioni, compresa quest’ultima, di proporsi come tutor e motore; di proteggere, assistere e far crescere le forze migliori che a Campobasso sono nate e che lì vorrebbero vivere con una qualche soddisfazione. L’impiantistica sportiva giace abbandonata a sé stessa, l’incuria è totale e la sporcizia assedia sempre di più l’orizzonte, segno che il disinteresse e la noncuranza hanno attecchito anche nell’anima degli stessi cittadini.

E’ un dato di fatto che, complice la cronica mancanza di lavoro, moltissimi campobassani hanno dovuto fare le valigie e di solito quelli che se vanno sono i più in gamba. Purtroppo da quelli che sono restati e che si sono impegnati in politica abbiamo registrato parabole e comportamenti spesso avvilenti: nessuna capacità di fare squadra, anzi una litigiosità non da giovani ma da bambini; nessuna proposta di forza ed originalità dirompenti, magari anche semplicemente mutuata da qualche esperiemento di città più grandi e vitali; la stessa pervicace maniacalità di curare sempre e solo il proprio orticello, ereditata dai nonni e dai padri. Giuseppe Di Iorio


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Campobasso

24 febbraio 2016

Battista presidente dell’ATS Il Piano sociale di zona vede ancora il sindaco di Campobasso alla guida CAMPOBASSO. Piano Sociale di Zona: confermato il ruolo leader di Campobasso eletto capofila tra i 25 comuni che rientrano nell’ambito (Oltre Campobasso ci sono Baranello, Busso, Casalciprano, Castelbottaccio, Castellino del Biferno, Castropignano, Duronia, Ferrazzano, Fossalto, Limosano, Lucito, Mirabello Sannitico, Molise, Montagano, Oratino, Petrella Tifernina, Pietracupa, Ripalimosani, Roccavivara, Salcito, San Biase, Sant’Angelo Limosano, Trivento e Vinchiaturo”). Nella conferenza dei servizi che si è tenuta ieri pomeriggio nell’aula consiliare di Palazzo San Giorgio un’altra affermazione per il capoluogo: il sindaco di Campobasso Antonio Battista è stato eletto all’unanimità presidente dell’Ambito. Unanime pure il voto per l’elezione del vicepresidente, Domenico Santorelli sindaco di Trivento, che rappresenta, dopo il

capoluogo, il centro più popoloso dell’Ambito. Approvato anche il regolamento del Comitato dei sindaci, il responsabile gestionale/amministrativo dell’ATS e i componenti dell‘Ufficio di Piano. Alla Conferenza dei servizi hanno partecipato, oltre ai rappresentanti dei vari Comuni, i rappresentanti della Regione e dell’Asrem distretto di Campobasso. Al centro della discussione la gestione associata delle fun-

zioni, dei servizi e degli interventi sociali. Dai sindaci dei centri più piccoli è arrivata la richiesta di rivedere alcune particolari situazioni che riguardano le spese destinate alle case di accoglienza dove vengono ricoverati i minori sottratti alle famiglie, sul tavolo anche le difficoltà legate al pagamento delle spese per sostenere qualche nucleo di rifugiati politici. Alla Regione una richiesta di aiuto economico per far fronte

alle emergenze, e all’Ambito l’istanza di rivedere e rimodulare vecchie situazioni. Un Ambito importante quello di Campobasso, grazie al quale, come ha sottolineato il responsabile gestionale/amministrativo dell’ATS, Dott. Vincenzo De Marco, i servizi legati alle politiche del welfare sono diventate molto più capillari sul vasto territorio di competenza. Il sì dell’assemblea è arrivato ieri anche sulle due proposte di emendamento al Piano Sociale di Zona, precedentemente discusse in Commissione su iniziativa dal Movimento Cinque Stelle, per andare incontro al desiderio dei genitori, dopo la propria morte, di assicurare ai figli affetti da gravi disabilità un’adeguata assistenza, attraverso l’utilizzo del fondo istituito con la

legge sul “Dopo di noi”. Ok anche all’altra proposta: la realizzazione di un supermercato solidale dove sarà possibile fare la spesa con una tessera a punti precaricata in base ai componenti del nucleo familiare. Un servizio che permetterà la ridistribuzione dei generi alimentari che altrimenti andrebbero buttati, consentendo nel contempo il sostegno alle persone in difficoltà. “Un Ambito che funziona bene - come ha sottolineato il dottor De Marco - e che è riuscito a portare servizi essenziale su tutta l’area anche se il livello di spesa sociale, in Molise, è tra i più bassi d’Italia“. Un ruolo fondamentale per il buon funzionamento dell’Ambito lo sta svolgendo l’assessore alle Politiche sociali di Palazzo San Giorgio Alessandra Salvatore che si è impegnata per trovare, tramite il Piano sociale di Zona, idonee soluzioni alle problematiche espresse dai sindaci.

L’opera di Michele Mancini Al Dopolavoro ferroviario di Campobasso il ricordo dello storico delle tradizioni popolari CAMPOBASSO. E’ stato ricordato alla Sala Teatro del DLF, la figura e le opere di Michele Mancini, storico delle tradizioni popolari, docente e amministratore scomparso improvvisamente il 14 agosto 2012, dopo che il 3 dello stesso mese, al termine di una serie di manifestazioni organizzate per l’Estate Sammartinese, dopo avere ringraziato e salutato cantanti, musicisti e poeti, organizzatori ed autorità crollò per un malore. Ricoverato prontamente in ospedale, a nulla è valsa l’opera dei sanitari che si erano prodigati al suo capezzale. La manifestazione voluta e organizzata dal Gruppo de “Il Cafè Letterario “, che con questa prima vuole dare

un nuovo impulso alla cultura proponendo tematiche di attuale importanza e nello stesso tempo proporre le opere di autori molisani e risvegliare la memoria della nostra appartenenza, riproponendo anche figure importanti del passato, il Gruppo si è ricompattato attorno alla persona di Ugo D’Ugo, che nel 2000 ne ebbe l’idea portata avanti insieme al Presidente Sebastiano Iannone. A relazionare sull’opera del Mancini è stato chiamato Antonio D’Ambrosio che fu amico dell’autore di Tra Cielo e Terra, Storia della Società Operaia e Il carro e il bue. Nel corso del suo intervento il relatore ha messo bene in evidenza il pensiero e l’opera del Mancini, sottolineando gli aspetti più importanti dei suoi scritti ed evidenziando in modo particolare come il Mancini sia stato capace, a differenza di altri che pure ci avevano provato, di partire da piccole storie di paese per farle diventare storia di tutti e non solo della nazione, ma anche internazionale. Il Mancini dotato di una profonda, immensa cultura classica ha trovato riscontri delle tante nostre tradizioni nella cultura greca e latina. Particolarmente ciò lo dimostra in Tra Cielo e Terra , dove si riscontra una abbondante bibliografia. Quest’opera ricostruisce gli aspetti più significativi della re-

