rivista trimestrale, Anno II - Numero 3
settembre 2011 s
ArcheomaticA Tecnologie per i Beni Culturali
CARAVAGGIO
OLTRE IL VISIBILE IL MONITORAGGIO DEI SITI UNESCO LASER SCANNER DALLA TEORIA ALLA PRATICA TRACCE DI OSSIDIANE E ANTICHE ROTTE COMMERCIALI IL PRESENTE E FUTURO DEI LABORATORI ENEA
EDITORIALE
INDISPONIBILITÀ
DEI DATI:
POTERE O CONOSCENZA?
Si discute molto di open data, ovvero di informazioni aperte, accessibili senza restrizioni a tutti, fruibili e riutilizzabili liberamente e legittimamente da chiunque. Tutti si dicono d'accordo. La tecnologia che serve ed ha permesso l'abbattimento di molte barriere c'è. Le raccolte dei dati, soprattutto quelle delle pubbliche amministrazioni, delle università e degli istituti scientifici e di ricerca, costruite con fondi pubblici, ci sono. I formati aperti, gli standard, gli strumenti semantici che renderebbero possibile integrarle sono stati da tempo elaborati.E così pure sono stati formalizzati adeguati contratti di licenza finalizzati alla loro liberazione e valorizzazione. La richiesta di dati, la voglia di cooperare e di fare ricerca della comunità della conoscenza che si autorganizza, poi non mancano davvero. Non da ultimo si stanno accumulando, insieme a riflessioni epistemologiche e teoriche sull'accesso e l'uso delle informazioni, norme e, ahinoi, organismi preposti alla loro applicazione, con apparati burocratici che si vanno irrobustendo. Purtroppo quelli che mancano ancora sono, neanche a dirlo, proprio i contenuti digitali: testi, dati, immagini. Quelli rimangono chiusi, si centellinano con prudenza come agli ammalati i farmaci. Nell’universo mondo c’è Google books, Gallica e tanti altri ma quanti sono i libri realmente messi in rete dalle biblioteche italiane? E la produzione scientifica del CNR? È così difficile nel 2011 renderla effettivamente disponibile? In questo orizzonte di penuria paiono eventi enormi, iniziative epocali, pure encomiabili e comunque straordinarie, come quella della Regione Piemonte di rendere disponibili i dati vettoriali e raster della propria Carta Tecnica Regionale per il download, con licenza open standard CC-BY 2.5 (con solo obbligo di citare la fonte) o quella con cui la città di Torino sta censendo il patrimonio monumentale e artistico cittadino, attraverso un lavoro sistematico di ricognizione, ricerca, monitoraggio e comunicazione, rendendolo disponibile al pubblico attraverso una fruizione innovativa che utilizza i nuovi strumenti di comunicazione portatile. Purtroppo i dati mancano perché le organizzazioni pubbliche che li detengono o potrebbero detenerli, se solamente dedicassero una piccola parte delle loro risorse e del loro personale alla digitalizzazione dei documenti cartacei, sono refrattarie nelle loro articolazioni burocratiche a concederne l'accesso senza restrizioni e gratuitamente. Ogni scusante è richiamata, si invoca la protezione dei dati personali, i diritti di proprietà intellettuale, la necessità di una valorizzazione economica che crei immediato ristorno di quanto lo stato investe per la produzione dei dati. Eppure Archeomatica, la cui attività, ancora più di quella di amministrazioni pubbliche, dipende in maniera diretta esclusivamente dagli abbonamenti e dalla pubblicità, consente da sempre l’accesso diretto gratuito in versione elettronica ai propri numeri di archivio. In realtà il problema è sempre la vecchia storia del rapporto tra potere e conoscenza, dell'appropriazione proprietaria di quello che è in realtà un bene comune indivisibile, ovvero la conoscenza risultato dell'interazione di tutti gli esseri umani fra loro. Chi scrive ha sperimentato in questi mesi nel corso di una prospezione archeologica intensiva quanto sia difficile, per non dire impossibile, accedere ai dati, non solamente digitali, che possono essere di interesse per la ricerca raccolti nel tempo dalle pubbliche amministrazioni - con risorse pubbliche dobbiamo sempre rimarcarlo - in un dato territorio e, quando disponibili, che costi abbiano. Dati che attengono non solamente all’archeologia ed al patrimonio culturale ma a molteplici ambiti disciplinari come è nella natura di una realtà come quella territoriale le matrici della cui complessità si dislocano su più dimensioni. Mentre proprio il territorio potrebbe essere l’ambito nel quale la ricerca potrebbe fare rete in maniera straordinaria componendo prospettive metodologiche e disciplinari diverse e consentendo un balzo senza precedenti della conoscenza con ricadute sulla nostra qualità della vita. Rammarica davvero dover constatare come siano proprio i dati del patrimonio culturale quelli che rimangono più chiusi, non interpretati da decenni e così forse destinati all’oblio, siano essi dati di scavi di emergenza, relazioni di prospezioni, segnalazioni, inventari e schede di beni artistici e architettonici,rilievi e planimetrie, giornali di scavo dell'ottocento, una semplice tegola con bollo, una carta da archivio “ancora da inventariare”, muri, un’epigrafe inedita da quattro decenni, cahiers de doléances senza fine... Liberiamo, anzi sprigioniamo, allora i nostri dati, non è una cosa poi così difficile! MICHELE FASOLO DIRETTORE RESPONSABILE MICHELE.FASOLO@ARCHEOMATICA.IT
IN QUESTO NUMERO DOCUMENTAZIONE 6 Tecnologia e tecnica nel laser scanning terrestre DI LUIGI COLOMBO
12 Le informazioni estraibili dal dato laser scanner per lo studio di edifici storici DI ARIANNA PESCI, ELENA BONALI, GIUSEPPE CASULA, ENZO BOSCHI
Caravaggio, Il Seppellimento di Santa Lucia (olio su tela, 1608). Particolare del volto ai Raggi X.
RIVELAZIONI 20 WHERE. Monitoraggio di siti archeologici da satellite DI
RENZO CARLUCCI, ALESSIO DI IORIO,
ALESSANDRO PLACIDI, MASSIMO PICHINI
26 Le ossidiane di Palmarola DI A.
MACCHIA, S. PLATTNER, A. MANDA,
L. CAMPANELLA, D. FERRO, M. TIEPOLO, M. FERRETTI, M. MALORGIO, A. ZARATTINI
ArcheomaticA Tecnologie per i Beni Culturali Anno II, N° 3 - settembre 2011
Archeomatica, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale italiano ed internazionale.Pubblica argomenti su tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e, in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione avanzata del web con il suo social networking e le periferiche "smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia, enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.
DIRETTORE RENZO CARLUCCI DIRETTORE@ARCHEOMATICA.IT DIRETTORE RESPONSABILE MICHELE FASOLO MICHELE.FASOLO@ARCHEOMATICA.IT COMITATO SCIENTIFICO MAURIZIO FORTE BERNARD FRISCHER SANDRO MASSA MAURA MEDRI MARIO MICHELI STEFANO MONTI FRANCESCO PROSPERETTI FRANCESCA SALVEMINI
REDAZIONE FULVIO BERNARDINI REDAZIONE@ARCHEOMATICA.IT GIOVANNA CASTELLI GIOVANNA.CASTELLI@ARCHEOMATICA.IT ELENA LATINI ELENA.LATINI@ARCHEOMATICA.IT SANDRA LEONARDI SANDRA.LEONARDI@ARCHEOMATICA.IT AMALIA RUSSO AMALIA.RUSSO@ARCHEOMATICA.IT DOMENICO SANTARSIERO DOMENICO.SANTARSIERO@ARCHEOMATICA.IT MARKETING E DISTRIBUZIONE ALFONSO QUAGLIONE A.QUAGLIONE@ARCHEOMATICA.IT
RESTAURO 30 Diagnostica per immagini di un capolavoro di Caravaggio DI FERNANDA PRESTILEO, GIUSEPPE SALERNO
RUBRICHE 17 AGORÀ Notizie dal mercato
42 AZIENDE E 36 Il seppellimento di S. Lucia DI
FRANCESCA SALVEMINI
PRODOTTI Soluzioni allo stato dell’arte
49 EU AND WORLD
HERITAGE
REPORT 40 Beni culturali, ricerca e innovazione tra storia e futuro A CURA DELLA REDAZIONE
50 EVENTI
INTERVISTA 46 ENEA per la salvaguardia del patrimonio culturale ARCHEOMATICA
INTERVISTA
GIOVANNI LELLI
DIFFUSIONE E AMMINISTRAZIONE TATIANA IASILLO DIFFUSIONE@ARCHEOMATICA.IT MEDIAGEO SOC. COOP. VIA NOMENTANA, 525 00141 ROMA TEL. 06.62.27.96.12 FAX. 06.62.20.95.10 WWW.ARCHEOMATICA.IT EDITORE A&C2000 S.R.L. Archeomatica è una testata registrata al Tribunale di Roma con il numero 395/2009 del 19 novembre 2009 ISSN 2037-2485
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE DANIELE CARLUCCI DANIELE@ARCHEOMATICA.IT STAMPA FUTURA GRAFICA 70 VIA ANICIO PAOLINO, 21 00178 ROMA CONDIZIONI DI ABBONAMENTO La quota annuale di abbonamento alla rivista è di € 45,00. Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 12,00. Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato è di € 15,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa. Per abbonarsi: www.archeomatica.it
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: E. Bonali, E. Boschi, L. Campanella, R. Carlucci, G. Casula, L. Colombo, A. Di Iorio, M. Ferretti, D. Ferro, A. Macchia, M. Malorgio, A. Manda, A. Placidi, S. Plattner, A. Pesci, M. Pichini, F. Prestileo, G. Salerno, F. Salvemini, M. Tiepolo, A. Zarattini Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.
DOCUMENTAZIONE
NEL
TECNOLOGIA E TECNICA LASER SCANNINGTERRESTRE ANNOTAZIONI
PER I
BENI CULTURALI di Luigi Colombo
La conoscenza di forma, dimensioni e posizione spaziale costituisce un’esigenza importante per la catalogazione e l’analisi dei Beni Monumentali. Le informazioni possono essere acquisite, come noto, mediante dispositivi ottici attivi che fanno riferimento ai sistemi terrestri a scansione laser, supportati dall’immagine fotografica. L’approccio è senza contatto e conduce dopo un’elaborazione software, più o meno automatica, a un modello spaziale foto-realistico e misurabile.
LA TECNOLOGIA: IL SENSORE LASER Il laser, amplificazione della luce mediante il fenomeno dell’emissione stimolata di radiazioni, è un dispositivo attivo in grado di produrre, all’interno o meno della parte visibile dello spettro elettromagnetico, radiazioni di tipo coerente (tutti i raggi sono in fase), di uguale frequenza (quindi monocromatiche), direzionali e di elevata intensità; la divergenza dell’emissione è piccola, per cui il fascio risulta sottile, concentrato e adatto all’applicazione metrologica. Il ritorno dell’energia emessa e, quindi, l’esecuzione della misura, avvengono mediante l’impiego di prismi retroriflettenti, target adesivi catarifrangenti o per riflessione su superfici naturali (con regolazione automatica dell’intensità). L’ultima modalità rappresenta un’innovazione tecnologica, relativamente recente, utilizzabile entro diverse centinaia di metri; si osserva che la quantità di luce riflessa dalla superficie di interesse è funzione del coefficiente di riflettività R(λ) del materiale (albedo), che traduce numericamente il rapporto fra l’intensità dell’onda di ritorno e quella di emissione, per una definita lunghezza d’onda λ. I materiali di aspetto liscio e di colore chiaro hanno riflettività compresa fra 70% e 100%, mentre nei materiali ruvidi e scuri si scende sotto il 20%. Nel caso di una superficie sottoposta a irraggiamento luminoso, si può scrivere: R(λ)%+T(λ)%+A(λ)%=100%, essendo T e A, rispettivamente, il coefficiente di trasmissione e quello di assorbimento del materiale coinvolto. La misura di distanza con tecnologia laser costituisce un aspetto primario nella determinazione della posizione di punti per coordinate sferiche: si opera in genere secondo il principio del tempo di volo (impulsi) oppure mediante la differenza di fase (modulazione dell’onda in ampiezza o in frequenza) o addirittura la triangolazione ottica o l’interferometria (utilizzate in ambito industriale). La determinazione della misura viene eseguita, di norma, per via analogica e allora è affetta da due problemi sostan-
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ziali: sono richiesti una soglia minima di energia per il segnale di ritorno e un tempo minimo di misura, legato alla velocità del convertitore strumentale. È possibile, però, operare anche mediante analisi digitale del segnale: in tale caso, l’onda emessa e quella riflessa sono digitalizzate e la determinazione è eseguita in modo numerico, senza necessità di fissare una soglia minima per l’energia in ricezione e con velocità di acquisizione più elevate. Il nuovo sensore a scansione Riegl VZ-400 (Fig. 1) è il primo dispositivo terrestre a tempo di volo in grado di operare proprio attraverso l’analisi digitale dell’onda. In questo caso, diviene possibile valutare la dispersione del segnale intorno al valore medio dell’onda riflessa (forma d’onda che dipende dall’impatto del fascio laser con la superficie rilevata) e discriminare tutta la serie degli impulsi di ritorno. La tecnica di misura laser a differenza di fase utilizza invece onde modulate in ampiezza o in frequenza: nel primo caso, la misura è particolarmente sensibile a brusche discontinuità geometriche e di riflettanza dell’oggetto, mentre nel secondo caso questi aspetti sono alquanto irrilevanti ed è possibile eseguire misure affidabili anche con ridotta energia di ritorno (si utilizza, Figura 1 - Il laser scanner Riegl infatti, solo la frequenza di VZ-400.
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Tecnologie per i Beni Culturali battimento del segnale). La tecnologia che utilizza, infine, la triangolazione ottica, determina (con soluzioni diverse) la posizione spaziale di punti di interesse per intersezione di fasci laser connessi a una base di osservazione nota: il campo è ridotto a poche decine di metri, ma la precisione è molto elevata (0.2 mm). L’interferometria misura altresì distanze piccole e medio - piccole, utilizzando il fenomeno delle frange di interferenza: è garantita Figura 2 - Il laser radar di Metris (Nikon una precisione assoluta Metrology). molto elevata, a fronte di buone precisioni relative (precisione relativa = precisione assoluta/portata utile). L’avvento del sensore di tipo laser ha esteso l’impiego della tecnologia interferometrica fino ad alcune decine di metri, conservando incertezze dell’ordine di alcuni centesimi di millimetro. Il processo è particolarmente sensibile ai fattori ambientali ma si possono definire tecniche di compensazione in grado di limitare tali effetti e garantire una sufficiente stabilità operativa. Un impiego importante della tecnologia laser è legato ai recenti sistemi trasportabili di scansione terrestre: si tratta di dispositivi che acquisiscono nuvole di punti con riferimento a campi di vista pressoché panoramici (praticamente sferici) e si avvalgono di sofisticati motori (piezoelettrici) e servomeccanismi (encoder lineari e angolari) per la gestione veloce e il controllo (ottico-meccanico) della movimentazione. La precisione relativa è superiore a 10-4. Le nuvole di punti sono organizzate secondo una matrice che contiene la posizione spaziale dei punti, l’informazione di colore (RGB) e la radianza dell’energia riflessa. La risoluzione della scansione sull’oggetto è funzione della distanza stazione-oggetto, delle inclinazioni azimutali e zenitali del fascio laser, come pure della morfologia delle superfici in gioco; la precisione nella posizione dei punti è funzione ancora della distanza, della divergenza del fascio (diametro dello spot sulla parete), della morfologia, della riflettività delle superfici e delle condizioni ambientali. La tecnica di rilevamento per scansione non fornisce elementi di controllo (nessuna ridondanza statistica) sui punti raccolti, se non ripetendo la misura da posizioni differenti, ricostruendo separatamente la superficie in gioco ed eseguendo poi gli opportuni confronti statistici. Strumenti speciali della famiglia sono i laser-radar (Fig. 2), prodotti dalla belga Metris (ora di Nikon Metrology), a modulazione di frequenza (Frequency-Modulated Coherent Laser Radar). Si tratta di dispositivi a scansione (velocità di acquisizione fino a 1.000 punti per secondo), in grado di operare in ambiente interno ed esterno (range da 1 a 24 m o da 1 a 60 m) con qualsiasi condizione di luce e anche su superfici in grado di restituire energia (riflessa) ridotta fino all’1%, come nel caso di oggetti molto scuri o molto riflettenti (statue metalliche, fusoliere di aerei, barche, ecc.). Le precisioni vanno da 100 μm su 10 m, a 240 μm su 24 m; il campo di lavoro è di 360° (azimutale) per 120° (zenitale):
7 è possibile, pertanto, operare nell’ambito del monitoraggio di strutture e manufatti per l’analisi di fratture da fatica e di deformazioni, sia in ambito stazionario sia dinamico (per esempio, vibrazioni e sismi). L’Imager 5006i (e 5006h) di Zoller&Froehlich (commercializzato da Leica come HDS6100 e 6200, rispettivamente) è invece un laser scanner innovativo, molto compatto e adatto per intorni fino a circa 80 m, sia in ambito industriale sia strutturale (Fig. 3a, b). Lo strumento acquisisce nelle due versioni rispettivamente 500.000 punti e 1.000.000 di punti per secondo, cosa che consente di utilizzarlo anche in contesti dinamici. I tempi di acquisizione di una scansione panoramica (360°orizzontale x 310°verticale) sono di qualche decina di minuti, a fronte di un campionamento di altissima densità. Il campo di scansione è dunque quasi sferico, la precisione è di pochi mm (entro 50 m) e la misura può essere eseguita su parete naturale, anche in condizioni di energia riflessa limitata (5%). La gestione delle operazioni è effettuabile da PC in modalità remota, grazie a una procedura di collegamento wireless. Con l’Imager sono disponibili diverse soluzioni per l’acquisizione delle immagini da mappare sul modello di punti: un adattatore meccanico ad hoc per la basetta del laser scanner, in alternativa allo strumento, a supporto di una qualsiasi fotocamera reflex (Fig. 3c) di ridotta lunghezza focale (in questo modo, si opera dalla medesima posizione della scansione e quindi senza introdurre parallassi fra i punti campionati e i pixel immagine), una soluzione con fotocamera collegata allo strumento e calibrata dal costruttore (Fig.3a), oppure una camera panoramica esterna con obiettivo fish-eye. In analogia con l’Imager, è disponibile la serie di laser scanner compatti (con compensatore) GLS1000 e 1500 di Topcon, con acquisizione sub-panoramica (360°x70°), rispettivamente di 3.000 e 30.000 punti per secondo e fotocamera digitale interna.
Figura 3a, b, c - L’Imager di Zoller&Froehlich (a), l’ HDS 6100 di Leica (b) con il supporto alla fotocamera (c).
cale, e non superiore alla precisione attesa (s ≤σ). Il diametro b dello spot del fascio laser deve altresì rispettare, alla distanza massima di acquisizione, la condizione b = d . α ≤ 2s, essendo α la divergenza angolare del fascio (mrad). Nel progetto vanno considerati, inoltre, gli aspetti connessi alla texturizzazione fotografica del modello di punti; come sottolineato, solo con fotocamere incorporate nello strumento, è garantita a priori la conoscenza dei parametri dell’orientamento interno ed esterno e pertanto la sovrapposizione proiettiva automatica dei pixel immagine sui punti modello (nuvola colorata). Negli altri casi, invece, si dovrà operare manualmente, proiettando un’immagine alla volta sulla nuvola attraverso parecchi punti omologhi, preventivamente selezionati. In alternativa al processo manuale, se la foto-camera è collegata rigidamente allo scanner, si può utilizzare un software di gestione che controlla direttamente l’integrazione fra pixel immagine e punto nuvola. È possibile procedere anche utilizzando una camera qualsiasi ma alloggiata sulla basetta dello scanner in modo da riprodurre la posizione di scansione. Le immagini così acquisite sono collegate fra loro, via software, a creare nuove immagini panoramiche (per esempio, con il package PTGui di New House Internet Services) da proiettare sui punti della scansione. Anche la texturizzazione richiede riprese, opportunamente sovrapposte fra loro e con diversificati punti di vista; è comunque difficile, a operazione conclusa, gestire la visualizzazione della mappatura fotografica sull’intero modello. Figura 4 - La ScanStation C10 di Leica, con fotocamera.
Una soluzione particolare è rappresentata poi dalle recenti ScanStation di Leica (Fig. 4), che aggiungono alla possibilità di scansione panoramica le operatività di una moderna stazione totale robotizzata, con stazionamento fine, centramento forzato, puntamento e osservazione di punti singoli. Abbastanza veloce (50.000 punti/s) e con registrazione interna, il sistema è dotato di foto-camera integrata per la texturizzazione fotografica diretta della nuvola di punti (cioè immagini già orientate nel sistema di riferimento strumentale e nuvole di punti colorate).
UN’IPOTESI IN ACQUISIZIONE L’iter della fase di scansione si può ipotizzare secondo la seguente sequenza: • si fissa la precisione attesa σ, legandola eventualmente alla scala della rappresentazione (si veda la figura 5) o alla minima dimensione del dettaglio riconoscibile. In questo secondo caso, posto dr = 3s (livello di confidenza del 60%, con s = step lineare), si può assumere dr ≈ 3σ da cui σ = dr/3; • si definisce l’ampiezza dell’intorno d riguardante l’operazione di rilievo; • si sceglie il sistema di scansione laser più adatto; • si calcola il diametro massimo dello spot laser, sulla base dei valori di divergenza angolare del fascio, nell’area di interesse: b = d α; • si deduce il valore s dello step lineare: σ≥ s ≥ b/2; • si ricava lo step angolare δ da imporre nel processo di scansione, che deve rientrare nelle capacità di movimentazione dello strumento: δ = {[s/d] 180°/Π}°; • si deduce la dimensione minima dr = 3 s, riconoscibile sull’oggetto.
LA TECNICA: PROGETTO DELLA SCANSIONE La fase di acquisizione dei punti (campionamento) è strettamente condizionata dalla morfologia e dimensioni dell’oggetto, dal livello di dettaglio richiesto (Fig. 5) e ovviamente dalle precisioni attese (σ). È possibile supporre (Barber et al., 2003) che la dimensione dr del più piccolo dettaglio riconoscibile sul modello rilevato sia pari a circa tre volte il passo lineare (medio) di campionamento (s), con un livello di confidenza statistica pari al 60% (dr ≈ 3 s). Si rammenta che s = d.δ, dove d è la distanza media fra scanner e oggetto e δ lo step angolare della scansione; il valore s dipende ovviamente anche dalle condizioni geometriche d’impatto del fascio con le pareti dell’oggetto. La normativa inglese (citata) suggerisce, inoltre, che il campionamento sia realizzato secondo una griglia con passo lineare s praticamente costante nelle due direzioni coordinate, orizzontale e verti- Figura 5 - Relazioni fra scala della rappresentazione, precisioni e step lineare.
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B)
Figura 6 - Modello di punti delle Sagrestie di Alzano (con falso colore e trasparenza).
Per esempio, nel caso di un edificio: • scala di rappresentazione scelta = 1:50 precisione attesa σ = ± 15 mm; • intorno di lavoro 50 m; • laser scanner Leica HDS 6100; • valore massimo dello spot lineare (dati del costruttore) b = 14 mm; • step lineare: 15 mm ≥ s (mm) ≥ 14/2 mm; s = 10 mm; • δ = {[10 mm/50 m] 180°/Π}° = {1.2 10-2 }° compatibile con la minima movimentazione angolare • del sistema; • p (60%) = 30 mm. LA TECNICA: COSTRUZIONE DEL MODELLO SPAZIALE Il modello 3D di punti è realizzato mediante opportuna aggregazione delle varie nuvole: per ottimizzare il procedimento, sotto l’aspetto della propagazione dell’errore, si può operare collegando le scansioni a una nuvola centrale, scelta come riferimento geometrico. Le posizioni di scansione debbono offrire la più ampia visibilità verso le superfici di interesse dell’oggetto, riducendo al minimo le zone di occlusione e quelle in ombra. I problemi connessi a visibilità e occlusioni rappresentano, infatti, la causa principale della mancanza di informazioni cioè della presenza di vuoti all’interno delle nuvole di punti. Nei casi in cui sia stato eseguito un campionamento molto elevato, è opportuno applicare un processo di filtraggio sulla numerosità dei punti raccolti, in relazione alla complessità morfologica delle superfici dell’oggetto. La fase di elaborazione delle nuvole di punti, della loro integrazione in un unico modello 3D e dell’eventuale posizionamento spaziale (si parla di registrazione e georeferenziazione) assume un ruolo significativo nella tecnica di rilievo per scansione.
L’operazione di collegamento delle nuvole è eseguita attraverso algoritmi che producono un best-fitting a minimi quadrati: si opera su target, applicati preventivamente sull’oggetto, e/o su forme geometriche (ben riconoscibili) comuni alle diverse nuvole. La georeferenziazione comporta poi la localizzazione dei target (coordinate x, y, z) in un sistema di riferimento spaziale univoco, scelto ad hoc. La figura 6 mostra un modello di punti ricostruito, visualizzato in falso colore e con effetto trasparenza: si tratta degli interni delle tre Sagrestie barocche di Alzano Lombardo in Val Seriana, rilevate ad alta risoluzione con laser scanner HDS 6100 ed elaborate con software Leica. Ai fini della ricostruzione di un modello foto-realistico (con informazione RGB) è importante la qualità delle immagini registrate con la fotocamera associata (internamente o esternamente) allo scanner. È dunque necessario che non vi siano sovra o sotto-esposizioni e ombre nelle foto e si verifichi un buon accordo radiometrico fra immagini contigue, controllando inoltre la giusta correlazione geometrica fra la risoluzione delle immagini e il passo lineare del campionamento in acquisizione. In figura 7 è presentata l’immagine sferica relativa all’interno della II Sagrestia di Alzano, con sovrapposizione sia della radianza (B/N) sia del colore RGB. Il modello finale di punti oggetto può essere trasformato anche in un modello di superfici, attraverso il meshing dei punti, e utilizzato per la ricostruzione spaziale di dettagli monumentali (Fig. 8), per l’estrazione di elaborati 2D, come contorni vettoriali, profili, sezioni, e per la generazione di ortofoto. È possibile, altresì, produrre video con percorsi virtuali all’interno del modello spaziale e organizzare tutte le informazioni acquisite in un geo-database, su piattaforma GIS, per l’analisi geometrica e tematica (forma, materiali, degrado, ecc.) dell’oggetto di interesse.
