rivista trimestrale, Anno V - Numero 3
settembre 2014
ArcheomaticA Tecnologie per i Beni Culturali
L aser S canner
e
P atrimonio
M onumentale E cclesiastico
L’enigmatica Signora di Cao Virtual Archaeological Environment SMartART un Nuovo Modo di Fruire il Museo Restauro Virtuale e Diagnostica non Invasiva
EDITORIALE
Open Access
per la ricerca sui
Beni Culturali
La causa della conservazione del patrimonio culturale è insieme a quella della ricerca medica un’impresa che dovrebbe essere sentita da tutti e meno affetta dall’aggressione della speculazione industriale. Si sa che il mercato delle industrie coinvolte dai beni culturali è limitato a pochi settori i quali, escludendo gli interventi sempre più rari di improbabili mecenati, non navigano nell’oro a causa della bassa sostenibilità degli interventi, che ad oggi solo dal turismo avrebbe un ritorno e l’avrebbe solo dagli incassi dei biglietti per i musei, i monumenti e le mostre, che tra l’altro riescono a richiamare visitatori a sufficienza solo se offrono una spettacolarità, o congenita alla struttura, come nei casi eclatanti del Colosseo e della Domus Aurea, o ricostruita con chiari alti costi di intervento. Oltretutto porterebbero un bene alla cultura del patrimonio, attirando l’attenzione dei più e dei media, ma solo su pochi elementi, resi selettivi e spettacolari, dalla cultura dell’evento che però tralascia migliaia di “illustri esemplari” senza approfondimento alcuno o comunque inaccessibili ai più. Potrebbe dirsi in tal senso che la politica della valorizzazione sia solo puntuale e tematica di fronte ad una cresciuta domanda di valorizzazione complessiva, sistematica e territoriale. L’Open Access per le informazioni, inteso come accesso on-line libero e immediato non solo ai risultati della ricerca scientifica e il diritto di utilizzare e riutilizzare questi eventi silenti, ha il potere di trasformare il modo sia di fare ricerca che di condurre l’indagine scientifica. Ha implicazioni dirette e diffuse per il mondo accademico, la medicina, la scienza, l'industria e per la società nel suo complesso. L’Open Access ha il potenziale per massimizzare gli investimenti di ricerca, aumentare l'esposizione e l'utilizzo di ricerche pubblicate, di facilitare la capacità di condurre una ricerca in tutta la letteratura disponibile, e migliorare l'avanzamento complessivo degli impegni cosiddetti “precari”. Agenzie di finanziamento della ricerca, istituzioni accademiche, ricercatori e scienziati, insegnanti, studenti e membri del pubblico in generale, stanno sostenendo il passaggio a Open Access in numero crescente ogni anno. Open Access Week è un'ottima occasione per tutti i soggetti di una comunità ad agire per rivitalizzare uno slancio a proseguire (wiki.openarchives.it). Open Access Week, un evento globale che si tiene ormai da otto anni, è il luogo di diffusione e partecipazione accademica e di ricerca per continuare e sviluppare i potenziali benefici contribuendo a ispirare la diffusione più ampia, in modo da non duplicare i risultati raggiunti (tra gli altri limitati all’eterna scansione di documenti già in rete, o, peggio, alla limitazione dei formati di lettura) E da alcuni anni sta promuovendo anche in Italia un’adeguata cultura sulla libera fruizione del dato editoriale. Ma la vera occasione viene dalla Commissione Europea che ha disposto che i progetti di ricerca Horizon 2020 debbano essere pubblicati in Open Access. A livello normativo italiano la situazione è complessa e in uno stato di continua evoluzione per la necessità di adeguamento dei vecchi schemi editoriali. La ricerca sulle tecnologie per i beni culturali ha estremo bisogno di Open Access, affinchè le risultanze della ricerca non siano solo finalizzate ad un impegno “in carriera” del singolo ricercatore, ma accrescano i metodi di conservazione e fruzione.
Renzo Carlucci dir
@archeomatica.it
IN QUESTO NUMERO DOCUMENTAZIONE 6 Indagini sul corredo funerario dell'enigmatica signora di Cao
di
Roberto Cesareo, Angel Bustamante, Julio Fabián,
Sandra del Pilar Zambrano, Régulo Franco Jordán, Arabel Fernandez e Giovanni Ettore Gigante
RIVELAZIONI 12 Un sistema integrato per il restauro virtuale e la diagnostica non invasiva dei manufatti
Spaccato prospettico della Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo di Sessa Aurunca, rilievo Laser Scanner con in evidenza il pavimento musivo bizantino medievale (Sessa Aurunca 3D Project).
di
Elena Console
ARTE E SCIENZA 17 Le sette opere di Misericordia di
Francesca Salvemini
LABORATORI
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ArcheomaticA Tecnologie per i Beni Culturali Anno V, N° 3 - settembre 2014
Archeomatica, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e, in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione avanzata del web con il suo social networking e le periferiche "smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia, enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.
20 Dall’alluvione del 1966 di FIRENZE una tradizione sempre aggiornata sulle tecnologie per i beni culturali di Veronica D’Ortenzio
Direttore Renzo Carlucci direttore@archeomatica.it Direttore Responsabile Michele Fasolo michele.fasolo@archeomatica.it Comitato scientifico Maurizio Forte, Bernard Frischer Giovanni Ettore Gigante, Sandro Massa, Maura Medri, Mario Micheli, Stefano Monti Francesco Prosperetti, Marco Ramazzotti, Antonino Saggio, Francesca Salvemini
Redazione
redazione@archeomatica.it
Giovanna Castelli giovanna.castelli@archeomatica.it Elena Latini elena.latini@archeomatica.it Sandra Leonardi sandra.leonardi@archeomatica.it Daniele Pipitone daniele.pipitone@archeomatica.it Domenico Santarsiero domenico.santarsiero@archeomatica.it Luca Papi luca.papi@archeomatica.it
MUSEI E FRUIZIONE
RUBRICHE
26 Gli strumenti per l'emozione con le innovazioni tecnologiche al servizio di una nuova relazione tra il visitatore e i beni culturali di Daniela Donnini
30 SMartART: un nuovo modo di fruire il Museo
38 AGORÀ
di
Paolo Mazzanti, Matteo Casini
e
Roberto Caldelli
36 AZIENDE E
PRODOTTI
Soluzioni allo Stato dell'Arte
Notizie dal mondo delle Tecnologie dei Beni Culturali
GUEST PAPER 40 A practical treatment and conservation study for a group of silver coins from Dhamar regional museum by Mohamed M. Megahed
49 OPEN SOURCE
46 Virtual archaeological environments generated in avayalive engage by A. Joe Rigby, Mark Melaney and Ken Rigby
INSERZIONISTI
SCHEDE TECNICHE 11 Laser Scanner al servizio del Patrimonio Monumentale Ecclesiastico italiano A cura di CAM2
50 EVENTI
Codevintec
29
Ecox
50
Flytop
10
Geogrà
52
Madatec
16
NoReal
48
Primarte
2
Smart3k
34
XGLab
25
Unocad
51
35 Elio: Spettrometro portatile per analisi EDXRF in applicazioni di conservazione e restauro del patrimonio artistico A cura di XGlab
Marketing e distribuzione Alfonso Quaglione a.quaglione@archeomatica.it
Progetto grafico e impaginazione Daniele Carlucci daniele@archeomatica.it
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DOCUMENTAZIONE
INDAGINI SUL CORREDO FUNERARIO DELL‘ENIGMATICA SIGNORA DI CAO PARTE PRIMA, DECORAZIONI NASALI di Roberto Cesareo, Angel Bustamante, Julio Fabián, Sandra del Pilar Zambrano, Régulo Franco Jordán, Arabel Fernandez e Giovanni Ettore Gigante
In questo lavoro sono riportati i risultati delle analisi effettuate con Fluorescenza a raggi X dispersiva in energia (EDXRF) su 34 decorazioni nasali sia in oro e che in argento dalla tomba della Signora di Cao. Lo scopo di questa indagine, che ha seguito uno caso simile effettuato in precedenza nel Museo "Tumbas Reales de Sipan", è stato quello di indagare l'evoluzione della metallurgia dei Moche.
L
ungo la costa nord dell’attuale Perù sono fiorite prima dell’arrivo degli Spagnoli, approssimativamente a partire dal 1200 a.C., importanti culture. La più evoluta, almeno dal punto di vista metallurgico è la cultura Moche, che si è sviluppata lungo la costa nord del Perù. La cultura Moche (o Mochica) si è sviluppata tra il 200 a.C. ed il 600 d.C. e l’abilità metallurgica dei Moche ha avuto una impressionante dimostrazione quando Walter Alva ha scoperto nel 1987 una piramide che conteneva le "tombe reali di Sipan" [4,5] e, più recentemente, quando Régulo Franco ha scoperto nel 2005 la meravigliosa tomba della "Signora di Cao" [6-10]. Dalla tomba sono emersi spettacolari ornamenti funerari in oro ed argento (insieme con pareti affrescate, ceramiche, tessuti ecc.) che sono attualmente esposti nel Museo "Tumbas Reales de Sipan" a Lambayeque, vicino a Chiclayo, e nel Museo del sito "Signora di Cao", che si trova in una area semi desertica, in località "El Brujo" a circa 80 km a nord di Trujillo (Figura 1). Gli oggetti trovati nella tomba della "Signora di Cao" (oltre 100 oggetti decorativi quali corone, decorazioni nasali, orecchini, collane ecc.) mostrano che si trattava di una figura gerarchicamente di grande importanza (una specie di regina dell’epoca) anche a livello religioso. Gli oggetti sopra indicati, che non erano stati fino ad ora oggetto di studi specifici, sono stati analizzati nell’ambito di una cooperazione bilaterale CONCYTEC-CNR per mezzo di varie tecniche: analisi di fluorescenza X dispersiva in energia; trasmissione di raggi X monocromatici; tecniche radiografiche. Le tipologie degli oggetti analizzati sono le più varie: si va dalla tradizionale lega d’oro (composta da oro, argento e rame) ad oggetti di argento quasi puro; da leghe di argento assai poco tradizionali (con elevato contenuto di oro) a rame dorato fino a leghe chiamate "tumbaga" Il tumbaga corrisponde ad una lega rame-oro povera in oro, arricchita in superficie attraverso un processo non del tutto chiarito che in inglese si chiama depletion gilding [11-14] cioè doratura per sottrazione di rame; il rame veniva infatti fatto affiorare in superficie e poi aspor-
Fig. 1 - Località "El Brujo" a circa 80 km a nord di Trujillo.
tato, e questo processo veniva ripetuto più volte, fino a che si creava uno strato superficiale di oro, con una concentrazione esponenzialmente decrescente di oro per una profondità di 5-10 micron. A profondità maggiori si trova solamente rame. In questo primi lavori vengono descritte le analisi su 33 decorazioni nasali (32 miste leghe oro-leghe argento, 1 in argento). In una seconda pubblicazione saranno descritte le analisi degli altri oggetti presenti nella tomba della Signora di Cao (oggetti in oro, argento, rame dorato, tumbaga di oro ed argento. STRUMENTAZIONE SPERIMENTALE PER L'ANALISI DI FLUORESCENZA X DISPERSIVA IN ENERGIA (EDXRF) L’analisi EDXRF consiste nell’irraggiare l’oggetto in studio con un debole fascio di raggi X, e nel determinare le righe X di fluorescenza emesse dagli elementi presenti nell’oggetto stesso. La tecnica EDXRF ha delle caratteristiche che la rendono particolarmente utile per lo studio dei Beni Culturali, e cioè di essere [15]: 4non distruttiva e non invasiva; 4multielementale; 4relativamente semplice, almeno per un’analisi di prima approssimazione. La tecnica EDXRF è inoltre una tecnica analitica di superficie, nel senso che analizza uno strato superificiale che, nel caso di metalli, va da pochi micron a qualche diecina di micron. L‘apparecchiatura impiegata per l’analisi di fluorescenza X è mostrata nella Figura 2.
6 ArcheomaticA N°3 settembre 2014
Tecnologie per i Beni Culturali
7 Il tubo a raggi X, opportunamente collimato e filtrato, irraggia un bersaglio secondario di stagno, il quale, a seguito di effetto fotoelettrico, emette le due righe caratteristiche, di energia pari a 25.2 keV e 28.5 keV. Le energie di queste due righe sono di poco inferiore e superiore alla discontinuità fotoelettrica dell’argento. L’oggetto da analizzare, di spessore compatibile con l’attenuazione delle righe X dello stagno, viene posizionato tra lo stagno stesso ed il rivelatore, il quale misurerà l’attenuazione di queste righe da parte dell’oggetto. La presenza di argento produrrà un’attenuazione selettiva. Per dare un esempio l’attenuazione delle righe dello stagno (Kα=25.2 keV , Kβ=28.5 keV) da parte di una lega ternaria oro-argento-rame è determinata dalle seguenti equazioni (Cesareo 2014) :
Fig. 2 – Strumentazione utilizzata per l’analisi di fluorescenza X.
Essa è costituita da: 4un tubo a raggi X con anodo di Ag, che lavora a 40 kV e 100 μA di massima tensione e corrente [16]. La radiazione X viene collimata e filtrata, in modo da avere in uscita uno spettro X centrato intorno a circa 30 keV e che si estende da circa 20 a 40 keV 4un rivelatore Si-drift di spessore 0.5 mm ed area 15 mm2, con una risoluzione energetica di circa 135 eV sulla riga del Mn (5.9 keV) [16] 4un analizzatore multicanale incorporato nel contenitore del rivelatore ed associato ad un PC
(Sn-Kα)/(Sn-Kα)0 = e-[9 c(Ag) +17.5 c(Cu)+41.5 c(Au)] ρ(alloy) d (Sn-Kβ)/(Sn-Kβ)0 = e-[40.5 c(Ag)+12.4 c(Cu)+30 c(Au)] ρ(alloy) d Sn (Kα/Kβ)/[Sn (Kα/Kβ)]0 = [e {31.5 c(Ag)-5 c(Cu)-11.5 c(Au)} ρ(alloy) d] 4in cui (Sn-Kα)/(Sn-Kα)0, (Sn-Kβ)/(Sn-Kβ)0 e Sn (Kα/Kβ)/ [Sn (Kα/Kβ)]0 rappresentano il rapporto tra la riga X-Kα, la riga X-Kβ ed il rapporto tra le righe Kα/β con e senza "assorbitore" rispettivamente; 4c(Au), c(Ag) e c(Cu) rappresentano le concentrazioni (in %) di Au, Ag e Cu rispettivamente; 4ρ (in g/cm3 ) è la densità della lega; 4d è lo spessore della lega La Figura 4 mostra ad esempio la correlazione tra il rapporto (Sn-Kα)/(Sn-Kα)0, lo spessore dell‘assorbitore e la composizione di una lega ternaria Au-Ag-Cu.
Per una determinazione quantitativa delle leghe sono stati utilizzati molti campioni standard aventi composizione nota; inoltre sono stati utilizzati vari campioni di rame dorato e di argento dorato, con spessori noti di dorature. Le parti in argento delle 33 decorazioni nasali, analizzate per mezzo della tecnica EDXRF, hanno mostrato una composizione del tutto erratica ed elevato contenuto in oro (fino al 30%), cosa del tutto inusuale [17]. Per superare il dubbio che le composizioni così variabili possano essere risultato di fenomeni di alterazione superficiale, si è pensato di abbinare alla tecnica EDXRF, in alcuni casi, la tecnica della trasmissione di raggi X monocromatici, che è tipicamente una tecnica di analisi di volume [18]. Nella Figura 3 è mostrata la strumentazione impiegata, che è semplicemente una variante dell‘apparecchiatura mostrata in Figura 2. Fig. 4 – Correlazione tra il rapporto (Sn-Kα/Sn-Kα)0 tra la riga Sn-Kα in presenza di un assorbitore in lega di oro o argento e la stessa riga senza assorbitore.
SISTEMA DI RADIOGRAFIA DIGITALE MOBILE E RADIOGRAFIA DELLE SALDATURE Il sistema di radiografia impiegato nelle misure presso il Museo di Cao è composto da:
Fig. 3 – Strumentazione impiegata per la tecnica di trasmissione di raggi X monocromatici.
4un tubo radiogeno della MOXTEK (MAGNUM X-ray Sources) di 40kV di tensione massima e di 0,2 µA di corrente (4 W di potenza), con un anodo in Ag e finestra di Berillio, refrigerato in aria e di ridotte dimensioni (figura 5) [18]; 4da una telecamera intensificata ISIS-4/1000 della Photonic Sciences cui è stato applicato uno scintillatore per la rivelazione della radiazione X; 4un dispositivo per la cattura delle immagini (EasyCap) che consente di inviare e memorizzare le immagini ad un PC;
4due software di acquisizione e elaborazione delle immagini: il primo per acquisire filmati composti da pochi fotogrammi (21 immagini acquisite in poco più di un secondo) ed il secondo RegiSARX per allineare e sommare i fotogrammi allo scopo di ridurre il rumore e incrementare il contrasto RISULTATI Nelle Figure 6-9 sono mostrate alcune delle più belle decorazioni nasali analizzate, tutte costituite da aree in lamina d’oro ed aree in lamina di argento.
Fig. 9 – decorazione nasale N.23 della signora di Cao, che mostra due serpenti in lega di oro e di argento.
Fig. 6 – decorazione nasale N.8 della signora di Cao, che mostra due gamberi in lega di argento e due teste di serpente, in lega di oro.
Numero 2 3 4 6 7 8 9 10 11 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 Media Senza N.8 Intervallo
Au(%) 79 81.5 84.5 78.5 83 70.5 80 80.5 83 80 80 77.5 81 80.5 76.5 80.5 84 82.5 80 83 78.5 82.5 80 78 76.5 81.5 81 82 78.5 83 80 80.0±2.5 80.5±2.5 76.5-84.5
Ag(%) 16 14.5 12.5 17 13.5 25.5* 17.5 16 12 17.5 16 19 15.5 15.5 19.5 15.5 12.5 13.5 15 14 18 13.5 15 17 21.5 13.5 13.5 13 17.5 15.5 17 16.0±2.5 15.7±2 12-21.5
Cu(%) 5 4 3 4.5 3.5 4 2.5 3.5 5 2.5 4 3.5 3.5 4 4 4 3.5 4 5 3 3.5 4 5 4.5 2 5 5.5 5 4 1.5 3 4.0±1.0 3.8±1 21.5-5.5
altri elementi As Fe -
Tab. 1 – Composizione delle decorazioni nasali nelle aree in oro.
Fig. 7 – decorazione nasale N.10 della signora di Cao, che mostra una testa umana in lega di oro e quattro iguane in lega di argento.
Fig. 8 – decorazione nasale N. 17 della signora di Cao, che mostra quattro scorpioni, due in lega di oro e due in lega di argento.
N. 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
Ag(%) 99.0 76.5 89 73.5 86 81 37 73 46 51.5 40 81.5
Cu(%) 0.3 7.5 4.5 9.5 8.5 5 23 13.5 21 16 31.5 11
Au(%) 0.7 16 6.5 17 5.5 14 40 13.5 33 32.5 28.5 7.5
Additional elements Pb 0.2% As 0.5%, Fe 4.1(Fe,Zn,Hg) Pb 0.1-0.2% Pb 0.2-0.4% Pb 0.15-0.3% * * * * * *
14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 Mean value
44 56 70.5 57 81 82.5 75 64.5 64 70 56 49.5 72 79.5 86.5 51.5 40 48 56 70 77 66±15
23 15 15 14.5 10 4 23 34.5 13 10.5 23 19 12 14.5 7 23.5 27.5 20 10.5 14.5 4 15±8
33 29 14.5 28.5 9 13.5 2 1 23 19.5 21 31.5 16 6 6.5 25 32.5 22 33.5 15.5 19 19±11
* Pb 0-0.15 Pb 0-0.4% As 0.5-1%, Pb 0-0.1% As or Pb 0.2%, Fe Pb <0.1% Pb 0.2%, Fe Pb 0.2%, Fe Pb 0.3% * * * * Pb 0.1% -
Tab. 2 – Composizione delle decorazioni nasali delle aree in argento.
8 ArcheomaticA N°3 settembre 2014
Tecnologie per i Beni Culturali Le Tabelle 1 e 2 e le Figure 10 e 11 riassumono i risultati delle analisi EDXRF sulle decorazioni nasali in oro ed argento. Si può osservare molto chiaramente che le aree in oro hanno più o meno le stesse concentrazioni di Au, Ag e Cu, mentre le aree in argento hanno una composizione del tutto erratica ed inoltre mostrano una presenza di oro assolutamente inusuale.
9 te le zone del manufatto in argento mentre la parte in lega d’oro risultata invisibile (completamente nera). In figura 12 è mostrato il risultato ottenuto su uno degli elementi decorativi nasali esaminato (PACB-F4-6), dall’immagine ottenuta si identifica chiaramente la zona esaminata (molto piccola in quanto il sensore utilizzato è dimensioni necessariamente ridotte). Sempre da radiogramma è possibile notare che non vi sono disomogeneità nella zona di transizione tra le due leghe. Questa risultato, confermato in numerose altre prove, permette di escludere l’impiego di una lega saldante mentre avvalora l’ipotesi, del resto plausibile, di una perfetta adesione delle lamine (la cui superficie era stata preventivamente ben levigata) per martellatura (eventualmente a caldo, ma questa è un’ipotesi che non può facilmente essere verificata se non con esami miscroscopici).
Fig. 10 – Distribuzione di oro, argento e rame nelle 34 decorazioni nasali della signora di Cao che sono state analizzate. Si noti la omogeneità delle composizioni.
Fig. 12 – Radiografia della parte triangolare della decorazione nasale n. 6 della signora di Cao (dettaglio radiografato in alto a sinistra).
CONCLUSIONI Dai risultati ottenuti sulle decorazioni nasali della signora di Cao si possono trarre le seguenti conclusioni:
Fig. 11 – Distribuzione di argento, rame ed oro nelle 34 decorazioni nasali della signora di Cao che sono state analizzate. Si noti la completa disomogeneità.
Le misure in trasmissione eseguite sugli oggetti più interessanti confermano con buona approssimazione i risultati delle analisi EDXRF (vedi ad es. Figura 4) e consentono inoltre di affermare che gli spessori delle lamine d‘oro è sempre intorno ai 100 μm, mentre quelli delle lamine di argento variano tra circa 100 μm e circa 400 μm. Sono stati esaminati con la radiografia digitale una decina di oggetti, soprattutto gli elementi decorativi nasali (che sono molto numerosi), con lo scopo di individuare la tecnologia di saldatura delle due leghe metalliche. La disponibilità di un tubo di bassa potenze (quindi in grado di produrre fotoni da 30-40 keV) non consente di penetrare le lamine di lega d’oro (anche se sottili) mentre permette di visualizzare quelle in lega d’argento. Questo è quanto si è puntualmente verificato con le prove sperimentali in cui vedevano distintamen-
4le parti in oro hanno una composizione simile in tutte le 33 decorazioni, con le seguenti composizioni medie: Au=(78.0±2.5)%; Ag=(17.5±3)%; Cu=(4.5±1.0)%; 4le parti in argento hanno una composizione del tutto erratica, con i seguenti valori estremi: Au=(40-100)%; Ag=(0-40)%; Cu=(0-35)%; 4la presenza di rilevanti percentuali di oro nelle parti in argento è del tutto inusuale nell’oreficeria antica e moderna; 4le misure in trasmissione confermano in linea di massima le analisi EDXRF.
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Abstract
During excavations in the archaeological complex El Brujo (The Wizard), in the North-East side of Huaca Cao Viejo, 70 km north of Trujillo, in Peru, in the year 2005, it was made one of the most important discovery concerning the Moche culture: a tomb containing the mummy bundle of a high hierarchy woman, which is referred to as “Lady of Cao” and dates about 300 A.D. The high hierarchic level of this woman was deduced from the objects she took with her in the tomb. The coffin of the Lady contained more than hundred objects, mainly on gold and silver. In this paper are reported the results of Energy Dispersive X-Ray Fluorescence (EDXRF)-analysis on 34 nose decorations on gold and silver from the tomb of the Lady of Cao. The purpose of this investigation, that followed a similar one carried out previously in the Museum "Tumbas Reales de Sipan", was to investigate the evolution of Moche metallurgy. EDXRF-analysis is a non-destructive and non-invasive technique which in the case of metals analyzes micrometric surface layers. Therefore it can give wrong results when the sample composition is altered because of surface processes. A complementary technique was therefore developed, of bulk analysis, using Xray transmission of monoenergetic X-rays. It uses the same equipment employed for EDXRF-analysis; the X-ray beam from the X-ray tube is monochromatized by means of a tin secondary target, which K-lines bracket the silver-K discontinuity. This technique is able to determine, (by measuring the attenuation of tin-K rays), thickness and/or composition of gold and silver alloys having a thickness of less than about 120 μm for gold and about 0.7 mm for silver. The method was tested with Au-Ag-Cu alloys of known composition and thickness, and then applied to gold and silver artifacts from the tomb of the Lady of Cao. X-ray transmission measurements on gold and silver sheets approximately confirm the results of EDXRF-analysis.
Parole
chiave
Metallurgia Moche; Signora di Cao; corredo EDXRF; Fluorescenza raggi x; Radiografia
funerario; indagini non invasive;
Autore
Roberto Cesareo, cesareo@uniss.it Dipartimento di Matematica e Fisica, Università
di
Sassari, Italia
Angel Bustamante, Julio Fabián, Sandra del Pilar Zambrano Universidad Nacional Mayor de San Marcos, Lima, Perù Régulo Franco Jordán, Arabel Fernandez, PACEB Museo Cao (Fundación Wiese), Trujillo, Peru Giovanni Ettore Gigante, giovanni.gigante@uniroma1.it Dipartimento di Energetica, Università di Roma “La Sapienza”
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Tecnologie per i Beni Culturali
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SCHEDA TECNICA
Laser Scanner al servizio del Patrimonio Monumentale Ecclesiastico italiano A cura di CAM2 Il Centro di Ricerca del Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia ha impiegato con risultati davvero eccellenti un CAM2 Laser Scanner Focus3D per rilevare l’architettura della splendida Cattedrale di Sessa Aurunca. Fig. 1 - La cattedrale di Sessa Aurunca: sovrapposizione delle nuvole di punti esterne ed interne.