ligiosità popolare, analizza le origini, le trasformazioni, rappresenta un altro tassello alla scoperta e alla valorizzazione delle nostre radici che sono molto più antiche della nostra storia politica e amministrativa. A testimoniare sulla grande figura del Mancini sono intervenuti pure il dott. Giuseppe Zio, autore tra l’altro del romanzo storico L’ultima luce del tramonto, il quale ha testimoniato sia sulla formazione culturale che sull’impegno politico e amministrativo del paese, mentre il giornalista Pasquale Di Bello ha riletto il discorso funebre che pronunciò al suo funerale per confermare la sua stima per l’uomo di cultura, l’intellettuale serio ed onesto per il quale anche lui, uomo di opposta idea politica, si è inchinato in segno di rispetto. L’attrice Carmen Cameli del Laboratorio del teatro popolare diretto da Lino D’Ambrosio ha letto un documento che mette in risalto i valori educativi trasmessi dal Mancini ai figli e alle numerose generazioni di studenti educati nei circa cinquant’anni di insegnamento. Il folto pubblico presente, tra i quali si notavano l’ex assessore regionale Mario Totaro con il figlio Francesco, il preside Guido Del vecchio e l’assessore Facciolla, ha più volte sottolineato gli interventi con uno scrosciante applauso.

Anche i vigili urbani molisani in piazza a Montecitorio Gli operatori di polizia locale sono in presidio a Roma, in piazza Montecitorio davanti al Parlamento, per rivendicare il riconoscimento di quanto, ogni giorno, svolgono a favore dei cittadini e per la sicurezza del territorio, nei grandi e piccoli comuni. Chiedono a tutti i capigruppo di Camera e Senato di essere ricevuti e hanno sollecitato l’intervento di Anci, Upi e Conferenza delle Regioni. Da tempo, infatti, il Sindacato confederale chiede di modificare la legge, vecchia di trent’anni, che regola il lavoro degli oltre 60 mila operatori di Polizia Locale.

Oggi i vigili urbani si occupano di sicurezza e di tutela del territorio, ma svolgono anche altre molteplici attività: da quella di polizia stradale, amministrativa e urbana, ai controlli in materia di edilizia e ambiente, dal lavoro di polizia commerciale, antiabusivisimo e giudiziaria, alle altre attività strategiche per il buon funziona-

mento della città. “In questo quadro nazionale complicato, in molti comuni molisani le cose vanno addirittura peggio. Si pensi, per esempio commenta Pino Marrone, delegato sindacale della UIL, vigile urbano a Campobasso – che nel comune capoluogo il servizio di polizia municipale non è strutturato, non esiste un’efficace organizzazione interna, i ruoli non sono chiari, non è mai stato articolata una chiara funzione di comando, non c’è una vera programmazione del servizio. Questo comporta disfunzioni, la dispersione di risorse strumentali

ed una inefficace utilizzazione del personale. Si potrebbero, invece, impiegare risorse (derivanti dai proventi delle multe per il codice della strada) per specifici progetti, per forme di incentivazione a favore dei vigili urbani, con effetti positivi per i diritti dei cittadini e per garantire la sicurezza del territorio. In questi anni non ci sono state nuove immissioni in servizio anche se, in questo settore dell’amministrazione, non opera il blocco del turn over. Il risultato: pochi operatori di polizia locale, male utilizzati e stressati, funzioni svolte in modo carente e inefficace.”


Campobasso

7 24 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Un flashback di ricordi squarciano il tempo sino al giorno della improvvisa scomparsa del “capitano”

Quella domenica in cui morì Michele Scorrano

di Gennaro Ventresca La nostra vita è un romanzo. Racchiusa in un racconto popolare che ancora nessuno ha pensato di scrivere. Forse perchè i lettori sono sempre meno, mentre cresce il numero di quelli che sfacciatamente chiedono, quasi pretendono, la copia gratuita. A provocare questo memoriale sono soprattutto memorie televisive, alle quali è il caso di aggiungere la pioggia di foto postate su Facebook, il social che spesso scantona, per colpa di pochi frustrati, ma che dalle sue fonti fa scorrere acqua potabile. Mi ricordo le scarpe bicolori del professor Adolfo Colagiovanni, la camminata sciccosa del Conte Lillino Lopez, l’aria scanzonata di Tonino Perrone, la Rolls Roys di Felice Molinari, la pelliccia di visone lunga sino ai piedi delle signore dell’alta borghesia e quell’indimenticabile aneddoto del venditore di dischi del centro storico che comunicava con la sua “fidanzata” attraverso le prime dediche in diretta. Dopo un litigio metteva sul grammofono “Malafemmena”; quando tornava il sereno alzava al massimo il volume con “Vita mia”. Mi ricordo il calcio degli oratori, Giac contro Gifra; Oratoriana

contro la squadra dei Monti. Mi ricordo quella drammatica storia d’amore tra un professore di educazione fisica che sparò in un portone di piazza Cesare Battisti alla fidanzata che aveva deciso di lasciarlo: lei se la cavò con un paio di ferite, lui, invece, fece centro puntando l’arma contro la sua tempia. Mi ricordo le estati dei giocatori della Roma che venivano in ritiro a Campobasso e qualche anno più tardi toccò a quelli del Foggia, che allora era in A. Portavano i pantalonicini corti quei giocatori e fecero stragi di giovani signore. Mi ricordo di quel giovane centrocampista rossoblù che al Savoia, in ritiro con la squadra, col favore del buio, lasciò il gruppo che era in platea e si arrampicò nei piani alti. Dove lo aspettava una giovane “tifosa”, con la quale mentre stava facendo sesso orale venne sgamato dal cineoperatore Salvatore Ciarlante che riferì tutto al mister. Che lo mise fuori squadra. Mi ricordo le grandi sfide di ciclismo tra Gimondi e Poulidor al Tour de France. Ascoltavamo alla radio di Maurizio Priolo i palpitanti arrivi di tappa, seduti ai tavolini del Cafè do Brazil, senza consumazione. Di soldi non ne avevamo ma ci piaceva stare co-

