La politica fa morire le imprese molisane

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TuTTo quello che gli alTri non dicono

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L’Oscar del giorno a Vincenzo Iacovino

L'Oscar del giorno lo assegniamo a Vincenzo Iacovino. L'avvocato molisano è riuscito anche questa volta a far segnare una svolta per un'azienda locale. La proprietà dell'acqua Castellina, infatti, potrà tornare ad imbottigliare dopo la causa vinta. I giudici hanno riconosciuto valide le argomentazioni portate dall'avvocato Iacovino e, così, la Castellina potrà tornare ad essere regina sulle tavole. E' l'ennesimo risultato che il civilista molisano riesce a portare a segno grazie alla sua professionalità e alle argomentazioni che riesce a mettere in campo.

Il Tapiro del giorno a Mauro Natale

Il Tapiro del giorno lo diamo a Mauro Natale. Mentre timidi tentativi vengono da alcuni esponenti della sua stessa associazione, il presidente di Assindustria Molise resta nel silenzio più totale. Ma non si sta accorgendo che la regione sta sprofondando? Che il mondo produttivo non ce la fa più mentre la classe politica non è in grado di programmare, di indicare una strategia industriale ed economica per il futuro? Il presidente di Assindustria Molise si rende conto di tutto questo? Oppure la sua vicinanza al presidente Frattura gli impedisce di parlare?

La politica fa morire le imprese molisane Meccanica

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Servizi alle pagine 2 e 3


Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

TAaglio lto

2 26 novembre 2014

Avviata la gara pubblica per l’aggiudicazione del nuovo Call Center della Regione

Pronto, chi parla?

Gira e rigira, anche in questa occasione la scleta della presidenza della commissione aggiudicatrice ha avuto un solo indirizzo: Massimo Pillarella

Il termine di presentazione delle offerte per l’aggiudicazione del Call Center della Regione (altrimenti, burocraticamente, detto “servizio di risposta remota al centralino”, è scaduto il 4 novembre. Il servizio sarà aggiudicato con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’articolo 83 del Decreto legislativo 163/2006 e successive modifiche e integrazioni. Gara aperta, come si dice, salvo a vedere poi come verrà chiusa. Le garanzie dovrebbero essere nell’osservanza pedissequa delle procedure di legge e della normativa del bando. Che però non sempre coincidono perfettamente. Speriamo non sia il caso di questo affidamento che segna uno dei pochissimi atti amministrativi da parte del governo regionale fina-

lizzati alla continuità di un servizio di chiara utilità pubblica qual è, infatti, il mettere in comunicazione il cittadino con le stanze del potere e con gli uffici regionali. Sul piano della pubblicizzazione niente da eccepire. Il bando di gara è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea il 17 settembre 2014, quindi sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana il 29 settembre 20104, su due quotidiani nazionali e su due quotidiani locali, nonché è stato affidato all’albo pretorio regionale e all’indirizzo web www.regione.molise.it. Siccome la scelta di chi dovrà svolgere il servizio di centralino sarà fatta osservando il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, la valutazione spetta ad una commissione ad hoc in base all’ar-

ticolo 84 del codice dei contratti pubblici. Come si può vedere, c’è stata cura massima nel predisporre la gara e nel poterla portare a termine. A tanta cura, altrettanta attenzione a chi affidare il compito di stabilire il vincitore. Gira e rigira, anche in questa occasione la scelta ha avuto un solo indirizzo: Massimo Pillarella. Si conferma e si rafforza pertanto l’immagine di questo ingegnere (classe 1960, vicinissimo per professione, amicizia e interessi al presidente Frattura) nel ruolo di onniscienza e onnipotenza all’interno della Regione Molise: responsabile del servizio valutazione degli investimenti pubblici; coordinatore della gestione del fondo europeo per lo sviluppo regionale; responsabile del servizio fondi strutturali; responsabile del

servizio per la gestione del programma regionale finanziato dal fondo europeo di sviluppo regionale e dei programmi attuativi (2007/2013 e 2014/2020); responsabile del progetto Alterenery; “ambasciatore” della Regione Molise presso le commissioni europee a Bruxelles; mani in pasta nel Patto del Matese e, dulcis in fundo, direttore dell’area seconda della Regione. Forse ci sfugge qualcosa; ma il grosso lo abbiamo detto. Di più, onestamente, sarebbe impossibile. Di Pico della Mirandola la storia ne conta uno; gli emuli tentano di avvicinarsi. Pillarella gli è molto vicino. Un fenomeno. Al quale non si poteva non dare anche la presidenza della commissione per l’aggiudicazione del nuovo Call Center regionale. Come faccia

poi a conciliare le sue tante funzioni e suoi tanti incarichi, le tante attese di cui è fatto oggetto è materia di approfondimento. Non del cronista, quanto degli specialisti che determinano scientificamente il tasso d’intelligenza, di capacità attuativa, di capacità persuasiva, di capacità induttiva delle persone. Visto all’opera, dicono sia uno spettacolo di concentrazione e di riservatezza. Immaginarsi quindi la fatica di stargli a fianco e di tenergli testa. Problema di cui dovranno farsi carico Claudia Angiolini e Roberto Zarrelli (componenti con diritto di voto della commissione per l’aggiudicazione del Call Centr regionale) e il segretario (della commissione) Gennaro Strazzullo. Dardo

“L’economia in Molise è sul piano inclinato” Il Rapporto della Banca d’Italia mette a nudo l’assenza di una visione strategica CAMPOBASSO. “Nel corso del 2014 sono proseguite le difficoltà per l’economia del Molise. I segnali di miglioramento registrati sul finire del 2013 sono stati disattesi”. Lo sostiene il Rapporto di Banca d’Italia sulle economie regionali. In Molise, ancora, nei primi nove mesi dell’anno la domanda rivolta alle imprese industriali, anche quella proveniente dall’estero, è rimasta debole; l’attività industriale si è contratta. Gli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata e l’elevata incertezza sulle prospettive economiche continuano a condizionare la spesa per investimenti, rivista al ribasso anche rispetto ai già contenuti livelli segnalati all’inizio dell’anno.

Le difficoltà dell’edilizia hanno interessato sia il comparto delle opere pubbliche sia quello residenziale. Nel terziario ha pesato l’ulteriore ridimensionamento dei flussi turistici diretti in regione. “Nei primi sei mesi dell’anno il mercato del lavoro in Molise ha mostrato segnali contrastanti. Il numero di occupati è aumentato; la crescita ha riguardato la componente maschile e quella del lavoro dipendente. È proseguito, tuttavia, l’elevato ricorso agli interventi di Cassa integrazione guadagni, connessi in misura crescente con la crisi strutturale di alcuni tradizionali settori di specializzazione dell’economia regionale”.

È proseguita la contrazione del credito bancario alle imprese e alle famiglie residenti, seppure in attenuazione nel confronto con lo scorso anno. Nel settore produttivo, il calo ha riguardato tutte le principali forme tecniche di finanziamento ed è risultato iù intenso nel comparto delle costruzioni. La debolezza della domanda di credito da parte delle imprese si è accompagnata a condizioni di offerta ancora prudenti. Per le famiglie, alla persistente con-

trazione dei prestiti per l’acquisto di abitazioni, seppure mitigata rispetto allo scorso anno, si è associata la flessione dei prestiti al consumo. Le difficoltà del quadro congiunturale continuano a riflettersi negativamente sulla qualità del credito alle imprese, il cui tasso di ingresso in sofferenza ha registrato un aumento. Per le famiglie consumatrici, i flussi di nuove sofferenze, in lieve aumento, si sono mantenuti su un livello contenuto.

Autostrade, previsti tagli nell’autogrill a Termoli Altri 17 posti di lavoro a rischio nel bacino occupazionale termolese e questa volta a venire intaccato è un tessuto di servizi che si pensava avulso per grandi linee dalla crisi. Coinvolti buona parte dei dipendenti degli autogrill Rio Vivo (Est e Ovest) di Termoli, che nelle prossime settimane potrebbe essere addirittura chiusi. Un colpo notevole sia dal punto di vista delle pro-

spettive occupazionali, 17 le unità interessate, sia per il servizio stesso di ristoro e rifornimento del tratto molisano dell’A14, che perderebbe così un punto di riferimento, lasciando un vuoto di decine e decine di km tra Torre Fantine e l’area Trigno. Tra le motivazioni di questa dismissione l’abbandono dalla rete autostradale del marchio Tamoil, che pare non più interessato a ero-

gare carburanti sulle migliaia di chilometri in concessione alla società Autostrade Spa e che vedrà la scomparsa del marchio dalle autostrade sin dal primo gennaio 2016. I diretti interessati l’avrebbero appresa una decina di giorni fa e ora non resta che attendere i passi da compiere in seno alle organizzazioni sindacali, per le tutele e le garanzie ai lavoratori.


TAaglio lto

3 26 novembre 2014

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

La politica ha dimenticato le imprese Senza programmi e priva di prospettive, sta mettendo in ginocchio il tessuto produttivo molisano CAMPOBASSO. Quello della progressiva liquidazione dei gruppi economici più forti in Molise è uno dei capitoli più tristi della nostra storia economica del dopoguerra. Da un paio d’anni – ormai – si registra una fragilità strutturale del sistema dell’impresa molisana di rilevanti dimensioni. Già le grandi strutture imprenditoriali erano relativamente poche rispetto alle altre regioni ed esse si presentavano anche come in media più deboli sul fronte dei mercati, nonché su quelli organizzativo e finanziario. Da allora in poi la situazione si è molto aggravata. Sono scomparse alcune delle strutture più importanti, vedi Gam, Ittierre, Zuccherificio mentre altre si sono indebolite; si pensi cosa ha significato su questo fronte il processo di privatizzazione delle imprese pubbliche. Più di recente la crisi ha funzionato da cartina di tornasole di una situazione già sostanzialmente compromessa. Oggi ci troviamo di fronte ad una vera e propria debacle

nella capacità della classe politica regionale di governare imprese e progetti complessi; la specializzazione produttiva della nostra economia è rimasta la stessa di qualche decennio fa, cioè fortemente orien-

tata ai settori più maturi, a bassa e medio-bassa tecnologia; inoltre le imprese soffrono di inadeguata internazionalizzazione e debole capitalizzazione. Sono da tempo note le ragioni principali di tali debolezze.

Intanto gli imprenditori molisani, abituati in passato, tra l’altro, a contare su mercati controllati e su provvidenze pubbliche, ha nella gran parte dei casi l’abitudine di fuggire dai rischi e di evitare i progetti im-

pegnativi. Essi comunque oggi non hanno, nella gran parte dei casi, le risorse umane, finanziarie, strategiche necessarie per reggere i mercati. Il grido di allarme dell’Ance Molise, a firma del presidente Umberto Uliano, ha portato in strada i problemi del settore edile un tempo florido e che tanto ha dato alla crescita dell’economia molisana. Oggi è alla resa. La classe politica molisana, però, dov’è, quali prospettive sta indicando, quali programmi ha messo in campo? Interrogativi senza risposte. Come senza risposte resta il trasporto pubblico su gomma che si è visto cancellare la gara per il gestore unico, che vede soldi a singhiozzo, che conosce tagli su tagli ma ha visto buttare al mare annualmente quanto era possibile risparmiare. Così è dappertutto. E la politica, financo, si picca se qualche associazione bacchetta l’inerzia riscontrata. Evidentemente, si è proprio alla frutta.

Colloquio via cavo di Petraroria col Direttore del ministero dello Sviluppo

Il telefono la mia voce L’ultima a morire è la speranza

Evitata la marcia su Roma di Petraroia. Gli è bastato un colloquio telefonico con il direttore del ministero dello Sviluppo. Al quale ha “rimarcato la necessità di procedere alla convocazione formale della Regione Molise e delle parti sociali, firmatarie dell’Intesa sul Lavoro del 7 agosto 2014, per valutare i presupposti del riconoscimento dell’Area di crisi (ex-art. 27 L. n. 134/2012), e di attivare il Fondo europeo (Feg) per verificare le possibilità di accedere ad un Contratto di Sviluppo e/o ad un Accordo di Programma legato all’Ittierre, alla Gam e alle filiere in crisi del tessile, dell’alimentare e del metalmeccanico”. A viva voce, quindi, un confronto che secondo il

bile dei procedimenti per il riconoscimento delle aree di crisi del ministero dello Sviluppo Economico ha preso atto della mobilitazione avviata in Molise e dell’accentuazione del disagio dei lavoratori dell’Ittierre, impegnandosi

vice presidente della giunta regionale dovrebbe sfociare in qualcosa di utile. Se la Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati confermerà l’audizione sugli stessi temi il 27 novembre. Intanto, il responsa-

a verificare con tempestività con il ministro Guidi la convocazione del tavolo sulla vertenza Molise. Si vive di speranza. Comunque - dice Petraroia - sarebbe un primo passo utile nella giusta direzione che potrà accelerare ulteriormente se si intensificheranno le iniziative di sensibilizzazione ad ogni livello tese ad ottenere l’avvio degli adempimenti di legge per offrire al nostro territorio gli strumenti per gestire il rilancio industriale e occupazionale a partire da una prospettiva per i lavoratori dell’Ittierre e della Gam. Ammonimento per il vice presidente della giunta regionale: “Chi di speranza vive, disperato muore”.