Figura 7 - Photo-texturing del modello di punti delle Sagrestie (radianza e colore).
Queste annotazioni si possono chiudere sottolineando come FRA TECNOLOGIA E TECNICA: IL SOFTWARE Il software per il processamento delle nuvole (spesso centinaia le applicazioni e le sperimentazioni della tecnica laser evidi milioni di punti) riveste un ruolo essenziale nella tecnica di denzino tuttora l’esigenza di una componente manuale rilerilievo mediante scansione. In genere, sono utilizzati vari modu- vante, soprattutto per l’estrazione di elaborati geometrici li, indicati come software per il controllo operativo e software vettoriali, come sezioni, profili, prospetti (Fig. 10), e per la dedicato all’applicazione. Il software di controllo governa l’hardware (movimentazione, scansione, parametrizzazione) durante l’acquisizione e offre le funzioni primarie di visualizzazione 2D-3D, di pulizia e registrazione dei dati on-site. Il software di applicazione garantisce invece specifiche funzioni, singole o plurime, orientate a temi e a problematiche connesse alle finalità dell’intervento. Il costruttore Zoller&Froehlich, per esempio, suggerisce per l’acquisizione e per l’elaborazione dei dati i package riportati nella figura 9. Normalmente, ai software specifici se ne affiancano altri legati all’elaborazione grafica. Figura 8 - Ricostruzione in Geomagic Studio di un dettaglio della II Sagrestia.
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texturizzazione fotografica delle nuvole: quest’ultimo aspetto, oggi sempre più importante, non risulta ancora soddisfatto dall’automazione del processo, seppure il mercato già offra la possibilità della creazione diretta di modelli colorati di qualità.
Figura 9 - Software di supporto, suggerito da Z&F.
Figura 10 - Sezione verticale estratta dal modello delle Sagrestie.
BIBLIOGRAFIA Barber D.M., Mills J.P., Bryan P.G. (2003), Towards a standard specification for terrestrial laser scanning - SPRS International Archives, 34 (5-C15). Boehler W., Marbs A. (2002), 3D scanning instruments - Proceedings of ISPRS - Commission V Symposium, Corfu (Greece) - vol. XXXIV - part. 5. Colombo L., Marana B. (2010), Building reconstruction and texturing - Geoinformatics - vol.2. Colombo L. (2009), La costruzione di modelli foto-realistici dell’edificato - Archeomatica - vol. 0. Colombo L., Marana B. (2009), Photo-textured building models - GEOconnexion - vol. 2. Doneus M., Pfennigbauer M., Studnicka N., Ullrich A. (2009), Terrestrial waveform laser scanning for documentation of cultural heritage - Proceedings of CIPA - Kioto (Japan). Siti web dei costruttori.
ABSTRACT Terrestrial laser scanning technology for Cultural Heritage documentation - The knowledge of shape, dimensions and georeferencing can represent an important requirement in Cultural Heritage documentation. The acquisition of this information is nowadays more and more connected with active optical sensors, such as terrestrial laser scanners. These devices emit light energy towards objects of interest and record the return rate: this way, a non-contact approach to modeling and imaging is allowed. The paper, starting with an overview on terrestrial scanning technology, shortly analyzes the technical enhancement regarding automation for virtual reconstruction and photo-texturing.
PAROLE CHIAVE LASER, TECNOLOGIA INTERFEROMETRICA.
AUTORE LUIGI COLOMBO LUIGI.COLOMBO@UNIBG.IT
DOCUMENTAZIONE
LE INFORMAZIONI ESTRAIBILI DAL DATO LASER SCANNER PER LO STUDIO DI EDIFICI STORICI DEFORMAZIONI
E
STUDIO STRATIGRAFICO
di Arianna Pesci, Elena Bonali, Giuseppe Casula, Enzo Boschi La disciplina del restauro costituisce un ponte di collegamento fra le materie di carattere umanistico e quelle di carattere tecnico che si integrano le une alle altre nell’obiettivo comune di perpetuare i valori storici e architettonici di cui il monumento è depositario. Uno studio completo non può che essere effettuato mediante l’applicazione e l’integrazione di una vasta gamma di tecniche di rilievo, distruttive e non, mirate all’analisi delle strutture, allo studio dei terreni di fondazione e del suolo, senza tralasciare la valutazione degli effetti ambientali. Coniugando la tecnica avanzata del rilievo eseguito con il laser scanner con le indagini tematiche che si sviluppano attraverso la lettura stratigrafica verticale si conseguono risultati importanti per comprendere la complessità storico-costruttiva del monumento e quindi utili per il progetto di conservazione.
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l laser scanning è una nota tecnica di rilievo che permette di acquisire una densa informazione geometrica e radiometrica sulle superfici scansite. Gli strumenti laser a scansione terrestre caratterizzati da una lunga portata, generalmente superiore ad 1 km, sono spesso utilizzati nei rilievi ambientali per il monitoraggio di cave, frane, aree vulcaniche, ecc., ma risultano eccellenti anche nelle applicazioni urbanistiche ed architettoniche. In particolare, proprio le peculiarità legate alla lunghezza d’onda ed alla potenza degli impulsi emessi, che influiscono in maniera determinante sulle distanze raggiungibili dal segnale, nonché il rapporto tra il passo di campionamento e la divergenza del fascio laser, che sono congiuntamente responsabili della risoluzione effettiva di un rilievo (Pesci et al., 2011a), rendono anche i very long range laser scanner estremamente adatti a fornire, in modo non invasivo, il quadro deformativo delle strutture analizzate oltre ad informazioni utili alla lettura strutturale, fondamentali per comprendere la complessità storico-costruttiva del monumento e quindi utili per il progetto di conservazione. Le esperienze di rilievo architettonico maturate dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sul territorio bolognese sono state condotte utilizzando lo scanner ILRIS ER (Optech) ed hanno riguardato una notevole varietà di edifici storici medievali, primi tra tutti le Due Torri, simbolo indiscusso della città e Palazzo d’Accursio, sede storica del Comune.
RILIEVO LASER SCANNER DELLE DUE TORRI La torre degli Asinelli, costruita nel XII sec. è la torre più alta di Bologna (97 m), è famosa per la sua snellezza (l’altezza è undici volte la base) e per la notevole pendenza, corrispondente ad un fuori piombo pari a 2,5 m verso ovest e 0,25 m verso nord. La coeva torre Garisenda, che negli
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anni successivi alla sua costruzione è stata abbassata poiché la forte pendenza ne metteva a rischio la stabilità, mostra un fuori piombo superiore a 3 m verso est, per una altezza complessiva di circa 48 m. Il rilievo delle torri è stato effettuato nel settembre 2010, scegliendo di lavorare nelle ore notturne per evitare il disturbo indotto dal passaggio frenetico dei pedoni e dei mezzi di trasporto, ed è stato acquisito un totale di 19 scansioni da sei punti di vista differenti, nell’immediato intorno delle torri (10-20 m). La problematica di realizzare un rilievo veloce e totalmente indipendente dall’appoggio di terzi, per esempio privati che permettano l’accesso ai balconi, tetti o terrazzi dei palazzi attigui alle torri, ha implicato di effettuare anche misure con un basso angolo di incidenza laser-superficie. Per questo motivo, oltre all’utilizzo delle tecniche ICP per l’allineamento delle nuvole di punti (Polyworks, Innovmetrics), basate sulla minimizzazione della distanza tra i punti e le normali delle aree di superficie in sovrapposizione, si è ritenuto opportuno procedere alla validazione del modello finale mediante specifici test, ottenendo risultati assai incoraggianti. Un errore massimo di circa 5 mm è stato ottenuto con una sovrapposizione di appena il 10% tra le scansioni e utilizzando, per la statistica, solo le porzioni del prospetto ad altezze superiore a 80 m; è importante considerare che il tasso di sovrapposizione utilizzato dagli autori è sempre stato superiore al 30%. I dettagli del test sono ampiamente descritti in (Pesci et al., 2011b) e riassunti qui in figura 1. La fase più importante nell’elaborazione di dati TLS è senza dubbio la fase di allineamento: non è in alcun modo possibile realizzare realistici studi di precisione qualora si parta da un modello affetto già in partenza da distorsioni indotte da una possibile errata unione delle scansioni (vedi, per esempio: Boni et al., 2010), motivo per il quale l’organizzazione di test e validazioni sperimentali sono sempre necessari.
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Figura 1 – Il test di valutazione della bontà di allineamento; le mappe delle differenze tra i punti delle due scansioni con l’aumento delle aree di sovrapposizione; il grafico mostra la statistica dei risultati come valore medio e deviazione standard delle differenze, calcolate solo nelle porzioni alte dei prospetti (> 80 m): tale scelta nasce dalla necessità di ottenere una statistica realistica. Inoltre, si può osservare la nuvola di punti totale.
IL DATO LASER SCANNER PER LA STIMA DELLE DEFORMAZIONI Le caratteristiche dei prospetti delle Torri sono state osservate utilizzando una strategia basata sul confronto tra il prospetto ed un piano di riferimento mediante il calcolo delle distanze punto-piano. L’indagine è stata effettuata a piccola scala, calcolando le deviazioni dei punti rispetto al piano verticale, ed a grande scala utilizzando come piano di riferimento il piano interpolatore di tutti i punti delle
13 facciate in esame che, per sua stessa definizione, è il piano che rappresenta idealmente il prospetto se questo non fosse caratterizzato da deformazioni o distorsioni. Non disponendo, come spesso accade, di rilievi precedenti caratterizzati dalla stessa precisione e densità di informazione, rispetto ai quali calcolare la deformazione come spostamento differenziale, le differenze tra i punti rilevati ed il piano di riferimento, cioè le deviazioni rispetto alla regolarità, sono state intese come deformazioni, o meglio, come deformazioni complessive dalla creazione del monumento ad oggi (Doglioni e Mazzotti, 2007). I risultati sono illustrati nelle figure 2 e 3, e riportano le variazioni effettive rilevate sui 4 prospetti di entrambe le torri. È da sottolineare che la presenza di una alta impalcatura sulla Torre degli Asinelli ha impedito a tutt’oggi di completarne il rilievo nascondendone circa 1/3. L’analisi dei prospetti della torre Garisenda ha reso possibile l’individuazione di bombature e rigonfiamenti presenti sia alla base della stessa, nella parte in cui la parete in mattoni si congiunge al basamento in blocchi di selenite, che nelle zone soprastanti, in particolare oltre la terza cinghia metallica (installata nel 2000, (Andreon et al., 2011)) e nella parte ancora più elevata a circa 35 m (e oltre) di altezza. In maniera analoga si osservano zone in leggera compressione, cioè in cui sono misurate deviazioni negative. Le anomalie osservate sono distribuite nelle zone di massima variazione di pendenza della torre, nelle zone in cui si è intervenuto ad applicare le cinghie metalliche e comunque nelle zone in cui si ritiene sia massimo il carico della struttura. È interessante osservare in definitiva che procedendo verso l’alto si osservano dei cambiamenti di regime sulle pareti della torre, con alternanza di zone di compressione e trazione; inoltre, la maggior parte delle deviazioni osservate sono correlabili con effetti di presso flessione della torre, che si deforma sotto l’effetto del proprio peso (anche considerando la forte inclinazione). L’analisi della torre degli Asinelli, nelle parti osservate comprese tra i 35 m di altezza e la sommità, mostra che su tutti i prospetti sono presenti anomalie che indicano un assetto deformato con una alternanza di valori negativo-positivonegativo. Questo rivela che i prospetti sono arcuati e segmentati e comunque molto alterati rispetto ad una condi-
Figura 2 – Garisenda: deformazioni calcolate come distanza tra i punti ed il piano di riferimento (interpolatore). Notare le cinghie metalliche inserite nel 2000 per il consolidamento verticale.
Figura 3 – Asinelli: deformazioni calcolate come distanza tra i punti ed il piano di riferimento (interpolatore).
zione ideale. Si nota anche (lati ovest e est) una distribuzione che suggerisce un assetto dovuto a fenomeni di torsione. Effetti di questo tipo sono stati studiati nel passato e riportiamo uno stralcio di scritto del sismologo Salvanini (1953): ‘Quando la sommità della torre è in movimento rotatorio, al sopraggiungere di una raffica di vento, la forza orizzontale della raffica si combina con quella rotatoria della torre generando la torsione’. Le osservazioni fornite, se inserite in un quadro di studio generale che comprende analisi che confermano uno stato di ‘affaticamento’ di parte della muratura dovuta all’effetto del peso stesso della torre possono risultare di estremo interesse e dovrebbero essere prese in considerazione per valutazioni in merito alla stabilità della struttura. In particolare si fa riferimento al lavoro scientifico Seismic analysis of the Asinelli Tower and earthquakes in Bologna (di Paolo Riva, Federico Perotti, Emanuela Guidoboni ed Enzo Boschi) ed agli studi riportati nel libro “I terremoti a Bologna e nel suo territorio dal XII al XX secolo” di Emanuela Guidoboni ed Enzo Boschi. NOTA Lo studio delle Due Torri è sempre stato al centro di accesi dibattiti nella comunità Bolognese, per il grande interesse suscitato da queste antiche signore medievali. In particolare è d’obbligo ricordare i Prof. Cavani e Salvanini che dedicarono molto lavoro e fatica nello studio dell’assetto e delle pendenze, delle fondazioni e dello stato del terreno. Nel 1918, in seguito a precise misurazioni operate a mezzo di filo a piombo, Cavani scrisse: “…delle cause delle pendenze, che non sono da ricercarsi nei capricci dei costruttori, come vogliono alcuni i quali dichiarano che le torri furono innalzate pendenti a bella posta, ma bensì nei cedimenti del terreno sottostante ed in altre cause naturali”. È senz’altro da sottolineare che lo studio descritto da Pesci et al. (2011c) mostra un ottimo accordo sulle misure delle pendenze e inclinazioni con quanto riportato da Cavani. Tuttavia, a ragion del vero, è bene tenere presente che il confronto diretto tra grandezze ricavate con tecniche molto differenti, mi-
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surate in condizioni altrettanto differenti, va sempre preso con cautela per non incorrere in errori di valutazione (Capra et al., 2011). CASO DI STUDIO STRATIGRAFICO: PALAZZO D’ACCURSIO Il prospetto di Palazzo d’Accursio che si affaccia su via IV Novembre permette di leggere la propria configurazione originale grazie alla presenza di segni architettonici non cancellati dai numerosi interventi nell’arco dei secoli a differenza degli altri prospetti (vedi quanto riportato in Galli et all). Per questo motivo tale facciata è stata rilevata nell’ambito di un esperimento mirato a capire quanta informazione si può trarre dallo studio non invasivo del prospetto per scopi di ricerca e di analisi stratigrafica verticale dell’edificio. Il palazzo è composto da una complessa serie di edifici che sono stati uniti e rimaneggiati nel corso dei secoli; le informazioni storiche (riportate in Galli, 2010) ne descrivono il nucleo originale al 1287 come composto da una casa torre (del giurista Accursio) e da unità appartenenti alla parrocchia di Santa Tecla; nei secoli sono stati effettuati numerosi restauri e interventi sulla planimetria che hanno portato alla modifica del prospetto fino ad ottenere la configurazione attuale. Il metodo dell’estrazione delle variazioni rispetto ad un piano di riferimento è stato applicato per osservare le aree della facciata attuale interessate da lavori di restauro. Una prima analisi delle deviazioni ottenute dalle differenze tra i punti ed il piano interpolatore dell’intera facciata (figura 4) mette in evidenza le zone che maggiormente si discostano dalla regolarità. La stessa procedura, applicata a sotto piani nelle zone di interesse permette di fare uno zoom e ottenere una informazione più precisa e mirata. La mappa rappresentata nella figura 5, è l’esempio più calzante dell’utilità del metodo in quanto permette di individuare senza ambiguità la relazione stratigrafica relativa tra due elementi della parete: un rosone e la parte rimasta della cornice di una finestra ogivale. Le differenze positive indicate con la colorazione giallo e rossa, mostrano una forma pressoché rettangolare a suggerire una vecchia apertura, riempita prima dell’installazione del rosone.
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Figura 4 – Caratterizzazione geometrica di Palazzo d’Accursio. a) La nuvola di punti; b) mappa delle quote rispetto alla linea del terreno; b) mappa delle differenze punto-piano verticale; c) mappa delle differenze punto-piano interpolatore.
La chiarezza che viene a profilarsi tra i due elementi, il primo individuato come elemento originario del prospetto, costituito da sei finestre ogivali, e il secondo, evidentemente sovrapposto al primo, e quindi posteriore, permette di affermare che il rosone non appartiene alla chiesa di Santa Tecla, la quale venne demolita nel 1222. Da questo dato è stato possibile affermare con certezza che il rosone ancora visibile sulla facciata non appartiene alle antiche unità di Santa Tecla bensì fu installato successivamente. I risultati complessivi dello studio sulla parte di Palazzo d’Accursio osservata sono in pubblicazione sulla rivista Journal of Cultural Heritage (Pesci et al, 2011d).
RINGRAZIAMENTI Gli autori desiderano ringraziare l’ing. Claudio Galli per le ricche informazioni fornite ed il contributo dato. Inoltre si ringrazia Codevintec Italiana per la concessione delle attrezzature e degli accessori utilizzati durante il rilievo.
Figura 5 – Mappa delle differenze in una sottoarea di interesse per la comprensione della stratigrafia relativa tra gli elementi architettonici: rosone e finestra.
BIBLIOGRAFIA Andreon F., Dallavalle G., Gasparini G., Trombetti T. (2011), Le Torri Asinelli e Garisenda: le indagini e gli interventi di consolidamento, INARCOS Maggio 2011 (4), 719, 7-30. Boni E., Capra A., Bertacchini E., Castagnetti C. (2010), Laser scanner survey for 3D geometrical analysis of vertical extension structure applied to Asinelli Tower (Bologna-Italy), Ghirlandina Tower and Sagra Tower (Modena-Italy), Proceedings of XXIV FIG International Congress 2010 (ISBN 978-87-9090787-7). Capra A., Bertacccchini E., Castagnetti C., Dubbini M., Rivola R., Toschi I. (2011), Rilievi laser scanner per l’analisi geometrica delle torri degli Asinelli e della Garisenda, INARCOS Maggio 2011 (4), 719, 35-42 Doglioni F., Mazzotti P. (2007), Codice di pratica per gli interventi di miglioramento sismico nel restauro del patrimonio architettonico, Ed. Regione Marche. 2007. pp. 356. ISBN: 8890266902. Galli C., (2010). Il rilievo critico quale contributo alla conoscenza delle fasi storico-costruttive di palazzo d'Accursio di Bologna. INARCOS 711 (2010) 455–461. Pesci A., Teza G., Bonali E. (2011a), Terrestrial laser scanner resolution: numerical simulations and experiments on spatial sampling optimization, Remote Sensing 3, 167-184. Pesci A., Casula G., Bonali E., Boschi E. (2011b), Un metodo per lo studio di edifici storici mediante misure laser a scansione terrestre: le Due Torri di Bologna, Rapporto Tecnico INGV 178. Pesci A., Casula G., Boschi E. (2011c), Laser scanning the Garisenda and Asinelli towers in Bologna (Italy): detailed deformation patterns of two ancient leaning buildings, Journal of Cultural Heritage 12 (2) 117-127. Pesci A., Bonali E., Galli C., Boschi E. (2011d), Laser scanning and digital imaging for the investigation of an ancient building: Palazzo d’Accursio study case (Bologna, Italy), Journal of Cultural Heritage. doi:10.1016/j.culher.2011.09.004
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ABSTRACT The Two Towers and Accursio Palace - Restoration is an interdiscipline connecting both historical-humanistic and scientific ambits that work in synergy and complete each other by having the same purpose: to perpetuate the historical and architectonic substance of which a monument is depositary. With the aim of working consciously both about the knowledge of the manufacture and to plan the conservation and a new use of monuments, inter-disciplinarity is a fundamental premise. Through the conjugation of laser scanner survey together with thematic investigation that develop by means of a vertical stratigraphic reading (analysis and comprehension) it is possible to understand the historical-constructive complexity of monuments. The Two Towers and Accursio Palace (Bologna, Italy) study cases are here presented.
PAROLE
CHIAVE
Laser scanner, edifici storici, analisi stratigrafica, INGV.
AUTORI ARIANNA PESCI ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA, SEZIONE VIA CRETI 12, 40128 BOLOGNA TEL. 051 4151416 EMAIL: PESCI@BO.INGV.IT GIUSEPPE CASULA ISTITUTO NAZIONALE
DI
GEOFISICA E VULCANOLOGIA, SEZIONE
ELENA BONALI UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
DI
BOLOGNA, DAPT
ENZO BOSCHI UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
DI
BOLOGNA, DIPARTIMENTO
DI
DI
BOLOGNA
DI
BOLOGNA
FISICA
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AGORÀ Battaglia di Anghiari - È iniziata il 27 novembre una seconda fase delle indagini diagnostiche del progetto di ricerca della ‘Battaglia di Anghiari’ nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio a Firenze. Il progetto è condotto dalla National Geographic Society e dal Center of Interdisciplinary Science for Art, Architecture and Archaeology (CISA3) dell'Università della California San Diego in collaborazione con il Comune di Firenze. La ricerca scientifica è gestita da Maurizio Seracini della Editech di Firenze ed è stata possibile grazie alla Soprintendenza dei beni artistici e architettonici e all'Opificio delle Pietre Dure. Essa si propone di ricercare il famoso capolavoro di Leonardo da Vinci forse nascosto sotto gli affreschi del Vasari. L'opera fu realizzata da Leonardo su commissione del Gonfaloniere Piero Soderini, per commemorare la battaglia del 1440 nella piana di Anghiari e celebrare in questo modo la Repubblica Fiorentina. La Battaglia di Anghiari di Leonardo è quindi considerata un'opera fondamentale della produzione dell'artista, soprattutto per la rappresentazione della guerra come corpi in movimento in un turbine vorticoso. Dopo circa cinquant'anni il dipinto è stato successivamente rimosso o nascosto da Giorgio Vasari per lasciare spazio ai suoi affreschi che possiamo ammirare tutt'oggi. La testimonianza dell'esistenza in passato dell'opera di Leonardo è finora stata possibile grazie ai disegni preparatori di Leonardo stesso e a quelli lasciati da alcuni artisti che hanno potuto ammirarne la bellezza durante il periodo del suo mantenimento. Tra questi il più celebre è quello realizzato da Rubens. Da diversi anni si indaga sulle pareti del Salone dei Cinquecento alla ricerca degli antichi dipinti mediante l'ausilio di tecnologie più o meno sofisticate, partendo da un possibile suggerimento scritto dallo stesso Vasari in un affresco dedicato alla Vittoria di Cosimo I a Marciano in val di Chiana dove una bandiera dipinta reca scritto "Cerca trova". In effetti anche gli storici dell'arte si domandano ancora oggi se Vasari avesse veramente voluto eliminare un'opera di un'artista che lui stesso considerava un maestro, senza preservarla in qualche modo. In una prima fase del progetto sulle pareti del Salone dei Cinquecento e gli affreschi del Vasari sono state utilizzate tecnologie all'avanguardia come scanner radar ad alta frequenza, analisi spettrali e modellazioni 3d. In questa seconda fase è stato utilizzato un endoscopio in modo tale da poter verificare se vi è traccia della famosa opera. Utilizzando la presenza di stuccature e fessure naturali del muro è stata verificata la presenza di un'intercapedine, già trovata con il radar, e ora si tratterò di verificare l'eventuale presenza del famoso dipinto, ovvero dell'intonaco originale sul quale Leonardo stese i colori. Nonostante alcuni problemi avuti con la soprintendenza riguardo la necessità di creare buchi sulle pareti per poter far entrare la sonda endoscopica e il recente appello di storici dell'arte ed esperti preoccupati per la salute degli affreschi del Vasari, i lavori sono andati a buon fine e ora si provvede a raccogliere e analizzare i dati raccolti. L'attività sarà oggetto di un documentario e di un reportage da parte del National Geographic da metà gennaio 2012. (Fonte: Redazionale)
Protocollo d’intesa fra Agenzia del Territorio e MIBAC - Il Direttore Generale per gli Archivi del Ministero per i Beni e le Attività culturali, dott. Luciano Scala, e il Direttore dell’Agenzia del Territorio, dott.ssa Gabriella Alemanno, hanno firmato un Protocollo d’intesa per la gestione e conservazione dei documenti di rilevanza storica relativi al patrimonio immobiliare, pubblico e privato, del nostro Paese. Nonostante lo sviluppo delle tecnologie informatiche e l’impulso alla dematerializzazione, la produzione cartacea nella Pubblica Amministrazione rimane consistente e impegna spazi sempre maggiori e costi sempre meno sostenibili. Con questo accordo sarà possibile costituire dei Poli archivistici territoriali, la cui sede sarà collocata preferibilmente in immobili del demanio o del patrimonio confiscato. I Poli si occuperanno della gestione coordinata della documentazione storica dell’Agenzia e di quella in possesso del MIBAC, ma potranno essere aperti anche all’adesione di altre Istituzioni della Pubblica Amministrazione, per la conservazione e gestione dei propri archivi storici.
Nell’incontro che ha portato alla sigla dell’accordo il Direttore Scala ha dichiarato: «Si tratta di un accordo di grande rilievo per una più moderna e coerente gestione degli archivi pubblici del nostro paese che, dall’intesa, riceveranno maggiori e migliori condizioni di tutela e valorizzazione, a costi decrescenti». Il Direttore Alemanno ha dichiarato: «Sono soddisfatta per l’avvio di questa intesa con il MIBAC, che, oltre a consentire la conservazione e la valorizzazione del patrimonio documentale storico relativo agli immobili, testimonia come la sinergia fra diverse Pubbliche amministrazioni accresca l’efficienza e l’efficacia dei servizi resi all’utenza, creando dei processi virtuosi che non determinano alcun aggravio sul bilancio dello Stato».
