Sanita', bloccato il blitz di frattura

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tuttO quellO che gli Altri NON dicONO ANNO xii - N° 49 mercOledì 2 mArzO 2016 - diStribuziONe grAtuitA

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Vincenzo Niro

Servizio a pag. 3

L’Oscar del giorno lo assegniamo a Vincenzo Niro. In qualità di consigliere regionale ha sollevato in aula la questione dell’immediata iscrizione del provvedimento riguardante la sanità. Come ex presidente del Consiglio regionale e conoscitore del Regolamento è riuscito a sollevare la questione e favorire il blocco della proposta e il suo rinvio per un’esame èiù attento della proposta.

IL TAPIRO DEL GIORNO

L’OSCAR DEL GIORNO

reStA AggiOrNAtO, Seguici ANche Su FAcebOOk

GIORNALE SATIRICO

30.000 copie in omaggio

Antonio Battista Il Tapiro del giorno lo diamo a Antonio Battista. Sulla questione del trasferimento della scuola elementare da via Crispi a via Roma, non è riuscito ad accontentare nessuno del Comitato dei genitori. Ora, la scelta è stata fatta e messa in pratica. Ma ben pochi sono stati i genitori che sono rimasti contenti della scelta fatta. Resta il dubbio: quante scuole sono sicure in città?

Il Consiglio regionale stoppa il provvedimento dei Piani operativi Il Forum incalza “Si vuole distruggere il sistema pubblico”


Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

TAaglio lto

2 2 marzo 2016

Alla Provincia in fermento Alla scossa tellurica generata dalla legge Delrio ( numero 56 del 7 aprile 2014) sulle Province, era inevitabile che seguissero le scosse d’assestamento. La nuova struttura organizzativa dell’’Ente di Via Roma, come abbiamo riportato in pagina in altra occasione, s’è notevolmente ridimensionata, fino a ridursi a due Settori e a sei Servizi, nell’ambito dei quali, sono state previste le cosiddette Posizioni Organizzative quale ulteriore occasione di avanzamento (soprattutto economico) per il personale dipende a tempo indeterminato della Categoria D, in possesso di laurea, non senza la valutazione che servono a migliorare l’assetto complessivo delle responsabilità e a migliorare l’azione e l’attività amministrativa dell’Ente. Il primo settore (affari istituzionali , lavori pubblici e infrastrutture) è curato da Carmine Pace, il secondo settore (personale, programmazione e pianificazione) è curato da Angelo Fratangelo: due pilastri solidi, che a ciò che resta della già Provincia di Campobasso conferiscono il necessario prestigio e la necessaria funzionalità. Rappresentata così la faccenda , nella oggettività procedurale, sembra un passaggio ordinario della fase organizzativa. Invece la realtà è molto diversa, ricca di fermenti (eufemismo di circostanza) tra gli aspiranti alle Posizioni Organizzative (PO): una sorta di assalto alla diligenza, un rincorrere un riconoscimento delle competenze e

l’intervento di Massimiliano Scarabeo Il Molise deve sollevarsi di fronte ai problemi legati alla difesa dell’ambiente e del proprio territorio e, per questo, è opportuno adottare, ora più che mai, scelte decise e non più procrastinabili. Per questo continuo a essere d’accordo con le richieste d’impegno che da più parti arrivano, per cercare di salvaguardare il futuro di un’area importante come quella della Piana di Venafro. E’ giunto il momento di assumere posizioni che tengano conto prima di tutto della salute dei cittadini, con l’impegno e col rispetto delle regole che ci sono e che vanno fatte osservare. L’installazione, modifiche e ampliamenti di siti che possono arrecare danni all’ambiente e quindi alla nostra salute, rappresentano, da tempo, un elemento di confronto cui occorre dare risposte certe. Sul territorio del “vena-

Corsa sfrenata alle Posizioni Organizzative

Ricerca spasmodica di un mallevadore

delle responsabilità, un deciso passo avanti sul piano della retribuzione: ingredienti che una volta miscelati, creano un prodotto molto più adatto alla malleabilità della politica che alla rigidità amministrativa. Vogliamo dire che alla Provincia di Campobasso si vivono giorni frenetici, saggiamente tenuti al coperto, in cui ciascuno degli aspiranti alla Posizione Organizzativa cerca di giocare le proprie carte, far valere i propri

diritti, le proprie capacità, il proprio curriculum correlato al Servizio di riferimento. Questo rincorrere l’obiettivo pare sia favorito dal fatto che nella deliberazione della giunta provinciale in cui viene illustrata e decisa l’introduzione delle Posizioni Organizzative ci sia spazio per interpretare elasticamente il punto in cui viene detto e specificato che vi possono accedere i dipendenti in possesso di laurea. Il fer-

mento, che si traduce nella ricerca spasmodica di un mallevadore, trova la sua ragione d’essere nel punto in cui viene aggiunto che la responsabilità del Servizio sarà affidata al personale dipendente a tempo indeterminato di adeguata esperienza valutata in ragione delle competenze maturate nelle materie e nelle funzioni del Servizio e del curriculum. Su questa piattaforma i soggetti che legittimamente possono

aspirare a una PO probabilmente non sono tutti in possesso di laurea, come crediamo che allo stato delle cose in Via Roma non ci siano laureati in numero sufficiente per coprire la Posizione organizzativa per il Servizio amministrativo, concessioni , espropriazioni e contratti d’appalto; per il Servizio progettazione strade e per il Servizio progettazione scuole nell’ambito del primo Settore (Carmine Pace); tantomeno per il Servizio programmazione economica/finanziaria; del Servizio politiche del personale e del Servizio politiche ambientali nell’ambito del secondo Settore (Angelo Fratangelo). Quale sarà pertanto l’aspetto prevalente, e su che basi verrà applicato e con quale garanzia di oggettività? Lo dirà l’esito conclusivo delle procedure avviate da Pace e da Frantangeolo, “necessarie a garantire l’assegnazione degli incarichi”. Ma la politica se ne starà con le mani in mano, o vorrà ficcarci il naso per fare clientelismo? Dardo

Rifiuti, perchè ho detto no al Piano frano” ci sono attività a forte impatto ambientale già oggetto di attenzione visto il modo vertiginoso con cui sono aumentate patologie allergiche, respiratorie e oncologiche soprattutto, e questo deve farci riflettere e trovare la soluzione definitiva al problema. La Valle del Volturno e la Piana di Venafro hanno da sempre tratto vantaggi economici dalla terra, dall’acqua e proprio per queste ragioni non possiamo permettere che tutto ciò resti compromesso irrimediabilmente. I dati allarmanti sull’inquinamento non lasciano dubbi sulla necessità di intervenire, da subito, in maniera efficace, attraverso una prevenzione di ogni forma di contaminazione che mette in serio pericolo la nostra salute. Ma alle promesse abbiamo l’obbligo di far seguire i fatti, programmando i giusti e necessari interventi perché si possa lavorare in tal senso. Nel decreto Sblocca

Italia, i termovalorizzatori sono considerati impianti strategici, un modo elegante del Governo per dire: decido io e, come indennizzo per questa imposizione, ti do un appannaggio economico per ogni tonnellata di rifiuti inceneriti che provengono da fuori regione. Con la firma di detto decreto la Regione Molise potrebbe non deci-

dere più quanta pazzatura e quale rifiuto bruciare nei termovalorizzatori presenti sul proprio territorio. La domanda che a questo punto sorge preminente è: per la Piana di Venafro, ci sono rassicurazioni che il territorio e la salute dei cittadini non vengano svenduti? Nelle more dell’emanazione del Decreto attuativo, è giusto consentire ancora di bruciare rifiuti in quantità ben oltre quelle consentite? La Piana di Venafro, purtroppo, è esposta a diverse e concomitanti fonti di inquinamento atmosferico e riguardano la scarsa capacità di dispersione degli agenti inquinanti che tra gli altri, fa aumentare in maniera esponenziale i rischi per la salute. Ciò, è inaccettabile! Credo che l’interesse di tutti sia quello di evitare che siano altri a decidere della salute di noi molisani, per questo va chiesto al Governo di conside-

rare l’eventualità di recedere da un simile proposito, insistendo per salvaguardare il nostro ambiente, il nostro territorio e quindi la nostra salute che è non soltanto una priorità ma anche un nostro diritto. Questo è il messaggio che deve giungere al Governo e per queste ragioni ritengo opportuno non autorizzare modifiche al sito esistente all’interno della Piana di Venafro, tale da arrecare effetti dannosi all’ambiente e alla salute dei cittadini. Questo può significare la dimostrazione di maggiore impegno nel percorso virtuoso che, invece, deve portarci a un costante e deciso miglioramento delle condizioni ambientali di questa parte del Molise e, soprattutto, un rapporto più proficuo con le richieste delle diverse Associazioni di cittadini che continuano a combattere perché l’ambiente in cui vivono non diventi il principale nemico da cui difendersi.


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3 2 marzo 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Sanità: la tela di Penelope Rinviata ieri in consiglio la discussione. Italo Testa: “I cittadini hanno il diritto di sapere dove si va a parare.” Ancora un rinvio in consiglio regionale per la discussione della legge di riordino della sanità regionale. Pare, addirittura, che il punto all’ordine del giorno per l’abrogazione di alcune parti del provvedimento fosse stato inserito all’insaputa di un certo numero di consiglieri, una sorta di blitz ancora non meglio identificato. Ovviamente i consiglieri tenuti all’oscuro hanno opposto resistenza allo svolgimento della discussione fino a quando lo stesso governatore, Paolo Frattura, non ne ha chiesto formalmente la sospensione: “L’intento di questo disegno di legge – ha detto Frattura - non è quello di riorganizzare il sistema sanitario regionale ma quello di rimuovere elementi che sono oggetto di ricorsi amministrativi. Propongo all’aula di sospendere la discussione su questa proposta auspicando che si possa arrivare in maniera condivisa alla proposta di riordino che discuteremo in Consiglio”. Arrosto sempre meno, fumo a volontà. Al di là delle considerazioni strettamente tecniche e di pura valenza amministrativa, giriamo sempre in tondo intorno alla solita questione: tutto quello che si dovrebbe fare in consiglio regionale viene fatto con infiniti multipli dell’unità di tempo strettamente necessaria.

