Nagni si sveglia

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tuttO quellO che gli Altri NON dicONO ANNO xii - N° 36 mArtedì 16 febbrAiO 2016 - diStribuziONe grAtuitA

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Rosa Socci L’Oscar del giorno lo assegniamo a Rosa Socci. Nell’idifferenza generale è riuscita a restituire vita a la Polifonica Monforte che già fu del padre, Antonio. Si tratta del risveglio di una musica popolare troppo spesso accantonata ma che rappresenta l’anima e la storia della nostra terra. Brava Rosa, allora, ad avere fatto rinascere il gruppo campobassano che tanto lustro ebbe nel passato.

IL TAPIRO DEL GIORNO

L’OSCAR DEL GIORNO

reStA AggiOrNAtO, Seguici ANche Su fAcebOOk

GIORNALE SATIRICO

30.000 copie in omaggio

Giancarlo Bregantini Il Tapiro del giorno lo diamo al vescovo di Campobasso, monsignor Giancarlo Bregantini. Sulla questione della sanità, ha espresso il suo parere in merito alla bontà di un sistema di qualità ma che è apparso chiaro come proteso verso la Cattolica. Da qui, la protesta dei cittadini dei Comitati e del Forum che hanno inscenato una manifestazione al Cardarelli. Non poteva parlare loro?

Servizio a pag. 3

Raddoppio ferroviario Termoli-Lesina, l’assessore non contento del progetto di Rete ferroviaria

Nagni si sveglia “Così,non si passa”


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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

16 febbraio 2016

Fissati al ministero dello Sviluppo economico i parametri tecnici e programmatici

Un minimo di credito bisogna pur darlo agli amministratori regionali, altrimenti bisognerebbe chiudere bottega, e il Molise non se lo può permettere, anche se non muove un passo, impantanato nella inerzia della giunta e del consiglio regionali. Prima o poi qualcosa deve pur succedere, dopo che da circa tre anni a Palazzo Vitale non fanno altro che liberare le risorse dei fondi europei del settennio 2007/2013 inutilizzate, in attesa che riescano a pianificare i fondi europei del settennio 20014/2020. La misura di questo processo amministrativo che denuncia l’assoluta incapacità a spendere dei governi regionali (indipendentemente dal colore politico) lo si rileva dal numero delle determinazioni del direttore generale finalizzate all’attuazione dei programmi in corso d’attuazione finanziati con risorse del Fondo per lo sviluppo e coesione (Fsc) 2007/2013 inclusi nel programma attuativo regionale (Par) e nel Piano d’azione degli obiettivi di servizio e pianificazione regionale (Pra). Roba vecchia, programmi e progetti che hanno mancato la loro realizzazione nei tempi stabiliti e produttivi e ai quali si vuole, in extremis, ridare una finalizzazione ben sapendo trattarsi di un recupero più di portata politica e clientelare che produttiva. Dicevamo, un minimo di credito debba essere dato alla promessa che entro la fine di marzo la Regione sarà nella condizione di avviare la raccolta delle manifestazioni d’interesse per il rilancio economico e occupazio-

17 febbraio 2016: apertura del tavolo del partenariato locale per la perimetrazione dell’area di crisi industriale complessa Prima o poi qualcosa doveva pur succedere in attesa della pianificazione dei fondi europei 20014/2020

nale dell’area industriale andata in profonda crisi negli anni passati, corrispondente al territorio molisano che va da Boiano a Venafro. Il Governo, riconoscendo lo stato di crisi industriale complessa di quell’area, a luglio 2015 ha stanziato un finanziamento di oltre 150 milioni che la Regione, in sintonia con il partenariato sociale ed economico, deve programmare per rimuovere le criticità dei comparti produttivi

dell’agroalimentare, del tessile e dell’automotive. Il presidente Frattura e il fresco assessore Veneziale si sono lasciati andare all’ottimismo tornando da Roma dove, giorni fa, al ministero dello Sviluppo economico, accompagnati dal “deus ex machina” Massimo Pillarella e dal dirigente Gaspare Tocci, hanno avuto i parametri utili a definire la perimetrazione dell’area di crisi, cioè gli ambiti territoriali dove sussistono

gli elementi economici di ripresa e intervenire. Ciò che hanno avuto a Roma intendono portarlo alla valutazione e alla decisioni del tavolo del partenariato locale. Volendoli credere, ciò dovrebbe accadere il 17 febbraio. In allerta dunque il sindacato e le associazioni di categoria. Soprattutto il sindacato che quel tavolo lo ha sollecitato ripetutamente e non ha mai mancato, specie la Uil con Tecla Boccardo (la Penelope

Cruz del Molise -ndr), di sollecitare il presidente Frattura ad accelerare i tempi della programmazione territoriale ed economica non influenzata da preconcetti e da forzature politiche, e meno che mai da (ri)-sentimenti di rivalsa. L’occasione di nuovi investimenti governativi rinvenuti dal decadimento del tessuto produttivo generato dall’amalgama malriuscito del capitale pubblico (regionale) con quello privato (Gam), va vista e considerata certamente in chiave revisionistica, correttiva, ma nel contempo riparatrice di errori e motivazione di rilancio. Per ciò che il sindacato ha detto e fatto in merito alle motivazioni della crisi e alle possibilità della ripresa economica e occupazionale al tavolo del partenariato si pongono a garanzia dell’equità delle decisioni e delle scelte venire. Dardo

Termoli-Lesina, un disastro! I dilettanti allo sbaraglio cadono dal pero e poi piangono perché si sono fatti tanta bua e tanta bua stanno facendo fare a noi molisani che, per ventura, ce li ritroviamo come amministratori della cosa pubblica. Ora che il disastro è bello che compiuto, con le loro firme in calce all’accordo tra Ferrovie delle Stato, Ministero delle infrastrutture e Regione Molise, Paolo Frattura e Pierpaolo Nagni minacciano di fare ferro e fuoco contro il raddoppio della linea ferroviaria Termoli – Lesina. Ora, si, quando è troppo tardi e, per l’ennesima, volta Frattura, Nagni e compagnia sono stati turlupinati dai bimbi più grandi e piangono dopo che quei bulli gli hanno portato via la palla. Si tratta, in sostanza, di una cicatrice di ferro e traversine, profondissima e deturpante, che correrà lungo tutto il profilo della costa molisana per far correre i treni ad alta velocità fino in Puglia. Gli stessi amministratori che oggi, un po’ pateticamente, si dicono disposti a tutto, anche ad occupare i binari, come novelli ed improbabili NO TAV, questo raddoppio lo hanno firmato con le loro mani e senza che nessuno mettesse loro una pistola alla tempia.

RFI snobba le “idee” di Nagni che, però, ha già firmato l’accordo

All’epoca fecero anche una conferenza stampa in cui se ne vantarono, del tutto inconsapevoli del guaio che avevano appena combinato; proprio come i bimbi piccoli. Al tempo della firma, infatti: “Esigemmo di considerare – parole di Pierpaolo Nagni in persona - nel progetto preliminare una modifica che prevedeva all’altezza di Campomarino l’eliminazione del viadotto ed il trasferimento

dei binari dalla costa all’interno, utilizzando una galleria naturale di quasi due chilometri e una galleria artificiale di 900 metri, valutando eventuali impatti economici sul progetto derivanti dalla nostra ipotesi.” Avete letto con attenzione? Le parole sono importanti: esigemmo di considerare, dice l’assessore, e non pretendemmo di sottoscrivere. Ed infatti Ferrovie dello Stato ha considerato e ha detto di no; che il progetto lo fanno come dicono loro e che delle idee di Frattura e Nagni non sanno che farsene, dato che, a quanto affermano, fanno lievitare i costi totali del progetto da 550 a 700 milioni ed i tempi di realizzazione di tre anni. Che ciò sia vero oppure no poco importa. Frattura e Nagni l’accordo potevano benissimo non firmarlo senza che le Ferrovie sottoscrivessero un accordo formale e vincolante, ma non lo hanno fatto; hanno solo preteso che considerassero l’idea di non devastare la costa molisana. Ma loro stessi, invece, questa devastazione avrebbero potuto impedirla non firmando l’accordo, ma si sono

fatti prendere per il naso ed adesso urlano e strepitano come se, alla fine servisse a qualcosa: “Questa volta siamo davvero disposti a tutto – continua Nagni - persino ad ostacolare la realizzazione dell’opera che oggi porta benefici solo alla Regione Puglia, passando sulla nostra testa. Auspichiamo che il Presidente della Puglia Emiliano rivaluti bene tutta la questione. Proprio in lui speriamo di trovare sensibilità e ragionevolezza in questa fase delicata, anche se la presenza nel suo esecutivo dell’Assessore Giannini, da sempre a favore dell’opera e avverso alla nostra proposta, non ci conforta più di tanto.” Da non credere: Nagni si sente poco confortato dal fatto che il suo collega pugliese, evidentemente più scafato, esperto e capace, non lo appoggi nel contrastare un opera in cui crede e per cui ha lavorato; mentre lo stesso Nagni, invece, avrebbe potuto impedire che quella stessa opera si facesse, a danno esclusivo della costa molisana e di chi ci vive. Semplicemente facendosi furbo prima di mettere una firma.


