Sanita', eccellenze non privatizazioni

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tuttO quellO che gli Altri NON dicONO ANNO xii - N° 30 mArtedì 9 febbrAiO 2016 - diStribuziONe grAtuitA

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Lucio Pastore L’Oscar del giorno lo assegniamo a Lucio Pastore. Il responsabile del Pronto soccorso di Isernia si sta battendo da anni a sostegno della sanità pubblica. Lo sta facendo anche in queste ultime settimane sfidando la politica e quanti vorrebbero faro scivolare il settore verso il privato. Di questi tempi, dove anche le forze politiche hanno difficoltà a parlare, il medico isernino ci sta provando ad argomentare e presentare proposte.

Il senatore Ruta e l’onorevole Leva hanno presentato le proposte di Piano sanitario da contrapporre a quelle illustrate dal commissario Frattura Servizio a pag. 3

IL TAPIRO DEL GIORNO

L’OSCAR DEL GIORNO

reStA AggiOrNAtO, Seguici ANche Su fAcebOOk

GIORNALE SATIRICO

30.000 copie in omaggio

Domenico Di Nunzio Il Tapiro del giorno lo diamo a Domenico Di Nunzio. Il delegato regionale al Turismo non riesce proprio a cogliere nessun risultato. Una Regione senza un assessorato, priva di enti strumentali o agenzie di promozione ha difficoltà ad organizzare un minimo di programmazione. Così, i risultati sono tutti negativi. Interessa, forse, a qualcuno? Stesso discorso vale per le Pro loco lasciate nel completo abbandono.


Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

TAaglio lto

2 9 febbraio 2016

Incontro all’assessorato regionale ai Lavori pubblici

Conferenza di servizio sulla metropolitana leggera OK! D’ora in avanti i passi da compiere saranno più spediti verso la definizione delle procedure, del progetto esecutivo e dell’appalto dei lavori da parte del soggetto attuatore: Rete ferroviaria italiana (Rfi) Stando all’Accordo di programma stipulato dalla Regione Molise e da Rete ferroviaria italiana (Rfi), approvato dalla giunta regionale il 18 maggio scorso, le parti si erano impegnate vicendevolmente entro il 31 dicembre 2015 a dare corso alla progettazione esecutiva del Sistema di trasporto ferroviario urbano ed extraurbano sulla tratta Matrice – Campobasso – Bojano della linea ferroviaria Termoli – Venafro, e all’avvio dei primi interventi. Quantomeno per ciò che riguarda l’avvio dei lavori, non ce l’hanno fatto. Il progetto invece è passato all’esame della Conferenza di servizi indetta dall’assessore Nagni nella sede di Viale Elena il 5 febbraio. Quindi si procede. Le parti in causa non demordono. Lo stanziamento di 23milioni e 500mila dai Fondi europei è destinato allo scopo e prevede interventi di miglioramenti sulla rete ferroviaria, interventi sulle stazioni, sui piazzali, per i parcheggi e per la realizzazione degli impianti occorrenti alla piena funzionalità del Servizio ferroviario regionale Molisano (Sfrm – è il

l’intervento La recente situazione dell’emergenza idrica nel Basso Molise ha aperto una pericolosa falla nel sistema di controllo della nostra acqua, esponendo a rischi concreti e preoccupanti la salute dei cittadini molisani. Eventi che non possono essere trascurati o trattati con superficialità, ma che anzi devono essere approfonditi per chiarire i troppi dubbi sul ciclo di verifica di potabilità dell’acqua, per evitare che in futuro simili accadimenti si possano ripetere. Una situazione di cui le uniche vittime sono ancora una volta i cittadini molisani, – così in una nota stampa i consiglieri regionali di centrodestra – colpiti in un bene primario e fondamentale come l’acqua, con la popolazione del Basso Molise che oramai convive da anni con questa difficile problematica. L’occasione, quindi, ci permette di chiedere lumi al Governo regionale sulla realizzazione dell’Acquedotto Molisano Centrale, progettato con l’intento di garantire acqua potabile direttamente dalle sorgenti matesine agli undici Comuni della fascia co-

caso di prendere confidenza con questo acronimo), cioè alla linea ferrata Campobasso – Bojano – Isernia. Il Servizio avrà due fasi. La prima con interventi sulla tratta Matrice – Campobasso – Bojano (la Metropolitana leggera), e la seconda sulla tratta Bojano – Isernia. Il fine ultimo dei due interventi è velocizzare ed intensificare i collegamenti ferroviari con Roma. Fine duplice, dunque. Anche se sulla Metropolitana leggere sussistono valutazioni che non colli-

mano con quella della giunta regionale a sostegno della decisione presa. Gli amministrato di Palazzo Vitale sono convinti che un sistema di intermodalità tra Matrice e Boiano, aumentando la frequenza del collegamento e calmierando il trasporto pubblico su gomma, deve essere considerato un intervento strategico, specie se, come è nell’auspicio collettivo, quell’area territoriale oggi in piena crisi, tanto da aver ottenuto da parte del Governo un finanziamento

straordinario per la ripresa economica e scoiale di 150milioni di euro, potrà essere avvantaggiata dal miglioramento complessivo del trasporto delle persone e delle merci. Soprattutto allorché il miglioramento e la velocizzazione del collegamento con Roma e con Napoli sarà finalmente un obiettivo raggiunto. Dobbiamo stare ai fatti, e i fatti dicono che la Regione di centrosinistra ha rinunciato all’autostrada del Molise, quindi al trasporto su gomma anche in

Acquedotto centrale, che fine ha fatto?

stiera, per inciso Guardialfiera, Larino, San Martino in Pensilis, Ururi, Portocannone, Campomarino, Termoli, San Giacomo degli Schiavoni, Guglionesi, Petacciato e Montenero di Bisaccia, che oggi usufruiscono dell’acqua potabilizzata della Diga di Ponte Liscione. Un intervento strutturale importante messo in campo dalle precedenti amministrazione regionali, concepito per realizzare e portare a compimento un complesso e generale programma di ammodernamento e miglioramento dell’intera rete idrica molisana, che non solo, una volta fi-

nalmente realizzato, porterà direttamente in tutte le case dei cittadini del Basso Molise acqua di sorgente con il sistema a caduta, ma consentirà di liberare le risorse idriche della diga del Liscione per impegnarle nei consumi industriali e in quelli dell’irrigazione agricola di tutta la piana di Larino e Termoli. Opera compresa fra gli interventi di cui alla legge obiettivo n. 443/01e il cui progetto è stato approvato in maniera definitiva con delibera CIPE n. 110 del 29 marzo 2006 per l’importo di euro 92.960.000, finanziamento ottenuto dalla precedente ammini-

