La regione mette in ginocchio l'economia

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Largo Fondaco della Farina, 26 CAMPOBASSO Tel. 0874.979043

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TuTTo quello che gli alTri non dicono

anno xi - n° 195 - domenica 6 seTTembre 2015 - disTribuzione graTuiTa Quotidiano del mattino - Registrato al Tribunale di Campobasso atto n. 03 del 21/03/2008 - Direttore Responsabile: angelo santagostino rootostampa molise sede legale: campobasso Fax: 0874.494461 e-mail redazione campobasso: redazione@lagazzettadelmolise.it e-mail: amministrazione - Pubblicità: commerciale@lagazzettadelmolise.it ufficio pubblicitario: Tel.: 0874.1919119 - Cell.: 334.2239180 stampa: Rootostampa Molise - Sessano del Molise (Z.I.) il lunedì non siamo in distribuzione la collaborazione è gratuita

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L’Oscar del giorno a Pasquale Di Lena

L'Oscar del giorno lo assegniamo a Pasquale Di Lena. Si batte da tempo per il settore agricolo molisano anche se viene ritenuto nei Palazzi personaggio scomodo e messo da parte. Solo perchè sta cercando di fornire un quadro veritiero dell'agricoltura molisana. Pochi dati ma significativi per capire i cambiamenti in atto e la pesantezza della situazione aldilà dei proclami. Forse, gli uomini di Palazzo invece di dare voce e forza a chi non sa niente del settore farebbe bene a riconsiderare Pasquale.

Il Tapiro del giorno ai Marinella D’Innocenzo

Il Tapiro del giorno lo diamo a Marinella D'Innocenzo. Da quando è stata chiamata a reggere le sorti, a spese dei molisani, della direzione generale dell'assessorato alla Sanità non si sta finendo di capire nulla. Il caso eclatante del taglio dei posti letto alla Cattolica e Neuromed, tenuto celato, e la sospensione della chemioterapia alla Cattolica stessa non sono segnali positivi per i cittadini molisani. Ma fino a quando sarà possibile sopportare tagli e privazioni di servizi?

La Regione mette in ginocchio l’economia SERVIZIO A PAGINA 3


Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

TAaglio lto

2 6 settembre 2015

Il Tar Molise ha rimesso in sella la dirigenza

Pesante smacco per le strutture e gli amministratori di Palazzo Magno

Che la Provincia potesse andare avanti senza il conforto e la corresponsabilità dirigenziali, e magari reggersi con la sola assistenza della segreteria generale, s’è dimostrata una panzana che il presidente De Matteis e gli assessori hanno trangugiato come pivelli Per ora, l’ordinanza di sospensione emessa dal Tar dell’atto deliberativo 64 adottato dalla giunta provinciale il 20 aprile 2015 per sancire la cancellazione dei dirigenti dall’organico, con la (risibile?) motivazione di ridurre le spese, mancando di porsi il problema di come si possa mai amministrare un ente territoriale di quella dimensione senza l’ausilio tecnico dei dirigenti, è una sorta di scappellotto agli amministratori e alla segreteria provinciali. Una leggerezza del presidente De Matteis, nonostante il suo nutritissimo curriculum vitae di politico e di amministratore pubblico, e , dobbiamo presumerlo, una leggerezza anche di chi lo ha convinto e con lui ha firmato l’atto deliberativo di cui il Tar, in prima battuta, ha sospeso l’efficacia. Per ora uno scappellotto, ma tutto lascia supporre che una volta nel merito, dal Tribunale amministrativo regionale possa arrivare addirittura un ceffone. Costringendo gli incauti firmatari della delibera in questione a prendere atto di un comportamento che ha poco o niente di

di Giovanni Muccio* Dopo l’ingloriosa fine del progetto riguardante l’Autostrada San Vittore – Termoli, il Movimento regionale del Guerriero Sannita torna a sensibilizzare il Governo regionale sulla necessità di ragionare alla grande in termini di sviluppo ferroviario regionale, muovendosi su un obiettivo strategico quale l’adeguamento e l’elettrificazione della rete ferroviaria Termoli-Campobasso – Roma e Napoli. Il Molise deve puntare con forza e convinzione su una linea ferroviaria efficiente, necessaria allo sviluppo territoriale, con un collegamento in tempi celeri alla Capitale e per i due porti, quello di Termoli e quello di Napoli. Non è pensabile che per la tratta Roma-Milano (oltre 600 km) il treno impieghi circa 3 ore e che per Termoli-Cassino (circa 170 Km) si impieghino oltre 4 ore. E’ convinzione del Guerriero Sannita che la rete ferroviaria molisana è indietro rispetto allo schema di sviluppo dello spazio europeo (SSSE), approvato dal Consiglio informale dei Ministri del settore della Comu-

razionale e tanto invece di emotivo, soprattutto da parte dell’ispiratore dell’idea che la Provincia di Campobasso, un ente con oltre duecento anni di storia alle spalle, possa andare avanti senza il conforto e la corresponsabilità dirigenziali, e magari reggersi con la sola assistenza della segreteria generale. Una panzana amministrativa che, ribadiamo, il presidente De Matteis e gli assessori hanno trangugiato come pivelli. L’idea di un autarchismo casareccio dimensionato su modesti livelli conoscitivi della legge oltre che delle

funzioni amministrative, il Tar l’ha severamente giudicata accogliendo la domanda cautelare presentata dall’avvocato Aldo De Bendittis (difensore della dirigente provinciale ricorrente, Gabriella Santoro), sospendendo gli effetti della delibera impugnata. Il Tar ha deciso di entrare nel merito nella seduta del 21 giugno 2016. Frattanto, come abbiano fatto cenno, gli effetti della delibera incriminata sono nulli. E’ come se non fosse mai stata assunta. E sarebbe stata cosa giusta e saggia. Ma la saggezza a Palazzo Magno

pare abbia perso la via. Per cui è stato inevitabile che gli amministratori andassero a sbattere contro il Tar e sulle casse provinciali gravasse da subito il peso della parcella degli avvocati difensori per un importo, dicono, di 25mila euro. Salvo a vedersi, poi, quale sarà l’importo della parcella finale. Ma questo è un dettaglio, quantunque anch’esso significativo del ricorso della dirigente Gabriela Santoro assistita dall’avvocato De Benedittis, che al primo sommario esame del Tribunale Amministrativo regionale è apparso “assistito da sufficienti profili di fondatezza atteso che: il provvedimento deve ritenersi immediatamente lesivo in quanto nella parte dispositiva statuisce l’immediata soppressione del ruolo dirigenziale e ciò coerentemente con le premesse giustificative della delibera che correlano tale decisione con l’esigenza di perseguire stringenti obiettivi di risparmio di spesa per il personale imposti dalla legge di stabilità 190/”015”. Correlazione smaccatamente impropria. Un qualsiasi dirigente o segre-

tario di giunta avrebbe dovuto sapere che “la competenza di decidere sull’assetto organizzativo della Provincia appartiene al Consiglio, ed è necessario modificare contestualmente lo statuto e il regolamento di organizzazione degli Uffici e dei Servizi”. Che a loro volta, hanno dettato i giudici del Tar (Antonio Onorato presidente – Luca Monteferrante consigliere estensore e Domenico De Falco referendario), non possono prescindere dall’esistenza di Uffici di livello dirigenziale in quanto unici legittimati ad impegnare, in qualità di organi, l’Amministrazione nei rapporti con i terzi”. Per sovrappiù, qualora non fosse chiaro come stanno le cose, “la circolare della Funzione Pubblica non prevede la soppressione dalla dotazione organica del profilo professionale di dirigente”. Dal 23 luglio, data dell’Ordinanza del Tar, a Palazzo Magno è stato notato più di un volto arrossato di rossore. Si presume per la vergogna. Dardo