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3 16 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Il forum ed il Comitato in difesa della sanità pubblica contro le parole di mons. Bregantini a favore della riorganizzazione sanitaria

Libero Stato in pubblica sanità Il tema degli interventi di esponenti della Chiesa cattolica nel dibattito politico italiano, nelle scelte delle amministrazioni, fino al più alto livello, nel condizionamento del sentimento generale riguardo i temi più divisivi ed urticanti che investono la società civile italiana non perderà mai di attualità. C’è troppa compenetrazione tra Chiesa ed istituzioni e tra Chiesa e una grandissima fetta di cittadini e, quindi, di elettori. La laicizzazione dello Stato italiano è, probabilmente, solo un esercizio teorico, una speranza, un’inutile perdita di tempo; a secondo di come la si pensi al riguardo. E gli esempi sono quotidiani: qualche giorno fa il Cardinal Bagnasco è intervenuto senza alcuna prudenza e cortesia istituzionale nel dibattito sulla legge Cirinnà, creando qualche difficoltà anche ad esponenti cattolici dei vari partiti e, sempre qualche giorno addietro, il Vescovo della diocesi di Campobasso, mons. Bregantini, ha detto la sua con altrettanta, forse troppa, sicuramente non usuale, disinvoltura sulla riorganizzazione del sistema sanitario regionale, appoggiando il lavoro dei

l’intervento aaDifficile intervenire sul caos della sanità molisana. Perchè il problema peggiore è conoscere le scelte, sapere cosa, chi, come e quando. Non è roba da poco avere, per noi medici, persino difficoltà a reperire dati oggettivi. Perchè ci viene negata l’informazione ufficiale, formale, e quindi, l’interlocuzione chiara? Le notizie fornite dalla rappresentante dell’ASREM in merito al futuro dell’ospedale di Larino, risultando vaghe indefinite e fumose, non lasciano presagire scelte razionali e coerenti, si chiedono le delucidazioni che seguono: spiegare in modo chiaro e preferibilmente circostanziato, quale sarà il futuro ruolo del “Vietri” nell’ambito del sistema sanitario regionale. Indicare quali reparti e servizi verranno soppressi e quali continueranno ad operare. Indicare soprattutto se l’Ospedale conserverà le caratteristiche strutturali ed organizzative che configurano un ospedale che eroga assistenza ai cittadini, o se cambierà anche definizione al fine di depotenziarne ulteriormente l’attività. Per ciò che riguarda le urgenze, si apprende che il Pronto soccorso verrà affidato al personale del

ministeri della salute e dell’economia firmato, poi, dal commissario Paolo Frattura. E’ notorio che il questa riorganizzazione, a detta di chi l’ha sempre combattuta, sia criticabile innanzitutto perché disarmonizza il rapporto tra pubblico e privato nell’offerta sanitaria regionale (a vantaggio del privato, per la cronaca) e,

visto che la Fondazione Giovanni Paolo II, in quest’ottica, s’è vista trasferire i reparti di oncologia e cardiologia dismessi dal Cardarelli di Campobasso, si capisce bene come le parole del vescovo a supporto del governatore siano sembrate quanto meno inopportune. Ed, infatti: ““Gli operatori e i pazienti del ‘Comitato pro Car-

darelli’ stigmatizzano l’uso che si fa della Religione per ottenere vantaggi da parte della medicina privata. Qualsiasi privato ha come fine il profitto, e quando il profitto viene meno o interrompe le prestazioni, come è accaduto negli ultimi tempi a Campobasso per le terapie oncologiche ai malati di tumore, o dismette completamente la sua azienda, come avviene in tutte le attività di natura economica. La sanità pubblica è diversa da quella privata, che non a caso è costellata di scandali come quelli del San Raffaele, della Clinica Santa Rita,o dell’Idi. Il Comitato, nel ribadire che il sentimento religioso risulta fortemente impoverito se trasformato in una questione di parte, invita la cittadinanza a riflettere sul fatto che il costo eccessivo dei tickets e

delle tasse regionali, le file ai Pronto Soccorso, la scarsità dei posti letto che i cittadini sperimentano ogni giorno, sono la conseguenza del costo eccessivo della sanità privata sull’intera spesa sanitaria Regionale”. Tanto per rendere il disappunto più evidente i comitati hanno organizzato una sorta di flash-mob in concomitanza con il giubileo dell’ammalato, in cui l’Arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini ha inaugurato la porta santa in una struttura pubblica, semplicemente presentandosi con cartelli e striscioni in “religioso” silenzio. “Non abbiamo minimamente disturbato il rito - ha detto Lucio Pastore, del Forum - siamo rimasti in silenzio presentandoci, attraverso cartelloni e striscioni, come sentinelle della sanità pubblica. Non possiamo accettare quanto sta avvenendo in Molise, con un piano di rientro dal debito che favorisce i privati”. Ed ai più non è sfuggito il fatto che mons. Bregantini non abbia speso una sola parola, nell’occasione, circa la loro presenza ed i motivi della loro mobilitazione. Quanto è vero che a pensar male si fa, si, peccato ma ci si indovina.

Sanità in basso Molise, defunta 118, che dovrà affrontare e risolvere le urgenze che afferiscono direttamente al pronto soccorso, mentre le urgenze che si riscontreranno nell’ambito territoriale, un tempo di competenza dell’ospedale, verranno trasportate direttamente all’ospedale di Termoli e forse di Campobasso. Orbene, i medici del 118 che dovranno affrontare le urgenze pervenute al PS di Larino, avranno degli specialisti consulenti in sede? Almeno gli indispensabili quali anestesisti, cardiologi, radiologi, chirurghi, laboratorio. Avranno del sangue a disposizione per le emorragie gravi e, se si, chi gestirà l’emoteca? E, se l’ospedale, inteso stavolta come edificio, non verrà utilizzato se non per spazi estremamente ridotti, che fine farà il resto della struttura? Verrà abbandonata e privata di manutenzione? Che fine faranno le sale operatorie attrezzate di tutto punto? Verranno abbandonate ad un destino di degrado? Si ricorda che le sale operatorie sono sistemi complessi che trovano anche nella loro complessità (personale esperto, strumentazione complessa e raffinata che il personale sa usare etc) la fonte della sicurezza del paziente.

La camera iperbarica? Davvero rimane al Vietri o anche lì saranno smentiti dai fatti? Le decisioni che si stanno assumendo a carico degli Ospedali di Termoli e Larino, appartengono al mondo dell’incredibile, dell’assurdo. Chiudere il reparto di Oculistica a Larino e di Otorino a Termoli, sembra il frutto di una vendetta meditata da parte di una classe politica che fa finta di non capire cosa vuol dire eccellenza. Nello squallido deprimente panorama sanitario che si va delineando, è comparsa una grande novità :” la piattaforma chirurgica” che probabilmente avrà lo stesso effetto negativo delle piattaforme petrolifere con cui vogliono impestare il mare molisano. Chiediamo al sig Presidente Frattura se sa indicare in quale capitolo della legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale è riportata tale definizione. Sarà certamente una nostra grave ignoranza. Forse leggi, leggine ed emendamenti in tutti questi anni l’hanno definita; ci dica per favore dove è scritta che andiamo a vedere in cosa consiste e come funziona. Perché, se non è una definizione giuridicamente corretta, non sarà attuabile. Trattasi di speranze fu-

mose? Esistono i dipartimenti (di tipo tecnico, di aggregazione, di tipo funzionale e di tipo amministrativo) ma sono altra cosa, ben normata e strutturata. Piattaforma chirurgica? Se ho capito bene, il bimbo operato di tonsillectomia dovrà contendere il posto ad un paziente operato di asportazione del colon per cancro e che magari porta anche la “borsetta” come tristemente dicono i p a z i e n t i ? Non ci si può credere! Abbiamo due reparti che operano alla grande, che hanno liste di attesa perché i cittadini vogliono essere operati in quei reparti e che facciamo? Li chiudiamo! Notiamo che in tutta questa storia è assordante il silenzio di quei medici, nostri esimi colleghi, che, viste salve le proprie unità operative, non intervengono nel discorso preferendo restare sotto lo schiaffo del politico nel timore di possibili rappresaglie. Anche questa è una caratteristica del mondo sanitario molisano. Bene, signori politici ed alti amministratori regionali, è evidente che avvertite il bisogno di arricchire le regioni limitrofe, aumentando il vostro debito verso di l o r o .

Non è una questione campanilistica, per carità! Ma i cittadini del basso Molise andranno sempre più a chiedere le stesse prestazioni, ora erogabili in loco, all’Abruzzo ed alla Puglia ed anche più al nord, perché sono regioni facilmente raggiungibili con ogni mezzo. Mentre voi, cari politici, da tanti anni e dopo tante dichiarazioni pompose ed auto laudatorie che hanno illuso i molisani, non avete “voluto” dotare il Molise di una strada a quattro corsie che lo avrebbe emancipato dal medioevo della viabilità. Una sanità, quella basso-molisana, che aveva grandi capacità attrattive nei confronti delle regioni limitrofe e non, ora sarà declassata per un assurdo concetto “capitalocentrico” che nel Molise non ha nessun significato. Avevamo lavorato per essere sanità pubblica d’eccellenza. Siamo stati puniti per questo? Saranno contente solo le truppe cammellate che neanche si rendono conto di quello che accadrà alla loro salute». I medici del Vietri e del San Timoteo


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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

16 febbraio 2016

La Uil denuncia lo stato comatoso del sistema postale in Molise

“Poste Italiane S.p.a., la più grande azienda di servizi del nostro Paese e da pochi mesi entrata in Borsa, è per i risparmiatori italiani sinonimo di affidabilità, correttezza, serietà e trasparenza, ma allo stesso tempo depaupera la regione Molise dai servizi postali.” Così la UIL Poste molisana che continua, “Questo almeno è ciò che accade nelle piccole realtà locali presenti al ridosso delle cime imbiancate del Matese, dove giorno dopo giorno, si fa sentire sempre più insistente la carenza di presidi essenziali come quelli sanitari, scolastici e trasporti tanto da rendere, a quanti con coraggio e sacrificio hanno scelto di vivere in una regione manchevole di servizi pubblici, le cose più semplici della vita quotidiana enormemente complicate. Basti pensare come nell’area SUD 1 (PUGLIA-MOLISEBASILICATA), siano stati razionalizzati ulteriormente altri 26 uffici postali, di cui 19 appartenenti proprio alle realtà comunali del Molise. Nella Provincia di Campobasso, ad esempio, sono aperti a giorni alterni gli uffici nei Comuni di Campochiaro, Campomarino Lido, Casalciprano, Cercepiccola, Larino Succ.1, Macchia V.F., Monacilioni, Montelongo, Morrone del Sannio, S. Giovanni in Galdo, quelli razionalizzati a due giorni a settimana sono invece S. Angelo Limosano