strazione regionale di Centrodestra; quadro economico che è stato rideterminato a seguito di gara d’appalto con importo complessivo pari ad € 83.269.373,31. Un’opera la cui progettazione esecutiva e la seguente esecuzione dei lavori sono state appaltate e aggiudicate, ma che a oggi risulta essere completamente bloccata per mere questioni burocratiche, a grave pregiudizio dei cittadini che invece hanno bisogno impellente di veder completati i lavori. Il 29 settembre 2014 si è tenuta la Conferenza di Servizi incentrata, principalmente, sull’acquisizione degli ultimi pareri necessari all’approvazione della variante al progetto originario, alla quale sarebbe dovuto seguire il previsto passaggio al CIPE e, successivamente alla Corte dei Conti, ma ad oggi la situazione è ancora in empasse e di conseguenza i lavori bloccati. Come centrodestra abbiamo già in precedenza interrogato il Governo regionale per avere chiarimenti in merito, ottenendo in risposta una re-

ossequio agli ambientalisti, ed ha scelto di dare priorità al trasporto su rotaia. I fatti dicono anche che allo stato delle cose sia l’un tipo di trasporto che l’altro, sono due macigni pesantissimi sullo sviluppo economico e della mobilità. Tornando alla cronaca, cioè alla conferenza di servizi tenuta all’assessorato ai Lavori pubblici, nella relazione tecnica dell’Accordo di programma è detto che sul piano della fattibilità non ci sono impedimenti, e sul piano della volontà realizzatrice non ci sono tentennamenti: Regione e Ferrovie infatti si sono incontrate più volte e ogni volta hanno verbalizzato i contenuti delle rispettive valutazioni a favore di quanto si andava decidendo. La conferenza di servizi in buona misura e sostanza ha avallato le scelte e le convinzioni. Per cui, da ora in avanti, i passi da compiere saranno più spediti verso la definizione delle procedure, del progetto esecutivo e dell’appalto dei lavori da parte del soggetto attuatore: Rete ferroviaria italiana (Rfi).

lazione tecnica illustrata dall’Assessore Nagni che non contemplava la tempistica finale di realizzazione dell’opera. Era il giugno 2015, da allora non si è mosso niente, a parte una nota inviata il 15 luglio 2015 al CIPE che non ha sortito risultati e un incontro a settembre dello scorso anno con il Ministro per le Infrastrutture, Graziano Del Rio, dal quale il Governo regionale ha ottenuta una laconica promessa di “interessarsi alla questione”. Sono passati quindi altri mesi, e dal CIPE non è arrivato nessun via libera: a oggi quali sono i tempi certi per la realizzazione dell’opera? Quanto ancora dovranno attendere i cittadini del Basso Molise per beneficiare anch’essi dell’acqua di sorgente e non dell’acqua di depurazione? Come il Governo regionale intende muoversi per risolvere il prima possibile la questione e così completare l’Acquedotto Molisano Centrale, opera di importanza strategica per il nostro territorio? I consiglieri regionali di centrodestra


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Un appello per la salvaguardia della sanità pubblica in quattro pagine. Tante sono quelle che compongono il documento a firma del senatore Roberto Ruta e del deputato Danilo Leva che è stato oggetto di una conferenza stampa nella mattinata di ieri. Già perché parlare di proposta alternativa rispetto ai piani operativi presentati dal commissario e presidente Paolo Frattura, tra l’altro di prossimo approdo in consiglio per l’avvio della discussione, sembra al momento alquanto velleitario. Troppo forte ci pare, infatti, il coinvolgimento delle strutture ministeriali della salute e dell’economia perché il “documento Frattura” sia negoziabile nella sostanza. Resta, però, un enorme valore simbolico nell’uscita di Ruta e Leva: una sconfessione plateale dell’operato di Frattura che viene contestato, senza troppi giri di parole, sia nel merito quanto nel metodo. Se, infatti, in una prima, ed intellettualmente onesta, premessa i due parlamentari riconoscono che: “Il terreno in cui ogni possibile proposta muove è condizionato dal debito accumulato nei decenni scorsi per alcune centinaia di milioni di euro che ha reso difficile e rende tutt’oggi impervio il cammino della ripresa virtuosa…” il resto del documento fila liscio come una serie ininterrotta di doppi segni blu in calce al lavoro di Frattura. A cominciare dalla formazione del processo decisionale che non ha visto nessun grado di partecipazione di tutte le altre realtà coinvolte mentre nel loro caso, invece: “…indicazioni estremamente utili abbiamo raccolto tanto dai contributi dei forum dei comitati e dei rappresentanti delle professioni e delle forze sociali, tanto dall’analisi dei dati e dall’indagine epidemiologica contenuti nei piani operativi del dott. Carmine Ruta così come in seguito integrati dallo stesso Commissario e Presidente Frattura.” E’ così che si lavora, caro commissario Frattura, coinvolgendo, non scavando trincee di incomprensione sul più delicato degli argomenti: la salute. Ma tant’è. Per quanto riguarda il merito l’analisi di Ruta e Leva parte proprio dai dati raccolti nei piani operativi redatti a suo tempo dal dott. Carmine Ruta che sono stati aggiornati e rivisti ma che costituiscono la base di ogni possibile ragionamento in prospettiva. A partire dalla mobilità passiva, cioè la montagna di milioni di euro che la Regione Molise sborsa per pagare le prestazioni di cui i molisani usufruiscono in strutture pubbliche o accreditate di altre regioni italiane. Il conto ammonta a sessanta milioni ogni anno. “Per-

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I piani operativi voluti da Frattura sposterebbero il rapporto tra sanità pubblica e privata fino al 52% contro 48%. Rispetto ad una media nazionale dell’ 80% a 20%

Ruta e Leva ci provano ma forse è troppo tardi Non ci convince la sostituzione del privato al pubblico Oncologia e Cardiologia del Cardarelli non vanno chiuse

tanto – scrivono quindi i due parlamentari - il percorso di riforma deve avere come proprio obiettivo quello di aumentare la qualità effettiva o percepita dell’offerta sanitaria nella sua complessità ed in particolar modo in quelle discipline che fanno registrare la maggiore mobilità passiva.” Si potrebbe iniziare un ragionamento di riorganizzazione alternativo spostando l’offerta, fino ad ora quasi esclusivamente incentrata sull’ospedalizzazione, mentre i dati confermano che oltre il 70% di questi casi potrebbe essere seguito senza il ricorso al ricovero. “Pertanto l’attivazione di strutture territoriali, diverse dall’ospedale, è un altro obiettivo da perseguire, attivando strutture con posti letto a bassa e media intensità di cura, Case della Salute, poliambulatori, Ospedali di Comunità, ad alta

incidenza di assistenza infermieristico-riabilitativa…” Il discorso intorno ad un’altra sanità possibile continua serrato passando, poi, dal 118 (“Per queste ragioni – si legge nel documento - è necessario rimodulare l’organizzazione del 118 il cui personale in quasi tutte le Regioni italiane è gestito dai Pronto Soccorso. Questa organizzazione permette di armonizzare meglio l’emergenza ospedaliera e territoriale. Permette, inoltre, una continua osmosi di informazione-formazione, nonché di adattamento organizzativo tra ospedale e territorio.”) alla riorganizzazione delle Unità Operative negli ospedali (“In queste strutture, l’attivazione delle Unità Operative deve però rispondere strettamente al parametro del bacino di utenza. Ogni Unità Operativa dovrà avere la dotazione ottimale di mezzi e