Dopo la fine dell’Autostrada salviamo almeno la ferrovia nità europea, che raccomanda che la politica di programmazione territoriale promuova la realizzazione di reti di trasporto secondarie, a completamento di quelle principali. Inoltre, va segnalato il documento della Commissione europea COM(2001) 370 del 12 settembre 2001 sull’interoperabilità dei treni, anche per quanto riguarda aspetti di elettrificazione e segnalamento; il rilancio delle ferrovie, anche mediante interventi per garantirne la sicurezza (a livello tecnico e amministrativo); l’ottimizzazione dell’uso delle infrastrutture esistenti; la modernizzazione dei servizi. L’obiettivo principale, a parere del Guerriero Sannita, è il contenimento

dei tempi per l’interscambio di merci e di persone, garantendo un livello di comfort, decoro e sicurezza dei servizi, senza tuttavia trascurare l’importanza che possono rivestire le stazioni ferroviarie, con le relative aree di pertinenza. Uno sguardo anche all’ambiente senza più treni a

diesel che inquinano. E’ necessario da subito che la Regione Molise acceda ai fondi strutturali di investimento 20142020. Il CIPE ha approvato le modalità di attuazione della Strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne del Paese, definite nell’Accordo di partenariato con la Commissione Europea come quelle caratterizzate da calo demografico e lontananza da servizi essenziali (scuola, sanità e mobilità). Le Regioni o Province autonome dovranno sottoscrivere Accordi di programma quadro (APQ) entro il

30 settembre 2015. Non c’è tempo da perdere, se non vogliamo essere tagliati fuori anche da queste opportunità. Bisogna credere in questo progetto ambizioso e lavorarci da subito, sfruttando le occasioni che l’Europa e il CIPE mettono a disposizione per le aree svantaggiate ed il loro rilancio. Il Movimento regionale del Guerriero Sannita si chiede a che punto siamo sul versante della “ mobilità” e se siano stati posti in essere procedure burocratiche o atti di Governo regionale per accedere alle risorse comunitarie e nazionali. Solo questi sono atti concreti per il rilancio del trasporto e il miglioramento della linea ferroviaria molisana. Gli eventuali slogan non servono a nulla e il Molise muore. *Presidente regionale del Guerriero Sannita


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3 6 settembre 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

La politica ha dimenticato le imprese Senza programmi e priva di prospettive, sta mettendo in ginocchio il tessuto produttivo molisano CAMPOBASSO. Quello della progressiva liquidazione dei gruppi economici più forti in Molise è uno dei capitoli più tristi della nostra storia economica del dopoguerra. Da un paio d’anni – ormai – si registra una fragilità strutturale del sistema dell’impresa molisana di rilevanti dimensioni. Già le grandi strutture imprenditoriali erano relativamente poche rispetto alle altre regioni ed esse si presentavano anche come in media più deboli sul fronte dei mercati, nonché su quelli organizzativo e finanziario. Da allora in poi la situazione si è molto aggravata. Sono scomparse alcune delle strutture più importanti, vedi Gam, Ittierre, Zuccherificio mentre altre si sono indebolite; si pensi cosa ha significato su questo fronte il processo di privatizzazione delle imprese pubbliche. Più di recente la crisi ha funzionato da cartina di tornasole di una situazione già sostanzialmente compromessa. Oggi ci troviamo di fronte ad una vera e propria debacle

nella capacità della classe politica regionale di governare imprese e progetti complessi; la specializzazione produttiva della nostra economia è rimasta la stessa di qualche decennio fa, cioè fortemente orien-

tata ai settori più maturi, a bassa e medio-bassa tecnologia; inoltre le imprese soffrono di inadeguata internazionalizzazione e debole capitalizzazione. Sono da tempo note le ragioni principali di tali debolezze.

Intanto gli imprenditori molisani, abituati in passato, tra l’altro, a contare su mercati controllati e su provvidenze pubbliche, ha nella gran parte dei casi l’abitudine di fuggire dai rischi e di evitare i progetti im-

pegnativi. Essi comunque oggi non hanno, nella gran parte dei casi, le risorse umane, finanziarie, strategiche necessarie per reggere i mercati. Il grido di allarme dell’Ance Molise, a firma del presidente Umberto Uliano, ha portato in strada i problemi del settore edile un tempo florido e che tanto ha dato alla crescita dell’economia molisana. Oggi è alla resa. La classe politica molisana, però, dov’è, quali prospettive sta indicando, quali programmi ha messo in campo? Interrogativi senza risposte. Come senza risposte resta il trasporto pubblico su gomma che si è visto cancellare la gara per il gestore unico, che vede soldi a singhiozzo, che conosce tagli su tagli ma ha visto buttare al mare annualmente quanto era possibile risparmiare. Così è dappertutto. E la politica, financo, si picca se qualche associazione bacchetta l’inerzia riscontrata. Evidentemente, si è proprio alla frutta.

Scartabellando tra gli incarichi diretti della Regione Molise e mai verificati

Che fine ha fatto lo studio per la salvezza del Molise ? Ventimila euro all’architetto Jacopo Di Cristoforo per risolvere i punti critici dell’economia molisana e per sviluppare le potenzialità Tempo tre mesi, a partire dall’8 aprile 2015, e avremmo conosciuto i punti critici dell’economia molisana, e come risolverli. L’avrebbe spiegato agli amministratori regionali e ai molisani l’architetto Jacopo Di Cristofaro al quale il direttore generale della Regione Molise, Pasquale Mauro Di Mirco, l’8 aprile scorso, con la determinazione 195, ha affidato la realizzazione di uno studio che, “tenendo conto degli attuali scenari internazionali” (testuale – ndr), individuasse i punti critici e le potenzialità del territorio regionale. In particolare, l’architetto Di Cristofaro, con le macro tematiche di sviluppo e marketing di prodotto, avrebbe dovuto rifarsi agli scenari internazionali meglio predisposti ad accoglierli; sviluppare i sistemi di relazione tra polarità attrattive esterne alla regione e polarità interne, e i servizi d’area vasta che possono caratterizzare il modello di sviluppo locale, nonché gli assi strategici che valorizzano la partecipazione del capitale pubblico e di quello privato, e il sistema integrato degli interventi; infine, i settori produttivi che non risentono della crisi ed assicurano lo sviluppo locale. Per realizzare questo studio gli sono stati assegnati tre mesi. Una ridicolaggine, ri-