modamente seduti a goderci il fresco dei lecci. Che gente eravamo, Bartaliani da una parte e Coppiani dall’altra. Poi Fausto Coppi morì per la puntura di una zanzara; stessa sorte toccò al presentatore Mario Riva che il sabato sera teneva unite le famiglie italiane davanti alla tv. La sua morte avvenne per una banale caduta dal palco, durante le prove di uno spettacolo. Mi ricordo (e chi potrà mai dimenticare quel giorno) quando appena giunsi ai cancelli di Selva Piana un uomo, di cui non ho mai saputo il nome, mi diede la tragica notizia della morte del mio amico Michele Scorrano che ho continuato a chiamare “capitano” anche quando aveva smesso di giocare a calcio. Mi ricordo che negli anni Settanta gli uomini (io compreso) portavano il borsello. Non s’è mai liberato della tracolla Michele Scorrano che se l’è portata addosso anche quella domenica mattina, quando andò a giocare la sua ultima partita. Scelse di morire, il mio “capitano”, sul campetto di Domenico Progna. Il cuore, dopo aver fatto il matto, si bloccò per sempre. Mi ricordo la disperazione, non solo dei suoi familiari, ma dell’intero Molise dei calci d’angolo.

I rilievi del collegio dei giudici contabili sul rendiconto 2013 sono un grave atto di accusa alle strutture comunali e all’amministrazione

Comune, quei “conti che non tornano”

Una mozione è stata presentata dal capogruppo di Democrazia Popolare, Francesco Pilone

Una mozione del capogruppo di Democrazia Popolare, Francesco Pilone, costringerà il consiglio comunale a riflettere su stesso, sul ruolo che gli compete, sulle responsabilità che gli appartengono e, soprattutto, su quanto tutto ciò venga visto e interpretato con leggerezza. Ciò almeno sarebbe accaduto nel corso della seduta consiliare del 6 giugno 2014, in relazione all’approvazione del rendiconto della gestione d’esercizio del 2013. Atto approvato a maggioranza con 19 voti favorevoli, 1 contrario (Francesco Pilone) e 6 astenuti (Cancellario, Cretella, Felice, Gravina, Pascale e Praitano). Quel voto contrario è il discrimine tra l’adesione politica (per dettato di appartenenza dei 19 consiglieri della maggioranza) e l’atteggiamento contrario dell’oppositore che ha svolto l’approfondimento della materia e ne ha rilevato le manchevolezze. Serratesi le labbra di Michele Ambrosio, che per molto tempo ha fatto opposizione all’interno della maggioranza con un’incidenza dialettica e amministrativa di qualità, è la bocca di Fran-

cesco Pilone la più fertile nel dare voce alla minoranza avendo cura di non essere banale, ma incisivo e concentrato sugli argomenti e sulle proposte all’ordine del giorno. Lo è stato sicuramente nella seduta consiliare del 6 giugno 2014 votando contro l’approvazione del rendiconto di gestione 2013, che al vaglio della Corte dei Conti s’è rivelato essere un colabrodo. I rilievi della magistratura contabile hanno impegnato le strutture finanziarie del Comune a dare formali spiegazioni, a rendere le cifre del consuntivo una lettura corretta e congruente. Ciò non è stato se il Collegio dei giudici contabili ha dovuto rinnovare rilievi e insufficienze che certo non esaltano le strutture comunali e meno che mai l’amministrazione di Palazzo san Giorgio abituata, forse, a tolleranze e distrazioni che in questa circostanza, data anche la gravità dei rilievi, non ci sono state. Il consigliere Pilone con la mozione predisposta per essere discussa nel prossimo consiglio comunale ha riassunto i rilievi della Corte dei Conti, chiama alle proprie funzioni e responsabilità l’assemblea municipale e il collegio dei revisori dei conti, e chiede che si esca dalla indeterminatezza, cioè che sulle inefficienze amministrative e sui danni che ne sono conseguiti vengano finalmente alla luce le cause e le responsabilità di chi ha ritardato l’approvazione del rendiconto 2013; di chi ha generato il disavanzo della gestione di competenza e il risultato economico col segno negativo; l’errata determinazione del fondo svalutazione dei crediti; il basso grado di riscossione delle entrare (altro che “Non ha un soldo per comprare un gelato” frase cult del sindaco Gino Di Bartolomeo - ndr); il riconoscimento dei debiti fuori bilan-

cio; la vetustà dei residui attivi e passivi e la cancellazione dei residui della gestione vincolata; il mancato invio della nota informativa delle Società partecipate e il mancato aggiornamento dei dati nel sistema di elaborazione dei calcoli. Un bel lotto di addebiti e rilievi che rischia di mettere in seria difficoltà l’amministrazione che però, diversamente dal passato e, specificatamente, dalle condizioni amministrative e organizzative che hanno determinato i rilievi della Corte dei Conti, per uscire dall’imbarazzo procurato dalle irregolarità rilevate dai giudici contabili e dai comportamenti difformi dalla “sana gestione finanziaria”, potrà avvalersi dell’esperienza e della capacità gestionali del “top manager” Antonio Iacobucci. Basterà? Sarà l’esito della discussione intorno alla mozione di Pilone a indicare il grado della sensibilità politica e della responsabilità amministrativa dei consiglieri comunali chiamati direttamente in causa, ad indicarlo. Soprattutto nella parte in cui il capogruppo di Democrazia Popolare, dopo aver chiesto l’accertamento delle responsabilità, “siano esse tecniche o politiche”, appella l’assemblea a formulare un atto d’indirizzo comportamentale nei confronti delle strutture comunali coinvolte, perché si astengano da “comportamenti non legittimati dalle norme richiamate dalla Corte dei Conti”, e perché il Nucleo di valutazione interno assuma “le determinazioni disciplinari consequenziali”. Una sortita, questa di Pilone, che nei termini politici e amministrativi come formulati, non ha riscontri negli annali di Palazzo san Giorgio. Essere opposizione è anche coraggio, oltre che capacità di analisi e di critica Dardo


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Isernia

Tutto quello che gli altri non dicono

24 febbraio 2016

senza alcun finanziamento pubblico

Il Pd perde alleati In vista delle Comunali di Isernia pesano le ultime scelte della Giunta Frattura contro la città ISERNIA. Grande fermento e identica grande devastazione all’interno del PD isernino in vista delle elezioni amministrative di giugno per eleggere il sindaco. Il Partito Democratico si frammenta e i suoi principali sostenitori alle elezioni che elessero Brasiello a sindaco prendono le distanze dal partito. Il primo Massimiliano Scarabeo con Vincenzo