personale per il proprio funzionamento con il divieto di doppioni e sovrapposizioni che hanno costituito una spesa illogica e dannosa per l’intero sistema sanitario.”). Ma il vero punto di discussione e di contestazione è, senza ombra di dubbio, il rapporto tra sanità pubblica e privata che il piano di Frattura andrà drammaticamente ad alterare. Se, infatti, la media di questo rapporto nelle altre regioni italiane è di 80% a 20% a favore del pubblico, in Molise, a regime, la riforma firmata da Paolo Frattura, lo porterà ad un imbarazzante 63 a 37 ma: “…se a questo dato si aggiunge il riparto per i posti letto post acuzie e riabilitativi il rapporto raggiunge il 48% per il privato e il 52% per il pubblico.” L’argomento è così centrale e delicato che preferiamo lasciare l’argomentazione direttamente alle pa-

role dei due parlamentari, decisamente i custodi più accreditati del diritto sancito dalla Costituzione ad una sanità (realmente) pubblica: “La nostra proposta, che parte come base da quella del dott. Carmine Ruta modificandola, aggiornandola e riparametrandola al tetto di 800 posti letto per acuzie, è così composta: posti letto acuzie ricoveri ordinari strutture pubbliche 530 e strutture private 183, posti letto in day hospital in strutture pubbliche 64 e in strutture private 23. Il rapporto così composto attesta il pubblico al 74.3 % e il privato al 25.7%. Lo scostamento rispetto alla media nazionale del 5/6 % in più in favore dei privati è giustificato dalla presenza di erogatori alcuni dei quali di ottima qualità e viene ridimensionata rispetto alla situazione attuale del 4% proprio per evitare la molteplicità eccessiva degli stessi erogatori privati in favore dei pochi che garantiscono alta qualità riconosciuta dalla comunità regionale e non solo.” Se solo ci fosse stata un po’ di comunicazione e partecipazione in più forse si sarebbe potuto realizzare una riorganizzazione più di buon senso e meno maldestramente fuori equilibrio. Oggi, con tutta probabilità, è troppo tardi. Non potevano non esserci, poi, nella disamina di Roberto Ruta e Danilo Leva, passaggi riguardo la chiusura dei reparti di oncologia e cardiologia dell’ospedale Cardarelli per trasferire l’offerta sanitaria a riguardo presso la Fondazione Giovanni Paolo II e la chiusura del punto nascite presso il Veneziale di Isernia. Due vere ciliegine al veleno su questa torta di fiele.


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9 febbraio 2016

Al riparo dai taccuini e dai microfoni delle Tv locali il senatore Ruta e il governatore Frattura, eminenze dello stesso partito, il Pd, un sabato qualunque, si sono incontrati Al riparo dai taccuini e dai microfoni delle Tv locali, anche da occhi indiscreti, un sabato qualunque, il senatore Ruta e il governatore del Molise Frattura si sono incontrati per scambiare opinioni e posizioni sulla sanità regionale. Sulla proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera e sulle eccezioni che sono state sollevate dai comitati spontanei sorti in difesa della sanità pubblica, sulla possibile e ragionata integrazione della sanità privata, sui livelli minimi di assistenza, e sulla contestazione degli operatori sanitari, nonché sulla annunciata presentazione di una proposta alternativa firmata dal senatore e dal collega parlamentare, l’onorevole Danilo Leva. Dal confronto poche speranze che il governatore receda dalla sue posizioni oltranziste, sospettate di imposizione e condizionamento in sede ministeriale e della mallevadoria di Marinella D’Innocenzo, la direttrice generale per la Salute mandata da Roma per tenere saldamente nelle mani l’organizzazione sanitaria molisana e, come diciamo, la proposta di riorganizzazione. Nella recente peregrinazione di Frattura a Isernia per la prima illustrazione del Piano sanitario, la D’Innocenzo lo ha sovrastato in determinazione e “provocazione” nei confronti della platea, per dare un segnale della sua autorità più che autorevolezza. Un atteggiamento di sfida verso i medici e i para-

Ruta-Frattura: dialogo tra sordi e la sanità molisana ne va di mezzo

Dal confronto poche speranze che il governatore receda dalla sue posizioni oltranziste. Toccherà ai molisani lesi e vilipesi nel loro diritto alla salute, nella scia di chi li rappresenta in Parlamento, alzare le barricate

medici in sala che sa tanto di prevalenza ministeriale tra le scompigliate presenze regionali nel vasto scenario della sanità. Un atteggiamento che nelle coscienze più reattive e vivide ha fatto emergere la palpabile sudditanza psicologica e dialettica del governatore nei confronti della “sua” direttrice generale per la Salute. Affatto strano pertanto poi che Frattura non provi alcuna moderazione discutendo di sanità nei confronti del senatore Ruta e dell’onorevole Leva, che sono gli interpreti

l’intervento di sergio genovese Nel mondo dei modernismi portati all’eccesso, i Social rappresentano un luogo dove tutti prima o poi entrano per non uscirne più tanto ne sono attratti. Come in una involuzione del percorso di crescita, tutti gli astanti vanno alla ricerca del compagno di scuola, del gruppo scelto con cui parlare attraverso una tastiera. Ore ed ore al giorno per distendersi in un spazio comodo per pensare di dire tutto senza veli e senza persecuzioni. La discrezionalità e lo stile di riservatezza, cioè i pilastri che avevano dato corpo ad una società meno presuntuosa, clamorosamente demoliti da una cultura che si libera di qualsiasi freno inibitorio per mettere davvero tutto in piazza. Al sottoscritto hanno insegnato a dire poche volte la parola vergogna, per questo quando se ne favorisce la pronuncia ne devono ricorrere davvero gli estremi. Ero già informato del mondo perverso delle piazze virtuali che ( per fare un esempio a me vicino) serve ai genitori per denigrare spesso la Scuola e i Professori dei loro

più autorevoli all’interno del Pd e di quanti ritengono inevitabile una revisione alla radici della proposta di riorganizzazione per ricondurla in alvei di buonsenso, di opportunità e di necessità per l’utenza molisana. Al riparo dai taccuini e dai microfoni delle Tv locali il senatore Ruta e il governatore Frattura, eminenze del Pd, un sabato qualunque si sono incontrati, costretti a riconoscere che la distanza che li divide, non solo sulla proposta di riorganizzazione della sanità molisana, al momento è

incolmabile. Il potere politico, amministrativo, gestionale, clientelare di Frattura connesso ai poteri economici che opportunisticamente lo sorreggono in attesa che li cibi e li soddisfi con la programmazione dei Fondi europei per il settennio 2014/2020, gli consente di chiudersi in una sorta di torre d’avorio, lasciando i suoi interlocutori interdetti ed esterrefatti. Eppure, l’incontro era stata promosso da lui stesso con l’intento di trovare una possibile mediazione tra la sua posizione e quella dei par-

lamentari, alla ricerca di eventuali possibili emendamenti correttivi alla riorganizzazione della sanità regionale che la rendessero razionalmente accettabile, non potendo oggettivamente restare nelle attuali dimensioni (6 ospedali). Un modo, comunque, per evitare il confronto/scontro che sarà inevitabile allorché Ruta e Leva presenteranno la loro proposta di riorganizzazione. Mediazione non c’è stata. Impossibile di fronte alla pervicacia di Frattura nel tenere la barra dritta sulla rotta della sanità privata cedendole grosse porzioni della sanità pubblica, chiudendo reparti ospedalieri ed ospedali. Le indicazioni/imposizioni del ministero della sanità sono quelle che sono, e il guinzaglio al collo di Frattura lo tiene saldamente in mano la D’Innocenzo. Toccherà ai molisani, lesi e vilipesi nel loro diritto alla salute, sulla scia di chi li rappresenta in Parlamento, alzare le barricate e, se possibile, abbattere le torri d’avorio.