Perdere tempo, rinviare discussioni, dilatare enormemente i tempi di ogni passaggio, sembrano essere le uniche cose sulle quali poter davvero contare da parte dei nostri signori delegati. Intanto il mondo fuori dall’aula continua la sua marcia, spesso condotta col passo del gambero. Mentre chi dovrebbe decidere – e ripetiamo, in questa sede non discutiamo assolutamente il merito della questione – annaspa e si perde dietro e dentro le neb-

aadi Pasquale Di Lena

Finiamola con l’arroganza

La salute è un bene prezioso, ancor più per chi ne ha più bisogno (bambini e anziani, oltre alle persone che hanno malattie croniche). La salute, con la fame crescente di denaro e di profitto, te la tolgono con il furto di territorio e l’inquinamento di quello che resta (aria, acqua e terra) e questi nuovi padroni, per completare la loro opera, ti tolgono anche gli ospedali e le prestazioni sanitarie mettendo tutto nelle mani dei privati. Per loro puoi crepare, se questo tuo venir meno porta a accumulare profitti! In pratica, te la tolgono e tu ti devi arrangiare se vuoi sopravvivere. Una delle tante perle del governo Renzi e del suo Pd, con il Ministro della salute. Lorenzin, che ride quando annuncia che sono state cancellate 220 prestazioni sanitarie! A spiegare l’arroganza del potere il Direttore generale della salute, nota come “lady di ferro”, che, l’altro giorno a Isernia, chiamata da un Di Laura Frattura che vo-

leva raccontare alle persone lo sfascio prodotto dal suo governo della sanità molisana, commenta l’andamento un po’ animato dell’incontro dicendo che non si può essere privilegiati e la situazione bisogna accettarla così e basta. Come dire, la salute o ce l’hai o ti arrangi! Curiosa, ma non strana, la guerra interna al Pd, con i rappresentanti in Parlamento che non dicono niente a Roma e si mettono a fare proposte nel Molise, in contrapposizione alle decisioni dei loro amici di partito. Paura di Renzi o di cadere nell’anonimato? Paura di Renzi e di cadere nell’anonimato e non contare più niente. Sia gli uni che gli altri hanno lasciato fare Iorio, che ha dato spazio alla discesa rinviando quello che doveva essere fatto subito e bene, e, quando hanno preso in mano il testimone l’hanno lasciato cadere subito per inadeguatezza al mandato loro dato dai molisani.

bie, i distinguo, le incongruenze e le macchinosità burocratiche, il sistema sanitario regionale si trascina, sostanzialmente abbandonato a sé stesso. Medici, operatori sanitari, pazienti, cittadini consapevoli ed osservatori sono ancora ben lungi dal conoscere le sembianze della sanità con cui avranno a che fare per i lustri a venire, a prescindere da come la pensino sull’argomento. Mentre, invece, rispetto al lavoro di riorganizza-

La tragedia è che senza salute la vita di chi la salute non ce l’ha e quella dei suoi familiari diventa sofferenza, dolore. Un consiglio da dare a chi, prossimamente a Larino o a Venafro, viene chiamato a partecipare a un incontro sulla fine della sanità molisana, è quello di non andare perché è vero quello che dice il direttore generale della salute, non serve perché tutto è già stato deciso. E’ importante, invece, utilizzare

zione impostato dalla struttura commissariale, con Frattura in testa in qualità di commissario, nel solco delle indicazioni dei ministeri della salute dell’economia, le posizioni del Forum in difesa della sanità pubblica sono già note e mai abbastanza diffuse: “Ciò che sembra di capire – queste le parole del coordinatore Giuseppe Bianchi – è che la legge regionale vada modificata per permettere l’applicazione dei piani operativi. In

il tempo a stare con tutti gli altri organizzando incontri per ragionare e capire quali iniziative prendere, non solo per la sanità e l’utilizzo delle strutture che hanno giù cancellato, ma anche per i tanti problemi irrisolti e sempre più gravi. Penso all’agricoltura che muore per mancanza di programmazione e il prezzo dei prodotti scesi ancora di un altro 2,5% nel 2015; l’aria che non si respira intorno a nuclei industriali; le trivellazioni già de-

realtà – ha specificato – non è così, perché questa si configura semplicemente come una chiara scelta politica. Con la modifica, il piano operativo e cioè la privatizzazione della sanità, avrà la strada spianata”. Chiude con un appello, Bianchi, ai consiglieri regionali affinché si oppongano alla modifica della legge perché altrimenti: “… il consiglio regionale diventerebbe ostaggio della struttura commissariale.” Un’azione finalmente chiarificatrice viene invocata anche da Lucio Pastore per capire, finalmente, se la volontà del consiglio sia quella di: “... ridurre la salute dei cittadini a merce e privatizzare la sanità, oppure difendere i diritti dei molisani.” Gettare quindi luce, e magari la maschera, sarebbe la scelta più dignitosa da parte del Commissario Frattura, della maggioranza e dell’intero consiglio, non fosse altro che per rivendicare il diritto-dovere di legiferare, di programmare, di assumersi responsabilità di fronte alla comunità ed alla storia di questa regione. “Perché tutti devono sapere da che parte si va a parare – aggiunge il dottor Italo Testa, un totem che, però, non si è sottratto quando è stato il momento di esporsi – e questo i cittadini ancora non lo hanno capito.” Riusciranno mai?

cise che feriscono l’Adriatico e il 62% del territorio molisano; l’arrivo dell’elettrodotto Gissi – Larino; il riciclaggio dello zuccherificio in una centrale a biomasse e/o inceneritore; l’acqua del Liscione inquinata; la legge elettorale che ha peggiorato il porcellum; la legge Renzi – Boschi che, modificando la Costituzione, non fa altro che azzerare la volontà del popolo sovrano; il rischio di nuove pale eoliche solo per accontentare la malavita organizzata; la piaga delle droghe, in primo luogo la legalizzazione e promozione del gioco di azzardo; lo stato di rassegnazione che il momento determina, ma che bisogna presto superare per dare avvio e forza alla lotta che bisogna fare. Ragionare e stare insieme per programmare e partecipare alle scelte e ridare alla politica quella dignità che il sopravvento della finanza e dei poteri forti le hanno tolto.


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2 marzo 2016

Per la riconversione e la riqualificazione dell’area di crisi industriale complessa, con troppi galli non farà mai giorno

Ancora altri due gruppi di lavoro per mettere in moto l’economia dell’area di crisi industriale La necessità di interagire congruamente e competentemente con il Gruppo di coordinamento e controllo dell’accordo stipulato col ministero dello Sviluppo economico e con la Società nazionale Invitalia Fatica tanta, tanti i provvedimenti amministrativi, tanti anche i personaggi per avviare la riconversione e la riqualificazione dell’area di crisi industriale complessa corrispondente alla porzione del territorio molisano che va da Campochiaro a Venafro. Una conquista rivendicata da più parti e da più soggetti, alla quale non sarebbe estranea la figura di Papa Francesco col monito rivolto al Governo il 5 luglio 2014 dal pulpito allestito nella curva Sud dell’ex Romagnoli, perché assicurasse lavoro, dignità umana e speranza nel futuro, laddove nel Molise erano venuti meno per via della crisi globale e della debole governance regionale. Una conquista che sulla carta anima non poche speranze di ripresa economica e dell’occupazione, per cui meriterebbe una particolare solerzia politica e amministrativa nell’essere portata avanti. Così non è. Un passo alla volta, un provvedimento alla volta, una compensazione alla volta per assicurare partecipazioni e rappresentanze, stanno allungando i tempi e aggrovigliando la matassa. La Regione – non va dimenticato - ha un imperativo da realizzare: interagire congruamente e competentemente con il Gruppo di coordinamento e controllo

dell’accordo stipulato col ministero dello Sviluppo economico e con la Società nazionale Invitalia. Una necessità che ha ritenuto di affrontare e di soddisfare con la costituzione di due gruppi di lavoro, uno per gli interventi di sostegno alle attività imprenditoriali coordinato (manco a dirlo) da Massimo Pillarella, il deus ex machina della Regione Molise del quale non si ha più il conto delle attribuzioni e delle responsabilità, e composto dal di-