Niro che sta riunendo le anime volenterose intorno ad un progetto distante dal partito; Cosmo Tedeschi ha pronte sei proprie liste per mettersi in discussione e candidarsi a primo cittadino, e una nuova coalizione che sorge anch’essa in contrapposizione ai Dem è “Pensiero Libero” che come risulta nello slogan, vuole rompere gli schemi ed essere di-

rompente e foriera di novità e propositività per la città pentra, sempre a sinistra aprendo alla società civile. A costituirla il Dott. Lucio Pastore, grande contestatore della sanità molisana, e Alberto Gentile, profonda esperienza di Assessore della città con l’amministrazione Caterina. Insomma il quadro è pessimo per il PD, primo partito in regione

che vuole le primarie per la scelta del candidato sindaco a cui in questo momento, solo Rialzati Molise si è reso disponibile al confronto. Un movimento quello di Pastore e Gentile che punta sugli scontenti per racimolare consensi con una comunicazione diretta al cuore degli isernini di rivalsa rispetto agli inciuci di partito, ai

personalismi e alle mancate azioni che hanno condotto la città ad uno dei periodi più bui della sua storia. Tutto work in progress quindi, mentre c’è da chiedersi se il dividi et impera che si sta verificando nella sinistra isernina, non darà alle forze di destra la possibilità di ritornare di nuovo al potere.

Cinque persone denunciate per lesioni personali, furto e truffa Operazione dei Carabinieri in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sfruttamento di lavoro nero ISERNIA. Ancora i Carabinieri in azione su tutto il territorio della provincia di Isernia al fine di contrastare reati di ogni genere. A Montaquila, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Venafro, hanno denunciato per lesioni personali un 22enne di origine pakistana, ospite di una struttura di prima accoglienza, il quale per futili motivi, ha aggredito un suo connazionale provocandogli con un coltello, lievi ferite giudicate guaribili con una prognosi di dieci giorni. L’arma è stata sottoposta a sequestro. Nella circostanza anche altri due pakistani, sono rimasti contusi in una colluttazione avuta subito dopo con il 22enne, che a sua volta ha riportato un trauma alla spalla sinistra. A Venafro, i militari della locale Stazione, hanno denunciato un 25enne del posto riconosciuto quale autore di due furti in abitazione. I Carabinieri, che qualche giorno fa avevano ricevuto le denunce di alcuni furti in appartamento verificatisi

nella zona, nel corso dei quali erano state asportate alcune somme di denaro, monili ed oggetti preziosi, hanno passato al setaccio tutti i negozi “compro oro” della provincia per accertare se i gioielli rubati fossero stati rivenduti, convinti di trovarsi di fronte ai soliti ladri seriali, verosimilmente provenienti da Regioni limitrofe, che colpiscono notte tempo anche nella provincia pentra. Invece l’esito delle indagini si è rilevato davvero sorprendente anche per gli stessi militari, infatti due furti, uno avvenuto presso la casa di una 34enne ed uno a casa di una 64enne, erano stati commessi dal 25enne, rispettivamente fratello e figlio delle due vittime. Il giovane per simulare meglio il furto, come se ad agire fosse stata una banda specializzata, aveva forzato le finestre e la porta delle abitazioni, agendo in assenza dei familiari. Ora, il giovane dovrà rispondere del reato di furto aggravato continuato. Ancora a Venafro, i militari della locale Stazione,

hanno denunciato un 28enne ed una 24enne, entrambi originari della provincia di Foggia, per truffa aggravata ai danni di un parroco. Fingendosi una coppia, in gravi difficoltà economiche e con una bambina piccola con problemi di salute, a mezzo telefono, con artifizi e raggiri si facevano accreditare somme di denaro su una poste pay a loro intestata. Nella circostanza, veniva accertato inoltre che la coppia di truffatori smascherata dai Carabinieri isernini, in particolare il 28enne, avevano usato la stessa tecnica truffaldina almeno con un’altra decina di parroci in varie province del centronord. Infine ad Isernia, i militari del Nucleo Ispettorato del lavoro e dell’Arma territorialmente competente, hanno denunciato un 50enne, titolare di una impresa edile, per inosservanza alle norme previste per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e per sfruttamento del lavoro nero, avendo impiegato operai di fatto mai regolarmente assunti.

Al Neuromed le malattie rare L’I.R.C.C.S. promuove incontri con studenti e ricercatori per un approccio globale al paziente e alla sua famiglia Per essere ufficialmente definita “rara” una patologia non deve superare i 5 casi su 10.000 cittadini. Un numero che diventa rilevante se consideriamo che nel mondo sono state individuate tra 7.000 e 8.000 malattie rare, l’80% delle quali di origine genetica. Ecco che i conti cambiano drammaticamente: in Europa si stima che le persone colpite siano tra i 20 e i 30 milioni. L’I.R.C.C.S. Neuromed è da sempre impegnato in iniziative di sensibilizzazione e informazione sulle Malattie rare. I ricercatori contribuiscono in tale contesto perché coinvolti in prima persona nello studio di tali patologie. Quest’anno in occasione della Giornata per le Malattie Rare (29 febbraio 2016) l’Istituto Neuromed promuove tre iniziative, ciascuna con un obiettivo diverso ma tutte dedicate ad approfondire la conoscenza di questo tema. Dal 23 febbraio, fino a lunedì 29 febbraio sarà presente un Info point, nella hall al piano zero della Clinica di Pozzilli. Dalle ore 9.00 alle ore 14.00, gli esperti del Centro di Neurogenetica e Malattie Rare dell’I.R.C.C.S. Neuromed saranno a diposizione di tutti coloro che intendono conoscere meglio queste patologie.