“Non si faccia strumentalizzazione” L’assessore Nagni replica all’Acem ma punzecchia anche il suo compagno di Giunta, Scarabeo CAMPOBASSO. “Polemizzare generalizzando è sempre sintomo di poca serietà e sparare nel mucchio dicendo che le imprese molisane non lavorano per colpa della Regione è un atteggiamento qualunquista di chi non legge e di chi non sa – è questo il commento dell’assessore ai LL. PP. Pierpaolo Nagni rispetto alle accuse di scarsa considerazione alle imprese locali mosse dall’ACEM alla giunta regionale. Non si tratta di non accettare criti-

che – ha precisato Nagni - ma chiediamo un minimo di obiettività. Credo vada, infatti, riconosciuta a questo governo, la netta inversione di marcia rispetto al passato. Certo, si potrà far meglio in futuro con una maggiore circolazione di denaro ma stiamo tenendo fede a tutto quanto stabilito nell’ambito delle riunioni e dei confronti avuti con le associazioni di categoria. Dei 27 milioni di euro già immessi nel circuito attraverso i soggetti at-

tuatori e Invitalia per il dissesto idrogeologico, i lavori appaltati sono, per il 99%, relativi ad imprese molisane. Lo stesso procedimento è stato avviato anche per i fondi destinati al piano di lavori del sistema idrico, per 44.000.000 di euro, e presto saranno disponibili altri 90.000.000 per la viabilità. Mi preme precisare, inoltre, che il sistema di individuazione dei Comuni come soggetti attuatori, rappresenta una scelta concordata

con tutto il comparto su sollecitazione delle stesse associazioni di categoria. Viene da pensare che, forse, l’Acem stia soffrendo di nostalgia per la passata gestione e, soprattutto, per il vecchio sistema; questo spiegherebbe tante altre cose. Detto ciò, resto basito, di fronte alle dichiarazioni dell’assessore Scarabeo che dovrebbe, come

me, vivere la giunta e conoscere tutti gli atti di ogni assessorato ancor prima che arrivino alla firma. Del resto questo accade anche agli altri assessori per quanto riguarda le attività produttive nell’ambito delle quali Scarabeo sta facendo un ottimo lavoro. Sono certo, che distraendosi un po’ meno, per il futuro, potrà evitare simili esternazioni”.


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4 26 novembre 2014

L’organizzazione dei servizi e degli uffici regionali sta diventando una telenovela

Scelte fatte su misura per Frattura, Petraroia e Scarabeo

Legittimo attendere le richieste degli altri assessori per rendersi più agili e conclusivi nel fare il loro mestiere e, se capita, perchè no, i loro interessi politici Ma quanto ci vuole ancora per stabilire, una volta per tutte, le misure organizzative per la razionalizzazione, l’efficienza e l’economicità dell’apparato burocratico regionale? Sembra la tela di Penelope: tesse di giorno e di notte disfa. Pertanto, provvedimenti interlocutori seguono a interventi interlocutori e tutti con la firma del direttore generale Paquale Mauro dDi Mirco che di queste benedette misure è il responsabile incaricato. Proverino, ci prova, ma la tela da tessere è così articolata che dove mette una pezza subito ne deve aggiungere un’altra. La riorganizzazione delle strutture, dei servizi e degli uffici rimane perennemente in fase di realizzazione, mia realizzata. Ciò, a dispetto delle affermazioni di principio con cui sono state infarcite la figura del direttore generale e la sua capacità manageriale. La riorganizzazione doveva essere il suo personale “capolavoro”; la ragione per cui era stato chiamato dalla Lombardia. Oggettivamente ci ha provato. La situazione di partenza era talmente sconquassata che nemmeno un manager della sua professionalità è riuscito nell’intento. Se verrà confermato (il contratto è stato prorogato a metà gennaio) proverà a farcela, altrimenti sarà compito (arduo) per chi lo sostituirà. Ammesso che la Regione voglia davvero darsi un’organizzazione interna efficiente, ragionata, razionale, meritocratica.

Questa premessa di carattere generale sì è resa necessaria per introdurre l’atto amministrativo ultimo, del 18 novembre, con cui, su richiesta del presidente Frattura, s’é proceduto all’allocazione del Servizio “Assistenza socio-sanitaria e politiche sociali” nell’ambito organizzativo della Direzione generale per la salute. All’insegna “del tutto i servizi vengano a me”. Richiesta accompagnata dalla necessità di “rendere quanto più possibile agevoli e dinamici il coordinamento ed il raccordo con la struttura deputata alla programmazione e alla gestione dell’organizzazione sanitaria regionale e dei servizi sanitari da erogare in ambito regionale, con particolare riferimento alla gestione delle attività connesse con gli adempimenti LEA di competenza del Servizio Assistenza socio-sanitaria e politiche sociali e alla validazione dei flussi informativi di governo”. Volete che il vice presidente Petraroia sia da meno? Neanche per sogno. Anche lui, infatti, ha chiesto (ed ottenuto) di suddividere la suddetta struttura in due nuovi Servizi, di cui uno competente per la materia socio- sanitaria (allocata nelle Direzione generale per la salute) e l’altro per l’espletamento delle funzioni relative alle politiche sociali, da confermare nell’organigramma dell’Area Terza. Gli aspetti sanitari della struttura quindi Frattura; gli aspetti so-

ciali assistenziali a Petraroia. Il concetto è univoco: più alle necessità dei cittadini valgono le necessità degli amministratori e le loro esigenze di potere. E poco vale che l’estensore della proposta si ingegni a scrivere che “l’opportunità di riunire presso la Direzione generale competente in materia di sanità tutte le strutture che espletano adempimenti connessi al piano di rientro della sanità e alla realizzazione delle azioni strategiche ivi previste, nell’ottica dell’ottimizzazione della funzionalità della predetta Direzione e dei Servizi competenti per materia, deve essere necessariamente contemperata con le esigenze di razionalizzazione degli apparati organizzativi imposte dalle vigenti disposizioni in materia che non consentono, allo stato, di istituire nuovi Servizi”. Esigenza di razionalizzazione, viene detto, per giustificare una seconda operazione: l’accorpamento in un’unica struttura del “Servizio Internazionalizzazione delle imprese e marketing territoriale” e del Servizio “Competitività dei sistemi produttivi, sviluppo delle attività industriali ed estrattive e politiche della concorrenza”, entrambi ricadenti nell’Area Prima, e di denominare la nuova struttura “Servizio Competitività dei sistemi produttivi, sviluppo delle attività industriali ed estrattive, politiche della concorrenza, Internazionalizzazione delle imprese e marketing territo-

riale”. Solo per inciso, aggiungiamo che questa operazione, a sua volta, torma utile e produttiva alle necessità politico-gestionali dell’assessore Scarabeo. Su questa scia è del tutto legittimo attendere le richieste degli altri assessori per provvedimenti di razionalizzazione sì, ma alle loro pretese personali per rendersi più agili e conclusivi nel fare i loro mestiere e, se capita, perché no, i loro interessi. Postilla: Quanto agli incarichi di direzione dei Servizi istituiti, la giunta ha fatto la sparagnina. Infatti, nelle more di una complessiva rivisitazione di tutti gli incarichi di direzione di Servizio, ha ritenuto che non ricorressero i presupposti per l’attivazione delle procedure di pubblicità per la manifestazione d’interesse da parte dei dirigenti. Pertanto, nell’ottica della sostanziale continuità, gli incarichi di direzione sono stati così attribuiti. Area Prima: “Servizio Competitività dei sistemi produttivi, sviluppo delle attività industriali ed estrattive, politiche della concorrenza, Internazionalizzazione delle imprese e marketing territoriale”, titolare Gaspare Tocci, supplente Manlio Palange; Area terza: “Servizio Politiche sociali”, titolare Michele Colavita, supplente Claudio Iocca; Direzione generale per la salute: “Servizio Politiche socio-sanitarie”, reggente Michele Colavita . Dardo

Formazione, tutti in piazza Nessuna risposta è venuta dalla Regione Il rischio è di restare senza lavoro CAMPOBASSO. Il personale della FP ieri in concomitanza con la seduta del Consiglio regionale, farà un presidio presso la sala consiliare per continuare la lotta visto che la regione non ha ancora dato risposte certe per la soluzione della vertenza. Il Ministero del Lavoro ha ribadito che finanzierà con una partita di giro il Servizio di Orientamento Regionale Perma-

CAMPOBASSO. Quali le prospettive del Sistema sanitario regionale? Come andare a costruire un percorso nuovo alla luce della confusione di questi ultimi mesi? Qualcuno si è posto questi interrogativi prima di rendere effettivo il Piano di riordino della sanità? Sicuramente no. Eppure, chi si occupa di cambiamento dal punto di vista teorico, così come il manager chiamato concretamente a gestire il cambiamento, sa quanto possa essere importante trovarsi di fronte ad un momento di crisi significativa. Perché dalla consapevolezza dell’esistenza di una crisi, dei rischi connessi, delle possibili conseguenze e dell’urgenza di dover affrontare alcuni nodi decisionali ed operativi, emerge la predisposizione a cambiare. Niente di tutto questo. Bisognerebbe, invece, partire dalla presa visione del problema nella sua intierezza per poter ripartire a co-

nente nel quale troverebbe soluzione anche la problematica e lunga vertenza intrapresa dagli operatori della formazione professionale. Giovedì pomeriggio invece il Direttore Generale del MinLavoro Pirrone incontrerà i tecnici della Regione Molise, il Formez, Italia Lavoro e l’Isfol, ma i lavoratori non sono stati ancora informati sui tempi necessari per

l’avvio di questa procedura, né a chi sarà affidata la gestione del progetto e soprattutto quando meritoriamente torneranno a guadagnarsi lo stipendio e non essere più degli assistiti. Il personale è intenzionato a continuare fino a quando non si torna sui posti di lavoro e, ritenendo che per ora sono ancora solo parole, vogliono vedere i fatti.

Sanità, manca il coraggio di agire Il nuovo Piano ospedaliero è l’ennesima frittata artatamente ideata struire un’ossatura nuova del sistema. Un’occasione per ridefinire una visione di sistema, un’ambizione collettiva attorno a cui aggregare motivazione, senso di appartenenza, identità con il sistema. Per fare ciò occorrerebbe usare il Piano di rientro non solo come documento tecnico per identificare colpevoli, capri espiatori e spazi di razionalizzazione (e razionamento), ma soprattutto come strumento di valorizzazione delle potenzialità, di prefigurazione di scenari a cui tendere. Da noi, invece, la politica ha preferito il terreno dello scontro, delle ripicche, delle accuse e delle denunce. Dimenticando il suo ruolo di proposta e di programma. Girando il ragionamento all’inverso: occor-

reva cambiare non per risolvere tanti problemi, pur veri, ma soprattutto per ambire a costruire un servizio regionale sanitario mo-

derno, efficiente, innovativo. Può sembrare una questione di lana caprina, ma non lo è se consideriamo quanto sia importante nella

motivazione delle persone la comprensione e la condivisione della ragione per cui vale la pena lavorare, impegnarsi al di là dei propri interessi individuali e di gruppo. Era poi anche l’occasione per delineare alcune grandi strategie direzionali di medio-lungo periodo quali scheletro della visione futura del Servizio regionale. Il canovaccio di fondo, invece, è rimasto quello dell’approccio razionaleburocratico al cambiamento, fatto da un pensiero normativo scollegato dalla diretta valutazione della azionabilità dei cambiamenti prefigurati, almeno stante le non mutate condizioni di scarsa coesione politica e capacità gestionale del sistema. Ed ecco la nascita dell’ennesimo pateracchio.