Terminato il contratto di lavoro per 97 precari della protezione civile del Molise impegnati nella ricostruzione post – sima. L’ultima, in ordine di tempo, delle operazioni di “sfoltimento” ai danni della protezione civile regionale se si considerano gli innumerevoli contratti scaduti e non rinnovati nonché l’irrisolta questione degli 84 vincitori di concorso che da ormai due anni hanno una posizione sospesa nei confronti della Regione senza né stipendio né ammortizzatori sociali. In questo quadro l’annuncio di una nuova selezione pubblica di personale viene così commentato dal Portavoce Regionale di FDI-AN Filoteo Di Sandro. “La Protezione Civile Regionale è stata per anni il fiore all’occhiello della nostra Regione; un servizio organico e ben funzionante in grado di garantire sicurezza e protezione ai nostri concittadini in caso di necessità o anche solo per servizio di prevenzione. Da qualche tempo le cose stanno andando diversa-

rettore del Servizio competitività dei sistemi produttivi, sviluppo delle attività industriali ed estrattive, politiche della concorrenza, internazionalizzazione delle imprese e marketing territoriale, Gaspare Tocci, e dal funzionario di Sviluppo Italia Molise, Renato D’Alessandro; l’altro, composto da Claudio Iocca, con funzioni di coordinamento, e da un rappresentante dell’Area Terza della Regione Molise, da un rappresentante dell’Inps, da un rap-

presentante di Italia lavoro e da un rappresentante dei Centri per l’impiego. Altra fatica, altri provvedimenti per individuarli e nominarli uno ad uno. La tela degli adempimenti burocratici è ampia. Infatti, “ciascuno dei due gruppi potrà essere integrato con collaboratori all’interno di ciascun soggetto per il quale è stato indicato un rappresentante, e da ulteriori soggetti con funzioni specifiche” ove i coordinatori Iocca e Pillarella ne ravvisassero la neces-

sità “ai fini di una migliore operatività dell’avanzamento dell’Accordo di programma Quadro”. Dai due gruppi regionali, nella interlocuzione con il gruppo di coordinamento e di controllo dell’Accordo e con Invitalia, la Regione si aspetta un supporto operativo e dati certi per assecondare gli interventi di sostegno alle attività imprenditoriali mediante l’individuazione e l’attivazione di strumenti di incentivazione (la Legge 181/89, i Contratti di Sviluppo, le Economie su rimodulazioni autorizzate dei Patti Territoriali/Contratti Area, del Credito d’Imposta, delle agevolazioni di progetti di ricerca e sviluppo, delle specifiche riserve del Fondo per la Crescita sostenibile, eccetera eccetera), e la localizzazione territoriale delle imprese principali e delle aziende dell’indotto. Non dubitiamo delle necessità che sono state individuare; dubitiamo che si arrivi in tempi rapidi all’armonizzazione dei gruppi, dei tavoli e delle rappresentanze chiamate in causa, e al passaggio rapido dalla rappresentazione alla realizzazione degli interventi. La storia è maestra di vita. Dardo

“Precari, non si distrugga quel che resta della Protezione civile” Per il coordinatore di Fratelli d’Italia, Di Sandro, una Giunta incapace mente ed a farne le spese sono stati sia i molisani – in termini di servizio carente – sia i dipendenti – parliamo di personale qualificato che da anni presta servizio nel settore. L’ultima novità, la messa alla porta di ben 97 unità di personale impegnato nella ricostruzione post sisma, assieme all’irrisolta questione degli 84 vincitori di concorso che da due anni aspettano senza stipendio di conoscere la propria sorte, appaiono surreali di fronte all’annuncio di un’imminente concorso per la se-

lezione di nuovo personale. Si commenta da se la scelta di produrre un annuncio siffatto proprio mentre si mandano a casa persone impiegate da più di dieci anni a servizio della regione né si forniscono risposte a persone che hanno sostenuto una selezione pubblica e da due anni sono senza stipendio e senza ammortizzatori sociali. Esprimo quindi la piena solidarietà ai lavoratori interessati vittime della solita propaganda politica fine a se stessa e formulo

un invito all’attuale governo regionale perché si salvaguardino quelle professionalità che tanto hanno offerto al lustro della nostra regione e che non possono essere liquidate per uno spoil system di bassa leva. Prima di cercare all’esterno dovrebbero esaurirsi le risorse già interne, recuperare e tutelare i vincitori mai ammessi a lavoro e non cedere all’annuncite di nuovi famigerati incarichi strappati a padri e madri di famiglia che si ritrovano, dopo anni, in mezzo alla strada. Mi aspetto che in una situazione occupazionale drammatica come quella che gli indicatori descrivono per la nostra regione si pongano in essere azioni volte a tutelare, non a distruggere, quel poco che resta”.


TAaglio lto

5 2 marzo 2016

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Opportunità da cogliere al volo

Case cantoniere e Stazioni ferroviarie dismesse ma recuperabili

Improvvisazione, fantasia, creatività, sono arti ed espressioni d’intraprendenza e intelligenza che però alla classe dirigente molisana fanno largamente difetto L’Italia delle dismissioni; l’Italia dei recuperi. Dapprima le Case cantoniere, ora le stazioni ferroviarie. Le une e le altre dismesse, fuori uso, su strade non più praticate o praticabili, e su tratte ferroviarie ridotte a “rami secchi”. Ma che si vuole, vengano recuperate. Delle Case cantoniere abbiamo già scritto indicando alla Regione Molise l’opportunità di un intervento ragionato, magari in collaborazione con l’Anas, con ciò che erano le Province e con gli Enti locali, per farne punti di riferimento sul territorio a scopo turistico (per lo più), ma anche con altre destinazioni, non esclusa la vendita ad associazioni e/o a privati. Il Molise ne conta circa una trentina in condizioni ideali per essere recuperate e riportate alla dignità di patrimonio pubblico. Le Case cantoniere sono tra l’altro ubicate in punti strategici della rete viaria interna del Molise, in punti anche panoramici, che ne esaltano l’interesse, non escluso quello architettonico.

Stesso discorso è stato avviato con il censimento su scala nazionale delle stazioni ferroviarie dismesse e che possono essere recuperate. Le proposte di riuso vanno dal fine commerciale a quello sociale, turistico, culturale ed altro. Un ventaglio ampio, come si vede, ma tutto ancora da analizzare, data anche la diversità delle situazioni e delle condizioni, ovvero dalla stato di

l’intervento Spett. Redazione, In relazione all’articolo “Ahi, servo Molise” Inviai in redazione, alcuni mesi fa, un articolo nel quale prospettavo, appunto, una modifica del tracciato tra Campobasso e Boiano, utilizzando i fondi per la Metropolitana leggera (*) Per quanto riguarda il materiale rotabile, non ho dubbi che il Minuetto abbia sistemi di sicurezza avanzati. Non ha le caratteristiche del treno classico a scompartimenti. E’ un treno pensato per pendolari, del tipo metropolitano, con l’aggiunta di due comparti (rumorosi, per l’esperienza che ne ho), in testa e in coda, a posti limitati, per eventuali viaggiatori delle medie e lunghe percorrenze. Il problema è che sulla linea Campobasso-Roma, la maggior parte dei “pendolari”, percorre normalmente tutta l’intera tratta, di tre ore (quando va bene). Star seduti, per ore, su uno strapuntino, di fronte alla porta dei servizi igienici, non è proprio il massimo.

conservazione. In Italia di stazioni ferroviarie dismesse se ne contano 1.443 per le quali, riportano i dati statistici, sono in corso trattative con gli enti locali ( 886), con varie associazioni (38) e con cooperative (14). Sono dati nazionali che non specificano nel dettaglio quali stazioni in quali regioni. Nel Molise, non si ha notizia che vi siano in corso trattative. Le Ferrovie non hanno mai for-

nito informazioni al riguardo. Eppure il Molise (sempre dai dati statistici nazionali) conta 30 stazioni ferroviarie ritenuto in buono/discreto stato di conservazione, 5 in uno stato di conservazione mediocre/pessimo e 3 in uno stato di conservazione non valutato. Fatte le debite proporzioni con regioni molto più grandi, il numero delle stazioni recuperabili, trattabili in un progetto di riuso, è

ragguardevole se si pensa che la Puglia ne conta 22, le Marche 31 e l’Umbria 34. Ora si tratta di vedere come queste disponibilità di strutture dello Stato che sono recuperabili, tali da poter immettere sul mercato, si possono inserire in un progetto regionale, farne uno strumento di trattativa, appunto. Ciò vale anche per la Case cantoniere. Se altrove, come abbiamo fatto cenno, sono in corso trattative, nel Molise non se ne parla. Nessuno ne fa cenno. Siamo una realtà statica, abitudinaria, che rifugge l’improvvisazione, la fantasia, la creatività, che sono arti ed espressioni d’intraprendenza e d’intelligenza. Case cantoniere e Stazioni ferroviarie potrebbero arricchire le voci degli investimenti finanziari, certo non al boccheggiante mercato molisano, ma al mercato italiano sì, potendo contare sulle caratteristiche ambientali, climatiche, naturali di cui il Molise è terra quanto mai generosa. Dardo

Con i soldi della Metropolitana correggiamo il tracciato Forse sono un utente conformista, ma su quel treno si fa fatica a scegliere il posto ideale. Per intenderci, gradirei trovare, semplicemente, uno qualsiasi di quei posti in serie, di una qualsiasi carrozza, tipici di un treno a lunga percorrenza (per non fare sempre riferimento ai comparti delle vecchie automotrici). (*) considerazioni dal precedente intervento (giugno 2015?) La stazione di Guardiaregia dista circa 4 chilometri dal paese; al tempo in cui era stata voluta e poi utilizzata, il paese contava oltre 2500 abitanti e non esisteva la superstrada per Campobasso. Nel 2011, il paese contava (dati Wikipedia-ISTAT) 787 abitanti e non credo siano aumentati nel 2015. Quanti di essi raggiungono giornalmente Campobasso? Per quanti lo fanno, utilizzando il mezzo pubblico, troveranno, come trovano, più conveniente un pullman che dal centro del paese li porti nel capoluogo, ritengo in poco più di 15 minuti. Che interesse avrebbero questi utenti ad essere portati a quattro chilometri di distanza per attendere un tre-

nino che raggiungerà il capoluogo in non meno di 20-30 minuti. In analoga situazione si trovano Matrice, Baranello, San Polo Campochiaro e i paesi che facevano capo a queste stazioni (ad esempio per Marice: Montagano e San Giovanni in Galdo) Non credo che la riattivazione delle stazioni sia il modo di invogliare le persone a servirsi del mezzo pubblico. Più volte sono stati fatti interventi sul tratto Campobasso-Boiano ma senza ri-

sultati apprezzabili in termini di tempi di percorrenza. Credo sia opportuno valutare la possibilità di rettificare qualche tratto, con una galleria o un viadotto, da rendere immediatamente fruibile. Ad esempio tra le stazioni di Baranello e Vinchiaturo e tra Vichiaturo e San Polo “bypassando” Bosco Redole. Con 23 milioni di euro qualcosa si potrà pur fare. L’obiettivo per l’immediato futuro è quello di collegare il capoluogo regionale e i paesi di media grandezza, come Boiano e Vinchiaturo, nel modo più veloce e meno disagevole possibile, a Roma. Su una linea velocizzata può essere valutato anche un percorso metropolitano. Distinti Saluti Michele Rocco