Evviva i social

figli. Mi dicono che la lettura ha di sovente un’ unica matrice, ma quello che più colpisce è che tutti ostentano conoscenze didattiche e pedagogiche non si capisce se acquisite con corsi di preparazione realiz-

zati a notte fonda. Su WhatsApp si trovano le pagelle dei ragazzi, le lettere dei Presidi, le foto scattate di nascosto alle maestre. Ma si trova molto altro di becero almeno come mi raccontano visto che il sottoscritto riconosce, con orgoglio, la propria ignoranza. Insomma tutti dominati dalla macchina con una patologia irrefrenabile che crea di sovente crisi di astinenze. Abbiamo rinunciato a tutto pur di essere moderni. Piangiamo miseria per le difficoltà economiche che ci attanagliano, ma in ogni famiglia ci sono tre o quattro smart phone. Spesso non ci sono i soldi per comprare i libri di scuola ma quelli per la tecnologia non mancano mai. Accennavo prima ad una certa involuzione. Sembra che tutti vogliano ritornare indietro di parecchi anni se è vero come è vero, che tra amiche o tra amici non proprio di primo pelo, anche dopo la mezzanotte, si incro-

ciano messaggi per un riposo con sogni d’oro. Insomma una revisione, molto aggravata, di quel fantastico libro di bordo che era il diario personale chiuso a chiave. Di domenica pomeriggio, facendomi aiutare, mi sono collegato con un giornale telematico per seguire i commenti delle partite di calcio. Azionando il mouse sono andato su uno spazio aperto agli sportivi per commentare quello che si voleva. Il primo messaggio diceva:” Ti auguro di avere un tumore alla prostata mentre a tua madre spero venga ai polmoni”. Tutti quelli che si ritrovassero offesi dal mio ragionare provino a spiegarmi se questa vergogna è un fatto eccezionale o se è una tipica azione ordinaria. Il problema è che tutti, o quasi, siamo finiti nella rete ( in tutti i sensi) ma neanche vogliamo incontrare coloro che denunciano il gravissimo problema sociale. Quando si dipende da qualcuno o da qualcosa si è servi privi di libertà. I maestri di una volta, avevano proprio le idee chiare. Temevano per la fine che avrebbe fatto il mondo. Evviva la cibernetica, , evviva i social..


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5 9 febbraio 2016

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A.A.A: Piano energetico e Livio De Santoli cercasi

Il Piano energetico regionale è stato affidato al professore Livio de Santoli delegato alle politiche energetiche dell’università Sapienza di Roma. Il massimo che si potesse scegliere ed avere in materia. Tant’è che l’affidamento è stato ritenuto uno tra i pochissimi atti responsabili e coerenti con gli obiettivi da centrare che il governo regionale ha fatto, e di cui potesse andare orgoglioso di averlo fatto. La teoria di de Santoli nel compatire l’ambiente e la produzione energetica in maniera produttiva e virtuosa, dopo averla apprezzata e conosciuta nel corso delle illustrazioni periodiche che il professore ha fatto del Piano energetico nella sua progressione,

pubblicamente nel Molise, perché l’opinione pubblica e gli apparati territoriali fossero opportunamente inform a t i , l’abbiamo ritrovata e letta nella rubrica “Interventi e repliche”, del Corriere della Sera di domenica 7 febbraio, sotto il titolo “L’energia e l’articolo 9 della Costituzione” che riportiamo per il godimento e l’interesse dei molisani che amano la loro terra, che non si sono venduti agli interessi di parte della politica soggetta ai poteri economici, e che aspettano di vedere redatto e approvato il Piano energetico secondo la visione proficua, produttiva e virtuosa di De Santoli. Al cui proposito apriamo una parentesi per dire, non senza allarme, che sono diversi mesi che del Piano energetico e di de Santoli non si sente parlare. Questo silenzio, questa sparizione, alimentano il sospetto che la sua impostazione del Piano, scopertamente in difesa dell’ambiente e del paesaggio e a favore dell’energia pulita,

la lettera Sarà stato il freddo che rattrappisce anche la mente, sarà che sono davvero fraccomodi, sta di fatto che degli ordini del giorno del mattino e del pomeriggio di ieri,19 gennaio 2016, i consiglieri regionali hanno varato solamente la proposta di legge d’iniziativa della giunta relativa all’esercizio associato delle funzioni e dei servizi comunali, e la mozione dei due consiglieri del Movimento 5 Stelle, Manzo e Federico, sulla necessità d’intervenie a bonificare il sito “Guglionesi II” in tempi ragionevoli, “compatibilmente con l’ordine degli interventi di priorità dell’Arpa Molise”. L’intera mattinata l’ha assorbita la proposta di legge della giunta, finendo per essere approvata con la non partecipazione al voto dei consiglieri Manzo, Federico, Iorio e Fusco Perrella. La legge che seguirà, si pone il problema di dare corpo ed efficienza alle Unioni e dei Comuni, come prevede la legge dello Stato 56 del 2014 (“Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni). Le Unioni sono enti locali costituiti da due o più comuni per l’esercizio associato di funzioni o servizi di loro competenza cui la Regione Molise vuol dare seguito disciplinando, appunto, le modalità e i criteri di

abbia messo in angoscia gli amministratori regionali che probabilmente hanno conti da saldare politicamente al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi e al suo “Sblocca Italia” che altro non è che lo sblocca autorizzazioni alle trivelle in terra e in mare alla ricerca di petrolio, e l’esercizio del libero arbitrio, con annesso massacro del paesaggio italiano vanamente tutelato dall’articolo 9 della Costituzione. L’angoscia in cui sarebbero caduti gli amministratori regionali non appena resisi conto che il Piano energetico in via di formulazione avrebbe imbrigliato la loro vocazione ad assecondare la distruzione dell’ambiente, l’alterazione del paesaggio e le ricerche petrolifere tanto care al Governo Renzi, è probabile che li abbia indotti a frenare sul Piano energetico “by de Santoli”, se non addirittura a revocargli l’incarico. Certo è che come abbiamo già accennato, il Piano energetico regionale e il professore della Sapienza sono molti mesi che non fanno più parte della cronaca nostrana e delle attenzioni della politica molisana. Magari esageriamo, ma di ambiente, di energia alternativa, di tutela del paesaggio non c’è traccia nelle parole e negli atti degli amministratori di Palazzo Vitale e di Palazzo Moffa. Del resto, da queste pagine abbiano più e più volte denunciato la sparizione anche del Piano paesaggistico affidato all’università del Molise, senza che