TAaglio lto

5 26 novembre 2014

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Un ripensamento per una diversa politica della montagna non è da escludere del tutto

A 4 anni dalla entrata in vigore della legge che le ha tolte di mezzo le Comunità montane rimangono un nodo politico e amministrativo irrisolto Intanto la Giunta regionale, per ridurre le spese della gestione ordinaria, ha stabilito che dal 1 gennaio 2015 rimangano aperte solo due sedi per provincia Nessuno immaginava fosse cosi complicato e difficile liquidare le soppresse 10 Comunità montane. Se ne stanno accorgendo gli amministratori regionali ai quali probabilmente potrà venire a galla il rimorso di aver tagliato in modo brusco e poco razionale una realtà amministrativa e organizzativa per la gestione dei territori montani. La politica per la Montagna, nel Molise non trova ancora un punto di riferimento, un ordinamento, una istituzione che la attui e la valorizzi. Assenza grave, in terrotorio dalle caratteristiche prevalentemente montane. Ma tant’è. Sono anni ormai che dopo averle soppresse le Comunità montane, si sta tentando di liquidarle con l’esercizio (remunerato) dei commissari liquidatori. In avvio dieci, quindi ridotti a due: uno per provincia: D’Alete (già consigliere regionale) a Campobasso, e Cotugno, già sindaco di Venafro, a Isernia. Sono soprattutto i beni patrimoniali a non trovare mer-

cato né compratori: decine di milioni di euro rischiano di rimanere sul groppone. La Regione intanto è costretta ad accollarsi le spese ordinarie (manutenzione degli stabili, luce, riscaldamento, pulizia eccetera) e del personale: decine e decine di dipendenti ai quali, tra l’altro, in forza della legge regionale del 26 gennaio 2012, numero 2, la Regione deve garantire una ricollocazione lavorativa. Il provvedimento riguarda le unità in servizio alla data del 31 di-

cembre 2011, con contratto a tempo indeterminato. Problema, intanto, si aggiunge a problema; i liquidatori faticano a realizzare il mandato; la Regione, come abbiamo detto, è tenuta alle spese ordinarie e a quelle del personale che da anni non ha niente da fare, né viene ricollocato nella sua totalità, ma a spizzichi e bocconi, a piacimento di questo o di quell’assessore, di questo o di quel consigliere regionale. Il quadro che ne viene fuori è il solito quadro naif di un’amministrazione regionale che si muove a strappi, mai con coerenza e determinazione. Ciò vale anche per il modo e i tempi con cui è stato proceduto allo smantellamento delle Comunità montane, senza aver creato un sistema ad esse alternativo (nonostante la legge regionale che ha soppresso le Comunità preveda le Unioni di comuni, in questo caso montani). Permanendo pertanto le difficoltà a toglierle definitivamente di mezzo, va a finire che riemerge magari l’idea di rimetterle in piedi,

non più nel numero di 10, ma quanto basta per creare di nuovo sul territorio un organismo dotato di deleghe operative per assistere e creare economia e occupazione nei luoghi di montagna. Allo stato delle cose imperano il degrado e l’abbandono. Bella conquista, non c’è che dire! A 4 anni dalla soppressione, le Comunità montane rimangono un nodo politico e amministrativo irrisolto. Come la loro liquidazione. Irrisolto anche il carico delle spese sull’erario regionale. La necessità di abbassarle, ha spinto la giunta regionale a stabilire che a partire dal 1° gennaio 2015 sia operata una drastica riduzione delle sedi, per consentire di produrre economie sulla gestione ordinaria, senza peraltro comportare alcun disservizio alle attività svolte dalle strutture commissariali. Per raggiungere lo scopo, è stata ipotizzata la presenza di due sedi operative per provincia. Per la provincia di Campobasso la Regione ritiene che dovranno essere operative la

sede della Comunità montana Molise Centrale e quella che sarà individuata dal commissario D’Alete; per l’area della Provincia di Isernia, il commissario Cotugno definirà a sua volta le altre due sedi. Naturalmente, anche il personale sarà fatto oggetto di razionalizzazione, in attesa che trovi una ricollocazione lavorativa. Dicevamo. Un ripensamento su quanto è avvenuto a seguito della soppressione delle Comunità montane e della loro difficile, se non impossibile, liquidazione, non è da escludere. Non più dieci Comunità, non più decine e decine di dipendenti, ma un organismo specifico che si occupi di gestire e di valorizzare il territorio montano, in linea con la politica nazionale per la Montagna. Un organismo con deleghe specifiche, mirate, produttive. La Campania è a un tiro di schioppo e in quella regione le Comunità montane funzionano a meraviglia. Dardo

LETTERA APERTA

La politica regionale continua a sperperare Alla luce dell’approvazione della L.R. n° 10/2013, che avrebbe dovuto ridurre le spettanze dei consiglieri regionali ed invece le ha aumentate, in qualità di cittadini ci siamo fatti promotori della raccolta di firme in calce alla proposta di legge di cui all’oggetto. Una proposta equilibrata, che non cede nulla alla demagogia ed al populismo, che prevede indennità più che dignitose. Abbiamo troppa considerazione della Politica per essere arruolati tra coloro che alimentano “l’antipolitica”. Nella vita abbiamo sempre svolto attività politica, sia all’interno che fuori dalle Istituzioni, e continuiamo a farla perché la riteniamo la più alta e nobile attività di servizio alla collettività. E siamo seriamente preoccupati ed inquietati di fronte al crescente distacco dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni, soprattutto in una fase drammatica come quella che stiamo attraversando. Ma non ci riconosciamo in una politica miope ed incurante delle crescenti difficoltà dei ceti sociali più deboli, che con i propri comportamenti e le proprie scelte alimenta il distacco sempre più netto tra politica, istituzioni e società reale. Il fatto che molti cittadini, finora assuefatti ed asserviti, non sono più disponibili ad accettare la situazione di sfacciato privilegio dei loro rappresentanti non solo solleva un problema etico ma un grande problema politico che mina e mette in discussione lo stesso sistema democratico. Oggi più che mai alla politica si chiede di avere coraggio e lungimiranza, di ricorrere, laddove necessario, anche a scelte impopolari che, però, solo una politica autorevole può compiere. Autorevolezza, che si acquisisce solo abolendo i propri privilegi, definendo un progetto di profondo cambiamento, in grado di indicare prospettive ed obiettivi comuni, di convincere che siamo tutti legati allo stesso destino, di sconfiggere l’idea del “si salvi chi può”, di ridare speranza di futuro anche, e soprattutto, alla massa di “disperati”, finora utilizzata e ricattata dalla stessa politica. Solo queste sono le motivazioni che ci hanno spinto alla iniziativa. Nessun retropensiero. Nessuna macchinazione. Ad ottobre 2013 è partita la raccolta delle firme, che abbiamo depositato presso l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Molise il 23 dicembre 2013. La struttura dell’Ufficio di Presidenza, istituita per sovraintendere alle attività ammini-

strative connesse all’avvenuta presentazione della proposta di legge, in data 15 gennaio 2014 ha validato 5.634 firme a fronte delle 2.000 richieste dagli artt. 32 e 33 dello Statuto in vigore all’atto della presentazione. In data 17 gennaio 2014, con nota prot. 359/14, il Presidente del Consiglio regionale assegnava, alla I^ Commissione consiliare il compito di esaminare ed esprimere il parere di cui all’art. 27 del r.i., sulla proposta di legge. Per due volte, febbraio e settembre 2014, siamo stati convocati dal Presdiente della I^ Commissione per l’audizione sulla proposta di legge. Nel frattempo, con Legge Regionale 18 aprile 2014 n° 10, è entrato in vigore il nuovo Statuto regionale che all’articolo 42 recita: Le proposte di legge di iniziativa popolare sono comunque iscritte all’ordine del giorno della prima seduta del Consiglio successiva alla scadenza del termine di quattro mesi dalla loro assegnazione alla commissione competente. … la proposta viene esaminata dal Consiglio previa relazione della competente commissione anche espressa oralmente. A settembre la Commissione ha esaminato la proposta di legge esprimendo parere non favorevole. Sono trascorsi 10 mesi dall’assegnazione della proposta di legge alla competente commissione ma, ad oggi, la proposta non è mai stata iscritta all’ordine del giorno del Consiglio regionale, appalesando, in tal modo, una chiara violazione dell’articolo 42 dello Statuto vigente (vedasi la convocazione del Consiglio regionale per la seduta del 18 novembre 2014). E’ nostro profondo e radicato convincimento che i problemi politici non si risolvono con “la carta bollata” ma riteniamo nostro dovere difendere la volontà dei circa seimila cittadini sottoscrittori ad esercitare il diritto di presentazione di proposte di legge ai sensi dello Statuto regionale, che il Consiglio regionale, non altri, ha approvato. E’ nostra convinzione che anche in questo la politica e le istituzioni devono dare l’esempio e non approfondire e rendere incolmabile il solco tra politica e società: non si può, e noi non vogliamo, accettare l’idea che chi fa le leggi si senta in diritto di non rispettarle, di violarle, ponendosi al di sopra di esse. E’ questa logica che alimenta l’antipolitica e la sfiducia nelle istituzioni, non la nostra iniziativa. Pertanto alla luce dei fatti e delle suesposte considerazioni si diffida il Presidente del Consiglio regionale ad iscrivere all’ordine del giorno della prima seduta utile del Consiglio regionale la proposta di legge di cui all’oggetto e di esaminarla. In caso di inottemperanza saremo, nostro malgrado, costretti ad adire le vie legali. Il comitato dei “Cittadini indignati del Molise” e Il ” comitato promotore proposta di legge di iniziativa popolare”


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Campobasso

26 novembre 2014

Dito tagliato, le prove nei video L’asrem ha consegnato alla Polizia i filmati della telecamera dinanzi l’obitorio del Cardarelli CAMPOBASSO. Potrebbe essere stata catturata dalle videocamere di sorveglianza dell’obitorio dell’ospedale Cardarelli di Campobasso l’immagine dell’uomo che, il 17 novembre scorso, ha amputato il dito indice della mano sinistra al corpo di un 74enne di Vinchiaturo deceduto poche ore prima del fatto per cause naturali. La svolta nelle indagini arriva grazie ad al-

cuni video che l’Asrem, nei giorni scorsi, ha consegnato alla Questura di Campobasso. I filmati, ripresi da alcune telecamere di sicurezza che sono installate in diversi punti dell’ospedale e dai quali è possibile monitorare le persone che entrano ed escono, potrebbero rivelare l’identità di chi ha compiuto il macabro gesto. Gli uomini della Questura stanno ora visio-

nando attentamente le registrazioni per risalire alle persone che sono passate nell’area in questione nella notte e nella mattinata del 17 novembre, quando uno sconosciuto si è accanito sul corpo senza vita dell’anziano, P.P. le sue iniziali, autotrasportatore in pensione. Restano ancora ignoti i motivi legati al gesto. Gli investigatori non escludono alcuna ipotesi, da un folle gesto ad una possibile ritor-

sione. Un’altra novità riguarda lo strumento utilizzato per compiere l’amputazione del dito. Secondo il medico legale Vincenzo Vecchione incaricato di effettuare un esame necroscopico sulla salma, il dito sarebbe stato tagliato con una cesoia o con delle forbici.

