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“Fare ricerca non è solo sperimentare”
Organizzazione e finanziamento della ricerca “Fare ricerca non è solo fare esperimenti”
Prof. William Giannobile | Stati Uniti Scuola di Odontoiatria, Università del Michigan, Ann Arbor Intervista a cura di Verena Vermeulen e Todd Scantlebury
È uno dei ricercatori più qualificati nel campo dell'odontoiatria rigenerativa ed editore capo del Journal of Dental Research. Il Prof. William Giannobile ha parlato con noi di ricerca, tenacia necessaria e il ruolo dell'Osteology Foundation nel formare e finanziare i ricercatori.
Prof. Giannobile, ricorda la pubblicazione che l'ha più colpita?
Prof. Giannobile: Ero dottorando all'Harvard School of Dental Medicine e al Dana-Farber Cancer Institute quando lessi un articolo sulla terapia genica.1 L'articolo dimostrava come, usando la terapia genica per rigenerare i tessuti, si potesse controllare la capacità del corpo di produrre fattori di crescita anziché applicare proteine esogene. All'epoca quell'articolo fu di vera ispirazione per il mio successivo lavoro di ricerca.
Per vari motivi, molti progetti di ricerca non approdano a una pubblicazione accademica...
Prof. Giannobile: È vero. Se calcoliamo gli abstract presentati ai convegni scientifici e seguiamo l'iter di quei lavori, ci accorgiamo che in media soltanto il 20% dei risultati viene di fatto pubblicato su una rivista specializzata. Sono tanti i lavori intrapresi, ma non portati a termine e promossi in pubblicazioni accademiche.
Una percentuale deludente! Come la spiega?
Prof. Giannobile: Un esempio, aspettative troppo ottimistiche. I ricercatori vogliono studiare un'ipotesi e, se i dati non la confermano, mettono in dubbio i dati, per cui ripetono i test, utilizzano un campione più ampio, dimostrano che i dati sono riproducibili, ecc. In questo processo, il loro entusiasmo può scemare o possono rendersi conto che il lavoro è troppo prematuro. Ma noi incoraggiamo i nostri studenti a essere tenaci. Altri motivi per i quali
talvolta una ricerca non viene portata a termine sono l'insufficiente disponibilità di fondi o il pregiudizio nei confronti di una pubblicazione negativa. Esiste un Journal of Negative Results in Biomedicine, ma non è una rivista che generalmente i ricercatori prendono in considerazione per i propri esiti.
Lei da anni è editore capo del Journal of Dental Research. La sua percezione di un buon articolo è cambiata nel tempo?
Prof. Giannobile: Posso dire che la complessità e la necessità di collaborare sono aumentate nella ricerca in campo odontoiatrico. Trent'anni fa il numero medio di autori di un articolo era due o tre. Ora è sette-otto. Ci si accosta ai quesiti della ricerca in modo più collaborativo abbinando, ad esempio, le scienze biologiche e l'ingegneria, o le scienze cliniche e la biologia computazionale. Questi progetti collaborativi sono assai complessi, ma i risultati sono estremamente interessanti.
Quali sono i fattori sociali che intervengono nella ricerca collaborativa?
Prof. Giannobile: Penso che in qualsiasi tipo di collaborazione sia fondamentale il rispetto reciproco. Mark Kelly, ex astronauta della NASA, ha detto, durante la sua presentazione inaugurale all'assemblea annuale dell'AAP nel 2018, che gli piace lavorare con persone competenti, ma non “accondiscendenti”. Queste due componenti sono fondamentali: la competenza per eseguire esperimenti sofisticati e un atteggiamento critico, aperto e trasparente, nell'interpretazione dei risultati. Come docente, incoraggio gli studenti ricordando che non c'è niente di male nell'ottenere risultati negativi. Ciò che conta è scoprire quello che accade realmente.
FIG. 1: L'Osteology Foundation promuove la ricerca, soprattutto attaverso l'Osteology Research Academy e fornendo linee guida e fondi per la ricerca.
Osteology Research Academy
Programma di formazione in 2 moduli sulla pratica di ricerca per acquisire conoscenze sulla metodologia di ricerca dai più autorevoli ricercatori
Il Core module è volto a trasmettere le conoscenze indispensabili per una ricerca di successo. L’Expert module consente di apporfondire i vari argomenti e propone una formazione pratica con esperti rinomati.
Lei collabora anche con l'industria dei dispositivi medici. Qual è il suo ruolo nella ricerca?
Prof. Giannobile: L'industria può aiutare il mondo accademico perché si concentra su un obiettivo: il desiderio di tradurre qualcosa in applicazione clinica. È un grande privilegio nel mondo accademico poter esplorare più idee, ma alla fine, se vuoi trovare un'applicazione reale per un dispositivo, un farmaco o uno strumento diagnostico per una specifica condizione umana, è necessario stabilire priorità e obiettivi chiari. Le collaborazioni tra industria e mondo accademico possono essere, dunque, sinergiche.