Carcer-Tullianum - sito multimediale in 3D Il sito multimediale in 3D è il frutto delle recenti indagini archeologiche condotte nell'area e costituisce l'occasione per comunicare i dati più rilevanti fino ad ora raccolti sul monumento relativamente alla fase romana e medievale di uno dei complessi monumentali più importanti della storia di Roma: il CarcerTullianum. L’esplorazione in 3D è il primo progetto speciale che la Soprintendenza ai beni archeologici di Roma realizza d'intesa con partner tecnologici come Volta 3D e Indissoluble.com. A guidare l'operazione, basata sulla mappatura digitale dell'intera area, l'archeologa Patrizia Fortini che ha diretto le campagne di scavo e studio di uno dei più importanti monumenti di età repubblicana del Foro Romano, il carcere più antico di Roma e legato storicamente alle figure di San Pietro e Paolo. Grazie ad una visione panoramica a 360°, studiosi e appassionati di tutto il mondo (il sito verrà tradotto in 5 lingue) possono esplorare il sito che si articola su vari livelli nei sotterranei della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, attraverso percorsi di fruizione virtuale e visionare le immagini interattive degli elementi architettonici, scultorei e pittorici presenti nel sito. Tra le quasi tremila
immagini utilizzate di approfondimento, oltre un centinaio sono inedite, conservate presso l'Archivio Disegni del Museo Nazionale Romano - Palazzo Altemps. Il Carcere Mamertino era originariamente parte del Foro Romano (Comizio), è oggi coperto dalle fondazioni della chiesa di S. Giuseppe dei Falegnami (XVI -XVII secolo). Fino al V secolo d.C. le fonti antiche lo ricordano come luogo di reclusione per i nemici pubblici dello Stato Romano, in attesa di essere giustiziati. I recenti scavi hanno dimostrato come all'inizio dell'età repubblicana (V-IV a.C.) avesse una funzione sacrale incentrata sulla fonte sotterranea, che ancora sgorga all'interno del Tullianum.Intorno al VII d.C. diviene luogo di culto legato alla figura degli Apostoli Pietro e Paolo. I dipinti di IX-XIV secolo rimessi in luce durante i restauri nel Carcer sono il primo documento storico-artistico da riferire alla Chiesa di San Pietro in Cercere.
Scoperto autoritratto di Rembrandt - Un incompiuto autoritratto del maestro olandese Rembrandt è stato scoperto sotto un altro dipinto anonimo noto come ‘L'anziano con la barba’ utilizzando avanzate tecniche scientifiche. Lo storico dell'arte Ernst van de Wetering, direttore del Rembrandt Research Project, e grande esperto di Rembrandt si è detto convinto della sua autenticità sulla base di somiglianze nella tecnica pittorica tra l'autoritratto e le opere autenticate di Rembrandt che datano al 1630. L'autoritratto è stato scoperto scansionando il dipinto agli infrarossi al Brookhaven National Laboratory di New York e sottoponendolo analisi a raggi x presso la sorgente di luce ESRF di Grenoble, in Francia. I raggi x, in realtà, non hanno rivelato alcun particolare dettaglio del viso ma secondo gli esperti il profilo è identico a quello di altri autoritratti di Rembrandt. Koen Janssens dell'Università
di Anversa, in Belgio, ha dichiarato alla BBC: "Il ritratto è considerato uno dei primi lavori dell'artista, quindi questo documenta quale doveva essere l'attività di Rembrandt nel suo laboratorio nel suo primo periodo di attività". Van de Wetering ipotizza che l'opera de ‘L'anziano con la barba’ sia uno studio per una successiva opera ‘L'anziano’. L'utilizzo della tecnica della Fluorescenza di raggi X ha inoltre permesso la caratterizzazione dei diversi elementi chimici presenti nei diversi strati pittorici e di vernice presenti nel dipinto. L'opera sarà esposta in una mostra da giugno a luglio il prossimo anno ad Amsterdam. (Fonte: Redazionale)
(Fonte: Redazionale)
(Fonte: Redazionale)
AGORÀ Seminario di Archeologia Virtuale: la metodologia prima del software - Il 5-6 aprile 2011, presso la Sala Conferenze di Palazzo Massimo alle Terme in Roma, si è tenuto il 2° Seminario di Archeologia Virtuale: la metodologia prima del software. L’evento è stato organizzato nell’ambito delle iniziative culturali svolte dai membri della Scuola di Dottorato della Sapienza Università di Roma. Nelle due giornate sono stati affrontati molti temi afferenti realtà virtuale, realtà aumentata, multimedialità, GIS, rilievi laser scanner, fotogrammetria e microfotogrammetria, GNSS sia per rilievi terrestri che per rilievi in ambito subacqueo, tutte tecnologie applicate in svariati ambiti cronologici che vanno dalla preistoria al medioevo. Particolare attenzione è stata rivolta all’aspetto didattico, momento fondamentale che ha animato anche la precedente edizione del seminario, incen-
trata sull’ambito topografico. Per l’occasione, nella seconda giornata sono stati invitati a tenere un intervento nei loro settori affermati professionisti come il dott. Fabio Remondino di FBK, uno dei maggiori esperti al mondo nella fotogrammetria applicata ai beni culturali, il dott. Giuseppe Scardozzi dell’IBAM-CNR di Lecce che ha mostrato l’utilizzo di tecnologie multidisciplinari nella redazione dell’Atlante di Hierapolis di Frigia, il dott. Alfredo Corrao del MiBAC per la parte relativa alla fotografia scientifica in archeologia ed il prof. Andrea D’Andrea del CISA di Napoli che ha mostrato le ultime tendenze nelle applicazioni GIS e nelle analisi spaziali. Un ringraziamento va a Mattias Wallergård della Lunds University per aver accettato di intervenire in connessione remota sulla tematica riguardante la Realtà Aumentata. Nella primavera del 2012 si svolgerà, sempre a Roma, il 3° Seminario
Porta del Paradiso del Ghiberti - E' prevista per il 24 giugno 2012 l'esposizione definitiva della Porta del Paradiso del Ghiberti presso il Museo dell'Opera del Duomo, giorno in cui a Firenze si festeggia San Giovanni Battista, patrono della città. La porta del Paradiso è la porta est del Battistero di San Giovani Battista e fu realizzata dal Ghiberti dal 1425 al 1452 per sostituire la porta Nord. Raccoglie alcune storie dell'Antico Testamento. Per la sua peculiarità di essere completamente dorata fu denominata 'del Paradiso' da Michelangelo e rappresenta ancora oggi una delle opere più affascinanti dell'arte fiorentina del '400. Trasferita nel 1943 per poter rimanere indenne ai bombardamenti fu riportata nel 1948. Il 4 novembre 1966, come tutte le opere d'arte fu colpita dall'alluvione di Firenze durante la quale sei dei dieci pannelli si staccarono dal telaio. La porta fu sostitu-
ita da una copia e l'originale fu sottoposto a restauro. Arrivò nei laboratori dell'Opificio del Pietre Dure di Firenze nel 1990 ma alcune formelle erano già in fase di restauro. I pannelli restaurati sono stati esposti negli anni nel Museo dell'Opera dell'Uomo in speciali teche contenenti azoto realizzate grazie alla collaborazione con il Getty Institute for Conservation di Los Angeles. Il 24 giugno 2012 l'opera verrà finalmente rimontata con tutti i dieci pannelli e verrà esposta sempre presso il Museo dell'Opera di Santa Maria del Fiore. Il grande progetto di restauro durato vent'anni ha coinvolto diversi restauratori e scienziati decisi nel trovare le migliori soluzioni per l'intervento. Per la pulizia non sono stati sufficienti gli interventi chimici ma è stato scelto di utilizzare una moderna tecnologia, quella del laser. I ricercatori del CNR di Firenze in collaborazione con l'im-
The King's Kont Tra leggenda, mito e ricerca è rimbalzata sui siti e sui quotidiani la notizia del ritrovamento del King's Kont, l'ormai famoso sito della tavola rotonda dei cavalieri e di re Artù. A Stirling, località scozzese del presunto ritrovamento, sono state fatte indagini geofisiche e topografiche. Sono scese in campo la Stirling Local History Society, la Stirling Field and Archaeological Society, Archaeology University of Glasgow. Precisamente a sud del castello di Stirling, nel parco del re, sono stati individuati un insieme di gradini ottagonali. Questi cospicui movimenti di terra rappresentano la forma finale dei giardini reali di Castello di Stirling, e sono stati costruiti per Carlo I nel 1627-9. Fotografie aeree scattate nel 1980 (dalla Royal Commission for Ancient & Historical Monuments of Scotland) hanno rilevato una scoperta importante: tre fossati
concentrici in una forma trapezoidale sotto e intorno il tumulo 'nodo del Re' suggerivano la presenza di un monumento. È questa la 'tavola rotonda' citato da Barbour nel XIV secolo, o è un monumento ancor più precedente? Nel mese di maggio-giugno 2011 i volontari e una squadra del Dipartimento di Archeologia dell'Università di Glasgow hanno effettuato indagini geofisiche e topografiche con l'obiettivo di esplorare il terreno andando più 'a fondo', combinando i risultati con delle foto aeree con la ricerca storica per produrre un rapporto completo del 'nodo del re'. I risultati delle indagini geofisiche sono molto incoraggianti. Visualizzare i dati magnetici e resistività in scala di grigi grafica permette la visualizzazione relativa alla presenza dei fossati attorno al tumulo principale che viene confermata dai rilievi successivi. Tuttavia la relativa complessità di questo sistema di punti, visto il periodo di costruzione, forse risalente all'Età del Ferro, sarà oggetto di ulteriori indagini che sono state realizzate a mezzo radar a settembre 2011.
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(Fonte: Redazionale)
di Archeologia Virtuale: dopo aver visto nel primo appuntamento gli aspetti legati alla ricerca soprattutto topografica, nel secondo appuntamento gli aspetti legati alla metodologia nell’uso di tecniche e tecnologie in ambito archeologico, nel terzo appuntamento chiuderemo la “trilogia” affrontando il problema della comunicazione in digitale. Come le nuove tecnologie stanno rivoluzionando il modo ed il bisogno di cultura delle persone? Come stanno creando un nuovo grande mercato di turismo culturale? Qual è la risposta che noi archeologi e cultori della materia vogliamo e possiamo offrire loro? (Fonte: Redazionale)
presa El.En hanno messo a punto un laser ad infrarossi totalmente non invasivo e che ha permesso la riduzione di alcune patine di degrado rispettando la luminosità originaria della doratura. (Fonte: Redazionale)
Venere del Botticelli in 3D - La Venere del Botticelli potrà essere ammirata anche dai non vedenti grazie ad una riproduzione in 3D ovvero un bassorilievo in resina tramite la quale è possibile ammirarne la bellezza tramite il tatto. L'opera é stata realizzata dalla Fondazione Città Italia in partnership con il museo Tattile di pittura antica e moderna Anteros di Bologna, da tempo impegnato nel far avvicinare i non vedenti all'arte pittorica. La conferenza di presentazione si é tenuta ieri alla Galleria degli Uffizi a Firenze dove verrà esposta accanto al suo originale. Il bassorilievo non ha le dimensioni dell'opera originale ma misura 60 cm di altezza per 93 di lunghezza e 11 di spessore. Sarà corredata da schede tecniche in formato braille con indicate le informazioni storico-artistiche dell'opera. Il 3 dicembre prossimo in occasione della Giornata Internazionale delle persone con disabilità, gli Uffizi saranno aperti per far scoprire ai non vedenti altre 18 sculture. Il percorso tattile, che affiancherà quello tradizionale tra le diverse sale della galleria, é quindi in fase di espansione. (Fonte: Redazionale)
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CdL Scienza e Tecnologia dei Materiali - Era il 1999 quando i ricercatori del Walters Art Museum di Baltimora iniziarono un progetto di ricerca per leggere i testi del Palinsesto di Archimede, la più antica copia di opere scritte del noto genio matematico dell'antichità. Dopo 12 anni diverse sono le tecniche impiegate da più di 80 scienziati e studiosi nel campo della conservazione e degli studi classici e di imaging. L'esposizione Lost and Found: The Secrets of Archimedes permette di seguire la storia della scoperta di tale opera e di nuovi testi scientifici, filosofici e politici del mondo antico. Inaugurata il 16 ottobre sarà aperta fino al 1 gennaio 2012 allo scopo di mostrare i risultati delle analisi di questi anni di studi. Il successivo impiego di differenti tecniche di elaborazione dati come l'Analisi delle Componenti Principali (PCA) permette di ammirare un testo non esposto per mille anni. Dal 2004 circa l'80% del manoscritto di 174 pagine di pergamena é stato analizzato. La maggior difficoltà è stata riscontrata con quei fogli ricoperti da sporcizia o di strati pittorici del XX secolo. Questi fogli sono stati analizzati presso il Standford Synchrotron Radiation Lightsourc (SSRCL), uno dei più avanzati laboratori nel mondo dove un raggio di potenti raggi x permette di scannerizzare i fogli. I raggi x vengono rivelati e registrati là dove vengono rimbalzati dagli atomi di ferro che costituiscono l'inchiostro, permettendo di descrivere mappe composizionali e riuscendo in questo modo a leggere il testo nascosto. In questo modo é stato quindi possibile scoprire gli studi di Archimede tra cui un trattato sconosciuto chiamato il Teorema dei Metodi Meccanici in cui il matematico parla di infinito assoluto e Stomachion in cui vengono invece approfondite le riflessioni sul calcolo combinatorio, le prime della storia. La tecnica del sincrotrone ha permesso di scoprire anche il nome del monaco che cancellò il nome di Archimede: Johannes Myronas. (Fonte: Redazionale)
Joint Programming Initiative - Il 28 ottobre a Roma ha preso l’avvio il progetto di azione coordinata in supporto all’implementazione dell’Iniziativa di Programmazione Congiunta (Joint Programming Initiative - JPI) per la ricerca “Patrimonio culturale e cambiamenti globali: una nuova sfida per l’Europa”, finanziato dalla Commissione Europea e denominato con l’acronimo JHEP - Joint Heritage European Programme. La JPI Patrimonio Culturale proposta dall’Italia nel 2009 - in particolare dai due ministeri: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Ministero per i Beni e le Attività Culturali - che ne ha poi assunto il coordinamento, dimostra altresì il ruolo leader dell’Italia nella creazione dello Spazio Europeo della Ricerca. Le JPI hanno l’obiettivo di coordinare gli investimenti nazionali sulla ricerca e raccordarli con i programmi comunitari, al fine di rendere competitiva l’area dell’Unione Europea nei confronti degli USA e dei paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) in forte crescita economica. Molte saranno le ricadute positive dell’Iniziativa nel settore imprenditoriale e in particolare nei settori dell’industria delle coScoperta la natura del rosso pompeiano Il famoso rosso pompeiano è in realtà un giallo che si è degradato, forse a causa dei gas emessi dal Vesuvio durante l'eruzione. E' questo il risultato di alcuni studi promossi dalla Soprintendenza di Napoli e Pompei ed eseguiti dall'Istituto Nazionale di Ottica del CNR di Firenze in collaborazione con l’Università ‘Suor Orsola Benincasa’ di Napoli. E’ stato sempre descritto come il colore cardine della pittura murale dell'arte romana e si é sempre discusso sulla sua natura. Eppure pare si tratti di un giallo che é stato modificato dai gas di quell'eruzione che nella sua tragicità ha permesso la conservazione di un'intera città romana fino ai nostri giorni. Durante le indagini eseguite non sono state ritrovate, infatti, tracce di elementi chimici riconducibili ai pigmenti rossi utilizzati all'epoca come minio e cinabro. Il pigmento é un giallo, molto probabilmente un'ocra, degradatasi dai gas dell'eruzione. La trasformazione dell'ocra
gialla in ocra rossa era già stato studiato da ricercatori delle Università di Bologna e di Modena. L'ocra gialla, infatti, cambia colore per solo effetto della temperatura, come già descritto da Vitruvio e Plinio. Il risultato degli studi é stato presentato dal ricercatore Sergio Omarini dell'Istituto di ottica del CNR di Firenze in occasione della VII Conferenza nazionale del colore, che si é tenuta a Roma il 15 e 16 settembre presso l’Università ‘La Sapienza’. Tutto l'immaginario cromatico delle antiche città romane viene così a cambiare quasi completamente in quanto sono molte le parte murali rosse che originariamente erano gialle. Le tecniche di indagine utilizzate sono non invasive: la spettrofotocolorimetria per la misura del colore e la fluorescenza a raggi x che ha consentito di rivelare la presenza di elementi chimici per escludere i pigmenti rossi.
Rappresentare il Paesaggio. Fra tradizione e innovazione - Ricomporre i frammenti della memoria guardando agli orizzonti della contemporaneità è l’intento che ha mosso il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello a dar vita ad una sequenza di progetti multidisciplinari volti a far scoprire, con linguaggio laico, il grande fascino che determinati, insoliti patrimoni culturali, ancora confinati in una ristretta cerchia di studiosi ed esperti, possiedono, alla stregua di quello esercitato da altri, come l’archeologia e le arti figurative, ormai oggetto ‘di largo
consumo’. In questo quadro generale si sono svolte, con il coordinamento scientifico delle Società Geografica Italiana, che fa parte della compagine sociale del Centro di Ravello, le giornate di studio Rappresentare il Paesaggio. Fra tradizione e innovazione (20-21 ottobre), con l’obiettivo di porre attenzione alla cartografia quale strumento classico della rappresentazione geografica e alle più recenti tecniche di raffigurazione dei paesaggi. Sotto questo profilo, il nesso di relazione tradizione/innovazione non va inteso solamente nel senso di una naturale evoluzione nel tempo
verso nuove frontiere della conoscenza, quanto piuttosto nel senso di una stretta, immediata ed ineludibile interdipendenza dei due fattori. Questa è dunque la chiave di lettura caratterizzante il confronto nelle due giornate: la prima, volta a fornire i modelli interpretativi consegnati dalla cartografia storica e tradizionale; la seconda, dedicata ai cambiamenti che la rappresentazione del paesaggio sta subendo attraverso l’utilizzo delle più avanzate innovazioni metodologiche e strumentali. Innovazioni atte, in particolar modo, a riscoprire, con il loro più elevato potere di risoluzione, la trama, i tracciati, i segni lasciati sul territorio dal patrimonio culturale di cui il paesaggio è alta espressione.
struzioni e del turismo. Alla JPI Patrimonio Culturale, proposta italiana, hanno aderito 18 Paesi (Italia, Belgio, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Irlanda, Lituania, Olanda, Norvegia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Turchia, Regno Unito), tra Stati membri e Paesi associati, che pongono la ricerca sul patrimonio culturale tra le priorità dei rispettivi programmi nazionali. Altri 8 Paesi, in qualità di Osservatori, hanno inoltre espresso il loro interesse in vista di una futura partecipazione (Austria, Bulgaria, Estonia, Germania, Grecia, Israele, Lettonia, Portogallo). (Fonte: Mibac)
(Fonte: Redazionale)
(Fonte: Redazionale)
RIVELAZIONI
WHERE MONITORAGGIO
DI
SITI ARCHEOLOGICI
DA
SATELLITE
di Renzo Carlucci, Alessio Di Iorio, Alessandro Placidi, Massimo Pichini Un sistema per il monitoraggio dei siti classificati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO in ambito urbano basato sull'osservazione della Terra dallo spazio. Utilizzando e processando le immagini satellitari ad alta risoluzione, offerte dalla costellazione Cosmo Sky-Med, è possibile monitorare in tempo reale il sito sotto osservazione, con particolare riguardo all'impatto antropico, meteoclimatico e strutturale.
I
satelliti Cosmo Sky-Med hanno come principale area di osservazione quella del Mediterraneo, regione considerata la ‘culla’ della civiltà occidentale, uno dei centri più importanti nello sviluppo della civiltà umana, con la più alta concentrazione di siti storico-archeologici del mondo. Le tecniche di telerilevamento satellitare, in cui l’utilizzo di sensori attivi SAR ad alta risoluzione consentono di monitorare la zona sotto osservazione in qualsiasi condizione, possono essere applicate al monitoraggo di siti archeologici, così come accaduto nel progetto WHERE (World HEritage monitoring by Remote sEnsing) il cui obbiettivo è quello di monitorare siti UNESCO in aree urbane, attraverso l’utilizzazione e il processamento di immagini satellitari. In particolare, il monitoraggio riguarderà tre differenti elementi: antropici (impatto umano sul sito e sull’ambiente circostante); meteoclimatici (impatto ambientale e climatico sulla vulnerabilità dei monumenti); geotecnico-strutturali (deformazione di terreni e strutture architettoniche). I dati acquisiti da Remote Sensing vengono elaborati tramite tre distinte catene di processamento dati, denominate rispettivamente change detection, microclimate e interferometry. I dati processati così ottenuti sono integrati in un sistema GIS/WebGIS che include funzioni di analisi multitemporale delle informazioni ricavate dalle immagini satellitari, tali funzioni permettono di: evidenziare variazioni spaziali delle strutture e degli agglomerati urbani sotto osservazione con cadenza periodica a breve termine (settimanale/mensile); predisporre sistemi di segnalazione tempestiva; compilare mappe di vulnerabilità dei siti e osservare l’evoluzione dei parametri sotto monitoraggio. Gli elementi antropici sono monitorati tramite tecniche di change detection, volte a individuare variazioni spaziali nei rapporti tra edifici, strutture e terreni circostanti, con particolare riferimento alle variazioni del tessuto urbano e alla presenza di lavori (scavi per sottoservizi, movimento terra, ecc). Inoltre le tecniche di change detection possono consentire l’individuazione di strutture sepolte subito sotto la superficie. Gli elementi meteoclimatici vengono monitorati con particolare riferimento a: temperatura del suolo, livello delle particelle in sospensione (aerosol), umidità e temperatura dell’aria. Questi parametri sono quindi utilizzati per determinare indici di: erosione, stress fisico e annerimento dei monumenti sotto osservazione. Inoltre i dati raccolti possono essere utilizzati per il monitoraggio ambientale delle stesse aree urbane.
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Figura 1 - Schema generale del sistema.
Gli elementi geotecnico-strutturali riguardano l’individuazione di deformazioni potenziali o in atto dei terreni sui quali le strutture incidono, dovute a fenomeni naturali e antropici. Nel caso del progetto WHERE, sono stati individuati tre differenti siti UNESCO nei quali il sistema sarà verificato e successivamente validato: • Il Centro Storico di Roma, le proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città e San Paolo fuori le Mura (sito UNESCO dal 1980) con parziale copertura del Parco Archeologico dell’Appia Antica. In particolare il monitoraggio riguarderà: temperatura del suolo, temperatura dell’aria, umidità, livello delle particelle in sospensione (particolato); monitoraggio di un’area soggetta a cambiamenti antropici (Parco Archeologico dell’Appia Antica); monitoraggio della stabilità dei siti mediante indagine interferometrica (su siti specifici come Palatino, Mura Aureliane, ecc.) (Fig. 2). • I Sassi e il Parco delle Chiese Rupestri di Matera (sito UNESCO dal 1993). Il progetto ha come obbiettivo il monitoraggio della temperatura del suolo, temperatura dell’aria, umidità, livello delle particelle in sospensione (particolato); monitoraggio di un’area soggetta a cambia-
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menti antropici (su siti specifici come le Chiese Rupestri); monitoraggio della stabilità dei siti mediante indagine interferometrica (Fig. 3). • Villa Adriana, Tivoli (sito UNESCO dal 1999) o in alternativa il Porto antico di Ostia. In questo caso gli obbiettivi del progetto sono indirizzati alla ricerca di strutture archeologiche sepolte o parzialmente sepolte, con successiva verifica dei risultati; inoltre al monitoraggio della stabilità del sito mediante indagine interferometrica (Fig. 4).
CHANGE DETECTION Per quanto riguarda il monitoraggio di siti archeologici, uno dei metodi di change detection utilizzati riguarda l’applicazione di algoritmi di rilevamento di forme (shape detection o template matching) su immagini multitemporali ad altissima risoluzione sovrapposte ed integrate in ambiente GIS. L’operatore shape matched rappresentante la ‘forma’ cercata, già verificata in accordo con gli esperti del settore, è applicato all’immagine satellitare per produrre una densità di probabilità idonea a identificare l’ubicazione più probabile della struttura da ricercare. Il prodotto finale del processamento viene quindi integrato in un sistema GIS nella forma di differenti livelli (layers), trasformati in uno stesso sistema geografico di riferimento. Il risultato di tale processo è la visualizzazione dei cambiamenti antropici intervenuti nel sito monitorato, nel lasso di tempo intercorso tra le varie acquisizioni delle immagini satellitari. L’operatore shape matched è stato sviluppato nell’ambito del progetto HORUS (Heritage Observation and Retrieval Under Sand) realizzato in Egitto, con lo scopo di scoprire nuovi siti, proteggere quelli esistenti, identificare quelli perduti e monitorare gli scavi illegali in un’area prevalentemente desertica; è stata, quindi, dimostrata l’efficacia della metodologia prescelta (per approfondire l’argomento Archeomatica, Anno I - Numero IV). Il metodo proposto sì è rivelato di particolare efficacia, soprattutto nei seguenti casi:
Figura 3 - Sassi di Matera.
• Identificazione di forme: in cui è generato un file di rilevazione (detection layer file) costituito da un’immagine dove è indicata la locazione più probabile della forma ricercata. Altre possibili locazioni, ricadenti entro un certo range di probabilità, vengono allo stesso modo indicate (Fig. 5). • Monitoraggio di scavi illegali: in questo caso non si dispone di una forma da ricercare ma di un set di immagini acquisite in precedenza (serie storica). Viene quindi generato un modello di deformazione relativa risultante dalle immagini componenti il set d’ingresso, che può evidenziare la presenza di nuovi scavi archeologici (Fig. 6). • Identificazione di strutture sepolte: nel caso di strutture archeologiche rinvenute in passato, ma attualmente ricoperte o perdute, di cui si conosce approssimativamente la posizione; utilizzando una mappa storica della struttura da ricercare e dove è nota, seppure non in dettaglio, l’area (Fig. 7).