spetto alla vastità dei massimi sistemi cui avrebbe dovuto mettere mano. Comunque, i tre mesi sono ampiamente scaduti ma da nessuna parte abbiamo trovato traccia del lavoro svolto, né gli amministratori regionali o il direttore generale hanno ritenuto fosse doveroso ed opportuno darne notizia, qualora il lavoro sia stato realizzato e consegnato. Nel qual caso, però, stante la enormità dell’indagine e l’esizialità dello studio, non è ammissibile che sia stato acquisito e chiuso in un cassetto. Il carattere risolutivo dell’incarico, la sua ampia articolazione, le ragioni che lo hanno preteso, a loro volta pretendono che l’opera professionale di Di Cristofaro venga fatta conoscere “urbi et orbi”, discussa e approfondita pubblicamente. Infatti, saremmo di fronte alla soluzione dei punti critici e alla presa di coscienza delle potenzialità del territorio regionale; agli scenari internazionali ai quali mettere in relazione i grandi temi dello sviluppo e del marketing molisani; ai sistemi che possono realizzare un rapporto tra le polarità attrattive esterne al Molise e alle polarità interne, di modo che l’una possa tornare utile all’altra; ai servizi d’area vasta (la programmazione che supera gli ambiti ammini-

strativi comunali) che possono definire il modello di sviluppo locale e , infine, agli assi strategici che possono mettere in reciproca utilità la partecipazione del capitale pubblico e quello privato, e al sistema integrato degli interventi. Questo enorme impianto tematico; questo quadro multidisciplinare; questa definita ricerca delle soluzioni praticabili alla crisi del sistema industriale e a quello della commercializzazione dei prodotti; questa prefigurazione taumaturgica della crescita economica del Molise, tempo tre mesi, a partire dall’8 aprile 2015, sarebbero stati interpretati e sviluppati in tutta la loro complessa articolazione. Tempi e modi sono stati rispettati? E se sì, cosa aspettano alla Regione Molise a darne conto e a farne un’occasione di dibattito? Il fine dell’incarico e delle studio riguardano il futuro del Molise. L’architetto Di Cristoforo, come il consigliere comunale ingegnere Massarella, ha ottenuto l’incarico in forma diretta, con la solita formula che classifica il problema da risolvere “improcrastinabile e urgente”, e la competenza del professionista particolarmente

adatta a risolverlo. Per entrambi i professionisti è stata usata l’accortezza di contenere il costo della prestazione al di sotto dei 40mila euro, altrimenti il direttore generale Di Mirco avrebbe dovuto procedere - “ope legis”- con un bando di evidenza pubblica. Ma neanche ricorrendo a questa furbizia amministrativa, peraltro ampiamente collaudata, è stato possibile rendersi conto in base a quali parametri e con quali criteri sia stato stabilito il compenso. Fa specie e fa riflettere che per uno studio della vastità di quello illustrato, che vale e supera tutto l’impianto programmatorio regionale, affidato a Di Cristoforo, il compenso sia stato di 20mila euro, mentre per la progettazione esecutiva del “Patto della Sicurezza” (una bazzecola a confronto), affidata all’ingegnere Massarella, sia stato a sua volta stabilito un compenso di oltre 38mila euro. Il guaio è che di tutto ciò che si crea e si distrugge alla Regione Molise niente e nessuno sono in grado di pretendere ed ottenere una spiegazione. Anche la figura e la funzione del difensore civico sono state uccise e seppellite. Dardo


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4 6 settembre 2015

SEDE REGIONALE

Antonio Gianfelice ha aperto il confronto

Il suo “esordio” si spera venga proseguito dagli altri concorrenti, soprattutto dal vincitore del concorso internazionale d’idee, di modo che il confronto si possa arricchire di valutazioni, riflessioni, raffronti, e soprattutto di conoscenza e comprensione di cosa significhi e cosa produce un intervento urbanistico di qualità Chi ha auspicato ( e noi della Gazzetta per primi) che a conclusione del concorso internazionale d’idee per la realizzazione della sede regionale sulle aree corrispondenti all’ex hotel Roxy e parzialmente all’ex campo sportivo Romagnoli si aprisse un confronto/dibattito intorno alle 83 proposte pervenute e valutate dalla commissione regionale presieduta dal dirigente regionale, psicologo, Giocondo Vacca, concorso vinto dall’architetto molisano, di Mirabello Sannitico, Nicola Guglielmi, s’è rifatto gli occhi e ha deliziato le orecchie guardando le tavole progettuali e ascoltando l’intervento dell’architetto Antonio Gianfelice su un’emittente televisiva locale, impegnato ad illustre la ratio e la filosofia della sua proposta progettuale. Speranzoso, tra l’altro, che il suo “esordio” venga seguito dagli altri concorrenti e, soprattutto, dal vincitore, di modo che il confronto si possa arricchire di valutazioni, riflessioni, raffronti, e soprattutto di conoscenza e comprensione di cosa significhi e cosa produce un intervento urbanistico della portata di quello posto a concorso (50milioni d’investimento su un’area vasta). Speranzoso, che attraverso il confronto tra i progettisti, si parli in maniera seria e corretta di urbanistica in una città

Sos: qualcuno di buon cuore e di buona volontà aiuti la Provincia ad uscire dal qualunquismo amministrativo in cui pare essersi impantana. Dell’ordinanza del Tar che ha rimesso in sesto la dirigenza dopo che la giunta provinciale l’aveva cancellata d’imperio, commettendo un stratosferica fesseria essendo la materia di stretta competenza del consiglio, abbiano già scritto. Sull’abbrivo di quella notizia abbiano preso in esame altre due delibere di giunta di pretta marca finanziaria, la 107 (Studio di fattibilità del progetto “Check up Iva”) e la 108 (Progetto di valorizzazione del patrimonio/affidamento dello studio di fattibilità), colpiti dal fatto che a firmarle sia il dirigente del 2° Dipartimento 1°Servizio, nonché segretario generale, Paolo D’Anello. In una Provincia che cancella indebitamente la dirigenza, ritenendola evidentemente superflua, poi si la si scopre munifica nell’asse-

che urbanisticamente mostra una sequenza impressionante di abborracciamenti edilizi e l’architettura un’altrettanta serie di modelli estetici incoerenti rispetto alla storia e all’ambiente in cui si sono realizzati. L’intervento urbanistico posto a concorso significa e produce tantissimo sul piano tecnico/professionale, sociale, culturale ed economico, come del resto è preteso dal bando regionale venisse dimostrato. Gianfelice s’è dato anima e corpo a illustrare il significato dell’esistente, il vuoto e il pieno, il cuci e scuci che nella terminologia tecnica stanno ad indicare un complesso processo di combinazione tra

la realtà di fatto e lo sviluppo immaginato e disegnato. Piazza Savoia come ingresso monumentale al luogo della sede in perfetta armonia con le architetture che sulla Piazza s’affacciano (in particolare il palazzo ex Incis) e, soprattutto, con la settecentesca, unica nel suo genere di giardino all’italiana, Villa De Capoa; il parco degli eventi (l’area dell’ex campo sportivo inerbita e resa praticabile e disponibile alle grandi manifestazioni, di quelle che richiamano e raccolgono migliaia di spettatori e producono economia, con un’alternativa al coperto (struttura opportunamente studiata); il parco naturale: una sorta di grande

giardino di piante officinali e di essenze autoctone, alcune delle quali uniche nel panorama botanico nazionale, anche ciò con un ìnsita capcità di richiamo nonché volano per l’economia locale; un alternarsi di livelli che aprono nuovi panorami sull’intorno e sull’orizzonte, e occultano quelli di nessun pregio e, quindi, la sede vera e propria: una struttura concepita per essere pienamente assorbita nel contesto dell’area, progettata per essere totalmente autosufficiente energeticamente ancorché leggibile nella sua destinazione prevalentemente ricettiva (oltre trecento stanze per uffici), con il corpo edilizio relativo