Proprio il Centro di Neurogenetica e Malattie Rare dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), con a capo il professor Stefano Ruggieri, è impegnato nel coprire tutte le tappe del percorso multidisciplinare che è alla base del sostegno a ogni singolo paziente. “Il percorso di una persona colpita da una malattia rara è forse uno dei più complessi in medicina, e ogni paziente è una storia individuale. – afferma il professor Stefano Ruggieri - Il Centro di Neurogenetica e Malattie Rare dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli è impegnato nel coprire tutte le tappe di quel percorso attraverso un approccio multidisciplinare che vede ricerca di base e cura del paziente strettamente interconnesse. Affrontando sia gli aspetti clinici che di ricerca, il Centro si occupa delle patologie rare che colpiscono il sistema nervoso centrale con compromissione della funzione motoria, cognitiva e comportamentale. Ciò che i pazienti e le loro famiglie trovano nell’I.R.C.C.S. Neuromed è una sinergia di specializzazioni molto diverse: neurologi, psicologi, genetisti, sempre con il supporto di personale

infermieristico specificamente dedicato e di laboratori per analisi cliniche e genetiche”. Lunedì 29 febbraio 2016 sarà la volta di due appuntamenti di approfondimento sul tema delle Malattie Rare, uno prettamente scientifico, nel Parco Tecnologico del Neuromed, e l’altro, che si svolgerà nel Liceo Scientifico “Romita” di Campobasso, rivolto a divulgare questo argomento tra i giovani In dettaglio, a Pozzilli, nella Sala Conferenze del Parco Tecnologico I.R.C.C.S. Neuromed si terrà, a partire dalle ore 9.00, il meeting “Dalla presa in carico al progetto di vita. Un approccio globale alle malattie rare.” Responsabile scientifico dell’incontro, accreditato come ECM per medici, fisioterapisti, infermieri, tecnici sanitari di radiologia medica, psicologi, il professor Stefano Ruggieri; moderatrice la professoressa Maria Benedetta Donati, del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione Neuromed. Lo scopo principale dell’evento è quello di riunire tutti gli operatori sanitari intorno a un progetto di sensibilizzazione al fine di arrivare alla creazione di una rete multidisciplinare di specialisti che possano

diffondere conoscenza e buone pratiche sulla gestione, assistenza dei Malati Rari e familiari a rischio. Non un semplice aggiornamento: l’incontro sarà il presupposto per lo sviluppo di una Rete Regionale dedicata al tema. Con questo seminario il Neuro-

med invita tutti ad un momento di riflessione sulle reali problematiche che i pazienti affetti da Malattie Rare si trovano ad affrontare quotidianamente e, in quanto Centro di riferimento per queste malattie, apre le porte al confronto e alle necessità dei malati e dei loro familiari.


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Termoli

24 febbraio 2016

“Quell’acquedotto va completato”

Dopo i casi dell’acqua inquinata, si riapre la questione della costruzione dell’infrastruttura TERMOLI. L’invito è stato lanciato ai responsabili di Molise Acque e al commissario straordinario dell’infrastruttura Donato Carlea “a fornire, con immediatezza, chiarimenti circa la possibilità di procedere con urgenza a collaudi parziali che consentano, finalmente, la fornitura di acqua di sorgente lì dove al momento è possibile, senza attendere il collaudo finale dell’opera e nell’attesa che vengano risolte le questioni tecniche e burocratiche connesse alla frana di Guardialfiera che, di fatto, ha bloccato il prosieguo dei lavori”. Si torna a parlare di acquedotto molisano centrale. Dopo l’emergenza che ha riguardato la zona di Termoli e del basso Molise ieri mattina il consigliere e presidente della Terza Commissione a Palazzo Moffa, Salvatore Ciocca, ha convocato in audizione l’assessore regionale Pierpaolo Nagni e alcuni componenti della struttura di riferimento, i vertici di Molise Acque, il commissario straordinario per la realizzazione dell’infrastruttura Donato Carlea e l’amministrazione comunale di

Termoli. A far rallentare i lavori di completamento dell’acquedotto molisano centrale, stando a quanto venuto fuori al termine dell’audizione, sono stati due movimenti franosi, il primo nel territorio di Fossalto e dovuto al maltempo e il secondo nell’area di Guardialfiera. Una frana, questa che “desta più preoccupazione”. E ancora l’attenzione è andata anche sull’iter e le “motivazioni alla base del mancato collaudo dell’opera e della mancata operatività della infrastruttura grazie alla quale – ha affermato Ciocca – Termoli e i Comuni del basso Molise utilizzeranno acqua proveniente dalle sorgenti del Biferno e non più quella, potabilizzata, dell’invaso del Liscione”. Lavori che si sono fermati a causa della doppia frana che ha interessato il territorio di Fossalto e quello di Guardialfiera. Di qui l’invito lanciato da Ciocca ai responsabili di Molise Acque e al commissario straordinario Carlea “a fornire, con immediatezza, chiarimenti circa

la possibilità di procedere con urgenza a collaudi parziali che consentano, finalmente, la fornitura di acqua di sorgente lì dove al momento è possibile, senza attendere il collaudo finale dell’opera e nell’attesa – ha continuato Ciocca – che vengano risolte le questioni tecniche e burocratiche connesse alla frana di Guardialfiera che, di fatto, ha bloccato il prosieguo dei lavori”. Sotto la lente di Ciocca, però, è

andata a finire anche la tempistica dei collaudi parziali “che garantirebbero – ha proseguito il presidente della Terza Commissione – come già evidenziato, l’utilizzo dell’acquedotto per i Comuni che potrebbero esserne già serviti. Ho anche chiesto chiarimenti circa l’acqua di sorgente che viene comunque immessa nelle condotte e che sembrerebbe vada, al momento, dispersa”.

La commissione sarà convocata nuovamente tra tre mesi al fine “di verificare – ha concluso Ciocca – sia gli iter che si sono avviati sia la reale possibilità di utilizzo dell’acquedotto almeno per i Comuni dove sarebbe già possibile, nell’attesa che il Cipe, già sollecitato anche di recente, approvi la perizia di variante, tassello fondamentale per procedere al completamento dell’infrastruttura”.