L’intervento

Autovelox di Vinchiaturo, è tutto nelle norme di Luigi Valente* sull’importanza del controllo della velocità in uno dei tratti di strada più pericolosi e più tristemente funesti della regione Molise . Mi rendo conto che il posizionamento di un autovelox su quel tratto di strada, specialmente in direzione Benevento Campobasso, sia assai scomodo per molti, ma il Comune di Vinchiaturo non si farà intimidire ed io, in qualità di Sindaco, porterò fino in fondo questa battaglia che è diventata una battaglia di civiltà contro interessi di casta e posizioni individualistiche che poco o nulla hanno a che vedere con la prevenzione degli incidenti stradali, con il rispetto delle norme del Codice della Strada e la tutela dell’incolumità pubblica. Ad ogni modo il Comune di Vinchiaturo è a stretto contatto con la Prefettura, nonchè con la Polizia Stradale e con l’ANAS , anche attraverso incontri di coordinamento del servizio e sono certissimo che le suddette istituzioni continueranno a collaborare per il miglioramento del servizio nel comune obiettivo di prevenzione degli incidenti e di rispetto delle norme e che certamente non si potranno schierare affianco di coloro che violano le norme del Codice della Strada e non rispettano i limiti di velocità. ” *Sindaco di Vinchiaturo

Capisco che per alcuni sia necessario andare continuamente alla ricerca di facile visibilità in vista di ulteriori candidature in ogni dove e per svariate competizioni elettorali; tuttavia il signor Turdò si assume ogni responsabilità per le dichiarazioni pubbliche che ha ritenuto fare ed il Comune di Vinchiaturo si riserva espressamente di intraprendere azioni legali nei confronti del presidente del Comitato Pro Trignina nonchè presidente del Partito Politico degli automobilisti denominato Italia Unita. Per il momento posso dire che non vi è stato alcun ricorso che ha visto soccombente il Comune di Vinchiaturo e che, anzi, i ricorsi presentati sono pochissimi. Attendiamo serenamente eventuali sviluppi consapevoli della correttezza del servizio di rilevamento mobile della velocità attivato dal Comune. In merito alla presunta differenza di appena 36 metri tra la chilometrica indicata alla Polstrada e l’effettivo posizionamento dell’apparecchio per il rilevamento del controllo elettronico, ammesso che sia confermata tale differenza, la circostanza si commenta da sola e i cittadini possono valutarne autonomamente la rilevanza ai fini della nullità dei verbali. Mi permetto, piuttosto, di consigliare agli automobilisti che non hanno rispettato il limite di velocità, di valutare bene a chi affidare la tutela dei propri diritti e, soprattutto, di riflettere

Casalciprano, la terrazza delle Terrazze Miranda Questo Molise non lo finisci mai di scoprirlo soprattutto quando ti dai l’aria di conoscerlo tutto e nei minimi particolari. Poi scopri che ti sei distratto o che non hai valutato in pieno il valore di una pietra viva o di un angolo di paesaggio, di una fonte o di una piccola chiesa, di una stradina o di una vigna a alberello, un oliveto secolare, un castagneto, una faggeta, un ruscello o un fiume ombreggiato. A questo pensavo quando l’altra sera sono ripartito dal piccolo, delizioso centro, che guarda dall’alto e da vicino il “fiume pazzo”, come soleva chiamare il Biferno il figlio di un traghettatore di questi parti,

proprio perché imprevedibile il mutamento tra uno scorrere lento e la piena che arriva all’improvviso. Una visita veloce, sufficiente per capire l’ordine e la pulizia, il valore dei muri dipinti e del percorso di un museo all’aperto dedicato alla vita da un passato non lontano delle genti molisane. Sufficiente per ammirare un Palazzo signorile, dalle belle e ampie terrazze che ti portano a guarda la meraviglia di una piccola valle del “fiume pazzo” con il Matese a portata di mano. Bojano, infatti, è a meno di venti chilometri lontano a far sentire la voce delle sorgenti del Biferno e i profumi delle mozzarelle, straordinari

bocconi, minuti contenitori di latte che ti lasciano chiudere gli occhi quando le mordi e, anche se solo per un attimo, sognare. Molto del merito di un Casalciprano da visitare è di un ex sindaco, Franco Miranda, e tutto intero quello di un Palazzo da vedere e da gustare con il suo terrazzo dedicato alla Gelateria dei Gusti dimenticati e dei “sapori ripresi dagli antichi dolci della tradizione”, come recita un pieghevole alla portata del visitatore. L’altro terrazzo, il più grande, parla al passato che non passa, con le vecchie cantine trasformate in sala incontro e sala degustazione dei

prodotti tipici e sopra il ristorante divisi in tre ambienti che raccontano storie al pellegrino curioso o al cliente che ha prenotato per mangiare i piatti di un tempo. Una bella e grande emozione con tanti altri particolari che meriterebbero tutti di esser raccontati, ma che meritano essere lasciati alla curiosità di chi vuole fare un giorno la scoperta di un luogo, di un ambiente che richiama i restanti 135 paesi e centri storici di questo nostro Molise che, se curati e finalizzati, sono proposte straordinarie per turisti straordinari di un Molise straordinario, che solo la mancanza di attenzione può imbrattare e di-

struggere. In questo senso il mio invito ai sindaci ed agli amministratori provinciali e regionali a visitare Casalciprano con la speranza di trarre spunti utili a capire le potenzialità dei propri luoghi e del Molise nel suo insieme se si applica la regola, la prima, della salvaguardia, tutela e valorizzazione del territorio. Casalciprano, con Franco Miranda e i sindaci che l’hanno sostituito, ha la capacità di mostrare e dire che sono tante le cose da far vedere e da raccontare. pasqualedilena@gmail.com

“Valorizziamo il territorio” A Petrella Tifernina la manifestazione per la salvaguardia del Molise PETRELLA TIFERNINA. L’Associazione Culturale Etno di Petrella Tifernina si propone di coniugare la valorizzazione del patrimonio storico- artistico del territorio e la promozione delle diverse espressioni della cultura tradizionale, religiosa, archeologica ed artistica, tramite un’attenzione costante agli eventi ed alle manifestazioni regionali. Etno si propone di promuovere il benessere delle comunità locali attraverso la valorizzazione condivisa e partecipata dell’ identità

culturale. Se vogliamo che i molisani amino la cultura dobbiamo fare in modo che abbiano motivo di amarla, ma prima di tutto abbiano la possibilità di conoscere le proprie origini e le proprie tradizioni, troppe volte perse nel tempo. Ma la valorizzazione della cultura va di pari passo con la valorizzazione e la tutela dell’ambiente in cui viviamo. Ritenendo risorse fondamentali per lo sviluppo la cultura ed il turismo per il Molise si vuole porre l’accento anche sulla tutela e la salute del nostro

territorio. Pertanto, continuando a valorizzare tradizioni, storia e cultura regionale, si è deciso di promuovere un convegno - dibattito pubblico in cui la popolazione venga informata anche delle questioni ambientali. Sabato 29 novembre 2014 alle ore 16.00 presso la Sala Museale di Petrella Tifernina si svolgerà il convegno “La valorizzazione del territorio passa attraverso la tutela dell’ambiente”. Nell’occasione verrà presentato il volume “Il Veleno del Molise” dello scrittore e giornalista

Paolo De Chiara. Per rimanere in tema di valorizzazione dei “tesori “ molisani, quelli che dovrebbero essere i simboli di un percorso turistico, sarà possibile fare una visita guidata, a cura della Associazione Culturale Mysteria Templi alla Chiesa San Giorgio martire di Petrella Tifernina, monumento nazionale, luogo del Cuore del Fai e oggetto di interesse per nuovi studi storici ed archeologici.


Campobasso

7 26 novembre 2014

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

La politica abitativa della Regione Molise ha fallito, senza mai porsi il problema delle conseguenze: razzia di risorse, guadagni indebiti, e una politica sporca

L’edilizia popolare e quella residenziale pubblica sono state e sono considerate un osso da spolpare La legge regionale numero 12 del 25 luglio scorso non fa altro che coprire le gravi responsabilità accumulate nel corso degli anni dalla gestione degli Iacp e dai governi regionali Nella città dei colletti bianchi, dei fuoristrada, delle ville in campagna, c’è gente della media borghesia che non paga (perché non può) l’affitto, e per questo sfrattata. E’ un dato di fatto preoccupante che si accompagna alla situazione che riguarda gli inquilini delle Case Popolari e delle case comunali (Cer) atavicamente, ormai, nella condizione di difficoltà e sempre con la spada di Damocle sul collo, da un momento all’altro, di trovarsi in mezzo alla strada. Non capita ancora perché c’ha messo una pezza la Caritas e, per altra parte, la politica del soccorso ha licenziato la legge regionale numero 12 del 25 luglio 2013 che di fatto regala le case agli inquilini che la vogliono comprare (a metà prezzo) e a quelli che non vogliono o non possono, il fitto è stato ugualmente ridotto a metà. La teoria che ha portato a questa conclusione s’avvale del fatto che sia lo Iacp che il Comune non sono stati e non sono nella condizione di assicurare la manutenzione straordinaria dei fabbricati e dei singoli appartamenti. Il degrado che n’è di-

sceso è palese e non ammette repliche. Ammette, però, che lo Iacp e il Comune vengano ritenuti responsabili della dissennatezza con cui hanno amministrato e gestito il loro ingente patrimonio abitativo. Non diversamente dissennata e colpevole è stata la politica abitativa della Regione Molise che ha fatto mancare le risorse allo Iacp, senza mai porsi il problema delle conseguenze. Né ha mai impostato un piano edilizio in favore delle categorie sociali più deboli. Ha lucrato, non solo politicamente, come hanno lucrato gli amministratori delle case popolari, sui favori che si sono potuti fare centellinando qua e là i finanziamenti, dando in appalto i lavori, consentendo favoritismi finanche - per fare un esempio - sul cambio delle caldaie termiche negli appartamenti. Negli Anni ’50 e ’60 ha lucrato la Dc, costruendo milioni di appartamenti popolari assegnandoli anche a chi non aveva diritto; poi lo sfacelo. E nello sfacelo c’è ancora gente che lucra mantenendo il beneficio di un appartamento non avendone più di-

ritto a norma di legge (sentite come s’è espressa la Caritas a proposito del sistema di assegnazione degli alloggi in base al quale “Spesso gli inquilini sono stati indotti in errore da atteggiamenti lassisti e strizzatine d’occhio degli amministratori succedutisi da molti anni a questa parte”). Anche la legge numero 12 del 25 luglio 2013 che ha dimezzato il valore patrimoniale dello Iacp, ha l’obiettivo di creare centinaia di proprietari di appartamenti a metà prezzo del valore calcolato con una formula a sua volta di favore attraverso le revisione delle rendite catastali. La verità è che sull’edilizia popolare e sociale è stata fatta sistematicamente razzia di risorse, di guadagni indebiti, e una politica sporca. Compresa la legge ultima, come diciamo, per la quale da parte dei tecnici dello Iacp è stata proposta una serie di correttivi che dovrebbe attutirne gli effetti disastranti. Che ci sia in quella legge un sottofondo politico è confermato dalla campagna avviata con gli inquilini da parte del consigliere regionale Salvatore Ciocca e dall’ex

sindaco di Campobasso, Augusto Massa, che ha cavalcato la tigre da amministratore e da oppositore il che sta a dire quanto la faccenda delle case popolari si presti alla demagogia. L’intero discorso conferma storicamente la verità secondo cui l’edilizia popolare e quella residenziale pubblica sono state e sono considerate un osso da spolpare. E ci sono riusciti se, com’è nell’amara realtà di oggi, sono stati costretti a svendere e mai a poter costruire nuove case. Al punto che nella città dei colletti bianchi, dei fuoristrada, delle ville in campagna, c’è gente della media borghesia che non paga (perché non può) l’affitto, e per questo sfrattata. La legge regionale numero 12 del 25 luglio 2013 non fa altro che coprire le gravi responsabilità accumulate nel corso degli anni dalla gestione degli Iacp e dai governi regionali, evitando di porsi il problema di una seria, valida, concreta possibilità di varare un piano ad hoc in grado di affrontare il degrado delle vecchie case e di costruirne di nuove. Dardo

Liceo Galanti, senza fuoco e banchi Riscaldamento al minimo e aule senza materiale. Scoppia la protesa CAMPOBASSO. Studenti, docenti, personale tecnico e amministrativo ridotti al ‘freddo e al gelo’ perché al Liceo ‘Galanti’ di via Trieste a Campobasso i riscaldamenti dell’edificio sono funzionanti solo per tre ore al giorno. Un nuovo disagio in cui si imbattono i

giovani studenti delprestigioso liceo campobassano che già all’inizio dell’anno scolastico si erano trovati ad affrontare una situazione paradossale: aule senza banchi.. Così in vista di un lungo inverno molisano, ieri, 24 novembre, si è svolta un’assemblea sindacale dei

docenti e del personale amministativo, tecnico ed ausiliario del Liceo ‘Galanti’ di Campobasso dove, oltre a evidenziare la propria preoccupazione per dei tagli che penalizzano troppo la scuola, come questo anche molti altri Istituti Superiori di Campobasso, si è evidenziato come

la ‘patata bollente’ passi di mano in mano. Di chi è la colpa dei continui disagi nelle scuole? Uno scarica barile tra la Provincia di Campobasso e la Regione Molise che ha portato il il personale ATA e docente del ‘Galanti’ a scrivere un lettera sia a De

Matteis, presidente della Provincia, che a Michele Petraroia, assessore regionale all’Istruzione, evidenziando le gravi condizioni di disagio in cui si trova questa scuola per effetto della mancata disponibilità di risorse che garantiscano il loro funzionamento ordinario.