alla sala del consiglio in estrema evidenza (in aggetto) e trasparenza, a simboleggiare l’ideale collegamento del potere politico e amministrativo alla collettività. Quindi altre scelte propositive che nella visione dell’autore raccordano gli spazi e le aree circostanti, danno impulso all’architettura locale, incidono in maniera razionale e intelligente sul nuovo modo di vivere la città indiscutibilmente rianimata, sollecitata, spinta a rinascere, a riqualificarsi e a incrementare il suo sistema economico. Riassumere in poche righe un’opera professionale e progettuale di grande impegno è cosa ardua, ma è doveroso segnalare come sia possibile dare vita ad una “kermesse” tra urbanisti che, se realizzata, non mancherebbe di rilasciare a tutte le categorie, siano esse sociali, economiche e culturali della città, un patrimonio di idealità, una nuova forza dialettica, una conoscenza definita, e non più qualunquisticamente ipotizzata e discussa, della sede regionale e della sua incidenza sul territorio urbano. L’intervento di Gianfelice in Tv ha creato un largo interesse su ciò che ha progettato, e una larga attesa su cosa abbia a sua volta progettato il vincitore del concorso internazionale d’idee. Dardo

Provincia di Campobasso, dopo 200 anni di storia arriva la resa per inefficienze interne e per le storture della legge gnare (con quanta legittimità e correttezza procedurale rimane da vedere) al segretario generale la funzione più delicata e complessa e specialistica che esista: quella relativa alla gestione contabile e finanziaria dell’ente. Le due delibere, a leggerle, danno più di una impressione di approssimazione, mancando, forse, il dirigente segretario generale delle conoscenze specifiche che gli avrebbero evitato di rimettere in circolo il progetto “Check up Iva”, già in precedenza valutato in maniera negativa per gli improbabili e modesti esiti che avrebbe portato, e di averlo fatto sollevando più di una perplessità (per tenerci bassi), dovuta all’accettazione, a scatola chiusa, cioè senza conoscere preventivamente il costo della proposta presentata informalmente da

Leganet Srl. Nella delibera è scritto: “Il compenso verrà concordato (proprio così, concordato!) con la società proponente a seguito del progetto Check up Iva e la ricezione della relazione tecnica, con apposito atto). Non tocca a chi scrive commentare un dispositivo del genere, dovrebbero esserci (il condizionale è d’obbligo, visto che non si fanno vedere) organismi deputati a farlo, se sia possibile affidare un servizio in forma diretta (senza una indagine preventiva di mercato e/o un bando di gara), riservandosi di concordare successivamente, “con apposito atto”, l’importo. La delibera 108, come detto, si pone l’obiettivo di valorizzare il patrimonio immobiliare dell’Ente. Per raggiungere lo scopo, dato che all’interno della Provincia non ci

sono professionalità adeguate al compito (ormai la formula è apodittica e standardizzata, sistematicamente priva dell’indicazione delle professionalità che mancano), è stato ritenuto necessario andare all’esterno, questa volta, guarda caso, con un’indagine di mercato, scegliendo nel mazzo la Asp Finance Spa. Cui è stato affidato, tra l’altro, il compito di definire l’attività esecutiva con particolare riferimento alla valutazione del patrimonio immobiliare; la verifica dei cespiti dell’Ente suscettibili di valorizzazione immobiliare; l’analisi dello stato attuale in ragione degli aspetti economici e finanziari; l’elaborazione della valutazione prospettica immobiliare in funzione del ruolo assegnato agli immobili. Una Provincia che si dichiara povera in

canna, al punto di volersi sbarazzare della dirigenza, non si pone il problema di quantificare il costo del progetto “Check up Iva” né lo scrupolo di rivolgersi all’esterno per valorizzare il suo patrimonio immobiliare (che avrebbe dovuto e potuto fare a tempo debito e con la mannaia del fallimento sul collo), oltretutto con procedure eccessivamente sbrigative. Fa male al cuore vedere l’Ente territoriale per eccellenza (la Provincia di Campobasso ha doppiato i 200 anni di vita) ridotto così. Bastonato dal Tar, incerto nella dotazione organica e funzionale, e alle prese con provvedimenti amministrativi che sollevano perplessità. Dardo


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5 6 settembre 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Entra in vigore il calendario venatorio 2015/2016 approvato dalla Giunta regionale

Dal 20 settembre al 31 gennaio 2016 la fauna molisana è a rischio impallinatura

Per essere cacciatori, per stare nelle regole, per rispettare le norme del calendario venatorio senza la tentazione di violarle, per imbracciare il fucile, scarpinare il territorio, appostarsi e sparare, bisogna avere una passione infinita. E la chiamano attività venatoria Saranno felici i cacciatori, non la fauna e, siccome nel territorio di Campochiaro è stata accertata la presenza della Lepre Italica ( Lepus corsicanus) in aggiunta alle lepri presenti in altri territori comunali, non sarà contenta neanche questa. Stiamo facendo riferimento al “Calendario e al regolamento per la stagione venatoria 2015/2016” sottoposto all’approvazione preventiva della giunta regionale, prima che passi al vaglio della seconda commissione consiliare permanente del Consiglio regionale per l’acquisizione anche qui “ del previsto parere”. Di parere in parere (non vanno dimenticati, infatti, quello dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, e quello dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) si arriverà, quindi, alla pubblicazione del calendario venatorio e delle specie che possono essere impallinate. A quanto pare sono da escludere gli uccelli selvatici durante la stagione riproduttiva e di dipendenza dei giovani dai genitori e, per quanto riguarda gli uccelli migratori, durante il ritorno ai luoghi di nidificazione (migrazione pre - nuziale), nonché

l’’Orso bruno marsicano” per effetto del protocollo d’intesa che lo tutela, sottoscritto dalla Regione con la delibera 43 del 2014. Varare un calendario venatorio è un procedimento lungo e complesso, al quale lavora (supponiamo per tutto l’anno) il Servizio coordinamento e gestione delle Politiche europee per agricoltura, acquacoltura e pesca – Attività venatoria, con l’accortezza di non urtare la suscettibilità delle associa-

Cgil: “Un grido d’allarme ignorato dal Governo” CAMPOBASSO. “Le anticipazioni del rapporto della SVIMEZ sull’economia del Mezzogiorno evidenziano una situazione drammatica”. Lo sostiene il segretario regionale Cgil, Sandro Del Fattore. “L’allarme che la nostra organizzazione aveva annunciato nell’assemblea pubblica dell’8 e del 9 maggio scorso conclusa da Susanna Camusso non era infondato. Siamo di fronte ad una crisi drammatica: c’è il rischio di una vera e propria desertificazione industriale, i consumi continuano a scendere, il dramma della disoccupazione si allarga, aumeta il numero delle famiglie che si trovano in condizioni di disagio e di povertà. Nonostante questa situazione drammatica la crisi del Mezzogiorno è scomparsa dall’agenda politica dell’attuale Governo. Anzi si è fatto di peggio: è stato ridotto il co-finanziamento nazionale per i fondi comunitari, sono state tagliate molte risorse ordinarie, sono scomparsi gli investimenti e ridotto il finanziamento al Servizio Sanitario Nazionale. Si rischia il declino definitivo del Mezzogiorno. C’è un silenzio desolante di chi ha responsabilità politiche. E’ giunto il momento che si apra una vera e propria vertenza con il Governo sulla crisi del Mezzogiorno. Il sindacato, come da tempo sta facendo, continuerà nell’iniziativa e nella mobilitazione. Quando, però, le Istituzini, i Presidenti delle Regioni, faranno sentire la loro fin qui flebile voce? Se continua il silenzio si diventerà corresponsabili di una crisi irreversibile.