Figura 2 - Roma: particolare dei Mercati di Traiano.
Figura 5 - Esempio dell'applicazione dell'algoritmo optimal edge su immagine pancromatica Ikonos (Fayoum, Egitto) e corrispondente detection layer.
Figura 4 - Villa Adriana, Tivoli (Roma).
Figura 8 - Processo di costruzione dell’operatore a partire dalla forma selezionata.
Figura 6 - Esempio dell’applicazione dell’algoritmo optimal edge utilizzato per analisi multitemporale su immagine Ikonos dove sono evidenziate le variazioni intervenute.
La tecnica di template matching deve essere inoltre estesa ed adattata alle peculiarità dei siti localizzati in aree ad alta densità di urbanizzazione e all’utilizzo di dati radar acquisiti dalla costellazione Cosmo Sky-Med. Tali immagini ad altissima risoluzione, comparabile a quella dei sensori ottici (1 m in modalità spotlight) e provenienti da sensori attivi, consentono l’osservazione del sito sotto qualsiasi condizione (diurna, notturna e con qualsiasi copertura nuvolosa), permettendo inoltre una penetrazione limitata del suolo (da 3 a 15 cm in banda X) e derivando mappe di umidità differenziale che possono evidenziare strutture sepolte. L’applicazione dell’operatore optimal edge su immagini SAR deve tener conto della natura attiva del sensore e della forma dell’oggetto sotto osservazione. A partire da una descrizione geometrica dell’oggetto ricercato e dai dati di ripresa della scena SAR, è costruito un modello di come il satellite vedrebbe tale forma; a questo scopo il sistema include un modello 3D della forma acquisita dal GIS, per tener conto delle riflessioni delle onde radar sulla struttura (Fig 9).
Figura 9 - Applicazione dell’operatore shape detection utilizzando il simulatore SAR di forme.
Figura 7 - Esempio di applicazione dell’algoritmo optimal edge utilizzato per l’identificazione di strutture parzialmente ricoperte dalla sabbia: nell’immagine a destra è sovrapposta la mappa del sito archeologico.
Il processo di rilevamento forme shape detection consiste di tre fasi distinte: definizione della forma 2D da ricercare; preparazione dell’operatore, in cui si convertono i dati della forma o struttura (file TIFF) che l’algoritmo prova a ricercare sulla scena telerilevata; rilevamento della forma, in cui i vari strati delle immagini satellitari sono processati con il kernel definito dall’operatore di riconoscimento, individuando le località più probabili per la presenza della forma o struttura ricercata (Fig. 8).
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MICROCLIMATE Lo studio e il monitoraggio del microclima si rivela di particolare importanza nella conservazione dei beni culturali: molti studi hanno infatti dimostrato che non solo stucchi, affreschi e ceramiche, ma anche pietre, mattoni e altri materiali costruttivi sono molto sensibili ai cambiamenti microclimatici, in particolare riguardo a: • Temperatura: variazioni di temperatura inducono differenti espansioni nei materiali e sforzi di tensione tra le superfici e le strutture sottostanti; variazioni cicliche di temperatura possono quindi danneggiare i materiali archeologici. Informazioni relative ai cicli di temperatura giornalieri risultano perciò di maggiore importanza rispetto a quelle sui cicli stagionali. Nel caso del progetto WHE-
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Tecnologie per i Beni Culturali RE la temperatura del suolo sarà stimata mediante analisi multiscala e multisensore utilizzando dati ASTER (e quando non disponibili, dati MODIS); la temperatura dell’aria vicina alla superficie sarà stimata utilizzando dati MODIS (e quando non disponibili, dati Sentinel 3). • Umidità: alti livelli di umidità aumentano il tasso di deterioramento dei materiali; la presenza di acqua allo stato liquido favorisce reazioni chimiche come la trasformazione di marmo o rocce calcaree in gesso. Variazioni di temperatura provocano un maggiore o minore assorbimento di acqua dei corpi, con conseguenti espansioni o contrazioni che possono danneggiare i materiali. Nell’ambito del progetto in esame, il monitoraggio dell’umidità utilizzerà dati MODIS (e quando non disponibili, dati Sentinel 3). • Aerosol: la conoscenza e il monitoraggio delle particelle in sospensione (particolato) e la loro relativa abbondanza in atmosfera riveste particolare importanza per la comprensione dei fattori di degrado sul patrimonio culturale. Tale degrado dipende infatti anche dalla qualità e quantità di inquinanti depositati, dal modo in cui le superfici sono inumidite, da frequenza e durata dell’umidificazione, in aggiunta a fattori intrinseci strutturali (natura e robustezza del materiale, rugosità superficiale, porosità). Nell’ambito del progetto WHERE, ad esempio, la tematica è affrontata utilizzando dati MODIS (tramite il prodotto PM MAPPER e i risultati di altri progetti finanziati dall’ASI, come ad esempio QUITSAT) e valutazioni su dati PRISMA simulati (Fig. 10). I dati e le informazioni raccolte verranno successivamente elaborati all’interno del GIS, analizzando la pericolosità quale componente del rischio che descrive il processo fisico di deterioramento dei beni monumentali. In particolare saranno trattati tre distinti ed indipendenti indici chimicofisici: indice di erosione, indice di stress-fisico e indice di annerimento.
Figura 10 – Esempio di processing di mappe di AOT.
INTERFEROMETRY Il monitoraggio della stabilità strutturale dei monumenti si rivela di particolare importanza al fine di predisporre interventi preventivi piuttosto che di messa in sicurezza, soprattutto nel caso di aree ad alta densità di urbanizzazione dove numerosi fattori incidono nel deterioramento delle strutture, fino a causare danni irreversibili come crepe, cedimenti e crolli. La metodologia si basa sul processamento di dati radar interferometrici ad alta risoluzione (DInSAR), relativi ad aree pertinenti o circostanti i siti UNESCO. I dati raccolti sono utilizzati per implementare una procedura di elaborazione interferometrica finalizzata all’individuazione e alla mappatura di aree interessate da fenomeni di dissesto o modifiche del terreno, che rappresentino criticità per la salvaguardia del sito. I dati vengono acquisiti da sensori radar attivi tipo Cosmo Sky-Med, che permettono di operare su immagini ad alta risoluzione (circa 3 m) e con alta frequenza di rivisitazione in ogni condizione atmosferica. Ciò consente un monitoraggio periodico a breve termine dei monumenti e quindi la tempestiva individuazione di eventuali criticità strutturali. Il sistema sviluppato è basato sull’elaborazione di coppie di immagini SAR e finalizzato
23 IL PROGETTO WHERE Il progetto WHERE verrà sviluppato in un arco temporale di diciotto mesi e sarà gestito applicando le metodologie classiche utilizzate per la realizzazione di un prodotto industriale. Il team intende realizzare un dimostratore finale con le caratteristiche principali di un prodotto industriale, per arrivare in tempi brevi e con un minimo ulteriore investimento sul mercato. La documentazione e il ciclo di vita del progetto saranno gestiti in accordo agli standard definiti dall’Agenzia Spaziale Europea (ECSS: European Cooperation on Space Standardization) per la realizzazione di progetti in ambito spaziale. La struttura organizzativa è composta da un team comprendente prime contractor, partners, sottocontrattori e consulenti che copriranno ogni aspetto specifico delle attività da svolgere; le tecniche proposte si basano su backgroung consolidati ed i nuovi sviluppi saranno focalizzati su tematiche ben specifiche, su cui è stata già eseguita un’analisi di fattibilità preventiva. Il team proponente: NEXTANT S.p.a., responsabile del coordinamento e del controllo delle attività eseguite e dello sviluppo della catena di processamento change detection, per la quale si avvarrà della consulenza specialistica di ALMA SISTEMI Sas per gli algoritmi di change detection e analisi multitemporale e GIS MEEO S.r.l. per la componente di monitoraggio atmosferico e meteorologico (incluso l’inquinamento) e per la copertura del suolo SURVEYLAB per la componente di monitoraggio della stabilità strutturale A&C2000 S.r.l. per la partecipazione nella valutazione iniziale dei requisiti, nell’acquisizione di dati cartografici di base e nella progettazione del sistema GIS. Il progetto WHERE si rivolge al settore dei Beni Culturali. Il modello di servizio proposto è basato sull’applicazione di un monitoraggio continuo dei beni monumentali ed archeologici che guiderà una serie di interventi di restauro leggeri, contrapposto al modello classico di intervento di carattere straordinario, che ha un impatto economico notevolmente superiore. La manutenzione preventiva continua, permessa da informazioni puntuali sullo stato di degrado del bene monitorato, ha infatti un costo economico decisamente inferiore rispetto al modello riabilitativo. Studi effettuati dal MiBAC hanno dimostrato che il modello preventivo può portare a una riduzione del volume di spesa per il restauro stimata del 30% rispetto alla normale spesa annua. A questa andrebbe aggiunto un ulteriore 10% di riduzione commerciale, abilitando contratti di servizio continuati nel tempo ma a chiamata, sulla base delle mappe di deterioramento dei siti sotto monitoraggio.
alla rilevazione di possibili cambiamenti attraverso l’analisi di mappe di coerenza (costruzione di manufatti, scavi non segnalati, allagamenti ecc.) e di fenomeni deformativi in atto attraverso l’analisi di interferogrammi differenziali. É possibile inoltre applicare metodologie interferometriche multitemporali per il monitoraggio di fenomeni deformativi superficiali in aree urbane a partire da serie storiche di immagini; vengono inoltre sperimentate procedure per la generazione di mappe di velocità e serie storiche di deformazione. L’Interferometria Differenziale Radar ad Apertura Sintetica (DInSAR) è una tecnica che sfrutta la differenza di fase (interferogramma) tra due immagini SAR complesse, relative a una specifica area osservata, ottenute processando i dati acquisiti da due antenne. Tale tecnica permette di stimare le deformazioni di una zona della superficie terrestre analizzando la differenza di fase tra due immagini acquisite in due istanti di tempo differenti (along-track baseline). Rimossi i disturbi atmosferici, una perdita di coerenza tra pixels di due immagini acquisite in epoche diverse può essere attribuita a un cambiamento delle condizioni superficiali, per cause naturali (vegetazione, contenuto d’acqua, dilavamento ecc.) ovvero antropiche (costruzione di manufatti, scavi, ecc.).
I risultati della catena di processamento interferometrica verranno successivamente convertiti in layers del sistema GIS per produrre mappe dettagliate delle variazioni rilevate; inoltre saranno inseriti nel sistema livelli informativi relativi alle misure di controllo diretto disponibili, ad esempio topografici (livellazione geometrica o misure di controllo), geotecnici (inclinometri, piezometri, ecc.) o strutturali (fessuri metri, ecc.) che abbiano già permesso di evidenziare cedimenti o danni strutturali sui singoli edifici. GIS E WebGIS Il sistema permette di erogare informazioni attraverso un’interfaccia grafica web-based, con le funzioni di navigazione, ricerca e visualizzazione delle informazioni territoriali raccolte e modellizzate. Sulla raccolta degli indicatori riferiti alle cartografie e immagini di base sarà costruito il modello GIS per le attività di pubblicazione e consultazione, strutturato nei seguenti componenti: • modulo WebGIS • DB della copertura geografica • mappe di sfondo (strade, ferrovie, acque, limite delle aree boschive e urbane) • immagini di sfondo (ortofoto, foto satellitari) • interfaccia di navigazione geografica
CONCLUSIONE Il sistema qui presentato ha come obbiettivo primario lo sviluppo di un servizio innovativo per il monitoraggio dei beni culturali, come nel caso dei siti UNESCO in ambiente urbano. Tale sistema si caratterizza inoltre per l’integrazione dei tre aspetti fondamentali della carta del rischio dei beni culturali del MiBAC: rischi antropici, meteoclimatici e strutturali. A causa di un più generale degrado ambientale, negli ultimi decenni il deterioramento delle strutture archeologiche è andato aumentando, rendendo perciò sempre più necessaria un’opera di monitoraggio e manutenzione dei siti. La metodologia qui esposta si pone in linea con le direttive del MiBAC in materia di monitoraggio ed interventi di restauro in quanto favorisce l’adozione di modelli d’intervento leggero (con frequenza legata ai parametri soggetti a monitoraggio) piuttosto che interventi pesanti (ad elevato impatto economico e che in alcuni casi non garantiscono la preservazione del bene). Il servizio di monitoraggio proposto è reso possibile dalla capacità della costellazione Cosmo Sky-Med di operare con tempi brevi di rivisitazione, con qualsiasi condizione meteorologica e con alta risoluzione; si propone inoltre di sviluppare specifici elementi tecnologici innovativi nelle aree di change detection, microclimate e interferometry. Il monitoraggio dei siti storico-archeologici basato sul processamento di immagini satellitari si propone quindi come uno strumento ad uso della Pubblica Amministrazione per il monitoraggio del patrimonio monumentale ed archeologico in aree urbane; fornisce inoltre, come valore aggiunto, il monitoraggio ambientale delle aree selezionate (come nel caso della qualità dell’aria in aree urbane) complementare, se non sostitutivo, delle reti a terra. Si configura infine come ausilio in termini di contenimento sia dei rischi naturali (subsidenze, variazioni microclimatiche ecc.) che di quelli antropici (inquinamento, urbanizzazione. ecc.). Progetto finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana nell’ambito del Secondo Bando riservato alle PMI, avente come tematica "Osservazione della Terra" - anno 2010.
ABSTRACT
Figura 11 – Architettura del sistema GIS.
Il modulo GIS per la consultazione di informazioni geografiche fornirà i seguenti servizi e funzioni: • archiviazione delle informazioni geografiche in DB spaziale (GeoDB) • pubblicazione su web delle informazioni geografiche archiviate nel GeoDB • funzioni di panning sulle mappe web generate • funzioni di abilitazioni dei layers informativi creati • funzione di zoom delle mappe • funzione di ipostazione della scala di rappresentazione delle mappe • interrogazione delle informazioni alfanumeriche
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AUTOMATIC MONITORING OF WORLD HERITAGE UNESCO SITES BY USING AND PROCESSING SATELLITE IMAGERY Cosmo Sky-Med satellites offer active high resolution radar images; they are mainly devoted to observe the Mediterranean area, where is the highest density of archaeological sites in the world. Satellite detection techniques can therefore be used for automatic monitoring of archaeological sites. A specific case discussed in this paper is the project WHERE, that focuses on the monitoring of World Heritage UNESCO sites located in urban areas, by using and processing satellite imagery. Monitoring will concern three different elements: anthropic (human impact on the site and the environment), climatic (environmental and climatic impact on monuments) and geotechnical/structural (terrain and architectural structures deformation) and will employ three distinct chains of data processing, namely change detection, microclimate and interferometry. Information obtained is then superposed in a GIS/WebGIS environment. Such service is based on a continuous monitoring (with all weather conditions) of archaeological sites, that enables a series of light restoration interventions, instead of traditional heavy ones that have a higher economical expense and not always ensure Cultural Heritage preservation.
PAROLE
CHIAVE
Monitoraggio del sito archeologico, Telerilevamento, Cosmo-Sky-Med, SAR, GIS, UNESCO.
AUTORE
ALESSIO DI IORIO - ALMA_SISTEMI@TISCALI.IT ALESSANDRO PLACIDI - ALEXANDERP@ALICE.IT ALMA SISTEMI SAS RENZO CARLUCCI - RCARLUCCI@AEC2000.EU A&C2000 S.R.L. MASSIMO PICHINI - MASSIMO.PICHINI@NEXTANT.IT NEXTANT S.P.A. - ROMA - ITALIA
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Light for Art Laser for Conservation Tecnologie per i Beni Culturali
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SOLUZIONI tecnologiche per il RESTAURO Il Gruppo El.En. S.p.A. contribuisce con i suoi sistemi laser alla conservazione del patrimonio storico e artistico ormai da due decenni, proponendo soluzioni sempre più innovative, sviluppate in collaborazione con i maggiori centri di ricerca nazionali. L’obiettivo dei ricercatori del Gruppo El.En. è quello di fornire ai restauratori la più completa e avanzata gamma di prodotti da impiegare sia in laboratorio che in cantiere nelle più diverse e difficili condizioni di lavoro. Affidabilità, praticità, flessibilità, elevate prestazioni e la costante validazione in campo da parte dei maggiori esperti del settore della conservazione, fanno sì che i sistemi laser del Gruppo El.En. siano i più diffusi e vengano impiegati nei più importanti cantieri di restauro in Italia e all’estero.
El.En. S.p.A. ELECTRONIC ENGINEERING www.elengroup.com - conservazione@elen.it
RIVELAZIONI
LE I
PALMAROLA PROVENIENZA
OSSIDIANE DI
MARKER
DI
di A. Macchia, S. Plattner, A. Manda, L. Campanella, D. Ferro, M. Tiepolo, M. Ferretti, M. Malorgio, A. Zarattini
Le tracce di ossidiane e la caratterizzazione delle componenti chimiche presenti nei luoghi oggetto di indagini archeologiche, permettono l'individuazione delle antiche rotte commerciali. In Italia le aree individuate sono Monte Arci in Sardegna, Lipari e Pantelleria in Sicilia e Palmarola nel Lazio.
L
e ricerche di provenienza delle ossidiane sono determinanti per lo sviluppo di indagini archeologiche, in quanto la discriminazione della loro provenienza permette di ricostruire non solo gli scambi commerciali tra popolazioni diverse e geograficamente lontane, ma anche di delineare i loro aspetti politici e sociali. Negli ultimi quarant’anni le ricerche hanno inquadrato diverse fonti italiane d’approvvigionamento di questo vetro vulcanico nel bacino del Mediterraneo: Monte Arci in Sardegna, l’isola di Lipari e Pantelleria in Sicilia e l’isola di Palmarola nel Lazio (Arias et al., 1984; Tykot, 1996, Francaviglia 1999, Bigazzi et al., 2005). Esse si differenziano per le caratteristiche chimichefisiche. Le ossidiane di Monte Arci sono ricche di microliti e fenocristalli, di colore grigio e notevolmente lucide. Le ossidiane di Pantelleria contengono scarsi microliti; il loro colore è spesso grigio-verdastro, moderatamente lucido e trasparente. Diversamente le ossidiane di Lipari sono essenzialmente vetrose e di colore nero, molto lucido e spesso perlitiche, mentre di Palmarola si presentano vetrose, nere e semi-opache (Acquafredda et al., 1999). Diversi sono i metodi di analisi utilizzati sia singolarmente che in combinazione per la caratterizzazione delle ossidiane, come l’attivazione neutronica (NAA) e la spettrometria di massa con sorgente al plasma ad accoppiamento induttivo abbinata ad un microcampionatore in ablazione laser LA-ICP-MS e la microscopia elettronica a scansione con sistema di microanalisi SEM/EDS (Tykot 2002), in ragione di tre aspetti principali: capacità di discriminare i campioni e le loro relazioni, costo e distruttività dell’analisi.
Il presente lavoro rappresenta la prima fase di una ricerca più ampia, promossa dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio, finalizzata alla ricostruzione delle aree di provenienza ed alla individuazione delle vie di circolazione delle ossidiane fra i punti di estrazione e gli insediamenti laziali durante il Neolitico. In particolare si è cercato di: 1) comprendere per quali reperti sia stata utilizzata ossidiana dall’isola pontina di Palmarola, che rappresenta una delle sorgenti più prossime al Lazio meridionale; 2) definire la capacità di discriminare i nostri campioni in base agli elementi macrocostituenti presenti rispetto agli elementi in traccia, marker efficienti per questo tipo di studi. I dati riguardanti la composizione dei reperti sono stati ottenuti tramite i non distruttivi: XRF e SEM-EDS e un metodo micro-distruttivo: LA-ICP-MS.
Figura 1 - Contenuti di Rb, Nb e Th, in ppm, di campioni geologici di ossidiana provenienti da diversi giacimenti di Pantelleria (PAN), Palmarola (PAL), Lipari (LIP) e Sardegna (SAR_M.ARC) in base ai dati di Francaviglia, (1999) e Oddone M., Bigazzi G. (2003).
Figura 2 – Differenze riscontrabili fra i dati di Francaviglia, 1999 (punti grigi) e Oddone, Bigazzi, 2003 (punti rossi) per le cave di Pantelleria, Palmarola, Lipari e Sardegna.
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MATERIALI E METODI Da diversi siti archeologi, compresi tra la parte SE di Roma fino al confine con il territorio abruzzese, sono stati prelevati 86 reperti: nuclei e strumenti, di questi selezionati 34 al fine di determinare l’area geologica di provenienza mediante un approccio multi analitico. Oltre ai reperti, sono stati analizzati anche 4 campioni di ossidiana raccolti sull’isola di Palmarola (A, B, C, D). Per conoscere le proprietà chimiche delle differenti fonti geologiche sono stati considerati dati presenti in letteratura. In particolare per le analisi SEM/ EDS è stato considerato il lavoro di Le Bourdonnec et al., 2010. I dati XRF sono stati messi a confronto con i dati di Francaviglia et al.(1984 E 1988) e con quelli di Oddone e
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Tecnologie per i Beni Culturali Bigazzi (2003). I dati LA-ICP-MS sono stati confrontati con i dati ricavati dallo studio di Barca et al. (2007). E’ sempre complesso comparare dati ottenuti da studi differenti poiché essi sono acquisiti con strumenti e metodi diversi. Per risolvere questo problema i differenti set di dati sono stati confrontati mediante l’analisi delle componenti principali (PCA). Solo nel caso della LA-ICP-MS tale confronto non è risultato necessario poiché lo strumento e la procedura utilizzati sono gli stessi dell’articolo di riferimento. Le analisi SEM/EDS sono state svolte con lo strumento LEO1450VP associato al software INCA300 per le analisi EDS. Su ogni campione sono state analizzate 4 aree differenti ed ogni valore ottenuto come media di 5 determinazioni di durata di 120 secondi (s). Il programma ZAF-4 permette di visualizzare i valori di composizione elementale ottenuti dai conteggi, direttamente in ossidi (tab.1) considerando l’opportuna stechiometria; operando una elaborazione “artificiale” necessaria per confrontare i dati con le informazioni presenti in letteratura. La grande quantità di dati ottenuti è stata trattata mediante PCA (variabili: ossidi | osservazioni: differenti campioni). I dati sono stati analizzati e processati al fine di sostituire i record mancanti. Si è scelto di utilizzare le sole variabili: NaO2, Al3O2, SiO2, K2O, CaO e Fe2O3, espresse in ossidi, non normalizzando nuovamente i dati. Il dataset, previa trattamento di scaling, è stato processato con diversi metodi per valutare le correlazioni tra i campioni. Il miglior risultato si è ottenuto mediante la correlazione di Pearson. La fluorescenza a raggi X (Ferretti 2004), è stata eseguita con uno strumento portatile le cui condizioni lavorative del tubo a raggi X sono state 60kV e 1.6mA, ed avente un rilevatore a deriva di silicio (SDD). Su ciascun reperto sono state eseguite da 2 a 4 misure (tempo di misura: 120 s). I dati quantitativi sono stati ottenuti, previo taratura con un vetro di riferimento (BCR-126A), mediante il metodo dei parametri fondamentali. Gli elementi rivelati sono: Zr, Rb, Nb, Y, Sr, Zn, Ba, Th, Ce, La, Nd. Lo Zr presente nel collimatore del rivelatore impedisce una quantificazione accurata di questo elemento nei reperti, per questo non è stato tenuto conto nella successiva analisi multivariata. Il primo passo è stato quello di verificare la concordanza tra i dati della letteratura e la capacità di discriminare le diverse fonti. La PCA ha evidenziato che gli elementi con maggior potere discriminante sono Rb, Nb e Th. Il confronto fra le figg.1 e 2 mostra che per quanto esistano scostamenti sistematici fra i dataset dei due articoli, le distanze fra i gruppi sono abbastanza elevate da rendere ugualmente identificabile la provenienza. Gli elementi Rb, Nb e Th, sono stati quindi utilizzati per identificare le relazioni tra i reperti incogniti. LA-ICP-MS, a differenza delle altre due tecniche, è minimamente distruttiva in ragione dell’ablazione laser e permette di ottenere analisi con alta precisione su elementi presenti in tracce (ppm). Il campionamento viene eseguito per ablazione laser direttamente sul reperto che viene inserito pressoché integro nella cella di ablazione, purché le sue dimensioni non superino quelle della cella (4.0 x 4.0 cm). Il fascio laser è stato utilizzo ad una lunghezza d’onda nell’UV (266 nm), ad un elevata densità di energia (circa 12Jcm-2) e con dimensioni di poche decine di micron, l’interazione con il campione solido provoca la sua parziale atomizzazione con la produzione di un particolato analizzabile dai comuni ICP-MS. La tecnica è caratterizzata da un elevata accuratezza e riproducibilità, ma per l’analisi quantitativa necessita di uno standard esterno (vetri NIST610/612) e di conoscere a priori la composizione chimica dei costituenti maggiori del campione incognito. In questo lavoro è stato utilizzato il contenuto in SiO2 ricavato dall’analisi SEM-EDS. Per ogni campione sono stati considerati 3 spot di misura.
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Figura 3 - Scores plot relativo ai reperti in cogniti ed ai dati derivanti dalla letteratura. In leggenda le diverse aree di provenienza: SARD=Sardegna, PANT=Pantelleria, PALM=Palmarola, LIP=Lipari, INC=campioni, provenienti dai siti archeologici laziali. Accanto ai reperti incogniti sono stati aggiunti i rispettivi numeri identificativi, in modo da comprendere meglio la loro affinità con dati ricavati dalla letteratura.