la cosa abbia interessato qualcuno degli ambientalisti in servizio permanente effettivo, l’università, la Regione, il collegio dei revisori dei conti della Regione e la Procura della Corte dei Conti sulle somme già spese. Tornando a Bomba, per capire quale sarebbe il substrato scientifico e culturale del Piano energetico del Molise secondo de Santoli, basta leggere ciò che abbiamo letto nella rubrica “Interventi e repliche” del Corriere della Sera del 7 febbraio e riflettere. Ecco il testo: “I due referendum in programma (quello costituzionale quando sarà approvato definitivamente il Ddl “Boschi” e quello sui diritti delle trivellazioni ) forniscono un’occasione per affrontare il tema di quela modello energetico deve essere perseguito in Italia. La semplicità dell’articolo 9 della Costituzione (la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio ed il patrimonio storico e artistico della Nazionale) deve far riflettere sulla natura del soggetto che promuove la tutela, la Re-Pubblica (e non lo Stato!) e dell’oggetto della tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico , considerati beni comuni. E’ stata la perdita progressiva di questo significato originario in un mondo sempre più globalizzato e regolato dai mercati che ha permesso anche in questo settore una de-responsabilizzazione individuale, che ha considerato quei beni non suoi,

lontani e forse anche inutili. Un paesaggio sempre più degradato (si pensi all’inquinamento ambientale e allo sfruttamento delle risorse della terra) è coinciso con un patrimonio culturale sempre meno protetto e valorizzato. La loro scomparsa comporterà la scomparsa della nostra identità perché essi rappresentano lo spazio (il paesaggio, il tempo e la memoria) della nostra cultura. La crisi di questi anni è soprattutto culturale perché, tra l’altro, è stata disattesa l’invocazione dell’articolo 9 sull’importante ruolo della cultura che – con la ricerca – rappresenta lo sviluppo di una comunità e del suo territorio. Applicare l’articolo 9 della Costituzione significa contrapporsi ad un modello (economico, sociale, estetico) che invece lo ha negato. Anche l’energia è un bene comune e anche l’energia deve essere oggetto , se vogliano continuare a credere nell’articolo 9, del passaggio da una cultura della proprietà ad un cultura della condivisione, da una concentrazione e centralizzazione proprietarie al loro opposto, quello di uno spazio aperto, distribuito, di tutti. L’energia in quanto bene comune è bene da tutelare, ma anche, in quanto risorsa, deve essere sicura, pulita - dove efficienza energetica e fonti rinnovabili sono l’unica opzione – e perciò strumento necessario per la tutela della nostra stessa identità. Nello spirito della nostra Costituzione”

Aree vaste e la provincia di Termoli?

esercizio in forma associata. Nella realtà campanilistica italiana, non è affatto semplice arrivare alle Unioni dei Comuni, e là dove l’esperimento è in atto, le cose non è che fluiscono facilmente. Ma i costi dei servizi locali (srvizio di nettezza urbana, servizio idrico e manutenzioni) in comuni di piccola entità ormai non sono più sostenibili; da qui l’esigenza di realizzarli in comunione e in forme razionali, tali da renderli sufficientemente apprezzabili dai cittadini. Insomma, ci sarà molto da lavorare per arrivare ad una

compiutezza della legge 56 e, crediamo, della legge regionale che sarà emanata in proposito. Relatore in consiglio, Cristiano Di Pietro, al quale è toccato di commentare il voto favorevole e i capisaldi della legge. Ha detto: “ La legge, in conformità con l’orientamento politico-istituzionale nazionale e, in particolare, con la legge 56/2014, intende proseguire l’iter verso la gestione associata dei servizi di competenza comunale lasciando in capo all’Ente regionale soltanto quelle di carattere unitario ”. Secondo il consigliere la configurazione ideale per la gestione associata delle funzioni proprie dei Comuni e di quelle delegate dalle legge regionali è l’ambito territoriale ottimale. Facendo leva sull’accordo concertato con i Comuni e con l’Osservatorio sulla finanza territoriale, con la proposta di legge appena approvata dal consiglio, la giunta intende istituire 8 ambiti territoriali (Alto Medio Sannio; Basso Molise, Cigno; Cintura Campobasso; Cintura Isernia, Fortore; Matese e Volturno) per poi passare alla loro aggregazione in tre macro-ambiti

con compiti e funzioni di Area Vasta, che altro non sono, le Aree Vaste, la versione riveduta e corretta delle Province. Pertanto, stando alla lettera della proposta di legge regionale fatta passare, si darà il caso che tolte di mezzo le due Province d’Isernia e di Campobasso, al loro posto avremo tre Aree vaste, ossia tre Province camuffate. Va dato atto a Frattura e compagni di aver realizzato un’operazione di chirurgia territoriale e politica che finalmente darà la possibilità ai sostenitori, mai domi, della Provincia di Termoli, di avercela finalmente fatta. Il nocciolo della legge regionale è questo, e non altro: attraverso l’applicazione delle Unioni dei Comuni e gli Ambiti territoriali, istituire tre Aree vaste e con esse una formula politica che aiuti il Pd, come partito egemone, e il centrosinistra, come coalizione politica, ad organizzare meglio il consenso sul territorio, per continuare a governare. Ossia per continuare a tradurre le aspirazioni di rinascita del Molise nelle proprie. Con l’impalpabile, stereotipata, e inconcludente complicità del manipolo degli oppositori di centrodestra e del Movimento 5 Stelle che s’è guardato bene dallo svelare la trama vera della proposta di legge approvata.