zioni dei cacciatori che, è noto, sono particolarmente reattive ai problemi della loro agibilità sul territorio, qualora i problemi vengano creati o sollevati. Per questo, quando la pubblicazione avviene, il calendario assume il carattere di una dichiarazione dell’Onu. La giunta regionale la proposta del “Calendario e del regolamento per la stagione venatoria 2015/2016” l’ha approvato il 27 luglio; l’atto dovrà rimanere esposto

all’albo della Regione fino al 12 agosto per essere definitivamente agibile per l’avvio dell’annata venatoria che è stata fissata dal 20 settembre al 31 gennaio 2016. Il calendario è un enorme e complicato documento (un papiello) la cui lettura pretende tempo, pazienza, e competenza. Parte con l’annata venatoria, quindi prosegue con le specie cacciabili e i periodi, con il carniere (per ogni giornata consentita, ciascun cacciatore potrà abbattere complessivamente due capi di selvaggina stanziale con i seguenti limiti per specie: specie limite giornaliero e limite stagionale (lepre 1 capo non previsto, cinghiale 1 capo non previsto). Per la selvaggina migratoria, il limite massimo giornaliero è stabilito in complessivi 20 capi, con i seguenti limiti: specie limiti giornaliero allodola 10 capi, beccaccia 3 capi, quaglia 5 capi, tortore 5 capi, merlo 5 capi, codone 5 capi e pavoncella 5 capi; limite stagionale allodola 50 capi, beccaccia 20 capi, quaglia 25 capi, tortora 25 capi, merlo 25 capi, codone 25 capi e pavoncella 25 capi. Sono escluse dalle limitazioni la cor-

nacchia grigia, la gazza, la ghiandaia e la volpe. Per queste specie quindi doppiette in libertà. Che peccato abbiano fatto a nascere cornacchia, gazza, ghiandaia e volpe non si sa. La caccia al cinghiale è consentita nei giorni di mercoledì, sabato e domenica. Negli altri giorni se la godono. L’uso del cane è consentito dal 1 ottobre 2015 fino al 20 gennaio 2016. Per la caccia alla volpe organizzata in squadre, è consentito esclusivamente l’uso del cane da seguita, fino al 31 gennaio 2016. L’addestramento dei cani è consentito dal 1 settembre 2015 al 28 settembre 2015. Nel calendario seguono poi l’indicazione degli àmbiti territoriali di caccia, i divieti e le sanzioni: una marea indicibile di indicazioni e prescrizioni, nonché le disposizioni particolari per la beccaccia e il cinghiale. Insomma, per essere cacciatori, per stare nelle regole, per rispettare le norme del calendario venatorio senza la tentazione di violarle, per imbracciare il fucile, scarpinare il territorio, appostarsi e sparare, bisogna avere una passione infinita. E la chiamano attività venatoria. Dardo

“Nel Sud, situazione insostenibile” Sul Rapporto Svimez, interviene l’europarlamentare Aldo Patriciello CAMPOBASSO. “E’ fin troppo evidente che fino a quando si continuerà a marginalizzare e ad escludere il Mezzogiorno da qualsiasi progettazione economica nazionale, lo sviluppo delle Regioni meridionali proseguirà ad essere una semplice programmazione di intenti, piuttosto che un obiettivo realmente perseguibile. Le preoccupazioni del Fondo Monetario Internazionale, emerse nei giorni scorsi nei confronti del nostro Paese, non fanno altre che evidenziare una realtà nota a tutti: per ripartire davvero, l’Italia ha bisogno di recuperare il Sud e la sua capacità economica e produttiva”. Commenta così Aldo Patriciello, eurodeputato di Forza Italia e membro della Commissione Industria, Ricerca e Energia (ITRE) al Parlamento europeo, il rapporto semestrale curato da Confindustria e SRM sullo stato di salute delle imprese meridionali. “I timidi segnali di ripresa economica degli ultimi mesi – spiega Patriciello – interessano soprattutto le Regioni del centro-nord Italia. Il Mezzogiorno, invece, patisce le conseguenze di un’emarginazione politica che lo rende sempre più periferia sociale, economica ed istituzionale del Paese: una

situazione che è divenuta ormai insostenibile e che rischia di minare irreversibilmente la tenuta del sistema imprenditoriale del meridione. Se, quindi, la strategia del Governo per ridimensionare il divario tra nord e sud è quella dell’assoluto disimpegno e del totale immobilismo – prosegue l’europarlamentare azzurro – allora penso che non sarà semplice risalire la china e ridare ossigeno alle nostre imprese. Credo invece che l’elevatissimo tasso di disoccupazione e il quadro macro-economico generale necessitino di interventi strutturali immediati: il crollo degli investimenti pubblici degli ultimi anni ha messo fin troppo a dura prova il già precario stato di salute di moltissime aziende. Non può essere la sola Unione Europea a contribuire al finanziamento delle politiche di coesione, né si può pensare che sia Bruxelles a risolvere l’annosa questione meridionale. Fare impresa senza un’adeguata rete infrastrutturale, un solido sostegno finanziario e una forte spinta ai consumi – conclude Patriciello - è un’impresa proibitiva per chiunque, figuriamoci per le aziende del meridione costrette ad operare in un contesto di forte disagio sociale ed economico”.


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Campobasso

7 6 settembre 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Ridotte nel numero, peggiorate nella missione e abbondantemente ristorate

Le Commissioni consiliari a Palazzo san Giorgio sono a comando

Quale spazio di autonomia può avere mai una commissione il cui presidente appartiene allo stesso schieramento politico dell’Assessore? Le commissioni consiliari a Palazzo san Giorgio sono state ridotte di numero ma, se possibile, peggiorate nella loro missione. Se considerate correttamente, dovrebbero esaltare il ruolo dei consiglieri rendendoli quanto più autonomi possibile nel giudizio e nel merito. In questo senso la logica suggerirebbe di dare la presidenza delle commissioni ai consiglieri di opposizione. A Palazzo san Giorgio invece sono considerate semplici strumenti di potere, nonché una possibilità per dare ai consiglieri una parvenza di compiti, peraltro strettamente connessi all’interesse politico della maggioranza e dei gruppi di appartenenza, e al grado di ubbidienza a chi gli sta sopra (Sindaco e assessore). Per cui, tutto questo andirivieni di meriti e demeriti espressi sulle commissioni finendo per ridurle di numero ma non cambiandone la natura e la missione (di supporto agli assessori e al sindaco), non è stato altro che un diversivo, un lenimento ai dolori di pancia di questo e di quel consigliere, un assestamento interno agli stessi gruppi

consiliari, un appianamento degli umori, senza mai venir meno, però, al precetto che i presidenti designati fossero strettamente funzionali al partito di maggioranza (Pd) e/o all’assessore di riferimento. Tanto, da annodare strettamente le commissioni al volere dei superiori, privandole di autonomia di giudizio, di proposta e di controllo. Insomma, non sono altro che una sorta di get-

toniera (a getto continuo). Le hanno ridotte nel numero, ma assisteremo ad un sequenza impressionante di convocazioni, tali e tante, fino ad arrivare agli importi massimi consentiti per consigliere. Sarebbe estremamente interessante avere sottomano i verbali delle commissioni, le ragioni dei rinvii per poi essere riconvocate, il numero e la qualità delle proposte ela-