A
Sessa Aurunca (Caserta, Italia) sorge dell’Architettura e dell’Arte Sacra” una Cattedrale dedicata ai Santi Piedell’Università Europea di Roma: «L’attro e Paolo, costruita tra 1103 e il 1113. tività è stata inserita all’interno del L’edificazione fu iniziata dal monaco Master di 2° livello in Architettura, Arti benedettino Giacomo, il quale aveva Sacre e Liturgia dell’Università Europea partecipato alla ricostruzione del Modi Roma. Il lavoro che abbiamo svolto NUOVI DATI di SUGLI ARGENTIalcuni DELLA CASA DI eEUPÒLEMOS A MORGANTINA nastero Montecassino decenni che svolgeremo è di grande respiro e Il progetto ricerca per lo studio degli Argenti di Morgantina, ideato prima. scientifico Il monaco di Giacomo, inviato a proporrà all’attenzione internazionale e coordinato Regionale Culturali e dell'Identità Siciliana reggere ildall’Assessorato vescovado di Sessa Auruncadei Beni l’elevata valenza artistica e storica che Desiderio diin Aidone seguito èall’ela Cattedrale e daldall’Abate Museo Regionale stato intrapreso in riveste». previsione della movilezione di a Papa Più nel temporaneo dettaglio, il “Sessa Aurunca 3D mentazione deiquest’ultimo reperti e del loroVittore trasferimento al Metropolitan III, propose perNew la nuova Project” ha diverse finalità e si articola Museum of Art di York. Cattedrale lo stesso modello architettonico utilizzasette punti precisi che esploreranno Le attività di ricerca, condotte nel corso diinuna campagna di indagini non into in persitu, la Chiesa e “matrice” di nuove frontiere in fatto diconoscitivo comunicavasive hannoMadre avuto come obiettivo sia l’approfondimento Montecassino. La Cattedrale di Sessa zione: la monitoraggio pubblicazione dello di relazioni e finalizzato alla fruizione e alla valorizzazione che il stato di Aurunca èdidunque una costruzione articolicheaccademico-scientifici; conservazione questo inestimabile patrimonio rappresenta una dellel’ortemillenaria di superba bellezza con una originaria ganizzazione di convegni, seminari ed stimonianze della produzione ellenistica della Magna Grecia, risalente assolutamente unica: eventi; la produzione di animazioni e al III particolarità secolo a. C., oggi conservato presso il Museo Archeologico di Aidone (EN). rappresenta “l’altro originale”, ovvevideo stereoscopici in 3D con creazione Si è ritenuto indispensabile programmare un protocollo operativo multidiscipliro una copia quasi fedele della Chiesa di un canale YouTube e Video dedicato; nare che coinvolgesse competenze differenti, garantendo un approccio sciendi Montecassino la quale, com’è noto, la realizzazione di un “Virtual Tour a tificofue metodologico quanto più completo per lo studio dei preziosi reperti. distrutta durante i bombardamenti 360 gradi” con database e “multidata” Nelladella prima fase di indagine conoscitiva, dunque, si è considerato prioritario seconda guerra mondiale e sucper “esplorare” la Cattedrale da comrealizzare, attraverso una campagna di rilevamento indiretto ad alta densità cessivamente ricostruita. I due edifici puter e dispositivi mobile; la creazione informativa, una banca dati 3D della collezione degli argenti, in modo a si differenziano soltanto per il numero di “App” tematiche e di un sitoche, Intertrasferimento collezione avvenuto, costituiscano un archidi navate: della 5 quello di Montecassino, 3 i dati net;acquisiti la produzione di un “docu-film” vio digitale supporto per le successive indagini in programmazione; oltre che quello didiSessa Aurunca. sul progetto e le tecnologie adoperate. loro stessi oggettodidi Sessa fruizione da parte neldiperiodo assenza dei La Cattedrale Aurunca è unadei visitatori A proposito queste di ultime, Danilo reperti. delle infinite “perle” del patrimonio Prosperi osserva: «Merito del successo Per loartistico svolgimento di che questa prima fase di indagini conoscitive, si è al stipulata una italiano si contraddistindell’iniziativa va anche CAM2 Laser gue per bellezza e importanza storica:dei Beni Scanner Focus3D dispositivo disiciliana grande convenzione tra l'Assessorato Regionale Culturali e,dell'Identità nonostante gli di interventi succedutisi precisione che di abbiamo utilizzato nelle e il Dipartimento Architettura dellanel Scuola Politecnica Palermo; le attività corso dei secoli (superfetazioni barocfasiFrancesco di rilevazione architettonica della in programma sono state curate dal Dott. Ing. Di Paola, responsabile che e del settecentesche) Cattedrale, e che ci ha permesso di scientifico progetto. essa testimonia ancora di in indagine maniera avviato diretta ilsi modello ottenereEngineering una nuvola diepunti, o meglio, Il processo definisce Reverse la tecnica imcostruttivo dell’epoca, modello nondiinvasiva, dati digitali, abbiamo poi adopepiegata è la 3Dsacro Scanning. La metodica nonche distruttiva e ad alta cheinformativa coniuga rigore costruttivo, simbolirato per le diverse attività». lavoro di densità si basa sull’acquisizione della posizione spaziale di Ilpunti che smo cristiano e alcuni raffinati elementifisico, acquisizione, svolto in poco più di mezcompongono la superficie di un oggetto restituendo un modello tridimenin stile bizantino (come per esempio lo za giornata, è consistito nell’esecuziosionale digitale con un elevato grado di corrispondenza geometrica all'oggetto splendido pavimento a mosaico). ne di 38 scansioni esterne e interne alla reale. Il particolare sistema impiegato rientra nella categoria di scansione a Nonostante l’evidente importanza della chiesa, cripta compresa. luce strutturata (modello Scanner 3D impiegato: Artec Spider; risoluzione 3D, costruzione, la Cattedrale di Sessa Au«La qualità del CAM2 Laser Scanner fino arunca 0,1 èmillimetri; precisione del punto 3D, fino a 0,05 millimetri; velocità un monumento poco conosciuto Focus3D ci ha permesso di acquisire di acquisizione dati, fino a 1.000.000 punti/s.), cioè di che ricorrerisoluzione alla luce ecome ai più e ignorato dai “tradizionali” flussi immagini altissima premezzo di indagine per ottenere unacui scansione 3D dicon un oggetto fisico. Ilmodestissistema turistici. Ed è questo il motivo per la cisione, margini d’errore si è rilevato particolarmente idoneo per l’acquisizione digitale degli oggetti meDiocesi e il comune della cittadina camsimi, il che era fondamentale anche per tallicipana riflettenti di dimensioni contenute. hanno deciso di avviare il “Sessa rilevare particolari di estrema bellezza Contestualmente all’acquisizione 3D dei sedici è stata condotta una Aurunca 3D Project”, progetto di comucomereperti, il pavimento musivo, l’ambone, il campagna diagnostica di tipo non invasivo candelabro-colonna che ha portato all’acquisizione nicazione nato per valorizzare la Cattetortile e la cripta di al radiografie riprese ultravioletta e analisi di fluorescendrale e digitali, per fornire servizidiefluorescenza prodotti a livello inferiore». za a essa raggiinerenti. X. Tale approfondimento scientifico, di S. I dati affidato acquisiti alla sono S.T.Art-Test stati poi elaborati Come spiega il Responsabile Scientifico da SCENE, software CAM2 per la geSchiavone sas (Società di diagnostica applicata ai beniil culturali) ed eseguito in Architetto Danilo Prosperi, tale progetstione dei dati diLaura scansione progettato stretta collaborazione con il Direttore del Museo, Dott.ssa Maniscalco, è 3D è stato affidato al “Centro di Ricerca specificamente per ilcostituenti, Focus , grazie al statotofinalizzato all’identificazione e mappatura dei materiali origiTecnologie del all'approfondimento Rilievo quale sono stati anche realizzati ed edinali, delle di degrado e/oInnovative di restauro, conoscitivo della tecnica Digitale, Analisi Rappresentazione taticonservativo i video e le immagini per preziosi i Virtual di realizzazione e allae valutazione dello stato attuale dei
Tour in 3D della Cattedrale. «SCENE – precisa Prosperi – ci ha permesso di elaborare comodamente i dati rilevati e di generare in modo veloce immagini panoramiche equi-rettangolari di notevole complessità e ad alta risoluzione». L’Architetto Prosperi sottolinea: «Noi riteniamo che il CAM2 Laser Scanner Focus3D rappresenti la migliore tec- Fig. 2 - Rilievo Laser Scanner: fasi della fusione delle nologia sul mercato, e non nuvole di punti all'interno del software SCENE. solo per l’alta precisione delle acquisizioni, ma anche per la flessibilità di utilizzo, la velocità di rilevazione e la comodità d’uso. Si tratta, infatti, di uno strumento compatto, molto leggero e facilmente trasportabile tra una posizione e l’altra di scansione». E conclude: «La collaborazione tra CAM2 e il Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia dell’UniverFig. 3 - Rilievo Laser Scanner: Spaccato prospettico delsità Europea di Roma è solo la Cattedrale con in evidenza lo splendido pavimento all’inizio. Vista la qualità musivo bizantino medievale. dei risultati, utilizzeremo il CAM2 Laser Scanner Focus3D anche per i futuri progetti finalizzati QUATTRO BUONI MOTIVI alla valorizzazione di siti monumentali L’Architetto Danilo Prosperi, Responsabidi grande importanza e bellezza». le Scientifico del “Centro di Ricerca delle Tecnologie Innovative del Rilievo digitaSESSA AURUNCA 3D PROJECT le, Analisi e Rappresentazione dell’ArIl “Sessa Aurunca 3D Project” è stato chitettura e dell’Arte Sacra”, afferma: commissionato dalla Diocesi di Sessa Aurunca, nella persona di S. E. Mons. 4 Il CAM2 Laser Scanner Focus3D è ideOrazio Francesco Piazza, e dall’Asale per rilevazioni di grande precisessorato alla Cultura del Comune di sione del patrimonio architettonico Sessa Aurunca. I lavori sono realizzati italiano e di strutture complesse di dal “Centro di Ricerca delle Tecnologie interesse storico-artistico. Innovative del Rilievo Digitale, Analisi 4 Grazie al software SCENE di CAM2 è e Rappresentazione dell’Architettura e possibile gestire ed elaborare i dati dell’Arte Sacra”, sotto la direzione del di scansione in modo rapido ed efProf. Arch. Angelo Molfetta e del Reficiente. sponsabile Scientifico Arch. Danilo Pro4 Dalla nuvola di punti generata con speri, in collaborazione con l’Università il Focus3D è possibile produrre docuEuropea di Roma e, più precisamente, mentazione 3D, ortofoto ed immaall’interno del Master di 2° livello in Argini ad alta risoluzione utilizzabili chitettura, Arti Sacre e Liturgia coordianche per applicazioni di realtà virnato da S. E. Rev.ma Arcivescovo Mons. tuale e realtà aumentata. Luigi Negri. 4 CAM2 Focus3D è uno strumento compatto e leggero, molto semplice da utilizzare.
reperti, acquisendo dati utili per intraprendere un monitoraggio programmato delle condizioni conservative degli stessi. In particolare, sono state eseguite
CAM2 Srl Corso Allamanno Canonico 34/a 10095 Gruglisco (Torino) +39 011 754 92 00 italy@faroeurope.com www.cam2.it
Parole chiave Beni culturali; valorizzazione; laser scanner; 3D; nuvole di punti; SCENE Abstract The Centre for Research Master in Architecture, Sacred Art and Liturgy has spent really excellent results with a CAM2 Laser Scanner Focus3D to detect the architecture of the magnificent Cathedral of Sessa Aurunca.
RIVELAZIONI
Un sistema integrato per il restauro virtuale e la diagnostica non invasiva dei manufatti di Elena Console
Lo studio conoscitivo dei manufatti, che coinvolge diversi campi disciplinari, beneficia dello sviluppo di nuove tecnologie che permette di avere strumenti diagnostici innovativi e tecniche di elaborazione delle immagini sofisticate. La TEA e i suoi partner, l'ISTI-CNR, e il DIMEG-UNICAL, stanno portando avanti un programma di ricerca decennale finalizzato alla realizzazione di un sistema in grado di approfondire la conoscenza del manufatto grazie alle acquisizioni multispettrali.
L
o studio conoscitivo delle opere d’arte, dei documenti e dei manufatti in genere è di per sè interdisciplinare e vede coinvolti i settori più disparati: dalle scienze fisiche-matematiche, a quelle informatiche ed ingegneristiche e soprattutto quelle storiche-umanistiche. Grazie allo sviluppo della tecnologia è possibile disporre di strumenti di indagine innovativi e totalmente non invasivi che consentono di approfondire la conoscenza del patrimonio culturale e di facilitare la conservazione e la fruizione dei manufatti. A questo si aggiungono i progressi delle tecniche di elaborazione delle informazioni visive che hanno ampliato le possibili applicazioni scientifiche in cui le immagini digitali e le ricostruzioni tridimensionali hanno un ruolo fondamentale sia in tema di conoscenza e diagnostica dello stato di conservazione dei manufatti che di possibilità di “ricostruzione virtuale”, utile sia alla comprensione dei manufatti stessi quanto alla loro fruizione e conservazione. In questo campo la TEA (Territorio, Economia, Finanza ed Ambiente sas di Elena Console & C.,www.teacz.com), società di servizi operante da oltre 15 anni nel settore della consulenza statistica e nella ricerca nel settore dei beni culturali, porta avanti da più di un decennio un programma di ricerca finalizzato alla realizzazione di un sistema hardware e software, di facile utilizzo e di costi contenuti, per l’acquisizione, il restauro e l’archiviazione di documenti. Il sistema, che mutua la sua architettura da un settore all’apparenza molto distante quale quello del telerilevamento per l’osservazione terrestre, consente di migliorare la leggibilità del testo, evidenziare particolari nascosti non visibili all’occhio umano, effettuare in modo totalmente non invasivo una prima diagnosi dello stato di salute del documento facendo ricorso alle tecniche di imaging multispettrale appositamente adattate alle diverse tematiche indicate. L’imaging multispettrale rappresenta, quindi, il primo approccio metodologico per lo studio di un’opera d’arte ed è preliminare a qualsiasi altro tipo di analisi scientifica poiché consente di acquisire sul manufatto informazioni quali, ad esempio, inchiostri o pigmenti utilizzati per la sua realizzazione, interventi di restauro eseguiti in precedenza, stato di salute dello stesso, e di ottenere un quadro delle problematiche eventualmente da approfondire o verificare facendo ricorso ad altre tecniche diagnostiche. A questo si aggiunge la possibilità di garantire la consultazio-
ne e la conservazione dei documenti, attraverso la creazione di archivi digitali, e la possibilità di consentirne un accesso facile, immediato e a un gran numero di utenti attraverso la rete informatica in modo capillare. In sintesi il sistema messo a punto dalla TEA e dal suo partenariato, rappresentato dall’Istituto di Scienze e Tecnologie dell’Informazione del CNR di Pisa ed il Dipartimento di Meccanica dell’Università della Calabria, consente: • di approfondire la conoscenza del manufatto consentendo uno studio scientifico dello stesso grazie alle acquisizioni multispettrali, • di conservarlo digitalmente, • di effettuarne un restauro virtuale, • di valorizzarlo grazie alla creazione di applicazioni multimediali, visualizzazione e navigazione interattiva e musei virtuali. Col passare del tempo libri e documenti sono soggetti a progressivo deterioramento dovuto ad un insieme di cause. Tra le più comuni stanno l’invecchiamento naturale, l’usura, le cattive condizioni di conservazione e gli incendi. A questo si aggiunge il fatto che nel tempo i materiali utilizzati per la produzione dei documenti, cioè carta o pergamena e inchiostri, possono modificare la loro consistenza e le loro caratteristiche. Questi fattori possono provocare effetti di diffusione, sbiadimento, infiltrazione o trasparenza dell’inchiostro da una faccia all’altra del documento o dalle pagine successive, macchie e basso contrasto dei caratteri rispetto allo sfondo, alterando la leggibilità del documento stesso. Questi problemi si verificano nella maggior parte degli archivi europei governativi, storici, ecclesiastici e commerciali ed è per questa ragione che trovare dei rimedi efficaci ha un enorme impatto sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista tecnologico. Le tecniche di elaborazione di immagini e l’utilizzo di idonei dispositivi ottici di acquisizione assumono un ruolo fondamentale in questa direzione, perché possono garantire la diagnostica non invasiva, la consultazione e la conservazione dei documenti, attraverso la creazione di archivi digitali, e la loro fruizione anche quando gravemente compromessi, per mezzo di tecniche di restauro digitale.
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OBIETTIVI L’obiettivo generale dell’attività di ricerca che il partenariato costituito dalla TEA sas, dall’Istituto di Scienze e Tecnologie dell’Informazione del CNR di Pisa e dal Dipartimento di Meccanica dell’Università della Calabria svolge da quasi un decennio è quello di coniugare le tradizionali attività di restauro e di intervento sui manufatti artistici con strumenti di acquisizione multispettrale e tridimensionale, metodologie di image processing e sistemi di archiviazione digitale e ricerca intelligente al fine di realizzare un sistema di facile uso e di costi contenuti per il restauro virtuale di documenti danneggiati. Le direttrici su cui si fonda il programma di ricerca sono tre qui sinteticamente descritte: la definizione di uno strumento hardware per l’acquisizione multi spettrale coniugata al 3D basato su un’architettura modulare flessibile, ossia in grado di sostituire facilmente una qualsiasi delle sue componenti; la selezione e test di algoritmi innovativi per il trattamento di immagini da scansioni multispettrali e multivista di documenti e manoscritti antichi, fotografie in bianco e nero, dipinti, per migliorare la leggibilità, eliminare gli interferenti, individuare e classificare componenti distinte, consentire la mosaicatura e l’inserimento di watermark per la tutela della sicurezza del bene virtuale e dei diritti di autore e di proprietà; la creazione di un sistema di indicizzazione e di ricerca intelligente che tenga conto della possibilità di acquisire ed elaborare tipologie di documenti diverse (manoscritti, fotografie, dipinti) peri far fronte ad esigenze di accessibilità e di conservazione. Nel seguito verranno brevemente descritte le metodologie alla base del sistema, in parte già realizzato, e saranno mostrati alcuni dei risultati più significativi ottenuti ricorrendo a detto sistema.
acquisire immagini in molteplici bande dello spettro elettromagnetico, tra cui la luce visibile, a seconda degli strumenti utilizzati. Questa tecnica consente di acquisire informazioni sulla composizione e sul degrado dei manufatti in modo totalmente non invasivo. Inoltre l’acquisizione di immagini nell’infrarosso e nell’ultravioletto permette di approfondire le conoscenze sullo stato di conservazione e sugli elementi del documento non visibili ad occhio nudo, senza dover prelevare campioni e danneggiare il manufatto. Un sistema di imaging multispettrale è analogo ad un sistema di teleFig. 1 - Camera CCD rilevamento ed è costituito dall’ogmultispettrale. getto da osservare (nel nostro caso un manufatto), da una sorgente di energia (sole o sistemi di illuminazione) e da un sensore in grado di misurare l’energia elettromagnetica riflessa dall’oggetto (camera CCD). L’imaging con camere digitali può essere praticata con diverse modalità di cui illustriamo brevemente le caratteristiche: 1) Studio d’immagine generata da radiazione visibile riflessa Utilizza la luce riflessa dall’oggetto nel visibile, cioè luce di lunghezza d’onda compresa tra i 380 e i 780 nm. Questa tecnica è particolarmente adatta a mettere in risalto il colore e l’apparenza dei manufatti. Costituisce il punto di partenza delle analisi poiché rappresenta la base per tutti i successivi confronti con le altre tipologie di acquisizioni. 2) Studio d’immagine generata da radiazione infrarossa riflessa Utilizza la luce riflessa dall’oggetto nell’infrarosso. Con le camere digitali aventi sensori al silicio si lavora nell’intervallo spettrale 780÷1150 nm. La luce infrarossa, a differenza di quella visibile e ultravioletta, può penetrare in profondità lo strato superficiale di un quadro o di un affresco e quindi può mettere in evidenza pentimenti, sottopitture, sinopie ed altre informazioni utili per la classificazione dell’opera e per il restauro. Nel caso dei documenti consente di individuare la tipologia di inchiostro utilizzato, per esempio gli inchiostri metallo-gallici assorbono energia nella banda degli infrarossi per cui ad una ripresa IR sbiadiscono o scompaiono, a differenza degli inchiostri carboniosi che, invece, possono risaltare. Altra interessante applicazione è nel caso dei palinsesti. Un palinsesto è un manoscritto redatto su pergamena o su papiro il cui testo originario è stato cancellato e sostituito con altro disposto nello stesso senso o in senso trasversale al primo.
METODOLOGIE Nel campo dei Beni Culturali l’analisi, il monitoraggio e lo studio di manufatti ed opere, quali dipinti, statue, affreschi, documenti antichi, è di rilevante importanza per favorire la conoscenza, la conservazione e la diffusione sul web di tale patrimonio. A tal proposito i dispositivi ottici consentono di ottenere una serie di dati dell’opera attraverso l’acquisizione di immagini e applicando opportune configurazioni ottiche, senza invadere o intaccare l’opera con strumenti a contatto. In particolare, l’utilizzo di dispositivi di acquisizione multispettrale permettono di aggiungere alla classica immagine RGB ulteriori informazioni invisibili all’occhio umano, consentendo di leggere testi in parte cancellati dall’usura o da danni o di poter studiare i disegni preparatori di un dipinto. Un’altra tecnica ottica molto usata per lo studio dei Beni Culturali è l’acquisizione 3D che permette di ottenere un modello digitale tridimensionale. Dall’analisi del modello è quindi possibile effettuare diverse investigazioni riguardo deformazioni dei materiali, crepe, lesioni e altro. Il poter disporre di immagini digitali consente di ricorrere all’Imaging multispettrale, tecnica di indagine non invasiva che consente di estrarre informazioni da immagini acquisite in diverse bande dello spettro elettromagnetico. Con la parola inglese imaging si intende tutto ciò che riguarda l’immagine, dalla formazione, all’analisi, alla elaborazione, alla archiviazione, alla riproduzione e altro. Per multispettrale si intende la possibilità di Fig. 2 - Papiri di Ercolano (frammento), esempio di acquisizione multispettrale. a) RGB b) Infrarosso
scuri nell’immagine. Si possono evidenziare i diversi materiali usati, identificare i vari pigmenti, si può fare l’analisi della tessitura di superficie e, nel caso dei documenti, si può diagnosticare lo stato di conservazione/degrado come, per esempio, la presenza di muffe e funghi e di umidità (“Uso delle camere digitali nella conservazione dei beni culturali”, G. Antonioli, F. Fermi, R. Reverberi, Università degli Studi di Parma ). L’imaging multispettrale rappresenta, quindi, il primo approccio metodologico per lo studio di un’opera d’arte ed è preliminare a qualsiasi altro tipo di analisi scientifica poiché offre una mappatura completa dei dati e delle problematiche eventualmente da approfondire o verificare.
Fig. 3 - Restauro virtuale, esempio di rimozione delle macchie. a) Immagine originale b) Immagine restaurata
Questa consuetudine, determinata dal fatto che nell’antichità la pergamena era molto rara, è stata causa della perdita di opere di grande valore. In questo caso l’analisi agli infrarossi consente di rilevare particolari non visibili ad occhio nudo e di far risaltare il testo cancellato. 3) Studio d’immagine generata da radiazione di fluorescenza visibile L’imaging in fluorescenza utilizza la luce emessa dai materiali impiegati nella realizzazione del manufatto in conseguenza dell’assorbimento della luce utilizzata per illuminare lo stesso. In breve, quando il manufatto è illuminato da lampade a vapori di mercurio o da una lampada di Wood, le molecole dei materiali utilizzati vengono otticamente eccitate attraverso l’assorbimento della luce. Esse tendono a ritornare spontaneamente allo stato originario e, se sussistono le condizioni, lo fanno riemettendo luce generalmente di energia più bassa di quella assorbita. Così la luce UV è in grado di eccitare fluorescenza nel visibile. Lo spettro della luce emessa da materiali diversi è generalmente diversa e questo può permettere, per esempio, di individuare i ritocchi dei dipinti. Infatti, i ritocchi sulle opere d’arte attuati in operazioni di restauro in epoche successive, utilizzano sovente materiali meno fluorescenti di quelli originali e quindi appaiono più
RISULTATI Attualmente gli hardware tradizionali per l’acquisizione di immagini digitali di opere d’arte sono poco flessibili e, in genere, invasivi, mentre, dal punto di vista software non esistono programmi dedicati espressamente al restauro virtuale e attualmente i restauratori possono disporre solo di comuni pacchetti di grafica computerizzata, non sempre adeguati alle loro esigenze. La soluzione proposta dalla TEA è rappresentata da un dispositivo di imaging modulare integrato 3D/multispettrale già in parte realizzato, in grado di adattarsi ai più disparati ambienti di lavoro e ad esigenze diversificate, unito ad un software user-friendly, adeguato alle esigenze dei potenziali utenti ed in grado di elaborare più bande contemporaneamente. Dal momento che studenti, ricercatori e restauratori devono gestire un’enorme quantità di documenti e dipinti, che devono essere analizzati, classificati e archiviati, un software che incontri i loro bisogni e consenta di effettuare una serie di operazioni automaticamente è utile, evita perdite di tempo e rappresenta, , una novità assoluta. Nello specifico è stato realizzato un plug-in per GIMP, software di elaborazione grafica open-source, che consente di effettuare le seguenti operazioni di restauro virtuale su immagini anche multispettrali di documenti antichi: 4 rimozione
di interferenze da utilizzare nel caso di problemi di trasparenza o diffusione dell’inchiostro tra il fronte ed il retro di una pagina;
Fig. 4 - Evidenziazione di testi cancellati in un palinsesto. a) Immagine RGB b) Immagine in falsi colori
Fig. 5 - Evidenziazione di testi nascosti: a) Immagine RGB b) Immagine in falsi colori
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Fig.6 - Registrazione d’immagini a) Immagini non allineate b) Immagini registrate
15 I vantaggi offerti dal sistema nel suo complesso sono molteplici: elevata qualità dell’immagine, non invasività dell’acquisizione, archiviazione dei dati su supporto digitale, possibilità di utilizzare tecniche di image processing ai problemi di conservazione artistica sfruttando l’elevata mole di informazioni costituita dalle immagini iper/multispettrali. Tutto questo consente di approfondire la conoscenza di un manufatto artistico per impostare correttamente le successive operazioni di restauro che, per essere le più efficaci possibili devono essere precedute dalla caratterizzazione storica/ artistica e scientifica.
APPLICAZIONI Come già illustrato, l’imaging multispettrale consente di evidenziare particolari caratteristiche del materiale cartaceo e dell’inchiostro utilizzato e di rilevare particolari invisibili all’occhio umano. È il caso, per esempio, dei papiri rinvenuti ad Ercolano nella Villa dei Papiri appartenuta con molta probabilità a Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Gaio Giulio Cesare. Sottoposti ad una temperatura molto elevata, i papiri sono stati sepolti sotto una coltre di materiale vulcanico al momento dell’eruzione del Vesuvio del 79 D.C., subendo un processo di combustione parziale che ne ha consentito la conservazione ma che li ha resi estremamente friabili nascondendo il testo in essi contenuto. L’acquisizione all’infrarosso da noi effettuata presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, mostrata nella figura 2, ha consentito di riFig. 7 - Statuto dell’Arte della Seta della città di Catanzaro (1519), realizzato per la Camera di portare alla luce questo testo, senza necesCommercio di Catanzaro. sità di alcuna altra successiva elaborazione Un altro tipo di degrado che si presenta spesso sui documenti antichi è la presenza 4 Registrazione di immagini non allineate della stessa pagina; di macchie. Una delle funzionalità previste nel software im4 rimozione della macchie; plementato consente la rimozione di questi interferenti con 4 miglioramento del contrasto; un semplice clic. 4 creazione di immagini in falso colore; Altra interessante applicazione è quella che consente di evi4 scomposizione dell’immagine RGB in altri spazi colore; denziare particolari nascosti, come nel caso dei palinsesti. 4 analisi statistica per evidenziare testi nascosti, come nel caso dei palinsesti, cioè documenti scritti e cancellati più Ricorrendo all’imaging multispettrale è possibile evidenziavolte sullo stesso supporto rappresentato dalla pergamena. re i testi cancellati. Nella figura 4 è riportato un palinsesto contenuto nella “Practica Brevis”, testo attribuito al maestro Plateario della Scuola Medica Salernitana, risalente probabilmente al XII secolo D.C. Sono state effettuate delle riprese in RGB ed infrarossi e sono state create delle immagini in falso colore, cioè la banda del rosso dell’immagine RGB è stata sostituita dall’immagine acquisita nell’infrarosso, quella del verde è stata sostituita dal rosso e quella del blu dal verde, con i risultati riportati nella figura 5.
Fig. 8 - Codex Purpureus Rossanensis (V – VI sec. D.C.), realizzato per il Quirinale.
Un’altra modalità per far emergere i testi nascosti è quella di utilizzare le immagini del fronte e del retro di una stessa pagina e, combinandole insieme, recuperare quanto non appare più ad occhio nudo come riportato nella figura 5.
Bibliografia Un’altra applicazione utile è quella della registrazione d’immagini (image registration). Si tratta di quel processo necessario per poter confrontare o integrare i dati ottenuti da diverse misure dello stesso oggetto. Registrare due o più immagini significa sovrapporle esattamente stabilendo un’esatta corrispondenza tra tutti i pixel. Il risultato consiste in una serie di immagini perfettamente allineate. Un altro dei vantaggi dell’imaging multispettrale è la restituzione virtuale del manufatto, cioè la possibilità di ricrearne una copia digitale, come riportato nelle figure 7 e 8. In sintesi ricorrere all’imaging multispettrale offre questi vantaggi: 4 Elevata
qualità dell’immagine immediata dell’immagine acquisita 4 Non invasività dell’acquisizione 4 Archiviazione dei dati su supporto digitale 4 Semplice duplicazione e stampa di copie 4 Possibilità di utilizzare tecniche di image processing ai problemi di conservazione artistica 4 Effettuare una diagnostica dello stato di conservazione del manufatto 4 Visualizzazione
Antonioli G., Fermi F. & Reverberi R., “Uso delle camere digitali nella conservazione dei beni culturali”, Università degli Studi di Parma, Dipartimento di Fisica e Istituto Nazionale di Fisica della Materia, Parco Area delle Scienze 7/A, 43100 Parma, http:// www.fis.unipr.it/beni/Venezia.htm Salerno E. & Tonazzini A., “Extracting erased text from palimpsests by using visible light”, in A. Ferrari, Ed., Proc. 4-th Int. Congress Science and Technology for the Safeguard of Cultural Heritage in the Mediterranean Basin, Cairo, Egypt, 6-8 December 2009, Associazione Investire in Cultura - Fondazione Roma Mediterraneo, 2010, Vol. II, pp. 532-535. Bianco G., Bruno F., Tonazzini A., Salerno E., Savino P., Zitová B., Šroubek F. & Console E., “A framework for virtual restoration of ancient documents by combination of multispectral and 3D imaging”, Proc. Eurographics Italian Chapter Conference (EG-IT 2010) "Computer graphics meets computer vision", Genova, 18-19 November, 2010, pp. 1-7. Salerno E., Tonazzini A. & Bianco G., “Digital restoration of historical documents by diversity techniques and statistical processing” SIMAI 2008, 9th congress of the Italian society for applied and industrial mathematics, Roma, 15-19 settembre 2008, Minisymposia:"Image Analysis Methods for Cultural Heritage"
Abstract
The The cognitive study of artefacts, involving several disciplinary field, benefits from the development of new technologies that allows to have innovative diagnostic tools and sophisticated image processing techniques. TEA and its partners, the ISTI-CNR, and the DIMEG-UNICAL, are pursuing a decennial research program aimed at the realization of a system able to deepen the knowledge of the artefact thanks to the multispectral acquisitions; to store it digitally, to carry out a virtual restoration, to enhance it by creating multimedia and interactive applications.