INFO: 339.2733334 - 334.2739180


Campobasso

7 9 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

La classifica resta immutata dopo il giusto pareggio con il San Nicolò ma è il futuro che resta incerto

Perrucci rincorre Aliberti ma non dimentica i soci campobassani

La sfida per il quarto posto si è chiusa con una botta e risposta lampo di Bucchi e Rinaldi di Gennaro Ventresca Il lamento fievole dei tarli nelle giunture del “vecchio” Bucchi non ha bloccato il fiero centravanti che s’è preso una personale rivincita nello stadio che, per pochi mesi, lo ha sostanzialmente fischiato. La vetusta punta la stava combinando ancora più grossa nella ripresa, proprio sotto la Nord, riabilitata alla presenza di un discreto gruppo tifosi da un euro, quando, a metà ripresa, liberatosi della testa cespugliosa di Bontà si è preparato al tiro, fortunatamente, per noi, di destro, finito oltre il paletto sinistro di Grillo. La nostra squadra è impallidita subito, ma poi ha ripreso colore, quando Rinaldi, al secondo consecutivo centro stagionale, ha visto finire in gol la sua punizione, che cercava una deviazione benevola, ma che, invece, si è insaccata, quasi inconsapevole, nell’angolo basso della porta del San Nicolò che nel resto della partita si è confermato complesso di eccellente valore tecnico e atletico. Bel primo tempo, quello visto a Selva Piana. Deludente, invece, è

stata la ripresa. Priva di mordente da parte delle due “quarte”.. Qui è il caso di ricordare che Alessandro, dal doppio passaporto, sotto misura non ne azzecca una. Eppure, quando parte in progressione semina avversari e ciuffi d’erba, facendo pensare a chissà quale piacevoli soluzioni. Invece, giunto nei paraggi del portiere avversario, in genere scivola, incespica, sbatte contro le caviglie dei difensori, tira alla

meglio, incassando i tank you dei rivali. E’ un vero peccato che un simile talento sia rimasto a mezza via, un po’ snob e un po’ proletario. Così il Campobasso ne soffre, visto che in prima linea non ci sono realizzatori di alto fusto. C’è contrapposizione tra una delle difese meno perforate del girone con l’attacco tra i avari di gol. Si voleva il pubblico e Perrucci

è stato accontentato. L’estemporanea iniziativa di far pagare un euro in curva induce a qualche riflessione: il popolo rossoblù non segue più la squadra per mancanza di fiducia o perchè gli secca pagare 10 euro? Affido a psicologi accreditati il dibattito. Dicano pure la loro. Io non sono in grado di esprimermi con serenità. Per questo vado avanti e scrivo d’altro. Più di un lettore mi chiede di ri-

correre alla sfera di cristallo, per prevedere il futuro. Anche qui alzo le mani. Noto eccessi di insicurezza in giro. Che mi inducono a essere moderatamente preoccupato. Giulio Perrucci è sempre più monaco cercatore, ha appena presentato la cassetta delle offerte anche all’amico Lello Aliberti di San Giuseppe Vesuviano. Lo stesso presidente “sette camicie” cerca sul posto una decina di soci, disposti a finanziare l’impresa rossoblù con diecimila euro l’anno a testa. Mentre il patron Edoardo Falcione tace e il suo uomo di riferimento, Marco Meo, non si spinge oltre il “vedremo”. Non è certo uno scoop scrivere che tra Perrucci e Meo non corre buon sangue. I due non vanno d’accordo da tempo. I più non si sono accorti che l’amministratore delegato di Phlogas, il maggior sostenitore del nostro club, si era chiamato fuori dopo le scelte estive che non lo avevano convinto. Per tornare in copertina con l’arrivo di Favo, una sua vecchia conoscenza durante il regno triventino.

Bullismo, la scuola incontra la Polizia

Oggi l’incontro con gli studenti dell’istituto Pilla di Campobasso CAMPOBASSO. Ancora un’iniziativa organizzata dalla Questura di Campobasso nell’ambito del progetto di educazione alla legalità “Scuola aperta”. Dalle ore 9.30 di questa mattina, infatti, presso l’Istituto di Istruzione secondaria “Leopoldo Pilla” di Campobasso, si terrà un incontro con gli studenti organizzato dalla Polizia di Stato, in collaborazione con il Dirigente scolastico del citato Istituto, Prof.ssa Rossella GIANFAGNA. Interverranno all’iniziativa, in qualità di “docenti”, il Dirigente della Divisione Polizia Anticrimine, Primo Diri-

gente Dr. Domenico FARINACCI, il Dirigente della Squadra Mobile, Vice Questore Aggiunto Dr. Raffaele IASI, il Dirigente del Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni, Commissario Capo Dr. Antonello FRATAMICO ed il Dirigente l’Ufficio Sanitario della locale Scuola Allievi Agenti, Medico Capo Dr. Pietro LIOTTI. Diverse le tematiche che saranno affrontate nel corso dell’incontro. Oltre ad illustrare ai ragazzi l’ampio e complesso concetto di legalità, aiutandoli a coglierne aspetti fonda-

Borghi della Lettura compie un anno 17 borghi in Italia uniti nel segno della creatività Il 7 Febbraio di un anno fa il piccolo centro di Scontrone (AQ), in Abruzzo, diventava il primo Borgo della Lettura in Italia. Un progetto nato dal basso, nella quasi totale clandestinità, ma che in poco tempo è esploso fino a diventare una vera e propria realtà culturale. Ad oggi il network è presente in cinque regioni italiane con 17 borghi sparsi tra Campania, Molise, Abruzzo, Sardegna e Puglia. Nel frattempo continuano ad arrivare altre richieste di adesione che molto presto verranno formalizzate. Crediamo nell’idea che un borgo

spopolato debba ripartire dalla cultura, o meglio dall’idea di economia di cultura, per tornare a vivere. Conoscere la storia dei borghi consente di comprendere l’atmosfera che si respira ancora oggi nei nostri centri storici. Conoscere l’identità stessa dei borghi serve ad apprezzare e godere dei prodotti tipici locali ma anche delle straordinarie testimonianze storiche, artistiche e architettoniche ancora oggi presenti. Una adeguata valorizzazione e promozione dei borghi può rinascere solo attraverso la cultura, per questo noi continueremo a la-

sciare i tronchi libreria in giro per l’Italia, a recuperare cabine telefoniche per trasformarle in vere e proprie librerie all’aperto, a realizzare piazzette dello scrittore, ad organizzare eventi culturali, a promuovere bus turistici nei borghi, ad organizzare laboratori con gli scrittori e a realizzare tanti altri progetti con il prezioso supporto dei referenti di ogni singolo Borgo della Lettura, consapevoli che solo attraverso la creatività, le idee e le azioni dal basso è possibile creare una vera alternativa alla crisi.

mentali come la funzione delle regole nella vita sociale, i valori della democrazia, l’esercizio dei diritti di cittadinanza, saranno affrontati altri ed importanti temi di grande attualità che coinvolgono in particolare il mondo giovanile. Tra questi, il fenomeno del bullismo, del cyberbullismo e la sicurezza della navigazione sul web. Sarà inoltre focalizzata l’attenzione sui rischi e sugli effetti derivanti dall’uso di alcol e sostanze stupefacenti, evidenziandone la pericolosità non solo per chi ne fa uso, ma anche per i conseguenti risvolti negativi che riguardano tutta la collettività.



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Isernia

9 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

“Forza Italia non è un taxi” Il portavoce di Isernia, Giacomo Papa, interviene sulle comunali e richiama il centrodestra ISERNIA. “Forza Italia, in vista del tavolo con Fratelli d’Italia e Noi con Salvini, ha evitato per senso di responsabilità di anticipare a mezzo stampa la propria idea di rilancio della città di Isernia e non cambierà certo idea, nonostante le fughe in avanti e i comporta-

menti schizofrenici registrati in questi giorni all’interno del centro-destra” è quanto dichiarato alla vigilia dell’incontro interpartitico previsto per oggi dal portavoce Giacomo Papa, il quale ha anche sottolineato che “con lo stesso senso di responsabilità deve essere a tutti

chiaro che Forza Italia non è un taxi da utilizzare solo per Palazzo Moffa o per Montecitorio. È giunto il momento delle scelte trasparenti e coerenti. Lo dobbiamo ai cittadini e ai tanti che hanno scelto di stare in Forza Italia con il cuore e senza calcolatrice”.