“Poste, uffici a go-go e cittadini senza servizi”

e Trivento Centro, mentre Monteverde di Bojano è stato chiuso definitivamente. Analoga sorte è stata prevista dai vertici aziendali per la Provincia di Isernia, la quale vive una razionalizzazione a giorni alterni presso i Comuni di Bagnoli del Trigno, Belmonte del Sannio, Roccasicura, Castelromano e San Pietro Avellana, mentre per Acquaviva di Isernia e Castelpetroso la loro apertura è passata da quat-

di Giorgio Scarlato La manifestazione tenutasi il 9 u.s. al porto di Bari di centinaia e centinaia di agricoltori, promossa dalla Coldiretti della Puglia e della Basilicata, in difesa del grano duro prodotto dai coltivatori italiani e del Meridione in particolare porta a fare, a pochi giorni dall’evento, qualche riflessione. Sembra aver avuto inizio la guerra del grano, quel “Granaio Italia” del Meridione che sta rischiando, in modo miserevole, di scomparire visti gli ingenti quantitativi di prodotto straniero importato, a volte triangolato da vari porti europei. In simile maniera si vuol “decretare” la fine dell’agricoltura meridionale? In soli 6 mesi (luglio 2015 – gennaio 2016) sono state scaricate al porto di Bari ben 891.000 tonnellate di grano. Sono ben 2,3 milioni di tonnellate di frumento duro che arrivano dall’estero (fonte “La Stampa” del 10 -022016). Una cosa è certa: è la solita routine speculativa che, come quest’anno, si ripete. Dai 34-36 euro/quintale dell’anno scorso agli attuali € 21-24 (crollo del prezzo di oltre il 35%). Abbassamenti di prezzo inspiegabili per il nostro grano che ai costi attuali è da dumping, da sottocosto; lontanamente dai limiti dei costi sostenuti per produrlo. Si è parlato anche dei danni incalcolabili

tro giorni a tre giorni a settimana. Capita così in Molise che i temi del lavoro, della famiglia, dell’aggregazione sociale stridano fortemente se accostati alle politiche aziendali dell’austerità, offuscate quest’ultime dalla necessità di dare ascolto solo a sterili bilanci societari che rispondano all’esigenza di ridurre i costi di gestione di una struttura nel cui interno vivono invece nuove speranze, nuove passioni,

come fossero ulivi che un giorno certamente doneranno i loro frutti alla propria terra. Infatti, è sempre più frequente imbattersi in piazze silenziose nelle quali resistono e sopravvivono gli ultimi baluardi istituzionali come il Comune, la Chiesa e la Farmacia, mentre altre certezze come l’Ufficio Postale e le Scuole cedono il passo alle insindacabili decisioni di una classe dirigenziale e politica che ha perduto l’entusiasmo

di investire in piccoli giardini fertili. In ultimo, e non per meno importanza, deve aggiungersi la questione dei giovani Part-Time di Poste Italiane, che da anni vivono in una velata precarietà attendendo una risposta in termini di Lavoro e Dignità che, se dovesse giungere, comporterebbe di certo un aumento dei consumi su tutto il territorio regionale.” Dalla Segreteria molisana della UIL, aggiungono “E’ evidente la necessità di spostare al di fuori dei freddi corridoi Aziendali la discussione di tali problematiche, edificando progetti incentrati sul principio essenziale della funzionalità dei servizi volti al rilancio, allo sviluppo industriale e sociale della Regione Molise con il sostegno delle Istituzionali locali. Il rilancio di una Regione passa attraverso la funzionalità dei servizi. La UIL e la UIL Poste saranno vigili nella prossima riorganizzazione dei servizi postali, affinché, il Molise possa avere la giusta attenzione che merita come realtà regionale.”

L’agricoltura è alla resa in termini di impatto ambientale. Una nave di 20.000 tonnellate (occorrono ben 750 autotreni per scaricarla) per compiere la tratta Canada – porto di Bari impiega circa 40 giorni. Considerando l’andata ed il ritorno, si stima una immissione di oltre 15.000 tonnellate di anidride carbonica (CO2). Altro che Km/O!!! Si può immaginare “la sofferenza” che subisce il carico durante questo lungo tragitto: scarsa areazione della derrata, la fermentazione che la stessa subisce e le muffe conseguenti che si sviluppano nel tempo per le escursioni termiche che a loro volta generano micotossine (funghi tossici) che inevitabilmente entreranno nell’alimentazione della catena umana. Sul fondo della nave è normale che si svilupperanno dei grumi di grano, ovvero degli strati compatti, causati dall’amalgama con l’umidità. Del grano canadese – Nord Usa “seccato” in pre raccolto col glifosato. La salute ringrazia. E’ indispensabile ripristinare e mantenere la fiducia dei consumatori incoraggiando il loro coinvolgimento nella politica di sicurezza alimentare, garantendo il monitoraggio e la trasparenza in tutta la filiera alimentare ed il maggior grado possibile di riconoscibilità delle caratteristiche essenziali dei prodotti, al fine di consentire loro di effettuare delle scelte d’acquisto pienamente consapevoli basate su una completa

informazione in merito alle caratteristiche dei prodotti. Devono diventare consumat(t)ori. A loro la scelta di decidere. A loro la scelta dell’acquisto in modo consapevole. Di contro, devono essere tutelati da un’adeguata normativa. Visto che pagano, devono pretendere di sapere ciò che acquistano. Anche a Km/O. Il Comitato spontaneo agricolo “Uniti per non morire” era presente, non certo per le bandiere gialle, verdi o rosse ma per una sola bandiera, l’unica: quella della terra, quella a tutela del territorio, a difesa dei nostri prodotti e delle nostre aziende agricole. Bisogna rimarcare una cosa e si chiede scusa in anticipo se ci sono state delle sviste. Non si sono notati alla manifestazione delegati molisani dell’ organizzazione agricola promotrice dell’iniziativa, politici o coltivatori regionali. Per caso l’agricoltura molisana non soffre di questi problemi? Per caso l’agricoltore molisano spunta prezzi superiori per il “suo” grano? Sicuramente no, visti i prezzi che offrono i commercianti regionali. E allora se è così perché questo disinteressamento? In Molise si è saputo…nulla. Nessuno ne ha parlato, nessuno ha scritto. Silenzio tombale. La notizia dell’evento, però, è stata diffusa sia su tv nazionali quale “il TG serale di “Canale 5″ sia su testate giornalistiche quali “La Stampa”, “Rai News”, “Il Quo-

tidiano del Nord”,”La Repubblica”, “Abruzzo TV”, “La Gazzetta del Mezzogiorno” e poi dalle tante testate giornalistiche pugliesi e lucane. Presente era pure il Governatore della Puglia, che merita attenzione per ciò che ha detto: “Dalle nostre parti c’è un proverbio che recita: chi vuole va e chi non vuole manda. Io cerco di esserci sempre, innanzitutto per farvi capire cosa ho nella testa e nel cuore, e poi, perché da voi, dal mondo agricolo, ho ancora un sacco di cose da imparare. Ancora: Non contestiamo l’economia globale, dobbiamo cercare di starci dentro e combattere contro quelle regole che riteniamo inique. Ha concluso dicendo che bisogna difendere il nostro grano: chi vuole la pasta italiana deve sapere che compra merce controllata, che ha particolare qualità e che è stata prodotta da persone perbene”. Non è più possibile sostenere socialmente e politicamente tale situazione di sottomissione che da svariati anni si sta protraendo. Bisogna fare in modo che il Governo nazionale si attivi per far scattare quelle misure di salvaguardia atte a riequilibrare tali meccanismi che svantaggiano il mondo agricolo meridionale. Caso contrario, è la fine. L’AGRICOLTURA NON PUO’ ESSERE PIU’ VIOLENTATA O SVENDUTA. E’ tempo che ci si attivi per tutelarla. Nell’interesse di noi tutti.


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5 16 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Tiberio, Romano, Fusco Perrella, Cavaliere, De Bernardo, Chieffo, D’Aimmo, Di Sandro e Pallante: costruire una “comunità politica” aperta alle volontà singole e collettive per rimettere in circolo i valori democratici, ovvero il confronto delle idee, la chiarezza dei programmi, la certezza delle risorse, la partecipazione reale delle categorie e delle forze sociali alla programmazione I pezzi vanno saldati, uno ad uno, per creare un”umicum” politico capace di parlare alla gente, di farsi capire e di farsi apprezzare con la chiarezza del linguaggio e il nitore degli obiettivi programmatici: decisioni rapide, idee chiare sugli obiettivi per favorire lo sviluppo economico e l’occupazione, rapidità nell’ utilizzare le risorse finanziarie, i programmi e i fondi europei, profondo rinnovamento della Pubblica amministrazione e sburocratizzazione delle procedure amministrative . Stiamo parlando del tentativo in atto da alcun mesi, al riparo dei riflettori della cronaca, che ieri ha avuto forse la prima vera verifica e, stando ad alcune informazione, non proprio tutto sarebbe filato liscio. Ma è nelle cose. D’altronde, mettere assieme, per fonderli in un solo corpo politico e programmatico Maurizio Tiberio, responsabile nel Molise di Italia Unica il partito di Corrado Passera, con Massimo Romano di Costruire Democrazia, e questi, a loro volta, con Angiolina Fusco Per-

rella, Nicola Cavaliere (di Forza Italia), Lucio De Bernardo, Antonio Chieffo, Antonio D’Aimmo, Filoteo Di Sandro (Fratelli d’Italia) e Quintino Pallante, anche l’alchimista più esperto troverebbe qualche difficoltà. Siamo di fronte ad esperienze e personalità politiche marcate caratterialmente, culturalmente, strategicamente, fortunatamente tutte convinte, però, che sia tempo di (ri)-entrare nello stagno molisano per rimuovere la melma dell’opportunismo e per creare un

“La riforma dell’Ordine dei giornalisti è necessaria. Ma il Parlamento non può farsi ingannare da slogan propagandistici che con la suggestione dei suoni cercano di nascondere la realtà. Il mondo dell’informazione è cambiato. La differenza tra professionisti e pubblicisti non esiste più nei fatti. Sono migliaia e migliaia i pubblicisti che svolgono ogni giorno un lavoro senza il quale i quotidiani dovrebbero ridurre la foliazione e le emittenti radiofoniche e televisive i notiziari. Sono colleghi invisibili, a volte anche dal punto di vista economico, che un’elite di giornalisti garantiti punta a penalizzare con l’obiettivo di impadronirsi dell’Ordine. Il Parlamento non può approvare norme che penalizzerebbero i 75mila pubblicisti italiani. Esprimiamo forte preoccupazione per le evidenti manovre che, nell’ambito di un disegno di riforma che tutti auspichiamo, tendono a mortificare soprattutto la rappresentanza dei pubblicisti in Consiglio Nazionale. Il sistema elettorale at-

muovo processo di ossigenazione. La cappa del centrosinistra sul Molise deve essere in una qualche misura e in qualche modo lacerata per lasciare filtrare la luce di un ripensamento morale della politica ridotta a mercimonio, ad una bottega d’interessi sulla scia di migrazioni da un fronte all’altro (da destra a sinistra e da sinistra a destra). Se lo saranno detto Tiberio, Romano, Fusco Perrella, Cavaliere, De Bernardo, Chieffo, D’Aimmo, Di Sandro e Pallante nei mesi in cui

hanno cercato si rafforzare le condivisioni e di smussare gli angoli delle divergenze figlie di caratteri ed esperienze diversi; nei mesi in cui hanno con cautela fatto passare l’idea della costruzione di una “comunità politica” aperta alle volontà singole e collettive per rimettere in circolo i valori democratici, ovvero il confronto delle idee, la chiarezza dei programmi, la certezza delle risorse, la partecipazione reale delle categorie e delle forse sociali, delle rappresentanze categoriali della produzione, del mondo scientifico e accademico e della cultura alla programmazione, sapendo trarre da ciascuno energie e determinazione per superare i danni della crisi globale e per riconquistare credibilità agli occhi dell’elettorato. Si saranno detti anche della opportunità che ciascuno metta da parte o quantomeno ne faccia una questione marginale e secondaria, traguardi e ambizioni personali in favore di una espressione di unità da cui, semmai, lasciare che scaturiscano