Gtm: “La Regione ci deve 900mila euro” Il trasporto pubblico a Termoli sempre in acque agitate e l’azienda paga una mensilità TERMOLI. Se la Filt-Cgil ha concesso due settimane di tempo (e alcuni giorni sono già trascorsi) per vedere concretamente la risoluzione del problema stipendi per i dipendenti Gtm, prima di tornare a parlare di sciopero del servizio di trasporto urbano a Termoli, l’azienda concessionaria in prorogatio ha chiesto a Regione e Comune il pagamento delle spettanze arretrate. “Come ben noto nella riunione tenutasi presso la Prefettura di Campobasso in data 16 febbraio scorso, si è arrivati ad un accordo con il Comune di Termoli e I’organizzazione sindacale Cgil, che prevedeva il pagamento di alcune mensilità arretrate, al fine di scongiurare lo sciopero proclamato dalla suddetta sigla sindacale. L’accordo prevedeva che a fronte del pagamento degli interessi da erogare alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna, filiale di Termoli, per le cessioni 2010, l’azienda avrebbe utilizzato tale importo per pagare la mensilità di dicembre al personale dipendente. Ad oggi tale somma non è ancora nella disponibilità

della nostra impresa, ma pur di onorare l’impegno assunto innanzi al Prefetto di Campobasso oggi viene pagata la mensilità di dicembre al personale con fondi propri della società Gtm srl. In data 22.2.2016 il direttore della banca Bper di Termoli ci ha informati che, allorquando saranno disponibili sui conti della Gtm somme di danaro pervenute a qualunque titolo, le stesse saranno utilizzate per il saldo del pagamento della terza rata del debito contralto della società per l’operazione di cessione dell’anno 2010 per l’importo di 258.756,90 euro, giusto impegno assunto della Regione Molise che prevedeva l’estinzione del debito entro la data del 31 gennaio 2016. Tale impegno non è state onorato e pertanto la banca provvederà autonomamente all’incasso di quanto dovuto attingendo direttamente dai conti della Gtm Srl. II personale dipendente della Gtm deve ancora ricevere il pagamento della 13esima mensilità, dello stipendio del mese di gennaio 2016 e, a breve, della

mensilità di febbraio (in scadenza il 12 marzo, ndr). Alla luce di quanto sopra, quest’azienda comunica che se non saranno erogate alla stessa iI saldo della terza rata della cessione 2010 pad a 258.756,90 euro, il saldo della sentenze 243/2015 pad ad 421.920 euro e la mensilità di gennaio pad ad 210mila euro circa, non potranno essere messi in pagamento gli stipendi arretrati al personale e quelli a venire in quanto qualsiasi somma che sarà accredita alla società Gtm per la gestione dei mesi di cui è creditrice, sarà utilizzata per coprire il debito contratto con la banca Bper e i debiti contralti con i fornitori per garantire il regolare svolgimento dei servizi di trasporto nel Comune di Termoli. Pertanto ogni eventuale interruzione del pubblico servizio nel Comune di Termoli, per lo sciopero del personale a causa dei mancati pagamenti degli stipendi o per problemi connessi all’approvvigionamento del carburante, sarà da addebitare solo a chi ha generato il problema.

“Barriere frangiflutti, solite chiacchiere” I cittadini di Rio Vivo tornano a chiedere al Comune interventi mirati in zona TERMOLI. Un vecchio adagio recitava di promesse poco veritiere, quelle che erano soliti fare i marinai, che di porto in porto, magari alimentavano illusioni. Pur scampati a un inverno che di rigido ha davvero avuto poco, tranne che l’ondata eccezionale di maltempo di fine novembre, che ha causato allagamenti, danni e sgomberi, negli incontri avuti successivamente le istituzioni, specie quella regionale, aveva garantito l’intervento di difesa della costa con la messa a dimora delle barriere frangiflutti, per riparare

arenile e abitazioni prossime alla spiaggia, dal rischio di mareggiate disastrose. Ora a scriverci è una cittadina che abita proprio nel quartiere di Rio Vivo. “Che fine hanno fatto le barriere frangiflutti che dovevano essere posate davanti alla zona di Rio Vivo a Termoli? La solita promessa non mantenuta, ‘fra due settimane vengono messe in opera si diceva ai primi dell’anno 2016′. Possibile che noi italiano le promesse le facciamo sempre da marinai?”.


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Termoli

24 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Nasce il “Distretto turistico Molise orientale” Il progetto è dell’Azienda di soggiorno e turismo di Termoli TERMOLI. L’Azienda autonoma di soggiorno e turismo di Termoli promuove l’ iniziativa per la costituzione del “Distretto turistico Molise orientale” ai fini dello sviluppo economico e sociale di tutto il territorio interessato, mettendo a disposizione la propria struttura ( uffici , servizi, ecc. ) e quant’altro necessario per il buon fine della stessa, secondo quanto contenuto all’art. 3 del decreto legge 13 maggio 2011, n°70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n° 106, che disciplina le “ RETI D’IMPRESA, ZONE A BUROCRAZIA ZERO, DISTRETTI TURISTICI, NAUTICA DA DIPORTO” ponendo le basi per una serie di interventi per il rilancio economico e lo sviluppo del sistema turistico e le procedure per la costituzione degli stessi. Tale iniziativa e’ rivolta a tutti i soggetti privati singoli o associati, a tutte le associazioni di categoria del settore, che vengono invitati ad aderire con apposita lettera. Al costituendo Distretto possono partecipare le Autonomie Locali. L’art. 5 del decreto legge 30 di-

cembre 2015, n° 210, proroga al 30 giugno 2016 la costituzione dei distretti turistici, data entro la quale il distretto deve essere riconosciuto con decreto del Ministro dei Beni e delle Attivita’ Culturali del Turismo. I distretti turistici hanno il fine di promuovere le attivita’ economiche delle imprese

del settore, le quali intendono concorrere allo sviluppo turistico del territorio e usufruiscono di importanti agevolazioni fiscali. Il distretto turistico infatti costituisce una “Zona a burocrazia zero” con l’attivazione sul territorio di sportelli unici di coordinamento delle attività delle agenzie fiscali

e dell’INPS, che permettono alle imprese del distretto di risolvere qualunque questione di competenza di tali enti, presentare istanze, ricevere provvedimenti. Il distretto viene ricompreso tra i soggetti passivi dell’IRES e le imprese appartenenti al Distretto possono congiuntamente eserci-

tare l’opzione per la “Tassazione di distretto”: – il reddito imponibile del distretto comprende quello delle imprese che vi appartengono, che hanno contestualmente optato per la tassazione unitaria. – la determinazione del reddito unitario imponibile, nonché dei tributi, contributi e altre somme dovute agli enti locali, viene operata su base concordataria per almeno un triennio; – il distretto può concordare IN VIA PREVENTIVA E VINCOLANTE con l’Agenzia delle Entrate, per la durata di almeno un triennio, il volume delle imposte dirette di competenza delle imprese appartenenti da versare in ciascun esercizio; – la stessa operazione vale con gli enti locali per i tributi di loro competenza; la ripartizione del carico tributario tra le imprese interessate è rimessa al distretto che provvede in base a criteri di trasparenza e parità di trattamento, sulla base di principi di mutualità. E’ evidente l’importanza dell’iniziativa che dara’ sostegno concreto alle imprese operanti nel settore turistico.