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Campobasso

2 marzo 2016

Monforte, un castello dimenticato Troppe le antenne sul maniero che attende di trovare la definitiva sistemazione CAMPOBASSO. Un Castello Monforte, ormai, destinato a base per le antenne di ogni specie. E’ quello che salta evidente all’occhio di chi si porta nella parte alta della città alla ricerca di uno spazio che non sia quello frenetico della vita in basso. E cosa si trova? Antenne, fili, tiranti e la stazione metereologica dell’Aereonautica. E’ possibile che un monumento nazionale, un maniero che identifica la stessa città capoluogo di Regione possa essere considerato la piattaforma di tutto questo? Noi crediamo pro-

prio di no e, per questo, da tempo che andiamo sottolineando la necessità che quella foresta di antenne che caratterizza da tempo il castello venga immediatamente spazzata via. Tra l’altro, va detto,

che anche il dipartimento dell’Aereonautica ha espresso il proprio parere favorevole allo spostamento della stazione in altra sede. Certo, evidentemente, avrà chiesto al Comune uno

sforzo finanziario per accelerare il trasferimento. Ed è questa l’occasione per chiudere una partita che si trascina da anni e che permetterebbe il recupero della parte più alta della torretta di guardia. Lo stesso dicasi per gli altri ripetitori ed antenne che non si sa nemmeno se i proprietari degli impianti paghino un fitto, almeno, adeguato considerato che trattasi di un monumento nazionale. L’amministrazione comunale non può fare finta di ignorare il problema o di rinviarlo alle calende

greche. Il castello Monforte deve tornare ad essere quello che era un tempo. Anzi, va valorizzato ulteriormente con piccoli interventi, come la realizzazione del ponte levatoio e la stradina che lo costeggia che hanno un costo irrisorio ma che ne andrebbero a valorizzare le sue caratteristiche. Al pari della possibilità di usufruire dei torrioni ai quattro lati. Ma se un Comune non riesce a risolvere una questione come questa è nelle condizioni di affrontare temi ben più scottanti e difficoltosi?

“Subito la Denominazione di Origine comunale” I consiglieri comunali di Democrazia Popolare hanno presentato una proposta organica per il marchio di garanzia CAMPOBASSO. I consiglieri comunali di Democrazia Popolare al Comune di Campobasso, Francesco Pilone e Marialaura Cancellario, hanno avanzato espressa richiesta al presidente della commissione consiliare alle Attività Produttive, Antonio Molinari, per la convocazione di una seduta volta a discutere e a predisporre una sorta di Regolamento Comunale per l’istituzione della DE.C.O. (Denominazione Comunale di Origine). La De.C.O. è una sorta di regolamentazione locale volta a creare un marchio di garanzia, nato in seguito alla legge nº 142 dell’8 giugno 1990, che consente ai Comuni la facoltà di disciplinare, nell’ambito dei principi sul decentramento amministrativo, in materia di valorizzazione delle attività agroalimentari (e non solo) tradizionali locali. La Denominazione Comunale d’Origine non è un marchio di qualità, ma la carta d’identità di un prodotto, un’attestazione che lega in maniera anagrafica un prodotto/produzione al luogo storico di origine. Si tratta – le dichiarazioni di Pilone e Cancellario – di un certificato notarile contrassegnato dal sindaco, il primo cittadino, a seguito di una delibera comunale, che certifica, con pochi e semplici para-

metri, il luogo di ‘nascita’ e di ‘crescita’ di un prodotto e che ha un forte e significativo valore identitario per una comunità. Un orientamento consapevole che molti Comuni d´Italia hanno concepito come strumento di salvaguardia delle proprie produzioni e di sviluppo endogeno del proprio territorio ma al tempo stesso anche come mezzo per promuovere all´esterno le specificità culturali e storiche del proprio territorio. Attraverso l’istituzione della DE.C.O., ogni Comune, con una procedura amministrativa semplice e lineare, può conseguire importanti obiettivi in ambito economico e sociale, ovvero: rilanciare e valorizzare la produzione locale legata all´agroalimentare, all´enogastronomia, all’artigianato così come alla cultura popolare presente sul territorio; promuovere il territorio attraverso le sue specificità produttive; salvaguardare il patrimonio culturale e le tradizioni locali dai processi di globalizzazione uniformanti anche nel gusto e nell’alimentazione”. “La necessità di un serio rilancio dell’economia di Campobasso – prosegue la nota stampa di Pilone e Cancellario - è uno degli obiettivi prioritari che l’amministrazione dovrebbe riuscire a raggiungere. Ormai è risaputo che da alcuni anni, chi sta

soffrendo maggiormente per la perdurante crisi che investe il nostro territorio sono i commercianti, gli artigiani, le piccole e medie imprese che da decenni hanno contribuito allo sviluppo della città. Occorre portare le loro istanze agli organi preposti, trovando un giusto equilibrio tra coloro che sono il cuore e la mente storica di Campobasso e l’esigenza dei centri commerciali, che certamente hanno contribuito a creare posti di lavoro, ma al contempo hanno dato un colpo di grazia alle piccole realtà del capoluogo. Non si vuole demonizzare nessuno, ma occorre predisporre azioni sinergiche tali da spronare in ogni modo un rilancio costruttivo e tangibile per la nostra, seppur piccola ma ricca di potenzialità, economia locale. Uno degli strumenti che potrebbe contribuire a “supportare” azioni di rilancio economico in tal senso, potrebbe essere proprio l’istituzione della Denominazione Comunale d’Origine (DE.C.O.), attraverso la stesura di un Regolamento prima e la predisposizione di una delibera consiliare poi, volta proprio a definire le procedure di accesso a questo importantissimo strumento di promozione economica e culturale dei nostri prodotti”.

Civitacampomarano e la street art Il paesaggio urbano cambia il proprio volto con il festival voluto dalla Pro loco CIVITACAMPOMARANO. Per la prima volta i linguaggi della street art conquistano e ridi-

segnano il paesaggio urbano di un suggestivo angolo di Molise, il borgo di Civitacampomarano. Le

strade del paese in provincia di Campobasso fanno da fondale per la prima edizione di “CVTà – Street Fest”. Si tratta di un evento promosso dalla Pro Loco “Vincenzo Cuoco” eche gode del patrocinio del Comune di Civitacampomarano e della Regione Molise. Partner dell’iniziativa è “La Molisana”. La manifestazione si terrà da giovedì 21 a domenica 24 aprile 2016 e vedrà protagonisti sei artisti che hanno lasciato tracce del loro passaggio in diverse città del mondo: Biancoshock (Italia), David de la Mano (Uruguay), Pablo S. Herrero (Spagna), Hitnes (Italia), ICKS (Italia), UNO (Italia). La direzione artistica del festival è affidata ad Alice Pasquini, in arte AliCè, mentre il coordinamento degli eventi spetterà a Jessica Stewart. È la Pro Loco “Vincenzo Cuoco” a organizzare il Festival e a sostenerlo insieme al Comune di Civitacampomarano.


Campobasso

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Tutto quello che gli altri non dicono

2 marzo 2016

senza alcun finanziamento pubblico

Spesso si fermano al semplice conseguimento del patentino

Gli allenatori studino il mondo dei calci d’angolo La letteratura sportiva gronda di firme importanti tra le quali eccellono Sacchi e Mourihno di Gennaro Ventresca

dizionale humor romagnolo. Sacchi sul sentiero dei suoi ricordi, ce n’è uno anche riferito alla trasferta col Parma a Campobasso, ci spiega cosa ha significato per lui “fare l’allenatore”. Di Sacchi ho studiato molte cose. E sottolineo studiato. Non si può fare il mestiere di giornalista sportivo se non si sono poggiati i gomiti sul tavolo per giorni e notti per capire i segreti del fusignate. TRAP e MOURINHO Insieme al magistrale scritto di Sacchi tengo sul comodino anche quello di un altro allenatore vincente, il simpatico e luminoso Giovanni Trapattoni. Anche lui facente parte della scuderia milanista. Più come giocatore, visto che da allenatore non ha riscosso la fiducia di Berlusconi che gli ha preferito prima Liedhlom e poi Sacchi. Il Trap ha affidato le sue memorie a Bruno Longhi, un amicone di lunga pezza. Attraverso le quali si può comprendere come la tenacia può trasformare un ragazzo di campagna di Cusano Milanese nel mister più vincente d’Italia. GEORGE VALDANO Ma non finisce qui. Tra i miei studi più approfonditi ci sono al-