boratore e fatte discutere dal consiglio e quali, semmai, di queste in controtendenza con gli indirizzi della maggioranza, degli assessori e del sindaco. Commissioni a comando. Quale spazio di autonomia può avere mai una commissione il cui presidente appartiene allo stesso schieramento politico dell’Assessore? E’ il caso Pietro Montanaro (Udc)

con Sabusco; Ferdinando Massarella con Pietro Maio; Giuseppe D’Elia e Carlo Landolfi col sindaco Battista, tutti del Pd. Presidenti a comando. Quale spazio di autonomia può mai esercitare il presidente di un commissione cui il sindaco in precedenza lo ha gratificato di una delega settoriale e funzionale? E’ il caso di Lello Bucci e di Stefano Ramundo del Pd. Altri presidenti a comando. Si distaccano dalla formula dell’appartenenza allo stesso schieramento politico Pasquale Colarusso (Ppi), Giovanni Di Giorgio (Molise di tutti) e Giovanna Viola (Pd). Commissioni di tale fatta e così composte sono un paravento, prive oggettivamente della capacità di sviluppare alcunché di autonomo, al di fuori di ciò che gli viene dettato e fatto discutere giusto per sottostare (formalmente) allo statuto e al regolamento comunali. Ridotte di numero, dicevamo, peggiorate nella missione. E abbondantemente ristorate.

“Volevo solo spaventarlo non ucciderlo” E’ la difesa del 70enne di Sepino dopo avere sparato alcuni colpi di fucile contro il fratello sEpINo. Volevo solo spaventarlo, non ucciderlo”. Si difende così Michele Di Iorio dal carcere di Campobasso, dove è rinchiuso in attesa della convalida dell’arresto, dopo che ieri sera,mercoledì 2 settembre, nelle campagne di Sepino ha sparato due colpi di fucile contro il fratello Biagio dopo una lite.

Difeso dall’avvocato Giuseppe Fazio, l’uomo ha fatto sapere di essere intimorito dal fratello minore che più volte in passato lo aveva picchiato. La vittima ha riportato diverse ferite, ma le sue condizioni non sono preoccupanti. Dopo aver aperto il fuoco il 68enne era

scappato per rifugiarsi nella propria abitazione. Nell’orto di casa è stato, però, rintracciato subito dopo dai Carabinieri di Sepino. Michele, che inizialmente aveva negato tutto, dopo una perquisizione dei militari dell’Arma, avrebbe raccontato di aver

aperto il fuoco con un fucile calibro 12, ritrovato in un cespuglio dell’orto della sua abitazione. Tentato omicidio e detenzione abusiva di armi i reati che sono stati ascritti al 68enne, per il quale l’ udienza di covalida dovrebbe tenersi tra un paio di giorni.

CONFEDERAZIONE NAZIONALE delle CONFRATERNITE delle DIOCESI d’ITALIA IX Cammino di fraternità interregionale delle Confraternite di Abruzzo e Molise Campobasso. A Campobasso il IX Cammino di fraternità interregionale delle Confraternite di Abruzzo e Molise promosso dalla Confederazione delle Confraternite d’Italia, in collaborazione con la CEI e la diocesi di Campobasso –Bojano. Sono passati dieci anni dal I° Cammino Interregionale svoltosi a Lanciano nel Settembre 2005, “anni di intenso lavoro svolto tra non poche difficoltà ma con entusiasmo ed abnegazione – come sostiene Augusto SARDELLONE vicepresidente della confederazione nazionale delle Confraternite d’Italia e Coordinatore Interregionale - in un momento di nuovo fermento e fecondo risve-

glio che il mondo confraternale italiano sta avendo in questi ultimi anni grazie all’opera della Confederazione Nazionale, presenza solida ed istituzionalmente definita all’interno della Conferenza Episcopale Italiana”. Domenica 6 settembre 2015, a partire dalle ore 10,00 e con un ricco programma, le confraternite della CEAM si riuniranno per una giornata di studio, testimonianze e celebrazione alla presenza dei vescovi della Conferenza Episcopale di Abruzzo e Molise. L’incontro si terrà presso la parrocchia di san Giuseppe Artigiano in via Gramsci a Campobasso. Dopo

l’accoglienza e le lodi mattutine, alle ore 10,30 , l’arcivescovo Metropolita di Campobasso –Bojano S.E. Mons. GianCarlo Bregantini terrà una relazione dal tema “Le confraternite: tanti cammini in un’unica fede”. Dopo la pausa pranzo, alle ore 16,00, le confraternite si recheranno in processione , lungo le vie della città di Campobasso per giungere alla Cattedrale della Ss. Trinità dove, alle ore 17,00, avrà luogo la Celebrazione Eucaristica presieduta dal presule di Campobasso e dai vescovi della CEAM. La giornata si concluderà con i saluti delle autorità e del Presidente della Confederazione delle

Confraternite d’Italia dott. Francesco Antonetti mentre per il coordinamento di Abruzzo e Molise interverranno Giulio Obletter, Augusto Sardellone e Angelo Palladino. Il Coordinamento Interregionale abruzzese- molisano è oggi una consolidata realtà, testimonianza concreta della grande responsabilità che il mondo laicale ha nella Chiesa italiana. Gli incontri religiosi promossi progressivamente negli anni, nelle due regioni,di Abruzzo e di Molise, hanno caratterizzato la peculiarità del mondo confraternale mettendo in evidenza la loro audace presenza du-

rante gli eventi religiosi e le processioni nelle vie delle città con i tradizionali abiti confraternali, labari, stendardi e macchine professionali segno di un’ antichissima storia e di rinnovata finalità di volontariato e di carità solidale, di fraternità e amicizia, come vera sfida che questo secolo pone ai cristiani per rispondere con efficacia ed incisività ai bisogni della società attuale. Le confraternite sono ancora oggi espressione di religiosità e tradizioni popolari gelosamente custoditi come patrimonio di spiritualità che rinvigorisce le nostre comunità sulla base delle radici cristiane in una moderna ecclesialità.



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Isernia

6 settembre 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Le ‘Ndocce di Agnone a Expo Confermata la data della sfilata a Milano per sabato 26 settembre AGNONE. Il Giorno del Fuoco”, il grande evento molisano di sabato 26 settembre 2015 ideato per Expo 2015, è stato inserito come manifestazione di punta della programmazione di Expo in Città, il ricco palinsesto degli eventi nel cuore della città milanese organizzati durante l’esposizione universale. La notizia, che inorgoglisce Agnone e tutta la regione, è stata comunicata dagli organizzatori di Expo in Città (Comune di Milano e Camera di Commercio di Milano), al Comune di Agnone, promotore con la Pro loco e diverse associazioni dell’iniziativa che darà prestigio ed un’importante visibilità a tutto il territorio. Nei primi giorni di settembre a Milano si terrà una conferenza dei servizi con gli assessorati milanesi ed agnonesi, vigili del fuoco, operatori locali e le diverse organizzazioni che saranno in prima linea per mettere a punto i dettagli dell’evento e per la logistica. Agli entusiasmi iniziali si aggiungono dunque nuove