Via dei Pini, ancora problemi I cittadini chiedono al Comune di definire l’intera questione dell’area abitata TERMOLI. Una urbanizzazione che definire a macchia di leopardo non è rappresentativa della realtà. Parliamo di nuovi quartieri e aree di insediamento produttivo e commerciale, che a Termoli sono spuntati negli anni, non diciamo come funghi, ma con una pianificazione territoriale più intensiva che espansiva. Un argomento, una problematica, un vulnus che la città ha subito, poiché non si è mai stati capace per vari motivi, ma tutti da approfondire, di realizzare le opere di urbanizzazione primarie e secondaria in tempi utili. L’elenco è lungo, specie quello residenziale: via delle Viole, via Lissa, via Udine, via delle Tamerici, via dei Pruni, Colle della Torre, ma potrebbero essercene anche altre. Tempo fa ci occupammo di un’altra vicenda, sull’onda di una critica da parte di operatori commerciali insediati nella nuova zona artigianale, chiamiamola così, quella che da via dei Pini si dirama poi in traverse fino al centro commerciale ‘Il Punto’. Denunciammo come fosse assurdo che una strada ormai a circolazione importante fosse priva di illuminazione, ponendo questioni di sicurezza e anche di freno potenziale per gli affari di chi ha deciso di investire in quei lotti.

Beh, abbiamo davvero fatto fatica a racimolare qualche notizia degna di questo nome, se non che per una cosiddetta opera a scomputo, un privato si sarebbe dovuto accollare l’onere di realizzare l’impiantistica e questa c’è, poiché i lampioni li vediamo tutti, ma altre inadempienze di carattere amministrativo stanno impedendo o ritardando all’inverosimile l’accensione delle lampade sui pali della pubblica illuminazione. Ci piacerebbe davvero che l’interesse degli amministratori

si rivolgesse anche su questi problemi, non soltanto nei massimi sistemi locali, quando c’è da fare muro contro muro e parliamo sia di maggioranza che di opposizione. Perché non promuovere una commissione d’inchiesta sulle lottizzazioni che faccia davvero la cronistoria urbanistica di cosa sia successo nell’espansione avuta dalla città dagli anni ottanta ad oggi, individuando le precise responsabilità di struttura (inteso settori del Comune di Termoli), privati e parte politica.

Botte in pizzeria, si cercano i colpevoli I Carabinieri ricostruiscono i fattacci accaduti in un locale di Ururi ad opera di giovani ubriachi URURI. Dai propositi conviviali a momenti di terrore, ecco il resoconto di un sabato sera da momenti a dir poco concitati in una pizzeria di Ururi. Una cena normale viene di fatto mandata a monte dopo poco più di un’ora. Alle 22.15 circa arrivano 9 ragazzi ubriachi che si

siedono a un tavolo adiacente ad altri e iniziano a parlare in dialetto urlare e sbattere posate e bicchieri. Ad un certo punto la cosa era diventata insistente anche perché ordinavano frequentemente birra. Uno dell’altro tavolo osserva la situazione e si rigira per bere caffè. È a

quel punto che un ragazzo della gang incomincia a dire ‘cosa volete? Che c…. volete?’. A quel punto il ragazzo che si era girato insieme ad un altro rispondono ‘ragazzi tranquilli! Non vi abbiamo detto nulla! E da lì lo stesso ragazzo della gang si alza e da dietro prende

per i capelli uno di quelli che gli ha detto di stare tranquillo e lo sbatte ripetutamente con il volto sul tavolo. Si alzano anche gli altri 8 ed essendo caduto a terra il malcapitato, lo hanno riempito di calci e pugni finché non sono arrivati gli ospiti dell‘ altra sala in soccorso che hanno per-

messo a colui che era a terra di rialzarsi e fuggire nell‘altra sala, dove hanno ripetuto la scena anche ai danni di un altro ospite e del proprietario. Finché non li è stato detto che stavano arrivando i carabinieri e sono fuggiti prima che gli stessi arrivassero.



Opinioni di emilio Izzo Sembra fantasia ma sembrerebbe vero! Un tratturo, bene archeologico, bene dello stato, tutelato con decreti specifici, oggi come ieri, sarebbe sotto l’attacco di amministrazioni pubbliche! Nonostante l’introduzione, con D.LGS n. 42 del 2004, del Codice dei Beni Culturali che all’art.10, comma 1, reciti “Sono Beni Culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle Regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico”, nonostante all’art.20 comma 1 reciti ”I Beni Culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione”, nonostante all’art.142, lettera m, dichiari tra le aree tutelate per legge “ le zone di interesse archeologico alla data di entrata in vigore del presente codice”, nonostante all’art. 146, comma 1 reciti “I proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili ed aree di interesse paesaggistico, tutelati dalla legge, a termini dell’art.142 o in base alla legge, a termine degli articoli 136, 143, comma 1, lettera d), e 157, non possono distruggerli, né introdurvi modificazioni che rechino pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto di protezione”, nonostante l’articolo 4 della L.R. n.9 del ’97 ricorda che “Le amministrazioni interessate a titolo gratuito di suoli tratturali, su cui insistono opere pubbliche o di pubblico interesse, ivi compresi anche aree residuali non altrimenti utilizzabili, all’interno del centro abitato, costruite anteriormente all’entrata in vigore della legge regionale n.9/97, possono acquisire le aree di stretta pertinenza per l’utilizzo dell’opera, salvaguardando comunque la continuità del percorso tratturale o recuperandola con possibili varianti”, nonostante la L.R. 19/2005 abbia tra gli obiettivi riportati all’art.1 il “favorire le azioni di valorizzazione, promozione e tutela del patrimonio tratturale regionale e della civiltà della transumanza”, nonostante i tratturi siano candidati come patrimonio UNESCO, nonostante esistano progetti europei di salvaguardia dei tratturi con l’Italia e il Molise in bella mostra, nonostante i tratturi siano stati portati all’Expo di Milano in rappresentanza della cultura molisana, sembrerebbe che in un comune della provincia di Isernia (che a breve sarà reso noto) il sindaco e la sua amministrazione avrebbero deciso che, nonostante sul tratturo Celano-Foggia insista già un campo di bocce (!) (che sarebbe il caso di rimuovere), parimenti a tante altre schifezze sorte nel tempo sul tracciato tratturale, vorrebbero addirittura realizzare un porticato e una copertura a difesa dello stesso! Una piscina, no?! Ovviamente osceno ma non meno del resto della retroscena che ci si accinge a raccontare. Intanto è il caso ricordare che tale citata straordinaria opera godrebbe di un finanziamento regionale pari ad euro 64.000 che, oltre a servire ad oltraggiare