Servizio straordinario di controllo del territorio dei Carabinieri Due persone denunciate, raffica di accertamenti su veicoli in transito Un servizio di controllo straordinario del territorio è stato predisposto nella serata di ieri dai Carabinieri nelle vie del Centro di Venafro e zone limitrofe, al fine di contrastare ogni forma di criminalità e di illegalità. Ad agire pattuglie del Nucleo Operativo e Radiomobile e delle locali Stazioni, affiancate da personale del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Isernia. Nella circostanza è stata impiegata anche una Stazione Mobile dell’Arma. Il bilancio delle operazioni è stato il seguente: un 20enne di origine magrebina, che si aggirava nei pressi di alcune abitazioni private, è stato denunciato per immigrazione clandestina, in quanto privo di regolare permesso di soggiorno.

Il giovane è stato fermato ed accompagnato in Caserma dove nei suoi confronti sono state avviate le procedure di espulsione dal territorio nazionale. Un 25enne di origine rumena è stato invece sorpreso alla guida della propria auto completamente ubriaco, mettendo così in grave pericolo la sicurezza stradale. Il tasso alcoolemico superva di ben tre volte il limite previsto dall’attuale normativa, pertanto nei suoi confronti è scattata la denuncia per guida in stato di ebbrezza, il ritiro della patente di guida e il sequestro del veicolo. Eseguiti accertamenti amministrativi e in materia igienico-sanitaria presso cinque locali di intrattenimento, mentre circa un centinaio sono stati i

mezzi in transito controllati e identificati i rispettivi conducenti e passeggeri. Diciotto le contravvenzioni elevate per violazioni al Codice della Strada. Infine sono dieci le persone attualmente sottoposte agli arresti domiciliari o a misure di pre-

venzione nei cui confronti sono stati eseguiti accertamenti. L’Arma assicura che questo tipo di operazioni saranno ulteriormente intensificate anche nelle prossime settimane.

I rifiuti abruzzesi non devonoandare a Pozzilli di Tiziano Di Clemente L’accordo della Giunta regionale del Molise con la Giunta regionale dell’Abruzzo, per dirottare ulteriori rifiuti nell’inceneritore di Pozzilli, va rispedito al mittente. L’assessore regionale del Molise Facciolla eccepisce che “L’impianto già incenerisce rifiuti di fuori regione e solo rifiuti non riciclabili”. Ma sono risposte insignificanti e fuorvianti. Invero l’accordo va respinto non per “campanilismo”, ma perché è sbagliato alla radice il modello su cui si fonda (l’inceneritore) e perché vi sono possibili e salubri alternative. Diamo anche per vero che l’inceneritore di Pozzilli rispetti quanto prescritto nell’autorizzazione rinnovata nel luglio 2015, cioè che bruci solo quella parte di differenziata che non è riciclabile: comunque si generano le immissioni inquinanti. Senza contare che anche quella parte di materiale bruciato se riciclato in prodotti (spesso per l’edilizia) può essere nocivo, e che rimane i problema di come e dove smaltire lo scarto dell’incenerimento. La “piana di Venafro” è già alta-

mente inquinata e ivi si verificano anche aumenti di patologie gravi che dovrebbero far riflettere, come dimostrano le documentazioni prodotte dall’Associazione Onlus “Mamme per la Salute”. L’esistenza in quella zona di un impianto che è fonte di ulteriori immissioni inquinanti (diossina, particelle sottili ecc.), è dunque davvero inaccettabile, ancorché formalmente “in regola con i limiti di tollerabilità” stabiliti dai governi borghesi, espressione delle stesse lobby interessate, e dunque inaffidabili. Basti pensare, per esempio, che in Germania, grazie alle mobilitazioni

popolari, i limiti di immissione sono di gran lunga più ristretti di quelli applicati da noi. La scelta degli inceneritori è insomma dettata solo dalla brama di profitto dei capitalisti del settore (sorretta da incentivi pubblici prelevati alle masse popolari sulle bollette), ed è in totale contrasto con la salute pubblica e l’ambiente. I governi nazionali e regionali che le attuano si rivelano per quello che sono: “comitati esecutivi della borghesia” per dirla con il più che attuale Marx. Ed infatti: è davvero necessario far bruciare a Pozzilli, la parte dei rifiuti scartata dalla

differenziata con tutte le conseguenze negative predette nostra e di fuori regione ? Evidentemente no. Per questo proponiamo un piano regionale alternativo per la gestione dei rifiuti scartati dalla differenziata come non riciclabili: 1)- Utilizzare al posto degli inceneritori le nuove tecnologie TMB (Trattamento meccanico biologico), peraltro già diffuse e consolidate in varie parti d’Italia e presenti anche a Teramo, che consentono di recuperare il 100% o valori ad esso prossimi, del materiale non riciclato scartato dalla differenziata, con processi di “estrusione”, che creano la c.d. “materia prima-seconda” da riciclare per la produzione industriale; queste tecnologie a differenza dell’inceneritore, non immettono inquinamento, sono meno costose, non lasciano scarti da smaltire e i inquadrano nel progetto “rifiuti zero”. 2)- Assicurare la gestione pubblica e socialmente controllata dei suddetti impianti TMB, per le esigenze della collettività e non

per il profitto di speculatori. 3)- Avviare contestualmente le procedure per spegnere all’inceneritore di Pozzilli ed ogni altro nella Regione Molise (di eventuali vincoli legali temporali ne risponda chi li ha stipulati), in modo da salvaguardare la nostra terra dall’inquinamento che ne deriva. 4)- Avviare una seria indagine epidemiologica nella piana di Venafro, sotto il controllo della popolazione e delle associazioni locali impegnate sulla materia, ed un progetto di bonifica della detta area, recuperandone anche la vocazione per l’agricoltura biologica. Infine riteniamo inaccettabile che l’assessore Facciolla minacci spropositate “querele” verso chi esprime il dissenso: la sua permalosità non è un parametro giuridico che può porsi a fondamento di una querela ed invero, anche giuridicamente, è principio consolidato che l’esponente di un potere politico, se è insofferente alle critiche, può anche starsene a casa.