RISULTATI Dalla PCA applicata ai dati SEM-EDS relativi ai reperti in studio ed ai dati provenienti dalla letteratura è stato ricavato il grafico degli scores (Fig. 3), che mette in evidenza una distinzione netta tra le varie aree sorgenti ed una separazione discreta di un numero elevato di reperti, attribuendone una diversa provenienza geologica. In merito alle fonti di ossidiana, Pantelleria (viola) si discosta notevolmente rispetto alle altre sorgenti. I reperti caratterizzanti la Sardegna si raggruppano abbastanza uniformemente individuando una precisa zona del grafico, così come Lipari (verde). I reperti attribuiti a Palmarola (blu) si distribuiscono in due possibili aree, mentre il riferimento D si posiziona in un’area a se stante. Un ulteriore analisi petrografica su tale campione ha dimostrato che non si trattava di un reperto di ossidiana. I tre reperti ricavati dallo studio francese sono molto concordi tra loro, ma si discostano da quelli di provenienza certa analizzati nel presente studio, ovvero i campioni A – B – C, creando così le due aree.
Figura 4 - Confronto dei contenuti (ppm) di Rubidio (Rb) e Torio (Th) di fonti geologiche di ossidiana riportati in letteratura (Francaviglia, 1999; Oddone M., Bigazzi G. 2003) con quelli dei reperti archeologici dei siti laziali; accanto ai reperti sono stati aggiunti i rispettivi numeri identificativi.
Il risultato potrebbe derivare dall’esistenza all’interno di Palmarola di due possibili cave di estrazione: Monte Tramontana e Punta Vardella Monte Guarniero. Per verificare questo risultato è necessario avere campioni di provenienza certa di entrambe le cave. Per quanto riguarda l’identificazione dei reperti provenienti dai siti laziali (rosso), molti di essi (reperti n° 3 – 4 – 5 – 6 – 7 – 8 – 9 – 10 – 11 – 12 – 13 – 37 – 60 – 62 – 65 – 68 – 76 – 77 – 80 – 81 – 85 – 86) si distribuiscono nell’area di Palmarola identificata dai reperti A – B – C di provenienza certa, mentre i campioni n° 15 – 41 – 56 si dispongono nell’area di Palmarola identificata tramite i dati della letteratura. Il campione n° 26 si posiziona tra Lipari e la Sardegna e quindi non è possibile attribuirne una provenienza certa; i campioni n° 2 – 14 – 35 si trovano all’interno del gruppo della Sardegna, infine ad alcuni reperti (n° 1 – 16 – 18 – 28 – 52) non è stato possibile assegnare una provenienza in quanto non rientrano in un’area discriminata dall’analisi. Pantelleria non sembra essere una possibile fonte geologica dei reperti. Dalle analisi XRF sono stati ottenuti i grafici bivariati Rb-Th e Rb-Nb, mostrati in figg. 4 e 5, identificano diversi gruppi, sebbene formati da campioni leggermente dispersi. Tuttavia è stato possibile attribuire la quasi totalità dei campioni: si collocano chiaramente all’interno di specifiche aree e anche dove occupano una posizione marginale non possono che appartenere a quel gruppo. I campioni che presentano affinità con le ossidiane geologiche di Palmarola sono i numeri 2, 3, 4, 5, 8, 13, 15, 62, 76, 77, 80, 81 e 85; mentre le affini a Lipari sono: 6, 10, 11, 12, 14, 35 e 86; infine il campione n° 1 presenta affinità con le ossidiane provenienti dalla Sardegna. Risulta più incerta la classificazione dei campioni n° 7, 9, 16 e 60 essendo in posizioni intermedie fra due gruppi. Dai dati LA-ICP-MS i reperti incogniti mostrano significative differenze nelle concentrazioni degli elementi costituenti, tra questi gli elementi maggiormente discriminanti sono risultati: Rb, Zr, Th, La, Li, Be e La. Nei grafici in figg. 6 e 7 si riportano i contenuti (in ppm) di Zr-La (Fig. 6) e Zr-Rb (Fig. 7) sia dei campioni geologici di provenienza nota che dei dati sperimentali ottenuti sui 34 reperti. I grafici delle figg. 6 e 7 mostrano che solo due reperti appartengono alla Sardegna (n° 1- 60). In fig. 6 i reperti con n° identificativo 5 - 41 - 52 - 56 - 80 - 81 - 85 si posizionano tra il raggruppamento di Lipari e quello di Palmarola. Il reale gruppo di appartenenza di questi ultimi reperti è definito sulla base della rappresentazione di Rubidio e Zirconio (Fig. 7),
Figura 5 – Confronto dei contenuti (ppm) di Rubidio (Rb) e Nubidio (Nb) di fonti geologiche di ossidiana riportati in letteratura (Francaviglia, 1999; Oddone M., Bigazzi G. 2003) con quelli dei reperti archeologici dei siti laziali; accanto ai reperti sono stati aggiunti i rispettivi numeri identificativi.
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trovandoli maggiormente affini all’isola di Palmarola. Appartenenti a quest’ultimo gruppo anche i reperti n° 3 - 4 – 8 – 9 – 13 – 15 – 18 – 62 – 68 – 76 – 77, mentre i campioni n° 6 – 7 – 10 – 11 – 12 – 14 – 16 – 26 - 28 – 35 – 37 – 65 – 86 risultano più affini all’isola di Lipari. Anche da quest’ultima analisi nessun reperto sembra provenire da Pantelleria.
Figura 6 - Distribuzione dei campioni in base ai contenuti (ppm) di Lantanio (La) e Zirconio (Zr). In nero i reperti archeologici incogniti con accanto i numeri corrispondenti, colorati i dati relativi alle tre isole mediterranee italiane (Sardegna=SAR, Palmarola=PAL e Lipari=LIP) ricavati dalla letteratura.
Figura 7 - Distribuzione dei campioni in base ai contenuti (ppm) di Rubidio (Rb) e Zirconio (Zr). In nero i reperti archeologici incogniti con accanto i numeri corrispondenti, colorati i dati relativi alle tre isole mediterranee italiane (Sardegna=SAR, Palmarola=PAL e Lipari=LIP) ricavati dalla letteratura.
CONCLUSIONI L’identificazione delle sorgenti geologiche dei 34 reperti archeologici incogniti è stata sono realizzata mediante alcune banche dati presenti in letteratura ed alcuni campioni di ossidiana direttamente prelevati dall’isola di Palmarola (4 campioni). Sono state utilizzate tre tecniche analitiche (SEM-EDS, XRF, LA-ICP-MS) per studiare le affinità chimiche tra i reperti e le possibili sorgenti geologiche italiane di ossiadiana: Palmarola, Sardegna, Lipari e Pantelleria. Il confronto tra i dati di letteratura e i dati sperimentali ottenuti sui reperti permette le seguenti attribuzioni (Tab.2). Il rapporto tra la quantità misurata di alcuni elementi (Rb, Nb, Th) con XRF e LA-ICP-MS è molto vicino ad uno, a conferma che si ha un accordo soddisfacente tra le due tecniche attestando la maggiore efficacia di quest’ultime rispetto al SEM-EDS per gli studi di approvvigionamento delle ossidiane. Considerando che il sistema migliore è l’analisi degli elementi in traccia ottenuta mediante LA-ICP-MS, la bontà di discriminare le ossidiane mediante gli elementi macroco-
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Tecnologie per i Beni Culturali stituenti tramite analisi SEM-EDS è circa il 29%. Tuttavia il contributo del SEM/EDS di fornire calibrazioni ad altri sistemi, la rende parte integrante dell’intera metodologia. In base alle affinità chimiche tra dati di letteratura e risultati sperimentali ottenuti possiamo affermare che tra le ossidiane studiate, 17 provengono da Palmarola, 12 da Lipari,
29 una dalla Sardegna, mentre si esclude completamente Pantelleria. Per cinque reperti (n° 2 – 7 – 37 – 60 e 65) non è stato possibile attribuire una precisa area geografica, questo dovuto o alla mancanza delle analisi XRF o alla differente attribuzione delle singole analisi e per questo è necessaria un ulteriore approfondimento analitico.
Tabella 2 - Attribuzione dei reperti alle diverse sorgenti geologiche mediterranee italiane in base alle tre tecniche utilizzate. SAR= Sardegna, PAL= Palmarola, LIP=Lipari, n.d. = non disponibile, n.a.= non attribuibile
BIBLIOGRAFIA
Tabella 1 - Dati SEM-EDS dei sei ossidi presenti in concentrazione maggiore nei campioni incogniti. I valori espressi in % in peso.
ABSTRACT Obsidian from Palmarola: source markers - A chemical characterization of the main components and traces of obsidian allows identification of commercial routes in antiquity. Obsidian sources in Prehistoric Italy were mainly four: Monte Arci in Sardinia, the islands of Lipari and Pantelleria in Sicily and the island of Palmarola in Lazio. A survey methodology on samples of obsidian from several Neolithic sites in Lazio has been developed, comparing three different analytical techniques: SEM-EDS, XRF and LA-ICP-MS, in order to obtain a wider range of data to be compared with literature records and processed by Principal Component Analysis (PCA), to define relationships between samples and to assign each finding its origin.
PAROLE
CHIAVE
Ossidiana, Lazio, SEM-EDS, XRF, LA-ICP-MS.
AUTORI A. MACCHIA, A. MANDA, ITALIAN ASSOCIATION OF CONSERVATION SCIENTISTS S. PLATTNER, L. CAMPANELLA, D. FERRO SAPIENZA, UNIVERSITÀ DI ROMA M. TIEPOLO, ISTITUTO DI GEOSCIENZE E GEORISORSE,CNR PAVIA M. FERRETTI, ISTITUTO DELLE TECNOLOGIE APPLICATE M. MALORGIO, A. ZARATTINI SOPRINTENDENZA BENI ARCHEOLOGICI ANDREA MACCHIA ANDREAMACCHIA@UNIROMA1.IT
AI
DEL
BENI CULTURALI, CNR ROMA
LAZIO
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RESTAURO
DIAGNOSTICA PER IMMAGINI DI UN CAPOLAVORO DI CARAVAGGIO IMMAGINI OLTRE IL VISIBILE PER IL SEPPELLIMENTO DI SANTA LUCIA PROVENIENTE DALLA CHIESA DI SANTA LUCIA AL SEPOLCRO DI SIRACUSA di Fernanda Prestileo, Giuseppe Salerno
Figura 1 - Caravaggio, Il Seppellimento di Santa Lucia (olio su tela, 1608).
Il 28 maggio 1606 Michelangelo Merisi fugge da Roma dove non fará mai piú ritorno; l’ultimo duello gli è costato la condanna a morte. Iniziano per lui gli anni della latitanza, anni che trascorrerá tra Napoli, Malta e la Sicilia. Nel suo passaggio in Sicilia, Caravaggio realizza dipinti di eccezionale qualitá, sicuramente tra i piú belli della sua breve e intensa esistenza. Nell’isola l’artista arriva nell’ottobre del 1608, dopo l’ennesima fuga, questa volta da Malta. La sua prima tappa siciliana è Siracusa, dove vive un artista suo amico: Mario Minniti. Da lui trova riparo e lavoro perché dipinge su commissione una grande tela per la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, Il Seppellimento di Santa Lucia, realizzata in un breve lasso di tempo, trasferendosi Caravaggio a Messina nel dicembre dello stesso anno.
I
l Seppellimento di Santa Lucia (olio su tela) (Fig. 1) è dunque la prima opera siciliana di Caravaggio. Il dipinto rimane collocato nella chiesa di Santa Lucia al Sepolcro fino agli anni ’70 del secolo scorso. In seguito l’opera, ormai in cattivo stato di conservazione a causa delle avverse condizioni ambientali della chiesa interessata da gravi problemi di umidità, è restaurata a cura dell’Istituto Centrale per il Restauro (oggi Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro - ISCR) e spostata presso la Galleria Regionale della città, Palazzo Bellomo. Fra il 2005 e il 2006 il dipinto è esposto in più mostre a livello nazionale e al suo rientro a Siracusa, essendo il museo di Palazzo Bellomo chiuso per lavori di ristrutturazione e non potendo ancora tornare nella sua chiesa d’origine per le non idonee condizioni conservative, è temporaneamente collocato nella chiesa di Santa Lucia alla Badia in Piazza Duomo. Prima di questo rientro a Siracusa, a distanza di una trentina d’anni dall’ultimo intervento di restauro, Il Seppellimento di Santa Lucia è interessato da una campagna diagnostica1 effettuata dal Centro Regionale per la Progettazione e il Restauro della Regione Siciliana, Palermo (CRPR)2. Le indagini, di tipo non distruttivo, sono state finalizzate sia alla valutazione dello stato di conservazione del dipinto, a seguito anche dei vari spostamenti di sede subiti, sia a una sua più approfondita conoscenza con riferimento alla tecnica d’esecuzione, ai materiali impiegati e agli interventi di restauro pregressi. Fra i risultati delle differenti tecniche d’analisi impiegate, si presentano di seguito quelli ottenuti dalle indagini multispettrali (nelle regioni dell’ultravioletto, del visibile e dell’infrarosso) e dell’indagine radiologica.
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Tecnologie per i Beni Culturali MATERIALI E METODI Per le indagini multispettrali è stata impiegata una camera CCD digitale multispettrale Artist di Art Innovation (Prestileo-Bruno 2007; Cacciatore et al. 2009), con sistema di posizionamento manuale CPS 100, che ha consentito di acquisire le immagini fino a cm 250 di altezza, e illuminazione con due lampade alogene da 50 W per le riprese nel visibile e nell’infrarosso, una lampada di Wood a bulbo da 125 W e quattro a tubo da 40 W per le riprese in fluorescenza ultravioletta, considerate le grandi dimensioni della grande tela. Le indagini hanno interessato la metà inferiore del dipinto raffigurante la scena del seppellimento della Santa. Le porzioni scelte (cm 60 x 60), per un totale di diciassette, sono state riprese in luce visibile (RGB nm 400-700), in fluorescenza ultravioletta (nm 280-365), in infrarosso in falso colore (FCIR2 nm 950-1150) e in riflettografia infrarossa (IR1 nm 750-950; IR2 nm 950-1150). Per alcuni particolari di maggior interesse, dal punto di vista iconografico e per gli aspetti relativi ai precedenti interventi di restauro, si è proceduto alla realizzazione di riprese macro. L’indagine radiologica è stata eseguita con un’apparecchiatura portatile, di derivazione odontoiatrica, caratterizzata da una sorgente radiogena di bassa potenza e di dimensioni e peso contenuti (Salerno, Lo Sasso 2007; Salerno 2010). L’apparecchio è stato montato su un supporto mobile dotato di uno stativo con sistema a manovella per regolare l’altezza del tubo; questo ha consentito di radiografare anche le figure più alte (cm 250), mantenendo la qualità e la corretta angolazione del fascio radiogeno. È stato impiegato un sistema di acquisizione digitale delle immagini radiografiche mediante piastre ai fosfori fotostimolabili in grado di memorizzare un’immagine latente del soggetto attraversato dai raggi X. Questi plates, sottoposti a uno stimolo laser mediante un apposito scanner, trasformano l’immagine da latente in reale. Le piastre ai sali di fosforo sono state lette da un sistema laser CR (Computed Radiography). La dimensione delle piastre ai sali di fosforo (fosfori a memoria) utilizzate è di cm 35 x 43. La distanza tra il fuoco della sorgente radiogena e il plate ai fosfori è di m 2; tale distanza riduce l’effetto dell’ingrandimento geometrico e rende sovrapponibili le dimensioni dell’immagine radiografica con quella del soggetto radiografato. Sono state selezionate tredici porzioni, ritenute più interessanti anche in base ai risultati delle due indagini radiografiche del 1979 (Cordaro 1985) e del 1994 (Barbera, Lapucci 1996), curate dall’allora Istituto Centrale per il Restauro. RISULTATI DELL’IMAGING MULTISPETTRALE E RADIOLOGICO L’analisi mediante fluorescenza ultravioletta ha dato interessanti risultati consentendo di evidenziare l’ossidazione degli strati protettivi di vernice, Rétoucher della Lefranc e Mat Winsor e Newton mescolata alla prima, applicati nel restauro degli anni ’70 (Cordaro 1985). La tecnica ha inoltre consentito di evidenziare la disomogeneità di applicazione della vernice, che si presenta talvolta data a corpo, talvolta in strati sottili, altre volte con localizzate colature (Figg. 2-4). L’analisi mediante infrarosso in falso colore è stata d’ausilio per l’individuazione dei pigmenti utilizzati per le integrazioni pittoriche effettuate sempre durante il restauro degli anni ’70 (Cordaro 1985) e per la valutazione del loro stato di conservazione, come nel caso del pigmento rosso impiegato per l’integrazione del manto del Diacono che appare verde
31 all’infrarosso in falso colore (risposta compatibile con il rosso di Marte) mentre quello delle zone originarie appare arancio (tipica spettrale compatibile con il cinabro) (Fig. 3c). Con la riflettografia infrarossa è stato possibile confermare la modalità d’esecuzione pittorica del Caravaggio per successione di strati dal fondo verso il primo piano, come testimonia il particolare del dito della mano dell’Armigero che lascia intravedere al di sotto la bocca dell’uomo alla sinistra del Vescovo Orosco (Fig. 4c). La tecnica ha evidenziato i pentimenti riguardanti il girale del pastorale del Vescovo Orosco (Fig. 5) e la mitra (Fig. 6), confermati anche dall’indagine radiologica. Nel caso del particolare del dito indice della mano destra del Vescovo (Fig. 7) e della veste dell’Armigero, né la riflettografia infrarossa né l’indagine radiologica hanno rilevato alcun pentimento riguardo la sua inclinazione. A
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Figura 2 - Caravaggio, Il Seppellimento di Santa Lucia, Volto di Santa Lucia, particolare: a) visibile; b) fluorescenza ultravioletta; c) raggi X.
1 Le indagini diagnostiche sul dipinto sono state condotte in situ con strumentazione portatile, “a cantiere aperto”, presso la Sala dei Capitelli della Galleria interdisciplinare regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis di Palermo, dove l’opera è stata esposta nel periodo marzo-aprile 2006. 2 La campagna diagnostica è stata svolta a cura dell’Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana, Dipartimento dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana della Regione Siciliana. Diagnostica per immagini eseguita da: Giovanni Bruno, giá Regione Siciliana ora ARPA - Sicilia,S.T. Agrigento; Ermanno Cacciatore, Regione Regione Siciliana; Daniela Lo Sasso, Casa di Cura Candela, Palermo; Donato Perrone, Regione Siciliana, Palermo; Fernanda Prestileo, giá Regione Siciliana ora ICCROM, Roma; Giuseppe Salerno, Casa di Cura Candela, Palermo.
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Figura 3 - Caravaggio, Il Seppellimento di Santa Lucia, Diacono, particolare: a) visibile; b) fluorescenza ultravioletta; c) infrarosso in falso colore.
Figura 4 - Caravaggio, Il Seppellimento di Santa Lucia, Uomo nascosto, particolare: a) visibile; b) fluorescenza ultravioletta; c) riflettografia infrarossa.
L’indagine radiologica ha inoltre confermato il già noto pentimento riguardante la ferita da spada sul collo della Santa: al disotto del mento, nella parte superiore del collo, si nota una zona di ridotto contrasto ai raggi X, meno radiopaca (più nera) delle dimensioni di cm 10 (asse longitudinale) x cm 1,5 (asse trasversale). Si tratta di un pentimento probabilmente indotto, data la violenza dell’immagine che nella prima stesura si dice mostrasse la Santa decapitata. L’angolazione, forse eccessiva, del capo rispetto al tronco va spiegata con la necessità da parte del pittore di ‘ricucire’ con alcune pennellate di colore la testa mozzata.
A conferma di questo pentimento è la maggiore definizione del collo al disotto della linea di decapitazione, dove questo appare delimitato da sottili pennellate (linee bianche). Al disopra di questa linea il profilo superiore del collo non è definibile. Nella parte bassa del collo, in prossimità del tronco, si nota la piccola ferita oggi visibile sul dipinto; anche in questo caso non sembra esserci una completa corrispondenza con l’immagine radiologica (la piccola ferita ai raggi X sembra più angolata) (Fig. 2c) (Salerno, Lo Sasso 2007; Cacciatore et al. 2009; Salerno 2010).
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Sopra, figura 5 – Caravaggio, Il Seppellimento di Santa Lucia, Pastorale, particolare: a) visibile; b) riflettografia infrarossa; c) raggi X. A sinistra, figura 6 - Caravaggio, Il Seppellimento di Santa Lucia, Mitra, particolare: a) visibile; b) riflettografia infrarossa; c) raggi X. Sotto, figura 7 - Caravaggio, Il Seppellimento di Santa Lucia, Mano del Vescovo, particolare: a) riflettografia infrarossa; b) raggi X.
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B C
CONCLUSIONI Dal confronto dei dati ottenuti dalle indagini multispettrali e radiologiche eseguite sulla metà inferiore del dipinto, è stato possibile ottenere informazioni relative alla tecnica pittorica impiegata dall’artista, ai differenti interventi di restauro che hanno interessato l’opera negli ultimi due secoli, ai materiali impiegati in tali restauri e alle modalità di intervento. L’opera si è presentata con problemi fondamentalmente di carattere estetico, essendo stata interessata da pesanti ridipinture e rifacimenti durante i restauri più antichi, effettuati nei primi decenni del 1800 e del 1900. Tali ridipinture furono poi eliminate durante gli ultimi due restauri curati dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro in quei casi in cui era stato possibile recuperare la pellicola pittorica originale, documentare la libertà d’esecuzione dei rifacimenti nonché considerare pregiudizievole, per la preservazione dell’opera, il loro mantenimento. Le altre furono lasciate (Cordaro 1985). Grazie alla tecnica di fluorescenza ultravioletta è stato possibile evidenziare sia i ritocchi e le ridipinture della pellicola pittorica sia la disomogeneità nella stesura della vernice, in molti punti caratterizzata da ampie sbavature, nonché il suo stato di ossidazione. In infrarosso è stato possibile mappare le parti di colore originarie e le discontinuità della pellicola pittorica e dello strato preparatorio. L’indagine radiologica ha evidenziato le linee di giunzione dei quattro teli di canapa di cui è costituito il supporto originario, rifoderato nell’intervento del ’70, e la presenza di numerose lacune dello strato pittorico originale che appare di spessore ridotto, poco radiopaco e, nel caso di alcuni personaggi, rilevabile solo in minima parte. In conclusione si vuole evidenziare che la campagna d’indagine sulla grande tela del Caravaggio è stata condotta presso la Galleria interdisciplinare regionale di Palazzo Abatellis di Palermo durante la mostra “Il Seppellimento di Santa Lucia: mostra a cantiere aperto”, un evento di assoluta eccezionalità e innovazione nel contesto culturale siciliano, che ha permesso ai visitatori di ammirare l’opera durante lo svolgimento delle analisi di tipo non distruttivo, ad eccezione - per ovvi motivi di sicurezza - di quelle radiologiche svolte nei giorni di chiusura al pubblico del museo, essendo di volta in volta documentati sulle operazioni in atto.
BIBLIOGRAFIA
• Cordaro M. (1985), Il restauro del Seppellimento di Santa Lucia. In Caravaggio in Sicilia, il suo tempo, il suo influsso, Catalogo della mostra, Siracusa – Museo Regionale di Palazzo Bellomo, 10 dicembre 1984-28 febbraio 1985, Siracusa 1984, 269-293. • Barbera G., Lapucci R. (1996), Il Seppellimento di Santa Lucia del Caravaggio. Indagini radiografiche e riflettografiche, Siracusa: Assessorato BB.CC.AA. della Regione Siciliana. • Prestileo F., Bruno G. (2007), Check up per Caravaggio. Indagini multispettrali e colorimetriche sul Seppellimento di Santa Lucia. C.R.P.R.informa 2/3, 29-31. • Salerno G., Lo Sasso D. (2007), L’Opera ai raggi X. Diagnostica per immagini radiografiche. C.R.P.R. informa 2/3, 34-36. • Cacciatore E., Prestileo F., Bruno G., Perrone D., Salerno G., Lo Sasso D. (2009), Imaging multispettrale e radiologico sul dipinto su tela “Il Seppellimento di Santa Lucia” di Caravaggio, in A.M. Gueli (a cura di), Scienza e Beni Culturali, Atti del V Congresso Convegno Nazionale di Archeometria, Siracusa, 26-29 febbraio 2008, Siracusa, 131-141. • Salerno G. (2010), La luce dell’invisibile. C.S.I. nell’arte. Mostra sulle applicazioni della diagnostica per immagini nell’arte e nella storia, Palermo: Fondazione Federico II.
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RIFERIMENTI Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identitá Siciliana, Dipartimento dei Beni Culturali e dell'Identitá Siciliana, www.regione.sicilia.it/beniculturali. Basilica di Santa Lucia al Sepolcro, www.basilicasantalucia.com CRPR - Regione Siciliana, www.centrorestauro.sicilia.it ICCROM, www.iccrom.org
ABSTRACT Diagnostic campaign on Caravaggio’s painting The Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Dipartimento dei Beni Culturali e dell'Identitá Siciliana, Regione Siciliana (i nomi italiani tutti in corsivo) has carried out a diagnostic campaign on the painting Il Seppellimento di Santa Lucia (oil on canvas, 1608) by Michelangelo Merisi da Caravaggio, in order to evaluate the state of conservation of the work of art before its return to Syracuse, in the Church of S. Lucia al Sepolcro (the original placing from which the painting was removed at the end of the Seventies due to the unsuitable and unstable environment conditions of the exhibition area, which inevitably led to its bad conservation conditions). The diagnostic campaign has been carried out in situ with portable instruments, for a one-month period, during the open exhibition in the Regional Gallery of Sicily of Palazzo Abatellis in Palermo, where the painting has temporarily been displayed in 2006. The investigations were aimed at having a deeper knowledge of the work of art with reference to its execution technique, to the original materials being employed and to any previous restoration work. The paper presents some results obtained from multi-spectral and radiological investigations.
PAROLE
CHIAVE
Dipinto su tela, Fluorescenza UV, IR in falso colore, Riflettografia IR, Raggi X.