Giornalisti, troppi tagli tuale garantisce la presenza di tutte le singole regioni, cosa che sarebbe impossibile assicurare se passasse l’ultima stesura del provvedimento che ipotizza la riduzione a 36 consiglieri di cui due terzi professionisti e un terzo pubblicisti. Di conseguenza, in Consiglio Nazionale, oltre 75 mila pubblicisti dovrebbero essere rappresentati al massimo da 12 colleghi. I 25 mila professionisti, invece, da 24. È facile prevedere che resterebbero, comunque, senza alcun consigliere le regioni con un minor numero di iscritti come Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Trentino Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta, mentre potrebbero avere serie difficoltà (almeno in una delle due rappresentanze) Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto. Nell’ultima stesura della proposta di legge

è stata inserita addirittura anche la condizione che i pubblicisti sono eleggibili solo se hanno una posizione previdenziale attiva. Si tratta di un ulteriore elemento di discriminazione che di fatto determinerebbe l’esclusione di pensionati e disoccupati. Categorie sulle quali non spende neanche una parola l’elite dei giornalisti garantiti che plaude a una riforma che dimentica di inserire la condizione che i contributi pubblici siano concessi solo agli editori che documentino di aver retribuito regolarmente e adeguatamente i giornalisti. Un problema posto, invece, dai vertici dell’Odg. Noi siamo i primi a volere una riduzione di pletoriche assemblee (anche quelle della FNSI e dell’INPGI) ma senza penalizzare esclusivamente i pubblicisti che, da sempre, mantengono economicamente gli Ordini, regionali e nazionale. Ci auguriamo che il Parlamento, nel defi-

ruoli e responsabilità. La costruzione di una “comunità politica” è un esperimento ad alta difficoltà di tenuta, ma rimanendo la politica molisana impastoiata nelle miserie morali che la vedono sottomessa ai personalismi - a esempio - dei Frattura, dei Facciolla, delle Fanelli, e agli interessi propri e dei cortigiani che li circondano, va tentato e perseguito con le migliori intenzioni. Con la coscienza e il senso di responsabilità di personaggi che alla politica hanno indubbiamente attinto ma altrettanto indubbiamente hanno anche dato; che dalla politica vogliono ancora trarre motivazioni e alla politica vogliono ancora dare un contributo d’idee, di forza, di volontà ripulito dall’egoismo, dal personalismo e dallo strumentalismo. Il tentativo è in atto, coperto dalla discrezione propria di chi vuole realizzare qualcosa d’interessante. Ce la faranno? Dardo

nire la delega sulla riforma del nostro Ordine, riveda i criteri di riduzione e di attribuzione della rappresentanza delle due componenti della categoria”. Questo il documento del presidente Iacopino e condiviso dalla quasi totalità dei vice presidenti regionali. A questo testo anche e soprattutto la rappresentanza molisana al Cnog si associa, tenendo conto che proprio nel Molise la problematica è particolarmente sentita. Un piccolo Ordine che conta circa 550 pubblicisti e 70 professionisti, cifre che dimostrano da sole come sia enorme la disparità tra i due elenchi. Ci si augura che la delegazione dei parlamentari molisani si mobiliti al fine di scongiurare la soppressione sia tra i pubblicisti che tra i professionisti di una rappresentanza, in seno al Cnog. Come ci si augura che si organizzino incontri proprio a tutela dei giornalisti. Vincenzo Cimino, Cosimo Santimone e Pietro Eremita


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Campobasso

16 febbraio 2016

Solo la scossa di terremoto ha fatto guardare alla pericolosità della scuola di via Crispi di Simone Cretella Quindi la scuola di via Crispi va chiusa perché “Ci sono perplessità sui lavori eseguiti sull’istituto e il quadro non è chiaro”, come riportato a seguito della conferenza stampa del Sindaco. Più che fondate, quindi, le istanze dei genitori della scuola che, riuniti in un comitato, già dall’anno scorso e ben prima dello sciame sismico, chiedevano all’amministrazione di conoscere le condizioni di sicurezza della “Scarano”. Risposte mai pervenute, nonostante ripetuti solleciti e diffide, tant’è che abbiamo ritenuto doveroso portare la questione in consiglio comunale con alcune nostre interrogazioni con le quali ci siamo fatti portavoce delle legittime istanze di tanti cittadini e genitori. Istanze alle quali giunse questa risposta, datata 3 dicembre 2015, a firma

del dirigente del settore Lavori pubblici: “….non si rilevano gravi criticità, la scuola ha un sistema di via d’uscita efficace, un impianto di emergenza funzionante, un sufficiente numero di estintori, una centrale termica sicura, i servizi igienici adeguati, né risultano condizioni di dissesto strutturale. Se si aggiunge che l’edificio è stato migliorato nella risposta ad azioni sismiche, ci si dovrebbe chiedere: perché non dovrebbe essere utilizzabile?” e ancora, come ciliegina sulla torta: “ spostare la popolazione scolastica di via Crispi significherebbe creare inutile allarmismo privilegiando alcuni a danno di altri che frequentano scuole diverse, forse anche maggiormente problematiche”. Ma alla fine lo hanno fatto, spostando i 350 bambini da una

scuola ritenuta vecchia, perché di oltre quarant’anni, ad altre che di anni ne hanno anche più di cento! Normale che già da domani mattina bisognerà fare luce sulle condizioni delle 4 scuole individuate dal Sindaco quale soluzione tampone per gli “esodati” di via Crispi, almeno per verificare che nessuna di queste sia tra quelle “ …forse maggiormente problematiche” enunciate dai tecnici comunali. Il Sindaco Battista e l’Assessore Pietro Maio facciano subito chiarezza e spieghino per quale motivo, quell’edificio che solo il 3 dicembre risultava perfettamente utilizzabile, tant’è che è stato regolarmente frequentato fino allo scorso 16 gennaio, adesso è stato chiuso nonostante non abbia riportato alcun danno a seguito della scossa sismica

della serata dello stesso giorno, così come accertato dai tecnici comunali a seguito delle verifiche effettuate. Riferiscano anche quali sarebbero le scuole ritenute “forse anche maggiormente problematiche”, una dichiarazione che, come logica conseguenza, lascia intendere che ci siano in città altri edifici da chiudere immediatamente. Quali? Ed infine, per quali ragioni, anziché ignorare completamente la formale richiesta di accesso agli atti del 21 luglio 2015 da parte del comitato dei genitori, l’amministrazione non ha disposto le necessarie verifiche durante l’estate scorsa , senza aspettare oltre 5 mesi, cagionando gravissimi disagi a centinaia di famiglie e compromettendo il normale percorso didattico dell’intera popolazione scolastica

della Scarano costretta a quasi un mese di turni pomeridiani? Ma in questa vicenda è inevitabile chiedersi: senza le tante iniziative civiche e la grande attenzione mediatica, la chiusura sarebbe stata disposta ugualmente? L’unica certezza è che i bambini sono stati per tutto questo tempo in un edificio senza le necessarie certificazioni e dalla sicurezza quantomeno dubbia, nonostante tale condizione fosse ben nota a chi di dovere che per mesi si è invece arrampicato sugli specchi con risposte parziali, fuorvianti e contraddittorie pur di arginare iniziative civiche evidentemente ritenute scomode e fastidiose e non far emergere la grave situazione che riguarda non certo solo via Crispi, ma buona parte delle scuole cittadine.

I rilievi del collegio dei giudici contabili sul rendiconto 2013 sono un grave atto di accusa alle strutture comunali e all’amministrazione

Pesantissima mozione del consigliere Pilone sui “conti che non tornano” Essere opposizione è anche coraggio, oltre che capacità di analisi e di critica Una mozione del capogruppo di Democrazia Popolare, Francesco Pilone, costringerà il consiglio comunale a riflettere su stesso, sul ruolo che gli compete, sulle responsabilità che gli appartengono e, soprattutto, su quanto tutto ciò venga visto e interpretato con leggerezza. Ciò almeno sarebbe accaduto nel corso della seduta consiliare del 6 giugno 2014, in relazione all’approvazione del rendiconto della gestione d’esercizio del 2013. Atto approvato a maggioranza con 19 voti favorevoli, 1 contrario (Francesco Pilone) e 6 astenuti (Cancellario, Cretella, Felice, Gravina, Pascale e Praitano). Quel voto contrario è il discrimine tra l’adesione politica (per dettato di appartenenza dei 19 consiglieri della maggioranza) e l’atteggiamento contrario dell’oppositore che ha svolto l’approfondimento della materia e ne ha rilevato le manchevolezze. Serratesi le labbra di Michele Ambrosio, che per molto tempo ha fatto opposizione all’interno della maggioranza con un’incidenza dialettica e amministrativa di qualità, è la bocca di Francesco Pilone la più fertile nel dare voce alla minoranza avendo cura di non essere banale, ma incisivo e concentrato sugli argomenti e sulle proposte all’ordine del giorno. Lo è stato sicuramente nella seduta consiliare del 6 giugno 2014 votando contro l’approvazione del rendiconto di gestione 2013, che al vaglio della Corte dei Conti s’è rivelato essere un colabrodo. I rilievi della magistratura contabile hanno impegnato le strutture finanziarie del Comune a dare

formali spiegazioni, a rendere le cifre del consuntivo una lettura corretta e congruente. Ciò non è stato se il Collegio dei giudici contabili ha dovuto rinnovare rilievi e insufficienze che certo non esaltano le strutture comunali e meno che mai l’amministrazione di Palazzo san Giorgio abituata, forse, a tolleranze e distrazioni che in questa circostanza, data anche la gravità dei rilievi, non ci sono state. Il consigliere Pilone con la mozione predisposta per essere discussa nel prossimo consiglio comunale ha riassunto i rilievi della Corte dei Conti, chiama alle proprie funzioni e responsabilità l’assemblea municipale e il collegio dei revisori dei conti, e chiede che si esca dalla indeterminatezza, cioè che sulle inefficienze amministrative e sui danni che ne sono conseguiti vengano finalmente alla luce le cause e le responsabilità di chi ha ritardato l’approvazione del rendiconto 2013; di chi ha generato il disavanzo della gestione di competenza e il risultato economico col segno negativo; l’errata determinazione del fondo svalutazione dei crediti; il basso grado di riscossione delle entrare (altro che “Non ha un soldo per comprare un gelato” frase cult del sindaco Gino Di Bartolomeo - ndr); il riconoscimento dei debiti fuori bilancio; la vetustà dei residui attivi e passivi e la cancellazione dei residui della gestione vincolata; il mancato invio della nota informativa delle Società partecipate e il mancato aggiornamento dei dati nel sistema di elaborazione dei calcoli. Un bel lotto di adde-

biti e rilievi che rischia di mettere in seria difficoltà l’amministrazione che però, diversamente dal passato e, specificatamente, dalle condizioni amministrative e organizzative che hanno determinato i rilievi della Corte dei Conti, per uscire dall’imbarazzo procurato dalle irregolarità rilevate dai giudici contabili e dai comportamenti difformi dalla “sana gestione finanziaria”, potrà avvalersi dell’esperienza e della capacità gestionali del “top manager” Antonio Iacobucci. Basterà? Sarà l’esito della discussione intorno alla mozione di Pilone a indicare il grado della sensibilità politica e della responsabilità amministrativa dei consiglieri comunali chiamati direttamente in causa, ad indicarlo. Soprattutto nella parte in cui il capogruppo di Democrazia Popolare, dopo aver chiesto l’accertamento delle responsabilità, “siano esse tecniche o politiche”, appella l’assemblea a formulare un atto d’indirizzo comportamentale nei confronti delle strutture comunali coinvolte, perché si astengano da “comportamenti non legittimati dalle norme richiamate dalla Corte dei Conti”, e perché il Nucleo di valutazione interno assuma “le determinazioni disciplinari consequenziali”. Una sortita, questa di Pilone, che nei termini politici e amministrativi come formulati, non ha riscontri negli annali di Palazzo san Giorgio. Essere opposizione è anche coraggio, oltre che capacità di analisi e di critica. Dardo