Il profeta di Fusignano deve al suo paese i primi rudimenti calcistici. Dopo aver allenato nelle serie minori è riuscito a prendere l’ascensore per andare ad occupare la panchina più prestigiosa e vincente del mondo, diventata nobilissima proprio grazie al suo modo innovativo di guidare la squadra, il Milan. Arrigo Sacchi dovrebbe essere studiato nelle università, non solo a Coverciano ove hanno ancora in adozione le ammuffite sinossi. Alla Bocconi di Milano, per la verità, il tecnico romagnolo, oggi opinionista televisivo e giornalista di carta stampata, tiene spesso dotte ed esemplari lezioni a studenti desiderosi di saperne di più sul fenomeno di Fusignano, destinato dalla famiglia a produrre scarpe (come il padre), ma diventato uno dei personaggi più scintillanti del mondo dei calci d’angolo mondiali. Arrigo, ricorrendo all’aiuto di un tecnico della scrittura, Guido Conti, ha raccolto la sua vita in 300 pagine di un magnifico libro, “Calcio totale”, attraverso uno scritto con penna sincera e il tra-

meno tre libri di Mouriho che mi hanno affascinato. Per tacere di George Valdano (maestro di footbal, capace di condensare giocospettacolo-arte) che vanta una scrittura talmente ricamata da far invidia anche a scrittori di provato successo mondiale. Un approfondimento lo merita anche Gian Paolo Montali le cui frasi splendono come insegne luminose. STUDIARE SORIANO e GALEANO C’è poi tutta una letteratura calcistica spagnola su cui primeggia Osvaldo Soriano, seguito a ruota da Eduardo Galeano, Mario Benedetti e Roberto Bolano. Mi rifaccio a Umberto Eco che invitava a leggere per campare a lungo, ma soprattutto mi rendo promotore per esortare gli allenatori molisani a studiare i libri di sport, come se ogni giorno dovessero sostenere un esame di laurea. Troppi di loro, mi par di capire, dopo aver pagato una tassa di quasi mille euro alla Lega, superano senza troppi ostacoli l’esame per conseguire il patentino di mister e si fermano malinconicamente lì. Non solo negli studi, ma anche nelle loro effimere carriere.

La Settimana Santa a Campobasso Il volume sarà presentato sabato a Campobasso nella chiesa di Santa Maria della Croce CAMPOBASSO. L’editore AGR-Editrice di Arti grafiche “La Regione” srl, Sabato 5 marzo 2016, a Campobasso presso la Chiesa di S. Maria della Croce, alle ore 16.30, organizza la presentazione del volume La Settimana santa a Campobasso. Musica e ritualità fra 800 e 900, di Vincenzo Lombardi, con un inserto fotografico di Paolo Cardone. Dopo i saluti di d. Michele Tartaglia, rettore di S. Maria della Croce, di mons. Giancarlo Bregantini, Arcivescovo di Campobasso-Bojano e di Emma de Capoa, Assessore alla Cultura del Comune di Campobasso, seguiranno gli interventi di Letizia Bindi (Università del Molise) e Maurizio Agamennone (Università di Firenze). Il coordinamento è affidato a Isabella Astorri, presidente della Società italiana per la protezione dei beni culturali – sezione Molise. Seguiranno, infine, alcune esecuzioni musicali, a cura della Corale Trinitas diretta da Antonio Colasurdo, di brani del maestro Michele de Nigris. Il volume mette a fuoco processi e tempi di integrazione della scrittura musicale con i modi della tradizione orale, rileva e descrive le trasformazioni e gli

adattamenti degli usi rituali, l’emergere di nuovi protagonisti e il declino di vecchi attori sociali. La ricostruzione consente di cogliere processi di lunga continuità nei due cicli devozionali connessi alla Madonna Addolorata e alla Quaresima, quindi convergenti nella Settimana ssanta, un “traino” che nel capoluogo molisano ha

assunto una configurazione molto connotante. E poi, infine, svela un piccolo mistero: perché i cittadini di Campobasso abbiamo mai convenuto, progressivamente, a partire dai primi anni del Novecento, di definire il Settenario dell’Addolorata con l’espressione zuche-te zù.

Agricoltura sociale per la riabilitazione A Campolieto tutto pronto per il progetto sperimentale denominato “Ape” CAMPOLIETO. Prenderà il via nel mese di marzo il progetto “Ape”: una iniziativa nata grazie alla collaborazione tra il circolo di Campobasso di Legambiente, la cooperativa sociale ‘Dialogo’, che gestisce la Comunità di riabilitazione psicosociale di Campo-

lieto, il centro di salute mentale del capoluogo ed una azienda agricola locale, e volta a migliorare la qualità della vita di alcuni tra gli utenti in cura alla Crp di Campolieto attraverso l’agricoltura sociale. Il progetto è stato presentato questa mattina a Cam-

pobasso presso il Centro di Salute mentale di via San Lorenzo. L’attività vedrà la promozione di azioni terapeutiche, di riabilitazione, di inclusione sociale e lavorativa di persone svantaggiate o a rischio esclusione. La strada dell’apicoltura, dunque, quale

mezzo di ‘inserimento o reinserimento’ nel quotidiano. Il progetto avrà luogo a Campolieto e sarà aperto da un corso di formazione teorico/pratico al fine di dare mozioni necessarie agli utenti per svolgere tutte le attività previste nella proposta. A.P.E. prevede poi

l’attivazione di 3 tirocini lavorativi nella azienda Marinera finanziati tramite l’erogazione di altrettante borse lavoro destinate agli ospiti della Comunità di riabilitazione psicosocial


INFO: 339.2733334 - 334.2739180




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Isernia

2 marzo 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

“Al Veneziale non si può più lavorare” I medici dell’ospedale di Isernia hanno scritto una lettera ai vertici dell’Asrem ISernIA. In una lettera firmata da tutti i primari dei reparti dell’ospedale “Veneziale” di Isernia, indirizzata ai vertici dell’Asrem, si chiedeva un incontro per individuare le soluzioni ai problemi segnalati dai medici e che ancora non hanno avuto risposta e da allora la situazione dell’ospedale isernino sta peggiorando. A sottolinearlo è il medico del Pronto soccorso della città pentra, Lucio Pastore, che scrive: “in queste condizioni l’unica cosa che possiamo fare è chiedere di andare a lavorare a Campobasso. Nella mancanza di risposte ci stanno mettendo in condizione di dire ‘andiamo tutti al Cardarelli’ perché mantenere un ospedale in queste condizioni è inutile oltre che dannoso. Il rischio clinico è

altissimo, per la stanchezza per le condizioni di lavoro, senza posti letto e con gli ammalati che non sappiamo dove mettere. Non è una provocazione, è che la gente non ce la fa più a lavorare così. Dal pronto soccorso, - spiega il medico - sono andati via quattro medici, che non vengono sostituiti e non siamo più in condizione di assicurare i servizio e di poter rispondere in maniera decente. La direzione ci aveva assicurato di mandare entro il 25 altri due medici, e poi ancora altri con la chiusura di Venafro, che però non avviene. Ci sono altri due colleghi che sono intenzionati ad andare via. Ora, la Medicina rischia di chiudere perché non ha più il personale per fare i turni. Se - continua Pastore - la

volontà politica è quella di far chiudere, ce lo dicano senza attendere la distruzione per con-

sunzione. Ho recentemente avvertito anche il prefetto – conclude Lucio Pastore – sul pericolo

clinico, perché il rischio clinico lavorando in queste condizioni aumenta enormemente”.

“Ss. Rosario, i tagli non vanno bene” A Venafro un Consiglio comunale è stato chiesto dai consiglieri di “Venafro che vorrei” VenAFrO. Alfonso Cantone, Elena Bianchi e Carmen Natale non ci stanno. I consiglieri di “Venafro che vorrei” non vogliono assistere inermi alla fine del Ss Rosario, pertanto hanno annunciato che chiederanno una seduta consiliare monotematica perché “i venafrani devono sapere chi sono i responsabili”. L’esito dell’incontro dell’altra sera in ospedale, insomma, non è piaciuto alla minoranza, che mette nel mirino non solo il comitato Ss Rosario ma anche il sindaco Antonio Sorbo, il quale “è il rappresentante della città” ed è lui, secondo Cantone, Bianchi e Natale che dovrebbe esprimersi con chiarezza sull’ospedale di comunità. “Siamo allibiti dal fatto che il sindaco sia allibito ma che non faccia nulla per op-

porsi a tale piano. Si sta decretando la chiusura, la fine dell’ospedale e nessuno dice niente!?”. Secondo i consiglieri di opposizione, dunque, quello presentato dal governatore Paolo Frattura è un “piano scellerato”. Appare quindi incomprensibile a loro dire il silenzio che è calato sulla lotta in difesa del “Santissimo Rosario”. Non è piaciuto a “Venafro che vorrei” il comportamento del sindaco che si è trincerato dietro un “siamo al fianco del comitato”. Secondo i tre consiglieri, insomma, “Antonio Sorbo dovrebbe, anzi deve prendere posizione e deve essere fermo e duro”. Al fine di evitare l’inevitabile, Alfonso Cantone, Elena Bianchi e Carmen Natale già lunedì chiederanno ufficialmente la convocazione stra-

ordinaria di una seduta consiliare monotematica per affrontare la questione. Dal primo marzo l’ospedale verrà sostanzialmente smantellato. Dopodiché, secondo i piani, si inizierà a creare quell’ospedale di comunità proposto da Frattura e, a quanto pare, condiviso in pieno dal Comitato e parzialmente dal primo cittadino. “Va fatta qualcosa e va fatta in fretta”, è l’appello di “Venafro che vorrei”. La minoranza si dice pertanto certa che “è possibile, anzi necessario ottenere di più ed evitare che un piano così scellerato vada in porto senza colpo ferire”. Nei prossimi giorni il gruppo si è riservato di presentare delle proposte operative per scongiurare la fine del Ss Rosario.