Lei è presidente eletto della Osteology Foundation, il cui motto è “Linking Science with Practice in Regeneration”. È anche il suo motto?
Prof. Giannobile: Sì. Sono onorato di far parte dell'Osteology Foundation. Trasferire soluzioni nella clinica e bilanciare pratica e scienza rappresentano un tema fondamentale. Organizziamo simposi nazionali e internazionali e possiamo contare sull'Osteology Research Academy per formare giovani ricercatori. Abbiamo inoltre programmi di sovvenzionamento che sostengono la ricerca di base, preclinica e clinica (cfr. Fig. 1). Questi pilastri rappresentano ciò che, a nostro avviso, è indispensabile per sostenere un'odontoiatria basata sull'evidenza scientifica.
Si prevede che il sostegno alla ricerca dell'Osteology Foundation possa essere esteso in futuro?
Prof. Giannobile: Sì. Nei prossimi anni le nostre accademie si moltiplicheranno per formare giovani ricercatori in una comunità globale. Questa non è solo una preziosa fonte di conoscenze, ma anche una grande opportunità di costruire una rete scientifica di persone che condividono lo stesso approccio. Come neopresidente della Fondazione, cercherò di seguire le stesse orme dei miei predecessori, il Prof. Christoph Hämmerle e il Prof. Mariano Sanz. Lo scorso anno, l'Osteology Foundation ha intrapreso un processo di pianificazione strategica
Linee guida per la ricerca
Serie di pubblicazioni volte a fornire un background scientifico e protocolli di studio dettagliati per eseguire studi sistematici e significativi.
Ricerca preclinica per approfondire i modelli traslazionali più idonei, i protocolli di studio più riusciti, gli aspetti etici e normativi. Ricerca clinica per sviluppare protocolli di studio, misurazioni convalidate e metodi analitici.
per promuovere ulteriormente la rigenerazione dei tessuti orali nel mondo, in modo da raggiungere la prossima generazione di ricercatori e medici. Sarà un periodo entusiasmante per la Fondazione, che ha recentemente celebrato il suo 15° anniversario. Forme di finanziamento
Possibilità di finanziamento per promuovere la ricerca e giungere a risultati significativi in tutti gli ambiti della rigenerazione dei tessuti orali
Young research grants
Max. 30.000 CHF durata 1 anno Advanced research grants
Max. 100.000 CHF durata 2 anni
Large clinical grants
Max. 350.000 CHF durata 3 anni Scholarships
Max. 35.000 CHF durata 1 anno
Quale consiglio darebbe a chi ha voglia di dedicarsi alla ricerca al di fuori dell'università?
Prof. Giannobile: È fondamentale rendersi conto che fare ricerca non è solo sperimentare e testare ipotesi di studio. Serve anche un coordinamento dello studio, l'approvazione istituzionale della commissione di revisione, il supporto del personale per raccogliere dati, ecc. Se l'organizzazione non fosse corretta, la qualità dei dati ottenuti non potrebbe tradursi in pratica clinica. Pertanto, incoraggerei chiunque voglia intraprendere questo tipo di attività ad approfondire la propria formazione. Ad esempio, l'Osteology Foundation organizza programmi di una settimana per i professionisti interessati alla ricerca clinica. Insegniamo i principi di base, dalla richiesta di fondi all'eticità nella condotta passando per la gestione dello studio, la preparazione del manoscritto, ecc.
Qual è il risultato della ricerca di cui è più fiero?
Prof. Giannobile: Mi viene in mente uno studio sulla medicina personalizzata. In una popolazione di circa 5.000 pazienti, abbiamo analizzato tre fattori di rischio principali associati a patologie parodontali: fumo, diabete ed espressione di un polimorfismo genetico. Sulla base di questi tre fattori e dell'intervallo di richiamo del paziente, siamo stati in grado di predire i pazienti che avrebbero perso più denti e avrebbero avuto più eventi dentali avversi.2 È stato interessante vedere che, per la prima volta, abbiamo potuto utilizzare un approccio ispirato alla medicina personalizzata per predire i risultati clinici del paziente in campo odontoiatrico. Per me è stata veramente un'esperienza istruttiva, visto che inizialmente c'era stata qualche remora da parte della comunità dentale, e sono stato molto fiero di esserne partecipe perché il trasferimento nella pratica clinica è un processo che riunisce ricercatori, medici e decisori politici.
Riferimenti bibliografici 1 Lieberman JR, et al.: J Orthop Res 1998;16(3): 330339.
2 Giannobile WV, et al.: J Dent Res. 2013; 92(8): 694701.