Tutto pronto per la giornata della legalità Oggi la manifestazione organizzata dalla Confcommercio nazionale CAMPOBASSO. Quest’anno il tema sarà quello delle attività criminali che colpiscono le imprese del commercio, del turismo, dei servizi, anche in una realtà apparentemente tranquilla come il Molise Saranno presentati oggi, mercoledì 26 settembre a partire dalle 10,30, presso la sede della Confcommercio di Campobasso, i dati raccolti durante la campagna “Legalità, mi piace” condotta da Confcommercio in collaborazione con Eurisko sui fenomeni

criminali che gravano sulle imprese del terziario di mercato. «Visto che negli ultimi anni è divenuta evidente la problematica di una criminalità che inizia ad emergere anche in Molise – afferma Paolo Spina, presidente di Confcommercio Molise – abbiamo richiesto interventi qualificati da parte di chi è preposto ai controlli, in modo da poter riflettere sulle situazioni che necessitano di interventi immediati”.

La Giornata di Confcommercio sulla legalità sarà aperta alle 10,30 dall’intervento in diretta streaming da Roma del presidente nazionale Carlo Sangalli che darà l’avvio alle iniziative locali delle associazioni territoriali, di categoria e di settore, collegate da ogni parte d’Italia. Tutto il sistema associativo sarà mobilitato con attività di vario genere. La riflessione incentrata sul Molise partirà alle 11,30. Ad aprire i lavori sarà il Presi-

dente della Confcommercio Molise Paolo Spina. Seguiranno gli interessanti interventi del Viceprefetto di Campobasso Pierpaolo Pigliacelli, del Dirigente della Divisione Anticrimine della Questura di Campobasso Claudio Castellan e del rappresentante della Guardia di Finanza Molise, Carlo Alberto Zampito. Chiuderà il dibattito l’assessore alle Attività Produttive della Regione Molise Massimiliano Scarabeo.

Valorizzare l’immagine aziendale sul web Iniziativa gratuita della Camera di Commercio di Campobasso Hai un’impresa e desideri darle maggiore visibilità anche sul web? Vuoi saperne di più in materia di digitalizzazione ed in particolare desideri ampliare le tue conoscenze riguardo le applicazioni Google Plus, Face Book e WhatsApp? Partecipa all’iniziativa gratuita della Camera di Commercio di

Campobasso ed avrai un valido supporto nel potenziamento della tua immagine aziendale sul web! Al fine di dare la possibilità di aderire ad un numero maggiore di imprese, l’Ente camerale ha deciso di fornire assistenza gratuita nell’iniziativa anche oltre la scadenza, prevista al 30 novembre.

I cinque giovani borsisti, incaricati dalla Camera di Commercio di Campobasso, vi contatteranno per affiancarvi ed orientarvi nelle potenzialità e nei benefici del digitale e della rete fino alla formulazione di strategie finalizzate alla presenza dell’impresa sui mercati internazionali, il tutto attraverso una serie di

incontri, tra seminari e azioni di sensibilizzazione. Le imprese, in possesso dei requisiti previsti nell’Avviso scaricabile all’indirizzo www.cb.camcom.gov.it, possono compilare l’apposito form on line presente sulla home page della Camera di Commercio di Campobasso.

Per quanto riguarda esclusivamente i seminari, (il cui calendario è presente ugualmente sul sito camerale), la partecipazione può essere estesa anche a consulenti, associazioni di categoria e altri soggetti/istituzioni interessate ad approfondire le tematiche della digitalizzazione.



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Isernia

26 novembre 2014

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

“Torrente Rava, perchè pulizia in ritardo” A rispondere alle lagnanze dei cittadini il presidente del Consorzio Bonifica, Vittorio Nola VENAFRO – In merito al nostro recente articolo incentrato sul tema della pulizia del torrente Rava da rovi e sterpaglie, ci è giunta la seguente puntualizzazione di Vittorio Nola, presidente del Consorzio di Bonifica della Piana di Venafro: “In relazione all’interrogativo finale di Tonino Atella nell’articolo pubblicato su Molisenetwork il 23 novembre scorso, prego

precisare che il Consorzio non poteva intervenire prima di ricevere formalmente l’autorizzazione alla pulizia dell’alveo da parte della Regione Molise. Giunta l’autorizzazione, si e’ convocato il Comitato esecutivo per le delibere di competenza e per avviare l’iter di assunzione degli operai stagionali. Una cosa sono gli argini, che il Consorzio

ha pulito per ben due volte quest’anno, un’altra l’alveo di cui e’ responsabile la regione Molise e che pertanto deve formalmente autorizzare il Consorzio a procedere in qualità di Ente attuatore. Ovviamente vanno stanziati anche i fondi che devono poter coprire, tra l’altro, il costo del lavoro. Abbiamo gia’ piu’ volte spiegato i necessari passi burocratici e le procedure pubbli-

che da rispettare, e’ chiaro ora? Cerchiamo di supportare le buone iniziative, facendo sistema, e ricordiamo sempre di mettere al primo posto l’etica dei comportamenti. Perche’ a tutti i costi creare distorsioni nella informazione? La prossima volta sarebbe opportuna una telefonata, così da pubblicare insieme alle eventuali domande anche le risposte”.

Reati contro il patrimonio quattro denunce I Carabinieri di Isernia hanno effettuato una serie di interventi sul territorio Nell’ambito di una serie di controlli che sono stati ulteriormente intensificati su tutto il territorio della provincia di Isernia, quattro persone sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria per reati che vanno dal furto aggravato alla detenzione di sostanze stupefacenti, dalla violazione alle norme sulla tutela del lavoro a quelle in materia di sicurezza stradale. A Isernia, i militari della locale Stazione hanno de-

nunciato una 50enne del luogo, quale responsabile del furto di una borsa commesso all’interno degli uffici della locale camera di commercio. I Carabinieri sono arrivati alla sua identificazione, dopo che la stessa aveva utilizzato una carta di credito intestata alla vittima del furto, che è una funzionaria del predetto ente, per fare acquisti in un locale del centro cittadino. A Frosolone, i militari della locale

Stazione, nel corso della perquisizione di un veicolo, con alla guida un 20enne del posto, hanno rinvenuto occultato in un nascondiglio ricavato sotto il seggiolino del conducente, un involucro contenente dosi di marijuana. Il giovane dovrà ora rispondere di detenzione illegale di sostanze stupefacenti, mentre le indagini continuano per accertare se la droga era per uso personale o se destinata all’attività

di spaccio. Lo stupefacente è finito sotto sequestro. A Monteroduni, un 28enne ed un 32enne di Villa Literno, in provincia di Caserta, sono stati denunciati dai militari della locale Stazione per inosservanza alle norme previste per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, in quanto omettevano l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale durante i lavori edili all’interno di un cantiere. Durante le attività sono stati

istituiti anche numerosi posti di blocco lungo le arterie principali del territorio, in particolare quelle che collegano il territorio isernino con quello casertano, precisamente con Gallo Matese, Letino, Capriati a Volturno e Ciorlano, sottoposti ad accertamenti settanta veicoli in transito, identificate novantacinque persone tra conducenti e passeggeri e contestate tredici violazioni alle norme del codice della strada.

L’intervento

Quei pini vanno abbattuti di Antonio Sorbo* In relazione alla questione del taglio del pino ubicato nel piazzale del convento di San Nicandro si precisa quanto segue: 1) Il pino in questione è di proprietà del convento dei Cappuccini di San Nicandro ed insiste su un’area privata; 2) dalla ricognizione effettuata dagli uffici comunali risulta che il Comune di Venafro non è inserito nell’elenco della Provincia di Isernia degli alberi monumentali ai sensi della Legge Regionale n. 48/2005 “Tutela e valorizzazione degli alberi monumentali”: 3) Il Padre Guardiano del Convento di San Nicandro, in qualità di proprietario degli alberi che si tro-

vano nel piazzale esterno del convento, con nota del 17 ottobre 2014 inviata al Corpo Forestale dello Stato – Comando Stazione di Venafro, ha chiesto una valutazione sullo stato di pericolosità di uno dei tre pini evidenziando che “eventi atmosferici particolari potrebbero causare la caduta della suddetta pianta creando notevoli pericoli per la pubblica incolumità”; 4) In data 17 ottobre il sottoscritto Sindaco veniva contattato telefonicamente dal Padre Guardiano ed informato che erano in corso, sul sito di proprietà del convento, un sopralluogo ed un intervento da parte dei Vigili del Fuoco e degli Agenti del Corpo Forestale

Assegni scoperti, scoperta la truffa Nei guai due coniugi di Isernia. Le indagini eseguite dalla Mobile ISERNIA. Due coniugi imprenditori avevano l’abitudine di saldare i propri debiti con assegni scoperti o, comunque, abilmente alterati nelle loro i principali. I due, a loro volta, erano stati vittime di una truffa, già scoperta dalla Polizia di Stato della Questura di Isernia, sempre ad opera di un noto pregiudicato locale che, per saldare l’acquisto di merce all’interno della loro attività commerciale, aveva utilizzato proprio quei titoli di credito.Una delle persone offese ha riferito un particolare che ha

attirato l’attenzione degli operatori della Squadra Mobile di Isernia.Quando era il momento di saldare il proprio debito, il marito estraeva dalla propria tasca un cospicuo numero di assegni e, tra questi, accuratamente sceglieva proprio quelli che aveva ricevuto in pagamento, a sua volta, dal noto pregiudicato locale.Per tale ragione, considerato il chiaro intendo truffaldino, i due saranno chiamati a rispondere di truffa in concorso dinanzi l’Autorità Giudiziaria.

dello Stato sugli alberi presenti nell’area esterna al convento; in tale circostanza informalmente il personale operante sul posto sia dei Vigili del Fuoco che della Forestale mi comunicava che in effetti una delle tre piante era pericolosa paventando la necessità di abbattere tale albero; 5) In data 20 ottobre 2014 veniva trasmessa al protocollo del Comune di Venafro la relazione del Corpo Forestale dello Stato – Stazione di Venafro, indirizzata al sottoscritto Sindaco (prot. 0016825), inviata per conoscenza anche al Comando provinciale della Forestale di Isernia, nella quale si dava conto del sopralluogo effettuato dal personale del Corpo Forestale presso il piazzale del Convento in data 17 ottobre 2014. In tale nota veniva dettagliato e formalizzato quanto già anticipatomi nel colloquio telefonico del 17 ottobre. In particolare in tale relazione si evidenzia che la pianta in questione “si ritiene pericolosa in quanto presenta una grossa chioma e una forte inclinazione ed eventi atmosferici particolari ne potrebbero causare la caduta improvvisa” e si ribadisce “la possibilità di procedere all’abbattimento mediante apposita ordinanza al fine di garantire la sicurezza e di escludere pericoli per la pubblica incolumità dei numerosi fedeli che si recano ogni giorno nel piazzale di proprietà dei Padri Cappuccini della Basilica di San Nicandro”; 6) Sempre in data 20 ottobre 2014 perveniva al protocollo del Comune di Venafro una nota del Comando provinciale di Isernia dei Vigili del Fuoco (prot. n. 0016835), indirizzata al sottoscritto Sindaco e alla Polizia Municipale, con la quale, relazionando sull’intervento effet-