Parole Chiave
restauro virtuale; imaging multispettrale; diagnostica non invasiva; ultravioletti; infrarosso; immagine digitale; palinsesti; falso colore
Autore Elena Console T.E.A. sas di Elena Console & C. Contrada Santa Domenica, 48E – 88100 Catanzaro (I) tel.: +39.0961.723634 fax: +39.0961.794294 elena@teacz.com
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Tecnologie per i Beni Culturali
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ARTE E SCIENZA
Le Sette opere di Misericordia di Francesca Salvemini
Le Sette opere di misericordia sono accostate alla navigazione nella rete ed al recupero open access di dati ed eventi non solo sulla scena romana anche dedicati on web a Caravaggio.
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er l’attualità della scena critica caravaggesca, tra ritrovamenti vecchi e nuovi, come sarebbe vero che il Martirio di S. Orsola a Palazzo Zevallos a Napoli fece la sua prima comparsa nel 1963 come ‘Scena allegorica’ è vero che la Maddalena rivelata al quotidiano Repubblica (24 ottobre 2014) da Mina Gregori non sembrerebbe nemmeno del tutto nuova alle stampe se, pubblicata negli anni Sessanta a Vaduz (Porcella 1963), venne esposta a Las Vegas in altro stato di conservazione e in collezione privata (Borea 1963, Napoli). Ugualmente mistico ‘fra i rovi’ il medesimo soggetto, riesposto nel 2003 in Vaticano (Archivio fotografico Fondazione Longhi, M. Marini 1974, Cecconi, Prato; M. Gregori 1985, Roma), nuovamente recuperato nel 1972. Nello stesso anno venne acquistata dallo Stato la Giuditta e Oloferne esposta a Palazzo Barberini che, con il Suonatore di liuto dell’Hermitage ed il Cavadenti degli Uffizi (ex-deposito Camera dei Deputati) è attualmente inserita nel circuito di mostra della Galleria Da Guercino a Caravaggio, ma dedicata alla collezione Denis Mahon. Vero è che la Suonatrice di liuto Gentileschi (incisa a ‘M. A. de Caravage’ nel 1802, riprodotta fotograficamente nel 1904 come tale), elencata ancora nel 1924 a Caravaggio al Palais Liechtenstein di Vienna da Lionello Venturi, ma verosimilmente non da lui supportata negli apparati, fosse la Suonatrice dell’Ailsa Mellon Bruce Fund (1962), volata con l’altra S. Cecilia dello stesso Gentileschi dalla Fondazione Kress (1961) alla National Gallery di Washington. Questo dipinto, stimato di provenienza Barberini, in cui la Santa ha davanti a sé un pentagramma ed un flauto, accorda il liuto con l’orecchio alla cassa armonica dello strumento. Beninteso non quella cortigiana, e nemmeno il Suonatore di liuto (Metropolitan Museum, New York), candidamente copia negli inventari dei musei italiani, o la Maddalena Almeida (Art Museum, Detroit) o la tela ora apparsa alla cronaca dei quotidiani, ma l’identica, afferma Mina Gregori, il dipinto una volta nella collezione Carvalho, Chateau de Villandry (è anche vero che il palazzo non ne conteneva molte), forse questa la tela acquistata nel 1965 dal Musée des Beaux Arts di Bordeaux tra le prime sullo scenario critico europeo, paragonata alla Maddalena che l’Hermitage dichiara acquistata nel 1970, per una sua evidenza fotografica di dettaglio, puntualizzata dalla manica destra che ampiamente le circonda il polso senza avvolgerlo (A. Moir 1976). La sola Finson, pubblicata nel 1933 (Saint Rémy de Provence, Marseille), era firmata nel cartellino del recto della tela. Se non solo le fiabe sono vere, le evidenze storico-fotografiche di dettaglio delle innumerevoli copie, non sempre concomitanti, erano la pietra angolare del sepolcro sotto il teschio, il vaso di ceneri o di unguento, la croce etc., catalizzati in diverse zone delle
Fig. 1 – Caravaggio, Le Sette opere di misericordia, Napoli
tele. Quella che nell’inventario del cardinale Benedetto del 1621 assume un atteggiamento, se non la posa di una modella ‘messasi appoggiata à una testa de morti’, sarà da Michele Silos nel 1673 nella Pinacotheca sive pictura (“…flens, & caput in calva e mortuali reclinans”) ‘piangente e reclina sul teschio’ riferita a Jusepe Ribera ed all’affollarsi sperimentale di suoi soggetti nella galleria, tra cui la Maddalena oscillata a Gerrit van Honthorst da Mariano Vasi, in altre parole ad una tecnica industriale dell’imitazione ad unguem come da un tipo. Fino alla precisazione dell’inventario Giustiniani nell’interpretazione di Silos i tipi a Ribera erano interminabilmente da Tiziano o “à genoux”, come il Tintoretto ai Musei Capitolini della raccolta Pio (1786). Dalla collezione Santiago Alorda
di Barcellona la Wibrandt de Geest, visibili i particolari della croce e del vaso di un’opera non devozionale, ancora con un cartellino e questa volta la dicitura ‘imitando Michaelem/ Angelum Carrava…/ Mediolan…/ Wibrandus de Geest Frisius/ A.o 1620’ riletto (J. Ainaud 1947; Milano 1951; V. Pacelli 2002), che certificava con il plauso dei galleristi il fortunato imprimatur, più che un primato nelle Accademie europee tolto a Peter Paul Rubens ed a Joachim Sandrart, conteso a Gaspare Celio, Principe dell’Accademia di San Luca nel 1609 e ‘Dottore in carrozza’ di Giovanni Baglione, e a Domenico Passignano, a sua volta cavaliere cortese dell’abito di Cristo, il probabile visitatore in incognito della Galleria Giustiniani. Giovan Pietro Bellori aveva accennato alla presistenza a Malta di una Maddalena a mezza figura nella cappella della nazione italiana della Cattedrale di la Valletta, dove, insieme al S. Girolamo, un sopraporta delle stesse dimensioni a figura intera della Maria Maddalena al sepolcro, a Mattia Preti oscillato Lionello Spada, ha trovato la sua collocazione. Avrà anche precisato pertinentemente alla melanconia della Doria nel rifiuto che l’accomunava all’inflizione di Orsola, due volte vergine, il passo più calzante del Vangelo all’attendibile imago di Maddalena. Nella Resurrezione di Lazzaro è il profilo di donna fra i vivi (Vangelo, Giovanni 11:39: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”), impersonato dalla Maddalena Doria, che procline distoglie lo sguardo che Giovanni affonda negli occhi svaporati di Lazzaro, un autoritratto che l’identifica nel volto del povero delle Sette opere di misericordia (fg1). Sulla fine di una Maddalena fra le tante, ritratta nella Vergine della Morte della Madonna, realmente rifiutata dal convento di S. Maria della Scala, Luigi Lanzi sarà stato portavoce dell’umile giallo fra gli altri consumati nella Roma del 1606, da non lasciarle che il respiro della commovente curiosità leonardesca, e sarà quella che Michelangelo renderà viva appena ripescata, nella cronaca di Giulio Mancini tra gli Orti di Trastevere ed i Prati di Castello, lui più di ogni altro estimatore del pittore toccato da un collezionismo in senso moderno di capolavori, com’era la Maddalena dettagliata da Louis Finson. Era stato riscoperto nella prima metà del Novecento il soggetto di una Maddalena “che si flagella” nella Felsina, edita alla fine del quart’ultimo decennio del Seicento, rivendicato a Lorenzo Garbieri da Carlo Cesare Malvasia. Non senza avvertire il lettore come “colà” a Roma, commentata alle stampe la Doria con le braccia incrociate al ventre da Giovan Pietro Bellori, riunita la collezione del marchese Vincenzo e del cardinale Benedetto, anche questo acquisto del cardinale si prestasse ad essere ritenuto autorevole originale, e come fosse di Lorenzo Garbieri, da sé messasi recline su un teschio. L’anonimato delle opere di Caravaggio era proverbiale nella letteratura del Seicento quanto quella dei quadri di Tiziano, di Giorgione e di Sebastiano del Piombo, che ogni maestro riproduceva. Nella Villa Farnesina, la “Loggietta de’ Ghisi” del Microcosmo di Francesco Scannelli, la testa del colosso [n.d.r.: Memnone] restava nella Memoria di Gaspare Celio nella più completa anonimìa: “Quella [n.d.r.: la pittura] di fuora di chiaro scuro, e quella nella loggetta dalla cornice in su, con una testa di chiaroscuro, sopra l’arricciatura in una lunetta sono à fresco di Baldassarre da Siena.” Insieme al dipinto ritrovato da Mina Gregori viene pubblicato dai quotidiani un foglietto pertinente che, come il S. Giovanni Battista della Galleria Borghese, ne attesterebbe la destinazione al cardinale Scipione Caffarelli: ‘3 di […] Madalena [riversa] di Caravaggio/ a Chiaia ivi da portare pel beneficio del Cardinale/ Borghese di Roma’. All’eletto cardinale Scipione Borghese era destinata la tela recline di Maddalena, o ad un beneficio di Roma, com’era a Napoli il Pio Monte di Nostra Signora della Misericordia, la chiesa delle Sette Opere di Misericordia (Luigi Scaramuccia 1674). A Roma nel 1610 sarà stata la Beata Francesca Fremiot di Chantal a fondare, alle spalle del Convento
di S. Maria della Scala a Trastevere la chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori, non lontana da S. Maria della Visitazione alle Fornaci, il convento agostiniano che apparterrà al patronato di Maria Camilla Orsini Borghese, nell’ombra di Lucrezia Caetani Caffarelli. Scoperta nello specchio di Venere l’imago inestinguibile di Elena (Giambattista Marino, Rime, 1604: “De la mia Lilla il simulacro adori…”), l’una all’altra simile, non più in fiore com’era il suo simulacro nel Proteo della Galleria Farnese, il fiore di nardo di Maddalena allo specchio entrava nella storia nel nom de plume di Margherita Aldobrandini, ‘chiamata Fillide’ dall’inventario Giustiniani del 1638. L’accenno di Bellori a questo dipinto, altrettanto letterariamente, era in fondo alla biografia, ritratto di “un[a] giovine con un fiore di melarancio in mano”, e, per quanti giovani dipinti con un fiore fossero discesi dagli epigrammi di Marziale, o dall’Epigrammaton di Aurelio Lomi, intimo di Maffeo Barberini, e per quante giovani fossero capitate nella casa a Roma del cardinale Benedetto Giustiniani o negli anni 1607-1611, in cui era legato a Bologna, quella Thais di un terzo epigramma di Giovanni Michele Silos “…qui crinis oberrat colloque et vultu tortilis”, che nell’Ottocento sarà stata incisa Fillide, era entrata nella collezione come Fillide, il quadro disperso a Berlino. La Maddalena al sepolcro inventariata al cardinale Benedetto Giustiniani nel 1621, il quadro grande a figura intera nell’inventario del 1638 ricordato altrettanto da Silos sarà stata venduta a Parigi (Landon 1812) con l’attribuzione a Paolo Veronese nell’incisione che l’identificherà come acquistata dai musei di Berlino con un ritratto Crescenzi. Il cardinale Scipione Borghese, titolare della Basilica di S. Crisogono a Trastevere il 18 luglio 1605, aveva acquistato la Madonna dei Palafrenieri (Galleria Borghese, Roma) dell’omonima chiesa di S. Anna in Vaticano dell’ordine cavalleresco di S. Pietro e Paolo, ed un quadretto di S. Anna che cuce si trovava nella Galleria Giustiniani, risentendo della Negazione di Pietro della chiesa grande della Certosa di San Martino a Napoli, di cui ancora una volta era Bellori a parlare, specificando il vescovo Pompeo Sarnelli nella Guida de’ forestieri di Napoli nel 1686 [1697] che vi sarebbe stata ab antiquo. Nel 1602 la Presa di Cristo (Firenze, Uffizi) sottintendeva una serie di scene della Passione di Cristo con la Cena in Emmaus, la Mattei la Costa [1620] acquistata dai Borghese e la replica Patrizi (Pinacoteca di Brera, Milano, eseguita nel 1609, acquistata dallo Stato nel 1939 (L. Venturi 1912; 1952), e secondo Giovanni Baglione eseguita a Roma un’Incredulità di S.Tommaso. La Flagellazione a Napoli respinta a Roma, con l’esposizione di Cristo avviato al Calvario, per vistosi pentimenti della tela, coincideva alla commissione di Niccolò Di Giacomo a Messina dell’eseguito ‘Cristo portacroce’. Nel 1602 nella Presa di Cristo il pittore aveva ritratto se stesso come aveva ritratto il cardinale Prospero Farinacci nella testa di Giuda, il criminalista sepolto a S. Silvestro al Quirinale, che nel 1608 dedicò la Praxis a Scipione Borghese, allora trentenne. Giovan Pietro Bellori in realtà sarebbe il primo ad introdurre in una fonte storico-biografica come tale la Negazione di Pietro, letterariamente imparagonabile al ‘Vendedor de aves’ del Prado od al “S. Pietro con l’ancilla ostiaria” vaticano, anche da Silos considerato un soggetto di Ludovico Carracci. Caricaturale “Capriccio della Trinità” della raccolta Borghese una stravagante scenetta con un vecchio ed un giovane, che, come avrà chiarito Domenico Montelatici nel 1700, era “sopra una tavola d’alabastro”, sulla cornice di una porta della Galleria Borghese. Bellori s’affrettava a dettagliare come fosse a sedere il ritratto del pontefice Paolo V, verosimilmente di Camillo Borghese la figura intera a grande formato che nella Galleria sempre Giacomo Manilli nel 1650 aveva definito “…di mano di Michelangelo Caravaggio” e, precisando la circostanza per la quale, effettivamente introdotto il pittore alla presenza del pontefice dal cardinale Scipione Borghese, “…da quel Signore ne fu ben remunerato”, scansava da sé
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Tecnologie per i Beni Culturali l’idea che alla Cappella Contarelli di S. Luigi dei Francesi nella Vocazione di Matteo il pittore avesse ritratto in piedi il pontefice Aldobrandini, e questa fisionomia fosse inconfondibile col S. Pietro delle Sette opere di misericordia. Nell’interpretazione di Ridolfino Venuti, il cromatismo di due dipinti Falconieri, successivamente alla dispersione di parte della raccolta del cardinale Giovan Carlo dei Medici nella galleria, era connaturato ad un senso storico biografico e ad un respiro archeologico evenemenziale. Sgomento, più che per la particolarità che fossero dipinti da Caravaggio, per la viltà del soggetto, sono rimasti inidentificati nei quadri a diverse mezze figure di Giuda e di Salomé, che avevano attratto la sua curiosità di repechage e di ambientazione storica con i volti umili di “vecchia”, insoliti quanto pertinenti. Il Fruttarolo Borghese è un Ortolano, che starebbe per gettare in terra la cesta di frutta e fuggire, o sbucciarla ai passanti come suo solito invece di darla in elemosina, e che fosse l’Ortolano Patrizi non troverebbe conferme nel ‘Vendedor de aves’, se non per il fatto che il dipinto trinitario descritto da Giacomo Manilli nella Galleria Borghese nel 1650 sarebbe stato calzante il S. Giovanni Evangelista Patrizi nel 1624. Nel Museo capitolino accanto al Tributo inciso nel 1782 da John Murphy, Josiah e John Boydell nel Palazzo Laterano con la didascalia dei tre apostoli ‘Pietro, Giacomo e Giovanni’ in chiave giorgionesca, doveva esserci un’altra leggenda, lo statuario rogo di Giovanni alla colonna, se un S. Sebastiano (Flagellazione, Musée des Beax Arts, Rouen), ‘di palmi cinque per alto’ vi proveniva dalla collezione Pio, in effetti l’inspiegabile martire descritto da Giovan Pietro Bellori “con due ministri” nell’atto di legarlo come Cristo. Nel museo capitolino voluto dal cardinale Silvio Valenti Gonzaga con “un giovane nudo” c’era il S. Matteo a mezza figura inciso nel 1833 nella Descrizione del Campidoglio di Pietro Righetti, e Ridolfino Venuti vi elencò anche un quadro di “un Giovanetto e un Uomo con cappello in capo, che l’abbraccia, maniera del Caravaggio”, il quadro trinitario. C’era anche l’altro S. Giovanni Evangelista con lo statuario martirio del Santo fieramente nudo come il Battista. Vagliata da Lionello Venturi nel 1951, la dissertazione accademica di Jusepe Martinez, che commentava italiano il ritratto di Camillo Borghese: “…estaba Paulo V in una silla vestido de blanco y circundaban…”, dava prova, insieme al sivigliano Francisco Pacheco del Rìo, Francisco de Castro, Juan de Lezcano, Juan Tassis y Peralta, della fama in Sicilia del pittore. Giovan Pietro Bellori, nel parlare di un ritratto di Camillo Borghese, doveva riferirsi anche al Collegio di Saragozza di Pacheco e di Jusepe Martinez, che lo avranno descritto una tela in cui gli abiti alla presenza del pontefice nel talare, erano gli usuali della Vocazione di Matteo, ed è a proposito della Cappella Contarelli che avrà detto: “Haveva il Caravaggio fatto il ritratto del Cavalier Marino, con premio di gloria fra gli huomini di lettere, venendo nell’Accademie cantato il nome del poeta, e del pittore”, tra le quali sullo scorcio del Seicento furono fondate l’Accademia degli Umoristi di Paolo Mancini, che Gian Vittorio Rossi sotto il pontificato Barberini avrà illustrato nelle biografie della Pinacotheca imaginum, l’Accademia dei virtuosi di Palazzo Crescenzi, l’Accademia degli Ottusi di Maffeo Barberini elevato dal neoeletto pontefice Paolo V al cardinalato, nunzio apostolico a Parigi nel 1605 e nel 1606 raffigurato nell’abito teatino che sarà apostolico. Nelle Sette opere di misericordia Giambattista Marino, investito dell’ordine petriano di S. Giacomo è ritratto di spalle a Galileo Galilei alla macchia della girandola di angeli della Madonna procline, la spirale della chiave dei gravi il volo planante dei cigni, scagionato a Venezia dalla diaspora che vide partecipe Cesare Cremonini, tradotto di notte da un interrogatorio ad un altro di uno dei più famosi ospiti della Congregazione domenicana del Sant’Uffizio di Roma e di Napoli, Tommaso Campanella. Ognuno dei rappresentati è al cospetto di Pietro, l’oste in piedi nelle sembianze di Camillo Borghese,
19 alla lettura dell’Oratione pro eligendo il pontefice nel nome di Paolo V, scritta dall’erudito modenese Alessandro Burgo, Segretario del Collegio, che precedette il Conclave del 16 maggio del 1605 di pochi giorni. Claudio Monteverdi compose un Vespro polifonico della Beata Vergine sulla partitura del Cantico dei Cantici, dedicandolo a Paolo V nell’edizione di Venezia del 1610, con una sonata la cui interprete fu Adriana Basile, entrambi ritratti nelle Sette opere di misericordia del Pio Monte di Napoli, dove Sansone che si disseta al coro degli angeli è il gigante del Libro dei Giudici ebraico, una figura che sarà travisata da Bellori. Come la Maddalena, era dalla propria carne lo stoicismo di Pero che nascondeva le gambe del martire raccolto da S. Vito, S. Sebastiano. Anche il marchese di Vigliena, ambasciatore a Roma nel 1606, creato Vicerè di Sicilia, dovette raggiungere Palermo a bordo di una galea dell’armatore ragusèo Niccolò Radulovich. Era il latino la lingua paolina della liturgia e della scienza occidentale parlata dal pontefice ai pellegrini e la Stamperia orientale al Monte d’oro nei pressi delle case appena acquistate da Scipione Borghese era a Ripetta, la poliglotta del Collegio gesuita di Propaganda Fide. La personalità nelle vesti di Martino si mostra di un giovane cavaliere della spada, che più di una fonte precisava un Moro, e che, accecato dalla grazia, ascolta assorto. Sembrano ai suoi piedi le possessioni monastiche, i Santi Lorenzo, che ha gettato in terra l’elemosina, e che ha vestito del mantello, in preghiera restìo nell’ombra Francesco, il Santo che parlava la lingua degli angeli della Legenda aurea, nel canto fermo della lettera le opere pie petriane dei Vangeli: “Ma ora chi ha una borsa, la prenda, e così chi ha una sacca, chi non ha una spada venda il mantello e ne compri una.” Né sarebbe smentito dall’Ortolano della Galleria nazionale d’arte antica di Roma, il ‘Bacco e bevitore’ in cui è Caravaggio a spremere l’uva al soldato di Cristo, in questi giorni nell’esposizione I Bassifondi del Barocco all’Accademia di Francia di Villa Medici, che vuole ripercorrere la definizione di Joachim von Sandrart di Manfrediana methodus. Le Sette opere di Misericordia nascondono le buie segrete sotto il corridore di Castel Angelo, che il tragitto da S. Pietro a Ripetta rasentava, verso la casa del Segretario del rinnovato Tribunale dell’Inquisizione alla riva, poco discosto da palazzo Borghese e dal salone da gioco della Pallacorda, dove alla morte del cardinale Francesco Maria del Monte era gran parte della sua collezione (dov’era un’altra Maddalena). Nessun documento racconta che fine avesse fatto il bolognese, tale Petronio carcerato capitano della Guardia spagnola, che fu coinvolto nell’assassinio del bravo del cardinale Scipione, il ternano Ranuccio Tomassoni, alla fine del maggio 1606. Il quadro del ‘Todesco’, che è insieme al ‘ritratto di Bernardino Cesari’ Patrizi (Galleria Estense, Modena), ne rendeva i panni ed una figura gioviale di bevitore dalla fisionomia di Bartolomeo Manfredi, accanto ai quali Anania ed il risanato Malco dovrebbe essere, nella letteratura come nelle favole, lo statuario fauno nabateo dalla pelle caprina, che ritrae in quelli di Longino Frans Pourbus il Giovane, ma il fatto è che, in un’altra leggenda, al Pantano, dove scendevano i titoli ecclesiastici di S. Sebastiano del cardinale Scipione Borghese, si entrava, lungo la cloaca fino al Tevere, dalle temibili grotte della Domus Aurea, un altro percorso museale a lungo negato ai visitatori, che ha appena riaperto al pubblico. Abstract
The Seven Acts of Mercy are juxtaposed in the navigation on the network and to the recovery open acces of data and events not only on the Roman scene even on the web dedicated to Caravaggio.
Parole Chiave Caravaggio;
le sette opere di misericordia; open access
Autore Francesca Salvemini
LABORATORI
Dall’alluvione
del
1966
di
FIRENZE
una tradizione sempre aggiornata sulle tecnologie per i beni culturali di Veronica D’Ortenzio
Nel presente lavoro vengono presentate le attività di alcuni laboratori fiorentini dedicati all’ applicazione di tecnologie per la conservazione e il restauro dei Beni Culturali: il Dipartimento di Chimica dell’Università, l’IFAC (Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara”) del CNR, l’INO (Istituto Nazionale di Ottica) del CNR e l’OPD (Opificio delle Pietre Dure): l’apporto della multidisciplinarietà alla conservazione scientifica.
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Fig. 1 - Particolare di un affresco del XIII secolo decorante le murature della Cripta della Basilica di San Zeno a Verona: alto, prima del trattamento nanotecnologico (forte polverizzazione del film pittorico); basso, dopo l'applicazione di nanoparticelle di calce spenta, Ca(OH)2, e successiva reazione con anidride carbonica atmosferica a formare una resistente "ragnatela" di cristalli di calcite, CaCO3, consolidante compatibile con la matrice dell'opera d'arte (CSGI).
asseggiando per Firenze si trovano spesso alcune didascalie incise sul marmo e incastonate sui muri: con un segno orizzontale indicano dove arrivò l’Arno nel 1966. Era il 4 Novembre e le immagini degli “angeli del fango” sono rimaste indelebili nella memoria e nella coscienza di tutti. Potrebbe sembrare paradossale iniziare un articolo che parlerà di tecnologie applicate alla conservazione dei beni culturali con il ricordo di quell’evento calamitoso che costò tanti danni al patrimonio storico artistico di una città come Firenze. Se per Firenze l’alluvione rimarrà sempre e soprattutto un disastro, esso riuscì però a catalizzare quello che di positivo ci fu nella disgrazia. È in quell’occasione che si crearono forti legami personali, oltre a gruppi di ricerca che nel tempo si sono consolidati e hanno saputo tramandare i loro saperi. In primis il più importante: l’emergenza non finisce mai. La scienza che l’alluvione è riuscita ad insegnare, con la sua urgenza, agli accademici scientifici che per primi andarono a dare supporto, aiuto e consulenza nei musei agli storici dell’arte, è che proprio nella conservazione preventiva il restauro potrà trarre grande giovamento, indipendentemente dall’imminenza catastrofica. La conservazione prevede nel tempo un senso di pericolo per i beni culturali, non a fini allarmistici, ma affinché la cura e l’accudimento per il nostro patrimonio siano scuola, innanzitutto per quei giovani che si interessarono all’approccio di quei pionieri che per primi furono chiamati a raccolta. Una scuola organizzata da scienziati soprattutto nell’ambito della chimica e della fisica, accorsi quel 4 Novembre e i cui esempi da quasi 50 anni ispirano le nuove generazioni. Scuola affinché non succeda più. Scuola affinché la prossima volta, l’imprevedibile ci trovi pronti e vigili. In questi decenni molte cose sono cambiate ma non lo spirito che anima i progetti di nuove tecnologie applicate che vengono qui presentate. Se è vero che le innovazioni tecnologiche hanno fatto passi da gigante è anche vero che è da quel 4 Novembre che, con la stessa voglia di collaborazione, università, CNR e OPD lavorano in armonia e con un fare ormai diventato tipico di Firenze. L’Opificio delle Pietre Dure di quella voglia di rinascere dopo l’alluvione ne è forse l’immagine più chiara; eppure la sua grande forza risiede proprio nel non essersi accontentato di sé stesso, ma di aver capito di aver bisogno di tutta Firenze.