conferme per un progetto ambizioso che punta ad accendere gli occhi del mondo sulla terra molisana ed assume sempre più una valenza di portata internazionale. Il Molise è una terra per molti ancora da scoprire e che con il biglietto da visita de “Il Giorno del Fuoco” diventerà senza dubbio meta di tanti visitatori curiosi di conoscerne le vive tradizioni e la storia secolare, le eccellenze dell’artigianato, le meraviglie naturali, le prelibatezze enogastronomiche. Ad infiammare l’evento del 26 settembre a Milano sarà la ‘Ndocciata, il rituale del fuoco più antico del mondo, che vedrà la sfilata di mille fiaccole ardenti sulla darsena dei Navigli, in un gioco di luci e di riflessi sull’acqua, per poi scorrere su viale Gorizia. L’emozione unica del corteo delle ‘ndocce sarà coronata da una serie di eventi collaterali. Prima che i portatori vestiti delle ampie cappe nere della tradizione regalino la magia delle scintille

infuocate ai migliaia di visitatori di Milano, sarà presentata la Campana di Expo di 850 kg forgiata il 20 luglio nella millenaria Fonderia Marinelli, esposta fino al 23 agosto in piazza Giovanni Paolo II di Agnone e super fotografata in questi giorni di agosto nell’area agnonese dedicata all’Expo Gate, la porta del Molise verso l’esposizione universale (dove ogni giorno un’azienda presenta le sue peculiarità). Durante la presentazione della campana a Milano saranno coinvolti tutti i cuochi d’Italia, inoltre parteciperanno anche i migliori produttori locali che metteranno in mostra e faranno assaggiare le eccellenze della cucina molisana. Il filo conduttore de Il Giorno del Fuoco è infatti San Francesco Caracciolo, il patrono dei cuochi italiani, morto proprio nella cittadina alto molisana. La sua figura si aggancia alla tematica del cibo, su cui è incentrato l’Expo. Mentre il fuoco è l’elemento

naturale che dà linfa a tutta la manifestazione: fuoco che illumina (la ‘Ndocciata), fuoco che fonde i metalli (la campana e la lavorazione del rame), fuoco che cuoce i cibi, fuoco che dà la vita. Insomma tutto è pronto per un evento che vuole lasciare il segno. E tanti sono già i riscontri sull’iniziativa. Tra tutti è appena giunta ad Agnone una proposta dal Piemonte: portare la Campana di Expo a Torino nel periodo tra il 23 agosto al 26 settembre, prima che trionfi a Milano. Tantissime sono poi le persone che hanno già deciso di partecipare all’evento milanese e che stanno prenotando i pacchetti turistici pensati per l’occasione e per portare turisti in Molise. Tutte le informazioni a proposito si possono richiedere scrivendo a: info@agnone4expo.com, telefonando al numero 3281385772, oppure inviando un messaggio privato alla pagina Facebook: Agnone4expo.

Torrente Rava, buona pulizia dell’alveo Dopo tante polemiche e sollecitazioni da parte della popolazione per il degrado VENAFRO. E’ uno spettacolo anche bello alla vista, oltre che utile e tale da prevenire eventuali danni a cose e persone. Ci riferiamo all’imponente ed integrale pulizia del torrente Rava di Pozzilli, un canalone di oltre mille metri di lunghezza che chiude ad ovest l’abitato di Pozzilli e che raccoglie le acque piovane che scendono dai monti dell’interno, portandole a defluire nel San Bartolomeo di Venafro e quindi nel Volturno, che a sua volta le trasferisce nel Mar Tirreno. Ebbene la

Rava di Pozzilli, da decenni sommersa da fittissima vegetazione spontanea e addirittura da alberi ad alto fusto cresciuti al suo interno, è stata finalmente ripulita di tutto quanto, liberata da ogni ingombro e tale da poter tranquillamente portare a valle ossia nel San Bartolomeo di Venafro tutto quanto arriva da monti senza il pericolo di piene, straripamenti, esondazioni, danni alle cose e pericoli alle persone. Ad eseguire tutto quanto uomini e mezzi del Consorzio di Bonifica

della Piana di Venafro su finanziamento della Regione Molise. I finanziamenti erano scaturiti da una precedente petizione popolare dei cittadini di Pozzilli, preoccupati per lo stato del Rava e i pericoli che comportava. Ogni tanto cioè qualcosa di buono viene fatto dalle istituzioni, sempre grazie però all’interessamento delle popolazioni locali, che di tanto vanno pubblicamente ringraziate, come nella vicenda appena esposta. Tonino Atella da Futuro Molise

Divieto per i cani nelle ville Sono stati adottati dall’amministrazione comunale di Isernia. I cittadini chiedono multe ISERNIA. Divieto d’accesso anche nella villa comunale, adesso, per i cani. Lo dimostra un divieto posto su uno degli ingressi. Già pochi giorni fa, l’ingresso agli animali era stato vietato presso il Parco della Rimembranza - dietro specifica or-

dinanza del Comune di Isernia - a causa della necessità di preservare la sacralità di una zona dedicata alla memoria dei concittadini caduti. Il provvedimento aveva ovviamente suscitato il disappunto dei cittadini possessori di cani che rispettano le

regole, raccogliendo i bisogni del proprio quattro zampe, e delle associazioni animaliste. Ora, però, anche la villa è off limits. Tuttavia, c’è qualcosa che non quadra: il cartello affisso, infatti, non riporta alcun logo o riferimento specifico del Comune di Isernia. E’ per questo motivo che i cittadini si chiedono se il divieto sia in vigore realmente, visto che non si conosce alcuna ordinanza al riguardo. Ma c’è anche un altro punto sul quale dibattono i padroni – e non – degli amici a quattro zampe: il provvedimento penalizza i cittadini rispettosi della regole, che tengono a bada i propri animali per evitare fastidi di qualsivoglia tipo, a causa, ovviamente, degli incivili che non provvedono a fare altrettanto.



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Termoli

6 settembre 2015

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Le quarte dell’Alfano verso il trasloco al Perrotta A pochi giorni dalla riapertura, studenti già in fibrillazione e non ci stanno TERMOLI. Pochi giorni alla campanella, la prima dell’anno in Molise, e già in fibrillazione gli studenti delle classi IV del liceo scientifico Alfano. La scuola ha mietuto nuove iscrizioni, dopo l’introduzione del cosiddetto liceo Sportivo, e così spazi in istituto per ospitare tutti non ce ne sono. C’è chi si deve sacrificare, venendo delocalizzato altrove, magari al classico Perrotta, ormai gemello di autonomia e amministrazione, ma i ragazzi che si trovano nel biennio finale della loro esperienza non capiscono come mai debbano andarci loro a rotazione ogni due mesi e mezzo e non le classi di nuova formazione. Un punto critico che mette di fronte da una parte allievi e genitori e dall’altra il dirigente scolastico Concetta Rita Niro, che non ha voluto accondiscendere alla richieste degli ormai seniores dell’Alfano, imponendo loro un trasloco mal sopportato. Una situazione descritta in un paio di lettere stese a tempo di record dagli studenti delle quarte che non vorrebbero abbandonare per il tempo previsto il plesso di via Campania. Ecco l’ultima. “Dopo aver passato tre anni nel liceo scientifico Alfano, abbiamo saputo, tramite delle voci, che le classi quarte sarebbero state spostate al liceo classico Perrotta poiché non vi è disponibilità di aggiungere altre aule o quando meno di contenere tutti i corsi e perciò non vi sarebbe posto a sufficienza. Le nostre aule,