AUTORI FERNANDA PRESTILEO LABORATORY COORDINATOR ICCROM VIA DI SAN MICHELE, 13 I - 00153 ROMA, FP@ICCROM.ORG GIUSEPPE SALERNO CASA DI CURA CANDELA, VIA VILLAREALE, 54 I - 90139 PALERMO GSALERNO18@LIBERO.IT
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RESTAURO
IL SEPPELLIMENTO CARAVAGGIO
E LA
DI
S. LUCIA
BIBLIOTECA DIGITALE
di Francesca Salvemini Tra reificazione e anastilosi documentale, interpretazione dei pittori che copiarono e restaurarono le sue opere, astrazione di antiquari e bibliofili, il recupero del bene artistico e culturale in un indice bibliografico della fortuna del Seppellimento di S. Lucia, dipinto sulla tela a grande formato, a grandezza naturale. Nel sistema iconclass l’indimenticabile avventura del ‘brutto’, né falso né vero nel viaggio in Italia tra le rovine, fra eventi catastrofici e conservazione. Fruizione, estrapolazione ed incetta del mercato, la flagranza dell’autografia inedita nel sublime: l’irreparabile e l’irreperibile nella cronistoria del gusto. Dall’edizione anastatica, dai microfilms e microfishes degli originali all’e-book, la riproducibilità della scansione digitale in formato PDF nella storia della ‘legenda’ (avvertenza al lettore: la datazione delle ristampe è affidata all’impronta tipografica).
S
arà Filippo Baldinucci, oltre la metà del secolo, a dire di una delle tavole dipinte da Lorenzo Garbieri per il Palazzo Bentivoglio a Gualtieri come, esaltandone il grottesco con l’anonimìa, avesse suscitato nei devoti in processione febbrili tremiti di raccapriccio: “una Santa martirizzata col taglio della Gola, e fecela vedere in atto, e veduta si propria, e con osservazioni sì adattate al tragico successo, che esposta al pubblico in tempo d’universale concorso d’una processione, cagionò sì gran terrore, massimo nelle femmine, che non poco sconcerto ne seguì in quella religiosa azione.” Anonìmie tuttora suggestive: nel panorama critico degli anni Sessanta e Settanta S.Orsola un quadro di forma allungata nell’inventario estense del XVIII secolo edito da Adolfo Venturi, forse una S. Orsola la santa con la freccia nel collo nel verticale ‘The Guardian angel with two Saints’ al Nelson Atkins Museum of Kansas City, Missouri, nella mostra di Cleveland (Cecco del Caravaggio, R. E. Spear 1971, 1975; ‘l’Angelo custode’, E. Borea 1977). Un’indefinita scena allegorica la Romano Avezzano (G. Scavizzi 1963) e un indeterminato baccanale (C. Pietrangeli 1961) il drammatico Ortolano che, semiavvolto in un vello caprino, versa da bere ad un soldato, l’aceto della Passione, dalla raccolta del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, abate a Messina nel 1724 (G. M. Mira 1875). Nel Seppellimento di S. Lucia di Siracusa la ferita alla gola fa risaltare nel pallore del collo la matrice silente di Caravaggio, che, tramite le copie di Lionello Spada dell’Incredulità e della Giuditta come la Flagellazione dalle copie Vaccaro, era esemplata dal generico pittoresco di Lorenzo Garbieri. Il Seppellimento era descritto come un quadro dei “Funerali di S. Lucia” nel Narciso al fonte, cioè l’uomo che si specchia nella propria miseria del siracusano Ippolito Falcone, edito a Palermo (1655): “Richiesto Michelangelo da Caravaggio che facesse un gruppo d’Angioli nel largo campo, che resta in alto, in quel famoso quadro; in cui si piangono, e s’ammirano i funerali di S. Lucia in Siracusa, egli non volle dipingerli, dicendo: Non havendone mai veduti, non sò ritrarli.” L’ecclesiastico caratterizzava una peculiarità iconologica dell’azione ieratica, scorgendo nel dipinto la rappresentatività di uno stato di grazia: nella Morte della Madonna il semplice apparato funebre della tenda calata dal cassettonato filtra otticamente la luce sugli apostoli. Nel Liuto dell’Hermitage l’uso di specchi piani e di sezioni nella resa
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delle ombre, delle partiture e degli strumenti dell’assolo approssimano la restituzione virtuale incrociando a distanza lo sguardo del ritratto. L’effetto di specchiarsi in controluce nel dipinto suscitava l’immaginazione con l’immedesimazione in una forma eterea nella Galeria di Giambattista Marino, nei versi intitolati Sopra il proprio ritratto dell’Autore, quando il metodo di proiezione negli specchi piani veniva illustrato dalla rappresentazione grafica di Salomon de Caux (La Perspective avec la raison des ombres et des miroirs 1611). Accanto al terzetto del Concerto campestre del Louvre la personificazione di Eco un’allegoria dell’intervallo di risonanza: il canone a due a due nel Concerto al Metropolitan Museum of Art del contrappunto armonico a quattro e cinque voci, la cui invenzione era attribuita ad Achille ed Antonio Falcone, la frazione dell’eco nell’accompagnamento alla voce solista (F. Di Paolo Avolio, Dissertazione sopra la necessità ed utilità di ben conservarsi gli antichi monumenti di Siracusa, Palermo 1806). La fascia annodata nei capelli, il titolo ‘Calthus’ del ritornello nello spartito, la bianca càlta, valsero al violino l’appellativo di pastorale nelle Memorie di Gaspare Celio, scritte nel 1620 ed edite nel 1638, quando il quadro era inventariato nella raccolta di Vincenzo Giustiniani. Il “Pastor Friso”Paride nel genere lirico della canzone, dipinto a Palazzo Mattei, interpretato da Giambattista Viola, veniva còlto da Marino nello spunto melodrammatico corale della sequenza di un preconio. Appartenuto al cardinale Francesco Maria Del Monte, il ritratto di un giovane ‘che sona di clevo’, edite le Vite belloriane, veniva pubblicato Giustiniani dalla Pinacotheca di Giovanni Michele Silos del 1673 nell’epigramma intitolato “Excellentis citharistae effigies”, un ritratto di poeta lirico. Inserito nei cataloghi di vendita della collezione tra il 1804 ed il 1812 (A. Paillet., H. Delaroche 1811), veniva infine acquisito dall’Hermitage. Nel Seppellimento lo sviluppo dimensionale della tela (cm. 408x300) è tale da comprimere l’irraggiamento abbacinante del corpo tra il rilievo massivo e la dissolvenza della pellicola pittorica in rapporto di scala e di assorbimento cromatico alla luce alabastrina: l’effetto di precipitazione, “il lumeggiar con lume unito che venghi d’alto senza reflessi” che Giulio Mancini sintetizzava nel pittore, è una scia riverberata sulla ritrosia degli astanti all’efferatezza. Gli stessi modelli ritratti da diverse angolazioni da più di uno specchio semplice-
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Giuseppe Politi, Seppellimento di S. Lucia (incisione da Caravaggio).
mente inclinato ne suggestionano l’istantaneità, offuscando il campo del dipinto. L’astrazione dell’ombra della preparazione a vista della tela e la rifrazione ustoria venne definita un’incongruenza concettuale tra vittime e carnefici (B. Berenson 1953), la cromia spettrologica un frammento “superstite” (R. Longhi 1952, 1959), il muro del tempio un’enfatizzazione terrena del frale di S. Lucia (Hibbard 1983), la serpentina ribelle dei capelli della Santa un frammento storico dei processi alle possedute, perpetuati nelle dichiarazioni di claustrofilia delle converse dalla tolleranza oratoriana e borromaica, culminata nel 1621 con la clausura delle Orsoline di S. Lucia di Milano (F. Rivola, Vita di Federico Borromeo, Milano 1655-56). Più di una tradizione convergeva da Vincenzo di Metz sulla Passio in versi di S. Lucia di Sigibert di Gembloux (G. Di Giovanni, Acta sincera sanctae Luciae, Palermo 1758, cur. C. Gaetani della Torre), bibliografia raccolta dal gesuita Ottavio Gaetani (O. Gaetani, Idea operis de vitis siculorum, Palermo 1617). L’agiografia del martirologio annotato da Cesare Baronio (Martirologium Romanum 1586) preservava la Santa siciliana con l’innaturale immobilità statuaria da martìri di ogni genere del console Pascasio ed era ‘gladio in gutture percussa’, ma ‘finalmente scannata’ nel Martirologio Romano del 1704 (A. Zuccari 2011). L’acuità scientifica tra assimilazione e simulazione del marinismo lo stato psichico reattivo alla verità archeologica di reliquia esangue negli astanti del dipinto di Siracusa, accoliti tra i profani all’iconostasi. Sulla madre e il tribuno Valerio, che indossa a lutto la tunica talare stolata, i
37 volti di Vincenzo Mirabella e Giovanna Alagona, sul vescovo di Siracusa (303 d. C.; F. F. Gallo 2008) in abito palliato, sul fervente di profilo, dal capo avvolto nella fascia sacerdotale (Geminiano), e sulla convertita inginocchiata con le mani alle tempie nello stato di rivelazione visibile, incombe, generatore del campo visuale, il palafreniere (con il guanto di armatura o il flagello nei diversi stati di trattamento del dipinto). I quattro generi di rivelazione della predicazione minorita nei convenuti: l’intellettiva nella Santa, il cui ‘uffizio’ caritatevole negli Annali dei Cappuccini era la guarigione dei ciechi (Z. Boverio, Annali dell’Ordine de’ Frati Minori Cappuccini, 2°, Venezia 1645), nel vescovo benedicente e nel diacono, in cui era forse ritratto il riformato Benedetto Fausto (O. Gaetani 1617); l’immaginativa in Valerio e nell’oratore col fazzoletto, uno dei committenti, e le empiriche visibile e vocale. L’impasto spento dei carboni e dei rossi di preparazione della tela nei cordai, i funai cavatori, senza l’ampio dettaglio delle pale allo stato del dipinto (F. Bologna 2009), abbagliati e ipnotizzati dal mormorio amplificato della predizione del declino di Diocleziano della martire: esposizione (“disepellimento”) della salma incorrotta dalla fossa e non inumazione benedetta nel Viaggio della Sicilia (C. G. Della Torre 1828). Il braccio scorciato di Lucia l’incidenza penetrante della luce, il rilievo dei corpi l’avvolgente “rondeur” del colore, metafora dell’ombra delle palpebre abbassate e del calore dell’ira nel pianto degli astanti. Dal Libro dei Salmi (16: 8-9) l’iconografia frequente della Santa che ostende i globi oculari in ‘laude’ della conservazione della grazia o con l’ampolla, che l’avvicinava alla Maddalena. Un’ergonomia diafana del corpo intriso di luminosità, nel dipinto di Caravaggio, che schiude l’entrata della curia romana, vigenti al tempo del martirio gli editti di apostasia di Nicomedia, connessi alle condanne di reclusione (‘ius primae noctis’), che nella Legenda aurea erano connaturate a simbologie di aura ed emanazione, come un’ipostasi angelica al martirio di Santa Caterina d’Alessandria ‘super rotam’. L’attendibilità di Falcone rilevava nell’alta parete nel dipinto la stratigrafia della grotta durante la riforma minorita nella città antica alle ‘marine’ (P. Cluvier 1619; G. Bonanni, ed. 1717) dalla fossa detta dei Cappuccini (I. Paternò, Viaggio per tutte le antichità della Sicilia, Napoli 1781). La Porta cittadina campiva il riquadro del martirio della predella nella Pala di S. Lucia di Jesi di Lorenzo Lotto, restaurata nel 1974 dall’Istituto Centrale di Restauro (G. M. Canova 1975), con la Santa in piedi1. Giovan Pietro Bellori nelle Vite: “Pervenuto in Siracusa, fece il quadro per la Chiesa di Santa Lucia, che stà fuori alla Marina [n.d.r.: extra moenia]: dipinse la Santa morta con il Vescovo, che la benedice; e vi sono due che scavano la terra per sepelirla.” Ancora Baldinucci2 nelle Notizie: “…e di notte tempo sconosciuto si partì di Malta, e si portò in Sicilia. In Siracusa fece un quadro del Martirio di S. Lucia per la Chiesa di fuori in su la Marina; da Messina se n’andò a Palermo… navigò di nuovo alla volta di Napoli…” Commissionato a Siracusa attraverso il pittore Mario Minniti da un magistrato del Senato, nella chiesa dedicata a S. Lucia al Sepolcro dei Padri Francescani il martirio della Santa nelle Vite dei pittori messinesi e di altri che fiorirono in Messina del pittore messinese Francesco Susinno (V. Martinelli 1960): “...Per opera del cardinale che lo proteg-
1 “Volentes autem eam trahere, tanto pondere spiritus sanctus eam fixit, ut omnino eam movere nequirent. Fecitque Paschasius mille viros accedere et manu sejus et pedes ligare sed eam nulla tenus poterant movere; tunc et cum viris mille paria boum adhibuit sed tamen virgo domini immobile permansit.”(Legenda aurea, que lombardica historia nominatur, cur. T. Graesse, Dresda 1846 [ed. J. Huguetan 1512]). 2 F. Baldinucci, Notizie de’ professori del disegno 1580-1610, Firenze 1702 [postuma 1700]. 3 Nelle Bellezze della città di Fiorenza di Francesco Bocchi nel Palazzo del Nero (Torregiani) a Firenze: “Dall’altra parte della facciata del Salone secondo il medesimo ordine si veggono le armi di quelli, che hanno parentela con la Signora Ottavia dal Monte, moglie di Francesco Del Nero, figliuolo di Agostino.” Dai Ciocchi Del Monte San Savino, il pontefice Giulio III, Baldovino e il cardinale Innocenzo Del Monte, da Ottavia Del Monte e Cecchino Del Nero, erano pervenuti a Francesco Maria Del Monte il Casino di Porta Pinciana e la Loggia a Ripetta. Benedetto Varchi nella Storia fiorentina aveva definito quest’ultima l’ufficio di Francesco del Nero,“ch’ei chiamò Ripetta.” Appartenne al cardinale Francesco Maria, precisando Bellori nella Vita di Andrea Sacchi, come vi avesse affrescato le Stagioni. Situata nel tratto preesistente della Ripetta, inciso nel Ritratto di Roma moderna di Pompilio Totti del 1638 l’attuale largo di Fontanella Borghese con i ‘Palazzi di Piazza Borghese’, nell’area della cloaca e del porto fluviale delle sontuose residenze Borghese, che includevano le scuderie e il Palazzo del Giglio del sivigliano cardinale Pedro Deza.Il cardinale vicario del Monte aveva sede nel palazzo Medici a piazza Madama nel 1630 (M. Vasi 1794; Gevert Schayck, Nova urbis Romae descriptio,1630: ‘Pal. Card. Montis’, da A. P. Frutaz 1962).
geva [n.d.r.: “cardinal Monte”, che “se lo prese in casa3”, tratto da Giovanni Baglione] ottenne un impiego in S. Luigi de’ Francesi per la cappella de’ Signori Contarelli, ove fece l’evangelista S. Matteo coll’angelo, dal che viene dell’intutto screditata quella diceria tanto volgata che questo dipintore non volesse dipignere angeli a cagione di non averne mai veduti. […] fuggì in Sicilia, e ricoveratosi nella città di Siracusa […] In questa gran tela il dipintore fece il cadavere della martire distesa in terra, mentre il vescovo con il popolo viene per sepelirlo e due facchini, figure principali dell’opera, una di una parte ed una dall’altra, con pale in azzione che fanno un fosso acciò in esso lo collochino.” Fatta in Siracusa (G. M. Capodieci, Antichi monumenti di Siracusa, 1813), la S. Lucia venne descritta da Enrico Mauceri, la commissione risalente al 1586, nella Guida di Siracusa del 1907 nella chiesa monastica eretta nel 1303 (V. Mirabella, Dichiarazioni della pianta delle antiche siracuse, 1613), che ad un altare dell’annessa sacrestia ottagonale conservava il sepolcro, il sacello sulle catacombe di età dioclezianea (M. Cinotti 1983). Come l’episodio della visita di Caravaggio e Vincenzo Mirabella all’Orecchio di Dioniso, un antro del Ciclope - nell’Isagoge di Ottavio Gaetani l’Etna - la fonte della datazione del restauro ottocentesco di cui dette notizia Mauceri era la guida intitolata Siracusa pei viaggiatori di Giuseppe Politi (Siracusa 1835), che, uscendo dall’anonimato, ne precisava la paternità dell’esecuzione nel 1821. Nel volume era contenuta la sua incisione della “S. Lucia” con la didascalia: ‘Gran Quadro Originale del Cav.r Caravaggio nel Convento di S.ta Lucia in Siracusa’ (1835, tv.7, 1), dove aveva rilievo schematico il sottomento della martire, pigmentazione di una prima stesura della ferita nell’indagine dell’Istituto Centrale del Restauro (M. Cordaro 1984). Il convento e l’entrata agli scavi vennero terremotati nel sisma della Val di Noto del 1693 e in quello di Messina del 1783 (M. De Non 1788 [n. d. r.: D. V. Denon, viaggio intrapreso nel 1778]): apparteneva ai portali normanni della cripta il sesto del fornice che sfonda la prospettiva del dipinto (Marini 2005). Ottavio Gaetani nell’Isagoge sacra dell’Idea del 1617: “(8) Ethnicorum, an Christianorum, ac fortasse etiam Martyrum, fuerint cryptae S. Luciae, & S. Ioannis in Syracusarum suburbijs.” La tela venne definita una “Morte di S. Lucia” da Hans Posse nel Lexikon del 1911, e, ancora un Seppellimento nella Cronaca delle belle arti del Bollettino d’arte del 1922, dallo stesso Mauceri nel 1925 datata “verso il 1608”, pulita e rifoderata da Riccardo De Bacci Venuti. Un Seppellimento nel Caravaggio di Lionello Venturi dello stesso anno, con le riproduzioni fotografiche dell’intero, e della vasta zona centrale, e nel 1951 la “Sepoltura di S. Lucia”, la pala venne datata dallo stesso Venturi agli ultimi mesi del 1608, non senza un cenno storico sul suo stato di conservazione: “Subì vari restauri finché i rifacimenti furono tolti dall’Istituto Nazionale del Restauro, nel 194748” (Cesare Brandi, ICR, V Mostra di restauri, 1948). Nella Mostra del Caravaggio del 1951, il catalogo ne riferiva a sua volta la “ridipintura” del 1821. Una sintetica esposizione dell’intervento conservativo venne pubblicata da Brandi in Restauri caravaggeschi per la Sicilia (Bollettino ICR, 1951, 5-6): “Lo stato disastroso dell’opera aumenta lo squilibrio fra le parti che dovettero essere autografe e quelle che qualche aiuto, forse il Minniti, spennelleggiò insieme col grande artista.” Esaminata a luce radente e riflessa e radiodiagnosticata nella sede dell’Istituto Centrale di Restauro [attuale ICSR] nel 1973, l’ultravioletto comparato all’osservazione di carotaggi stratigrafici puntiformi al microcoscopio mineralogico con rimozione sia delle ridipinture che delle stuccature, volta al recupero di strati originali nelle zone risultate omogenee, e tratteggio delle lacune. Fra i reperti dell’età di Tiberio degli scavi siracusani del 1543 le
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pietre squadrate che l’Historia siciliana di Tommaso Fazello (1573) descriveva quasi ovunque nel suburbio, la porta che interseca l’arco nell’incisione una “palizzata” (M. Cordaro 1984). Nel Museo regionale di Palazzo Bellomo, salvaguardando nel dibattito seguito il crinale dell’autografia sulla tela e nelle copie dei caravaggeschi, è stata esposta a S. Lucia al Sepolcro. Nella deposizione al processo del 1603 a Roma Caravaggio, interrogato, dichiarò: ‘Bartolomeo già mio servitore che andò due mesi sono alli castelli del Soderino’ in Borgo, il Palazzo Soderini del Mausoleo di Augusto, e dichiarò anche come ‘Mario pittore’ si fosse allontanato da lui nel 1600. Siracusano secondo Falcone e siciliano adottivo, secondo Susinno, Minniti: “...trasportossi a Roma asilo di sicurezza. In essa astretto dalla necessità e dal trovarsi introdotto nel disegno, accomodossi con un siciliano pittore, che vendeva quadri a dozzina, e nella stessa bottega strinse amistà col Caravaggio, ambi giornalieri di quel grossolano pittore.” Tra i dettagli più critici per lo stato di conservazione nel Seppellimento di S. Lucia gli stessi modelli dei due commensali della Cena in Emmaus di Alonzo Rodriguez del Museo Regionale di Messina, il fratello “Luigi Rodrigo” prima a Roma e poi a Napoli (B. De Dominici 1742): il suo volto sopra la mano del Vescovo, speculare alla testa di Mario Minniti, ai lati del frammento, tratto dall’eloquenza di Cicerone, del senatore che piange, la cui identità era taciuta da Susinno, e di Lionello Spada. La biografia di Caravaggio di Baldinucci aveva affermato la contiguità della Flagellazione a Napoli ai dipinti del periodo romano, la cui fama vi precedette il pittore, e scene della Passione in questa tela. Francisco Pacheco (Arte de la pintura su antiguedad y grandezza 1649) sintetizzava la sensibilità storica dei caravaggeschi nella Roma della fine del terzo decennio del Seicento, soggiornando in Italia negli anni in cui José Ribera era a Napoli. Qualità sottolineata da Jusepe Martinez (Discursos practicables, V. Calderera y Solanos 1866), in Italia nel 1625, che, insistendo sulla circostanza che Caravaggio avesse ritratto con i suoi ‘signori protetti’ il pontefice Paolo V al suo cospetto nel 1606, considerata autentica da Giacomo Manilli e da Bellori alla metà del Seicento nell’attribuirgli il ritratto Borghese, e leggendaria da Lionello Venturi nel 1951 a sottolinearne l’infinitezza, sosteneva anche come avesse contratto in Sicilia “una enfermedad de que muriò.” Nel dibattito fra Roger Hinks (1953) e Roberto Longhi dalle pagine di Paragone sulla committenza estense della Madonna del Rosario, s’inseriva a confronto l’affermazione di Camillo Fanucci nel Trattato sulle confraternite romane del 1602: il cardinale Benedetto Giustiniani era annoverato protettore della Compagnia di S. Orsola di Roma. Fanucci accennava con convinzione anche alla scarsa reperibilità nel 1602 di documenti dell’Ospedale della Consolazione, la congregazione di fronte alla Torre dei Crescenzi, dove, nelle Considerazioni sulla pittura di Giulio Mancini, il pittore era stato ricoverato, dipingendovi quadri per il ‘priore’ (Ms. marciano), che nella biografia di Baldinucci erano stati persuasivamente esportati in Spagna da Roma. Precocemente in Spagna l’‘Ecce homo’ Massimi, escludendo le tele Giustiniani e la “presa di Cristo nell’orto” Mattei (Firenze, Uffizi) che erano, eccetto l’Amore Giustiniani a Berlino, per lo storico: “quasi tutte di mezze figure.” E altri quadri dai collezionisti andarono in Europa, tra cui al Louvre la Morte della Madonna Gonzaga che era stata esposta a Roma, ad Anversa la Madonna del Rosario di Vienna, che era stata esposta a Napoli nello studio del pittore e al Louvre la Buona Ventura, la Zingara, che nella versione Costa della Pinacoteca Capitolina (P. Righetti 1833-1836) componeva con I Bari (Kimbell Art Museum, Kansas City) una delle parabole più celebri, la parabola del Figlio prodigo. La fama di Giulio Mancini emergeva nella vita di Rutilio Manetti dell’edizione
ArcheomaticA N° 3 settembre 2011
Tecnologie per i Beni Culturali postuma delle Notizie: Baldinucci aveva attinto alle Considerazioni del medico membro della Compagnia del Gonfalone di Siena, che furono redatte in forma di compendio, di cronaca e di biografia. L’affermazione di Fanucci, deputato degli Oratori della Morte e dell’Ospizio dei Pellegrini di Roma, precedeva le redazioni del medico senese, e la stesura della postilla dov’era annotato l’ospedale, annesso alla chiesa di S. Maria della Consolazione (D. Angeli 1903) sotto il pontificato di Alessandro VII Chigi: “Volendo descrivere l’Ospedale di S. Maria in Portico [n.d.r.: Portico degli Dei Consenti al Foro Romano], della Consolatione & delle Gratie, ma ordinariamente con il nome solo della Consolatione chiamato, nessuna cosa si ritrova certa per scritture.” Nel cromatismo disfatto del Seppellimento di S. Lucia il dipinto verticale a Detroit, a Luca Giordano, che ritrae il Cristo con la bocca aperta sul sepolcro nella notte del sabato di Passione, tra le braccia di S. Giovanni evangelista e di un Nicodemo, spettatore un soldato con il vincastro (Atti degli Apostoli, 10:34). Nicolas Cochin, l’autore che nel 1756 si diffondeva nello stesso Voyage d’Italie sulla “Résurrection de Jésus-Christ” a S. Anna dei Lombardi, la chiesa crollata nel 1798 (G. M. Galanti 1829), definendola come Bernardo De Dominici “une idée basse”e aggiungendo alla puntuale descrizione: “Il est fort noirci. On ignore le nom de l’auteur” (A. Berne Joffroy 1959), né smentendo né confermando Bellori annotava a Genova nel Palazzo di Giacomo Balbi: “…Un Christ mort, dit du Caravagio. Il est peu fait, mais large de maniere”, in De Lalande.
ABSTRACT The burial of Santa Lucia - Caravaggio and the digital library Among anastylosis and reassembly and among documental interpretation of the painters who copied and restored his works, and abstraction of antique dealers and bibliophiles, the recovery of an object of art and culture in a bibliography of the luck of the Burial of St. Lucia, painted on large format canvas, on life size. In the Iconclass system the adventure non-objectifiable of the 'ugly', neither true nor false, while traveling through the ruins in Sicily, between the catastrophic events as the earthquakes and the history of restoration and retrospective conservation of the masterpiece. Over the fruition, and the buying up and the extrapolation of the market, the sublime of the unpublished and flagrante authorship of both through the missed out either through the missing in the history of taste along with the religious feeling. From facsimile editions and original microfilms and microfishes to e-books, the reproducibility of the digital scan in PDF format in the history of 'legenda’ (caveat to the reader).
PAROLE
CHIAVE
Digitale, Caravaggio, iconologia.