Sicurezza sui luoghi di lavoro e lotta allo sfruttamento del lavoro nero, sedici titolari di imprese denunciati dai Carabinieri. ISernIA:Nel corso di una serie di attività di monitoraggio predisposte per tutelare la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro e contrastare il triste fenomeno delle “morti bianche” e dello sfruttamento di lavoratori in nero, una task force dei reparti territoriali del Comando Provinciale Carabinieri di Isernia e del Nucleo Ispettorato del Lavoro dell’Arma, nei primi due mesi di quest’anno, ha passato al setaccio numerosi cantieri edili e altre at-

tività imprenditoriali tra Isernia e comuni limitrofi. Sedicisono state le persone denunciate per inosservanza alle norme previste per

la prevenzione degli infortuni sul lavoro e sulla regolarità occupazionale dei lavoratori. Si tratta in prevalenza di titolari di imprese

edili. Nel corso dei controlli sono state riscontrate numerose violazioni quali la mancata presenza di adeguate impalcature o ponteggi, la mancata presenza di idonee protezioni atte ad evitare la caduta dei lavoratori, la presenza di materiali vari posizionati in maniera disordinata in modo da intralciare il passaggio con elevato pericolo per i lavoratori, gravi carenze relative ai livelli di sicurezza degli impianti elettrici, la mancata presenza di idonei di-

spositivi di protezione individuale e la non corretta o mancata redazione di tutta la documentazione prevista dal piano operativo di sicurezza del cantiere, nonché assenza delle prescritte autorizzazioni della Direzione Territoriale del Lavoro. Durante le ispezioni, si è proceduto anche alla identificazione di otto lavoratori in nero, per i quali sono state contestate sanzioni amministrative a carico dei datori per un totale complessivo di oltre cinquantamila euro.

Prevenzione del crimine, controlli a tappeto La Questura di Isernia ha predisposto un piano per evitare pericoli ai cittadini CAMPOBASSO. La Questura di Isernia ha attuato un piano straordinario di controllo del territorio concentrato in particolare nel centro abitato di Venafro. Per l’occasione sono state fatte intervenire 3 pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine “Abruzzo” di Pescara che, in collaborazione con gli uomini di questo Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico e della Sezione della Polizia Stradale di Isernia, hanno effettuato una serie mirata di controlli a persone, locali pubblici e punti nevralgici di Venafro.

Nel corso della citata attività sono state identificate 120 persone, alcune delle quali con pregiudizi di polizia e controllati 40 veicoli; sono state contestate numerose infrazioni al codice della strada. Sono stati effettuati, inoltre, specifici controlli agli esercizi pubblici e in luoghi di ritrovo del centro venafrano con l’identificazione di tutti gli avventori. Particolare attenzione, infine, è stata rivolta al traffico veicolare sulle arterie stradali di collegamento di Venafro con Roma e Napoli ed Isernia-Campobasso.

In particolare, una pattuglia del Distaccamento Polizia Stradale di Agnone ha proceduto al sequestro di tre veicoli in quanto sprovvisti della regolare copertura assicurativa ed uno di questi, anche per mancata revisione. Il livello di attenzione su tutto il territorio della Provincia di Isernia ed in particolare nell’area Venafrana rimane alto e l’attività di controllo straordinario proseguirà anche nei prossimi giorni.


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Termoli

2 marzo 2016

I balneatori sul piede di guerra La Corte Ue ribadisce la validità della legge Bolkstein per i bandi di gara delle aree demaniali TERMOLI. I balneatori molisani reagiscono alle conseguenze della “Bolkestein”; ed alla Fiera settoriale di Massa Carrara partecipano all’Assemblea nazionale di categoria assieme alle rappresentanze sindacali. Si confronteranno direttamente con il Ministro Enrico Costa, per manifestargli il dissenso contro la vendita all’asta delle spiagge. Purtroppo, come anticipato da “termolionline.it”, l’Avvocato generale della Corte di giustizia europea ha espresso il proprio parere negativo sulle normative italiane che prorogano in modo automatico – fino al 2020 – la data di scadenza delle concessioni agli stabilimenti balneari, “per lo sfruttamento economico del demanio pubblico marittimo e lacustre“. La pronuncia fa seguito ai ricorsi presentati da vari Tribunali amministrativi regionali che avevano sollevato una questione pregiudiziale contro i “vari” decreti legge emessi, dal 2009 al 2012 (poi convertiti in legge), con cui l’Italia ha previsto la proroga automatica della durata delle concessioni demaniali

marittime per attività turistico-ricreative dapprima fino al 31 dicembre 2012 e poi fino al 31 dicembre 2020. Oltre alla incompatibilita’ con la Direttiva, l’automatismo della proroga è stato ritenuto “contrario ai principi di libertà di stabilimento e protezione della concorrenza“, in quanto, per il tramite della estensione automatica delle concessioni, “si sottraggono al mercato, per un periodo irragionevolmente lungo (undici anni), delle concessioni di beni sicuramente molto importanti sul piano economico“. Insomma sembrerebbe proprio che sia stata posta la parola “fine” al futuro della balneazione locale che ora dipende dall’applicazione della Direttiva “Bolkestein” e dalla messa all’asta dei titoli demaniali. A questo punto gli imprenditori molisani ammettono di non essere in grado di contrastare le eventuali pretese delle multinazionali che potrebbero papparsi senza sforzo la fettuccia di mare corrente tra Campomarino e Montenero di Bisaccia. Un tempo la azioni poste in essere dalle organizzazioni sindacali di catego-

ria avevano richiesto che il nuovo regime delle concessioni demaniali marittime avesse a ristabilire un sistema di garanzie e di condizioni essenziali per le prospettive di crescita del comparto balneare; in pratica un che di alternativo al meccanismo legato al diritto di insistenza ma altrettanto valido e compatibile con le regole comunitarie. Ora, senza la disponibilità continuativa degli arenili, le imprese balneari sembrerebbero destinate a morire. Ma, sin da allora, in sede ministeriale era stato precisato che i balneatori non potevano confidare sulla possibilità di evitare “in toto” la “Bolkestein” perché – al massimo – il Governo avrebbe potuto assicurare “una maggiore attenzione per contemperare i legittimi interessi degli operatori, rimanendo inteso che l’Italia non è legittimata ad eludere i contenuti della Direttiva europea, quelli dei Trattati comunitari e le esigenze stesse dell’erario”. Per conseguenza una deroga alla Direttiva appariva sin da allora poco probabile. Poi l’allora Ministro Passera si spinse più in avanti con la previsione

della indizione di gare pubbliche per concedere il demanio marittimo ai fini dello svolgimento di attività turistiche e balneari. Nella sostanza, non si prevedeva la possibilità di derogare alla Direttiva europea ma si decideva che il diritto di prelazione agli attuali concessionari poteva essere elargito solo nel caso in cui essi avessero adeguato la proposta di utilizzo avanzata in proprio a quella del concorrente che sopravanzava nella graduatoria. Infine le concessioni avrebbero avuto una durata non superiore ai 4 anni con il divieto della possibilità di prorogarne i contenuti automaticamente. In pratica, per ogni rinnovo, dovevano essere previste procedure competitive

Al presente i balneatori della ventesima regione nutrono forti timori e temono di vedere svanire nel nulla decenni di lavoro e gli stessi investimenti effettuati nel caso dovessero perdere la gara. Poi temono che una ipotetica “multinazionale della tintarella” possa impadronirsi di tutte le concessioni, potendo contare su grosse disponibilità economiche e patrimoniali. In effetti, tra gli addetti ai lavori, corre già voce che importanti gruppi russi e cinesi sarebbero pronti a mettere le mani persino sulle spiagge molisane; e c’è pure chi comincia ad adombrare scenari di presunta criminalità organizzata internazionale dietro gli arenili. (Claudio de Luca)

Evade dai domiciliari per il bar Voleva passare una serata con gli amici per giocare alle carte PORTOCANNONE. Credeva di poter passare una notte brava al bar, in compagnia di amici, eludendo di fatto il controllo dei Carabinieri, nonostante fosse agli arresti domiciliari. Invece, i militari della Stazione di Campomarino,

coordinati dal Maresciallo D’amico, nella serata di domenica, lo hanno tratto in arresto in flagranza di reato di evasione. Lui, un pregiudicato del luogo, 37enne, residente a Portocannone, si era allontanato, senza alcuna autorizzazione, dal proprio do-

micilio, ove si trovava ristretto in regime di arresti domiciliari. L’arrestato dopo le formalità di rito è stato condotto presso il carcere di Larino.

San Giuliano, il Palazzetto è realtà La struttura è stata inaugurata alla presenza della nazionale di Basket Under 18 SAN GIULIANO DI PUGLIA. È stato inaugurato 13 anni dopo il nuovo palazzetto dello sport di San Giuliano di Puglia. La struttura, all’indomani del forte sisma e della tragedia del crollo della scuola Jovine, divenne la grande camera ardente che fu segno tangibile di un dolore mai superato. Ieri, invece, spazio alla grande festa con la nazionale italiana di Basket Under 18 che ha divertito il pubblico presente sulle gradinate di un impianto di ultima generazione. Per Andrea Capobianco, allenatore della nazionale under 18 di Basket, si tratta di “un momento importante sia da un punto di vista puramente sportivo dato dalla costruzione di una squadra che vuol dire mettere insieme giocatori per poter andare prima al torneo di Mannhaim, uno dei più importanti del mondo, dove abbiamo vinto due anni fa e vogliamo giocarcelo anche quest’anno con la giusta mentalità. E poi per il piacere di fare un qualcosa a livello sociale. Ci fa pia-

cere poter inaugurare un palazzetto molto importante – ha concluso Capobianco – che ci fa rivivere dei momenti tristi però è nello stesso modo un palazzetto che può donare il sorriso e la voglia a tanti giovani del posto”.