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Tecnologie per i Beni Culturali La missione di salvare Firenze quel 4 Novembre del 1966 non era solo degli addetti ai lavori, ma dei fiorentini tutti, se non dell’umanità stessa. Se quindi “conservazione” può essere una prima parola chiave da inserire per iniziare a capire “l’aria che tira” nei laboratori scientifici fiorentini, un’altra regola d’oro non può che essere “approccio interdisciplinare”: i vari istituti e le diverse competenze, le molteplici professionalità seppero e sanno mantenere separati e allo stesso tempo unire gli ambiti di ricerca e di operatività di studio. Affinché il conservatore riconosca la specificità dello scienziato, ma quest’ultimo non si sostituisca al primo. Se è vero che la chimica ci insegna che è la teoria degli urti a dettare le condizioni per cui una reazione possa avvenire, una delle prime cose che ci sono state trasmesse a Firenze è che un grande vantaggio si può trarre quando discipline afferenti si incontrano. La paura del confronto è chiaramente una logica perdente, mentre è nella creazione di programmi condivisi con l’OPD che la potenza della conservazione e del restauro fiorentino si esprimono ed esercitano. Non è stato sempre tutto facile, ci viene detto: sono state superate tante resistenze campanilistiche e tante chiusure mentali di categoria, ma ormai la rete Università-CNR-OPD è stretta e solida ed è destinata a intensificarsi con il passare del tempo. IL DIPARTIMENTO DI CHIMICA “UGO SCHIFF” DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE E IL CSGI: L’ARTE DELLA NANOSCIENZA PER LA CONSERVAZIONE DELL’ARTE Il prof. Dei, Direttore del Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff”, e Piero Baglioni, Direttore del CSGI (Consorzio Interuniversitario per lo Sviluppo dei Sistemi a Grande Interfase), sono stati allievi del prof. Ferroni, proprio uno tra gli accademici che per primi accorsero là dove le opere necessitavano di essere salvate dall’acqua. Ferroni e Dini furono coloro che per primi aprirono la traccia dell’applicazione della chimica ai beni culturali nel Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze. Abbiamo incontrato il prof. Dei che ci ha parlato del suo lavoro, principalmente la ricerca sulle nanotecnologie e della loro applicabilità nei beni culturali. Se, in generale, il Dipartimento e il Consorzio si occupano di materiali nanostrutturati, è sfruttando il know-how che si è aperto un canale di ricerca rivolto ai beni culturali. Il prof. Baglioni e il prof Dei hanno così iniziato ad occuparsi di nanostrutture che non fossero molto solubili in acqua. Su quelli solubili la letteratura era ampia, ma era su quelli insolubili, o poco solubili, fra tutti la nanocalce, che se ne voleva sapere di più, soprattutto per valutarne i possibili usi. Se la creatività artistica può essere intesa o come un processo di combinazione o composizione oppure di scombinazione o scomposizione, l’arte delle nanotecnologie, così ama definirla il prof. Dei, rientra sicuramente nella prima categoria. Arte delle nanotecnologie per la conservazione dell’arte. Certo, la strada che porta alla composizione o combinazione “dal piccolo al grande”, cioè dagli atomi, ioni, molecole alle nanostrutture è complessa, tuttavia vale la pena percorrerla. Fantasia e creatività hanno un ruolo non indifferente nel determinare i successi della nanoscienza, e siccome fantasia e creatività sono sicuramente gli ingredienti più importanti e significativi dell’attività artistica, la definizione del professore di “arte dei nanomateriali” ci appare decisamente azzeccata. Costruire nanomateriali è dunque un’arte e numerosissimi laboratori in tutto il mondo vi si dedicano con alacrità. Perché è così importante fabbricare questi nanomateriali? Il prof. Dei ci ha spiegato come, quando la materia arriva a suddividersi così finemente, acquisti proprietà incredibili e spesso straordinariamente interessanti per applicazioni tecnologiche di grande innovazione, fra queste, la conservazione delle opere d’arte, appunto. Gli affreschi sono una singolare tipologia di
21 pitture murali, dove i pigmenti colorati in forma di polvere finissima vengono stesi su una superficie di intonaco fresco a base di calce e sabbia. Proprio il meccanismo di presa della calce, che comporta una reazione fra l’idrossido di calcio – la calce aerea, appunto – e l’anidride carbonica atmosferica, produce una reazione lentissima che conduce alla formazione di un reticolato di minutissimi cristalli di calcite che inglobano e fissano tutto: la sabbia dell’intonaco e i grani colorati stesi dal pittore. Proprio la natura inorganica delle superfici rendono molto stabili e duraturi queste pitture: infatti le sostanze del regno minerale sono di gran lunga piú stabili e meno deteriorabili di quelle dei regni vegetale ed animale. A dispetto di questa eccellente stabilità, a causa dell'età avanzatissima di queste opere, e l’inquinamento atmosferico dell’ultimo secolo, si verificano con frequenza quasi continua problemi di deterioramento con perdita delle proprietà ottiche ottimali. Polverizzazioni di colore, distacchi, sollevamenti, opacizzazioni: da quel fantastico materiale poroso, ma eccezionalmente coerente, nel tempo gradualmente si perviene ad una superficie sempre più incoerente e granulare. Tutti processi che obbligano i conservatori a misure di preconsolidamento. I materiali tradizionali per operare questo ripristino delle proprietà meccaniche sono stati per anni leganti organici di origine naturale o sintetica, adesivi o colle. Uno dei trattamenti più comuni, ad esempio, è quello a base di caseina con acqua di calce. Tuttavia, una importante regola della conservazione è quella di individuare materiali e tecniche d’intervento massimamente compatibili, da un punto di vista chimico-fisico, con i materiali originali costituenti il manufatto. In accordo a questo principio, per i dipinti murali eseguiti con la tecnica a fresco il migliore approccio è quello della chimica inorganica, nel rispetto della natura dei materiali originali. S’intuisce anche che il miglior materiale sarebbe anche il più antico, ossia la calce, o grassello che dir si voglia. Potremmo coniare per questo materiale un neologismo che in inglese suona art-compatible, alla stregua di bio-compatibile ed eco-compatibile. L’idea di sfruttare questo materiale arte-compatibile per gli affreschi è una sorta di uovo di Colombo. In realtà esistono due problemi all’impiego di questo materiale nella conservazione degli affreschi: le soluzioni acquose troppo deboli come agente di ripristino di proprietà meccaniche, a causa della scarsa concentrazione della calce nella sua soluzione satura, e d’altra parte le dispersioni o sospensioni acquose troppo instabili cineticamente nei confronti della sedimentazione del particolato e quindi non in grado di essere trasportate all’interno dei primi strati, dunque potenzialmente pericolose per effetti di velatura bianca. Per superare questi due grossi ostacoli il gruppo di ricerca coordinato da Baglioni e Dei ha messo a punto una decina di anni fa la seguente strategia di ricerca: ha rivolto l’attenzione nei confronti di dispersioni solido-liquido e non verso soluzioni sature, in modo da giocarsi la carta della concentrazione a piacimento. La seconda idea è stata quella di escogitare un mezzo liquido disperdente diverso dall’acqua che garantisse stabilità cinetica delle dispersioni nei confronti della sedimentazione del particolato e ottima suzione capillare: dopo studi accurati sono stati individuati gli alcoli propilico ed isopropilico come i migliori mezzi disperdenti. La terza idea è stata quella di indirizzarsi verso la sintesi di nanoparticelle di idrossido di calcio che sarebbero state intrinsecamente più stabili rispetto alla sedimentazione ed avrebbero favorito la penetrazione dell’agente legante nei primi strati del dipinto, quelli appunto da consolidare. I vantaggi attesi possono essere riassunti schematicamente nel modo seguente: migliore penetrazione negli strati da consolidare, drastica riduzione di possibili effetti di velatura bianca superficiale, possibilità di raggiungere pori più piccoli: in conclusione incremento delle prestazioni.
L’ISTITUTO DI FISICA APPLICATA “NELLO CARRARA” DEL CNR: realizzato e ottimizzato per una diagnostica totalmente non inLE INDAGINI IPERSPETTRALI DI SUPERFICI PITTORICHE E I SI- vasiva su dipinti e superfici policrome. Le specifiche problematiche affrontate nella progettazione sono state: le imperfezioni STEMI IMAGING THZ All’IFAC del CNR il dott. Picollo e la dott.ssa Cucci ci hanno della superficie (la non planarità della tela, difetti, variazioni parlato del gruppo di ricerca di cui fanno parte e delle tecniche di opacità sono fonti di errore e distorsioni nell’immagine finaspettroscopiche integrate per la diagnostica non invasiva, la le); l’illuminazione, in quanto questo parametro deve essere conservazione e la fruizione del patrimonio culturale. L’ambi- abbastanza intenso per garantire un buon livello di segnale, ma to di ricerca può essere individuato nel settore delle tecniche tale da non compromettere la sicurezza dell’opera e da essere spettroscopiche UV-VIS-IR per l’indagine su opere d’arte, l’ana- conforme alle raccomandazioni CIE (Commision Internationale lisi dei materiali e dei loro processi di degrado. In particolare il de l’Eclairage); le dimensioni della superficie, in quanto c’è bigruppo di ricerca si è specializzato nella progettazione e utiliz- sogno di coprire aree estese in tempi contenuti: le mosaicature zo di strumentazione portatile per l’analisi in-situ, sviluppando sono possibili, ma sono sempre sorgenti di errore nel dato risuldue linee di ricerca principali: la prima dedicata ad applicazioni tante; la gestione/elaborazione dei dati con la necessità di un di strumentazione spettrofotometrica portatile a fibra ottica software adeguato per l’immagazzinamento ed elaborazione per analisi puntuali, la seconda dedicata alla spettroscopia ad del cubo-immagine ottenuto e l’individuazione di una modaimmagine. E’ in quest’ultimo filone che si inquadra il prototipo lità per facilitare la leggibilità, l’interpretazione e la visualizzazione dei dati immagine di scanner iperspettrale, all’utente finale mediante appositamente progettainterfacce software progetto e assemblato proprio tate ad hoc. nei loro laboratori, per lo Uno scanner è oggi negli studio di superfici policrospazi dell’IFAC, mentre uno me piane. è in Soprintendenza. Partiamo da questo filone L’eccellenza di questa di ricerca e quindi dalla strumentazione risiede nel spettroscopia ad immatipo di risultati che si posgine: quali applicazioni sono ottenere come livelli sono raggiungibili e quali di dettaglio e precisione informazioni ricavabili? La spaziale (arriva anche al spettroscopia ad immagidecimo di millimetro) e ne permette, innanzitutspettrale (quella raggiungito, una diagnostica non bile è paragonabile a quella invasiva, quindi l’idendi una tecnica di laboratificazione dei materiali torio ed è qui che possiapittorici e l’acquisizione mo individuare il punto di di informazioni sulle tecforza dello scanner dell’ niche e la tavolozza utiIFAC-CNR). È proprio in lizzate. Questa tecnica virtù di questa peculiarità risulta particolarmente che questo strumento può vantaggiosa per lo studio essere usato anche per la preliminare e la diagnodocumentazione, ambito stica su dipinti (su tela, nel quale spesso la consultavola, ecc.), poiché contazione dei dati è resa diffisente di acquisire in modo coltosa da indagini o report totalmente non-invasivo poco accessibili. Lo scanner una serie di informazioni acquisisce immagini in un utilizzabili sia per indirizintervallo spettrale esteso. zare eventuali interventi La prima versione del proconservativi, sia per artotipo, ormai consolidata ricchire le conoscenze da anni, lavora nel visibile sull’opera e sul suo stato e vicino infrarosso, fra 400 di conservazione. Grazie e 900 nanometri. L’ultima all’imaging iperspettrale Fig. 2 - Scanner IFAC-CNR durante una campagna di misure presso i Laboratori della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoanversione è stata messa a è possibile, inoltre, vi- tropologico per il Polo Museale di Firenze (Cucci, 2013) punto a maggio 2013, con sualizzare gli strati pittole stesse caratteristiche e rici sottostanti e scoprire quindi disegni preparatori, pentimenti, restauri e ritocchi. Non gli stessi livelli di prestazione del primo prototipo, ma con inmeno importante è la possibilità di creazione di immagini ela- tervallo operativo esteso alla regione dell’infrarosso (900-1770 borate (mappe) sovrapponibili all’immagine RGB per una visua- nm), così da ottenere informazioni più dettagliate sugli strati lizzazione delle strutture nascoste. L’altra grande opportunità pittorici sottostanti. Le recenti modifiche apportate al prototiche offre la spettroscopia ad immagine è quella della docu- po hanno aperto nuove prospettive di ricerca su questa tecnimentazione e digitalizzazione intendendo con questo la possi- ca, che al variare dell’intervallo spettrale di lavoro può fornire bilità di realizzare sia immagini colorimetriche (RGB) calibrate informazioni aggiuntive. ad alta definizione spaziale, sia varie tipologie di immagini ela- Un ulteriore campo di indagine recentemente affrontato dal borate in varie bande spettrali (IR, IR falso colore, ecc.), la ma- gruppo di ricerca dell’IFAC-CNR, in collaborazione con collegnificazione dei dettagli e, in parte, la possibilità di sfruttare il ghi giapponesi del NICT (National Institute of Information and potenziale del restauro virtuale. Tutto questo può essere otte- Communications Technology) di Tokyo e dell’ENEA di Frascati, è nuto mediante lo scanner iperspettrale IFAC-CNR, un prototipo l’imaging THz-TDS. A conclusione di una fase esplorativa di spead altissima risoluzione sia spettrale sia spaziale appositamente rimentazione svolta sia in laboratorio sia su alcuni casi studio,
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tra i quali un’opera di Giotto (Polittico di Badia) conservata alla Galleria degli Uffizi, l’imaging THz-TDS si è rivelato una promettente metodologia di indagine non invasiva per i dipinti e le superfici policrome piane. Consente, infatti, una ricostruzione virtuale della stratigrafia, senza ricorso a campionamento. Può fornire indicazioni qualitative sulla struttura interna e sullo stato di conservazione del dipinto. Nello specifico caso investigativo, analizzato in collaborazione con il NICT, ha fornito indicazioni fondamentali per guidare l’intervento conservativo ad acquisire importanti informazioni sull’opera. Elevate prestazioni e risoluzioni per un apporto sempre e comunque guidato da una domanda storico artistica, un quesito conservativo. Il merito di queste innovative tecnologie non risiede solo nell’alto livello di scientificità che le caratterizzano, ma nel rappresentare spazi e tempi comuni in cui il lavoro fra conservatori e restauratori avviene gomito a gomito. E questo lavoro Fig. 3 - Cross section di un frammento prelevato dalla veste sepolcrale di Gian Gastone dè Medici. La foto che si svolge ormai da anni è cremostra il deposito del fango penetrato all’interno della struttura del tessuto e diventato sia l’armatura sciuto e si è fortificato catalizzato portante che il principale fattore di degrado. dalla sfera attrattiva dell’OPD. Con l’Opificio, la collaborazione dell’IFAC inizia nel Maggio del 1993, quando, tra gli altri, il dott. L’ISTITUTO NAZIONALE DI OTTICA E GLI SCANNER Picollo iniziò ad applicare tecniche di spettroscopia in riflet- MULTISPETTRALI AD ALTA RISOLUZIONE tanza con fibre ottiche a sostegno di interventi conservativi e Iniziamo ad avvicinarci sempre di più nell’orbita dell’OPD, di restauro. Il primo caso affrontato fu quello della Croce di conoscendo l’Istituto Nazionale di Ottica del CNR (INO-CNR). Sarzana del maestro Gugliemo, datata 1138, una delle poche Abbiamo contattato la dott.ssa Fontana che ci ha parlato della opere così antiche di cui si conoscono autore e data. Al gruppo collaborazione con l’OPD, che dura ormai da quindici anni e di ricerca che lavorava su tecnologie portatili non invasive per che si configura come un po’ diversa rispetto alle collaborazioanalisi puntuali si unirono i colleghi dell’imaging, già da tempo ni intessute tra OPD, Dipartimento di Chimica e IFAC-CNR. Nel impegnati nello sviluppo ed utilizzo di tecnologie multispettrali novembre del 1998 venne firmata la prima convenzione fra i per l’analisi di opere d’arte. Il passo obbligato nella naturale due istituti (OPD e INO) che sanciva la collaborazione scientifievoluzione della scienza applicata al restauro, nel campo del ca fra gli stessi in virtù della quale venne aperto il Laboratorio diagnostico non invasivo, era realizzare una tecnica di ima- di Metrologia Ottica, tutt’ora ospitato presso il Laboratorio di ging ad alta risoluzione spettrale e spaziale per poter dare la Restauro dell’OPD, alla Fortezza da Basso. A livello nazionale maggior quantità di informazioni possibili, sia dal punto di vi- e internazionale, tale laboratorio costituisce un esperimento sta storico-artistico che conservativo. Nel 2005 venne messo a unico: si tratta, infatti, di un laboratorio di ricerca scientifica punto il primo scanner che iniziò a lavorare in Opificio. I primi all’interno di una Soprintendenza. Per la prima volta il mondo casi analizzati furono il Polittico dell’Intercessione di Gentile della ricerca scientifica, in grado di produrre prototipi all’avanda Fabriano e alcuni dipinti a tempera su carta, realizzati per guardia per la diagnostica non invasiva, si fuse e si integrò foruna delle prime versioni del libro di Pinocchio da parte di Attilio malmente con quello della conservazione. Restauratori e storiMussino nel 1908. ci dell’arte, utilizzatori finali della strumentazione sviluppata, I gruppi all’interno dell’IFAC che si occupano di tecnologie ap- sono diventati parte integrante della progettazione stessa dei plicate ai beni culturali sono molteplici, con molteplici campi dispositivi, il cui sviluppo è basato sulle loro specifiche richiedi investigazione. Le tecnologie impiegate vanno dalle fibre ste. Questa sinergia ha portato, negli anni, alla realizzazione di ottiche all’imaging, la spettroscopia dielettrica e la termovisio- una serie di strumenti che, essendo ancora allo stato di protone, virando quindi lo studio verso intervalli spettrali di onde mi- tipi, sono messi a disposizione della comunità umanistica intercrometriche e millimetriche. All’IFAC sono stati messi a punto nazionale mediante un accesso che avviene attraverso progetti anche sistemi non invasivi a distanza per fare fluorescenza LI- europei quali EU-ARTECH e CHARISMA, di cui parleremo in un DAR (parliamo quindi più di diagnostica di monumenti all’aper- articolo riguardante i laboratori di Perugia. Pur non avendo to) per appurare la presenza e di microrganismi biodeteriogeni avuto modo di conoscere di persona la dott.ssa Fontana e pur e la loro attività (Prima applicazione: Battistero di Parma nei non avendo visto dal vivo l’INO con i suoi laboratori, forte ci è primi anni Novanta) e sistemi di pulitura laser su manufatti ar- arrivata la carica di entusiasmo e vitalità che si respira in quei tistici di diversa composizione. Tutti gruppi di ricerca separati, luoghi. È per questo che anche noi riusciamo a parlarvi di come per molti tratti complementari e che lavorano insieme, riuniti le ricerche, come quelle sullo scanner multispettrale, non siano sotto la comune sigla di IFAC, con il comune intento e la volontà concluse. Non solo per i motivi che gli stessi Picollo e Cucci ci di occuparsi di diagnostica non invasiva su manufatti artistici. avevano delineato inerenti al singolo prototipo, che per quanto
ben funzionante, è sempre aggiornabile di validi miglioramenti, ma anche relativamente alla ricerca di nuove tecnologie e strumenti che consentano di risolvere problemi sempre nuovi posti dal mondo della conservazione. Il filone sembra inestinguibile e così si vuole che sia. Le prospettive future a breve termine all’INO prevedono un upgrade dello scanner per riflettografia multispettrale e, quindi, un ulteriore estensione dell’intervallo spettrale di analisi, di cui abbiamo già parlato, che consentirebbe di studiare la trasparenza dei pigmenti fino a 3 micron, e una sorta di ingegnerizzazione del dispositivo per tomografia ottica coerente in modalità confocale che consenta di misurare lo spessore dello strato di vernice delle superfici pittoriche, permettendo, ad esempio, di monitorare il processo di pulitura. Quello che si vuole raggiungere è che sia facilmente trasportabile per misure in situ. Parallelamente a questo, si stanno sviluppando un dispositivo per microscopia a due fotoni e, insieme all’IFAC, un sistema di imaging che faccia uso di radiazione al THz, al quale già si è accennato. Ci ha colpito soprattutto una riflessione della dott.ssa Fontana riguardo la polivalenza dei punti di vista, da una parte quello scientifico e da una parte quello più conservativo e storico artistico. Potrà sembrare banale, ma ci piace esplicitare questo pensiero. Uno studioso, in questo caso di ottica, ha uno sguardo sulla ricerca che conduce, profondamente diverso da quello dei restauratori e storici dell’arte con i quali lavora. Quello che per lui, dal punto di vista tecnologico, è un continuo ed estremo “challenging”, un superarsi, un mettersi alla prova insieme ai risultati che lui stesso ha provveduto ad ottenere, può risultare, per il mondo storico artistico, non necessariamente entusiasmante, fosse solo per la difficoltà di estrarre informazioni utili dai risultati ottenuti o per la difficoltà di utilizzo di uno strumento. Viceversa ciò che magari per il fisico o il chimico è un mero upgrade di uno strumento, per i diagnosti e i conservatori è innovativo, efficiente ed efficace. È stato questo il caso, per esempio, dello scanner per riflettografia multispettrale: se, infatti, già la tecnica riflettografica, effettuata con diversi sistemi, ma sempre in modalità monobanda, era piuttosto innovativa, consentendo di rivelare ciò che giace sotto lo strato pittorico, come il disegno preparatorio o pentimenti, l’averla resa multispettrale ha consentito, oltre allo studio e al riconoscimento dei pigmenti, di attraversare anche strati pittorici estremamente scuri ed in qualche caso sfondi neri altrimenti non superabili. Poter scoprire il disegno di un capitello dietro ad uno sfondo nero, apprezzando pure lo spolvero del quale si servì Raffaello Sanzio da Urbino è qualcosa di avvincente per chiunque, ma estremamente importante ed emozionante per coloro che studiano il quadro e devono attribuire, ad esempio, la paternità dello sfondo. E’ qui che è rintracciabile quella necessaria e bella umiltà di mettersi al servizio dell’arte che rende la scienza grande, ed è qui che è ravvisabile la grandezza della scienza di sapersi fare umile e riuscire ad entrare in così tanti e diversi ambiti e settori trovando sempre risposte e soluzioni. L’OPIFICIO DELLE PIETRE DURE: DAL 1975 DA FIRENZE UN ORGANO MINISTERIALE PER LA CONSERVAZIONE E IL RESTAURO Siamo ormai pronti ad entrare nel cuore della conservazione e della diagnostica a Firenze: siamo pronti a conoscere l’Opificio delle Pietre Dure. Contattando la dott.ssa Isetta Tosini, siamo riusciti ad ottenere ed avere chiaro un quadro delle varie ricerche che si stanno realizzando all’interno dell’istituto fiorentino, formalmente nato nel 1975 dall’unione dell’antico Opificio delle Pietre Dure con i laboratori di restauro fondati da Ugo Procacci, ma informalmente nato nella mentalità collettiva il 4 Novembre del 1966. Una breve panoramica sull’Istituto ci aiuterà a ripercorrere le tracce dell’innovazione tecnologica e della ricerca scientifica al suo interno. L’Opificio delle Pietre Dure è, insieme all’Istituto Superiore per la Conservazione e il
Restauro di Roma, l’organo ministeriale che si occupa di conservazione e restauro delle opere d’arte e della formazione dei restauratori in Italia. Alcuni numeri: tre sono le sedi operative (Fortezza da Basso, Via degli Alfani e Palazzo Vecchio). Il suo attuale soprintendente è il dott. Marco Ciatti. Undici sono i settori di restauro nel quale opera, suddivisi a seconda delle tipologie delle opere d’arte, oltre il settore di Climatologia e conservazione preventiva, il laboratorio scientifico e la scuola di alta formazione (scuola di restauro). A sua volta, il laboratorio scientifico è ulteriormente strutturato in: laboratorio di biochimica, biologia, chimica 1 (indirizzato prevalentemente ai materiali organici quali dipinti su tela e tavola, statue policrome, ecc…), chimica 2 (per i materiali inorganici come, ad esempio, tutti i bronzi e i lapidei), il laboratorio di fisica e l’ufficio tecnico calchi. Ciascuno di questi laboratori ha un direttore coordinatore responsabile di diversi settori: per il laboratorio di chimica 1 è il dottor. Giancarlo Lanterna, per il laboratorio di chimica 2 è il dott. Simone Porcinai, per il laboratorio di fisica è il dottor Alfredo Aldrovandi la cui attività è trasversale a tutti i settori. Per quanto riguarda il laboratorio di Biologia la dott.ssa Tosini ne è il direttore coordinatore e la sua attività è anch’essa trasversale a tutti i settori; inoltre è direttamente responsabile, da un punto di vista scientifico, dei seguenti settori: tessili, arazzi e tappeti, disegni e stampe e dell’ ufficio tecnico calchi. Storicamente l’OPD collabora da più di trent’anni con diversi atenei e centri di ricerca del CNR, praticamente sin dalla sua formazione. Nel tempo si ricordano le prime indagini sulle porte del Paradiso (gamma-grafie eseguite presso il Centro Donegani della Montedison di Novara); la collaborazione con il già ricordato professor Enzo Ferroni (1921-2007), chimico dell’università di Firenze, per le applicazioni del metodo del bario per il consolidamento delle pitture murali, collaborazione proseguita successivamente con il CSGI dello stesso ateneo sui recenti sviluppi delle nanotecnologie per i beni culturali (prof. Dei); la collaborazione con il CNR-IFAC, già IROE, sulle indagini multispettrali di superfici; con il CNR-INO sugli scanner iperspettrali ad alta risoluzione; con l’INFN dell’Università di Firenze per gli studi di spettrometria PIXE e per la datazione con radiocarbonio; la collaborazione con il Dipartimento di Chimica Ciamician dell’Università di Bologna sulla caratterizzazione dei medium organici mediante Pirolisi-GasCromatografia. Sono stati svolti anche studi bilaterali con il Getty Conservation Institute di Los Angeles e con il Metropolitan Museum di New York sulla caratterizzazione dei leganti delle pitture e sui coloranti di lacche e tessili. Il laboratorio scientifico dell’OPD ha, inoltre, partecipato ai due grandi progetti nazionali poliennali del CNR per i beni culturali, che hanno costituito le fondamenta dei successivi progetti europei LABSTECH, EU-ARTECH e CHARISMA, dove l’istituto ha sempre partecipato insieme ad alcune università italiane (Pisa, Parma, Perugia). Un progetto multidisciplinare di studi sui leganti organici sulle pitture murali (OMWP- Organica Material in Wall Paintings), promosso dal Getty Conservation Institute di Los Angeles, si è, invece, recentemente concluso. Numerosi sono anche i progetti congiunti con l’UNIFI e con il CNR-ICVBC a livello locale, non finanziati, che hanno come oggetto studi specifici su applicazioni scientifiche e tecnologiche nella diagnostica dei Beni Culturali. La dottoressa Tosini ha per noi gentilmente contattato, con grande disponibilità, anche i vari direttori dei vari laboratori per poterci mostrare quali ricerche e studi si stanno conducendo nei rispettivi ambiti. Partendo dal laboratorio della stessa Tosini siamo, quindi, venuti a conoscenza della ricerca che lì si sta svolgendo finalizzata al consolidamento materico e strutturale di fibre di un tessuto per permettere le successive fasi di intervento di restauro quali per esempio la manipolazione dell’opera (vedi il caso di studio del tessile archeologico di origine tombale riguardante i reperti tessili della famiglia Medici).
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Fig. 4 - Particolare ingrandito di un frammento di seta invecchiato naturalmente e trattato con Chitosano. Fra le fibre di seta sono visibili i ponti di chitosano.
In collaborazione con IFAC-CNR di Firenze e la stazione sperimentale della seta (SSS) di Milano, il laboratorio di biologia ha, inoltre, sviluppato una ricerca prendendo in considerazione due tipi di consolidanti: un polimero naturale, il Chitosano, già impiegato in molti campi, fra cui quello dei coloranti per tessili, e un sol-gel ibrido nanostrutturato (organico e inorganico). I primi risultati ottenuti sono stati che entrambi i consolidanti risultano compatibili con la seta; grazie alle loro piccole dimensioni molecolari possono penetrare all’interno della struttura tessile; entrambi i consolidanti si distribuiscono in modo omogeneo e entrambi migliorano la flessibilità delle fibre. La ricerca, tuttavia non può dichiararsi finita, necessitando ancora di ulteriori studi, approfondimenti e verifiche. In questo caso, se forse non si può parlare di innovazione, sicuramente si può parlare di applicazione nei beni culturali di materiali che vengono impiegati comunque in altri settori, come ad esempio quello medico. L’innovazione sta, quindi, nella messa a punto di una metodologia operativa e, qualora verrà raggiunto il fine, sicuramente sarà di grande aiuto ed importanza in tutte quelle operazioni di restauro su manufatti quali ad esempio i tessili archeologici di origine tombale, sui quali per il momento non è possibile intervenire anche con piccole manipolazioni in quanto la materia è fragile ed estremamente degradata, ma soprattutto le fibre costitutive dell’armatura tessile non hanno più le caratteristiche di flessibilità ed elasticità proprie della loro
25 funzione. Se tutto procederà per il meglio, la dott.ssa Tosini, il laboratorio che Lei dirige, e in generale l’Opificio, potranno dire di aver definito e delineato una metodologia di intervento, impiegando consolidanti che rispondono a criteri di compatibilità, durabilità, e, dato importantissimo, ritrattibilità e flessibilità del trattamento. Nel laboratorio di chimica 2 è, invece, in corso un progetto di ricerca inerente la definizione di protocolli di monitoraggio di opere d’arte contemporanee della collezione Gori, esposte nel parco della Fattoria di Celle (Santomato – PT). La ricerca è svolta in collaborazione con l’Istituto di Conservazione e Valorizzazione dei Beni Culturali del CNR. Il laboratorio partecipa, inoltre, al progetto di ricerca denominato “Smalti veneziani del Rinascimento”, in collaborazione con il Museo del Louvre, Départment des objets d’art, Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France (C2RMF), la Fondazione Giorgio Cini, l’ Istituto di Storia dell’Arte, il Laboratorio di Analisi dei Materiali Antichi LAMA dell’Università IUAV di Venezia. “Il 4 novembre 1966 l’acqua d’Arno arrivò a quest’altezza”: dopo aver visitato i laboratori di cui vi abbiamo parlato e contattato gli studiosi di cui vi abbiamo riferito le ricerche, possiamo dire che quei segni impressi sulle mura di Firenze non misurano solo il livello che raggiunse il fiume quel giorno di quasi cinquant’anni fa, ma anche il carisma e la dedizione con cui in quella città ci si dedica e ci si prodiga per l’arte delle tecnologie applicate ai beni culturali.
Abstract
This article present four institutions that deal with technologies applied to cultural heritage in Florence: the Department of Chemistry at the University of Florence and the Interuniversity Consortium CSGI studying nanoscience, CNR’s Institute of Applied Physics carries out investigations of surfaces and applications of hyperspectral imaging systems operating in the THz region. We went to meet even the National Institute of Optics and high-resolution multispectral scanners. Finally we entered the heart of the conservation in Florence: in the Opificio delle Pietre Dure, being able to learn about the studies that there researchers are following. This study showed the enthusiasm with which the city of Florence is updated the tradition of conservation, born during the flood emergency in 1966.