Avviso pubblico per i morosi Il comune di Campobasso ha pubblicato la gara per i contributi a valere sui fondi statali CAMPOBASSO. E’ stato pubblicato, per il Comune di Campobasso, l’Avviso Pubblico per la concessione di contributi a valere sul fondo statale per la morosità incolpevole. Il modello di domanda per la richiesta di contributo potrà essere ritirato presso l’ufficio alloggi del Co-

mune di Campobasso, oppure scaricabile dal sito del Comune diCampobasso: www.comune.campobasso.it. Le domande dovranno essere consegnate presso lo stesso Ufficio Alloggi in via Cavour, 5 – 2° piano nei giorni di lunedì – mercoledì e venerdì dalle ore

10:00 alle ore 12:30, martedì e giovedì dalle ore 16:00 alle ore 17:30 entro e non oltre 30 giorni dalla data di pubblicazione dell’ Avviso Pubblico (data pubblicazione 15/02/2016 – data scadenza 16/03/2016). Le domande presentate o pervenute dopo la scadenza di cui

sopra sono escluse dal bando, intendendosi valide le sole domande pervenute con le modalità di cui innanzi. Le informazioni relative al bando possono essere richieste presso l’Ufficio alloggi in via Cavour n. 5 – piano 2°, Tel. 0874/405552.

Presso lo stesso Ufficio è stato attivato il servizio di compilazione assistita della domanda di richiesta contributo. Gli interessati sono invitati a presentarsi muniti della documentazione necessaria alla compilazione e di un documento di riconoscimento valido.


Campobasso

7 16 febbraio 2016

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Si aprono incoraggianti prospettive per il finale di stagione dei rossoblù

Violato anche il campo della florida Fermana

Favo il maggiore artefice della prodigiosa rimonta, mentre calano ombre sulla mancanza di soldi per il ripescaggio di Gennaro Ventresca Con sforzi replicati e vani la Fermana ha cercato di pareggiare, nel corso di una focosa ripresa, il gol del nostro Alessandro, “falso nove” col gusto del dribbling. Non c’è riuscito per merito dei nostri ragazzi che, a cominciare dal sempre più affidabile portiere Grillo, hanno saputo mantenersi vigili e conservare al tempo stesso un tonico ordine tattico. Merito di Favo ciò che è accaduto nel secondo tempo, in cui i nostri hanno avvertito la mancanza dell’indisponibile Lanzillotta, rimasto in kambusa, in attesa di rimettere a posto i suoi muscoli. Dicasi lo stesso per capitan Gattari che da tre partite ha lasciato la fascia a Todino e il ruolo al crescente Di Pasquale, una delle piacevoli scoperte del tecnico napoletano, domiciliato ad Ancona. Il gol è stato dolce e morbido, come un Bacio della Perugina. Gradito regalo non solo del funambolico e già ricordato Alessandro e dei suoi due passaporti, ma anche del giovane e incerto portiere locale che s’è fatto scivolare sotto la pancia la rasoiata

in diagonale, uscita dal destro del nostro attaccante di riferimento. La nostra squadra aveva, per la verità, trovato l’uscio aperto della porta locale già al quinto minuto, ma l’arbitro ha annullato il gol di testa di Ferrani (ottima la sua prova) non senza lasciare di stucco il vostro scriba e quel pugno di tifosi rossoblù che si sono portati nuovamente nelle Marche. Correva un fiume gonfio di con-

tropiede, nel finale, con la Fermana a spingere e il Campobasso a respingere, il nostro virgulto Lucchese, bravissimo a inserirsi sotto misura, stava per far gol quando è stato abbattuto alle spalle dalla disperazione di un difensore: rigore. Maldrestramente battuto da Aquino, tiro debole e centrale, finito sulla sagoma del al portiere già accucciato, che ha smanacciato in angolo.

Questo il sugo della partita, poggiata su esili piloni. Favo è riuscito a far crescere, fra gli erbaggi lasciati dal suo predecessore, un albero dal fusto sottile, un alianto, che per la sua straordinaria velocità di sviluppo è chiamato pure “albero del Paradiso”. La sua squadra è ormai giunta al quarto posto della classifica. Dopo essere partita dal quartultimo lasciato dal trasandato mister abruzzese.

Mi piace gustarmi questo pregevole momento fortunato, temo quasi di spingermi oltre: del domani non c’è certezza. Specie di quello dei nostri calci d’angolo. I soldi son pochi e le possibilità di infilarsi nella scorciatoia dei ripescaggi mi sembrano scarse. Il tartassatissimo Capone, sulla spinta emotiva e sull’orgoglio che ne ha affiancato l’esistenza, dovette impegnarsi anche il corredo per assicurarsi la fideiussione da presentare in lega, per usare la stessa strategia. Ci sono altri corredi pronti da essere impegnati nella nostra città senza sorrisi, piegata da un’economia malata e dai pochi ricchi che si guardano bene dal mettere il capo oltre la porta di casa? Chiudo con le pagelle della sfida di Fermo, al resto ci penseremo nei prossimi giorni. PAGELLE: Grillo (7,5), Lenoci (6), Rhao (7), Di Pasquale (7), Ferrani (7); Grazioso (6,5), Rinaldi (6), Bontà (6,5); Gabriellonii (6,5), Alessandro (7), Todino (6). All. Favo (8) Subentrati: Tascini (6), Aquino (5), Lucchese (7).

Sindaco Battista nomini altri assessori e non ascolti gli alleati? Francesco Bonomolo E’ imminente la nomina di altri due assessori al Comune di Campobasso, così come ha affermato il Sindaco Battista. E’ evidente, dunque, che nelle segrete stanze si ragiona e si cerca di trovare la quadra per accontentare tutti. Una domanda, allora, sorge spontanea: ma che Centrosinistra è questo? Una parola che spesso viene usata senza un minimo di valore reale, il Centrosinistra dovrebbe rappresentare un insieme di idee e formazioni politiche che concorrono unite ad un solo obiettivo, cosa che non sembra riscontrarsi nella regione Molise e nel capoluogo di regione, Campobasso. Il Partito Socialista Italiano, una formazione di sinistra a fianco del centro, è fuori da tutta la politica regionale, nonostante abbia fatto e faccia parte

della coalizione. Tenerla fuori a livello regionale e comunale equivale ad avere un Centro senza la Sinistra. Come si può accettare di sentir parlare di Centrosinistra, quando i partiti e movimenti di sinistra che hanno dato tanto alla colazione sono fuori da ogni decisione e dalle nomine nei vari enti sub regionali (nomine spesso a favore di personaggi che nemmeno hanno votato il Centrosinistra)? Non è più consono parlare di una coalizione di Centro, senza mortificare i partiti e i movimenti che tanto hanno dato perché un’idea si affermasse? Nel 2014, il Partito Socialista Italiano ha partecipato con una propria lista alle Amministrative comunali e per pochi voti non ha eletto un proprio candidato ma è anche vero che con i suoi voti è

stato determinante affinchè il Sindaco Battista non andasse al ballottaggio. Eppure nessuna menzione si fa del Partito Socialista Italiano come probabile formazione all’interno della Giunta comunale targata Centrosinistra, si continua a ragionare così come a livello regionale per premiare sempre e comunque i saltatori di quaglie, che nulla hanno a che vedere con il vero e glorioso Centrosinistra. Se questa è la nuova politica, sarebbe forse più opportuno parlare di Centrodestra bis e non certo di Centrosinistra. Il Partito Socialista Italiano vuole sperare che il sindaco Battista colga lo spirito di questo dire e che magari lo convochi per un confronto sul tema. segretario provinciale Campobasso PSI

Giovani protagonisti di un Molise che non si rassegna Presentate nuove start-up e il marchio “Fattoria Molise” Giovani che resistono alle tante difficoltà, giovani che nonostante tutto ce l’hanno fatta e hanno scelto di mettersi in rete per accrescere le loro potenzialità e capacità imprenditoriali, in un’ottica di coworking. Molihub, il Polo tecnico Giovanile, nato circa un mese fa grazie alla scommessa di sessanta giovani “folli”, cresce ogni giorno di più e si impone insieme all’entusiasmo, passione, forza di volontà, creatività di chi da sostanza al Polo. Una ennesima conferma della straordinaria bellezza di un sogno divenuto presto realtà, è arrivata dal secondo evento pubblico di lancio di nuove start-up giovanili, tenutosi nel pomeriggio di ieri alla Sala Axa Palladino a Campobasso;

iniziativa che ha seguito di pochi giorni il lancio delle prime tre imprese innovative che sono confluite nell’incubatore di Molihub. Davanti ad oltre settanta persone è stata presentata la prima community molisana di compravendita online creata da un giovane campobassano, Claudio Di Salvo. All’interno della piattaforma è nato il marchio “Fattoria Molise”, dall’idea di Roberto Colella e Davide Vitiello. L’approccio su cui si fonda è il marchio è quello “bottom up”, che intende bypassare la filiera della grande distribuzione offrendo una valida alternativa e posizionandosi come elemento facilitatore tra piccole aziende agricole

molisane orientate alla qualità e i consumatori. Fattoria Molise diventa un ponte tra famiglie che producono e famiglie che consumano, senza intermediari, accorciando al minimo la filiera e garantendo l’eccellenza. In un mercato globalizzato, comandato dalle multinazionali del cibo, mettere insieme le forze e fare sistema diviene, oggi più che mai, una necessità. L’obiettivo è quello di avvicinare il mondo rurale a quello urbano ricollegando i cittadini consumatori con i luoghi di provenienza e di produzione del cibo locale. Sono già diversi i prodotti alimentari posizionati sulla piattaforma tramite il marchio Fattoria Molise.