Una giornata simbolo per il paese bassomolisano ma anche per tutta la regione, come ha affermato il presidente del consiglio regionale Vincenzo Cotugno. “Oggi è una giornata simbolo non solo per San Giuliano ma per l’intera re-

gione Molise è un posto questo dove si sono alternati dolori, gioie ma speranze e voglia di vivere. Un grazie all’intero consiglio regionale che ha voluto con me questa giornata, al consigliere allo sport Parpiglia e al sindaco

ma un grazie a Capobianco che ha voluto portare qui la nazionale under 18 di pallacanestro. Sono convinto che sarà una grande e bella serata di sport”. Una inaugurazione che, come ha ricordato il sindaco di San Giuliano, Luigi Barbieri, è importante per tutte le comunità che hanno subito il dramma del terremoto. “La giornata di oggi rappresenta un altro tassello verso la normalità della nostra comunità e di quelle limitrofe perché questa, assieme alla piscina e alle altre strutture nate a San Giuliano, è una di quelle strutture nate dopo il terremoto che già sono utilizzate dal resto del comprensorio ma devono essere ancora più valorizzate. Ecco perché – ha concluso Barbieri – assieme alle altre comunità e istituzioni stiamo pensando a un utilizzo comune che vada a vantaggio di tutto il territorio”. All’inaugurazione sono intervenuti rappresentanti della politica regionale e locale nonché esponenti del mondo dello sport.


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Termoli

2 marzo 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

“Il depuratore non ce la fa” La Crea sottolinea come si evitano nuove utenze di allaccio perchè l’impianto è saturo TERMOLI. Chiedono di costituire una commissione consiliare tematica per trovare una soluzione immediata ai mancati allacci e ai mancati subentri dell’acqua che si stanno verificando in città. Affondano il coltello nella piaga i consiglieri comunali di Libera Termoli, Paolo Marinucci e Daniele Paradisi. Sotto la lente la problematica che si sta verificando a Termoli dove la Crea, da tempo, ha bloccato sia gli allacci delle nuove utenze che le volture, e quindi i subentri, tra vecchi e nuovi proprietari. Il perché è presto detto: il depuratore del porto non sarebbe più in grado di gestire la quantità di acqua che si riversa da tutta la città. In questi giorni sono decine i termolesi che non hanno potuto effettuare i nuovi allacci e le volture. E così mentre Marinucci e compagni chiedono lumi sulla questione e, soprattutto, la convocazione di un consiglio comunale

e la costituzione di una commissione preposta che analizzi il problema, l’obiettivo è quello di evitare il presunto danno ambientale che si potrebbe verificare qualora il depuratore non fosse più in grado di gestire la quantità di acqua che proviene dalle case dei termolesi. La Crea, dal canto suo, interpel-

lata sulla questione, ha messo in evidenza l’impossibilità a concedere nuovi allacci e subentri perché il depuratore del porto è saturo. “Non stiamo dando più la possibilità di nuovi allacci e subentri – ha affermato Paolo Santini, responsabile della sede di Termoli della Crea – perché il depuratore è saturo e ci siamo visti

costretti a prendere una decisione che non è certamente in linea con il business della società che è quello di vendere l’acqua. Per quello che ci riguarda – ha concluso Santini – abbiamo avvertito gli enti competenti della situazione e restiamo in attesa di eventuali nuovi impianti per riaprire almeno i subentri”. I nuovi

allacci potrebbero essere rappresentati dall’apertura del depuratore al Sinarca (che, però, consentirebbe solo di evitare lo smistamento delle acque provenienti dalla zona di Porticone al porto) e la realizzazione di una sorta di impianto di sollevamento che consentirebbe di ‘liberare’ il 50% dell’acqua attualmente gestita dal depuratore del porto nella zona di Pantano Basso. Un progetto che, però, deve essere ancora messo a bando. Dal canto suo il sindaco Sbrocca mette in evidenza quanto “da quando ci siamo insediati abbiamo fatto di tutto per velocizzare i lavori e abbiamo dovuto cambiare anche il direttore dei lavori del depuratore al Sinarca. Adesso siamo a buon punto perché la gran parte delle cose sono quasi finite e speriamo di completare tutto nel più breve tempo possibile in maniera tale da consegnare anche questo modulo alla città”.

“Regione, e gli 80mila euro?” La sezione Primavera a Termoli attende ancora il pagamento dei costi sopportati TERMOLI. Quasi 80mila euro di spese rendicontate ferme al palo per ritardi e inefficienze della burocrazia mettono a rischio la possibilità per una ventina di bimbi compresi tra i 24 e i 36 mesi di poter continuare anche negli anni a venire la felice esperienza di frequentare la sezione primavera in una struttura privata a Termoli. Ancora una volta la pubblica amministrazione mette a nudo, per lentezze dirette e indirette, una scarsa efficienza, ma il vaso della pazienza è ricolmo, anche perché tra anticipi e saldi passano le calende greche, mentre il regolamento impone a chi partecipi nel bando della Regione Molise di comprovare le spese fatte e le relative fatturazioni possono avvenire, ovviamente, solo dopo aver tirato fuori i soldi. Il meccanismo è chiaro, ma sostenere 4 anni scolastici senza ricevere quanto dovuto è insostenibile e per questo, dopo essere rimpallati da un funzionario all’altro mese dopo mese, fa montare la rabbia e la disillusione.

Al momento due sono gli intoppi che impediscono al sistema delle rendicontazioni di poter procedere a saldare gli anni dal 2012-2013 in poi, si avete capito bene, ormai tre anni or sono, e sono addirittura 4 se consideriamo che per il biennio 2016-2017 viene concesso un contributo doppio, che ammonta a 40 mila per ciascuna delle annualità. Il primo riguarda la tardiva approvazione del bilancio della Regione Molise, adempimento obbligatorio e propedeutico a liquidare qualsiasi spettanza pregressa; la seconda tocca ad amministrazioni comunali e asili privati che non hanno saputo organizzare secondo tempi certi l’invio della documentazione, penalizzando chi, invece, aveva credenziali e carte in regola come da tabella di marcia. Le attività della Sezione primavera procedono senza alcun rallentamento nella struttura che ci ha contattato per segnalare questo stato di disagio, ma si sa che accu-

mulare crediti che a regime sfioreranno i 120mila euro, significa mettere a rischio anche tutto il sistema, non solo la Sezione primavera e quando di bimbi da accudire col cambio pannolini e con la mensa ce ne sono quasi cento, i conti cominciano a scricchiolare. “Andremmo benissimo, fortunatamente di lavoro ce n’è tanto – ci ha rivelato la titolare – ma ora siamo al limite per colpa dei contributi che non arrivano e che avanziamo da ormai tre anni. Se dovesse continuare così difficilmente penseremo a rinnovare la partecipazione a questi bandi, anche se i genitori spingono affinché possano continuare l’esperienza formativa dei loro figli”. Inoltre, altro elemento alienante, il rapporto di sponda pressoché inesistente con l’amministrazione comunale, che non fa da interfaccia con la Regione. Un vero peccato, perché dopo aver toccato con mano una realtà felice, questa potrebbe perdere i tipici colori della Primavera.

Area di crisi e il basso Molise? Contestazioni dalla Rsu dello Zuccherificio sulle decisioni assunte dalla Regione TERMOLI. Il riconoscimento dell’area di crisi pentro-matesina non a tutti sembra un uovo di colombo per il Molise. La Rsu Cgil-Cisl e Uil unitamente ai lavoratori dello Zuccherificio apprendono con amarezza la decisione di spaccare questa piccola regione anche per dividere la crisi. Romolo e Remo per sempre. Perché? In Basso Molise non abbiamo rappresentanza politica che si oppone ai tavoli ministeriali? In Basso Molise non esiste crisi complessa o complicata o esasperata? Come si classifica la complicanza del sistema? Se pensiamo che solo dal 2013 sono state divorate dalla crisi più di 25 aziende del nucleo industriale di Termoli (es.

Mare Pronto, Cat, Cotras, Cisam, Smit, Cargill, ecc… ora Zucche-

rificio in dirittura d’arrivo). Se pensiamo il comparto edile

fermo da almeno 3 anni unica risorsa dopo l’agricoltura, i piccoli

imprenditori lasciati al destino delle tasse, il sistema trasporti al disagio per inadeguatezza del sistema stradale e ferroviario, e così via. Allora ci chiediamo è mai possibile che non riusciamo a mettere insieme una regione sprofondata nella melma totale? Perché non si è allargata all’intero Molise (quartiere di Roma) l’area ovviamente chiedendo più risorse? Non siamo una regione come la Lombardia. Non bisogna rimandare a crisi 1, 2 o 3. E come votare alle amministrative di marzo e poi fare il referendum sulle trivelle il 17 aprile, con uno sperpero di 300 milioni di euro in più. Per far ripartire una regione bisogna essere uniti e non fare chiacchiere al vento”.