AUTORE FRANCESCA SALVEMINI
39 LIBRERIA DIGITALE E RICERCA IN FORMATO PDF Francesca Salvemini Il campo datazione presuntivo delle digitali ancipiti, mutile o alla macchia in formato PDF è ricavabile dal confronto delle impronte tipografiche di esemplari, edizioni o ristampe disomogenei tra loro, raffrontati agli originali, quando posseduti, e alla goffratura della biblioteca che cura il modulo di immissione digitale in rete, soprattutto se la fonte primaria sia in lingua e di provenienza italiana. E dal raffronto agli opensources, dove la princeps, il codice manoscritto o il testimone e le successive siano indicizzati in repertori bibliografici e in formati catalografici via MARC e WORLDCAT, come il Main Catalogue e l’Integrated Catalogue della British Library (BLGC to 1975 and to 1995 on CD-Rom riversato), la piattaforma Unimarc in formato XML, il BAV, catalogo dei manoscritti e degli stampati della Biblioteca Vaticana, nei formati JavaXML, e in generale gli ‘on line accesses’, soprattutto se abbiano predisposto l’ estensione di visualizzazione del frontespizio nei più comuni formati elettronici come JPG. Ridondanti la scansione ulteriore e l’inserzione del libro antico disponibile nelle open-libraries, consistentemente ottimizzate, come la duplicazione digitale di risorse bibliografiche correnti in banche dati altrimenti accessibili all’utenza e in modalità globale, la connessione digitale OCLC Global Gateway e gli EBSCO e-Journals, avviate anche per iniziativa editoriale o universitaria, quali le Enciclopedie e il Dizionario Biografico degli Italiani Treccani, o di settore, quali la BHA, il RILA, o gli MLA etc., o localmente in formato cartaceo o multimediale fotocopiabile con tecnologia non distruttiva. La previsione lineare di accrescimento della componente numerica nella ricerca virtuale (Progetti Europeana, BDI, BNCF) non sempre è analitica della saturazione dei tempi di scaricamento, che ingenera aumento dei costi di acquisizione e invio telematico remoto, occupando i domini con browsers, portali e siti web di consultazione dedicata, guidata e perfino limitata o downloads a tempo di permanenza con criteri analoghi ai trusts di anteprima editoriale protetti, più che agli standards e ai protocolli di rete. Un link di rinvio o un click di localizzazione sul titolo in catalogo, che apra una finestra di dialogo nel motore di ricerca sulla copia identica online del raro ad alto rischio di deperibilità preservato, e implementato altrove, è la sperimentazione recente dedicata alla lettura automatica. La configurazione del punto d’accesso è attualmente sviluppata e raggiungibile dalla stessa prima pagina dei cataloghi nel sito del Courtauld Institute of Art e visualizzabile dall’icona predisposta di Opale-plus su BnF Gallica.
REPORT
BENI
CULTURALI, RICERCA E INNOVAZIONE TRA STORIA E FUTURO
A cura della redazione
La rassegna LuBeC (Lucca Beni Culturali) si è svolta il 20, 21 e 22 ottobre 2011 presso l' Ex Real collegio ed il Teatro di San Girolamo a Lucca. La settima edizione è stata organizzata da Promo P.A. Fondazione e sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Anche quest'anno l'evento ha registrato un ottimo successo da parte del pubblico. Oltre 2.000 i partecipanti tra visitatori, relatori ed espositori arrivati a Lucca.
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l livello di Lubec 2011 è stato elevato per numero di partecipanti e per la cospicua partecipazione ai diversi workshop che hanno visto protagonisti rappresentanti delle istituzioni e delle imprese. Le relazioni avevano tra le finalità quella di approfondire i vari aspetti che costituiscono il legame tra beni culturali, tecnologie e turismo. Alcuni incontri hanno mostrato i risultati di studi, ricerche e progetti realizzati da centri di ricerca e imprese, riguardanti l'uso di nuove tecnologie che permettono la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale. A tal proposito si è parlato molto di trasferimento tecnologico e della necessità di una migliore collaborazione tra pubblico e privato. Ulteriori incontri invece hanno approfondito altri aspetti del mondo del beni culturali quali la regolarizzazione del volontariato, la cura e la valorizzazione del territorio per la promozione turistica.
UN NUOVO MODELLO DI CULTURA Durante gli incontri tecnici e i dibattiti è stata sottolineata la necessità di ripartire dal settore culturale per uscire dalla crisi economica che il paese sta attraversando. Infatti, gli ambiti culturali mostrano evidenti potenzialità proprio da un punto di vista di rilancio economico, soprattutto dal punto per lo sviluppo turistico e territoriale, nonché come fonte di possibilità occupazionali. Non si tratta soltanto di maggiori investimenti, bensì la riconsiderazione del patrimonio culturale come reale indotto economico per lo sviluppo. Da questo punto di vista le tecnologie stanno operando, in questi anni, una rivoluzione che in modo piuttosto rapido sta cambiando la cultura stessa. “Cultura accessibile” è stato forse uno dei motti più ricorrenti durante gli interventi. Grazie a tecnologie digitali, guide interattive, l’informatizzazione e la messa in rete di informazioni, la cultura sta cambiando la sua posizione rendendosi maggiormente accessibile. E, in merito alla necessità di un rilancio dell’economia della cultura, si è parlato di nuovi modelli di business per ridare attualità e appetibilità, in modo decisivo, al settore culturale all’interno dell’economia italiana ed internazionale. A tal proposito interessanti sono state le proposte di Tafter, nell’ambito dell’editoria digitale e quelle della ditta Sar-
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tech che con il progetto Sarch ribadisce l’importanza della salvaguardia dei siti archeologici e monumentali affinché essi possano essere utilizzati durante eventi quali concerti e manifestazioni culturali, allargando in tal modo la fruibilità dei siti stessi. LUBEC DIGITAL TECHNOLOGY Parallelamente agli incontri di approfondimento è stato possibile visitare la Rassegna Lubec Digital Tecnology, ubicata lungo i corridoi dell’Ex Real Collegio, dove erano presenti 40 espositori tra istituzioni e imprese coinvolte nell’ambito della valorizzazione e della tutela del patrimonio culturale e della promozione turistica e valorizzazione del territorio. Le diverse aziende espositrici hanno mostrato affascinanti tecnologie digitali che permettono di fruire dell’arte in modo del tutto nuovo e divertente. ’Cultura accessibile’ e ‘Musei per i giovani’ sono stati il filo conduttore della settima edizione. In effetti le tecnologie esposte hanno coinvolto molto i visitatori di quest’anno. Durante i workshop si è parlato di 'rivoluzione tecnologica' in fase di cambiamento repentino, il concetto stesso di cultura e di museo, ampliando quelli di valorizzazione e fruibilità si è modificato nel tempo.
ArcheomaticA N° 3 settembre 2011
Tecnologie per i Beni Culturali
La cultura museale apre le proprie porte, diventando accessibile ad un pubblico più vasto e anche più giovane. Non di poco conto da questo punto di vista il ruolo determinante assunto dal web che permette ai musei di comunicare più facilmente con la propria utenza ampliandola e offrendo differenti servizi attraverso la rete. Sono sempre più diffusi, infatti, i progetti di realizzazione di soluzioni tecnologiche che permettono di visitare i musei o siti archeologici online tramite ricostruzioni in 3D o di consultare le collezioni e le informazioni ad esse collegate sempre tramite internet. La cultura diventa in questo modo 'cultura di rete'. Si è parlato di realtà virtuale, proposta non come alternativa ma come strumento per la valorizzazione e la conoscenza della realtà concreta del patrimonio culturale. Un concetto che non è rimasto pura teoria ma è stato possibile toccarlo con mano tramite le tecnologie in mostra realmente messe in opera. Molte le applicazioni per cellulari come la già nota 'Uffizi Touch' di Centrica S.r.l. specifica per le opere d’arte della famosa galleria dei Medici o le guide multimediali WifiGuide di Essetech. È stato possibile osservare da vicino Visito Tuscany, strumento di ausilio interattivo alla visita di monumenti toscani, disponibile anche via web pre, durante e post visita, che sfrutta una gestione di materiale fotografico attinente al patrimonio artistico e culturale. Molto successo ha riscontrato l’idea di stampare codici QR su piccole mattonelle in ceramiche, realizzata dal comune di Barga (LU) per un arricchimento della visita dell’antico borgo medioevale con informazioni facilmente disponibili sul cellulare. Think Lab 36 ha invece presentato i progetti basati sulla fotografia immersiva e la realtà virtuale che permettono di avvicinare il paesaggio al visitatore mediane un iPhone o un iPad. Interessanti anche i dieci progetti di Lazio Futouring del Distretto Tecnologico dei Beni e Attività Culturali (DTC) concernenti diverse applicazioni per smartphone, un Welcome center nonché un prototipo di Pullman Digitale. GCode S.r.l. ha invece esposto il nuovo prototipo di occhiali digitali e APP per la realizzazione di contenuti in realtà aumentata del territorio e la promozione del turismo in maniera innovativa. La D.A.BI.MUS. S.r.l., spin-off dell’Università degli Studi di Bari ha mostrato soluzioni ICT per i beni culturali per la creazione di banche digitali per i beni culturali in particolare ai beni librari e archivistici. Non sono mancati esempi di modellazione grafica in 3D, tra questi il progetto in fase di ultimazione riguardante la resti-
41 tuzione grafica in 3d delle antiche miniere di Masua (Porto Flavia) in Sardegna che in futuro sarà possibile visitare on line dell'azienda cagliaritana SJM Tech. Interessanti anche i sistemi di tecnologie interattive e di proiezioni di immagini ad alta luminosità della Stark S.r.l. che permettono un nuovo modo di interagire e conoscere le collezioni museali nonché i nuovi modelli di business nell’editoria digitale quale l’easybook di Liberologico, piattaforma integrata e completa per l’editore che vuole essere competitivo su nuovi canali editoriali e Custom primo application store di servizi turistici-culturali, sempre di Liberologico. Presso lo Stand del Mibac era inoltre possibile visionare i recenti progetti di innovazione e tecnologia, alcuni dei quali oggetto di approfondimento durante specifiche sessioni di lavoro del convegno. Presente alla manifestazione RGI BioSteryl Tech di Genova con i sistemi Veloxy, Conserver e Abios, rispettivamente studiati per la disinfestazione dai tarli, conservazione di manufatti librari e sterilizzazione dell’aria nonché il laboratorio mobile Archimede del Sartech per la salvaguardia di siti archeologici e monumentali. STRUMENTI PER LE PUBBLICHE AMMINSTRAZIONI Durante Lubec sono stati presentati anche tre importanti progetti, utili strumenti per le pubbliche amministrazioni, che hanno lo scopo di sviluppare una cultura di rete: Modelli
di sviluppo delle città d’arte, realizzato dal comune di Lucca in collaborazione con il MIBAC, è il Primo Rapporto Nazionale che propone modelli di sviluppo che stimolano azioni per un risveglio economico delle città d’arte; la Guida Pratica per i servizi alla cultura: uno strumento ideato dall’UVAL per realizzare bandi aperti alla versatilità, alla complessità e ai fabbisogni della pubblica amministrazione e allo stesso tempo dell’offerta innovativa prodotta dalle imprese; la Magna Charta del volontariato per il patrimonio culturale: realizzata da Cesvot in collaborazione con la Regione Toscana è un utile strumento per regolamentare l’attività di volontari impegnati nel mondo culturale Come ogni anno LuBeC ha lasciato spazio ad un paese estero. Quest’anno il paese ospite è stato la Francia. Durante la sessione plenaria di apertura è infatti intervenuto Jean Marc de la Sablière, ambasciatore di Francia in Italia, illustrando le posizioni della Francia nell'ambito della innovazione tecnologica per i beni culturali. L'appuntamento è per l’ottava edizione di Lubec in programma a Lucca dal 18 al 22 ottobre 2012. La Redazione di Archeomatica ringrazia il Mibac per la gentile concessione delle immagini.
ABSTRACT
LuBeC - Lucca Cultural Heritage Organised by Promo P.A. Fondazione, Lu.Be.C. - Lucca Beni Culturali – is the international meeting dedicated to the knowledge and development of cultural heritage – technology – tourism, which takes place every year in Lucca, in the third week of October.
PAROLE CHIAVE Lubec, innovazione,tecnologie, beni culturali, turismo.
AUTORE A CURA DELLA REDAZIONE REDAZIONE@ARCHEOMATICA.IT
AZIENDE E PRODOTTI GEOMATICA PER LA CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI È stato riattivato, presso l’Università degli Studi di Firenze, il Corso di perfezionamento post laurea in Geomatica per la Conservazione dei beni culturali, diretto dalla Prof.ssa Grazia Tucci. Il Corso è rivolto a laureati e professionisti, operanti all’interno di strutture pubbliche e private; intende fornire conoscenze teoriche e pratiche, abilità e competenze necessarie ad affrontare il tema della misura. Saranno illustrate le tecniche di rilievo tridimensionale proprie della Geomatica (Topografia, Fotogrammetria, Scansioni 3D, Sistemi Informativi) precisando le possibilità applicative della più avanzata strumentazione oggi disponibile per l’acquisizione dei dati metrici. Obiettivo del Corso di Perfezionamento è quello di fornire conoscenze teoriche e pratiche, abilità e competenze necessarie ad affrontare il tema della misura 3D intesa come scelta critica e quindi come risultato di un processo, imprescindibile per ogni intervento di conservazione e di valorizzazione sul patrimonio costruito. Le attività teoriche e pratiche consentiranno a laureati e professionisti, operanti all’interno di strutture pubbliche e private, di approfondire la conoscenza delle metodologie e delle tecnologie sviluppate nell’ambito della ricerca scientifica. Saranno illustrate le tecniche di rilievo tridimensionale proprie della Geomatica (Topografia, Fotogrammetria, Scansioni 3D, Sistemi Informativi) precisando le possibilità applicative della più avanzata strumentazione oggi disponibile per l’acquisizione dei dati metrici. Completa il programma un Workshop i cui esiti saranno esposti in occasione di una Giornata di Studi conclusiva del Corso sul tema ‘Nuove tecnologie per il rilievo architettonico, urbano e archeologico’. Saranno invitati a partecipare esperti nel campo della conservazione e del restauro, oltre che della geomatica. Le lezioni si svolgeranno dal 27 gennaio al 6 aprile 2012, nei giorni di venerdì e sabato mattino. Sono previste 120 ore di attività didattica complessiva, articolate in lezioni frontali, esercitazioni strumentali sul campo ed elaborazione grafica assistita. Un Workshop consentirà agli iscritti di sperimentare quanto appreso su un interessante caso applicativo: la ‘Gerusalemme’ di San Vivaldo a Montaione. Il Sacro Monte è attualmente costituito da 17 cappelle, ornate da gruppi plastici in terracotta, modellati da diversi plasticatori collegati alle botteghe di Giovanni della Robbia e Benedetto Buglioni. Ulteriori informazioni, il programma dettagliato e il materiale didattico saranno disponibili in www.geomaticaeconservazione. it/corsoperfezionamento2011 il bando è consultabile sul sito www.unifi.it/CMpro-v-p-7821.html. (Fonte: Redazionale)
UN DATABASE PER LE VERNICI PITTORICHE Lo studio delle vernici pittoriche è un argomento di ampio interesse nel campo del restauro. Ancora oggi sono molti gli studi riguardanti la composizione delle antiche vernici utilizzate in ambito artistico, del loro invecchiamento e dei meccanismi di degrado. Tali studi cercano di inserirsi nei dibattiti ancor vivi su come intervenire nel restauro di antiche vernici protettive di dipinti o di altri oggetti di interesse storico-artistico. A tal proposito molto interessante è il database on line Vernix pensato dai ricercatori
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del Laboratorio di ricerca e restauro del Museo della Musica di Parigi nell’ambito dello studio di antiche vernici protettive di strumenti musicali. Vernix contiene diverse centinaia di ricette di vernici che provengono da una ventina di fonti bibliografiche antiche europee datate dal XIV al XVIII secolo. Ciascuna ricetta è corredata di una nota dettagliata comprendente il testo originale della ricetta e la sua eventuale traduzione e gli ingredienti menzionati nel testo. Gli ingredienti, organizzati in un thesaurus, permettono diversi modi di ricerca e considerano anche le differenti ortografie e accezioni dei termini. Si propone come utile strumento per gli storici delle tecniche dell’arte e dei testi, ai liutai e artigiani alla ricerca di ricette antiche da sperimentare, ai ricercatori in conservazione-restauro e scienza per la conservazione, ai conservatori e ai restauratori e a chiunque sia interessato. (Fonte: Redazionale)
VISITO TUSCANY Visito Tuscany, la guida interattiva alle città d’arte sviluppata al momento solo per la Toscana, l’applicazione, è merito della collaborazione tra il CNR di Pisa, Alinari 24 ore, e le imprese 3logic e Hyperborea. Tramite uno smartphone sarà possibile godere della bellezze artistiche della Toscana. Partendo da una fotografia che si é scattata col proprio cellulare l’applicazione permette di riconoscere il sito, localizzarlo e di ottenervi informazioni specifiche. È quindi una guida interattiva che accompagna il visitatore prima, durante e dopo la visita. In particolare, dopo il suo tour, il visitatore potrà ripercorrere la sua visita e rivedere le sue foto in una ricostruzione virtuale in 3D condividendo con altre persone la sua visita. (Fonte: Redazionale)
UP-SOLLEVAMENTO IN CORSO L’8 novembre a L’Aquila è stato presentato il progetto ‘UpSollevamento in corso’. Il vicecommissario delegato per la tutela dei Beni culturali, Luciano Marchetti, intervenendo alla manifestazione/ esperimento teso a verificare gli effetti di un’applicazione per la protezione strutturale ha affermato che: "Il restauro del patrimonio culturale deve tener conto delle caratteristiche strutturali dell’edificio. ‘Le nuove tecnologie, come quella presentata oggi, che garantiscono l’isolamento sismico su un edificio esistente, senza quindi trasformarlo, sono una novità assoluta, che permettono inoltre di conservare l’ambiente e il territorio in cui viviamo". Cosi "Up-Sollevamento in corso", in svolgimento all’Aquila fino al prossimo 10 novembre per promuovere la cultura della sicurezza e della prevenzione sismica. Durante la manifestazione, è stato sollevato un edificio di sei piani, danneggiato dal terremoto del 2009, del peso di 2.200 tonnellate, per consentire l’inserimento di isolatori sismici. (Fonte: Redazionale)
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Tecnologie Tecnologieper periiBeni BeniCulturali Culturali
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AL VIA IL PROGETTO JOINT HERITAGE EUROPEAN PROGRAMME Lo scorso 28 ottobre a Roma ha preso l’avvio il progetto di azione coordinata in supporto all’implementazione dell’Iniziativa di Programmazione Congiunta (Joint Programming Initiative - JPI) per la ricerca “Patrimonio culturale e cambiamenti globali: una nuova sfida per l’Europa”, finanziato dalla Commissione Europea e denominato con l’acronimo JHEP - Joint Heritage European Programme. La JPI Patrimonio Culturale proposta dall’Italia nel 2009 - in particolare dai due ministeri: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Ministero per i Beni e le Attività Culturali - che ne ha poi assunto il coordinamento, dimostra altresì il ruolo leader dell’Italia nella creazione dello Spazio Europeo della Ricerca. Le JPI hanno l’obiettivo di coordinare gli investimenti nazionali sulla ricerca e raccordarli con i programmi comunitari, al fine di rendere competitiva l’area dell’Unione Europea nei confronti degli USA e dei paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) in forte crescita economica. Molte saranno le ricadute positive dell’Iniziativa nel settore imprenditoriale e in particolare nei settori dell’industria delle costruzioni e del turismo. Alla JPI Patrimonio Culturale, proposta italiana, hanno aderito 18 Paesi (Italia, Belgio, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Irlanda, Lituania, Olanda, Norvegia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Turchia, Regno Unito), tra Stati membri e Paesi associati, che pongono la ricerca sul patrimonio culturale tra le priorità dei rispettivi programmi nazionali. Altri 8 Paesi, in qualità di Osservatori, hanno inoltre espresso il loro interesse in vista di una futura partecipazione (Austria, Bulgaria, Estonia, Germania, Grecia, Israele, Lettonia, Portogallo). (Fonte: Mibac)
PROGETTO DI VERIFICA DELLA SICUREZZA SISMICA DEI MUSEI STATALI Il 24 novembre sono stati illustrati gli obiettivi e tempi di attuazione del Progetto di verifica della sicurezza sismica degli edifici con destinazione d’uso museale in consegna al Ministero per i beni e le attività culturali, risultante dalla collaborazione tra la Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del MiBAC e la Società ARCUS S.p.A. Il progetto, ideato nel 2009 dall’arch. Roberto Cecchi, attuale Segretario Generale del Ministero, prende il via dalla Convenzione - stipulata il 30 settembre 2011 dal Direttore Generale di ARCUS S.p.A Ettore Pietrabissa, e dal Direttore Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del MiBAC Antonia Pasqua Recchia - che regola il finanziamento da parte di ARCUS S.p.A. di 4 milioni di euro per realizzare, nell’arco del triennio 2011-2014 la Verifica della sicurezza sismica di 46 Musei statali. Nel progetto verranno coinvolte le strutture territoriali del Ministero - sia Direzioni Regionali che Soprintendenze - e le migliori competenze scientifico-disciplinari presenti nei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica, coordinati dal Consorzio RE.LUIS, che è stato individuato dal Ministero come partner tecnico in ragione della forte connotazione sperimentale e di ricerca del progetto stesso. È questa una prima importante tappa del percorso difficile e costoso di attuazione dell’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n.3274/2003 e della successiva Direttiva del 12 ottobre 2007, il cui costo per le oltre trecento sedi museali statali è stato stimato in oltre 15 milioni di euro.
In rete
Le 46 sedi museali inserite nel progetto finanziato da ARCUS S.p.A. sono ubicate in 11 regioni italiane (Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Toscana, Umbria), e sono state selezionate tra quelle ricadenti nelle aree a maggiore rischio sismico. I risultati del progetto costituiranno un importantissimo supporto decisionale per le strategie di intervento sul patrimonio culturale, in quell’ottica di prevenzione che ha mostrato ampiamente di essere l’unica realmente efficace ed economicamente preferibile per la conservazione del patrimonio culturale. Nell’ambito del progetto verrà inoltre realizzato un importante sistema informativo per supportare sia l’operatività che il monitoraggio e la comunicazione e, in particolare, sarà possibile affinare una metodologia di lavoro che possa costituire anche un modello operativo di riferimento in un settore di riconosciuta drammatica attualità. (Fonte: Mibac)
LA FILIERA DEI BEI CULTURALI SI È RITROVATA A TORINO Il 3 novembre al Lingotto Fiere (Torino) ha preso il via DNA.italia, il primo marketplace dedicato alla valorizzazione del Patrimonio Culturale. Tre giornate molto intense, un’occasione per mettere a rete finanza, istituzioni, imprese ed enti che lavorano nella filiera dei Beni Culturali. Architetti, ingegneri, imprese di costruzione e restauro, artigiani e restauratori, funzionari delle pubbliche amministrazioni, Soprintendenze, ricercatori, sviluppatori e comunità scientifiche … sono solo alcune delle categorie di visitatori che hanno popolato la manifestazione, attirati non solo dal fitto calendario culturale e dagli eventi speciali ma anche dalla possibilità di aggiornarsi sulle novità tecnologiche in tema di recupero del patrimonio e dei Beni Culturali. Il momento di maggior richiamo per le imprese che operano nel settore delle tecnologie di tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale, si è avuto nella giornata di venerdì 4 novembre, con gli incontri tecnologici e di business: ‘Con la formula ormai collaudata del brokeraggio - ha commentato Alessandro Barberis, presidente della Camera di commercio di Torino - abbiamo organizzato 208 incontri per i circa 80 partecipanti tra imprese, Università, centri di ricerca e pubbliche amministrazioni, provenienti oltre che dall’Italia, anche da Francia, Spagna, Turchia, Malta e Cipro’. Nuovo sistema di coinvolgimento delle aziende dove, esse stesse, sono gli attori principali dell’evento. Presente a DNA.italia anche una delegazione straniera composta da 27 membri per 12 diversi paesi la cui partecipazione all’evento è stata organizzata dall’ ICE in collaborazione con Assorestauro e DNA. italia. (Fonte Redazionale)
RESTAURO PER L’ASSUNZIONE E INCORONAZIONE DELLA VERGINE (1526 – 1527) DI RAFFAELLINO DEL COLLE NEL MUSEO CIVICO DI SANSEPOLCRO Questo splendido dipinto senz’ombra di dubbio uno dei lavori più impegnativi licenziati da Raffaellino del Colle (Sansepolcro 1496? – 1566) è stato menzionato da Giorgio Vasari (1568) nelle sue celeberrime Vite scrivendo che il Nostro lasciò la "tavola d’un Assunta a i frati de’ zoccholi, fuor del Borgo (Sansepolcro)". La grande tavola (cm 382 x 234) e la sua monumentale cornice dorata, opera dei fratelli Binoni,sono state sottoposte tra la fine di maggio e gli inizi di ottobre 2010, ad un intervento di manutenzione straordinaria, disposto dalla Direzione del Museo Civico di Sansepolcro, grazie al contributo finanziario di Coingas. L’operazione, programmata in seguito ad una gravissima infestazione d’insetti xilofagi, e ai sollevamenti dello strato preparatorio della pittura e delle dorature, ha posto rimedio a questi fenomeni di degrado, con interventi progettati e realizzati dallo Studio di
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AZIENDE E PRODOTTI Restauro “Piero della Francesca”, in collaborazione con “Antica maniera “ di Marco Santi , per la disinfestazione dell’opera in anossia, con Fabrizio Papini, per i supporti lignei, e Andrea Gori della Soprintendenza di Arezzo per la progettazione di nuovi sistemi di ancoraggio, stabilizzazione e rimontaggio della tavola e della cornice. L’intervento, ha permesso non solo un monitoraggio puntuale del reale stato di conservazione dell’opera, sanando gli elementi di degrado che ne minavano la conservazione, ma ha offerto anche lo spunto per una attenta riflessone sulla opportunità di recuperare, con il restauro della superficie dipinta, una più corretta lettura critica dell’opera. Nonostante un restauro del 1974, il dipinto mostrava una intonazione cromatica calda, molto scura, lontana qualità fredda del raffinato catalogo raffaellinesco. Alla luce di queste considerazioni il dipinto è stato sottoposto, ad una lettura più accurata, utilizzando la fluorescenza UV, che ha rivelato spessori cospicui di vernici sulla cromia cinquecentesca.