INFO: 339.2733334 - 334.2739180




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Isernia

16 febbraio 2016

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“Quale telemedicina per Agnone?” I cittadini altomolisani contrari alle scelte operate dalla Regione Molise AGNONE. Una lettera aperta i cittadini altomolisani hanno inviato al presidente Frattura sulle scelte operate che danneggerebbero il sistema così come formatosi. “Si fa rispettosamente notare come la tele medicina per la diagnostica radiologia ad Agnone ad oggi non è mai stata attivata (unico ospedale di area particolarmente disagiata in regione in cui il servizio andava garantito e anche il primo e unico ad essere stato smantellato!) Possibile che i nostri pazienti devono andare su e giù da Isernia nei giorni in cui non è previsto il servizio, o che i loro esami debbano essere portati fisicamente per la lettura al servizio di Isernia? E’ ormai un anno che si subisce questa organizzazione. E’ a conoscenza da anni, ne abbiamo parlato ad ogni nostro incontro, che nelle

ore notturne, e nei fine settimana dalle 14.00 del venerdì alle 08.00 del lunedì non è possibile reperire un pediatra in tutto il territorio Alto Molisano neanche a pagamento! Se il territorio fosse meglio garantito dalla presenza di un’assistenza sanitaria funzionante non saremmo qui a discutere degli accessi inappropriati ai pronto soccorsi. Se nell’ Alto Molise (realtà che meglio conosco ) in alcuni comuni per l’esiguo numero di cittadini (quasi tutti anziani!) il medico di medicina di base ha l’ambulatorio una, massimo due volte la settimana, si rende conto come sia difficile dare risposte ed intercettare i bisogni di salute di un’utenza che vive isolata. Ecco perché sig. Presidente abbiamo molte perplessità sull’ul-

timo piano operativo sanitario e in particolare sull’ospedale di area disagiata che lei ci propone. Sul DM 70 del 2015 L’ospedale é definito ” ospedale di area particolarmente disagiata”, quell’avverbio vicino all’aggettivo non è lì a caso. Ciò che è descritto nel suo Piano Operativo non è affatto chiaro. Della medicina non è specificato il tipo di intensità di cura, se bassa o media, bassa intensità è un reparto per post acuzie, gestito da infermieri insieme ai medici di base. L’assenza di un reparto di chirurgia generale di minima atta a garantire l’emergenza, che a detta di alcuni é sostituita da una chirurgia ambulatoriale complessa, non permette l’osservazione di nessun paziente acuto di tipo chirurgico, vista l’assenza in loco di un ane-

stesista, per poter intervenire d’urgenza, mi permetto di aggiungere che per l’ernia , la varice e la neoformazione è possibile con calma decidere come e quando farli, non si ha la stessa possibilità in caso di emergenza quando tutto è complicato dalla difficoltà a reperire un posto letto, dalle distanze, dalle condizioni delle nostre strade e dalla situazione meteorologica... L’assenza del reparto di Lungodegenza presente solo negli ospedali per acuti non fa che confermare i nostri dubbi... Ora le chiediamo, dove devono andare i nostri malati oncologici, con patologie o quadri clinici instabili che necessitano di un prolungamento della degenza e gli anziani con pregresse fratture di femore a fare riabilitazione? Non vedo quindi cosa si intende per ospedale di area disagiata... se

questa struttura non è configurata secondo il DM 70/2015, se non è una struttura per acuti, se non serve a tutelare la nostra gente ma a mantenere lo status quo fino al prossimo piano operativo , nel quale sarà smantellata perché morta per consunzione, le chiediamo di avere il coraggio e gli attributi di chiuderla ora! Sa meglio di noi che la fascia sociale a basso reddito della popolazione molisana aumenta ogni giorno di più. Sono tante le famiglie in sofferenza e soprattutto tanti anziani che rinunciano alle cure! ...e la percentuale aumenta quando si vive in un territorio come l’Alto Molise. Dove addirittura alcuni comuni sono sprovvisti di collegamenti diretti con il capoluogo di regione“.

Due persone denunciate per droga e guida in stato di ebbrezza Servizio straordinario di controllo del territorio dei Carabinieri, Impiegate unità cinofile VENAFRO. Ancora un servizio di controllo straordinario del territorio è stato predisposto nella serata di ieri dai Carabinieri nelle vie del Centro di Venafro e zone limitrofe, al fine di contrastare ogni forma di criminalità e di illegalità. Ad agire pattuglie del Nucleo Operativo e Radiomobile e delle locali Stazioni, affiancate da personale del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Isernia e da unità cinofile dell’Arma con cani altamente addestrati per la ricerca di droga. Il bilancio delle operazioni è stato il seguente: un 25enne del luogo è stato denunciato per detenzione illegale di sostanze stupefacenti, in quanto sorpreso in possesso di un involucro contenente alcune dosi di hashish. La droga è stata sottoposta a sequestro, mentre continuano le indagini per accertare se le dosi erano per uso personale o se destinate all’attività di spaccio nel centro di Venafro. Un 20 enne di Isernia è stato in-

vece sorpreso alla guida della propria auto ubriaco, mettendo così in grave pericolo la sicurezza stradale. Il tasso alcoolemico superva il limite previsto dall’attuale normativa, pertanto nei suoi confronti è scattata la denuncia per guida in stato di ebbrezza alcolica, il ritiro della patente di guida ed il sequestro del veicolo. Eseguiti accertamenti amministrativi e in materia igienico-sanitaria presso cinque locali pubblici di intrattenimento, mentre circa una ottantina sono stati i mezzi in transito controllati ed identificati i rispettivi conducenti e passeggeri. Quindici le contravvenzioni elevate per violazioni al Codice della Strada, ritirate due patenti due guida e sottoposti a sequestro due veicoli poiché privi di copertura assicurativa. Infine sono dieci le persone attualmente sottoposte agli arresti domiciliari o a misure di prevenzione nei cui confronti sono stati eseguiti accertamenti.

Inizia una nuova lotta nel segno di Martgherita! di Emilio Izzo In coro e senza tentennamenti, i comitati, le associazioni e le persone tutte riunite in protesta davanti all’iceneritore di Pozzilli, hanno gridato tutta la loro rabbia e la loro totale convinzione che quella di venerdì 12 febbraioi c.m. è stata semplicemente la prima tappa di un nuovo, duro ed inevitabile percorso di battaglia! Il Comitato Interregionale contro le Camorre, l’Associazione Antimafia A.Caponnetto sez. Abruzzo-Molise, l’Osservatorio Molisano sulla Legalità, l’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, il Comitato Impeachment Popolare, Il Comitato contro l’Eolico di Matrice, l’Associazione Consumatori di Montecilofone, il Movimento Prima le Persone, il PCL, l’O.S USB, il Comitato pro SS.Rosario di Ve-

nafro, la Pro Loco di Pozzilli, Il Gruppo di Aggregazione popolare di Bojano, il Meetup 5 Stelle di Venafro, la UIL Beni Culturali del Molise, il Comitato Basta Emissioni di Campobasso ed altri che in queste ore ci stanno contattando, hanno unito le loro forze e i loro convincimenti in tema di salvaguardia del patrimonio ambientale e paesaggistico e hanno lanciato la loro sfida a tutti coloro i quali stanno distruggendo aria e salute! I numerosi interventi da parte di una nutrita rappresentanza popolare, hanno avuto modo di chiarire ai presenti le minacce passate, presenti e future che deriveranno dagli scellerati accordi che la regione Molise ha messo in atto, all’insaputa dei molisani, con la regione Abruzzo e il ministero competente. Del

resto lo stesso assessore Facciolla, più volte richiamato negli interventi, ha avuto modo di farci sapere con molto candore che in Molise già sversano diverse regioni del centro sud e alcune di esse sono a forte incidenza di malavita organizzata! Nessuna considerazione per i molisani da parte degli amministratori regionali, nessuna informazione preventiva, del resto, il bubbone è venuto fuori solo casulamente e grazie ad alcuni articoli di stampa abruzzese, l’apparato di maggioranza politico regionale ha svolto tavoli e trattative alle spalle e sulla pelle delle persone, ignari ancora una volta del tradimento elettorale posto in essere da Frattura e compagni che stanno disattendendo a qualsiasi promessa e

programma politico. Striscioni e cartelli hanno sottolineato l’humus della rabbia dei cittadini che non hanno più intenzione di assistere a morti dovute ai veleni emessi nell’aria e che pertanto, prima di sciogliere questo primo atto di ribellione sociale, si sono dati un nuovo appuntamento per venerdì 19 febbraio c.a., presso la Sala Gialla del palazzo della provincia di Isernia, alle ore 18.00 per un’assemblea generale di associazioni, comitati e cittadini per organizzarsi e formalizzare un nuovo soggetto comprendente tutte le anime presenti nella giornata odierna alla manifestazione di Pozzilli e per accoglierne di nuove e per decidere le prossime azioni di lotta che si preannunciano forti e clamorose. L’invito che si rivolge a

tutti i molisani è quello di esserci per scongiurare nuovi presagi di morte e l’invito d’obbligo è parimenti per tutti i sindaci e il presidente della provincia per il ruolo di responsabilità che ricoprono. Dobbiamo esserci tutti per i motivi espopsti e per onorare la presenza della giovanissima Margherita, coraggiosa presidentessa della Pro Loco di Pozzilli che ha avuto “l’ardire” di disattendere le direttive del suo paese (coeso intorno al sindaco e alle sue scelte scellerate), presentandosi alla protesta senza mostrare il fianco ai nemici dell’ambiente e della salute. E siccome sono certo che la osteggeranno in questo suo percorso con noi, dobbiamo accompagmarla e sostenerla con affetto!