tuato in data 17 ottobre, si afferma che i Vigili del Fuoco, in ottemperanza alla norma vigente, provvedevano “a richiedere l’intervento sul posto del Corpo Forestale dello Stato che ha acconsentito al taglio di una delle due piante”. Inoltre i Vigili del Fuoco non escludendo “un peggioramento improvviso dello stato dei luoghi”, evidenziano la necessità e l’urgenza di eseguire i lavori di messa in sicurezza. Infine nella nota si sollecitano“i provvedimenti di competenza a salvaguardia dell’incolumità pubblica e privata, per la preservazione dei beni e la tutela dell’ambiente”; 7) Acclarato dalle richiamate relazioni del Corpo Forestale dello Stato e deiVigili del Fuoco che esiste un grave pericolo in quanto si ipotizzano la“caduta improvvisa” dell’albero e non si esclude un “peggioramento improvviso dello stato dei luoghi”, preso atto che il Corpo Forestale dello Stato, organo competente e deputato alla salvaguardia dei beni ambientali, ha sollecitato la“possibilità di procedere all’abbattimento mediante apposita ordinanza al fine di garantire la sicurezza e di escludere pericoli per la pubblica incolumità”, constatato che anche i Vigili del Fuoco hanno confermato che il Corpo Forestale dello Stato “ha acconsentito al taglio di una delle due piante”, il sottoscritto Sindaco, a tutela della pubblica incolumità e nell’esercizio dei poteri e delle responsabilità attribuitegli dalla legge, come atto dovuto in data 5 novembre 2014, dopo lunga e ponderata riflessione e dopo aver consultato il proprietario della pianta, ha emesso l’ordinanza di abbattimento dell’albero, uno soltanto dei tre presenti nel piazzale. La mancata adozione dell’ordinanza, soprattutto in caso di caduta dell’albero e

di danni provocati a cose o persone, avrebbe potuto configurare a carico del sottoscritto responsabilità giuridiche sotto vari profili ed esporre il Comune di Venafro, quindi l’intera collettività, alla richiesta di onerosi risarcimenti danni. Questa è la ricostruzione fedele e oggettiva di quanto accaduto, alla luce della quale appaiono strumentali, infondate e ingiustificate le polemiche e le critiche rivolte all’Amministrazione comunale e in particolare al Sindaco relativamente a questa vicenda. Pur rispettando le diverse posizioni e condividendo le preoccupazioni di chi è impegnato nella difesa dell’ambiente, è triste aver dovuto leggere notizie totalmente infondate addirittura sull’ipotesi, mai esistita, di abbattere tutti e tre gli alberi. Ribadisco, a nome dell’Amministrazione comunale, la piena disponibilità a collaborare con le associazioni ambientaliste senza dimenticare, però, che la pubblica incolumità rappresenta una priorità soprattutto per chi, come il Sindaco di una comunità, né è direttamente responsabile sotto ogni profilo e, secondo quanto documentato negli atti ufficiali da organisimi istituzionali competenti (quali sono il Corpo Forestale e i Vigili del Fuoco), essa in questa circostanza può essere garantita soltanto con l’abbattimento della pianta che, si ricorda ancora una volta, è un bene diproprietà privata e quindi l’interlocutore principale dell’Amministrazione comunale e degli altri soggetti istituzionali è il proprietario il quale, ad oggi, non ha opposto alcuna obiezione né contrarietà all’ordinanza di abbattimento. *Sindaco di Venafro


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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Termoli

26 novembre 2014

Sanità basso Molise, un disastro” Il Comitato frentano ribadisce la necessità di una nuova programmazione regionale LARINO. Scorre veloce la vita, ma ci sono ferite che non si rimarginano neppure col passare del tempo, di tanto tempo! Sono passati, infatti, dodici anni da quando una terribile scossa di terremoto, associata all’imperizia umana, ci ha portato via 28 giovani vite di cui 27 bambini in tenera età. Ogni anno, alle cerimonie di commemorazione alcuni partecipano solo per dovere istituzionale e si limitano a questo. Oltre che segnati dal lutto nel profondo dei cuori, gli abitanti del territorio frentano fanno ancora i conti con una ricostruzione che dubitano possa mai concludersi. In tanti sono ancora alloggiati in abitazioni provvisorie ed in larga parte sono persone anziane, le più deboli, quelle incapaci di sbattere i pugni sui tavoli del potere, quelle cui nessuno dà voce. Si è proceduto, in molti casi, a ricostruire quelli che erano ruderi ben prima del terremoto, ma non ancora si provvede a ridare una casa a dei poveri vecchi. A questo territorio, devastato dal terremoto,

sfiancato dalla crisi economica e da lungo tempo ignorato dai governi regionali, si sta cercando di scippare anche quello che rimane dei servizi essenziali, necessari ad uno svolgimento dignitoso della vita di una comunità. Il riferimento, naturalmente, è all’assistenza sanitaria che in Basso-Molise, ormai non è più garantita. Il disavanzo ed il conseguente blocco del turn over hanno determinato la soppressione o il malfunzionamento di diversi reparti: un esempio su tutti, l’ortopedia del “S. Timoteo” di Termoli, da oltre un anno privo di un primario titolare, ed assolutamente inadeguato a garantire standards qualitativi accettabili del servizio, come dimostrano le recensioni reperibili al sito http://www.qsalute.it/ortopedia-ospedaletermoli/ . Aumenta, dunque, la mobilità verso le strutture sanitarie delle regioni limitrofe ma si persevera in un ostinato quanto stupido taglio degli ospedali pubblici spacciandolo per razionalizzazione. Gli effetti più penalizzanti si stanno regi-

strando nel Basso-Molise laddove insistono solo strutture pubbliche, sulle quali, appunto, si è deciso di adoperare la scure. L’ultimo episodio di inquinamento riscontrato all’emo-dialisi dell’ospedale termolese, ha evidenziato ancora una volta quanto sia indispensabile poter contare sulla presenza di una struttura alternativa, quale è il Vietri di Larino, per poter assicurare i servizi alle popolazioni della fascia costiera. Queste ed altre motivazioni, anche di carattere squisitamente giuridico, sono state sottoposte al TAR per il Molise con l’ultimo ricorso promosso dall’Associazione “Comitato Civico Frentano” ma il Giudice Amministrativo le ha ritenute non degne di accoglimento. Con un’Ordinanza inopportuna, sia nella terminologia che nei contenuti, laddove si afferma “che si tratta di una razionalizzazione della rete che motivatamente riconverte la struttura ospedaliera di Larino (CB) in una struttura per riabilitazione, lungodegenza ed un servizio 118″, il TAR ha palesemente

rigenti, guarda caso tutti o quasi di “fede Cattolica”), si apre un centro di riabilitazione privato a Salcito. Fuoriuscendo dalla torre di avorio QUALCUNO forse potrebbe spiegare se in regime di disavanzo sia legittimo accreditare un’altra struttura privata e, se non accreditata, sotto quale forma le sono state rimborsate le prestazioni fino ad oggi? Se non si girasse sempre dall’altra parte, qualcuno forse potrebbe rilevare che un noto proprietario di strutture sanitarie private finisce sempre col fare parte, in prima o per interposta persona, dei governi di questa regione, qualsiasi colore politico abbiano. qualcuno potrebbe magari, finalmente, stabilire se tutto questo sia legale e legittimo. Perchè, alla luce di tutto ciò, i cittadini del Basso-Molise, area che a detta del TAR “non ha peculiarità socio-territoriali”, non chiedono alcun “trattamento di speciale favore o attenzione” ma solo giustizia!

inteso soddisfare esigenze politiche piuttosto che tutelare il diritto alla salute dei cittadini del Basso-Molise. Se si vivessero le situazioni reali, si percorresse la dissestata rete viaria che connette i centri del territorio frentano, ci si renderebbe conto della differenza che passa tra un reparto di emergenza-urgenza ed un servizio 118. Sarebbe chiaro che reparti di riabilitazione e lungodegenza con complessivi 34 posti, meno della metà degli almeno 72 necessari a soddisfare un bacino come il BassoMolise, con personale insufficiente e precario costretto a turni massacranti, non vogliono dire riconversione ma chiusura inevitabile di una struttura che risulterebbe un contenitore sproporzionato per tale esiguità di contenuti. Fuori dalla torre di avorio ci si renderebbe conto che, mentre si chiudono o si riducono all’osso gli ospedali pubblici, dietro il paravento del disavanzo (del quale, peraltro, non si viene a capo nonostante gli esorbitanti costi di commissari, sub-commissari e di-

Dissesto idrogeologico, partono i lavori Per l’assessore al comune di Larino, Michele Palmieri, vanno bonificate tre aree cittadine LARINO. L’Assessore ai Lavori Pubblici Michele Palmieri, comunica che, nell’ottica degli interventi finalizzati ad arginare e prevenire il dissesto idrogeologico, a causa del quale sono noti a tutti i danni provocati in molte regioni italiane, saranno appaltati a breve i lavori per la sistemazione e messa in sicurezza di tre zone importanti del territorio comunale: Fonte di Basso, Via dei Giardini e Via San Michele, giusta delibera-

zione della Giunta Comunale n. 104 del 14 agosto 2013. Grazie al continuo interessamento mostrato dall’attuale Amministrazione che, sin dal suo insediamento, ha voluto fortemente la realizzazione di questo progetto fino ad ottenere, l’assegnazione al Comune di Larino la somma di € 200.000,00 per ” Interventi Urgenti sul Territorio Comunale “. I lavori, meglio descritti e specificati nella suddetta delibera, ri-

guardano: FONTE DI BASSO: La strada in questione costituisce l’unica alternativa alla Via principale che unisce la città nuova con il borgo antico e l’intervento è finalizzato alla sistemazione della scarpata stradale, interessata da frane da crollo, mediante taglio della vegetazione, disgaggio delle parti instabili, installazione in aderenza alla scarpata di reti metalliche a doppia torsione e bene ancorata

alla roccia e intercettazione e allontanamento delle acque scolanti a monte attraverso l’installazione di canaletta per la raccolta delle acque; VIA GIARDINI: L’attuale insufficienza idraulica degli esistenti canali in scavo naturale che raccolgono l’acqua dei tombini, verrà risolta tramite l’installazione di due canalette di scolo artificiali per il trasporto delle acque meteoriche dai due tombini stradali fino

al fosso naturale a valle; VIA SAN MICHELE: Completamento e sistemazione del drenaggio delle acque meteoriche e della tombinatura del canale di scarico mediante rifacimento di una caditoia di dimensioni appropriate e il rifacimento di un tratto della pavimentazione stradale per realizzare le pendenze verso la caditoia a bocca di lupo e quelle a griglia, mettendo, di conseguenza, anche in sicurezza il Vallone della Terra.

Da “La grande bellezza” un grido di speranza Melania Fiore conquista con lo spettacolo “Tutto il mio amore” le scuole di Casacalenda Il 20 Novembre 2014 Melania Fiore, attrice professionista, già interprete di una parte nel film oscar “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, approda al Teatro Cinema di Casacalenda con lo spettacolo teatrale “Tutto il mio Amore” per i ragazzi delle scuole di Casacalenda. Un monologo incentrato su una storia d’amore, che fa da sfondo alla denuncia della corruzione e all’indifferenza della gente di fronte all’avvelenamento della propria terra. La storia è ambientata in Calabria e

racconta le difficoltà di una ragazza di nome Carla, della sua adolescenza felice a Panettieri, piccolo paese della Calabria, della nonna sempre presente, del primo amore per Bruno, il ragazzo più bello del paese, fino a quando è costretta a fare i conti con la vita vera, quella della nave dei veleni, della ‘ndrangheta, dell’indifferenza civile. Alla fine del monologo si é aperto un dibattito sui temi affrontati durante lo spettacolo, che ha risvegliato le menti e i cuori degli

spettatori: bisogna lottare nella vita e non abbassare mai la testa! Esiste davvero Carla? E Bruno? Quanto di reale c’è in Tutto il mio amore? Stando al maestro Eduardo “La suprema finzione è anche la suprema verità” e Melania Fiore lo ribadisce citando il metodo Strasberg che, come l’attrice ha specificato insegna ad attingere alle esperienze personali, rielaborandole nel racconto;essere fedeli a se stessi in tutti i personaggi interpretati è importante soprattutto per garantire la pu-

rezza e la bellezza dell’opera-. Per l’attrice Melania Fiore il teatro diventa reale e la recitazione strumento per conservare l’onestà. Melania Fiore, con “La grande bellezza” e dieci anni di teatro e premi prestigiosi sulle spalle desidera oggi creare arte per metterla al servizio dei giovani e della loro libertà. Per questo, sceglie il monologo, con la sua carica emotiva diretta, e decide di trattare tematiche sociali per denunciare l’avvelenamento dei terreni

del Sud, la mentalità chiusa di questi luoghi, l’indifferenza della gente di fronte ai soprusi. Occorre, perciò, avere coraggio, valore necessario anche al cinema italiano e agli italiani stessi di oggi per ritornare ai lustri della Dolce Vita. Quindi alziamoci, alziamo le nostre menti, in modo che nessuno ci possa nascondere e sottomettere! Alziamoci dalle nostre sedie per mantenere viva la nostra libertà! Luciaconcetta Vincelli e Chiara Di Nunzio (IV B Liceo Linguistico)

Portava la droga in carcere fermato L’uomo, di 56 anni, ha approfittato della visita parenti per la consegna della roba al figlio LARINO. Aveva occultato tra la suola e la tomaia delle scarpe ginniche un quantitativo di hashish pari a 83 grammi e sabato scorso, in occasione della casa ai parenti, le aveva consegnate al figlio detenuto. Una tecnica ingegnosa che aveva portato l’incensurato papà 56enne a consegnare, attraverso lo scambio delle scarpe, il quantitativo di stupefacente al figlio 35enne prossimo alla scarcerazione e recluso proprio per reati affini allo spaccio e detenzione di stupefacenti. È accaduto nella casa circonda-

riale di Larino ma la solerzia e l’attenzione di un agente di polizia penitenziaria ha permesso di individuare quello che si stava consumando e fermare i due. I dettagli dell’operazione sono stati rivelati stamani nella casa circondariale frentana di Monte Arcano dall’assistente capo Mario Ciccotelli e dal comandante della polizia penitenziaria Francesco Maiorano. Tuttora il 56enne è a disposizione delle autorità e si attendono le decisioni del magistrato.