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Termoli

9 febbraio 2016

Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico

“Porto, una polemica inutile” Per l’onorevole Venittelli non c’è stata alcuna esclusione di Termoli dall’Autorità di bacino TERMOLI. Una polemica gratuita, quella sollevata dal centrodestra regionale e locale sul porto di Termoli e la sua esclusione dal regime di Autorità di Bacino. Iorio e Di Brino l’hanno brandita per dimostrare l’inefficienza del governo regionale, ma stamani, dal pulpito del suo studio professionale di via Mario Pagano, l’onorevole Laura Venittelli, come responsabile Pesca del Pd ha chiarito, o meglio, ha voluto chiarire la questione. La classificazione delle autorità di bacino nasce nel 1994, col primo Governo Berlusconi e il decreto che ora ne ha rivisti nu-

meri e denominazione, ma ha lasciato pressoché intatte le competenze, riducendole solo da 19 a 15, individua porti con simili caratteristiche lontane

dalle prerogative termolesi, che dopo i porti commerciali a rilevanza internazionale, quelli di difesa nazionale e i bacini passeggeri, mette all’ultimo tas-

sello porti pescherecci e turistici, conservandone l’autonomia regionale. La Venittelli, affiancata nell’occasione dal capogruppo Pd in

Consiglio comunale Antonio Sciandra, autore di un ulteriore intervento, ha anche specificato che non c’è mai stata la possibilità che Termoli fosse Autorità a se stante come Ancona e Manfredonia, ma che di là da venire, nell’ottica della costituzione del distretto del Medio Adriatico, converrà riflettere se chiedere di aderire ma in maniera paritaria e non come cerniera territoriale del sistema portuale. Sciandra ha ribadito che un ragionamento strategico andrà fatto, anche perché l’attuale contesto penalizza le piccole realtà.

“Via Manzoni cerca soluzioni” E’ il responsabile ambiente di Noi con Salvini a rilanciare la necessità di interventi del Comune TERMOLI. I lavori per il primo tratto di viale Manzoni sono ai nastri di partenza. A darne comunicazione è stato il responsabile del settore Ambiente di Noi con Salvini, Anacleto Monti, che, in questi mesi, si sta facendo anche portavoce delle esigenze del quartiere che si trova alla periferia Nord della città e che sarebbe dovuto diventare la Hollywood del basso Molise.

“Le ultime novità – ha affermato Monti – sono che la causa con le imprese del primo tratto di via Manzoni a Colle della Torre pare che sia stato portato in porto. Pertanto la realizzazione sarà a breve. In fase di esecuzione dei lavori verificheremo punto per punto come dovrà essere fatto sappiamo che i marciapiedi non saranno ultimati e i lavori saranno fatti a metà saremo attenti a queste cose e ci

confronteremo con l’amministrazione comunale per cercare di ultimare i lavori, non fare un pezzettino sì uno no”. Lo stesso Monti che vuole vedere il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto. “Meglio tardi che mai. Sono 20 anni che aspettiamo queste cose e ci auguriamo che il primo tratto venga fatto. Dopo di che ci si augura che avremo un incontro con il sindaco dove ci dovrà fare

altre risposte di tutto un elenco di lavori che sono da fare”. Lavori che a detta del responsabile di Noi con Salvini “non non graveranno sulle tasche dei cittadini perché noi paghiamo anche le tasse. Non siamo cittadini di serie B. Come sono stati fatti i lavori in centro devono essere fatti anche nelle periferie”.

Una tonnellata di rifiuti raccolti a Petacciato Ancora positiva l’azione di Fare Verde Molise per richiamare l’attenzione sull’ambiente PETACCIATO. Spiaggia di Petacciato piena di rifiuti, plastica e polistirolo: un centinaio le buste riempite dai volontari di “Fare Verde” con l’aiuto delle associazioni “Ambiente Basso Molise” e Comitato art.21 per la 24/a edizione de “Il mare d’inverno”. All’iniziativa di tutela ambientale hanno partecipato in tanti per liberare l’arenile dai rifiuti abbandonati. Punto di ritrovo e partenza è stato il Centro di Educazione Ambientale, messo a disposizione dagli operatori del progetto Life Maestrale. “Plastica e polistirolo dominano la scena nel censimento dei rifiuti raccolti –

spiegano i volontari di Fare Verde – Quasi cento i sacconi riempiti per circa una tonnellata di rifiuti prelevati da spiaggia e dune; non è stato sufficiente un intero rimorchio del trattore messo a disposizione dal Vivaio Forestale locale”. Migliaia fra bottiglie, taniche, dispenser, accendini, lattine, boe, resti di sdraio, lettini e ombrelloni, teli di plastica. “Sulla spiaggia invernale c’è davvero di tutto – dicono i volontari – Ma quello che continua a sorprendere è l’impressionante presenza di materiale di scarto del commercio ittico: cassette di polistirolo, comunemente utilizzate per il tra-

sporto e la vendita del pesce, e migliaia di reste, le micidiali reti di plastica utilizzate per l’alleva-

mento delle cozze, gettate a mare dopo l’uso”. Gli ambientalisti invitano gli amministratori ad adot-

tare ogni utile provvedimento per la riduzione a monte della produzione dei rifiuti

Insieme per il cuore con le scuole A San Martino in Pensilis l’avvio di un corso di primo intervento SAN MARTINO IN PENSILIS. Il Comitato di Difesa della Salute & Ambiente Molise, nell’ambito della campagna “INSIEME PER IL CUORE” avviata nel mese di agosto 2015, ha stipulato un’intesa con l’ISTITUTO COMPRENSIVO di Scuola dell’Infanzia, Primaria e Sec. I grado John Dewey sede in San Martino in Pensilis e comprendente il Complesso Scolastico di Portocannone e quello di Ururi dirigente scolastico Cristina Acciaro, volta a diffondere le tecniche di rianimazione cardiopolmonare di base tra gli

studenti di 12 anni e il corpo docente. INSIEME PER IL CUORE diventa anche “INSIEME PER IL CUORE CON LE SCUOLE”, siamo infatti disponibili ad estendere questa iniziativa a tutte le scuole che volessero farne richiesta.. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’introduzione di sole 2 ore di insegnamento di RCP all’anno indirizzate ai ragazzi dai 12 anni compiuti, aumenterebbe il tasso di sopravvivenza all’arresto cardiaco improvviso con significative ripercussioni alla salute globale.

Portare a termine con successo la RCP non è difficile; ognuno di noi ce la può fare!!. Bisogna convincersi che, in qualunque caso, non si farà del male alla persona soccorsa. La morte cardiaca improvvisa è la terza causa di morte più frequente nel mondo, ma la rianimazione cardiopolmonare, iniziata dai soccorritori “laici”, testimoni dell’arresto, aumenta di 2-4 volte il tasso di sopravvivenza. Ogni ragazzo la può fare. Venerdì 5 febbraio 2016 ci sarà il primo

incontro teorico/pratico con le classi terze di San Martino in Pensilis, nei mesi successivi ci saranno gli incontri a Ururi (11 marzo) e Portocannone (15 aprile). Le lezioni teoriche/pratiche saranno tenute dal Presidente di Co.Di.S.A.M. dott. Vincenzo Pietrantonio (anestesista rianimatore e prof. a contratto Università degli Studi di Padova). La RCP è una tecnica manuale semplice da eseguire e, i bambini che la imparano, possono eseguirla con lo stesso successo degli adulti.


Da dicembre in edicola e librerie


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