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Termoli

16 febbraio 2016

“A Termoli va rafforzato il commissariato”

Il Siap ha chiesto al questore un supporto di uomini e mezzi per la Polizia TERMOLI. Il Siap di Campobasso esprime vivo apprezzamento per la recente ulteriore intensificazione dei servizi di prevenzione generale e controllo, voluta dal Questore di Campobasso Raffaele Pagano, nel basso Molise ed in particolare nel comune di Termoli al fine di arginare il fenomeno della criminalità diffusa, notoriamente causa di notevole allarme sociale e preoccupazione nella popolazione. “A giudizio di questa organizzazione sindacale – si legge in una nota – la pianificazione di servizi di controllo straordinari posti in essere attraverso una attività sinergica del personale del Commissariato di Termoli, della squadra Mobile e di altri uffici della Questura, con le pattuglie dei Reparti Preven-

zione Crimine, appositamente aggregate, costituisce un dispositivo in grado di fronteggiare efficacemente particolari tipologie di reato che trovano la loro origine soprattutto nelle incursioni della malavita extra regionale nel territorio molisano. Meglio ancora se tale intensificazione si coniuga con un’attività di coordinamento, quella del nuovo Dirigente del Commissariato, che, oltre a recepire le direttive del nostro Dipartimento in materia di controllo del territorio, sta tenendo conto delle esigenze personali e professionali degli uomini e delle donne della Polizia di Stato in forza al commissariato di Termoli. Esigenze il cui rispetto, non ci stancheremo mai di ribadirlo, costituisce l’elemento da cui par-

tire per ottenere maggiore impegno e risultati da parte di chi opera quotidianamente sul territorio. Con questo, tuttavia, non si può non evidenziare l’attuale carenza di personale presso il Commissariato di Termoli, acuita ancor di più negli ultimi tempi da pensionamenti e da trasferimenti presso altre sedi, che, a nostro parere, richiede un ripianamento dell’organico proprio in considerazione delle aumentate esigenze di contrasto alla criminalità. Non vogliamo rivolgere al Questore di Campobasso appelli eclatanti ed inutili affinché provveda immediatamente ad ottenere nuove assegnazioni dal Dipartimento della P.S., essendo consapevoli che in tempi come questi essi risulterebbero impossibili vista la perdu-

rante mancanza di uomini e mezzi che sta affliggendo la Polizia di Stato. Tuttavia, in attesa di nuove assegnazioni che siamo sicuri saranno state già richieste con insistenza e tenacia, auspichiamo che le difficolta operative causate dalla mancanza di personale vengano colmate, oltre che con i servizi straordinari di controllo del territorio già in atto, anche mediante un invio continuo e costante degli uffici investigativi della Questura a supporto delle attività di polizia giudiziaria di competenza del Commissariato di Termoli. Tale collaborazione, soprattutto per fatti di particolare gravità e in momenti di carichi di lavoro eccessivi, darà migliori risultati nella lotta alla criminalità e sicuramente respiro e maggiore

tranquillità ai colleghi impegnati nelle attività di prevenzione e repressione sul territorio della costa adriatica. Alla luce di quanto esposto, il SIAP ritiene sempre di più che l’attività di vigilanza e di controllo sull’operato dell’Amministrazione, punto imprescindibile che questa organizzazione sindacale non smetterà mai di perseguire, non debba essere cercato solo con la contrapposizione e lo scontro ma anche attraverso un rapporto di dialogo costruttivo e di fattiva collaborazione , con l’Amministrazione stessa, soprattutto laddove questo consenta di individuare indicazioni e suggerimenti a vantaggio del cittadino e degli appartenenti della Polizia di Stato”.

Scuola lavoro, opportunità per 80 ragazzi A Montenero di Bisaccia coinvolti gli studenti dell’Istituto professionale industria e artigianato TERMOLI. Ha preso il via, per circa 80 studenti dell’Istituto professionale di Montenero di Bisaccia, l’esperienza dell’alternanza Scuola-Lavoro, programma grazie al quale gli alunni dell’Ipsia hanno l’occasione di entrare in contatto con le realtà aziendali del territorio. Il progetto dà infatti ai ragazzi l’opportunità di compiere parte della formazione in stage presso le circa 40 aziende convenzionate con la Scuola e dislocate tra Montenero di Bisaccia, Termoli e San Salvo. Si tratta di un’iniziativa importante, considerando anche la peculiarità della Scuola che, oltre al percorso ordinario di cinque anni, offre agli studenti la possibilità di acquisire già al termine del terzo anno – e dunque ancor prima del diploma – una Qualifica professionale spendibile nell’immediato nel mondo del lavoro. Coinvolti nel progetto sono gli alunni dei due indirizzi presenti nella scuola: Manutenzione e Assistenza tecnica e Produzioni tessili e sartoriali – Moda. «Questa è una scuola che prepara al lavoro – ha dichiarato la Dirigente Annarosa Costantini – per questo è importante essere connessi con il territorio. Tutti si sono sempre messi a disposizione del nostro Istituto, sia le istituzioni sia le numerose aziende presenti nella realtà locale, dando un’opportunità concreta di inserimento nel mondo del lavoro». E quella dell’Alternanza rappresenta un’opportunità

concreta, che consente agli studenti di essere formati gratuitamente sulle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro, di conseguire attestati specifici (es. uso dei DPI, movimentazione carichi…), di socializzare con il mondo del lavoro e le sue regole, di conoscere la rete delle aziende del territorio per un futuro inserimento e di farsi

Opere sequestrate in area vincolata

Costruzione abusiva scovata dagli uomini della Forestale in agro di Montenero di Bisaccia MONTENERO DI BISACCIA. Il personale del Comando Stazione di Petacciato Scalo, nel procedere nell’attività di contrasto all’abusivismo edilizio, ha riscontrato, in agro di Mafalda e Montenero di Bisaccia la costruzione abusiva di alcune opere prive dei titoli concessori e autorizzativi, conditio sine qua non per edificare. In particolare , gli abusi rile-

vati consistenti nella realizzazione di alcune opere in c.a su un’area di 150 mq. circa, tra cui una veranda con annessi pilastri e altri manufatti, venivano realizzati senza un regolare permesso a costruire e senza la presentazione e deposito del progetto e dei calcoli statici all’Ufficio Sismico regionale. Per tali violazioni, i soggetti responsabili (

proprietario/committente ed esecutore materiale) sono stati immediatamente deferiti all’Autorità Giudiziaria competente per territorio. Agli stessi è stata, inoltre, contestata la realizzazione di opere senza un progetto esecutivo la cui direzione dei lavori veniva affidata ad un tecnico non abilitato poiché privo di obbligatoria iscrizione all’Albo.

conoscere. Non solo. Proprio in questi giorni, gli alunni in possesso di patente di guida hanno ottenuto il patentino per carrellisti, mentre è in corso l’Attività bottega – scuola rivolta agli alunni dell’indirizzo Produzioni tessili e sartoriale.


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Termoli

16 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

“Se viene meno la democrazia” I comitati civici tornano sulla questione referendum per le opere pubbliche a Termoli TERMOLI. I“n un recente scritto dal titolo “Buone idee viste in giro” il Prof. Arch. Luigi Marino parla dei referendum che si svolgeranno a Ginevra il prossimo 28 febbraio (di cui uno proprio riguardante un tunnel: il raddoppio del tunnel del Gottardo) mettendo in evidenza come la campagna referendaria avvenga in un clima di civiltà e tolleranza “anche quando il dibattito si fa duro tra i sostenitori del Si e del No”. Tutto l’opposto accade a Termoli dove, fin dalla presentazione dei quesiti referendari, sette mesi fa, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Sbrocca si è messa di traverso rispetto ai referendum comunali, assumendo un atteggiamento di aperta ostilità“. Lo scrivono i Comitati di protesta. “L’amministrazione Sbrocca

si è resa responsabile di atti e di comportamenti che ledono i principi basilari della democrazia. Nel momento del suo insediamento essa aveva il dovere istituzionale di costituire la commissione referendaria e di prevedere nel bilancio comunale il costo del procedimento referendario. Colpevolmente non ha reputato di adempiere a questo suo dovere. Nel momento della presentazione dei quesiti referendari depositati in comune dai coordinamenti referendari “PartecipaTErmoli e TermoliDecide” il 29 luglio 2015, poteva correggere questa sua negligenza, ha scelto invece di perpetuare nel suo atteggiamento di ostruzionismo nei confronti dei diritti dei cittadini non costituendo la commissione. Il 17 febbraio assisteremo

al quarto Consiglio comunale consecutivo con sempre lo stesso e identico punto all’ordine del giorno: la nomina della commissione referendaria. Con un balletto burocratico osceno, ha dilatato i tempi dell’approvazione della commissione per poter arrivare alla stipula del contratto di appalto per la realizzazione del tunnel di via Roma per cercare di impedire di fatto il referendum cittadino. Questi sono i fatti inoppugnabili. A questo disprezzo dei doveri istituzionali e al non rispetto della dignità democratica dei cittadini termo/LESI il sindaco Sbrocca ha aggiunto palesi alterazioni della verità. Riportiamo una dichiarazione (altre ne sono seguite su stampa e televisioni regionali) del 22-luglio-2015 rilasciata ad un quoti-

diano on line: “Cinque milioni di euro per un foro sotto il centro di Termoli sono tanti, considerando anche che è un finanziamento regionale impossibile da usare per altre opere. Il vincolo ci imponeva di fare un’opera strategica di nuova viabilità, quindi no alla manutenzione o asfalti del vecchio”. Questa affermazione è smentita da documenti regionali del bando di rimodulazione dei fondi per la viabilità nonché dai progetti presentati da altri Comuni che hanno ottenuto il medesimo finanziamento puntando proprio su interventi di manutenzione dell’esistente. Nello specifico sono stati accolti 7 progetti di completamento di opere viarie esistenti; 22 progetti di messa in sicurezza di tratti stradali;13 progetti di risanamento di strade comunali in altrettanti centri

molisani. Dati, questi, confermati dall’Assessore Nagni in risposta a una specifica interrogazione regionale. Evidentemente uno dei due si sbaglia. Basta spostarsi di pochi chilometri, a Campomarino, per scoprire che gli stessi fondi sono stati destinati al rifacimento dell’asfalto della strada di accesso al santuario di Madonna Grande. Il primo cittadino ha inoltre dichiarato a più riprese “quest’opera non costerà un euro ai cittadini termolesi”, sottacendo così i rilevanti costi di manutenzione e gestione, che graveranno in eterno sulle tasche dei termolesi e delle future generazioni. Sono dichiarazioni gravissime che mettono in seria discussione l’adeguatezza del sindaco Angelo Sbrocca ad assolvere al suo ruolo istituzionale“.

“No triv”, sabato la manifestazione Marcia di protesta a Termoli per la salvaguardia dell’ambiente TERMOLI. C’è molta attesa per la manifestazione pubblica di sabato prossimo, quella che rinnoverà cortei di protesta che hanno fatto la storia del movimentismo civico locale a Termoli. Ne citiamo due, ad esempio, quello del Coordinamento ambiente e salute che nacque alla fine degli anni novanta, quando cominciarono a manifestarsi numeri significativi di persone affette da patologie tumorali e leucemiche e quello contro l’insediamento della centrale Turbogas. Più di recente diverse iniziative contro le trivellazioni e ora, con una pletora di associazioni tutte sintonizzate sulla stessa lunghezza d’onde, vediamo comporre un mosaico di rivendicazioni e denunce. Stamani un plotoncino di attivisti si è dato appuntamento tra piazza Monumento e Corso nazionale, per cominciare l’opera di propaganda della manifestazione. Una mobilitazione in piena regola, che vedrà il raduno alle 15 in piazza Donatori di Sangue per poi muoversi lungo le strade centrali di Termoli.