Parole
chiave
RICERCA; CHIMICA; RESTAURO; NANOTECNOLOGIE; DIAGNOSTICA
Autori
Veronica D’Ortenzio veronicadortenzio@hotmail.com
Laureata in Storia dell'Arte presso la Facoltà rali dell'Università della Tuscia di Viterbo
di
Conservazione
dei
Beni Cultu-
MUSEI E FRUIZIONE
Gli
strumenti per l'emozione con le innovazioni
tecnologiche al servizio di una nuova relazione tra il visitatore e i beni culturali di Daniela Donnini La domanda di cultura si è evoluta. Al visitatore non basta guardare, vuole interagire, vuole emozionarsi per scoprire, conoscere e imparare. Touchwindow percorre la strada dell'evoluzione tecnologica mettendo conoscenza e innovazione al servizio dei Beni Culturali per coinvolgere ed entusiasmare i visitatori. Musei, biblioteche, chiese, esposizioni e pinacoteche, luoghi dove le tecnologie interattive possono modificare in maniera radicale la proposta culturale per una fruizione più dinamica e coinvolgente. La provenienza di un quadro famoso, gli studi e le ricerche fatte su opere d'arte, i progetti di edifici storici, le origini di un reperto archeologico, la vita di un artista sono resi immediatamente disponibili all'utente, diventando le tappe di un viaggio multimediale - foto, disegni, testi, video dentro alle opere, intorno al “vissuto”, nel catalogo di una esposizione. Un viaggio che è il visitatore stesso a condurre grazie a software e supporti Fig. 1 - La proiezione immersiva pilotata attraverso un leggio interattivo, allestimento in occasione dell'esposizione della Madonna di Foligno di Raffaello a Milano, palazzo Marino.
IL VIAGGIO DENTRO LE IMMAGINI: IL POTENZIALE DEI SISTEMI IMMERSIVI I grandi sistemi immersivi si inseriscono in un nuova relazione tra il visitatore, gli spazi espositivi e le opere esposte. Coinvolgono lo spettatore in uno stato emotivo attraverso una percezione più profonda. Le grandi proiezioni seamless e le soluzioni tecnologiche si integrano con le architetture e gli allestimenti di musei, mostre ed esposizioni per creare una user experience nuova ed emozionante. Il visitatore è così sollecitato ed aiutato ad assumere un diverso ruolo, nel quale è coinvolto non più e non solo con la vista, ma con tutti i sensi. «Gli allestimenti interattivi creano un dialogo con gli utenti arricchendo l’esperienza del visitatore di realtà virtuali. - spiega Andrea Bianchi, titolare di Touchwindow - Spazi e opere si trasformano in quinte scenografiche grazie a proiezioni immersive su grandi superfici. Supporti e tecnologie interattive sono gli strumenti per approfondire la visita e la conoscenza, creando un avvolgente percorso narrativo che coinvolge sonorità e sensazioni. Amplia la dimensione informativa dei luoghi e degli oggetti, rendendo unica la visita per ogni utente». Un progetto recente, sviluppato e realizzato da Touchwindow, è l’esposizione a Palazzo Marino, Milano, del capolavoro di Raffaello “la Madonna di Foligno”, dove è stato allestito un sistema immersivo di grande impatto. La proiezione è pilotata attraverso un leggio interattivo corredato da un ricco catalogo iconografico; ciò permette allo storico dell’arte che accompagna i visitatori di approfondire dettagli e particolari.
interattivi, lungo le strade degli stimoli proposti e della soddisfazione della propria curiosità.
La visione dell’opera si è così trasformata in un viaggio “dietro e dentro l’immagine”. I dettagli pittorici, le tavole di studio, gli approfondimenti, diventano un’ampia galleria di immagini che, grazie all’altissima risoluzione, dominano la scena. IL MUSEO DELLA LIBIA, A TRIPOLI: IL MUSEO MULTI-SENSORIALE Il Museo della Libia rispecchia le caratteristiche di ciò che viene definito Museo Multisensoriale o Interattivo. I musei, infatti, da luoghi destinati alla conservazione di artefatti, stanno diventando un luogo attivo che offre informazioni, un maggior coinvolgimento emotivo ed un valore aggiunto all’esperienza di visita. Il Museo della Libia presenta un percorso di conoscenza e apprendimento basato non solo sull’esposizione passiva di reperti o elaborati artistici, ma su dispositivi tecnologici, touch screen, proiezioni immersive e particellari, grazie ai quali, tra contenuto scientifico e coinvolgimento emotivo, aprire alla conoscenza, approfondire e divertire. Touchwindow si è occupata della realizzazione tecnologica del Museo della Libia ed è stata coinvolta dallo studio di architettura Crachi fin dalle prime fasi di progettazione del Museo e del percorso museale: dalla scelta delle tecnologie e dei dispositivi presenti, alle missioni in Libia per la ricerca iconografica e la produzione dei filmati video, delle scansioni laser 3D di statue alla ricostruzione virtuale di siti archeologici.
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Tecnologie per i Beni Culturali DA GUTEMBREG ALLE SOLUZIONI DOCUMENTALI: UNA NUOVA RIVOLUZIONE CULTURALE? L’accessibilità della cultura e dell’arte è forse uno degli aspetti più dirompenti che la tecnologia schiude. Così come l’invenzione dei caratteri mobili aprì la civiltà occidentale ad evoluzioni sociali e culturali, fino ad allora impensabili, l’uso dei dispositivi touchscreen unito alla digitalizzazione dei reperti apre gli scenari della ricerca e della fruizione ancora largamente da scoprire. Possiamo coglierne gli effetti più immediati: i dettagli minuziosi di preziosi ed antichi manoscritti diventano un patrimonio consultabile in ogni momento da chiunque, reperti e opere d’arte si liberano da teche e protezioni diventando accessibili e rivelando particolari non visibili ad occhio nudo. Ma la portata di un semplice tocco su un tavolo interattivo va ben oltre. Un chiaro esempio è il progetto che ha coinvolto la Scuola Grande di San Marco: un intervento che ha visto riunite in un unico progetto documentale l’Azienda ULSS 12 Veneziana, la Soprintendenza Archivistica per il Veneto e l’Ufficio sovrintendenza beni librari della Regione del Veneto. Attraverso un lavoro di fondamentale riordino archivistico e grazie alle soluzioni tecnologiche digitali di Touchwindow, viene svelato al pubblico l’immenso valore dell’Archivio e della Biblioteca storico-medica della Scuola Grande di San Marco. Senza tralasciare il progetto che ha valorizzato il patrimonio documentale della Biblioteca Malatestiana di Cesena, nel quale immagini, prestigiosi codici, corali e antichi manoscritti sono stati posti a portata di “touch” per tutti i visitatori. Grazie a un tavolo interattivo è possibile sfogliare alcuni tra i più prestigiosi codici della biblioteca - dai sontuosi corali della Cattedrale, ai libri di Malatesta Novello, ai manoscritti della raccolta di Papa Pio VII - e ancora navigare tra immagini e fotografie, leggendo brevi descrizioni, avendo come sottofondo musicale le note intense del canto gregoriano eseguito dal Coro “Musica Enchiriadis” di Cesena diretto da Pia Zanca. TAMO: TUTTA L’AVVENTURA DEL MOSAICO. UN VIAGGIO IMMERSIVO ED EMOZIONALE NEL MOSAICO Sei percorsi tematici in cui la maestosa antichità dei reperti si fonde con l’apparato iper tecnologico - video, touch screen, proiezioni - che li supporta. Il progetto espositivo permanente, promosso dalla fondazione RavennAntica all’interno del complesso di San Nicolò, mette in campo una serie tale di eccellenze - dalle opere esposte, ovviamente, alla tecnologia interattiva, dall’allestimento curato dall’architetto Paolo Bolzani alle luci, fino ad ogni minimo dettaglio ambientale - da far pensare immediatamente a una dimensione cosmopolita, come solo le grandi capitali ci hanno abituato a percepire. Le installazioni tecnologiche Touchwindow del Museo permettono di creare uno spazio dinamico e mutevole che si evolve verso l’esterno e crea un tutt’uno tra esperienza ricreativa ed educativa. Lo spazio del “museo” non è solo un luogo di esposizione ma un ambiente culturale al servizio della collettività dove la tecnologia è propedeutica alla visita consentendo approfondimenti diversificati e proposte educative differenti per offrire al sistema scolastico, ma non solo, esperienze ludico-didattiche uniche. DAL FRAMMENTO ALLA STORIA: ALCUNI ESEMPI DI MUSEALIZZAZIONE DI REPERTI STORICI Le nuove tecnologie lanciano continue sfide al mondo della ricerca e della conservazione archeologica: sensibilizzare ed educare il pubblico favorendo la leggibilità dei reperti, ricorrendo a mezzi innovativi e coinvolgenti per aiutare l’immaginazione .
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Fig. 2 - Museo della Libia: un percorso di conoscenza basato non solo sull'esposizione passiva di reperti ma su dispositivi tecnologici, touch screen, proiezioni immersive e particellari.
In questo non possiamo non citare alcune esperienze dove reperti e tecnologia entrano in simbiosi per offrire ai visitatori dei patrimoni storici narrati per frammenti. La prima esperienza di musealizzazione interattiva riguarda la valle Camonica, famosa in tutto il mondo per il suo straordinario complesso di raffigurazioni incise sulle rocce, in gran parte risalenti alla Preistoria. Il Museo Nazionale della Preistoria, ospitato nell’antico edificio di Villa Agostani nel centro storico di Capo di Ponte, integra l’esposizione dei reperti con strumenti tecnologici interattivi, ricomponendo l’espressione identitaria della Valle Camonica. Dispositivi touch screen e tavoli interattivi accompagnano i visitatori e consentono di arricchire la visita e la conoscenza con approfondimenti multimediali, per scoprire ed ammirare nel dettaglio il patrimonio iconografico delle antiche popolazioni. Il secondo progetto riguarda l’allestimento realizzato all’interno del nuovo Museo dell’Alto Medioevo nel Forte Malatesta di Ascoli Piceno, che raccoglie reperti gotici e corredi funerari longobardi rinvenuti a Castel Trosino e nel territorio ascolano, appartenenti al Lapidario del Comune di Ascoli Piceno. Dopo il restauro degli ambienti del Forte Malatesta, il Comune, in collaborazione con il Mibact, ha incaricato Touchwindow di creare all’interno del Forte un allestimento interattivo.
Fig. 3 - Tamo, tavolo touchless: lo spazio del "museo" non più solo luogo di esposizione ma ambiente culturale al servizio della collettività dove la tecnologia è propedeutica alla visita.
La visione dei preziosi manufatti si alterna a sistemi multimediali interattivi di approfondimento. I leggii e le postazioni interattive collocati lungo il precorso consentono al visitatore di scoprire i dettagli degli oggetti - fibule, fili di collana con perle e pendenti in vetro, anelli, armi - vedere i particolari e le minuziose lavorazioni, nonché di conoscere, attraverso approfondimenti scientifici, i contesti di rinvenimento e di natura tecnica. Accanto alle vetrine, l’articolato sistema di touchscreen permette al visitatore di approfondire tematiche e vedere gli oggetti “virtuali” esposti con una coinvolgente interazione con i reperti, volta a ricostruire lo stile di vita, il vestiario e le armi in uso presso le popolazioni longobarde insediate nel territorio ascolano. Oltre ai touchscreen interattivi, l’allestimento museale è completato da un apparato didattico digitale e da una sala con postazioni informatiche per studio e ricerca.
Fig. 4 - Museo dell'Alto Medioevo, Ascoli Piceno: un innovativo allestimento che alterna la visione dei preziosi manufatti a sistemi multimediali interattivi di approfondimento.
L’IMMAGINAZIONE COME ARTE: LA ROCCA DELLE FIABE, UN MUSEO TRA ONIRICO, STUDIO E VIRTUALE Inseguendo le narrazioni tradizionali dei fratelli Grimm, di Charles Perrault e, via via fino ad oggi, di Gianni Rodari, si può apprezzare la nuova magia della narrazione multimediale. È così che l’antica Rocca Fregoso di Sant’Agata Feltria si è trasformata nella “Rocca delle Fiabe”, primo progetto museale italiano dedicato a «quei miti immortali che raccontano la storia dell’uomo e che sono un patrimonio non solo per i bambini ma anche per gli adulti». Un luogo ideato da Antonio Faeti, docente di Storia della letteratura per l’infanzia dell’Università di Bologna, dove la fiaba viene studiata, difesa, salvaguardata, interpretata, anche e soprattutto grazie all’apparato tecnologico sviluppato da Touchwindow, che ha curato le scenografie digitali, la biblioteca virtuale e le postazioni multimediali. Il percorso museale si snoda in quattro “stanze”, ambienti dedicati ad altrettante tematiche narrative, popolate di libri, video, estratti, scritte, animazioni a tema, anche multimediali. Un progetto complesso che prevede quattro distinti allestimenti articolati nel tempo. Il primo ambiente, inaugurato in settembre, è “Scarpe - scarpine - scarpette scarpettine”.
Fig. 5 - Rocca di fiaba, Sant’Agata Feltria: il percorso museale si snoda in ambienti dedicati a tematiche narrative con ambienti immersivi e proiezioni touchless.
Fig. 6 - Amo, Arena Opera Museo a Verona: proiezione immersiva, un viaggio creato da video animati che dipana le opera di Verdi rappresentate in Arena negli ultimi 100 anni.
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Tecnologie per i Beni Culturali
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L’ARTE È MULTIMEDIALITÀ: QUANDO LE TECNOLOGIE INCONTRANO L’OPERA L’ultima tappa di questo viaggio tra i beni culturali e tecnologia è a Verona, dove Touchwindow si è misurata con un percorso che abbraccia insieme la storia, la musica. AMO, Arena Opera Museo. Un allestimento multimediale celebrativo dei cent’anni del festival e del bicentenario del compositore Giuseppe Verdi. Oltre 5 mila mq di esposizione dedicati all’Opera, alla lirica, ai grandi maestri, con l’obiettivo di contribuire alla valorizzazione ed alla divulgazione della cultura operistica Italiana. Immagini, musica e documenti originali e digitali dal 1913 al 2013, provenienti dall’Archivio Storico della Fondazione Arena, sono la base per un lungo viaggio che il visitatore percorre nella storia musicale italiana. Video animati e musica che ripercorrono le opere di Verdi rappresentate in Arena negli ultimi 100 anni, accompagnano il visitatore lungo il corridoio principale in un gioco animato ed emozionante di suoni e colori. La visita prosegue nella grande sala immersiva, dove è stata allestita una proiezione a parete curva di 15 mt che avvolge lo spettatore proiettandolo all’interno dell’Arena. Sistemi interattivi multi touch permettono agli utenti di visionare antichi testi e documenti interagendo con contenuti multimediali, tecnologie touchless consentono di sfogliare le pagine delle partiture di Verdi con semplici gesti delle mani. NUOVI SCENARI DI INTERAZIONE TRA VISITATORI, LUOGHI E ARTE: SOLUZIONI COLLABORATIVE ED ENGAGEMENT Per rendere il museo sempre più a misura di visitatore, Touchwindow sta affiancando ai sistemi interattivi le nuove soluzioni di Proximity Marketing. People Profiling, Social Wi-Fi e Social Sharing: strumenti che consentiranno di profilare ogni utente individuando, in relazione all’età, al sesso, agli interessi, le opere più attraenti e le zone del museo più coinvolgenti; permetteranno di inviare al visitatore notifiche e contenuti di approfondimento: informazioni aggiuntive e curiosità verranno inviate nel tablet o smartphone del visitatore non appena questi si avvicinerà all’opera di riferimento, con possibilità di condivisione sui Social Network.
Attraverso i sistemi di micro localizzazione sarà inoltre possibile capire le dinamiche del flusso dei visitatori nelle sale o i tempi di permanenza davanti alle opere. Il viaggio del visitatore diventa così un’esperienza collaborativa e condivisa che supera i confini dello spazio fisico del museo.
Abstract
The request for culture has evolved. For the visitor is not enough to whatch, she/he wants to interact, get excited while discovering and learning. Touchwindow follow this road towards technological innovation, with years of knowledge at the service of Cultural Heritage to engage and involve visitors. At Touchwindow we research and develop projects and installations, solutions and interactive exhibits. Create systems and software to capture the attention of visitors and lead them along new paths made of visual experience and learning.
Parole
chiave
Sistemi interattivi; allestimenti multimediali; proiezioni immersive; tecnologie touchless; user experience
Autori
Daniela Donnini Responsabile Progetti Museali Touchwindow daniela.donnini@touchwindow.it
Touchwindow S.r.l. Via dell’Industria, 13 int. 1 Zona Industriale Montaletto 48015 Cervia (RA)
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MUSEI E FRUIZIONE
SMartART: Icone
un nuovo modo di fruire il
Museo
parlanti e intelligenti per la fruizione e la condivisione di
informazioni museali tramite smartphone e senza l’uso di
QR-code
di Paolo Mazzanti, Matteo Casini e Roberto Caldelli
Fig. 1 – Esempi
di icone
SMartART e
corrispettivi
QR-Code.
SMartArt è un’idea basata su ICT, vincitrice nella sezione Make Culture della Competizione Europea @diversity. Un ensemble di 263 idee è stata selezionata da una giuria di esperti internazionali e, in occasione dell’European Culture Forum 2013 a Bruxelles, sono state premiate le 12 idee migliori in ambito culturale e creativo. SMartART promuove la cultura, il coinvolgimento emotivo e l’apprendimento informale nei musei, utilizzando icone intelligenti per recuperare informazioni aggiuntive relative alle opere d’arte.
UN’IDEA INNOVATIVA PER MUSEI E VISITATORI SMartART è un’idea nata all’interno del Laboratorio di Comunicazioni e Immagini, uno dei laboratori del Centro di Eccellenza MICC - Media Integration and Communication Center di Firenze, dove un gruppo di ricercatori con diverse formazioni e competenze sviluppa nuove tecnologie multimediali per le immagini digitali, credendo nella loro forza comunicativa, perché come è noto un’immagine parla più di mille parole. Calandoci in un contesto culturale, abbiamo investito in innovazione e creatività con un’idea tecnologica per produrre un tipo di immagini intelligenti e parlanti, interrogabili dagli utenti durante una visita museale e capaci di restituire contenuti informativi diversificati. SMartART è un sistema innovativo altamente versatile nelle proprie potenzialità. È stato pensato per i musei d’arte, ma è facilmente collocabile anche nei musei della scienza, nei siti archeologici, in gallerie e nelle diverse mostre tematiche. È uno strumento per diverse tipologie di utenti (giovani, adulti, bambini e famiglie), che permette di visitare i musei utilizzando i benefici delle nuove tecnologie e che consente di accedere ai contenuti informativi, secondo il proprio interesse e stile di visita.
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Tecnologie per i Beni Culturali Poiché nel contesto attuale gli aspetti della comunicazione stanno cambiando profondamente, basti pensare alla comunicazione in mobilità grazie alla diffusione di apparecchi come gli smartphone e i tablet e al fenomeno dei Social Network, anche gli scenari per l’uso di applicazioni multimediali in ambito culturale si stanno modificando. Gli utenti museali fanno uso di nuovi strumenti, in diverse circostanze e in base a esigenze e gusti del tutto personali. Tramite i propri smartphone possono scattare immagini alle opere d’arte, conservare foto delle opere e degli oggetti con i quali hanno interagito e recuperare immagini delle etichette e dei pannelli informativi da rileggere anche in un secondo momento. L’utilizzo, ad esempio, dei codici QR-Code nel panorama museale nazionale e internazionale, è una conseguenza di questo progressivo orientamento al pubblico dei musei. Le nostre statistiche sull’uso dei codici QR-Code in ambito museale, raccolte tramite un questionario (http:// www.smart-art.it/qr-codes-museums) realizzato con esperti museali all’interno del progetto @diversity e pubblicato nella rete NEMO - Network of European Museum Organisations - e LEM - The Learning Museum Network Project, hanno evidenziato che questi codici sono spesso utilizzati per fornire informazioni aggiuntive sulle opere o per collegare a oggetti multimediali (video, audio) e vengono collocati o vicino all’opera o sui pannelli informativi degli spazi espositivi. Ciononostante i QR-Code non vengono sempre usati con successo dagli utenti, perché poco attraenti e coinvolgenti o per problemi tecnici relativi al mancato recupero delle informazioni ad essi correlate a causa dell’assenza di copertura di rete mobile o di wifi. Inoltre, anche gli stessi curatori museali sembrano non gradire l’impatto estetico e visivo che questi codici hanno all’interno del museo. Partendo da queste considerazioni, abbiamo pensato a un sistema utile per la fruizione dei contenuti museali e che punti sul coinvolgimento dell’utente, tramite l’uso di nuove icone esteticamente più eleganti e auto esplicative, capaci di superare i limiti legati all’uso dei QR-Code. Le immagini e le informazioni fruite possono essere condivise e reinterpretate tramite la creazione di storytelling personalizzati, partendo dalle scelte fatte dal visitatore e utilizzando le immagini scattate e conservate nella galleria di uno storyboard, create direttamente dall’utente all’interno della app. Il sistema propone una visita dei musei arricchita, poiché stimola il coinvolgimento emotivo degli utenti tramite l’interazione con un’icona-immagine. Questo tipo di icona, infatti, è una copia simile all’opera originale e ne permette quindi un facile riconoscimento associativo, sia durante la visita sia successivamente per il recupero delle informazioni. Citiamo a riguardo, l’analisi su fruizione e apprendimento museale tramite l’uso delle nuove tecnologie, svolta da F. Antinucci in Musei Virtuali (2007), in cui si distingue la componente cognitiva, volta principalmente alla comprensione di un’opera, dalla componente emotiva, che influenza invece la motivazione e l’interesse del soggetto verso di essa. Secondo quest’analisi l’utilizzo delle nuove tecnologie in ambito museale può trovare la propria specificità di azione e di sviluppo nel fornire un potenziamento di tali fattori, tramite un forte coinvolgimento emotivo dell’utente che agisce soprattutto come motivazione alla comprensione. Le opere d’arte sono oggetti intrinsecamente comunicativi, fatti per comunicare e rappresentare, e sono oggetti visivi che utilizzano un codice visivo per esprimere qualcosa. In questo senso, le nuove tecnologie possono essere utili anche per operare una traduzione di codici e contesti, in una forma comunicativa sensoriale di tipo visivo-percettivo, secondo il principio fondamentale dell’omogeneità dei codici per cui il visivo si spiega meglio con il visivo. Accedere ai contenuti aggiuntivi di un’opera interagendo con una SMar-
31 tART icon che è una sua copia visiva, permette questa omogeneità e può stimolare e motivare l’utente alla comprensione. Allo stesso tempo le icone possono essere utilizzate nella direzione del cosiddetto apprendimento esperienziale e informale nei musei, che è alla base degli studi svolti dalla rete LEM - The Learning Museum Network Project. L’apprendimento nei musei è frutto di un processo libero, informale ed emotivo, che si diversifica in base allo stile di visita. Pertanto le soluzioni utilizzate per incentivare l’apprendimento dovrebbero lasciare all’utente la libertà di scegliere sia come, sia con che cosa interagire. Le SMartART icon possono essere utilizzate anche in questa direzione, con lo scopo di comunicare, educare, stimolare nei visitatori motivazione e interesse (Figura 1). Se è vero che i musei del XXI secolo svolgono un ruolo attivo nella società, aumentando l’accesso alla vita culturale e favorendo la coesione sociale e la conoscenza, allora il sistema SMartART può essere considerato come un’idea innovativa per musei e visitatori poiché consente di: 4scegliere in prima persona quali informazioni approfondire in base ai propri interessi e stili di visita; 4conservare immagini delle opere d’arte preferite; 4creare uno storyboard personale di queste immagini; 4produrre uno storytelling della visita, condivisibile tramite i social network; 4sperimentare la cultura in modo interattivo e coinvolgente; 4coinvolgere varie tipologie di visitatori con una tecnologia semplice; 4condividere esperienza e stimolare curiosità per un informal learning; 4tenere traccia della interazione dei visitatori con le opere del museo; 4diversificare i contenuti relativi alle opere; 4dare maggiore visibilità alle collezioni del museo; 4creare una comunità vivace di utenti interessati all’arte. COME FUNZIONA SMartART è un sistema composto da due moduli: uno costituito da una applicazione web ad uso del museo e utile per la creazione delle icone; l’altro invece una app per recuperare informazioni dalle icone tramite l’uso della fotocamera dello smartphone. Il visitatore, all’interno della app, può creare il proprio storyboard come narrazione composta da una galleria di icone fotografate, riconducibile alle proprie interazioni con le opere del Museo e utile per organizzare uno storytelling della propria visita da condividere nei canali Social Network. SMartART consente l’accesso a contenuti di base e a contenuti aggiuntivi (testi, audio, video) correlati a opere d’arte, semplicemente fotografandone una sua miniatura chiamata SMartART icon. ICON MAKER – Make & Manage Data È un servizio, esposto attraverso una applicazione web (Figura 2), a disposizione dei musei in cui creare le icone, da utilizzare in prossimità di un’opera d’arte o all’interno dei pannelli informativi collocati nel percorso della visita. Tramite questo sistema è possibile caricare un’immagine (jpg, png…) che rappresenta tutta l’opera o una sua parte e mediante un’apposita form il museo inserisce/aggiorna i contenuti che desidera fornire all’utente finale (titolo, nome, data, medium, collocazione, dimensioni, descrizione, info avanzate, link, video…). Il sistema inserisce un codice univoco nell’immagine caricata attraverso l’uso di una tecnologia basata sul digital watermarking e restituisce l’icona SMartART, collegando ad essa tutte le informazioni addizionali. Il museo può stampare le icone e utilizzarle in diversi modi e nei vari spazi museali e le icone possono anche es-
I musei possono utilizzare le icone per gestire e diversificare i propri contenuti, collegando l’icona a qualsiasi tipo di informazione. Possono tenere traccia delle interazioni dell’utente, condividere conoscenza e dare maggiore visibilità alle collezioni per un nuovo e più ampio pubblico. I visitatori possono utilizzare l’applicazione per una maggiore interazione con le opere d’arte, per scoprire e riICON READER – DISCOVER cevere informazioni aggiunINFO & SHARE EXPERIENCE tive sul proprio smartphone, È un’applicazione per Fig. 2 - SMartART Icon Maker. per interagire ovunque con smartphone/tablet (Animmagini e contenuti, aumendroid, iOS) scaricabile dai visitatori, che svolge un ruolo duale rispetto al modulo Icon tando il coinvolgimento nell’apprendimento informale, cremaker. Essa è infatti capace di estrarre il codice nascosto ando una narrazione personale sull’esperienza della visita nella icona SMartART, semplicemente tramite l’uso della museale da condividere all’interno dei social network. fotocamera del telefono (Figura 3). Tale app permette al visitatore, sulla base del codice recuperato, di fruire dei LA TECNOLOGIA contenuti messi a disposizione dal museo. Le immagini ac- La tecnologia alla base di questo sistema è il Digital Waquisite sono salvate all’interno della app e possono essere termarking (DW), che permette di inserire informazioni agreinterrogate anche a visita conclusa, utilizzate per creare giuntive -marchio- all’interno di un’immagine -operazione una galleria personale delle immagini fotografate o per rea- di codifica-, senza alterarne l’aspetto originale (Figura 5). lizzare uno storytelling: una storia fatta di icone seleziona- Il marchio elettronico (o watermark, che letteralmente site dentro la propria galleria e condivisibile con la propria gnifica filigrana) è un segnale incorporato permanentemencommunity di amici e appassionati d’arte tramite i canali te nei dati digitali (audio, immagini, video, testo) che può essere estratto in una fase successiva per innescare un’aSocial Media (Figura 4). zione conseguente. Il marchio è nascosto nel documento multimediale in maniera inscindibile così da resistere a varie e disparate operazioni che non degradano la qualità del bene stesso. Attraverso questa tecnologia, il prodotto digitale è costantemente marchiato, pur essendo tuttavia sempre accessibile in qualsiasi momento. Con l’avvento dell’era digitale il watermarking ha riscontrato molto interesse ed è stata utilizzato per differenti applicazioni e contesti, tra cui quello relativo ai beni culturali: protezione del copyright, autenticazione del bene, integrità dei dati, ecc. Un sistema di marchiatura è costituito da due parti fondamentali: un codificatore, che si occupa dell’introduzione del marchio (watermark casting) e un decodificatore, in cui avviene la rivelazione del marchio (watermark detection). sere proiettate sui monitor e usate per fini educativi e didattici. Inoltre, qualora il museo abbia interesse a modificare le informazioni addizionali collegate ad una certa icona, può farlo semplicemente attraverso l’applicazione Icon maker e senza dover ristampare le nuove icone marchiate (disaccoppiamento marchioinformazione).
Fig. 3 - SMartART: Icon Reader –
Fig. 4 - SMartART: Icon Reader –
scannerizzazione dell’ icona.
accesso alle informazione creazione di storyboard
&
storytelling.
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Tecnologie per i Beni Culturali
Fig. 5 - Digital Watermarking.