sono state invece destinate alle sezioni del liceo Sportivo. Noi, alunni delle quarte, abbiamo pensato di scrivere una lettera alla preside dell’istituto, spiegandole nello spostare le nuove classi del liceo sportivo al Perrotta, ci sarebbero solo vantaggi come, ad esempio, la vicinanza alle strutture che loro più utilizzano: piscina, parco, palazzetto. Inoltre, è un dato di fatto che la palestra del Classico sia sensibilmente più grande di quella dello scientifico. Dopo averci accolto in presenza ieri mattina, ha appoggiato la lettera sulla sua scrivania senza preoccu-

parsi di leggerla, e dopo una discussione durata quasi un’ora, ha annunciato che ormai la decisione era stata presa, ed è stata ‘meno dolorosa’, insegnandoci così che le scelte vanno prese ad esclusione. Secondo noi una prima ha tutto il tempo di ambientarsi in una nuova scuola, per cui non conoscendo né la struttura dell’Alfano né quella del Perrotta, non avrebbe problemi ad integrarsi in una o nell’altra, mentre per noi sarà difficile abituarci ad una nuova struttura dopo aver passato tre anni di liceo, creato relazioni, conosciuto persone. Molti di noi inoltre, hanno scelto lo

Scientifico proprio per la vicinanza che hanno da casa a scuola, e adesso arrivare al Classico ogni mattina potrebbe rivelarsi un grande disagio per alcune famiglie. Le giustificazioni della preside ci sono sembrate poco credibili, partendo dal fatto che ha giudicato i ragazzi del primo ‘troppo piccoli’ per affrontare un cambiamento così radicale. Durante la discussione ha invece definito noi ‘immaturi’ (forse allora siamo ‘troppo piccoli’ anche noi?) Abbiamo inoltre chiesto alla preside come faranno i professori con necessità di rimanere nel plesso con difficoltà a spostarsi da una struttura

all’altra ogni mattina, e la sua risposta è stata che è un problema che resta a loro, e che comunque ‘al Perrotta c’è l’ascensore e lo scivolo’. Ci è stato inoltre proposto di poter passare un giorno a settimana nella nostra vera scuola, per usufruire di tutti i laboratori: negli altri 5 giorni, i professori dovranno spostarsi tra Alfano e Perrotta per poter fare lezione. La cosa che ci ha fatto rimanere più perplessi è che nonostante i professori siano contrari a questi spostamenti e ritengano anche loro che questa sia una situazione scomoda, la decisione è stata presa solo e solamente dalla preside. Inoltre, ha affermato che questa cosa durerebbe solo due mesi e mezzo (per una gentile concessione). Date le precedenti promesse, non siamo davvero convinti che la situazione possa durare solo per due mesi. Anzi, ci stiamo quasi convincendo di dover fare perfino gli esami di stato al Perrotta. Ora, lo Scientifico è tale da anni, e perché lasciare spazio all’indirizzo sportivo, se il tradizionale dovrebbe essere più importante? Noi non vogliamo spostarci. Speriamo che la nostre sollecitazioni possano essere d’aiuto e che possano riportare la situazione a quella di un tempo, ovvero, ci auguriamo che il corso tradizionale non sparisca completamente dalla scuola, ma che anzi, si dia precedenza a questi corsi e non a quello sportivo”.

Fiera di Ottobre: la grande festa dell’olio nuovo e dell’olivo di Pasquale Di Lena Inizia Settembre e, nonostante il clima torrido, viene da pensare all’autunno e, quale larinese, alla Fiera di Ottobre che segnava la sosta dei transumanti nel piano, con i tre tratturi (L’Aquila-Foggia o tratturo Magno o Regio; Centurelle – Montesecco e, il più vicino, L’Atelete – Biferno – Sant’Andrea) che l’attraversavano. Così come quella (un tempo) di fine Maggio, poi trasformata in una stupenda e originale festa, dedicata al patrono della Città, San Pardo. Non nascondo la mia delusione se penso che anche la prossima edizione sarà una riproposizione del mercato settimanale, un po’ più grande, spostato tutto verso il campo sportivo e l’antico e sempre più prezioso Anfiteatro. Come dire che, per chi ha amministrato e amministra Larino, la transumanza non si è mai arrestata e i tratturi si sono tutti salvati dalle colate di cemento ed asfalto! Era grazie a questi tratturi e alla transumanza che la Fiera di Ottobre, forse con un nome diverso, c’è sempre stata e vive da millenni.

Una manifestazione che, per la ricchezza degli scambi, soprattutto degli animali e, in modo particolare, dei maiali, aveva una sua fama a livello nazionale. Per quanto mi riguarda, grazie al tempo vissuto, sono testimone delle ultime edizioni che si svolgevano sul Piano S. Leonardo (u chiane da fiere)dall’anfiteatro al Montarone e ricordo, non senza nostalgia, la grande affluenza di visitatori con i loro dialetti e la confusione condita dei profumi che uscivano dalle baracche, come anguilla o sarde sulla brace, polli allo spiedo e agnello alla baraccana, castagne arrostite o la mitica scapece (schepèce), che risplendeva di giallo zafferano nelle tinozze con le toghe lustre, tutte perfette. La Transumanza oggi – a parte quella della famiglia Colantuono, bravissimi allevatori di Acquevive di Frosolone – purtroppo non c’è più e i tratturi, nonostante una legge regionale, sono interrotti in più parti, quando non sono occupati da case e capannoni o

asfaltati. Una realtà che fa capire che non c’è più il tradizionale pubblico della Fiera di Ottobre e questo dato fondamentale è passato di mente a quanti in questi anni hanno pensato al grande evento ottobrino, con la conseguenza di continuare a fare la stessa, come un tempo senza, però, i protagonisti. Ho scritto e ragionato più volte sulla “grande fiera”, invitando anche, quanti impegnati a organizzarla, a pensare a una sua profonda trasformazione per evitare il rischio di esaurimento dell’ abitudine di chi viene ancora alla Fiera di Ottobre. Non c’è più la transumanza, ma c’è sempre più gente che viaggia lungo l’A14, l’Autostrasa che da Bologna scende verso Taranto, la stessa Bifernina; il treno, anche se le ultime notzie riferite alla Freccia rossa Milano_Bari non non danno la fermata a Termoli e…,stavo per dire, il porto di Termoli, che però si ferma al solo collegamento con le isole Tremiti dimenticando

l’altra sponda dell’Adriatico. Mi chiedo perché si è (giustamente) parlato e si continua a parlare di Regione Adriatica se non siamo capaci di avere le vie più brevi per comunicare con tutti gli altri popoli che abitiamo il nostro stesso mare! Non è questo, però, il discorso che avevo avviato e che voglio concludere, cioè la Fiera di Ottobre. La vecchia idea è quella di fare della manifestazione larinese una grande rassegna oleo-enogastronmica, la Festa dell’Olivo e dell’Olio nuovo, coinvolgendo tutti i comuni molisani, le città gemellate con il Molise, quelle dell’Adriatico. Quattro giorni di festa grande – tutti al centro storico quale naturale palcoscenico della manifestazione – fatta d’incontri, scambi, racconti, sogni, cultura, per parlare del domani e cioè di cibo, sana alimentazione, agricoltura,ruralità, sovranità e sicurezza alimentare, sostenibilità, territorio, in particolare quello molisano, la sola grande risorsa che abbiamo.



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