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Termoli

26 novembre 2014

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

“Termoli non è terra di conquista” Il centrodestra torna a ribadire la necessità di trovare una quadra con le Ferrovie TERMOLI. “Termoli non può essere terreno di conquista”. Un assioma molto netto, un virgolettato che si presta a poche interpretazioni e che trae origine da quanto accaduto tra il 17 e il 21 febbraio scorsi, quando dopo aver espresso parere negativo al progetto di raddoppio ferroviario, nel breve volgere di qualche giorno l’amministrazione Di Brino rovinò al suolo. L’ex sindaco di Termoli torna all’attacco sul progetto di raddoppio ferroviario e rafforzato dalla presenza tutta Nuovo Centrodestra del senatore Ulisse Di Giacomo e dei giovani CHRISTIAN Zaami, Domenico De Camillis e Rocco Fiorilli, ha aggredito la vicenda con toni da requisitoria. Saletta sin troppo stretta quella delle minoranze al pian terreno del municipio di Termoli, in via Sannitica, dove campeggiano iscrizioni e simboli di un partito che vuole radicarsi sul territorio. “Il raddoppio ferroviario Termoli— Lesina potrebbe costituire una occasione storica irripetibile, sia perché da un punto di vista cronologico (sia passato che futuro) potrebbe negli anni non esserci più l’occasione di proporre e di modificare qualcosa inerente alla circolazione su rotaie, sia perché in termini economici Termoli potrebbe, attraverso lo spostamento del tronco ferroviario, beneficiare di tantissimi vantaggi e di nuove infrastrutture. Per comprendere al meglio la questione legata all’interrogazione al sindaco Angelo

Sbrocca è necessario effettuare una cronistoria del tema in questione. Con il Contratto di programma 1994/2000 tra il Ministero dei Trasporti della navigazione e Ferrovie dello Stato S.p.A., è stato finanziato il raddoppio della linea ferroviaria Bologna — Lecce, nel tratto Termoli — Foggia e nello specifico il tratto Termoli — Lesina per circa 36 Km dei quali 16 Km in territorio molisano. Detto questo è opportuno ricordare che il tratto ferroviario in questione è l’unico su tutta la costa adriatica (Molise — Puglia) ad avere un solo binario. In data 28/01/2003 durante l’amministrazione Di Giandomenico, è stato avviato l’iter autorizzativo con invio del relativo progetto definitivo, a seguito del quale nel 2005 è stato sottoscritta un Protocollo d’Intesa tra la Presidenza del Consiglio dei ministri — Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti Regione Molise, Comune di Termoli e Rete Ferroviaria Italiana (REI). Tale protocollo prevedeva: – Delocalizzazione della sottostazione elettrica; – Disposizione di aree della società RFI in ambito stazione; – Sistemazione complessiva della stazione di Termoli con miglioramenti (accessibilità e funzionalità); – Realizzazione di attraversamenti per il ripristino della continuità urbanistica a sud della città di Termoli. Durante l’amministrazione Greco, in data

27/10/2006, allo scopo di poter avviare le procedure per ii raddoppio della tratta Termoli — Lesina, è stato effettuato un Atto Integrativo al Protocollo d’Intesa tra il Ministro delle Infrastrutture, il Comune di Termali e la RFI, al quale partecipò l’ex Ministro ANTONIO Di Pietro. RFI si impegnava a: Delocalizzare le proprie strutture impiantistiche

ubicate nella stazione di Termoli (compresi fasci binari non connessi al servizio viaggiatori); – Delocalizzare la sottostazione elettrica comprensivi di binari, platee ed impianti vari, da allocare nelle aree stazioni di Guglionesi e Chieuti. Dal 2006 in poi è decaduto l’accordo, per cui si dovevano avviare le procedure per riprendere i lavori/ accordi / intese inerenti al raddoppio ferroviario Termoli — Lesina. Il 22/04/2013 riprende l’iter per l’approvazione del progetto e per la PRIMA volta il Comune di Termoli viene convocato a Roma per la prima conferenza di servizio al Ministero delle Infrastrutture. Qui l’amministrazione Di Brino ha precisato sin da subito la posizione favorevole al raddoppio ferroviario, con spostamento del tronco ferro-

viario dall’attuale sede a ridosso dell’autostrada. Se ciò non fosse stato possibile, la stessa amministrazione chiedeva in alternativa tutte le compensazioni previste sia dal Protocollo d’Intesa del 2003, sia l’Atto Integrativo del 2006. In più considerato che RFI rivendicava i terrenti su cui insistono i parcheggi di Via Campania, P.za Donatori di Sangue e Via Duca degli Abruzzi, il 2% del valore dell’intera opera (vale a dire la sua realizzazione), deve essere destinato e utilizzato per le compensazioni (circa 500 — 600 milioni di €). Considerato che nelle conferenze di servizio che si sono succedute dal 2013 in poi, RFI S.p.A. non ha mai assunto nessun impegno chiaro e definitivo circa gli interventi richiesti dall’amministrazione comunale, il 17/02/2014 la Giunta Comunale con delibera n. 76 aveva espresso parere non favorevole al raddoppio ferroviario della linea “Pescara — Bari: tratta Termoli — Lesina”, salvo l’assunzione di formale impegno circa la delocalizzazione dell’intera tratta ferroviaria fuori dall’ambito cittadino, così come già previsto nella vicina Lesina. Il 20/02/2014 mentre il sindaco di Termoli era a Roma per discutere con il ministro, presente la Regione Molise assessore Lavori Pubblici e Infrastrutture Pierpaolo Nagni e il comune di Campomarino) per la definizione del progetto, la notte dello stesso giorno è stata fatta cadere l’amministrazione Di Brino

con motivazioni (ancora oggi) non ancora chiarite e non ancora manifestate alla cittadinanza termolese, interrompendo di fatto tutto ciò che era stato fatto per quanto riguarda la questione in oggetto. Solo attraverso gli organi di stampa, si apprende che il 14/11/2014 in sede di conferenza di servizi tra Regione Molise e Comuni Costieri di Termoli e Campomarino, è stato espresso parere favorevole per il raddoppio ferroviario, proponendo come modifica al progetto la sola realizzazione di una galleria naturale di 1,9 km che passerà sotto Campomarino ed una galleria artificiale di circa 900 metri nel territorio dello stesso Comune di Campomarino. Essendo favorevoli al raddoppio ferroviario, in quanto potrebbe favorire un maggiore sviluppo per la città di Termoli, essendo una misura che favorisce la cosiddetta alta capacità (e non alta velocità), vale a dire la previsione di un treno ogni tre minuti, la priorità del trasporto merci (da gomme a rotaie), la grande possibilità che vi è nel trasportare merci inquinanti su rotaia (ad esempio quelle derivanti dall’ Ilva di Taranto, Gioia Tauro ecc….), tramite il parere favorevole da parte dell’Amministrazione Sbrocca, la cui modifica sopra citata comunque non prevede la il raddoppio ferroviario Termoli — Lesina, le merci inquinanti non passerebbero sul secondo binario (a ridosso dell’autostrada) ma nel centro città, comportando un serio rischio per la salute dei cittadini”.

Zucchero, la commercializzazione ad Aria Food Il confezionamento e la vendita della produzione termolese alla società di punta dell’agroalimentare TERMOLI. Sarà Aria Food a confezionare e commercializzare lo zucchero prodotto a Termoli. Una decisione che nasce da un progetto visionario per la sua semplicità: quello di portare sulle tavole degli italiani solo ciò che il territorio italiano è in grado di produrre. La società, fondata da Roberto Amiconi e Diego Volpe Pasini, punta a sviluppare progetti di Ristorazione Bio per uno sfruttamento sostenibile dell’agricoltura che utilizzi risorse energetiche a basso impatto ambientale. Aria Food è attualmente impegnata a selezionare alimenti naturali coltivati

esclusivamente in Italia, immettendo sul mercato prodotti di qualità a “filiera corta” per garantire il massimo rispetto dell’ambiente e la massima trasparenza sulla provenienza degli alimenti. Uno dei prodotti scelti da Aria Food per la Grande Distribuzione è “Zucchero Italiano”, estratto esclusivamente da barbabietole del nostro Paese. Si tratta di materia prima proveniente da 615 aziende bieticole diffuse tra Marche, Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata e lavorate nello storico “Zuccherificio del Molise” fondato nel 1969 e di proprietà della Regione Molise.

“Via Mediterraneo, solo degrado” Numerose le lagnanze dei cittadini rivolte all’Amministrazione comunale sulla situazione in essere TERMOLI. Giunge da un lettore una denuncia bella e buona che pone al centro delle discussioni le vicende legate a un appartamento sito in via mar Mediterraneo, nella zona sud di Termoli nei pressi della strada provinciale direzione Campobasso. “La nostra casa – afferma il cittadino – è stata costruita due anni fa ed è da allora che non possiamo avere il piacere di una illuminazione pub-

blica, né tantomeno di una strada decente al posto di quella esistente che è un gruviera con voragini di diversi centimetri di profondità. Non abbiamo un mezzo pubblico e, nonostante hanno tentato di tenerci buoni mettendo avvisi nella nostra bacheca dove annunciavano che di lì a poco sarebbe stata instaurata una circolare, ad oggi non ancora vediamo nulla. Non parliamo poi del

servizio postale: sono mesi, infatti, che non arriva posta e non sappiamo se ci sono bollette da pagare che, ovviamente, giungono a noi ora già scadute. Poi in estate ci fu un incendio che provocò danni sui cavi di energia elettrica, spezzò i pali della stessa, rovinò dei pini ed altri sono secchi e di tanto in tanto ne vedi cadere uno giù”.