15 24 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Un attacco pericoloso ai Tratturi

eventualmente un tratturo, risulta essere poco rispettoso dei tanti lavoratori messi per strada senza godimento alcuno! Ebbene, il comune, una volta accertato il finanziamento, si sarebbe adoperato da subito per la richiesta di rinnovo di concessione del tratto tratturale ad esso assegnato ai sensi della legge regionale n.9 del ’97 e dell’istituzione del Parco dei Tratturi, il quale, all’art.5 del suo regolamento dell’8 gennaio del 2003, n.1 riporti “in caso di interruzione del tracciato tratturale a seguito di individuazione di aree irrimediabilmente compromesse, i comuni, al fine di salvaguardare la continuità del percorso, segnalano alla regione terreni pubblici o privati per l’eventuale acquisizione al Demanio regionale – ramo tratturi a prezzi unitari e non superiori a quelli quantificati ai sensi del presente articolo. Le determinazioni per l’acquisizione dei suoli segnalati saranno attivate dalla regione Molise che sosterrà anche i relativi costi complessivi”, come peraltro già riportato nel Regolamento Regionale dell’11 febbraio del 2000, n.1. Tale rilascio di concessione, parrebbe (condizionale d’obbligo nella giungla della burocrazia) di competenza della Soprintendenza Archeologica e, parrebbe (ma forse qui il condizionale è esagerato) che, la medesima abbia dato parere favorevole al rinnovo. Ovviamente parliamo di concessione del suolo (giammai di approvazione del progetto di copertura che, invece,

è di competenza della Soprintendenza per i Beni Paesaggistici), secondo quanto stabilito dalle leggi su citate. In questa fase ci sarebbero, se accertate, situazioni che dire di imbarazzo (molto più appropriato sarebbe parlare di penale) sarebbe molto riduttivo! Infatti, l’istruttoria della pratica della richiesta di concessione pare sia stata istruita da un funzionario della Soprintendenza Archeologica del Molise il quale, guarda caso, pare coincida con un componente della maggioranza del comune interessato!!!!!!!!! Se venisse confermata questo fatto preoccupante, anche un bambino capirebbe che il funzionario in questione, oltre che essere in palese conflitto di interesse, sarebbe anche in situazione di dolo, avendo saputo sin dall’inizio, in quanto amministratore comunale, dell’esistenza di un progetto edificatorio sul suolo tratturale medesimo! Una volta acquisito l’insperato (!) parere, l’amministrazione in questione avrebbe ricevuto, inopinatamente, anche il parere favorevole della regione! Ma va?! E certo, la medesima probabile concessionaria del finanziamento, come avrebbe potuto togliere con la mano sinistra ciò che probabilmente aveva elargito con la destra! Ma, ci piace ricordare, che la regione ha emanato la legge n.9 del 97, così come si vuole sottolineare quanto si prescrive in essa! C’è aderenza tra soggetto politico e tecnico? Il politico sa di stare a dare finanziamenti per opere che non possono essere eseguite secondo una legge da essa stessa emanata?! L’apparato tecnico sa di questa legge? Se sì, come avrebbe potuto dare parere favorevole?! Interrogativi, nient’altro che stupidi inquietanti interrogativi! Ma non finisce qui! Registrati con soddisfazione i primi pareri favorevoli, l’amministrazione comunale avrebbe inoltrato alla Soprintendenza per i

Beni Paesaggistici il progetto vero e proprio, per intenderci quello delle pensiline e delle coperture. Come si vuole e si pretende dalle stanze del rispetto delle leggi, il progetto pare sia stato bocciato in quanto in totale contrasto con le norme e gli articoli di cui sopra. Lineare, giusto, atteso dai più. Dai più, appunto, non dal comune interessato! Sembra infatti che il sindaco e la sua cordata avrebbero, tra i fumi della rabbia e dell’arroganza, chiesto lumi al soprintendente. Inutile soffermarsi sulla ipotizzata risposta del dirigente a tale scomposta reazione: negativa, scontata e dovuta. Ma niente, il sindaco ed i suoi sodali, non soddisfatti, evidentemente, avrebbero preso carta e penna e, unitamente ad altri molto amichevoli sindaci, avrebbero inoltrato la loro protesta alla Soprintendenza in questione ed al superiore ministero! Ma, pensate l’ardire del potere dove arriverebbe! La nota piuttosto che interessarsi del diniego, pare che chiedesse alle strutture interessate di rimodulare le aree territoriali di competenza dei funzionari preposti all’istruttoria dei pareri paesaggistici!!!!! Questo passaggio sarebbe di una gravità assoluta, chiarissimo anche per i meno avvezzi! Ma mica finisce qui! Sembra che non si sia voluto tirare indietro da questo “prezioso contributo istituzionale” neanche il presidente della provincia di Isernia, il quale sembra che abbia sottoscritto l’edificante nota rimasta giustamente inascoltata dalla Soprintendenza e dal Ministero! E pensare che alcuni di questi “paladini”, sindaco del comune interessato compreso, pare aderiscano con le loro amministrazioni all’ASSOMAB, Associazione che tra i suoi obiettivi, tra le altre cose, ha la tutela delle valenze paesaggistiche e storiche dei luoghi! Di quali?! Mi piacerebbe essere smentito da chiunque degli attori di questa presunta schifezza, specialmente dagli irriducibili. Infatti, dopo i primi incauti approcci all’iniziativa del comune interessato direttamente, sembrerebbe che un buon 2/3 dei firmatari della presunta violenta nota, abbia fatto ritorno sui propri passi, forse capendo, dopo aver azionato il cervello, la gravità di ciò che avevano con ogni probabilità sottoscritto. Meglio tardi che mai, magari una nuova nota di chiarimento e scuse sarebbe opportuna. Rimarrebbero isolate nel loro testardo ed inaudito comportamento, il comune capofila ed altre due o tre amministrazioni comunali, forse non ancora lucide per comprendere fino in fondo cosa avrebbero messo tragicamente in atto! Adesso però, forse sarebbe il caso che, chi di dovere, accerti tutte le eventuali responsabilità e ristabilisca la giustizia e la legge a difesa del bene pubblico e collettivo. Si resta in attesa di chiarimenti o eventuali smentite.

*Segretario Regionale UILBACT Molise


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