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Opinioni di Claudio de Luca TERMOLI. Secondo i dati assoluti raccolti, riferibili all’Amministrazione centrale (esclusi gli enti previdenziali e le amministrazioni decentrate), Palazzo Moffa vanta una forte differenza tra spesa pubblica ed entrate. A quantificarla è stato un gruppo di esperti che ha precisato: il saldo tra la spesa pubblica complessiva ed il totale versato in imposte e tasse rimane fortemente “positivo” per il Molise, nel senso che la Regione “assorbe” fortissime risorse da tutte le altre consorelle. In buona sostanza, in valori percentuali (160%!), le uscite sono superiori alle entrate. Durerà? Non può durare! Sono oramai in tanti a riconoscere che questi Enti sovraordinati rappresentano un lusso. Il loro costo (182 miliardi) lieviterà ad ogni anno che Dio manda in terra sempre che non si abbiano a ripristinare le idealità dei nostri “Patres” secondo cui essi dovevano avere, quale compito primario, quello della programmazione e della pianificazione territoriale ma non la gestione delle risorse correnti. La finanza pubblica non è più in grado di sostenere un peso così elevato, e le imposte aumentano; per di più la semplificazione normativa, di cui l’ordinamento necessita, impone di riflettere sul funzionamento delle autonomie, auspicandone una trasformazione in organismi più snelli. Chi vorrebbe abolirle è parte di un grosso schieramento interpartitico in cui v’è pure chi alza la voce con veemenza. C’è Beppe Grillo e l’ex-Presidente della Regione

di Tecla Boccardo* Consulta ieri ha deciso: il blocco dei contratti nel pubblico impiego è illegittimo. Il Governo dunque, come ha subito rivendicato Carmelo Barbagallo Segretario generale della UIL, deve convocare immediatamente il sindacato per rinnovare i contratti di tutti i lavoratori del settore (statali, dipendenti degli enti locali e operatori della sanità, lavoratori della scuola, ricercatori, dipendenti degli Enti previdenziali, …): non c’è da aspettare un minuto in più degli anni che abbiamo già perso. Certamente il nostro Presidente del Consiglio e la Ministra Madia saranno pronti a rispettare la sentenza e a procedere conseguentemente: se così non fosse, saremmo di fronte a un atto gravissimo contro il quale il Sindacato non resterebbe a braccia conserte. D’altra parte abbiamo avuto modo di dimostrare la capacità del Sindacato di rappresentare gli interessi dei dipendenti pubblici e di rivendicare il rispetto del loro ruolo anche con momenti di mobilitazione e di protesta che hanno visto in questi anni i dipendenti pubblici molisani in prima fila. Come UIL abbiamo sempre detto che il 2015 deve essere l’anno dei contratti: ora ci sono tutte le condizioni perché questa nostra rivendicazione e questo nostro impegno vengano rispettati. Inoltre, il fatto che il blocco non sia stato considerato illegittimo per il passato non ci impedisce di rivendicare il “maltolto” in sede di trattativa sindacale. E’ un diritto che vogliamo e dobbiamo esercitare, nelle forme e nei modi che potranno scaturire dal confronto, per restituire ai lavoratori del pubblico impiego il potere d’acquisto perduto in questi anni. L’altra sentenza della Corte Costituzionale, di qualche giorno fa, riguarda i pensionati: è stato sbagliato bloccare gli adeguamenti dei loro trattamenti. Ieri a Roma si è tenuto, anche qui con una bella presenza anche di molisani, il presidio nazionale delle organizzazioni sindacali dei pen-

2 marzo 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

Regioni, vanno ripensate

Campania, il molisano Stefano Caldoro. Il comico genovese è giunto persino a dire:”Se prevarremo nelle elezioni, Regioni ‘kaputt’”. Forza Italia, Fratelli d’Italia, Sel ed M5s vorrebbero accorparle; il Pd e l’Ncd vedrebbero di buon occhio tre maxi-aree (Nord, Centro, Sud). Flavio Tosi ha sostenuto che andavano abolite le Regioni, mica le Province. Giorgia Meloni ha presentato una p.d.l. per resettarle assieme ai 16mila enti intermedi, costituendo 36 distretti territoriali omogenei. Insomma il regionalismo avrebbe prodotto solo corruzione e burocrazia. Giorgio Almirante, che lo aveva previsto, denunciò che la spesa pubblica sarebbe finita fuori con-

trollo Oggi al Centrodestra andrebbero bene sei macroaree, ciascuna con 10 milioni di ab., senza poteri di gestione e senza bilanci. Ciascuna avrebbe il ruolo di ente di coesione e di controllo. Secondo l’ex-Ministro Martino, “l’esperimento regionale è stato un insuccesso. E’ sensato mantenere organi ammnistrativi e burocratici tanto costosi solo per gestire una Sanità che, pur rappresentando l’8’% dei bilanci, funziona poco e male?“. Grazie al Centrosinistra di Prodi, la riforma del Titolo V Cost. ha accresciuto a dismisura la discrezionalità dei timonieri locali in materia di spese, conferendo persino la potestà di

intessere relazioni internazionali. Ed ecco perché sono in molti a ritenere che abolire le Regioni, ridurre il numero dei Comuni e rimodulare i vari Servizi sanitari permetterebbe di abbattere la spesa almeno del 35%. L’unico decentramento “serio” è stato quello dei Comuni. Pure Ciriaco De Mita l’ha confermato :”Prima delle Province si sarebbero dovuto abolire le Regioni, soprattutto quelle (come il Molise) utili solo a consentire alla classe politica locale di vedersi somministrare indennità e ‘benefit‘ immeritati“. La Regione Sicilia, in particolare, si è rivelata la sentìna di ogni male, determinando lo sconquasso della Sanità e sprecando i fondi messi a disposizione della Ue. Insomma, occorre una riforma che superi il cosiddetto federalismo prodiano. Non è solo un problema dei costi, è anche la condizione per triplicare il Pil nel Meridione. La rimodulazione regionale dovrebbe cominciare subito, cambiando la “Charta“. Il Presidente Renzi, che finge sempre di raschiare il barile, dovrebbe chiarire che intende tagliare per davvero i costi della politica. Ma finora ciò che resta dei Partiti non ha saputo manco declassare in ordinarie le Regioni a Statuto speciale, lasciando intatta un’altra spina nel fianco degli elettori-contribuenti..

Pensione e contratti, in Molise valgono doppio

sionati di Cgil, Cisl e Uil organizzato in concomitanza con l’avvio della discussione alla Camera dei Deputati per la conversione in legge del decreto sulle pensioni che deve dare applicazione alla sentenza. Sono state illustrate alla Presidente della Camera Laura Boldrini, che ha ricevuto una delegazione dei tre sindacati, le ragioni della mobilitazione e le preoccupazioni dei pensionati: vogliamo un riconoscimento del diritto a una rivalutazione delle pensioni adeguata, la riduzione della pressione fiscale sulle pensioni, una efficace tutela della non autosufficienza anche attraverso l’approvazione di una legge nazionale e finanziamenti più consistenti. Abbiamo però anche espresso grande preoccupazione per l’affermarsi di un clima di criminalizzazione dei pensionati e degli anziani del nostro Paese e per il tentativo di mettere gli uni contro gli altri giovani e anziani, con il rischio di una pericolosa frattura sociale. Romano Bellissima, Segretario generale della Uil Pensionati, che i molisani hanno recentemente incontrato nel corso di una sua venuta in regione per

toccare con mano i problemi, in chiusura del presidio ha assicurato che il sindacato continuerà a mobilitarsi per chiedere che, nell’iter di conversione in legge del decreto sulle pensioni, il Parlamento apporti modifiche significative al testo, in particolare per la ricostituzione del montante pensionistico, così da evitare che il danno prodotto dal blocco della rivalutazione introdotto dalla legge Monti Fornero diventi permanente. C’è, e lo facciamo notare con forza, un risvolto tutto molisano delle due vicende: nella nostra realtà regionale la pubblica amministrazione, in tutte le sue sfaccettature e nella sua articolazione complessa, è la più grande azienda, che dà lavoro a migliaia di persone e assicura un reddito a buona parte delle famiglie (forse l’unico vero datore di lavoro di dimensioni consistenti, purtroppo …). Ed i pensionati, con i loro magri trattamenti, sono comunque la maggioranza dei molisani e contribuiscono non poco alla tenuta delle loro famiglie ed alla coesione sociale della nostra collettività. Rinnovare i contratti di lavoro dei dipendenti pubblici, che

hanno avuto bloccato anche il salario individuale, e incrementare le loro buste paga, così come rivalutare le pensioni potrà far arrivare anche in Molise un po’ di risorse economiche aggiuntive, potrà alleviare le sofferenze delle famiglie allo stremo, aiutare i figli che studiano e coloro che vivono di ammortizzatori sociali e di precariato (la famiglia ed il parentado sono la vera solidarietà nei momenti di crisi economica, occupazionale e sociale. Anche qui da noi!). Questo “danaro circolante in più” ed una condizione di migliore remunerazione del lavoro dei dipendenti pubblici e di pensioni più decorose possono far riprendere un poco la propensione alla spesa da parte dei molisani e, speriamo, far ripartire i consumi (con benefici anche sul commercio e sui servizi, sulla produzione manifatturiera e sull’edilizia). I lavoratori che in questi anni di sacrifici ne hanno fatti molti, i dipendenti pubblici che hanno continuato ad assicurare la loro dedizione e la loro professionalità, tutti coloro che con il sindacato si sono battuti non accettando i blocchi stipendiali e la sospensione prolungata della contrattazione, devono sapere che, con il pronunciamento della Corte Costituzionale di ieri, un passo in avanti importante è stato fatto. Altrettanto, i pensionati, che hanno sopportato penalizzazioni in tutti questi anni, devono leggere la recente sentenza che li riguarda come un riconoscimento importante del loro diritto ad una vita decorosa e ad un reddito adeguato. Poi ancora avremo da battagliare, avremo finalmente da negoziare e spingere perché il rinnovo di tutti i contratti di lavoro pubblici sia veloce e positivo e perché la legge che rivaluta le pensioni sia corretta ed in linea con i principi di equità e giustizia. Ma, se saremo uniti e determinati come abbiamo imparato a fare, nulla ci sarà impedito.


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