“Acqua avvelenata, trivelle in terra e in mare, stoccaggio gas al Sinarca, referendum negato a Termoli e rifiuti dall’Abruzzo”, i temi branditi, con l’aggiunta della battaglia per l’acqua pubblica che si scrive bene comune e si legge democrazia. “Per il diritto all’acqua e alla salute pubblica per un Molise senza trivelle e per uno sviluppo deciso dai cittadini, per fermare la devastazione del territorio”.

Promotori di questo appuntamento sono la Fondazione Milani, R@p Molise, Comitato acqua bene comune Termoli, Coordinamento Trivelle Zero Molise. Hanno già aderito: La Fonte, Libera Molise, San Giacomo Unicamente, Wwf Molise, Greenpeace Molise, Slai-Cobas Molise, Usb Molise, minoranza Rsa FiomCgil Fca Termoli, Rifondazione comunista, Movimento 5 Stelle, Libertà e Giustizia Molise.

Nuova viabilità sospesa per maltempo Ieri mattina tutto rinviato a Termoli per il cambio della circolazione in via Maratona TERMOLI. A volte ci meravigliamo davvero. Un’operazione di estrema semplicità, ma complessa nell’essere progressivamente assorbita da automobilisti ricorrenti o di passaggio rado, come il cambio di segnaletica orizzontale e verticale, diviene quasi una barzelletta a Termoli. Sì, perché nel giro di appena 5 ore cambia tre volte lo scenario al crocevia tra via Mascilongo, via Maratona e via Magellano. Stamani alle 9.30 con la presenza strategica della Polizia municipale via al diverso modo di circolare, svoltare etc. Questo l’annuncio, quanto meno. Poi ci si accorge che l’asfalto è umido, ma le previsioni meteo le hanno inventate tempo fa… Occorreva per forza di cose dise-

gnarle in real time? In interventi precedenti gli operai della ditta che se ne occupa operava di notte. Così, nonostante il reiterato annuncio (anche da parte nostra) nulla di fatto e si decide di rimandare con tanto di nota ufficiale del Comune di Termoli alla stessa ora ma di mercoledì 17 febbraio. Va beh, nulla quaestio, non è di vitale importanza. Ma appena il tempo di vedere che il sole regge in cielo non coperto dalle nubi se non parzialmente, arriva il doppio dietrofront e dalle 15 la viabilità cambia. Quasi una emicrania e catena di comando a fisarmonica. Capiamo perché si è scettici sulle grandi opere, se per invertire un senso di marcia abbiamo assistito a un balletto in stile Bolshoi.



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Opinioni

16 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

È stata istituita in Molise la “banca della terra”. Il nome “banca” è stato utilizzato proprio per valorizzare il patrimonio agricolo-forestale in disponibilità del territorio regionale. Scopo della legge regionale è incentivare la crescita produttiva e occupazionale nelle aree rurali tramite lo sviluppo dell’attività agricola in sinergia con l’imprenditoria privata. “I terreni presenti nella banca – sostiene la legge – saranno destinati esclusivamente alla coltivazione diretta degli stessi o alla creazione di fattorie sociali; in particolare, la concessione dei terreni è finalizzata a incentivare la coltivazione di prodotti autoctoni molisani nonché lo sviluppo della filiera agricola molisana”. Terra ai giovani. Obiettivo della legge è favorire il ricambio generazionale all’interno del settore agricolo, puntando a salvaguardare gli equilibri idrogeologici, la protezione dell’ambiente e la tutela del paesaggio e della biodiversità. La legge muoverà i primi passi dalla predisposizione di una banca dati informatizzata, accessibile al pubblico e aggiornata periodicamente, nella quale saranno inserite le coordinate catastali e le eventuali ulteriori informazioni concernenti le particelle i cui proprietari sono disposti a cederne la detenzione o il possesso. Per Nicola Lalli, direttore dell’Ufficio di pastorale sociale, lavoro e salvaguardia del creato della diocesi di Campobasso-Bojano, “l’istituzione della ‘banca’ valorizzerà il patrimonio agricolo-forestale nella disponibilità del nostro territorio regionale; ciò perché renderà accessibili e produttive ampie aree territoriali incolte e di buona fattura”. Percorrendo le strade del nostro territorio, osserva Lalli, “si ha modo d’in-

di Franco Valente Non si hanno notizie di avvenimenti particolarmente importanti nel Molise nel periodo in cui Federico II era impegnato per la sesta crociata (1228-1229), tuttavia una citazione riferita a un momento immediatamente successivo potrebbe essere utile per capire se nel Molise parte della nobiltà locale abbia avuto rapporti con l’organizzazione religioso-militare dei templari. In una inchiesta del 1240 finalizzata ad accertare se il monastero di S. Angelo di Frigilo in Calabria dovesse contribuire alla riparazione del castello di Santa Severina Iohannes Luciferus, giudice di Santa Severina e primo testimone, riferisce che frater Burrellus templarius et frater Rogerius hospitalarius, statuti per dominum nostrum inperatorem magistri et provisores inperialium castrorum, me statuerunt super reparacione castri Sancte Severine… Dunque un Burrellus era stato nominato da Federico provisor del castello di S. Severina. Non esiste altra notizia che possa in qualche modo collegare il Borrello alla sesta crociata e tantomeno capire da dove provenga questo personaggio. Ma il nome è troppo particolare per

turismo, potrebbe diventare il volano dell’economia della Regione”.

Anche in Molise la banca della Terra contrare un patrimonio inestimabile, un ambiente sano, rigoglioso, ma da molto tempo abbandonato; con questa legge, quindi, si potrà dare l’opportunità di rompere tutti gli schemi e, rifacendosi alle parole espresse dal Papa durante la visita dello scorso 5 luglio, comprendere l’esigenza non di sfruttare il territorio, ma di recuperare risorse per un giusta valorizzazione della produzione agricola”.

Per far questo, precisa, “si dovrà investire sul terreno incolto in modo opportuno, focalizzando l’attenzione sull’impegno di riappropriarci della nostra terra e del nostro lavoro”. In tal senso, Lalli plaude all’iniziativa, ma intende anche spronare la politica e il mondo associazionistico affinché “non si diventi spettatori di quello che succede, bensì ci si adoperi e interessi al territorio perché l’agricoltura, insieme al

Occorre attivarsi. Per Tommaso Giagnacovo, presidente di Coldiretti Molise, “è una bella iniziativa per la possibilità data ai giovani e agli agricoltori di potersi radicare sul territorio”, oltre a permettere lo sviluppo dello stesso, “sia dal punto di vista economico, per le aziende, sia in termini di mantenimento”. “Un’opportunità – precisa – che si potrà concretizzare se ci sarà una divulgazione tra gli agricoltori, in modo da poter dare la possibilità a tutti di accedere a questi terreni. Oggi non si sa quali terreni siano disponibili e soprattutto mancano le informazioni circa le condizioni in cui versano”. Il Molise, sottolinea Giagnacovo, “può e deve ripartire dalla terra, ma bisogna pensare con una mentalità tendente all’innovazione. Negli ultimi anni l’agroalimentare è l’unico settore in positivo e, siccome il mercato è molto ampio, dal punto di vista nazionale e internazionale, dobbiamo puntare a realizzare un prodotto di eccellenza per rilanciare il nostro territorio e ringiovanire l’età degli addetti ai lavori, considerato che il Molise oggi conta un’età media degli addetti molto alta”, 55 anni. “Questa legge – conclude – è una opportunità. È necessario, però, iniziare a darsi da fare: questa sarà la dimostrazione che noi crediamo molto nel passaggio generazionale perché vediamo l’agricoltura nel futuro. Oggi non posso che dare il mio plauso all’iniziativa, ma attendo un’attuazione concreta, chiara e rapida”

Tracce di Templari molisani

non ritenere che si tratti di un esponente dei Borrello che furono titolari per vari secoli del dominio di quella vasta area compresa tra le valli del Sangro, del Volturno e del Trigno e che faceva capo originariamente all’antica contea longobarda di Pietrabbondante. Insomma un discendente di quella famiglia i cui membri, per le aggressioni e le usurpazioni perpetrate ai danni dell’Abbazia di S. Vincenzo al Volturno, furono definiti sacrilegos tyrannos, ma poi furono riabilitati fino a diventare abati e santi a Montecassino con Oderisio e Randisio.

Ormai è sufficientemente dimostrato che l’architettura di una buona parte dei castelli federiciani sia stata condizionata dalle esperienze crociate e che Federico abbia costituito una rete di esperti che non solo avrebbero dovuto provvedere alla loro progettazione e costruzione, ma anche alla loro manutenzione. Per questo motivo non è da escludere che il nostro Borrellus templarius abbia fatto parte di quella cerchia dei personaggi di rilievo che Federico si era portato dietro nella sua missione a Gerusalemme, come sostiene Jean-Marie Martin,

e che sia stato scelto, riteniamo, proprio per la sua specifica esperienza religiosa e militare. E’ certamente singolare che il primo provisor di un castello federiciano di cui si abbia notizia sia stato un templare e, per di più, un Borrellus che ragionevolmente apparteneva alla famiglia dei Borrello dell’area molisana. Questi specialisti furono definiti provisores castrorum proprio per la loro specifica attività rivolta alla manutenzione dei castelli demaniali intorno al 1230-1231, anche se la loro funzione fu precisamente definita solamente nelloStatutum de

reparatione castrorum, frutto di una serie di aggiornamenti tra il 1241 e il 1245. Si tratta in genere di personaggi i cui nomi tradiscono un’origine meridionale nel periodo di Federico II, mentre sono prevalentemente francesi sotto il governo angioino. Il loro compito era di verificare lo stato delle strutture castellane, indicare le opere necessarie alla loro manutenzione e stabilire le modalità di gestione, mentre la raccolta dei fondi per le opere e per la gestione erano affidate a un collector. Se dunque è vero che Federico II abbia voluto scegliere il suo primo provisor tra i templari, è plausibile che anche nella scelta degli altri abbia attinto a quest’ordine che per istituzione era dotato di persone che più di altre erano capaci di organizzare sul territorio un sistema di difesa. Certamente giocava a loro favore anche quel particolare atteggiamento che non sempre era compatibile con le indicazioni della Chiesa che spesso vide la loro organizzazione militare come elemento pericoloso proprio per la loro possibilità di gestirsi autonomamente. Come d’altra parte fu Federico II.


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