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Si è quindi proceduto ad investigare la superficie dipinta con saggi di pulitura, che hanno incoraggiato una nuova ipotesi di restauro dell’opera. Particolarmente significativo il saggio effettuato in corrispondenza del ginocchio sinistro del San Francesco, ove molto buono appare lo stato di conservazione del colore utilizzato da Raffaellino e che ha rivelato, sotto una stesura scura e giallastra, la sorprendente intonazione grigio violacea di una veste cilestrina. Alcune micro abrasioni della superficie dipinta si ravvisano (già ad una prima lettura a luce visibile) sotto lo strato dei protettivi alterati, per esempio nella veste del San Pietro. Qui, nel saggio eseguito in corrispondenza della spalla, la campitura di base palesa in più punti microabrasioni dell’impasto e le velature sottili di colore che definiscono la veste appaiono impoverite e peggio conservate. Questo saggio lascia quindi supporre la possibilità di zone in uno stato di conservazione non ottimale, pulite in passato in modo incauto. Il complesso intervento di recupero, fa parte di una più ampia campagna di interventi di restauro voluti dalla direttrice del Museo, Mariangela Betti, dal presidente dell’Istituzione Museo Biblioteca, Daniele Piccini, e dall’assessore alla cultura, Andrea Borghesi; l’intervento è attualmente in corso nel Museo Civico, sempre con il finanziamento di Coingas, ed è progettato e svolto da Daniela De Ritis dello Studio di Restauro “Piero della Francesca” di Sansepolcro con la direzione di Paola Refice della Soprintendenza per i Beni A.P.S.A.E. di Arezzo. (Fonte: Redazionale)
ArcheomaticA ArcheomaticAN° N°33settembre settembre2011 2011
INTERVISTA
ENEA PER LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE INTERVISTA A GIOVANNI LELLI, COMMISSARIO DELL’AGENZIA NAZIONALE PER LE NUOVE TECNOLOGIE, L’ENERGIA E LO SVILUPPO ECONOMICO SOSTENIBILE
L’ENEA è stata costituita come Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile nel settembre del 2009, finalizzata alla ricerca e all’innovazione tecnologica nonché alla prestazione di servizi avanzati nei settori dell’energia e dello sviluppo economico sostenibile, ma ha mantenuto le competenze e il grande patrimonio di infrastrutture ed esperienze degli assetti precedenti. Nata nel 1952 come CNRN (Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari) è divenuta poi CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare) nel 1960 e, a partire dal 1982 prende il nome ENEA, prima come Ente Nazionale per la ricerca e lo sviluppo dell’Energia Nucleare e delle Energie Alternative e poi, nel 1991 come Ente per le Nuove tecnologie l’Energia e l’Ambiente.
Archeomatica (A): Come nasce il coinvolgimento dell’Agenzia per i beni culturali? Giovanni Lelli (G.L.): Le competenze dell’ENEA nel settore del patrimonio culturale hanno avuto origine più di vent’anni fa con l’istituzione dell’Unità Salvaguardia del Patrimonio Artistico, che ha permesso di condurre attività di analisi e ricerca in questo settore, attuando il coordinamento di tutte le competenze scientifiche e tecnologiche necessarie presenti nell’Ente provenienti da altri settori di ricerca, in un’ottica sistemica ed integrata, rendendole fruibili nel campo dello studio e della conservazione del patrimonio artistico. Da allora, la collaborazione e la sinergia che si è attivata tra le diverse unità tecniche dell’ENEA ha continuato a crescere, mettendo a disposizione ricerche e sviluppi tecnologici di avanguardia che hanno permesso di arricchire le competenze e di ampliare le possibilità di intervento nei diversi settori dello studio, della salvaguardia e della fruibilità del patrimonio culturale. (A): Quali sono le competenze specifiche ed il know-how dell’ENEA per il settore dei beni culturali? (G.L.): Il panorama delle competenze ENEA nel settore del patrimonio culturale parte dal bagaglio scientifico accumulato con le attività di ricerca e sviluppo nei settori delle tecnologie d’avanguardia, di tutti gli aspetti legati all’energia e alla salvaguardia dell’ambiente in un’ottica di sviluppo economico sostenibile. A fianco degli esperti del settore dei beni culturali, è stato intrapreso un processo di adattamento, orientamento e ampliamento delle attività di ricerca che ha permesso alle conoscenze tecnologiche dell’ENEA di rispondere sempre più adeguatamente alla specifica domanda che proviene dal settore dei Beni Culturali negli ambiti della diagnostica avanzata, dello studio dei materiali innovativi, della caratterizzazione strutturale, della sismica, del biorestauro, del monitoraggio ambientale e delle tecnologie ICT. (A): Sul n. 1 del 2011 di Archeomatica abbiamo pubblicato un articolo relativo alle basi antisismiche per la nuova sistemazione dei Bronzi di Riace che ha riscosso un notevole successo di lettori. Quali sono stati i progetti precedenti nel campo della ricerca applicata ai beni culturali?
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(G.L.): Il grande risalto ottenuto con il progetto di sistemazione antisismica dei Bronzi di Riace ci sprona a valorizzare anche altri interventi di pari rilevanza svolti in collaborazione con le Istituzioni competenti, come l’indagine conoscitiva sugli affreschi del ‘400 di Giusto de Menabuoi nel Battistero di Padova, per lo studio diagnostico e l’identificazione dei differenti materiali utilizzati sulla loro superficie sia nel corso della realizzazione dell’opera che nello svolgimento di interventi di restauro effettuati in passato, mediante l’applicazione del Laser a Fluorescenza Indotta. Un altro intervento significativo riguarda il monitoraggio continuo e permanente dello stato di conservazione di un tratto delle Mura Aureliane di Roma mediante un sistema di sensori distribuiti in fibra ottica di minima invasività. E, per citare un ulteriore esempio di attività, evidenzio lo studio preliminare per la stabilità antisismica di un modello dell’edificio monumentale di Hagia Irene nel Complesso Topkapi ad Istanbul, mediante prove dinamiche effettuate su tavole vibranti che simulano i terremoti e con l’ausilio di modelli numerici. (A): Ci può dare delle anticipazioni su cosa ci riserva il futuro, in tale settore? (G.L.): L’ENEA vuole contribuire alla realizzazione di un approccio sistemico nel settore dei beni culturali che coinvolga organicamente le Istituzioni, il mondo accademico, gli Enti di Ricerca e il sistema delle imprese. In quest’ottica, l’ENEA sta incrementando la disponibilità di strutture di ricerca, laboratori, piattaforme tecnologiche e sistemi avanzati di calcolo presenti nei suoi Centri di Ricerca per mettere a frutto il patrimonio di competenze tecnicoscientifiche maturate dai propri ricercatori e tecnici in oltre venti anni di attività. (A): Quali sono le linee strategiche dell’ENEA per il futuro e anche in relazione alle problematiche relative alla formazione nel settore della ricerca? (G.L.): L’ENEA ha sempre posto una particolare attenzione alla formazione integrata nei differenti settori della ricerca, e a tale scopo ha attivato un Protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca finalizzato alla creazione di una “Rete nazionale di scuole per un futuro sostenibile” rivolto agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.
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(A): Quali sono le relazioni dell’ENEA con il mondo universitario? Ci sono delle partnership in corso e come si svilupperanno per il futuro queste relazioni? (G.L.): L’ENEA, nell'ambito del tradizionale rapporto di collaborazione che intrattiene con le Università, promuove la preparazione di personale specializzato nei settori di sua competenza, mette a disposizione titoli di tesi di laurea e tirocini che possono trovare svolgimento presso i Centri dell'Agenzia con la collaborazione e la supervisione di esperti e ricercatori ENEA. Sono state stipulate numerosissime convenzioni tra ENEA e strutture Universitarie e tra queste vorrei citare solo la recente Convenzione Quadro tra l’ENEA e l’Università dell’Aquila, che è stata siglata nel luglio scorso ed è finalizzata alla realizzazione di iniziative di sostegno alla ricostruzione della città dell’Aquila e degli altri Comuni interessati dal sisma. (A): Come vi relazionate con le realtà straniere, sia nel settore della ricerca che nel settore dei progetti applicativi. Quali partnership sono state sviluppate? (G.L.): L'ENEA partecipa attivamente con proposte alle attività previste dal VII Programma Quadro, con un tasso di successo superiore alla media nazionale. L’ENEA svolge inoltre un’intensa attività dedicata alle relazioni internazionali che si esplica in una fitta rete di accordi bilaterali e multilaterali. L’interesse dell’ENEA verso la realtà internazionale è testimoniato anche dalla presenza di un proprio Ufficio di rappresentanza a Bruxelles, che promuove la visibilità dell’Agenzia Nazionale e fornisce utili strumenti di supporto allo sviluppo di Progetti e di attività di ricerca a livello europeo. (A): L’Ente monitora il mercato. Che rapporto ha con il mercato reale? (G.L.): Anche in questo settore l’ENEA ha stretto importanti accordi di collaborazione finalizzati ad analizzare i possibili scenari energetici futuri, individuare le opportunità di crescita e sostenibilità ambientale, supportare le imprese nella ricerca tecnologica per ottimizzare i processi produttivi, riducendo le emissioni e migliorando l’efficienza energetica. Mi riferisco in particolare all’accordo siglato dall’ENEA con la Confindustria lo scorso giugno. Tramite questo accordo l’ENEA mette a disposizione delle associate di Confindustria servizi avanzati di consulenza e supporto tecnico nel settore dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e dell’innovazione tecnologica, proponendo tra l’altro accordi per l’utilizzo dei suoi brevetti e dei laboratori per la realizzazione di progetti innovativi. Analoghi protocolli d’intesa sono stati siglati anche a livello locale al fine di favorire le realtà imprenditoriali emergenti nel territorio.
Acquasantiera (esposta nel Museo Civico Medievale di Bologna): Tecnologia laser scanning per la visualizzazione multipla tramite Web di modelli 3D di opere d'arte.
(A): Quale è il rapporto con le aziende e il mondo industriale? (G.L.): Oltre agli accordi in precedenza enunciati, che costituiscono un quadro di riferimento per iniziative comuni con il mondo industriale, si può citare, per tornare all’ambito specifico del patrimonio culturale, l’adesione dell’ENEA alla Piattaforma Italiana Cultural Heritage. Alla piattaforma aderiscono imprese, Università ed Enti di Ricerca in una partecipazione congiunta finalizzata alla sintesi di obiettivi concreti da proporre in ambito internazionale nel Settore del Patrimonio culturale. Più in generale, l’ENEA opera a supporto delle imprese nazionali, per accrescerne il livello tecnologico e la competitività e per ridurne l’impatto sull’ambiente anche attraverso un’intensa attività di diffusione e trasferimento tecnologico che mira a promuovere l’utilizzo delle competenze, delle risorse strumentali e dei risultati dell’Agenzia e delle sue partecipate, anche attraverso attività di spin-off e di formazione professionale. (A): Quali sono le dotazioni di Laboratorio e quali tipi di analisi possono essere effettuate? Chi può accedere? E’ previsto un servizio anche per privati? (G.L.): L’ENEA si avvale di avanzate infrastrutture impiantistiche e strumentali, dislocate presso nove Centri di Ricerca e Laboratori, che oltre ad operare nell'ambito dei programmi dell'Agenzia, sono anche a disposizione del mondo scientifico e imprenditoriale del Paese. Inoltre, ENEA fornisce supporto agli utenti, sia interni che esterni, tramite i laboratori virtuali che facilitano l’adozione, lo sviluppo e l’integrazione di tecniche, metodologie e strumenti informatici e favoriscono lo scambio di esperienze in settori quali la scienza dei materiali, la climatologia, la fissione nucleare, la qualificazione di strutture e materiali, la grafica tridimensionale e la fluidodinamica. (A): Verso quale direzione è orientata l’ENEA, quali strategie per il futuro? (G.L.): L’ENEA, nel suo nuovo ruolo di Agenzia, si pone l’obiettivo di mantenere un rapporto ancora più diretto con le Istituzioni pubbliche che operano a livello internazionale, nazionale e locale, e con le realtà imprenditoriali, fornendo il supporto tecnico necessario per il raggiungimento degli obiettivi definiti dall’Unione Europea nell’ambito della strategia Europa 2020. L’ENEA si impegna a sostenere il settore del patrimonio culturale anche in termini di efficienza energetica negli edifici di pregio, nei centri storici e nei siti archeologici. Queste tematiche, unite con le ricerche tradizionali nei settori della diagnostica, della caratterizzazione strutturale, dei materiali, delle tecnologie laser, della sismica, della robotica e nelle piattaforme tecnologiche ed informatiche vedranno l’Agenzia ENEA sempre più in prima fila, a fianco delle altre Istituzioni nazionali ed internazionali, per rispondere alle impegnative sfide sociali e culturali che ci attendono.
Le nuove basi antisismiche per i Bronzi di Riace realizzate in marmo di Carrara.
Intervista a cura della Redazione
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EU AND WORLD HERITAGE - NOTIZIE DA UNESCO E ICCROM CORSO CONSERVAZIONE DEI BENI A Roma dal 2 marzo al 27 aprile 2012 si terrà il quarto corso di formazione sulla conservazione del patrimonio. ICCROM, da sempre pioniere nell'organizzazione di corsi di conservazione del patrimonio, con questo nuovo percorso formativo vuole rispondere all’esigenza di molti professionisti che si occupano di conservazione e decision makers, ponendo problemi tecnici all'interno del contesto più ampio della conservazione al fine di legarli ai problemi di pianificazione e gestione. La prima parte del corso consisterà in una panoramica delle attuali pratiche di definizione di patrimonio, l'evoluzione di concetti e approcci diversi approfondendoli secondo l’ottica attualmente in uso nelle metodologie della conservazione del patrimonio. La seconda parte del corso si concentrerà sulla pianificazione e gestione delle problematiche relative alla conservazione del processo decisionale. La terza, invece, si concentrerà maggiormente su questioni tecniche tra cui la documentazione, la valutazione delle condizioni e trattamenti vari, più l'interpretazione e l'accesso del pubblico. Un modulo speciale su 'Sviluppo sostenibile e patrimonio mondiale' sarà inserito durante l'ultima settimana del corso. Al termine del corso, i partecipanti avranno una migliore comprensione dei processi critici per la conservazione al fine di applicarle a livello macro/micro livello; migliorare le proprie capacità di pianificazione strategica rilevante per la gestione del patrimonio; espandere la loro consapevolezza, conoscenza e comprensione delle attuali competenze e migliorare, giudizi, e l'esperienza, i principi e le pratiche nella conservazione del patrimonio. La formazione sarà basata su un modello di attività multiple, tra cui conferenze, case history, esercizi pratici, visite in loco, lavori di gruppo e discussioni in aula. I partecipanti dovranno essere attivi e coinvolti nel corso di tre fasi: pre-corso di preparazione, frequenza dei corsi, e postcorso di follow-up, networking e monitoraggio. Durante il corso, i partecipanti saranno considerati come risorse chiave, condividendo le proprie conoscenze ed esperienze, presentando casi di studio, partecipando alle discussioni corso, a lavori di gruppo ed esercitazioni pratiche. Il corso è aperto ad un massimo di 20 partecipanti con almeno quattro anni di esperienza attivamente coinvolti nella conservazione del patrimonio costruito. Sono ammessi professionisti e responsabili in materia di conservazione di diverse discipline (architetti, archeologi, ingegneri, progettisti, gestori di siti, ecc.), in grado di influenzare la pratica o che abbiano il potenziale per farlo nel breve o medio termine. Quelli in grado di divulgare i messaggi del corso ad un vasto pubblico (per esempio, formatori che sono in grado di raggiungere un vasto pubblico nel corso del tempo) sono stati incoraggiati a partecipare. INTERNATIONAL COURSE ON WOOD CONSERVATION TECHNOLOGY Un corso sulla conservazione del patrimonio culturale ligneo si terrà a Oslo dal 23 maggio al 29 giugno 2012. Il corso è organizzato in partnership con l'UNESCO e l’ICCROM - Centro Internazionale per lo Studio della Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, Riksantikvaren - La Direzione per i Beni Culturali, Norvegia e NTNU - Università norvegese di Scienza e Tecnologia. Il ICWCT è stato avviato come risposta a una raccomandazione della Conferenza Generale dell'UNESCO nel 1980, ed è stato organizzato in Norvegia ogni due anni dal 1984. E' indirizzato a professionisti che hanno lavorato per alcuni anni nel campo della conservazione del legno. Il ICWCT copre una vasta gamma di argomenti interdisciplinari. Aspetti teorici e pratici di conservazione del legno sono oggetto di un esame uguale per tutto il corso. Alcuni dei siti più interessanti del patrimonio culturale costruito in legno in Norvegia saranno visitati durante il corso, compreso il patrimonio mondiale dell'UNESCO e la chiesa di Urnes chiesa e il molo anseatica di Bergen. Esercitazioni e dimostrazioni sono organizzate durante l'escursione principale. Il corso si conclude con un esame scritto, che assegna crediti formativi universitari, se superato. Corso del 2012 si baserà sul curriculum seguito nel 2010, considerando le valutazioni dei partecipanti e mantenendo l'elevato livello tecnico e approcci scientifici e gli standard dei corsi precedenti. L'obiettivo del corso è quello di promuovere la comprensione culturale e di ricerca nel campo della conservazione del legno, e di essere una risorsa preziosa per il lavoro dei singoli partecipanti nei rispettivi paesi. Gli obiettivi principali del corso sono: * Dare ai partecipanti le conoscenze teoriche e pratiche indispensabili per diagnosticare le cause di degrado e per la scelta delle soluzioni più appropriate di conservazione e restauro del legno; * Ampliare le conoscenze dei partecipanti oltre la loro professione per una più ampia comprensione di aspetti e approcci diversi per la conservazione del legno; * Portare le persone con varie professioni provenienti da paesi e culture diverse insieme per una esperienza di apprendimento reciproco, sulla base di diverse esperienze, prassi e gli approcci per la conservazione del legno e l'uso di materiali in legno. Il programma del corso è suddiviso tra lezioni frontali, esercitazioni di laboratorio, esercitazioni laboratorio di conservazione, studi sul campo, visite a musei ed escursioni. Il curriculum comprende sei unità distinte ma interconnesse che coprono gli aspetti di: proprietà del legno; fattori che influenzano il decadimento del legno; principi di conservazione a livello globale, conservazione preventiva, la conservazione di oggetti e superfici verniciate archeologici tra cui il legno e mobili, conservazione di edifici in legno e strutture, inclusi gli strumenti di lavorazione del legno e macchinari. Il corso includerà una settimana di laboratorio in loco e un viaggio di studio selezionando i siti del patrimonio di legno in Norvegia, tra cui due monumenti dichiarati patrimonio. CORSO SULLA GESTIONE DI SITI PATRIMONIO DELL'UMANITÀ: L'INTEGRAZIONE DI STRATEGIE DI RIDUZIONE DEL RISCHIO Il 5 dicembre, a Zacatecas (Messico), ha preso il via un corso di due settimane che si propone di discutere le strategie di gestione relative al Patrimonio mondiale dell'UNESCO in America Latina. In particolare, l'obiettivo è quello di aumentare la comprensione di approcci alla pianificazione della gestione, tenendo conto della maggiore partecipazione delle parti interessate e discutendo di strategie per ridurre i rischi provocati dalle catastrofi. Il corso è organizzato congiuntamente dalla ICCROM e dalla Coordinación Nacional de Conservación del Patrimonio Culturale, Instituto Nacional de Antropologia e Historia (INAH-CNCPC), in collaborazione con il Centro Regionale per i Beni Mondiali a Zacatecas, e con il sostegno dell'UNESCO. Quindici partecipanti provenienti da 11 paesi hanno preso parte a questa attività. Questi professionisti sono responsabili della gestione e conservazione dei beni del Patrimonio Mondiale, o stanno lavorando sulla gestione dei rischi da catastrofi nei siti patrimonio dell’umanità nei loro paesi. Il corso mette insieme una serie di sessioni pratiche e teoriche attraverso conferenze, case history, lavori di gruppo ed esercitazioni su temi specifici di pianificazione, gestione e gestione del rischio catastrofi. Uno degli strumenti che verranno utilizzati sarà il manuale Patrimonio mondiale delle risorse, la gestione dei rischi di emergenza per Patrimonio, sviluppato da ICCROM in collaborazione con IUCN, ICOMOS e il Centro del Patrimonio dell’Umanità. I partecipanti potranno utilizzare questo manuale per sviluppare strutture di gestione per le loro necessità. Questo corso fa parte di due programmi ICCROM: il programma LATAM per la conservazione del patrimonio culturale in America Latina e nei Caraibi, e il nuovo programma per il miglioramento pratiche di conservazione e gestione attraverso la Convenzione del Patrimonio Mondiale.
EVENTI 1 – 3 DICEMBRE VENEZIA RESTAURA: SALONE DEL RESTAURO DEI BENI CULTURALI WEB: WWW.BBCCEXPO.IT/
7 – 9 FEBBRAIO 2012 MONACO IMAGINA 2012 WEB:WWW.IMAGINA.MC/2012/ CONTENT/HOME/HOMEUK.PHP
9 – 11 MAGGIO 2012 FIRENZE ELECTRONIC IMAGING & THE VISUAL ARTS – EVA 2012 WEB: WWW.ECLAP.EU/CONFERENCE
1 DICEMBRE VENEZIA IL RILIEVO LASER SCANNING PER L'ARCHITETTURA E LA CITTÀ
22 – 24 FEBBRAIO 2012 MODENA VII CONGRESSO A.I.AR. ARCHEOMETRIA WEB: WWW.AIAR2012.UNIMORE.IT 1 - 3 MARZO 2012 FIRENZE SYMPOSIUM ON MEDITERRANEAN ARCHAEOLOGY (SOMA) WEB: WWW.SOMA2012FLORENCE. NET/INFO/HOME.HTML
9 - 13 SETTEMBRE ISTANBUL (TURCHIA) EUROCORR 2012 WEB: HTTP://WWW.EUROCORR. ORG/EUROCORR+2012.HTML
21 – 23 MARZO 2012 ANNECY (FRANCIA) THE THIRD INTERNATIONAL CONFERENCE ON SURFACE METROLOGY WEB: WWW.POLYTECH.UNIV-SAVOIE. FR/INDEX.PHP?ID=ICSM2012
17 - 19 OTTOBRE 2012 COPENHAGEN (DANIMARCA) CARE AND CONSERVATION OF MANUSCRIPTS WEB: HTTP://NFI.KU.DK/CC/
2 DICEMBRE LUCCA DALLA SCIENZA AL RESTAURO, LE VERNICI NELLA PITTURA
WEB: WWW.IGIIC.ORG 15 – 16 DICEMBRE NAPOLI DIAGNOSI PER LA CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE WEB: WWW.INNOVA.CAMPANIA. IT/15-16%20DICEMBRE%20 2011%201CIRCOLARE%20_3_.PDF 10 GENNAIO LONDRA PRESERVATION ASSESSMENT SURVEY WORKSHOP WEB: WWW.BL.UK/BLPAC/ PASWORKSHOP2.HTML 11 – 27 GENNAIO 2012 MILANO WORKSHOP - LIGHTING DESIGN PER I BENI CULTURALI, LED E NUOVE TECNOLOGIE
WEB: WWW.ILLUMINOTECNICA. COM/EVENTO/1452/WORKSHOP-
LIGHTING-DESIGN-PER-I-BENICULTURALI-LED-E-NUOVE-
26 – 30 MARZO 2012 SOUTHAMPTON (UK) COMPUTER APPLICATIONS AND QUANTITATIVE METHODS IN
ARCHAEOLOGY 2012 WEB: WWW.SOUTHAMPTON.AC.UK/ CAA2012/ 5 – 9 MAGGIO 2012 FIRENZE ECLAP WEB: WWW.ECLAP.EU/CONFERENCE
13 - 14 SETTEMBRE BOLOGNA VIII CONFERENZA DEL COLORE WEB: WWW.GRUPPODELCOLORE.IT
VIII CONFERENZA DEL COLORE
A settembre 2012, dal 13 al 14, a Bologna si terrà la VIII Conferenza del Colore, il cui obiettivo è quello di favorire l’aggregazione multi e interdisciplinare di tutte le realtà che in Italia si occupano del colore e della luce da un punto di vista scientifico e/o professionale. La conferenza sarà introdotta, nella prima mattina, da alcuni tutorial relativi a diversi temi di interesse. I lavori proseguiranno poi con l’esposizione dei contributi accettati. La scadenza per l'invio degli abstract è prevista per il 6 febbraio 2012. Per informazioni: www. gruppodelcolore.it
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CALL FOR PAPER ARCHEOMATICA 2012 Archeomatica, rivista multidisciplinare, stampata in Italia, dedicata alla presentazione e alla diffusione di metodologie avanzate, tecnologie emergenti e strumenti per la conoscenza, la documentazione, salvaguardia, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, entra nel suo terzo anno. La rivista si propone di pubblicare articoli di valore significativo e duraturo scritti da ricercatori, archeologi, storici, conservatori e restauratori coinvolti in questo settore, per la diffusione di nuove metodologie specifiche e dei risultati sperimentali. Archeomatica solleciterà il dibattito costruttivo sulle ultime applicazioni scientifiche, per il confronto di idee e delle scoperte relazionate ad ogni aspetto del settore dei beni culturali. Archeomatica è destinata anche ad essere una fonte primaria di informazioni multidisciplinari e di divulgazione per il settore del patrimonio culturale. La rivista è divisa in sezioni tra cui: Documentazione (Indagine e documentazione), Rivelazioni (analisi, diagnostica e monitoraggio), Restauro (Materiali e tecniche di intervento). Stiamo preparando i quattro numeri del 2012, eventuali proposte di articoli da pubblicare possono essere inviate a: paper-submission@archeomatica.it. Le uscite saranno pubblicate anche on line sul sito web. www.archeomatica.it
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