Nel caso di SMartART, il DW viene utilizzato per il recupero delle informazioni; questo cambio di paradigma mira a inserire il marchio non per proteggere un’immagine, ma per renderla un canale di condivisione delle informazioni. Il DW è una tecnologia attiva che permette una diversificazione dei contenuti da restituire in base al contesto di riferimento. La stessa immagine può essere utilizzata con marchi differenti e consentire così il collegamento a diverse informazioni, a seconda delle esigenze specifiche dello scenario applicativo. Tale aspetto fa del DW una tecnologia alternativa all’uso della Image Recognition Technology, usata da altri servizi culturali e museali e che si basa sul diretto riconoscimento di una immagine fotografata. Il sistema di decodifica di SMartART è in grado di funzionare completamente a bordo dello smartphone e non richiede alcun collegamento alla rete dati (funzionamento off-line). Quindi l’utente può accedere ai contenuti aggiuntivi anche a conclusione della visita. Tale caratteristica può essere utilizzata per fornire al visitatore contenuti di base precaricati nella app e ciò può rivelarsi un punto di forza del sistema, se pensiamo alle diverse strutture museali prive di copertura wifi, a quelle senza copertura di rete mobile o al problema dei costi aggiuntivi per gli utenti nell’utilizzo del roaming dei dati all’estero. La tecnologia SMartART è inoltre alternativa soprattutto all’uso alla tecnologia basata su QR-Code/Barcode (Figura 6) in quanto: 4 i QR-Code sono poco attraenti e privi di significato visivo, laddove le SMartART icons sono più coinvolgenti e auto esplicative; 4 l’informazione presente nei QR-Code è limitata a una URL che rimanda a contenuti online; 4 gli utenti non sono passivi ma attivamente coinvolti in prima persona nella scelta della immagine/icona da fotografare con il proprio smartphone e queste immagini acquisite sono reinterrogabili dappertutto; 4 le icone non sono astratte, ma una copia diretta di opere originali. Permettono agli utenti di riconoscere esattamente l’opera d’arte e le informazioni ad esse collegate. Tutto ciò può essere utile per fornire contenuti diversi a partire dalla stessa icona visiva (ad esempio contenuti in diverse lingue) oppure nel creare una navigazione alla scoperta dei dettagli di immagini complesse. CONCLUSIONI SMartART è un’idea vincitrice della competizione europea @diversity, - European Idea Competition (www.at-diversity. eu) che ha nominato 50 e selezionato 12 idee vincitrici originali e innovative per progetti culturali che fanno uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT)
33 per produrre e diffondere contenuti culturali. Sono state presentate 263 idee per un totale di 738 partecipanti appartenenti a diversi settori: 127 beni culturali, 47 creazione di oggetti d’arte, 84 audio-video, 127 finanza, 195 ICT, 62 spettacolo, 36 editoria e altro. Provenienti da diversi paesi europei di cui: 165 Italia, 69 Spagna, 45 Bulgaria, 38 Francia, 38 Germania, 36 Polonia, 33 Regno Unito, 31 Portogallo, 28 Romania, 25 Belgio, 22 Grecia, 15 Croazia, 15 Olanda, 14 Finlandia, 11 Ungheria, 10 Slovenia, 7 Repubblica Ceca, 7 Estonia, 6 Svezia, 5 Austria, 5 Cipro, 5 Danimarca, 5 Irlanda, 4 Lituania, 1 Lettonia, 1 Slovacchia. L’ambizione del progetto @diversity è stata quella di creare un laboratorio aperto per testare nuovi approcci che si occupino di contenuti culturali per l’innovazione e la condivisione digitale. L’obiettivo è stato quello di esplorare nuovi modelli di business che favoriscano la diversità culturale in Europa. Tutte le idee vincitrici hanno avuto l’opportunità unica di partecipare ad un percorso professionale formativo su questioni giuridiche, business-model, tecnologia, accesso ai finanziamenti, marketing e networking, al fine di attirare finanziamenti e clienti per l’idea e trasformarla in un progetto sostenibile, in prodotto o servizio che arricchisca il panorama culturale europeo e rafforzi i settori culturali e creativi per il futuro. SMartART è stata presentata ai seguenti eventi nazionali e internazionali riguardanti i beni culturali e i musei: Museums on the Web 2014 a Firenze 18-20 Febbraio 2014, Museums Heritage Show, a Londra 14-15 Maggio 2014, TechnologyForAll a Roma 5 Giugno, Expo delle Startup a Milano 19-20 Giugno 2014, Cannes Creative Investment Forum a Cannes 3 Luglio 2014, Creative Shift Forum al NEM Summit di Bruxelles 29-30 settembre 2014. Con SMartART per la prima volta l’utilizzo di codici astratti risulta superato e le informazioni possono essere collegate a icone che sono una copia diretta dell’opera d’arte originale. Gli utenti possono così sapere in modo immediato e chiaro a quale opera d’arte sono correlate le informazioni. La vision di SMartArt è quella di creare in futuro anche una comunità di utenti appassionati d’arte, conoscerne preferenze e comportamenti e guidarli verso i posti migliori in cui fruire dell’arte e che meglio si adattano alle loro preferenze. Attualmente il progetto è in contatto con alcune realtà museali in cui testare la propria versione prototipale. Fig. 6 – Le SMartART icons QR-Codes e Barcodes
sono più
“attractive”
dei
RINGRAZIAMENTI Si ringrazia tutto il team @diversity che ha seguito e supportato lo sviluppo e la promozione dell’idea, insieme alla giura di esperti che ha selezionato e creduto in questo progetto. Ringraziamenti vanno inoltre al Network of European Museum Organisations – NEMO nella persona di Julia Pagel, insieme alla rete LEM - The Learning Museum Network Project e a tutti i vari coach che ci hanno seguito all’interno della piattaforma on-line, in particolar modo la Dr.ssa Margherita Sani e il Prof. Ludovico Solima per l’interesse dimostrato e per la disponibilità a condividere con noi la propria esperienza e conoscenza in ambito museale.
Abstract
SMartART is an idea based on ICT, winner of “Make Culture” category @diversity European Competition, and it has been presented by MICC at the European Culture Forum 2013 in Brussels. An ensemble of 263 ideas were submitted to the Competition, a jury of international experts chose 12 winning ideas that could potentially shape the future of the cultural and creative sectors. The winners were announced on the 4th of November 2013 at the European Culture Forum in Brussels by Androulla Vassiliou, Commissioner for Education, Culture, Multilingualism and Youth, and Martina Michels, Vice-Chair European Parliament’s Committee on Culture and Education. The Forum was opened by European Commission President José Manuel Barroso. SMartART promotes culture, emotional involvement and informal learning in museums using marked icons to retrieve additional information directly from an image with the advantage not to use any type of QRCode.
Parole Bibliografia 1. Antinucci F., (2007) Musei Virtuali, Laterza, Bari 2. Barni M., Bartolini F., (2004) Watermarking Systems Engineering: Enabling Digital Assets Security and Other Applications , CRC Press. http://books.google. it/books?id=g-7szodid7wC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false 3. Bodo S., Giggs K., Sani M., (2009) Museums as places for intercultural dialogue: selected practices from Europe Park Printing Co. Ltd http://online. ibc.regione.emilia-romagna.it/I/libri/pdf/MuseumsasPlacesforInterculturalDialogue.pdf 4. Caldelli R. (2007) Tecniche di marchiatura elettronica per la protezione di beni digitali, TEUTAS Law & Technology Journal. 5. Caldelli R., Barni M., Bartolini F., Piva A., (2000) Geometric-Invariant Robust Watermarking through Constellation Matching in the Frequency Domain, Proceedings of 7th IEEE International Conference on Image Processing ICIP 2000, Vancouver, Canada, Vol. II, 65-68. 6. Cappellini V., Caldelli R., Del Mastio A., Uccheddu F., (2011) Copyright Protection of Digital Images of Cultural Heritage, Digital Imaging for Cultural Heritage Preservation: Analysis, Restoration and Reconstruction of Ancient Artworks. 7. Gibbs K., Sani M., Thompson J., (2007) Lifelong Learning in Museums A European Handbook, Ferrara, Edisai. http://online.ibc.regione.emilia-romagna. it/I/libri/pdf/LifelongLearninginMuseums.pdf 8. Mazzanti P., (2007) Emozione e Apprendimento nella fruizione dei Beni Culturali, tesi Master in Progettazione e Comunicazione dei Beni Culturali, Facoltà di Scienze Politiche Unifi http://www.paolomazzanti.net/MAZZANTI_Emozione_Apprendimento_Fruizione_BeniCulturali.pdf 9. Negri M., Sani M., (2001) Museo e cultura della qualità Clueb, http:// online.ibc.regione.emilia-romagna.it/h3/h3.exe/apubblicazioni/ sD:!TEMP!HwTemp!3se0a844b345.tmp/d1/FFormDocumento?La.x=;sel. x=AUTORE%3d%20Sani,%20Margherita 10. NEMO (2013) 21st Annual Conference Documentation Bucharest, Romania, Museums in the Digital Age Museums and the Development of Active Citizenshi http://www.ne-mo.org/fileadmin/Dateien/public/statements_and_ news/NEMO_21st_Annual_Conference_Documentation.pdf 11. Sani M., (2004) Musei e lifelong learning : esperienze educative rivolte agli adulti nei musei europei Bologna : Istituto per i beni artistici, culturali e naturali http://online.ibc.regione.emilia-romagna.it/I/libri/pdf/museo.pdf 12. Sciences and TEC-Lab Università della Svizzera italiana (2013) Report nr. 5 - Technology and the public. Evaluation of ICT in museums Working Group 3 http://www.lemproject.eu/WORKING-GROUPS/audience-research-learning-styles-and-visitor-relation-management/5th-report-technology-and-thepublic.-evaluation-of-ict-in-museums 13. Solima L., (2001) Il pubblico dei musei Indagine sulla comunicazione nei musei statali italiani, Gangemi Editore. 14. Solima L., (2008) Visitatore, cliente, utilizzatore: nuovi profili di domanda museale e nuove traiettorie di ricerca in Bollo A. I pubblici dei musei. Franco Angeli
chiave
beni culturali; musei; tecnologie; innovazione; APP; smartphone; watermarking
Autori
Paolo Mazzanti paolo.mazzanti@gmail.com
Matteo Casini matteo.casini@unifi.it
Roberto Caldelli roberto.caldelli@unifi.it
ICL Image and Communication Laboratory MICC: Media Integration and Communication Center - Università di Firenze
degli
Studi
Info
• Questionario QRCodes and Museums http://www.smart-art.it/qr-codes-museums/ • Questionario Museums, Visitors and Friends http://www.smart-art.it/questionnaire/ • Video http://vimeo.com/96092118 • Website www.smart-art.it
Photogrammetry & Laser scanning Photo-realistic 3D modeling Monitoring and deformation analyses 34 ArcheomaticA N°3 settembre 2014analyses Multi-spectral Hardware and Software development www.smart3k.it
Tecnologie per i Beni Culturali
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SCHEDA TECNICA
ELIO:Spettrometro Portatile per Analisi EDXRF in Applicazioni di Conservazione e Restauro del Patrimonio Artistico A cura di XGLab
Un innovativo spettrometro portatile basato sulla tecnica EDXRF è stato progettato da XGLab per analisi in-situ, veloci, non-distruttive e non-invasive in tutti gli ambiti specifici dello studio di opere d’arte, per la ricerca sui materiali e l’analisi elementare in genere.
Ultraleggero: la testa pesa solo 2 kg e al suo interno si trovano tutti i componenti principali, quali il tubo a raggi X, il rivelatore SDD, una telecamera con luce LED, un sistema di allineamento basato su due laser. Il detector, di grande area attiva, è caratterizzato da una risoluzione energetica di circa 130 eV sulla linea Mn-Ka con tempo di formatura di 1-2 us e rapporto piccofondo fino a 20.000. La sorgente di eccitazione è un tubo a raggi X (anodo in Rh, Mo, W, Au o Ag) di bassa potenza (4W, 50kV), che può essere equipaggiato con differenti tipologie di filtri per una migliore efficienza di eccitazione. Elio è di facile trasporto e veloce installazione, la testa è connessa via
XGLab s.r.l. Via Francesco D’Ovidio 3, I-20131 Milano (Italy) Tel. +39-02-49660460
USB al computer ed è montata su un cavalletto in alluminio. La geometria della sorgente e del sistema di rivelazione e l’angolo solido di raccolta dei raggi X sono ottimizzati al fine di ottenere elevate prestazioni in termini di tassi di conteggo e “low detection limits”. Questo permette analisi veloci con eccellente rivelazione degli elementi leggeri fino a Na (Z=11). Il software consente analisi qualitative e semi-quantitative, visualizzando gli spettri e la concentrazione degli elementi durante l’acquisizione. L’identificazione dei picchi è automatica e il file di progetto contiene tutte le informazioni sulla composizione del campione, lo spettro e
le fotografie acqusite tramite la telecamera integrata. I risultati sono memorizzati e archiviati in modo semplice e intuitivo, consentendo di generare report analitici accurati e completi con un semplice click. Sono possibili misure “on-site”, grazie all’utilizzo di un kit di batterie che permette di lavorare 8 ore senza necessità di ricarica. XGLab s.r.l. è una società spin-off del Politecnico di Milano, leader di mercato nella progettazione, produzione e vendita di strumentazione elettronica e rivelatori nel settore raggi X e Gamma. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.xglab.it.
Parole chiave Spettrometria; conservazione; diagnostica; EDXRF Abstract A new and innovative portable spectrometer based on EDXRF technique was designed by XGLab analysis for in-situ, fast, non-destructive and non-invasive in all areas of study-specific works of art, for materials research in general and elemental analysis.
AZIENDE E PRODOTTI MELLONCELLI PRESENTA TECNOLOGIE PER L’ILLUMINAZIONE E LA DOMOTICA La società Melloncelli offre tecnologie in grado di ricostruire l’armonia all’interno degli ambienti con un sapiente e scientifico approccio con cordi illuminanti di ultima generazione, in grado di generare luce diffusa con corrette gradazioni ed intensità. Dopo i primi rilievi, i tecnici si occuperanno di progettare le migliori soluzioni possibili e di eseguire l’installazione secondo le vigenti norme di sicurezza e risparmio energetico. Il sistema domotico Melloncelli è il cuore tecnologico del sistema, in grado di riunire in un unico pannello svariate funzionalità e servizi anche diversi tra loro, dal riscaldamento all’illuminazione, passando per l’audio-video. Un sistema comodo ed efficace per avere sempre tutto sotto controllo e a portata di mano. La società progetta e installa anche sistemi professionali per la sicurezza di edifici e la salvaguardia di beni artistici. Sofisticate e affidabili tecnologie con sensori e centraline ad alta precisione ci permettono di proporre sistemi innovativi con segnalazione sonora, collegamento diretto alle forze dell’ordine, integrazione di sistemi di registrazione e videosorveglianza. Fonte: Melloncelli www.melloncelli.it
INDAGINI NEI SITI ARCHEOLOGICI: CODEVINTEC PRESENTA IL NUOVO GEORADAR GSSI SIR-4000 PER RILIEVI 3D IN TEMPO REALE SIR-4000 è la nuova generazione di Georadar ad elevate prestazioni: riprende tutte le potenzialità del precedente SIR-3000 fornendo in più una maggiore velocità di acquisizione e una prima elaborazione già in campo che permette di restituire una rapida interpretazione del dato. Dotato di un corpo impermeabile e antiurto, trova applicazione in ambito archeologico, geologico, minerario, forense, cavità, nel rilievo di sottoservizi e indagini su strutture civili in muratura e calcestruzzo. E' compatibile con tutte le antenne GSSI in commercio e con le future generazioni sia analogiche sia digitali come ad esempio la nuova doppia frequenza 300 mhz / 800 mhz. SIR-4000 si interfaccia ai sistemi Gps, è fornito di display touchscreen 10,4” led con angolo di visuale e luminosità migliorati, un software di acquisizione con elevata capacità di elaborazione in post-processing che permette attraverso la nuova funzione "Quick 3D" di interpretare il dato in tempo reale, di avere la visualizzazione dei dati in 3D, l’individuazione della soglia di rumore, oltre a filtraggio, guadagno e migrazione. Intuitiva e semplificata ulteriormente l'interfaccia utente di tipo plug-and-play che ora offre controlli dai feedback immediati e nuove icone di grandi dimensioni che consentono la lettura delle curve anche agli utenti non esperti. SIR-4000 è fornito inoltre di connessioni USB e Wi-Fi per il backup rapido dei file. Info su www.codevintec.it Fonte: Codevintec
DISPONIBILE UNA NUOVA GAMMA DI STRUMENTI PER LA DIAGNOSTICA DEI I BENI CULTURALI, A PREZZI CONTENUTI, PER LA PRIMA VALUTAZIONE E LA DIDATTICA Madatec Srl, già attiva nel settore della strumentazione scientifica applicata al mondo della Diagnostica dei Beni Culturali e conosciuta, tra l'altro, per gli strumenti Raman portatili di B&W Tek e per la sua partecipazione al Progetto XRAman, (progetto
che ha sviluppato uno strumento portatile che combina le tecniche di spettrometria XRF e Raman), introduce ora una nuova linea di strumenti caratterizzati anche dal basso costo. In collaborazione con aziende italiane ed esperti del settore sono stati prodotti o modificati gli strumenti di base per l'analisi Multispettrale dall'UV al primo NIR. Oltre che una linea di microscopia portatile USB. Alla base del sistema di indagine Multispettrale è la sorgente UV che utilizza l'emissione di LED di ultima generazione, la sorgente è configurabile per potenze diverse e può essere alimentata da rete elettrica o resa portatile con batteria entro contenuta, ricaricabile. L'acquisizione delle immagini è demandata ad una macchina fotografica di produzione corrente modificata e dotata di obbiettivi e filtri adatti alla lunghezza d'onda di interesse. Interessanti le prime misure ottenute in Riflettanza UV, tecnica molto più ardua che l'usuale Fluorescenza UV. Nell'esempio presentato una presunta Xilografia di provenienza incerta è stata analizzata per identificarne la tecnica realizzativa, ovvero se di provenienza artigianale o industriale. Dal confronto tra le due immagini emergono le applicazioni sovrapposte dei diversi pigmenti e la loro distribuzione. Lo stesso sistema è utilizzabile per misure in Fluorescenza UV indotta o per Riflettanza IR a 750, 850 o 950 nm. Ulteriore ausilio alla Diagnostica sul campo è la linea di microscopi USB, disponibili con diverse risoluzioni e ingrandimenti, a prezzi molto contenuti possono anche essere dotati di semplice supporto con tavolino regolabile. Con lo sviluppo della strumentazione, Madatec ha anche creato una rete di collaboratori pronti a fornire la necessaria formazione all'interpretazione dei risultati ottenuti. Sempre disponibili poi gli altri strumenti per la Diagnostica dei Beni Culturali più avanzati, dalla micro Spettrometria alla F.O.R.S., dagli accessori FTIR alla Spettroscopia Raman ad alte prestazioni. Per ulteriori informazioni scrivete a sales@madatec.com o visitate il sito www.madatec.com Immagine: Confronto tra ripresa nel visibile e in Riflettanza UV Fonte: Madatec
ONLINE L’ARCHIVIO DIGITALE DEI MANOSCRITTI VATICANI NTT DATA Corporation, fornitore di soluzioni IT a livello mondiale, ha annunciato la realizzazione di un nuovo applicativo per la navigazione e la consultazione dell’archivio digitale online della Biblioteca Apostolica Vaticana, che permetterà l’accesso alle riproduzioni digitali di oltre 4.000 suoi antichi manoscritti, all’indirizzo www.vaticanlibrary.va Le immagini, in alta definizione, saranno visualizzabili attraverso uno speciale visore sviluppato da NTT DATA grazie alla tecnologia proprietaria per l’archiviazione digitale AMLAD™. Questo visore, dotato di interfacce per diverse tipologie di dispositivi tra cui i tablet, renderà accessibili a livello globale le immagini nitide di questi manoscritti unici al mondo. NTT DATA è stata scelta dalla Biblioteca Apostolica Vaticana per partecipare ai suoi progetti di conservazione digitale. Il progetto è stato lanciato il 20 marzo 2014, quando i due partner hanno firmato un contratto iniziale di quattro anni per la digitalizzazione di circa 3.000 documenti entro il 2018. Inoltre, uti-
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Tecnologie per per ii Beni Beni Culturali Culturali Tecnologie
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lizzando la tecnologia AMLAD™, NTT DATA ha creato l’infrastruttura necessaria per l’archiviazione a lungo termine, la preservazione e la visualizzazione degli esemplari in formato digitale. Attualmente, NTT DATA sta ottimizzando la propria tecnologia di gestione dei metadati con l’obiettivo di sviluppare – entro la fine dell’anno - una funzione di ricerca efficace per l’archivio digitale della Biblioteca Apostolica Vaticana. “Siamo entusiasti di ammirare questi antichi manoscritti in formato digitale ad alta risoluzione, oggi resi prontamente e ampliamente accessibili agli utenti di tutto il mondo”, ha commentato Toshio Iwamoto, Presidente e CEO di NTT DATA. "Continueremo a mettere a disposizione le nostre soluzioni IT per il progresso della ricerca in diverse discipline accademiche e soddisfare la curiosità delle persone per questi manoscritti unici”. “Abbiamo accolto volentieri la collaborazione di NTT DATA per favorire l'ulteriore sviluppo del progetto di digitalizzazione dei nostri manoscritti utilizzando le tecnologie innovative sviluppate da NTT DATA”, ha spiegato Monsignor Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. “In questo modo sviluppiamo ulteriormente la nostra missione di rendere sempre meglio conosciuti e approfonditi i tesori dell'umanità qui conservati, in uno vivo spirito di universalità: l'universalità del sapere e l'universalità delle collaborazioni e intese con istituzioni e società di ogni angolo del mondo”. Il nuovo sistema di archiviazione digitale della Biblioteca Apostolica Vaticana potrà essere consultato anche attraverso il portale allestito da Digita Vaticana (www.digitavaticana.org), fondazione affiliata alla Biblioteca che si propone di raccogliere fondi per sostenere i progetti di conservazione della Biblioteca.
Un modo straordinario e moderno per promuovere arte, cultura, bellezza e territorio attraverso un’opera innovativa e tecnologicamente avanzata. Mi auguro che diventi un modello da replicare su altre sale, altri musei, altre città, considerando l’immenso patrimonio culturale del nostro Paese”. La stazione multimediale, il sito e la LIM collocata lungo il primo Corridoio della Galleria degli Uffizi, in corrispondenza dell’affaccio principale nella Tribuna, l’istallazione multimediale permette a tutti di compiere una visita virtuale all’interno della Tribuna vivendo un’esperienza immersiva tridimensionale. Grazie a un sistema di avanzatissime tecnologie, è stata possibile la riproduzione in 3D delle 15 sculture presenti all’interno della Tribuna ottenuta con l’utilizzo di vari scanner a luce strutturata e laser scanner. Durante la visita virtuale è possibile “inquadrare” una determinata opera d’arte e, con un semplice tocco sull’icona relativa sul touch screen, si apre una scheda con informazioni, immagini e eventuali modelli tridimensionali. La visita virtuale è possibile sia in italiano, sia in inglese. Inoltre l’istallazione offre informazioni relative alla storia e all’architettura della Tribuna. Sul sito web sono disponibili informazioni sulla storia, l’architettura e le opere presenti nella Tribuna, nonché il backstage del progetto. La società Parallelo ha inoltre realizzato due lezioni su Francesco I de’ Medici e la Tribuna degli Uffizi per lavagne interattive multimediali (LIM) destinate agli studenti delle scuole medie.
Fonte: NTT DATA www.nttdata.com
A PALAZZO FARNESE A PIACENZA LA PRIMA APP CON TECNOLOGIA IBEACON I Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza hanno recentemente presentato la tecnologia IMApp come App ufficiale per la fruizione degli utenti (Il Farnese, disponibile per iOs e per Android). IMApp, realizzata dalla società Ultraviolet, è tra le prime app in Europa a sfruttare la tecnologia iBeacons in ambito museale. Permette la navigazione tra gli spazi e rende disponibili su supporto mobile le informazioni storicoartistiche sulle opere artistiche. "IMApp è un'innovativa applicazione per smartphone e tablet che utilizza la tecnologia beacons per trasformare i dispositivi in navigatori per spazi interni, dove i tradizionali sistemi di navigazione falliscono: grazie a una localizzazione precisa, IMApp accompagna e guida l'utente verso qualsiasi destinazione, aiutandolo a orientarsi tra le stanze di un museo o tra gli stand di una fiera, a trovare facilmente il negozio che cerca in un centro commerciale, a non smarrirsi dentro un grande aeroporto, un'università, ma anche in ospedali, uffici... IMApp è anche una guida interattiva e multimediale in grado di distribuire contenuti e informazioni a seconda della posizione dell'utente, permettendo all'ambiente stesso di comunicare e rendendo così qualsiasi esperienza di visita più coinvolgente e duratura. Le potenzialità di IMApp e della tecnologia ibeacons sono molteplici: la possibilità di interagire con il visitatore in un contesto spaziale apre scenari inediti nel campo del marketing di prossimità; si pensi, ad esempio, a offerte e promozioni mirate sulla posizione e sugli spostamenti di ogni singolo utente". L'applicazione per Palazzo Farnese è disponibile gratuitamente su Google Play e iTunes.
NUOVA STAZIONE MULTIMEDIALE PER LE VISITE VIRTUALI DELLA TRIBUNA DEGLI UFFIZI Recentemente presentata la nuova stazione multimediale dedicata alla Tribuna degli Uffizi, il fiore all'occhiello del Museo fiorentino. L'installazione è stata realizzata dalla società Parallelo e donata da Metaenergia, è stata collocata lungo il primo Corridoio degli Uffizi e permette ai visitatori del museo di compiere una visita virtuale all’interno della Tribuna, rendendo disponibili informazioni storico artistiche. Sebbene restaurata nel 2012 la Tribuna non è più visitabile all’interno per motivi conservativi ed è visibile solo da tre affacci. Oggi, grazie alla nuova stazione multimediale è possibile visitare virtualmente l'ambiente ottagonale e le opere in essa contenute. “Questo luogo – ha detto Cristina Acidini, Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino – che per ragioni conservative è chiuso, viene restituito alla sua completa visione per la ricchezza e la qualità dei suoi contenuti. Si tratta quindi di un esemplare trasferimento di conoscenza al servizio della fruizione museale per il quale sono particolarmente grata a Metaenergia”. Antonio Natali, Direttore della Galleria ha invece dichiarato: “La Tribuna, dopo il restauro, è stata inibita al transito dei visitatori per tutelarne il pavimento (che è opera d’arte in sé), sicché il luogo prezioso ha recuperato un’antica sacralità, offrendosi agli occhi di tutti come uno scrigno da godere nel suo complesso. Da oggi però quello che la conservazione ha imposto di guardare da lontano viene restituito a una lettura ravvicinata tramite gli strumenti di una tecnologia avanzata, che risponde anche all’esigenze attuali dell’approccio ai musei”. “La nostra azienda – ha sottolineato il Presidente di Metaenergia, Maurizio Molinari – dinamica e in forte crescita, fonda il suo sviluppo puntando proprio sulla qualità e l’innovazione. Per questo ha accolto con grande entusiasmo il progetto del Museo Digitale.
Fonte: Metaenergia www.metaenergia.it
Fonte: Ultraviolet www.ultravioletapp.it
AGORÀ
Al via i preparativi per #invasionidigitali 2015 - Le date ci sono, dal 24 Aprile al 3 Maggio (2015); pronti, anche, i moduli vari su come partecipare, cosa fare, perché, le linee guida, quali hashtag usare, ecc. Trovate tutto ben indicato sul sito www.invasionidigitali.it, non tocca far altro che iniziare a scegliere il/i museo/i o il borgo, il centro storico, la piazza, il sito archeologico che vorreste farci conoscere, la cui storia vi ha da sempre attratto e affascinato, e raccontarlo a noi ed al mondo intero. Siamo, quindi, alla terza edizione di #invasionidigitali, iniziativa (sfida?) nata da un gruppo di persone che volontariamente e spontaneamente si impegna, anche superando resistenze e difficoltà. Alla fine ogni invasore “diventa rappresentante, messaggero, guida e portatore sano di storia, arte e di bellezza”. L’invito è quello di continuare ad essere invasore o di diventarlo; l'obiettivo è riuscire ad aprire luoghi che normalmente (ahinoi) restano chiusi, di raccontarci storie inedite della storia e dell'arte d’Italia, spesso nascosti e di renderci partecipi. Insomma, l'impegno è diventare protagonisti della vostra/nostra storia. Tutto ciò si amplifica grazie al web, al messaggio che riusciamo ad inviare grazie ai tweet, ai post, ai pin. Come recita il manifesto di #invasionidigitali: crediamo in nuove forme di conversazione e divulgazione del patrimonio artistico non più autoritarie, conservatrici, ma aperte, libere, accoglienti ed innovative. Ecco, le quattro parole chiave che vorremmo far emergere quest’anno:
che liberamente si è raggruppato con la sola voglia di rendere un servizio al nostro Paese, ricco di storia e bellezze, uniche al mondo. Liberi di credere che andare a lavorare all’estero non sia l'ultima chance, perché siamo convinti che l’Italia ci possa dare la possibilità di vivere con la cultura, la storia, il territorio, l’arte. • Accoglienti. Come solo noi sappiamo esserlo. • Innovativi. Tutti dobbiamo coltivare idee nuove. Chi poteva immaginare solo qualche anno fa che un’iniziativa come #invasionidigitali potesse nascere in Italia ed avere follower in Germania, Spagna, America… L’edizione 2015 avrà delle novità, le stiamo pensando, sognando, studiando e con il vostro aiuto sappiamo che questa sarà un’edizione ancora più spettacolare delle precedenti. I pilastri sono gli stessi delle altre due edizioni: • Scelta del luogo (museo, galleria, area archeologica, castello, centro storico, borgo, piazza…) • Scelta della data • Modulo sul sito • Promozione dell’evento • Gestione dell’evento, con strumenti come Eventbrite o Facebook • Diffusione dell’evento con gli hashtag di riferimento: #invasionidigitali per l’Italia, #digitalinvasions per l’estero più l’hashtag del tuo evento • Foto di #invasionecompiuta • Report post-evento con un post sul tuo blog, un video, uno Storify o altro…
• Aperti. Apriamo luoghi d'arte e cultura che normalmente non lo sono per mancanza di personale o mancanza di “attrazione”. E siamo aperti noi, al dialogo, alle curiosità, alle novità. • Liberi. Siamo un gruppo di giovani liberi,
Naturalmente il pilastro fondamentale è la vostra creatività. Sappiamo che ci stupirete e stupiremo ancora.