“Abitiamo in via Mar Mediterraneo 42 – conclude il cittadino – e chi non possiede la patente non si può muovere da casa, abbiamo dovuto rinunciare al telefono perché la Telecom non ha potuto svolgere i lavori a causa dei disagi che ci sono … e questo è quanto. Mi fermo qui perché mi sembra sufficiente per poter evidenziare che siamo cittadini dimenticati da tutti”



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Opinioni

26 novembre 2014

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della funzione giurisdizionale (intesa come servizio pubblico alla cui attuazione il cittadino concorre in ragione della capacità contributiva, strumentale alla tutela dei diritti civili e sociali) spetta allo Stato, e se è quest’ultimo a determinare i livelli essenziali delle prestazioni, sobbarcandosi il relativo onere finanziario – nulla vieta alle Regioni di richiedere il potenziamento dell’organizzazione giudiziaria, a fronte di una Sempre minore effila carenza cienza della di personale funzione giurisdizionale, atalla base tribuendo al dei problemi proprio bilanin essere cio le spese conseguenti (art. 119 Cost.). Va da sé che ciascuna Regione potrebbe richiedere il potenziamento dei servizi essenziali, evidentemente sopportandone la relativa spesa.

di Claudio De Luca Il Sindaco di Larino ha incontrato il Presidente De Matteis per sopperire alla carenza di personale giudiziario. Già nel 2011 Provincia e Tribunale avevano attivato dei tirocini per soggetti percettori di ammortizzatori sociali od a rischio di esclusione dal mercato del lavoro. Ma l’attuale fattibilità del progetto “richiede risorse economiche e, quindi, la disponibilità della Regione a corrispondere fondi”. Notarangelo auspica che, da via Roma, il personale voglia prestare attività presso gli Uffici giudiziari per fare fronte all’emergenza. “La prossima settimana – conclude –incontrerò le disciolte Comunità montane invitandoli a lavorare in p.za del Popolo”. L’intrapresa del primo cittadino rimanda alla mente il periodo in cui le circoscrizioni giudiziarie erano 165, di cui 106 con più di 20 magistrati; 40 tra 10 e 19; 21 quelle allocate in città capoluogo e 16 che contavano meno di 10 giudici. L’ANM propose di tagliare, ed ora siamo giunti al punto che – a Larino – operano più Giudici che risorse amministrative mentre il personale della “Distaccata” dismessa è stato abilitato a recarsi non dove serviva ma dove più gli era comodo andare. Ed ora devono essere le Autonomie locali a “rimpinguare” lo Stato. Il tema dei tagli documenta che la politica ha avuto il coraggio di rimodulare solo linearmente la geografia degli Uffici e che non è mai accaduto che un Presidente di Tribunale, prima di esternare ai “mass media” le difficoltà del suo Ufficio, abbia varato un progetto-pilota di riorganizzazione e di ottimizzazione. Anni addietro pure quello di Bolzano si rivolse alla Stampa, ma solo dopo avere definito le questioni:“Ritengo che il dovere di un dirigente debba essere quello di fornire un servizio efficiente ai propri referenti: cittadini, avvocati e soggetti

Tribunale di Larino, sempre in sospeso coinvolti nella macchina delle indagini”. E se ora il Sindaco si rivolgesse alla Regione non solo per i “soldi” ma per tentare qualcosa che vada oltre? Negli ordinamenti a struttura federale, la materia-Giustizia può essere ripartita tra Stato federale e “Stati” membri (Regioni e Province). Naturalmente il primo ha legislazione esclusiva (giurisdizione e norme processuali, ordinamento civile, penale e giustizia

amministrativa) per determinare i livelli essenziali delle prestazioni da garantire al territorio. Tale compito è correlato agli artt. 2 e 3 Cost. e l’art. 120 stabilisce che il Governo può sostituirsi ad organi delle Regioni quando lo richiedano la tutela dell’unità giuridica od economica e la protezione dei livelli essenziali da assicurare per i diritti civili e sociali. Nel 2001 questi principi furono integrati cosicché – se l’organizzazione e la gestione

Ma tale esigenza dovrebbe essere espressa nello Statuto regionale e collocata tra le norme di principio a carattere programmatico. Perciò, se la Regione Molise volesse comportarsi in conformità, l’esigenza rappresentata dovrebbe essere formalmente esplicitata – con delibera del Consiglio – in una proposta di legge alle Camere (art. 121, c. 2, Cost.), delineata nei termini seguenti:”Aggiungere all’art. 117, c. 2, l), Cost. l’inciso:“… ferma restando la competenza della Regione di richiedere allo Stato il potenziamento di strutture e dotazioni organiche di magistrati e personale ausiliario, al fine di rendere non solo declamata, ma effettiva, la tutela giurisdizionale; e di ottenere tutto ciò quando la Regione stessa si impegni ad assumere il corrispondente onere finanziario“. Chissà che il Sindaco non possa farci un pensierino.

Poste, noi del Circolo dell’ora del the Lettera Aperta

Parlo a nome mio e anche di alcuni colleghi con cui condividiamo la condizione di dover prolungare ogni giorno il nostro orario di lavoro fino a ben oltre le ore 15,30 previste, per smaltire tutti gli adempimenti del ritorno dalla gita legati soprattutto all’emissione di CAN e CAD, ma anche spesso per terminare la gita stessa, dal momento che i carichi venutosi a determinare sulle zone, così come sono attualmente, non ci consentono spesso, troppo spesso diremmo, di completare le consegne quotidiane. Ci siamo definiti “il circolo dell’ora del thè”, con l’ironia che caratterizza spesso chi vive una condizione scomoda suo malgrado. Infatti spesso alle ore 17, mentre gli inglesi si concedono un momento di salotto e di relax, noi ci apprestiamo a lasciare l’ufficio, spesso digiuni e nervosi, per aver dovuto fare straordinario non retribuito ma obbligato di fatto dal senso di responsabilità che ciascuno di noi ha verso sé stessi e verso il lavoro. Al ritorno nelle nostre case non c’è più spazio per la vita privata: la stanchezza ha la meglio su tutto il resto e l’umore si ripercuote anche in famiglia. A questo circolo non ci siamo iscritti per scelta ma per costrizione: a voler rispettare l’orario di uscita, non riusciremmo a svolgere neanche i 2/3 del carico di lavoro del giorno, con la conseguenza di accumulare il carico per il giorno successivo,

fino a ritrovarci in una spirale continua di accumuli pericolosa per noi e per l’azienda. Delle consegne tralasciate poi puntualmente il giorno dopo arrivano i capi-squadra a chiederne conto. Siamo almeno in 6/7 che ci troviamo a condividere questa sorte ed ora siamo anche un po’ stanchi di questa condizione. Abbiamo segnalato al direttore e al sindacato di appartenenza ciò che stiamo vivendo ma finora nessuno si è fatto carico del problema. Anzi siamo continuamente beffeggiati dai superiori con battute ed allusioni, e a volte anche con insulti. Non ho paura di dichiarare pubblicamente che il direttore mi ha definito incapace e mi ha invitato a cambiare mestiere. Caro direttore, i soldi ci fanno ricchi ma è l’educazione che ci rende signori. Passiamo per gente pigra, per portalettere lenti, per sfaticati: è molto più facile appioppare etichette ed evitare di affrontare il problema piuttosto che farsene carico. Eppure siamo gente che ha oltre 10 anni di esperienza, gente che in passato ha lasciato sempre buone referenze ovunque ha lavorato. Qui invece si vede calpestata la propria dignità da chi ha invece il compito di garantire pari dignità a tutti i lavoratori. Ci siamo chiesti il perché: io, Rosa, Gennaro, Simone, Peppino e gli altri del tempo prolungato. Saremmo davvero diventati come ci vogliono far passare? Abbiamo provato a capire, guardando a quelli che passano per i più brillanti. Ci siamo resi conto che molti arrivano in ufficio con ampio

anticipo per incasellare la posta e guadagnare tempo. E’ consentito? No, ma fa comodo. Del resto non sarebbe consentito nemmeno a noi di rimanere in ufficio oltre l’orario. Dovremo forse ammalarci d’insonnia allora per essere alla pari? Oppure sarebbe forse il caso di modificare il contratto di lavoro e in modo che si stabilisca che si entra al lavoro alle 7, purchè lo facciano tutti? Tuttavia ci sembra un’ipotesi che non troverebbe d’accordo molti colleghi: non tutti sarebbero contenti di fare una levataccia per recarsi al lavoro. Nemmeno noi per la verità, tant’è che continuiamo ad entrare alle 8 nonostante le circostanze. Guardando ai colleghi, ci siamo poi resi conto anche che molti altri rientrano in ufficio dalla gita ben prima dell’orario medio degli altri. O hanno i superpoteri degli cartoni animati o hanno un carico quotidiano di gran lunga inferiore agli altri: delle due l’una. Ci siamo convinti pertanto che le zona non sono state calibrate bene, non c’è equità. Infatti c’è una bella differenza a consegnare 50 raccomandate, per fare un esempio, in un percorso di 5 km rispetto allo stesso quantitativo disseminate in un raggio di 50 km, fatta di strade dissestate, e spesso con limiti di velocità e codice stradale che di fatto siamo costretti a non poter rispettare per poter fare in tempo a consegnarne un quantitativo apprezzabile. Con rischio di mettere a repentaglio la nostra sicurezza. Nessuno ce ne voglia, ma non ci sembra giusto che in un gruppo di lavoro alcuni

sono posti nella condizione di terminare il lavoro alle 14 ed altri solo alle 16, quando va bene, oppure alle 17. Di fronte a queste problematiche non abbiamo risposte, se non quelle, molto subliminali, di non poterci lamentare poiché si prospettano licenziamenti e dunque è opportuno non disturbare il manovratore. Chiudo il mio intervento con un aneddoto: un giorno al mio paese una persona umile e bisognosa si recò dal sindaco per chiedere un posto di lavoro. Era disperato e si umiliò a chiedere questo aiuto. Il sindaco gli promise un posto da vigile urbano per toglierselo dai piedi ma nelle settimane successive lo assegnò ad un altro, che veniva da una famiglia più in vista nella comunità. Fece un azione di opportunismo politico a discapito della promessa fatta e dei valori umani: cosa contava quell’umile signore rispetto all’ambizione politica del sindaco? Passarono 40 anni e il sindaco ormai in pensione fu ricoverato in ospe-

dale colpito da un ictus. Ad accudirlo c’era solo la moglie (gli avidi restano sempre soli nella vita) e per farlo salire in macchina dalla sedia a rotelle davanti all’ospedale non ce la faceva da sola. Non passava nessuno in quel momento ed l’ex sindaco non poteva muovere le gambe per salire in auto. In quel momento si trovò a passare quel concittadino a cui era stato negato il posto di lavoro: si guardarono negli occhi. Il sindaco scoppiò in lacrime, non voleva mostrarsi in quello stato. Il concittadino invece capì che il destino gli aveva offerto la possibilità di veder ripagata l’umiliazione subita ma, non avendo mai perso la sua grandezza morale, decise che non era il caso di nutrire rancore: fece uno sforzo fisico immane, data l’età, lo prese in braccio con umanità e lo mise in macchina. Il tempo è sempre galantuomo. Grazie per la vostra attenzione.


ANCE MOLISE: LA LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE ULIANO SULLA CRISI DEL SETTORE EDILE MOLISANO Dal 2008 ad oggi abbiamo perso in Cassa Edile 4 mila e 300 lavoratori, 3 milioni e 100.000 ore lavorate e 31 milioni di massa salari, un dimezzamento di fatto del settore delle costruzioni nella nostra regione. Di fronte a numeri così impietosi e ad una realtà ancor più drammatica che quotidianamente viviamo da tempo, ci riesce difficile trovare parole nuove e diverse da quelle che senza sosta ripetiamo da molti, ormai troppi anni, da quando la crisi ha cominciato a sgretolare inarrestabile le nostre certezze. In tutto questo tempo abbiamo detto e provato a fare di tutto. Abbiamo fatto anche grandi sacrifici, spesso dolorosi, cercando di tenere in piedi il nucleo forte di competenze e professionalità delle nostre aziende. Ci siamo difesi ed abbiamo anche contrattaccato, rivendicando ruolo ed attenzione e proponendo progetti ed idee innovative. Evidentemente non è bastato. Un errore, tra quelli che abbiamo commesso, è stato senza dubbio quello di aver dato credito a tanti che non lo meritavano, che si sono dichiarati al nostro fianco per poi immediatamente voltarci le spalle e lasciarci soli con i nostri problemi. Chi aveva l’obbligo di accompagnarci e sostenerci nella rivendicazione del giusto ruolo da riconoscere alle imprese edili che

operano sul territorio e sul territorio lasciano per intero il frutto della propria attività, continua a farsi negare. Siamo in una fase in cui ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità e fare il proprio dovere. Nel vuoto lasciatoci dalle istituzioni locali e in particolare dalla Regione Molise che non ha mantenuto gli impegni assunti, abbiamo deciso di CHIUDERE LE NOSTRE ATTIVITA’. La nostra non è però una resa. E’ solo un’enorme rabbia collettiva che si tramuta in un ennesimo grido provocatorio. Non siamo alla ricerca di attenzioni o di beffardi attestati di solidarietà, tutt’altro. Abbiamo ancora voglia di combattere, sbeffeggiare la crisi e provare un’ultima volta a guardare al di là del nostro amaro presente per raccogliere la sfida del futuro con le ultime energie che ancora ci restano. Ma ad una condizione. Coloro che ci hanno voltato le spalle, che si sono negati, che ci hanno lasciato soli, si assumano le proprie responsabilità dichiarandosi causa di tutto ciò. Riconoscere i propri errori è l’unico serio punto di partenza per ricostruire il nostro settore in questa regione. UMBERTO ULIANO Presidente ANCE MOLISE


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