Edizione da record per Wiki Loves Monuments 2014 - Sono più di 20.000 le immagini raccolte per 4.500 monumenti diversi e che verranno ad arricchire l’enciclopedia online di Wikipedia. Più di mille i partecipanti grazie ai quali l’Italia raggiunge il primo posto per numero di partecipanti e il terzo per il totale di foto caricate, su 40 Paesi che hanno aderito al concorso internazionale. Lo staff di Wiki Loves Monuments ringrazia tutti coloro che hanno partecipato all’iniziativa: Comuni, Enti, MiBACT e Soprintendenze, Sponsor e Partner e tutti i volontari che hanno organizzato gite, pedalate e safari fotografici in tutta.
Le fotografie verranno valutate dal comitato promotore e successivamente dalla giuria che deciderà i nomi dei vincitori! La premiazione si terrà a fine novembre a Pompei.
A cura di Fabrizio Barbato
Fonte: Wiki Loves Monuments Italia www.wikilovesmonuments.it
APA l’Etrusco sbarca a Roma: aperte fino al 22 febbraio 2015 le due mostre nate dal gemellaggio multimediale tra il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma e i Musei nella Città di Bologna - E’ stata inaugurata al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia la mostra Apa l’etrusco sbarca a Roma frutto del gemellaggio multimediale tra il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma e Genus Bononiae - Musei nella Città di Bologna, un progetto scientifico e tecnologico con la collaborazione del Consorzio CINECA ed il sostegno della Fondazione Bracco. A Palazzo Pepoli-Museo della Storia di Bologna si è aperto contemporaneamente la mostra Il viaggio oltre la vita. Gli Etruschi e l’aldilà tra capolavori e realtà virtuale. Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia con questo multiforme progetto apre le porte alle nuove tecnologie accogliendo all’interno del suo percorso – primo Museo Nazionale d’Italia – anche il nuovo film d’animazione 3D che, sceneggiato e diretto da Giosuè Boetto Cohen, si avvale della generosa partecipazione di Sabrina Ferilli. Nel cartoon, la protagonista Ati ci guiderà, con la voce dell’attrice romana, nelle sale dedicate ai capolavori della scultura etrusca con il famosissimo Apollo di Veio, e ci condurrà nel cuore del santuario di Portonaccio alle porte di Roma, fin sul tetto del tempio, abilmente ricostruito grazie al lavoro congiunto di archeologi, tecnici, modellatori e informatici di CINECA. La mostra romana è un viaggio ideale verso la città di Bologna, l’etrusca Felsina, richiamata nell’esposizione da oggetti simbolo della sua cultura. Oltre la stele funeraria con le immagini a bassorilievo del “cammino” del defunto verso l’oltretomba, verrà mostrata la Situla della Certosa, un vaso cinerario in bronzo dalle complesse ed emblematiche scene figurate, che dal Museo Civico di Bologna raggiungerà il Museo di Villa Giulia nella sua versione virtuale. Dalla Situla è nato anche il personaggio di Apa l’etrusco al quale ha dato voce l’indimenticabile Lucio Dalla e che rappresenta con la sua buffa immagine l’icona dell’intero progetto. L’intreccio tra archeologia, scienza e tecnologia applicata costituisce una costante dell’intero progetto e trova un altro momento di eccellenza nella complessa digitalizzazione del Sarcofago degli Sposi, simbolo dell’Etruria e icona indiscussa del Museo di Villa Giulia. L’immagine olografica a grandezza naturale del Sarcofago, attuata con tecniche diverse grazie all’impegno di cinque gruppi di scienziati coordinati dal CINECA, verrà esposta nella mostra bolognese, in una ambientazione immersiva e interattiva, che coniuga scienza, arte ed effetti spettacolari in un perfetto equilibrio espressivo. Fonte: MiBACT
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Culturali Tecnologie per i Beni Culturali
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stati creati tre profili social (Facebook, Twitter e Google Plus) a fini di disseminazione. • Una serie di migliorie ed estensioni tecniche, tra cui:
Musei virtuali online: nuova release di 3DHOP - 3DHOP (3D Heritage Online Presenter) è un nuovo strumento per la creazione di presentazioni web multimediali a partire da modelli digitalizzati (3D e 2D) di beni culturali. La piattaforma 3DHOP è stata messa a punto dal Visual Computing Laboratory del CNR-ISTI di Pisa . E’ stata recentemente pubblicata la seconda release della piattaforma 3DHOP. I principali aggiornamenti riguardano: • Il sito web (http://vcg.isti.cnr.it/3dhop/) è stato arricchito e migliorato, con l’aggiunta di nuovi strumenti di documentazione del codice, di nuovi esempi nella Gallery (Capsella Samagher, Frontone di Luni e Tutankhamun), due nuovi tutorial (che descrivono come gestire advanced visibility, hotspot e eventi), ed infine sono
Aperto al Pubblico il cantiere della Domus Aurea - La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma apre il cantiere della Domus Aurea con visite guidate. Lo scopo dell’iniziativa è di rendere consapevole il pubblico del complesso progetto di consolidamento e manutenzione del palazzo imperiale più noto nella storia dell’antica Roma. Il percorso di visita si articola in quindici tappe che illustreranno i progressi del cantiere e consentirà di accedere all’ala occidentale del padiglione, mai aperta prima al pubblico. Sarà illustrato e percepibile quanto già consolidato e messo in sicurezza relativamente alle strutture architettoniche e agli apparati decorativi, e verrà anticipato il programma dei lavori. Per questo motivo, il percorso di visita è destinato a mutare ed evolvere nel tempo, secondo lo svolgimento del progetto definitivo volto al risanamento della parte superiore esterna della residenza di Nerone. Il cantiere ha avuto inizio con gli interventi di consolidamento delle parti sotterranee, oggetto della visita guidata, e proseguirà con la creazione di un nuovo giardino sul colle Oppio. Un Sistema Integrato di Protezione messo a punto dallo staff di lavoro della Soprintendenza, con l’apporto di specialisti esterni competenti per le questioni fisico/ambientali, idrauliche e biobotaniche, prevede infatti la creazione di un nuovo giardino. Il blog www.cantieredomusaurea.it rende conto in maniera puntuale della progressione dei lavori. È questa l’occasione per lanciare una campagna di raccolta fondi destinata a tutti coloro che desiderino contribuire alla conservazione
- selective visibility: possibilità di attivare o disattivare in tempo reale la visibilità delle geometrie sulla scena 3D; - scene picking: possibilità di cliccare le geometrie sulla scena ricevendo feedback; - events listener: funzioni per gestire interazioni utente-scena (onEnter, onLeave e onPicked) valide sia per modelli 3D che per hotspot; - hotspots: possibilità di piazzare punti o aree 3D cliccabili ovunque nella scena; - fullscreen mode: tasto per la modalità fullscreen di default nella toolbar; - basic touch screen support: modifiche a scena e toolbar per un miglior supporto dei dispositivi touchscreen. L’evoluzione di 3DHOP prosegue e la piattaforma ha ricevuto feedback positivi dai primi utenti esterni. Riferimento: r.scopigno@isti.cnr.it, marco.potenziani@isti.cnr.it Fonte: CNR-ISTI
del monumento. Il crowdfunding a favore del cantiere della Domus Aurea risponde al decreto cultura voluto dal ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, con l’introduzione dell’ArtBonus, che prevede la deducibilità del 65% delle donazioni devolute per il restauro di beni culturali pubblici. Sky Arte HD, in accordo con Il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, ha realizzato uno spot di 30” che invita alla donazione a favore del Progetto Domus Aurea e che sarà presentato nell’incontro odierno. Lo spot sarà trasmesso dalla prossima settimana su Sky Arte HD e su tutti i canali a brand Sky della pay-tv. Sky Arte HD ha realizzato anche un documentario “Domus Aurea – Il sogno di Nerone” che promuove la conoscenza del monumento e del suo restauro, contribuendo così ulteriormente alla sensibilizzazione della campagna raccolta fondi e alla sua valorizzazione. Le donazioni saranno effettuabili attraverso il blog www.cantieredomusaurea.it, dove sono indicate le modalità e descritto il valore dei singoli lavori ai quali è possibile contribuire. Fonte: MiBACT
Aperta la mappa geolocalizzata dei professionisti dei Beni Culturali - Restauratori senza Frontiere (RSF) ha annunciato l’apertura della mappa geolocalizzata dei professionisti dei Beni Culturali. Chiunque voglia iscriversi per pubblicare il proprio profilo personale professionale, può farlo chiedendo l’iscrizione a Socio dell’Associazione, oppure registrandosi come Simpatizzante. Restauratori Senza Frontiere Italia è nata un anno fa per" dare valore al restauro italiano perché questo ancora oggi rappresenta un primato in Italia e nel mondo". "Attraverso il censimento delle professionalità italiane impegnate nella conservazione e restauro dei Beni Culturali, RSF ha dato vita al suo primo progetto autofinanziato. Pubblicando il tuo profilo in veste di Socio darai un primo contributo concreto al progetto e all’Associazione, portando contestualmente maggiore visibilità alla tua attività. In veste di Socio, RSF ti offre la possibilità di creare all’interno del Sito dell’Associazione, un archivio geolocalizzato, una vetrina nella quale delineare in maniera dettagliata le tue professioni, le tue specializzazioni e i lavori da te svolti, con la possibilità di inserire in area riservata, link, foto, proposte di progetti, segnalazioni e comunicazioni di tue iniziative ed eventi. In veste di Socio inoltre potrai partecipare in prima persona alle attività dell’Associazione. Pubblicando il tuo profilo in veste di Simpatizzante potrai comunque rendere visibile il tuo profilo di base, indicando nome e cognome, luogo di svolgimento della tua attività, professione/i con le relative indicazioni delle specializzazioni; darai quindi anche tu un primo contributo al progetto portando contestualmente maggiore visibilità alla tua attività. Questa vetrina potrà essere visualizzata da enti o/e istituzioni pubbliche e da privati che accedono all’archivio per la ricerca di professionisti da impiegare nei loro progetti. L'associazione ringrazia tutti coloro che hanno e stanno tutt'ora contribuendo con entusiasmo alla realizzazione di questo primo progetto. Siamo consapevoli - si legge nella notizia - che ciò rappresenti una base indispensabile per l'ottenimento di buoni risultati nelle numerose attività che ci attendono in futuro. La mappa è disponibile al link: http://www.restauratorisenzafrontiere.com/ archivo-dei-professionisti-impegnati-nellaconservazione/ Fonte: Restauratori Senza Frontiere Onlus
GUEST PAPER
A practical
treatment and conservation study for a
group of silver coins from
Dhamar
regional museum
by Mohamed M. Megahed
Yemen's earliest history, dating from the stone and bronze ages, has only recently been studied. Islam came to Yemen during the time of prophet Mohamed. The period of the first three orthodox caliphs was one of stability and steady growth of Islam in the Yemen, with the assumption of the caliphate by Ali ibn Abi-Talib in 656 A.D (35 A.H). A civil war broke out between his followers and those of Muawiyah, and Sana'a adhered to the Ali side. Muawiyah had to conquer Sana'a by force in order to establish Umayyad authority there. From there after Sana'a continued to be ruled by governors appointed by the caliph, first Umayyad (41- 132 A.H) and then, after transfer of the caliphate to Baghdad, Abbasid.
T
he Arab region, Levant and Egypt remained using gold and silver coins, which were prevalent before Islam as approved by the prophet (peace be upon him), and since El-caliph Omar ibn El-Khattab reign (20 A.H) appeared on the face of currency same Arabic inscriptions in Kufic script [1], especially on the face of silver dirhams, such as phrases of thankfull, No God but Allah, Mohamed is the messenger of Allah. After him, El-caliph Othman ibn Affan added song magnification (God is great) [2]. In fact the fundamental changes that have occurred for Islamic currency, occurred in the reign of the Umayyad caliph Abd al-Malik ibn Marwan (65- 86 A.H)(685-705A.D) [3], who caused a great revolution in the currency. He transferred the currency completely into Arabic, after it was written in Greek, Coptic and Pahlavi, and this happened after dispute erupted between him and the Roman emperor. So the currencies became a purely Islamic and didn’t have any pictures carved, as it was before, but it became phrases of Unification and Mohamedan’s message and Al-baslma [4]. The mission of Yemeni Antiquities Authority acting active archaeological excavations in the site of El-Banawa, Jahran District, Dhamar governorate, was active for three weeks (from 3/7/2002 to 1/8/2002). This site located south of Sana’a (capital of Yemen) about 70 Km, and to the north of Dhamar governorate about 30 Km, this site dated back to the Bronze age (1800 B.C), and the beginning of Sabaean period in Yemen. In the northern west part of the site appeared a new settlement during the Islamic period. The mission discovered the ruins of these settlement besides a lot of antiquities such as pottery, glass and metallic objects, specially the silver coins, which date back to Umayyad period (41- 132 A.H), as well as a range of other currencies due to a period of Al-imam Nasser bin Al- imam Al-Hady Yaha bin Al- Hussein from the beginning
of the fourth century A.H, and others date back to the reign of king Al-Kamal Ayoub (640 A.H). All these silver coins were handed to Dhamar regional museum in August 2002. Three groups of these coins (A, B,C) include thirty five coins, date back to Umayyad period (41- 132 A.H9 were selected for study. Precious noble metal objects are high value objects for their intrinsic nature and for the great and sophisticated skill used to produce them . In many cases these artifacts were used not only as Jewels or precious artistic items but also as currency, a medium of exchange and a form of saving there by a acquiring an historical, artistic and economic value [5]. The precious metal artifacts are characterized by a wide compositional nature and have been produced via different complex manufacturing techniques that have greatly influenced their chemical and metallurgical stability[6]. Metal corrosion is a process of chemical dissolution, cations migrate from the metal substrate and react with available anions to form the metal salts that constitute tarnish layers and corrosion crusts. The character and chemical makeup of the corrosion products depend on the nature of the substrate and environment to which it is exposed [7]. Tarnishing is due to the reaction between silver and hydrogen sulfide (H2S), carbonyl sulfide (OCS), or various other sulfurcontaining organic compounds in the atmosphere to form silver sulfide according to the following simplified overall reactions: 2Ag + H2S + ½ O2 Ag2S + H2O
2Ag + OCS Ag2S + CO
40 ArcheomaticA N°3 settembre 2014
Tecnologie per i Beni Culturali The rates of these reactions are strongly dependent on temperature, concentration, and relative humidity. In the case of sterling silver, the tarnish layer contains cuprous sulfide (Cu2S), which may be distributed in homogeneously depending upon the composition and distribution of the silver-copper phases in the alloy [8]. Furthermore, the Ag or Au based alloys can be characterized by different amount of impurities coming from the extractive or refining processes, which can influence the long-term mechanical and chemical properties [9]. The contact between silver and copper in the silver copper alloy coins has enhanced the corrosion phenomenon whose main agent is the chloride anion coming from the soil, this induces the formation of silver and Cu [I] chlorides that could give rise to the copper cyclic reaction that continues to corrode copper when exposed to oxygen and humidity, where there are two detected basic copper chlorides Atacamite and Paratacamite that are identical in chemical composition but differing in crystal form the second one is found as a powdery, light green secondary corrosion layer on the patina surface, while the first one Atacamite occurs as a sugary-looking coating of dark green glistering crystals [10]. Often this dark green crystalline Atacamite is altered to a paler green powdery product of paratacamite [11 ,12]. The soluble chlorides in the presence of copper or its salts in contact with silver as silver plated copper objects or as an alloy of the two metals will corrode silver severely resulting in occurrence of insoluble thick layer of silver chloride [13] . This study aims to: 4Identified the metallic composition of the coins, and explain its relation with the economic situation of that period. 4Investigate the nature of corrosion grown during the long-term burial and identify its products that will help us to understand the corrosive factors and the degradation mechanisms. 4Cleaning the group of coins from the superficial dirt and the corrosion products in order to discover as much as possible the surface topography, and to reveal the surfaces details . 4Establish them against further deterioration . 4Know the history of coins and place of mint.
41 The deteriorationâ&#x20AC;&#x2122;s aspects that these coins suffer from can be restricted in the following points: 4 Some coins suffer from a thin corrosion layer black and grey that partially disfigured them, as it is shown in figs. 1, 6. 4 Some coins miss parts and others lost their circular edges, as it is shown in Figs no, 1- 6 . 4 Same coins suffer from micro cracks , as it shown in Fig. 2. 4 Iron stains on some coins surfaces, as it is shown in Fig. 1.
Fig. 1 - The obverse of the group A (17 coins) before treatment.
Fig. 2 - The reverse of the group A (17 coins) before treatment.
To achieve that the selected groups of silver coins have been studied by using of Metallographic Microscopy, Scanning Electron Microscopy, X-Ray Diffraction and X-Ray Fluorescence. MATERIALS AND METHODS - Description and condition A big group of silver coins (35 coins) was discovered in Banawa excavation, season 2002, and now it is situated in Dhamar Regional Museum. These coins dates back to Umayyad period, exactly the reign of caliph Abd al-Malik ibn Marwan (65- 86 A.H) and his descendants till 106 A.H. It is purely Islamic currency, written in Arabic inscriptions such as phrases of Unification, Mohamedanâ&#x20AC;&#x2122;s message and Al-baslma. All these coins were minted in Waist, the coins are classified in three groups as the fallowing: 4 Group A, consists of 17 coins (6 coins date back to 95 A.H, 10 coins date back to 96 A.H and 1 coin dates back to 100 A.H, the diameter of the coins ranges from 2.5 - 2.6 cm and 1mm thick). 4 Group B consists of 8 coins (2 coins date back to 90 A.H, 2 coins date back to 94 A.H and 4 coins date back to 104 A.H, the diameter of the coins ranges from 2.6 - 2.8 cm and 1mm thick). 4 Group C consists of 10 coins (3 coins date back to 85 A.H, 2 coins date back to 95 A.H, 2 coins date back to 97 A.H, 1 coin dates back to 99 A.H and 2 coins date back to 100 A.H, the diameter of the coins ranges from 2.5 - 2.8 cm and 1mm thick).
Fig. 3 - The obverse of the group B ( 8 coins) before treatment.
Fig.4 - The reverse of the group B (8 coins) before treatment.
Fig. 5 - The obverse of the group C (10 coins) before treatment.
Fig. 6 - The reverse of the group C (10 coins) before treatment.
EXAMINATION AND ANALYSIS The visual appearance is not a dependable guide to tell us which metal or alloy this group of coins is made of, and because corrosion products are often the only available guide to the original elemental composition of an object, where metallic samples cannot be removed, and to its burial or corroding environments, so just analysis is the precise way to detect exactly the present corrosion products and to tell us from which metal or alloy these coins made of. The examination and analysis were carried out as the following. METALLOGRAPHIC MICROSCOPE EXAMINATION (ME) Metallographic examination for samples of the three groups of coins (A, B, C) were performed, as it is shown in (Figs. 7, 8, 9 ,10).
Fig.7 - ME for a sample from the group A, shows the micro crocks (50X).
Fig.8 - ME for a sample from the group B, micro cracks & pitting corrosion (150 X).
Fig.13 - SEM examination for a sample from the group no. C, suffers from pitting corrosion & distorted the surface (500X).
X-RAY DIFFRACTION ANALYSIS ( XRD): Three samples from the corrosion products of the three groups of coins (A, B ,C), and another sample from the soil were analyzed by using a Philips X-ray Diffractometer with Cu KÎą radiation. The aim of this analysis is identification the corrosion compounds in order to decide whether it is authentic, stable, and suited to certain kinds of conservation treatment. also the sample of soil help us to know the natural and composition of the burial environment and explain the relation between it and the coins corrosion products. This information can assist in choosing the best environment for coins in storage or in show-cases. The obtained diffractionscan given in figs 14,15, 16,17 and the identified compounds represented in table 1.
Fig.14 - XRD scan for the corrosion products of the first group (A).
Fig. 15 - XRD scan for the corrosion products of the second group (B). Fig.9 - ME for a sample from the group C, shows layers of lead in silver (150 X).
Fig.10 - ME for cross- section of silver coins shows the islands of lead in silver (150 X).
SCANNING ELECTRON MICROSCOPE EXAMINATION (SEM) Scanning Electron Microscope images (Figs 11, 12,13) showed that the more external uncovered spots.
Fig. 16 - XRD scan for the corrosion products of the third group (C).
Fig.11 - SEM examination for a sample Fig.12 - SEM examination for a sample ArcheomaticA N°3 settembre from the42 group A, suffers from micro from the group B, suffers from pitting cracks & Crevice corrosion (500X ). corrosion (100X) Fig. 17 - XRD scan for the corrosion products of the soil.
2014
Tecnologie per i Beni Culturali SAMPLES
COMPOUNDS
Major
Minor
Traces
-The group no. A
Silver Ag
-The group no .B
Silver Ag
-The group no. C
Silver Ag
-The Soil
Quartz SiO2 Orthoclase KAlSi3O8
Elements Samples -The group {A} -The group {B} -The group {C}
Ag% 86.72 87.75 86.43
Cu% 1.23 1.44 1.42
43
S n% 1.86 1.53 1.78
Domeykite As Cu3 Chlorargyrite Ag Cl
Sodium Oxide Na2O Tenorite Cu O Hematite Fe2O3
Lead Oxide Pb2O Silver Cyanide AgOCn Kaolinite Al2Si2O5(OH)4 Tin Oxide SnO2
Tenorite Cu O Piustite Fe O Sodium Oxide Na2O
Domeykite As Cu3 Calcite CaCo3 Atacamite Cu2(OH)3Cl Lead Oxide Pb2O
Malachite Cu2Co3(OH)2
Calcium Aluminum Oxide Sulfate Ca4Al6O12So4 Geothite Fe O OH
P b% 8.47 7.61 8.23
Fe%
M n% 1 .13 1.17
X-Ray Fluorescence is a non-destructive, powerful and easyto-use technique for the elemental analysis of a wide variety of materials, three small samples from the groups of coins were analyzed by this technique to determine its composition, by using : NITON/XL8138 ( USA), driven with software version 4.2E.The results are shown in the table 2. TREATMENT AND CONSERVATION The choice of method for cleaning depends on what is required from the object, what is made of, and what condition it is in. The mechanical cleaning of metals is preferred method for removing disfiguring corrosion, It allows more control and has less effect on the metal alloy. However, for coins where the main aim is to reveal as much detail as possible, treatments may be used that could not be justified for other metal objects. These include the judicious use of chemicals, the use of chemical treatments for coins is acceptable than the mechanical cleaning as these coins are often thin and brittle with surfaces that can be easily scratched or marked. Even very gentle pressure exerted during mechanical cleaning can damage them. The chemical treatment was chosen assisted by skilled mechanical cleaning, this helped us to reveal and discover the original surface topography. After searching in the previous studies (14,15), also tests were carried out to determine which chemical compound would be effective without damage the coins the least by varying the concentration and time of contact, it was found that aqueous 15% ammonium thiosulfate (NH4 S2O3) is the least damaging and fastest acting solution. The treatment procedures included the following steps: 4 The coins were treated locally by aqueous 15% ammonium thiosulfate for a short time, the corrosion products were removed mechanically with nylon soft brush. 4 Rinsing with distilled water. 4 Repeated washing in hot deionized water bathes with altering heating and cooling to ensure flushing capillaries to
Total % 0.59 0.50
100 100
Table 1 XRD analysis results of corrosion products of the coins and the soil.
Calcite CaCo3 Topazplite 3CaO.Fe2O3.3SiO2
Table 2 XRF analysis results of the coins.
remove any chemical residues. 4 Drying in repeated bathes of ether followed by drying in hot saw dust and mopped dry with soft , clean cloth 4 The coins were coated with 3% paraloid B-72 solution, dissolved in acetone (figs 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24).
Fig. 18 - The obverse of the group A (17 coins) after treatment.
Fig. 19 - The reverse of the group A (17 coins) after treatmen.
Fig. 24 - The obverse & reverse inscriptions of the coins after treatment. Fig. 20 - The obverse of the group B (8 coins) after treatment.
Fig. 21 - The reverse of the group B (8 coins) after treatment.
RESULTS AND DISCUSSION The Umayyad caliph Abd Al-Malik ibn Marwan minted purely Islamic dirhams 77 A.H, the pictures of sanctification fractional disappeared from it and transferred to Arabic literature, that was happened after dispute erupted between Al caliph Abd Al-Malik and the Roman emperor. We find on the face of dirham (Obverse), the message of unification in the center (No god but Allah alone with no partner, in the outer margin Al-baslma (name of god), then the place of mint(this dirham was minted in Waist or Damascus etc..), and the year of mint (year seventy seven). It is noticeable here that the direction of writings run counterclockwise. The back of dirham (Reverse) includes in center surat Al- sincerity (God is one, God Samad , didn’t generate or wasn’t born, into him wasn’t one). On the outer margin Mohamedan’s message (Mohamed is the messenger of Allah sent him with guidance and the religion of truth, even though the pagans may detest). The importance of study these currencies is due to the following reasons: 4 away for the exchange of trade and estimate the value of things in these distant time; 4 of the prevailing economic conditions at that time; identification of the most important manifestations of Islamic state; 4 tool to store purchasing power in these ages; 4 the currencies consider an important historical documents: it tells us the names of caliphs, sultans, rulers and governors, also they describe the dependency or the secession of the regions from the center of Islamic caliphate; 4 identification of the names of ancient cities and places of mint;
Fig. 22 - The obverse of the group C (10 coins) after treatment.
Fig. 23 - The reverse of the group C (10 coins) after treatment.
The chemical composition of the Silver coins is listed in table 2. Silver is the main component of all the coins, with a high amount of Lead ranges from (7.61% - 8.47%) and traces of Copper, Tin, Iron and Manganese. Lead whose occurrence is related to the silver extraction from Argenti ferrous lead ores. By studying the structure and constitution of the grains and phases of these coins, an understanding not only of the properties of a particular metal but also the history of its manufacture may result. For instance, the metallographic investigation serves in revealing the nature of ancient technology of the objects, the manufacture process consisted of hammering between an immobile and a mobile die of a heated silver alloy blank to make its figures and inscriptions. ME and SEM examinations (figs.7, 8, 11) show a lot of micro cracks disperse in the metal, as a result of this technique. Metallographic examination of Silver coins shows the separation of Silver and Lead with the formation of Lead islands scattered in the Silver, it is a common feature of Silver or Copper alloys due to the non-solubility of Lead in Silver, also the structure appears elongated and flattened as a consequence of the mintage process (figs. 7, 9). As a consequence of the joining of different metals, the behavior and the rate of corrosion are remarkably influenced by the intimate contact between metals with different electrochemical potential , this contact induces the more reactive and less noble metal to become anodic in a couple
44 ArcheomaticA N°3 settembre 2014
Tecnologie per i Beni Culturali strongly conductive to corrosion. The amount of current which flows and therefore, the extent of corrosion depends on many variables, among which are the chemical-physical parameters of the burial context, the difference in potential of the two metals, the presence and nature of the electrolyte and the micro chemical structure of the alloy. As clearly shown by the above reported results, the contact between silver and lead in coins has enhanced the corrosion phenomenon whose main agent is the chloride anion coming from the soil. Metallographic and Scanning Electron Microscope examinations on the damaged areas of the surface show the presence of chlorine as an aggressive agent as well as giving evidence of the some soil constituents Cl , Mg , Al , Si , Fe , Ca and degradation products. In addition ME , SEM and XRD results show the occurrence of selective localized or general chlorine corrosion phenomena are induced also by the separation of the coins constituents, which creates reactive electrochemical areas. XRD analysis show that the composition of the coins corrosion product encrustations is Chlorargyrite and a small amount of Lead Oxide, Domeykite, Silver Cyanide, Kaolinite, Calcite Geothite and traces of Sodium Oxide, Tenorite, Piustite and Topazplite. Chlorargyrite is the most familiar alteration products of Silver during burial in salty archaeological soils, the presence of it in Corrosion products indicates that the soil where the coins were buried was an aerobic soil and has a high level of soluble salts especially chloride salts. We can thus deduce that Silver Chloride has been formed during the long-term archaeological burial and generating Chlorargyrite compound . XRD analysis of a sample from the soil (fig. 17 & tab.1), where is the coins were discovered, show the presence of Quartz, Orthoclase, Geothite and traces of Calcite CaCO3. The presence of Quartez as a major compound in the soil played an important role in their severe corrosion, this soil which is porous and changed from Sub-saturation to saturation with water, had different salt ions, specially the dangerous chlorine ion, this circulation of saline water in the soil had a serious effect on the coins. Calcite is an identified compound , which is most probably formed by the reaction of soluble calcium bicarbonate with hydroxide ions produced in the Cathodic reduction of Oxygen: thus the soil where these coins buried was a calcareous aerobic soil [16]. Such soil usually has high carbon dioxide and may be chemically very aggressive because the carbon dioxide may react with water to form carbonic acid, which may attack metals directly and prevent the formation of a protective film on the metal surface. A calcareous soil may also act in a quite benign, however, especially if carbon dioxide and water produce the soluble calBibliography 1 - Suyooti , The history of caliphs from the orthodox caliphate to year 903 A.H , Cairo 2004, p.237. 2 - Ibn El – Ether , The full in history ,vol.4, Beirut 1965, p.416. 3 - Suyooti , Op. Cit., p.237. 4 - Al-Aizry, F., The civilization of Yemeni people in the reign of Umayyad state from 41- 132 A.H , Master thesis, faculty of Arts, Dhamar University, Yemen 2010, pp.47- 49. 5 - Ingo, G. M., et al., Combined use of SEM - EDS , OM and XRD for the characterization of corrosion products grown on silver Roman coins, Materials science & processing, Applied physics A 83, published online 21 March 2006, pp.493- 497. 6 - Scott, D. A., Metallography and Microstructure of Ancient and Historic Metals, The Getty Conservation Institute, CA , USA, 1991. 7 - Annemie, A. , Non-destructive analysis and testing of museum objects: An over view of 5 years of research, spectrochimica Acta, part B 6 , 2005, pp.1503-1516. 8 - Glenn, W. , Susan, L. M., et al., A comparative study of silver cleaning abrasive, JAIC, Vol. 29, no.1, Article 2, 1990, pp. 13 - 31. 9 - Scott, D. A., Op .Cit. , 1991. 10 - Scott, D. A., Copper and Bronze in Art, Corrosion, Colorants, Conservation, Getty Conservation Institute, Los Angeles, USA, 2002. p.124. 11- Gettens, R. J., Mineral alteration Products on Ancient Metal Objects, Recent Advances in Conservation, Butterworth, London, 1963, p.89. 12 - Frondel, C., On Paratacamite and Some Related Cop.er Chlorides, Miner. Mag., 29,1950, pp.31-33. 13 - Stambolov, T. , The Corrosion and Conservation of Metallic Antiquities and Work of Arts, Central Research Laboratory for Objects of Art and Science, Amsterdam, 1986, p.157. 14 - Donna, K. S., Treatment of A silver Dragon for the removal of Silver cyanide and chalconatronite, American Institute for Conservation of Historic and Artistic Works, 1986. 15 - Mohamed, M. M., & Mohamed, A. M. , Treatment and Conservation of A group Roman coins discovered in Tell – Basta , Egypt " processed in 4th international congers on science and technology for the safe guard of cultural heritage in Mediterranean basin , Cairo ( Egypt ) , 6th – 8th December 2009 . 16 - North, N.A., and Macleod, I. D., Corrosion of Metals, in Conservation of Marine Archaeological Objects, edited by C. Pearson, Butterworth, London, 1987. 17 - Scott, D. A., Op. Cit., 2002, p.124.
45 cium bicarbonate [17], this may act to protect the objects from corrosion. Also Calcite (CaCo3) is found as a minor compound in XRD results of the corrosion products from the group C (fig. 16 & tab.1), it is indicated the strong relationship between the corrosion compositions and the soil compositions. XRD analysis for a corrosion products of the second group of coins (number B) declared the existence of silver cyanide (fig. 15 & tab. 1). It is an unusual corrosion product to be found , XRay diffraction analysis was generously performed for a sample from the soil to determine why the product developed on the object, also research was carried out on the previous studies to determine the true reasons for that [14], all the previous studies didn’t give us a logical explain for the existence of cyanide match with our case , also XRD analysis results of the soil sample didn’t show any trace for cyanide in that soil. So the reasonable explain for that , probably it came from the extraction of silver from Argenti ferrous lead ores or using Sodium or potassium Cyanide in extractive and refining processes. CONCLUSION As most studies rely on the most effective recovery of the surface topography of the coin, and other considerations such as composition, metallurgy, surface treatment and sometimes authenticity determination, treatments may be used that could not be justified for other metal objects, these include the judicious use of chemicals accompanying with gentle mechanical cleaning with caution. It is difficult to define the ideal system for cleaning all silver objects. A more intricate or irregularly tarnished object may require a combination of techniques to remove the tarnish. For health reasons close examination should give to all silver objects before any conservation treatments commence, particularly if the treatments involve acids. Silver cyanide (Ag CN) is an extremely poisonous , any treatment involving acid in contact with silver cyanide could prove fatal. Therefore, any whitish-gray or black powdery wart shaped product found on historical silver objects should be handled with caution before conservation treatment is begun. All treatments should be carried out wearing gloves in a fume hood, and any corrosion dust should be disposed of properly. At the end, proper storage is recommended as it is important in preventing further corrosion. The coins should be stored in an area with as low a humidity as possible and packed in an airtight container with silica gel. And it is necessary to keep them away from possible sources of organic acids. Handling should also be kept to a minimum and preferably done with cotton gloves. Abstract
A big group of silver coins (35 coins) was discovered in Banawa excavation , Dhamar , season 2002, and now it is situated in Dhamar Regional Museum ,Yemen. They were covered with a thin grey and black corrosion layers that disfigured them and hid their figures and inscriptions , also Some coins miss parts and others lost their circular.The aims of this work are identified the metallic composition of the coins , investigate the nature of corrosion grown during the long-term burial and identify its products that will help us to understand the corrosive factors and the degradation mechanisms , cleaning the group of coins from the superficial dirt and the corrosion products in order to discover as much as possible the surface topography, and to reveal the surfaces details , finally to establish them against further deterioration .To achieve that samples from the coins were examined by Metallographic Microscope {ME} , Scanning Electron Microscope {SEM}, the corrosion products were analyzed by X-ray diffraction{XRD} , and X-ray fluorescence { XRF} was used to determine the coins metallic constituents. Chemical cleaning was chosen for treating the coins and they were isolated to preserve them against further attack. After treatment and conservation, the coins figures and inscriptions that could be identified showed that this group of coins dates back to Umayyad period , exactly the reign of caliph Abd al-Malik ibn Marwan{ 65- 86 A.H}{685-705A.D} and his descendants till 106 A.H.
Keywords
Umayyad caliphate; Islamic current ; Yemen; Silver coins; XRD analysis; SEM examination; XRF analysis; Treatment and Conservation
Authors
Mohamed M. Megahed Conservation Department, Faculty of Archaeology, Fayoum University, Egypt falconm_72@yahoo.com
GUEST PAPER
VIRTUAL ARCHAEOLOGICAL ENVIRONMENTS GENERATED IN AVAYALIVE ENGAGE A. Joe Rigby, Mark Melaney and Ken Rigby
MellaniuM is leveraging AVAYALIVE ENGAGE to be capable of developing immersive virtual environments by importing all 3D file formats with photorealistic textures generated both by photogrammetry and laser scanned items and monuments for archaeological and educational use.
A
rchaeology would be well served by a software application that could faithfully render interpretations of reproductions of buildings, artefacts and photorealistic art and import them into a multi-participant environment. Published literature extols the potential value of creating virtual spaces containing archaeological experiences for educational and /or archival purposes and even the publishing of the results of novel future excavations. Indeed, it would have to be admitted that reading, studying maps and schematic drawings about such monumentally extensive cities as Rome in 130 AD could not be compared to being able to walk around the city in a virtual reproduction. In fact the entire city of Rome was modelled in plaster in minute detail during the years 1937 to 1972 which by any stretch of the imagination was a monumental task but still falls short of giving the feeling of “being there” Now it is time to seriously consider the modern day possibility of using the existing 3D virtual platforms available to generate interpretations of the major constructs of the ancient civilizations. There have been papers published comparing the relative merits of these platforms and their capability of rendering with sufficient fidelity the architectural detail and photorealism necessary to produce an acceptable environment. These publications have indicated that the UNREAL gaming engine does have some attributes which could potentially fulfill some of the requirements of a platform worthy to create 3D virtual spaces within which up to 32 individuals could simultaneously experience high resolution objects and photorealistic art reproduction. In fact the UNREAL 2.5 variant has improved shading, light sourcing, high resolution pixel texturing and 2D graphics capability. Architectural applications have also been around for many years, finding in game editing a way to quickly visualize real estate developments and prospective designs with a low cost pre-construction interactive space. A number of projects have used the Unreal Engine for other architectural scenarios to: promote estate buildings and educational research1-4; exhibit a protected natural park and help raise environmental awareness5. Researchers at the University of Auckland, New Zealand, use the Torque6 game engine to
create a Collaborative Virtual Environment (CVE) to support architectural education. Through the CVE users can interact and share data in a common environment and concurrently explore shared architectural projects. The AERIA project (2003) attempted to create archaeological reconstructions without the use of expensive CAD software. The authors7-9 used the Quake 2, HalfLife and Morrowind engines to reconstruct the palace of Nestor in Pylos and the throne of Apollo, respectively. They recognize that game engines have come ‘of age’ and offer a low cost but powerful tool for heritage visualisation Jeffrey Jacobson10 has created a set of modifications for the Unreal engine that allows visualisation in a customised CAVE environment incorporating multi-screen displays. These customisations make the creation of a low-cost CAVE possible thus enabling VR applications that would require an immersive setting to also use the extensive features of a game engine. Maria Sifniotis11 has compiled an excellent summary of the game engines and their strengths and weaknesses. The key to effective virtual realism, especially for fields like archaeology, is the creation of an environment so well conceived interpretively that the user becomes emotionally involved in the content of the simulation. Users obviously desire to experience a design that has been created in terms of lighting effects, finishes, surface textures, layout and construction details which will lend itself to a complete suspension of disbelief.12 THE UTILIZATION OF THE AVAYALIVE ENGAGE IN THE ARCHEOLOGICAL FIELD The Unreal engine has been promoted in the past as a complete solution for the accurate rendering of architectural and archaeological reconstructions. However until the advent of the UNREAL engine version 2.5 and the wide acceptance of hardware 3D graphical acceleration video cards and DIRECTX 8.0 it was highly impractical to produce virtual buildings and accessory items with high polygon static meshes and photorealistic textures and 2D graphics which were not subject to debilitating pixellation on close inspection.
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Tecnologie per i Beni Culturali
47 In effect since Unreal can handle up to 60,000 polygons in one modelled item and there is an indefinite limit to the size of the assembled unit even with a fully textured and lit surface the engine can therefore handle enormous spaces suitable for generating immersive archaeological scenarios.
Fig. 1 - Entrance to the Temple of Horus at Edfu.
The UNREAL engine provides “a complete robust solution that has withstood the tough test of time of real-world game development”. The UnrealEd level editor is integrated with the rendering engine and along with the extensible C++ core, its powerful UnrealScript high-level scripting interface, visual editing of avatars and surface textures with the virtual world. In combination with MellaniuM’s adaptation of a “bridge between CAD and Unreal” using high polygon modelling in addition to the use of the application of scaled high resolution textures the stage is now set for inclusive, world building package that matches the more expensive and sophisticated CAD software. As mentioned already one of the Unreal engine’s most potent features is the integration with the UnrealEd level editor. UnrealEd is a realtime design tool, optimized for building real-time 3D environments. It is fully integrated with Unreal’s rendering engine, offering a WYSIWYG camera view and immediate display of all lighting, texture placement and geometry operations. UnrealEd also offers single-click playability: even in the midst of the design process, the designer can launch the viewer and walk around their created environment in real-time. After the creation of the 3D models photo-realistic textures up to 2048x2048 pixels in size can be applied to surfaces to enhance the perceived detail of the object. This capability combined with detailed textured mapping allows for detailed effects of decorated walls and objects such as trees.
Fig. 2 - Inner Courtyard at the door to the Hypostyle Hall.
AVAYALIVE ENGAGE VIRTUAL ENVIRONMENT PLATFORM One of the obvious potential applications for AVAYALIVE ENGAGE 13 is not only as an advanced presentational tool for archaeology in education, but also as a archival tool for any new excavations. AVAYALIVE ENGAGE is an online, immersive collaboration environment that lets you communicate with others as though you were face to-face. AVAYALIVE ENGAGE runs on the UNREAL 2.5 gaming engine and is embedded as a browser plug-in that integrates with your local network, security and business software tools. Knowledge flows freely-from instructor to students, peer to peer, coach to team-all while presentations and materials display. MellaniuM is leveraging this 3D virtual environment platform to be capable of both importing all 3D file formats with photorealistic textures generated both by photogrammetry and laser scanned items and monuments for engineering, archaeological and educational use. Jeffrey Jacobson has been working for several years on VR applications using the extensive features of the UNREAL game engine. His thesis and an UNREAL environment of the Temple of Horus, now being used in the Carnegie-Mellon museum, is available on the PublicVR website. However it has to be accepted that the key to effective virtual realism, especially for fields like archaeology, is the creation of an environment so well conceived interpretively that the user becomes emotionally involved in the content of the simulation. Users obviously desire to experience a design that has been created in terms of lighting effects, finishes, surface textures, layout and construction details which will lend itself to a complete suspension of disbelief. The MellaniuM application allows for the importation of high polygon models and rich textures that are being used now in the Temple of Horus complex to create the realism necessary for a true reduction of cognitive friction and the subtle transcendence to a believable immersion. In addition comprehensive descriptive metadata relating to the original source, age, design and existing knowledge on associated artifacts can be connected effectively to any 3D item in the environment. By introducing small unobtrusive portal icons within the 3D models, which can be approached on the screen the participant will automatically be directed to URL or local links (web pages and movies) with pertinent information to the item. This type of semantic interactivity is vital to produce an environment that will encompass both a truly informative and a sensory experience resulting in an academically accurate and effective educational space. It is entirely possible with one URL web link click to enter along with up to 50 others to explore and learn about the fascinating details of the Temple Complex. For a demonstration of the Temple of Horus go to http://wa692. avayalive.com
THE DENOUMENT Existing models of extensive high polygon models developed in 3D STUDIO MAX or generated by photogrammetry or 3D laser scanning. can be readily modified and imported into the AVAYALIVE ENGAGE platform using the MellaniuM application to generate dimensionally scaled and high resolution textured environments. These environments are interactive and up to 32 participants can enter the virtual archaeological spaces by a simple click of one URL address. The ability to create immersive, interactive virtual environments coupled with the technology to present and collaborate from anywhere on the Internet affords the MellaniuM application significant potential as an educational and archival tool. Fig. 3 - Inside the Throne Room of the Temple of Horus.
Bibliography 1) Business Week: Unreal Architecture http://www.businessweek. com/innovate/content/dec2007/id20071221_129534.html 2) Miliano, V. (1999), ‘Unrealty: Application of a 3D Game Engine to Enhance the Design, Visualisation and Presentation of Commercial Real Estate’, Proceedings of VSMM’99 5th International Conference on Virtual Systems and Multimedia, Dundee, Scotland, U.K, September 3) Calef, C., Vilbrandt ,C., Goodwin, J., (2002), ‘Making it Realtime: Exploring the Use of Optimized Realtime Environments for Historical Simulation and Education’, Proceedings of the International Conference on Museums and the Web, Bearman, D. (ed.) 4) Ancient Architecture in Virtual Reality “Does Visual Immersion Really Aid Learning?” Jeffrey Jacobson, PhD University of Pittsburgh, 2008 http://publicvr.org/publications/Jacobson2008.pdf 5) DeLeon, V. and Berry, R. (1998), ‘Virtual Florida Everglades’, Proceedings of VSMM Virtual Systems and Multimedia 6) 6.. Champion, E. (2002). ‘Cultural Engagement in Virtual Heritage Environments with Inbuilt Interactive Evaluation Mechanisms’, Proceedings of Presence. 7) Anderson, M. (2003), ‘Computer Games and Archaeological Reconstruction: The low cost VR ,Proceedings of CAA Computer Applications in Archaeology 8) Moloney, J. and Amor, R. (2003), ‘StringCVE: Advances in a Game Engine-based Collaborative Virtual Environment for Architectural Design’, Proceedings of CONVR 2003 Conference on Construction Applications of Virtual Reality, Blacksburg, USA, September 9) Meister, M. and Boss, M. (2003), ‘On Using State of the Art Computer Games Engines to Visualize Archaeological Structures in Interactive Teaching and Research’, Proceedings of CAA Computer Applications in Archaeology 10) Jacobson, J. and Lewis, M. (2005), ‘Game Engine Virtual Reality with CAVEUT’, Computer, Vol. 38, pp. 79-82 11) 3D Visa Bulletin, Sept 2007 Featured 3D Method: 3D Visualisation using Game Platforms Maria Sifniotis University of Sussex, UK http:// www.3dvisa.cch.kcl.ac.uk/paper_sifniotis1.html 12) “Issues involved in Real-Time Rendering of Virtual Environments” Priya Malhotra Thesis for the requirement of a Master of Science in Architecture July19, 2002, College of Architecture and Urban Studies Blacksburg, Virginia 13) “Accuracy in Virtual Worlds: Interactive 3D Modelling of Refractory Linings of Copper Smelters” Rigby A.J., Rigby.K. and Melaney M., IEEE Internet Computing Sept/Oct 2011
Abstract
Realistically rendered and textured virtual spaces can be created in the AVAYALIVE ENGAGE platform by importing high polygon models and scaled accurately reproduced textures. In addition MellaniuM has successfully developed an application for utilizing all the archaeological virtual assets developed in 3D Studio Max or generated over the past several years using photogrammetry and laser scanning. It is possible therefore to create interactive environments of archaeological significance that can be accessed through the Internet and available to up to 40 participants.
Keywords
Interactive; AVAYALIVE ENGAGE; virtual reconstruction; Temple of Horus; CAD modeling; game engine; photogrammetry; 3D laser scanning
Authors
A. Joe Rigby joe.rigby@sympatico.ca
Mark Melaney mmellanium@hotmail.com
Ken Rigby tele3world@hotmail.co.uk
MellaniuM Ltd, Preston, Lancashire, UK PR3 3BN
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Tecnologie per i Beni Culturali Tecnologie per i Beni Culturali
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ra i principali vantaggi del software libero e open source rispetto al software proprietario c'è la possibilità di agire sul codice sorgente per poterlo modificare e adattare alle proprie esigenze e la possibilità di condividere le proprie modifiche con tutti gli utenti. Nel campo dei Beni Culturali uno degli esempi più calzanti di questa filosofia di lavoro e pyArchInit, un plugin di Quantum GIS sviluppato in phyton e pensato appositamente per la gestione di dati provenienti da scavi archeologici (http://pyarchinit.blogspot.it/). Il principale sviluppatore è l'archeologo Luca Mandolesi, l'abbiamo incontrato e gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscere meglio il progetto.
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OPEN SOURCE
multivariata. Colonne portanti del team ora sono Roberto Montagnetti e Paolo Rosati, per il web Tommaso Saccone, per l'antropologia fisica ringraziamo Simona Gugnali e Valeria Casicci, Alessandra Peroni è stata coinvolta per le parti di ricerca storica, Michele Zappitelli e Davide Finizio si Fig. 2 - La scheda tafonomica per la gestione dello scavo di una necropoli. occupano di topografia, mentre Lisa Afeltra e Francesco Cini hanno contribuito allo sviluppo Creiamo oppure perfezioniamo le schede che Come è nata l'idea? e alla divulgazione di pyArchInit presso un'econtengono i dati rilevati sul campo (Siti, US, Quando lavoravo per il Dipartimento di Archequipe Americana. Periodi, Strutture, Materiali rinvenuti, Camologia dell'Università di Siena occupandomi pioni, UT); correlate alle schede possono esdi realizzare sistemi di gestione di basi dati Hai dei dati sull'utilizzo del plugin? servi uno o più layer informativi che grazie ad (DBMS) di vario genere, mi accorsi che singoli Da quando abbiamo potuto auto approvarci le un GeoDatabase mantengono il collegamento gruppi di lavoro utilizzavano medesime catemodifiche e quindi rilasciare le versioni con i con i dati alfanumerici delle schede. In sogorie di schedatura sfruttando però lemmi difbug corretti in maniera più veloce, in circa un stanza è possibile trasformare qualsiasi ricerca ferenti per indicarne gli oggetti schedati. In più anno abbiamo registrato oltre 1000 download letterale nelle schede in piante composite e vi era il limite dei software - al tempo molto dal repo ufficiale di QGIS, senza considerare i query di tipo spaziale in dataset alfanumerici. più marcato di oggi -: si usavano per gli stessi download dal repo di sviluppo su Github dei Per la parte di stratigrafia abbiamo aggiunto scopi programmi differenti e a volte incompatiquali non è possibile disporre dei dati. delle routine di controllo sull'immissione dei bili tra loro, oppure destinati a solo un sistema dati, per la realizzazione di un grafo stratioperativo, che necessitavano di essere instalgrafico interattivo in grado di dilati su numerose macchine con forti oneri ecosegnare le US sul GIS, un sistema nomici per l'ente. La domanda venne da sola: di navigazione attraverso la periocome posso avere un unico ambiente di lavoro, dizzazione relativa in base ai rapreplicabile all'infinito, che allinei i linguaggi dei porti stratigrafici, possibilità di rericercatori per abbattere i tempi di sviluppo e alizzare piante composite in base possa farmi gestire in un'unica soluzione: dati a pressoché infinite modalità di alfanumerici, basi cartografiche e informazioni analisi, esportazioni centralizzate multimediali? E da lì è partito il tutto. dei report in PDF per abbattere i tempi. Un esempio pratico: su di pyArchInit è ormai da qualche mese nel reposiuno scavo dove la Soprintendenza tory ufficiale di QGIS, è stato difficile raggiunrichieda i singoli overlay delle US gere questo risultato? tutte a 1:20 e con picchetti per il pyArchInit in realtà è da molti anni nel repo ufriallineamento delle piante, siamo ficiale di QGIS, ciò che è cambiato è il fatto di Fig. 3 - Schede US e piante di scavo. passati da una previsione di lavoro essere stato abilitato all'auto approvazione del di circa 15 giorni a 25 minuti di laprodotto, una grande responsabilità, ma anvoro di pyArchInit che in autonomia che un grandissimo onore che ripaga degli anni Per il futuro cosa hai in mente? ha disegnato le singole piante permettendoci passati a scrivere codice e a interagire con le Ci puoi anticipare quali novità ci aspettano? intanto di fare altri lavori; non male direi! community di QGIS, Python, GFOSS.it, ecc. Il progetto che mi sta più a cuore è lo sviluppo che noi di adArte snc di Rimini stiamo dedicanIn quanti siete a curarne lo sviluppo? Quali sono le principali funzioni del plugin? do alla costruzione e perfezionamento di pyArUn progetto open source si compone di tanti Il plugin è pensato per gestire dati alfanumerichInit: abbiamo un database con 7 anni di dati, attori, da chi suggerisce idee per lo sviluppo, a ci e cartografici in un'unica soluzione, mantestratigrafia, materiali, piante di fase, ecc., già chi lo usa e testa passando per quelli che scrinendoli collegati e fruibili attraverso apposite pronto per essere proiettato in rete e che con vono il codice. Al momento tra developpers e routine che riproducono le principali operaziouna semplice interfaccia web potrebbe divenutenti siamo una community di circa 20 personi dell'archeologo. tare una miniera per i ricercatori e gli enti di ne più o meno attive su vari fronti. In particotutela. Spero nel futuro che il MIBACT riesca ad lare a scrivere il codice siamo indicare modalità e licenze per liberare i dati in due. Io mi occupo soprattutche quotidianamente andiamo a immagazzinato di sviluppare la parte per re nel nostro server. Da un punto di vista dell'el'archeologia preventiva e di voluzione del plugin punteremo a creare una emergenza, grazie al supporto associazione intorno a pyArchInit che lavori della mia ditta la adArte snc di costantemente allo sviluppo di nuove funzioRimini che ha deciso di applini: potenzieremo la parte multimediale che al care pyArchInit su tutti i propri momento è rimasta un po' indietro e speriamo cantieri fin dal 2006. Il dott. anche in una versione webGIS fruibile dalla Enzo Cocca, dell'Università derete per tutti gli Studi di Napoli L'Orientale, sviluppa gli ambiti legati alla A cura di Giulio Bigliardi e Sara Cappelli ricerca del mondo universita(Progetto Open Téchne) rio con un occhio particolare Fig. 1 - Integrazione tra dati raster, in questo caso una ortofoto, all'applicazione della statistica e dati vettoriali.
EVENTI
30 OTTOBRE - 2 NOVEMBRE 2014 Paestum XVII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico www.bmta.it
20 -21 NOVEMBRE 2014 Faenza VII Workshop Mosaico: archeometria, tecnologia e conservazione www.istec.cnr.it
3 - 5 NOVEMBRE 2014 Vienna Cultural Heritage and New Technologies 2014 - CHNT19 www.chnt.at
21 - 23 NOVEMBRE 2014 Venezia Cult Venezie - Salone Europeo della Cultura delle Venezie http://veneziecult. veneziepost.it/
3 - 8 NOVEMBRE 2014 Limassol International Conference on Cultural Heritage EUROMED 2014 www.euromed2014.eu 5 - 7 NOVEMBRE 2014 Boston 11th Infrared and Raman Users Group Conference www.irug.org 13 - 15 NOVEMBRE 2014 Firenze Salone dell'Arte e del Restauro di Firenze www.salonerestaurofirenze.org
11 - 12 DICEMBRE 2014 Napoli V Convegno Diagnosis of Cultural Heritage www.diagnosisculturalheritage.com 12 - 13 DICEMBRE 2014 Varie sedi in Italia Prima Rassegna nazionale di Archeometria - Arte è Scienza www.associazioneaiar.com/wp/ eventi/arte-e-scienza/
S.T.Art
Diagnostica per Arte, Territorio e Ambienti
Test
14 - 17 DICEMBRE 2014 Roma CMA4CH 2014 - Employ the Multivariate Analysis and Chemometrics in Cultural Heritage and Environment Fields www.cma4ch.org 3-5 FEBBRAIO 2015 Parigi Sime Sitem XIX Salon International des Musées et des Lieux de Culture www.museumexperts.com 25 - 27 FEBBRAIO 2015 Avila 3D ARCH 2015 - 3D Virtual Reconstruction and Visualization of Complex Architectures www.3d-arch.org
19 - 21 MARZO 2015 Palermo Biologia e Archeobiologia: dalla Conoscenza alla Conservazione Preventiva www.associazioneaiar.com 30 MARZO - 3 APRILE 2015 Siena CAA 2015 - Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology (CAA) http://caaconference.org 27 - 30 APRILE 2015 Catania TECHNART 2015: Tecniche non distruttive e microanalitiche nell'arte e nei beni culturali http://technart2015.lns.infn.it
Technology and services for art and environment diagnostics
Our services Imaging and Scanning IR reflectography False Colour IR imaging UV Fluorescence imaging; XRF analysis and mapping IR Termography Ultrasonic testing GPR surveys Microclimate
S.T.ART-TEST DI S. SCHIAVONE & C. S.A.S.
info@start-test.it, www. start-test.it
ECOX di M. ALBERGHINA & C. S.A.S.
ecoxdiagnostica@gmail.com, www.ecoxdiagnostica.it
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Art division 36077 Altavilla Vicentina (VI) - Via Vicenza, 232
Trasporto in ALTA SICUREZZA Il rientro di un’opera da un’esposizione non è sempre di pura e semplice gioia per chi di quell’opera ne è responsabile. Il conservatore osserva, le reali condizioni di salute dell’opera prestata, per quanto celate esse siano …
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Nel trasporto delle opere d’arte è necessario fornire il più corretto e adeguato imballo delle stesse. Grazie ad un approfondito studio scientifico, UNOCAD realizza dei gusci protettivi in EPS per l’imballo di strutture fragili finalizzati al trasporto in alta sicurezza di sculture in gesso, legno, marmo, etc.